PIANO STRATEGICO DI RIQUALIFICAZIONE DELL’ASSISTENZA
E DI RIEQUILIBRIO ECONOMICO FINANZIARIO
PRR 2008-2010
ASL 5 COLLEGNO e ASL 10 PINEROLO
PROPOSTA
15 Ottobre 2007
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INDICE
PREMESSA
Pag. 3
PARTE I :OBIETTIVI ASSISTENZIALI
Riorganizzazione dei processi assistenziali e delle attività di prevenzione
- LA PREVENZIONE Pag. 8
- L’ASSISTENZA TERRITORIALE/DISTRETTUALE Pag. 53
- L’ASSISTENZA OSPEDALIERA
Pag. 81
Assistenza farmaceutica territoriale,integrativa e protesica Pag. 121
PARTE II :RIORDINO DELLE ATTIVITA’
Revisione della struttura organizzativa e delle dotazioni organiche
Pag. 124
PARTE III :Conto Economico preventivo 2008-2010
Investimenti
Pag. 130
PARTE IV :Preventivo costi per funzione 2008-2010
Pag. 136
PARTE V: Previsione dotazione personale 2008-2010
Vincoli imposti dalla Legge Finanziaria e Prospettive stabilizzazione
dei contratti di lavoro precario
Sviluppo dell’attività libero professionale
Pag.137
Riflessioni finali
Pag. 141
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PREMESSA
La redazione del presente Piano strategico di riqualificazione dell’assistenza e di
riequilibrio economico finanziario (PRR) 2008-2010, in attuazione delle direttiva approvata con
D.G.R. n.59-6349 del 05/07/2007 e della successiva D.G.R. 84-6615 del 31/07/2007, è stata
significativamente condizionata dal fatto che l’accorpamento delle ASL 5 di Collegno e 10 di
Pinerolo è stato previsto recentemente dalla D.G.R. n. 32-4991 del 22/12/2006 che ha modificato
la proposta già approvata con D.G.R. n. 60-2532 del 03/04/2006 che ipotizzava una diversa
aggregazione territoriale (l’ASL 5 di Collegno con l’ASL 6 di Ciriè e l’ASL 10 di Pinerolo con
l’ASL 8 di Chieri).
La nomina dello stesso Direttore Generale sulle due ASL (avvenuta con D.G.R. n. 49-
5335 del 19/02/2007) ha consentito di avviare solo dal mese di marzo 2007, nei vari settori di
attività sia sanitaria che amministrativa, un percorso di conoscenza e di collaborazione tra le due
Aziende propedeutico alla riorganizzazione dei processi assistenziali e alla revisione della
struttura organizzativa e delle dotazioni organiche, che potranno essere compiutamente definite
nell’anno 2008.
Da questa prima presa di contatto tra le due Aziende è emerso che tale riassetto
territoriale darà corpo a un aggregato demografico, sociale, economico, ambientale e sanitario
caratterizzato da differenze e squilibri, determinando un’interessante sfida sia per quanto
concerne la programmazione degli interventi rivolti alla promozione della salute e al
miglioramento della qualità e degli esiti dell’assistenza, sia per gli aspetti economico gestionali.
A questo aggregato dovranno essere offerte politiche ed interventi di promozione della
salute e di organizzazione dell’assistenza sanitaria tarate sui bisogni e sulla domanda espressa
dalla popolazione e capaci di fornire risposte corrette e soddisfacenti evitando sprechi ed
effettuando investimenti coerenti a tali obiettivi.
Fin d’ora occorre mettere in evidenza che la nuova Azienda Sanitaria sarà una delle più
grandi del Piemonte sia sotto l’aspetto demografico per dimensione di popolazione (più di
500.000 abitanti pari a circa il 12% della popolazione regionale), di territorio (103 Comuni per
una superficie complessiva di 2.864 Kmq) di struttura produttiva (circa il 10% delle unità
produttive della Regione e il 10% degli addetti), sia sotto l’aspetto gestionale: 4.000 dipendenti,
7 Presidi Ospedalieri, 8 Distretti sanitari.
Nella pagina che segue sono rappresentati i principali indicatori demografici e strutturali
per una visione complessiva delle realtà esistenti.
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AAASSSLLL 555 Comuni 56 Superficie Kmq. 1.460 Abitanti 375.000 Densità ab/Kmq. 255 Ultra 65 anni 19% Minori 15 anni 14% Indice di vecchiaia * 143 Comuni di montagna 62% Comuni di collina 28% Comuni di pianura 10% Strutture Sanitarie complessive (punti erogazione servizi) 66 Numero Distretti sanitari 5 Presidi Ospedalieri 4 Posti letto complessivi 410 DEA di primo livello 1 Consultori familiari 16 Ser.T 7 Centri di Salute Mentale 7 RSA a gestione diretta 3 Strutture private accreditate 4 Ambulatori privati accreditati 6 Numero dipendenti 2.416 MMG e PLS 335 Farmacie 95 Finanziamento 2007 € 521.282.689
AAASSSLLL 111000 Comuni 47 Superficie Kmq. 1.404 Abitanti 133.000 Densità ab/Kmq. 93 Ultra 65 anni 23% Minori 15 anni 13% Indice di vecchiaia * 185 Comuni di montagna 51% Comuni di collina 20% Comuni di pianura 29% Strutture Sanitarie complessive (punti erogazione servizi) 20 Numero Distretti sanitari 3 Presidi Ospedalieri 3 Posti letto complessivi 402 DEA di primo livello 1 Consultori familiari 10 Ser.T 3 Centri di Salute Mentale 3 RSA a gestione diretta 1 Strutture private accreditate 0 Ambulatori privati accreditati 0 Numero dipendenti 1.560 MMG e PLS 117 Farmacie 50 Finanziamento 2007 € 197.047.250
*rapporto tra popolazione ultra/65 enne e popolazione <15 anni
Il presente PRR 2008-2010, prende l’avvio dall’analisi dello stato di salute della
popolazione e di mortalità evitabile (frutto delle indagini epidemiologiche realizzate dal Servizio
sovrazonale di Epidemiologia dell’ASL 5 illustrate in modo particolareggiato nella parte iniziale
del documento), e individua per ciascun livello assistenziale i principali interventi assistenziali e
di riordino organizzativo che si intendono realizzare nel triennio, che saranno più
dettagliatamente illustrati nei Piani di Attività annuali.
La nuova Azienda provvederà a garantire livelli di assistenza uniformi sul territorio
tenendo ben presenti, oltre alle citate risultanze epidemiologiche (laddove queste hanno
individuato peculiari fattori di rischio) anche la condizione di agio/disagio della popolazione
nella fruizione dei servizi, (salvaguardando e mantenendo attivo il tessuto sociale dei territori
montani, componente fondamentale del più generale tessuto connettivo in grado di scongiurare il
rischio di depauperamento e abbandono di tali contesti), e ponendo altresì la debita attenzione
alle peculiarità dei centri urbani dove è presente la maggior parte della popolazione con
problematiche socio sanitarie differenti.
Le linee strategiche su cui si innestano gli interventi programmati sono le seguenti:
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1. Valorizzazione e potenziamento dell’attività di prevenzione primaria e secondaria per contrastare la mortalità evitabile attraverso:
- la promozione di corretti stili di vita
- i LEA (livelli essenziali di assistenza)
- lo sviluppo dei Progetti regionali riguardanti gli interventi di promozione attiva
- la collaborazione e il supporto ai Comitati dei Sindaci dei Distretti nel processo di
elaborazione dei PEPS ( Profili e Piani di Salute), strumento degli Amministratori
Pubblici e delle Comunità locali per presidiare gli obiettivi di salute influenzabili
dalle loro scelte , con particolare attenzione al ruolo dei determinanti non sanitari.
2. Razionalizzazione e sviluppo degli interventi territoriali con l’obiettivo di costruire una rete che garantisca livelli di assistenza integrati e che traduca i diritti del cittadino in strumenti e percorsi chiari garantiti e facilmente fruibili. Gli interventi programmati poggiano su quattro parole chiave:
- porta d’accesso
- percorso assistenziale
- continuità delle cure
- integrazione socio-sanitaria
Ruolo centrale nella realizzazione di questo obiettivo è rivestito dai Medici di Medicina
Generale e dai Pediatri di Libera Scelta che dovranno valorizzare sempre di più il
governo clinico, l’appropriatezza delle cure e l’uso delle risorse e diventeranno la
principale figura di riferimento per garantire la continuità dell’assistenza e l’integrazione
ospedale-territorio.
Ulteriore impulso sarà dato al ruolo dei Distretti potenziando le funzioni di committenza
e tutela come previsto dalla D.G.R. 59/07 e attribuendo alle Direzioni Distrettuali un
ulteriore ambito di impegno e di sviluppo nella concertazione con le Comunità Locali
delle risposte ai bisogni di salute, attraverso la redazione dei PEPS.
Saranno inoltre intensificati i rapporti con gli Enti Gestori dei Servizi Socio Assistenziali
per migliorare la consolidata prassi di collaborazione e progettazione partecipata degli
interventi, al fine di dare risposte sempre più integrate e appropriate alle fasce deboli:
anziani, disabili fisici e psichici, minori.
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3. Riorganizzazione e sviluppo della rete ospedaliera. Gli interventi programmati sono finalizzati a migliorare, integrare e razionalizzare la rete
ospedaliera, in relazione anche allo sviluppo dei progetti di ristrutturazione e
ampliamento dei Presidi Ospedalieri, in fase di attuazione.
Se la Prevenzione è il luogo dell’osservazione e delle indicazioni generali e il Territorio il
luogo in cui esse diventano scelte specifiche e si articolano in una serie di risposte
peculiari, l’Ospedale si propone come una risorsa specialistica per attività e contenuti che
richiede sempre maggior connessione con Territorio e Prevenzione per consentire al
cittadino di fruire di un percorso di cura lineare e rispettoso e per poter predisporre gli
strumenti atti ad affrontare gli scenari che la Prevenzione delinea.
La rete ospedaliera che si intende realizzare garantirà sull’intero territorio aziendale
risposte appropriate ed equilibrate nella fase dell’emergenza/urgenza, nella fase
dell’acuzie per tutte le specialità di base mediche e chirurgiche (avendo le Aziende
Ospedaliere ed in particolare l’ASO S. Luigi di Orbassano come riferimento per l’alta
specialità), e nella fase postacuzie (Lungodegenza e Recupero e Riabilitazione
Funzionale), prevedendo la massima integrazione tra ospedale e territorio per la
continuità terapeutica e l’efficiente utilizzo delle risorse.
Particolare attenzione sarà rivolta all’ambito clinico (eccellenza di offerta delle
prestazioni erogate e potenziamento delle discipline complesse) investendo nelle
professionalità e nelle tecnologie, ma anche agli aspetti strutturali/alberghieri attraverso
la realizzazione di importanti investimenti sull’edilizia.
4. Formazione, valorizzazione e sicurezza delle risorse umane.
Particolare rilievo sarà dato allo sviluppo formativo e professionale delle risorse umane,
alla loro valorizzazione attraverso gli strumenti contrattuali, nonchè allo sviluppo di
interventi finalizzati a garantire la massima sicurezza nei luoghi di lavoro, nella
consapevolezza che il personale che opera nell’Azienda rappresenta l’elemento
fondamentale per la realizzazione degli interventi programmati.
5. Revisione della struttura organizzativa e razionalizzazione delle attività amministrative e di supporto . Conformemente agli indirizzi regionali sarà data attuazione nel corso del 2008 alla
revisione della struttura organizzativa ed in particolare alle attività amministrative e di
supporto, elaborando un modello organizzativo che, partendo dalla centralità del ruolo del
cittadino/utente e dalla necessità del miglior soddisfacimento possibile dei suoi bisogni di
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salute, garantisca che vengano efficacemente ed efficientemente esercitate le funzioni di
governo e di tutela della salute dei cittadini e le funzioni di produzione dei servizi
sanitari, nonchè le funzioni di supporto al sistema centrale.
Il processo riorganizzativo terrà conto anche della necessità di salvaguardare,
compatibilmente con le esigenze dell’organizzazione, il mantenimento del personale
presso le attuali sedi di lavoro.
E’ evidente che la riorganizzazione dei processi assistenziali e delle attività di prevenzione
ed il riordino della struttura organizzativa e delle dotazioni organiche oltre ad essere
particolarmente complessa richiederà un ampio confronto, che si svilupperà nel prossimi mesi
attraverso la consultazione di tutti gli organismi coinvolti (Conferenza dei Sindaci, Collegio di
Direzione, Consiglio dei Sanitari, Organizzazioni Sindacali, Associazioni di volontariato etc….).
Il documento finale costituirà il “contratto sociale” tra la nuova Azienda che si andrà a
costituire e i portatori di interesse (Regione, Comuni, Enti Gestori dei servizi socio assistenziali,
Associazioni di volontariato e tutela, Organizzazioni sindacali confederali territoriali e di
categoria..) alla redazione del quale tutti avranno contribuito e in cui saranno indicati gli obiettivi
da perseguire nel triennio, frutto del bilanciamento tra le pretese legittime dei portatori di
interesse e le responsabilità gestionali della Direzione aziendale.
Nel corso del triennio saranno sviluppati la comunicazione e il confronto, anche
attraverso sistemi di rendicontazione etico-sociale, affinché tutti abbiano una conoscenza
completa delle azioni, dei processi decisionali, delle conseguenze delle attività dell’Azienda e
dell’impatto sul loro benessere.
E’ intenzione di questa Direzione inoltre trasformare la fusione delle due Aziende
Sanitarie in una grande opportunità di concertazione etica, in grado di ridare smalto e vigore alle
energie etico comportamentali non solo degli operatori sanitari e dei dipendenti pubblici, ma
dell’intero territorio, promuovendo il dialogo e il confronto tra Azienda Sanitaria e Comuni sul
tema del radicamento dell’agire professionale in un terreno comune di valori, all’insegna della
valorizzazione del territorio e delle persone che in esso vivono e lavorano.
L’obiettivo è quello di fondare la nuova Azienda Sanitaria su una solida e il più possibile
condivisa piattaforma etica, su cui innestare il processo di definizione e implementazione degli
strumenti operativi, e di giungere alla stesura di un grande patto etico comportamentale (Carta
Etica) tra Azienda sanitaria e Comuni, che sia in grado di coinvolgere nel tempo gli altri attori
sociali del territorio (Scuola,Imprese, Commercio..) in un virtuoso processo di identificazione
delle condizioni del buon vivere e del ben lavorare.
