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PRIMO PIANO DIOCESI - Chiesa di Napoli · Nell’omelia Sepe svela di « aver ‘crocifisso’ don...

Date post: 28-Jun-2020
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N. 20 • 2 giugno 2019 • 1,00 Anno LXXIII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Ordinati nove diaconi permanenti 2 Seminario: famiglia di famiglie 4 Le ordinazioni dei diaconi permanenti 5 Aperta la documentazione su Enrichetta Quattrocchi 6 Madre Flora, l’Evangelista del Volto Santo 10 Le schede di catechesi proposte dall’Ufficio Famiglia 14 e 15 La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, nella riunione di lunedì 20 maggio, ha nominato S.E. Mons. Salvatore Angerami, Vescovo ausiliare di Napoli, Componente del Consiglio per gli Affari Economici. NOMINA Maria ci guida nella via della fede @ Crescenzio Card. Sepe Domenica 2 giugno, compleanno del Cardinale Crescenzio Sepe. “Nuova Stagione”, interpretando i sentimenti dell’intera comunità diocesana, porge filiali auguri, elevando al Signore fervide preghiere. Auguri al Cardinale Sepe Se c’è una Madonna che parla napoletano, che pensa napoletano, soprattutto che ha un cuore napoletano, è lei, la Madonna di Pompei. È lei la madre nostra, la nostra regina, la nostra amica, colei che ci guida nella fede, che ci protegge dalle innumerevoli difficoltà. alle pagine 8 e 9 Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina 3 PRIMO PIANO DIOCESI Il Cardinale Sepe nel Cilento per la festa della Madonna di Pietrasanta 2 VITA DIOCESANA Gli studenti sulle orme di Toniolo 12 CITTÀ
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Page 1: PRIMO PIANO DIOCESI - Chiesa di Napoli · Nell’omelia Sepe svela di « aver ‘crocifisso’ don Pietro con i ‘benedetti mail’ perché avevo bisogno di imparare qual-che cosa

N. 20 • 2 giugno 2019 • € 1,00

Anno LXXIII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Ordinati nove diaconi permanenti 2

Seminario: famiglia di famiglie 4

Le ordinazioni dei diaconi permanenti 5

Aperta la documentazione su Enrichetta Quattrocchi 6

Madre Flora, l’Evangelista del Volto Santo 10

Le schede di catechesi proposte dall’Ufficio Famiglia 14 e 15

La Presidenza della Conferenza

Episcopale Italiana, nella riunione di lunedì20 maggio, ha nominato

S.E. Mons. Salvatore Angerami, Vescovo ausiliare

di Napoli, Componentedel Consiglio

per gli Affari Economici.

NOMINA

Maria ci guidanella via della fede@ Crescenzio Card. Sepe

Domenica 2 giugno, compleanno del Cardinale Crescenzio Sepe.

“Nuova Stagione”, interpretando i sentimenti

dell’intera comunità diocesana, porge filiali auguri,

elevando al Signore fervide preghiere.

Auguri al Cardinale Sepe

Se c’è una Madonna che parla napoletano, che pensa napoletano, soprattuttoche ha un cuore napoletano, è lei, la Madonna di Pompei. È lei la madre nostra,la nostra regina, la nostra amica, colei che ci guida nella fede, che ci proteggedalle innumerevoli difficoltà.

alle pagine 8 e 9

Giornata mondiale di preghiera

per la Chiesa in Cina

3

PRIMO PIANO DIOCESI

Il Cardinale Sepe nel Cilentoper la festa

della Madonna di Pietrasanta

2

VITA DIOCESANA

Gli studentisulle ormedi Toniolo

12

CITTÀ

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Vita Ecclesiale Nuova Stagione2 • 2 giugno 2019

Policoroin reteper i giovaniIncontro in Curia con associazioni, organizzazioni, banche e sindacati

Momento storico, così è stato definitodai convenuti l’incontro con la filiera (retedi associazioni, organizzazioni, banche,sindacati) organizzato dal ProgettoPolicoro della diocesi di Napoli. Quest’annol’obiettivo è quello di rinsaldare i rapporticon gli enti e le associazioni della filiera perricostruire una rete che sappia motivare edincoraggiare i giovani nella ricerca di unaoccupazione e di uno sbocco lavorativo.

I direttori delle Pastorali Sociale e delLavoro e Giovanile e della Caritas, a nomedel Cardinale Crescenzo Sepe, hanno invita-to lo scorso 24 maggio presso la curiaArcivescovile di Napoli, gli enti della filierache a livello nazionale e locale hanno garan-tito un loro contributo al Progetto Policoro.

L’incontro si è tenuto nella sala dei cate-cumeni della Curia e sono intervenuti diver-si enti e associazioni: Coldiretti, Gifra, Cisl,Mlac, Coonfcooperative, Ucid , AzioneCattolica e le Acli.

Antonio Mattone, tutor del ProgettoPolicoro, ha introdotto la mattinata presen-tando i membri dell’equipe e illustrando lefinalità dell’incontro. L’obiettivo era quellodi porre le basi, attraverso una rinnovata si-nergia, per la costruzione di un modellonuovo e unico per camminare insieme, doveciascuno dovrà mettere un valore aggiunto,una caratteristica del proprio know-how.

Giancamillo Trani, vice direttore Caritase Don Federico Battaglia della Pastoralegiovanile hanno offerto una chiave di lettu-ra del territorio napoletano sulla situazionesociale, lavorativa e giovanile della diocesi,anche alla luce dell’ultimo sinodo dei giova-ni.

Numerosi e appassionati gli interventi,che hanno avuto come tema il riuso di beniecclesiastici da poter affidare a giovani pervalorizzare il patrimonio ecclesiastico ecreare servizi che a Napoli non esistono, re-te come protezione sociale con le scuole, re-te di inclusione attiva, sportello di orienta-mento e accompagnamento al lavoro, mo-menti di riflessione e formazione, supportostart up, alternanza scuola-lavoro, consor-zio mestieri.

Dopo anni in cui si sono riusciti ad otte-nere pochi risultati, l’incontro del 24 mag-gio ha mostrato che si può invertire la ten-denza; ora è necessario da parte di tutti unosforzo comune propositivo affinché le spe-cificità di ogni organizzazione possano con-vergere reciprocamente, divenendo così va-lore aggiunto nella costruzione di un model-lo di cooperazione unico con il ProgettoPolicoro al centro.

Ci si è lasciati con l’auspicio di poter co-stituire una rete unita ed efficace e con lal’impegno a costruire risposte concrete perdare fiducia e speranza alle attese dei giova-ni del nostro territorio.

Domenico Smimmo

Il Cardinale Sepe nel Cilento per la festa di Madonna di Pietrasanta a San Giovanni a Piro

«Costruite la fede sulla pietra»di Salvatore Paradiso

Sul calendario civile lunedì 27 maggio2019 è un giorno assolutamente feriale. Eallora perché questo paese è listato a festa daluminarie e le strade ornate di stoffe e versimariani?

A San Giovanni a Piro il 27 maggio è l’e-vento che com-muove: più che a Pasqua e aNatale, gli emigranti ritornano a casa percelebrare la Madonna che, da almeno sei se-coli, è assisa su un masso roccioso, generatadalla formidabile fertilità basiliana.

In questo lembo ancora campano dellalunga provincia di Salerno (la Lucania è unadirimpettaia vicinissima), Napoli è lontanaoltre 200 km ma oggi di meno: perché la co-munità parrocchiale e i pellegrini attendo-no in visita l’arcivescovo partenopeo, il card.Crescenzio Sepe.

Beh, in verità, questa è già stata terra dicardinali (seicento anni fa vi operò la mentefertile del card. Bessarione, grande filosofoe cultore di grecità) ma oggi l’occasione è di-versa.

Al mattino, dal paese s’è mosso in proces-sione il corteo di fede che è approdato alSantuario dove ora il coro prova, i fedeli at-tendono silenziosi mentre le campane squil-lano frenetiche e tirate da mani energiche.Sul sagrato un eccitato mormorìo è il segna-le della letizia di un’attesa. Qualcuno scrutail cielo gravido di nubi antipatiche ma nes-suno è davvero preoccupato: oggi, qui, ilCielo sarà fausto!

Oggi, al Santuario dedicato a Maria diPietrasanta eretto sulle pendici di una colli-na fronteggiante il monte Bulgheria, c’è lafesta nella festa: quando il card. Sepe arriva,scatta l’abbraccio accogliente del parrocoPietro Scapolatempo, del vescovo diTeggiano-Policastro Antonio De Luca e delSindaco.

All’ingresso in Chiesa, spontaneo partel’applauso fragoroso soffocato dal canto po-polare di sempre (“d’esser caro chi si vanta aMaria di Pietrasanta...”).

Nel silenzio il Cardinale sosta in preghie-ra davanti alla “Pietrasanta”. Poi il SindacoFerdinando Palazzo saluta il presule ricor-dando che, anche oggi che viviamo «l’inver-no della coscienza», , questa Comunità «èprodiga di umana solidarietà e capace di inte-

grare ed integrarsi». Nell’omelia Sepe sveladi «aver ‘crocifisso’ don Pietro con i ‘benedettimail’ perché avevo bisogno di imparare qual-che cosa sulla spiritualità di questaMadonna». «Anche se abitiamo in luoghi di-versi – continua - sono tanti i legami che ciuniscono facendo di noi una sola famiglia». Apartire da quello con il vescovo diocesanoDe Luca «cui sono grato per quanto fatto aNapoli come vicario episcopale aiutandomiin tante faccende, alcune delicate».

Poi il ricordo di mons. Pezzullo in via dibeatificazione che «era rettore del seminariodi Aversa quando io, marmocchietto, fre-quentavo la scuola media e il ginnasio».

E così, poco a poco, la bonomìa semplicedel Cardinale “conquista” l’uditorio cheascolta l’origine della venerazione mariana:una statua riprodotta nella pietra da un’im-magine della Odigitria, portata dall’orientea San Giovanni a Piro dai padri.

Insomma, «una storia millenaria scrittadai vostri progenitori che hanno tramandatola devozione per Colei che si è fatta familiarenelle vostre famiglie». Anche nelle difficoltà,come nell’incendio del 1954.

Dopo aver ricordato la consacrazionedella statua mariana davanti a PapaPrancesco nel 2012, Sepe ha confessato che«mi ha colpito il fatto che questo santuario si

erge sulla pietra, simbolo della fede cristiana».Parafrasando il titolo di un suo libro, egli

ha invitato i fedeli a «non lasciarsi rubare lasperanza”» evitando di costruire la casa dellafede sulla sabbia perchè poi «vengono i ventie si sgarrupa tutto». Prendendo spunto dalnome del Santuario, il cardinale ha invecechiesto di costruire sulla pietra perchè così,«davanti alle ventate egoistiche ed edonisti-che, la casa rimane ferma».

L’omelia si è chiusa con un saluto al par-roco (“tu, ca sì fortunatu e stai quasi in para-visu, custodisci bene queste anime che ti sonoaffidate”) ed uno ai fedeli (“cheDio vi benedi-ca e a Maronna i Pietrasanta v’accumpagni”),ricambiati con un prolungato applauso.

In chiusura anche il vescovo diocesanoDe Luca ha ricordato che ogni piccolo cen-tro è «uno scrigno che custodisce le radici cri-stiane del nostro popolo» testimoniando alcardinale Sepe di essere stato «pioniere neldialogo con l’Estremo Oriente che sta diven-tando vicinissimo» e ringraziando, infine, ivolontari del Santuario che ne garantisconol’apertura per tutto l’anno.

In un tripudio di gioia si è chiusa così lavisita del cardinale partenopeo al santuariodi Pietrasanta, un evento storico che segneràa lungo la memoria di questa comunità ci-lentana.

In Cattedrale sono stati ordinati domenica scorsa nove diaconi permanenti che si aggiungono agli oltre trecento già esistenti in Diocesi

La spiritualità del servizioDuemila anni ma non li dimostra. Titolo non sarebbe più appro-

priato di questo per indicare un ministero, quello diaconale, che lagrazia del sacramento mantiene sempre più vivo nel tempo. Sonopassati 1986 anni da quel giovedì sera che ha cambiato e rivoluzio-nato il significato del verbo amare. Quella sera in cui Cristo, svuo-tando se stesso, ha indicato la strada privilegiata della santità.

Santità alla quale tutti siamo chiamati. Nella domenica in cui laLiturgia ci presenta l’uomo che osserva la Parola come dimora diDio, la Chiesa di Napoli ha vissuto un bellissimo e straordinario mo-mento di gioia che suggella quanto detto da Cristo.

Il 26 maggio, in una cattedrale piena in ogni ordine di posto,Cardinale Crescenzio Sepe ha consacrato nove nuovi diaconi per-manenti: Andrea Attardi, Giuseppe Aulino, Espedito Barrucci,Fabrizio Bifulco, Raffaele D’Errico, Vincenzo Di Criscito, UmbertoDi Girolamo, Maurizio Petrelli e Biagio Santopaolo che si aggiun-gono agli oltre trecento diaconi già ordinati da quando, nel 1975, laDiocesi di Napoli, realizzando quanto indicato dal ConcilioVaticano II, ha ripreso la formazione diaconale. Una ministerialitàche, come ha affermato nell’omelia, durante la celebrazione del ritodi ordinazione, è al servizio della Chiesa napoletana, per santificarlain vista della Città santa.

Ed ancora “Gesù, prima di uscire dalla scena di questo mondo,promette lo Spirito Santo: «Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tuttociò che vi ho detto», indicando, così, il cammino della Chiesa, gui-data dallo Spirito verso la santità.

I diaconi, che di lì a poco sarebbero stati ordinati, avrebbero ri-cevuto lo Spirito santo per santificarsi e, così, poter santificare glialtri attraverso il servizio che si espleta e si realizza nella famiglia,nel lavoro, nelle amicizie, nella comunità, cioè in tutti quegli ambitiprivilegiati dove il ministero diaconale si concretizza come “custodedel servizio”. Il Cardinale ha, altresì, ricordato il n°11 delle Normefondamentali per la formazione dei diaconi: la spiritualità di servi-

zio che ha come modello per eccellenza Cristo servo, vissuto total-mente al servizio di Dio, per il bene degli uomini. Il diacono, quindi,deve acquisire quelle virtù che sono richieste dall’esercizio del mini-stero, facendosi, perciò, dono per gli altri.

Chi lo potrà aiutare se non l’esempio di Maria che,nell’Annunciazione, dice: “ Eccomi, sono la serva del Signore” ?Concretizzando, quindi, con la propria vita la sua professione di fe-de. È bella questa citazione della Madonna, alla quale il Cardinalesi rivolge sempre alla fine di ogni omelia, tanto più che ci troviamonel mese di maggio a Lei dedicato.

Così come bella e profonda è la domanda che l’Arcivescovo rivol-ge agli ordinandi riguardo agli impegni che essi dovranno assumer-si: «Voi, che sull’altare sarete messi a contatto con il corpo e sangue diCristo, volete conformare a Lui tutta la vostra vita?»

Carlo Caffieri

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Primo Piano DiocesiNuova Stagione 2 giugno 2019 • 3

IlCollegiodeiCinesi(dvdl) Un grande impegno per

restituire alla città di Napoli e

a quanti hanno a cuore la

cultura un importante

complesso religioso che

rappresenta un pezzo di storia

importante della Napoli

settecentesca. Si tratta della

storica Chiesa della Sacra

Famiglia dei Cinesi, nell’ex

complesso ospedaliero Elena

d’Aosta, a ridosso del Rione

Sanità.

