PILLAR III INFORMATIVA AL MERCATO
Sede Legale: Via Gramsci, 7 – 10121 Torino Capitale sociale € 155.773.138 int. vers.
Codice Azienda Bancaria n. 3043.7 – Albo Banche n. 5319 Registro Imprese di Torino n. 02751170016
C.C.I.A.A. di Torino n. REA 600548 – Cod. Fisc./ Partita IVA 02751170016 CAPOGRUPPO DEL GRUPPO BANCARIO
BANCA INTERMOBILIARE DI INVESTIMENTI E GESTIONI ADERENTE AL FONDO NAZIONALE DI GARANZIA E AL FONDO TUTELA DEI DEPOSITI
Informativa al mercato Pillar 3
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INDICE
Introduzione ......................................................................................................................................................3
Tavola 1 – Requisito informativo generale ....................................................................................................4
Tavola 2 – Ambito di applicazione................................................................................................................34
Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza ................................................................................39
Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale ..........................................................................................................45
Tavola 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche………………………49
Tavola 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato
e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi
IRB.................................................................................................................................................58
Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio (CRM).............................................................................60
Tavola 9 – Rischio di controparte .................................................................................................................65
Tavola 12 – Rischio operativo .............................................................................................…..……………68
Tavola 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio
bancario.......................................................................................................................................70
Tavola 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario.....……...........75
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Introduzione
La Circolare 263 di Banca d’Italia, al fine di rafforzare la disciplina di mercato, ha introdotto alcuni obblighi
di pubblicazione di informazioni inerenti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le
caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione dei rischi.
Tali informazioni, pubblicate in ottemperanza alla suddetta disciplina, sono di natura qualitativa e
quantitativa e rispondono alle guidelines presenti nei quadri sinottici definite nell’Allegato A, Titolo IV,
Capitolo 1 della Circolare 263.
Il Gruppo Bim nell’ambito delle attività “Basilea 2”, allo scopo di approntare quanto richiesto in base agli
obblighi di disclosure previsti dalla normativa vigente, ha intrapreso una specifica iniziativa progettuale
volta a definire la struttura ed i contenuti del presente documento, nonché i corrispondenti processi
gestionali.
Il Gruppo Banca Intermobiliare pubblica l’Informativa al pubblico (Risk Report Pillar 3) ed i successivi
aggiornamenti sul proprio sito internet all’indirizzo: www.gruppobim.it.
Le tavole n. 7 “ Informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB”, n.10 “ Operazioni di
cartolarizzazione” e n. 11 “Rischio di mercato” non risultano presenti in quanto non applicabili al modello
organizzativo adottato dal gruppo Bim.
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Tavola 1 – Requisito informativo generale
PREMESSA La nuova normativa comunitaria in materia di adeguatezza patrimoniale, coerentemente con quanto stabilito
dal nuovo Accordo sul Capitale (c.d. Basilea 2) struttura la disciplina degli intermediari su tre pilastri,
costituiti dalla valutazione dei requisiti patrimoniali minimi, dal processo di controllo prudenziale e dal
processo di informativa per il pubblico.
Con l’emanazione delle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale e alcuni specifici interventi, la Banca
d’Italia ha richiamato l’attenzione delle banche sui nuovi e rilevanti requisiti introdotti nel processo di
controllo prudenziale dal II Pilastro. In coerenza con quanto stabilito dal Comitato di Basilea e dalla
normativa comunitaria, le disposizioni di vigilanza, prevedono l’articolazione di detto processo in due fasi
integrate.
La prima fase (ICAAP) richiede che le banche svolgano un’autonoma valutazione della propria adeguatezza
patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi ai quali sono esposte e alle proprie scelte strategiche.
La seconda fase (SREP), di pertinenza della Vigilanza, prevede il riesame di tale processo e la formulazione
di un giudizio complessivo sulle banche stesse.
Il processo ICAAP, in particolare, ha l’obiettivo di far verificare alle banche l’adeguatezza del proprio
capitale rispetto all’esposizione ai rischi che ne caratterizzano l’operatività. Per conseguire tale obiettivo è
necessario, in generale, predisporre un solido sistema di governo societario, dotarsi di un’idonea e
chiaramente definita struttura organizzativa, definire e implementare processi per un’efficace identificazione,
gestione, monitoraggio e segnalazione dei rischi e disporre di adeguati meccanismi di controllo interno.
La normativa stabilisce che la responsabilità del processo ICAAP è rimessa agli organi societari, i quali ne
definiscono in piena autonomia il disegno e l’organizzazione secondo le rispettive competenze e prerogative
curandone l’attuazione e promuovendone l’aggiornamento al fine di assicurarne la continua rispondenza alle
caratteristiche operative e al contesto strategico in cui la banca opera.
In tale ambito, il Gruppo Banca Intermobiliare si è dotato di un Regolamento che definisce i principi guida, i
ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte nel processo interno di determinazione
dell’adeguatezza patrimoniale. Il suo principale obiettivo consiste, quindi, nell’assicurare la regolare ed
efficace esecuzione delle attività di valutazione del capitale complessivo relativamente alla sua adeguatezza,
attuale e prospettica, in relazione ai rischi assunti e alle strategie aziendali.
L’applicazione dei presidi si incardina nell’ambito del Sistema dei Controlli Interni della Banca, configurato
sulla base dei livelli di controllo definiti dall’Organo di Vigilanza:
• controlli di Linea (I livello): sono effettuati dalle stesse strutture produttive che hanno posto in essere le
operazioni o incorporati nelle procedure. I Controlli di Linea sono diretti ad assicurare il corretto
svolgimento delle operazioni;
• valutazione dei rischi (II livello): condotte a cura di strutture diverse da quelle produttive, con il compito
di definire le metodologie di misurazione dei rischi, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie
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funzioni operative e di controllare la coerenza dell’operatività delle singole aree produttive con gli
obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti
economici;
• revisione interna (III livello): a cura dell’Internal Audit, con la responsabilità di valutare l’adeguatezza e
la funzionalità del complessivo Sistema dei Controlli Interni. Tale attività è condotta sulla base del piano
annuale delle attività di auditing approvato dal Consiglio di Amministrazione o attraverso verifiche
puntuali sull’operatività delle funzioni coinvolte, richieste in corso d’anno.
In ottemperanza a quanto indicato dagli Organi di Vigilanza, il Gruppo Banca Intermobiliare è impegnato a
sviluppare soluzioni organizzative che:
- assicurino la necessaria separatezza tra le funzioni operative e quelle di controllo;
- consentano di identificare, misurare e monitorare adeguatamente tutti i rischi assunti o assumibili
nei diversi segmenti operativi;
- stabiliscano attività di controllo a ogni livello operativo e consentano l’univoca e formalizzata
individuazione di compiti e responsabilità;
- assicurino sistemi informativi affidabili e idonee procedure di reporting;
- garantiscano che le anomalie riscontrate dalle unità operative, dalla funzione di revisione interna
o da altri addetti ai controlli siano tempestivamente portate a conoscenza di livelli appropriati
dell’azienda e gestite con immediatezza;
- consentano la registrazione di ogni fatto di gestione e di ogni operazione con adeguato grado di
dettaglio e corretta attribuzione temporale.
Le decisioni strategiche in materia di gestione dei rischi competono alla Capogruppo Banca Intermobiliare e
tengono conto dell’operatività delle singole controllate per una gestione dei rischi integrata.
La Capogruppo guida l’adozione dei sistemi/modelli di misurazione dei rischi e ha responsabilità del corretto
funzionamento del sistema.
Gli organi aziendali di supervisione strategica e di gestione delle società controllate sono consapevoli del
profilo di rischio e delle politiche di gestione definite dalla Capogruppo e sono responsabili dell’attuazione
delle relative strategie e politiche di gestione.
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La Capogruppo, per la definizione dei sistemi di misurazione/valutazione dei rischi rilevanti e per la
determinazione dell’eventuale Capitale Interno, ha adottato i seguenti approcci metodologici:
METODOLOGIE DI GESTIONE DEL RISCHIO
Tipologia Approccio Metodologico
Rischio di credito − Metodologia standardizzata
− Utilizzo di tecniche di attenuazione del rischio di credito (CRM), approcci di base
Rischio di controparte − Derivati OTC: Metodo del valore corrente
− Operazioni SFT: CRM metodo semplificato
− Operazioni con regolamento a lungo termine: Metodo del valore corrente
Rischio di mercato − Metodologia standardizzata
Rischio operativo − Metodo di base (BIA – Basic Indicator Approach)
Rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario
− Metodologia regolamentare semplificata
Rischio di concentrazione − Metodologia regolamentare Herfindhal
Rischio di liquidità − Tramite processo di monitoraggio gestionale della liquidità
Rischio residuo − Tramite processo di monitoraggio gestionale dell’efficacia delle tecniche di CRM
Rischio strategico − Metodologia gestionale per la valutazione del rischio
Rischio reputazionale − Metodologia gestionale per la valutazione del rischio
RISCHIO DI CREDITO a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il Consiglio di Amministrazione della Banca ha confermato che la strategia aziendale punta al Private
Banking senza escludere impieghi tradizionali offerti come ulteriori servizi alla clientela del Private
Banking.
In quest’ottica, ed in quella conseguente dell'erogazione del credito, assume sempre maggiore rilievo
l'esigenza di effettuare una precisa ed accorta valutazione del merito creditizio, avendo cura di utilizzare
informazioni e dati aggiornati, e facendo in modo che ciascun analista esprima la propria valutazione
tecnica sulla reale situazione economica e finanziaria del richiedente con criteri di assoluta autonomia ed
oggettività. Per quanto concerne l'amministrazione del credito, è indispensabile valutare con rigore
l'evoluzione della situazione economico/finanziaria del soggetto affidato e del mercato; devono, inoltre,
essere sempre rispettati i criteri di "sana e prudente" gestione, esigendo elasticità negli utilizzi e corretta
movimentazione, evitando le eccedenze. Gli strumenti informatici a disposizione, sia per l'istruttoria dei
fidi che per il controllo delle esposizioni, consentono di impostare una politica di gestione degli impieghi
più orientata al senso di responsabilità, al corretto esercizio della delega ed alla prudente valutazione del
merito creditizio nella concessione degli affidamenti, alla regolare costituzione delle garanzie, in
particolare dei pegni, ed alla rigorosa gestione dei rapporti, con specifico riferimento agli sconfinamenti.
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b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di Governance della Banca Intermobiliare S.p.A. è basato sulla gestione accentrata del
processo del credito. Banca Intermobiliare:
� definisce le linee guida per la gestione integrata del processo del credito ed
� è responsabile delle Policies di “Rischio di Credito” e di “Credit Risk Mitigation”;
Il modello di Governance definito a presidio del processo di gestione credito si fonda inoltre sui seguenti
principi:
� separazione tra i processi commerciali e di analisi del rischio e merito creditizio;
� separazione tra i processi di gestione ed i processi di controllo del rischio di credito;
� sviluppo dei processi di gestione e controllo del rischio di credito coerente con la struttura gerarchica
della Banca Intermobiliare e mediante un processo di deleghe.
Gli attori coinvolti nel rischio di credito sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Amministratore Delegato;
- Comitato Credito Corporate Finance;
- Risk Management;
- Responsabile Area Servizi Finanziari;
- Ufficio Analisi;
- Ufficio Monitoraggio e Reportistica;
- Area Amministrativa ed Operations
- Internal Audit
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
BIM ha attuato la revisione delle politiche creditizie della Banca sulla base della struttura esistente e
dell’evoluzione del proprio portafoglio creditizio, nonché degli indirizzi strategici definiti dal Consiglio
di Amministrazione.
Contestualmente alla revisione delle politiche creditizie, BIM sta implementando la ristrutturazione del
processo del credito al fine di attivare un presidio continuo sulla qualità del credito secondo lo schema
seguente:
- richiesta
- istruttoria e analisi
- proposta
- delibera
Questo processo si articola nelle seguenti fasi: a)ricezione di una richiesta di un nuovo affidamento (fase
di istruttoria) tramite pratica elettronica di fido, oppure tramite richiesta cartacea trasmessa alla Funzione
Credito dall’Area Commerciale, dalla Rete e/o dall’Ufficio Clientela Direzionale, b)valutazione della
domanda di credito, c)svolgimento delle indagini interne ed esterne riguardo al cliente da affidare,
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d)verifica dell’adeguatezza della forma tecnica di fido e delle garanzie offerte, e)formulazione della
proposta di delibera, f)approvazione/rifiuto da parte dell’Organo deliberante g)revisione di un precedente
affidamento.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Monitoraggio
Il processo di monitoraggio è relativo alle attività necessarie per una rilevazione e gestione tempestiva dei
fenomeni di rischiosità rilevati attraverso un monitoraggio sistematico che, anticipando il manifestarsi dei
casi problematici, consenta un adeguato reporting ai diversi Organi di controllo e decisionali, nonché una
corretta contabilizzazione e valutazione. Nell’ambito delle modalità di gestione del credito il primo presidio
delle esposizioni assunte deve avvenire in Filiale, sia tramite un dialogo costante e continuo con la clientela
sia avvalendosi delle fonti informative di natura interna ed esterna;
Gestione del contenzioso
Tale processo si riferisce al passaggio di status delle posizioni problematiche ed alla successiva fase di
gestione, inclusa l’attivazione, la gestione e il coordinamento dell’intervento dei legali esterni, nonché
l’attività di valutazione e contabilizzazione sotto il coordinamento dell’Area Legale e Controlli e del
dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari.
Revisione fidi
L'istruttoria del fido non si esaurisce con l'erogazione del finanziamento ma continua per l'intera durata della
relazione, non solo prestando attenzione ad eventuali anomalie della stessa singolarmente considerata, ma
anche seguendo l'andamento generale del settore nel quale il soggetto economico opera.
Il riesame del rapporto in sede di rinnovo degli affidamenti deve costituire un momento privilegiato per
cogliere eventuali sintomi di difficoltà dell'affidato: per tutta la sua durata è opportuno porre la massima
attenzione ai segnali di pericolo al fine di predisporre per tempo gli opportuni rimedi. Si dovrà quindi
procedere periodicamente alla revisione dei fidi per stabilire se consentirne o meno il rinnovo o la proroga.
Reporting
Per il monitoraggio dell’esposizione della clientela, delle garanzie prestate e/o del patrimonio posseduto la
Banca utilizza l’applicativo denominato “SIMOX”.
SIMOX viene alimentato attraverso l’inserimento di una serie di dati specifici di input quali: la consistenza
del patrimonio a garanzia, il patrimonio amministrato, il patrimonio gestito, le linee di fido e tutti quei dati
complementari che sono funzionali al monitoraggio delle garanzie.
Dall’elaborazione di tali dati, mediante il calcolo di un sistema di indici, si ottiene un quadro aggiornato
quotidianamente della capacità di rimborso del cliente e della sua capienza patrimoniale, consentendo di
individuare tempestivamente eventuali situazioni di squilibrio.
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Credit Risk Mitigation
La normativa che regolamenta il trattamento e il riconoscimento a fini prudenziali (eleggibilità) degli
strumenti di attenuazione del rischio di credito prevede l’osservanza di specifici requisiti di natura
organizzativa e giuridica, fornendo precise indicazioni circa le modalità di calcolo dell’impatto patrimoniale
che il loro utilizzo determina.
La nuova normativa di vigilanza prudenziale, rispetto alla precedente, consente l’utilizzo di un novero più
ampio di strumenti di attenuazione del rischio di credito; a tale estensione si accompagna altresì
un’indicazione più puntuale sia dei requisiti economici, giuridici e organizzativi, necessari per il
riconoscimento a fini prudenziali (c.d. “eleggibilità”) delle garanzie, sia una più puntuale indicazione delle
modalità di calcolo dell’impatto patrimoniale che il loro utilizzo determina.
Banca Intermobiliare, tenuto conto della complessità e delle caratteristiche operative del proprio business
creditizio, ai fini della determinazione del requisito patrimoniale per il rischio di credito, utilizza il metodo
standardizzato avvalendosi del metodo semplificato per il trattamento delle garanzie reali finanziarie e del
principio di sostituzione per le garanzie personali.
Gli attori coinvolti nel Credit Risk Mitigation sono:
- Comitato Rischi;
- Risk Management
- Area Servizi Finanziari;
- Funzione Credito
- Ufficio Analisi Credito
- Ufficio Monitoraggio e Reportistica;
- Area Amministrativa ed Operations
- Internal Audit
La tabella seguente riepiloga le metodologie adottate dalla Banca ai fini del trattamento prudenziale delle
diverse tipologie di garanzie ad oggi utilizzate.
Garanzie utilizzate dalla Banca e loro trattamento per fini prudenziali
Tipologia di garanzia Metodo utilizzato
dalla Banca Modalità di trattamento a fini prudenziali
GARANZIE REALI DI TIPO IMMOBILIARE
Metodo standardizzato
Le esposizioni assistite da ipoteca su immobili confluiscono in una specifica classe di attività cui è associata una minore rischiosità nell’ambito del sistema di ponderazioni a fronte del rischio di credito.
GARANZIE REALI FINANZIARIE
Metodo standardizzato – Metodo semplificato
La parte dell’esposizione coperta dalla garanzia riceve la ponderazione specifica della garanzia finanziaria (collateral) in sostituzione di quella del debitore principale.
GARANZIE PERSONALI Metodo standardizzato – Principio di sostituzione
Per la porzione di esposizione garantita, la ponderazione del soggetto debitore è sostituita con la ponderazione del fornitore di protezione (garante o protection provider).
Al fine di assicurare un elevato livello di efficacia della protezione del credito, la normativa prevede degli
specifici requisiti di eleggibilità in relazione alle peculiarità di ciascuna tipologia di garanzia.
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Il processo di gestione delle tecniche di CRM ha la finalità di valutare e monitorare in via continuativa
l’idoneità delle garanzie utilizzate dalla Banca quali validi strumenti ai fini della mitigazione del rischio di
credito secondo la normativa prudenziale.
A supporto delle analisi relative all’eleggibilità delle garanzie e al monitoraggio del valore delle garanzie
ricevute, Banca Intermobiliare ha acquisito appositi applicativi che consentano di verificare il rispetto dei
disposti normativi al fine di poter beneficiare del riconoscimento delle garanzie in sede di calcolo del
patrimonio regolamentare.
Gli applicativi in oggetto includono:
• un modulo di verifica dell’eleggibilità per le singole garanzie personali, ipotecarie e finanziarie utilizzate
dalla Banca. Tale modulo rappresenta una specifica funzionalità del sistema Credit Capital Manager –
CCM dell’outsurcer Cedacri. Obiettivo del modulo in esame è quello di accertare il rispetto dei requisiti
normativi di eleggibilità a fronte dei singoli contratti di garanzia a copertura delle esposizioni della
Banca attraverso l’applicazione di controlli puntuali sui dati provenienti dal portafoglio garanzie.
• un modello di rivalutazione statistico degli immobili a garanzia basato sull’impiego di coefficienti di
rivalutazione forniti da Nomisma, offerti dal service-provider Ribes. La metodologia utilizzata prevede
l’impiego di indici di rivalutazione dei prezzi da applicarsi al valore di prima perizia di ciascun
immobile a garanzia.
• l’applicativo SIMOX che consente un monitoraggio quotidiano delle linee di credito assistite da
garanzia. In considerazione della tipologia di garanzia l’applicativo permette di effettuare i seguenti
controlli:
- operazioni garantite da pegno: riscontro del mantenimento del valore attuale della garanzia
entro determinati parametri di scarto e soglia;
- operazioni garantite da ipoteca (al momento le sole linee di apertura di credito ipotecaria):
riscontro del mantenimento di un adeguato rapporto fido/valore perizia;
- operazioni assistite da garanzia personale (fideiussioni): verifica della consistenza del
patrimonio del/i fideiussore/i.
RISCHIO DI CONTROPARTE
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Si tratta di una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni poste in
essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell’inadempimento di
quest’ultima. A differenza del rischio di credito generato da un finanziamento, dove la probabilità di perdita
è unilaterale, in quanto essa è in capo alla sola banca erogante, il rischio di controparte crea, di regola, un
rischio di perdita di tipo bilaterale. In tal senso il valore di mercato della transazione può essere positivo o
negativo per entrambe le controparti.
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Ai fini del calcolo del requisito regolamentare a fronte del rischio di controparte, la Banca ha scelto di
adottare il metodo del valore corrente. Il metodo del valore corrente può essere utilizzato solo con
riferimento alle transazioni riguardanti derivati OTC ed operazioni con regolamento a lungo termine.
La metodologia di calcolo approssima il costo che la Banca dovrebbe sostenere per trovare un altro soggetto
disposto a subentrare negli obblighi contrattuali dell’originaria controparte negoziale qualora questa fosse
insolvente.
Il processo di gestione del rischio ha la finalità di valutare, controllare e mitigare il rischio di controparte
tramite:
- definizione/revisione della metodologia di misurazione e gestione del rischio di
controparte;
- definizione/revisione limiti operativi e soglie di sorveglianza;
- monitoraggio rischi e reporting;
- operatività straordinaria.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio di controparte,
mantenendo una separazione tra i processi di gestione e i processi di controllo.
Gli attori coinvolti nel rischio di controparte sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Amministratore Delegato;
- Comitato Rischi;
- Risk Management;
- Area Mercati Finanziari;
- Middle Office;
- Area Amministrativa e Operations;
- Internal Audit
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
Modello
Una volta definito il modello di Risk Management per la gestione del rischio di controparte, la Funzione
Segnalazioni e Rapporti con Istituzioni dell’Area Amministrativa e Operations dovrà verificare la
disponibilità dei dati e la funzionalità degli strumenti necessari al calcolo del requisito patrimoniale. In caso
di carenze significative, dovranno essere attuati tutti gli interventi correttivi necessari a garantire la
rispondenza del modello alla normativa di vigilanza.