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Parte I – Obiettivi assistenziali
1) Riorganizzazione dei processi assistenziali e delle attività di prevenzione
PREVENZIONE
Indice
Il punto di partenza : l’analisi del profilo di salute della popolazione
Pag. 9
Il punto di arrivo : la mortalità evitabile
Pag.22
Le strade ed i mezzi che si intendono utilizzare per raggiungere il punto di arrivo
Pag.24
Prima strada: i LEA Seconda strada: i progetti riguardanti gli interventi di prevenzione attiva Terza strada: I PEPS (Profili e Piani di Salute)
I mezzi: le Strutture del Dipartimento di Prevenzione riorganizzate alla
luce dei nuovi accorpamenti e della ridefinizione del LEA Prevenzione
Collettiva e Sanità Pubblica.
Pag. 30
Le azioni e le attività da sviluppare
Pag. 31
Il Servizio sovrazonale di Epidemiologia
Pag. 48
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PREVENZIONE
Il PRR è, nella sua sostanza, un percorso; qualsiasi percorso poggia su tre elementi
costitutivi essenziali:
Il punto di partenza;
Il punto di arrivo;
Le strade ed i mezzi che si intendono utilizzare per raggiungere il punto di arrivo.
Di seguito si analizzerà, alla luce di questi tre elementi costitutivi, il PRR 2008-2010
relativo ai servizi della prevenzione.
IL PUNTO DI PARTENZA è l’analisi del profilo di salute della popolazione delle nostre ASL,
che si può studiare in diversi modi. Abbiamo scelto di utilizzare un approccio molto
semplificato: l’analisi della mortalità evitabile.
La mortalità evitabile è un indicatore che riguarda un evento in una delle sue forme meno
accettabili: la conclusione della vita prima dei 75 anni determinata da cause che possono essere
attivamente contrastate dal sistema pubblico, in particolare sanitario.
La mortalità evitabile è un rilevante indicatore di politica sanitaria, perché permette
oggettivamente di segnalare le situazioni più a rischio, di studiare contromisure e di verificare,
nel tempo, il successo delle politiche intraprese.
Il valore simbolico della soglia convenzionale adottata, 75 anni, è il richiamo ad una
percezione sempre più diffusa circa la normalità e la pienezza della vita almeno fino a questa età,
che del resto è di appena 10 anni superiore all’età pensionabile.
L’evento morte prima di questa soglia è l’indicatore che ci fa capire che qualcosa ha
impedito che questa pienezza fisica, sociale, culturale e, per le morti precoci, lavorativa si
sviluppasse del tutto, è la sentinella che ci avvisa che vi è stato un insuccesso. Comprendere
questa sentinella vuol dire misurare in modo semplice e semplicemente verificabile le forze ed i
determinanti alla base dell’insuccesso.
Ridurre questo fenomeno vuol dire intervenire sulle forze e sui determinanti che l’hanno
generato: ridurre le morti evitabili vuol dire fare prevenzione, fare ricerca clinica, migliorare i
livelli di sopravvivenza, ridurre gli errori, migliorare i tempi di intervento, di diagnosi e di
capacità di cura.
E questi sono tutti fattori che impattano non solo sul caso limite, quello letale, ma anche
su tutta la catena dei casi non letali, migliorando quindi per tutta la popolazione i livelli di
sopravvivenza fino all’obiettivo, forse utopistico ma non per questo irrinunciabile, di una vita
fisica, sociale, culturale e lavorativa che, salvo imprevisti e piccoli incidenti di percorso, sia il
più possibile normale, piena e possibile, “almeno” fino ai 75 anni di età.
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Quante sono le morti evitabili?
Nella tabella n. 1 sono riportati i tassi standardizzati di mortalità nella popolazione 0-74
anni e viene effettuato un confronto fra mortalità evitabile e mortalità non evitabile1.
Tabella 1 – Mortalità nella popolazione 0-74 anni di età (Tassi standardizzati per 100.000 abitanti/anno) Maschi Femmine
Area Totalità
mortalità NON
evitabile
Totalità mortalità
EVITABILE
Mortalità TOTALE
Rapporto Morti
evitabili/Totale morti (%)
Totalità mortalità
NON evitabile
Totalità mortalità
EVITABILE
Mortalità TOTALE
Rapporto Morti
evitabili/Totale morti (%)
ASL 5 Collegno 141,3 214,8 356,1 60,3 93,1 99,7 192,8 51,7 ASL 10 Pinerolo 149,1 258,8 407,9 63,4 91,0 97,0 188,0 51,6 Provincia di Torino 147,4 231,3 378,7 61,1 88,3 105,8 194,1 54,5 Regione Piemonte 157,8 243,3 401,1 60,7 91,5 108,4 199,9 54,2 Italia 163,5 229,1 392,6 58,4 90,4 103,7 194,1 53,4
Nella fascia di età 0-74 anni circa 6 morti su 10 nei MASCHI e circa 5 morti su 10 nelle DONNE
SONO EVITABILI se si mettono in campo opportuni interventi
Se ci concentriamo sulla quota evitabile della mortalità possiamo analizzarla secondo due
grandi modalità:
Prima modalità: Analisi della mortalità evitabile in base ai principali grandi gruppi di
cause (tumori, patologie del sistema circolatorio, traumatismi, tutte le altre cause); questa
prima modalità di analisi ci aiuta a comprendere il profilo dei principali problemi di salute di
un’area ed i temi sui quali orientare le politiche locali di promozione della salute.
Nella tabella 2 si analizza la mortalità evitabile secondo questa modalità.
1 Per l’elenco delle cause di morte evitabili, come per gli altri dati riportati nella presente relazione, si è fatto
riferimento al lavoro: ERA (Epidemiologia e Ricerca Applicata): Atlante 2007-Mortalità evitabile per genere e per ASL (Il lavoro è consultabile sul sito web www.atlantesanitario.it).
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Tabella 2a – Mortalità nella popolazione 0-74 anni di età per grandi cause (Tassi standardizzati per 100000 abitanti/anno) Maschi
Area Tumori (tasso)
% Tumori rispetto
a tutte le cause
Sistema circolato-
rio (tasso)
% Sistema circolatorio rispetto a tutte le cause
Trauma-tismi e avvele-namenti (tasso)
% Trauma-
tismi rispetto
a tutte le cause
Altre cause (tasso)
% Altre cause
rispetto a tutte le cause
Tutte le cause (tasso)
ASL 5 di Collegno 91,5 42,6 66,8 31,1 36,6 17,0 19,9 9,3 214,8
ASL 10 di Pinerolo 94,7 36,6 81,0 31,3 55,9 21,6 27,2 10,5 258,8
Provincia di Torino 96,6 41,8 71,2 30,8 40,0 17,3 23,5 10,2 231,3
Regione Piemonte 98,7 40,6 74,7 30,7 46,5 19,1 23,4 9,6 243,3
Femmine
Area Tumori (tasso)
% Tumori rispetto
a tutte le cause
Sistema circolato-
rio (tasso)
% Sistema circolatorio rispetto a tutte le cause
Trauma-tismi e avvele-namenti (tasso)
% Trauma-
tismi rispetto
a tutte le cause
Altre cause (tasso)
% Altre cause
rispetto a tutte le cause
Tutte le cause (tasso)
ASL 5 di Collegno 51,8 52,0 25,3 25,4 12,8 12,8 9,8 9,8 99,7
ASL 10 di Pinerolo 51,0 52,6 23,5 24,2 12,6 13,0 9,9 10,2 97,0
Provincia di Torino 54,5 51,5 27,1 25,6 13,0 12,3 11,2 10,6 105,8
Regione Piemonte 54,1 49,9 28,5 26,3 13,7 12,6 12,1 11,2 108,4
Dalle tabelle si evince che:
Nei maschi: Nella ASL 5 il tasso di mortalità nella popolazione 0-74 è più basso sia rispetto a Piemonte che Provincia di Torino per tutte le cause esaminate;
Nella ASL 10 il tasso di mortalità nella popolazione 0-74, fatta eccezione per i tumori, è più alto sia rispetto a Piemonte che Provincia di Torino per tutte le altre cause esaminate (Tutte le cause, Sistema circolatorio, Traumatismi, Altre cause).
Nelle femmine: Nelle ASL 5 e 10 il tasso di mortalità nella popolazione 0-74 è
sostanzialmente sovrapponibile ed in entrambe risulta più basso sia rispetto a Piemonte che Provincia di Torino per tutte le cause esaminate.
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Nelle tavole che seguono la medesima situazione è rappresentata sotto forma di mappe con un dettaglio a livello comunale.
I territori delle ASL 5 e 10 sono evidenziati in blu 2. Come si può osservare le differenze sono profonde non soltanto fra le due ASL viste nel
loro insieme, ma anche e soprattutto a livello dei singoli comuni costituenti. NB. In tutte le tavole il colore rosso rappresenta le aree con i Rischi Relativi (RR) più
elevati, il colore verde le aree con i Rischi Relativi (RR) più bassi, le aree gialle le situazioni intermedie3.
Mortalità per TUMORI MALIGNI
(Rischio Relativo) - 2001-2002 Mortalità per PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI
(Rischio Relativo) – 2001-2002
Mortalità per PATOLOGIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO (Rischio Relativo) – 2001-2002
Mortalità per PATOLOGIE DELL’APPARATO DIGERENTE, età ≥ 20 anni (Rischio Rel.) – 2001-2002
2 Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Atlante sanitario del Piemonte – 2006” a cura di Alessio Petrelli e Giuseppe Costa. 3 Il Rischio Relativo (RR) di morte è il rischio (probabilità) presente in ogni comune di morire per una certa causa rispetto al rischio corso mediamente in Piemonte.
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Mortalità per CAUSE ACCIDENTALI
(Rischio Relativo) 2001-2002
Per quanto riguar
Le ASL 5 e 10 presentano, neriguarda i tumori, variegata
problematica e da tenere nedell’apparato resp
Seconda modalità: Analisi della mortalità
per contrastarla (Prevenzione primaria, di
sanitaria).
Questa seconda modalità di ana
prevalentemente suggerito dalla letteratura
area le morti evitabili.
Di tutte le morti evitabili
da il Rischio Relativo (Probabilità di morte)
l contesto piemontese, una situazione buona per quanto per quanto riguarda le malattie del sistema circolatorio, lla dovuta attenzione per quanto riguarda le malattie iratorio, digerente e per le cause accidentali.
evitabile in base alla tipologia di intervento possibile
agnosi precoce e relativa terapia, igiene ed assistenza
lisi ci aiuta ad individuare la tipologia di intervento
scientifica per contrastare attivamente in una certa
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Nella tabella 3 si analizza la mortalità evitabile secondo questa modalità.
Tabella 3 – Mortalità nella popolazione 0-74 anni di età per possibile intervento di contrasto (Tassi standardizzati per 100000 abitanti/anno) 4
Maschi
Area Prevenzione
primaria (tasso)
% Prevenzione
primaria rispetto a tutte le cause
Diagnosi precoce e terapia (tasso)
% Diagnosi precoce e terapia
rispetto a tutte le cause
Igiene e assistenza sanitaria (tasso)
% Igiene e
assistenza sanitaria rispetto a tutte le cause
Tutte le cause (tasso)
ASL 5 di Collegno 141,0 65,6 20,1 9,4 53,8 25,0 214,9
ASL 10 di Pinerolo 172,6 66,7 20,8 8,0 65,4 25,3 258,8
Provincia di Torino 154,3 66,7 19,6 8,5 57,3 24,8 231,2
Regione Piemonte 164,5 67,6 18,6 7,6 60,2 24,7 243,3
Femmine
Area Prevenzione
primaria (tasso)
% Prevenzione
primaria rispetto a tutte le cause
Diagnosi precoce e terapia (tasso)
% Diagnosi precoce e terapia
rispetto a tutte le cause
Igiene e assistenza sanitaria (tasso)
% Igiene e
assistenza sanitaria rispetto a tutte le cause
Tutte le cause (tasso)
ASL 5 di Collegno 34,5 34,6 36,3 36,4 28,9 29,0 99,7
ASL 10 di Pinerolo 34,3 35,4 35,2 36,3 27,4 28,2 97,0
Provincia di Torino 38,1 36,0 38,3 36,2 29,3 27,7 105,8
Regione Piemonte 39,5 36,4 37,5 34,6 31,4 29,0 108,4
Dalle tabelle si evince che:
Nei maschi: In entrambe le ASL, seppure con le differenze di incidenza osservate in precedenza, 6,5 morti su 10 possono essere contrastate con interventi di prevenzione primaria, 1 su 10 con interventi di diagnosi precoce e terapia, 2,5 su 10 con interventi di igiene ed assistenza sanitaria
Nelle femmine: In entrambe le ASL, seppure con le differenze di incidenza osservate in
precedenza, 3,5 morti su 10 possono essere contrastate con interventi di prevenzione primaria; 3,5 con interventi di diagnosi precoce e terapia, 3 su 10 con interventi di igiene ed assistenza sanitaria.
Nelle tavole che seguono la medesima situazione è rappresentata sotto forma di mappe
con un dettaglio a livello comunale. I territori delle ASL 5 e 10 sono evidenziati in blu 5.
4 Per l’elenco delle cause di morte evitabili per possibile intervento di contrasto, come per gli altri dati riportati nella presente relazione, si è fatto riferimento al lavoro: ERA (Epidemiologia e Ricerca Applicata): Atlante 2007-Mortalità evitabile per genere e per ASL (Il lavoro è consultabile sul sito web www.atlantesanitario.it). 5 Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Atlante sanitario del Piemonte – 2006” a cura di Alessio Petrelli e Giuseppe Costa.
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Come si può osservare, anche in questo caso, le differenze sono profonde non soltanto fra le due ASL viste nel loro insieme, ma anche e soprattutto a livello dei singoli comuni costituenti. NB. In tutte le tavole il colore rosso rappresenta le aree con i Rischi Relativi (RR) più elevati, il colore verde le aree con i Rischi Relativi (RR) più bassi, le aree gialle le situazioni intermedie6. Mortalità per CAUSE EVITABILI (Tutte le cause)
età 5 : 69 anni (Rischio Relativo) 2001-2002 Mortalità per CAUSE EVITABILI ATTRAVERSO
PREVENZIONE PRIMARIA, età 5 : 69 anni (Rischio Relativo) 2001-2002
Mortalità per CAUSE EVITABILI ATTRAVERSO
DIAGNOSI PRECOCE E TERAPIA, età 5 : 69 anni (Rischio Relativo) - 2001-2002
Mortalità per CAUSE EVITABILI ATTRAVERSO IGIENE E ASSISTENZA SANITARIA, età 5 : 69
anni (Rischio Relativo) – 2001-2002
Nelle ASL 5 e 10 si registra una buona situazione, rispetto al Piemonte, per quanto riguarda le morti contrastabili attraverso interventi di diagnosi precoce e di igiene ed assistenza sanitaria.
Un discreto lavoro rimane da fare, invece, in entrambe le ASL, sul fronte degli interventi di prevenzione primaria.
6 Il Rischio Relativo (RR) di morte è il rischio (probabilità) presente in ogni comune di morire per una certa causa rispetto al rischio corso mediamente in Piemonte.
