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Pagine dedicate alla preghiera e alla riflessione Indice dei ...

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Pagine dedicate alla preghiera e alla riflessione Indice dei documenti contenuti in questa sezione: - Adesso e nell'ora della nostra morte - Ave di Fatima - Ave - Cambiamo l'agitazione in preghiera - Cento punti! - Corona all’Angelo Custode - Dio sia Benedetto - Prediche - Facciamo la Volontà di Dio - Carismi di Padre Pio - I Dieci Comandamenti di Dio - Il S. Rosario e i Santi - Il Sacramento della Confessione o Penitenza - Il testamento spirituale di Alessandro Serenelli - Invocazione allo Spirito Santo - Invocazioni a Cristo Signore - Invocazioni e Giaculatorie A Maria - La conversione del prof. Hikoka Vanamuri scampato alla bomba atomica nel 1945 - La divozione delle 3 Ave Maria - La Madonna di Fatima parlò sempre del Rosario - Le frasi celebri di Don Bosco - Maria contempla il Ss. Bambinello che dorme - Memorare - O bella mia speranza - S. Luigi Maria Grignion di Montfort - O santa Madre del Redentore - Micropreghiere - Preghiera di Liberazione - San Giuda Taddeo, cugino di Gesù - San Giuseppe da Copertino, un uomo umile - Chi è S. Michele Arcangelo? - Sei pura, sei pia - Triduo a San Giuseppe - Vergine madre, figlia del tuo figlio
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Pagine dedicate alla preghiera e alla riflessione Indice dei documenti contenuti in questa sezione: - Adesso e nell'ora della nostra morte - Ave di Fatima - Ave - Cambiamo l'agitazione in preghiera - Cento punti! - Corona all’Angelo Custode - Dio sia Benedetto - Prediche - Facciamo la Volontà di Dio - Carismi di Padre Pio - I Dieci Comandamenti di Dio - Il S. Rosario e i Santi - Il Sacramento della Confessione o Penitenza - Il testamento spirituale di Alessandro Serenelli - Invocazione allo Spirito Santo - Invocazioni a Cristo Signore - Invocazioni e Giaculatorie A Maria - La conversione del prof. Hikoka Vanamuri scampato alla bomba atomica nel 1945 - La divozione delle 3 Ave Maria - La Madonna di Fatima parlò sempre del Rosario - Le frasi celebri di Don Bosco - Maria contempla il Ss. Bambinello che dorme - Memorare - O bella mia speranza - S. Luigi Maria Grignion di Montfort - O santa Madre del Redentore - Micropreghiere - Preghiera di Liberazione - San Giuda Taddeo, cugino di Gesù - San Giuseppe da Copertino, un uomo umile - Chi è S. Michele Arcangelo? - Sei pura, sei pia - Triduo a San Giuseppe - Vergine madre, figlia del tuo figlio

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Adesso e nell'ora della nostra morte Nella sua immensa opera contro la riforma luterana, S. Pietro Canisio comprese la necessità di far conoscere la Madonna e diffonderne la devozione per conservare nei popoli lo spirito cristiano. Il Cardinale Osio affermò: «Nessuno più di lui illustrò Maria». Scrisse una completa apologia mariana tenendosi nel più profondo raccoglimento, assorto lungo tempo nelle sue contemplazioni. Eresse la Congregazione mariana nei collegi da lui fondati e soprattutto zelò la recita del Rosario. Quando, vecchio, passava per le vie di Friburgo, appoggiandosi al suo bastoncino, le mamme gli accostavano i loro piccoli purché li benedicesse. Il Santo approfittava di questi incontri per raccomandare l'amore a Maria e la recita del S. Rosario. Particolare interessante: fu il Canisio a rendere comune l'aggiunta nell'Ave Maria dell'ultima frase trovata in un antico breviario Francescano: « adesso e nell'ora della nostra morte». Noi quindi obbiamo essere grati al Canisio se ora questa filiale invocazione, quale grido di soccorso, si ripete da un capo all'altro della terra. Saputo, per rivelazione, il giorno preciso del suo transito, vi si preparò con frequenti colloqui alla divina Madre. Stringe gioioso il Rosario, arma prediletta che, trasformata in chiave, dovrà aprirgli le porte della visione beatifica. Col viso raggiante di luce e di gaudio celeste, volse lo sguardo con insistenza verso la porta della sua povera cella, dicendo: «Oh guardate! Guardate! Ave Maria, Ave Maria!». E fece un riverente inchino. Era la Regina del cielo che dopo 76 anni di esilio, veniva ad introdurre il grande amante al premio e ad incoronarlo della triplice corona di predicatore, di apostolo, di dottore (1597).

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Ave di Fatima Il tredici maggio - apparve Maria a tre pastorelli - in "Cova d'Iria". Ave, Ave, Ave Maria. Ave, Ave, Ave Maria. Ed ai spaventati - di tanto spendore, si dettero a fuga - con grande timore. Splendente di luce - veniva Maria e il volto suo bello - un sole apparia. E d'oro il suo manto - avea ricamato; qual neve il suo cinto - nitea immacolato. In mano un Rosario - portava Maria, che addita ai fedeli - del cielo la via. Dal maggio all'ottobre - sei volte Maria ai piccoli apparve - in "Cova d'Iria". "Miei cari fanciulli, - niun fugga mai più; io sono la mamma, - del dolce Gesù. Dal ciel son discesa - a chieder preghiera pei gran peccatori - con fede sincera. Ognor recitate - mia bella corona: a quel che si prega - sue grazie Dio dona". Un inno di lode - s'innalzi a Maria, che a Fatima un giorno - raggiante apparia. O madre pietosa - la stessa sei tu, che al cielo ci guidi, - ci guidi a Gesù.

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Ave Ave, speranza nostra, ave, benigna e pia, ave, piena di grazia, o Vergine Maria. Ave, fulgida rosa, roveto sempre ardente, ave, pianta fiorita dalla stirpe di Iesse. In te vinta è la morte, la schiavitù è redenta: ridonata la pace, aperto il paradiso. O Trinità santissima, a te l’inno di grazie, per Maria nostra Madre, nei secoli dei secoli. Amen.

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Cambiamo l'agitazione in preghiera (Composta dal Sacerdote napoletano Don Dolindo Ruotolo, deceduto in concetto di santità)

Gesù alle anime: - Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose. Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, e cambiare così l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione, e rimettersi a me perché io solo operi, dicendo: pensaci tu. E contro l'abbandono, essenzialmente contro, la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto. E come la confusione che portano i fanciulli che pretendono che la mamma pensi alle loro necessità, e vogliono pensarci essi, intralciando con le loro idee e le loro fisime infantili il suo lavoro. Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia grazia, chiudete gli occhi e non pensate al momento presente, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione, riposate in me credendo alla mia bontà, e vi giuro per il mio amore che, dicendomi con queste disposizioni: pensaci tu, io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco. E quando debbo portarvi in una via diversa da quella che vedete voi, io vi addestro, vi porto nelle mie braccia vi fo trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, all'altra riva. Quello che vi sconvolge e vi fa male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillamento, ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.

Nelle necessità spirituali e materiali... Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me, mi guarda, e dicendomi: pensaci tu, chiude gli occhi e riposa! Avete poche grazie quando vi assillate voi per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me. Voi nel dolore pregate perché io operi, ma perché io operi come voi credete... Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma, che gliela suggeriscono. Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: Sia santificato il tuo nome, cioè sii glorificato in questa mia necessità; venga il tuo regno, cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo; sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, cioè disponi tu in questa necessità come meglio ti pare per la vita nostra eterna e temporale.

