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POLO ESTRATTIVO 3 “CASCINA PIOPPAIO” Comparti 2b-3b · 2) Valutazione dei gradi di potenziale...

Date post: 15-Feb-2019
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AR/S ARCHEOSISTEMI Società Cooperativa Via Nove Martiri 11/A - 42124 Reggio Emilia tel. 0522 532094 - 531986 Fax 0522 533315 mail: [email protected]; [email protected] PEC: [email protected] UNI EN ISO 9001:2008 n°50 100 4900 COMMESSA 027/16/ST COMMITTENTE: REFERENTE PER IL MiBACT: ELABORATO 1 Ambiter s.r.l. Via Nicolodi, 5/A 43126 Parma Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza SCALA --- 00 13/07/2016 Emissione B. Sassi B. Sassi I. Chiesi REV. DATA DESCRIZIONE REDATTO CONTROLLATO APPROVATO Comune di Monticelli d’Ongina (PC) POLO ESTRATTIVO 3 “CASCINA PIOPPAIO” Comparti 2b-3b PROCEDURA DI VIA 3a Fase attuativa VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO (D.Lgs. 50/2016, art. 25) Relazione archeologica preliminare
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AR/S ARCHEOSISTEMI Società Cooperativa Via Nove Martiri 11/A - 42124 Reggio Emilia tel. 0522 532094 - 531986 Fax 0522 533315 mail: [email protected]; [email protected] PEC: [email protected]

UNI EN ISO 9001:2008 n°50 100 4900

COMMESSA 027/16/ST COMMITTENTE: REFERENTE PER IL MiBACT:

ELABORATO 1

Ambiter s.r.l. Via Nicolodi, 5/A 43126 Parma

Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza SCALA ---

00 13/07/2016 Emissione B. Sassi B. Sassi I. Chiesi REV. DATA DESCRIZIONE REDATTO CONTROLLATO APPROVATO

Comune di Monticelli d’Ongina (PC)

POLO ESTRATTIVO 3 “CASCINA PIOPPAIO”

Comparti 2b-3b

PROCEDURA DI VIA 3a Fase attuativa

VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE ARCHEOLOGICO (D.Lgs. 50/2016, art. 25)

Relazione archeologica preliminare

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RELAZIONE ARCHEOLOGICA PRELIMINARE

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I N D I C E

1. INTRODUZIONE ................................................................................................................................... 3

1 RICERCA BIBLIOGRAFICA E ARCHIVISTICA .................................................................................... 6

1.1 METODOLOGIA E FONTI UTILIZZATE ............................................................................................. 6

1.2 CARATTERI AMBIENTALI E GEOMORFOLOGICI ............................................................................ 6

1.3 DINAMICHE DEL SISTEMA INSEDIATIVO ANTICO ......................................................................... 9 1.3.1 Dati archeologici ....................................................................................................................... 9 1.3.2 Dati cartografici, toponomastici e documentari ......................................................................... 10

VINCOLI E TUTELE ............................................................................................................................... 11 1.3.3 Provvedimenti di tutela ............................................................................................................ 11 1.3.4 Strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica ................................................................. 11

1.4 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................ 13

2 VALUTAZIONE DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO ...................................................................... 14

3 INDIVIDUAZIONE DEGLI IMPATTI SUL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO ........................................ 16

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1. INTRODUZIONE

Il presente elaborato illustra gli sviluppi e gli esiti della verifica preventiva dell’interesse archeologico eseguita ai sensi dell’art. 25 del D.Lgs. 50/2016 nell’ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) relativa alla 3° fase attuativa del Polo estrattivo 3 “Cascina Pioppaio”, Comparti 2b e 3b (Unità di cava UCA, UCB, UCC).

Il progetto interessa il Comune di Monticelli d’Ongina in provincia di Piacenza (Figure 1-2).

La redazione della presente relazione, disciplinata dalla Circolare n. 1 del 20/01/2016 della Direzione Generale Archeologia, è curata e sottoscritta da Barbara Sassi di AR/S Archeosistemi S.C. di Reggio Emilia, in possesso dei requisiti di cui al D.M. 60/2009 e s.m.i. (n. iscrizione 698 del 04/10/2010 dell’Elenco degli operatori abilitati alla redazione del documento di valutazione archeologica nel progetto preliminare di opera pubblica della Direzione Generale educazione e ricerca del MiBACT). Detta relazione deve essere approvata dal Soprintendente di settore territorialmente competente (art. 25, comma 9, del D.Lgs. 50/2016).