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Occorre dire, a questo punto, che il sistema informativo relativo alle cause di morte, anche se è
quello più collaudato e probabilmente più affidabile sotto l’aspetto della precisione del dato. non
è l’unico tipo di dati su cui devono operare i Servizi Sanitari.
Compito dei Servizi Sanitari in generale, compresi quelli di Prevenzione, è
l’implementazione di flussi informativi già in essere e la capacità di utilizzo delle banche dati
anche non sanitarie al fine di:
migliorare la descrizione dei fenomeni della salute
orientare con maggior precisione le decisioni della Sanità, dell’Assistenza, degli
Amministratori, di tutti gli attori sociali
monitorare i risultati delle azioni intraprese attraverso indicatori più fini.
Ulteriori indicatori dell’efficacia della prevenzione, per il periodo di medio termine che il
PRR prende in considerazione, possono essere comunque forniti da flussi informativi correnti,
implementati o meno dai Servizi sanitari, come quelli indicati nel capitolo dedicato agli obiettivi
di potenziamento delle attività di prevenzione che seguono.
Alcuni esempi concreti delle maggiori potenzialità di miglioramento offerte dalla
prevenzione primaria rispetto alla diagnostica e cura, che utilizzano dati differenti dalla
mortalità, sono citati nel documento dell’OMS Europa 56 esima sessione – Copenaghen, 11-14
settembre 2006 “Guadagnare salute, strategia europea per prevenzione e controllo malattie
croniche”. In Finlandia fra il 1972 e 1992 si è registrata una riduzione dell’80% delle
coronaropatie, così come in Irlanda fra il 1985 ed il 2000 per riduzione del colesterolo, del fumo
e della pressione a livello di popolazione. Negli individui ad alto rischio per diabete un
cambiamento rigoroso e monitorato dello stile di vita può ridurre del 58% il rischio di
sviluppare la malattia mentre i farmaci ottengono una riduzione solo del 31%.
Altre iniziative efficaci sono emerse da ricerche bibliografiche effettuate per lo sviluppo
dei programmi di Prevenzione attiva: ad esempio, in Nuova Zelanda la quantità di sale presente
nei prodotti alimentari in commercio è diminuita in un anno (da luglio 1998 a luglio 1999) di 33
tonnellate attraverso la riformulazione della composizione in nutrienti di pane, cereali da
colazione e margarina.
Altre considerazione utili per orientare gli interventi di prevenzione sono le seguenti:
Le basi della salute dell’adulto si pongono nell’infanzia, o addirittura nella vita prenatale:
le mamme molto giovani, povere o poco istruite danno più probabilmente alla luce bimbi
sottopeso (con aumento di rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2).
L’alimentazione e l’abitudine al movimento, l’astensione dal fumo, la tendenza a non
abusare di alcool si acquisiscono da piccoli attraverso i genitori e gli adulti in generale
(educatori).
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I determinanti comuni di molte malattie croniche sono la povertà, la scarsa istruzione,
l’alcool. Questa è la spiegazione del fatto che più malattie si accumulano sovente nello
stesso soggetto: ad esempio, la depressione – che porta al decadimento della qualità della
vita e a spese sanitarie ingenti, è più comune nelle persone malate che in quelle sane: a
livello europeo, è presente nel 33% degli ammalati di tumori, nel 29% degli ipertesi, nel
27% dei diabetici)
Malattie e fattori di rischio non sono distribuiti equamente nella popolazione, ma
dipendono dai livelli di istruzione, dalla classe lavorativa, dal reddito; i progressi in
campo sanitario sono acquisiti molto più velocemente dalle classi sociali avvantaggiate:
le malattie cardiovascolari diminuiscono nella popolazione in modo disomogeneo,
proporzionalmente agli indicatori suddetti
Nella figura che segue è rappresentato lo schema che lega i determinanti con lo stato di salute. Figura 1- Schema concettuale della relazione tra determinanti distali, determinanti prossimali e salute 7
Contesto
Individuo
risorse (legami forti) capacità
rischi derivanti dall’ambiente fisico e sociale legami deboli
stress
rischi ambientali
comportamenti
Economia Lavoro Coesione sociale Welfare
Salute
incidenza sopravvivenza
assistenza sanitaria
Determinanti distali Determinanti prossimali
I dati riportati a proposito della distribuzione della mortalità evitabile mostrano delle
differenze fra l’ASL 5 e l’ASL 10 e fra i singoli comuni che le costituiscono.
Differenze esistono, infatti, anche nei possibili determinanti che ne sono alla base.
Si provi ad osservare, ad esempio, le tavole che seguono nelle quali sono mostrati alcuni
indicatori di determinanti relativi alle due ASL8 (per l’interpretazione del tachimetro si veda la
figura 2 nella pagina successiva)
7 La figura è tratta da “Lo stato di salute della popolazione in Piemonte - Parte prima: Misure e problemi per la Salute e la Sanità – Capitolo 3 “Criticità e priorità per la prevenzione”. A cura di Giuseppe Costa e Roberto Gnavi 8 Le tavole sono tratte da: ERA (Epidemiologia e Ricerca Applicata): Atlante 2007-Mortalità evitabile per genere e per ASL (Il lavoro è consultabile sul sito web www.atlantesanitario.it).
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ASL 5
ASL 10
ASL 5 ASL 10
Figura 2 Note per la lettura del “tachimetro”
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Oppure si osservino le tabelle seguenti (in blu sono delimitate le ASL 5 e 10)9
Densità abitativa ed altimetria, 2001 Famiglie monocomponente (%), 2001
Tasso di disoccupazione (%), 2001 Popolazione > 6 anni e basso titolo di studio (%), 2001
Distribuzione di ricchezza per abitante in Piemonte
(Le aree più ricche sono quelle più scure e quelle più chiare sono le meno ricche)
Stranieri per 100 residenti (%), 2001
9 Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Atlante sanitario del Piemonte – 2006” a cura di Alessio Petrelli e Giuseppe Costa.
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Fra i vari territori all’interno delle due ASL si osservano differenze e disuguaglianze.
Le variazioni geografiche nella salute e con esse, o più spesso dietro di esse, le
disuguaglianze sociali nella salute sono un fenomeno che contemporaneamente:
Dimostra l’esistenza di problemi di salute potenzialmente risolvibili (poiché documentano
che qualche area geografica o qualche fascia sociale è stata capace di raggiungere risultati
migliori di salute);
Rivela i determinanti strutturali, le condizioni di vita e i comportamenti delle persone e
delle comunità che più influenzano la salute (in modo diseguale) e che, essendo noti,
possono essere contrastati con adeguate politiche ed interventi 10.
Fra i vari determinanti sui quali è possibile agire con interventi di
prevenzione/promozione della salute vi sono gli stili di vita.
La figura che segue 11 illustra in quale misura percentuale determinati stili di vita
incidano sullo stato di salute e sulla comparsa di malattie.
Come si può osservare fumo, alcool, soprappeso, inattività, basso consumo di frutta e
verdura, da soli, sono alla base di quasi il 25% dei problemi di salute.
10 “Lo stato di salute della popolazione in Piemonte - Parte prima: Misure e problemi per la Salute e la Sanità – Capitolo 3 “Criticità e priorità per la prevenzione”. A cura di Giuseppe Costa e Roberto Gnavi 11 “Lo stato di salute della popolazione in Piemonte - Parte prima: Misure e problemi per la Salute e la Sanità – Capitolo 3 “Criticità e priorità per la prevenzione”. A cura di Giuseppe Costa e Roberto Gnavi
Alcool
Sovrappeso
Basso consumo frutta e verdura
Inattività
5 , 5 46 , 9
4 , 33 , 3
6 6
Fumo
Altro
76
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L’urbanizzazione è associata alla tendenza alla sedentarietà, dimostrata da aumento
mezzi di trasporto privati, dall’espansione urbana, dalla riduzione delle opportunità di
attività fisica quotidiana.
Infatti:
Tenendo presente che:
Lotta all’obesità, promozione dell’attività motoria, tutela dai rischi ambientali, protezione della popolazione con interventi di vaccinazione e con gli screening sono i punti di forza su cui dovranno cimentarsi i servizi.
La mortalità evitabile è il bersaglio grosso sul quale regolare il mirino dei Servizi della Prevenzione, con la consapevolezza che mirare alla mortalità evitabile è il
sistema migliore per colpire i malanni e le malattie, comprese quelle che non portano a morte.
La globalizzazione è associata alla tendenza a seguire diete molto energetiche, ricche di
grassi saturi, sali e zuccheri; questo a causa della crescita degli accordi commerciali e dei
mercati comuni. Il contesto commerciale mina gli sforzi dei governi di controllare i
consumi. Occorre rendere più convenienti e propagandare le scelte alimentari salubri, per
avvicinare le classi più svantaggiate culturalmente.
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IL PUNTO DI ARRIVO Il punto di arrivo è la situazione alla quale, ragionevolmente, è possibile tendere alla fine del periodo del PRR, cioè l’anno 2010, avendo messo
in atto iniziative di tipo sanitario e non. Per formulare una stima ragionevole proviamo a confrontare il triennio 2000-2002 con quello 1996-1998. Nelle tabelle 4° e 4b che seguono, la mortalità evitabile viene studiata utilizzando lo strumento degli “anni di vita persi ”. Il ” Numero di anni di vita persi per morte ogni 100000 abitanti/anno è un indicatore che si calcola, convenzionalmente, come distanza fra il
momento del decesso ed i 75 anni. L’indicatore riflette quindi le diverse età in cui sono deceduti i morti per cause evitabili, dando tanto maggior peso quanto più tali età alla morte sono precoci. Ad es. se un giovane muore per incidente stradale all’età di 25 anni, perde 50 anni di vita potenziale (75 – 25 = 50);
Nelle tabelle 4° e 4b si utilizza il “Numero di giorni di vita persi per decessi evitabili ogni anno per abitante”: Si tratta dello stesso indicatore di prima, semplicemente, il numero di anni persi viene diviso per 365 (i giorni dell’anno) e per il numero di abitanti residenti nell’area considerata.
Tabella 4a - Giorni perduti per evitabile - Maschi mortalità Giorni perduti per cause evitabili pro capite (0-74 anni)
Prevenzione primaria
Diagnosi precoce e
terapia
Igiene e assistenza sanitaria
Tumori Sistema
cardiocirco-latorio
Traumatismi e avvelenamenti Altre cause
Area
Tutte le cause
n. % n. % n. % n % n. % n. % n. %
Tutte le
cause (1996-1998)
Diminuzione%
96-98/ 2000-2002
ASL 5 di Collegno 20,81 14,03 67,4 1,64 7,9 5,14 24,7 7,35 35,3 5,32 25,6 5,56 26,7 2,58 12,4 25,28 17,7ASL 10 di Pinerolo 27,07 18,55 68,5 1,87 6,9 6,65 24,6 7,67 28,3 6,7 24,8 8,81 32,5 3,89 14,4 28,75 5,8Provincia di Torino 23,35 15,71 67,3 1,69 7,2 5,95 25,5 7,94 34,0 5,78 24,8 6,28 26,9 3,35 14,3 26,03 10,3Piemonte 24,81 17,06 68,8 1,61 6,5 6,14 24,7 8,1 32,6 6,08 24,5 7,28 29,3 3,34 13,5 28,00 11,4
Tabella 4b - Giorni perduti per mortalità evitabile - Femmine Giorni perduti per cause evitabili pro capite (0-74 anni)
Prevenzione primaria
Diagnosi precoce e
terapia
Igiene e assistenza sanitaria
Tumori Sistema
cardiocirco-latorio
Traumatismi e avvelenamenti Altre cause
Area
Tutte le cause
n. % n. % n. % n % n. % n. % n. %
Tutte le
cause (1996-1998)
Diminuzione %
96-98/ 2000-2002
ASL 5 di Collegno 11,19 4,07 36,4 3,89 34,8 3,23 28,9 5,37 48,0 2,2 19,7 2,08 18,6 1,54 13,8 13,87 19,3ASL 10 di Pinerolo 10,88 3,93 36,1 3,68 33,8 3,28 30,1 5,23 48,1 2,12 19,5 1,85 17,0 1,67 15,3 15,7 30,7Provincia di Torino 12,29 4,57 37,2 4,13 33,6 3,6 29,3 5,75 46,8 2,41 19,6 2,15 17,5 1,98 16,1 14,26 13,8Piemonte 12,74 4,81 37,8 4,06 31,9 3,87 30,4 5,7 44,7 2,58 20,3 2,3 18,1 2,16 17,0 14,46 11,9
Come si può osservare, dal triennio 1996-98 al triennio 2000-2002 la mortalità evitabile
per tutte le cause ha subito una sensibile diminuzione in termini percentuali.
Nella tabella 5 è riportata la consistenza di questa diminuzione in termini di giorni di vita
pro capite guadagnati.
Tabella 5 – Diminuzione della mortalità evitabile (0-74 anni) per tutte le cause
Giorni perduti per cause evitabili pro capite (0-74 anni) Maschi Femmine
Area
Tutte le cause (1996-1998)
Tutte le cause(2000-2002)
Differenza 1996/1998 2000/2002
Tutte le cause (1996-1998)
Tutte le cause (2000-2002)
Differenza 1996/1998 2000/2002
ASL 5 di Collegno 25,28 20,81 4,47 13,87 11,19 2,68 ASL 10 di Pinerolo 28,75 27,07 1,68 15,7 10,88 4,82 Provincia di Torino 26,03 23,35 2,68 14,26 12,29 1,97 Piemonte 28,00 24,81 3,19 14,46 12,74 1,72
In Piemonte, dal 1996 al 2002, la mortal
nei maschi chQuesta riduzione ha prodotto un guad
maschi e di quasi 2 giorni
Nelle ASL 5 e 10 la situ
nei M
ASL 5: diminuzione del 17,7% con olASL 10: diminuzione del 5,8% con
Nelle
ASL 5 : Diminuzione del 19,3% con quASL 10: Diminuzione del 30,7% con q
La riduzione osservata nella mortalità evitabile è
salute della popolazione ottenuto in questi anni grazinsieme.
I servizi sanitari hanno, ovviamente, fornito il loLo sforzo dei servizi sanitari da qui al 2010 non
la propria parte per contribuire, assieme alle altre“aggiungere anni alla vita” e “vita agli anni”.
Il punto di arrivo al 2010 è poter osservevitabile (0-74 anni) ed un guada
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ità evitabile è diminuita di circa l’11% sia e nelle femmine. agno di circa 3 giorni pro-capite/anno nei pro-capite/anno nelle donne.
azione è molto variegata: aschi
tre 4 giorni pro-capite/anno guadagnati; 1,7 giorni pro-capite/anno guadagnati
Donne
asi 2,7 giorni pro-capite/anno guadagnat) uasi 5 giorni pro-capite/anno guadagnati
il frutto dei miglioramenti nello stato di ie agli sforzi della collettività nel suo
ro prezioso contributo in tale direzione. può che essere quello di continuare a fare componenti della società locale, ad
are una ulteriore riduzione nella mortalità gno di anni vissuti in buona salute.