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Se mi dite davvero: sia fatta la tua volontà, che è lo stesso che dire: pensaci tu, io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse. Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: Sia fatta la tua volontà, pensaci tu. Ti dico che io ci penso, e che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di': Pensaci tu. Ti dico che io ci penso, e che non c'è medicina più potente di un mio intervento di amore. Ci penso solo quando chiudete gli occhi. Insonni, tutto vogliamo valutare, tutto scrutare, confidando solo negli uomini. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi, e come mi accoro nel vedervi agitati! Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io fo miracoli in proporzione del pieno abbandono in me, e del nessuno pensiero di voi; io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà! Se avete vostre risorse, anche in poco, o, se le cercate, siete nel campo naturale, e seguite quindi il percorso naturale delle cose, che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi; opera divinamente chi si abbandona a Dio.

Quando invece confidiamo in Dio... Quando vedi che le cose si complicano, di' con gli occhi dell'anima chiusi: Gesù, pensaci tu. E distràiti, perché la tua mente è acuta... e per te è difficile vedere il male e confidare in me distraendoti da te. Fa' così per tutte le tue necessità; fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Ed io ci penserò, ve lo assicuro. Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, e ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando io vi fo la grazia dell'immolazione di riparazione e di amore, che importa la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di' con tutta l'anima: Gesù pensaci tu. Non temere, ci penserò e benedirai il mio nome umiliandoti. Mille preghiere non valgono un atto solo di abbandono: ricordatelo bene. Non c'è novena più efficace di questa: O Gesù m'abbandono in Te, pensaci tu!

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Cento punti!

Una buona cristiana si presentò alla porta del Cielo. Era tutta intimorita. San Pietro la ricevette cordialmente. Cercò di rassicurarla,

ma le disse serio: "Per entrare in Paradiso, ci vogliono cento punti". La brava donna cominciò ad elencare: "Sono stata fedele a mio marito per tutta la vita. Ho educato cristianamente i miei

figli; non ci sono riuscita tanto ma ho fatto quel che ho potuto. Sono stata catechista per 22 anni. Ho fatto volontariato per le Missioni ed ho dato una mano alla Caritas. Ho cercato sempre di sopportare le persone che mi stavano accanto, soprattutto il parroco ed i miei vicini di casa....".

Quando si fermò a tirare il fiato, San Pietro le disse: "Due punti e mezzo". Per la donna fu un pugno nello stomaco. Allora riprovò: "E...Ah sì! Ho assistito i miei vecchi genitori. Ho perdonato a mia

sorella che mi faceva la guerra per via dell'eredità......e.....Ecco! Non ho mai saltato una Messa la domenica, eccetto che per la nascita dei miei figli. Ho anche partecipato a dei ritiri ed alle conferenze quaresimali....Ho recitato sempre le preghiere ed il Rosario nel mese di maggio...".

San Pietro le disse : “Siamo a tre punti” La donna si demoralizzò. Come poteva arrivare a cento punti? Aveva detto

l'essenziale e le riusciva difficile trovare ancora qualcosa. Con le lacrime agli occhi e la voce tremante, disse: "Se è così, posso contare solo sulla misericordia di Dio......". "Cento punti!" esclamò San Pietro.

Il Signore è bontà e misericordia, è paziente e costante nell'amore.

Come il cielo è alto sulla terra, grande è il suo amore per chi gli è fedele.

Com'è buono un padre con i figli, è tenero il Signore con i suoi fedeli.

Egli sa di cosa siamo fatti, non dimentica che noi siano polvere".

Salmo 103

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Corona all’Angelo Custode Della Congregazione Paolina Il primo giovedì nella Famiglia Paolina di don Alberione è dedica-to all'angelo custode: per conoscerlo; per essere liberati dalle suggestioni del demonio nei pericoli spirituali e

materiali; per se-guirlo nella sua premurosa cura, per condurci con lui in cielo. 1. Padre Celeste, ringrazio la tua infinita bontà per avermi affidato, sin dal momento in cui l'anima mia è uscita dalle tue mani creatri-ci, ad un angelo affinché mi «illumini, custodisca, regga e gover-ni». E ringrazio anche te, mio angelo custode, che mi accompa-gni ogni giorno nel viaggio di ritorno al Padre celeste. Le tue san-te ispirazioni, la continua difesa dai pericoli spirituali e corporali, le tue potenti preghiere presso il Signore sono per me un grande conforto e sicura speranza. Angelo di Dio. 2. Angelo mio custode, che sempre contempli il Signore e che mi vuoi tuo concittadino in cielo, ti prego di ottenermi dal Signo-re il perdono, perché tante volte sono stato sordo ai tuoi consi-gli, ho peccato alla tua presenza e tanto poco mi ricordo che mi sei sempre vicino. Angelo di Dio. 3. Angelo mio custode, fedele e forte in virtù, tu sei uno degli angeli che in cielo, guidati da san Michele, vinsero satana e i suoi seguaci. La lotta di un giorno in cielo continua ora sopra la terra: il principe del male e i suoi seguaci sono contro Gesù Cristo, e insidiano le anime. Prega l'immacolata Regina degli Apostoli per la Chiesa, la città di Dio che combatte contro la città di satana. O san Michele arcangelo, difendici con tutti i tuoi seguaci nella lot-ta; sii nostra forza contro la malizia e le insidie del demonio. Che il Signore lo soggioghi! E tu, principe della corte celeste, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni che percorrono il mon-do per la perdizione delle anime. Angelo di Dio. 4. O angeli del paradiso, custodite scrittori, tecnici e propagandisti delle tecniche audiovisive e tutti coloro che le usano. Difendeteli dal male, guidateli nella verità, ottenete loro la vera carità. Chie-dete al Signore per l'apostolato di queste tecniche le vocazioni necessarie e accompagnatele nella loro delicata missione. Ispira-te a tutti di contribuire con l'azione, la preghiera e le offerte all'apostolato della comunicazione sociale. Illuminate, custodite, reggete e governate il mondo delle tecniche audiovisive, per-ché serva ad alzare il livello della vita presente e a orientare l'uma-nità verso i beni eterni. Angelo di Dio. 5. O angeli tutti del Signore, voi siete chiamati a fare nobile corte, dare lode e benedire incessantemente l'augusta Trinità, a riparare alle nostre dimenticanze. Siete i veri amatori di Dio e delle anime e continuate il canto: «Gloria a Dio nel cielo altissimo e pace in terra agli uomini di buona volontà». Vi supplichiamo per l'umani-tà intera perché conosca il vero e solo Dio, il Figlio da lui inviato e la Chiesa colonna di verità. Pregate perché sia santificato il nome di Dio, venga il regno di Gesù Cristo e si compia la sua volontà, come in cielo così in terra. Stendete la vostra protezione sopra i governanti, i lavoratori, i sofferenti; ottenete benedizioni e sal-vezza a tutti quelli che cercano la verità, la giustizia e la pace. Angelo di Dio.

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Dio sia Benedetto Dio sia benedetto Benedetto il Suo santo Nome. Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù. Benedetto il Suo sacratissimo Cuore. Benedetto il Suo preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell’altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetta la Sua santa e Immacolata Concezione. Benedetta la Sua gloriosa Assunzione. Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre. Benedetto S. Giuseppe, Suo castissimo Sposo. Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi.

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Dalle “Prediche” di San Benardino da Siena Dio ti ha dato due orecchie ed una lingua, perché tu oda più che tu non parli.

