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PM di gennaio 2010

Date post: 29-Mar-2016
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Scopri il PM nella nuova versione tutta da sfogliare!
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Gennaio 2010

DiceildireAnche quest'’anno

insiemeCC hi segue la nostra “cara” rivista sa già che all’inizio di ogni nuovo anno siamo soliti fare qual-che annuncio particolare. Ebbene, anche per il 2010 si ripete questa bella tradizione.Cominciamo con le dediche e le giornate “uffi ciali” che appariranno sul calendario annuale

dei prossimi 12 mesi. A livello internazionale, il 2010 sarà l’anno della Biodiversità e dell’Avvi-cinamento delle Culture. Un duplice impegno, quindi, per tutti noi: maggior attenzione a non aggravare la riduzione della biodiversità del pianeta, e grande sforzo per favorire il dialogo, la com-prensione reciproca e la pace tra i popoli e le nazioni della Terra. Atteggiamenti, questi, indispen-sabili per affrontare le diffi coltà economiche di un anno “molto incerto”, secondo le previsioni della Banca Mondiale.A livello europeo, il 2010 avrà come protagonista la Lotta alla Povertà e all’Esclusione sociale. Non si può permettere che nell’Unione Europea – una delle regioni più ricche al mondo – esista una percentuale del 17% della popolazione che vive in situazione di povertà e non riesce “a sod-disfare le sue necessità primarie”. Sempre nel 2010, Italia e Cina ricorderanno la fi gura di padre Matteo Ricci, missionario gesuita italiano nell’impero cinese, a 400 anni dalla morte.Il nuovo anno coincide sempre con qualche novità e aggiustamento nel contenuto e nella “forma” della rivista. La grafi ca rinnovata “incornicia” 3 nuove rubriche, dedicate, rispettivamente, ai “nuovi italiani e italiane” (Stranieri come noi), ai profumi e ai sapori delle spezie (Sabor) e alla creatività del-le mani (Manuabilità). Scompare Ma l’Africa è, sostituita dalla rubrica sull’Africa intitolata “Karibu”, studiata per accogliere ciò che di più bello ed originale offre il continente africano.Un 2010 coi fi occhi, quindi, segnato dall’amicizia e dalla voglia di sognare un mondo migliore da costruire tutti insieme.

Buon 2010!Pablo Sartori

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Pace

Preparando la pace in tempi di guerra

CC ominciamo l’anno nuovo invocando pace per tutti gli uomini di buona volontà, per tutti i paesi e per tut-ti i popoli. Con sorpresa anch’io come tanti, e non

solo l’interessato, Barack Obama, ho appreso dell’asse-gnazione del Premio Nobel al presidente degli Stati Uniti. Ho pensato che oltre ad essere “un premio alla speranza” fosse soprattutto un premio come “chiamata ad agire”, per sostenere l’impegno di Obama a percorrere, con co-raggio, i sentieri della pace. Sappiamo tutti, infatti, che gli Stati Uniti sono fondamentali nella ricerca della pace, in qualità di prima potenza mondiale e in quanto guidati da un presidente che è il capo supremo delle forze armate.

Attualità

Premio Nobel a Obama: una speranza per la pace?

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Giovanissimi soldati sudanesi. Ce la faranno, nel corso del 2010, ad abbandonare i fucili e ad andare a scuola?

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a cura di p. Elio Boscaini

PUNTI CALDI

L’Iraq quest’anno dovrebbe vedere l’ini-zio di un vero disimpegno della presenza americana forte di 124 mila soldati. La si-tuazione è fragilissima, come ce lo ricordano gli attentati degli ultimi mesi. Ma ci “condanniamo” a sperare. Un certo consolidamento della democrazia, anche attraverso le elezioni previste in questo mese di gennaio, non può non com-portare un notevole rafforzamento della pace. Pace che potrebbe vedere pure

il ritorno delle centinaia di migliaia di cristiani che hanno abbandonato negli ultimi anni quelle terre. Situazione ingarbugliata, invece, sul fronte afghano. A otto anni dall’inizio dei bombardamenti su Kabul, la capita-le, la resistenza all’occupazione – i soldati americani sono 65mila – si è notevolmente rafforzata mettendo in crisi gli obiettivi politici e militari della Nato e delle potenze occi-dentali alleate degli Usa. Sono 42 i paesi che partecipano alle operazioni militari in Afghanistan. I generali americani chiedono con insistenza un aumento della presenza milita-re. Il disagio è evidente, non solo tra le truppe americane, ma anche tra quelle di altri paesi, come il nostro, che ci ve-dono impegnati, con una forza di 2795 soldati, contro un nemico invisibile quali sono i talebani, e con la coscienza di sostenere un regime, quello del presidente Karzai, poco

Azioni di guerra in Iraq

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Effetti “collaterali” di guerra in Afghanistan E

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L’Irazio dametuaz“conattraport

PREMIO NOBELIl Premio Nobel per la Pace si assegna “alla persona che abbia lavorato più e meglio in favore della fraternità tra le nazioni, la riduzione o l’abolizione degli eserciti e la promozione dei pro-cessi di pace”.