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LE STRADE ED I MEZZI CHE SI INTENDONO UTILIZZARE PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI ARRIVO
LE STRADE
L’analisi che abbiano fin qui illustrato ci dice che le azioni di prevenzione primaria,
opportunamente orientate, sono in grado di contrastare oltre 6 casi di morte evitabile ogni 10 nei
maschi e quasi 4 ogni 10 nelle donne.
La riorganizzazione ed il riorientamento degli interventi di prevenzione primaria,
pertanto, rappresentano un tema importante da affrontare.
Le strade da seguire sono:
I LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che, per quanto riguarda i servizi della
prevenzione, sono rappresentati dal Livello n. 1 “Assistenza Sanitaria Collettiva”;
I Progetti riguardanti gli interventi di prevenzione attiva.
I PEPS (Profili e Piani di Salute).
Tutte le indicazioni contenute nei documenti di indirizzo suddetti si ispirano ad evidenze
scientifiche internazionali.
L’OMS stima che piccole variazioni delle abitudini alimentari possano avere effetti
significativi: ad es in Gran Bretagna si prevede che la diminuzione dell’1% del livello di
colesterolo nella popolazione possa ridurre del 2-4% la mortalità per malattie cardiovascolari, che
riducendo dell’1% la pressione sanguigna diastolica della popolazione si eviterebbero 1.500 morti
all’anno per malattie cardiovascolari.
Lo strumento di potenziale maggior successo è una strategia integrata che promuova
contemporaneamente la salute a livello di collettività e i programmi di prevenzione sui gruppi di
soggetti ad alto rischio (negli individui ad alto rischio per diabete un cambiamento rigoroso e
monitorato dello stile di vita può ridurre del 58% il rischio di sviluppare la malattia mentre i
farmaci ottengono una riduzione del 31%).
Le linee programmatiche di indirizzo indicate dall’OMS e riprese dai LEA, dal Piano
regionale di prevenzione attiva 2005-2007, dai Profili e Piani di Salute (PEPS) sono le seguenti.
Ridurre pubblicità, sponsorizzazioni di alcool, tabacco, cibi non appropriati (compresi
alcuni integratori) fra giovani, educatori e nelle attività sportive
Proteggere dal fumo passivo, controllare la vendita di tabacco e alcool specie fra i
giovani, rafforzare le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza
Controllare e regolamentate le informazioni date al consumatore su cibi, tabacco, alcool e
farmaci
Sviluppare un processo di etichettatura più chiaro e comprensibile
Lavorare con l’industria (tramite accordi volontari o obbligatori) per fornire alimenti
confezionati più salubri
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Regolamentare l’ambiente urbano
Promuovere la sicurezza ambientale e sul posto di lavoro
Le strategie sinora attuate dimostratesi efficaci sono state sia di tipo fiscale che di stimolo a
consumi sani, ottenuto grazie alla collaborazione fra sistema sanitario e decisori: si veda ad
esempio la tassazione dei derivati del tabacco e la riduzione del contenuto di zuccheri, sali, grassi
nei prodotti alimentari.
A questi principi devono essere orientati gli interventi di prevenzione, perché in un
periodo di contrazione delle risorse queste non siano sprecate.
Le premesse suddette indicano altresì la necessità di indirizzare gli interventi sull’età
evolutiva, sulle fasce deboli della popolazione e sulle disuguaglianze, attraverso approcci
integrati fra servizi sanitari ospedalieri e territoriali e fra Sanità e altri Enti.
PRIMA STRADA: I LEA
LEA n. 1- Assistenza Sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro 12
A. Profilassi delle malattie infettive e parassitarie
B. Tutela della collettività e dei singoli dai rischi connessi con gli ambienti di vita, anche
con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali
C. Tutela della collettività e dei singoli dai rischi infortunistici e sanitari connessi con gli
ambienti di lavoro
D. Sanità pubblica veterinaria
E. Tutela igienico sanitaria degli alimenti; sorveglianza e prevenzione nutrizionale
F. Attività di prevenzione rivolte alla persona:
- vaccinazioni obbligatorie e raccomandate
- programmi di diagnosi precoce
G. Servizio medico-legale
Attualmente il LEA n 1 è oggetto di aggiornamento.
La revisione prende le mosse dalla riflessione sull’applicazione dei LEA dell’Assistenza
Sanitaria Collettiva dall’emanazione del DPCM n. 26 del 29 Novembre 2001 ad oggi, e tiene
conto del mutamento dei principali pericoli per la salute pubblica.
Essa consta di:
a) aggiornamento della definizione del livello di assistenza;
12 Le considerazioni fatte in questo paragrafo derivano dal dibattito attualmente in corso nella Conferenza Stato-Ragioni sulle modifiche che verranno apportate al Livello 1 “Assistenza Sanitaria Collettiva in ambiente di vita e di lavoro”
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b) ri - aggregazione delle aree o sotto livelli;
c) aggiornamento dello schema logico di questo livello essenziale di assistenza ed
introduzione della nozione di programma di sanità pubblica;
d) interventi nuovi rispetto a quelli previsti nel 2001 ed interventi del 2001 non più
previsti nell’attuale revisione.
Ai fini del PRR 2008-2010 si terrà presente l’attuale versione del LEA, ma con un
particolare riguardo all’evoluzione concettuale di due aspetti importanti delle attività di
prevenzione collettiva che nella revisione hanno particolare spazio.
Si tratta di due elementi che, in quanto legati all’evoluzione culturale già in atto nei
servizi della prevenzione, possono essere tenuti nel debito conto fin da subito, senza aspettare
l’approvazione della revisione del LEA.
1) Il primo aspetto riguarda le peculiarità della prevenzione collettiva, per cui, in
qualche modo, essa si distingue dagli altri livelli di assistenza erogati dall’ASL:
Queste peculiarità, in sintesi, sono:
- La domanda di prestazioni: a differenza dell’assistenza sanitaria distrettuale e di quella ospedaliera, che generalmente sono richieste dall’individuo che ne trae vantaggio, l’azione della sanità pubblica è, di solito, intrapresa su iniziativa dei servizi sanitari, a ciò indotti da una disposizione normativa o dalla individuazione di particolari rischi o bisogni di salute della collettività; in tal senso, si è anche soliti parlare di “prevenzione attiva”.
- Il beneficiario delle prestazioni: a differenza dell’assistenza sanitaria distrettuale e di quella ospedaliera, che garantiscono prestazioni a vantaggio del singolo, l’assistenza sanitaria collettiva include interventi di sanità pubblica, che perseguono obiettivi di salute a vantaggio della collettività, attraverso la riduzione dei rischi ambientali, infettivi, occupazionali, comportamentali, e/o l’aumento delle difese della popolazione.
- Le modalità di realizzazione: gli interventi dell’assistenza sanitaria collettiva, siano essi offerti in virtù di una previsione normativa o sulla base della rilevazione di un bisogno di salute, sono abitualmente organizzati in programmi, caratterizzati da obiettivi misurabili, da procedure e metodi, spesso previsti da norme, e sistemi informativi atti a valutare l’attuazione e i risultati. L’implementazione di un programma implica, quindi, l’uso dell’epidemiologia come strumento per analizzare il contesto e selezionare i problemi/bisogni di salute prioritari, individuare gli interventi di provata efficacia, definire gli obiettivi, le corrispondenti azioni e i metodi più idonei al monitoraggio e alla valutazione dei risultati.
- La misura delle prestazioni: nell’assistenza sanitaria collettiva, gli interventi vengono misurati non solo, come generalmente avviene per l’assistenza distrettuale e per quella ospedaliera, in termini di quantità di attività o atti prodotti, ma anche come proporzione di popolazione coperta/non coperta dall’intervento. Questi indicatori di copertura (popolazione target raggiunta, quantità di popolazione che ha modificato un certo comportamento, ecc.), rappresentano un’approssimazione ai benefici di salute, tanto più precisa quanto più è nota la relazione esistente tra intervento ed esito di salute (come nel caso delle coperture vaccinali o di quelle dei programmi di screening oncologici).
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- I modelli organizzativi: gli interventi dell’assistenza sanitaria collettiva soprattutto quando affrontano problemi complessi, possono richiedere un forte impegno verso l’integrazione e la collaborazione, non solo interdisciplinare (tra servizi di sanità pubblica ed altri servizi sanitari, in particolare quelli dell’area delle cure primarie) ma anche intersettoriale cioè con altri settori della comunità. Un esempio è fornito sia da interventi “innovativi”, come quelli di contrasto all’obesità che si caratterizzano per essere multidisciplinari e multisettoriali, coinvolgendo oltre al mondo sanitario anche altri ambiti quali la scuola, le istituzioni locali, le associazioni sportive ecc., sia da interventi “tradizionali” come i programmi di screening oncologici che rappresentano profili complessi di assistenza, i cui risultati di salute sono possibili solo a condizione dell’integrazione di competenze, discipline, modalità organizzative, professionalità e strutture della prevenzione collettiva, dell’assistenza distrettuale ed ospedaliera.
2) il secondo aspetto, tenendo conto delle considerazioni sopra riportate sulle
caratteristiche della pratica della sanità pubblica, riguarda il modello logico del livello di
assistenza da assicurare e si fonda sull’introduzione della nozione di “programma di sanità
pubblica”.
Ogni programma di sanità pubblica può essere suddiviso in tre elementi:
1. programmi/attività13: un programma si caratterizza per l’esplicitazione di obiettivi misurabili e per la valutazione del raggiungimento degli obiettivi.
2. componenti del programma: specificano le principali linee di attività che dovrebbero costituire, garantendone l’efficacia e la qualità, un programma di salute pubblica.
3. prestazioni: traducono le linee di attività in attività singole o prodotti usufruibili dai beneficiari degli interventi.
SECONDA STRADA: I PROGETTI RIGUARDANTI GLI INTERVENTI DI PREVENZIONE ATTIVA
Si tratta di una strada che si dipana all’interno e parallelamente a quella dei LEA.
La Giunta della Regione Piemonte ha approvato con propria deliberazione il Piano regionale di
prevenzione attiva 2005-2007, composto dai seguenti documenti:
Rischio cardiovascolare;
Attuazione della gestione integrata del diabete nella Regione Piemonte:
o I team diabetologici integrati;
Miglioramento degli screening oncologici:
o Progetto per lo screening dei tumori colon rettali
Piano delle vaccinazioni;
13 Il termine programma è applicato a diversificate attività organizzata di sanità pubblica, inclusi interventi che consistono di servizi direttamente gestiti, sforzi di mobilitazione della comunità, sistemi di sorveglianza, azioni di sviluppo di politiche sanitarie, investigazione di focolai epidemici, diagnostica di laboratorio, campagne di comunicazione, servizi di training, aggiornamento ed educativi.
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Con ulteriore delibera la Giunta ha approvato la seconda parte delle linee operative, relativa alla
realizzazione dei seguenti progetti:
Sorveglianza e prevenzione dell’obesità;
Prevenzione delle recidive nei soggetti che hanno già avuto accidenti
cardiovascolari;
Sorveglianza e prevenzione degli incidenti stradali;
Sorveglianza e prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro;
Sorveglianza e prevenzione degli incidenti domestici;
PROGETTI ESECUTIVI E CRONOPROGRAMMI
Cuore - progetto esecutivo cronoprogramma;
Diabete - progetto esecutivo e cronoprogramma;
Screening mammella, colon-retto - progetti esecutivi e cronoprogrammi;
Vaccinazioni - progetto esecutivo e cronoprogrammi;
Le considerazioni fin qui spiegano perché i Progetti riguardanti gli interventi di
prevenzione attiva sono esplicitamente orientati a contrastare molta parte delle malattie correlate
con la mortalità evitabile: Lotta ai tumori, Lotta alle malattie del sistema cardio-circolatorio, lotta
ai traumatismi (in particolare incidenti stradali, lavorativi e domestici), lotta alle malattie
infettive e diffusibili che, come abbiamo visto, rappresentano complessivamente la causa di oltre
il 90% di tutte le morti evitabili.
L’approccio, inoltre, è quello di impostare un’ azione di contrasto, oltre che con
interventi di diagnosi-cura-riabilitazione, anche con interventi di prevenzione primaria e di
promozione della salute, agendo sui determinanti di tali patologie.
TERZA STRADA: I PEPS (PROFILI E PIANI DI SALUTE) 14
I Profili e Piani di Salute (PEPS) costituiscono il percorso strategico per far sì che gli
amministratori pubblici e le comunità locali sappiano presidiare in prima persona gli obiettivi di
salute influenzabili dalle loro scelte, con particolare attenzione al ruolo dei determinanti non
sanitari15.
Secondo la definizione regionale “il PEPS è lo strumento con cui la comunità locale, a
livello distrettuale, definisce il proprio profilo di salute, individua gli obiettivi di salute e produce
linee di indirizzo volte ad orientare le politiche del territorio”.
“E’ il Comitato dei Sindaci del distretto a predisporre ed approvare il PEPS e le ASL
forniscono l’assistenza necessaria, assicurano la partecipazione al processo di elaborazione e
approvazione e garantiscono la disponibilità di tutte le informazioni epidemiologiche relative
alla popolazione del distretto” … ”il PEPS orienta la programmazione e tiene conto degli atti
fondamentali di indirizzo e assicura il raccordo con gli altri enti pubblici interessati, con le
strutture di assistenza…”.
Si individua perciò nel processo di costruzione dei PEPS lo stimolo all’azione per gli
amministratori pubblici in quanto, sulla base del proprio profilo di salute, la comunità locale è in
grado di progettare un piano di salute che individui linee ed obiettivi concreti per lo sviluppo
sostenibile sotto il profilo della salute, includendo valutazioni etiche, ambientali, sociali ed
economiche.
La Regione ha scelto di preparare la “messa a regime” dei PEPS come strumento per le
politiche di salute attraverso un primo percorso sperimentale che vedrà coinvolti almeno un
distretto per ASL.
I servizi della prevenzione hanno un ruolo fondamentale sulla strada dei PEPS in quanto
sono detentori di molte delle informazioni utili per costruire i profili di salute.
LEA “Prevenzione collettiva in ambienPrevenzione Attiva e la collaborazion
comunità locale per la predisposizione prevenzione dovranno se
Queste strade sono state progettate contrastare le principali malattie che
consentire lo sviluppo dei fattori di
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14 Profili e Piani per la Salute – Progetto di formazione dei referenti fu15 Vedi schema illustrato a pag. 17
te di vita e di lavoro”, Piano Nazionale di e con gli Amministratori Pubblici della dei PEPS sono le strade che i servizi della guire nel prossimo futuro.
per far viaggiare su di esse i mezzi per colpiscono la nostra popolazione e per protezione d promozione della salute.
nzionali (facilitatori) – Un percorso strategico
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I MEZZI
I mezzi sono le Strutture del Dipartimento di Prevenzione, le azioni e le attività di prevenzione da sviluppare.