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Facciamo la Volontà di Dio

E’ opportuno tenere presente la prima lettera di Giovanni, là dove dice: «Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!» (2, 15-17).

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Carismi di Padre Pio Padre Pio diceva Messa sempre molto presto, alle prime luci dell'alba, se non prima. Molto spesso all'altare laterale dell'Immacolata, ma anche a quello centrale e, in seguito, a quello di san Francesco. Dopo il ringraziamento, confessava gli uomini in sagrestia, poi nella chiesetta le donne. Al termine di tutte le confessioni, tornava in sagrestia per indossare cotta e stola, e rientrava in chiesa per distribuire la comunione ai fedeli. Non di rado l'ora era tarda, e poichè vigeva la norma che bisognava essere digiuni del tutto, acqua compresa, fin dalla mezzanotte, non era un sacrificio da poco per i fedeli. Al pomeriggio, dopo il riposo, Padre Pio ridiscendeva in sagrestia per confessare gli uomini. In certi periodi o in certi giorni c'erano abbastanza fedeli per impegnarlo tutta la giornata, in altri no. Comunque tutto, confessione, eventuale incontro extra con Padre Pio, si esauriva di solito in giornata. A poco a poco, intanto, qualche timida casetta cominciava ad apparire nella zona, fatta costruire da forestieri che venivano a risiedervi stabilmente o volevano una base propria per le loro venute periodiche; e anche da famiglie del paese desiderose di avvicinarsi di più al convento dov'era Padre Pio. Perchè egli era ormai al centro come di una famiglia, che si estendeva sempre più, guidando come un autentico padre, non solo spiritualmente, ma anche con consigli d'ordine pratico, oltre persone del posto assidue al suo confessionale e agli incontri extra, anche molte altre lontane. Tutti avevano per lui un'autentica venerazione: pur considerandolo come una persona di famiglia, e avendone e ricevendone confidenza, vedevano in lui un sigillo soprannaturale. E alcunI si affidavano a lui in toto, in una sequela spirituale senza riserve, bevendo e meditando i suoi insegnamenti, ricevuti in confessione, e anche in brevi messaggi scritti che si aggiungevano alle numerose lettere dense di spiritualità, scritte fin quando potè farlo. Il profumo Ma che cosa aveva di speciale Padre Pio per catalizzare intorno a sè tanto interesse e tanta venerazione, oltre le piaghe come il crocifisso, che rimanevano nelle mani, abitualmente coperte da mezzi guanti color marrone, che si toglieva solo per celebrare? Sarebbero bastate solo queste per farlo apparire come un essere superiore, perchè

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quelle piaghe emanavano a volte un profumo inconfondibile, che inondava i presenti, e veniva avvertito, in certe circostanze, anche da persone in paesi lontani. E già questo era miracoloso. Si ambiva, subito dopo la messa, riuscire a baciarle prima che in sagrestia si rimettesse i guanti. E si ricercava sul bancone dove si vestiva e si spogliava le crosticine che nel togliere e nel rimettere i guanti vi cadevano sopra; conservate come reliquie, quelle crosticine continuavano ad emanare il caratteristico profumo di Padre Pio, e verıivano considerate miracolose. L'introspezione delle anime A parte i segni già di per sè eccezionali che portava sul suo corpo, era evidente in Padre Pio la sua capacità di vedere l'intimo delle anime, illuminato com'era da Dio. Ciò era abituale in confessione, dove i penitenti si sentivano non di rado ricordare dei peccati non detti. E se l'omissione era stata involontaria, e si trattava di cose veniali, tutto poi filava liscio. Ma se era stata fraudolenta e se si trattava di cose gravi, i rimproveri di Padre Pio salivano per così dire alle stelle, tanto erano aspri e sferzanti, e il più delle volte il peccatore veniva scacciato in malo modo. Coram populo, perchè Padre Pio non aveva mezze misure. L'umiliazione era grande, non tanto per la vergogna di quel ripudio pubblico, che intimoriva anche gli altri che attendevano il loro turno, ma il più delle volte per l'orgoglio ferito. Come si permetteva quel frate di trattare in quel modo una persona umana? Con quale diritto? Con quale autorità? E c'era chi se ne andava sdegnato, giurando che non avrebbe rimesso più piede in quel posto; salvo poi a ripensarci, anche con l'aiuto di qualche samaritano che spiegava come stavano le cose, e li guidava e assisteva per una nuova confessione, con altri sacerdoti se non con Padre Pio. Per questi scaccioni in confessione, si vedeva gente piangere dopo. Un pianto che faceva bene, perchè faceva loro vedere con più chiarezza tutti i loro comportamenti. Ma anche fuori della confessione spesso in Padre Pio si rivelava questo discernimento interiore: quando nel mezzo della folla rimproverava ad alta voce qualcuno, o senza dire nulla ritirava la mano a chi si disponeva a baciarla, o addirittura passava oltre nel fare la comunione ai fedeli. C'erano poi le volte che strapazzava di fronte a tutti una persona, lasciando di stucco gli altri. E c'era sempre un motivo, che in genere sapeva solo il malcapitato. La bilocazione Di certo, la testimonianza del dono della bilocazione in Padre Pio ci viene da lui stesso. Una volta, mentre stava con le sue prime figlie spirituali nella foresteria del convento per le consuete conferenzine, apparve a un tratto come assente. La cosa si prolungava troppo a lungo perchè si trattasse di una semplice concentrazione interiore.

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Alla fine si riscosse, e alla domanda di che cosa gli fosse accaduto, rispose con semplicità che era stato in America a trovare il fratello Michele. Troviamo poi negli Epistolari chiare rivelazioni di una sua visita a una figlia spirituale di Foggia inferma: Giovina, sorella di Raffaelina Cerase, con la quale Padre Pio era in corrispondenza quando si trovava a Pietrelcina e che era stata l'occasione della sua venuta a Foggia, e poi a San Giovanni Rotondo. Noi ci limitiamo a questi due casi che vengono dallo stesso Padre Pio. Ma dobbiamo aggiungere che anche il profumo era un segno della sua presenza, o per lo meno della sua assistenza nella preghiera. Lo avvertivano anche persone che non avevano mai avuto nessun contatto con lui. Era di solito un buon odor di violette, intensissimo e inconfondibile. Ma a volte si sentiva un odore di tabacco, o anche di acido fenico. Quest'ultimo, Padre Pio l'aveva usato per qualche tempo subito dopo la stimmatizzazione come disinfettante. In quanto al tabacco, Padre Pio usava annusarlo per liberare le narici intasate. Vengono comunemente assegnati dei significati a una intera gamma di altri odori attribuiti a Padre Pio; ma, sinceramente, sono attribuzioni opinabili. Quel che è certo è che Padre Pio anche da lontano faceva sentire la sua presenza o assistenza. E' anche certo che il suo sangue non aveva un odore repellente, ma gradevole. Ne rimanevano intrisi anche i fazzolettini e le pezzuole poggiate sulle sue piaghe. Chi riusciva ad averne uno, in qualche modo trafugato dalla sua cella, lo conservava gelosamente come una reliquia, ricorrendovi nei momenti di bisogno. Le grazie La preghiera d'intercessione di Padre Pio otteneva grazie non imputabili all'intervento umano. Senza arrivare, nella stragrande maggioranza dei casi al miracolo vero e proprio. I benefici che ottenevano quelli che ricorrevano a Padre Pio sono incalcolabili, e tuttora è così. Quando gli si raccomandava di pregare per questa o quella cosa annuiva subito, e a sua volta esortava anche il ricorrente a pregare. In particolare, la sua preghiera abituale, diffusissima tra ı suoi devoti, era la "coroncina al Cuore di Gesù". Che Padre Pio recitava ogni giorno. A volte il profumo intenso che si avvertiva era il segno, oltre che della sua presenza, della grazia; e si vedeva subito. Ma quando qualcuno lo ringraziava, Padre Pio in genere rispondeva: "Non me ringrazia, ma la Madonna". Ma se qualche fedele lo metteva quasi alle strette, dopo qualche segno straordinario, chiedendogli: "Padre, eravate voi?" rispondeva di solito: "E chi volevi che fosse?".