Il referente dell’istruttoria per il MiBACT è Marco Podini della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza, con sede a Parma.

Figura 1 - Inquadramento territoriale su ortofoto

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Figura 2 – Area di intervento su CTR

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Figura 3 – Area di intervento su ortofoto

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1 RICERCA BIBLIOGRAFICA E ARCHIVISTICA

1.1 METODOLOGIA E FONTI UTILIZZATE

Per la valutazione archeologica dell’area di intervento, si è proceduto attraverso due distinte fasi di attività:

1) Acquisizione di un apparato documentale relativo alle presenze archeologiche individuate e/o documentate nel contesto in esame, mediante la collazione di informazioni desumibili da varie fonti (bibliografiche, archivistiche, cartografiche e vincolistiche);

2) Valutazione dei gradi di potenziale archeologico della porzione di territorio presa in esame, sulla base dell’analisi comparata dei dati raccolti, ovvero definizione dei livelli di probabilità che in essa sia conservata una stratificazione archeologica.

1.2 CARATTERI AMBIENTALI E GEOMORFOLOGICI

Il presente paragrafo illustra una sintesi del contesto ambientale in cui si colloca l’area di studio. Tale sintesi è stata elaborata secondo le definizioni indicate nel MODI-Modulo Informativo dell’ICCD (Allegato 3 – Appendice 1 della Circolare n. 1 del 20/01/2016 della Direzione Generale Archeologia).

Il contesto preso in esame si colloca nella porzione settentrionale del territorio comunale di Monticelli d’Ongina, occupato dalla fascia di meandreggiamento del fiume Po rappresentata dall’ampia ansa di Isola Serafini, che nei secoli ha subito lente trasformazioni di percorso.

La morfogenesi naturale, svolta dalla dinamica fluviale olocenica, è responsabile delle grandi strutture, come i paleomeandri, il cui tracciato è talora ancora riconoscibile sul terreno attraverso l’analisi di foto aeree oppure è ricostruibile dall’analisi di cartografie storiche e dalla bibliografia. È così possibile evidenziare il percorso dell’alveo del fiume Po in alcuni dei più importanti tracciati storici dal 1586 al 2003 e l’identificazione di numerose tracce di paleoalvei (Figura 5).

Geologicamente (Figura 4), il contesto preso in esame è costituito da depositi di conoide del reticolo idrografico principale a formare corpi ad andamento nastriforme, formati da ghiaie e subordinatamente sabbie coperte da una coltre limosa argillosa discontinua, con spessore complessivo di alcuni metri (AES8a Unità di Modena). La formazione di questi depositi è recente, posteriore al IV-VII secolo d.C.

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Figura 4 – PSC, stralcio Tavola QC 2.1.1 Litologia superficiale e suoli (novembre 2012)

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Figura 5 – PSC, stralcio Tavola QC 2.1.2 Geomorfologia e idrografia (novembre 2012)

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1.3 DINAMICHE DEL SISTEMA INSEDIATIVO ANTICO

La bibliografia archeologica inerente l’area di studio è piuttosto ridotta, limitandosi ai lavori della Bonora Mazzola, della Marini Calvani, di Ghidotti, di Dall’Aglio ed altri (Marchetti e Bonardi) e di scarne notizie del Bollettino Storico Piacentino, nonostante diversi dati topografici ed archeologici, e ad una discreta quantità di citazioni medievali pertinenti a Monticelli.

1.3.1 Dati archeologici

Per la pre-protostoria non sono documentate presenze archeologiche.

In età romana, il territorio limitaneo al Po definitivamente romanizzato solo nel corso del I secolo a.C. dovette beneficiare dell’influsso commerciale derivato dall’arteria fluviale. La costruzione della via Postumia, voluta da Aulo Postumio Albino nel 148 a.C. per unire Genova ad Aquileia, accelerò questi processi. In probabile rapporto col tracciato della Postumia sono alcuni ritrovamenti archeologici ricadenti nel comune di Monticelli: un abitato con necropoli a Boschi di Monticelli1, i resti di un insediamento urbano-rustico in località San Nazzaro2, una necropoli composta da una decina di sepolture a Cascina Legoriti, da cui proviene anche l’iscrizione funeraria di P. Calidius3. Sempre all’età romana vanno riferiti alcuni insediamenti di entità e dimensioni diversificate: un nucleo rurale alla Motta di Borgonovo4, databile tra la seconda metà del II secolo a.C. e il IV secolo d.C. con attività artigianali nel corso del tardo impero; un affioramento riferibile ad un edificio rustico in località Due Ponti5, di I-III secolo d.C. con indizi di frequentazione fino al pieno IV secolo.