La Chiesa della Sacra Famiglia

dei Cinesi venne inaugurata

nel 1732 grazie all’attività del

sacerdote ebolitano Matteo

Ripa, missionario italiano che

dedicò gran parte della sua vita

alle missioni nelle terre

dell’estremo oriente cinese, e

portò a Napoli il primo gruppo

di cinesi istituendo il Collegio

dei Cinesi, nucleo del

successivo Regio Istituto

Orientale, poi Istituto

Universitario Orientale,

trasformatosi infine

nell’Università l’Orientale,

ateneo di fama internazionale.

La Chiesa, chiusa nel 1814,

venne costruita contiguamente

ad un complesso immobiliare

dove un tempo vi era appunto

la sede della Casa o Collegio

dei Cinesi. L’intero complesso

religioso è stato oggetto di un

importante intervento di

restauro che ha riguardato

l’apparato decorativo e le opere

mobili, tanto degli interni della

chiesa che delle pertinenze

esterne, grazie alla Regione

Campania e all’Asl Napoli 1,

azienda proprietaria dell’intero

complesso immobiliare sede

attuale del presidio sanitario

Elena di Aosta.

I lavori, iniziati alla fine di

ottobre del 2009 (la prima

pietra di inizio dei lavori fu

posta il 6 ottobre 2009 alla

presenza del Cardinale Sepe),

dopo varie vicende con una

lunga sospensione dal 2011 al

2016, sono stati portati a

termine dall’impresa Lare, a

fine febbraio 2018. Tutto ciò è

stato realizzato sotto gli

auspici del Cardinale Sepe, con

il continuo controllo dell’allora

Direttore generale della Asl

Napoli1, Mario Forlenza, che

seguì, fin dal suo

insediamento, i lavori, e per

l’intervento del Presidente della

Regione Campania, Vincenzo

De Luca.

Il Cardinale Sepe ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Chiesadella Sacra Famiglia dei Cinesi, presso l’ex Ospedale Elena d’Aosta,

in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina.Presenti il direttore dell’Asl Napoli1, Ciro Verdoliva, e altre autorità

Nel solco di una storica tradizione@ Crescenzio Card. Sepe *

È con grande gioia che celebro con voie per voi questa Eucarestia per rispondereall’invito del Papa a pregare per la grandee bella nazione cinese. Con questa cele-brazione ci uniamo a tutta la Chiesa cat-tolica sparsa nel mondo e Napoli ha volu-to rispondere, come sempre, con grandegenerosità, invitando tutti voi a partecipa-re a questa liturgia in questo luogo così si-gnificativo.

Questa è la Chiesa dei Cinesi, qui vicinoc’è la “Scalinata dei cinesi” e alla fine dellascalinata troviamo la “Porta dei cinesi”,perché proprio qui venne ad abitare la pri-ma comunità dei cinesi in Europa.Conserviamo anche una tela, risalente al-la fine del ‘600, dove si può ammirare unsacerdote napoletano che indossa abitidella tradizione cinese attorniato da alcu-ni alunni, sacerdoti della Cina.

Il quadro rivela la grande storia traNapoli e la Cina, poiché questa prima co-munità cinese fondò, proprio qui, con pa-dre Matteo Ripa quella che sarebbe diven-tata l’illustre e grande UniversitàOrientale. Ed è per questo che ringrazio lapresenza del dottor Ciro Verdoliva e dellasua signora, perché questo complesso, re-staurato così bene dalla Regione e dallaAsl Napoli1, oggi ci accoglie nella sua bel-lezza e nella sua magnificenza.

E qui conserviamo anche il corpo delServo di Dio Matteo Ripa, la cui causa dibeatificazione è, ormai, in un procedi-mento avanzato. Ditemi la verità: è unabella chiesa, degna della Cina! Che questaChiesa dei cinesi ritorni agli antichi splen-dori di una volta, così pure la scalinata edil portone. Questo significa che i cinesiche stanno a Napoli stanno a casa pro-pria! E allora noi, con questa celebrazio-ne, vogliamo ringraziare il Signore perquesta tradizione che unisce la Cina conla nostra città di Napoli e il ringraziamen-to migliore è quello di continuare ad im-

pegnarci, come cinesi e come cristiani, arendere sempre più bella la società che ciha dato le origini e anche quella nella qua-le attualmente viviamo. Essere buoni cri-stiani significa essere buoni cinesi ed esse-re buoni cinesi significa essere buoni cri-stiani.

Ed allora lodare il Signor per questamissione che ci ha affidato di essere testi-moni del Cristo risorto, in questo luogo, inquesta società, in questo tempo nel quale

la Provvidenza ci ha messo a vivere.Mentre procediamo nel nostro pellegri-naggio terreno, in attesa di raggiungere lapatria, la Gerusalemme celeste, così comeci è stato raccontato dall’evangelistaGiovanni nel Libro dell’Apocalisse, chie-diamo alla Vergine Santissima di accom-pagnarci sempre, in ogni momento dellanostra esistenza.

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

Testimoni nella societàMentre il Papa chiede di pregare per la Cina, la comunità cri-

stiana cinese insediata a Napoli, celebra il suo primo decenniosul territorio. Alla presenza di Ciro Verdoliva, direttore della AslNapoli 1, il Cardinale Crescenzio Sepe ha presieduto la SantaMessa presso la chiesa della Sacra Famiglia dei Cinesi, ubicatanell’ex complesso ospedaliero Elena d’Aosta, oggi appartenentealla Azienda Sanitaria Locale, e in comodato d’uso alla comunitàcattolica cinese grazie alla convenzione sottoscritta nel giugnodel 2018 tra la Asl e la Curia di Napoli.

La Chiesa della Sacra Famiglia dei Cinesi, fortemente volutadal sacerdote ebolitano Matteo Ripa, le cui spoglie si conservanoall’interno della stessa chiesa, venne inaugurata dal missionarionel 1732 costituendo il primo “Collegio dei Cinesi”, nucleo delsuccessivo Regio Istituto Orientale, oggi Università“L’Orientale”.

Oggi la comunità cristiana cinese conta oltre 150 fedeli e rin-grazia la Chiesa di Napoli per l’accoglienza che continuamentemostra, impegnandosi ad unire la propria voce alla comunitàcristiana Napoletana per ringraziare il Signore.

Il Cardinale Sepe ha espresso tutta la sua gioia per la celebra-zione di questa Eucarestia «per i cinesi e con i cinesi che rappre-senta – ha sottolineato l’Arcivescovo – la risposta concreta all’in-vito del Papa a pregare per la grande e bella nazione cinese. In que-sta preghiera siamo uniti a tutta la Chiesa Cattolica diffusa nelmondo e Napoli ha risposto, come sempre, con grande generosità».

«Avere a Napoli le spoglie mortali di Matteo Ripa durante il suoprocesso di beatificazione – ha aggiunto ancora il Cardinale – è ilsegno che i cinesi, in questa città sono a casa propria. La comunità

cinese si impegna a rendere sempre più bella la società di origine equella in cui sono accolti. La missione che il Signore ci ha affidatoè essere testimoni nella società dove lui ci ha inviati, in attesa diraggiungere la Gerusalemme celeste».

A conclusione della celebrazione, l’Arcivescovo ha distribuitonumerosi oggetti sacri che sono stati donati alla Curia da un par-roco del Centro storico di Napoli. Infine, c’è stato l’Atto di affida-mento della comunità cinese alla Vergine ausiliatrice diSheshan, patrona della Cina, Vergine a cui i fedeli hanno rivoltola lunga preghiera scritta da Papa Benedetto XVI.

Rosaria La Greca

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Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 2 giugno 2019

Cresime inCattedraleIl sacramento della Cresima o

Confermazione si celebra, solo

per coloro che appartengono

alla Diocesi di Napoli, due

volte al mese, tranne ad

agosto, previa prenotazione.

Per la prenotazione occorrono:

certificato di Battesimo,

certificato di avvenuta

partecipazione al corso di

Cresima presso la propria

parrocchia e certificato di

idoneità del padrino o

madrina rilasciato dalla

parrocchia di appartenenza.

L’Ufficio Cresime per le

prenotazioni è aperto dal

lunedì al sabato, dalle ore 9.30

alle 12.30 (081.44.90.97).

Queste le prossime domeniche

del 2019 in cui verrà conferito,

nella Cattedrale di Napoli, il

Sacramento della

Confermazione.

9 giugno

23 giugno

14 luglio

28 luglio

8 settembre

29 settembre

6 ottobre

20 ottobre

3 novembre

17 novembre

8 dicembre

22 dicembre

Seminario: famiglia di famiglieFesta della Famiglia al Seminario di Capodimonte

Si è tenuta anche quest’anno la tradizionaleFesta della Famiglia presso il SeminarioArcivescovile di Napoli Card. Alessio Ascalesi.All’evento di domenica 19 maggio hanno presoparte le famiglie dei seminaristi, nonché i par-roci: una preziosa occasione per conoscere piùda vicino la realtà formativa che accompagnai giovani in cammino verso il dono totale di séal Signore.

La festa – momento molto atteso dalla co-munità e dai familiari – ha avuto inizio con lacelebrazione eucaristica, per ringraziare in-nanzitutto il Signore per l’anno formativo tra-scorso. Commentando il vangelo del giorno,don Agostino Sciccone, animatore del I anno,ha ricordato ai presenti che «la famiglia è uncontesto importante all’interno del quale na-sce e si sviluppa la vocazione al sacerdozio; […] i vincoli familiari contribuiscono a sosteneree alimentare in modo significativo la vocazio-ne dei chiamati al sacerdozio, tanto durante ilperiodo della formazione, quanto nel corsodella vita stessa del presbitero». «È ancheguardando all’amore dei propri genitori versoi figli che si impara ad amare […]; l’amore è do-nare la vita, anche se si va a perdere, [...] voi sie-te i primi testimoni dell’amore!» ha rammen-tato, poi, al termine della liturgia richiamandoil discorso del Santo Padre in occasione dellaFesta mondiale della Famiglia che si è svolta loscorso 25 agosto in Irlanda. In tale circostan-za, infatti, papa Francesco aveva affermatoche i coniugi, con la loro testimonianza evan-gelica, possono aiutare Dio a realizzare il so-gno di felicità che nutrono per i propri figli, vi-vendo la santità quotidiana attraverso l’offertadi piccoli gesti ordinari di amore, perdono emisericordia per essere come icone dell’amoredi Dio e della sua santità nel mondo.

L’evento, poi, è proseguito nel saloneGiovanni Paolo IIdove le famiglie hanno presoparte ad un intenso momento di intratteni-mento preparato appositamente dai seminari-sti. Attraverso la parodia di alcuni film famosi,la riproposizione di alcune scene di vita quoti-diana in Seminario ha favorito l’intento disdrammatizzare e sfatare con simpatia – strap-pando qualche risata – le fantasie, i dubbi e leperplessità che spesso vengono associate alvissuto del seminarista.

I talenti dei seminaristi in campo musicale,con la proposta di un medley di alcune coverdelle canzoni di musica leggera più care allagenerazione dei propri genitori, sono statimolto apprezzati dai parenti intervenuti, iquali hanno avuto la possibilità di trascorreremomenti di spensieratezza in compagnia dei

propri figli. La serata è proseguita con tanti al-tri messaggi di speranza rivolti dai seminaristiai propri cari attraverso la formulazione disketch tra il serio ed il faceto.

Non poteva mancare, al termine di questoincontro con le famiglie, la condivisione convi-viale vissuta in un clima fraterno, dove i paren-ti e gli amici dei seminaristi hanno avuto l’op-portunità di conoscersi tra loro, confrontarsicon l’équipe formativa e visitare i luoghi delSeminario.

Questa festa, vissuta con fedeltà ogni anno,è l’espressione di una Chiesa domestica che mi-ra a rafforzare vivamente la comunione deisuoi membri: essi costituiscono e amplificanola comunità del Seminario, una comunità che,guardando all’esempio di Cristo, ha deciso diporre come obiettivo della sua stessa esistenzala fiducia nel Pastore, «lasciando che tutto siaaperto a Dio, […] scegliendo Dio sempre, dinuovo» (GE, n.15).

Claudio Mennella

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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del 16.11.57 e del 22.10.68

Iscrizione Reg. Roc. N. 19131del 18.02.2010

Direttore Responsabile

CRESCENZO CIRO PISCOPO

Vice Direttore VINCENZO DORIANO DE LUCA

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Primo Piano ChiesaNuova Stagione 2 giugno 2019 • 5

Quattro giorni di preghiera e condivisione per celebrare i 50 anni di fondazione della parrocchia di San Tarcisio ai Ponti Rossi

Andare avanti nel camminodi Elena Scarici

La parrocchia di San Tarcisio ai PontiRossi ha vissuto quattro giorni di pre-ghiera e condivisione da giovedì 23

maggio a domenica 26 per celebrare l’annogiubilare. Venerdì la celebrazione eucaristi-ca presieduta da don Tonino Palmese, vica-rio episcopale per la carità della Diocesi diNapoli. La sua riflessione è partita dalla teo-ria del “Tutto nel frammento” di VonBalthasar.

«E dove troviamo il tutto nel frammentoe il frammento nel tutto se nonnell’Eucarestia?» si è chiesto don Tonino? Ecosa significa questo per noi? Che Gesù nonpuò essere da solo, ha bisogno di un vesco-vo, di un presbitero, di un tabernacolo, è bel-lo dunque pensare che noi cristiani siamol’Eucarestia. L’onnipotenza di Dio si risolveattraverso Gesù, mentre il Dio dell’AnticoTestamento pativa il dolore del suo popolo ilDio del Nuovo Testamento sposa la fragilitàumana. Dio è talmente grande da manife-stare la sua grandezza attraverso il limiteumano». L’omelia di don Tonino Palmese èstata apprezzata da tutti. Al termine dellacelebrazione i partecipanti lo hanno saluta-to con affetto e invitato a ritornare.

Il sabato sera dopo il momento liturgico,presieduto dal padre Superiore dei PadriPassionisti del Convento di S. Maria aiMonti, padre Maurizio Cino, c’è stata la fe-sta organizzata sul sagrato che ha coinvoltotutto il quartiere, tra canti gioiosi, ballo e fa-giolata. A chiudere la serata fuochi pirotec-nici.

Domenica ha presieduto la Messa Mons.Gennaro Acampa, vescovo ausiliare diNapoli. Hanno concelebrato il parroco pa-dre Francesco Di Feliciantonio cp. e il deca-no don Enzo Marzocchi. «Con la presenzadei Passionisti questa comunità sta vivendouna nuova vita» – ha detto il VescovoAcampa nell’omelia ricordando la figura diSan Tarcisio e il Vangelo del giorno. MonsAcampa ha ricordato che chi dimora inCristo mette in pratica i suoi comandamentipuò fare comunione con gli altri e divenireuna cosa sola con lui. Certo – ha aggiunto –seguire l’esempio del Signore significa an-dare controcorrente e fare scelte difficili maquesto è possibile quando si ha la grazia diDio dentro di noi». Poi il vescovo che ha in-coraggiato il giovane parroco e la comunità

tutta ad andare avanti nel cammino, ha invi-tato citando la Prima Lettura ad essereChiesa come quella di Gerusalemme». Lasua presenza è stata il sigillo di per conclu-dere degnamente i festeggiamenti.

«Non è semplice racchiudere in una pa-gina la storia dei 50 anni della parrocchia hasottolineato il diacono Gianni Scalamognache si occupa della Caritas diocesana - tuttocomincia nel 1968, quando la chiesa si stac-ca dalla Chiesa Madre dei Ss. Giovanni ePaolo in piazza Ottocalli e diviene parroc-chia intitolata a San Tarcisio martiredell’Eucarestia e dell’Immacolata guidatadal sacerdote don Ciro Gallone.Inizialmente tutte le attività pastorali si svol-gevano nel tempietto rosso pompeiano, chenoi oggi chiamiamo chiesina, mentre l’ora-torio si svolgeva per lo più nei locali dell’a-diacente palazzo popolare».