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE: LE STRUTTURE
Strutture ASL 5 ASL 10
Strutture Complesse
SISP, SIAN,
SPRESAL, Servizio Veterinario Area A, Servizio Veterinario Area B, Servizio Veterinario Area C
SISP, SIAN,
SPRESAL, Servizio Veterinario Area A, Servizio Veterinario Area B, Servizio Veterinario Area C
Strutture Semplici Anagrafe zootecnica NIV DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE: LE SEDI DI EROGAZIONE DEI SERVIZI
Dislocazione Struttura Complessa Tipologia Sede ASL 5 ASL 10
Sede Centrale Rivoli Pinerolo Sedi periferiche Collegno e Susa Nessuna
SISP Sedi attività vaccinali
Almese, Alpignano, Avigliana, Bardonecchia,
Borgaretto, Bruino Bussoleno, Collegno,
Condove, Giaveno, Grugliasco, Orbassano,
Oulx, Piossasco, Rivalta, Rivoli, Savonera, Susa,
Volvera
Airasca, Cavour, Cumiana, Luserna S. Giovanni, Pinerolo, Pomaretto, Pragelato, Vigone,
Villafranca Piemonte, Villar Perosa,
Sede Centrale Rivoli Pinerolo SIAN Sedi periferiche Collegno e Susa Nessuna Sede Centrale Rivoli Pinerolo SPRESAL Sedi periferiche Orbassano e Susa Nessuna Sede Centrale Rivoli Pinerolo Servizio
Veterinario Area A Sedi periferiche In 5 località della ASL
Airasca, Cavour, Cumiana, Pomaretto, Torre Pellice,
Vigone, Sede Centrale Rivoli Pinerolo Servizio
Veterinario Area B Sedi periferiche Collegno, Piossasco, Susa Pomaretto, Torre Pellice,
Vigone, Sede Centrale Rivoli Pinerolo Servizio
Veterinario Area C Sedi periferiche Nessuna Nessuna
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DIPARTIMENTI DI PREVENZIONE : ATTUALI DOTAZIONI ORGANICHE
ASL 5 ASL 10 TOTALE
ASL 5-ASL 10 Profilo operatore n° n° n°
Direttore di SC 6 (a) 6 (b) 12 Dirigente medico 15 7+1 (c) 22+1 Med incarico part
time (20 ore settimanali) Dirigente veterinario 22 30+ 1 Vet. incarico
Part Time (50%) 52+1 Vet. incarico part
time (50%) Tecnico Prevenzione Esperto 8 2 10 Tecnico Prevenzione 34 14 48 Assistente Sanitario Esperto == 1 1 Assistente Sanitario 4 2 6 Infermiere Pediatrico 1+1 (d) 2 3+1 Infermiere Professionale 5+1 (e) 1 6+1 Dietista 1 5 (f) 6 Operatore tecnico 4 2 6 Operatori Amministrativi 34 17+1 (g) 52 Veterinari liberi professionisti autorizzati alle profilassi di Stato pianificate (Area A)
2 6 8
Veterinari liberi professionisti (Area B)
4 (per un totale di 76 ore/settimanali)
4 (per un totale di 60 ore settimanali)
8 (per un totale di 136 ore settimanali)
Totale 135 +2 Vet lib prof
Area A + 4 Vet lib. Prof. Area B (per
un totale di 76 ore/settimanali)
85 + 1 medico spresal (20 ore/settimanali)
+6 Vet lib prof Area A +4 Vet lib. Prof. Area B (per un totale di 60 ore settimanali) + 1
Vet part time Area C (per un totale di 18 ore settimanali)
220 + 1 medico Spresal (20 ore/settimanali)
+ 8 Vet lib prof Area A+ 8 Vet lib prof Area B(per
un totale di 136 ore settimanali) + 1 Vet part
time Area C (per un totale di 18 ore settimanali)
(a) di cui 1 (Servizio Veterinario Area B ASL %) coperto con incarico di Direttore Vicario (b) di cui 1 (SIAN) vacante per aspettativa del titolare e coperto a scavalco dal Direttore SISP e 1 (SPRESAL) vacante e coperto con scavalco da ASL 8; (c) Incarico a tempo determinato per 20 ore settimanali (SPRESAL) (d) n. 1 infermiere pediatrico in condivisione con Distretto 5 (e) n. 1 infermiere professionale con contratto di collaborazione (f) Assicurano tutta l’attività dietistica dell’ASL 10 (SIAN, Ospedale) (g) Incarico a tempo determinato per 36 ore settimanali (ex LSU non ancora stabilizzato)
LE AZIONI E LE ATTIVITÀ DA SVILUPPARE Per approfondire questa parte è necessario partire dagli obiettivi indicati dalla DGR n. 59-
6349 del 5 luglio 2007 di approvazione delle linee guida per la predisposizione dei PRR 2008-
2010.
Di seguito, pertanto, per ciascun obiettivo indicato verrà esplicitato il percorso che si
intende avviare nel periodo 2008-2010.
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OBIETTIVI CHE RIGUARDANO PREVALENTEMENTE LE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE IN GENERALE
OBIETTIVO: Avviare forme di coordinamento delle attività di prevenzione propedeutica alla
definizione della futura Direzione integrata della Prevenzione, prevista dalla proposta di PSSR,
effettuando una ricognizione quali-quantitativa degli interventi di prevenzione in atto e di
prevedere obiettivi e strumenti per la loro integrazione;
PERCORSO DA AVVIARE: Come si dirà più avanti, la piattaforma più agevole su cui avviare
forme di coordinamento delle attività di prevenzione, propedeutica alla definizione della futura
Direzione integrata della Prevenzione, sembra essere quella dei progetti contenuti nel Piano di
prevenzione attiva.
Attorno a questi progetti (che coinvolgono quasi tutte le strutture aziendali) si dovrà definire e
sperimentare:
La rete delle Strutture aziendali coinvolte;
Il ruolo chiaro giocato da ciascuna Struttura;
Gli strumenti operativi e le modalità pratiche per assicurare l’interazione e l’integrazione
delle Strutture aziendali coinvolte;
Gli strumenti operativi per assicurare il monitoraggio dei vari processi ed i risultati
complessivi raggiunti;
Il sistema di comunicazione all’interno ed all’esterno dell’Azienda di questi risultati.
Nella fase di avvio della costruzione di una direzione integrata della prevenzione si ritiene che
l’attenzione principale debba essere posta verso l’obiettivo di “facilitare i meccanismi ed i
sistemi di comunicazione e di scambio di informazioni fra strutture chiamate a cooperare per un
fine comune”.
OBIETTIVO: Sostegno e promozione del raggiungimento degli obiettivi previsti nel Piano di
Prevenzione Attiva;
PERCORSO DA AVVIARE: Entrambe le ASL sono impegnate nei progetti regionali di prevenzione
attiva.
Questi progetti, in particolar modo quelli relativi al rischio cardiovascolare, alla gestione
integrata del diabete, al miglioramento degli screening oncologici, al piano delle vaccinazioni,
alla sorveglianza e prevenzione dell’obesità ed alla prevenzione delle recidive nei soggetti che
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hanno già avuto accidenti vascolari, costituiscono la principale piattaforma sulla quale
sperimentare lo sviluppo della Direzione integrata della prevenzione.
Su questi progetti, infatti, è essenziale integrare ed armonizzare il contributo dato dalle
numerose strutture aziendali coinvolte.
Il problema degli incidenti (in tutte le sue manifestazioni: stradali, lavorativi, domestici,
scolastici, sportivi, ecc.) che, come abbiamo visto nelle mappe presentate all’inizio, costituisce
un problema rilevante sul territorio delle due ASL, la prevenzione dell’obesità ed il rischio
cardiovascolare possono costituire un buon terreno iniziale sul quale sperimentare con molti
portatori di interesse locale (Comuni, Scuole, Volontariato, Imprese, Aziende di trasporto, ecc.)
il percorso dei PEPS, in particolar modo nella parte relativa alla predisposizione dei Piani per la
salute.
OBIETTIVO: Assistenza alla costruzione dei PEPS;
PERCORSO DA AVVIARE: Entrambe le ASL, fin dall’inizio del 2007, sono impegnate nel
progetto regionale di formazione di un nucleo iniziale di operatori che dovranno accompagnare
l’avvio sperimentale dei processi di costruzione dei PEPS.
Lo scopo di questo progetto è quello di formare i cosiddetti “facilitatori di processo” dei PEPS
che avranno il compito di accompagnare il percorso di costruzione dei profili e poi dei piani per
la salute, fornendo assistenza al Comitato dei Sindaci di Distretto.
Successivamente all’avvio del dibattito sui PEPS, già nel corso del 2007 e per volontà dei
rispettivi Comitati dei Sindaci di Distretto, si sono avviate in alcuni Distretti delle due ASL
esperienze orientate nella direzione della costruzione dei profili di salute.
La ASL gioca un ruolo importante nel processo di costruzione del profilo di salute, in particolare
su due fronti principali:
Della produzione e documentazione delle informazioni utili per l’individuazione sia
dei problemi che delle migliori soluzioni (dati epidemiologici, indicatori di salute,
prove di efficacia, esempi di buone pratiche);
Dell’accompagnamento ai processi partecipativi.
OBIETTIVO: Sostegno e potenziamento dei programmi di screening dei tumori.
PERCORSO DA AVVIARE: i programmi di screening per il tumore alla mammella, il carcinoma
del collo dell’utero e dei tumori colon rettali sono stati sviluppati in entrambe le AASSLL e
gestiti a livello territoriale e sono stati di fatto i precursori dell’ integrazione tra le due ASL e con
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l’A.S.O. S Luigi di Orbassano, nel contesto funzionale del dipartimento interaziendale di
Prevenzione Oncologica della Regione Piemonte n.3,di cui l’ASL 5 è l’azienda capofila
Nel triennio si prevede un ulteriore sviluppo, secondo i programmi regionali, implementando
l’integrazione tra area territoriale e prevenzione.
Attualmente i programmi di screening per il tumore alla mammella, il carcinoma del collo
dell’utero e dei tumori colorettali sono regolati dalla D.G.R. n. 111-3632 del 2 agosto 2006
“Revoca delle deliberazioni di Giunta Regionale n. 77-12306 del 23.9.1996, n. 41-22841 del
27.10.1997 e n. 34-9530 del 5.6.2003. Approvazione del nuovo programma regionale di
screening per i tumori femminili e per i tumori del colonretto, denominato ‘Prevenzione Serena”,
che stabilisce che “È obiettivo dei programmi di screening della Regione Piemonte il
raggiungimento, con l’invito attivo, di tutta la popolazione obiettivo ed il mantenimento del
pieno regime di invito”.
Inoltre i test di screening adottati nei programmi piemontesi (mammografia bilaterale, Pap-Test,
la ricerca del sangue occulto nelle feci e la rettosigmoidoscopia) compaiono anche nel
nomenclatore tariffario delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e possono
essere prescritti dal medico di medicina generale, dallo specialista convenzionato ed ospedaliero,
dal medico dei consultori familiari. La D.G.R. citata stabilisce che: “La loro prescrizione non è
consentita con finalità di prevenzione secondaria dei tumori, e non potranno essere accettate
prescrizioni indicanti diciture come “controllo”, o simili. (omissis)… I test di screening non
sono erogabili, con finalità di prevenzione secondaria dei tumori, in strutture non integrate nel
circuito “Prevenzione Serena”, sia dal punto di vista organizzativo, sia informatico. Le Aziende
sanitarie riorganizzeranno l’erogazione di questi esami non oltre due anni dalla data di
pubblicazione del presente atto, al fine di realizzare la completa integrazione di tutte le
prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio, fornite con finalità di screening dei
tumori della mammella, del collo dell’utero e del colonretto, nel programma di Prevenzione
Serena”.
Obiettivi specifici comuni ai tre programmi di screening
1. Istituzione del Dipartimento Interaziendale di Screening previsto dalla DGR 111-3632 del
2 agosto 2006, nomina del Direttore di Dipartimento e assegnazione di budget
2. Messa a regime del Dipartimento di Screening attraverso:
a. Strutturazione dell’UVOS, nomina del responsabile e assegnazione del budget
b. Identificazione delle strutture complesse che erogano le prestazioni di primo e di
secondo livello, dell’UVOS e del Comitato Tecnico
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A. L’UNITÀ DI VALUTAZIONE E DI ORGANIZZAZIONE DELLO SCREENING
(U.V.O.S.)
L’Unità di Valutazione e di Organizzazione dello Screening è individuata presso l’A.S.L.
5, Collegno. L’U.V.O.S. svolge attività organizzativa e valutativa dell’applicazione dei
programmi di screening sul territorio corrispondente al Dipartimento di Screening Oncologico n.
3 (A.S.L. 5 – A.S.L. 10 – A.S.O. S. Luigi di Orbassano).
Attualmente l’UVOS non gestisce un budget vincolato alla previsione di attività.
La dotazione di personale non è adeguata allo sviluppo dei tre screening e all’aumento
della popolazione invitabile.
A fronte di un fabbisogno definito dalle pregresse normative, parametrato anche per lo
screening colorettale, di complessive undici unità di personale, attualmente prestano servizio 8,5
unità di personale di diversa professionalità ( amministrativo, sanitario, ausiliario)
I locali che attualmente ospitano l’attività sono insufficienti.
L’obiettivo generale e gli obiettivi specifici per l’UVOS sono comuni per i tre programmi di
screening.
B. SCREENING MAMMOGRAFICO Tabella 1. assetto organizzativo dello screening mammografico nel Dipartimento 3 a regime
ASL 5 ASL 10 ASO S.Luigi U.V.O.S. Collegno
Primo livello Esecuzione sedi fisse
Collegno
Pinerolo
Primo livello Esecuzione U.M.
X
Primo livello Lettura
Collegno
Pinerolo
Secondo livello
Collegno
Anatomia Patologica X Legenda: U. V. O. S.: Unità di Valutazione e Organizzazione dello Screening U. M.: Unità Mobile
Nell’ASL 5 e 10 lo screening mammografico è rivolto a 69.000 donne residenti di età compresa
fra 50 e 69 anni. Le donne più giovani (45-49 anni) possono accedere allo screening in adesione
spontanea.
SCREENING MAMMOGRAFICO - OBIETTIVO GENERALE
Raggiungere e mantenere l’offerta regolare di screening mammografico (secondo corretti
periodismi) a tutta la popolazione obiettivo.
Obiettivi specifici
1. Nomina del Coordinatore del Sottogruppo Mammografico
2. Potenziamento della capacità di erogazione dei centri di mammografia e/o incremento
numerico degli stessi fino a raggiungere la copertura necessaria e la capacità di
accoglimento dei test di screening erogati nell’ambito della specialistica ambulatoriale e
quindi di tutta popolazione obiettivo annuale.
