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PER SEMPRE CON CARITÀ E PAZIENZA - Sito ufficiale · Oltre la recensione di un interessante libro...

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lettera end 139 139 l ettera end periodico bimestrale luglio 2006 agosto Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 - D.C. - D.C.I. - Torino- n. 4/2006 Taxe Percue Equipes Notre Dame All’odio, al dolore e ai lutti della guerra, di tutte le guerre per confermare le promesse matrimoniali PER SEMPRE CON CARITÀ E PAZIENZA
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letteraend139139

letteraendperiodico bimestrale

luglio 2006 agosto

Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/CLegge 662/96 - D.C. - D.C.I. - Torino- n. 4/2006

Taxe Percue

Equipes Notre Dame

All’odio, al dolore e ai luttidella guerra, di tutte le guerreper confermare

le promesse matrimoniali

PER SEMPRECON CARITÀE PAZIENZA

indice

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Vita di Coppia nel QuotidianoPazienza: carità applicata

Piccole “perle” di santità

Pazienza e carità nella prova

La felicità di coppia

Step by step

Siamo in due ma assai più di due

È questa la pazienza?

Dalle EquipesDieci anni di Napoli 1

Dagli EquipiersAbbiamo risposto sì ad un invito

Lettera END, un dono?

Lo stare, il fare, l’ammirare

ForumSe ci diciamo cristiani

Attualità(Nuove) proposte per i “Libretti Verdi”

RicordiRicordo di Bramante Bastianini

SestanteCoppia e gratuità

Leggere, spiegare, comprendere la parola

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Note di RedazioneRicordiamoci delle promesse

Gli argomenti per la Lettera 141

EditorialeArriveremo da mille strade diverse

Viandanti

Corrispondenza ERILa grazia dello Spirito Santo

Vieni e seguimi

Notizie dal mondoMalawi: collegamento internazionaletra continenti diversi

Notizie dall’ItaliaDalla riunione di Equipe Italia

Convocazione dell’assemblea dei soci e rendiconto al 31/12/2005

Siate scuola di libertà

L’istituzione e il carisma

Formazione PermanenteNon abbiate che questo debito:amatevi gli uni gli altri

La carità è paziente.Il matrimonio è amore paziente

on la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre,nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e diamarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Questa è

la promessa che gli sposi si scambiano durante la celebrazione delmatrimonio e ci ricorda che la gratuità dei coniugi nel donarsi reci-procamente è una delle basi fondamentali su cui contare per lariuscita del matrimonio stesso; se poi a questa promessa aggiun-giamo “senza mai chiederti nulla in cambio” arriviamo all’agape acui tutti noi dovremmo tendere.

Troviamo questo pensiero sviluppato profondamente da donScandellari nella rubrica Formazione Permanente, così comenella stessa rubrica anche Laura e Gerardo Dixit Dominus puntua-lizzano che testimoniare la durata e la pazienza dell’amore passaanche dalla testimonianza giornaliera con le opere e la nostra vitad’amore e di donazione gratuita.

Questa “Lettera” che, come prevedeva il Piano Redazionale, èincentrata sulla fedeltà, sulla pazienza e sulla carità, propone tutta-via altri interessanti spunti per la nostra vita di coppie cristiane.

Nell’Editoriale di Equipe Italia per esempio, si accosta l’episodiodi Emmaus al nostro cammino verso la santità, se pur irto di diffi-coltà e di ostacoli, e si stabilisce un collegamento con l’appunta-mento di Lourdes.

Un argomento di stretta attualità, vale a dire l’incontro del papa aRoma con tutti i Movimenti cattolici, viene ricordato da padreFleischmann dell’ERI, raccontato da Equipe Italia e testimoniatoda una coppia di équipiers presenti in piazza San Pietro.

In Notizie dal mondo viene raccontata la nascita della prima équi-pe del Malawi e di colpo veniamo trasportati in un mondo di cui

RICORDIAMOCIDELLE PROMESSE

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delle Equipes Notre DamePeriodico bimestrale della “Associazione Equipes NotreDame”

Amministrazione e RedazioneVia San Domenico, 4510122 TorinoTel. e fax 011.5214849segreteria@equipes-notre-dame.itwww.equipes-notre-dame.it

Direttore responsabileLuigi Grosso

Equipe di redazioneMaryves e Cris CodrinoMaria Angela e Silvano BenaAnna e Sergio BozzoPaola e Sandro CodaCinzia e Sergio MondinoFra Raffaele Rizzello

Progetto graficoSergio Bozzo

Traduzione dal franceseMaryves e Cris Codrino

StampaLitografia GedaV. Fr.lli Bandiera, 45 - Nichelino (To)

Reg. n.3330 del Trib. di Torinoil 4/10/1983

Numero 139luglio - agosto 2006

Spedizione Lettera n. 1385 giugno 2006Chiusura redazionale Lettera n. 13920 maggio 2006

Jacopo Carucci detto il Pontormo Sacra Famiglia

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ioneconosciamo l’esistenza ma, immersi come siamo nel nostro benes-

sere, non riusciamo nemmeno lontanamente a immaginare le real-tà di questa zona della terra dove ogni giorno si lotta per l’esisten-za. Perciò non possiamo che restare sbigottiti nel vedere l’entusia-smo con cui queste nuove coppie hanno affrontato e affrontano levarie difficoltà logistiche e pratiche. Per ritrovarsi nelle case si spo-stano a piedi anche per diversi chilometri e sempre di giorno, per-ché troppo pericoloso quando diventa buio. I sacrifici a cui si sot-topongono questi neo-équipiers dovrebbero essere un esempio pertanti di noi che a volte si lamentano per qualche piccolo disagio.

Nutrite e corpose le Notizie dall’Italia dove, oltre il consueto ren-diconto dell’ultima riunione di Equipe Italia, viene presentato ilbilancio economico annuale e, a proposito di sacrifici, tra l’altro, si

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evince che all’aumento del numero di équipes non corrisponde unadeguato aumento delle entrate dovute ai versamenti annuali; que-sto ci dovrebbe far riflettere proprio pensando a quelle équipes acui si fa riferimento in Notizie dal mondo.

Come al solito sono i contributi della rubrica Vita di coppia nelquotidiano che sviluppano dalla base gli argomenti del PianoRedazionale che in questo numero ha come tema “la pazienza e lacarità attraverso la durata dell’amore”. Qui le varie esperienze ciraccontano le difficoltà (e chi non ne ha?) nel donarsi reciproca-mente e gratuitamente, nell’essere fedeli non solo verso l’altro, maanche verso Dio, il superamento delle stesse con la pazienza e lacarità. A questo proposito una coppia suggerisce di affrontarlegiorno dopo giorno come quando si salgono i gradini di una scala.

Ancora Africa nella rubrica dagli Equipiers. La dramma-tica e commossa testimonianza di un viaggio effettuato dauna coppia di Torino con il conseguente soggiorno/lavo-ro presso una locale comunità del Cottolengo ci mettesotto gli occhi, se ancora ce ne fosse bisogno, le dramma-tiche condizioni di vita di queste disastrate popolazioniche noi chiamiamo genericamente “terzo mondo”.

Nel Forum di questo numero ancora una riflessione sullaguerra e sull’essere cristiani; questa rubrica offre la possi-bilità, come tante volte abbiamo sottolineato, di esprime-re il proprio punto di vista sull’attualità di carattere reli-gioso e non e varrebbe la pena di sfruttarla di più consi-derando anche la possibilità che offre di interagire fraéquipiers.

Oltre la recensione di un interessante libro dedicato atutte le coppie del mondo, nella rubrica Sestante trovia-mo anche la presentazione dei commenti di padre GianMario Redaelli, già curatore della Formazione permanen-te per il 2005, ai Vangeli domenicali e festivi per gli anniA, B, C del ciclo liturgico.

Chiudiamo queste Note di Redazione con il consuetoaugurio di buone e serene vacanze per tutti gli équipiers econ un arrivederci a tutti coloro che riusciranno a ritro-varsi al Rassemblement di Lourdes così come ci ricorda apagina 8 Equipe Italia.

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ome nelle ultime lettere, rite-niamo utile per tutti i lettorifare un breve accenno all’ar-

gomento della prossima lettera (n°141), come promemoria per darespunto ai volenterosi scrittori chevorranno farci pervenire le loro pre-ziose testimonianze.

Lettera 141La coppia testimonia l’accettazionee la condivisione del dolore

Si può dunque dire a Dio: porto lapena senza avere fatto il male (Gb 34, 31)Padre mio, se possibile, passi da mequesto calice! Però non come voglioio, ma come vuoi tu! (Mt 26, 39)

Nella vita la coppia attraversa variesituazioni. Nei momenti della gioia edella felicità è facile per noi e per inostri amici avere dei rapporti di ami-cizia, mentre quando si è nel doloresiamo portati a rinchiuderci in noistessi e i nostri amici a volte hannodifficoltà a starci vicino e a condivide-re con noi le nostre difficoltà.

In questi casi ci dovrebbe essere ilsalto di qualità: accettare serenamentele difficoltà nostre e di chi ci sta vici-no, condividere il dolore con chi sof-fre sia fisicamente che moralmentesono forse il modo più alto di testi-

moniare il Vangelo.

Qui ritorna il tema della carità: la cop-pia cristiana ha il dovere di testimo-niare la carità, verso se stessa, verso ifigli, verso il prossimo, verso chi credee verso chi non crede; rinchiudersinella propria nicchia è rinunciare apraticare un atto d’amore e, come piùvolte ha detto e dimostrato Gesù, l’a-more è uno dei punti fondamentalinella vita del cristiano.

In molte situazioni della vita si faesperienza del dolore, quello fisico,ma ancora più spesso quello interiore.Certo, in un modo o nell’altro di soli-to si tira avanti; ma quando c’è unitàcon il Padre, la sofferenza diventaoccasione speciale di annuncio della“buona novella”.

La coppia e la famiglia sono ambitiprivilegiati per fare esperienza di que-sta sintonia con il disegno di Dio, pervivere la speranza di una vita che vaoltre le tribolazioni, le difficoltà, ildolore, la morte che sperimentiamonel nostro limite umano.

Occorre accettare il dolore su di sé(anche come coppia), condividerequello dello sposo/a, dei familiari, dichi ci sta vicino (fisicamente o affetti-vamente), patire con l’umanità purcombattendo le cause delle sofferenze

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GLI ARGOMENTIPER LA LETTERA 141

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ioneprovocate dalle ingiustizie e dalla

povertà, anche se ci creano difficoltànell’accettarle.

Orientamenti per le coppie che scri-veranno:

* Testimoniamo in prima persona come si accetta il dolore e come lo condividiamo nella coppia.

* Ci sono occasioni di dolore accanto a noi tutti i giorni: cerchiamo di riconoscerle e di condividerle, fa-cendocene carico.

* Relativizzare in senso positivo le vicende della vita, anche dolorose, ci può aiutare nel nostro cammino di cristiani.

Arrivo contributi entro il 10novembre 2006.

IL GRUPPO DEGLI INTERCESSORIPregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di

suppliche nello Spirito (Ef 6,18)

Essere intercessore all’interno del Movimento fa seguito all’invito che Padre Caffarelnel lontano 1960 fece alle coppie di allora: dedicare, una volta al mese, un’ora dipreghiera, o una giornata di digiuno, o l’offerta di una giornata della propria vita, perchi vive situazioni drammatiche di sofferenza quotidiana, per chi è malato, per chi habisogno di non sentirsi solo e abbandonato in un momento difficile della sua vita (dallaLettera END 125). Oggi gli intercessori in Italia, équipiers e non, coppie e singoli,laici e sacerdoti, sono circa 160.

Chiunque voglia proporre una intenzione di preghiera, o voglia entrare a farparte del gruppo degli intercessori, si rivolga alla coppia responsabile:

Marilena e Luciano BorelloVia Sottana 52 bis - Frazione Falicetto - 12039 Verzuolo (CN)

tel 0175 86311 – e-mail [email protected] .

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paura e di confusione daGerusalemme e dai fatti sconvolgentiche avevano portato alla morte incroce di Gesù. Lo stesso raccontodella sua resurrezione, fatto dalledonne recatesi al sepolcro, non liaveva convinti.Nel loro andare, nel loro discorrere ediscutere per cercare di capire, silasciano avvicinare da uno che perloro è solo uno sconosciuto. E loSconosciuto si affianca nel cammino enella discussione; li fa ritornare indie-tro col pensiero a Mosè, ai profeti, atutte le Scritture tanto che, quandosono ormai vicini al villaggio e ilCompagno di viaggio fa l’atto di pro-seguire, lo “costringono” a fermarsied Egli “entra” per rimanere con loro(queste sono le parole usate in Lc 24,29). Così sostano, si mettono a tavo-la, vogliono continuare a parlare, arelazionarsi con Lui, e Gesù spezza ilpane e viene allo scoperto, si fa rico-noscere e poi sparisce per realizzare la

n uno degli scritti che costituisco-no un vero patrimonio per ilnostro Movimento e che circolano

soprattutto attraverso questa “Let-tera” (un autentico “potente mezzo”che non siamo ancora capaci di sfrut-tare in pieno) l’END è definita unMovimento in movimento perché maipaga dei risultati della riflessione, degliinput formativi, degli orizzonti cheapre alla vita delle coppie.Molti potrebbero essere i passi dellaScrittura che rimandano a un’immagi-ne del credente come colui che, ripo-nendo la sua fiducia e la sua speranzain Dio, si mette inevitabilmente inmoto, in ricerca… lascia il luogo dovecurare le sue radici e parte.Il padre Abramo inizia cosìil viaggio, suo e nostro: simette per strada con i suoie con le poche cose essen-ziali, forte di qualcosa diesaltante – ma anche uma-namente spiazzante –come una promessa divina.

Crediamo però di non sba-gliare se diciamo che pernoi équipiers il riferimentopiù pregnante ed evocativoresta il racconto dei disce-poli di Emmaus: erano indue (forse proprio unuomo e una donna), si sta-vano allontanando pieni di

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VIANDANTIPatrizia e Marco Rena - Equipe Italia

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Rembrandt van Rijn - Cena in Emmaus

ARRIVEREMO DAMILLE STRADE DIVERSEEquipe Italia

ari amici équipiers,quando questa Lettera giunge-rà nelle vostre case, saremo

ormai a pochi giorni dall’inizio deldecimo Raduno Internazionale diLourdes. Là ci incontreremo con circa8.500 équipiers che provengono “damille strade diverse”, ovvero da 63paesi! Più di 700 équipiers arriverannodall’Italia.Ora la nostra mente ritorna a più di unanno fa, quando abbiamo cominciato,sulle pagine di questa Lettera, a parla-re del Raduno. Nella Lettera 132 dellaprimavera 2005 dicevamo che ilRaduno Internazionale è una propostaforte e unica nel cammino delle équi-pes. Le END sono infatti una comuni-tà di “dialogo” e di “confronto”: unacomunità i cui componenti hannooccasione di arricchirsi attraverso la“messa in comune” degli apportidiversi che ciascuno è in grado di dareagli altri, non solo all’interno dellapropria équipe, ma anche nell’ambitopiù ampio del Movimento nella suatotalità. Il valore aggiunto del nostro Raduno,come sempre avviene nei nostri incon-tri, starà nel fatto di vivere insieme,anche se solo per pochi giorni, in fra-ternità gioiosa e adulta. La primagrande sorpresa sarà quella di saperciin un ambiente dove niente ci è estra-

neo. I nostri incontri non saranno conpersone che si sentono distanti a moti-vo di culture e di lingue differenti. Lanostra grande ricchezza è che siamotutti riuniti nella vita spirituale sacra-mentale, nella comune formazione diéquipiers, nel desiderio di solidarietà edi aiuto reciproco. Non perdiamo l’occasione per poterciconoscere ancora di più, nelle nostrediversità. Il Raduno ci aiuterà senzadubbio ad un miglior approfondimen-to della nostra spiritualità di coppia, e lanostra comunità, in preghiera, in rifles-sione e in dialogo, sarà un elementopositivo per l’insieme del nostroMovimento e per ciascuna delle coppiee dei sacerdoti che vi parteciperanno.A tutte le coppie e ai ConsiglieriSpirituali che stanno attendendo ilmomento della partenza, EquipeItalia dà appuntamento a Lourdes,dove avremo anche la gioia e laresponsabilità di vedere una coppiaitaliana diventare Coppia Respon-sabile Internazionale del Movimento. A tutti coloro che rimangono a casa,chiediamo di accompagnare con lapreghiera e con il cuore i loro amiciéquipiers, con cui condividono il cam-mino spirituale, e a cui hanno affidatole loro intenzioni di preghiera dadepositare ai piedi di Maria, alla grot-ta di Massabielle.

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la nostra parte allontanan-doci da ogni logica dicontroparte; a riappro-priarci del senso del servi-zio, che è un modo diessere prima che di fare;dobbiamo deciderci arecuperare l’idea dellaresponsabilità come servi-zio; dobbiamo ostinata-mente esercitarci nellarelazione con Dio e con ifratelli, esercizio a cui ilmetodo ci rimanda inces-santemente.Che sia proprio quelladella relazione la sfida cheil Movimento è chiamato,in prospettiva, a raccoglie-re? Una relazione possibi-le e felice a cominciaredalla coppia. Ma da doveattingere il carburante perquesto nuovo viaggio, uncarburante che ci faccia“ardere il cuore” come aidiscepoli di Emmaus e ci

faccia tornare subito alla nostraGerusalemme? Cristo, Parola e Pane,lo Spirito, compagno di viaggio invo-cato e cercato, Dio, Onnipotenzad’Amore, non ci faranno mancare leenergie necessarie.