Successivamente con l’incremento de-mografico, grazie anche alle costruzioni dinuovi parchi, nasce l’esigenza di avere nuovispazi e l’idea di celebrare in capannoni di “ex

fabbriche”. Ma non basta occorre una nuovachiesa, più grande, capace di accogliere piùfedeli, e con almeno un locale in cui potersvolgere le attività pastorali. Quale miglioreopportunità di quella di costruire un nuovoedificio accanto alla “chiesina”.

Il sogno comincia a delinearsi e trasfor-marsi in realtà, quando la fabbrica adiacen-te il Tempietto mette in vendita una porzionedi terreno e il capannone. In quel tempo eraparroco padre Vincenzo Correale (oggi ul-tranovantenne), della Comunità dei PadriPassionisti di S. Maria ai Monti, che forte-mente intenzionato a trasformare questo so-gno in realtà fa di tutto, e anche di più, affin-ché ciò si concretizzi. Finalmente il progettoprende forma e il 22 dicembre 1996 vieneconsacrata la nuova chiesa dal Card.Michele Giordano. «Circa 40 anni fa nasce-va la Caritas parrocchiale, attenta alle esi-genze degli ultimi, attività caritativa svoltacon amore e dedizione da numerose volon-tarie – prosegue il diacono - che quotidiana-mente hanno cucinato fino ad oggi per 365

giorni l’anno per tanti amici senza fissa di-mora».

Oggi, dopo una pausa di circa 16 anni, laparrocchia è stata affidata nuovamente allecure pastorali dei Padri Passionisti (28 otto-bre 2017) nella persona del parroco padreFrancesco Di Feliciantonio e dei Padri cheinsieme allo studentato attualmente sonopresso il Convento.

«Ma ancora un progetto ambizioso quan-to necessario, è, nel cuore del parroco:«quello di riuscire a ripristinare il vecchiogiardino Cepis, affinché le tante attività pa-storali e di aggregazione che non è possibilesvolgere nei locali della parrocchia, possanoessere svolte lì». Affinché ciò sia concreta-mente fattibile, è necessario provvedere aduna ristrutturazione. Certo è un progettoambizioso, perché necessita di notevoli fon-di, ma fiduciosi nella provvidenza che maiviene meno per una buona causa e speranzo-si nella generosità degli abitanti del quartie-re ci si augura che possa anch’esso divenirerealtà.

Le Missionarie della Carità

Un lavoro di squadraNel 2008 un Gesuita mi disse: “Giuseppe sono pochi anni che Madre Teresa

è finita, speriamo che col tempo il loro ordine si mantenga così come è oggi,sempre fedele agli insegnamenti della Madre”. Maggio 2019, sono passati 11anni.

In questi undici anni abbiamo sempre seguito le Missionarie della Caritàche, oggi come allora, rifiutano l’utilizzo del Telefono cellulare, del computer evivono di Provvidenza.

Sabato scorso a Scampia presso la Congregazione dei Missionari (grazie apadre Giuseppe Pizza che ha messo a disposizione la struttura teatrale) si è te-nuta una piccola/grande rappresentazione dove i ragazzi dell’Oratorio dellaMissione del Frullone (Via M.R. Di Torrepadula) hanno messo in scena “UnPellegrino per il Re”.

Se si taglia un filo i due pezzi si perdono per sempre; una rete invece anchebucata e se perde un pezzo, tiene, mantiene e si ricompone: questa è l’immagineche ho ricevuto quando Sister Pietra (La Madre Superiora delle Missionarie del-la Carità del Frullone) presa dalla commozione ha annunciato che quella eral’ultima recita e di lì a qualche settimana sarebbe stata trasferita a Bologna.Una piccola rappresentazione diventa una grande cosa quando con semplicitàe umiltà il ragno ha creato una rete dove la motivazione singola nasce dalla te-stimonianza del fare, ognuno ha un piccolo ruolo ma tutti sono importanti per-ché si sentono di appartenere a qualcosa e a qualcuno realmente credibile.

Il testo è stato scritto da Sister Pietra, le scene sono state pensate e realizzatedalle Missionarie che come api operaie hanno lavorato silenziosamente e co-stantemente, un volontario attore ha istruito e fatto da regista con una capacitàinvidiabile e un approccio pedagogico eccezionale, i costumi sono stati realiz-zati dalle volontarie, così come le musiche e il testo della canzone

Tanti altri volontari hanno collaborato a questo primo grande risultato cheè quello di togliere i ragazzi dalla strada, coinvolgerli in un progetto che li vedeprotagonisti mettendosi a loro servizio, veicolando tutto ciò su un messaggiocristiano leggero, ma profondo che rimarrà impresso nella memoria e nel cuoredi tutti noi, come rimarrà impresso il ricordo di Sister Pietra, affaticata ma sor-ridente, che lascerà una rete di volontariato solida e organizzata.

Giuseppe VaccaroVolontario Missionarie della Carità

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Attualità Ecclesiale Nuova Stagione6 • 2 giugno 2019

In Vaticano è stata aperta laDocumentazione della Causa

di Beatificazione e Canonizzazionedella Serva di Dio Enrichetta

Beltrame Quattrocchi

«Una vita di servizio»

di Massimiliano Noviello*

Il 30 novembre 2018, a Roma, presso la Cancelleria dellaCongregazione delle Cause dei Santi, alle ore 11.30, si è pro-ceduto all’apertura delle casse contenenti le due copie dei do-cumenti dell’Inchiesta Diocesana della Causa diBeatificazione e Canonizzazione della Serva di DioEnrichetta Beltrame Quattrocchi, conclusasi nellaCattedrale di Napoli il 27 ottobre 2018.

Una felice - e non casuale - coincidenza dimostra che nellostesso mese di ottobre di diciassette anni prima (2001) i geni-tori della Serva di Dio Enrichetta, Luigi e Maria, venivanobeatificati a Roma, in Piazza S. Pietro, da Sua Santità S.Giovanni Paolo II.

Ora prende il via la Fase Romana della Causa. Il notaio at-tuario, l’Avv. Vincenzo De Feo, e il Postulatore delle Cause deiSanti, hanno assistito nella Sede della Congregazione delleCause dei Santi alla rimozione da parte dell’ufficiale prepo-sto, Mons. Giacomo Pappalardo, dei sigilli apposti nel giornodella Chiusura dell’Inchiesta dall’Arcivescovo Metropolita diNapoli, Sua Emin.za Rev.ma il Cardinale Crescenzio Sepe.

La Serva di Dio Enrichetta compie un altro passo nella suastoria: entra ora in Vaticano, presso la Congregazione depu-tata dalla Sede Apostolica al riconoscimento dell’eroicità del-le virtù. Entra laddove non a tutti è concesso, ma solo a chiviene proposto alla Chiesa quale esemplare discepolo diCristo.

Lo stesso Postulatore, designato da Sua Emin.za Rev.mail Cardinale Sepe per il prosieguo della Causa nella FaseRomana, è stato poi di fatto nominato dalla Congregazionedelle Cause dei Santi come “Postulatore nella Fase Romana”.Con questo mandato egli dovrà seguire passo dopo passo leulteriori fasi del Processo, che prevede come prossima tappal’analisi dei documenti acquisiti, i quali sono necessari perelaborare la cosiddetta “Positio super virtutibus”, un volumedove si trova raccolto tutto il materiale utile a dimostrare lapresunta eroicità delle virtù della Serva di Dio. In seguito allaeventuale dichiarazione dell’eroicità delle virtù, l’interventodi un miracolo realizzato per sua intercessione rappresenteràpoi il requisito indispensabile per la Beatificazione.

La vita, gli scritti, le testimonianze della Serva di DioEnrichetta Beltrame Quattrocchi passano così dalla piccolafamiglia diocesana alla grande famiglia della ChiesaCattolica.

Al di là dell’aspetto materiale, questo atto ha tutto il signi-ficato di un ‘mandato’ - “Andate e riferite alla Chiesa quelloche avete udito e visto” -: in questa terra napoletana - in mezzoa questa gente semplice, ma dalla fede grande -, è passata unadonna di vera e profonda “umanità”, che ha saputo vivere epiantare semi di santità. «Una vita - ha detto il Cardinale Sepe- dove il primato è stato servire Dio, nell’acuta avvertenza delsuo disegno, nell’obbedienza perfetta al Vangelo, nella dona-zione al Signore di tutta l’esistenza, sino alla scelta della ver-ginità».

Una stupenda visione si apriva davanti ai nostri occhi lamattina di quel 30 novembre 2018: la Basilica di S. Pietro conil colonnato, la piazza, i palazzi vaticani… Fu una grandeemozione per tutti noi trovarsi davanti al portone d’ingressodella Sacra Congregazione delle Cause dei Santi in Vaticano.Con il ricordo ancora vivo e vibrante di quel momento che co-ronava anni di attesa fervente e impegno incessante, la nostramente e il nostro cuore - guardando alla Serva di DioEnrichetta Beltrame Quattrocchi - si volgono beneaugurantialla maggior gloria di Dio, mirabile in tutti i suoi Santi, e al-l’edificazione del suo popolo santo.

* Postulatore delle Cause dei Santi

La catechesi del Santo Padre all’udienza generale del mercoledì

«L’invocazione al Padre»di Antonio Colasanto

«Oggi concludiamo il ciclo di catechesi sul “Padre no-stro”. Possiamo dire – ha detto Papa Francesco all’iniziodella catechesi di mercoledì scorso - che la preghiera cri-stiana nasce dall’audacia di chiamare Dio con il nome di“Padre”».

Questa è la radice della preghiera cristiana: dire“Padre” a Dio. Come per qualsiasi preghiera vocale, è at-traverso la Parola di Dio che lo Spirito Santo insegna aifigli di Dio a pregare il loro Padre» (Catechismo dellaChiesa Cattolica, 2766). Gesù stesso ha usato diverseespressioni per pregare il Padre. Se leggiamo con atten-zione i Vangeli, scopriamo che queste espressioni di pre-ghiera che affiorano sulle labbra di Gesù richiamano iltesto del “Padre nostro”.

Come non riconoscere in questa preghiera, per quan-to breve, una traccia del “Padre nostro”? In mezzo alletenebre, Gesù invoca Dio col nome di “Abbà”, con fidu-cia filiale e, pur sentendo paura e angoscia, chiede che sicompia la sua volontà.

In altri passi del Vangelo Gesù insiste con i suoi disce-poli, perché coltivino uno spirito di orazione.

Negli scritti di San Paolo non troviamo il testo del“Padre nostro”, ma la sua presenza emerge in quella sin-tesi stupenda dove l’invocazione del cristiano si conden-sa in una sola parola: “Abbà!” (cfr Rm 8,15;Gal 4,6).

Nel Vangelo di Luca, Gesù soddisfa pienamente la ri-chiesta dei discepoli che, vedendolo spesso appartarsi eimmergersi in preghiera, un giorno si decidono a chie-dergli: «Signore, insegnaci a pregare, come ancheGiovanni – il Battista – ha insegnato ai suoi discepoli»(11,1).

Noi non potremmo mai pregare senza la forza delloSpirito Santo. Lo Spirito ci fa pregare nel “solco” cheGesù ha scavato per noi.

Questo è il mistero della preghiera cristiana: per gra-zia siamo attratti in quel dialogo di amore dellaSantissima Trinità.

Gesù pregava così. Qualche volta ha usato espressio-ni che sono sicuramente molto lontane dal testo del“Padre nostro”. Pensiamo alle parole iniziali del salmo22, che Gesù pronuncia sulla croce: «Dio mio, Dio mio,perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46). In quel “mio”c’è il nucleo della relazione col Padre, c’è il nucleo dellafede e della preghiera.

Al termine di questa catechesi, possiamo ripeterequella preghiera di Gesù: «Ti rendo lode, o Padre,Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto que-ste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»(Lc 10,21).

Per pregare dobbiamo farci piccoli, perché lo SpiritoSanto venga in noi e sia Lui a guidarci nella preghiera».

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Santa ClotildeRegina dei Franchi – 3 giugno

Nacque a Lione intorno al 475, quasi in coincidenza con la scom-parsa dell’impero romano in Occidente. Anche la Gallia romana siera andata disgregando mediante la costituzione di vari regni indi-pendenti da parte di popoli cosiddetti barbari, non di rado rivali traloro. Con la nascita ella era già principessa, in quanto figlia del reChilderico I, capo dei burgundi, un gruppo germanico orientale ar-rivato prima sulla sinistra del Reno e poi sul medio Rodano. Nellasua vita ci sarà tuttavia l’avversa sorte di una dolorosa serie di tra-gedie e di assassini regali, tra i quali trovò salvezza con una grandefede in Cristo Gesù.

Nel 481 le venne ucciso il padre e allora lei, con la madre e la so-rella maggiore Croma, si ritirò a Ginevra. Insieme si diedero ad unavita di preghiera e poi di assistenza ai bisognosi. Secondo alcuni rac-conti la giovane andò soggetta anche a persecuzioni ed alla perditadella madre per assassinio. Venne chiesta in sposa da Clodoveo, ilgiovane re dei Franchi, altro popolo germanico che si era stanziatoin territori a nord della Senna.

Clodoveo, che diventerà il capostipite dei Merovingi, era un uo-mo pagano, piuttosto rude ed irreligioso. Diede tuttavia il permessoalla moglie di battezzare ognuno dei cinque figli, alcuni dei quali sisarebbero però macchiati di delitti o di disastrosi contrasti per ra-gioni di potere, specialmente dopo la morte del padre. Con l’aiuto ela protezione del vescovo di Reims, il futuro San Remigio, Clotildeandava anche iniziando una lenta ma profonda opera di seduzionemorale nei riguardi del marito.

Un vero prodigio avvenne nel 496, quando Clodoveo si trovò co-stretto ad attaccare battaglia contro i suoi nemici Alamanni neipressi di Colonia. Temendo il peggio, egli invocò il Dio della mogliee ne uscì vittorioso. Allora promise la conversione alla fede cattolicae la notte di Natale di quell’anno si fece battezzare a Reims dal ve-scovo stesso.

Quasi tutti i sudditi lo imitarono. Fu tale atto un successo dellaregina Clotilde, cosi importante da fare della Francia la “primoge-nita della Chiesa”. Dopo quella conversione Clodoveo si fece amicodi molti vescovi, estendendo il proprio potere su buona parte dellaFrancia, che poco dopo avrà per capitale Parigi.

Rimasta vedova dopo vent’anni di matrimonio, la regina diFrancia andò incontro a molte altre struggenti prove dinastiche, fin-ché si ritirò a Tours, presso la tomba di San Martino, di cui era par-ticolarmente devota. In quella regione fondò chiese e monasteri,dandosi a penitenza e ad opere di carità.