Il Comitato Rischi valida le metodologie di calcolo proposte dal Risk Management in condivisione con
l’Area Mercati Finanziari. In caso di prima definizione del framework metodologico, è richiesta
l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione.
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Il modello una volta definito, testato ed approvato dal Consiglio di Amministrazione, è implementato dalle
Funzioni competenti (Funzione Organizzazione, Funzione Sistemi Informativi e Servizi Generali, ecc.).
Limiti operativi e soglie di sorveglianza
Previa analisi delle linee strategiche, il Risk Management formula la proposta della struttura dei limiti di
rischio di controparte, in collaborazione con l’Area Mercati Finanziari, nel rispetto del profilo di rischio
definito dal Consiglio di Amministrazione attraverso l’analisi dell’operatività del Gruppo. La proposta è
oggetto di specifica analisi e validazione da parte del Comitato Rischi per essere successivamente
sottoposta alla valutazione ed approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione.
Al fine di monitorare periodicamente l’andamento dell’esposizione al rischio, il Risk Management può
inoltre definire in accordo con l’Area Mercati Finanziari le soglie di sorveglianza da proporre al Comitato
Rischi per l’approvazione.
Almeno una volta all’anno il Comitato Rischi valuta eventuali proposte di modifica dei limiti operativi
promosse dalla Funzione Risk Management in relazione all’evoluzione dei mercati finanziari, del contesto
normativo, della disponibilità di metodologie e supporti tecnologici per la gestione, misurazione e controllo
del rischio di controparte, da sottoporre al Consiglio di Amministrazione.
Monitoraggio rischi e reporting
L’Area Amministrativa e Operations calcola il requisito patrimoniale a fronte dell’esposizione al rischio di
controparte come da normativa di vigilanza. La Funzione Risk Management effettua un’analisi andamentale
del requisito patrimoniale emerso dal calcolo, verificando che sia coerente con i valori assunti dal requisito
stesso nei periodi di analisi precedenti.
La Funzione Risk Management ha il compito di produrre il reporting adeguato per la condivisione dei
risultati analitici ed aggregati con le Aree/Funzioni interessate.
Operatività straordinaria
L’Area Mercati Finanziari (o il referente della Controllata) prima di procedere all’acquisizione di nuovi
strumenti finanziari, deve richiedere alla Funzione Risk Management una valutazione dell'impatto
sull’esposizione al rischio, al fine di attivare la richiesta di autorizzazione allo sconfinamento, nel caso di
superamento dei limiti fissati dal Consiglio di Amministrazione.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Il Risk Management nello svolgimento dell’attività di monitoraggio, ha il compito di produrre il reporting
adeguato per la condivisione dei risultati analitici ed aggregati con le Aree/Funzioni interessate.
L’attività di reporting si articola in:
� reporting limiti di esposizione al rischio di controparte
� reporting direzionale
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All’interno di tale reportistica, per la parte relativa al rischio di controparte, viene sinteticamente
rappresentato:
• l’andamento del requisito patrimoniale;
• l’analisi delle esposizioni rilevanti;
• i risultati dell’analisi dei limiti con l’evidenza del numero di sconfinamenti rilevati nel corso del periodo
di analisi e le relative cause.
RISCHIO DI MERCATO
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
I rischi di mercato rappresentano una tipologia di rischi direttamente collegata all’operatività del portafoglio
di negoziazione. Alla categoria dei rischi di mercato si riconducono tutti i rischi di variazione del valore
degli strumenti finanziari conseguenti a variazioni inattese delle condizioni di mercato dei tassi di interesse,
dei cambi e dei corsi azionari.
Le tipologie di rischi di mercato si articolano come segue:
- con riferimento al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza:
• rischio di posizione
• rischio di regolamento
• rischio di concentrazione
- con riferimento all'intero bilancio:
• rischio di cambio rappresentativo del rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni
dei corsi delle divise estere
• rischio di posizione su merci
Per la misurazione e gestione del rischio di mercato, il Gruppo ha deciso di seguire un duplice binario:
� ai fini regolamentari, per la determinazione del relativo Capitale Interno nell’ambito del processo
ICAAP, ha adottato la metodologia standardizzata;
� ai fini gestionali la Banca utilizza un modello interno di tipo VaR avvalendosi dell’applicativo Sophis.
La metodologia standardizzata si basa sull’applicazione del c.d. “approccio a blocchi” che consiste nel
sommare i requisiti di capitale a fronte dei rischi di posizione, regolamento, concentrazione, cambio e
posizione su merci, per ottenere il requisito patrimoniale complessivo a fronte del rischio di mercato.
Alle metodologie standardizzate per il calcolo del rischio di mercato, caratterizzate da un basso grado di
sofisticazione, la Capogruppo ha deciso di affiancare un modello gestionale di Value at Risk (VaR) che
consenta una maggiore comprensione dell’esposizione del Gruppo al rischio.
In particolare, il Gruppo ha adottato un approccio di simulazione storica per il calcolo del VaR che si basa
sull’ipotesi che la distribuzione futura dei rendimenti dei fattori di rischio sia uguale alla distribuzione storica
degli stessi. La misurazione del VaR viene effettuata attraverso l’utilizzo dell’applicativo Sophis sulla base
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della sensibilità del portafoglio alla variazione di fattori di mercato, alla loro volatilità e al loro grado di
correlazione.
Al fine di verificare l’affidabilità delle stime effettuate mediante l’applicazione del modello VaR si è
effettuato l’analisi di back testing, quale raffronto tra i dati reddituali di utile e perdita ex post, osservati sul
portafoglio nell’arco dell’holding period, e le misure di rischio in termini di VaR elaborate dal modello ex
ante.
Per il completamento del modello di misurazione del rischio basato sul VaR che, per sua natura, ha capacità
predittiva in condizioni “normali”, si è poi effettuato l’analisi di stress testing in cui vengono definite in
maniera soggettiva una serie di condizioni di mercato possibili (favorevoli o avverse) allo scopo di analizzare
la sensitività del valore economico del portafoglio rispetto a ciascuna di queste.
La Capogruppo utilizza, per l’elaborazione dei dati relativi all’esposizione ai rischi di mercato, il VaR
Module dell’applicativo Sophis che si basa sul metodo degli scenari storici.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio di mercato.
La Capogruppo BIM:
- definisce le linee guida per la gestione integrata dei rischi a livello di Gruppo;
- è responsabile della Policy per la gestione del rischio di mercato.
Il modello di governance definito a presidio del processo di gestione e controllo dei rischi del Gruppo si
fonda inoltre sui seguenti principi:
- separazione tra i processi di gestione ed i processi di controllo del rischio;
- sviluppo dei processi di gestione e controllo del rischio coerentemente con la struttura gerarchica del
Gruppo e della Banca e mediante un processo di deleghe.
Gli attori coinvolti nel rischio di mercato sono:
- Consiglio di Amministrazione;.
- Amministratore Delegato;
- Comitato Rischi;
- Risk Management;
- Area Mercati Finanziari;
- Area Amministrativa e Operations;
- Internal Audit
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
Il processo di gestione del rischio ha la finalità di valutare, controllare e mitigare il rischio di mercato. Il
processo si articola nelle seguenti fasi:
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- definizione/revisione modello di Market Risk Management;
- definizione/revisione limiti operativi e soglie di sorveglianza;
- monitoraggio rischi e reporting;
- operatività straordinaria.
Modello
La Funzione Risk Management dopo aver definito il modello metodologico, effettua specifici test di validità
dello stesso (back testing e stress testing). In caso di scostamenti significativi, informa il responsabile
dell’Area Mercati Finanziari e propone le modifiche necessarie al Comitato Rischi per la relativa
validazione. Il Comitato Rischi valida la metodologia proposta dalla Funzione Risk Management in
condivisione con l’Area Mercati Finanziari. In caso di prima definizione del framework metodologico, è
richiesta l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione. Il modello, una volta definito, testato ed
approvato, è implementato dalle funzioni competenti (Funzione Organizzazione, Funzione Sistemi
Informativi e Servizi Generali, ecc.). In particolare, l’Area Amministrativa e Operations verifica la
disponibilità dei dati e la funzionalità degli strumenti necessari al calcolo del requisito patrimoniale.
Limiti operativi e soglie di sorveglianza
Previa analisi delle linee strategiche, il Risk Management formula la proposta della struttura dei limiti di
rischio di mercato, in collaborazione con l’Area Mercati Finanziari, nel rispetto del profilo di rischio definito
dal Consiglio di Amministrazione attraverso l’analisi dell’operatività del Gruppo.
La proposta è oggetto di specifica analisi e validazione da parte del Comitato Rischi per essere
successivamente sottoposta alla valutazione ed approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione.
Al fine di monitorare periodicamente l’andamento dell’esposizione al rischio, il Risk Management può
inoltre definire in accordo con l’Area Mercati Finanziari le soglie di sorveglianza da proporre al Comitato
Rischi per l’approvazione.
Monitoraggio rischi e reporting
La Funzione Segnalazioni e Rapporti con Istituzioni calcola il requisito patrimoniale a fronte
dell’esposizione al rischio di mercato, sulla base della metodologia standardizzata come da normativa di
vigilanza. La Funzione Risk Management effettua un’analisi andamentale del requisito patrimoniale emerso
dal calcolo, verificando che sia coerente con i valori assunti dal requisito stesso nei periodi di analisi
precedenti.
La Funzione Risk Management effettua, inoltre, l’analisi e il monitoraggio dei rischi di mercato sui limiti
assegnati dal Consiglio di Amministrazione. Sulla base dei risultati del monitoraggio e delle prove di Stress,
analizza la capacità del patrimonio della Banca di assorbire eventuali perdite potenziali e individua le azioni
correttive da intraprendere al fine di ridurre il rischio e preservare il patrimonio. La Funzione Risk
Management ha infine il compito di produrre il reporting adeguato per la condivisione dei risultati analitici
ed aggregati con le Aree/Funzioni interessate.
Informativa al mercato Pillar 3
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Operatività straordinaria
L’Area Mercati Finanziari (o il referente della Controllata) prima di procedere all’acquisizione di nuovi
strumenti finanziari da includere nel portafoglio di negoziazione, deve richiedere alla Funzione Risk
Management una valutazione dell'impatto sul VaR, al fine di attivare la richiesta di autorizzazione allo
sconfinamento, nel caso di superamento dei limiti fissati dal Consiglio di Amministrazione. Al termine
dell’analisi, la Funzione Risk Management comunica i risultati al responsabile dell’Area Mercati Finanziari
(o al referente della Controllata) e se gli impatti risultano rilevanti, informa il Comitato Rischi per
l’eventuale approvazione dell’operazione e avvio delle attività operative.
Lo stesso vale per le operazioni di importo rilevante, per le quali il responsabile dell’Area Mercati Finanziari
(o il referente della Controllata) chiede il supporto della Funzione Risk Management nell’attività di
valutazione dei possibili impatti sul profilo di rischio.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Stress test
Gli scenari di stress sono definiti dalla Funzione Risk Management in collaborazione con l’Area Mercati
Finanziari. Le analisi di stress test vengono prodotte sul portafoglio di negoziazione e sui singoli
sottoportafogli. I risultati dell’analisi di stress vengono illustrati all’interno di report che descrivono lo
scenario di maggiore esposizione per ciascun sotto-portafoglio.
Il Risk Management, sulla base dei risultati delle prove di stress, effettua analisi sulla capacità del patrimonio
del Gruppo di assorbire ingenti perdite potenziali e sulle azioni correttive da intraprendere al fine di ridurre il
rischio e preservare il patrimonio.
Nel caso di risultati non favorevoli delle prove di stress, una volta individuati gli eventuali elementi di
vulnerabilità del portafoglio, procede alla revisione degli scenari di stress o alla definizione, insieme al
Responsabile dell’Area Mercati Finanziari, di linee correttive volte a ridurre il rischio da proporre al
Comitato Rischi.
In caso di variazioni rilevanti degli scenari di stress è inoltre richiesto l’approvazione da parte del Consiglio
di Amministrazione.
Reporting
Il Risk Management nello svolgimento dell’attività di monitoraggio, ha il compito di produrre il reporting
adeguato per la condivisione dei risultati analitici ed aggregati con le Aree / Funzioni interessate.
L’attività di reporting si articola su tre livelli:
reporting operativo;
reporting limiti;
reporting direzionale.
All’interno di tale reportistica, per la parte relativa ai rischi di mercato, viene sinteticamente rappresentato:
• l’andamento del requisito patrimoniale calcolato con la metodologia standardizzata;
Informativa al mercato Pillar 3
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• l’andamento del portafoglio di negoziazione rilevato nel corso del periodo di analisi;
• i risultati delle prove di stress con l’evidenza degli scenari a maggior impatto sul portafoglio;
• i conti economici di periodo.
Inoltre, il Risk Management predispone trimestralmente la “Relazione sulla posizione assunta in Conto
Proprio” con le indicazioni essenziali sull’attività in conto proprio svolta dalla Banca nel periodo
considerato.
RISCHIO OPERATIVO
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il rischio operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla
disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale
tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità
dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Con riferimento alla misurazione del requisito
prudenziale, ai fini regolamentari il Gruppo si avvale del metodo base (Basic Indicator Approach – BIA), che
prevede l’applicazione di un unico coefficiente regolamentare (15%) all’indicatore del volume di operatività
aziendale, individuato nel margine di intermediazione.
Ai fini gestionali, per ottenere una maggiore consapevolezza relativamente alla propria esposizione ai rischi
operativi, la Capogruppo si avvale di un processo di rilevazione e valutazione dei rischi operativi basato su
metodologie qualitative di Risk Self Assessment.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di Governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio operativo.
Gli attori coinvolti nel rischio operativo sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Comitato Rischi;
- Risk Management;
- Internal Audit;
- Organizzazione;
- Sistemi Informativi e Servizi Generali.
Per le società controllate, il CdA svolge un ruolo centrale nella definizione di ruoli e responsabilità per
ciascuna funzione coinvolta nel processo ORM.
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
Il Gruppo ha sviluppato un framework per l’identificazione e la classificazione degli eventi di rischio
operativo basato sull’utilizzo di questionari. Sulla base delle conoscenze acquisite nel processo di
Informativa al mercato Pillar 3
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valutazione dei rischi, la Capogruppo ha sviluppato un modello per l’individuazione dei fattori di rischio e
per la loro correlazione con gli eventi censiti.
Il processo di operational risk management ha la finalità di gestire, controllare e mitigare il rischio Operativo
e si configura in quattro fasi:
- identificazione – definizione/aggiornamento modello;
- misurazione – raccolta dati;
- misurazione - valorizzazione;
- mitigazione e gestione.
Modello
La fase di identificazione consiste nella localizzazione degli eventi di perdita operativa che possono sorgere
sulle attività, sui business e sui centri di responsabilità.
Per lo svolgimento di questa fase è stato progettato un modello organizzativo che permette di individuare e
successivamente aggiornare le diverse tipologie di rischi operativi presenti all’interno dell’istituto. Tale
modello si basa su di una segmentazione ordinata e omogenea (modello delle catene del valore) di tutti i
processi aziendali e sui centri di responsabilità corrispondenti, coerente con la mappa delle business line
prevista dalla regolamentazione in materia di requisiti patrimoniali.
Raccolta dati
La seconda fase del processo di ORM consiste nella raccolta dei dati necessari alla misurazione dei rischi
operativi; in questa fase sono individuati, per mezzo di stime e di perdite, gli impatti economici negativi in
cui la banca può incorrere.
Tale fase si compone i due momenti:
- Risk Self Assessment;
- Loss Data Collection.
Il Risk Self Assessment si configura nella raccolta delle stime delle perdite operative fornite dai centri di
responsabilità. Tale stima consente di determinare una misura di esposizione al rischio operativo che
incorpora una visione prospettica.
L’attività di Loss Data Collection, invece, ha la finalità di raccogliere e classificare le perdite operative che
sono passate a conto economico durante l’esercizio in corso. Tale attività consiste nell’analizzare l’insieme
dei database aziendali e delle scritture contabili per individuare le perdite operative distinte per categoria.
Valorizzazione
I dati raccolti nella fase precedente sono analizzati per identificare gli eventuali interventi organizzativi e
mitigativi al fine di ridurre così gli eventi pregiudizievoli. Con la fase di valorizzazione del profilo di rischio,
si definisce un set di indicatori di rischio che permettono di segnalare in maniera tempestiva eventuali
criticità e anomalie. La valutazione dei rischi cui sono esposti i processi aziendali sarà sintetizzata in appositi
report.
Informativa al mercato Pillar 3
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In tale fase è compresa anche l’attività di analisi dei requisiti quantitativi e la determinazione del requisito
regolamentare, così come richiesto dalle autorità di vigilanza, calcolando il gross income per business line,
ponderato per i coefficienti specifici di business line. Ai fini regolamentari il Gruppo BIM adotta l’approccio
BIA, per cui il calcolo del requisito patrimoniale viene effettuato applicando il 15% del margine di
intermediazione medio delle ultime tre osservazioni annuali.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Mitigazione
In questa fase si definiscono gli interventi di mitigazione da attuare con priorità maggiore, sulla base dei
risultati delle analisi effettuate nelle fasi precedenti del processo. La fase di gestione del rischio operativo si
pone quindi come obiettivo la valutazione periodica delle strategie per il controllo e la riduzione del rischio,
decidendo, in base alla natura e dell’entità dello stesso, se assumerlo, se attuare politiche di mitigazione o se
trasferirlo a terzi, in relazione alla propensione al rischio espressa dal vertice aziendale.
In particolare gli interventi che la banca può adattare sono:
- business process reengineering (BPR);
- interventi migliorativi (sistema dei controlli interni);
- risk mapping review;
- trasferimento dei rischi (assicurazione).
Nell’ambito degli strumenti finalizzati alla mitigazione del rischio operativo la Capogruppo ha realizzato il
Piano di Continuità Operativa di Gruppo (Business Continuity Plan) ed ha attivato la funzione BCM
(Business Continuity Management) del Gruppo.
L’obiettivo del Piano di Continuità è predisporre presidi organizzativi e infrastrutture tecnologiche atte a
ridurre nei limiti ritenuti accettabili i danni derivanti da eventi clamorosi, garantendo che la riattivazione dei
processi critici ed il coordinamento delle attività sino al ripristino della piena funzionalità avvengano nei
tempi e nei modi definiti.
Il Piano è gestito e coordinato dalla Capogruppo, mentre le altre Società del Gruppo sono responsabili
dell’aggiornamento delle schede di dettaglio per i processi di propria competenza.
Annualmente il Piano è oggetto di test volti a verificarne la funzionalità.
Reporting
Il reporting per il monitoraggio comprende:
- reportistica Risk Self Assessment
- predisposizione reportistica Loss Data Management.
Informativa al mercato Pillar 3
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RISCHIO TASSO
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il rischio di tasso d’interesse è definito come il rischio attuale o prospettico di diminuzione di valore del
patrimonio o di diminuzione del margine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni dei tassi di
interesse sulle attività diverse dalla negoziazione (banking book).
Secondo il principio di proporzionalità, gli intermediari possono adottare sistemi e processi per la
quantificazione del rischio progressivamente più sofisticati in relazione alla natura, all’ampiezza ed alla
complessità dell’attività svolta.
Alla luce di quanto riportato, per la gestione del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, la
Capogruppo ha deciso di avvalersi dell’approccio semplificato.
Il modello semplificato prevede che tutte le attività e le passività siano classificate in fasce temporali in base
alla loro vita residua. All’interno di ciascuna fascia viene calcolata l’esposizione netta, ottenuta dalla
compensazione tra posizioni attive e posizioni passive, secondo l’analisi dei cash flow relativi.
Le esposizioni nette di ogni fascia sono poi moltiplicate per i fattori di ponderazione ottenuti dal prodotto fra
una variazione ipotetica dei tassi di 100 punti base e l’approssimazione di duration modificata relativa a
ciascuna fascia fornita.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio di tasso di interesse sul
portafoglio banking book.
La Capogruppo BIM:
• definisce le linee guida per la gestione integrata dei rischi a livello di Gruppo;
• è responsabile della Policy di rischio di tasso di interesse sul banking book.
Gli attori coinvolti nel rischio tasso sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Amministratore Delegato;
- Comitato Rischi;
- Risk Management;
- Area Mercati Finanziari – Funzione ALM;
- Area Mercati Finanziari;
- Area Servizi Finanziari;
- Area Amministrativa ed Operations;
- Internal Audit.
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
La metodologia regolamentare di calcolo dell’indicatore di rischio è articolata come segue:
- determinazione delle valute rilevanti;
Informativa al mercato Pillar 3
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- classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali;
- ponderazione delle esposizioni nette all’interno di ciascuna fascia;
- somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce;
- aggregazione delle esposizioni nelle diverse valute;
- determinazione dell’indicatore di rischiosità.
Determinazione delle valute rilevanti: la normativa stabilisce modalità di calcolo differenziate per singola
valuta, vengono pertanto dapprima individuate quali sono le “valute rilevanti”.
Classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali: le attività e le passività a tasso fisso sono
classificate in 14 fasce temporali, in base alla loro vita residua. Le attività e le passività a tasso variabile sono
ricondotte nelle diverse fasce temporali sulla base della data di rinegoziazione del tasso.
Ponderazione delle esposizioni nette all’interno di ciascuna fascia: all’interno di ogni fascia temporale le
posizioni attive sono compensate con quelle passive, ottenendo in tale modo la posizione netta. La posizione
netta di ogni fascia è moltiplicata per determinati fattori di ponderazione.
Somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce: le esposizioni ponderate delle diverse fasce sono
sommate tra loro, di conseguenza è ammessa la piena compensazione tra le esposizioni positive e negative
nelle diverse fasce. L’esposizione ponderata netta ottenuta in questo modo approssima la variazione del
valore attuale delle poste denominate in una certa valuta nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato.