CRISTIANI IRACHENILe origini della comunità cristia-na irachena risalgono alla pre-dicazione di san Tommaso. At-tualmente in Iraq vi sono 800mila cristiani, pari al 3% del totale della popolazione.

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ETERNI CONFLITTI

Pace continueremo a sognare anche per il Medio Oriente, in particolare per la Palestina e Israele. Lo stato ebraico ha dirit-to di esistere e di non subire attacchi terroristici e l’antisemi-tismo va sempre condannato. Ma non va dimenticato il diritto dei Palestinesi a una loro patria. Al più forte, Israele, tocca fare il primo passo. L’ostinazione nel portare avanti la politica degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme rischia di far fallire ogni mediazione e di alimentare un confl itto che dura dal 1948. Da non dimenticare, infi ne, i confl itti nella zona africana dei Grandi Laghi, nel cuore del continente. Un cuore da troppi anni ammalato. Troppi interessi stranieri si accavallano per ru-bare alla gente le ricchezze minerarie che quelle zone nascon-dono. E poi il Darfur, la Somalia…e tanti altri paesi nel conti-nente africano dove libertà e giustizia stentano ad imporsi.Se non facciamo prevalere la ragionevolezza non ci sarà mai fi ne alla follia della guerra e alle sofferenze che seguono ogni

confl itto. Il nostro paese, per parte sua, ha il suo punto di riferimento nell’arti-colo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. A volte sembra più facile sganciare bombe su civili innocen-ti, che sedersi attorno ad un tavolo e parlar-si. Ma non c’è altra alternativa: la pace e il dialogo sono l’unica strada che l’umanità deve percorrere se vuole avere un futuro.

amato dalla sua gente e particolarmente corrotto. Intan-to si calcola in 40mila circa il numero delle vittime, per lo più civili, che nessuno commemora, e un migliaio i soldati stranieri uccisi. La cosiddetta opinione pubblica interna-zionale è convinta che la sola cosa giusta da fare sia porre fi ne alla guerra. Ma come?

Il muro della vergogna che separa palestinesi e israeliani

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Profughi fuggiti dal Darfur. Sono tanto lontani i tempi della pace?

ANTISEMITISMOAtteggiamento di odio, avversio-ne e pregiudizio nei confronti del popolo ebraico. Secondo la tradi-zione biblica, gli ebrei si consi-derano i discendenti di Sem (da qui il termine “semitismo”), fi glio di Noè.

DARFURDal 2003, nella regione del Dar-fur, situata nel deserto del Saha-ra ad ovest del Sudan, è in atto un confl itto armato tra gruppi di miliziani islamici e popolazione locale non appartenente all’etnia Baggara.

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Le guerre seminano solo morte, dolore e sofferenza

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Speciale a cura di Paulo Lima

Mar Mediterraneo. Immigrati africani “intercettati” da nave militare italiana, che li riporterà in Libia

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L’ integrazione vera inizia tra i banchi di scuola. È quel-

lo che cercano di dimo-strare i ragazzi italiani, ma-rocchini, moldavi, cinesi, rumeni, filippini e ucraini, che frequentano l’ITC Cal-vi di Padova. Assieme alla volontà ostinata delle pro-fessoresse Irene Sensales e Anna Cavasin, hanno messo in piedi un proget-to impegnativo ma anche divertente che cerca di

contribuire ad educare al valore della cittadinanza, dei diritti e doveri degli immigrati e degli italiani, ga-rantiti dalla Costituzione. Si chiama proprio “Cittadino europeo, cittadino del mondo”, per affermare che, se è vero che il mondo ci è stato dato in prestito, allora, alla fi ne, abitiamo tutti nella stessa casa.L’iniziativa parte proprio dalla realtà di una scuola sempre più frequentata da bambini e ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, e dal desiderio di far conoscere le istituzioni italiane ed europee agli studenti stranieri che frequen-tano le nostre scuole. Da qui l’idea di creare un sito internet (www.costituzione.www.costituzione.altervista.orgaltervista.org) che, oltre a fornire informazioni sugli organismi istituzionali in italiano e in inglese, invita ad una rifl essione sull’idea di cittadinanza mon-diale, inserendola in un’ottica interculturale. Si parla dell’Italia ma anche di