A Tours Clotilde morì il 3 giugno del 545. In tempi successivi daquella città sarà portata come una Santa virtuosa e coraggiosa al se-polcro di Parigi, accanto ai corpi di Clodoveo e di Santa Genoveffa,patrona della capitale. I suoi resti mortali furono poi cremati nel1793 per evitarne la profanazione rivoluzionaria. Ora riposano inuna basilica a lei dedicata e costruita tra il 1846 e il 1856, dove il 3giugno di ogni anno viene solennemente commemorata.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 2 giugno 2019 • 7

Nel suo nomeOggi celebriamo l’Ascensione diGesù. Ma cosa significa nellospecifico? Forse dei bambinipotrebbero ancora credere cheGesù, salito su un’astronave, siasparito nel cielo, lasciando isuoi dodici amici con il nasoall’insù. O forse qualcunopotrebbe ancora credere inqualche effetto speciale grazie alquale Gesù si sia staccato daterra e abbia raggiunto il cielo.Ma di fatto, come sianoconcretamente andate le cose,non lo sappiamo, e in fondo nonci serve saperlo. La festadell’Ascensione ci offre un dipiù; ci dice che c’è una nuovarealtà con cui fare i conti. È lapresenza di un Dio diversamentepresente. Scusate il gioco diparole, ma è proprio con questapresenza alternativa chedobbiamo fare i conti.Alternativa rispetto a cosa?Rispetto alle nostre attese,aspettative, richieste.L’ascensione di Gesù dice la suatotale presenza in Dio; quelloche l’evangelista Giovannidescriveva come l’essere nel senodel Padre. È lì che ritroviamoGesù dopo la sua “avventuraumana”: pienamente presentenel seno del Padre. Lì dove lapienezza non gli è data dalladivinità, quella gli appartiene dasempre, ma dall’umanità, dallapienezza di umanità che havissuto dalla nascita alla morte.Lui che ci ha rivelato il volto diDio Padre, ritornando nel senodel Padre ci rivela anche il verovolto dell’uomo e della donna. Cidice che ogni persona puòrinascere nel seno del Padre evivere costantemente alla suapresenza, ma non domani.Ognuno può far traboccare dieternità il proprio presente. Ogniuomo e ogni donna, vivendopienamente alla presenza di Dio,vive oggi una vita piena.Per questo ai Dodici è statochiesto di andare. Per questoanche a noi, oggi, è chiesto diandare: per dire a tutti, nel suonome, che siamo fatti per lapienezza. Che l’orizzontedefinitivo non è la fragilità. Cheabitare nel Padre è diffondere vita.

La preghieraNel tuo nome,Signore risorto,ci chiedi di andaree di percorrerele strade del mondoper portare ovunqueil tuo amore.Nel tuo nome,Crocifisso risorto,ci chiedi di aprircial mondo, perché il mondorespiri la tua salvezza.Nel tuo nome, Signore Gesù,noi andiamo, perché chiunqueti conosca creda in te,si affidi a te, riceva in telo Spirito di Dio.Tu, Signore Gesù, ascesoe presente in Dio Padre,benedici la nostra vita,perché la nostra vitasia benedizione per il mondo.Amen.

Sul mio blog www.cantalavi-ta.comè disponibile la preghierarielaborata graficamente e lecover perché siano condivise suisocial.

Mariangela Tassielli

2 giugno. Solennità dell’Ascensione del Signore

Io sono con voi tutti i giorniAtti 1, 1-11; Salmo 46; Ebrei 9, 24-28; 10, 19-23; Luca 24, 46-53

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

Oggi sposiQuesto pratico libretto illustrato contiene le parti essen-

ziali del rito del matrimonio cristiano, con brevi commenti,riflessioni e preghiere per la vita familiare. Un piccolo ogget-to che si impegna a contenere il grande ricordo di una sceltache è per sempre. In questa nuova edizione i testi del com-mento sono completamente rinnovati, con l’aggiunta di ri-flessioni ispirate ad “Amoris laetitia” di Papa Francesco e connuove preghiere per la coppia e la

famiglia. Il libretto è pensato in particolare come un ricor-do del matrimonio che il sacerdote può donare a nome dellacomunità cristiana, per fare memoria della felicità di quelgiorno e degli impegni assunti. Il testo può essere personaliz-zato con i nomi degli sposi.Valerio BocciOggi sposi. Nuova edizioneEdizioni Elledici – 2019Pagine 40 – euro 2,50

Parole che consolano Parole che aiutano a riflettere nei momenti di malattia,

perdita di una persona cara, smarrimento personale, diffi-coltà nel matrimonio o nell’educazione dei figli, nell’affron-tare le difficoltà dell’età che avanza.

Per ogni momento difficile, una parola che consola e aiutaa guardare avanti con speranza. Una raccolta di riflessioni epreghiere tratte dalla tradizione e dalla spiritualità dellaChiesa e dei Santi.Autori vari100 parole che consolano nei momenti difficili della vita Edizioni San Paolo – 2018 Pagine 176 – euro 10,00

Il Rosario con i bambiniPer ognuno dei misteri della Gioia, della Luce, del Dolore

e della Gloria il libretto propone: la citazione dell’episodioevangelico a cui fa riferimento e una breve preghiera a Maria.

Il libretto è completato dalle Litanie e dalle preghiere e in-vocazioni che costituiscono il Rosario.

Età di lettura: dai nove anni.Marino GobbinIl Rosario con i bambiniEdizioni Elledici – 2015Pagine 16 – euro 1,00

L’Ascensione del Signore è l’ora in cui,come dice il profeta Isaia (cfr. Is 55, 10-11),la Parola torna a Dio dopo aver compiutociò per cui era stata mandata e, cioè, dopoaver fecondato la terra degli uomini con ilsuo amore, consegnando all’uomo il voltodel Padre ormai libero dalle distorsioni del-la religione, ma anche il pane della vita, delquale la comunità dei discepoli dovrà nu-trirsi per essere sempre più unita al suoSignore. Dopo tutto questo, la Parola tornaal Padre, avendo adempiuto la sua missio-ne: questo ritorno, però, non è un abbando-no del mondo e della Chiesa nata dalla suaPasqua.

L’evangelista Luca narra questo misterodell’Ascensione in due modi diversi e com-plementari: alla fine del suo vangelo e all’i-nizio degli Atti degli apostoli. Il vangelo siera aperto con una benedizione mancata,sospesa, quella del sacerdote Zaccaria, pa-dre del Battista, che, reso muto dalla sua in-capacità a fidarsi (cfr. 1, 20), non riescea benedire il popolo in attesa all’esterno delSantuario (cfr. 1, 21-23); ora, nell’ultimapagina del vangelo, quella benedizionescende su tutta l’umanità con abbondanzae pienezza e rende i discepoli del Cristo ca-paci di una lode benedicente a Dio: «…e sta-vano sempre nel tempio lodando Dio».

Nel Risorto si compie, così, la promessa

fatta ad Abramo: «In te si diranno benedet-te tutte le famiglie della terra», (Gen 12, 3). Ilmistero dell’Ascensione non è, allora, mi-stero di separazione, ma è mistero di estre-ma unità tra la natura umana e Dio. Persempre uomo e Dio sono uniti in Cristo ri-sorto e asceso al Padre. La carne delRisorto, con i segni della Passione e dellamorte, porta in Dio la concreta umanitàdella storia, con il suo vivere, il suo soffriree perfino con il suo morire. In questo modo,l’Ascensione mostra la meta e chiede di es-sere, come Chiesa, ancora corpo di Cristonella storia.

Se il corpo di Gesù è stato sottratto allavista e al tatto dei suoi in questo giorno, ilcorpo di Cristo, che è la Chiesa, oggi riceveil mandato di essere la visibilità di Lui, lasua tangibilità in ogni oggi della storia. I di-scepoli si scoprono chiamati a trasforma-re la storia con l’annunzio del vangelo dellaremissione dei peccati (cfr. Lc 24, 47): ciòrichiede che essi amino la storia senza fug-girla, ma sapendo di essere in essa pellegri-ni e forestieri (cfr. 1 Pt 2, 11) e con lo sguar-do capace di desiderare l’oltre di Dio.

Tutto questo sarà possibile perché i di-scepoli del Cristo sono pieni della benedi-zione di Lui. Le mani di Gesù, levate suisuoi, sono l’ultima immagine di Colui cheessi devono custodire: queste mani, trafitte

per amore, donano una benedizione su co-loro che sono il principio della Chiesa.Gesù ascende al cielo, mentre li benedice-va: quella donata dal Risorto è una benedi-zione che, tramite i discepoli, si estenderàper tutta la terra e lungo tutto il corso dellastoria. Gesù, uscito dalle strettoie del tem-po e dello spazio, ora può essere presente inogni tempo e in ogni luogo. La benedizionediviene, così, dichiarazione di presenza,ma di una presenza altra, una presenza sot-tratta ai sensi e ravvisabile solo nella fede.

I due racconti di Luca mostrano che l’as-senza-presenza del Signore Risorto inau-gura un tempo nuovo, in cui la Chiesa è in-vitata non solo a guardare in alto, i due uo-mini in bianche vesti di cui parlanogli Atti chiedono ai discepoli di non fissarsia guardare in alto, ma a compromettersicon la storia che attende un annuncio disalvezza e di liberazione; questo annunciodal giorno dell’Ascensione occupa un frat-tempo, che durerà fino a quando si vedràtornare Gesù allo stesso modo in cui lo si èvisto andare in cielo, un frattempo che è ca-rico di responsabilità per coloro che hannosperimentato il suo amore e la sua miseri-cordia.

Gianpiero TavolaroMonaco di Ruviano

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Speciale Nuova Stagione8 • 2 giugno 2019

A Nazaretuna nuovavetrataraffigurantela Madonnadi Pompeie il BeatoBartoloLongo Dal 3 al 10 giugno un cospicuogruppo di Cavalieri e Dame dellaLuogotenenza dell’ItaliaMeridionale Tirrenicadell’Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme,accompagnati dal LuogotenenteGiovanni Battista Rossi, sirecheranno in pellegrinaggio inTerra Santa. Momento culminante delcammino spirituale saràl’inaugurazione della vetrataraffigurante la Beata Vergine diPompei e il Beato Bartolo Longonel Santuario di Nazareth,vetrata donata da una serie dimembri della luogotenenza. Allaconcelebrazione eucaristicaparteciperanno l’ArcivescovoPrelato di Pompei S.E. Mons.Tommaso Caputo, il Gran Prioredi Luogotenenza S.E. Mons.Beniamino Depalma, il Custodedi Terra Santa Francesco Patton,il Padre Guardiano di NazarethBruno Varriano e ilCommissario Generale di TerraSanta Sergio Galdi d’Aragona.Le memorie che si trovano inquesta città fanno di Nazaretuna delle località più sante delmondo, e tuttavia non sono leuniche cose memorabili che sipresentino all’occhio o allamente del pellegrino in questiluoghi. Praticamente non c’èangolo che non ricordi qualcosadi Gesù, colui che qui trascorsela propria fanciullezza egioventù, la propria vita inpovertà, nella gioia e sotto lacustodia della famiglia, e che quiimparò, lavorò, pregò.Ad identificare ancora lacittadina è l’imponenza dellanuova Basilicadell’Annunciazione, che attraeogni anno milioni di pellegrinilocali e stranieri. La Basilica fuinaugurata nel 1969, su progettodell’architetto Giovanni Muzio, ècostituito da una Basilicainferiore (dove si conserva laGrotta dell’Annunciazione,tradizionalmente identificatacon la Casa di Maria) ed unasuperiore che hanno un’unicafacciata ad ovest. L’opera invetro, donata dallaLuogotenenza, si aggiunge allenumerose raffigurazioni dellaVergine che già ornano i muridel Santuario.

Sabato 25 maggio il tradizionale pellegrinaggio a piedi al Santuario della Beata V Migliaia di pellegrini, di ogni età, giovani, adulti, anziani, famiglie

hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Crescenz

A nessuno è perm la bellezza della fed

@ Crescenzio

Un cordiale e fraterno saluto a S.E.Mons. Tommaso Caputo, Prelato di questasplendida Chiesa di Pompei, ai cari sacer-doti e diaconi e a voi tutti, cari amici napo-letani, qui convenuti nonostante il tempoavverso. Attraversando le varie città, so-stando in alcune parrocchie, siamo arrivatiqui, stanchi, ma con un cuore pieno di gioiasoprattutto quando abbiamo incontrato losguardo di Maria. Perché il Santuario è illuogo dove abita il Signore con la suaMadre, è la Gerusalemme terrestre che pre-para la Gerusalemme celeste come abbia-mo ascoltato nel Libro dell’Apocalisse.Questa grandiosa visione profetica dell’a-postolo Giovanni fa vedere tutto trasfor-mato, tutto nuovo, bello e prezioso. È la ca-sa che noi abiteremo quando il Signore cichiamerà, alla fine, a vivere con lui.

Nella casa, solitamente, vi abita il pa-drone di casa: qui ci sono tre persone manon sono tre “padroni”, ma uno solo, e poic’è la padrona di casa, la Madonna. Il

Santuario raffigura, in qualche modo, ciòche vivremo nella definitiva comunionecon il Dio Uno e Trino. Il Santuario è la casadi Maria, e Maria è nostra madre e noi ve-niamo qui perché sentiamo che è casa no-stra, qui dove lei ci accoglie, apre i cuori, ciinsegna a indirizzarci al Figlio suo e ci donala pace e la gioia, frutto dell’amore, dellacarità e della solidarietà, frutto della nostrafraternità. Se figli di Dio, siamo figli anchedi Maria, figli perché amati da Dio, figli diMaria perché amati da nostra madre.

L’Arcivescovo Caputo poco fa ricordavala devozione del Beato Bartolo Longo cheha portato a Pompei questa immagine. Conil pellegrinaggio annuale promossodall’Azione cattolica ufficializziamo la no-stra devozione verso questa Madonna vera-mente napoletana. Se c’è una Madonna cheparla napoletano, che pensa napoletano,soprattutto che ha un cuore napoletano, èlei, la Madonna di Pompei. È lei la madrenostra, la nostra regina, la nostra amica,

Eminenza Reverendissima, Cardinale Crescenzio Sepe,Arcivescovo Metropolita di Napoli e Presidente della ConferenzaEpiscopale Campana; Presidente diocesana di Azione cattolica,Dottoressa Maria Rosaria Soldi; cari sacerdoti, religiosi, religio-se, diaconi, fratelli e sorelle, benvenuti a Pompei!

Stasera siete nuovamente qui, nella casa di Maria, per rinno-vare il vostro amore alla Vergine del Rosario. Il forte legame cheavete con Lei vi ha spinto a ripetere ancora una volta il vostro pel-legrinaggio a piedi, come solenne conclusione del mese di maggioa Lei dedicato.

Siete partiti dalla Basilica del Carmine e dopo tanti chilometri,percorsi cantando e pregando, siete arrivati alla meta, ripercor-rendo la stessa strada che nel 1875 portò qui a Pompei il nostrovenerato Quadro. Da allora sono trascorsi tanti anni e, grazie alnostro Fondatore, il Beato Bartolo Longo, Pompei è diventata lacittà della fede e della carità.

E tutti voi lo sapete bene! È la fede che vi ha sostenuto duranteil cammino, a volte faticoso, che avete fatto oggi: metafora dellavita che non sempre è facile, ma che vale sempre la pena di vivere.Fede grande che coltivate con la preghiera e con la comunione fra-terna.

Ma è la carità che vi contraddistingue. La carità, la generositàdel popolo napoletano è proverbiale. Carità che avete l’uno perl’altro, per i familiari, per gli amici, per i vicini, ma anche per gliestranei, soprattutto per le persone in maggiore difficoltà.

Fede e carità sono anche tra le virtù di Maria, che anche que-st’anno avete scelto come modello per il vostro pellegrinaggio,prendendo come titolo una delle affermazioni che la Vergine diNazaret fa nel proclamare il Magnificat, lo splendido canto che èun vero e proprio manifesto sociale: «Di generazione in generazio-ne mi chiameranno Beata».

Beata! Come si diventa beati? Che significa essere beati?Significa costruire giorno per giorno la nostra esistenza, nelle pic-cole come nelle grandi cose, seguendo Dio, obbedendo ai suoi pre-cetti, vivendo come Lui ci chiede.

Facendo della nostra vita un piccolo capolavoro, così come hafatto Maria, così come ha fatto il Beato Bartolo Longo, mettendola propria vita al servizio della Madonna e dei fratelli più piccoli ebisognosi.