3. Progressiva riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale dei test di prevenzione
fino alla non erogabilità nei centri pubblici o privati accreditati non integrati in
Prevenzione Serena (fatte salve le condizioni particolari già definite o che saranno
definite dalla Regione) dei test di specialistica ambulatoriale non motivati da sospetto
diagnostico specifico.
Il Dipartimento 3 deve andare a regime dell’attività con il raggiungimento della completa
copertura. Un ulteriore sforzo dovrà essere fatto per garantire la mammografia annuale alle
donne nella fascia d’età 45-49 anni e per riconvertire l’attività impropriamente effettuata al di
fuori del programma di screening.
Per il raggiungimento della copertura è stato formulato un progetto specifico che comprende
anche la digitalizzazione dell’attività di screening inserita nel progetto più ampio di
digitalizzazione delle radiologie delle ASL 5 e 10.
C. SCREENING CITOLOGICO
Tabella 2 assetto organizzativo dello screening citologico nel Dipartimento 3 a regime
ASL 5 ASL10 ASO S.Luigi UVOS Collegno
Primo livello Esecuzione
12 U. P. Collegno
Grugliasco Rivoli
Alpignano Orbassano Piossasco Giaveno Coazze
Condove Avigliana
Oulx Susa
5 U. P. Luserna Pomaretto Pinerolo Cumiana Vigone
Primo livello Lettura
Anatomia Patologica*
Secondo livello SC Ginecologia Rivoli
SC Ginecologia Pinerolo
SC Ginecologia
S.Luigi
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CRITICITA’
La copertura rappresenta un serio punto critico.
Il volume di lettura massimo dichiarato dal laboratorio di anatomia patologica (15-17.000
esami/anno) e il ritardo della refertazione dei pap-test di 1° livello costituiscono un’importante
causa di limitazione dell’espansione dell’attività del programma. I tempi di refertazione
citologica sono al di sotto degli standard raccomandati. La carenza di personale tecnico
specializzato e la mancanza di disponibilità di altri laboratori regionali in possesso dei requisiti
richiesti dal Programma non ha permesso di risolvere definitivamente il problema.
Si renderà quindi necessario il potenziamento dell’ anatomia patologica dell’ASO San Luigi per
ricondurre l’attività ad un centro unico di lettura con elevata professionalità.
Inoltre si rileva una carenza di personale ostetrico, sia sulla carta che di fatto (lunghi infortuni,
limitazioni lavorative, gravidanze) che contribuisce al non raggiungimento della copertura
accettabile. Sarà pertanto necessario le ore di apertura (ore ostetrica) nei Distretti di Orbassano e
di Susa dell’ASL 5 per consentire il raggiungimento dell’obiettivo regionale.
I tempi di attesa per l’esecuzione del 2° livello sono superiori agli standard raccomandati peranto
le strutture complesse di Ginecologia dovranno ampliare l’orario di attività di 2° livello.
SCREENING CITOLOGICO - OBIETTIVO GENERALE
Raggiungere e mantenere l’offerta regolare di screening citologico (secondo il corretto
periodismo) a tutta la popolazione obiettivo.
Obiettivi specifici
1. Nomina del Coordinatore del Sottogruppo citologico
2. Potenziamento della capacità di lettura del Servizio di Anatomia Patologica con
conseguente riduzione dei tempi di refertazione secondo quanto sopra riportato
3. Potenziamento della capacità di erogazione delle Unità di Prelievo e/o incremento
numerico delle stesse fino a raggiungere la copertura necessaria e la capacità di
accoglimento dei test di screening erogati nell’ambito della specialistica ambulatoriale e
quindi di tutta popolazione obiettivo annuale anche con il ricorso alla libera professione o
all’assunzione di nuovo personale
4. Potenziamento della capacità di erogazione dei Centri di secondo livello Potenziamento
della capacità di lettura del Servizio di Anatomia Patologica con conseguente riduzione
dei tempi di attesa .
5. Progressiva riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale dei test di prevenzione
fino alla non erogabilità (fatte salve le condizioni particolari già definite o che saranno
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definite dalla Regione) dei test di specialistica ambulatoriale non motivati da sospetto
diagnostico specifico entro dicembre 2008 nei centri pubblici o privati accreditati non
integrati in Prevenzione Serena.
D. SCREENING COLORETTALE
Lo screening del carcinoma del colon retto prevede di sottoporre a sigmoidoscopia, una sola
volta nella vita, uomini e donne di 58 anni e alla ricerca del sangue occulto nelle feci (FOBT),
ogni due anni, uomini e donne fra 59 e 69 anni. Nel Dipartimento 3 lo screening endoscopico è
stato avviato nell'ultimo trimestre del 2005.
Nell’ASL 5 la popolazione bersaglio è di circa 5000 persone/anno per la sigmoidoscopia e di
circa 26.000/anno per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Nell’ASL 10 la popolazione bersaglio è di circa 1500 persone/anno per la sigmoidoscopia e di
circa 9.300/anno per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
La tabella seguente riporta l’assetto organizzativo dello screening endoscopico nel Dipartimento
3 a regime
ASL 5 ASL 10 ASO S.Luigi U.V.O.S. Collegno Primo livello Giaveno
Rivoli Pinerolo
Secondo livello Rivoli Pinerolo
Anatomia patologica X X Legenda: U. V. O. S.: Unità di Valutazione e Organizzazione dello Screening
SCREENING COLORETTALE - OBIETTIVO GENERALE
Avviare lo screening colorettale con il FOBT, raggiungere e mantenere l’offerta regolare di
screening endoscopico (secondo il corretto periodismo) a tutta la popolazione obiettivo;
recuperare il ritardo sulle coorti di 58enni.
Obiettivi specifici
1. Nomina del Coordinatore del Sottogruppo colorettale
2. Potenziamento dell’attività dei centri Endoscopici di primo e secondo livello nell’ASL
10.
3. Potenziamento dell’attività dei centri Endoscopici di primo e secondo livello nell’ASL 5
4. Progressiva riduzione dell’attività di specialistica ambulatoriale dei test di prevenzione
fino alla non erogabilità (fatte salve le condizioni particolari già definite o che saranno
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definite dalla Regione) dei test di specialistica ambulatoriale non motivati da sospetto
diagnostico specifico entro dicembre 2008 nei centri pubblici o privati accreditati non
integrati in Prevenzione Serena.
Al fine di realizzare compiutamente i programmi di screening sopraindicati, saranno effettuate le
necessarie integrazioni delle ore di personale dedicato, secondo gli standard previsti nei
documenti regionali.
OBIETTIVI CHE RIGUARDANO PREVALENTEMENTE LE ATTIVITÀ DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE OBIETTIVO: Riorganizzazione della rete dei servizi della prevenzione funzionale al
perseguimento dei livelli assistenziali (LEA) e al recupero di più elevati livelli di efficienza e di
efficacia, anche attraverso lo sviluppo di attività di rete che assicurino una migliore distribuzione
delle risorse e delle competenze;
PERCORSO DA AVVIARE: Il percorso dovrà essere caratterizzato da alcune impostazioni chiave
così riassumibili:
Caratterizzare la programmazione per “aree tematiche”, come indicate nei LEA, e non per
“competenze di Servizi”; in altre parole, le SC devono inserirsi negli obiettivi delle “aree
tematiche” e non viceversa;
Sviluppare i processi di integrazione intradipartimentali; in altre parole trovare i collanti
per le sinergie e le azioni coordinate delle varie SC;
Sviluppare sinergie interdipartimentali, all’interno dell’Azienda Sanitaria, sui temi della
prevenzione (nella direzione di una visione integrata della prevenzione);
Sviluppare empatia nei confronti dei portatori di interessi locali;
Sviluppare la funzione di comunicazione all’interno del Dipartimento e all’esterno (in
particolare la comunicazione del rischio);
Orientare i Servizi del Dipartimento ai principi dell’Evidence Based Prevention;
Operare per l’accreditamento del Dipartimento e delle sue strutture;
Operare per la semplificazione dei percorsi e delle procedure dipartimentali;
Consolidare e portare a regime le azioni dimostratesi efficaci e, pertanto qualificanti
riducendo, nel tempo, l’estemporaneità e la provvisorietà delle risorse connesse, anche
applicando criteri di flessibilità e riorientamento nella gestione delle medesime.
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Inoltre bisognerà lavorare per costruire una “vera funzione di direzione dipartimentale” e non
solo limitarsi ad “individuare un direttore”; in altre parole occorrerà:
Caratterizzare e sviluppare un sistema di controllo di gestione in grado di monitorare e
valutare la capacità del Dipartimento di contribuire al raggiungimento dei LEA;
Sviluppare la funzione giuridico-legale a servizio del Dipartimento riorientando, se
necessario, le risorse già presenti in Azienda;
Gestire le attività che comportano economie di scala evitando dispersioni e doppioni
all’interno del dipartimento;
Individuare soluzioni organizzative che vengano riconosciute come opportunità di
crescita, anche professionale, e non come elemento di conflitto e demotivazione.
OBIETTIVO: Revisione degli assetti organizzativi aziendali, con particolare riferimento alla
individuazione delle strutture complesse e semplici e dei dipartimenti, con lo scopo di
ottimizzare l’uso delle risorse disponibili in relazione agli obiettivi da realizzare, adottando nella
fase di prima attuazione le indicazioni della D.G.R. 59/2007.
PERCORSO DA AVVIARE:
Avvio di forme di interazione/coordinamento interaziendali fra le varie Strutture Complesse che
abbraccino i seguenti aspetti:
1) i contenuti sui quali esercitare interazione/coordinamento;
2) gli strumenti da mettere in campo per far interagire in tempo reale, in modo efficace ed
efficiente,i vari protagonisti (singoli e gruppi).
1) I contenuti sui quali esercitare interazione/coordinamento
L’interazione/coordinamento dovrà orientarsi su due linee di lavoro:
Prima linea di lavoro: Analisi dei principali punti riconosciuti come criticità da risolvere e/o
opportunità da sviluppare per poter affrontare le possibili modalità di riorganizzazione della
futura ASL accorpata;
Il lavoro iniziato negli incontri con le SC Dipartimentali (incontri fra SC omogenee) ha
consentito di mettere a fuoco alcuni punti interessanti:
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a) Le Strutture Complesse del Dipartimento presentano modelli organizzativi diversi fra
ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di approfondire la reciproca conoscenza fra
SC con le stesse funzioni e valutare le possibili ipotesi operative di omogeneizzazione.
In particolare dovrà essere posta attenzione alla rete dell’offerta di servizi e prestazioni ed
alle modalità operative di offerta degli stessi.
b) Le strutture Complesse del Dipartimento hanno maturato nel tempo, in considerazioni
delle pressioni provenienti dal territorio, “personalità” specifiche e si sono
“caratterizzate” in modo diverso fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di
ragionare, fra SC con le stesse funzioni, su queste “personalità e caratterizzazioni”
consolidatesi nel tempo e valutare le possibili ipotesi operative di “sfruttamento al meglio
di queste differenze”, in particolare nel momento in cui si formulano ipotesi di
riorganizzazione delle attività nella nuova ASL accorpata. Il lavoro di coordinamento
dovrà puntare a trasformare il più possibile le “diversità” in “opportunità”, in particolare
nel momento in cui si comincerà ad ipotizzare possibili modelli di riorganizzazione delle
attività sul territorio.
c) Le Strutture Complesse del Dipartimento utilizzano procedure che presentano diversità
fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le procedure utilizzate
all’interno delle SC con funzioni simili e valutare la possibilità di uniformare le suddette
procedure;
d) Le tre Aree Veterinarie presentano un mix di funzioni diverse all’interno delle due ASL
attuali. L’obiettivo dovrà essere quello di studiare attentamente la situazione esistente
nelle due ASL e valutare le possibili ipotesi operative di rimixaggio delle funzioni fra le
tre Aree veterinarie in modo da giungere a modelli sovrapponibili e, quindi, più
facilmente riorganizzabili nella nuova ASL accorpata.
e) Le Strutture Complesse del Dipartimento hanno messo in campo, nel tempo, reti di
interazione intradipartimentali (processi dipartimentali che fanno interagire le varie SC)
diverse fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le reti di
interazione attivate e valutare la possibilità di attivare strategie di uniformazione.
f) Le Strutture Complesse del Dipartimento hanno messo in campo, nel tempo, reti di
interazione interdipartimentali (collaborazioni con i Distretti o con i dipartimenti
aziendali) diverse fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le reti di
interazione attivate e valutare la possibilità di attivare strategie di uniformazione.
g) Le Strutture Complesse del Dipartimento hanno messo in campo, nel tempo, reti di
interazione extraaziendali (supporto e collaborazioni con i Comuni e le Associazioni
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territoriali) diverse fra ASL e ASL. L’obiettivo dovrà essere quello di esaminare le reti
di interazione attivate e valutare la possibilità di attivare strategie di uniformazione.
Seconda linea di lavoro: Formulazione di ipotesi di possibili modelli organizzativi delle
attività del Dipartimento di Prevenzione della nuova ASL accorpata.
a) I modelli organizzativi dovranno tenere conto della rete di offerta dei servizi, della
distribuzione della popolazione e delle infrastrutture sul territorio, dell’organizzazione
dell’ASL in distretti.
b) Bisognerà sforzarsi di ipotizzare più modelli possibili (senza scartarne, a priori, alcuno).
c) Per ogni modello dovranno essere analizzati i punti di forza ed i punti di debolezza, in
particolare per quanto attiene l’impatto con il servizio e la qualità della tutela offerti alla
popolazione.
d) Dovrà essere tenuto in conto che i criteri validi per l’aggregazione delle SC SISP-
SPreSAL e SIAN (es. dimensione e caratteristiche della popolazione) non sono sempre
sovrapponibili a quelli validi per l’aggregazione delle SC Veterinarie (questi ultimi,
infatti, si imperniano, più che sulla popolazione umana, sulla popolazione animale e sulle
infrastrutture zootecniche).
Nella seconda fase si dovrà procedere alla implementazione dei modelli ipotizzati nella prima
fase.
2) Gli strumenti da mettere in campo per far interagire in tempo reale, in modo efficace
ed efficiente,i vari protagonisti (singoli e gruppi).
La situazione oggettiva
I Dipartimenti di Prevenzione delle due ASL hanno sedi (Pinerolo Via Bignone 15,
Rivoli Via Balegno 6) che distano fra di loro 40 Km con un tempo medio di percorrenza (in
entrambi i sensi) di circa 45 minuti in condizioni di traffico scorrevole.
Questo significa che lo strumento “riunione” che normalmente è alla base del sistema di
coordinamento, presenta delle oggettive criticità, soprattutto tenuto conto dei tempi di
spostamento.