Aggregazione delle esposizioni nelle diverse valute: i valori assoluti delle esposizioni relative alle singole
“valute rilevanti” e all’aggregato delle “valute non rilevanti” sono sommati tra loro.
Determinazione dell’indicatore di rischiosità: ottenuto un valore che rappresenta la variazione di valore
economico aziendale a fronte dell’ipotizzato scenario sui tassi di interesse (il valore economico è definito
come valore attuale dei flussi di cassa), si procede al calcolo dell’indicatore di rischiosità, il quale è
rapportato al Patrimonio di Vigilanza (PV) calcolato a fronte del rischio di credito, di mercato e operativo.
Il processo di gestione del rischio di tasso sul banking book ha la finalità di individuare, misurare e
controllare il rischio derivante da variazioni del tasso di interesse e si articola in quattro sottoprocessi:
- definizione/aggiornamento modello;
- definizione/ revisione limiti operativi e soglie di sorveglianza;
- analisi e monitoraggio rischi;
- analisi degli impatti di nuovi prodotti finanziari.
Modello
Tale sotto-processo è strutturato in tre fasi, a loro volta articolate in specifiche attività:
- definizione revisione del modello di misurazione del rischio;
- test del modello di misurazione del rischio di tasso;
- approvazione e delibera del modello di misurazione del rischio di tasso.
Informativa al mercato Pillar 3
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Limiti operativi e soglie di sorveglianza
L’obiettivo di tale fase consiste nella definizione o eventuale revisione e nell’assegnazione dei limiti
operativi e delle soglie di sorveglianza riguardanti la gestione del rischio di tasso di interesse sul banking
book a livello di Gruppo e di singola società esposta al rischio.
La proposta della struttura dei limiti operativi di rischio di tasso e delle soglie di sorveglianza è formulata
dalla Funzione Risk Management nel rispetto del profilo di rischio definito dal Consiglio di
Amministrazione attraverso l’analisi delle linee strategiche e dell’operatività della Banca e del Gruppo.
Le soglie di sorveglianza istituite al fine di monitorare periodicamente l’andamento dell’esposizione al
rischio sono validati dal Comitato Rischi, previa eventuale richiesta di ulteriori informazioni metodologiche
al Risk Management, e approvati dal CdA.
I singoli limiti operativi da assegnare alle Aree coinvolte nel processo di gestione del rischio di tasso (quali
ad esempio: Area Servizi Finanziari, Area Mercati Finanziari) sono oggetto di specifica analisi da parte del
Comitato Rischi per essere successivamente sottoposti alla valutazione ed approvazione da parte del
Consiglio di Amministrazione.
In particolare, sulla base dei driver regolamentari utilizzati per segmentare il portafoglio banking book, è
possibile definire un sistema di early warning che il Comitato Rischi di volta in volta può rimodulare, nel
rispetto dei limiti assoluti di delega del Consiglio di Amministrazione.
In base al livello di criticità dell’indicatore (soglie di sorveglianza) la Funzione di Risk Management attiva
un processo per l’attuazione delle misure correttive.
L’indicatore di rischio può essere calcolato con frequenza maggiore di quella regolamentare e rapportato al
patrimonio di vigilanza al fine di individuare in anticipo la sovraesposizione a tale tipologia di rischio.
Monitoraggio rischi e reporting
La Funzione Risk Management procede all’elaborazione dei dati di rischio tasso, richiedendo all’Area
Amministrativa ed Operations apposite estrazioni dai sistemi dedicati, e alla successiva analisi e validazione
della qualità dei dati e delle procedure di produzione degli indicatori di rischio. In caso di anomalie tecniche
e/o funzionali sono individuati gli interventi correttivi di tipo informatico e/o metodologico/organizzativo da
comunicare alle funzioni interessate. L’andamento dell’esposizione al rischio è oggetto di monitoraggio al
fine di verificare su base giornaliera e/o trimestrale, il rispetto dei limiti e delle soglie di sorveglianza
definiti.
Operatività straordinaria
La Funzione Risk Management supporta l’Area Mercati Finanziari, l’Area Servizi Finanziari e le aree
operative nella valutazione degli impatti sull’esposizione al rischio connessi all’introduzione nel portafoglio
di negoziazione, rispettivamente, di nuovi strumenti finanziari, di nuovi prodotti creditizi e di esposizioni
rilevanti.
Informativa al mercato Pillar 3
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d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Misurazione del rischio di tasso di interesse sul banking book
L’obiettivo di tale fase è l'elaborazione degli indicatori di esposizioni al rischio tasso sul banking book e la
misurazione del rischio.
Al fine di raggiungere tale obiettivo la Funzione Risk Management procede: all’elaborazione dei dati di
rischio tasso richiedendo apposite estrazioni dai sistemi dedicati e successiva analisi e validazione della
qualità dei dati e delle procedure di produzione degli indicatori di rischio.
La Funzione di Risk Management procede quindi all’alimentazione dei tool di calcolo dell’indicatore di
rischio di tasso di interesse.
Monitoraggio dei limiti e delle soglie di sorveglianza
L’obiettivo di tale fase è il monitoraggio dell’andamento dell’esposizione al rischio al fine di verificare su
base giornaliera e/o trimestrale, il rispetto dei limiti e delle soglie di sorveglianza definiti.
I limiti operativi sono oggetto di monitoraggio periodico e gli eventuali sconfinamenti sono, previa analisi
delle cause che li hanno generati, segnalati tempestivamente dalla Funzione Risk Management alla struttura
operativa interessata (Banca o Società Controllata) e sono riportati al Comitato Rischi nel corso della prima
seduta utile. Le strutture attivano le necessarie misure correttive per garantire il rientro nei limiti operativi,
eventuali sconfinamenti persistenti sono segnalati dalla Funzione Risk Management direttamente
all’Amministratore Delegato.
La reportistica prodotta periodicamente dal Risk Management, deve evidenziare gli eventuali sconfinamenti
di cui sopra.
Reporting
La ripartizione del portafoglio banking book in 14 basket temporali, consente di effettuare un’analisi della
distribuzione delle poste dell’attivo e del passivo in base all’holding period. È possibile in tal modo
individuare le aree dove si presentano gli sbilanci maggiori, nonché un confronto tra la distribuzione del
portafoglio nel periodo in esame e quella dei periodi precedenti.
Banca Intermobiliare si avvale di uno specifico tool per la misurazione dell’indicatore di rischiosità.
che prevede la produzione di una reportistica gestionale.
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il rischio di concentrazione è il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti
connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla
medesima area geografica.
Informativa al mercato Pillar 3
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Il rischio di concentrazione può essere inquadrato come “evoluzione” del processo di rilevazione e
monitoraggio della concentrazione dei rischi verso determinate controparti, già in vigore con la disciplina sul
controllo dei c.d. “Grandi Rischi”
Per la quantificazione del Capitale Interno a fronte del rischio di concentrazione, la Banca si avvale della
metodologia regolamentare che prevede il calcolo del “ Granularity Adjustment”, basato sul calcolo
dell’indice di dispersione di Herfindhal e del Tasso di Ingresso in sofferenza Rettificata.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Si rimanda alla medesima sezione del rischio di credito.
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
Al fine di valutare l’impatto che uno scenario avverso può avere sul rischio di concentrazione, è previsto, in
continuità con quanto effettuato in sede di stress test sul rischio di credito, di recepire l’incremento del tasso
di default derivante dall’applicazione dello scenario di stress ipotizzato su un indicatore rilevante e di
valutare l’incremento in termini di Granularity Adjustment.
È inoltre valutato l’impatto sul Granularity Adjustment a seguito dell’applicazione di uno scenario di
ricomposizione del portafoglio verso un numero inferiore di controparti.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Si rimanda alla medesima sezione del rischio di credito.
RISCHIO LIQUIDITÀ
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il rischio di liquidità si manifesta tipicamente sotto forma di inadempimento ai propri impegni di pagamento,
e può assumere forme diverse, in funzione dell’ambito in cui tale rischio è generato.
Si distingue tra funding liquidity risk e market liquidity risk.
Per funding liquidity risk si intende il rischio che la banca non sia in grado di far fronte in modo efficiente
alle proprie uscite di cassa sia attese che inattese, correnti e future, e alle esigenze di collateral, senza
pregiudicare l’operatività quotidiana o la situazione finanziaria della banca stessa.
Per market liquidity risk si intende invece il rischio che la banca non sia in grado di liquidare una attività
finanziaria senza incorrere in perdite in conto capitale a causa della scarsa liquidità del mercato di
riferimento o di disordini nello stesso.
Le due forme di rischio di liquidità sono spesso fortemente correlate, e possono manifestarsi a fronte dei
medesimi fattori scatenanti. Solitamente, tuttavia, il market liquidity risk viene ascritto all’ambito dei rischi
di mercato (rischio di prezzo), pertanto i processi e i regolamenti volti a misurare, controllare e mitigare il
rischio di liquidità si focalizzano sull’aspetto del funding risk.
Informativa al mercato Pillar 3
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Si distingue inoltre tra:
- mismatch liquidity risk, ovvero il rischio di liquidità implicito nella struttura stessa delle
attività e passività della banca per via della trasformazione delle scadenze operata dagli
intermediari finanziari, tale per cui il profilo dei flussi di cassa in uscita non risulta
perfettamente compensato al profilo dei flussi di cassa in entrata;
- contingency liquidity risk, ovvero il rischio che eventi futuri possano richiedere un
ammontare di liquidità significativamente superiore a quanto precedentemente pianificato
dalla banca; in altri termini, è il rischio di non riuscire a far fronte ad impegni di pagamento
improvvisi ed inattesi a breve e brevissimo termine.
Il reperimento dei fondi per far fronte ai propri impegni di pagamento si articola per la banca secondo
diverse modalità:
- utilizzando i flussi in entrata derivanti dai propri assets giunti a scadenza;
- detenendo cash o assets facilmente liquidabili;
- ricorrendo a finanziamenti sul mercato interbancario;
- ricorrendo a finanziamenti sul mercato secured: partecipando alle operazioni di rifinanziamento
presso la BCE e/o presso controparti di mercato;
- con emissioni obbligazionarie;
- utilizzando altre forme di raccolta strutturata che non hanno esclusivamente finalità di riduzione del
rischio di liquidità (i.e. cartolarizzazioni).
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio di liquidità.
La Capogruppo BIM:
- definisce le linee guida per la gestione integrata dei rischi a livello di Gruppo;
- è responsabile della Policy del rischio di liquidità;
- è responsabile del Contigency Funding Plan.
Gli attori coinvolti nel rischio di liquidità sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Amministratore Delegato;
- Comitato Rischi;
- Risk Management,
- Area Mercati Finanziari-Funzione ALM
- Area Mercati Finanziari-Funzione Capital Market
- Area Strategia e Sviluppo;
- Area Amministrativa ed Operations;
- Internal Audit.
Informativa al mercato Pillar 3
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c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
La Banca è attualmente impegnata nello sviluppo di una metodologia per la gestione del rischio di liquidità e
del conseguente aggiornamento della propria prassi gestionale.
La Banca deve quindi
� valutare la propria posizione finanziaria netta attraverso specifici modelli di misurazione della liquidità a
breve e della liquidità a medio/lungo termine.
� definire e adottare un piano di emergenza, il Contingency Funding Plan, per la gestione della liquidità in
condizioni di stress e/o di crisi di liquidità caratterizzate da bassa probabilità di accadimento e da impatto
elevato. Il CFP ha quale principale finalità la protezione del patrimonio della Banca in situazioni di
drenaggio di liquidità attraverso la predisposizione di strategie di gestione della crisi e procedure per il
reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza.
Il processo di Liquidity Risk Management, la cui finalità è l’individuazione, la valutazione e la gestione del
rischio di liquidità, si articola nelle fasi:
- definizione/revisione del modello;
- definizione/ revisione limiti operativi e soglie di sorveglianza;
- monitoraggio rischi e reporting;
- operatività straordinaria.
Modello
Le attività previste in tale sotto-processo sono in carico alla Funzione di Risk Management che opera in
stretta collaborazione con l’Area Mercati Finanziari. Relativamente alla definizione delle linee guida degli
scenari di stress del rischio di liquidità, è previsto inoltre un coinvolgimento dell’Area Strategia e Sviluppo.
Il sotto-processo è strutturato in quattro fasi:
1. Definizione/ revisione del modello per la gestione del rischio
L’obiettivo di tale fase consiste nel formulare, e successivamente deliberare, la proposta del modello di
gestione del rischio di liquidità (aspetti metodologici, di sistema e/o organizzativi).
2. Definizione del Contingency Funding Plan
L’obiettivo di tale fase consiste nel formulare, e successivamente deliberare, la proposta del Contingency
Funding Plan (aspetti strategici e metodologici).
Al fine di raggiungere tale obiettivo si procede alla:
- definizione delle strategie di intervento;
- censimento delle diverse tipologie di tensione di liquidità;
- definizione degli indicatori di pre-allarme;
- definizione di responsabilità, compiti ed azioni di emergenza;
- previsione delle stime di back-up liquidity;
- disegno della reportistica.
Informativa al mercato Pillar 3
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3. Test del modello di misurazione del rischio di liquidità e degli indicatori di Contingency
L’obiettivo di tale fase consiste nel testare il modello e gli indicatori, anche tramite analisi quantitative e di
stress, al fine di verificarne la validità e la coerenza rispetto all'operatività della Banca e del Gruppo.
4. Approvazione e implementazione
L’obiettivo di tale fase consiste nell’approvazione e successiva implementazione del modello di gestione del
rischio di liquidità e del Contingency Funding Plan.
Il Comitato Rischi analizza la documentazione metodologica ed eventualmente comunica le osservazioni al
Risk Management.
In caso di prima definizione del framework metodologico, è richiesta l’approvazione da parte del Consiglio
di Amministrazione.
La Policy del rischio di liquidità e il piano di Contingency dopo l’approvazione da parte del Consiglio di
Amministrazione sono comunicati alle strutture operative coinvolte nel processo di gestione del rischio.
Limiti operativi e soglie di sorveglianza
L’obiettivo di tale sotto-processo consiste nell’assegnazione o nell'eventuale revisione dei limiti operativi e
delle soglie di sorveglianza riguardanti la gestione del rischio di liquidità a breve e la liquidità strutturale a
livello di Gruppo e di singola società esposta al rischio.
In particolare vengono definiti:
- limiti di liquidità a breve;
- limiti di liquidità strutturale;
- soglie di sorveglianza.
La proposta della struttura dei limiti di rischio di liquidità e delle soglie di sorveglianza è formulata dalla
Funzione Risk Management nel rispetto del profilo di rischio definito dal Consiglio di Amministrazione
attraverso l’analisi delle linee strategiche e dell’operatività del Gruppo.
Le soglie di sorveglianza istituite al fine di monitorare periodicamente l’andamento dell’esposizione al
rischio sono validati ed approvati dal Comitato Rischi, previa eventuale richiesta di ulteriori informazioni
metodologiche al Risk Management.
I limiti di liquidità da assegnare alle Aree coinvolte nel processo di gestione del rischio di liquidità sono
oggetto di specifica analisi da parte del Comitato Rischi per essere successivamente sottoposti alla
valutazione ed approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione.
Monitoraggio rischi e reporting
La Funzione Risk Management monitora periodicamente i limiti operativi e segnala tempestivamente alla
struttura operativa interessata (Banca o Società Controllata) gli eventuali sconfinamenti, riportando i più
significativi al Comitato Rischi nel corso della prima seduta utile. Oltre ai limiti operativi, la Funzione Risk
Management monitora anche le soglie di sorveglianza, al fine di anticipare le situazioni di crisi e garantire
una gestione del rischio di liquidità allineata alle linee strategiche definite dal Consiglio di Amministrazione
e all’operatività della Banca. Qualora i rilevamenti risultino stabilmente prossimi al livello massimo delle
Informativa al mercato Pillar 3
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soglie di sorveglianza, la Funzione Risk Management, previa consultazione con le Aree operative, comunica
le evidenze al Comitato Rischi che può eventualmente porre in essere azioni correttive.
Inoltre, la Funzione Risk Management è responsabile della produzione del reporting finalizzato alla
rappresentazione dell’andamento dell’esposizione al rischio di liquidità a breve e di liquidità strutturale a
livello Banca e di Gruppo, e all’individuazione del contesto operativo di riferimento.
Operatività straordinaria
La Funzione Risk Management supporta le Aree operative nella valutazione degli impatti che operazioni di
importo rilevante potrebbero avere sul profilo di rischio di liquidità del Gruppo.
c) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Il monitoraggio e la gestione del rischio di liquidità vengono condotti sia in condizioni di normale corso
degli affari che in condizioni di stress e/o di crisi di liquidità caratterizzate da bassa probabilità di
accadimento e da impatto elevato.
A tal fine, la Banca ha predisposto un Contingency Funding Plan, che costituisce il documento che individua
gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento in caso si verifichino situazioni di stress o di crisi,
esplicitando il modello organizzativo di riferimento e gli indicatori di rischio, con i relativi trigger points,
che individuano il manifestarsi di tali eventi.
Il processo di verifica continuativa del rischio di liquidità si pone l’obiettivo di monitorare nel continuo il
rispetto dei limiti e delle soglie di sorveglianza del rischio di liquidità definiti e sulla base anche del sistema
di early warning, individuare gli eventuali gap di liquidità al fine di attivare tempestivamente le azioni
correttive.
Le analisi di stress test sono condotte periodicamente dalla Funzione Risk Management.
In particolare, in tale fase vengono svolte le seguenti attività:
- monitoraggio dei limiti di liquidità a breve e di liquidità strutturale;
- monitoraggio delle soglie di sorveglianza.
Reporting rischio di liquidità
La Funzione Risk Management provvede alla produzione del reporting da indirizzare agli Organi di governo
e alle funzioni operative coinvolte nella gestione del rischio di liquidità.
Il reporting è finalizzato alla rappresentazione dell’andamento dell’esposizione al rischio di liquidità a breve
e di liquidità strutturale a livello Banca e di Gruppo, e all’individuazione del contesto operativo di
riferimento (normale corso degli affari, scenario di stress, scenario di crisi).
Informativa al mercato Pillar 3
29
RISCHIO STRATEGICO
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il rischio strategico è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da
cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa
reattività a variazioni del contesto competitivo.
Il contesto normativo su cui si basa la gestione del rischio strategico non prevede metodologie standardizzate
per la sua misurazione, né predispone una modellizzazione semplificata per le banche che non adottano
metodologie di misurazione dei rischi evolute.
BIM ha sviluppato un framework metodologico a supporto della comprensione e della gestione dei rischi
strategici individuati e analizzati composto dai seguenti modelli di riferimento:
- strategic factors model
- strategic risk model.
Strategic factors model
In tale modello sono individuati i fattori strategici sui quali possono impattare gli eventi di rischio. I fattori
strategici individuati si suddividono in due tipologie:
- fattori strategici di business;
- fattori strategici di governo.
Strategic risk model
In tale modello sono individuate le tipologie di rischio strategico che possono avere ripercussione sulle
strategie della Banca e del Gruppo.
Le tipologie di rischio individuate si suddividono in:
- eventi di rischio interni;
- eventi di rischio esterni.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Gli attori coinvolti nel rischio strategico sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Comitato Rischi;
- Risk Management;
- Area Strategia e Sviluppo;
- Aree operative;
- Internal Audit.
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
Secondo l’approccio qualitativo adottato dalla Banca e dal Gruppo, i rischi strategici sono rilevati e valutati
dai singoli owner, con il supporto operativo del Risk Management, secondo la metodologia di Risk Self
Assessment.
Informativa al mercato Pillar 3
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Il processo di strategic risk management, finalizzato ad individuare, gestire e mitigare il rischio strategico, è
un processo annuale che si articola nelle seguenti quattro fasi:
- analisi preliminare
- rilevazione e valutazione dei rischi
- reporting
- risk treatment
Analisi preliminare
Gli obiettivi di questa prima fase sono l’analisi del sistema di pianificazione strategica e la comprensione
preliminare dei possibili rischi rilevabili in fase di pianificazione e di implementazione degli obiettivi
strategici.
Rilevazione e valutazione del rischio
L’obiettivo principale della seconda fase del processo è l’individuazione e la valutazione dei rischi strategici
cui la Banca e il Gruppo sono esposti.
Reporting
La Funzione Risk Management riporta i rischi in specifici report i rischi precedentemente rilevati, valutati e
normalizzati.
Risk Treatment
La Funzione Risk Management individua le aree la cui esposizione al rischio risulti superiore al livello di
tolleranza del rischio già definita dal Consiglio di Amministrazione.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Reporting
L’obiettivo principale della fase è la produzione della reportistica direzionale relativa all’esposizione della
Banca e del Gruppo ai rischi strategici. In particolare, i rischi precedentemente rilevati, valutati e
normalizzati sono riportati in specifici report, la cui funzione è quella di supportare il Comitato Rischi e il
CdA nella comprensione delle aree principalmente esposte al rischio strategico e, conseguentemente, nella
definizione degli interventi di mitigazione dei rischi maggiormente rilevanti.
Risk Treatment
L’obiettivo di questa fase è di definire eventuali interventi correttivi per la mitigazione di rischi ritenuti
troppo elevati. In particolare, il Risk Management ha il compito di individuare le aree la cui esposizione al
rischio risulti superiore al livello di tolleranza del rischio già definita dal CdA. Per il trattamento dei rischi
non adeguati al livello di tolleranza del rischio, per i quali il CdA ritiene necessaria una mitigazione, il Risk
Management recepisce dai rispettivi risk owner e valuta insieme a loro le proposte di intervento. Il Comitato
Rischi stabilisce gli interventi di mitigazione da attivare e la relativa priorità da sottoporre all’approvazione
del CdA.
Informativa al mercato Pillar 3
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RISCHIO REPUTAZIONALE
a) strategie e processi per la gestione dei rischi
Il rischio reputazionale è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una
percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della banca,
investitori o autorità di vigilanza.