Allora, buon viaggio a tutti e soprat-tutto a coloro che sono già “protesi”verso il Rassemblement di Lourdes:possano attingere a piene mani a que-sta straordinaria opportunità di incon-tro con il Signore e con gli équipiersche convergeranno da tutto il mondo,cosicché, tornando, possano far “arde-re il cuore” al Movimento tutto.

promessa di mandare loSpirito a continuare acamminare con i discepoli.A questo punto i due diEmmaus si scambianosolo qualche parola condi-visa: Non ci ardeva forse ilcuore nel petto… e ritorna-no subito a Gerusalem-me, ritornano nella mi-schia da cui avevanoimmaginato di potersiallontanare…

Se proprio dobbiamomuoverci e imbarcarci inqualche viaggio, ci piacefarlo su belle autostrade,dritte e larghe, senzaintoppi (guai se ci imbat-tiamo in eventuali inci-denti o lavori in corso!).La meta, poi, ce la indica ilnavigatore satellitare conla sua tecnologica preci-sione. Chissà se, stando inEquipe, non ci siamo percaso convinti di avere imboccato l’au-tostrada della santità: nessun inciden-te, nessun intoppo, nessun guaio, nes-sun conflitto, nessuna incomprensio-ne né come coppia, né come comuni-tà… Il fatto è che la santità deve esse-re uno di quei luoghi non ancora rag-giunti (né raggiungibili) da autostradee satelliti. Se la meta ci interessa dav-vero, dobbiamo tornare a fare i “vian-danti”, a mettere in conto le salite, lestrettoie, le curve a gomito dietro acui non si sa cosa si può trovare e dob-biamo mettere in conto gli altri (acominciare dal coniuge); dobbiamodeciderci a partecipare, ovvero a fare

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LA SANTITÀ DEVEESSERE UNO DIQUEI LUOGHI NON ANCORARAGGIUNTI DAAUTOSTRADE E

SATELLITI. SE LA META

CI INTERESSA DAVVERO

DOBBIAMO TORNARE A FAREI “VIANDANTI”

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mici delle Equipes, vi scrivoquesta missiva qualche giornodopo la festa di Pentecoste.

L’abbiamo celebrata a Roma al radu-no dei Movimenti ecclesiali – le

LA GRAZIADELLO SPIRITO SANTO

Equipes Notre Dame ne fanno parte –e delle nuove comunità. Il papaBenedetto XVI ci ha offerto una bellariflessione sullo Spirito Santo. Vi pro-pongo semplicemente di meditare su

alcuni aspettidi questo mes-saggio che ci-terò ampia-mente. Lo Spirito delSignore è do-nato a voi inmaniera parti-colare nel sa-cramento delmatrimonio.Sapete senzadubbio che lerecenti edizio-ni del rito e-sprimono chia-ramente que-sto dono: nellabened iz ionedegli sposi, ilcelebrante do-manda a Dioper gli sposi di“mettere inloro la potenzadel [suo] Spi-rito Santo”.

Padre François Fleischmann, Consigliere Spirituale ERI

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mente padrone della pro-pria vita e si è ritrovato inun vuoto angosciante.Gesù, invece, dà la vita inabbondanza. Buon Pa-store, offre egli stesso lapropria vita (cf. Gv 10,18).“La vita la si trova soltan-to donandola; non la sitrova volendo imposses-sarsene”. Non è questa, forse, unachiave dell’amore autenti-co degli sposi che si dona-no l’uno l’altro nell’attosacramentale che si svi-luppa durante tutta lavita?

Lo Spirito ci dà la libertà dei figli. “Lavera libertà si dimostra nella responsa-bilità, in un modo di agire che assumesu di sé la corresponsabilità per ilmondo, per se stessi e per gli altri.Libero è il figlio, cui appartiene la cosae che perciò non permette che siadistrutta”. A voi riconoscere qui unachiave della vita in coppia.Inseparabile dai doni della vita e dellalibertà, il dono dell’unità. Il soffiodello Spirito “ci raduna, perché la veri-tà unisce e l’amore unisce. Lo SpiritoSanto è lo Spirito di Gesù Cristo, loSpirito che unisce il Padre con il Figlionell’amore che, nell’unico Dio, donaed accoglie”.

Posso suggerirvi di dedicare un doveredi sedersi a riscoprire come, insieme,accogliete i doni della vita, della liber-tà e dell’unità, doni questi delloSpirito?

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Benedetto XVI ha perprima cosa ricordato chelo Spirito è creatore. Ilmondo e il nostro stessoessere sono voluti per eordinati dallo Spirito diDio. Lo Spirito Santo “civiene incontro attraversola creazione e la sua bel-lezza”. Da noi ci si aspet-ta di essere “uomini edonne che siano realmen-te figli di Dio e che sicomportino di conse-guenza”.“Lo Spirito Creatore civiene in aiuto”. Ci per-mette “di gettare unosguardo nell’intimità di Dio stesso.Lo Spirito Creatore ha un cuore. Egliè Amore”. L’unità d’amore che è Diostesso ci è manifestata dal Figlio,incarnato in Gesù. E “Gesù non siaccontenta di venirci incontro. Eglivuole di più. Vuole unificazione. Èquesto il significato delle immagini delbanchetto e delle nozze”. Ormai ci èdonato lo Spirito Santo che “entra neinostri cuori, congiungendoci così conGesù stesso e con il Padre - con il DioUno e Trino”.Rendiamo grazie per il dono delloSpirito d’Amore, che, così, congiungeprofondamente l’amore umano allasua sorgente nell’amore infinito efedele del Dio creatore.Basandosi sulle parole di Gesù, il Papaha sviluppato tre effetti dello Spiritotrasmesso da Cristo: esso dà la vita, lalibertà e l’unità. Il “figliol prodigo” voleva essere total-

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ILO SPIRITOD’AMORE

CONGIUNGE PROFONDAMENTEL’AMORE UMANO

ALL’AMORE INFINITO

E FEDELE DI DIO“

ari amici, équipiers di tutto ilmondo, aprendo questa nuovapagina bianca della nostra vita,

dopo tutti questi anni di gioia passatia servire, possiamo solamente pregareil Signore e possiamo rendergli graziecon questa parola di Gesù: “Date e visarà dato; una buona misura, pigiata,scossa e traboccante vi sarà versata nelgrembo, perché con la misura con cuimisurate, sarà misurato a voi in cam-bio” (Lc 6, 38).Questa parola è fondamentale nellenostre vite; ci permette di superaretutto quello che può essere un freno alnostro impegno nel mondo e nellaChiesa. È il motore della speranza ditutti coloro che danno un poco di sestessi e ricevono il centuplo. Questa parola si trova, nel vangelo diLuca, subito dopo la proclamazionedelle Beatitudini. Gesù è nella pianu-ra, dopo avere pregato sulla monta-gna, e per la prima volta si rivolge aiDodici che ha appena chiamato enominato “apostoli”. Gesù comincia col mostrarci la bellez-za di ogni missione che concorraall’avvento del Regno di Dio: Beativoi poveri, perché vostro è il regno diDio (Lc 6, 20).

Gesù prosegue il suo discorso metten-do in guardia gli apostoli: la missioneche vi do non è senza rinuncia e senzacondizione. Ma a voi che ascoltate, iodico: amate i vostri nemici, fate delbene a coloro che vi odiano (Lc 6, 27).Gesù ci indica, poi, come svolgere ilnostro servizio. Lo mostrerà ancora lasera del Giovedì Santo e sulla crocenel Venerdì della Passione. Ci dice:Siate misericordiosi, come è misericor-dioso il Padre vostro (Lc 6, 36). Non giu-dicate, non condannate, perdonate edonate; non guardate la pagliuzza cheè nell’occhio del fratello, ma toglietepiuttosto la trave dal vostro.Ci invita all’umiltà e alla riconoscenzaa Dio che ci dà tutto. Non dobbiamotrascurare niente nella conoscenzadella Sua parola e di quella dellaChiesa: Il discepolo non è da più delmaestro; ma ognuno ben preparatosarà come il suo maestro (Lc 6, 40). Allora sarete come quell’albero daifrutti generosi di cui Gesù parla e dicui dice: Ogni albero infatti si ricono-sce dal suo frutto: non si raccolgonofichi dalle spine, né si vendemmia uvada un rovo (Lc 6, 44).

Cari équipiers, durante questi anni diservizio nel Movimento, non abbiamosicuramente attuato tutto quello che ilSignore Gesù ci ha chiesto; abbiamoprovato a tendere verso… Ma abbia-mo ricevuto già più del centuplo dalSignore e da voi tutti.Vi invitiamo, dal profondo del cuore,a rispondere alla chiamata di GesùCristo, che il padre Caffarel ha volutofosse scritta sulla sua tomba: “Vieni eSeguimi.”

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IVIENI E SEGUIMI

Marie Christine e Gérard de Roberty - ERI

Nella pagina precedente: Capolettera “S” raffigurante la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli

incontro con le altre fami-glie di Zomba per il pome-riggio seguente.Il giorno seguente, fratelCallisto, Mavuto e Pa-trick hanno incontratome con un amico del “SelfHelp Group”, MaureenCaffrey e tutti insiemeabbiamo viaggiato abordo del camion di fratelCallisto verso le case diciascuno degli équipiers.Mi sono sentita privilegia-ta per essere accolta cosìcalorosamente e di consta-tare la loro ospitalità e laloro generosità. Ognifamiglia ci ha fatto senti-re a casa. Questo imme-diato e meraviglioso lega-me era dovuto alla nostracomune appartenenzaalle Equipes Notre Dame.È stata una sensazione diintensa emozione e digioia aver potuto incon-trare fratel Callisto e lequattro famiglie nelle loroproprie case e di averepotuto dare loro qualchericordo irlandese cheavevo portato con me. Abbiamo parlato del fun-zionamento pratico diuna riunione di équipe edel frutto che l’équipe haportato nelle loro vite difamiglia e nella comuni-tà. L’équipe di Zombadeve fare le sue riunioni ilpomeriggio perché diventabuio a partire dalle seidel pomeriggio ed è trop-

avevo potuto fissare nes-sun appuntamento primadi lasciare l’Irlanda.Al momento del mio arri-vo a Zomba, dal momentoche non potevo contattarlodirettamente, ho lasciatoun messaggio ad un pro-fessore collega ed amico diMavuto, dicendo che misarei trattenuta alKuChawe Inn, un hotel acirca 3000 metri sul livel-lo del mare e al di sopradelle nuvole! Con miogrande stupore, quellasera fratel Callisto, unprete malawita e consi-gliere spirituale del grup-po, è arrivato all’ hotel.Mezz’ora più tardiMavuto è comparso dal-l’oscurità. Quando èvenuto verso di me e hadetto il suo nome, mi sonoresa conto che non eraaltro che una risposta allepreghiere degli altri équi-piers che avremmo incon-trato. Abbiamo scambiatosaluti affettuosi, quasicome amici di lungadata.Quando stavo cercando diorganizzare questa riu-nione, pensavo che egliavrebbe avuto un telefonocellulare e che i mezzi ditrasporto gli avrebberofacilitato il compito, maniente di tutto questo. Hoscoperto più tardi cheMavuto aveva attraversa-to a piedi la città per

parecchi chilometri pertrovare un camion chel’ha portato in cima allamontagna, all’hotel, perincontrarmi. È solamentegrazie alla cortesia delsuo amico professore chegli aveva dato il mio mes-saggio e grazie alla suatenacia che abbiamopotuto incontrarci.Fratel Callisto e Mavutohanno cenato con mequella sera. Ci siamolasciati dopo aver provatoa fissare un altro appun-tamento per due giornidopo, ma la sera seguente,con mia grande gioia,Mavuto e Patrick, unaltro équipier, sono arri-vati all’hotel. Abbiamoavuto un lungo colloquiodurante la cena a proposi-to del Movimento edabbiamo organizzato un

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MI SONO SENTITAPRIVILEGIATA PER ESSERE

ACCOLTA COSÌCALOROSAMENTE.

OGNI FAMIGLIA CI HA FATTO

SENTIRE A CASA

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hanno pilotato a distan-za la prima équipe delMalawi.Nell’autunno del 2005,la nuova coppia respon-sabile della SuperRegione Transatlantica,Paul e Helena Mc-Closkey, stava parteci-pando in Irlanda all’an-nuale week-end di for-mazione delle coppieresponsabili e in quellasede hanno parlato del-lo sviluppo del Mo-vimento in Malawi.Nell’uditorio c’eranoDermot e Florian Lea-vy, di Mullinger. Florianstava preparando unavisita nel Malawi conl’organizzazione carita-tiva “Self Help Inter-national”, nella quale ècoinvolta. Si è offerta diprendere dei contattipersonali con l’équipe.Florian ha così raccon-tato la sua visita.Il 2 novembre 2005 sonoarrivata in Malawi conl’organizzazione “SelfHelp International”,

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do MALAWI: COLLEGAMENTO INTERNAZIONALETRA CONTINENTI DIVERSIElaine e John Cogavin - ERI, Collegamento zona Eurasia

sapendo che una équipeera stata fondata làcirca sei mesi prima.Viaggiavo con un grup-po di cinquanta irlande-si per visionare alcuniprogetti finanziati dallaorganizzazione, e spera-vo, mentre ero inMalawi, di poter incon-trare l’ équipe. Prima di arrivare, hocontattato Peter perinformarlo che mi sareitrattenuta nel Paese perdieci giorni e che deside-ravo incontrare gli équi-piers residenti a Zomba.Fortunatamente, du-rante il mio viaggio,avevo previsto di passaretre notti a Zomba, cittàsituata nel sud, vicinoall’altipiano di Zomba.Con l’aiuto di Peter sonoriuscita a mettermi incontatto con Mavuto,professore di liceo, e ainformarlo che sareiarrivata nella sua cittàe che avrei desideratoincontrare lui e gli altriéquipiers. Purtroppo non

el corso del2005, è natauna nuova Su-

per Regione – denomi-nata Transatlantica –per coordinare e svilup-pare il Movimento intutte le aree di linguainglese in Europa, inAfrica e nei Carabi.Nello stesso periodoPeter e Anna Chandler,la Coppia Responsabiledella Equipe di Re-dazione in Gran Bre-tagna, avevano pubbli-cato sul periodico “TheTablet” un articolo daltitolo A supporto dellecoppie sposate. Sono statilietissimi di ricevere unarisposta via e-mail daparte di Mavuto Man-dala, un cattolico sposa-to del Malawi, cheinsieme a sua moglieChristina chiedeva co-me poter avviare leéquipes nel suo paese.Con gioia, Peter e Annahanno risposto con l’in-formazione e, con laloro équipe Fareham 1,

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er l’ultimo incontro dell’anno ciritroviamo a Roma, ospiti didon Giovanni Cereti, che ha

messo a disposizione la sua accoglien-te casa nella quale respiriamo vera-mente un clima di famiglia, accolti eaccuditi dalle coppie responsabili deiquattro Settori di Roma.Come al solito, la sera dell’arrivo èdedicata alla messa in comune: gioie edolori, fatiche e speranze si mescolanoal racconto delle nostre vite, cheentrano sempre di più in una relazio-ne profonda sulla quale si fonda e cre-sce quel clima di collegialità e di cor-responsabilità che è indispensabile perportare avanti il nostro servizio.La prima parte della mattina delvenerdì è dedicata alla preghiera, met-tendo al centro della nostra medita-zione le parole chiave: beatitudine,bontà e bellezza del libro di EnzoBianchi Cristiani nella società (Rizzoli,Milano 2003), che ci ha accompagnatocome tema di studio in questi dueanni.Come al solito l’ultima riunione del-l’anno è molto fitta di argomenti, per-

ché bisogna chiudere un anno e porrele basi per quello nuovo. Equipe Italiavuole mettere in comune con tutti gliéquipiers che ci leggono i temi tratta-ti di carattere più generale.

Situazione delle Regioni

Abbiamo dedicato quasi tutta la mat-tinata alla messa in comune dellasituazione delle sette Regioni. Duesono le notizie più importanti, chedenotano la vitalità del Movimento.

Costituzione del Pre-settore Sardegna.Nel settembre 2001, su richiesta didon Nino Carta, sacerdote sardo chetornava dal Brasile dopo 27 anni dimissione e dove è stato ConsigliereSpirituale di molte équipes, EquipeItalia incarica Carmen e RenzoGaggero, allora coppia responsabiledella Regione Nord Ovest B, di dif-fondere le équipes nell’isola. Grazie aloro e grazie alle coppie che hannoaccettato di pilotare dal “continente”,ora sono presenti quattro équipes, piùuna in pilotaggio. Carmen e Renzoritengono che le équipes sarde siano

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po pericoloso per le perso-ne uscire di casa dopoquell’ora. Inoltre, disera, non possono lasciarele loro case senza sorve-glianza, perché rischianodi essere derubate.Gli équipiers trovano nel-l’équipe un gruppo sicuroe fidato con il quale posso-no confrontarsi sullo svi-luppo della loro fede. Illoro coinvolgimento nelMovimento ha già avutoun profondo effetto sullaloro pratica cristiana.Durante la mia visita,Mavuto mi ha detto che ilsuo stipendio era di 40euro al mese. Una borsadi 10 kg di mais, suffi-ciente a nutrire la suafamiglia, composta di dueadulti e di tre giovanifigli, per cinque settima-ne, costa 20 euro.Rimangono, per tutte lealtre necessità della suafamiglia, 20 euro al mese.La povertà è grande inMalawi.L’équipe Zomba 1 sta at-tualmente provando alanciare almeno unanuova équipe e hanno lasperanza che altre équipespossano seguire. FratelCallisto, un padre mon-fortiano, ha grande meri-to. Egli si è avventuratoin acque sconosciute, assu-mendo con grande entu-siasmo il ruolo di Con-sigliere Spirituale della

prima équipes in Malawi.Abita in una parrocchiadistante 15 chilometri daZomba e gli équipiers ave-vano fatto in modo che lariunione di Natale avesseluogo nella sua parroc-chia. Aspettava veramen-te con impazienza di rice-vere le quattro famiglienella sua casa durantedelle feste. A seguito di questo incon-tro si è stabilito un fortelegame tra l’équipe Zom-ba 1 e la mia équipe diMullingar 4. Tutti gli équipier irlan-desi scrivono regolarmen-te alle famiglie dell’équi-pe di Zomba e questa cor-rispondenza ha permessodi aiutare e di incorag-

giare entrambe le équi-pes, creando un solidolegame tra i due conti-nenti. L’équipe Zomba1 ha chie-sto di non essere dimenti-cata durante il Radunointernazionale di Lour-des. Ha chiesto anche lenostre preghiere, partico-larmente in questo mo-mento in cui il Malawifa fronte ad una severacarestia ed è stato dichia-rato regione sinistratadal loro Presidente.