Il tempo di percorrenza, infatti, è un fattore altamente critico per i seguenti motivi:
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1. Si tratta di un tempo improduttivo (il dirigente passa questo tempo in automobile e non è
produttivo per l’ASL);
2. Si tratta di un tempo che costa all’Azienda circa 100 Euro/Dirigente/riunione.
Tenuto presente questa criticità, occorrerà rivolgersi a strumenti di coordinamento che
comportino il meno possibile la necessità di spostamento.
Le forme di coordinamento dovranno, pertanto, basarsi su strumenti che consentano:
1. L’interazione fra i vari protagonisti con possibilità di discutere, di scambiarsi documenti,
di controbattersi, di correggersi a vicenda, assolutamente in tempo reale;
2. La riduzione al minimo e per i casi strettamente necessari degli spostamenti fra sede e
sede.
Per ottenere questo bisognerà orientarsi su strumenti moderni che consentono
l’interazione a distanza in tempo reale.
Essi sono:
1. Il sistema di video conferenza;
2. Il sistema di discussione on line, per mezzo di forum ed aree di discussione dedicati e
strutturati;
3. Il tradizionale sistema di posta elettronica;
4. Il tradizionale sistema di telefonia (voce e fax).
L’implementazione di una rete di sistemi di comunicazione a distanza (audio-video in tempo
reale) è la base indispensabile per consentire un livello di coordinamento efficace ed efficiente.
OBIETTIVO: Prevedere forme di coordinamento delle attività di vigilanza a livello dipartimentale
su progetti specifici senza prefigurare l’istituzione di strutture organizzative ad hoc.
PERCORSO DA AVVIARE: L’esigenza di assicurare forme di coordinamento delle attività di
vigilanza a livello dipartimentale è fortemente sentita sia a livello degli operatori che a livello dei
soggetti sottoposti a vigilanza, infatti:
L’attivazione dei Dipartimenti di Prevenzione ha comportato la nascita di strutture con
funzioni prevalentemente distinte, ma che, su alcuni temi specifici ed in determinate
occasioni, devono procedere necessariamente insieme;
La disarticolazione delle funzioni in Strutture Dipartimentali ha generato uno sviluppo
della specializzazione degli interventi;
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L’assenza di coordinamento può dare origine ad interventi delle varie strutture scollegati
fra di loro, con generazione in alcuni casi di doppioni talvolta contrastanti fra di loro;
L’esperienza ha insegnato che il mancato governo di questi aspetti comporta spesso inefficienza,
confusione interna ed esterna al Dipartimento, scadimento dell’immagine dei servizi con perdita
di credibilità e di autorevolezza.
Nelle due ASL da tempo si stanno sperimentando forme di coordinamento delle attività di
vigilanza.
In particolare su alcuni fronti che richiedono spiccatamente forti interventi di coordinamento e di
armonizzazione:
Sul fronte delle tematiche legate alla sicurezza alimentare si sono sperimentate forme di
coordinamento fra SIAN e Servizio Veterinario Area B sia per quanto attiene i sistemi
informativi, le valutazioni, in sede di inizio attività delle imprese alimentari sia in sede
vera e propria delle attività di controllo ufficiale, compresi gli interventi di audit;
Sul fronte delle tematiche relative a segnalazioni ed esposti si sono sperimentate forme
di coordinamento fra tutte le SC dipartimentali;
Sul fronte della vigilanza relativa alle tre Aree Veterinarie entrambe le ASL hanno
istituito il NIV, seppure con impostazioni diverse. In caso di accorpamento occorrerà
rivisitare le differenze organizzative ed armonizzarle;
Sul fronte delle tematiche legate all’impatto ambiente-salute si sono sperimentate forme
di coordinamento coinvolgenti tutte le strutture del Dipartimento (si prendano ad
esempio i casi dell’inquinamento da diossina in Val di Susa ed a Frossasco), oppure il
recente caso della OFV (Officine Fusorie Val Pellice).
Nel corso del periodo 2007-2010 occorrerà sviluppare questi temi e predisporre procedure chiare
e specifiche per le attività di vigilanza.
Il tema di fondo dovrà essere: conciliare l’esigenza di assicurare elevata specializzazione con
l’esigenza di assicurare unitarietà di valutazione e risposta.
Interventi utili per questo scopo possono essere:
Promuovere un metodo ed un’organizzazione del lavoro centrata sul monitoraggio
quantitativo e qualitativo dei settori o punti a rischio, la vigilanza integrata e la
valutazione della qualità delle ispezioni in funzione della domanda ( un ’ ispezione
accurata può essere un’occasione per la formazione degli utenti);
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definire ed applicare procedure e metodi operativi per le attività di ispezione in linea
con le esigenze di normalizzazione di cui alle norme UNI per tutte le attività di
vigilanza, in particolare per quelle relative al controllo ufficiale della sicurezza
alimentare a cui sono imposte dai Regolamenti comunitari;
rilevare il fabbisogno formativo degli operatori delle S.C. e organizzare progetti di
formazione permanente;
gestire la problematica delle Sanzioni amministrative garantendo omogeneità
procedurale, e aggiornamento dei riferimenti giurisprudenziali.
OBIETTIVO: Definire progetti di fattibilità per l’integrazione della Medicina dello Sport e delle
attività vaccinali all’interno dei Dipartimenti di Prevenzione ove non già presenti;
PERCORSO DA AVVIARE:
a) Medicina dello sport: La tematica è sviluppata nella sezione Assistenza territoriale alla
quale si rimanda.
b) Attività vaccinale: la gestione delle attività vaccinali, sia nell’ASL 5 che nell’ASL 10, è
già collocata all’interno del Dipartimento di Prevenzione con buoni livelli di interazione,
però, sia con i servizi territoriali che con il dipartimento materno-infantile..
OBIETTIVO: Sostegno e promozione ai sistemi di controllo ufficiale e di reazione rapida per la
sicurezza alimentare;
PERCORSO DA AVVIARE:
1. Stesura del Sistema qualità relativo alle attività di controllo ufficiale sulle imprese
alimentari in ottemperanza ai criteri dei Regolamenti comunitari, al fine di garantire
efficacia ed appropriatezza dei controlli ufficiali effettuati sulle imprese alimentari;
2. Implementazione dei sistemi informativi con indicatori di rischio che permettano di
attribuire un punteggio ad ogni impresa alimentare, al fine di orientare la
programmazione della vigilanza;
3. Costituzione dell’Ufficio Unico per gli Allerta; predisposizione di una procedura
integrata Dipartimentale per la gestione degli stati di allerta;
4. Istituzione di uno strumento di contatto per il consumatore e per i media con i Servizi
deputati al controllo ufficiale, sia per fornire informazioni che per la comunicazione del
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rischio, al fine del recupero della fiducia del consumatore nelle istituzioni deputate ai
controlli ufficiali sugli alimenti;
5. Elaborazione, per i controlli di salubrità dei prodotti ortofrutticoli, di criteri utilizzabili
dalle Aziende per attuare un piano sistematico e rappresentativo di campionamenti e di
un sistema di rintracciabilità di filiera, da adottare in caso di riscontro di non conformità
dei prodotti venduti, al fine di ridurre il numero di non conformità dei piani di
autocontrollo ed il numero di campionamenti ufficiali necessari;
6. Formalizzazione dei Centri micologici pubblici; implementazione dell’offerta di
consulenza ai privati raccoglitori per il riconoscimento di commestibilità dei funghi
freschi spontanei, al fine di prevenire le intossicazioni da funghi in stagione ed
individuazione di un coordinamento. Corsi divulgativi alla popolazione generale sulla
sicurezza della raccolta dei funghi freschi epigei spontanei;
7. Impostazione del controllo salubrità acque destinate al consumo umano secondo criteri di
priorità e valutazione del rischio per la popolazione servita da acquedotti pubblici, al fine
di concentrare le risorse sulle situazioni critiche e di diminuire il numero dei controlli su
quelle che offrono garanzie di sicurezza;
8. Sviluppo di un percorso che in una prima fase veda una più armonica integrazione tra
SS.CC. del Dipartimento di Prevenzione tramite l’utilizzo di check-list che consentano a
medio termine la classificazione di aziende zootecniche e non, produttrici di alimenti, in
base al rischio sanitario, con lo scopo finale di intensificare le azioni di vigilanza sui
“casi problema”. Al fine di soddisfare la domanda del consumatore e di ridurre sempre
più il rischio sanitario tale azione, in futuro, potrebbe trovare una più ampia applicazione
pratica con il coinvolgimento di più SS.CC. del Dip. di Prev. che per tutto il processo di
filiera legato alla “sicurezza alimentare” vede coinvolte a pieno titolo (Vet. Area “A” –
Vet. Area”B” – Vet. Area”C” - S.I.A.N.) sia per le corrette gestioni anagrafiche, sia per
le garanzie di sanità,oltre che per la gestione dei controlli ufficiali e la gestione delle
emergenze-allerta.
OBIETTIVO: Sostegno e potenziamento delle attività di osservazione epidemiologica medica ed
epidemiosorveglianza veterinaria, valorizzazione della prevenzione, promozione della salute;
PERCORSO DA AVVIARE:
Sorveglianza epidemiologica umana e veterinaria
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a. Sviluppo del progetto PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) che,
in entrambe le ASL, con personale appartenente ai SISP, ha preso avvio, nel mese di luglio.
PASSI è un sistema di sorveglianza per raccogliere informazioni sui comportamenti che
possono influenzare la salute dei singoli cittadini. I principali argomenti oggetto
dell’indagine sono: l’attività fisica, il fumo, l’alimentazione, il consumo di alcol, la
sicurezza stradale, la prevenzione del tumore della mammella, del collo dell’utero e del
colon retto, il ricorso ad alcune vaccinazioni nelle donne ed a quella antinfluenzale in
entrambi i sessi. Il sistema si basa su interviste effettuate ad un campione casuale e
rappresentativo della popolazione dell’ASL di età compresa fra 18 e 69 anni. Le
informazioni raccolte sono rese anonime e trattate in base alla legge sulla privacy e saranno
analizzate ed utilizzate per programmare interventi mirati alla promozione di uno stile di
vita sano ed alla prevenzione di importanti malattie croniche. Queste informazioni saranno
inoltre utili per migliorare la qualità dei servizi offerti dalle ASL. Il campione di
popolazione da intervistare è di 275 persone nell’anno per ciascuna ASL.
b. Sviluppo delle attività di Sorveglianza Nutrizionale, anche con interventi di ricerca
sanitaria finalizzata;
c. Sviluppo delle attività di sorveglianza degli eventi infettivi, compresa la formalizzazione di
un gruppo aziendale per integrare le azioni di gestione dei casi di tossinfezione alimentare.
Organizzazione di corsi di aggiornamento destinati a medici di base e PdLS, medici ed
infermieri di PS ospedaliero, biologi di laboratorio analisi per la conoscenza di situazioni
emergenti, la modalità di gestione coordinata degli episodi. Organizzazione anche di
interventi divulgativi ed educativi rivolti alla popolazione generale;
d. Strettamente collegato al precedente punto 2) è lo sviluppo delle attività di
epidemiosorveglianza veterinaria: una moderna visione di salute umana non può essere
disgiunta da quella legata al mondo animale, poiché talune malattie di animali da reddito,
da affezione e degli animali selvatici – da ambienti urbani ed extraurbani – possono
incidere sulla salute in quanto si trasmettono direttamente all’uomo; così come alcune
patologie si possono trasmettere indirettamente, tramite gli alimenti all’uomo. In
quest’ottica va sottolineata la cruciale importanza di un sistema di epidemiosorveglianza
veterinaria che possa portare a brevissimo termine al raggiungimento di territorio
ufficialmente indenne da TB; nel contempo tale attività dovrebbe coinvolgere più SS.CC.
del Dip di Prev. (prevalentemente Vet.”A” e S:I:S:P, al fine di valicare alcuni protocolli già
in atto relativamente ai casi di focolai di malattie trasmissibili e Zoonosi, ed individuare
situazioni di rischio per la salute legati ad eventi prevedibili che possono coinvolgere il
mondo animale ed umano. Nell’ottica, infine, di dare risposte sempre più appropriate sui
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“bisogni di salute” sarà necessario rimodulare i protocolli congiunti tra più SS.CC. del Dip.
di Prev. Per la soluzione dei “casi problema” derivanti da esposti che giungono al Dip.di
Prev. riconducibili ad inconvenienti igienico-sanitari dell’abitato connessi alla presenza di
animali.
Valorizzazione della prevenzione e Promozione della salute
1) Potenziamento delle attività di promozione dei comportamenti favorevoli e riduzione dei
comportamenti a rischio nella popolazione: promuovere l’aumento, in età scolare, dei
consumi di ortaggi e frutta da parte dei bambini e diminuire gli scarti di mensa;
promuovere nella popolazione con più di 18 anni comportamenti più consapevoli verso i
rischi da incidente (stradale, lavorativo, domestico); promuovere consapevolezze sulle
abitudini e consuetudini legate al fumo ed al consumo di alcol;
2) Sviluppare, su tutti gli argomenti elencati al precedente punto 1, anche nel contesto dei
PEPS, il sistema di collaborazione tra diversi Servizi dell’ASL (Distretti, AST,
Dipartimento territoriale per la continuità delle cure, Psicologia, Medicina dello Sport,
Pediatria ospedaliera, Servizio di Dietetica ospedaliera, Medici di Medicina Generale e
Pediatri di libera scelta), le Scuole primarie, i Comuni ed i portatori di interesse locali.
IL SERVIZIO SOVRAZONALE DI EPIDEMIOLOGIA
Il Servizio di Epidemiologia è una struttura complessa che opera su mandato regionale per
il bacino di utenza dell’area vasta della Provincia di Torino per tutte le necessità di assistenza
epidemiologica e per il bacino regionale (o in qualche caso nazionale) per alcune funzioni
specialistiche (centro di documentazione DORS, amministrazione e sviluppo sistemi informativi,
osservatorio rischi da lavoro, osservatorio dipendenze, , centro di riferimento nazionale del CCM
sulle diseguaglianze, scuola universitaria per i tecnici della prevenzione).
Tale servizio costituisce una risorsa importante per l’Azienda per il prezioso contributo che
può dare a supporto di tutte le Strutture aziendali ed in particolare dei Distretti per l’analisi dello
stato di salute della popolazione e la redazione dei PEPS.