BIM ha sviluppato un framework metodologico a supporto della comprensione e della gestione dei rischi
reputazionali individuati e analizzati composto dai seguenti modelli di riferimento:
- reputational drivers model;
- stakeholders model;
- modello degli Effetti.
Il reputational drivers model identifica gli ambiti tipici di operatività dai quali possono generarsi eventi di
rischio in grado di influenzare negativamente la reputazione della Banca.
Lo stakeholders model individua i principali soggetti i cui comportamenti sono influenzati dalla reputazione
della Banca.
Il modello degli effetti riporta le possibili conseguenze negative derivanti dal verificarsi di un evento di
rischio reputazionale.
b) aspetti organizzativi di gestione del rischio
Il modello di governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio reputazionale.
La Capogruppo BIM:
- definisce le linee guida per la gestione integrata dei rischi a livello di Gruppo;
- è responsabile della Policy di rischio reputazionale.
Gli attori coinvolti nel rischio reputazionale sono:
- Consiglio di Amministrazione;
- Comitato Rischi;
- Risk Management;
- Compliance e Antiriciclaggio;
- Aree operative;
- Internal Audit.
c) sistemi di gestione, misurazione e controllo del rischio
Secondo l’approccio qualitativo adottato dalla Banca, i rischi reputazionali sono rilevati e valutati dai singoli
owner, con il supporto operativo del Risk Management, secondo la metodologia di Risk Self Assessment.
Il processo di Reputational Risk Management, finalizzato ad individuare, gestire e mitigare il rischio
reputazionale, è un processo annuale che si articola nelle seguenti quattro fasi:
- analisi preliminare
- rilevazione e valutazione del rischio
Informativa al mercato Pillar 3
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- reporting
- risk treatment
Analisi preliminare
L’obiettivo principale di questa prima fase è la ricognizione preliminare dei rischi reputazionali, cui la Banca
è esposta, attraverso l’individuazione dell’analisi dei rischi reputazionali puri e degli effetti reputazionali
generati da altre tipologie di rischio.
Rilevazione e valutazione del rischio
L’obiettivo principale della seconda fase del processo è la rilevazione e la valutazione dei rischi
reputazionali, puri e derivati, cui la Banca è esposta in termini attuali e/o prospettici.
In particolare, il Risk Management in tale fase svolge le seguenti attività:
- rilevazione e valutazione del rischio reputazionale;
- normalizzazione dei rischi rilevati;
- individuazione degli effetti generati.
L’output di tale fase è rappresentata dalla Risk Map contenente la descrizione dei rischi reputazionali e la
relativa valutazione corredata dalle seguenti informazioni: riferimenti organizzativi, fonte del rischio
(originator), indicazione dei driver reputazionale e degli stakeholder interessati.
Reporting
La Funzione Risk Management riporta i rischi in specifici report i rischi precedentemente rilevati, valutati e
normalizzati.
Risk Treatment
La Funzione Risk Management individua le aree la cui esposizione al rischio risulti superiore al livello di
tolleranza del rischio già definita dal Consiglio di Amministrazione.
d) politiche di copertura, attenuazione del rischio e processi per la verifica continuativa della loro
efficacia
Reporting
I rischi precedentemente rilevati, valutati e normalizzati sono riportati in specifici report, la cui funzione è
quella di supportare il CdA e il Comitato Rischi nella comprensione delle Aree principalmente esposte al
rischio reputazionale e, conseguentemente, nella definizione degli interventi di mitigazione dei rischi.
In particolare, il Comitato Rischi, analizzata la reportistica prodotta dal Risk Management, qualora reputi che
vi siano valutazioni di rischi reputazionali non adeguate al livello di rischio complessivo della Banca può
richiedere ai risk owner di rivedere le proprie valutazioni.
Risk Treatment
L’obiettivo di questa fase è di definire eventuali interventi correttivi per la mitigazione di rischi ritenuti
troppo elevati. In particolare, il Risk Management ha il compito di individuare le Aree la cui esposizione al
rischio risulti superiore al livello di tolleranza del rischio già definita dal CdA. Per il trattamento dei rischi
non adeguati al livello di tolleranza del rischio, per i quali il CdA ritiene necessaria una mitigazione, il Risk
Informativa al mercato Pillar 3
33
Management recepisce dai rispettivi risk owner e valuta insieme a loro le proposte di intervento. Il Comitato
Rischi stabilisce gli interventi di mitigazione da attivare e ne determina la priorità che sottopone
all’approvazione del Consiglio di Amministrazione.
Informativa al mercato Pillar 3
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Tavola 2 – Ambito di applicazione
Informativa qualitativa
Il bilancio consolidato include la Capogruppo Banca Intermobiliare e le società da questa direttamente o
indirettamente controllate o collegate. Sono considerate controllate le imprese nelle quali la Capogruppo
possiede direttamente o indirettamente più della metà dei diritti di voto (anche “potenziali”), o quando, pur
con una quota di diritti di voto inferiore, ha il potere di nominare la maggioranza degli amministratori della
partecipata o di determinare le politiche finanziarie ed operative della stessa.
Sono considerate collegate, e quindi sottoposte ad influenza notevole, le imprese nelle quali la Capogruppo
direttamente o indirettamente, possiede al meno il 20% dei diritti di voto (anche “potenziali”) o nelle quali ha
il potere, in virtù di patti di sindacato, di partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e
gestionali.
Rispetto al bilancio consolidato al 31.12.2007, l’area di consolidamento del Gruppo Banca Intermobiliare
presenta variazioni di perimetro per l’acquisizione del 67,283% di Intra Private Bank (IPB) e del 100% della
partecipazione in Patio Lugano S.A da parte della Bim Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse)
S.A. Si fa rimando, per maggiori informazioni, alla Parte G “Operazioni di aggregazioni riguardanti imprese
o rami d’azienda” della Nota integrativa consolidata.
Nel prospetto che segue sono riportate le partecipazioni incluse nell’area di consolidamento.
Partecipazioni in società controllate in via esclusiva e in modo congiunto (consolidamento proporzionale)
Rapporto di partecipazione
Denominazioni Sede Tipo di
rapporto (a) Impresa
partecipante
Quota di parteci-pazione
%
Disponibilità voti %
(b)
A. Imprese A. PARTECIPAZIONI DI CONTROLLO A.1 Consolidate integralmente
1. Symphonia SGR S.p.A. Milano 1 Banca Intermobiliare 100% 100%
2. Intra Private Bank S.p.A Verbania 1 Banca Intermobiliare 67% 67%
3. Bim Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse) S.A. Lugano 1
Banca Intermobiliare 100% 100%
4. Patio Lugano SA Lugano 1 Bim Suisse 100% 100%
5. Bim Immobiliare S.r.l Torino 1 Banca Intermobiliare 100% 100%
6. Bim Fiduciaria S.p.A. Torino 1 Banca Intermobiliare 100% 100%
7. Bim Alternative Investments SGR S.p.A. Torino 1 Banca Intermobiliare 100% 100%
8. Bim Insurance Brokers S.p.A. Torino 1 Banca Intermobiliare 51% 51%
(a) Tipo di rapporto: 1. maggioranza dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria
(b) La disponibilità di voti nell’Assemblea ordinaria sono tutti effettivi
Informativa al mercato Pillar 3
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Metodi di consolidamento
I bilanci utilizzati per il consolidamento sono quelli appositamente predisposti dalle singole società,
opportunamente adeguati e riclassificati per allinearli ai principi contabili e agli schemi di presentazione
previsti per il bilancio consolidato di Banca Intermobiliare.
I bilanci oggetto di consolidamento sono riferiti alla stessa data di chiusura della Capogruppo.
Oltre alla Capogruppo, tutte le imprese controllate che svolgono attività finanziaria o strumentale al Gruppo
sono consolidate sulla base dei rispettivi bilanci al 31.12.2008, “linea per linea”.
I valori del bilancio d’esercizio della controllata svizzera che redige la propria situazione contabile nella
propria valuta locale, sono convertiti in € secondo le seguenti modalità: per i valori patrimoniali è stato
utilizzato il cambio corrente della data di chiusura dell’esercizio, mentre per i valori economici il cambio
medio del periodo 01.01.08 – 31.12.08. La differenza tra risultato patrimoniale e risultato economico, dovuta
all’utilizzo dei due diversi cambi, nonché la differenza tra la valutazione del capitale sociale al cambio
storico rispetto al cambio di fine periodo sono stati riclassificati nelle riserve di patrimonio netto.
La partecipazione assicurativa in Bim Vita S.p.A. detenuta pariteticamente con la società Fondiaria-Sai
S.p.A. è stata valutata con il metodo del patrimonio netto come consentito dai principi contabili Ias/Ifrs.
E’ stata inoltre consolidata con il metodo del patrimonio netto anche la partecipazione in Ipi S.p.A
riclassificata a decorrere della chiusura annuale al 31.12.2008 da attività non correnti in via di dismissione a
partecipazioni per il venir meno dei requisiti previsti dallo Ifrs 5. In seguito al CdA tenutosi in data 17.04.09
tale attività è stata nuovamente riclassificata come asset non corrente in via di dismissione.
Consolidamento integrale
Il metodo integrale comporta l’acquisizione “linea per linea” degli aggregati di stato patrimoniale e di conto
economico delle società controllate. Le partecipazioni nelle imprese controllate incluse nel consolidamento
sono state compensate con la corrispondente frazione di patrimonio netto di tali imprese.
Differenza di consolidamento
Le differenze risultanti da questa operazione, se positive, sono rilevate – dopo l’eventuale imputazione a
elementi dell’attivo o del passivo della controllata – come avviamento nella voce “Attività immateriali” alla
data di primo consolidamento e, successivamente, tra le “Altre riserve”.
Le differenze positive di consolidamento sono oggetto periodicamente ad impairment test al fine di verificare
l’adeguatezza del relativo valore di iscrizione in bilancio. Nel caso in cui il valore recuperabile
dell’avviamento risulti inferiore al valore di iscrizione, si procede alla rilevazione a conto economico della
differenza.
Informativa al mercato Pillar 3
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Eliminazione dei rapporti reciproci
Dal bilancio consolidato sono stati eliminati:
• i rapporti attivi e passivi
• i proventi e gli oneri, relativi ad operazioni effettuate, ed i profitti e le perdite, risultanti da
operazioni di negoziazione.
Dividendi
Gli eventuali dividendi delle partecipate, incluse nel consolidamento col metodo dell’integrazione globale e
proporzionale o valutate col metodo del patrimonio netto, iscritti nel conto economico della partecipante
sono eliminati accreditando, in contropartita, il conto "utili/perdite portate a nuovo" del bilancio consolidato.
Fiscalità differita sulle rettifiche di consolidamento
Le rettifiche operate in sede di consolidamento, qualora ne ricorrano le condizioni, danno luogo alla
rilevazione delle imposte differite e anticipate.
Valutazione con il metodo del patrimonio netto
Il metodo consiste nell’attribuire alle partecipate un valore del loro patrimonio netto pari alla quota di
pertinenza del Gruppo, comprensivo del risultato economico di periodo. In particolare si prevede l’iscrizione
iniziale della partecipazione al costo ed il suo successivo adeguamento sulla base della quota di pertinenza
nel patrimonio netto della partecipata.
Le differenze tra il valore della partecipazione ed il patrimonio netto della partecipata sono incluse nel valore
contabile della partecipata. Se il valore di una partecipazione subisce una riduzione, si procede alla stima del
valore recuperabile della partecipazione stessa, tenendo conto del valore attuale dei flussi finanziari futuri
che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Il pro quota dei
risultati d’esercizio della partecipata è rilevato in specifica voce del conto economico consolidato.
Il bilancio d’esercizio delle società consolidata con il metodo del patrimonio al 31.12.2008 netto è stato
redatto secondo i principi contabili internazionali.
Informativa al mercato Pillar 3
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Area di consolidamento
Banche Asset management Servizi Fiduciari Assicurazioni Società Immobiliari
BIM Suisse S.A.100%
Symphonia SGR100%
BIM Insurance Broker51%
BIM Immobiliare100%
BIM Fiduciaria S.p.A.100%
BIM Alternative Investments SGR
100%
BIM Vita50%
Patio Lugano SA100%
Intra Private Bank67.8%
• Banca Intermobiliare S.p.A. è controllata dalla holding Cofito S.p.A.
• Banca Intermobiliare S.p.A. controlla direttamente la Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni
(Suisse) S.A., le due società di gestione del risparmio (Symphonia Sgr S.p.A. e Bim Alternative
Investments Sgr S.p.A), la fiduciaria Bim Fiduciaria S.p.A e la società immobiliare Bim Immobiliare
S.r.l. In data 1 gennaio 2008 è diventata effettiva la fusione per incorporazione della Bim SGR S.p.A.
nella Symphonia Sgr S.p.A
• Bim Vita S.p.A. è sottoposta al controllo paritetico di Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni
S.p.A. (50%) e di Fondiaria-Sai S.p.A. (50%).
• Bim Insurance Brokers S.p.A. è partecipata da Banca Intermobiliare S.p.A (51%) e da soggetti terzi
(49%).
• Intra Private Bank S.p.A., acquisita mediante una operazione di compravendita avente effetti giuridici,
contabili e fiscali a decorrere dal 31 dicembre 2008 e perfezionatasi in data 16 gennaio 2009, è
partecipata per il 67,283% da Banca Intermobiliare S.p.A. e per la quota restante pari al 32,717% da
soggetti terzi.
• Patio Lugano SA (società immobiliare) controllata al 100% dalla Banca Intermobiliare di Investimenti
e Gestioni (Suisse) S.A.
Gruppo Bancario Banca Intermobiliare Società capogruppo:
• Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni S.p.A.
Società controllate al 100%, consolidate integralmente:
• Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse) S.A.
Informativa al mercato Pillar 3
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• Symphonia SGR S.p.A.
• Bim Alternative Investments SGR S.p.A.
• Bim Fiduciaria S.p.A.
Società controllate non al 100%, consolidate integralmente:
• Intra Private Bank S.p.A
• Bim Insurance Brokers S.p.A.
Partecipazioni non del Gruppo bancario
Società controllate al 100%, consolidate integralmente:
• Bim Immobiliare S.r.l.
• Patio Lugano S.A.
Società collegate valutate con il metodo del patrimonio netto:
• Bim Vita S.p.A.
• Ipi S.p.A
Rispetto all’area di consolidamento presente al 31 dicembre 2007, si segnalano le seguenti variazioni:
i) incorporazione della Bim SGR S.p.A in Symphonia SGR S.p.A. a decorrere dal 1 gennaio 2008;
ii) consolidamento integrale della società Patio Lugano S.A.;
iii) acquisizione del 67,283% delle azioni della Intra Private Bank a decorrere dal 31 dicembre 2008;
iv) riclassificazione della partecipazione in Ipi S.p.A da attività non correnti e gruppi di attività in via di
dismissione a partecipazione collegata per il venir meno dei presupposti disciplinati dall’Ifrs 5.
Si segnala inoltre che è in corso l’iter procedurale verso le autorità competenti per l’inclusione nell’ambito
del Gruppo bancario delle società immobiliari Bim Immobiliare S.p.A e Patio Lugano S.A.
Informativa al mercato Pillar 3
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Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza
Informativa qualitativa
Il patrimonio di vigilanza è stato calcolato sulla base delle nuove disposizioni (Circolare 263 del dicembre
2006 e 12’ aggiornamento della Circolare 155 del febbraio 2008) emanate dalla Banca d’Italia a seguito della
nuova disciplina prudenziale per le banche e i gruppi bancari introdotta dal nuovo accordo di Basilea sul
Capitale (cd. Basilea 2).
I rischi che partecipano al calcolo dei ratios (rischio di credito e controparte, rischi di mercato, rischio
operativo e altri requisiti) sono stati calcolati tenendo conto della nuova normativa di Basilea 2, secondo il
12’ aggiornamento della circolare 155/91 di febbraio 2008 che richiama la circolare 263 del dicembre 2006.
Il patrimonio di vigilanza viene calcolato come somma di componenti positive, incluse con alcune
limitazioni, e negative, in base alla loro qualità patrimoniale; le componenti positive devono essere nella
piena disponibilità del Gruppo, al fine di utilizzarle nel calcolo degli assorbimenti patrimoniali. Il patrimonio
di vigilanza è costituito dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare al netto di alcune deduzioni; in
particolare si deducono le interessenze azionarie (partecipazioni e azioni appartenenti al portafoglio di
negoziazione) e le altre poste (strumenti innovativi di capitale, strumenti ibridi di patrimonializzazione e
attività subordinate) emesse da tali enti, nonché i cosiddetti “filtri prudenziali” come meglio precisato nel
seguito. Le interessenze azionarie nonché le altre poste vengono dedotte per il 50% dal patrimonio di base e
per il 50% dal patrimonio supplementare.
Le nuove disposizioni sono finalizzate ad armonizzare i criteri di determinazione del patrimonio di vigilanza
e dei coefficienti con i principi contabili internazionali. In particolare esse prevedono dei cosiddetti “filtri
prudenziali” indicati dal Comitato di Basilea nel disciplinare i criteri a cui gli organismi di vigilanza nazionali
devono attenersi per l’armonizzazione delle norme regolamentari con i nuovi criteri di bilancio.
I filtri prudenziali, che hanno lo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza e di ridurne la
potenziale volatilità indotta dall’applicazione dei nuovi principi, si sostanziano in alcune correzioni dei dati
contabili prima del loro utilizzo ai fini di vigilanza.
In particolare, le nuove disposizioni prevedono che:
• per le attività finanziarie detenute per la negoziazione, siano pienamente rilevanti sia gli utili che le
perdite non realizzate;
• per le attività finanziarie disponibili per la vendita, gli utili e le perdite non realizzati vengano
compensati: il saldo, se negativo riduce il patrimonio di base, se positivo contribuisce per il 50% al
patrimonio supplementare. Inoltre vengono sterilizzati eventuali profitti e perdite non realizzate su
crediti classificati come attività disponibili per la vendita;
• per le partecipazioni detenute in imprese di assicurazione, è prevista la deduzione al 50% dal
patrimonio di base e al 50% da quello supplementare per le quote di società assunte dopo il 20 luglio
2006, mentre le quote di società assunte prima del 20 luglio 2006 vengono dedotte interamente dal
patrimonio di base e supplementare.
Informativa al mercato Pillar 3
40
In base alla istruzioni di Vigilanza, il patrimonio del Gruppo creditizio deve rappresentare almeno l’8% del
totale delle attività ponderate (total capital ratio), in relazione al profilo di rischio creditizio, valutato in base
alla categoria delle controparti debitrici, alla durata, al rischio paese ed alle garanzie ricevute. Le banche sono
inoltre tenute a rispettare i requisiti patrimoniali connessi all’attività di intermediazione: tali rischi di mercato
sono calcolati sull’intero portafoglio di negoziazione distintamente per i diversi tipi di rischio: rischio di
posizione su titoli di debito e di capitale, rischio di regolamento e rischio di concentrazione.
Con riferimento all’intero bilancio, occorre inoltre determinare il rischio cambio ed il rischio di posizione su
merci. E’ consentito l’utilizzo di modelli interni per determinare il requisito patrimoniale dei rischi di
mercato; il gruppo Banca Intermobiliare utilizza il metodo standard.
Patrimonio di base
Il patrimonio di base comprende il capitale versato, il sovrapprezzo di emissione, le riserve di utili (inclusa la
riserva di prima applicazione IAS/IFRS diversa da quelle che sono rilevate tra le riserve da valutazione) e il
patrimonio di terzi al netto delle azioni o quote proprie in portafoglio, delle attività immateriali, nonché delle
eventuali perdite registrate negli esercizi precedenti ed in quello corrente. Dal patrimonio di base al lordo
degli elementi da dedurre vengono detratte le interessenze azionarie (partecipazioni e azioni appartenenti al
portafoglio di negoziazione) e le altre poste (strumenti innovativi di capitale, strumenti ibridi di
patrimonializzazione e attività subordinate) emessi da tali enti, nonché le partecipazioni in società
assicurative assunte dopo il 20 luglio 2006 per una quota pari al 50%.
Patrimonio supplementare
Il patrimonio supplementare include le riserve da valutazione, tenendo conto dei filtri prudenziali, gli
strumenti ibridi di patrimonializzazione, le passività subordinate, al netto di altri elementi negativi.
Le passività subordinate possono essere computate solamente nel limite del 50% del patrimonio di base al
lordo degli elementi da dedurre. Nel caso del gruppo Banca Intermobiliare la quota computabile ammonta a
€/mln. 123,1 pari appunto al limite summenzionato. L’eventuale eccedenza può essere computata nel
patrimonio di 3’ livello fino a concorrenza dei limiti previsti.
Dal patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre vengono detratte le interessenze azionarie
(partecipazioni e azioni appartenenti al portafoglio di negoziazione) e le altre poste (strumenti innovativi di
capitale, strumenti ibridi di patrimonializzazione e attività subordinate) emessi da tali enti, nonché le
partecipazioni in società assicurative assunte dopo il 20 luglio 2006 per una quota pari al 50%.
Patrimonio di terzo livello
Gli elementi patrimoniali rientranti nel patrimonio di 3’ livello possono essere utilizzati soltanto a copertura
dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato ed entro il limite del 71,4 per cento dei requisiti stessi. Con
riferimento al gruppo Banca Intermobiliare al 31.12.2008 sono presenti strumenti computabili ai fini del
calcolo del patrimonio di vigilanza di terzo livello per un importo di €/mln. 14,8, pari appunto al 71,41% dei
rischi di mercato.
Informativa al mercato Pillar 3
41
In merito alle informazioni sintetiche circa gli elementi patrimoniali degli strumenti innovativi di capitale,
verranno di seguito elencate le principali caratteristiche contrattuali del prestito obbligazionario BIM 1.5%
2005-2015 subordinato convertibile in azioni ordinarie.