Rendiamo grazie peravere a nostra disposi-zione i mezzi di comuni-cazione che rendonopossibile il contatto con inostri fratelli e sorelledel nostro Movimentoattraverso il mondo.Preghiamo affinché loSpirito Santo continui lesue chiamate e che pos-siamo rispondere comePeter e Anna, Mavuto eChristina, Dermot eFlorian e tutti quelli chehanno aiutato a semina-re ed a coltivare i semidel nostro Movimento.Vi chiediamo di pregareper questa équipe, per leloro famiglie e le comu-nità del Malawi chehanno bisogno dellanostra solidarietà, delnostro aiuto reciproco edel nostro amore.Che Dio vi benedica.

LE COPPIE DIZOMBA TROVANONELL’ÉQUIPE UNGRUPPO SICURO

E FIDATO PER CRESCERE NELLA

LORO FEDE

DALLA RIUNIONEDI EQUIPE ITALIA

Roma, 2 - 3 giugno

P

denza della pubblicazionedei cinque numeri della“Lettera”. Come sempre,il Piano Redazionale verràdiffuso nella sessione perCoppie Responsabili diSettore e ne troverete unasintesi sul prossimo nume-ro della Lettera.

Bilancio economico2005 della AssociazioneCarla e Roberto, a nomedi Annalisa e FrancoSchiffo, responsabili dellaSegreteria nazionale, illu-strano il rendiconto eco-nomico della Associa-zione relativo al 2005.Non è solo un adempi-mento verso lo Statuto,ma è soprattutto unadempimento verso gli

équipiers per dar loro conto dell’im-piego del denaro versato come quotaannuale. Equipe Italia ha approvato ilbilancio, e alle pagine 20 e 23 si trovail bilancio stesso con i relativi com-menti e la convocazione dellaAssemblea.

Incontro con gli équipiers deiSettori di RomaLa sera è dedicata all’incontro con gliéquipiers romani, a San Giovanni deiGenovesi, bellissima chiesa cinquecen-tesca. È un momento importante,soprattutto perché era da tanti anniche per varie ragioni organizzativenon si presentava un’occasione simile.Sono tante e stimolanti le questioniposte dagli équipiers presenti, chemanifestano un vivo interesse per la

ora in grado di camminareda sole e caldeggiano lacostituzione del pre-setto-re, di cui Domenica eLibero Soro assumono laresponsabilità, e che conti-nua a far parte dellaRegione Nord Ovest B.

Costituzione del SettoreEmilia. Si raccolgono orai frutti del tanto lavoroche è stato svolto nel pre-Settore. Sono state con-solidate le équipes aBologna (ora sono quat-tro), il Movimento si èradicato a Modena (treéquipes e una in pilotag-gio). Insieme alle loroéquipes, Alessandra eMassimo Lambertini, checontinuano il loro servi-zio come coppia respon-sabile di Settore, hanno lavoratomolto per rafforzare il legame con ilMovimento. Equipe Italia accoglie con gioia le dueproposte.

“Lettera END”Nel primo pomeriggio ci raggiungonoMaryves e Cris Codrino che, a nomedella Equipe di Redazione, ci presenta-no la proposta per il Piano Redazionale2007, che ha per titolo Lampada per imiei passi è la tua Parola, luce sul miocammino (Sal 118, 105).L’Equipe di Redazione ha proposto,come asse e cardine del Piano reda-zionale 2007, la Parola dell’Evangelo,così come viene proclamata nella cele-brazione dell’eucaristia domenicaledurante l’anno liturgico, in corrispon-

LA SERA È DEDICATA

ALL’INCONTROCON GLI

ÉQUIPIERSROMANI.

SONO TANTE ESTIMOLANTILE QUESTIONI

POSTE DAI PRESENTI

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vita del Movimento.Per l’occasione ci raggiungono ancheMarie Christine e Gérard de Robertycon Padre François Fleischmann,rispettivamente coppia responsabile econsigliere spirituale dell’ERI, presen-ti a Roma per un convegno e per l’in-contro con il Papa dell’indomani.Cenano con tutti noi gustando i sapo-ri della cucina romana.In preparazione all’incontro con ilPapa, subito dopo cena ci trasferiamonell’attigua chiesa, dove partecipiamoalla veglia, curata da una équipe diRoma, insieme a équipiers venuti un

po’ da tutta Italia.La mattina del sabato è dedicata aadempimenti di carattere più organiz-zativo principalmente per mettere apunto il programma della SessioneNazionale di agosto e della Sessioneper Coppie Responsabili di Settore.

Si è fatto ormai tardi: dobbiamo rag-giungere piazza San Pietro per l’in-contro del Papa con i Movimenti econ le nuove comunità. Ci “tuffia-mo”, non senza qualche difficoltà, inuna folla di 350-400 mila persone(vedi alla pag. 24).

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iaCalendario 2006-07

13-15 ottobre 2006: Sessione Coppie Resp. di Settore a Sassone (per Equipe Italia l’incontro ini-zia con la cena del 12)

1-3 dicembre 2006: Equipe Italia nella Regione Nord Ovest A

26-28 gennaio 2007: Equipe Italia nella Regione Centro

16-18 marzo: Equipe Italia nella Regione Sud Ovest

1-3 giugno: Equipe Italia nella Regione Nord Ovest B

28-30 settembre 2007: Sessione Coppie Resp. di Settore a Sassone

Sessione nazionale primaverile: a Sassone, dalla cena di venerdì 27 aprile al pranzo di martedì 1 maggio

Sessione nazionale estiva: a Nocera Umbra, nella seconda metà di agosto, in date ancora da definire.

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iaSPESE CORRENTI DELL’ANNO

Personale dipendente (stipendi, contributi, varie) 14.333,55

Spese di segreteria (cancelleria, postali, affitto, telefono, luce) 8.583,31

Lettera END (grafico, tipografia, postali) 28.763,96

Finanziamento delle Sessioni nazionali (tutto per baby-sitting) 6.514,80

Quota versata al Movimento Internazionale (di cui il 50% circa per ERI, Equipes Satelliti e solidarietà internazionale e il 50% circa per segreteria internazionale) 18.839,00

Solidarietà Internazionale verso Africa Francofona 6.000,00

Rimborsi spese a Regioni ed Equipe Italia (di cui 6.661,73 per diffusione e pilotaggi in Sardegna) 9.292,82

TOTALE SPESE CORRENTI DELL’ANNO (C) 92.327,44

DIFFERENZA TRA ENTRATE E SPESE CORRENTI (D = B - C) 6.622,56

SPESE PLURIENNALI / STRAORDINARIE

Stampa Guida END, Storia END, Depliant END, Libretti Verdi 11.340,84

Ristampa DUE DI LORO ERANO IN CAMMINO, AMORE e MATRIMONIO 6.386,70

Mobili, arredi, attrezzature informatiche per ufficio 1.882,22

TOTALE SPESE PLURIENNALI/STRAORDINARIE (E) 19.609,76

DISPONIBILITA’ A FINE ANNO ( F = A + B – C – E ) 45.907,71

COMMENTO AL RENDICONTO ECONOMICO 2005

Lo schema di cui sopra riporta il bilancio da un punto di vista puramente conta-bile, così come richiesto dallo Statuto della Associazione. Ma, poiché un puroelenco di voci e numeri risulta piuttosto arido, cerchiamo di darne una letturacommentata.

Nella nostra Super Regione le ENTRATE sono costituite quasi esclusivamentedalle quote versate dagli équipiers, e negli ultimi tre anni queste hanno avuto laseguente evoluzione.

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i sensi dell’art.10 dello Statutodell’Associazione, si comunicache l’Assemblea annuale dei Soci

è convocata per il giorno 13 ottobre2006 alle ore 8,00 presso l’IstitutoMadonna del Carmine, PadriCarmelitani, via Doganale 1, 00040Ciampino Sassone (Roma) e, inseconda convocazione, il giorno 14ottobre 2006 alle ore 15.00 nello stes-so luogo, con il seguente ordine delgiorno:

- Relazione del Presidente- Approvazione del Rendiconto del-

l’anno 2005- -Avvicendamenti nel Consiglio

Direttivo- Varie e eventuali

Si ricorda che: …l’Assemblea è valida-mente costituita in prima convocazionese è presente o rappresentata almeno lametà più uno dei Soci e, in seconda con-vocazione, qualunque sia il numerodegli interessati… (art.10 dello Statuto)

La PresidenteAnnalisa Martelli

CONVOCAZIONE DELLAASSEMBLEA DEI SOCI ERENDICONTO AL 31/12/2005

ASSOCIAZIONE EQUIPES NOTRE DAME, RENDICONTO ECONOMICO AL 31 DICEMBRE 2005 (valori espressi in Euro)

DISPONIBILITA’ A INIZIO ANNO (A) 58.894,91

ENTRATE CORRENTI DELL’ANNO Somma versata alla Super Regione Italia (corrispondente al 50% delle quote degli équipiers) 98.500,00

Contributi vari 450,00

TOTALE ENTRATE CORRENTI (B) 98.950,00

AAssociazione Equipes Notre Dame

La maggior spesa per la Lettera END nel 2005 è dovuta alla stampa del temadi studio in preparazione al Raduno di Lourdes, oltre che all’aumento delnumero di équipiers. Per quanto riguarda le spese per Equipe Italia, la note-vole spesa nel 2003 è dovuta alle spese sostenute per la partecipazione delle cop-pie di Equipe Italia alla Sessione internazionale di Roma, per la quale l’ERI avevadeciso per tutti, indipendentemente dalla provenienza, lo stesso importo.Per quanto concerne la solidarietà internazionale, nel 2003 sono state finan-ziate 2 coppiesiriane per lapartecipazionealla sessioneinternazionaledi Roma. I fondi del2004 e 2005sono stati de-voluti all’AfricaF r a n c o f o n a ,per la realizza-zione di pro-getti di forma-zione.

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FIG. 2 - EVOLUZIONE NEGLI ULTIMI TRE ANNI DELLA DESTINAZIONE DELLE QUOTE RACCOLTEEURO

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15.000,00

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SVILUPPO VITAMATERIALE

2003 2004 2005

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S1 S2 S3 S4 S5 S6 S7 V1 V2

FIG.1 - ANNO 2005 - DESTINAZIONE DELLE QUOTE VERSATE

SVILUPPO 72%

VITA MATERIALE28%

Lettera END24%

Segreteriainternazionale

6%

Stampa libri16%

ERI animazioneinternazionale

13%

Segreteria Italia22%

Solidarietà internazionale

5%Spese Equipe Italia

2%Pilotaggi Sardegna

6%

Finanziamento SessioniNazionali

6%

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ia Somma versata Quota mediaAnno alla SR Italia Numero di équipes versata da

(50% delle quote) ogni équipe2003 100.162,89 616 325,20 2004 94.200,36 657 286,74 2005 98.500,00 700 281,42

Come si vede, a fronte di un incremento del numero di équipes, la quota mediaper équipes è in diminuzione. Equipe Italia, nel ringraziare tutti gli équipiers che con il loro contributo assicu-rano la vita materiale e lo sviluppo del Movimento, propone che il primo giornolavorativo successivo all’8 dicembre (data di promulgazione della Carta) siaidealmente il giorno in cui tutti gli équipiers italiani offrono insieme il frut-to del loro lavoro, per condividere quanto la Carta ci chiede: versare ogni annocome quota il frutto di una loro giornata di lavoro, per assicurare lo sviluppoe la vita materiale del gruppo cui devono, almeno in parte, il loro arricchi-mento spirituale.Purtroppo spesso si dimentica che la quota non è un “obolo” ma un precisoimpegno che ciascuno di noi si è assunto quando è entrato nelle END. Il con-tributo economico derivante dalle giornate di lavoro di tanti équipiers è anch’es-so “talento”: le coppie che svolgono servizio sapranno farlo fruttare per anima-re e nutrire il Movimento. Come l’acqua viene trasformata in vino buono, cosìle quote vengono trasformate in strumento per la crescita di un gruppo di cop-pie cristiane che sono in cammino imsieme. Non bisogna inoltre dimenticare chela quota ha anche un significato di solidarietà fraterna, per permettere a tanti dipartecipare ai momenti comuni organizzati dal Movimento.

Per assicurare lo sviluppo e la vita materiale del Movimento, nel 2005, oltre allespese ordinarie, si è reso necessario sostenere spese straordinarie e pluriennali, dicui la maggior parte (17.727,54 Euro) per la ristampa di materiale END, di temidi studio e di libri. Le entrate non sono state sufficienti a coprire queste spese straordinarie, per cuisi è fatto ricorso al nostro patrimonio iniziale, che è sceso da 58.894,81 Euro a45.907,61 Euro.Ma quello che si ritiene più interessante è dar conto agli équipiers di come è statospeso il denaro da loro versato. Questo viene fatto utilizzando le parole stessedella nostra Carta, suddividendo le spese sotto le voci sviluppo e vita materialedel Movimento.

Il grafico di fig.1 alla pagina seguente è relativo all’anno 2005, mentre quello difig. 2 schematizza l’evoluzione delle singole voci negli ultimi tre anni.Dal grafico si rileva che più del 70% è stato impiegato per lo sviluppo delMovimento, sia nazionale sia internazionale.Il diagramma in fig. 2 schematizza l’evoluzione delle stesse spese negli ultimi treanni.

la vita si trova solo donan-dola, non la si trova volen-do impossessarsene.Ai movimenti richiama:Chi ha incontrato qualco-sa di vero, di bello e dibuono nella propria vitacorre a condividerlo, infamiglia e nel lavoro, intutti gli ambiti dell’esi-stenza. Lo fa senza nessunapresunzione perché, tutto èdono; senza scoraggiamen-to, perché lo Spirito precedela sua azione nel “cuore”degli uomini e come semenelle più diverse culture ereligioni.

E allora consapevoli delfatto che dove irrompe, lo Spirito Santosuscita sorpresa, sconcerto, stupore per-ché trasforma le persone, muta il corsodella storia (come ci ha detto Mons.Rylko1) abbiamo delineato un aspettodel nostro essere missionari.

Santo Padre assicura che ipastori saranno attenti anon spegnere lo Spirito echiede ai movimenti diaiutarlo ad aprire le portedel mondo a Cristo la pie-tra angolare su cui costrui-re l’autentica civiltà, laciviltà dell’amore.Il Papa ha fotografato,con una folgorante imma-gine evangelica, la realtàdella nostra società: Iopenso che, spontaneamente,la stragrande maggioran-za degli uomini ha lo stessoconcetto di vita del figliolprodigo nel Vangelo…godersela pienamente. Nonavviene forse così ancheoggi? Quando della vita ci si vuole sol-tanto impadronire, essa si rende semprepiù vuota, più povera… ed emerge ildubbio se vivere, in fin dei conti, siaveramente un bene. E subito dopo ciha ricordato che, imparando da Cristo

L’INCONTRO ÈSTATO UNA

FESTA, UN ABBRACCIO

DI GIOIA E DI COLORI,

DI GENTE CHECANTAVA E CHE

PREGAVA

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Equipe Italia

nche le END hannopartecipato, nelpomeriggio di saba-

to 3 giugno, vigilia diPentecoste, al secondoincontro dei movimentiecclesiali e delle nuovecomunità; lo hanno fatto,come è loro caratteristica,con una presenza discreta,propria di chi non vuolefare numero per contarsi,ma di chi si sente Chiesa evuole essere attento, acco-gliente ed aperto. Ed è stata veramente unaesperienza di Chiesa. Ben123 erano i gruppi chehanno accolto l’invito: ilcolpo d’occhio era davveroeccezionale ed il previsto etemuto temporale harisparmiato le 350-400mila persone presenti.L’incontro è stato unafesta, un abbraccio di gioiae di colori, di gente che cantava e chepregava, di giovani ma anche dimamme e papà che spingevano passeg-gini, di famiglie, di bambini.Alcune delle parole pronunciate dalPapa ci hanno particolarmente colpito,forse perché le sentiamo nostre, quali

SIATE SCUOLADI LIBERTÀ

l’invito a essere scuole di libertà, aportare i propri doni nella Chiesa e alavorare per l’unità: la volontà delloSpirito non è arbitrio, [lo Spirito] nonsoffia da qualunque parte girando unavolta di qua e una volta di là e il suosoffio non disperde ma raduna”. Il

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Tutti i discorsi e le meditazioni sono presenti su internet all’indirizzo:http://www.laici.org/index.php?p=testivigilia.Nelle pagine che seguono si trovano le “impressioni a caldo” di una coppia diéquipiers che era presente in quel sabato pomeriggio.

1) Presidente del Pontificio Consiglio per i laici

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iaMovimenti, “segni di spe-ranza per il bene dellaChiesa e degli uomini”,ebbero con GiovanniPaolo II, già sofferentema sempre lucido ecomunicativo, come nelsuo stile.L’emozione è grande cosìcome la gioia e l’entusia-smo per l’ingresso delPapa in piazza San Pietro!Di nuovo colori, festa, sventolio difoulards, il Papa che si sofferma abaciare i bimbi e a ricambiare strettedi mano ignote ma vere, poi i Vespri,accompagnati da brevi meditazionidei rappresentanti dei Movimenti.Infine, l’omelia di Benedetto XVI,mentre l’aria si fa sempre più fresca.Difficile raccontare tutto, rappresen-tarlo degnamente con una cronacache non sia parziale. Forse è meglioaffidarsi ad alcune sensazioni, ad alcu-ne impressioni “a caldo”.