Il diritto degli immigrati alla “cittadinanza” del mondo

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Casa nostra

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In fuga dalla disperazione, verso l’ignoto

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CITTADINI DEL MONDO

“Cittadino europeo, cittadino del mondo” è solo una delle tante iniziative che cercano di affrontare le sfi de portate dal fenomeno dell’immigrazione oggi nel mondo. Un problema “globale” evidenziato dagli oltre 200 milioni di persone costrette ad abbandonare la loro casa e il loro paese per vivere altrove. Questo numero non tiene in considerazione coloro che si spostano all’interno dei propri territori a causa delle guerre (rifugiati, profughi) o in seguito a spostamen-ti temporanei per motivi di turismo, lavoro e studio. I dati sono del World Migration Report 2008, elaborato dall’Or-ganizzazione Internazionale per l’Immigrazione. Numeri che fanno rifl ettere, se si pensa che nel 2005 vi erano 191 milioni di immigrati nel mondo, una cifra due volte e mez-za superiore a quella del 1965. In realtà non si dovrebbe parlare d’immigrazione, ma di migrazioni, al plurale. Oggi il movimento migratorio è cresciuto a tal punto che la maggior parte dei paesi del mondo sono, allo stesso tempo, paesi di origine, di transito e di destino degli immigrati. Si tratta di un fe-nomeno di vaste dimensioni, proprio perché il numero di coloro che varcano le frontiere degli stati aumenta di anno in anno. I motivi sono tanti. Vanno dalle trasfor-mazioni generate dalla globalizzazione economica che ha impoverito ancora di più molte nazioni del Sud del mondo, ai confl itti armati all’interno degli stessi paesi (soprattutto in Africa); dalla persecuzione religiosa alla ricerca di migliori condizioni di vita per i lavoratori dei paesi latinoamericani, africani e asiatici.

Gli immigrati gridano i loro diritti ad una vita migliore

un contesto europeo e ex-traeuropeo, con riferimenti alle realtà di altri paesi (Ma-rocco, Cina, Moldavia), soprattutto quelli da dove

vengono alcuni studenti che hanno partecipato al progetto du-

rato ben 3 anni. E alla fi ne è venuto fuori un capolavoro che, tra le altre cose, ha vinto il con-corso “Centoscuole” ed è stato premiato con la Medaglia della Presidenza della Repubblica.

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Mappa del mondo con i paesi colorati

in base alla loro popolazione immigrata,

in percentuale di tutta la popolazione.

A colore più scuro corrisponde maggior

immigrazione

Fratellanza e solidarietà, punti di arrivo e partenza per l’intera umanità

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DA OGNI PARTE

Oggi constatiamo come sia cambiato il volto delle migrazioni nel mondo. Assu-me sempre più le fattezze del volto di donna e di gente giovane. O quello di in-tere famiglie che lasciano la campagna per cercare in città quei benefi ci che la zona rurale non offre. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, le persone emigrano per ragioni di stretta sopravvivenza. La gente va da una parte all’altra del pia-neta, senza più un’origine e un destino determinati, come una volta facevano gli italiani che nel Dopoguerra si imbarcavano per cercar fortuna in Sudamerica o negli USA. Si parte e si va in tutte le direzioni, spesso migrando per tappe e poi riprendere la strada del ritorno verso casa. 0ggi i fl ussi migratori e le traiet-torie si ripetono, rendendo diffi cile distinguere la andata e il ritorno e facendo sì che ogni arrivo diventi anche punto di partenza. L’importante è mettersi in viaggio verso la fratellanza mondiale, per arrivare alla meta in cui tutti siamo e ci sentiamo “cittadini del mondo”.

Gennaio 2010Gennaio Gen

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Celebrare insieme la festa

a cura di p. Elio Boscaini

AA nche i piccoli togolesi celebrano all’Epifa-nia la festa dell’Infanzia missionaria. Lo scopo è di dare la possibilità ai ragazzi di

aiutare altri ragazzi, più poveri o comunque bisognosi di solidarietà. Certo, la maggioran-

za dei ragazzi in Togo è povera, ma questo non impedisce loro di condividere, sen-

tendosi in comunione con altri bambini nel mondo.