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Altre volte, da una osservazione che faceva su particolari della persona che non poteva umanamente conoscere, si capiva chiaramente il suo intervento.

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I Dieci Comandamenti di Dio Io Sono il Signore Dio tuo

1. Non avrai altro Dio fuori di me 2. Non nominare il nome di Dio invano 3. Ricordati di santificare le feste 4. Onora il padre e la madre 5. Non ammazzare 6. Non commettere atti impuri 7. Non rubare 8. Non dire falsa testimonianza 9. Non desiderare la donna d'altri 10. Non desiderare la roba d'altri

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Il S. Rosario e i Santi

Coloro che più di tutti hanno capito, amato e venerato il Rosario come «dono di Maria» sono stati i Santi. Nel corso di otto secoli, da quando la Madonna affidò tale devozione a San Domenico, essi hanno amato il Rosario con amore di vera predilezione, collocandolo al posto d'onore accanto al Tabernacolo e al Crocifisso, accanto al Messale e al Breviario. Troviamo il S. Rosario sul tavolo di lavoro di Dottori della Chiesa come S. Lorenzo da Brindisi, S. Pietro Canisio, S. Roberto Bellarmino, S. Teresa di Gesù, S. Francesco di Sales, S. Alfonso M. de' Liguori. Lo troviamo fra le mani di apostoli ardenti come S. Carlo Borromeo, S. Filippo Neri, S. Francesco Saverio, S. Luigi Grignion de Montfort, e tanti altri; lo troviamo al collo di Fondatori come S. Ignazio di Loyola e S. Camillo de Lellis; di Sacerdoti come il S. Curato d'Ars e S. Giuseppe Cafasso; di Suore come S. Margherita, S. Bernardetta, S. Maria Bertilla; di giovani come S. Stanislao Kostka, San Giovanni Berchmans e S. Gabriele dell'Addolorata. Da S. Domenico a S. Maria Goretti, da S. Caterina a S. Massimiliano M. Kolbe, ai Servi di Dio Giacomino Gaglione, P. Pio da Pietrelcina, Don Dolindo Ruotolo, è stata una gloriosa teoria di eletti che hanno fatto della corona benedetta un'arma di conquista, una scala di ascensioni, una ghirlanda d'amore, una catena di meriti, una collana di grazie per sé e per gli altri. Se vogliamo amare il Rosario nel modo più puro e più gradito alla Madonna, dobbiamo andare alla scuola dei Santi, che sono i figli prediletti della Madonna. Essi hanno amato tanto il Rosario ed essi ci assicurano, con S. Teresina, che «non c'è preghiera più gradita a Dio del Rosario».

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Il Sacramento della Confessione o Penitenza In questo sacramento il sacerdote, che occupa il posto di Gesù giudice e medico, deve esere informato circa lo stato del penitente. Di conseguenza bisogna che il fedele, oltre alla consapevolezza dei peccati commessi, la contrizione e la volontà di non ricadere, confessi i suoi peccati, cioè li esponga apertamente e senza timore al Sacerdote. Il sacramento della Penitenza ci permette di tornare a Dio, di buttarci fra le sue braccia misericordiose. La confessione è l’occasione di un tenero incontro tra il figlio e il nostro Padre e Creatore amoroso. Per Fede crediamo che Dio opera attraverso il sacerdote, la Speranza ci porta a credere che Egli ci perdonerà, la Carità ci porta ad amare Dio e a provare rimorso per averlo offeso. Non possiamo avvicinarci alla Santa Comunione se non dopo una buona Confessione, preparata da un esame di coscienza fato alla luce dei Comandamenti e del Vangelo, cioè della dottrina di verità che Gesù ha affidato alla sua Chiesa nostra madre e maestra. Chi si avvicina a questo sacramento deve sentirsi incoraggiato dalla misericordia di Dio: non c’è nessun peccato che poss essere più grande della sua misericordia, pertanto non c’è nessun peccato che non possa essere perdonato. Gesù disse ai suoi discepoli: “Ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo”. Egli non pose alcun limite alla facoltà di perdonare che conferì ai suoi e ai loro successori. Celebrando il sacramento della penitenza, il Sacerdote compie il ministero del Buon Pastore che cerca la pecora smarrita, del Buon Samaritano che medica le ferite, del Padre buono che atttende il figlio prodigo, del giusto giudice che non fa differenza di persone e il cui giudizio è giusto e misericordioso, insomma il Sacerdote diviene segno e strumento dell’amore misericordioso di Dio. E’ possibile orientarsi verso un confessore anziché verso un altro, ma la validità del sacramento è sempre la stessa, tenete conto di questo se, per ipotesi, il sacerdote dovesse dirvi cose che vi feriscono o dovesse agire con superficialità o dimostrasse scarsa fede: l’Ordine sacro, infatti, è per sempre, anche se uno dovesse poi rinnegarlo. La Madonna a Fatima insegna a offrire sacrifici per i peccatori perché si convertano. Preghiamo dunque, perché quelli che conosciamo si confessino, cerchiamo di portarli a riconciliarsi con Dio e abbiano il suo perdono e preghiamo anche “mentre” si confessano, affinché il sacramento del perdono li riconcili pienamente con il loro Padre e Creatore Alcuni Santi per riparare i peccati e ottenere grazie per i peccatori si sottoponevano a penitenze severe e quante grazie e conversioni ottenevano! Il sacramento della Penitenza e le sue parti a) Contrizione

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Tra gli atti del penitente, occupa il primo posto la contrizione, che è «il dolore e la detestazione del peccato commesso, con il proposito di non più peccare». E infatti «al regno di Cristo noi possiamo giungere soltanto con la “metànoia", cioè con quel cambiamento intimo e radicale, per effetto del quale l'uomo comincia a pensare, a giudicare e a riordinare la sua vita, mosso dalla santità e dalla bontà di Dio, come si è manifestata ed è stata a noi data in pienezza nel Figlio suo (cfr. Eb 1, 2; Col 1, 19 e passim; Ef 1, 23 e passim) ». Dipende da questa contrizione del cuore la verità della penitenza. La conversione infatti deve coinvolgere l'uomo nel suo intimo, così da rischiarare sempre più il suo spirito e renderlo ogni giorno più conforme al Cristo. b) Confessione Fa parte del sacramento della Penitenza la confessione delle colpe, che proviene dalla vera conoscenza di se stesso e dalla contrizione per i peccati commessi. Sia l'esame accurato della propria coscienza, che l'accusa esterna, si devono fare alla luce della misericordia di Dio. La confessione poi esige nel penitente la volontà di aprire il cuore al ministro di Dio, e nel ministro di Dio la formulazione di un giudizio spirituale, con il quale, in forza del potere di rimettere o di ritenere i peccati, egli pronunzia, “in persona Christi”, la sentenza. c) Soddisfazione La vera conversione diventa piena e completa con la soddisfazione per le colpe commesse (che consiste in un atto riparatorio detto comunemente “penitenza”), l'emendamento della vita e la riparazione dei danni arrecati. Così il penitente «dimentico del passato» (Fil 3, 13), s'inserisce con nuovo impegno nel mistero della salvezza e si predispone al futuro che lo attende. d) Assoluzione Al peccatore, che nella confessione sacramentale manifesta al ministro della Chiesa la sua conversione, Dio concede il suo perdono con il segno dell'assoluzione; il sacramento della Penitenza risulta così completo in tutte le sue parti. Dio vuole infatti servirsi di segni sensibili per conferirci la salvezza, e rinnovare l'alleanza infranta: tutto rientra in quell'economia divina che ha portato alla manifestazione visibile della bontà di Dio, nostro Salvatore, e del suo amore per noi. Quindi per mezzo del sacramento della Penitenza il Padre accoglie il figlio pentito che fa ritorno a lui, Cristo si pone sulle spalle la pecora smarrita per riportarla all'ovile, e lo Spirito Santo santifica nuovamente il suo tempio o intensifica in esso la sua presenza; ne è segno la rinnovata e più fervente partecipazione alla mensa del Signore, nella gioia grande del convito che la Chiesa di Dio imbandisce per festeggiare il ritorno del figlio lontano. Necessità e utilità di questo sacramento Come diversa e molteplice è la ferita causata dal peccato nella vita dei singoli e della comunità, così diverso è il rimedio che la penitenza arreca. Coloro che, commettendo