Impegniamoci stasera, ognuno singolarmente e tutti insieme,a continuare la nostra vita con un maggiore impegno nella fede enella carità. Continuerà ad unirci il Santo Rosario. Questa pre-ghiera mariana dal cuore cristologico ci aiuta a ripetere nella no-stra piccola vita le tappe della vita gloriosa di Gesù.

Guardando a Lui, imitando Lui, potremo migliorare la nostraesistenza ed essere cristiani autentici e testimoni credibili di GesùRisorto. Affidiamo a Maria, la più tenera tra le Madri, questa no-stra intenzione. Sarà Lei ad aiutarci a diventare davvero beati!Benvenuti!

La caritàe la generosità dei napoletani

Il saluto dell’Arcivescovo di Pompei

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SpecialeNuova Stagione 2 giugno 2019 • 9

Vergine del Santo Rosario di Pompei, promosso dall’Azione cattolica diocesana. e intere, provenienti da tutte le parrocchie della Diocesi di Napoli,

io Sepe, accolto dall’Arcivescovo Prelato S.E. Mons. Tommaso Caputo

messo trasformare de in odio e violenza

@ Card. Sepe *

colei che ci guida nella fede, che ci proteggedalle innumerevoli difficoltà, da tutte letentazioni diaboliche che tendono a tra-sformare le nostre vite, le nostre città, le no-stre strade in contesti di odio, violenza e so-praffazione.

Che pena fanno i ragazzini delle babygang! In quanto figli di questa Madre nondobbiamo permettere che il male sovrasti edomini nelle nostre famiglie e nelle nostrecittà. A nessuno è permesso, chiunque essosia, altrimenti come possiamo benedirlinel nome di Dio! A nessuno è permesso tra-sformare la bellezza della fede dei napole-tani, in terrorismo, in orrore, in violenza, inodio, in sangue!

Se Maria è madre, è una madre che ve-ramente ci vuole bene, qualche volta ci cor-regge e ci richiama per riprenderci e farcicamminare sulla giusta strada.Affidiamoci, apriamo a lei i nostri cuoricon tanta fiducia, con tanta forza e con tan-ta generosità.

Tu sei nostra madre, Regina del SantoRosario di Pompei, ascolta le nostre pene,le nostre sofferenze, aiutaci a rialzarci seper caso siamo caduti, dona coraggio ai no-stri giovani e ai nostri bambini, dai forza ainostri anziani, ai tanti che soffrono, che so-no fuori, lontani. Madre nostra, madre ditutti, madre di Pompei, aiuta tutte le fami-glie che, a fiumi, vengono in questoSantuario: noi ci sentiamo di appartenerea te, ci sentiamo di essere capiti e amati date. Non c’è famiglia che non abbia la tuagloriosa immagine nella sua casa. Ci rivol-giamo a te, e mirando il tuo volto ci ricari-chiamo con la forza che viene dallo SpiritoSanto che il Signore ti ha dato, così, conl’aiuto di Dio, cammineremo fiduciosi perle strade spesso tortuose ed affannose dellanostra esistenza.

Dio benedica questa città di Pompei, ilsuo Vescovo e i sacerdoti. Dio benedicaNapoli, la Campania, l’Italia e a Madonnac’accumpagna a tutti quanti!

“Di generazione in generazione mi chiame-ranno Beata”: questo lo slogan che sabato 25maggio ha accompagnato migliaia di fedeli neltradizionale pellegrinaggio verso la casa dellaVergine del Santo Rosario di Pompei promossodall’Azione Cattolica napoletana in comunionecon tutta la chiesa diocesana di Napoli.

Una scelta non certo casuale, ma volta a sot-tolineare, come ha spiegato nel suo ringrazia-mento il presidente diocesano di AzioneCattolica, Maria Rosaria Soldi, «la ricchezzastorica di un cammino che passa e resta vivo digenerazione in generazione e che, nell’attraversa-re le strade e le piazze delle nostre città, vuole con-tinuare ad essere segno di speranza per piccoli egrandi».

Piccoli e grandi, giovani e adulti, si sono ri-trovati al mattino presso la Basilica delCarmine Maggiore, per la preghiera di benedi-zione presieduta dai Padri Carmelitani edall’Assistente unitario di Azione Cattolica donGiuseppe Rinaldi, che ha dato avvio al pellegri-naggio. Il tempo inclemente non ha certo sco-raggiato una partecipazione numerosissima esentita lungo tutto il percorso, tappa dopo tap-pa, sostenuta dalla forza della preghiera e dallagioia dell’incontro con l’altro, nel comune affi-damento alla Madre.

Diverse sono state le soste lungo il cammino,e presso tutte le parrocchie incrociate lungo ilpercorso. Intere comunità insieme ai loro par-roci attendevano il passaggio del quadro per po-ter omaggiare la Madonna con una semplicepreghiera e segni liturgici. In particolare, que-st’anno una tappa ha donato ulteriore feconditàal cammino: la sosta nella preghiera presso laBasilica di Santa Croce di Torre del Greco, in ve-nerazione delle spoglie di San VincenzoRomano, proclamato Santo da Papa Francescolo scorso 14 ottobre.

«È stata un’occasione speciale e importante –ha commentato Maria Rosaria Soldi – per poterincontrare e conoscere la vita e la testimonianzadi San Vincenzo Romano, affinché ciascuno dinoi possa seguire i passi di una santità autentica

Sostenuti dalla forza della preghiera

e possibile. Ed è proprio questo il senso piùprofondo del nostro pellegrinaggio, che ci ricordaogni volta che il nostro cammino su questa terraè un percorso di santità».

Ad accompagnare tutti i pellegrini in questoprezioso ed unico momento con una significa-tiva liturgia della Parola, il parroco don GiosuèLombardo e il vice parroco don DomenicoPanariello, che hanno accolto con gioia i tantifedeli desiderosi di sospirate grazie. Ripreso ilcammino, i numerosi fedeli sono poi giunti intarda serata presso il Santuario di Pompei. Adaccoglierli, nel piazzale Giovanni XXIII, i gio-vani e gli adulti dell’Azione Cattolica di Napolie Pompei, gli Assistenti diocesani, che insiemehanno curato alcuni momenti di preghiera e ilRosario meditato che ha preceduto la SantaEucaristia presieduta poi dal CardinaleCrescenzio Sepe.

L’Arcivescovo, durante l’omelia, si è rivoltoai presenti con parole tenere e allo stesso tempoenergiche e incisive, soprattutto nei passaggi in

cui si è focalizzato sulle criticità e sulle sofferen-ze che affliggono il nostro territorio: «Il napole-tano è fortemente devoto alla Madonna diPompei e la sente come mamma a cui può dire eaffidare tutto. C’è un legame intenso tra i napole-tani e la Vergine del Rosario, tanto da poter direche questa è la Madonna dal cuore napoletano.Ma se è così, allora il cuore napoletano deve esse-re quello dell’accoglienza e della tenerezza e nondella violenza».

Un passaggio forte quello del Cardinale Sepeche richiama ad un impegno più concreto adagire contro ogni forma di violenza: «Non pos-siamo più tollerare una violenza che non ha piùlimiti. Bisogna impegnarsi per arginare questo fe-nomeno il più presto possibile». Un impegno,quindi, che interpella la vita di ciascuno di noi,perché il pellegrinaggio non resti il cammino diuna giornata, ma diventi forza, passione e nuo-vo slancio per la costruzione di bene e di giusti-zia nelle nostre città.

Francesco Rafani

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Nuova Stagione10 • 2 giugno 2019

Un ricordo di Madre Flora De Santis nel cinquantesimo anniversario del ritorno alla Casa del Padre

L’Evangelista del Volto Santodi Alfonso D’Errico

Donna di una fortezza eroica, umile e discreta mastraordinaria, nella quale si armonizzavano bontà ecarità, amore al Signore e al prossimo, spirito di pre-ghiera, spirito di sacrificio, ma innanzitutto unaprofondità illuminata e illimitata di vita interiore, fat-ta di trasparente spiritualità e di continua presenza diDio.

Il popolo semplice, pieno di amore verso Dio, ac-correva a Lei, ricevendo parole di conforto, che attin-gevano dal Volto del Signore. In un impeto di gioia,quasi come in un’espansione di fede e di amore lachiamavano Madre, eleggendola spontaneamente co-me loro Madre spirituale. Tale nome era di più indica-to per lei, che era come una buona mamma che senzaasprezza sapeva rimproverare che sapeva consolarecon dolcezza, che ha indicato all’umanità la sola, veraed eterna strada della salvezza nella al Volto Santounico e vero Salvatore e alla preghiera e nell’ascoltodella “Parola”.

Il ricordo del cinquantesimo anniversario del ritor-no a Dio di Madre Flora De Santis, apostola della scon-finata misericordia di Dio nel nostro tormentato me-ridione è un evento eccezionale che va vissuto nella fe-de e nella gioia. Madre Flora, invocata da quel popolosemplice, da quella folla, che ogni giorno, pur senzavolto e senza nome, affollava la Cappellina e il vastospazio circostante che accorrevano a lei, ricevendoconforto.

Alcune dateMadre Flora, al secolo Florinda Romano, nacque a

Napoli il 25 gennaio del 1889 nel borgo diSant’Antonio Abate, da Francesco e Fortuna Dattilo.Ebbe un’infanzia difficile con una triste esperienza dipovertà e di affetto, che incise su tutta la sua esistenza.Nella Comunità di Santa Maria di tutti i Santi trovò se-renità pace entrando in contatto con una fede sicura,popolare. Lavorò in un cotonificio per poco tempo, inseguito si dedicò al confezionamento dei guanti.Iscritta alle Figlie di Maria si impegnò per la sua san-tificazione.

L’ incontro il commendatore Ernesto De Santis, unuomo ricco di bontà e di rettitudine trasformò la vitadi Florinda.

De Santis era un alto funzionario della Bancad’Italia innamorato delle Missioni e zelava a favoredella stampa missionaria. All’età di appena 19 anni,Florinda si unì in matrimonio con Ernesto De Santis,andando ad abitare a Meta di Sorrento. Ernesto riuscìa trasformare le cicatrici profonde dell’infanzia e lasolitudine con la recita ogni sera del Rosario e con lapartecipazione all’Eucaristia.

Il 10 febbraio del 1932, Mercoledì delle Ceneri, ilquadro che lo sposo aveva posto in una cornice sullaradio irradiava splendore e le parlò: «Flora guardaquesto volto tanto offeso e ingiuriato, amalo e fallo ama-re».Quel giorno il Signore aveva preparato la sua scel-ta designando Flora quale divulgatrice del suoMessaggio, della devozione al suo Volto Santo.

Compresa della sua piccolezza con generosa com-pleta e offerta di se cercava di rispondere alla chiama-ta ricevuta. La vita di Madre Flora cambiò radical-mente indossando, senza smetterlo fino alla fine dellasua vita, un abito nero con una croce, distintivo tangi-bile della sua consacrazione laica alla causa del VoltoSanto.

Trascorsi alcuni anni, rivelò il tutto al CanonicoGaetano Iaccarino suo confessore, rettore dellaBasilica di Santa Maria del Lauro di Meta, che la in-coraggiò a divulgare il culto. La Penisola Sorrentinafu la culla della devozione al Volto Santo. Nel 1938 cifu il trasferimento a Casoria, dove si verificarono ma-nifestazioni prodigiose. Il tempo trascorso a Casoriafu breve.

Il soffio della misericordiaMadre Flora nelle difficoltà ha confidato nella

Provvidenza e nella Chiesa capendo che il Signore lechiedeva un supplemento di partecipazione alla suapassione.

Il 19 aprile del 1953 ritornò a Dio il CommendatoreErnesto De Santis che ha avuto nella vita e MadreFlora un ruolo profetico, lasciando tutti i suoi beni per

le opere di Madre Flora e per il Santuario.Nelle prove, fidando nella Provvidenza e nel consi-

glio di padre Giacinto Ruggiero, grumese, riuscì amuoversi con prudenza e a portare avanti l’opera.

La madre attingeva sempre forza dalla preghiera,maturando sul piano della relazione, infatti il 9 gen-

naio 1966, Mons. Frattini celebrò l’Eucaristia nellaCappellina con la partecipazione di uomini in massa.

Il 31 gennaio 1967 S. E. Mons. Corrado Ursi,Arcivescovo di Napoli concesse il Nulla Osta per la co-struzione a Capodimonte di un Tempio al Volto Santocon opere annesse.

La tenerezza della sua maternità, ora che la Chiesane aveva accolto finalmente il carisma, si scioglievasenza remore in un grande abbraccio di carità spiri-tuale e materiale nei confronti di tutti coloro che bus-savano, fiduciosi, alla sua porta.

Il 25 febbraio 1990 il Cardinale Michele Giordanobenedisse la prima pietra del nuovo grande tempio, elo stesso Arcivescovo celebrò solennemente l’apertu-ra dei fedeli del nuovo moderno tempio.

Sul lato sinistro del tempio vi è una cappellina chesi affaccia sul panorama di Napoli, dove è stata siste-mata definitivamente la tomba di Madre Flora, pro-prio nel posto dove prima sorgeva la stanzetta, cheper tanti anni la vide accogliere, consigliare, confor-tare tanti fedeli e figli spirituali.

Fare memoria di Madre Flora, significa comincia-re ad entrare nel mistero della sua esistenza, perce-pendo il soffio meraviglioso della misericordia divi-na, di cui i nostri giorni, attraversati dalla paura e dal-la violenza, hanno assoluto bisogno.

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CittàNuova Stagione 2 giugno 2019 • 11

Premio “Buona Sanità” al progetto “Un farmaco per tutti”. Riconoscimenti per Bianca Iengo,Responsabile del Servizio farmaceutico solidale della Diocesi, il Presidente dei Farmacisti VincenzoSantagada, il Presidente di Federfarma Michele Di Iorio, il Vice Presidente Riccardo Iorio, EttoreNovellino già Preside della Facoltà di Farmacia, e il Direttore generale del Pascale Attilio Bianchi

Visitare gli infermiPremio “Buona Sanità” per il Progetto

“Un farmaco per Tutti”, nato il 7 dicembre2015 grazie all’Accordo sottoscritto dalCardinale Crescenzio Sepe con il Presidentedell’Ordine dei Farmacisti, VincenzoSantagada, con il Presidente di Federfarma,Michele Di Iorio, e con Anna MariaMinicucci, Direttore Generale dell’AziendaOspedaliera Santobono Pausilipon che,allora, comprendeva anche l’Ospedaledell’Annunziata, dove ha sede la strutturadi raccolta dei farmaci donati.

Il Premio, conferito a vere eccellenze delmondo della sanità nel corso di unasimpatica manifestazione svoltasi a Cittàdella Scienza su iniziativa di Maria RosariaRondinella, è andato alla Responsabile delServizio Farmaceutico Solidale dellaDiocesi “Un Farmaco per Tutti”, BiancaIengo, farmacista e farmacologa di Torredel Greco, per la sua opera di caritàcristiana e solidarietà umana a favore degliultimi. Sono stati premiati anche ilPresidente dei Farmacisti, Santagada, ilPresidente di Federfarma, Di Iorio, il VicePresidente Riccardo Iorio e l’ex Presidedella Facoltà di Farmacia, Ettore Novellino,Attilio Bianchi, Direttore generale delPascale.

«La Buona sanità nella carità èun’esigenza - afferma la Responsabile

gente, seminando l’amore e il servizio alterritorio, alla città».

Il progetto sensibilmente sostenuto dalCardinale Arcivescovo ha concesso di faretesoro delle molteplici esperienze presentiin Diocesi, della grande generosità dioperatori degli Ospedali, dei Distretti, deiCentri Sanitari. La buona sanità, dunque, èfeconda di una interessante collaborazionetra le varie realtà caritatevoli presenti indiocesi con le quali il servizio di Farmaciasolidale si interfaccia in maniera operativaed efficiente nel provvedere alle cure, nellatutela della salute di ogni singola persona,cercando di offrire una “mano” che passi dasemplice servizio assistenziale a reale eprofonda promozione umana.