E l’impressione che rimane nei nostricuori è mutuata da san Paolo, quandodescrive la Chiesa come un corpo contante membra, il cui capo è Cristo.Ecco, in questo grande raduno inter-nazionale ci è sembrato di vedere que-sto corpo muoversi armoniosamente,in un’unica direzione, nonostante letante diversità. E’ un’impressione cheha trovato conferma a più ripresedurante la Veglia. Innanzitutto in unafrase dell’allora cardinale JosephRatzinger, “Lo Spirito soffia dovevuole e quando soffia crea un movi-mento, perché lo Spirito è per tutta laChiesa”, che ci ha introdotto nelmodo migliore in uno dei temi por-tanti di questo incontro, quello dei

Movimenti nella Chiesa.Poi nella meditazioneproposta da KikoArguello, del movimentoNeocatecumenale, che hamesso in evidenza comel’istituzione ed il carismaabbiano sempre contrasse-gnato nei secoli la vitadella Chiesa. L’istituzioneed il carisma, incarnatidagli apostoli Pietro e

Paolo, rivivono ai nostri giorni nellagerarchia e negli ordini (l’istituzione)e nei Movimenti e nelle nuove comu-nità (il carisma). Probabilmente ladefinizione è schematica e riduttiva,però è bello pensare ad una comple-mentarietà di funzioni all’internodella Chiesa. Infine c’è la multiformi-tà ed unità di cui ci ha parlato il Papa.Quanto sono diversi i carismi e lecaratteristiche dei diversi Movimenti!Eppure tutti insieme sono chiamati avivere l’unità della Chiesa, insieme alpapa, ai vescovi, ai sacerdoti: multifor-mi ma uniti. Chi può compiere questomiracolo se non lo Spirito? È loSpirito Santo, con i suoi doni, chericompatta la prima comunità cristia-na. È lo Spirito che unisce le giunturedella Chiesa, così che l’unità del corpodà forza alla comunità intera!Inoltre il Papa ci ha detto che iMovimenti devono essere simbolodella libertà vera e grande dei figli diDio, quella libertà sbocciata dallafigliolanza divina che ci è stata donatae che noi, con l’aiuto dello SpiritoSanto, possiamo a nostra volta tra-smettere. Infatti lo Spirito Santo èfonte creativa della vita e solo abban-donandoci a Lui, che ci ama e ci cono-sce da sempre, e facendoci aiutare da

L’EMOZIONE È GRANDE, COSÌ COME LA GIOIA E

L’ENTUSIASMO

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abato 3 giugno, piazza SanPietro: l’invito di Benedetto XVIai Movimenti e alle nuove

comunità per la Veglia di Pentecoste èstato raccolto da tanti. Si parla di quat-trocentomila persone e quando arri-viamo in via della Conciliazione sivedono tutte!Di fronte a questa immensa folla, inostri “pass” a cosa servono? E comefaremo a trovare gli altri amici delleEND? Le porte dei servizi d’ordinesembrano “sbarrarsi” in continuazio-ne, anzi fra un po’ verranno chiuse deltutto. Poi, finalmente, il fiume dellepersone che preme ottiene uno sfogo:fatta la “coda” e superato il “metal

S detector”, entriamo in piazza SanPietro. Il colpo d’occhio è bellissimo enello stesso tempo impressionante:sventolano foulards di tutti i colori, glistriscioni fanno risaltare la presenzadei diversi Movimenti. I quattrocento-mila stanno trovando, con maggiore ominore successo, la loro collocazione,i più per terra, sui seggiolini, o sui car-toni. Noi siamo tra i più fortunati:dopo aver superato decine e decine dicorpi, staccionate e servizi d’ordine,troviamo delle sedie.Intanto i canti si alternano alle imma-gini e ci colpiscono in particolarequelle del precedente memorabileincontro (30 maggio 1998) che i

Tiziana e Raffaele Straniero - Oggiono 2

L’ISTITUZIONE E IL CARISMAImpressioni a caldo dopo l’incontrodei Movimenti con il Papa

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imanere stabili sulle scelte fatteuna volta per tutte? O avere ilcoraggio di non fermarsi mai,

pronti a rispondere ad ogni nuovorichiamo della parola del Signore?Quando si parla di «perseveranza», sipensa all’una e all’altra cosa. C’è con-traddizione?Per certi versi, dobbiamo temere lamentalità del «Dio immobile» dellafilosofia pagana. Antico e NuovoTestamento parlano con tutt’altro lin-guaggio. Ci rivelano un Dio che amafino alla morte, e manifesta tutte letonalità della passione: dalla gelosia edalla collera, alla gioia incontenibiledel padre per il figlio che torna a casae dello sposo che ritrova l’amore dellasua donna. Alla fine, Dio stesso si favedere e toccare nei tratti dell’Uomoche cammina1, per riprendere il cele-bre titolo di Christian Bobin. Dio nonsi ferma mai. Dio è novità perenne.Chi segue Gesù impara a non contarepiù nemmeno su un luogo dove posa-re il capo (Mt 8, 20). Allora – viene daconcludere – la perseveranza sta nelvivere disponibili a questo perpetuomovimento, nomadi come Abramo, inricerca di una dimora che non è diquesto mondo…Ma grattiamo un po’ la superficie. Dache cosa è spinto il Figlio di Dio a que-

sto camminare incessante? Che cos’èche rende lo Spirito Santo un “pelle-grino” che si muove verso gli uominiper metterli a loro volta in camminoverso la casa del Padre? La parola deiprofeti di Israele ci permette di coglie-re già nell’antica alleanza il senso piùprofondo di questo muoversi. Il Padreha inviato suo Figlio per realizzare lasua volontà di salvezza, per compiereal di là di ogni limite e di ogni speran-za umana la fedeltà del suo amore pergli uomini.«Punirò con la verga il loro peccato econ flagelli la loro colpa. Ma non toglie-rò la mia grazia e alla mia fedeltà nonverrò mai meno…» (Salmo 89, 33-34).Le evocazioni del castigo, che tantospesso ci urtano nell’ascoltare laScrittura, non devono farci trascurareil cuore dell’alleanza. Dio ha stretto congli uomini e donne di tutti i tempi unasolidarietà irrevocabile. La sua fedeltàè «stabilità» in una volontà di comu-nione, ed è proprio per realizzare que-sta promessa che Dio viene e camminain mezzo a noi. Impossibile per l’uo-mo accogliere tale dono senza essernetrasformato nel profondo. E così lavita del credente diviene una conver-sione incessante. Sottomesso ai tempie alle esigenze della vita umana, e allescelte della libertà che il Padre stesso

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NON ABBIATE CHE QUESTO DEBITO: AMATEVI

GLI UNI GLI ALTRI Don Leonardo Scandellari - Consigliere Spirituale Padova 3

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Maria, potremo fare cosegrandi per una rinnovataPentecoste!

Caspita! Ci siamo detti.Già un noto quotidiano ciaveva accolti il sabatomattina come i “nuoviapostoli” che arrivano aRoma (salvo dirci il gior-no dopo che l’abbiamolasciata come una porci-laia!), ma la cosa più bellaè che è stato il Papa inpersona ad affidare a cia-scuno di noi e ai nostriMovimenti questo compi-to meraviglioso ma impe-gnativo: partecipare, lasciandoci gui-dare dallo Spirito, ciascuno con il pro-prio carisma ma nell’unità dellaChiesa, alla costruzione della civiltàdell’amore!

E allora la conclusione diquesta bellissima esperien-za non può che tradursi inuna preghiera:

Spirito Santo, vieni, illu-minaci nell’essere discepolidi Cristo!Spirito Santo, vieni, salva-ci dalle insidie di unalibertà non vissuta nellaresponsabilità!Spirito Santo, vieni,accendici d’amore!Spirito Santo, vieni, conso-laci e gioisci con noi!Spirito Santo, vieni, dimo-ra in noi e nelle nostre case!

Spirito Santo, ti ringraziamo quandoci risvegli dal torpore quotidiano. Solocosì anche noi possiamo divenire colla-boratori e costruttori della civiltà del-l’amore. Amen.

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iaÈ LO SPIRITO

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Ricordiamo a tutti gli équipiers che solo gli articoli firmati dall’ERI e da EquipeItalia esprimono la posizione del Movimento; tutti gli altri sono proposte che pos-sono essere oggetto di riflessione e confronto nel rispetto di un fraterno pluralismo.La redazione si riserva il diritto di condensare e ridurre i contributi pervenuti.

ha creato per gli uomini,lo Spirito Santo nonsmette mai di agire nelnostro intimo per farciuscire dalla prigionia del-l’egoismo. E come la libe-razione da ogni altraschiavitù, anche questarichiede un «esodo», uncammino in cui si alterna-no le soste alle sorgenti ele marce attraverso terredeserte.

Per la Scrittura, dunque,perseverare è una fedeltàche di sua stessanatura esige il muta-mento, la conversio-ne, il coraggio dimettere ancora esempre un piededavanti all’altro. Una stabilità che nonha nulla di statico. La «fedeltà coniuga-le» — anzi, quella chenoi usiamo chiamarecosì — è allora “solo”un primo passo versol’amore fedele adimmagine di Dio. Seè vero che oggi tanticondizionamenti eprovocazioni la ren-dono così difficile, ècerto però che lafedeltà nella coppia edella coppia compor-ta molti altri passi,anche faticosi, maiscontati. Finché ad esempio losforzo di questo cam-

mino è condiviso in unimpegno reciproco, lafedeltà ha perfino qualco-sa di logico, se non pro-prio ovvio. Ma che succe-de se ad un dato punto ilcarico sembra ricaderesulle spalle di uno solo? Cisi accorge allora che permettere alla prova la per-severanza in una coppianon occorre affatto atten-dere che si insinui la tenta-zione delle “avventure”.Nelle sue Lettere dal deser-to 2, Carlo Carretto descri-

zioni umane, quella deldare/avere. Non l’ingiu-stizia, ma l’esasperazionedi una giustizia che «nonsupera quella di scribi efarisei» (Mt 5, 20). Mi dotanto da fare per tutto ilgiorno, non è giusto cheanche lui/lei si sobbarchiqualche fatica?… —Seguendo questa direzio-ne, si finisce per sentirsicreditori verso tutti.Diventiamo ragionieri mi-nuziosi di tutte le soddi-sfazioni da rivendicare. E

ci vuol poco: chi non è mai venuto amancare, prima o poi, nei suoi doveriverso l’altro?Verso ciascuno non abbiate che questodebito: amarvi gli uni gli altri, ammo-nisce Paolo (Rm 13, 8)… Sì, ma checosa può voler dire, in tale situazione,la parola «amarsi»? Che cosa possonosignificare i termini «fedeltà», «perse-veranza»? Attenzione a non tradurli inun’equivoca pazienza, se questo com-porta che uno dei due si rassegni osopporti tutto, senza mai esigere chia-rezza nella relazione di coppia. Anchel’idea di un dovere, da adempiere costiquel che costi, può suggerire unobbligo subìto senza una decisioneautenticamente libera. Nel momentoin cui la perseveranza e la fedeltà sonomesse alla prova, non ha senso elude-re la domanda: potremmo fare diver-samente? Potremmo ritirare la sceltafatta mesi o anni fa? Nella vita di cop-pia esistono anche delle responsabilitàmorali, ma la scelta della fedeltà faappello a risorse più interiori3.Evocando la parabola del servo spieta-to (Mt 18, 21-35), Aristide Fumagalli

ve «la rivolta dei buoni».Ecco il caso di unamamma che, dopo averretto per anni il peso diuna famiglia, esplodeall’improvviso: «Basta, orabasta! Ho fatto finora lavostra serva, e non ve nesiete nemmeno accorti.Ho sacrificato la mia vita,mentre voi vi siete diverti-ti…» E Carretto prose-gue: «sul filo della giusti-zia», non solo quelladonna ha ragione, ma c’è«una cosa più grave… si èpassati accanto al suo sacrificio senzatenerne conto, non si è avvertito il suopiangere in silenzio…» Non è ancoratutto: in molte circostanze «ognunodi noi si sente sull’esatta posizione diquella madre, ognuno di noi si sentevittima… Ma il caso più strano è checiascuno di noi ha ragione».L’amore mette alla prova la sua capa-cità di resistenza nella quotidianità. Làdove l’abitudine subentra poco pervolta all’attenzione, alla gratitudine,alla tenerezza. Non è facile per l’amo-re conservare la vivacità dei primianni, in cui nessuna spesa, nessunsacrificio per l’altro sembra eccessivo.Ma quando l’usura del tempo hacominciato a scolorire la novità, è pos-sibile non sentirsi più appagati dallalogica di gratuità con cui ci si eradecisi a sostenersi reciprocamente nelcammino: «Con la grazia di Cristoprometto di esserti fedele sempre,nella gioia e nel dolore, nella salute enella malattia, e di amarti e onorartitutti i giorni della mia vita»…Viene allora la tentazione di tornarealla logica che predomina nelle rela-

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teL’AMORE METTE ALLA

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CHE SUCCEDE SE AD UN DATO

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Nella pagina precedente: Ambrogio da Fossano detto il Borgognone - Diligite invicem (Amatevi gli uni gli altri)

LA CARITÀ È PAZIENTE.IL MATRIMONIO

È AMORE PAZIENTE

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Laura e Gerardo Dixit Dominus - Roma 81

a relazione coniugale sembrabasarsi sulla reciprocità. Così cisembra debba essere: tutti aspi-

riamo a ricevere, anche quando diamoo vogliamo dare o ci sembra di dare. Ilnostro amore di uomini può certa-mente essere gratuito e oblativo, ma,appunto, nei limiti dell’umano; tende

ad essere scambio di affetto, di pro-tezione, di cura, di affidamento reci-proco.Eppure se la nostra relazione coniuga-le si basa soltanto sulla reciprocità, seaspiriamo a ricevere, più che a dare, seil nostro amore non è (o non cerca diessere, almeno in parte) gratuito ed

oblativo, ma consiste in unacontabilità a “partita dop-pia” di affetto, di protezio-ne o di cura, noi nonmostriamo davvero il voltodi Cristo, non siamo mini-stri di un Amore più grandee generoso e non siamoneppure veri educatori deinostri figli e dei figli chenon sono nostri. Nonvivendo davvero il sacra-mento del matrimoniosaremmo solo sale che haperso il sapore.La nostra vocazione matri-moniale è testimoniaregiornalmente, con la vita econ le opere, un Amore chevive di rapporto e di dona-zione gratuita, paziente eperseverante, e non solitariaenumerazione di “meriti”individuali; è portare que-st’amore agli altri, testimo-

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tespecializzazione per po-chi. Forse, allora, in una coppianon si è mai così autentica-mente “ministri” della sal-vezza, l’una per l’altro,come quando la scelta del-l’amore si rinnova coscien-temente in mezzo alleincomprensioni.L’accogliente rispetto perle difficoltà e i tempi del-l’altro, la ricerca e la dis-ponibilità al confronto,

l’impegno a vincere le semplificazionisuperficiali, l’accettazione dei limiti edelle tensioni di cui si fa esperienzalungo questa via… divengono nelmatrimonio immagini vive della fedel-tà di Dio. Una fedeltà che non aspet-ta di aver chiarito tutti i malintesiprima di donarsi; che anzi, nel dono,spesso previene il momento in cui ci sitorna a comprendere. E appunto cosìtraccia una via percorribile in mezzoalle tante recriminazioni che, comemacerie dopo il crollo, sembranobloccare l’uscita dal passato.

osserva: «Marito e mogliepossono trasformarsi nelservo che afferra l’altroalla gola… Marito emoglie possono peròessere l’uno per l’altra ilpadrone che, pur avendotutte le ragioni dalla suaparte, perdona peramore»4. Questo «peramore» fa tutta la diffe-renza. Ci si è amati unavolta: ci si ama adesso?Non si è fedeli legandosialla scelta di un tempo, ma scegliendodi nuovo la scelta già fatta. La vita ditanti uomini e donne mette oggi anudo la debolezza di una fedeltà vis-suta sul piano della semplice“coerenza”: un sì pronunciato nelpassato è un troppo fragile sostegnoalla volontà.La vita di coppia può inaridire permolto meno che un tradimento. Main gioco non è “solo” la sopravviven-za di una relazione: è in gioco il sensoche la persona vuol dare alla propriavita. Amare è una vocazione, non una

LA VITA DI COPPIA PUÒINARIDIRE PERMOLTO MENO

CHE UNTRADIMENTO

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Marc Chagall - Il Matrimonio

1) Monastero di Bose: Qiqaion 19982) CARLO CARRETTO, Lettere dal deserto, Brescia: La Scuola, 19643) Cfr. ALESSANDRO MANENTI, Vivere gli ideali: fra paura e desiderio/1,

Bologna: Dehoniane, 1988.4) ARISTIDE FUMAGALLI, Parlava loro in parabole. Pagine evangeliche per la coppia e la famiglia,

Cinisello Balsamo: San Paolo, 2006

A tutti i lettori (e scrittori) della Lettera ENDricordiamo che i contributi per la Lettera vanno inviati a:

[email protected] e Cris Codrino

Via Panizza, 9 - 10137 Torino - Tel. 0113097425La brevità degli articoli consente la pubblicazione di un maggior numero di contributi.