Nell’isola Serafini, nell’alveo abbandonato del Po, durante gli scavi per la centrale elettrica nel 1958, fu recuperata ad una profondità non specificata la stele funeraria di L. Setilius Repentinus in marmo di Mazzano6. Dovrebbe trattarsi di un reperto erratico, proveniente da un contesto sepolcrale la cui ubicazione resta ignota.

Nel corso del Medioevo, la bassa pianura emiliana era dominio di boschi e paludi, in cui gli insediamenti si resero consistenti solo a partire dal X secolo. È interessante il ritrovamento, nei pressi di Isola Serafini durante la secca dell’estate del 2000, di una piroga monossile in legno di quercia farnia (Quercus robur), datata al radiocarbonio 656-716 d.C., sebbene vada specificato che il punto di ritrovamento sia del tutto casuale, poiché relitti di questo tipo tendono a spostarsi con i cicli del fiume, anche di svariati chilometri.

In età postmedievale (XVI-XVII secolo), dall’analisi distributiva e tipologica dei siti in affioramento documentati nel territorio, emergono alcuni elementi costanti, quali le ridotte dimensioni e una prevalente funzione produttiva.

1 MARINI CALVANI 1990, p. 46, scheda n 01.31.005; GHIDOTTI 1990, p. 69; GHIDOTTI 1995; GHIDOTTI 1997, p. 222; MARINI CALVANI 2001. 2 Si tratta di un ritrovamento avvenuto durante lavori agricoli, costituito da numerosi materiali da costruzione (mattoni di cui uno bollato Q.DELLI, coppi, resti d’intonaco), resti di pavimenti (tessere musive, marmi da opus sectile, blocchi di cocciopesto) e ceramiche (vernice nera, terra sigillata, grigia a pareti sottili, comune depurata e grezza): “BSP” 1966; MARINI CALVANI 1990, p. 46, scheda n. PC 01.31.004. 3 MARINI CALVANI 1990, p. 46, scheda n. PC 01.31.003. 4 Si tratta di un’area quadrangolare ad ovest di Motta, estesa circa 1.300 mq, dove sono cosparsi laterizi e mattoni frammentati, di cui due bollati entrambi Q.DELLI, ceramiche (anfore di tradizione padana, vernice nera, pareti sottili, acrome depurate, terra sigillata italica e africana) e pietra ollare: GHIDOTTI 1990, p. 69; GHIDOTTI 1991, p. 9. 5 GHIDOTTI 1990, p. 72; GHIDOTTI 1994, p. 8. 6 MARINI CALVANI 1990, p. 45, scheda n. PC 01.31.002; MARINI CALVANI 2001.

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1.3.2 Dati cartografici, toponomastici e documentari

Isola Serafini si colloca a nord del tracciato della via Postumia, in corrispondenza del segmento che, costeggiando i meandreggiamenti del Po, univa Piacenza a Cremona. Le fonti altomedievali non citano più la Postumia in questo tratto, ufficializzando un declassamento della strada favorito dal dissesto idraulico e dalla crisi demografica. Si perde quindi la possibilità di una ricostruzione archeologica del tracciato, venendo a mancare gli elementi costitutivi della strada, come basolati, tracce di ponti, ecc. per questa ragione, alcuni ritengono che il tratto di via che interessa questa sede sia controverso nel tracciato: secondo alcuni (Bonardi, Dall’Aglio, Marchetti) va posto sull’asse Caorso-Boschi di Monticelli, Motta di Borgonovo-Castelvetro-Cremona, mentre altri (Carini) preferiscono la tesi Caorso-San Nazzaro-Monticelli-Castelvetro-Cremona.

Con il definitivo assetto della Postumia, dovette anche attuarsi soprattutto dal I secolo a.C. la distribuzione fondiaria basata sulla divisione centuriale delle campagne, le cui tracce risultano labili (se ne riconoscono nella zona in località La Secchetta) o del tutto scomparse, a causa sia dell’instabilità idrografica sia delle profonde trasformazioni fondiarie avvenute a partire dall’Altomedioevo. Le fasce circumpadane lungo l’asta fluviale non furono centuriate, ma lasciate a pascolo o sfruttamento comune.