«La finalità del Premio, che ha avuto ilpatrocinio morale del Cardinale Sepe -sottolinea Rondinella- è dare un meritatoriconoscimento alle professionalità, allestrutture, alle istituzioni che si adoperanoogni giorno per garantire l’assistenzaadeguata. La testimonianza sta nelfronteggiare anche le situazioni più difficili,con passione, dedizione e umanità per lasalvaguardia della Salute dei cittadini. Èuna premiazione per chi nella propria vestegiuridica e professionale si adopera per ilbenessere, la ricerca ed il sociale».

Gaetano Milone

diocesana della Farmacia Solidale – e ipoveri la meritano forse prima ancora ditutti, perché essi sono due volte più poveri,poveri di risorse e poveri di salute. Quandoal disagio economico si associa la malattia,la sofferenza si moltiplica e l’unico verosollievo diventa l’incontro con una manosolidale, che allevia il peso della solitudine».Le richieste, tantissime e di varie tipologie,

rivelano l’esigenza di presenze professionalisempre più attente, disponibili all’ascolto,che sappiano coniugare la competenza conla gratuità del cuore, la professionalità conla carità. «Ogni incontro che viviamo -continua - diventa un itinerario educativoper tutti noi, farmacisti e altri volontaricoinvolti; cerchiamo di conoscere inmaniera sempre più approfondita la nostra

A Procida la seconda edizione del progetto dell’associazione Kolibrì: “Il mondo salvato dai ragazzini. Elsa Morante”

Un libro cambia la vitadi Elena Scarici

Arriva per il secondo anno il progetto «Procida. Il mondo salvato dai ragazzini-ElsaMorante» in programma nell’isola di Arturo venerdì 31 maggio e sabato 1 giugno conun’interessante novità: la Fondazione Premio Napoli, partner dell’iniziativa, ha annun-ciato un accordo con l’associazione promotrice Kolibrì, presieduta da Donatella Trotta,per la messa a bando di una sezione ragazzi per il Premio Napoli 2020. L’annuncio è statodato dal presidente Domenico Ciruzzi nel corso della conferenza stampa che si èsvolta giovedì 23 maggio presso la sede della Fondazione, a Palazzo Reale. «Oltre allapromozione della lettura, la Fondazione punta ad accendere passioni. Di qui la sintoniacon questa proposta. Abbiamo voluto mantenere la sede nel cuore di Napoli per collegarecentro e periferie, in un momento di grande sconnessione e di derive illegali anche gio-vanili» ha aggiunto Ciruzzi.

L’iniziativa rappresenta un creativo work in progress di tutta la comunità educanteisolana volto a valorizzare le energie giovanili, scolastiche, associative e istituzionali im-pegnate nella valorizzazione del territorio a partire dai più piccoli, attraverso un dialogocostante con alcuni tra i massimi esponenti della letteratura contemporanea per ragazzi,vincitori del Premio «Procida salvata dai ragazzini». Ha coinvolto 330 bambini e ragazzidai 3 ai 15 anni.

«La scuola deve animare dibattiti e non vigilare sulle idee, imbrigliandole – ha sotto-lineato Giovanna Martano, dirigente dell’Istituto Capraro di Procida che partecipa alprogetto insieme al Caracciolo, quest’anno abbiamo inserito un modulo del progetto nelprogramma regionale Scuola Viva, voluto dall’Assessore Regionale all’Istruzione LuciaFortini». Così Salvatore Guadagnuolo, Vice Presidente nazionale di Agita Teatro: «Lescuole sono presidi di democrazia. Abbiamo fin da subito aderito a questo percorso for-mativo, perché educa alla bellezza, non fine a sé stessa».

Spiega Maria Patrizia Stasi, Presidente della Fondazione Banco Napoli per l’assisten-za all’Infanzia che ha sostenuto l’iniziativa: «si tratta di un progetto di enorme valore,giunto primo in graduatoria tra oltre ottanta proposte da finanziare, perché in assolutasintonia con le nostre priorità. Contiene, infatti, due elementi fondamentali: il contrastoalla povertà educativa, che non appartiene solo all’infanzia e la costruzione di comunità.Al centro ci sono i libri, punti di partenza e di arrivo che fanno viaggiare e pensare, spri-gionando un mondo magico fatto di proiezione e non di protezione».

«Procida è un luogo ferito dalla storia, ma baciato dalla letteratura e per questo ab-biamo accolto sin dal suo nascere questo che riteniamo un progetto profetico – ha affer-mato Pasquale Lubrano Lavadera, presidente dell’Associazione culturale Isola diGraziella e Direttore della biblioteca comunale “Don Michele Ambrosino” – I ragazzinipossono davvero cambiare il mondo, come sosteneva Elsa Morante nel ‘68 e come, unanno prima, affermava Chiara Lubich attraverso il suo Appello alla Pace e allaReciprocità». Ha concluso il sindaco Raimondo Ambrosino: «Procida non è più la co-munità chiusa descritta dalla Morante; è diventata un luogo accogliente, aperto al pros-simo che anche grazie alla forza di questa proposta culturale ed educativa punta a supe-rare i confini insulari».

Protagonisti dell’edizione 2019: Bernard Friot, “il Gianni Rodari francese” con la suanuova raccolta poetica “Il mio primo libro di poesie d’amore” (Editrice Il Castoro), illu-strato da Desideria Guicciardini; Francesco Niccolini, Simone Cortesi e Luigi D’Elia, au-

tori di “Aspettando il vento” (Edizioni Becco Giallo), protagonista dello spettacolo fina-le; Emanuela Bussolati ed Elisabetta Garilli, autrici di “Tinotino Tinotina Tino Tin TinTin” (Carthusia Edizioni), albo illustrato per i più piccoli, cui è collegata una ricerca mu-sicale con strumenti non convenzionali che pone al centro dell’attenzione l’ascolto delproprio talento; e la scrittrice e giornalista d’inchiesta Vichi De Marchi, che nel suo “Imaestri di Strada” (Einaudi Ragazzi, Collana Semplicemente Eroi), racconta un annovissuto insieme al maestro Cesare Moreno e ai ragazzi emarginati delle periferie napo-letane, protagonisti del programma “Chance” per il recupero scolastico.

«In tempi di pericolosi sovranismi, sterili divisioni e populismi di vario segno, espe-rienze come questa, che portano avanti processi di inclusione, impegno civile e costru-zione di ponti relazionali a partire dai libri, diventano ancora più indispensabili per tra-sformare il mondo attraverso un serio cammino di formazione permanente», ha sinte-tizzato Donatella Trotta, Presidente dell’Associazione Kolibrì.

La Festa conclusiva dell’edizione 2018/19 del progetto vedrà tra gli ospiti d’onore iragazzi dell’I.C. Don Lorenzo Milani di Aquileia – Scuola secondaria di 1° grado UgoPellis di Fiumicello Villa Vicentina (Udine), città d’origine di Giulio Regeni, guidati dallaloro docente di teatro Michela Vanni, che è stata anche insegnante del ricercatore friu-lano e della sorella Irene. La delegazione metterà in scena lo spettacolo “Welcome!”, li-beramente ispirato e in omaggio all’opera di Elsa Morante, dando forma ad un gemel-laggio simbolico tra comunità educanti, il secondo dopo quello iniziato l’anno scorsocon la Comunità Montana di Vico Equense (Napoli).

Sono previsti gli interventi artistici del musicista Maurizio Capone della BungtBangt e degli attori Rosaria De Cicco e Nello Mascia e le presentazioni del nuovo librodi Francesco Niccolini“Il lupo e la farfalla” (Ragazzi Mondadori) e di Patrizia Zerbi, fon-datrice della casa editrice per l’infanzia Carthusia, una realtà editoriale di successo tuttala femminile. Programma completo su: www.comprensivocapraroprocida.gov.it

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Città Nuova Stagione12 • 2 giugno 2019

A Napoli si è tenuto il convegno intitolato al grande economista

Gli studenti sulle orme di Toniolodi Stefania Marino

Un premio per ricordare la figura e ilpensiero del grande economistaBeato Giuseppe Toniolo e per pro-

muovere l’approfondimento del suo pensie-ro sociale cattolico. Promosso dallaFondazione Nazionale di Studi Toniolianidella Campania, in collaborazione con l’as-sociazione culturale Prometeo di Torre delGreco e il Liceo dell’Arte e dellaComunicazione “Giorgio de Chirico” diTorre Annunziata, l’iniziativa, giunta allaseconda edizione, ha visto come protagoni-sti gli studenti degli istituti secondari di pri-mo grado e delle ultimi tre anni degli istitutisecondari di secondo grado di Napoli e gli

studenti delle università campane. La cerimonia di premiazione si è svolta il

17 maggio scorso, nel salone della Basilicadel Buon Consiglio a Capodimonte, nell’am-bito del convegno “Comunicare l’economiasociale e il pensiero di Giuseppe Toniolo”.L’evento è stato patrocinato dall’Arcidiocesidi Napoli, dall’Ufficio Scolastico Regionaledella Campania, dall’Ordine dei GiornalistiCampania, dall’Ucsi Campania, dall’UcidNapoli e Campania, dall’Age, dalla Banca diCredito Popolare di Torre del Greco e

dall’Aneat.I lavori sono stati aperti da Francesco

Manca, responsabile della FondazioneNazionale di Studi Tonioliani per laCampania e il Sud Italia, che ha inoltre sot-tolineato che “l’iniziativa vuole essere l’oc-casione di discussione e di approfondimen-to, soprattutto per i giovani, del pensiero delbeato Giuseppe Toniolo, economista e so-ciologo e per rilanciare il processo di inte-grazione europea alla luce dei principi dellaDottrina sociale della Chiesa”.

Mons. Nicola Longobardo, rettore dellaBasilica di Capodimonte e assistente eccle-siastico della Fondazione Nazionale diStudi Tonioliani della Campania ha ricorda-to che «oggi più che mai abbiamo bisogno diriferimenti come il beato Giuseppe Toniolo,laico e professore di economia o suor MariaLandi, nata a Napoli che, grazie alla sua spi-ritualità, alla sua intuizione e operosità det-te vita alla costruzione della chiesa del BuonConsiglio” riunendo in un’associazione piepersone che si prodigarono per gli altri e per

i più bisognosi». A seguire l’intervento di Stefano

Zamagni, docente di Economiaall’Università di Bologna e presidente dellaPontificia Accademia di Scienze Sociali: «Ilmercato inclusivo è un pilastro del pensierodi Toniolo. Mentre si fa economia bisognaapplicare i principi della solidarietà». Ma c’èanche un secondo principio importante efondamentale che Zamagni spiega alla pla-tea di giornalisti, docente e studenti.

scuole secondarie di primo grado della CittàMetropolitana di Napoli, sono stati premia-ti: Sezione Saggio breve: 1° premio BalzanoMariarosa - Esposito Milena III B - Ics“Giampietro - Romano” - Torre del Greco. 2°Premio: De Luca Vincenzo – MontagnaElvira III A - Ics “Giampietro - Romano” -Torre del Greco. 3° Premio: PanarielloMaria Grazia III E - Ics “G. Giampietro-

Romano” – Torre del Greco.Sezione Fumetto: 1° Premio: Cecco

Ramon II A - Scognamiglio Carmen II B,Spagnuolo Gabriella - Vetro Francesca -Aiello Michele - Moscone Miriam II B -Gagliardi Rossella - Inno Ciro – MaglioloVincenzo - Scognamiglio Marika II B - Ics “

Giampietro - Romano” – Torre del Greco.Per il concorso dal titolo “Il lavoro per la

promozione umana”, riservato agli studentidegli ultimi tre anni delle scuole secondariedi secondo grado della Città Metropolitanadi Napoli sono stati premiati: SezioneSaggio breve: 1° Premio ex aequo: Di LevaFrancesco - Garofalo Anna Claudia V A -Liceo Arte e Comunicazione “Giorgio deChirico” - Torre Annunziata e Piedimonte

Matteo IV F - Isis. “Antonio Serra” – Napoli.Sezione Fumetto: 1° Premio: Serra

Chiara IV D - Liceo Arte e Comunicazione

“Giorgio de Chirico” - Torre Annunziata.Sezione Manifesto pubblicitario: 1°

Premio: Cimmino Chiara III C - Liceo Arte eComunicazione “Giorgio de Chirico” - Torre

Annunziata.Sezione Spot audio-video: 1° Premio:

Aquino Angela - Buondonno Anita - Izzo

Nicholas.V A - Liceo Arte e Comunicazione

“Giorgio de Chirico” - Torre Annunziata.Sezione Progetto di imprenditoria giova-

nile: 1° Premio: Annunziata Michele IV ALinguistico - Liceo Statale “A. Diaz” –

Ottaviano.Per il concorso dal titolo “Attualità dell’e-

conomia sociale nel mondo globalizzato” ri-servato agli studenti delle Facoltà universi-tarie e Accademie della Campania il primopremio, nella sezione saggio breve, è statoassegnato a Russo Ornella - “UniversitàSuor Orsola Benincasa” - Facoltà “Scienze

della comunicazione”.

«Liberté ed egalité, scritti sulla bandiera del-la rivoluzione francese, non possono stareinsieme a lungo se non sono sostenuti dallafraternité. Fraternità non è la stessa cosa disolidarietà». Una società fraterna è una so-cietà solidale dove emerge il valore della re-

ciprocità. Espressione dell’economia sociale è

Stefania Brancaccio, imprenditrice e presi-dente dell’Unione Cristiana ImprenditoriDirigenti Campania: «La mia azienda metteal centro le persone». Le hanno fatto eco an-che Diego Guida, editore e presidente UcidNapoli,che ha sottolineato l’importanza del-la cultura come strumento per la crescita ci-vile, economica e sociale di una comunità eil giovane imprenditore Alessandro DiRuocco, presidente della Rdr di Torre delGreco che ha ribadito la necessità di fare re-te anche nel settore economico e delle im-prese.

Quindi l’intervento di Antonio D’Amato,procuratore aggiunto della Procura di SantaMaria Capua Vetere: «Bisogna saper com-prendere i processi di cambiamento dellasocietà e per fare ciò bisogna rifarci ai valorie alle radici cristiane, anche al pensiero delbeato Giuseppe Toniolo che da cristiano ecattolico ha offerto l’esempio di come puòvivere un cristiano nella vita quotidiana.Ben vengano queste iniziative per promuo-vere i principi della Dottrina sociale della

chiesa, i valori della solidarietà e quelli dellalegalità a tutti i livelli anche nel campo eco-nomico per far rispettare le regole».