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ficoltà che l’amore puòfare questo suo ulteriore –e forse ultimo – passaggioin quel dinamismo cheparte dall’innamoramentoe inizia un viaggio, speria-mo lungo, tra le tantevicende della vita, in unacontinua trasformazioneed approfondimento.Comunque le prove nonmancano, anzi si intensifi-cano in questo non sem-plice momento dellanostra vita in cui la giovi-nezza è uscita di scena perlasciare il posto alla matu-rità, con compiti di cura eaccudimento (non solonei confronti dei figli) chesembrano moltiplicarsi ecomplicarsi e ci lasciano

talvolta come spossati ed esausti. Ilnervosismo e la stanchezza si fannotalvolta strada e quante volte l’uno ol’altra hanno dovuto mordersi la lin-gua e ricacciare indietro parole che inquel momento sarebbero state inop-portune e avrebbero accresciuto i pro-blemi. Il tempo per parlare si trova,basta aspettare un’ora o un giorno,magari facendolo alla presenza delSignore: giorno per giorno diventaquasi impossibile - o inconcepibile -fare qualcosa che ferisca l’altro, anchequando non si è d’accordo, anchequando sembra che il punto di vista ele priorità di uno dei coniugi nonsiano considerati, perché il dolore –muto o espresso – dell’uno finisce percontagiare l’altro. Certo gli inciampi ei punti di frizione sono in fondo sem-pre gli stessi ed occorre sempre unsupplemento di pazienza.

niandolo nel piccolo e nelgrande, nella gioia e neldolore, soprattutto nelperdono, che è “null’al-tro” che un dono piùgrande, tanto grande daapparire impossibile o unafollia.

Questa vocazione all’a-more fedele che si faofferta, particolarmenteevidente nella traiettoriadi quelle coppie sposateche perseverano, pazien-temente ed amorevol-mente, nella loro vitaconiugale, nonostante glianni che non solo induri-scono le arterie, ma cor-rodono il fisico e impove-riscono tanti dei modi concui l’amore si esprime, è non solo unavocazione meravigliosa, ma uno degliesempi più comprensibili dello stessoAmore di Dio, donato e mai meritato,offerto senza che si debba chiederlo.Noi coppie sposate siamo chiamate, inmodo tutto nostro, a mostrare a quel-li che Lo cercano (ed anche, forseancor più, a quelli che non Lo cerca-no) il volto di Cristo, nel nostro e conil nostro amore. Cosa rispondiamo aquei Greci che anche oggi chiedono anoi, proprio a noi, come ieri lo chiese-ro agli Apostoli: vogliamo vedere Gesù?(Gv 12, 20-21). E che volto mostriamo,in questi tempi tanto difficili, che dis-prezzano (perché non capiscono ogiudicano folle) il matrimonio e la vitadi coppia e di famiglia come dono persempre?

È nel momento della prova, delle dif-

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te LA NOSTRAVOCAZIONE

MATRIMONIALE ÈTESTIMONIAREGIORNALMENTE,CON LA VITA ECON LE OPERE,UN AMORE DIDONAZIONE GRATUITA

PAZIENZA:CARITÀ APPLICATAMagda ed Eugenio Castellotti - Alessandria 6

ell’Unione Europea ogni 33secondi un matrimonio si sfa-scia; almeno, questo è quanto

apprendiamo da una nota a pie’ dipagina comparsa durante il telegiorna-le di Rai Due dell’8 maggio. Anche seil dato fosse esagerato, anche se la rile-vazione su cui si basa fosse statistica-mente discutibile, è indubbio che l’i-stituto del matrimonio è in forte crisi.Ma lo è pure, ed è ciò che ci preoccu-pa maggiormente, il matrimonio cri-stiano: basta guardarsi attorno…Sembra, in particolare, che principal-mente un aspetto sia profondamentemesso in discussione: il “per sempre”.Infatti, fino al momento dello sfasciodichiarato, sembra che molti matri-

moni funzionino anche bene; talché inalcuni casi verrebbe da invocare unmomento di follia per spiegare larepentinità della rottura. In realtà cre-diamo che non sia così. È il fatto dinon pensare fin dall’inizio il matrimo-nio come somma di gioie e soddisfa-zioni certo, ma anche di problemi edolore, che probabilmente porta unadelle due parti o entrambe a “mandargiù, mandar giù” un rospo dopo l’al-tro, finché l’ultimo, quello che sembraintrangugiabile, determina la fatidicareazione: “adesso basta, non possiamopiù continuare a stare insieme!”.Anche noi, come tutte le coppie,abbiamo avuto difficoltà, abbiamodovuto affrontare situazioni difficili o

dolorose. Il matrimonionon è e non può esserediverso dalla vita: non èun’isola felice dove la coppiapuò isolarsi, al riparo dalletentazioni e dalle brutturedel mondo esterno.Soprattutto all’inizio, quan-do sono ancora più forti imodelli di appartenenzadelle famiglie d’origine, letensioni sono inevitabili. Maanche in seguito, la nascitadei figli, la loro educazione,la scelta del lavoro, della

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Giuseppe Tominz: La famiglia de Brucker

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zione alla Parola e la con-tinuità nella partecipazio-ne comune all’Eucaristiaci hanno profondamenteaiutato, come pure l’e-sempio di unione che,magari con differentimotivazioni, era venutodalle nostre famiglie diorigine, oltre al sostegnoed all’esempio di tantecoppie amiche. Anche itentativi (non sempreriusciti) di aiutare coppiein difficoltà ci hanno for-nito spunti per approfon-dire la riflessione sulnostro essere sposatidavanti al Signore. Inmolte occasioni è stato unsacerdote, a volte unConsigliere di équipe, a

farci comprendere più in profonditàquel che Dio vuole da ciascuno di noi,o semplicemente chi è davvero Dio.E Dio, che è soprattutto amore, si mani-festa paziente in tutta la Scrittura: Ma tusei, o Signore, un Dio pietoso e pronto allacompassione, lento all’ira e ricco in mise-ricordia e fedeltà (Sal 86 (85), 15).La pazienza, una virtù un po’ neglettain questi tempi frettolosi, è davvero lacarità applicata; potremmo anche defi-nirla l’arte dell’amore: non è semplicesopportazione od accettazione delquieto vivere, ma è ricerca, a voltesilenziosa, della comprensione, deldialogo, del confronto. L’eserciziovicendevole della pazienza e il suo affi-namento che ci hanno accompagnatofinora nei primi trentaquattro anni delnostro matrimonio, confidiamo ciaccompagneranno ancora…

casa, perfino della villeg-giatura o degli svaghi,possono mettere i dueconiugi davanti a sceltecontinuamente conflittua-li. I nostri litigi, le nostreincomprensioni, tanto piùgravi a volte quanto piùsordi (poiché entrambi,per carattere, non abbia-mo il dubbio privilegiodella sfuriata, che puòessere violenta ma durapoco e fa spuntare prestoil sereno…), potevanodavvero rischiare di incri-nare il nostro amore, ilnostro matrimonio. Èstato in questi momentiche abbiamo scoperto, omeglio applicato quellacarità che altrimentirischiava di restare solo una bellaespressione. Il mettersi nei panni del-l’altro, lo sforzo di spiegare pacata-mente le proprie ragioni e di com-prendere quelle del coniuge, lo scri-verci dei biglietti o delle vere letterequando mancava il tempo per spiega-zioni verbali, o quando queste poteva-no dar luogo ancora ad incomprensio-ni, la domanda e l’offerta del perdo-no. Sono stati tutti questi i mezzi checi hanno permesso di provare, dopoogni crisi, la gioia della riconciliazio-ne, la fiducia in un cammino comuneche poteva essersi fermato, ma non siera interrotto, la validità di quel “persempre” in cui grazie a Dio (stavamoper dire: per fortuna) non abbiamomai cessato di credere.Certo, in questo cammino non siamostati soli. Una sempre maggiore atten-

IL MATRIMONIONON È UN’ISOLAFELICE DOVE LACOPPIA PUÒISOLARSI AL

RIPARO DALLETENTAZIONI E

DALLE BRUTTUREDEL MONDO

ESTERNO

PICCOLE “PERLE”DI SANTITÀ

Maria Grazia e Daniele Crivelli - Tortona 3

immagino che tutti stiano già arric-chendo il quadro con tante altre“perle” personali e familiari. Ho usatovolutamente la parola “perle” perchéci pare che vada rivalutata adeguata-mente la quotidianità, come spazio di

n ventitré anni di onorata carrieradi marito e moglie ci siamo resiconto che il palcoscenico su cui si

gioca la scelta d’amore è la quotidiani-tà, cioè la semplicità, la banalità deigesti quotidiani, come lavare, stirare,prendere un treno,affrontare una febbreimprevista, un capric-cio… e qui mi fermop e r c h é

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distanza di anni: sono leeredità del cuore.Tutti noi sappiamo quan-to preziose siano questeeredità del cuore, proprioperché hanno un costoche ciascuno paga riaffer-mando, giorno dopo gior-no, che l’amore è la cifradi ogni gesto, anche delsilenzio, della pazienza,dell’accoglienza, dellafatica, della ripetitività.La consapevolezza diavere questo spazio quoti-diano per poter scrivere,magari ogni volta con unagrafia o con un colore

diverso (e non sempre impeccabile),quel sì pronunciato davanti a Dio ealla comunità, può diventare una con-solazione e può darci la certezza dinon avere un canovaccio di secondascelta da cucire.Noi pensiamo che non si debbanoavere nostalgie per altri tempi e luo-ghi, perchè la santità di una coppia sigioca nella quotidianità, dove l’eroi-smo è stemperato, sbriciolato macostante. Magari proprio per questo,nei momenti più difficili, è possibiletirare fuori la grinta e la determinazio-ne per modellare quello spazio nébello, né brutto, ma nostro, perdiventare santi.Proprio perché questo cammino ha itempi e i ritmi di ciascuno di noi, nonci sono ricette già pronte; ci siamo noicon il nostro essere, con la nostra scel-ta d’amore, chiamati a tracciare unatrama, una storia, da inserire nel pianodi Dio.

santità.Accanto alla fatica di farfronte agli impegni ditutti i giorni si fa stradatalvolta la frustrazionedata dal fatto di vederequesta quotidianità comeun impedimento a viveresituazioni più qualificantie valide. I figli piccoli, lepulizie di casa, il lavorofuori casa, la giornata chesi ostina ad avere soloventiquattro ore, non per-mettono di avere tempoper ritiri spirituali, perincontri, per pregare laliturgia delle ore.Vediamo in questo modo di pensareun rischio: perdere l’occasione dicostruire la propria risposta alladomanda di Dio.Attendere altre opportunità, altritempi, crea insoddisfazione, senso diinadeguatezza, inerzia spirituale. Ilnostro carisma di sposi si esprime nellaquotidianità di una coppia che deveoccuparsi di vitto, alloggio, educazio-ne dei figli, eventuale assistenza aglianziani. Queste banalità sono quelleche ci vengono chieste quando ciscambiamo promessa d’amore davantia Dio e alla comunità; sono anche lecose che vengono ricordate da chi cista vicino: il sorriso con cui si fanno igesti quotidiani, la serenità che sicostruisce, il piacere di aprire la portadi casa sapendo di trovare un clima diaccoglienza.Pensandoci bene, sono le “perle” chei mariti e le mogli raccontano, che ifigli ricordano e apprezzano, magari a

LA SANTITÀ DIUNA COPPIA SIGIOCA NELLA

QUOTIDIANITÀ,DOVE L’EROISMOÈ STEMPERATO,SBRICIOLATOMA COSTANTE

PAZIENZA E CARITÀNELLA PROVALaura e Fabio De Nardi - Verona 2

a carità è paziente, benevola è lacarità; non è invidiosa, non sivanta, non si gonfia d’orgoglio,

non manca di rispetto, non cerca il pro-prio interesse, non si adira, non tieneconto del male ricevuto, non gode del-l’ingiustizia, ma si rallegra della veri-tà. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera,tutto sopporta (1 Cor 13, 4-7).

Tante volte, nella nostra vita di coppiaabbiamo meditato su questa pagina diPaolo sentendone il fascino, ma pro-

vando anche una profonda inquietu-dine perché ci sembrava inavvicinabilee irrealizzabile nel concreto dellanostra esperienza.Ci chiedevamo se fosse veramentepossibile, come coppia e come genito-ri, rinunciare al desiderio di possederel’altro e di plasmarlo secondo lenostre attese e i nostri criteri di valo-re; se saremmo stati capaci di ricono-scere l’alterità dell’altro e di rispettar-ne fino in fondo i percorsi e le sceltesenza mai squalificarlo e continuando

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Nella pagina accanto: Odoardo Borrani - Il richiamo del contingente

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ad amare senza riserve.Poi la vita, inaspettata-mente, e dolorosamente,ci ha offerto l’occasioneper comprendere come ilnecessario esercizio dellapazienza e della caritàdeve prevedere la disponi-bilità a riconoscere primae accettare poi, che spessole nostre attese sono inrealtà pretese e che solo laParola di Dio ci può darela forza di confessare que-sto nostro limite all’altrocon onestà e umiltà.La lunga e dolorosa crisiadolescenziale di una dellenostre figlie, la suaimprovvisa e traumaticapartenza per il Brasile, suopaese d’origine, il timore,divenuto via via consape-volezza, che questa suascelta sarebbe stata definitiva, cihanno lasciato lacerati come genitori,ma anche come coppia.Ci siamo sentiti inadeguati e incapaci,non siamo sfuggiti alla tentazionedelle reciproche recriminazioni eaccuse alla ricerca di una suppostaresponsabilità dell’uno o dell’altra pernon essere riusciti a gestire in modoadeguato i disagi e le difficoltà nellarelazione con questa nostra figlia.Questa sconfitta, che sul piano umanoci sembrava inaccettabile, ci ha per-messo di capire che solo la confessio-ne reciproca dei nostri limiti nel vive-re la pazienza e la carità sono premes-sa di un processo di vera trasformazio-ne della relazione e ci ha consentito dirileggere così le parole di Paolo:

La carità è paziente: nonmi stanco di continuaread aspettarti mentre spen-di energie ed entusiasmiper i tuoi interessi e seispesso troppo affaticatoper coltivare la nostrarelazione.

La carità è benigna: vor-rei essere gentile, acco-gliente, servirti conamore, prodigarmi per teanche quando con la tuaindifferenza mi ferisci.

La carità non è invidio-sa: vorrei superare la gret-tezza e la gelosia per ituoi successi, essere capa-ce di accettare la diversitàdei nostri doni, senzarivendicare la superiorità

dei miei sui tuoi.

La carità non si vanta: vorrei mante-nere atteggiamenti di discrezione emodestia, non essere arrogante nécompiacermi troppo di quello cheriesco a conquistare.

La carità non si gonfia di orgoglio:vorrei saper cogliere fino in fondo lamia dimensione reale e considerare lemie qualità doni e non meriti con iquali prevalere su di te.

La carità non manca di rispetto: vor-rei che potessimo coltivare il nostrorapporto con delicatezza, senza la gros-solanità di chi ama, non sapendo rispet-tare i tempi della crescita dell’altro.

SPESSO LENOSTRE ATTESESONO IN REALTÀPRETESE E SOLOLA PAROLA DIDIO CI PUÒ

DARE LA FORZADI CONFESSAREQUESTO NOSTRO

LIMITE ALL’ALTRO

disprezzo degli altri, macoprirli con il silenziosenza lamentarmi, consa-pevole che anche nel limi-te si nasconde una poten-zialità.

La carità tutto crede,tutto spera, tutto sop-porta: vorrei che non per-dessimo mai la fiducia dipoter cambiare, perchéDio ci ama; vorrei che ilnostro amore sapesseaccogliere ogni nostradebolezza e fallimento e

non ci lasciassimo distruggere dainostri limiti e dalle nostre infedeltà,così che il nostro amore imperfetto sitrasformi in quella carità che non avràmai fine.

Con pazienza e carità rinnovate stiamocominciando a perdonarci, a perdonarenostra figlia e a farle sentire il nostroamore e ci chiediamo se non sia pro-prio questo che le sta permettendo diritrovarsi, di risignificare la sua vita e direcuperare fiducia nel futuro.

La carità non cerca ilproprio interesse: vorreipoterti amare con altrui-smo e donazione fino asaper rinunciare ai mieidiritti.

La carità non si adira:vorrei, anche quando il tuoagire mi è insopportabile,non lasciarmi provocare,non portare la nostra riva-lità fino all’esasperazione.

La carità non tiene contodel male ricevuto: vorreisaper riprendere il nostro rapportodopo uno strappo con la tonalità dellafiducia e della stima, perdonandoti perpoter ricominciare.

La carità non gode dell’ingiustizia,ma si rallegra della verità: vorreiriuscire ad accogliere come significati-va la parte di verità che intravedo in tee saperne godere con te.

La carità tutto scusa: vorrei nonesporre i tuoi limiti al giudizio o al

VORREI POTERTIAMARE CONALTRUISMO EDONAZIONE

FINO A SAPERRINUNCIARE AIMIEI DIRITTI“

Indirizzo di posta elettronica della Segreteria [email protected]

I riferimenti della Segreteria Nazionale sono i seguenti:Associazione Equipe Notre Dame - Segreteria Super Regione ItaliaVia San Domenico 45 - 10122 Torino - Telefono e fax 0115214849

Orario: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 13.00;martedì e giovedì dalle 15.00 alle 19.00

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ianoLA FELICITÀ DI COPPIA

Serena e Franco Radaelli - Varese 16

elicità è qualcosa a cui ciascunodi noi si sente chiamato nellapropria vita. A maggior ragione

si dice che la felicità sia un trattodistintivo della coppia cristiana chia-mata ad essere segno vivo dell’amoredi Dio per l’uomo.Proviamo insieme a cercare di andareun po’ più a fondo rispetto al temadella felicità e per fare questo mettia-mo in gioco la nostra piccola ed umileesperienza di vita. Ci piace dire che lafelicità è un dono da chiedere in ognimomento, ma non inesauribile, e perquesto da desiderare in continuazio-ne. È una meta e quindi non un puntodi partenza, bensì di arrivo. Questo cidice che la felicità richiede un metter-si in cammino e un grande impegno inquesto cammino (vogliamo essere feli-ci!). Questo passaggio ci ricorda leparole di un testo che recita così: duesposi hanno il dovere di essere felici.Ci sorge spontanea una domanda a que-stopunto. A quale felicità tendere? Qualè il modello di felicità per la coppia?Pensiamo che vi sia una sola rispostaultima, che si chiama Dio. Dio è felici-tà vera, intima, profonda. Dio hacome desiderio la gioia dell’uomo edella donna.Come fare per essere felici? Certo nonc’è una ricetta, ma c’è forse qualche

riferimento comune per tutti: l’ascoltodella Parola di Dio, i sacramenti, lapreghiera costante, non possono checostituire le fondamenta della felicitàdi coppia. Ogni coppia ricavi i propritempi, spazi, modalità. Ma nessunopuò pensare di vivere la felicità di cop-pia senza Dio!Questo è sufficiente? No certo! Ognigiorno siamo chiamati in tanti modi acostruire la felicità di coppia.Proviamo insieme a suggerirci ancoraqualcosa di concreto. Il Vangelo dellepiccole cose: - saper rendere grazie e gioire dei do-

ni, anche piccoli, che ci vengono fatti ogni giorno;

- saper dire grazie con il cuore, con i gesti più che con le parole;

- accettare noi stessi e gli altri per quel-lo che siamo (figli di Dio!);

- domare le ansie e le paure per dare spazio all’affidarsi sereno a Dio;

- non avere paura di portare agli altri, al mondo, la nostra gioia di essere e camminare insieme;

- gioire del mistero della vita ed essere aperti anche a questo dono.