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un peccato grave, hanno interrotto la comunione d'amore con Dio, con il sacramento della Penitenza riottengono la vita perduta. E coloro che commettono peccati veniali, e fanno così la quotidiana esperienza della loro debolezza, con la ripetuta celebrazione della penitenza riprendono forza e vigore per proseguire il cammino verso la piena libertà dei figli di Dio. Per i peccati veniali è molto utile il ricorso assiduo e frequente a questo sacramento. Non si tratta infatti di una semplice ripetizione rituale né di una sorta di esercizio psicologico: è invece un costante e rinnovato impegno di affinare la grazia del Battesimo, perché, mentre portiamo nel nostro corpo la mortificazione di Cristo Gesù, sempre più si manifesti in noi la sua vita. In queste confessioni, l'accusa dei peccati veniali deve essere per i penitenti occasione e stimolo a conformarsi più intimamente a Cristo, e a rendersi sempre più docili alla voce dello Spirito. E con tanta maggior verità questo sacramento di salvezza influirà efficacemente sui fedeli, quanto più allargherà la sua azione a tutta la loro vita, e li spingerà ad essere sempre più generosi nel servizio di Dio e dei fratelli. È quindi sempre un atto della Chiesa la celebrazione di questo sacramento; con esso, la Chiesa proclama la sua fede, rende grazie a Dio per la libertà con cui Cristo ci ha liberati, offre la sua vita come sacrificio spirituale a lode della gloria di Dio e intanto affretta il passo incontro a Cristo Signore.

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Il testamento spirituale di Alessandro Serenelli (L’uomo che uccise Santa Maria Goretti). 5 maggio 1961

Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia prima giovinezza infilai una strada falsa: la via del male che mi condusse alla rovina. Vedevo attraverso la stampa, gli spettacoli e i cattivi esempi che la maggior parte dei giovani segue quella via, senza darsi pensiero: ed io pure non me ne preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una strada cattiva. Consumai a vent’anni il delitto passionale, del quale oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora santa, fu l’angelo buono che la Provvidenza aveva messo avanti ai miei passi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò per me, intercedette per me, suo uccisore. Seguirono trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata; rassegnato espiai la mia colpa. Maria fu veramente la mia luce, la mia Protettrice; col suo aiuto mi diportai bene e cercai di vivere onestamente, quando la società mi riaccettò tra i suoi membri. I figli di San Francesco, i Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro non come un servo, ma come fratello. Con loro vivo dal 1936. Ed ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore e alla sua cara mamma, Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene, sempre, fin da fanciulli. Pensino che la religione coi suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, la unica via sicura in tutte le circostanze, anche le più dolorose della vita. Pace e bene! Alessandro Serenelli

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“Invocazione allo Spirito Santo”di S. Caterina da Siena Spirito Santo, vieni nel mio cuore, per la tua potenza, attiralo a Te, Dio vero. Concedimi carità e timore. Custodiscimi da ogni cattivo pensiero. Infiammami del Tuo dolcissimo amore, perché ogni travaglio mi divenga leggero. Assistenza Ti chiedo in ogni mio ministero. Cristo amore, Cristo amore. (adattamento in lingua moderna dell’ “Invocazione allo Spirito Santo” di S. Caterina da Siena)

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Invocazioni a Cristo Signore

Gesù, Figlio del Dio vivente, Gesù, immagine del Padre, Gesù, sapienza eterna, Gesù, splendore di luce eterna, Gesù, parola di vita, Gesù, Figlio della Vergine Maria, Gesù, Dio e uomo, Gesù, sommo ed eterno sacerdote, Gesù, annunciatore del regno di Dio, Gesù, via, verità e vita, Gesù, pane di vita, Gesù, vite vera, Gesù, fratello dei poveri, Gesù, amico dei peccatori, Gesù, medico delle anime e dei corpi, Gesù, salvezza degli oppressi, Gesù, conforto dei miseri. Tu che sei venuto nel mondo, Tu che hai liberato gli oppressi dal demonio, Tu che pendesti dalla croce, Tu che hai accettato la morte per noi, Tu che hai voluto giacere nel sepolcro, Tu che sei disceso agli inferi, Tu che sei risuscitato dai morti, Tu che sei asceso al cielo, Tu che hai inviato lo Spirito Santo sugli apostoli, Tu che siedi alla destra del Padre, Tu che verrai a giudicare i. vivi e i morti, Per il mistero della tua incarnazione, Per la tua santa nascita, Per il tuo santo battesimo e digiuno, Per la tua passione e la tua croce, Per la tua morte e sepoltura, Per la tua santa risurrezione, Per la tua gloriosa ascensione, Per l'effusione dello Spirito Santo, Per il tuo avvento nella gloria,

abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. abbi pietà di me. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore. liberami, o Signore.

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Invocazioni e Giaculatorie A Maria Maria, se i doni miei cari ti sono, la mia liberta’ e la mia vita ti offro in dono. O Cuore Immacolato di Maria, tutto per te questo mio giorno sia. O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te. (invocazione della Medaglia Miracolosa insegnata dalla Madonna a S. Caterina Labouré nel 1830) O Maria, mia stella, orientami nel cammino della vita. Santa Maria, prega per me. scrivi o Gran Madre di Dio, sul libro della vita il nome mio. Invocazioni e Giaculatorie a Vari Santi San Giuseppe, il mio cuor ti dono Non lasciarmi nell’abbandono San Luigi carissimo, Prendi il mio cuore, Portalo a Gesu’, Ottienimi la santa purezza, Come facesti Tu. Voi tutti, Santi e Sante di Dio, Intercedete per noi.

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La conversione del prof. Hikoka Vanamuri scampato alla bomba atomica nel 1945

Hikoka Vanamuri, già professore all'Università di Tokio in filosofia, venne intervistato nell’immediato dopoguerra in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima.

Ecco la testimonianza da lui resa all’epoca: «Non tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di meditazione ho

compreso che la vita nell'atmosfera viziata di Buddha è rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono convertito alla religione cattolica.

La decisione l'ho presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott'occhio l'immagine della Madonna

di Fatima. Mi sembra che questa si movesse, dicesse qualcosa. All'improvviso una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito. Era accaduto io cataclisma. Il cielo si era oscurato, una nuvola

di polvere bruna aveva coperto la città. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L'aria stessa bruciava.

Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha una

spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare. Solo l'immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini Senza dubbio ero stato salvato perché portassi la testimonianza della Vergine su tutta la terra.

Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi recai quindici giorni dopo stabili attraverso i raggi X che il mio corpo non aveva sofferto scottature.

La barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell'amore. Imparai il catechismo ma sul cuore tenevo l'immagine di Lei, il canto soave di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma lo desideravo per mezzo di Sua Madre».

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La divozione delle 3 Ave Maria Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno in vita e nell'ora della morte:

- per il Potere che ti diede l'Eterno Padre, (Ave Maria....) - per la Sapienza che ti diede il Divino Figlio, (Ave Maria...) - per l'Amore che ti diede lo Spirito Santo (Ave Maria..)

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La Madonna di Fatima parlò sempre del Rosario Le Apparizioni di Fatima Prima Apparizione - 13 maggio 1917 Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra. Seconda Apparizione - 13 giugno 1917 Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese e che recitiate il Rosario tutti i giorni. Terza Apparizione - 13 luglio 1917 Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni in onore della Madonna del Rosario per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché solo Lei vi potrà aiutare. Quarta Apparizione - 15 agosto 1917 Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni. Quinta Apparizione - 13 settembre 1917 Continuate a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra. Sesta Apparizione - 13 ottobre 1917 Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore, che sono la Madonna del Rosario, che si continui sempre a recitare il Rosario tutti i giorni.

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Le frasi celebri di Don Bosco Se vuoi farti buono, pratica queste tre cose e tutto andrà bene: allegria, studio e preghiera. E' questo il grande programma per vivere felice, e fare molto bene all'anima tua e agli altri. Il migliore consiglio è di fare bene quanto possiamo e poi non aspettarci la ricompensa dal mondo ma da Dio solo. Tutti hanno bisogno della Comunione: i buoni per mantenersi buoni e i cattivi per farsi buoni. I due sostegni più forti per sostenervi e camminare per la strada del Celo sono i Sacramenti della Confessione e Comunione. Perciò guardate come gran nemico dell'anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da questi due Sacramenti. Tutti dobbiamo portare la croce come Gesù, e la nostra croce sono le sofferenze che tutti incontriamo nella vita. Ricordatevi, che ogni cristiano è tenuto a mostrarsi propositivo verso il prossimo, e che nessuna predica è più vera del buon esempio. Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la grande causa del bene, don Bosco vuol essere sempre all'avanguardia del progresso. Tutto passa: ciò che non è eterno è niente! Tenete a memoria che la solita parola che usa il demonio quando vuole spingerci al male è: “Oh! Non è niente!”. Non mandate a domani il bene che potete fare oggi, perché forse domani non avrete più tempo. È una vera festa per don Bosco il poter prendere cura delle anime dei suoi giovani: aspetto tutti i miei giovani in Paradiso. L'essere buono non consiste nel non commettere mancanza alcuna, ma nello avere volontà di emendarsi sempre.

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Maria contempla il Ss. Bambinello che dorme Fermarono i cieli la loro armonia cantando Maria la nanna a Gesú. Con voce divina la Vergine bella, piú vaga che stella, diceva cosí: Mio Figlio, mio Dio, mio caro tesoro, tu dormi, ed io moro per tanta beltà. Dormendo, mio bene, tua Madre non miri, ma l'aura che spiri è fuoco per me. O bei occhi serrati, voi pur mi ferite: or quando v'aprite, per me che sarà? Le guance di rose mi rubano il core; o Dio, che si more quest'alma per te! Mi sforz'a baciarti un labbro sí raro; perdonami, caro, non posso piú, no. Si tacque ed al petto stringendo il Bambino, al volto divino un bacio donò. Si desta il diletto e tutto amoroso

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con occhio vezzoso la Madre guardò. Ah Dio, ch'alla Madre quegli occhi, quel guardo fu strale, fu dardo che l'alma ferí! E tu non languisci, o dur'alma mia, vedendo Maria languir per Gesú? Che aspetti, che pensi? Ogn'altra bellezza è fango, è bruttezza; risolviti su. Sí, sí che trionfa amor nel mio seno: sí, sí vengo meno per doppia beltà. Se tardi v'amai, bellezze divine, or mai senza fine per voi arderò. Il Figlio e la Madre, la Madre col Figlio la rosa col giglio quest'alma vorrà. La pianta col frutto, il frutto col fiore saranno il mio amore, né altro amerò. Non cerco diletti, mercede non bramo; mi basta, se t'amo, l'amarti è mercé. Composta da SANT'ALFONSO M. DE' LIGUORI nel 1738 (vedi Canzoniere Alfonsiano, pp. 271-272)

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Memorare Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle Vergini, a te vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro. Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.

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O bella mia speranza O bella mia speranza, dolce amor mio Maria Tu sei la vita mia, la pace mia sei Tu. Se mai pensier funesto viene a turbar la mente, sen fugge allor che sente il nome Tuo chiamar. Prendi il mio cuor, Maria, è Tuo non è più mio prendilo e dallo a Dio ch'io non lo voglio più. Quando ti chiamo, o penso a Te Maria, mi sento tal gaudio e tal contento che mi rapisce il cuor. In questo mar del mondo, Tu sei l'amica stella che può la navicella dell'alma mia salvar. E se mi tocca in sorte finir la vita mia, chiamando Te Maria,

mi tocca il cielo ancor.

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S. Luigi Maria Grignion di Montfort

O Maria, la luce della tua fede diradi le tenebre del mio spirito;

la tua profonda umiltà

si sostituisca al mio orgoglio;

la tua sublime contemplazione ponga freno alle mie distrazioni;

la tua visione ininterrotta di Dio

riempia la mia mente della sua presenza;

l’incendio di carità del tuo cuore dilati e infiammi il mio, così tiepido e freddo;

le tue virtù prendano il posto dei miei peccati;

i tuoi meriti siano il mio ornamento

presso il Signore.

Infine, carissima e diletta Madre, fà, se è possibile,

che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi voleri; che io non abbia altra anima che la tua

per lodare e glorificare il Signore; che io non abbia altro cuore che il tuo

per amare Dio con puro e ardente amore

come te.

Amen.

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O santa Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare, soccorri il Tuo popolo che anela a risorgere. Tu che accogliendo il saluto dell'Angelo, nello stupore di tutto il creato, hai generato il Tuo Creatore, Madre sempre Vergine, pietà di noi peccatori.