A far echeggiare nell’aria del salone del-l’ipogeo di nuovo la parola “Persona” è donTonino Palmese, vicario Episcopaledell’Arcidiocesi di Napoli, ricordando PapaFrancesco e la sua lezione riguardo ad unlinguaggio che utilizza aggettivi ma non so-stantivi. Molto meglio dire persone migran-

ti. Al termine del dibattito, moderato dal

giornalista Rai Guido Pocobelli Ragosta, lepremiazioni dei contributi giunti alla segre-teria del premio del concorso coordinata da

Felicio Izzo.Il pensiero di Giuseppe Toniolo si è ac-

compagnato in questo percorso di ricerca edi studio a tre temi diventati traccia e riferi-mento per gli studenti provenienti da Torredel Greco, Torre Annunziata, Napoli,Ottaviano e per sviluppare immagini e pen-sieri attraverso diverse sezioni, dal saggiobreve al fumetto, al manifesto pubblicitario,allo spot audio-video. Tre tematiche indiriz-zate rispettivamente agli alunni delle scuolesecondarie di primo grado, di secondo gra-do e, infine, agli studenti universitari. Per i

vincitori, premi in denaro, targhe e gadget. Per il concorso dal titolo: “L’Uomo ha di-

ritto al lavoro”, riservato agli studenti delle

La Compagnia Teatrale “Overlab” al Madrearte di Villaricca a favore della ricerca scientifica

Emozioni e riflessioniIl teatro Madrearte di Villaricca, diretto da Antonio Diana, ha ospitato il gruppo

“Overlab” composto da professionisti che nel tempo libero si dedicano al teatro.Quest’anno il gruppo ha proposto una rivisitazione de “Il berretto a sonagli” di LuigiPirandello. «Una scelta non casuale – spiega Vincenzo Pianese, tra gli interpreti della se-rata – per tentare di portare in scena non solo uno spettacolo che facesse ridere, ma un qual-cosa di più complesso, per trasmettere emozioni e delle riflessioni». «È stato un percorsoimpegnativo, per niente facile – ha sottolineato il regista Antonio Dell’Isola –ma a quantopare è riuscito bene, lo dimostrano gli applausi e i numerosi complimenti che ci arrivanoancora oggi».

«Prima di andare in scena eravamo tutti timorosi per l’ardua impresa di portare un adat-tamento di Luigi Pirandello – ha commentato Teresa De Rosa, altra attrice della rappre-sentazione – ma gli applausi del pubblico ci hanno dimostrato che siamo riusciti nel nostrointento. La cosa più bella è stata che nonostante questa non sia la nostra professione, perchéognuno di noi svolge lavori completamente diversi, siamo riusciti, attraverso l’impegno, ladedizione e la forte passione per il teatro, a trasmettere delle emozioni».

Uno spettacolo nutrito dalla forte sinergia fra il teatro Madrearte, l’AssociazioneItaliana per la Lotta al neuroblastoma, di cui la stessa De Rosa è referente per laCampania, e la Pro Loco di Villaricca, il cui presidente Armando De Rosa ha voluto sot-tolineare l’importanza di fare rete: «È necessario creare momenti come questi perché solodallo scambio di idee e dalla partecipazione possono venire fuori queste manifestazioni.L’obiettivo della Proloco è quello di creare comunità, oggi ce n’è tanto bisogno per riuscirea valorizzare la nostra provincia, ma più in generale, la nostra nazione».

A tal proposito è stato ricordato il grande successo della manifestazione a favoredell’associazione neuroblastoma “La mia vita a trecento all’ora” tenutasi recentementeal teatro Acacia di Napoli per la presentazione dell’omonimo libro di Pasquale Mele.Anche in quell’occasione la rete è risultata vincente, facendo confermare a Napoli il ti-tolo di capitale della solidarietà. Parole di apprezzamento e ringraziamento per l’impe-gno del gruppo “Overlab” sono state espresse anche da Raffaele Scotto di Quacquero,

presidente dell’associazione Gma di Napoli, una onlus che ha come finalità la valorizza-zione del patrimonio sociale e culturale etiope, alla cui associazione è andato parte delricavato.

La partecipazione di un folto pubblico ha dimostrato come la comunità villariccheseè viva e fa sentire il proprio sostegno alla ricerca, alla valorizzazione del territorio ed inparticolare al teatro. Ospiti delle serate la giovane cantante napoletana Alessia Moio, giàimpegnata in passato in diversi progetti con la Pro Loco di Villaricca e con l’associazioneItaliana per la Lotta al neuroblastoma, ed il poeta e attore napoletano Ciro Ridolfini.

Francesco Topo

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CulturaNuova Stagione 2 giugno 2019 • 13

Volodiretto per New YorkNew York sempre più vicina.United Airlines ha inauguratoi il primo volo diretto daNapoli, attivo da Capodichinofino al 26 ottobre, ogni giorno(solo dal 5 al 26 ottobresaranno 5 i voli settimanaligarantiti). Sarà il primovettore statunitense a collegarele due città e inaugurerà il suosesto volo diretto dall’Italia. L’aeromobile Boeing 767-300che opera il nuovo servizioNapoli-New York- aeroporto diNewark avrà totale di 214posti a sedere, di cui 30poltrone flat-bed in businessclass, 49 in United EconomyPlus e 135 in United Economy.La business class UnitedPolaris, il nuovo marchio dellacompagnia per il viaggiod’affari, offre un serviziocompletamente rinnovato e dilivello superiore, pensato permigliorare la qualità del riposodei passeggeriintercontinentali. Il servizio Polaris è disponibilea bordo, distinguendosi per laqualità superiore dei pasti edelle bevande serviti durante ilvolo, la biancheria da lettopersonalizzata Saks FifthAvenue e un esclusivo kit dicortesia con prodotti SundayRiley.I posti United Economy Plusoffrono uno spaziosupplementare per le gambe,migliorando il comfort per ilpasseggero. Posizionati nellaparte anteriore della classeEconomy, questi posticoncedono l’innegabilevantaggio di poter uscire piùvelocemente dall’aereoall’arrivo. I posti EconomyPlus sono disponibili su tutti ivoli intercontinentali. «Siamolieti di inaugurare il nostronuovo servizio direttogiornaliero - ha dichiaratoWalter Cianciusi, Direttorevendite di United per l’Italia -questo nuovo volo rafforza lanostra rete internazionale dicollegamenti, offrendo ainostri clienti italiani unamaggiore scelta e libertà diviaggio, con oltre 60vlodestinazioni negli StatiUniti, nei Caraibi, in Canada ein Messico raggiungibili, incoincidenza, con voli diretti daNew York/Newark». «E’ motivo di grande orgoglioper noi perché per la primavolta avvicina la Campanianon solo a New York ma atutto il Nord America»dichiara Roberto Barbieri ceodell’Aeroporto Internazionaledi Napoli.

Le Arciconfraternite di Santa Maria del Soccorso all’Arenella e del Santissimo Rosario al Vomero propongono un “Viaggio nell’arte”

Quel giorno senza finedi Rosanna Borzillo

È lo squillo della “squadra della tromba” adaprire la serata. E così subito si entra nell’at-mosfera. La presentazione del libro diGiacomo Retaggio, dal titolo “Il VenerdìSanto procidano. Il giorno senza fine” con leimmagini di Aniello Intartaglia, che si è svoltasabato 25 maggio presso l’arciconfraternitadel SS. Rosario al Vomero, parte dall’elementopiù importante della processione: la tromba.«Tu ti chiederai cosa abbia di speciale questostrumento – spiega Retaggio - si tratta di unatromba senza tasti… che emette un suono tipi-co, angosciante, stridulo che sale nell’aria, ri-mane sospeso e poi cade, quasi raggomitolan-dosi su se stesso, come un grido di un doloreimmenso, che non avendo più la forza, si afflo-scia». È questo “suono” che «ogni procidano siporta dentro per tutta la vita come una stim-mata indelebile». Perciò la presentazione dellibro di Retaggio e Intartaglia parte da qui, perpoi proseguire con un dibattito a più voci allapresenza di Rosanna Romano, direttore gene-rale delle politiche culturali e turistiche dellaRegione Campania, don Lello Ponticelli, deca-no di Procida, i commissari arcivescoviliSalvatore Mazzaro e Gianfranco Wurzburgerrispettivamente rappresentanti dell’arcicon-fraternita Santa Maria del Soccorso edell’Arciconfraternita del Santissimo Rosarioal Vomero, Teresa Armato, vicepresidente diScabec che ha sostenuto l’iniziativa. In sala an-che gli autori e Nico Granito, assessore allaCultura del Comune di Procida che ha curatoe sostenuto la pubblicazione.

«Il libro – dice don Lello Ponticelli - è un at-to di amore: Giacomo Retaggio ha fatto dellacustodia e della trasmissione dei tratti salientidell’identità procidana, una parte della sua‘missione’ di uomo ‘curioso, colto e popolare’.In questa sua recente pubblicazione, insiemeal bravissimo e ‘intrigante’ fotografo AnielloIntartaglia, consegna ai suoi figli di oggi e didomani, ma anche a tutti coloro che dall’Italiae dall’estero si lasciano catturare dal suo in-tenso fascino, un dettagliato racconto del ve-nerdì santo a Procida ».

L’angioletto, i misteri e la tromba sono i treelementi più importanti della processione, de-scritti e fotografati da Retaggio. Con l’espe-diente letterario di un amico immaginario,Retaggio lasciandosi accompagnare dalle fotoimprescindibili di Intartaglia, conduce il letto-

re attraverso le varie fasi della processione:«senza mai stancare – commenta RosannaRomano – ma offrendo, invece, uno spaccatoimportante di quello che è la processione. Unevento storico, religioso, culturale: ogni annodiverso dal precedente. In quanto la processio-ne rimanda ai cambiamenti della società: i gio-vani sfidano, infatti, e manifestano la loro rab-bia contro l’ipocrisia, il perbenismo e la corru-zione creando ogni anno dei veri e propri “mi-steri” che sono degli atti di accusa».

Nel libro è anche spiegato il grande valoreartistico che ha la statua lignea del Cristo: «adopera di Carminus Lantriceni, sculptor. Ma pa-re che ai procidani dispiaccia conoscere la ve-rità e si rifugino quasi inconsapevolmente nel-la leggenda del carcerato scultore (come tra-manda la tradizione ndr) forse perché più intri-gante e ricca di fascino», scrive Retaggio.

«Una processione – evidenza don LelloPonticelli – che nasce come corteo penitenzia-le, ma rappresenta anche un modo di manife-stare la fede con tutte le sua implicanze, radi-candosi e incarnandosi nella cultura di un po-polo fino a diventarne l’espressione più signifi-cativa della sua identità. Una grande opportu-nità spirituale e pastorale: momento di primoannuncio della fede, evangelizzazione, cate-

chesi biblica, attualizzazione della fede nellecircostanze attuali».

« Per questo – suggerisce la Romano – an-drebbe proposta come evento di carattere re-gionale, potenziata e arricchita – rilancia la di-rigente -e occorrerebbe trasformare il libro inuna mostra-itinerante perché Procida esca dalsuo “guscio” e divenga patrimonio di tutti». Unpo’ l’obiettivo della presentazione:«Comprendere - spiega Wurzburger - usanzee tradizioni dell’isola, nonché la sua immensacultura.

Per questo ci è sembrato importante pro-porlo a chi vuole effettivamente proseguire unviaggio nell’arte». Quello iniziato il 10 maggioscorso dalle due arciconfraternite del VomeroS. Maria del Soccorso all’Arenella (in piazzettaG. Gigante, 34) e SS. Rosario al Vomero (inpiazzetta Belvedere 113). «Primo evento – ri-corda Mazzaro - la mostra del maestroCarmine Meraviglia: occasione preziosa per ri-scoprire il valore delle arciconfraternite comepatrimonio di arte, cultura e tradizione. Siamovoluti partire da qui per offrire al quartiere e al-la cittadinanza una opportunità: ritrovare spa-zi sconosciuti e imparare a tutelarli e a usu-fruirne». Da Meraviglia a Retaggio passandoper le splendide immagini di Intartaglia.

Assegnato il premio “Cardinale Michele Giordano”

di Francesco Antonio Grana

Consegnati a Napoli i riconoscimenti della settima edizione delPremio cardinale Michele Giordano. La cerimonia si è svolta aCapodimonte, nella Biblioteca intitolata al porporato che per circaventi anni, dal 1987 al 2006, è stato arcivescovo del capoluogo par-tenopeo e presidente della Conferenza Episcopale Campana.Vincitore dell’edizione 2019 è il libro “Tutti gli uomini di Francesco”(San Paolo) del vaticanista Mediaset Fabio Marchese Ragona.Secondo posto per il volume “Oltretevere” (Piemme) dello studiosoAlessandro Acciavatti. Terzo classificato “Diplomazia segreta inVaticano” (Cantagalli) di Johan Ickx, responsabile dell’ArchivioStorico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria diStato Vaticana e consultore della Congregazione delle cause dei san-ti.

La giuria, presieduta dal professore Fulvio Tessitore, già senatoree rettore dell’Università Federico II di Napoli, ha, inoltre, assegnatoall’unanimità un premio speciale al volume “Chiesa, liberati dal ma-le!” (Rubbettino) del vaticanista Gian Franco Svidercoschi, e unamenzione speciale al libro “Vie meravigliose di Dio” (LibreriaEditrice Vaticana) di Abraham Kavalakatt, già direttore commercia-le della Tipografia Poliglotta Vaticana.

Tra le numerose personalità presenti alla premiazione c’erano ilprofessore Raimondo Pasquino, già rettore dell’Università diSalerno e presidente del Consiglio comunale di Napoli, il giornalistaGiuseppe Blasi, presidente della sezione campana dell’UnioneCattolica della Stampa Italiana, e monsignor Salvatore Ardesini, perventitré anni segretario particolare del cardinale Giordano.

Numerosi i messaggi che sono arrivati per questo evento. Da quelloinviato dall’ex sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, che ha volu-to ricordare «l’indimenticabile figura del nostro amatissimo presu-le», a quelli di monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo prelato diPompei, e di coloro che sono stati vescovi ausiliari del cardinaleGiordano durante il governo dell’arcidiocesi partenopea: il cardina-le Agostino Vallini, attualmente legato pontificio per le Basiliche diSan Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi, monsignorVincenzo Pelvi, arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino, e monsi-gnor Filippo Iannone, presidente del Pontificio Consiglio per i testilegislativi.

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Nuova Stagione14 • 2 giugno 2019

L’Ufficio “Famiglia e Vita” propone schede

Le ferite de Sesta ed u

La Lettera Pastorale del Cardinale Crescenzio Sepe “Visitare gli in-fermi” quest’anno ci ha invitato a dare continuità al cammino eccle-siale della nostra Diocesi riscoprendo la dimensione evangelizzatricedell’agire pastorale attraverso l’incontro con le sofferenze della fami-glia: «Quanta luce ci viene nell’accostarci ai sofferenti! Capita spessoche la loro frequentazione ci faccia vedere il mondo in modo diverso …Quando essa attraversa l’esistenza, Dio non resta indifferente».

Prendendo spunto dalla Lettera Pastorale, l’Ufficio “Famiglia eVita” ha proposto durante quest’Anno Pastorale un itinerario spiri-tuale ispirato all’idea che le famiglie sono chiamate a evangelizzarele famiglie, anche nelle situazioni di fragilità e di debolezza che fannoparte della vita di ogni giorno.

A conclusione di quest’anno l’Ufficio presenta la sesta ed ultimascheda dal titolo “Le ferite della famiglia”, per la catechesi e la spiri-

Contenuti e metodo dell’incontro

La scheda è strutturata per essere sviluppatain due incontri e presenta:

1. Prima parte (primo incontro) Una preghiera iniziale.�

Il riferimento a un testo biblico: “Gesù ela Samaritana” (Gv 4, 5-26); testo alternati-vo: “Il�fariseo e il pubblicano” (Lc 18, 9-14).Un commento abbastanza ampio al testo.

Alcune domande per le coppie per untempo di circa 10-15 minuti.

Al termine dell’incontro si ritorna nelgruppo e volendo, si può chiedere anche unabreve condivisione.�

A conclusione si può ascoltare il canto“Gesù e la Samaritana”, scaricabile facil-mente dalla rete (www.youtube.com/wat-ch?v=CTGW6IN338U) e pregare insiemecon il Padre nostro.

2. Seconda parte (secondo incontro)

- Salmo 139 (138 nel Salterio; Vespri mer-coledì della quarta settimana).

Sul salmo si possono fare le risonanze;volendo il salmo può essere accompagnatodal testo evangelico che si accompagna aquello principale (Lc 18, 9-14: “Il fariseo e ilpubblicano”).�

L’insegnamento di Papa Francesco(Amoris Laetitia n. 308, Catechesi del 24 giu-gno 2015 – “Le ferite”).