Art. 1. Importo, titoli e prezzo di emissione
1.1 Il prestito obbligazionario “BIM 1,50% 2005 – 2015 subordinato convertibile in azioni ordinarie” (il “Prestito Obbligazionario”), dell'ammontare massimo di Euro 154.005.000,00, è costituito da massime n. 20.534.000 obbligazioni convertibili del valore nominale unitario di Euro 7,50 (le “Obbligazioni”). 1.2 Le Obbligazioni sono emesse da Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni SpA (“Emittente” ovvero“BIM” ovvero "Banca"), alla pari e cioè al prezzo di Euro 7,50 cadauna. 1.3 Le Obbligazioni saranno immesse nel sistema di gestione accentrata presso Monte Titoli S.p.A. ("Monte Titoli") in regime di dematerializzazione, ai sensi di quanto previsto dal D. Lgs. 24 giugno 1998 n. 213 e relative disposizioni di attuazione.
Art. 2. Data di godimento 2.1 Le Obbligazioni hanno godimento dal 29 luglio 2005 (la “Data di Godimento”).
Art. 3. Durata e scadenza
3.1 La durata del Prestito Obbligazionario è di dieci anni a partire dalla data di Godimento e sino al 29 luglio 2015 (la “Data di Scadenza”). Alla scadenza le Obbligazioni non convertite saranno rimborsate e cesseranno di essere fruttifere.
Art. 4. Interessi
4.1 Dalla Data di Godimento (inclusa) le Obbligazioni fruttano l’interesse annuo lordo del 1,50% calcolato sul valore nominale delle Obbligazioni, pagabile annualmente in via posticipata. 4.2 Gli interessi maturati, (calcolati secondo la convenzione 30/360), sono posti in pagamento il 1° gennaio di ciascun anno (la “Data di Pagamento”), dal 2006 al 2015 compresi. 4.3 La prima cedola sarà di Euro 0,04725 lordi per Obbligazione e rappresenterà interessi dalla Data di godimento (inclusa) alla prima Data di Pagamento (1 gennaio 2006) esclusa. L'ultima cedola sarà di Euro 0,06525 lordi per Obbligazione e rappresenterà interessi dall’ultima Data di Pagamento (1 gennaio 2015) inclusa alla Data di Scadenza (esclusa) e sarà posta in pagamento all’atto del rimborso alla Data di Scadenza. 4.4 Ogni Obbligazione cesserà di produrre interessi nei seguenti casi: (i) alla Data di Scadenza, salvo quanto previsto all’art. 7; (ii) a decorrere dal 1° gennaio dell’anno di presentazione della Domanda di Conversione (come di seguito definita).
Art. 5. Facoltà di conversione in azioni 5.1 Ogni Obbligazione è convertibile in azioni ordinarie BIM di nuova emissione (le “Azioni di Compendio”) del valore nominale di euro 1,00 cadauna, nel rapporto (il “Rapporto di Conversione”) di un’Azione di Compendio per ogni Obbligazione presentata in conversione (il “Diritto di Conversione”). Il Rapporto di Conversione sarà soggetto a modifiche secondo quanto previsto dal successivo art. 6. 5.2 Il Diritto di Conversione può essere esercitato dal titolare delle Obbligazioni (l’ “Obbligazionista”) per tutte o parte delle Obbligazioni possedute alle seguenti condizioni:
I. la domanda di conversione delle Obbligazioni (la “Domanda di Conversione”) dovrà essere presentata, a valere sulle Obbligazioni medesime, all’intermediario aderente al sistema di gestione accentrata della Monte Titoli presso cui le Obbligazioni sono depositate (l’“Intermediario”) secondo le modalità stabilite dall’Intermediario medesimo, fermo restando quanto previsto al successivo art. 5.4. La Domanda di Conversione potrà essere presentata in qualunque Giorno Lavorativo (come di seguito definito) a decorrere dal 1° gennaio 2007 e fino al 31 marzo 2015, salvo quanto previsto al successivo punto (iv); la data di conversione, intesa come il giorno in cui la conversione avrà effetto, anche ai fini di quanto indicato al successivo punto (iii) (la “Data di Conversione”), sarà il decimo Giorno di Borsa Aperta (come di seguito definito) del mese successivo a quello di presentazione della Domanda di Conversione. Per “Giorno Lavorativo” deve intendersi qualunque giorno di calendario diverso dal sabato e dalla domenica nel quale le banche sono aperte per l’esercizio della loro attività sulla piazza di Milano; per “Giorno di Borsa Aperta” deve intendersi qualunque giorno nel quale la Borsa Italiana S.p.A. è aperta per la negoziazione dei titoli in essa trattati;
II. le Azioni di Compendio da emettersi in virtù dell’aumento di capitale a servizio del Prestito Obbligazionario di cui alla delibera del Consiglio di Amministrazione del 3 maggio 2005, sono irrevocabilmente ed esclusivamente destinate alla conversione delle Obbligazioni fino alla scadenza del termine ultimo fissato per la conversione delle Obbligazioni stesse. Le Azioni di Compendio consegnate in conversione agli Obbligazionisti avranno godimento pari a quello
Informativa al mercato Pillar 3
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che le azioni ordinarie BIM avranno alla Data di Conversione e saranno munite delle cedole in corso a tale data. Le Obbligazioni consegnate per la conversione frutteran no interessi sino al 31 dicembre immediatamente precedente la data di presentazione della Domanda di Conversione;
III. BIM provvederà, alla Data di Conversione, ad emettere le Azioni di Compendio richieste in conversione, mettendole a disposizione degli aventi diritto presso l'Intermediario che ha ricevuto la Domanda di Conversione; l’Emittente disporrà l’accentramento presso la Monte Titoli S.p.A. delle Azioni di Compendio, dandone conferma tramite Monte Titoli agli Intermediari, il decimo Giorno di Borsa Aperta del mese successivo a quello di presentazione della Domanda di Conversione;
IV. le Domande di Conversione non potranno essere presentate nei periodi compresi dal giorno (incluso) in cui si sia tenuto il Consiglio di Amministrazione che abbia deliberato la convocazione dell’Assemblea ordinaria dei soci di Banca Intermobiliare SpA sino al giorno (incluso) in cui abbia avuto luogo la riunione assembleare, anche in convocazione successiva alla prima e comunque sino al giorno precedente allo stacco di dividendi eventualmente deliberati dall’Assemblea medesima. Tuttavia, resta inteso che nel caso in cui il Consiglio di Amministrazione convochi l'Assemblea dei soci per deliberare la distribuzione di riserve (diverse da eventuali riserve “dividendi azioni proprie") o dividendi straordinari (cioè che non derivino da utili prodotti nell'esercizio sociale), le Domande di Conversione potranno essere presentate nei 15 giorni di calendario successivi alla delibera del Consiglio di Amministrazione di cui sopra; in tal caso, le Domande di Conversione avranno effetto, anche ai fini di quanto previsto al precedente punto (i) e (ii), comunque entro il Giorno di Borsa Aperta antecedente lo stacco del dividendo.
5.3 Nei casi in cui, per effetto di quanto previsto al successivo art. 6, alla Data di Conversione spetti un numero non intero di Azioni di Compendio, all’Obbligazionista (i) verranno consegnate Azioni di Compendio fino alla concorrenza del numero intero e (ii) non verrà riconosciuto il diritto sui resti frazionati. 5.4 Al momento della sottoscrizione e della presentazione della Domanda di Conversione, l’Obbligazionista prenderà atto che le Obbligazioni e le Azioni di Compendio non sono state registrate ai sensi del Securities Act del 1933, e successive modifiche, vigente negli Stati Uniti d’America (il “Securities Act”) e che le Obbligazioni e le Azioni di Compendio ed ogni diritto connesso non potranno essere offerti, venduti, costituiti in pegno e, in generale, oggetto di qualsiasi atto di trasferimento, se non nell'ambito di una transazione che avvenga al di fuori degli Stati Uniti d'America in conformità a quanto previsto dalla Regulation S del Securities Act. Nessuna Azione di Compendio sarà attribuita agli Obbligazionisti che non soddisferanno le condizioni sopra descritte.
Art . 8. Rimborso anticipato 8.1 L’eventuale rimborso anticipato del Prestito obbligazionario a) stante la natura di passività subordinata propria del Prestito obbligazionario può avvenire solo su iniziativa di BIM ed è soggetto a nulla osta della Banca d'Italia; b) non può avvenire prima che siano trascorsi 18 mesi dalla data di chiusura del collocamento. 8.2. Verrà comunque offerta ai portatori dei titoli oggetto di rimborso anticipato la facoltà di convertire i medesimi.
Art. 9. Caratteristiche 9.1 Le Obbligazioni possiedono le seguenti caratteristiche e costituiscono, in base alle vigenti Istruzioni di Vigilanza di Banca d’Italia, “passività subordinate” dell’Emittente:
a) in caso di liquidazione o liquidazione coatta amministrativa dell’Emittente, le Obbligazioni saranno rimborsate solo dopo che saranno stati soddisfatti tutti gli altri creditori non ugualmente subordinati dell’Emittente e cioè dopo che siano stati soddisfatti tutti i creditori, subordinati e non, dell’Emittente, fatta eccezione per quelli con un grado di subordinazione uguale o maggiore a quello delle Obbligazioni;
b) per tutta la durata del Prestito Obbligazionario e nell’ipotesi di cui alla precedente lettera (a), non sarà consentita la compensazione tra il debito derivante dal Prestito Obbligazionario medesimo ed i crediti vantati dall’Emittente verso gli Obbligazionisti.
9.2 Il Prestito Obbligazionario non è coperto dalla garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Art. 11. Pagamenti
11.1 Il pagamento del capitale e degli interessi sarà effettuato in Euro mediante accredito o trasferimento su un conto denominato in Euro (o su qualsiasi altro conto sul quale l'Euro può essere accreditato o trasferito). 11.2 I pagamenti avranno luogo a favore degli Obbligazionisti tramite la Monte Titoli Spa presso i relativi Intermediari. Il pagamento del capitale e degli interessi sarà soggetto alla normativa fiscale e/o alle altre leggi e regolamenti applicabili nel luogo di pagamento. 11.3 Qualora la Data di Pagamento o la Data di Scadenza degli interessi non coincidano con un giorno lavorativo, come di seguito definito, nel luogo di pagamento, l’Obbligazionista riceverà il relativo pagamento
Informativa al mercato Pillar 3
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nel primo Giorno Lavorativo utile successivo, senza peraltro avere diritto agli interessi per tale periodo aggiuntivo. 11.4 Ai soli fini di questo articolo per Giorno Lavorativo deve intendersi qualunque giorno di calendario in cui il sistema Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer (“TARGET”) è operativo.
Art. 14. Quotazione
14.1 Borsa Italiana SpA, con provvedimento n. 4095 del 29.06.2005, ha disposto l’ammissione delle Obbligazioni alla negoziazione sul Mercato Telematico Azionario.
Art. 15. – Obblighi di comunicazione dell’Emittente 15.1 L’Emittente è tenuto a comunicare agli Obbligazionisti, nei modi di cui al successivo art. 16 la propria intenzione di richiedere alla Banca d’Italia il rilascio del nulla osta al rimborso anticipato del Prestito Obbligazionario e gli esiti del relativo pronunciamento dell’Organo di Vigilanza.
Informativa quantitativa
Il capitale interno complessivo è determinato attraverso la quantificazione del capitale interno relativo a tutti
i singoli rischi individuati dalla banca come rilevanti.
Data l’appartenenza della Banca alla classe 2, in virtù del principio di proporzionalità, il capitale interno
complessivo, è stato calcolato secondo il c.d. "approccio a blocchi (Building-block approach)", che consiste
nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi di primo pilastro, l’eventuale capitale interno
relativo agli altri rischi rilevanti (secondo pilastro), tenuto conto anche di esigenze di capitale dovute a
considerazioni di carattere strategico. Tale approccio è un’ipotesi semplificatrice che non tiene conto della
correlazione tra i rischi e del conseguente eventuale beneficio derivante dalla diversificazione degli stessi.
Il Gruppo BIM ha scelto di adottare quale definizione di Capitale Complessivo a copertura dei rischi
originati dall’operatività, la nozione di Patrimonio di Vigilanza consolidato, in virtù di tale assunzione viene
meno la necessità di riconciliare il Capitale Complessivo con il Patrimonio di Vigilanza.
31/12/2008 31/12/2007
A. Patrimonio di base prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 246.163 360.350
B Filtri prudenziali del patrimonio base: - -
B.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - -
B.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) - -
C. Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre (A + B) 246.163 360.350 D. Elementi da dedurre dal patrimonio di base - 20.559
E. Totale patrimonio di base (TIER 1) (C - D) 246.163 339.791
F. Patrimonio supplementare prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 137.250 170.164
G. Filtri prudenziali del patrimonio supplementare: - -
G.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - -
G.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) - 3.785
H. Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre (F + G) 137.250 166.379 J. Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare - 20.559
L. Totale patrimonio supplementare (TIER 2) (H - I) 137.250 145.820 M. Elementi da dedurre dal totale patrimonio di base e supplementare 5.556 5.608
N. Patrimonio di vigilanza (E + L - M) 377.857 480.004 O. Patrimonio di terzo livello (TIER 3) 14.791 -
P. Patrimonio di vigilanza incluso TIER 3 (N + O) 392.647 480.004
Informativa al mercato Pillar 3
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Il patrimonio supplementare prima dell’applicazione dei filtri prudenziali comprende il valore del prestito
subordinato convertibile emesso da Banca Intermobiliare S.p.A. computato entro i limiti previsti dalla
normativa di vigilanza.
Informativa al mercato Pillar 3
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Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale
Informativa qualitativa
Per quanto riguarda i requisiti prudenziali, determinati interamente secondo la normativa della circolare 263,
è entrata in vigore dalla segnalazione di marzo 2008.
Tali requisiti comprendono il rischio di credito e controparte, che sono stati riuniti sotto un’unica voce, i
rischi di mercato, il nuovo requisito “rischio operativo”, da intendersi come “il rischio di subire perdite
derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da
eventi esogeni” ed infine gli altri requisiti.
Il rischio di credito e controparte ed il rischio mercato sono stati calcolato secondo la metodologia
standardizzata, mentre il rischio operativo è stato calcolato mediante il metodo base.
Nella formulazione delle ipotesi di futuro sviluppo delle attività del Gruppo viene costantemente monitorato
il rispetto dei requisiti patrimoniali minimi obbligatori necessari ad assecondare la crescita quantitativa e
qualitativa degli impieghi e più in generale delle attività di rischio; ciò avviene correlando tale crescita con il
relativo sviluppo reddituale e verificandone la conseguente capacità di autofinanziamento.
La Funzione Risk Management è responsabile della quantificazione del Capitale Interno Complessivo sia in
ottica attuale che prospettica.
La determinazione del Capitale Interno Complessivo è effettuata aggregando i requisiti patrimoniali dei
rischi di Primo Pilastro con i capitali interni dei rischi di Secondo Pilastro secondo un approccio building
block semplificato, come indicato dalla normativa per le banche di Classe 2 e 3. L’approccio building block
consiste nel sommare algebricamente i singoli capitali interni per ottenere il Capitale Interno Complessivo.
L’Area Strategia e Sviluppo verifica che il Capitale Interno Complessivo prospettico predisposto sia
adeguato agli obiettivi del piano strategico, con lo specifico obiettivo di accertarsi che l’impatto sul
fabbisogno di capitale derivante da eventuali operazioni straordinarie sia correttamente valutato. In tale
contesto viene determinata anche l’eventuale misura aggiuntiva di capitale a sostegno di iniziative di natura
strategica.
L’Area Amministrativa e Operations predispone le informazioni contabili e di vigilanza per la
determinazione della struttura del Capitale Complessivo in ottica attuale e prospettica.
Il Capitale Complessivo è rappresentato dall’insieme degli elementi patrimoniali, che la Banca ritiene
possano essere utilizzati a copertura del Capitale Interno Complessivo, relativo a tutti i rischi assunti.
La Funzione Risk Management in questa fase del processo verifica che il Capitale Complessivo sia adeguato,
rispetto al Capitale Interno Complessivo.
Per gli elementi patrimoniali del Capitale Complessivo, non riconducibili alla definizione di Patrimonio di
Vigilanza ma utilizzabili dalla Banca a copertura del Capitale Interno Complessivo, si procede ad
un’adeguata formalizzazione delle motivazioni che hanno condotto alla loro inclusione.
Informativa al mercato Pillar 3
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Qualora si rilevi un fabbisogno di Capitale Interno Complessivo eccedente il Capitale Complessivo
disponibile, la Funzione Risk Management, in seguito alla condivisione con l’Area Amministrativa e
Operations, richiede all’Area Strategia e Sviluppo l’individuazione delle azioni correttive da intraprendere.
La stessa Funzione Risk Management procede alla condivisione delle azioni correttive con le altre funzioni
coinvolte e con il Comitato Rischi. Tali azioni correttive vengono esaminate ed approvate dal CdA.
Informativa quantitativa
Di seguito si riportano la misurazione del Capitale Interno a fronte del rischio di credito e di controparte per
asset class regolamentare, come risultano al 31/12/2008 (importi in Euro). Per BIM Suisse ed Intra Private
Banking (IPB) è stato riportato il totale complessivo non essendo disponibile la medesima fotografia per
asset class regolamentari uniformi.
Rischio di Credito e Rischio di Controparte
BIM
Classe di attività Credito Controparte
Amministrazioni centrali e banche centrali 31,880.32
Intermediari vigilati 16,541,004.08 3,535,136.16
Enti territoriali 15,885.84
Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico
260,755.44 125,287.12
Banche multilaterali di sviluppo
Organizzazioni internazionali
Imprese e altri soggetti 72,173,489.84 17,060,741.60
Esposizioni al dettaglio 9,890,420.56 369,723.52
Esposizioni a breve termine verso imprese
Esposizioni verso OICR 5,260,345.60
Esposizioni garantite da immobili 8,756,715.84
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite
Esposizioni scadute 15,800,348.48 39.20
Esposizioni ad alto rischio
Altre esposizioni 18,392,322.00 4,052.40
Totali Parziali 147,123,168 21,094,980 Requisito Rischio di Credito Controparte Bim
168,218,148
Requisito Rischio di Credito Controparte Bim Suisse
5,749,495
Requisito Rischio di Credito Controparte IPB
4,911,716
Consolidato Gruppo Bim 178,879,359
Informativa al mercato Pillar 3
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Rischio di mercato
Di seguito si riporta il Capitale Interno a fronte dei rischi di mercato al 31/12/2008 articolati secondo le
metriche regolamentari (importi in Euro). Il requisito a fronte del rischio di mercato consolidato è dato dalla
somma dei requisiti individuali calcolati dalla Capogruppo, IPB e da Bim Suisse, la quale concorre per il
solo rischio di cambio.
Rischio di Mercato BIM BIM SUISSE
IPB CONSOLIDATO
Rischio di Posizione 169,950 169,950
Rischio Generico - Titoli di Debito 4,242,150 4,242,150
Rischio Specifico - Titoli di Debito 8,457,024 8,457,024
Rischio Generico - Titoli di Capitale 1,236,727 1,236,727
Rischio Specifico - Titoli di Capitale 1,164,870 1,164,870
OICR
Opzioni 1,528,458 1,528,458
Rischio di Cambio 3,757,618 155,556 3,913,174
Rischio di Posizione su merci
Rischio di Regolamento
Totale Requisito Rischio di Mercato 20,712,353
Rischi operativi
Di seguito si riportano la misurazione del Capitale Interno a fronte dei rischi operativi al 31/12/2008
Rischio Operativo BIM CONSOLIDATO
Margine di Intermediazione
Margine di intermediazione 31.12.2008 86,366,409 104,112,424
Margine di intermediazione 31.12.2007 247,746,648 272,016,942
Margine di intermediazione 31.12.2006 125,880,563 152,840,475
Requisito Rischi Operativi Metodo Base1 22,999,681 26,448,492
1 Tale calcolo si ottiene effettuando la media aritmetica degli ultimi tre periodi ponderati al 15%
Informativa al mercato Pillar 3
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Composizione patrimonio di vigilanza
Categorie/Valori Importi non ponderati Importi ponderati/requisiti
31.12.2008 31.12.2007 31.12.2008 31.12.2007 A. ATTIVITA' DI RISCHIO
A.1 Rischio di credito e di controparte
1. Metodologia standardizzata 4.026.112 2.346.865 2.235.988 1.819.302
2. Metodologia basata su rating interni
2.1 Base - - - -
2.1 Avanzata - - - -
3. Cartolarizzazioni - - - -
B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA
B.1 Rischio di credito e di controparte 178.879 145.544
B.2 Rischio di mercato
1. Metodologia standard 20.712 63.200
2. Modelli interni - -
3. Rischio di concentrazione - -
B.3 Rischio operativo
1. Metodo base 26.448 n.a.
2. Metodo standardizzato - -
3. Metodo avanzato -
B.4 Altri requisiti prudenziali 27.634 21.828
B.5 Totale requisiti prudenziali 252.864 230.572 C. ATTIVITA' DI RISCHIO E COEFFECIENTI DI VIGILANZA
C.1 Attività di rischio ponderate 3.160.806 2.882.153 C.2 Patrimonio di base/Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio) 7,79% 11,79%
Informativa al mercato Pillar 3
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Tavola 5 - Rischio di credito : informazioni generali riguardanti tutte le banche
Informativa qualitativa
L’attività creditizia del Gruppo Banca Intermobiliare è rivolta principalmente alla clientela private con la
quale il Gruppo intrattiene o intende intrattenere un rapporto di investimento e/o gestione patrimoniale.
L’erogazione del credito è pertanto da ritenersi come una delle modalità attraverso cui si accresce il livello di
servizio prestato alla clientela, ed è finalizzato principalmente a supportare l’attività di investimento in
strumenti finanziari, a strutturare il patrimonio del cliente ed a fidelizzarlo nel tempo.