Relativamente all’Altomedioevo, è possibile una ricostruzione del paesaggio perifluviale soprattutto su base documentaria. Le fonti descrivono il dominio di boschi e paludi, in cui gli insediamenti si resero consistenti solo a partire dal X secolo. Monticelli è citata in documenti del 966, 1022 e 1059, come pure San Nazzaro, l’antica curtis di Cocullo in cui già dal Mille si teneva una fiera assai importante. Dall’esame dei documenti medievali sembra di intuire che, se il fiume ridisegnò più volte i confini poderali generando pendolarismi di popolazione e ricostruzioni di numerosi abitati rurali anche in sedi lontane dall’ubicazione originaria, gli insediamenti rivieraschi medievali andrebbero assimilati ad agglomerati periodici, piuttosto che a villaggi stanziali in seguito abbandonati.

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VINCOLI E TUTELE

1.3.3 Provvedimenti di tutela

Nel contesto territoriale preso in esame non sono presenti vincoli archeologici di tipo diretto o indiretto emanati con decreto ministeriale.

1.3.4 Strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica

Il PTCP di Piacenza (adottato C.P. n. 17 del 16/02/2009 e approvato C.P. n. 69 del 02/07/2010) recepisce all’art. 22 gli indirizzi di tutela storico-culturali previsti all’art.142, comma 1, lettera m, del D.Lgs. 42/2004. Nella Tavola A1.5 del PTCP sono indicati gli ambiti di particolare interesse storico archeologico, e in particolare le seguenti zone ed elementi di interesse storico, archeologico e paleontologico:

complessi archeologici (a), aree interessate da notevole presenza di materiali, già rinvenuti o non toccati da regolari campagne di scavo ma motivatamente ritenuti presenti, le quali si possono configurare come luoghi di importante documentazione storica;

aree di accertata e rilevante consistenza archeologica (b1). Nel territorio comunale è presente sotto questa voce un vincolo allargato in località La Secca, individuato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e riferito al sovraordinato vincolo archeologico istituito con D.M. del 03/04/2002;

aree di concentrazione di materiali archeologici e di segnalazione di rinvenimenti (b2): aree di concentrazione di materiali archeologici e di segnalazione di rinvenimenti, aree di rispetto o integrazione per la salvaguardia di paleo-habitat, aree campione per la conservazione di particolari attestazioni di tipologie e di siti archeologici, aree a rilevante rischio archeologico.

L’Allegato C.1.3 (R) del PTCP riporta le schede analitiche relative alle aree archeologiche note su base bibliografica.

Il vigente PSC (approvato C.C. maggio 2013) nell’elaborato PSC 3.3 “Tutele storiche e paesaggistiche derivanti da vincoli ministeriali ex D.Lgs. 42/2004” evidenzia come zone di interesse archeologico gli elementi già individuati dal PTCP, provvedendo ad un aggiornamento e ad una più precisa localizzazione in seguito alle segnalazioni della Soprintendenza Archeologia (Figura 6).

Il PSC individua anche gli elementi storici lineari, ovvero:

- l’idrografia storica: tracce rimanenti della notevole rete di canali irrigui di derivazione legati alle fasi storiche della bonifica di pianura;

- la viabilità storica: linee viabilistiche essenziali di primo impianto, elementi che hanno strutturato il territorio ed hanno contribuito a determinare la formazione e lo sviluppo del sistema insediativo storico (Fonte: PTCP vigente, Tavola A1);

- le zone di tutela della struttura centuriata - elementi localizzati: aree di dimensioni residuali in cui l’organizzazione della produzione agricola e del territorio segue tuttora la struttura centuriata come si è confermata o modificata nel tempo.

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Figura 6 – PSC (maggio 2013): stralcio Tavola PSC 3.3n Tutele storiche e paesaggistiche derivanti da

vincoli ministeriali (D.Lgs. 42/2004)

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1.4 BIBLIOGRAFIA

ALLINI A., ASTA A., MEDAS S., MIARI M. 2014, Due piroghe rinvenute nel fiume Po presso Monticelli d'Ongina (PC) e Spinadesco (CR) [Two Longboats from Po River near Monticelli d'Ongina (Piacenza) and Spinadesco (Cremona)-Italy], “NAVIS” 5.

BONORA MAZZOLI G. 1983, Le persistenze della centuriazione nell’ager placentinus, “L’Universo” LXII-3, pp. 367-405.

GHIDOTTI P. 1997, Osservazioni sul popolamento medievale nelle campagne centro padane, (I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Pisa 29-31 maggio 1997, a c. di S. Gelichi) Firenze, pp. 221-226.