Ed ecco come si svolge la festa nella parrocchia di Tabligbo, una cittadi-

na nel sud est del paese. Al mat-tino ci si dà tutti appuntamento

per la Messa principale, alla quale sono naturalmente in-vitati anche i grandi e che si trasforma in una grande celebrazione, per rendere gloria al Signore del dono della vita. Tutti si fanno il dovere di sfoggiare per la festa i vestiti più belli, co-loratissimi. Il vangelo del giorno, quello dei Magi, viene rappresentato dai ragazzi stessi che indos-sano abiti tradizionali dai colori sgargianti. Un ruo-lo importante è occupato dal re Erode che accoglie

i Magi, ma poi, beffato da

Da Tabligbo al mondo. I piccoli “magi” del TogoDa Tabligbo al mondo. I piccoli “magi” del Togo

EPIFANIAMISSIONARIA

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loro, si trasforma nel re sanguinario che tutti detestano perché uccisore di bambini. La loro bella parte fanno anche Giuseppe e Maria col Bambino, solitamente un fratellino della ragaz-za che interpreta il personaggio di Maria, riuniti in una capanna preparata sul presbiterio. All’of-fertorio tutti si alzano e danzando si dirigono all’altare dove in alcuni cestini depongono quei pochi spiccioli che sono riusciti a procurarsi presso i genitori e che andranno a bambini an-cor più poveri di loro.È tutta una festa di canti, preghiere, danze, in cui i bambini sentono di essere coinvolti in una celebrazione di cui sono i protagonisti. Tutta la cerimonia è trasmessa in diretta da Radio Spe-ranza, la radio della parrocchia che trasmette da uno studio situato a fi anco della chiesa. Ed è lì, sulla soglia dello studio, che centinaia di bam-bini e bambine si presentano all’uscita della Messa, per impugnare il microfono e porgere a papà, mamma, nonni e fratelli un saluto via ete-

re e l’augurio di buona festa. Così tutti possono sapere quanti fratelli ha Afi wa, la ragazza nata di venerdì, il nome dei genitori di Kodjo, nato un lunedì, o quello dei nonni di Kossì, nato di domenica.Tutti poi rientrano a casa per il pranzo di mezzo-giorno condiviso in famiglia, dandosi appunta-mento nel pomeriggio per continuare insieme la festa. Centinaia di ragazzi si ritrovano nel ter-reno della missione dove affl uiscono anche gli amici o i compagni non cristiani, per esibirsi in scenette che fanno rivivere pagine evangeliche o parabole raccontate da Gesù o semplicemen-te scene di vita ordinaria e familiare. Tutti hanno la loro parte da compiere, soprattutto quando vengono chiamati a manifestare la missione cui ogni bambino è chiamato: annunciare la buona notizia. Come? Cantando, adorando Dio, visitan-do gli anziani per offrire loro un sorriso e condi-videre quel poco che si ha con i più poveri.Il sole volge ormai al tramonto e la notte ai tro-pici scende veloce. Bisogna rientrare prima che l’oscurità della sera ci sorprenda in strada. Al-lontanandosi, tutti mi salutano, riconoscenti. Mi guardano fi ssandomi e scopro in un sorriso di pace appena abbozzato la gioia del loro volto di bambini. Mi guardano e sperano in un mio sor-riso che esprima amore nei loro confronti. Ed io vorrei dire loro che mi piacerebbe guardare i paesaggi e i volti con i loro occhi e sorridere ai miei fratelli con il loro sorriso di bambini neri.

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L’infanzia missionaria di Tabligbo

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AAAAAASabor Una nuova rubrica

LaLa cannella cannellaCC he cosa ti ricorda l’aro-

ma della cannella? In-dovinato! Le Feste di

Natale e i giorni allegri con cui inizia il primo mese del nuovo anno. Infatti, molti dolci che si consumano in queste settima-ne sono aromatizzati con la cannella: la torta di mele, diversi biscotti, perfi no il cioccolato. Da dove viene questa spezia? La cannella di miglior qualità è rac-colta nello Sri Lanka (guarda una cartina geografica del conti-nente asiatico: è l’iso-la a sud-est dell’India). La cannella è ricavata dalla corteccia dei rami giovani di un piccolo albero sempreverde. Intere famiglie si dedicano alla raccolta e ciascuno ha un proprio ruolo preciso. Chi taglia i rami, chi toglie