Coerentemente con la definizione condivisa a livello di sistema, con il termine “rischio di credito” si intende
la possibilità che una variazione inattesa del merito creditizio del debitore possa causare una corrispondente
variazione inattesa nel valore di mercato dell’esposizione. Per tale ragione, è necessario considerare quale
manifestazione del rischio in analisi non solo la possibilità di insolvenza di un cliente affidato, ma anche il
deterioramento del merito creditizio dello stesso.
Con riferimento all’assetto organizzativo, sono state individuate le specifiche funzioni aziendali preposte al
presidio ed alla gestione del rischio di credito, in una logica di separatezza tra aree commerciali e di controllo.
Al Consiglio di Amministrazione restano riservati in via esclusiva, fra gli altri, i poteri e le attribuzioni
relative alla determinazione dell’indirizzo generale degli affari dell’azienda. In materia di controlli interni il
Consiglio di Amministrazione approva gli orientamenti strategici e l’assetto organizzativo della Banca;
verifica altresì che le funzioni di controllo mantengano la necessaria autonomia all’interno della struttura.
Proseguono le attività previste dalla circolare n. 263/2006 di Banca d’Italia e segnatamente quelle relative alla
definizione delle strategie e dei processi per la valutazione del capitale adeguato alla copertura dei rischi ai
quali la Banca è o potrebbe essere esposta, anche in materia di credito (Internal Capital Adequacy
Assessment Process, ICAAP). In tale ottica sono state approvate dal CdA le policies ed i regolamenti relativi
alla gestione del rischio di credito ed al credit risk mitigation.
Il processo di erogazione del credito è regolamentato da una codificata procedura interna (credit policy) che
definisce ruoli ed attività degli organi e delle funzioni coinvolte. Nell’ambito e nel rispetto del sistema delle
deleghe previsto dal Consiglio di Amministrazione, sono state assegnate specifiche responsabilità per le
attività di valutazione ed assunzione dei rischi.
In tale contesto, l’Area Servizi Finanziari comprende la Funzione Credito, l’Ufficio Analisi di Credito e
l’Ufficio Monitoraggio e Reportistica (posti in staff al Responsabile di tale Area) - oltre all’attività
assicurativa (attraverso Bim Insurance Brokers S.p.A.), fiduciaria (attraverso Bim Fiduciaria S.p.A) e quella
di Corporate Finance.
La Funzione Credito gestisce il credito per il Gruppo Banca Intermobiliare, svolgendo tutte le attività
necessarie al fine di rendere possibile la disponibilità e l’amministrazione degli affidamenti deliberati.
L’Ufficio Analisi di Credito svolge tutte le attività finalizzate alla valutazione del merito creditizio in capo
alla clientela richiedente, nonché della congruità delle garanzie proposte.
Informativa al mercato Pillar 3
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L’Ufficio Monitoraggio e Reportistica vigila sulla qualità dei singoli affidamenti, verificando la congruità nel
tempo dei portafogli posti a garanzia. Segue inoltre le attività di recupero pre-contenzioso per le posizioni
anomale.
L’Area Legale e Controlli, in collaborazione con l’Area Servizi Finanziari, gestisce le pratiche classificate in
sofferenza, con l’obiettivo di ottimizzare la fase di recupero del credito anche attraverso l’utilizzo di
collaboratori e professionisti esterni.
La Funzione Risk Management ha competenze in materia di controllo sui rischi di mercato, di credito, di
controparte ed operativi del Gruppo. Nell’ambito specifico del rischio di credito si occupa dell’adeguamento
alle linee guida suggerite dal Comitato di Basilea 2 e recepite dalla circolare Banca d’Italia n 263/2006 e
successive modifiche.
La Funzione Internal Audit (posta in staff al Consiglio di Amministrazione) valuta la funzionalità e
l’affidabilità del sistema dei controlli interni, della governance e del processo di gestione dei rischi. Effettua
tra gli altri, i controlli sulla regolarità operativa dell’attività creditizia.
La proposta di concessione degli affidamenti viene preceduta sempre da una fase di istruttoria ed analisi
effettuate in modo autonomo e gestite a livello centrale, durante le quali vengono effettuate indagini sia
interne che esterne sul cliente da affidare.
La decisione finale di concessione del credito considera quindi tutto un insieme di informazioni relative al
soggetto economico, frutto di una diretta conoscenza della clientela e del contesto economico nel quale opera.
L’utilizzo di informazioni rivenienti da banche dati esterne al Gruppo (Cerved, Ribes, banca dati protesti,
CAI), rappresenta un supporto operativo per la valutazione della richiesta di affidamento.
All’interno del processo, le attività di istruttoria sono sviluppate con l’obiettivo di erogare un credito congruo
a livello di singolo nominativo in funzione dell’autonoma capacità di rimborso di quest’ultimo, della forma
tecnica del fido, del patrimonio eventualmente detenuto presso il Gruppo nonché delle garanzie collaterali
offerte/richieste.
Le posizioni affidate vengono monitorate puntualmente da parte degli uffici competenti (nello specifico
l’Ufficio Monitoraggio e Reportistica e dalle filiali) con particolare riguardo all’utilizzo del fido, alla sua
finalizzazione nonché alla capienza delle garanzie.
Nel gennaio 2008 è stata avviata una nuova procedura informatica che consente un puntuale monitoraggio
degli scarti relativi agli strumenti finanziari acquisiti in garanzia a fronte degli affidamenti concessi. Tale
strumento è stato diffuso anche alla struttura delle filiali, che rappresentano il primo presidio per un
monitoraggio efficace dei rischi assunti, e ciò tramite un dialogo costante e continuo sia con le funzioni di
Sede sia con la clientela.
Lo strumento menzionato si affianca alla già operante procedura informatizzata di gestione degli
sconfinamenti di conto corrente.
La Funzione Risk Management effettua trimestralmente l’analisi andamentale dei requisiti patrimoniali
emersi dal calcolo del rischio di credito e di concentrazione, verificando che siano coerenti con i valori
assunti dai requisiti stessi nei periodi di analisi precedenti. Successivamente sottopone i risultati a prove di
Informativa al mercato Pillar 3
51
stress e sulla base di tali risultati effettua analisi sulla capacità del patrimonio del Gruppo di assorbire
eventuali perdite potenziali e sulle azioni correttive da intraprendere al fine di ridurre il rischio e preservare il
patrimonio.
Nello sviluppo del processo operativo che porta all’erogazione dell’affidamento, la valutazione del merito
creditizio è fondata in prima istanza sull’effettiva capacità del debitore di far fronte agli impegni assunti e
sulla base della capacità di generare flussi finanziari adeguati (definita dall’Organo di Vigilanza capacità
“esdebitatoria” dell’affidato).
Pur in presenza di valutazioni positive circa tali requisiti, la Banca acquisisce, ogniqualvolta possibile,
garanzie accessorie reali e/o personali finalizzate alla mitigazione del rischio.
Sul complesso dei crediti appaiono preminenti le garanzie reali rappresentate da pegno su valori mobiliari (in
particolare pegno rotativo) e da ipoteca su immobili.
Gli strumenti finanziari oggetto di garanzia pignoratizia, sono rappresentati da titoli liquidi e di gradimento
della Banca. Tali strumenti vengono ponderati in base a ratios interni, adeguatamente scartati e gestiti, ove
possibile, con il modello di garanzia finanziaria previsto dal D.Lgs. 170/04. Tali garanzie sono sottoposte ad
un costante monitoraggio al fine di verificare il valore attuale rispetto a quello iniziale e consentire eventuali
interventi in caso di riduzione dello stesso.
Nell’ottica di mitigazione del rischio di controparte vengono altresì attivati contratti di marginatura a garanzia
delle esposizioni della clientela nei confronti della Banca con riferimento a strumenti finanziari OTC (Over
The Counter). Il monitoraggio di queste posizioni viene effettuato dalla Funzione Risk Management e dal
Middle Office.
Le garanzie personali consistono principalmente in fidejussioni rilasciate da persone fisiche e società. La loro
valorizzazione viene sempre effettuata sulla base di una valutazione del patrimonio complessivo del garante,
nell’ambito delle fasi di istruttoria e/o rinnovo del credito.
Le garanzie ricevute dalla Banca sono redatte su schemi contrattuali in linea con gli standard di categoria e
con gli orientamenti giurisprudenziali più recenti .
A tutela del rischio di controparte vengono utilizzati contratti ISDA (International Swaps and Derivatives
Association, considerato il contratto benchmark di mercato) che permettono di beneficiare di un quadro
normativo a garanzia dell’eventuale netting / unwinding - compensazione/smontaggio delle posizioni con
controparti insolventi.
Attività finanziarie deteriorate
Le posizioni anomale possono in generale derivare da valori delle garanzie non più congrui rispetto
all’affidamento in essere ovvero da utilizzi del fido non adeguati.
Il complesso dei crediti meritevoli di attenzione o analisi è oggetto di monitoraggio costante. Una procedura
interna codificata e supportata da applicativi informatici consente di evidenziare ed opportunamente
analizzare i crediti anomali ovvero le posizioni sconfinanti e gli inadempimenti persistenti.
La valutazione di tali posizioni e delle proposte azioni da intraprendere (eventuale passaggio ad incaglio o
Informativa al mercato Pillar 3
52
sofferenza) viene svolta in collaborazione tra l’Area Servizi Finanziari e l’Area Legale e Controlli.
I crediti scaduti e sconfinanti valgono i seguenti criteri:
1. il debitore in ritardo su una obbligazione creditizia da un numero di giorni pari o superiore a 180;
2. la soglia di “rilevanza” è pari al 5% dell’esposizione.
Le rettifiche di valore che dovessero essere proposte sono improntate all’oggettività ed alla prudenza, tenuto
conto delle possibilità di effettivo recupero del credito.
La delibera di passaggio ad incaglio o sofferenza e le relative percentuali di dubbio esito sono deliberate dal
Comitato di Credito e Corporate Finance. Le valutazioni in merito vengono rinnovate trimestralmente e
comunque in tempo utile per le rilevazioni periodiche di natura contabile.
Le deliberazioni assunte dal Comitato di Credito e Corporate Finance sono portate a conoscenza del
Consiglio di Amministrazione nella prima riunione utile.
Informativa quantitativa Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche: valori lordi e netti
Tipologie esposizioni/valori Esposizione
lorda
Rettifiche di valore
specifiche
Rettifiche di valore di
portafoglio
Esposizione Netta
ESPOSIZIONI PER CASSA A.1 Gruppo bancario a) Sofferenze - - - - b) Incagli - - - - c) Esposizioni ristrutturate - - - - d) Esposizioni scadute - - - - e) Rischio Paese - - - - f) Altre attività 408.746 - - 408.746 TOTALE A.1 408.746 - - 408.746 A.2 Altre imprese a) Deteriorate - - - - b) Altre 398 - - 398 TOTALE A.2 398 - - 398 TOTALE A 409.144 - - 409.144 B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO B.1 Gruppo bancario a) Deteriorate - - - - b) Altre - - - - TOTALE B.1 - - - - B.2 Altre imprese a) Deteriorate - - - - b) Altre - - - - TOTALE B.2 - - - - TOTALE B - - - -
Informativa al mercato Pillar 3
53
Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela: valori lordi e netti
Tipologie esposizioni/valori Esposizione
lorda
Rettifiche di valore specifiche
Rettifiche di valore di
portafoglio
Esposizione Netta
ESPOSIZIONI PER CASSA A.1 Gruppo bancario a) Sofferenze 46.694 (30.369) - 16.325 b) Incagli 225.144 (31.609) - 193.535 c) Esposizioni ristrutturate - - - - d) Esposizioni scadute 26.558 (184) - 26.374 e) Rischio Paese 747 - - 816 f) Altre attività 1.509.157 - (6.468) 1.502.689 TOTALE A.1 1.808.300 (62.162) (6.468) 1.739.739 A.2 Altre imprese a) Deteriorate - b) Altre 107 107 TOTALE A.2 107 - - 107 TOTALE A 1.808.407 (62.162) (6.468) 1.739.846 B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO B.1 Gruppo bancario a) Deteriorate 1.800 (900) - 900 b) Altre 69.436 - (397) 69.039 TOTALE B.1 71.236 (900) (397) 69.939 B.2 Altre imprese a) Deteriorate - b) Altre - - - TOTALE B.2 - - - - TOTALE B 71.236 - (397) 69.939
Informativa al mercato Pillar 3
54
Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela Esposizioni/
Aree geografiche
ITALIA ALTRI PAESI
EUROPE AMERICA ASIA
RESTO DEL MONDO
Esp
osi
zion
e lo
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Esp
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Esp
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Esp
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Esp
osi
zion
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Esp
osi
zion
e n
etta
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze 43.315 16.326 3.379 - - - - - - -
A.2 Incagli 222.546 190.936 2.598 2.598 - - - - - - A.3 Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - A.4 Esposizioni scadute 26.266 26.085 2 2 243 241 47 47 - - A.5 Altre esposizioni 1.274.512 1.267.699 221.927 221.908 11.416 11.396 3.393 3.380 125 125
TOTALE 1.566.639 1.501.046 227.906 224.508 11.659 11.637 3.440 3.427 125 125 B. Esposizioni “fuori bilancio”
B.1 Sofferenze - - - - - - - - - -
B.2 Incagli - - 1.800 900 - - - - - - B.3 Altre attività deteriorate - - - - - - - - - - B.4 Altre esposizioni 68.715 68.318 720 720 - - - - - -
TOTALE 68.715 68.318 2.520 1.620 - - - - - -
TOTALE 2008 1.635.354 1.569.364 230.426 226.128 11.659 11.637 3.440 3.427 125 125
TOTALE 2007 1.497.022 1.442.978 125.997 125.551 7.909 7.871 3.437 3.419 - -
Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche Esposizioni/Aree geografiche
ITALIA ALTRI PAESI
EUROPE AMERICA ASIA
RESTO DEL MONDO
Esp
osi
zio
ne
lord
a
Esp
osi
zio
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net
ta
Esp
osi
zio
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lord
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Esp
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lord
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Esp
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ta
Esp
osi
zio
ne
lord
a
Esp
osi
zio
ne
net
ta
Esp
osi
zio
ne
lord
a
Esp
osi
zio
ne
net
ta
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze - - - - - - - - - -
A.2 Incagli - - - - - - - - - - A.3 Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - A.4 Esposizioni scadute - - - - - - - - - - A.5 Altre esposizioni 326.839 326.839 72.143 72.143 10.163 10.163 - - - -
TOTALE 326.839 326.839 72.143 72.143 10.163 10.163 - - - - B. Esposizioni “fuori bilancio”
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate B.4 Altre esposizioni
TOTALE - - - - - - - - - -
TOTALE 2008 326.839 326.839 72.143 72.143 10.163 10.163 - - - -
TOTALE 2007 385.029 385.029 82.564 82.564 15.733 15.733 - - - -
Informativa al mercato Pillar 3
55
Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela
Esposizioni/Controparti Società finanziarie Imprese non finanziarie Altri soggetti
Esp
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zio
ne lo
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Re
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Re
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Esp
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zio
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spe
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he
Re
ttific
he
va
lore
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po
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fogl
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Esp
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zio
ne n
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Esp
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zio
ne lo
rda
Re
ttific
he
va
lore
spe
cific
he
Re
ttific
he
va
lore
di
po
rta
fogl
io
Esp
osi
zio
ne n
etta
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze 3.562 (3.562) - - 18.467 (8.052) - 10.415 24.664 (18.756) - 5.908
A.2 Incagli 5.171 (123) (4) 5.044 150.907 (20.796) (279)- 129.832 69.070 (10.402) (8)- 58.660
A.3 Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - - -
A.4 Esposizioni scadute 2 - - 2 16.436 (107) - 16.329 10.125 (76) - 10.049
A.5 Altre esposizioni 486.261 - (65) 486.196 573.476 - (3.213) 570.263 450.735 - (3.190) 447.545
TOTALE 494.996 (3.685) (69) 491.242 759.286 (28.955) (3.492) 726.839 554.594 (29.234) (3.198) 522.162
B. Esposizioni “fuori bilancio”
B.1 Sofferenze - - - - - - - - - - - -
B.2 Incagli 1.800 (900) - 900 - - - - - - - -
B.3 Altre attività deteriorate - - - - - - - - - - - -
B.4 Altre esposizioni 2.310 - (1) 2.309 43.320 - (212) 43.108 23.808 - (184) 23.624
TOTALE 4.110 (900) (1) 3.209 43.320 - (212) 43.108 23.808 - (184) 23.624
TOTALE 2008 499.106 (4.585) (70) 494.451 802.606 (28.955) (3.704) 769.947 578.402 (29.234) (3.382) 545.786
TOTALE 2007 308.598 (596) (16) 307.986 853.179 (29.124) (3.901) 820.154 472.589 (17.736) (3.166) 451.687
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie
Informativa al mercato Pillar 3
56
Valuta di denominazione €/000
Voci/ Scaglioni temporali A vista Da oltre 1 giorno a 7 giorni
Da oltre 7 giorni a 15 giorni
Da oltre 15 giorni a 1 mese
Da oltre 1 mese fino a 3 mesi
Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi
Da oltre 6 mesi fino a 1 anno
Da oltre 1 anno fino a 5 anni
Oltre 5 anni
Attività per cassa
A.1 Titoli di Stato - - - - 1.470 2.488 104.620 105.574 12.478
A.2 Titoli di debito quotati 25 114 174 142 5.185 10.088 23.448 248.172 63.920
A.3 Altri titoli di debito - - - - 552 1.812 2.221 82.217 6.637
A.4 Quote OICR - - - - - - - - 60.476
A.5 Finanziamenti
- Banche 149.542 82.000 53.034 70.044 35.735 9.058 - - 9.731
- Clientela 929.129 - 13.394 58.309 89.921 20.222 28.631 64.970 535.270
Passività per cassa
B.1 Depositi
- Banche (57.987) - - (3.114) (161) - - (4.882) (3.367)
- Clientela (1.466.3
23) - - - (79) - - (8.056) (8.825) B.2 Titoli di debito in circolazione - - - (9.011) (32.507) (85.878) (112.487) (127.424) -
B.3 Altre passività - (1.726) (289.824) (85.916) (225.976) (278.609) (3.197) - - Operazioni “fuori bilancio” C.1 Derivati finanziari con scambio di capitale
- Posizioni lunghe - 652 4.153 57.288 3.720 2.660 4.469 23.998 -
- Posizioni corte - (859) (840) (56.893) (8.046) (1.798) (4.424) (22.467) - C.2 Depositi e finanziamenti da ricevere/ effettuare - - - - - - - - -
- Posizioni lunghe - - - - - - - - -
- Posizioni corte - - - - - (15.000) - (20.000) - C.3 Impegni irrevocabili a erogare fondi - - - - - - - - -
- Posizioni lunghe 16.919 56.651 - - - - 1.502 9.456 -
- Posizioni corte - - - - - - - - -
Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate e soggette al rischio paese lorde
Causali/Categorie Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Rischio Paese
A. Esposizione lorda iniziale 29.121 182.452 - 11.561 1.049
- di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - -
B. Variazioni in aumento
B.1 ingressi da crediti in bonis 3.771 63.477 - 26.238 - B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 43.173 19.250 - - -
B.3 altre variazioni in aumento 1.426 11.008 - - -
C. Variazioni in diminuzione - - - - -
C.1 uscite verso crediti in bonis - - - (1.877)
C.2 cancellazioni (6.763) - - - -
C.3 incassi (24.034) (7.871) - - -
C.4 realizzi per cessioni - - - - - C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate - (43.172) - (9.364) -
C.6 altre variazioni in diminuzione - - - - (233)
D. Esposizione lorda finale 46.694 225.144 - 26.558 816
- di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - -
Informativa al mercato Pillar 3
57
Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Causali/Categorie Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate
Esposizioni scadute
Rischio Paese
A. Rettifiche complessive iniziali 21.340 26.116 - 28 -
- di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - - -
B. Variazioni in aumento
B.1. rettifiche di valore 17.333 - - - - B.2. trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate - - - - -
B.3. altre variazioni in aumento 5.994 19.447 - 156 -
C. Variazioni in diminuzione -
C.1. riprese di valore da valutazione (3.252) - - - -
C.2. riprese di valore da incasso (11.046) - - - -
C.3. cancellazioni - - - - - C.4. trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate - (13.954) - - -
C.5. altre variazioni in diminuzione - - - - -
D. Rettifiche complessive finali 30.369 31.609 - 184 -
- di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - - -
Rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti: di pertinenza del gruppo bancario
Le rettifiche di valore nette per deterioramento dei crediti si riferiscono interamente a società di pertinenza del Gruppo Bancario.
Rettifiche di valore Riprese di valore
Specifiche Specifiche Di portafoglio Operazioni/Componenti
reddituali
Cancella-zioni Altre
Di portafogli
o
Da interessi
Altre riprese
Da interessi
Altre riprese
Totale 2008
Totale 2007
A. Crediti verso banche - - - - - - - -
B. Crediti verso clientela - (33.594) - 7.041 4.283 - - (22.270) (33.068)
C. Totale - (33.594) - 7.041 4.283 - - (22.270) (33.068)
Le rettifiche di valore di portafoglio si riferiscono alle svalutazioni generiche effettuare sui crediti verso la
clientela per le forme tecniche dei conti correnti, mutui e finanziamenti e sui crediti firma.
Informativa al mercato Pillar 3
58
Tavola 6 – Rischio di credito : informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate
Informativa qualitativa
La nuova disciplina prudenziale per i gruppi bancari, regolamentata dalla circolare n. 263/06, prevede la
possibilità nell’ambito del rischio di credito di utilizzare il metodo standardizzato, tale scelta contempla le
seguenti implicazioni:
• la suddivisione delle esposizioni in diverse classi (”portafogli”), a seconda della natura della
controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di
quest’ultimo;
• l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati, eventualmente
anche in funzione di valutazioni del merito creditizio rilasciate da un soggetto terzo riconosciuto
dalla Banca d’Italia (External Credit Assesment Institution - ECAI) ovvero da agenzie di credito alle
esportazioni (Export Credit Agency - ECA) riconosciute dalla Banca d’Italia o da un’autorità
competente di altro Stato comunitario.