GHIDOTTI P. 1990, Tra centuriazione e popolamento rustico: appunti per una ricostruzione del paesaggio rurale in età romana. il caso dell’Alto Piacentino, “L’Universo” LXX-6, pp. 784-799.

GHIDOTTI P. 1995, Monticelli d'Ongina (Piacenza), località Boschi: edificio tardoantico, “Notiziario di Archeologia Medievale”, p. 65.

GHIDOTTI P. 1996, Tra centuriazione e popolamento rustico: appunti per una ricostruzione del paesaggio rurale in età romana. il caso dell’Alto Piacentino, in Maragno E. (a c. di), La ricerca archeologica di superficie in area padana, (Atti del workshop, Villadose 1994), Stanghella (PD), pp. 65-84.

MARCHETTI G., DALL’AGLIO P.L. 1983 (?), Aspetti geomorfologici e idrografici della pianura piacentina tra il fiume Trebbia e il torrente Nure, scala 1:50.000, allegato a Geomorfologia e vicende storiche nel territorio piacentino, “Istituto Geologico della Università di Pavia” 30, fasc. 1, pp. 142-160.

MARCHETTI G., DALL’AGLIO P.L. 1990, Geomorfologia e popolamento antico nel territorio piacentino, in Storia di Piacenza, I. Dalle origini all'anno Mille, II, Piacenza, pp. 543-685.

MARINI CALVANI M. 1990, Schedario topografico dei ritrovamenti archeologici nei territori di Placentia e Veleia, in Storia di Piacenza, I. Dalle origini all'anno Mille, Piacenza, vol. II.

MARINI CALVANI M. 1998, La via Postumia in territorio piacentino (da Placentia a Clastidium e da Placentia a Cremona), in Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici dell’Europa, (catalogo della mostra), Milano, pp. 227-229.

MARINI CALVANI M. 2001, Comune di Monticelli d’Ongina, PTCP, relazione conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma, pos. PCP 27, prot. n. 3355.

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2 VALUTAZIONE DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO

Sulla base dell’analisi comparata dei dati raccolti mediante le indagini archeologiche indirette, è possibile definire i gradi di potenziale archeologico del contesto territoriale preso in esame, ovvero di livello di probabilità che in esso sia conservata una stratificazione archeologica. Il livello di approssimazione nella definizione del potenziale varia a seconda della quantità e della qualità dei dati a disposizione.

La definizione dei gradi di potenziale archeologico corrisponde a quella indicata nell’Allegato 3 della Circolare n. 1 del 20/01/2016 della Direzione Generale Archeologia (Tabella 1).

Il contesto territoriale preso in esame mostra una difficile - se non improbabile - vocazione all’insediamento antico, collocandosi nell’ampia ansa del Po di Isola Serafini, dove si riconoscono tracce di anse meandriche abbandonate databili all’età medievale e moderna. In particolare, il polo estrattivo si pone in corrispondenza dell’orlo di scarpata del tracciato fluviale attivo nel 1978, e tra quest’ultimo e il tracciato attivo nel 1762 più a sud.

Considerando il peculiare contesto fisico e morfologico, non sussistono in questo ambito territoriale elementi che possano confermare una frequentazione in epoca antica.

Sulla base dei dati archeologici, cartografici e storici disponibili, il contesto preso in esame esprime un grado di potenziale archeologico IMPROBABILE, ovvero mancano quasi del tutto elementi indiziari all’esistenza di beni archeologici, sebbene non si possa escludere del tutto la possibilità di ritrovamenti sporadici.

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Tabella 1 – Gradi del potenziale archeologico (Circolare DGA n. 1 del 20/01/2016, All. 3)

GRADO DI POTENZIALE ARCHEOLOGICO GRADO DI

RISCHIO PER IL PROGETTO

IMPATTO

0 Nullo. Non sussistono elementi di interesse archeologico di alcun genere Nessuno

Non determinato: il progetto investe un’area in cui non è stata accertata presenza di tracce di tipo archeologico

1 Improbabile. Mancanza quasi totale di elementi indiziari all’esistenza di beni archeologici. Non è del tutto da escludere la possibilità di ritrovamenti sporadici

Inconsistente

2 Molto basso. Anche se il sito presenta caratteristiche favorevoli all’insediamento antico, in base allo studio del contesto fisico e morfologico non sussistono elementi che possano confermare una frequentazione in epoca antica. Nel contesto limitrofo sono attestate tracce di tipo archeologico