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Preghiamo Incessantemente nei ritagli di tempo, con le

Micropreghiere

(Giaculatorie e Invocazioni) La Sacra Scrittura, che è Parola di Dio, ci insegna che dobbiamo pregare incessantemente: - Vegliate e pregate in ogni momento…- ci insegna Gesù. (Luca 21, 36); - Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza… - ci ripete San Paolo (Lettera di San Paolo agli Efesini 6, 18). A Lourdes, a Fatima, a Medjugorie, la Madonna invita a recitare il Rosario ogni giorno. La Corona del Rosario sia dunque sempre nelle nostre mani, anche quando non recitiamo il Rosario, perché la corona sempre in mano diventa un “memoriale”, anche fisico, che ci richiama alla preghiera, essa allontana da noi il diavolo perché non solo è pur sempre un oggetto benedetto, ma è anche il simbolo della preghiera stessa e dell’ amore che vogliamo portare a Gesù e a Maria. Inoltre sui grani della corona si possono recitare tante altre piccole preghiere e giaculatorie, come per esempio la “Coroncina della Divina Misericordia” divulgata da Santa Faustina Kowalska a cui Gesù ha legato promesse potenti (ha promesso, tra l’altro, che avvolgerà con la Sua misericordia, in vita, e specialmente nell’ora della morte, le anime che reciteranno quella coroncina). Per chi può, la recita del Rosario intero quotidiano (con tutti e quattro i misteri: gaudiosi, dolorosi, gloriosi e della luce) è una grande grazia. Ricordiamo che secondo le parole di Suor Lucia, l’ultima dei tre pastorelli di Fatima, la Madonna ha dato grande efficacia a questa preghiera e non c’è problema che non possa essere affrontato e risolto con il rosario, esso è inoltre un’arma potentissima contro il male e noi sappiamo quanto oggi il male voglia prevaricare in tutti i campi. Dobbiamo quindi sempre, per tutto il tempo che possiamo, cercare di riempire il nostro cuore con le preghiere, anche le più piccole e semplici.

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Tutti abbiamo dei piccoli spazi di tempo libero, dei “ritagli” di tempo: in quei momenti si possono ripetere invocazioni o giaculatorie. C’è una preghiera che si chiama “La preghiera di Gesù” che è tratta dai “Racconti di un pellegrino russo”, tanto diffusa in Oriente, essa consiste nel ripetere mentelmente o con le labbra, più volte che si può, ma con amore, questa giaculatoria: “Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore”: chi si abitua a questa invocazione ne ha grande consolazione e dopo un po’ di tempo non può più vivere senza di essa e la sente scorrere in se stesso come se volasse da sola. Sui cinquanta grani del Rosario si può ripetere consecutivamente quest’altra invocazione: “Gesù confido in Te!”: è l’altra grande invocazione di fiducia nella Divina Misericordia che fu insegnata da Gesù tramite Santa Faustina. Oppure si può ripetere: “Maria, Regina della pace, mi abbandono a te”. E poi ce ne sono tante quante uno ne vuole, ognuno ne può ricavare qualcuna secondo la propria sensibilità o riprendendole dai libretti devozionali. Le invocazioni, le giaculatorie e le piccole preghiere, potremmo chiamarle “micropreghiere”, sono talmente tante che chiunque può trovarne qualcuna che lo tocca o lo colpisce particolarmente, ma nessuno può e deve dire mai “non ho il tempo di pregare” oppure: “non so come si prega”.

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Preghiera di Liberazione: O Signore tu sei grande, tu sei Dio, tu sei Padre, noi ti preghiamo per l'intercessione e con l'aiuto degli arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, affinchè i nostri fratelli e sorelle siano liberati dal maligno che li ha resi schiavi. O Santi tutti venite in nostro aiuto: Dall'angoscia, dalla tristezza, dalle ossessioni. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Dall'odio, dalla fornicazione, dall'invidia. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Dai pensieri di gelosia, di rabbia, di morte. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Da ogni pensiero di suicidio e aborto. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Da ogni forma di sessualità cattiva. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Dalla divisione di famiglia, da ogni amicizia cattiva. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! Da ogni forma di malefizio, di fattura, di stregoneria e da qualsiasi male occulto. Noi ti preghiamo. Liberaci o Signore! O Signore che hai detto:"Vi lascio la pace, vi do la mia pace", per l'intercessione della Vergine Maria, concedici di essere liberati da ogni maledizione e di godere sempre della tua pace. Per Cristo nostro Signore. Amen. Dal Libro di Don Gabriele Amort "Un Esorcista Racconta", Edizioni Dehoniane Roma.

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San Giuda Taddeo, cugino di Gesù

S. Giuda è universalmente riconosciuto come "aiuto nei casi disperati". Era figlio di Alfeo detto anche Cleofa fratello di Giuseppe lo sposo di Maria , perciò cugino primo di Gesù.

Fu discepolo di Gesù fin da ragazzo, essendo della parentela e certamente familiare di Maria e di Giuseppe. I suoi fratelli furono Giacomo, il primo vescovo di Gerusalemme; Giuseppe soprannominato il Giusto; Simone, il secondo vescovo di Gerusalemme; Maria Salome, sposa di Zebedeo e madre di Giacomo il maggiore; Giovanni il discepolo prediletto. Fu di animo generoso e sensibilissimo, deciso a seguire il Signore con assoluta determinazione fino al martirio. Il suo campo di lavoro fu quasi certamente la Mesopotamia, la Giudea e la Persia e al suo passaggio lasciò conversioni e miracoli. La tradizione vuole che Giuda Taddeo col suo compagno Simone il Cananeo nelle vicinanze di Suamyr si sia imbattuto nella ostinata avversione dei sacerdoti pagani che aizzando contro di loro il popolo finirono col mandarli a morte. Giuda in particolare fu percosso a bastonate duramente, legato, posto su una catasta di legno e bruciato. Si tramandano molti fatti miracolosi sia nella circostanza del martirio che poi nella tradizione e nella pietà del fedeli e dei devoti. Lo si invoca come il "Santo protettore delle cause difficili e disperate". S. Giuda può essere considerato il Santo della unità dei cristiani visto il riconoscimento di cui gode tra le Chiese :

19 Giugno lo festeggia la Chiesa Greca; 16 Febbraio la Chiesa Armena; 2 Luglio la Chiesa Copta ; il 28 Ottobre la Chiesa Latina.

Cosa dire di questo santo se non cose meravigliose? Chi l’ha sentito vicino nei momenti più impensati si è dovuto arrendere : Egli è mandato da Dio a prevenire col suo intervento, a sostenere la fede, ad incoraggiare le imprese di chi si vota al Signore ma trova ostacoli che sembrano sommergerne la speranza ed appannarne la dedizione…. Consigliamo a tutti di pregare questo grande cugino e amico di Gesù come già hanno fatto S. Bernardo e S. Brigida e raccomandiamo di imparare quasi a memoria la Sua meravigliosa "LETTERA" che è al seguito dei Vangeli tra i libri rivelati del nuovo Testamento. A tutti voi auguriamo si sentirne potentemente l’amicizia!

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San Giuseppe da Copertino, un uomo umile: Se Giuseppe da Copertino fu povero di doni intellettivi, fu, invece, ricchissimo di doni dello Spirito Santo. Il Signore si degnò di visitare in diversi modi questo Suo umilissimo servo per il bene di quanti si trovavano a contatto con lui. Il nostro Santo fu arricchito dei doni della scrutazione dei cuori, della preveggenza e della profezia. Gli bastava uno sguardo per percepire con esattezza lo stato di un'anima. A un tale che stava per comunicarsi Giuseppe disse: "Vai a confessarti di nuovo!". Solo dopo la Confessione l'uomo poté ricevere Gesù Eucaristia. A un altro uomo, afflitto per la presunta morte di un fratello che viveva lontano, il Santo disse: "Ma non è morto. È vivo e avrai una sua lettera". La cosa accadde puntualmente. Altri prodigi di questo genere caratterizzarono la vita di San Giuseppe. Infatti in molte occasioni predisse morti o elezioni di papi o eventi futuri per i suoi interlocutori. Il Santo dei voli ebbe, inoltre, il carisma della guarigione. Le sue preghiere ottenevano dal Signore la guarigione fisica istantanea di molti ammalati. Un giorno, gli fu portata una bambina paralitica. Giuseppe le intimò di baciare il Crocifisso e dopo il bacio la piccola guarì miracolosamente. Don Pompilio Imbeni, prete di Copertino, era ricoperto di piaghe purulenti. San Giuseppe si recò da lui e dopo aver invocato la Madonna e toccato le piaghe, gli fece scomparire ogni ferita. Anche in questo caso, i miracoli ottenuti in vita dall'intercessione del Santo furono innumerevoli. Il corpo di Giuseppe emanava costantemente un soavissimo profumo. Era un altro dono di Dio che egli, per umiltà, cercava in ogni modo, di nascondere. Era sufficiente che la gente si raccomandasse a lui da lontano per indurlo alla preghiera. Poi, il Signore faceva il resto. Una volta un gruppo di naufraghi invocò il suo nome. Egli percepì la richiesta di aiuto miracolosamente e pregò il Signore di salvare quei poveretti, cosa che avvenne in maniera prodigiosa. San Giuseppe ebbe, infine, il carisma della scienza. Pur essendo un frate non particolarmente colto, riusciva a fornire spiegazioni teologiche così sottili ed esatte che i più grandi teologi del tempo ricorrevano a lui per delle chiarificazioni.