Forse non è così impossibile esserefelici; noi ci impegniamo a coltivare lafelicità di coppia e auguriamo a tutti disaperla portare agli altri.Buon cammino.

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STEP BY STEPPaola e Cesare Ugona - Torino 54

a nostra vita può esserparagonata ad una scala,sulla quale si può salire,

sostare o anche scendere.Il matrimonio, per la nostracoppia, non è stato il verticedella scala, “il gradino più altoraggiunto”, ma uno dei piolifondamentali sul quale le nostrevite si sono incontrate e hannoiniziato a salire insieme. Da quelgiorno di ormai tredici anni fa,la scalata prosegue con lo stessoentusiasmo, anche se talvolta lastanchezza della quotidianitàrichiede pazienza, sostegnoreciproco nell’attesa dell’al-tro/a per non scivolare indie-tro. Infatti il viaggio verso lavetta dell’amore impegna, scuo-te, commuove, purifica, colma,apre ad una vita basata sullatenerezza, sull’abbandono, sullafiducia, sul perdono, sullacomunione, sull’ironia.Su quella scala uno dei gradinipiù belli che abbiamo raggiun-to, e che ha reso ancor più com-pleto e meraviglioso il nostrorapporto di coppia, è stato l’ar-rivo delle nostre tre bimbe. Esse ciriempiono di gioia e di stupore conti-nuo, ma al tempo stesso ci rubano

ogni nostra energia e solo la pazienza,che vorremmo esser capaci di innesta-re nell’infinita tolleranza di Dio, ci

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Paolo Michetti - Mamma mammina

che, rientrati, la salutiamoe le rimbocchiamo ancorauna volta le coperte.A Matilde, la più grande,dobbiamo dire grazie per-ché, pur temprandoci lospirito, ci aiuta ogni gior-no a riscoprire il piaceredel voler sapere, lo stupo-re di ogni scoperta e ladeterminata volontà diconoscere la verità dellecose con continuedomande, puntualizzazio-ni ed osservazioni a voltesorprendenti.Ognuna di loro nel suodifferente aprirsi alla vita,ci regala con gratuità la

felicità, ma anche la forza che servealla nostra coppia per andare avantifiduciosi nel presente e nel futuro.Non vorremmo, giunti a questopunto, che la nostra famiglia dia l’im-pressione di costituire un’entità chiu-sa e fine a se stessa, perché, per nostrafortuna, su uno dei pioli della scala,dopo poco tempo dal nostro matri-monio è comparsa l’END e proprionella vita d’équipe abbiamo conosciu-to, e tuttora sperimentiamo, la bellez-za dell’amicizia, la capacità dell’ascol-to e del farsi carico dei problemi l’unodell’altra.Non mancano le difficoltà del viverecoerentemente quanto l’appartenenzaad un movimento di spiritualità percoppie richiede, ma la certezza cherestare in esso possa costituire unagaranzia di stabilità del nostro matri-monio, ci aiuta ad aprirci sempre piùalla speranza di poter crescere comepersone singole e come coppia.

viene in aiuto per affron-tare le molteplici situazio-ni, talvolta impreviste esovente piuttosto difficili.La fatica del lavoro quoti-diano, il continuo lottare dientrambi per una stabilitàche può crollare da unmomento all’altro, il futu-ro incerto alle volte cisovrastano e le nostre gior-nate sembrano tutte ugua-li, troppo corte e nello stes-so tempo monotone.Per fortuna, tornando acasa, cerchiamo di liberar-ci dai problemi del lavoro,aiutati in questo dal pro-rompente entusiasmo edalla gioia con cui le nostre tre figlie ciaccolgono.Grazie a Giulia, l’ultima arrivata,abbiamo capito quanto sia importantecogliere i singoli momenti in cui stia-mo vivendo, senza pensare a far trop-pi progetti, il che non vuol esser soloil famoso carpe diem ma l’abbando-narsi fiduciosi ad un disegno che cisupera e di cui non sempre è facilecapire il senso.In questo gruppo di cinque personali-tà grandi e piccole, molto diverse fraloro, Agnese, la nostra secondogenita,con il suo desiderio e la sua necessitàdi stare tutti insieme, ci fa compren-dere quanto grande ed unico sia ilvalore della famiglia. Infatti, è sempremolto attenta se manca qualche com-ponente, fuori casa per necessità dilavoro od altre questioni, e vuol sape-re dov’è e soprattutto quando torna:le rare sere che noi genitori usciamoprende serenamente sonno solo dopo

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iano IL VIAGGIO

VERSO LA VETTADELL’AMORE

IMPEGNA,SCUOTE,COMMUOVE,

PURIFICA, COLMA,APRE AD UNAVITA BASATA

SULLA TENEREZZA

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SIAMO IN DUE MA ASSAI

PIÙ DI DUELaura e Gerardo Dixit Dominus - Roma 81

iamo tornati col pensiero almomento dell’innamoramento esoprattutto a quello, di poco

distinto temporalmente (eravamoabbastanza grandi e maturi!), in cui siè sviluppato ilnostro progettodi coppia. Sonopassati tanti an-ni da quella finedel 1986 e poidal nostro ma-trimonio nel1988, affronta-to da entrambicon convinzio-ne, ma con ladiversità che cicontraddistin-gue: Laura eracalma, tranquil-la, armata diuna fiducia e diuna speranzache sono virtùteologali; Ge-rardo con il tu-multo nel cuoree la speranza ditrovare il ban-dolo della suavita; entrambicon l’immagine

di una famiglia da costruire, dei figlisognati e nei quali riversare il nostroamore, con il progetto di una vitainsieme fino alla vecchiaia ed oltre.Il progetto di allora è ancora il nostro

progetto.Abbiamo avu-to la benedi-zione di duefigli e… di tan-ti pensieri.L’amore tra dinoi è semprevivo e viven o n o s t a n t emolte difficoltà(che ognuno dinoi conoscenel suo cuore)e abbiamo fat-to, nostro mal-grado, qualchepasso avantiverso una suamaggiore gra-tuità ed oblati-vità: come Pie-tro, non sem-pre andiamodove vorrem-mo e tuttavia cisor r egg iamol’uno all’altra,

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Anonimo Miracolo di Cana

uanta pazienza ci vuole con te!E con me, quanta ce ne vuole?Almeno altrettanta, ma a volteun po’ di più.

È difficile persino trovare un momen-to per sfogarsi o per chiarirsi a tu pertu, perché il tempo è davvero troppopoco: o i bambini girano per casa, obisogna già uscire per portarli a scuo-la, o andare a lavorare, o solo siamotroppo stanchi per affrontare una dis-cussione.Il problema è sempre lo stesso… iltempo che manca eallora si “buttagiù”, si ingoia ilrospo ancora unavolta e, in genere,dopo qualche musole acque si calmanoda sole. È questa la pazien-za? O è solo unmodo per seppellireil problema sotto lasabbia, fino a quan-do non riemergeràda solo, con defla-grazione e dannimaggiori?Siamo due testedure, questo è undato di fatto, e

dopo dodici anni di matrimonio e cin-que di fidanzamento alcuni aspetti delnostro carattere si sono smussati, adalcuni difetti ci siamo reciprocamenterassegnati, mentre altri punti di vistarestano agli antipodi e ormai sappiamoche probabilmente non si incontreran-no mai.Eppure ci siamo scelti davanti a Dio eci siamo promessi fedeltà e pazienzaeterna.Ultimamente il poco tempo per noi ciimpedisce anche di raccontare, di pro-

gettare insieme, diprovare a realizza-re un progettoabbozzato. Di dedicare piùtempo a noi duece lo siamo daticome obiettivo,ma c’è semprequalcosa a cuidare priorità oprecedenza: tre fi-gli piccoli, duelavori impegnativi,i problemi dellefamiglie di origi-ne… non riuscia-mo a coltivarcicome vorremmoe, a volte, ci sem-

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ianoÈ QUESTA

LA PAZIENZA?Maria Luisa e Enrico Spina - Torino 54

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Cerchiamo di esserecoerenti, pur tra strilli(più spesso) e mutismi(per fortuna più rari),fiduciosi nel fatto che ilSignore forse non ci sot-trarrà a prove anche diffi-cili e dolorose, ma non cilascerà soli. Noi due nonsiamo soli, pur nell’ango-scia che talvolta oscura lastrada e non consente ilsonno.

La vita di équipe e forseancor più il metodo ENDhanno facilitato (con leloro molteplici occasionidi riflessione e di dialogoin coppia, particolarmen-te con il dovere di sedersie la regola di vita) ilnostro cammino, chenell’END cercava soprat-tutto un approfondimen-

to della fede che rischiarasse quelcammino, il cammino cui siamo statichiamati.È stata, è una “vocazione”? Comepotrebbe essere qualcosa di diverso?Come avremmo potuto sopportareavversità, stanchezze del cuore, infe-deltà al progetto se non avessimo sen-tito il nostro nome chiamato, e forte,a questa vita? La nostra è una vocazio-ne dell’uno per l’altra – insieme –verso il Signore che ci ha affidato delleresponsabilità: non esclusivamente inostri figli, ma il nostro coniuge, cheè non solo immagine di Dio, ma ter-reno della nostra personale salvezza.

forse in modo asimmetri-co. Ma è bello sapere chequello dei due che emoti-vamente e di fatto piùsostiene la coppia noncrede che l’altro sia troppopassivo e “di peso”. Non èquesta forse la prova diuna vera gratuità deldono?Il fatto di essere in due(come nell’esempio dellascalata fatto da Erri DeLuca1 e che abbiamoletto) misteriosamente fadi noi due assai più di due,perché crea un unico orga-nismo che ci comprende enon solo ci somma.Questa è per noi una gran-de gioia, perché è la provache il nostro progetto eragiusto e conforme a quelpiù grande progetto diDio per noi, di cui ilnostro amore, anche nelle sue povertàe nelle sue miserie, è tuttavia un pic-colo specchio che riflette un raggiodell’Amore più grande.

Cerchiamo di dare ai figli l’immaginedi una comunità familiare e di unacoppia genitoriale non perfetta, maconfidente nell’aiuto del Signore enell’aiuto reciproco, che trae forzadalla preghiera, specialmente da quel-la fatta insieme, anche quando sem-brano non essercene le condizioni:ancora una volta basta aspettare unattimo e trovare pazientemente leragioni dell’unità, cioè dell’amore.

È BELLO SAPERECHE QUELLO DEI DUE CHE

EMOTIVAMENTEE DI FATTO PIÙSOSTIENE LACOPPIA NONCREDE CHE L’ALTRO SIA

TROPPO PASSIVO E “DI PESO”“

1) Sulla traccia di Nives, Mondadori - Milano 2005.

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“Lui è sempre stato ilpunto di riferimento dellamia vita, e ancora lo è…” È quello che mi ha dettoanche C., oggi, al telefo-no, commentando amara-mente la scelta del maritodi allontanarsi da casa, persepararsi dopo più di tren-tacinque anni insieme.Senza un motivo specifi-co, se non quello di nonavere più pazienza.Eppure anche loro si eranoscelti, liberi da tutto e datutti. Lei, sempre così durae severa, ha scoperto unnuovo aspetto di se stessa eha riscoperto l’amore pro-fondo per lui. Attenderà,dice, se lui vorrà tornare.Cos’è che hanno persolungo la strada negli ulti-mi anni? Forse hanno

dato tutto troppo per scontato, anzi-ché accorgersi della ricchezza che ave-vano in mano.“Mai dare per scontato ciò che abbia-mo ogni giorno!” Non dovremmofarlo mai. So che anche tu la pensicosì e fai bene a rammentarmelo ognitanto. La nostra carità, la pazienza reciproca,la speranza, si alimentano e si rinnova-no anche cercando, nonostante tutto,di apprezzare ciò che abbiamo esoprattutto il fatto che ci siamo l’unoper l’altra.Dio ha fatto del nostro amore undono semplice, ma potenzialmenteinesauribile. Sta a noi riuscire a nonfarlo appassire ed anzi cercare di farlomaturare e produrre frutto.

bra di allontanarci l’unodall’altra e ci chiediamo se(come speriamo), prima opoi ci saranno il tempo ele occasioni e se allora ciriconosceremo ancora e seci conosceremo ancoracome una volta.Bisogna avere pazienza, cidiciamo, questo è ilmomento dello sforzomassimo, sia familiare chelavorativo, è naturale chepossano esserci tensionitra noi. Umiltà e mansue-tudine spesso le mettiamoda parte, ma l’uno senzal’altra e, insieme senza inostri figli non riusciamoa immaginarci. Per fortu-na la speranza e la fiducianella sincerità del nostroamore ci sono restateaddosso, aggrappate conforza a tenerci uniti anche neimomenti più bui.Quando ti ho trovato sul mio cammi-no ho provato a immaginare comesarebbe stato invecchiare insieme. Eancora lo penso, quando guardo conaffetto quelle coppie di vecchietti chepasseggiano tenendosi la mano dainnamorati.Non sappiamo cosa ci riserverà il futu-ro, ma a volte ci sentiamo piccoli emeschini nei nostri dissidi di coppia,specie quando ci mettiamo a confron-to con chi giorno per giorno, conpazienza, dopo una vita si è trovata daun giorno all’altro a riversare infinitacarità sul marito reso invalido e total-mente incapace dalla malattia. Eppuretrova forza in lui.

LA SPERANZA E LA FIDUCIA

NELLA SINCERITÀ DEL NOSTRO

AMORE CI SONO RESTATE

ADDOSSO, A TENERCI UNITI

ANCHE NEIMOMENTI PIÙ BUI“

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uando ricevemmo l’invito apartecipare a quell’Eucarestia,ai primi di novembre del1995, rispondemmo subito di

sì e, sul nostro sì e su quello di altrecinque coppie, il Signore aveva giàdelineato uno dei Suoi meravigliosiprogetti, che si sarebbe rivelato pianpiano, ma con tutto l’entusiasmo e lagioia che provengono direttamentedallo Spirito Santo.E così, il 18 novembre 1995, c’incon-trammo in Santa Maria della Speranza,per partecipare alla celebrazione pre-sieduta da uno dei nostri cari amicigesuiti che noi di “Esperanza” nondimenticheremo mai, perché davvero

hanno lasciato una parte del lorocuore nel rione.Dopo la celebrazione qualcuno disse:“Peccato che ormai c’incontriamocosì raramente; sarebbe bello vedercipiù spesso”. Qualcun altro rispose: “Èvero, ma se decidiamo d’incontrarcitanto per stare un po’ insieme, forse ciriusciremo qualche volta, ma poi saràdifficile perseverare; invece, poichésappiamo che la nostra amicizia è natagrazie ad esperienze spirituali comuni,perché non riunirci nelle nostre case,ad esempio una volta al mese, attornoalla parola di Dio ed alle nostre vicen-de di coppia?Tutti furono d’accordo, e così comin-

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DIECI ANNI DINAPOLI 1 Maria e Poalo Mauthe - Napoli 1

Presepe napoletano del ‘700

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nostra “Napoli 1” ha vis-suto momenti straordinaried altri meno belli, comeaccade praticamente intutte le équipes, meglioancora in tutte le coppieche vivono l’esperienza dìéquipe. Alcuni non fannopiù parte del nostro grup-po, ma vi hanno lasciato laricchezza delle loro testi-monianze e del loro vissu-to ed hanno offerto adaltri l’opportunità di pro-vare l’esperienza END:anche grazie a loro la“Napoli 1” è arrivata acompiere dieci anni divita!Un caro pensiero vaanche alle coppie che inquesti anni ci hanno colle-gato con il Movimento,contribuendo a farci sen-tire appartenenti ad un’u-

nica grande famiglia. E come nonricordare i Consiglieri Spirituali che ilSignore ha voluto porre sul nostrocammino; tutti appartenenti allaCompagnia di Gesù, autentiche “pie-tre angolari” nel percorso della nostraéquipe.Concludiamo questo “memoriale” deiprimi dieci anni di vita di “Napoli 1”,rendendo davvero grazie al Signore,che volle ispirare l’intuizione di unMovimento per coniugi cristiani inpadre Caffarel, dando la possibilità atantissime coppie, in tutto il mondo,di capire e vivere più autenticamente ilgrande dono costituito dal sacramen-to del matrimonio.