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a cura di Paolo Pigozzi

La cannella BISCOTTI ALLA CANNELLA (per 4 persone)

Due tazze di fi occhi di avena Mezzo bicchiere di succo di mela Mezza tazza di prugne secche (senza nocciolo) Mezza tazza di uvetta Una tazza di nocciole Due meleUn pizzico di sale Mezza tazza di farina di riso (o di frumento) Un cucchiaino di cannella in polvere

Metti i fi occhi in una terrina e versaci sopra il succo di mela caldo. Aggiungi un pizzico di sale, mescola bene e lascia ammorbidire per 10 minuti. Nel frattempo metti a bagno l’uvetta e le prugne secche in poca acqua tiepida. Fai to-stare leggermente le nocciole in un pentolino (fatti aiutare dal papà o dalla mamma) poi tritane metà. Aggiungi ai fi occhi le nocciole tritate, le prugne e l’uvetta sgocciolate, le due mele grattugiate, la cannella e la farina. Mescola bene con le mani: devi ottenere un impasto morbido. Co-pri una piastra con carta da forno. Con un cucchiaio fai dei mucchietti di impasto sulla piastra e metti una nocciola so-pra ogni mucchietto. Fai accendere il forno alla mamma (180 gradi) e metti i biscotti a cuocere per 30 minuti.

Ci penso io la corteccia ester-na (non contiene aromi), chi mette a seccare al sole la sottile e aro-matica corteccia

interna, chi la ta-glia a pezzi regola-

ri e chi, infi ne, inseri-sce uno dentro l’altro i

pezzi di corteccia essiccati e leggermente arrotolati. Il ri-sultato di questo gran lavoro sono i bastoncini di cannel-la venduti nelle botteghe del Commercio Equo. Vuoi un consiglio? Se ti piace l’aroma della cannella, suggerisci alla mamma di non acquistare la cannella in polvere (general-mente di minore qualità), ma solo cannella in bastoncini (“in canna”). Al momento dell’uso, potrai facilmente polverizzarla pestandola nel mortaio.

a cura di Paolo Pigozzi

Da loro si chiama cosl‘ kaneel (tedesco) cinnamon (inglese) cannelle (francese) canela (spagnolo) cimeta (croato) kanel (svedese) mdalasini (swahili)

Gennaio 2010Gennaio

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Parlane con...PADOVAp. Daniele: [email protected]. Lorena: [email protected]

VENEGONO SUPERIORE (VA)p. Enea: [email protected]. Betty - sr. Eleonora: [email protected]. Domenico: [email protected]

PESAROp. Ottavio: [email protected]

p. Jesùs: [email protected]. Eugenia: [email protected]. Tiziana - sr. Rosa: [email protected]: [email protected]

“S“S ono nata il 21 a prima-vera”: così inizia una mia poesia e anche la

mia biografi a. Sì perché è proprio all’equinozio di marzo che vengo al mondo, in una famiglia modesta, la più piccola di tre fratelli. Sono diventata poetessa, ma non sono riuscita a frequentare il liceo, come avrei volu-to. Ho fatto le scuole professionali, però ho stu-diato pianoforte, perché la musica da sempre mi ha dato una grande libertà, ancora di più

che la poesia. Scrivo versi fi n da ragazzina: già a 15 anni i critici, quelli seri, dissero di

me che ero “un talento”.I versi con cui mi sono presentata conti-

nuano così: “ma non credevo che nasce-re folle, aprire le zolle, potesse cagionar tempesta”. Lo dico perché la mia vita non è stata semplice: la malattia men-tale ha attraversato i miei anni come un fantasma e presto sono stata in-ternata in manicomio. Per fortuna, appena uscita dal primo ricovero, ricomincio a pubblicare delle poe-sie, anche grazie all’aiuto di Eugenio Montale e altri due grandi poeti del Novecento quali Salvatore Quasimo-do e Maria Luisa Spaziani. Pubblico il mio primo libro di poesie, “La pre-senza di Orfeo”, quando mi sposo e da quel momento non mi fermo più: continuo a scrivere versi e a pubbli-care. Nel frattempo ho anche uno dei miei quattro fi gli.