Alcuni spunti di riflessione dal Sussidio:“Andate in città” con riferimento alle infer-mità dello spirito.

Alcune domande per il confronto digruppo.

L’invito alla preghiera conclusiva.

Prima parte della scheda�

1. Preghiera iniziale�Signore Gesù, Tu conosci tutto di noi:�i

nostri limiti, le nostre fragilità,�niente per Terimane oscuro.�Tu non ci abbandoni: cam-mini al nostro al fianco sostenendoci in ognicaduta�e abbracciandoci sempre con infini-ta tenerezza.�

Ora siamo qui e, come la donna samari-tana,�vogliamo metterci in ascolto della TuaParola,�credere che Tu sei il Figlio di Dio ve-nuto tra noi per salvarci, per tirarci fuori dalpozzo nel quale siamo caduti�e dissetarci al-la Tua fonte zampillante di vita.

Amen!

2. Gesù e la samaritana (Gv 4, 5-26)

Giunse così a una città della Samariachiamata Sicar, vicina al terreno cheGiacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:

qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dun-que, affaticato per il viaggio, sedeva presso ilpozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge unadonna samaritana ad attingere acqua. Le di-ce Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepolierano andati in città a fare provvista di cibi.Allora la donna samaritana gli dice: «Comemai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me,che sono una donna samaritana?». I Giudeiinfatti non hanno rapporti con i Samaritani.Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il donodi Dio e chi è colui che ti dice: dammi da be-re!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbedato acqua viva».

Gli dice la donna: «Signore, non hai unsecchio e il pozzo è profondo; da dove prendidunque quest’acqua viva? Sei tu forse piùgrande del nostro padre Giacobbe, che cidiede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli eil suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di que-st’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà del-l’acqua che io gli darò, non avrà più sete ineterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diven-terà in lui una sorgente d’acqua che zampillaper la vita eterna».

«Signore – gli dice la donna – dammi que-st’acqua, perché io non abbia più sete e noncontinui a venire qui ad attingere acqua». Ledice: “Va’ a chiamare tuo marito e ritornaqui».

Gli risponde la donna: «Io non ho mari-to». Le dice Gesù: «Hai detto bene: io non homarito.

Infatti hai avuto cinque mariti e quelloche hai ora non è tuo marito; in questo haidetto il vero». Gli replica la donna: «Signore,vedo che tu sei un profeta! I nostri padri han-no adorato su questo monte; voi invece diteche è a Gerusalemme il luogo in cui bisognaadorare».

Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’orain cui né su questo monte né a Gerusalemmeadorerete il Padre. Voi adorate ciò che nonconoscete, noi adoriamo ciò che conoscia-mo, perché la salvezza viene dai Giudei. Maviene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratoriadoreranno il Padre in spirito e verità: cosìinfatti il Padre vuole che siano quelli che loadorano.

Dio è spirito, e quelli che lo adorano de-vono adorare in spirito e verità». Gli risposela donna: «So che deve venire il Messia, chia-mato Cristo: quando egli verrà, ci annun-cerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, cheparlo con te».

Parola di DioRendiamo grazie a Dio.

3. Meditazione sulla Parola Il racconto evangelico prende spunto

dall’iniziativa di Gesù che, affaticato dalviaggio, chiede da bere a una donna samari-tana.

La richiesta facilita l’inizio di un dialogoche si approfondisce progressivamente eche tocca anche la vita personale della don-

na, che con imbarazzo confessa a Gesù dinon avere marito.

La donna infatti ha avuto una vita trava-gliata in quanto è passata attraverso diversimatrimoni, probabilmente anche a causa diresponsabilità personali.

Gesù mostra di conoscere questa situa-zione e l’aiuta a rileggere la sua storia perpermetterle di rifondare la sua vita nella ve-rità dell’amore. Gesù non la giudica, ma conmisericordia parte dalla sua situazione con-creta per darle fiducia e iniziarla a una vitanuova.

Tra i due si stabilisce un dialogo confi-denziale e libero, in cui emerge la capacità diGesù di incontrare la persona nelle sue fra-gilità, particolarmente quelle che toccano lesue relazioni e i suoi affetti.

In sintesi, nel dialogo con la samaritanacontempliamo un Dio che vuole incontrarela persona nelle sue fragilità e accompagnar-la con pazienza per aiutarla a ricominciareun percorso di vita significativo, capace dirispondere alle sue aspettative di amare e diessere amata.

4. Domande per il confronto in coppia

«In nessuna storia familiare mancano imomenti in cui l’intimità degli affetti più cariviene offesa dal comportamento dei suoimembri. Parole e azioni (e omissioni!) che,invece di esprimere amore, lo sottraggono o,peggio ancora, lo mortificano». (PapaFrancesco, Udienza del 24 giugno 2015).

«Lo sguardo che apprezza ha un’impor-tanza enorme e lesinarlo produce di solito undanno.

Quante cose fanno a volte i coniugi e i figliper essere considerati e tenuti in conto! Molteferite e crisi hanno la loro origine nel momen-to in cui smettiamo di contemplarci» (AmorisLaetitia, 128).

Nel dialogo di coppia, con lo spirito dellacorrezione fraterna, gli sposi possono aprireil proprio cuore e dirsi reciprocamente qualile ferite che attraversano la loro vita di cop-pia. Alcune domande li possono aiutare inquesto scambio:

In quali occasioni, anche senza farlo ap-posta, avete ferito la sensibilità del vostroconiuge? E quella dei vostri figli?

«Tante ferite degli affetti, tante lacerazio-ni nelle famiglie incominciano con la perdi-ta di questa parola preziosa: scusami» (PapaFrancesco, Catechesi del 13 maggio 2015).Avete saputo chiedere scusa? Avete perdona-to davvero?

Al termine del confronto, le coppie pos-sono decidere cosa potrebbero condividerenel gruppo.

5. Conclusione Si può ascoltare il canto “Gesù e la

Samaritana” e pregare insieme il Padre no-stro.

Seconda partedella scheda�

6. Salmo 139 (Salmo 138 nel salterio; Vespri mercoledì della quarta settimana) Signore, tu mi scruti e mi conosci,�tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,�intendi da lontano i miei pensieri,�osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.�La mia parola non è ancorasulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi�e poni su di me la tua mano. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza?�Se salgo in cielo, là tu sei;�se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora�per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte», nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno;�per te le tenebre sono come luce.�

Gloria al Padre...

Sul Salmo si possono fare risonanze

Volendo si può leggere il testo tratto dalvangelo secondo Luca (Lc 18, 9-14: “Il fari-seo e il pubblicano”): la parabola sottolineacome la fede rischia di tradursi nell’atteggia-mento borghese di chi si considera gratifica-to per la propria pratica religiosa e per que-sto si sente giudice degli altri; al contrario, ilpubblicano è consapevole dei propri limiti edelle proprie fragilità e le si presenta alSignore invocando la sua misericordia. Laparabola si conclude con il perdono del pub-blicano.

7. L’insegnamento di Papa Francesco

«Sappiamo bene che in nessuna storia fa-migliare mancano i momenti in cui l’intimitàdegli affetti più cari viene offesa dal compor-tamento dei suoi membri.

Parole e azioni (e omissioni!) che, invecedi esprimere amore lo sottraggono o, peggioancora, lo mortificano. Quando queste ferite,che sono ancora rimediabili, vengono trascu-rate, si aggravano: si trasformano in prepo-tenza, ostilità, disprezzo. E a quel punto pos-sono diventare lacerazioni profonde, che divi-

Scheda per animatori

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Nuova Stagione 2 giugno 2019 • 15

di spiritualità e catechesi per famiglie

lla famiglia ultima scheda

tualità delle coppie e delle famiglie. La scheda per gruppi e famiglieè accompagnata da una scheda per gli animatori che presenta alcuneindicazioni operative, ed è strutturata per essere sviluppata in dueincontri. Gli animatori potranno gestire i contenuti della scheda se-condo la tipologia del gruppo e le sue esigenze; potrebbero decideredi dare maggior spazio al testo evangelico per una catechesi biblica,completando l’incontro con le domande e la preghiera; oppure po-trebbero valorizzare maggiormente la catechesi mediante il con-fronto.

Sul portale del Settore Laicato www.chiesadinapoli.it/settorelai-cato sarà possibile scaricare questa e tutte le schede precedenti Perinformazioni sarà possibile contattare l’Ufficio all’indirizzo: [email protected].

Ufficio Famiglia e Vita

Primo incontro

1. Preghiera inizialeSignore Gesù, Tu conosci tutto di noi:�i nostri limiti, le nostre fragilità,�niente per Te rimane oscuro.�Tu non ci abbandoni: cammini al nostro fiancosostenendoci in ogni caduta e abbracciandoci sempre con infinita tenerezza. Ora siamo qui e, come la donna samaritana,�vogliamo metterci in ascolto della Tua Parola,�credere che Tu sei il Figlio di Dio venuto tra noi per salvarci, per tirarci fuori dal pozzo nel quale siamo caduti�e dissetarci alla Tua fonte zampillante di vita. Amen!

2. La Parola: Gesù e la Samaritana (Gv 4,5-26)

3. Meditazione sulla Parola Il racconto evangelico prende spunto dall’iniziativa di

Gesù, che chiede da bere a una donna samaritana. La ri-chiesta facilita un dialogo che si approfondisce progressi-vamente e che tocca anche la vita personale della donna. Ladonna infatti ha avuto una vita travagliata in quanto è pas-sata attraverso diversi matrimoni, probabilmente anche acausa di responsabilità personali.

Gesù l’aiuta a rileggere la sua storia per permetterle dirifondare la sua vita nella verità dell’amore. Gesù non lagiudica, ma con misericordia parte dalla sua situazioneconcreta per darle fiducia e iniziarla a una vita nuova. Trai due si stabilisce un dialogo confidenziale e libero, in cuiemerge la capacità di Gesù di incontrare la persona nellesue fragilità, per aiutarla a ricominciare un percorso di vitasignificativo, capace di rispondere alle sue aspettative diamare e di essere amata.

4. Domande per il confronto di coppia Nel dialogo, con lo spirito della correzione fraterna, gli

sposi possono aiutarsi dicendosi quali ferite attraversanola loro vita di coppia. Alcune domande li possono aiutarein questo scambio:�

In quali occasioni, anche senza farlo apposta, avete fe-rito la sensibilità del vostro coniuge? E quella dei vostri fi-gli?

«Tante ferite degli affetti, tante lacerazioni nelle famiglieincominciano con la perdita di questa parola preziosa: scu-sami» (Papa Francesco, Catechesi del 13 maggio 2015).

Avete saputo chiedere scusa? Avete perdonato davvero? Al termine del confronto, le coppie possono decidere co-

sa potrebbero condividere nel gruppo.

Secondo incontro

5. Salmo 98 (Salmo 97 nel Salterio; Lodi mattutine mercoledì della prima settimana) Sul salmo è possibile fare le risonanze

6. L’insegnamento di Papa Francesco «Sappiamo bene che in nessuna storia famigliare manca-

no i momenti in cui l’intimità degli affetti più cari viene offesadal comportamento dei suoi membri.

Parole e azioni (e omissioni!) che, invece di esprimereamore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano.Quando queste ferite, che sono ancora rimediabili, vengonotrascurate, si aggravano: si trasformano in prepotenza, osti-lità, disprezzo».

(Udienza generale, mercoledì 24 giugno 2015). «Senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna

accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappedi crescita delle persone che si vanno costruendo giorno pergiorno, lasciando spazio alla misericordia del Signore che cistimola a fare il bene possibile.

Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non con-dannare (cfr. Mt 7, 1; Lc 6, 37)».

(Amoris Laetitia, 308).

7. Dal sussidio “Andate in città”�Il coraggio di mettersi in cammino è una vera e propria

forza di rinnovamento che parte da chi si sente illuminatonel cuore, nella mente, nell’anima e coinvolge in dinamichecostruttive e di bene tutti quelli che sono intorno insegnan-do la strada, perché ognuno sconfigga le proprie infermità,perché imparino il grido da elevare per non lasciarsi chiu-dere dal buio della notte dell’anima.

Cosa deve fare la comunità cristiana? Insegnare a grida-re, incoraggiare a gridare, portare a Cristo quanti solo daLui possono sperare di essere sanati.

La comunità può lavorare perché nessuno perda l’op-portunità di essere davvero e definitivamente incontrato daDio.

8. Domande per il confronto di gruppo Cosa maggiormente vorreste sottolineare dei brani let-

ti? Cosa vi colpisce?Alla luce dell’insegnamento della Parola di Dio e del

Magistero, quali scelte pastorali sono necessarie nelle no-stre Comunità per accompagnare le persone e le coppie fe-rite?

Conoscete esperienze già avviate e che potrebbero esse-re tenute in considerazione sia nell’accompagnamento diseparati fedeli che di divorziati rispostati o di altre forme direlazioni ferite?

9. Preghiera conclusiva Preghiere spontanee e il Padre Nostro.

dono marito e moglie, e inducono a cercarealtrove comprensione, sostegno e consola-zione. Ma spesso questi sostegni non pensa-no al bene della famiglia!” (Udienza genera-le, mercoledì 24 giugno 2015).

«Senza sminuire il valore dell’ideale evan-gelico, bisogna accompagnare con miseri-cordia e pazienza le possibili tappe di crescitadelle persone che si vanno costruendo giornoper giorno, lasciando spazio alla misericor-dia del Signore che ci stimola a fare il benepossibile. I Pastori che propongono ai fedelil’ideale pieno del Vangelo e la dottrina dellaChiesa devono aiutarli anche ad assumere lalogica della compassione verso le personefragili e ad evitare persecuzioni o giudizitroppo duri e impazienti.

Il Vangelo stesso ci richiede di non giudi-care e di non condannare (cfr Mt 7,1; Lc6,37).Gesù aspetta che rinunciamo a cercarequei ripari personali o comunitari che ci per-mettono di mantenerci a distanza dal nododel dramma umano, affinché accettiamo ve-ramente di entrare in contatto con l’esistenzaconcreta degli altri e conosciamo la forza del-la tenerezza.

Quando lo facciamo, la vita ci si compli-ca sempre meravigliosamente” (Amoris Lae -titia, 308).

8. Dal sussidio “Andate in città” (con riferimento alle infermità dello spirito)�

“Il coraggio di mettersi in cammino è unavera e propria forza di rinnovamento che par-te da chi si sente illuminato nel cuore, nellamente, nell’anima e coinvolge in dinamichecostruttive e di bene tutti quelli che sono in-torno insegnando la strada, perché ognunosconfigga le proprie infermità, perché impa-rino il grido da elevare per non lasciarsi chiu-dere dal buio della notte dell’anima.

Cosa deve fare la comunità cristiana?Insegnare a gridare, incoraggiare a gridare, por-tare a Cristo quanti solo da Lui possono speraredi essere sanati. La comunità può lavorare per-ché nessuno perda l’opportunità di essere dav-vero e definitivamente incontrato da Dio”

9. Domande per il confronto di gruppo

Cosa maggiormente vorreste sottolinearedei brani letti? Cosa vi colpisce?

Alla luce dell’insegnamento della Paroladi Dio (la Samaritana; il fariseo e l pubblica-no) e del Magistero, quali scelte pastorali so-no necessarie nelle nostre Comunità per ac-compagnare le persone e le coppie ferite?

Conoscete esperienze già avviate e che po-trebbero essere tenute in considerazione sianell’accompagnamento di separati fedeli chedi divorziati rispostati o di altre forme di re-lazioni ferite?

10. Preghiera conclusiva Preghiere spontanee e il Padre Nostro.

Scheda per i gruppi

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