Scampia, 12 maggio 2006

ciammo ad incontrarci fin-ché, dopo qualche mese,un sacerdote gesuita seppedelle riunioni e disse che inostri incontri somigliava-no a quelli di un percorsoper coppie sposate notocon il nome di EquipesNotre Dame e che avreb-be potuto chiedere ad unacoppia di sua conoscenzadi venire a raccontarciqualcosa di più.Effettivamente il 21 aprile1996, una coppia venne aparlarci del metodo ENDe tutti decidemmo sen-z’altro di provare; così, il12 maggio, iniziammo lanostra avventura nel mon-do delle Equipes NotreDame.Per il primo anno di pilo-taggio, il Signore inviòuna coppia da Roma checi accompagnò con straordinarioaffetto e competenza nelle prime, deli-catissime tappe del cammino d’équi-pe, suscitando in noi un forte deside-rio di continuare sul percorso appenainiziato, ma anche di coinvolgere altrecoppie in questa nostra regione nellaquale qualche precedente tentativonon si era ancora affermato in mododuraturo.Terminato il pilotaggio, i nostri amicinon ci lasciarono soli, ma ci fecero unaltro dono, accompagnandoci in uninedito percorso di preparazione allacostituzione del Settore Campania,che nel frattempo Equipe Italia avevadeciso di far nascere nella nostraregione.In questi primi dieci anni di vita la

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IL SIGNORE INVIÒUNA COPPIA

DA ROMA CHE CI ACCOMPAGNÒ

CON GRANDEAFFETTO.

TERMINATO IL PILOTAGGIO, I NOSTRI AMICI

NON CI LASCIARONO SOLI“

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l 21 aprile 2006 siano partiti: ioRosella, con qualche “ma sepoi…” e un po’ di trepidazione;

per Gianni invece, tranquillo comesempre, la cosa era normale, da farsi,senza titubanze né timori.Così dopo una lunga scivolata sullenuvole siamo atterrati a Nairobi,Kenia. Era tardi, ci attendevano all’ae-roporto alcune persone e un meravi-glioso cielo trapunto di stelle con unalucente Via Lattea.La mattina successiva siamo partiti alle10, con un autista nerissimo e simpa-ticissimo, che parlava solo l’inglese;non ci capivamo, ma siamo riuscitiugualmente a farci delle risate.Abbiamo attraversato Nairobi, siamopassati accanto ad una delle tantebaraccopoli e il cuore si gonfia; Giannied io ci siamo guardati… Usciti dallacittà abbiamo incominciato a scorgeretantissima gente che camminava aibordi della strada, con le ciabatteinfradito o scalza, qualche bicicletta,donne che portavano pesi sulla schie-na, sulle spalle e sulla testa; mucche,capre, galline e tantissime baraccopolie poverissimi mercati.Vedevamo un paesaggio stupendo,piante e fiori e poi… solo miseria,povertà da rabbrividire. Dopo 300Km, di cui parecchi di strada sterrata

ABBIAMO RISPOSTO SÌAD UN INVITO

che attraversava la foresta, alle 16.30siamo arrivati alla missione di Chaaria(pron. Ciaria): al Cottolengo MissionHospital dove ci attendeva un buonpranzo.L’ospedale è immerso nella foresta, suterra rossa argillosa, punto luminosod’amore, sperduto in un piccolo ango-lo del mondo. Il villaggio di Chaaria èa 20 Km da Meru, sulla fascia equato-riale e si estende per chilometri concapanne sparse nella foresta.Ad accoglierci con un affettuoso ben-venuto, sono fratel Beppe Gaido,medico chirurgo, specializzato in tuttele discipline della medicina e alcunepersone della missione che con lui sidedicano ai più poveri, agli ultimi dellaterra; il santo Cottolengo è qui.Abbiamo fatto il giro della missione.Siamo passati subito nella casa dei“Buoni Figli” chiamati anche i bambi-ni o meglio le perle come li definiva ilSanto: sono cinquanta persone congravi problemi fisici e psichici, la mag-gioranza sulla carrozzella, con malfor-mazioni, ossa contorte, idrocefali. Cisentiamo salire le lacrime nel vederli.Il personale che si occupa di loro sa

Rosella e Gianni Quiri - Torino 26

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della terra accumulati enon distribuiti, consumi-smo sfrenato, egoismo…al di sopra dell’uomoimpera il dio denaro.Chaaria non si può rac-contare, bisogna viverla. Èil dito di Dio che reggequesta missione.Dopo pochi giorni,Gianni ed io ci rendiamosempre più conto che quici vogliono delle persone“toste”, non due come noiche non siamo medici,due piccole gocce che amala pena forse tappanoqualche buchino.Ci viene proposto di pre-stare il nostro servizio pres-so le perle, i “Buoni Figli”;così passiamo molto tempo

con loro. Alcuni conoscono anche l’ita-liano, mentre noi oltre la nostra linguasappiamo un po’ di francese che peròqui non serve. Ci voleva anche la Torredi Babele per complicare le cose!Passiamo parecchio tempo con loro;Gianni al mattino va ad aiutarli nellaloro toilette e poi ad aiutare ad imboc-

carli durante i pasti.Dopo il primo impattocominciamo a conoscerli.Sono loro che si fannoamare. Non possiamo trat-tenere le lacrime; vedere ilvolto del Signore nei nostrifratelli che soffrono e checondividono con noi lostesso pianeta, con gli stessisentimenti; queste prezioseperle resteranno semprecosì, ognuno con la propriatriste piccola storia (san

tutto di ognuno, li lava, limette a letto, li imbocca;anche i ragazzi aspiranti adiventare fratelli lavoranosia con loro che in ospe-dale.L’ospedale è il fioreall’occhiello della missio-ne: bello, ben attrezzato,capace di centoquarantaposti letto, unico degnodi questo nome in un rag-gio di 25 Km. È qui chefratel Beppe, con validicollaboratori e volontari,combatte la sua battagliacon i veri killer: malaria,AIDS, ed altre svariaterazze di “bestioline” invi-sibili. Qui la diagnosiviene fatta subito, senzasbagliare; la vita e lamorte camminano a braccetto.Quanta povera gente, quanti bambini,quante cose che non si possono rac-contare!Il cuore si gonfia, ci salgono lacrime dipietà e di rabbia, ci pare di cozzare con-tro un muro, avvertiamo l’impotenzadi non poter fare niente. Ma dove sonoe cosa fanno i grandi dellaterra? Quelli che voglionocambiare il mondo? Checosa sono i diritti umani?Se ne parla tanto oSignore, Tu hai un dise-gno su ognuno di noi, mai tuoi disegni sono vera-mente incomprensibili emisteriosi. I poveri li avetesempre con voi (Gv 12, 8),ma anche gli epuloni!La libertà dell’uomo,scelte sbagliate, beni

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sMA DOVE SONO E COSA FANNO IGRANDI DELLA

TERRA? QUELLI CHEVOGLIONO

CAMBIARE ILMONDO?

CHE COSA SONO IDIRITTI UMANI? “

“ Giuseppe Cottolengo hasempre ripetuto che saran-no loro che ci apriranno leporte del paradiso).Se non li avesse raccolti lamissione, sarebbero tuttimorti e invece sono tenuticome perle preziose; fan-no cosa vogliono, ascolta-no la musica, infilano col-lane (chi può), giocano,nella loro casa ci sono risa-te ed è il posto più allegrodella missione.Io, Rosella, dopo 40 anni di matrimo-nio ho visto Gianni accostarsi agli ulti-mi con tanta tenerezza e carità e conquella delicatezza che lui ha sempreavuto verso di me. Rivolgo un parti-colare ringraziamento al Signore per ilcompagno della mia vita.Ci rechiamo anche all’ospedale dallepiccole orfane e dalle ammalate perdare una carezza ai bimbi, una carez-za a chi soffre e raccogliere un piattoda portare via.Qui tutti lavorano; chi si ferma sonosoltanto i malati, i poveri che dopoaver fatto chilometri a piedi nel fangoo nella polvere arrivano alla missionecon i bimbi in braccio, alcuni gravissi-mi, avvolti in stracci, aspettando illoro turno di visita, senza parlare; tiguardano con gli occhi pieni di spe-ranza e di disperazione e il nostrocuore intanto si gonfia di pena e dirabbia, ci sembra di lottare contro imulini a vento. Invece no qui bisognamuoversi, agire, salvare; in questa mis-sione non si manda via nessuno.E poi c’è ancora tanto. Ogni giorno èdiverso dall’altro; ne sono passati venti-cinque, da elencare tra i più arricchentied emozionanti della nostra vita. Ci

mancano tutti, special-mente le perle, le preghierecondivise, i dialoghi co-struttivi che ti cambiano.Grazie Cottolengo, gra-zie a tutti voi che dedica-te la vostra vita e la vostragiovinezza agli ultimidella terra, grazie dell’e-sempio che ci avete dato eper quello che ci aveteinsegnato. Abbi cura dilui, e ciò che spenderai inpiù, te lo rifonderò al mio

ritorno (Lc 10, 35-37).Noi non abbiamo fatto nulla, abbiamosemplicemente risposto sì ad un invi-to, a quel “Siete sempre i benvenuti”di fratel Beppe.Arrivederci Africa. Chaaria ci mancavasul nostro viale d’autunno, accompa-gnerà la nostra meditazione giornaliera.

Ore 21,20: l’aereo decolla da Nairobi,si vola verso le stelle che sembranocosì vicine pronte per essere raccolte.Stringo la mano di Gianni senza parla-re, ci guardiamo… è stato il dovere disedersi più silenzioso della nostra vitadi équipe.

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RIVOLGO UN PARTICOLARERINGRAZIAMENTOAL SIGNORE PERIL COMPAGNO

DELLA MIA VITA

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rediamo di dover chiederescusa ai lettori della “Lettera”per il nostro ripetere che “la

Lettera END è un tesoro da farnetesoro”.Ma noi la accogliamo così, e a benvedere la n° 137 ne è la conferma. Lacogliamo anche come una testimo-nianza concreta di “chiesa cattolica”,cioè universale; infatti ci mette incomunicazione con alcuni fratelli ditutto il mondo gratuita-mente e con spirito di ser-vizio.Qualcuno sorride a questanostra affermazione di-cendo: “Già, voi sieteinnamorati dell’END”.Per la verità noi siamomolto riconoscenti, per-ché attraverso il Mo-vimento, il suo metodo esoprattutto l’incontro conle persone, i servizi, ecc.anche se siamo sempre aiprimi passi, nella nostravita qualcosa è cambiato…in meglio!Anzi è giusto affermareche, grazie alla partecipa-zione, la nostra coscienzasi è fatta più attenta e rea-listica, molto più severa

LETTERA END,UN DONO?

verso noi stessi, e, consapevoli dellanostra situazione, sentiamo il bisogno“urgente e necessario” di tentare difare un cammino di fede e di conver-sione concreto. Direte: “Era quasiora!” Beh!… meglio tardi che mai!Siamo “saliti sul vagone” nel 1978dopo molte resistenze (ne ha fatta difatica chi ci ha invitati!) ma avevamo31 anni di vita coniugale alle spalle e 3figli, ed eravamo diventati nonni.

Agostina e Gino Gallino - Genova

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s sperimentiamo la grazia, ildono di sentirci amati ecapaci di amare, e questo,con il dono della caritàall’interno della nostracoppia innanzitutto; in-tendiamo saperci perdo-nare e accogliere cosìcome siamo, sapere ri-conoscerci. Tutto ciò ciporta a vivere questotempo con serenità e congioia, così come con dolo-re il negativo che é nel-l’ordine naturale dellecose, ma mai con dispera-zione.L’ultimo dono, ma solo inordine di tempo, ci è statoofferto attraverso il temadi studio: “Riflettere sul-l’Eucarestia”1.

Vivere l’Eucarestia concretamente, noncome una teoria ma come un avveni-mento, a partire dalla nostra coppia;darci/donarci vicendevolmente la vitae, come conseguenza naturale, allargar-la ai famigliari ed al prossimo. Vogliamo “vivere concretamente l’a-more”, però siamo ben lontani dalconcretizzarlo; ma anche il solo ten-dervi, sapere, sentire che questo è ildesiderio primario, ci aiuta ad accetta-re con serenità la quotidianità degliavvenimenti.Con lo scritto ci fermiamo qui, ma conil cuore, con il nostro povero amore,continueremo a dire “grazie al Signore,grazie ai fratelli”, che tanto ci hannodato e ci danno ancora.1) Prendete e mangiate - Arturo Paoli

Edizioni Meridiana - Molfetta 1985

Cosa poteva esserci davedere, da scoprire?E invece, “curva dopocurva”, eccoci qui a rin-graziare il Signore per i“tesori” che continua-mente mette “anche” anostra disposizione.La Lettera n° 138 che ciporterà la testimonianzadi “gioia, serenità, felicitàche vivono alcune cop-pie“. La n° 139, testimo-nianze sulla “pazienza, lacarità, attraverso la dura-ta dell’amore.”Il 29 giugno del corren-te anno comincerà ilnostro 59° anno di vitaconiugale.E, riflettendo su questitemi proposti, ci sembradi dover dire – per quanto ci riguar-da personalmente – che le due cose siintrecciano, sono complementari.Ci è venuto da riflettere sulla parola“Riconoscenza” e abbiamo pensatoquesto: prima “conoscere” per poi“ri-conoscere” l’altro/a.L’altro è dono per me, e non comepersona perfetta, ma comecolei/colui che, attraverso i carismi,le debolezze, le ricchezze, le pover-tà proprie di ogni persona umana,mi è stata/o complementare enecessaria/o per introdurmi in que-sto cammino verso “l’amore, la feli-cità, la santità” (Lourdes 1988):“Non ci si salva da soli!”Certo, noi siamo tutt’altro che santi!Ma almeno, nonostante tutto, non-ostante noi, abbiamo conosciuto e

ANCHE NOISIAMO “SALITISUL VAGONE”DOPO MOLTERESISTENZE, MA AVEVAMO

31 ANNI DI VITACONIUGALE ALLE

SPALLE E 3 FIGLI“

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Nella pagina accanto: Andrea della Robbia: - Madonna del cuscino

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LO STARE, IL FARE

E L’AMMIRARE

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a scorsa estate con un gruppo diamici abbiamo fatto una vacan-za speciale... molto speciale.

La voglia di Brasile era nell’aria già daqualche anno, sponsorizzata dal nostrovulcanico don Marco Tenderini.Così, zaini in spalla, noi tutti ehm...“giovanissimi” siamo partiti alla voltadel Mato Grosso e precisamentePoxoreo, dove Padre Pedro ci aspetta-va con gioia.

Dividerei la nostra permanenza in tremomenti tutti ugualmente importanti:STARE - FARE - AMMIRARE

Noi occidentali siamo frenetici, voglia-mo sempre “fare”. Invece con ilnostro attivissimo missionario ottan-tenne, alias padre Pedro, abbiamocapito quanto sia importante anche loSTARE.Con padre Pedro abbiamo condivisola quotidianità, fatta di piccole cose, disorrisi, di momenti apparentementevuoti, ma ricchi di riflessione, di silen-zio interiore, per darci la possibilità diguardarci “dentro”. Questo ha per-messo di familiarizzare anche fra noi,piccolo gruppo di amici molto diversi,con problemi sulle spalle, e darci l’en-tusiasmo e la forza per partire per una

settimana alla volta della missione aParaiso.Qui l’esperienza è stata vulcanica:Miriam, una parmense approdata inBrasile 30 anni fa e mai più tornata inItalia, dandoci compiti precisi, ci hagratificato e ci siamo sentiti VERIVOLONTARI.Abbiamo “FATTO”.

Dopo la missione, la meravigliosa bel-lezza di un parco naturale: il Pantanal.Un trionfo di colori, di bellezze natu-rali, di animali stupendi, visti moltevolte solo in documentari: un inno digioia e di gratitudine al Signore delcreato. È stato AMMIRARE.

Conclusioni: un viaggio stupendo,una esperienza che dona i suoi fruttinel tempo.

Grazie, Signore, per averci dato questaopportunità. Fa che non solo la serbia-mo nel nostro cuore, ma che doniamoi “doni ricevuti” a chi ci è caro, a colo-ro che dividono con noi la vita, a tutticoloro che sono in cammino.La gioia di vivere e la speranza nellavita che il Brasile ci ha regalato siacontagiosa nella nostra ordinaria quo-tidianità.