Banca Intermobiliare utilizza le valutazioni del merito creditizio rilasciate all’Agenzia specializzata (ECAI)
di rating Moody’s. Tale agenzia viene utilizzata per la determinazione dei fattori di ponderazione delle
esposizioni ricomprese nei seguenti portafogli:
� Esposizioni v/amministrazioni centrali e banche centrali: Caratteristiche del rating – unsolicited;
� Esposizioni v/organizzazioni internazionali: Caratteristiche del rating – unsolicited;
� Esposizioni v/banche multilaterali di sviluppo: Caratteristiche del rating – unsolicited;
� Esposizioni v/imprese ed altri soggetti: Caratteristiche del rating – solicited;
� Esposizioni v/organismi di investimento collettivo del risparmio: Caratteristiche del rating –
solicited;
� Posizioni v/cartolarizzazioni aventi un rating a breve termine;
� Posizioni v/cartolarizzazioni diverse da quelle aventi un rating a breve termine. Per tutte le altre esposizioni non ricomprese nelle classi regolamentari di cui sopra, si fa invece riferimento ai
diversi fattori di ponderazione previsti dalla normativa stessa per la metodologia standardizzata.
Informativa al mercato Pillar 3
59
Valori esposizioni del rischio di credito con e senza attenuazione
Classe di attività Esposizione senza
attenuazione del rischio
Esposizione con attenuazione
ponderata del rischio Amministrazioni centrali e banche centrali
63 884 976 398 504
Enti territoriali 992 867 198 573
Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico
8 996 699 4 825 532
Banche multilaterali di sviluppo
Organizzazioni internazionali
Intermediari vigilati 913 791 667 250 951 753
Imprese e altri soggetti 1 727 298 030 1 115 427 893
Esposizioni al dettaglio 410 407 941 128 251 801
Esposizioni garantite da immobili 262 305 235 109 458 948
Esposizioni scadute 213 144 075 197 504 846
Esposizioni ad alto rischio
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite
Esposizioni a breve termine verso imprese
Esposizioni verso OICR 65 754 320 65 754 320
Altre esposizioni 707 399 301 229 954 680
Totali
4 373 975 112
2 102 726 850
La società mantiene una partecipazione presso Bim Vita che viene dedotta dal patrimonio di vigilanza per
Euro 5,438,340 milioni .
Informativa al mercato Pillar 3
60
Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio (CRM)
Informativa qualitativa
Banca Intermobiliare, ai fini della determinazione del Capitale Interno a fronte del rischio di credito, utilizza
la metodologia standardizzata, prevista per la determinazione dei requisiti di vigilanza a fronte del rischio di
credito (Circ. 263/06 Titolo II – Capitolo 1, Parte Prima).
Di seguito si descrive sinteticamente tale approccio, riportato all’interno della Risk Policy approvata in data
28 ottobre 2008 dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo .
La metodologia standardizzata prevede la suddivisione delle esposizioni in diverse classi (”portafogli”)
secondo la natura della controparte, ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di
svolgimento di quest’ultimo e l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione
diversificati. Inoltre, la normativa di Vigilanza Prudenziale (Circ. 263, Titolo II, Capitolo 2, Parte Prima)
consente agli Intermediari l’utilizzo di specifiche tecniche di attenuazione del rischio (Credit Risk Mitigation
– CRM).
La nuova normativa di vigilanza prudenziale, rispetto alla precedente, consente l’utilizzo di un novero più
ampio di strumenti di attenuazione del rischio di credito; a tale estensione si accompagna altresì
un’indicazione più puntuale sia dei requisiti economici, giuridici e organizzativi, necessari per il
riconoscimento a fini prudenziali (c.d. “eleggibilità”) delle garanzie, sia una più puntuale indicazione delle
modalità di calcolo dell’impatto patrimoniale che il loro utilizzo determina.
Gli strumenti di protezione del credito sono suddivisi dalle nuove disposizioni prudenziali in due macro-
categorie: tecniche di protezione del credito di tipo reale e tecniche di protezione del credito di tipo
personale; nella prima categoria sono inglobate, tra le altre, le garanzie reali finanziarie e le ipoteche
immobiliari, mentre nella seconda categoria rientrano le garanzie personali.
Per le diverse tecniche di mitigazione del rischio, le istruzioni di Vigilanza prevedono l’osservanza di
requisiti di eleggibilità di carattere sia generale sia specifico; essi devono essere posseduti al momento di
costituzione della garanzia e per tutta la durata della stessa.
Le garanzie che rispettano tali requisiti possono essere considerate validi “strumenti di mitigazione del
rischio di credito” ed utilizzate per ridurre l’esposizione e conseguentemente il requisito patrimoniale a
fronte del rischio di credito. L’acquisizione per la banca di garanzie che non presentano le caratteristiche di
eleggibilità definite dalle regole prudenziali sono comunque valide dal punto di vista giuridico, ma si
considerano come non rilasciate ai fini del calcolo del coefficiente patrimoniale.
La tabella seguente riepiloga le metodologie adottate dalla Banca ai fini del trattamento prudenziale delle
diverse tipologie di garanzie ad oggi utilizzate.
Informativa al mercato Pillar 3
61
Garanzie utilizzate dalla Banca e loro trattamento per fini prudenziali
Tipologia di garanzia
Metodo utilizzato dalla Banca
Modalità di trattamento a fini prudenziali
GARANZIE REALI DI TIPO IMMOBILIARE
Metodo standardizzato
Le esposizioni assistite da ipoteca su immobili confluiscono in una specifica classe di attività cui è associata una minore rischiosità nell’ambito del sistema di ponderazioni a fronte del rischio di credito.
GARANZIE REALI FINANZIARIE
Metodo standardizzato – Metodo semplificato
La parte dell’esposizione coperta dalla garanzia riceve la ponderazione specifica della garanzia finanziaria (collateral) in sostituzione di quella del debitore principale.
GARANZIE PERSONALI
Metodo standardizzato – Principio di sostituzione
Per la porzione di esposizione garantita, la ponderazione del soggetto debitore è sostituita con la ponderazione del fornitore di protezione (garante o protection provider).
Per le diverse tecniche di mitigazione del rischio, le istruzioni di Vigilanza prevedono l’osservanza di
requisiti di ammissibilità di carattere sia generale sia specifico; essi devono essere posseduti al momento di
costituzione della garanzia e per tutta la durata della stessa.
I requisiti di eleggibilità sono rappresentati da:
• requisiti di natura tecnico-legale: requisiti diretti ad assicurare la certezza giuridica e l’effettività delle
garanzie; tali requisiti assumono una conformazione specifica in funzione delle caratteristiche delle
singole fattispecie di garanzia;
• requisiti specifici: requisiti dettati per ciascuna tipologia di garanzia in relazione alle specifiche
caratteristiche della stessa, sono finalizzati ad assicurare un elevato livello di efficacia della protezione
del credito;
• requisiti organizzativi : requisiti generali volti ad assicurare un efficiente sistema di gestione delle
tecniche di attenuazione del rischio di credito che presieda all’intero processo di acquisizione,
valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di CRM.
Il soddisfacimento o meno dei requisiti di natura tecnico-legale è valutato da Banca Intermobiliare in
funzione delle caratteristiche contrattuali delle garanzie ricevute.
La tabella seguente riepiloga le forme tecniche ritenute idonee/non idonee sulla base dell’analisi dei requisiti
tecnico-legali (idoneità generica) delle garanzie ad oggi utilizzate dalla Banca.
Informativa al mercato Pillar 3
62
Classificazione regolamentare delle garanzie utilizzate dalla Banca Tipologia garanzia Macro-categoria di garanzia Idoneità generica
Pegno titoli azionari, obblig. pol. Vita, esente da revocatoria
Idonea
Pegno rotativo su deposito titoli in amministrazione
Idonea
Pegno rotativo su titoli in amministrazione presso terzi (SGR)
Idonea
Pegno denaro ns. istituto Idonea
Garanzie reali finanziarie e altre reali
Pegno su polizza vita Idonea
Fideiussione limitata nell'importo Idonea
Garanzie ex-mutuatario non liberato Idonea
Garanzie personali
Lettera di patronage con impegno al rimborso Non Idonea
Garanzie ipotecarie
Ipoteca su beni immobili - iscrizione primo grado Idonea
In funzione di quanto sopra stabilito, l’appartenenza della garanzia alla forma tecnica determina la preventiva
non eleggibilità (assenza del requisito di eleggibilità generica) o la successiva verifica puntuale degli ulteriori
requisiti specifici declinati in funzione delle diverse tipologie di garanzia.
Per quanto concerne i requisiti specifici di eleggibilità, il rispetto della compliance normativa è garantito
dalla presenza di opportuni processi e modalità operative interne; il soddisfacimento dei requisiti - non
accertati tramite processi/modalità operative interne - avviene invece mediante verifica puntuale dei
requirement normativi codificati in un apposito applicativo di verifica dell’eleggibilità. Attraverso
l’applicazione di opportuni controlli di eleggibilità alle forme tecniche di garanzia che già godono di
un’idoneità generica, ogni collater / garante è qualificato come eleggibile/non eleggibile.
Il modello di Governance del Gruppo è basato sulla gestione accentrata del rischio di credito e delle garanzie
a mitigazione di tale rischio.
La Capogruppo Banca Intermobiliare:
� definisce le linee guida per la gestione integrata dei rischi e delle relative tecniche di mitigazione a
livello di Gruppo;
� è responsabile della politica dei gestione delle tecniche di mitigazione del rischio credito.
Informativa al mercato Pillar 3
63
Informativa quantitativa Esposizioni per cassa verso banche e verso clientela garantite
Garanzie personali (2) Garanzie reali (1)
Derivati su crediti Crediti di firma
Val
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getti
Totale 2008
(1)+(2)
1. Esposizioni verso banche garantite
1.1. totalmente garantite 1.2. parzialmente garantite 1. Esposizioni verso clientela garantite
1.1. totalmente garantite 981.722 1.189.683 544.193 73.148 - - - - - - - 430.818 2.237.842 1.2. parzialmente garantite 213.835 - 103.491 - - - - - - - - 761 104.252
Il valore dell’esposizione rappresenta l’ammontare dei crediti per cassa al netto dei fondi rettificativi, la colonna totale indica il fair value delle garanzie ricevute o, qualora diffide la sua determinazione, valore contrattuale della stessa.
Esposizioni ”fuori bilancio” verso banche e verso clientela garantite Garanzie personali (2)
Garanzie reali (1) Derivati su crediti Crediti di firma
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Totale 2008
(1)+(2)
1. Esposizioni verso banche garantite 1.1. totalmente garantite 1.2. parzialmente garantite 2. Esposizioni verso clientela garantite 2.1. totalmente garantite 37.812 - 34.980 - - - - - - 10.000 635 17.690 63.305 2.2. parzialmente garantite 31.227 - 4.858 - - - - - - - - - 4.858
Il valore dell’esposizione rappresenta l’ammontare dei crediti fuori bilancio al netto dei fondi rettificativi, la colonna totale indica il fair value delle garanzie ricevute o, qualora diffide la sua determinazione, valore contrattuale della stessa.
Informativa al mercato Pillar 3
64
Esposizioni per cassa deteriorate verso banche e verso clientela garantite Garanzie (fair value)
Garanzie personali Garanzie reali
Crediti di firma
V
alor
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A
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1. Esposizione verso banche garantite
1.1. oltre il 150% 1.2. tra il 100% e il 150% 1.3. tra il 50% e il 100% 1.4. entro il 50% 1. Esposizione verso clientela garantite 1.1. oltre il 150% 40.333 42.195 6.634 45.507 - - - - - - - 11.999 64.140 23.807 1.2. tra il 100% e il 150% 154.905 187.503 205.153 735 9.600 - - - - - - - 215.488 60.583 1.3. tra il 50% e il 100% 28.291 34.891 17.000 6.212 - - - - - - - - 23.212 (5.079) 1.4. entro il 50% 12.706 6.996 - 2.699 - - - - - - - - 2.699 (10.007)
Il valore dell’esposizione rappresenta l’ammontare dei crediti deteriorati al netto dei fondi rettificativi, la colonna totale indica il fair value delle garanzie ricevute o, qualora diffide la sua determinazione, valore contrattuale della stessa, ed infine la colonna eccedenza fair value indica il plusvalore delle garanzie sul valore dell’esposizione.
Esposizioni “fuori bilancio” deteriorate verso banche e verso clientela garantite.
L’esposizione fuori bilancio relativo a posizioni deteriorate si riferisce esclusivamente ad una fidejussione
rilasciata a clientela per € 1.8 milioni.
Informativa al mercato Pillar 3
65
Tavola 9 – Rischio di controparte
Informativa qualitativa
Nell’ambito del rischio di controparte, il documento “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le
banche” Titolo 2, capitolo 3, riporta la seguente definizione “il rischio che la controparte di una transazione
avente a oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della
transazione stessa”.
Il rischio di controparte è tanto maggiore quanto peggiore è il merito di credito della controparte, un
principio di sana e prudente gestione è la diversificazione delle controparti con cui si lavora.
La metodologia utilizzata per la selezione delle controparti consiste nella suddivisione in due categorie
principali:
a) soggetti muniti di rating minimo pari ad A3 (Moody’s), A- (S&P), A- (Fitch)
b) soggetti con rating inferiore o privi di rating.
Nel caso della categoria a) l’operatività può essere messa in atto immediatamente a seguito
dell’approvazione da parte del responsabile dell’area Mercati Finanziari previa contestuale comunicazione al
Responsabile Risk Management, Responsabile Legale, Segretario del Comitato di Credito e Corporate
Finance e del Responsabile Middle Office.
Il Comitato di Credito e Corporate Finance (CCCF) provvederà poi nella prima riunione utile a ratificare e a
deliberare una “esposizione” massima nei confronti della controparte in termini di “fair value positivo” (per
“ fair value positivo” si intendono le posizioni che determinano l’eventuale sorgere di un credito per Bim nei
confronti della controparte al momento della chiusura delle medesime, asset value positivo della posizione).
Per quanto riguarda le controparti appartenenti alla categoria b) le procedura da seguire sono ovviamente più
stringenti e complesse, in particolare l’inizio della operatività è soggetta alla preventiva approvazione del
CCCF (su istruttoria del Responsabile dell’area Mercati Finanziari).
Sono richiesti, per questa seconda tipologia di controparti, una serie di documenti ed informazioni (bilancio,
statuto, specimen di firme, ecc).
Al fine di mitigare il rischio di controparte vengono utilizzate garanzie mediante contratti di marginatura per
quanto riguarda all’operatività in derivati previsti da contratti ISDA.
Relativamente al controllo di tale rischio e all’eventuale downgrdading della controparte, l’ufficio
Monitoraggio e Reportistica provvede ad una revisione periodica semestrale degli affidamenti (per entrambe
le categorie di controparti) di concerto con la Funzione Risk Management, al fine di:
- individuare eventuali posizioni divenute maggiormente rischiose;
- all’occorrenza, sentita l’Area Mercati Finanziari, proporre la revisione dell’affidamento
al CCCF.
Informativa al mercato Pillar 3
66
Informativa quantitativa Derivati finanziari “over the counter”: fair value positivo rischio di controparte
Titoli di debito e tassi di interesse
Titoli di capitale e indici azionari Tassi di cambio e oro Altri valori
Sottostanti differenti
Controparti/Sottostanti Lo
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Com
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A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza A.1 Governi e Banche Centrali - - - - - - - - - - - - - - A.2 Enti pubblici - - - - - - - - - - - - - -
A.3 Banche 2.557 - 979 46.029 - 9.265 73.750 - 17.309 100 - 410 - - A.4 Società finanziarie 524 - 116 14.850 - 2.997 96.810 - 17.745 42.512 - 1.150 - - A.5 Assicurazioni - - - - - - - - - - - - - - A.6 Imprese non finanziarie - - - - - - 10.190 - 3.309 - - - - - A.7 Altri soggetti 2.358 - 76 18.021 - 5.959 28.147 - 3.812 - - - - -
Totale 2008 5.439 - 1.171 78.900 - 18.221 208.897 - 42.175 42.612 - 1.560 - -
Totale 2007 3.800 - 308 909 - 2.669 162.378 - 46.694 1.688 - 4 - - B. Portafoglio bancario B.1 Governi e Banche Centrali - - - - - - - - - - - - - - B.2 Enti pubblici - - - - - - - - - - - - - -
B.3 Banche - - - - - - - - - - - - - - B.4 Società finanziarie - - - - - - - - - - - - - - B.5 Assicurazioni - - - - - - - - - - - - - - B.6 Imprese non finanziarie - - - - - - - - - - - - - - B.7 Altri soggetti - - - - - - - - - - - - - -
Totale 2008 - - - - - - - - - - - - - -
Totale 2007 - - - - - - - - - - - - - -
Informativa al mercato Pillar 3
67
Derivati creditizi: fair value positivo rischio di controparte
Tipologia di operazioni /valori Valore
nozionale Fair value positivo
Esposizione futura
A. PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA a.1 Acquisti di protezione con controparti:
1. Governi e Banche Centrali - - -
2. Altri enti pubblici - - -
3. Banche 41.000 2.423 2.050
4. Società finanziarie 35.000 566 750
5. Imprese di assicurazione - - -
6. Imprese non finanziarie - - -
7. Altri soggetti - 71 -
a.2 Vendite di protezione con controparti: - - - B. PORTAFOGLIO BANCARIO b.1 Acquisti di protezione con controparti: - - - b.2 Vendite di protezione con controparti: - - - Totale 2008 76.000 3.071 2.800 Totale 2007 80.000 298 7.400
Informativa al mercato Pillar 3
68
Tavola 12 – Rischio operativo
Informativa qualitativa
Il rischio operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla
disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale
tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità
dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale.
La definizione include solo gli eventi che producono perdite monetarie o comunque perdite sufficientemente
definite da produrre, in base ai principi contabili vigenti, l’iscrizione di componenti negative sul conto
economico (es. accantonamenti), direttamente riconducibili al manifestarsi di eventi esterni o di eventi
verificatisi nel corso dello svolgimento di attività interne.
Per il calcolo del requisito patrimoniale la normativa prevede tre diversi metodi, caratterizzati da livelli
crescenti di complessità nella misurazione dell’esposizione al rischio e da più stringenti presidi organizzativi
in termini di meccanismi di governo societario e di processi per l’identificazione, la gestione e il controllo
del rischio: metodo base (BIA - Basic Indicator Approach), metodo Standardizzato (TSA - Traditional
Standardised Approach), metodi avanzati (AMA - Advanced Measurement Approaches).
Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale, ai fini regolamentari il Gruppo si avvale del
metodo base che prevede l’applicazione di un unico coefficiente regolamentare (15%) all’indicatore del
volume di operatività aziendale, individuato nel margine di intermediazione.
Ai fini gestionali, per ottenere una maggiore consapevolezza relativamente alla propria esposizione ai rischi
operativi, la Capogruppo si avvale di un processo di rilevazione e valutazione dei rischi operativi basato su
metodologie qualitative di Risk Self Assessment. Di seguito si descrive sinteticamente tale approccio
gestionale.
Il Comitato di Basilea ha adottato uno schema minimo di classificazione degli eventi di perdita compresi
nella definizione di rischi operativi strutturato su più livelli.
Sulla base di tale schema il Gruppo BIM ha definito il proprio modello di classificazione degli eventi per
migliorare la comprensione e la gestione dei rischi analizzati.
Ne consegue quindi sulla base del modello proposto, che nell’ambito dell’attività di valutazione dei rischi
operativi, ciascun evento potrà essere “censito” registrando:
� la categoria event type di appartenenza
� la tipologia di effetto contabile generato sul conto della Banca: loss type
� il fattore ultimo all’inizio della catena causale che l’ha generato: risk factor
Il Comitato di Basilea identifica una rappresentazione organizzativa dell’attività bancaria obbligatoria da
seguire per la classificazione dei rischi operativi, basata su di un modello strutturato in Business Line.
Tale modello è articolato su tre livelli di rappresentazione collegati tra loro gerarchicamente:
� Business Unit
Informativa al mercato Pillar 3
69
� Business Line (level 1)
� Business Line (level 2)
Le Business Unit sono tre (Investment Banking, Banking, Others) e si articolano complessivamente in 8
business line di livello 1:
� Investment Banking: Corporate Finance, Trading & Sales
� Banking: Retail Banking, Commercial Banking (Corporate), Payment & Settlement, Agency
Services
� Others: Asset Management, Retail Brokerage
Le Business Line di livello 1 a loro volta si ripartiscono in Business Line di livello 2 che specificano i
principali servizi prodotti offerti.
Al modello standard di Basilea è stata aggiunta dal Gruppo BIM un’ulteriore componente, denominata
Corporate Center, in cui sono state raggruppate le attività non direttamente riconducibili allo schema di
Business Line proposto, in quanto attività di supporto:
� Infrastrutture d’impresa (amministrazione e controllo, IT, Legale e Segreteria Societaria, Internal
Audit, ...)
� Risorse Umane e Organizzazione
� Servizi Generali
� Gestione delle relazioni
Per l’attività di Loss Data Collection si è stabilita la necessità di ricondurre ogni evento e la corrispondente
perdita ad uno specifico modello organizzativo, coerente con l’impostazione per Business Line delineata. In
tal modo è più semplice la localizzazione degli eventi di perdita che possono sorgere sulle attività, sui
business e sui centri di responsabilità.