Molto basso

3 Basso. Il contesto territoriale circostante dà esito positivo. Il sito si trova in posizione favorevole (geografia, geologia, geomorfologia, pedologia) ma sono scarsissimi gli elementi concreti che attestino la presenza di beni archeologici

Basso

Basso: il progetto ricade in aree prive di testimonianze di frequentazioni antiche oppure a distanza sufficiente da garantire un’adeguata tutela a contesti archeologici la cui sussistenza è comprovata e chiara

4

Non determinabile. Esistono elementi (geomorfologia, immediata prossimità, pochi elementi materiali, ecc.) per riconoscere un potenziale di tipo archeologico ma i dati raccolti non sono sufficienti a definirne l’entità. Le tracce potrebbero non palesarsi, anche qualora fossero presenti (es. presenza di coltri detritiche)

Medio Medio: il progetto investe un’area indiziata o le sue immediate prossimità 5

Indiziato da elementi documentari oggettivi, non riconducibili oltre ogni dubbio all’esatta collocazione in questione (es. dubbi di erraticità degli stessi), che lasciano intendere un potenziale di tipo archeologico (geomorfologia, topografia, toponomastica, notizie) senza la possibilità di intrecciare più fonti in modo definitivo

6 Indiziato da dati topografici o da osservazioni remote, ricorrenti nel tempo e interpretabili oggettivamente come degni di nota (es. soilmark, cropmark, micromorfologia, tracce centuriali). Può essere presente o anche assente il rinvenimento materiale.

7 Indiziato da ritrovamenti materiali localizzati. Rinvenimenti di materiale nel sito, in contesti chiari e con quantità tali da non poter essere di natura erratica. Elementi di supporto raccolti dalla topografia e dalle fonti. Le tracce possono essere di natura puntiforme o anche diffusa/discontinua

Medio-alto Alto: il progetto investe un’area con presenza di dati materiali che testimoniano uno o più contesti di rilevanza archeologica (o le dirette prossimità) 8

Indiziato da ritrovamenti diffusi. Diversi ambiti di ricerca danno esito positivo. Numerosi rinvenimenti materiali dalla provenienza assolutamente certa. L’estensione e la pluralità delle tracce coprono una vasta area, tale da indicare la presenza nel sottosuolo di contesti archeologici

Alto

9 Certo, non delimitato. Tracce evidenti ed incontrovertibili (come affioramenti di strutture, palinsesti stratigrafici o rinvenimenti di scavo). Il sito, però, non è mai stato indagato o è verosimile che sia noto solo in parte

Esplicito

Difficilmente compatibile: il progetto investe un’area non delimitabile con chiara presenza di siti archeologici. Può palesarsi la condizione per cui il progetto sia sottoposto a varianti sostanziali o a parere negativo

10

Certo, ben documentato e delimitato. Tracce evidenti ed incontrovertibili (come affioramenti di strutture, palinsesti stratigrafici o rinvenimenti di scavo). Il sito è noto in tutte le sue parti, in seguito a studi approfonditi e grazie ad indagini pregresse sul campo, sia stratigrafiche sia di remote sensing.

Difficilmente compatibile: il progetto investe un’area con chiara presenza di siti archeologici o aree limitrofe

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3 INDIVIDUAZIONE DEGLI IMPATTI SUL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO

La procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico costituisce lo strumento per individuare i possibili impatti delle opere progettate sul patrimonio archeologico che potrebbe essersi conservato nel sottosuolo e, di conseguenza, per consentire di valutare, sulla base del rischio di interferenza, la necessità di attivare ulteriori indagini di tipo diretto.

Nel presente paragrafo si definiscono gli impatti di progetto sul patrimonio archeologico, definiti sulla base dei gradi di potenziale archeologico.

L’impatto che gli interventi estrattivi possono avere sull’archeologia è NON DETERMINATO, dal momento che l’intervento investe un’area in cui non è accertata la presenza di tracce di tipo archeologico. Ne conseguirebbe un “rischio” INCONSISTENTE per il polo estrattivo.

Tuttavia, considerando che le attività estrattive prevedono sbancamenti molto estesi e profondi, non si può escludere la messa in luce di elementi archeologici, ad oggi ignoti.

Tabella 2 – Grado di impatto sul patrimonio archeologico

PROGETTO ARCHEOLOGIA

INTERVENTO GRADO DI POTENZIALE “RISCHIO” PER IL PROGETTO IMPATTO SULL’ARCHEOLOGIA

Polo estrattivo 3 “Cascina Pioppaia”

1 Improbabile Inconsistente Non determinato

L’archeologo


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