LFabia e Dino Caprani - Calolzio 2

SE CI DICIAMOCRISTIANI fo

rum

ggi, 6 giugno 2006, un titolocampeggia su quasi tutti igiornali: Iraq, ancora sangue

italiano.A scanso di ogni equivoco, voglioinnanzi tutto dire che provo profondapietà e dolore per questi ragazzi e perle loro famiglie, che adesso starannocercando di dare un senso al lorodolore.“Ancora sangue italiano”. Il sangue non ha nazionalità ed èrosso per tutti e le lacrime hanno lostesso sapore sia per un africano sia perun europeo. Il buon Samaritano(Lc 10, 29) soccorsel’uomo che avevatrovato sulla stradamezzo morto e neebbe compassione,senza chiedersi diche nazione fosse.Fino a quando siuserà il dolore peralimentare odio perfini nazionalistici,religiosi o, peggioancora, economici,non si potrà maiparlare di giustizia.Non si può insisterenel voler dare

nazionalità al sangue dell’uomo, ilsangue, come il dolore, è uguale pertutti gli uomini di qualunque razza enazione essi siano e troppo sangue diquesti uomini è stato sparso per guer-re ingiuste, provocate sempre edesclusivamente dagli interessi dipochi.Senza voler fare un’analisi storica,provo a pensare a tutte le guerre degliultimi cento anni. Quante sono statefatte per difendere i diritti dei piùdeboli e quante invece sono state sca-tenate per calpestare quei diritti e

Sergio Bozzo - Torino 44

O

a alcuni anni nell’équipe diservizio per la Diffusione-Informazione-Pi lotaggio

(DIP) di Torino si discuteva di comerispondere alle osservazioni raccoltedalle varie coppie-pilota che negli ulti-mi anni avevano utilizzato i famosiLibretti Verdi. In effetti, ci rendiamotutti conto che se la proposta delleEND non cambia nei suoi presuppostie nelle sue caratteristiche, cambiano lecoppie alle quali è rivolta e la culturanella quale queste sono chiamate arealizzare l’originale progetto, natoormai parecchi decenni fa. Se siaggiunge a questi aspetti la constata-zione che le nuove coppie che chiedo-no di entrare in équipe, e le équipe chene nascono, hanno storie diverse perdurata, cammino di fede ed ecclesiale,età, sensibilità, diventa chiaro come siaopportuno concepire il pilotaggio intermini dinamici, come un itinerarioda costruire a contatto con le coppiecoinvolte, se pure su una “direttrice”comune.Bene inteso: alcune coppie-pilota rife-rivano di essere soddisfatte dei LibrettiVerdi così come sono. Molte altreperò, accanto ai motivi per apprezzar-ne il contenuto, avevano segnalatosuggerimenti e proposte per arricchir-li, o anche indicazioni per modificare

in parte il percorso di pilotaggio. Esseinfatti si erano trovate di fronte allanecessità di integrare ed adattare imateriali proposti per tenere in dovu-ta considerazione la specifica realtàdelle équipes a loro affidate o sempli-cemente per approfondire come sideve temi centrali del metodo come ilDovere di Sedersi o la Compartecipa-zione.In DIP sapevamo bene che i LibrettiVerdi oggi uniscono le END di tuttaItalia e d’altra parte sapevamo ancheche, a livello internazionale, l’ERI stada tempo preparando un nuovo docu-mento che metta in evidenza i punticardine su cui fondare il cammino dipilotaggio delle moltissime nuoveéquipes che nascono in tutto ilmondo. Emergeva dunque l’esigenzadi cominciare a immaginare uno stru-mento nuovo al servizio del pilotag-gio: organico e al tempo stesso flessi-bile, incentrato sui punti essenziali checaratterizzano le END, ma ricco dispunti e materiali a vario livello diapprofondimento che potessero essereutili, a discrezione della coppia pilota,alle diverse realtà delle équipe di oggi.Questo era un obiettivo impegnativo ecosì, circa un anno fa, nacque per que-sto un “gruppo di lavoro” collegatoalla DIP, ma aperto a coppie e

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attua

lità(NUOVE) PROPOSTEPER IL PILOTAGGIO

Gruppo di lavoro di Torino sui “Libretti Verdi” e il pilotaggio

siamo pensare di avere ildiritto di sopraffare l’al-tro, solo perché forti diuna presunta superioritàculturale.Noi che ci diciamo cristia-ni, abbiamo allora il dove-re di dire basta alla retori-ca delle frasi fatte, dellelacrime di coccodrillo dicoloro che tirano la pietrae poi nascondono lamano.Noi che ci diciamo cri-stiani dobbiamo dire eribadire con tutta la forzapossibile che non è veroche “Dio lo vuole” o che“Dio è con noi”, ma cheDio sta solo dalla partedella giustizia, senzaaddossare a Dio le nostreresponsabilità.Purtroppo altro sangue si

verserà in ogni parte del mondo; allo-ra proviamo a pensare che quel sangueè uguale al nostro e a quello del Cristosulla croce. Fino a quando non riusciremo adimmedesimarci nel dolore di chi su-bisce violenza e ingiustizia, non potre-mo parlare di pace fra i popoli. Eccoperché noi che ci diciamo cristiani nonpossiamo ammettere che il sangue ver-sato da uomini innocenti abbia unanazionalità.Se ci diciamo cristiani...

appropriarsi delle lororisorse?Con questa riflessionenon voglio assolutamentefare un discorso politicodi parte, non mi interessadi che nazione siano lebandiere o di quali sianole religioni di chi fomentala guerra; la giustizia nondovrebbe avere nessuncolore politico, nessunabandiera e nessuna reli-gione, ma dovrebbe ap-partenere alla cultura ealla coscienza di tutta l’u-manità.Papa Benedetto XVI adAuschwitz si è chiestodov’era Dio, ma altrihanno girato la domanda:dov’erano gli uomini chepotevano opporsi e in par-ticolare i cristiani?Anche adesso è una domanda che cidobbiamo porre. Dove sono i cristianiquando uomini senza scrupoli prevari-cano altri uomini, facendosi forzadella loro potenza militare ed econo-mica o che, marciando dietro ai labaridella fede, di qualunque fede, impon-gono il loro credo? Ma non solo, tuttigli uomini di buona volontà, cristianie non, devono dire basta ai soprusi.Noi che ci diciamo cristiani, a mag-gior ragione non possiamo accettaresupinamente le ingiustizie, non pos-

NOI CHE CIDICIAMO

CRISTIANI DOBBIAMO DIREE RIBADIRE CONTUTTA LA FORZAPOSSIBILE CHENON È VERO CHE “DIO LO VUOLE”

O CHE “DIO È CON NOI”

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foru

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incontri i punti del metodo e della vitadi équipe, proponendo come tema distudio una riflessione sul loro signifi-cato più profondo. Abbiamo ancheproposto che la coppia pilota presentifin dai primi incontri la scoperta deldovere di sedersi e della comparteci-pazione e inviti le coppie a sperimen-tare questi punti essenziali del meto-do.Non intendiamo il prodotto di questolavoro come definitivo, ma piuttostocome un “punto intermedio” da cuiproseguire il cammino: dunque undossier per la consultazione e lasperimentazione. Ci attendiamo chele coppie-pilota che vorranno utiliz-zarlo restituiscano, a servizio di tuttoil Movimento, osservazioni critiche esuggerimenti di ulteriori materiali damettere a disposizione... La nostraidea è che il quaderno non stia“fermo”, ma possa essere progressiva-mente ripulito di ciò che non serve earricchito di nuovi documenti prove-nienti dalla vita di tutte le Equipes. Inquesto modo il servizio di pilotaggiocoinvolge tutto il Movimento nel suodesiderio di farsi conoscere e dirispondere sempre meglio, nella fedel-tà alle origini, alle esigenze degli sposidi oggi. È una scommessa e anche uninvito a farsi coinvolgere per tutte lecoppie END.

Consiglieri Spirituali di buona volontàche avessero svolto il servizio DIP oquello del pilotaggio negli anni prece-denti. Anche se oggi il nostro lavoronon è ancora concluso, siamo ormai abuon punto, tanto che se ne è dato unprimo assaggio, insieme alla DIP, inoccasione dell’ultima riunione annua-le di verifica dei pilotaggi in corso.

Quali sono le idee guida che hannoorientato il nostro lavoro?Innanzitutto, l’esigenza di serviresituazioni diverse ci ha fin dall’iniziofatto pensare a un “dossier” articola-to, piuttosto che a una serie di librettiche si presentano come un percorsorigido da seguire fedelmente. Ci èsembrato che, senza rinunciare a unastruttura-base attorno alla quale ela-borare il percorso, fosse più utile met-tere a disposizione materiali vari da cuiattingere, scegliere e mettere insiemesecondo il gruppo e le modalità pen-sate per il pilotaggio. Preoccupazionefondamentale e centrale è stata poiquella di permettere alle coppie che siavvicinano al Movimento di approfon-dire sufficientemente tutti i punti delmetodo, non solo dal punto di vistateorico, ma anche attraverso una sortadi “tirocinio pratico”: un’occasioneconcreta per sperimentare il metodosotto la guida dei piloti. Abbiamopensato di mettere al centro degli

attua

lità

ricor

di

l 28 marzo 2006, stroncato da unmale incurabile, il nostro amicoéquipier Bramante Bastianini è

tornato alla casa del Padre.Il bellissimo duomo di MassaMarittima, il giorno del suo funerale,era gremito dai tanti amici che hannovoluto testimoniare alla moglie Gio-vanna e ai figli, Paolo, Lucia e Saral’affetto e la stima per un uomo che havissuto una vita intensa e impegnata inmolteplici campi. Ha amato la famiglia, ha operato conpassione nella scuola, ha dedicatotante energie al servizio degli altri,ricoprendo anche numerosi incarichinella comunità ecclesiale e civile. Inseno all’équipe, nella quale credevaprofondamente, ha svolto insieme allasua sposa, molti servizi ed è stato pre-sente a numerosi incontri nazionali einternazionali che gli hanno permessodi farsi conoscere e stimare da molti.Non c’era volta che, partecipando airaduni nazionali, non incontrassimoqualcuno che ci chiedesse di lui e chegli mandasse un ricordo affettuoso. Ci mancheranno i suoi aneddoti, lasua lucida analisi dei fatti politici, lesue telefonate che spesso iniziavanocon: “Non ho niente da dirti, mi face-va voglia di sentire un amico”.Nella famiglia e negli amici lascia ungrande vuoto, alleviato dal ricordo

della dignità e della fede con cui haaffrontato da vero cristiano, la morte.“Il Signore ha dato, il Signore hatolto: sia benedetto il nome delSignore” (Gb 1, 21): questa frase haaccompagnato il suo calvario.

Riportiamo la preghiera scritta daisuoi figli e letta da padre SerafinoMartini durante la cerimonia funebre.

Signore, tu che conosci i cuori, sai ancheleggere ora dentro i nostri la profonda tri-stezza per non poter più godere della pre-senza di una persona che ci è molto cara. Tu sai quanto Bramante fosse un uomoretto, generoso, paziente e come riuscivaad accogliere le persone nel suo animo,senza pregiudizi e senza chiedere qual-cosa in cambio.La sua capacità di riflettere sulla vitasi abbracciava con l’amore per la vitastessa. I suoi sogni e il suo grande entu-siasmo lo hanno reso un compagno spe-ciale per i nipoti, ricchezza e consolazio-ne per la famiglia e i parenti, un buonmaestro per gli amici.Signore tu sai che lo ricorderemo tutticon affetto e che continueremo a sentir-lo vicino a noi. Aiutaci a perseguirequelle virtù e la fede che Bramante hacoltivato con instancabile cura e saputofar fruttificare. Accoglilo nella tualuce. Amen.

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RICORDO DIBRAMANTE BASTIANINI

Massa Marittima 1

Il lavoro che qui viene presentato non è una nuova redazione dei “Libretti Verdi”, ma, più semplice-mente, una raccolta di sussidi e materiali, incentrati sui punti esssenziali che caratterizzano le END,da offrire alle coppie-pilota che lo desiderano, lasciando alla loro discrezione se e come farne uso; il“gruppo di lavoro” che ha messo a punto questo materiale ha agito in collegamento con la DIP diTorino, non su mandato di Equipe Italia, sebbene essa ne sia a conoscenza. Quando e se le équipes com-petenti decideranno di procedere ad una nuova redazione dei “Libretti Verdi”, il lavoro svolto potreb-be offrire un materiale utile.

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sesta

nte

uscito di recente, a cura diPazzini Editore, Coppia e gra-tuità1 di Carmine Di Sante,

dedicato a tutte le coppie del mondo:testimoni dell’Amore e del suo Enigma.Parrebbe un libricino ed è, invece,uno di quei testi che lasciano il segnonel profondo e possono diventare, conun delicato, ma avvertito mutamento,nuovo patrimonio culturale e riferi-mento per la vita.Per chi, come gli aderenti al movi-mento Equipe Notre Dame, fa dellarelazione di coppia l’oggetto preva-lente, ma inesauribile, della propriaattenzione e cura, questo è un libroimmancabile, da leggere bene e medi-tare, anche per la sorprendente chiavedi lettura della vita e dell’amore che ledà sostanza: l’io correlato all’alterità,che fa di ogni tipo di alterità il deside-rato-indesiderato.In un contesto competitivo, monetiz-zante e spesso violento come l’attuale,il testo esprime un messaggio parados-sale: è la necessità (vorrei poterla chia-mare “necessarietà”) della dimensionedel gratuito in un rapporto di coppia.Questa mia semplificazione non rendela portata dell’annuncio.Ecco allora qualche breve suggestione.L’altro, vissuto come altro desiderato,è anche sempre – almeno in parte –

straniero: un mondo sconosciuto,incomprensibile.Nella coppia – la coppia è lo spazio doveall’io è dato di accedere ad un al di làdell’eros – l’ambivalenza di un rappor-to fatto di reciproche ospitalità edesclusioni, accoglienze ed estraneità tesse lo scorrere dei giorni. È qui che la gratuità eleva l’intensitàdella relazione; abbattendo in modonon violento barriere, permette unsempre più oltre al-di-là, un umanosempre più vivibile e gratificante. Come avviene nella sessualità, anchese interpretata in chiave biblica dialleanza, istitutiva di un’antropologiadell’alterità in relazione”.Il testo sacro instaura sull’attrazioneverso l’altro il senso della sua irriduci-bile unicità da riconoscere, accoglieree custodire; l’amore in luce biblica sifa accoglienza, ospitalità, gratuità,benevolenza, grazia ed asimmetria:chi ama l’altro lo ama condizionata-mente, in quanto portatore di valore,mentre chi è amato vuole essere amatoincondizionatamente.Il percorso sulla gratuità, essenzialenella relazione di coppia, progrediscenel testo con sviluppi e richiami avarie discipline: verso la fine del librol’antropologia biblica diverrà unasplendida antropologia della “carne”,

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Carmine Di Sante

COPPIA E GRATUITÀPazzini editore

A cura di Fausto Valensisi - Verona 3

intesa come luogo dove siè accolti gratuitamente e siè chiamati ad accoglieregratuitamente, di modoche anche la fraternitàappare non come un dato,ma come un dono.Significativa la riletturache l’autore fa dell’amoreumano alla luce del croce-fisso-eucaristia, buona no-vella che ci dice che l’a-more esiste e consiste nel-l’ospitare la diversità del-l’altro, nel sostare presso ilsuo mistero o enigma, nelcondividere ciò che si è.

Insomma, il testo è da leg-gere perché, all’interno diuna matrice ebraico-cri-stiana, l’amore è con deli-catezza narrato per l’uomocome un oltre raggiungibi-

le ma forse mai raggiunto, un quotidia-no incontro, in cui, senza processi egiudizi o contabilità con dare e avere,ciascuno dei due si apre all’accoglienzadella diversità dell’altro, e la ospitacome dono gratuito.

del Dio che si fa “carne”;alla debolezza umana siaccosta così la gratuità delper-dono.L’autore conduce attra-verso suggestive pagineattuali, utili anche aipastori d’anime, ad unarilettura dell’amore allaluce del Vangelo, invitan-do ad un atteggiamento diaccogliente accettazionedell’eros, alla sua evange-lizzazione (cammino giàintrapreso dall’ END neglianni ‘90). Evangelizzare l’eros vuoldire annunciarvi dentrol’amore straordinario diDio come amore gratuitoed attivo: un amore chenon lascia l’uomo oggettodel suo amore, ma lo rendesoggetto capace di amarecome Lui ama. La perfezione dell’amo-re a cui Dio chiama l’uomo non è l’esse-re amati gratuitamente, ma amaregratuitamente.La coppia viene interpretata come spa-zio ospitale di fraternità, biblicamente

IL PERCORSOSULLA GRATUITÀ,

ESSENZIALENELLA RELAZIONE

DI COPPIA,PROGREDISCENEL TESTO CON

SVILUPPI ERICHIAMI A VARIE

DISCIPLINE“

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nte

1) CARMINE DI SANTE - Coppia e gratuità. Amore di coppia ripensato attingendo al patrimonio biblico ebraico. Pazzini Editore - Villa Verucchio (Rimini), pp.216.

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sdra aprì il libro in presenza ditutto il popolo, poiché stava piùin alto (ambone) di tutto il

popolo. I leviti leggevano nel libro dellalegge di Dio a brani distinti e con spie-gazioni del senso e così facevano com-prendere la lettura (Ne 8, 5 ss.).In ognuno agisce lo Spirito delSignore, che suggerisce: “le cose diDio”. Ciascuno poi è soggetto di

riflessione oltre che destinatario, percui la Parola ascoltata, sempre necessi-ta di una prolungata meditazione.Se posso esprimermi con un’immagi-ne, paragonerei questo elaborato aduna manciata di semi “beccati qua elà” dai passeri. Solo se preso come sti-molo alla meditazione, il sussidio puòavere una sua ragione.Ecco dunque il 2° volume di Leggere,

spiegare, comprendere la Parolaper l’anno B del ciclo liturgico.L’evangelista che ci accompa-gna nel rivisitare la vita di Gesùè Marco, catechista dallo stilesobrio, immediato e concreto,che va al cuore del messaggio.La domanda: Chi è costui?, cheattraversa il suo vangelo e la cuirisposta è messa sulle labbra delcenturione romano, è l’interro-gativo che accompagna ogniuomo nella ricerca sincera delsenso della vita e della storia.Fortunati noi se arriviamo aripetere con il centurione, aipiedi della croce: “Veramentequest’uomo era Figlio di Dio”(Mc 15, 39).

*Schemi per omelie domenicali e festive Anno A-B-C. Edizioni Dottrinari- Pellezzano, Salerno

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nte Gian Mario Redaelli

LEGGERE, SPIEGARECOMPRENDERE LA PAROLA*

Edizioni DottrinariA cura dell’Equipe di Redazione

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N. 139luglio - agosto 2006

Cosa preziosa è l’amore

Amici miei, ascoltate, cosa preziosa è l’amore,

non viene dato a chiunque, cosa rispettabile è l’amore.

È insieme tormento e gaudio, cosa possente è l’amore.

Cade sui monti e ne solleva i venti, apre ai cuori una strada

rende sottomessi i sovrani, cosa audace è l’amore.

Chi è colpito dal dardo d’amore non ha più preoccupazioni,

con tutta la sofferenza e il pianto, cosa dolorosa è l’amore.

Fa ribollire i mari, fa danzare le onde,fa muovere le rocce, cosa potente è l’amore.

Confonde chi comprende, lo precipita negli oceani,quanti cuori fa ardere,

cosa infocata e deliziosa è l’amore.

Yunus Emrepoeta turco del XIII secolo


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