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L'allora Ministro Generale dell'Ordine, P. Michelangelo Catalano, disse del nostro Santo: "Vi ho notato una scienza molto profonda e soprannaturale infusagli, perché mi ha dilucidato altissimi dubbi di teologia". Il cardinal Facchinetti disse di fra' Giuseppe: "Egli innamorava con la sua semplicità e soddisfaceva con la sua dottrina".

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Chi è S. Michele Arcangelo? Tra gli angeli rifulge per la sua bellezza spirituale uno che la Sacra Scrittura chiama Michele. Era già considerato dagli Ebrei come il principe degli angeli, protettore del popolo eletto, simbolo della potente assistenza divina nei confronti di Israele. Nell'Antico Testamento appare per tre volte, in particolare nel libro di Daniele (Dn 10,13.21; 12,1), dove è stato indicato come il difensore del popolo ebraico e il capo supremo dell'esercito celeste che difende i deboli e i perseguitati. "Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro". (Dn 12,1) Il suo nome in ebraico suona Mi - ka - El e significa: Chi è come Dio? A San Michele è attribuito il titolo di arcangelo, lo stesso titolo con cui sono designati Gabriele -forza di Dio e Raffaele - Dio ha curato. Nel Nuovo Testamento, S. Michele Arcangelo è presentato come avversario del demonio, vincitore dell'ultima battaglia contro satana e i suoi sostenitori. Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria nel capitolo 12° del libro dell'Apocalisse: Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi

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pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo" Ap. 12,7-12. Per i cristiani, quindi, l'Arcangelo S. Michele è considerato come il più potente difensore del popolo di Dio. Nell'iconografia, sia orientale sia occidentale, S. Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, sotto i suoi piedi il dragone - mostro, satana, sconfitto nella battaglia. I credenti da secoli si affidano alla sua protezione qui sulla terra, ma anche particolarmente nel momento del giudizio, come recita un’antica invocazione: "San Michele, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel giorno del tremendo giudizio."

L’Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al cielo. Questa funzione di S. Michele è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera all'offertorio della messa dei defunti:

"Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell'inferno ! San Michele, che porta i tuoi santi segni , le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza."

La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Perciò in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, l'Arcangelo porta in mano una bilancia. Inoltre nei primi secoli del cristianesimo specie presso i bizantini San Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini. Egli veniva spesso identificato con l'Angelo della piscina di Siloe di cui si parla nel capitolo 5 del vangelo di S. Giovanni: "V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua, il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto" (Gv 5, 24).

"Non solo hai sconfitto il drago grande e terribile nel tuo santuario di Chone, ma si è formato un corso d’acqua guaritrice di ogni malattia del corpo". Così canta l’inno AKATISTO a S. Michele Arcangelo della liturgia bizantina.

San Michele, infine, ha il singolare privilegio di prestare l’ufficio dell’assistenza davanti al trono della Maestà Divina. Egli stesso si presentò così al vescovo Lorenzo: "Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio ..."

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E la liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo l’incenso: "Per intercessione di S. Michele Arcangelo che sta alla destra dell’altare dell’incenso ... degnati di accettare e benedire quest’offerta dell’incenso ...". La Chiesa oggi celebra la festa di San Michele, unita insieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele, il 29 settembre. In passato, due erano le feste liturgiche in onore dell'Arcangelo (che si conservano ancora per la città di Monte Sant’Angelo): il 29 settembre, come ricordo della dedicazione della Basilica e l'altra, 1'8 maggio, anniversario dell'apparizione di San Michele al Gargano. A partire dall’ XI secolo, queste due ricorrenze particolari del Santuario del Gargano si diffusero in tutta l’Europa. Nel Medioevo entrambe venivano collegate con il Gargano. La festa dell’Apparizione di san Michele l'8 Maggio fu istituita dal papa Pio V (1566-1572). A San Michele furono dedicate diverse chiese, cappelle e oratori in tutta l’Europa. Spesso l'Arcangelo viene rappresentato sulle guglie dei campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese contro satana. Inoltre a lui vengono dedicate numerose cappelle - ossari nei cimiteri. Numerose città in Europa (Jena, Andernach, Colmar) lo venerano come santo patrono; in Italia troviamo sotto la sua protezione più di 60 località (tra le quali i Caserta, Cuneo, Alghero, Albenga, Vasto...). A Lui si sono affidati interi popoli come i Longobardi, e sovrani come Carlo d'Angiò, grande protettore del Santuario del Gargano, e i regnanti della dinastia dei Valois. S. Michele è anche protettore di numerose categorie di lavoratori: farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi. Alla sua protezione si affidano la polizia e i paracadutisti di Francia e d'Italia. I religiosi, attuali custodi del Santuario sul Gargano, appartengono proprio alla Congregazione di San Michele Arcangelo.

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Sei pura, sei pia Sei pura, sei pia, sei bella o Maria, ogni alma lo sa che madre più dolce il mondo non ha. O madre divina del mondo Regina, e chi mai sentì che alcuno scontento da Te si parti?

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Triduo a San Giuseppe per ottenere grazie « Io non mi ricordo di aver finora supplicato S. Giuseppe per cosa alcuna, senza che Egli non mi abbia consolata…. » (Santa Teresa) I. O S. Giuseppe, mio protettore, a Te ricorro, affinché mi ottenga dal Cuore di Gesù questa grazia. Per i miei peccati io non merito di essere esaudito. Supplisci tu alle mie mancanze e, potente come sei, fa che ottenuta per la tua intercessione la sospirata grazia, io possa venire ai tuoi piedi per ringraziarti e renderti omaggi di gratitudine. Pater, Ave e Gloria. II. Non dimenticare, o caro S. Giuseppe, che nessuna persona al mondo è ricorsa a Te, rimanendo delusa nella fiducia e nella speranza riposte in Te. Non permettere, o gran Santo, che io solo resti privo della grazia che ti domando. Mostrati potente e generoso anche verso di me; e la mia lingua, ringraziandoti, esalterà in te la bontà e la misericordia di Dio. Pater, Ave e Gloria. III. O S. Giuseppe, capo della sacra Famiglia, io ti venero profondamente e di tutto cuore ti invoco. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e grazie. Degnati, quindi, di consolare anche l’animo mio addolorato. Tu, o gran Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni. Tu dunque, sai quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Da Te spero di essere confortato, mentre io ti prometto di diffondere la devozione verso di te e di aiutare le opere che, nel tuo nome, sorgono a sollievo di tanti infelici e morenti. O S. Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà di me! Pater, Ave e Gloria.

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«Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».


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