L’attività di Risk Self Assessment, invece, ha l’obiettivo di fornire informazioni quantitative non altrimenti
ricavabili sulla percezione del rischio delle strutture operative. Le funzioni operative sono quindi chiamate
periodicamente a fornire indicazioni sul livello di rischio atteso nello svolgimento delle attività di cui sono
incaricate.. La stima delle perdite operative è un processo che viene analizzato congiuntamente alla raccolta
delle perdite operative effettive. L’avvio congiunto dei due processi consente di produrre, dopo un adeguato
numero di cicli, una rappresentazione dell’esposizione al rischio consistente.
Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale, la banca classifica le attività aziendali all’interno delle otto
linee di business regolamentari di livello 1 e nel rispetto del principio secondo cui l’attribuzione delle attività
alle differenti linee di business deve essere coerente con le classificazioni adottate per il rischio di credito e
per il rischio di mercato.
Informativa al mercato Pillar 3
70
Tavola 13 – Esposizione di strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario.
Informativa qualitativa
Si tratta sostanzialmente di posizioni di natura direzionale e strategica rappresentate da investimenti i fondi
alternativi e posizioni su equity, gestionalmente tali esposizioni vengono ricondotte all’area Finanza e
Mercati.
Il rischio prezzo sul Portafoglio Bancario viene monitorato mediante la definizione di limiti operativi stabiliti
dal Consiglio di Amministrazione in termini di Value at Risk .
A completamento dell’analisi del rischio mediante il Value at Risk sono previsti periodici stress testing del
portafoglio.
Di seguito sono descritti i principi contabili adottati per la redazione del bilancio consolidato IAS/IFRS al 31
dicembre 2008 che sono rimasti invariati rispetto all’esercizio precedente ad eccezione delle modifiche
introdotte ai principi contabili internazionali Ias 39 e Ifrs 7, introdotte dallo International Accounting
Standards Board (Iasb) in data 13 ottobre 2008 e recepite dal Regolamento (CE) n. 1004/2008 in data 15
ottobre 2008 e per le quali la Capogruppo ha deciso di aderire.
L’esposizione dei principi contabili adottati è effettuata con riferimento alle fasi di classificazione, iscrizione,
valutazione e cancellazione delle diverse poste dell’attivo e del passivo. Per ciascuna delle suddette fasi è
riportata, ove rilevante, anche la descrizione dei relativi effetti economici.
Attività finanziarie disponibili per la vendita Criteri di classificazione Si tratta di attività finanziarie che non sono qualificabili come finanziamenti, crediti e attività finanziarie detenute per la negoziazione o detenute fino a scadenza. In particolare il Gruppo Banca Intermobiliare ha incluso in tale voce titoli di capitale non qualificabili come partecipazioni di controllo, collegamento o controllo congiunto. Criteri di iscrizione All’atto della rilevazione iniziale, le attività finanziarie sono rilevate al fair value, che usualmente corrisponde al corrispettivo pagato per la loro acquisizione, a cui sono aggiunti gli eventuali costi di transazione, se direttamente attribuibili agli stessi. Criteri di valutazione e di rilevazione delle componenti economiche Successivamente gli strumenti finanziari classificati in questa categoria devono essere valutati al fair value, in contropartita ad una specifica riserva del patrimonio netto sino a che l’attività finanziaria non venga cancellata o non venga rilevata una perdita di valore. Al momento della dismissione o dell’eventuale impairment, il contenuto della riserva patrimoniale viene riversato a conto economico. Nel caso in cui vengano meno i motivi che hanno determinato la perdita di valore, occorre effettuare una ripresa i cui effetti vanno iscritti nel conto economico nel caso dei titoli di debito o direttamente nel patrimonio netto nel caso dei titoli di capitale. Il fair value delle attività finanziarie disponibili per la vendita è determinato sulla base delle quotazioni di Borsa, su transazioni comparabili e su modelli valutati basati sui multipli, sul “discount cash flow”. I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile sono stati mantenuti al costo.
Informativa al mercato Pillar 3
71
Criteri di cancellazione Le attività finanziarie vengono cancellate dal bilancio solamente se la cessione ha comportato il sostanziale trasferimento di tutti i rischi e benefici connessi alle attività stesse. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Criteri di classificazione Sono classificati in questa categoria tutti gli investimenti posseduti diversi da quelli di capitale, con pagamenti fissi o determinabili a scadenza fissa per i quali si ha l’intenzione e la capacità di detenzione sino a scadenza. Criteri di iscrizione L’iscrizione dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento. Alla data di prima iscrizione, le attività finanziarie detenute sino alla scadenza sono iscritte nello stato patrimoniale al loro fair value, che usualmente corrisponde al corrispettivo pagato per la loro acquisizione. Criteri di valutazione Successivamente le attività detenute sino a scadenza sono valutate al costo ammortizzato, utilizzando il criterio dell’interesse effettivo. Criteri di cancellazione Le attività finanziarie vengono cancellate dal bilancio solamente a scadenza o, in rare eccezioni, prima della naturale scadenza ma sempre in ottemperanza a quanto previsto dallo IAS 39 in termini di esenzione dalla “tainting rule”. Attività finanziarie valutate al fair value Il Gruppo Banca Intermobiliare non ha previsto, per il bilancio 2008, l’adozione della cosiddetta “fair value option”, cioè non si è avvalso della possibilità di valutare al fair value, con imputazione del risultato della valutazione nel conto economico, attività finanziarie diverse da quelle per le quali lo IAS 39 richiede l’applicazione del criterio del fair value in virtù della specifica destinazione funzionale. Operazioni di copertura Le operazioni di copertura dei rischi vengono effettuate per neutralizzare potenziali perdite rilevabili su un determinato elemento o gruppo di elementi ad un determinato rischio, nel caso in cui quel particolare rischio dovesse effettivamente manifestarsi. Nell’esercizio 2008 il Gruppo Banca intermobiliare, solo per la Capogruppo, ha utilizzato la metodologia di copertura denominata “Fair value hedge”, in particolare sono state compensate le variazioni di fair value dell’elemento coperto con la variazione del fair value dello strumento di copertura. Tale compensazione è riconosciuta attraverso la rilevazione a conto economico delle variazioni di valore riferite sia all’elemento coperto sia allo strumento di copertura. Sono designabili come strumenti di copertura solo quegli strumenti finanziari che vedono coinvolta una controparte esterna al Gruppo Banca Intermobiliare. Partecipazioni Criteri di iscrizione, classificazione e valutazione. La voce include le interessenze detenute in società controllate congiuntamente o collegate. Sono considerate collegate, cioè sottoposte ad influenza notevole, le imprese nelle quali la Capogruppo direttamente o indirettamente, possiede almeno il 20% dei diritti di voto. Se esistono evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, tenendo conto del valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Qualora il valore di recupero risulti inferiore al valore contabile, la relativa differenza è rilevata a conto economico. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore con imputazione a conto economico. Criteri di cancellazione Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivati dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi.
Informativa al mercato Pillar 3
72
Informativa quantitativa
Attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione merceologica
Voci/Valori 2008 2007
Quotati Non quotati Quotati Non quotati
1. Titoli di debito
1.1 Titoli strutturati 2.858 - - -
1.2 Altri titoli di debito 6.189 17.972 - -
2. Titoli di capitale - -
2.1 Valutati al fair value 32.132 16.204 99.759 3.728
2.2 Valutati al costo - 45 - 5
3. Quote di O.I.C.R. 42.185 13.196 - 7.133
4. Finanziamenti - - - -
5. Attività deteriorate - - - -
6. Attività cedute non cancellate 97.392 813 - -
Totale 180.756 48.230 99.759 10.866 Attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione per debitori/emittenti
Voci/Valori 2008 2007
Quotati Non Quotati Quotati Non Quotati 1. Titoli di debito
a) Governi e Banche Centrali - 16 - -
b) Altri enti pubblici - - - -
c) Banche 6.122 14.734 - -
d) Altri emittenti 2.925 3.222 - -
2. Titoli di capitale
a) Banche - 14.167 - 2.707
b) Altri emittenti:
- imprese di assicurazione 11 - - -
- società finanziarie 16.558 1.911 24.379 731
- imprese non finanziarie 606 40 - -
- altri 14.957 131 75.380 295
3. Quote di O.I.C.R. 42.185 13.196 - 7.133
4. Finanziamenti - - - -
5. Attività deteriorate - - - -
6. Attività cedute non cancellate
a) Governi e Banche Centrali - 813 - -
b) Altri enti pubblici - - - -
c) Banche 80.093 - - -
d) Altri emittenti 17.299 - -
Totale 180.756 48.230 99.759 10.866
Informativa al mercato Pillar 3
73
Attività finanziarie disponibili per la vendita: attività coperte
Attività coperte 2008 2007
Attività/Tipo di copertura Fair value
Flussi finanziari
Fair value Flussi
finanziari
1. Titoli di debito - - - -
2. Titoli di capitale 14.956 - 75.380 -
3. Quote di O.I.C.R. - - - -
4. Finanziamenti - - - -
5. Portafoglio - - - -
Totale 14.956 - 75.380 -
Il Gruppo Banca Intermobiliare di proseguire anche nell’esercizio 2008 la strategia di copertura dalle
variazioni di cambio la quota partecipativa in sterline detenuta nel London Stock Exchange tramite strumenti
derivati di vendita di divisa a termine.
Tale asset iscritto a bilancio tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita” al 31.12.2008 ha un fair
value pari a €/migl. 14.956.
Attività finanziarie disponibili per la vendita: attività oggetto di copertura specifica
Voci/Valori 2008 2007 1. Attività finanziarie oggetto di copertura specifica del fair value
a) rischio di tasso di interesse - -
b) rischio di prezzo - -
c) rischio di cambio 14.956 75.380
d) rischio di credito - -
e) più rischi - -
2. Attività finanziarie oggetto di copertura specifica dei flussi finanziari
a) tasso di interesse - -
b) tasso di cambio - -
c) altro - -
Totale 14.956 75.380
Informativa al mercato Pillar 3
74
Utili (Perdite) da cessione/riacquisto: composizione Voci/Componenti reddituali 2008 2007
Utili Perdite Risultato
netto Utili Perdite
Risultato netto
Attività finanziarie
1. Crediti verso banche - - - - - -
2. Crediti verso clientela - - - - - -
3. Attività finanziarie disponibili per la vendita
3.1 Titoli di debito 281 (17) 264 - - -
3.2 Titoli di capitale - (1.056) (1.056) 113.97
5 (401) 113.574
3.3 Quote di O.I.C.R. 561 (1.786) (1.225) - - -
3.4 Finanziamenti - - - - - -
4. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza - (338) (338) - - -
Totale attività 842 (3.197) (2.355) 113.97
5 (401) 113.574
Passività finanziarie
1. Debiti verso banche - - - - - -
2. Debiti verso clientela - - - - - -
3. Titoli in circolazione 158 (115) 43 887 - 887
Totale passività 158 (115) 43 887 - 887 Riserve da valutazione: variazioni annue
Attività finanziarie
disponibili per la vendita
Attività materiali
Attività immateri
ali
Copertura di investi-
menti esteri
Copertura dei flussi finanziari
Differenze di cambio
Attività non
correnti in via di dismis-sione
Leggi speciali
di rivaluta-
zione
A. Esistenze iniziali 7.571 14.168 - - - - - -
B. Aumenti B1. Variazioni positive di fair value 1.374 - - - - - - x B2. Altre variazioni 58.265 - - - - - - -
C. Diminuzioni C1. Variazioni negative di fair value (77.255) - - - - - - x C2. Altre variazioni - - - - - - - D. Rimanenze finali (10.045) 14.168 - - - - - -
Il risultato presente alla voce C1 è composto dalle riduzioni di fair value di strumenti finanziari classificati ad
AFS; qualora tali svalutazioni siano ritenute significative o durevoli ai sensi dello IAS 39, è possibile
riscontrarne l’imputazione a Conto Economico nella voce B2 per un controvalore pari a €/migl. 56.720.
Informativa al mercato Pillar 3
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Tavola 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario
Informativa qualitativa
Definizione di rischio di tasso di interesse sul banking book.
Il rischio di tasso d’interesse è definito come il rischio attuale o prospettico di diminuzione di valore del
patrimonio o di diminuzione del margine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni dei tassi di
interesse sulle attività diverse dalla negoziazione (banking book).
All’interno del documento “Istruzione di vigilanza per le banche” Titolo 4, capitolo 8, sezione 1 il rischio di
tasso di interesse sul banking book viene definito come: “Il rischio che una variazione dei tassi di interesse si
rifletta negativamente sulla situazione finanziaria di una banca è connaturato all'attività bancaria e costituisce
certamente una delle aree tipiche che l'imprenditore bancario è chiamato ad affrontare. È quindi
indispensabile, in un'ottica di sana e prudente gestione, che la banca sia dotata di tutti gli strumenti
informativi e organizzativi che permettano di gestire tale forma di rischio con consapevolezza e in maniera
integrata con tutti gli altri rischi aziendali.
L’esposizione al rischio di tasso d’interesse è misurata con riferimento alle attività e alle passività – delle
unità operanti in Italia e all’estero - comprese nel portafoglio bancario. La metodologia si presta ad essere
applicata sia a livello individuale che a livello consolidato”.
All’interno della Circolare 263 del dicembre 2006 “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale”, Titolo III,
capitolo 1, allegato C è riportato: “Le banche si dotano di norme, processi e strumenti efficaci per la
gestione del rischio tasso di interesse derivante da attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di
negoziazione a fini di vigilanza. Si forniscono linee guida metodologiche - coerenti con le indicazioni fornite
dal Comitato di Basilea - per la realizzazione di un sistema semplificato per la misurazione del capitale
interno a fronte del rischio di tasso del portafoglio bancario”.
Framework Metodologico
Il modello semplificato prevede che tutte le attività e le passività siano classificate in fasce temporali in base
alla loro vita residua. All’interno di ciascuna fascia viene calcolata l’esposizione netta, ottenuta dalla
compensazione tra posizioni attive e posizioni passive, secondo l’analisi dei cash flow relativi.
Le esposizioni nette di ogni fascia sono poi moltiplicate per i fattori di ponderazione ottenuti dal prodotto fra
una variazione ipotetica dei tassi di 100 punti base e l’approssimazione di duration modificata relativa a
ciascuna fascia fornita.
L’applicazione della citata metodologia semplificata prevede l’attuazione delle seguenti attività:
� Determinazione delle valute rilevanti: la normativa stabilisce modalità di calcolo differenziate per
singola valuta. Vengono pertanto dapprima individuate quali sono le “valute rilevanti”;
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� Classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali: le attività e le passività a tasso fisso
sono classificate in 14 fasce temporali, in base alla loro vita residua. Le attività e le passività a tasso
variabile sono ricondotte nelle diverse fasce temporali sulla base della data di rinegoziazione del tasso;
� Ponderazione delle esposizioni nette all’interno di ciascuna fascia: all’interno di ogni fascia temporale
le posizioni attive sono compensate con quelle passive, ottenendo in tale modo la posizione netta. La
posizione netta di ogni fascia è moltiplicata per determinati fattori di ponderazione;
� Somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce: le esposizioni ponderate delle diverse fasce sono
sommate tra loro, di conseguenza è ammessa la piena compensazione tra le esposizioni positive e
negative nelle diverse fasce. L’esposizione ponderata netta ottenuta in questo modo approssima la
variazione del lavoro attuale delle poste denominate in una certa valuta nell’eventualità dello shock di
tasso ipotizzato;
� Aggregazione delle esposizioni nelle diverse valute: i valori assoluti delle esposizioni relative alle
singole “valute rilevanti” e all’aggregato delle “valute non rilevanti” sono sommati tra loro. Considerare
la somma dei valori assoluti corrisponde ad ipotizzare, in un’ottica prudenziale, la combinazione di
shock di tasso, positivi e negativi, peggiore per l’intermediario.
� Determinazione dell’indicatore di rischiosità: ottenuto un valore che rappresenta la variazione di valore
economico aziendale a fronte dell’ipotizzato scenario sui tassi di interesse (il valore economico è definito
come valore attuale dei flussi di cassa), si procede al calcolo dell’indicatore di rischiosità, il quale è
rapportato al Patrimonio di Vigilanza (PV) calcolato a fronte del rischio di credito, di mercato e
operativo.
L’applicazione dell’approccio semplificato descritto in precedenza, contiene per costruzione lo scenario di
Stress (variazione parallela della curva di 100bps), tuttavia lo strumento predisposto dalla Banca consente di
effettuare degli stress di entità differente rispetto a quello “regolamentare”, sempre nell’ipotesi di variazione
parallela di tutta la struttura a termine e duration per fascia temporale invariate rispetto all’approccio
“regolamentare”.
Processo di gestione e mitigazione
Nell’ambito del processo di gestione del rischio di tasso di interesse sul banking book, finalizzato
all’individuazione, valutazione e gestione di tale tipologia di rischio, si individuano le seguenti quattro fasi.
� Definizione/aggiornamento modello: la Funzione Risk Management elabora una proposta di modello,
verificando in collaborazione con l’Area Amministrativa ed Operations la disponibilità dei dati
necessari. Il Comitato Rischi analizza la documentazione metodologica ed eventualmente comunica le
osservazioni al Risk Management. In caso di prima definizione del framework metodologico, è richiesta
l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione. In caso di modifiche/integrazioni apportate al
modello, il Comitato Rischi valuterà sulla base della rilevanza delle modifiche, la necessità di richiedere
formale delibera di approvazione del Consiglio di Amministrazione. Il modello così definito, testato e
approvato è comunicato alle strutture operative responsabili della relativa implementazione.
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� Definizione/revisione limiti operativi e soglie di sorveglianza: la proposta della struttura dei limiti
operativi di rischio di tasso e delle soglie di sorveglianza è formulata dalla Funzione Risk Management,
nel rispetto del profilo di rischio definito dal Consiglio di Amministrazione, attraverso l’analisi delle
linee strategiche e dell’operatività della Banca. Le soglie di sorveglianza istituite al fine di monitorare
periodicamente l’andamento dell’esposizione al rischio sono validate dal Comitato Rischi, previa
eventuale richiesta di ulteriori informazioni metodologiche al Risk Management, e approvate dal
Consiglio di Amministrazione. I singoli limiti operativi da assegnare alle Aree coinvolte nel processo di
gestione del rischio di tasso (quali ad esempio: Area Servizi Finanziari, Area Mercati Finanziari) sono
oggetto di specifica analisi da parte del Comitato Rischi per essere successivamente sottoposti alla
valutazione ed approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione;
� Monitoraggio rischi e reporting: la Funzione Risk Management procede all’elaborazione dei dati di
rischio tasso, richiedendo all’Area Amministrativa ed Operations apposite estrazioni dai sistemi dedicati,
e alla successiva analisi e validazione della qualità dei dati e delle procedure di produzione degli
indicatori di rischio. In caso di anomalie tecniche e/o funzionali sono individuati gli interventi correttivi
di tipo informatico e/o metodologico/organizzativo da comunicare alle funzioni interessate. L’andamento
dell’esposizione al rischio è oggetto di monitoraggio al fine di verificare su base giornaliera e/o
trimestrale, il rispetto dei limiti e delle soglie di sorveglianza definiti.
� Operatività straordinaria: la Funzione Risk Management supporta l’Area Mercati Finanziari, l’Area
Servizi Finanziari e le aree operative nella valutazione degli impatti sull’esposizione al rischio connessi
all’introduzione nel portafoglio di negoziazione, rispettivamente, di nuovi strumenti finanziari, di nuovi
prodotti creditizi e di esposizioni rilevanti.
Il rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività svolta dalla
banca nel processo di trasformazione delle scadenze. In particolare viene tenuta sotto controllo la
correlazione tra raccolta ed impieghi della clientela e la posizione finanziaria netta presso gli istituti di
crediti.
I crediti concessi alla clientela (finalizzati allo sviluppo dell’attività di negoziazione sui mercati finanziari)
sono erogati a tassi variabili e hanno principalmente scadenza a vista o a breve periodo.
Le scelte gestionali adottate si basano sulla misurazione del rischio tasso in un’ottica volta a minimizzare la
volatilità del margine di interesse ovvero a minimizzare la volatilità del valore economico complessivo al
modificarsi della struttura dei tassi di interesse.
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Informativa quantitativa
Portafoglio bancario: modelli interni e altre metodologie di analisi della sensitività.
Il rischio tasso del portafoglio bancario viene monitorato in termini di Value at risk (per i portafoglio AFS e
HTM) e di scenario analysis. In particolare viene svolta un’analisi di sensitività che consente di misurare la
variazione del valore delle posizioni nei portafogli di proprietà a seguito di “shock” della curva dei tassi di
interesse. Viene considerato uno spostamento parallelo di 100 b.p. della curva dei tassi di mercato.
L’effetto sul patrimonio netto è valutato con riferimento alle posizioni classificate come AFS che
contabilmente impattano esclusivamente sul Patrimonio a meno di impairment considerati significativi o
durevoli.
Analisi di sensitività portafoglio bancario (solo titoli di debito del portafoglio Afs) (Valori espressi in €/migl)
Risk Scenario Effetto sul patrimonio
netto Interest Rate Shift +100 bp parallelo -2.455
Interest Rate Shift -100 bp parallelo 2.444
Analisi di sensitività portafoglio di bancario (complessivo) (valori espressi in punti percentuali)
Indice di rischiosità per shift (+/-)
+ 100 bp -100 bp
Valore economico a rischio / Tier 1 2,73% 2,73%
Valore economico a rischio / Patrimonio di Vigilanza
1,72% 1,72%
La sensitivity del Gruppo Bim presenta un profilo di esposizione al rischio tasso per un rialzo dei tassi di
interesse. Il valore economico a rischio è comunque ampiamente compatibile sia con il Tier 1 che con il
Patrimonio di Vigilanza e ben al di sotto della soglia di attenzione (20% rispetto al Patrimonio di Vigilanza
per un “shift” della curva dei tassi di 200 bp) definita da Basilea 2.