Mi ferma soltanto il secondo ricovero in una clinica psichiatrica, dove sono sotto-

posta a pesanti cure a base di farmaci e trattamenti con elettroshock. Per fortuna

la mia memoria non viene danneggiata da questa tortura. La mia guarigione è len-

ta, ma il manicomio mi dà una nuova visione del mondo e, nonostante le sofferenze mie e degli altri malati, capisco che le vere canaglie sono fuori da quel-le mura. La mia scrittura diventerà ancora più ricca e profonda, facendo cre-scere in me la convinzione che solo con la penna riu-scirò a conquistare la mia

Chasqui

mcledesGli amoriGli amori di Aldadi Alda

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Io trovo i miei versi intingendo il

calamaio nel cielo.

I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge

su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il lin-

ciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni

od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma

i poeti, nel loro silenzio, fanno ben più rumore di una dorata cupola

di stelle.

Chi regala le ore agli altri vive in eterno.

La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti

costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa. Ma l’amore della

povera gente brilla più di una qualsiasi fi losofi a. Un povero ti dà tutto e non ti

rinfaccia mai la tua vigliaccheria.

Anche la follia merita i suoi applausi.

Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia legalo con l’intelligenza del

cuore. Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti

coprirà con le sue foglie. Fa delle tue mani due bianche colombe che portino la

pace ovunque e l’ordine delle cose. Ma prima di imparare a scrivere guardati

nell’acqua del sentimento.

Amare è una grande fatica, perché per accogliere un amore o un amico

bisogna preparare uno spazio nell’anima e nella mente. E io credo che

il più grande amico sia Dio. Dio salva i poeti e i folli.

È nato un bambino tra noi, un dito di silenzio amoroso che

indica la pace. Dormono gli amanti in attesa di Dio che li

sveglierà stanotte col grido dei Re magi.

libertà, a dispetto della malattia e delle costrizioni che devo subire. C’è stato persino chi mi ha candidata al Nobel per la letteratura, come il mio grande amico e premio No-bel Dario Fo che si è impegnato affi nché mi venisse aggiudicato questo prestigioso riconoscimento. In realtà ho così paura dell’invidia degli altri che non m’importa non averlo ricevuto. Il mio vero Nobel è aver avuto grandi amici, che mi hanno aiutata a uscire dal manicomio e hanno creduto in me. Que-sto è stato un miracolo.

Ho vissuto, soprattutto gli ultimi anni, in povertà, nella zona dei Navigli a Milano: una città che ho sempre amato e che è diventata lo specchio di uno stile di vita folle, che insegue per forza il benessere. Ma gli uomini non sanno che un po’ d’infelicità è il condimento della vita, dell’anima. Però la mia poesia non nasce esclusivamente dal dolore, ma vive per la gioia: scrivo ciò che conosco, che ho sperimentato, sia esso l’amore o il manicomio. O Dio stesso: sento forte la sua presenza accanto a me, nel condividere il mio per-corso personale fatto di dolore, distacco, pace, amore e tanta compassione. Nella mia vita ho accettato il male senza chiedermi da dove venisse e ne ho fatto un vestito incandescente: è diventato poesia e fuoco d’amore per gli altri.

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Alda Merini è scomparsa il 1 novembre scorso, giorno dei Santi, dopo una lunga malattia. Molti l’hanno defi nita la più grande poetessa italia-

na del Novecento, dimostrando non solo di amare profondamente questa piccola donna bizzarra, un’”ape dispettosa”, come lei stessa si defi niva, ma

anche di aver capito la grandezza della sua scrittura. Certo, la vita che ha vis-suto l’ha molto segnata: la sofferenza per la reclusione e i trattamenti forzati dei manicomi si trovano in molti versi, ma da quella prigionia lei ha anche offerto una grande lezione di vita e di arte. Ha saputo affrontare il dolore, viverlo fi no in fondo, per poi risalire e far capire al mondo ciò che si nasconde nel profondo di quel tunnel. Ha conosciuto la natura umana nei suoi aspetti peggiori, ma anche nella forza dimostrata dai poveri e dai folli – i suoi veri “grandi amici” – nel ri-cominciare da capo e riprendere il cammino del vivere quotidiano. Nonostante tutto, Alda Merini ha amato la vita e ne ha fatto poesia, sapendo trasformare la sua speciale follia di vivere in amore per Dio e le sue creature.

Parlane con...PADOVAp. Daniele: [email protected]. Lorena: [email protected]

VENEGONO SUPERIORE (VA)p. Enea: [email protected]. Betty - sr. Eleonora: [email protected]. Domenico: [email protected]

PESAROp. Ottavio: [email protected]

p. Jesùs: [email protected]. Eugenia: [email protected]. Tiziana - sr. Rosa: [email protected]: [email protected]


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