Il Servizio di Epidemiologia attualmente conta 18 dipendenti (13 dirigenti e 5 del comparto),
e da 56 collaboratori (in diversi regimi di contratto).Vi sono inoltre tre dirigenti (due tecnici e
uno medico) al momento in aspettativa .Le attività sviluppate e i relativi carichi di lavoro
impiegati dalla struttura complessa sono articolati in cinque categorie:
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- livelli di epidemiologia/documentazione corrente (LEE): riguardano l’esercizio corrente
delle attività del servizio, traggono mandato da indirizzi di lavoro espressi dalla Regione,
dalle Aziende Sanitarie e dagli Enti Locali sui quali insistono le competenze del servizio;
e sono finanziati con budget attribuito nell’ambito del fondo sanitario regionale corrente;
- livelli di epidemiologia/documentazione ad hoc (Progetti Istituzionali- PI), cioè progetti
ad hoc, realizzati su mandato degli stessi enti di cui sopra, che riguardano lo sviluppo di
attività finite nel tempo e destinate o a trasferirsi nei livelli correnti o a cessare; sono
finanziati ad hoc;
- attività di ricerca e sviluppo (RS), cioè progetti ad hoc, conferiti su mandato di altri enti,
appartenenti al servizio sanitario nazionale o ad altre istituzioni, e che promuovono
ricerca epidemiologica e/o di promozione della salute; sono finanziati dagli stessi; la
giustificazione di queste attività risiede negli obiettivi stessi di ricerca e sviluppo, i cui
risultati e benefici ricadono direttamente o indirettamente anche sulla sanità pubblica
della regione;
- attività correnti di formazione (FORM), conferite su mandato congiunto della Università
e della Regione, su finanziamento ad hoc;
- attività epidemiologiche/formative/di assistenza alla progettazione per il mercato
(OFFERTA), che si giustificano per la promozione delle competenze nelle aree
geografiche meno dotate e per la realizzazione di profitti, da portare a vantaggio delle
attività istituzionali.
Il piano di sviluppo 2008-2010 è condizionato da un lato dagli obiettivi di sviluppo su più
lunga scala temporale che vanno però esplicitati per l’impatto che hanno sugli investimenti
strutturali ed organizzativi; tali obiettivi di sviluppo derivano dalla progressiva estensione degli
ambiti tematici del servizio sanitario regionale che hanno bisogno dell’epidemiologia per
introdurre la medicina e la sanità fondata sulle prove nel governo dei processi assistenziali,
preventivi e di promozione della salute di propria competenza. Dall’altro lato il piano di sviluppo
risulta condizionato dai vincoli introdotti dalla pianificazione regionale, soprattutto quelli di
limitazione di risorse e quelli organizzativi ed istituzionali relativi alle funzioni confinanti con
l’epidemiologia, come la prevenzione. Obiettivi di sviluppo di lungo periodo e vincoli di piano
non sempre sono compatibili e devono quindi essere composti attraverso scelte regionali di
priorità.
Allo stato attuale i principali determinanti dello sviluppo sono:
- per quanto riguarda gli ambiti epidemiologici di esercizio specialistico della funzione
regionale, il Servizio di Epidemiologia di Grugliasco (e DORS) ha sviluppato particolari
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competenze nell’area dei determinanti non sanitari (e delle relative conseguenze sulla
salute); questa predisposizione ne fa il destinatario dei mandati regionali (e nazionali) che
riguardano non solo i fattori di rischio già coperti da osservatori regionali (come i rischi
da lavoro, le dipendenze, gli stili di vita), ma anche i determinanti sociali della salute (per
tutto il campo delle disuguaglianze sociali, dell’immigrazione e della valutazione delle
politiche, compresi i PePS), e i problemi di salute e di assistenza legati al disagio e alla
non autosufficienza (anziani, salute mentale) o a politiche di sostegno alla famiglia (area
materno-infantile, adolescenti);
- l’area della salute mentale potrebbe essere matura per la creazione di una struttura di
epidemiologia specialistica in collaborazione con il Centro dell’ASL 4; infatti si sono
sviluppate adeguate competenze professionali e il mondo della salute mentale e della
psichiatria sta elaborando quesiti epidemiologici sempre più esigenti per scopi di
progettazione e valutazione del cambiamento;
- in questo ambito di epidemiologia dei determinanti non sanitari i rischi ambientali sono
già oggetto di competenza della epidemiologia ambientale dell’ARPA, il cui rapporto di
integrazione con il Servizio di Epidemiologia, logistica organizzativa e tecnica, dovrebbe
essere garantito dalla permanenza delle due strutture nella stessa sede di Grugliasco;
- per quanto riguarda gli ambiti epidemiologici di sviluppo dei sistemi informativi il
Servizio di Epidemiologia di Grugliasco (e DORS), oltre al consolidamento della
manutenzione, sviluppo e diffusione degli applicativi di utilizzo e valorizzazione dei
sistemi informativi regionali sanitari e statistici correnti, si propone per conto
dell’ARESS come principale regista della progettazione e dello sviluppo delle procedure
per rendere tracciabili i percorsi assistenziali attraverso gli stessi sistemi informativi, con
particolare riguardo alle principali voci nosologiche ad alta prevalenza e che non sono già
coperte da registri di patologia (malattie circolatorie, diabete, malattie respiratorie,
incidenti, salute mentale);
- la collaborazione con l’ARESS , che vede nel suo piano di attività una delega delle
funzioni di epidemiologia alla rete di epidemiologia, con particolare riguardo alle
strutture dell’ASO S. Giovanni e dell’ASL 5, richiede di sviluppare in modo integrato le
funzioni epidemiologiche correnti , anche con gli sviluppi succitati, ad uso dei compiti di
assistenza alla decisione che sono tipici dell’ARESS; e pertanto con maggiore attenzione
alla tempestività e alla rilevanza e pertinenza alle necessità conoscitive della
programmazione regionale e alla semplicità ed efficacia comunicativa dei prodotti
realizzati. Questa necessità potrebbe anche rappresentare l’occasione per dare risposta
alle necessità di funzionamento del coordinamento della rete di epidemiologia che,
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finora, è stato esercitato dal Direttore del Servizio di Epidemiologia di Grugliasco senza
risorse dedicate;
- nell’ambito dell’epidemiologia dell’assistenza il Servizio di Epidemiologia di Grugliasco
ha identificato la necessità di sviluppare una nuova funzione, oggi assente nel servizio
sanitario regionale, per l’epidemiologia dell’assistenza infermieristica; tale funzione è
oggetto di una proposta elaborata insieme con l’Università e presentata all’ASO S. Luigi
per la creazione di una struttura di epidemiologia dell’assistenza infermieristica e di
epidemiologia clinica e valutativa, che sarebbe da integrare con il Servizio di Grugliasco
all’interno di un Dipartimento interaziendale tra nuova ASL 3 e ASO S. Luigi;
- a livello nazionale è verosimile che venga consolidata ed allargata la competenza di
centro di riferimento nazionale per le disuguaglianze nella salute e per la salute in tutte le
politiche; dopo i primi mandati di ricerca (ex art 12) e di assistenza ai piani di
prevenzione (ex CCM), lo sviluppo auspicabile è quello della creazione di un centro di
riferimento nazionale stabilmente identificato e finanziato per questi scopi;
- sempre a livello nazionale sarebbe auspicabile chiarire la competenza del Servizio di
Grugliasco come centro di riferimento nazionale per la progettazione, conduzione e
valorizzazione di indagini nazionali sulle differenze di salute, come le indagini sulla
salute Istat sovracampionate (e il loro linkage con mortalità e ricoveri); e come lo studio
longitudinale italiano sugli occupati INPS (e il loro linkage con infortuni INAIL e
mortalità e ricoveri); entrambi ad uso delle esigenze regionali e nazionali di studio e
valutazione delle politiche sanitarie e non;
- il Centro di Documentazione DORS registra una crescente richiesta da parte regionale e
della ASL di accompagnare con adeguati livelli di documentazione sia il prossimo Piano
Regionale di Prevenzione che i PePS, fornendo non solo un accesso facilitato alle
evidenze di letteratura e alle buone pratiche, ma anche strumenti di registrazione,
monitoraggio e valorizzazione delle esperienze del territorio; è necessario inoltre per
DoRS consolidare le funzioni di riferimento nazionale (rete dei centri di documentazione,
adolescenti);
- nell’ambito della riorganizzazione regionale delle funzioni di prevenzione intorno a
progetti mirati per obiettivi coordinati da una rete di centri di riferimento per area vasta ,
il Servizio di Grugliasco è disponibile come un punto specialistico di questa rete per
alcuni piani di prevenzione attiva sui quali dà già un contributo diretto (carta del rischio,
diabete, incidenti, e infortuni, obesità), su alcuni piani di CCM (infortuni, disuguaglianze,
adolescenti), su piani di prevenzione collettiva nei luoghi di lavoro, e su piani di
prevenzione ambientale integrati con l’epidemiologia ambientale dell’ ARPA;
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- per quanto riguarda la formazione, il Servizio di epidemiologia di Grugliasco ha
sviluppato una particolare competenza per l’offerta formativa che riguarda la prevenzione
nella nostra regione (corso di laurea triennale TPALL di base e per dipendenti,
evoluzione verso la laurea specialistica, rapporto con la scuola di specializzazione in
igiene e medicina preventiva, corsi regionali per operatori della prevenzione e della
promozione della salute, ultimo in ordine di tempo quello per i PEPS); sarebbe opportuno
dare una maggiore robustezza organizzativa e di mandato a questa funzione,
trasformandola in una vera e propria scuola regionale della prevenzione.
Queste linee di sviluppo dei compiti del Servizio di Epidemiologia richiedono una revisione
dell’assetto organizzativo (che per la complessità delle funzioni potrà essere strutturato sul
modello dipartimentale) e delle risorse disponibili, che saranno esplicitati nell’Atto aziendale
della nuova ASL, tenendo conto del più generale progetto regionale di riorganizzazione dei
servizi di Epidemiologia.
Nel corso del triennio sarà avviato il percorso di stabilizzazione delle figure professionali a
contratto presenti in misura consistente nel servizio, nell’ambito del più ampio programma
aziendale indicato a pag. 138.
Pag,53 /141
TERRITORIO
Indice
PREMESSA
Pag. 54
IL CONTESTO
Pag. 55
LA SITUAZIONE ATTUALE E LE PROSPETTIVE
Pag. 56
A. Porta d’accesso B. Cure domiciliari e Continuità assistenziale
C. Area materno-infantile. D. Assistenza agli anziani E. Integrazione socio sanitaria
- Area Disabilità - Area anziani
- Area Minori F. Progetti di semiresidenzialità e residenzialità G. Pazienti ad alta complessità H. Dipartimento peranti sul territorio - Dipartimento Territoriale - Dipartimento Salute Mentale - Dipartimento Dipendenze Patologiche - Dipartimento Farmaceutico - Dipartimento di Medicina Legale 12. Distretti
REALIZZAZIONI PREVISTE NEL TRIENNIO
Pag.75
I RAPPORTI CON LE ALTRE ASL E ASO
Pag.77
GLI OBIETTIVI STRUMENTALI E L’ORGANIZZAZIONE
Pag.78
I RAPPORTI TRA TERRITORIO,PREVENZIONE ED OSPEDALI
Pag.79
Pag,54 /141
PREMESSA
Il concetto di salute, così come è andato evolvendosi negli ultimi decenni, presume una marcata
attenzione alle caratteristiche del territorio ed una forte compartecipazione nella definizione di
profili ed obiettivi di salute tra tutti i soggetti interessati, in primis il cittadino – paziente, ed
insieme naturalmente le agenzie direttamente interessate quali la Sanità, i Comuni, gli Enti
Gestori dei servizi socio assistenziali.
In tale prospettiva l’assistenza ospedaliera assume un ruolo sempre più preciso e demarcato e
sempre maggior peso assumono gli interventi territoriali, anche alla luce dello sviluppo delle
tecniche sanitarie, e dell’affermarsi di concezioni e prassi quali la domiciliarità, la continuità
assistenziale, ed altri analoghi.
Sotto questo profilo si evidenzia la necessità di una predisposizione partecipata di piani e
strumenti dell’intervento sanitario, che agiscano in maniera integrata con le altre agenzie del
territorio:
L’obiettivo è quello di costruire una rete che garantisca livelli di assistenza integrati, in accordo
con quanto previsto dalla legislazione nazionale e locale, e che traduca i diritti del cittadino in
strumenti e percorsi chiari, garantiti e facilmente fruibili.
Fondamentali in questa prospettiva risultano alcune parole chiave quali:
⇒ Porta d’accesso
⇒ Percorso assistenziale
⇒ Continuità delle cure
⇒ Integrazione socio-sanitaria
Da questi temi discendono naturalmente gli aspetti relativi a Processi ed obiettivi assistenziali e
agli Obiettivi strumentali e all’organizzazione interna della sanità territoriale.
Tali concetti rappresentano gli elementi basilari su cui è stato sviluppato questo capitolo e
vengono ripresi nel corso dei vari paragrafi rappresentandone il filo conduttore.
Relativamente alla porta d’accesso ed al percorso assistenziale, si distinguono naturalmente
diversi livelli che si caratterizzano per diversità di bisogni e di obiettivi.
Premessa fondamentale è la estrema attenzione all’attività di informazione del cittadino, che
deve garantire un efficiente orientamento ed un reale coinvolgimento nella tutela della propria
salute.
Tale attività risulta già significativamente sviluppata in tutti i distretti di entrambe le ASL, con la
presenza di sportelli di informazione sanitaria o socio-sanitaria, ma si deve sottolineare come
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non si possa prescindere dalla “manutenzione” e dal potenziamento continuo di tutta questa
attività.
Il centro della porta d’accesso si situa innanzitutto nell’area delle cure primarie, che si connota
proprio per l’accesso diretto del cittadino al servizio, per la presenza del servizio nella comunità
in cui vive e per la globalità della presa in carico.
Proprio per questo motivo, processi ed obiettivi assistenziali devono essere graduati in un livello
generale di ASL ed in un livello distrettuale, sicché sia possibile riconoscere con chiarezza la
filosofia generale dell’azienda, la sua etica e la mission, e se ne colga la traduzione nel modello
organizzativo, nei percorsi e nei servizi, sia centralmente sia nella loro declinazione locale
distrettuale.
A tale scopo la definizione di un nuovo modello organizzativo per le attività territoriali,
funzionale al PRR 2008 – 2010, rappresenta un’opportunità del tutto particolare perché permette
una ridefinizione globale della situazione esistente ed il conferimento di un impulso sostanziale
verso questi concetti.
Essa richiede però che in via preliminare vengano evidenziati alcuni aspetti fondamentali di
contesto.
IL CONTESTO
Il territorio delle ASL 5 e 10 si connota per l’estrema variabilità, sui piani geografico,
demografico, socio-eonomico e culturale, comprendendo aree metropolitane, di pianura e di
montagna.
Si riassumono qui di seguito brevemente le caratteristiche dei distretti del territorio aziendale.
I Distretti dell’ ASL 5 di Collegno e dell'ASL 10 di Pinerolo
Distretto N° comuni Residenti
superf. Kmq ab/KmQ Ente Gestore
Al 31-12-06 Collegno 2 87.256 31,24 2.816 Cisap Grugliasco Rivoli 5 77.601 97,57 800 Cisa Rivoli-Cissa Pianezza Orbassano 6 92.382 120,58 755 Cidis Orbassano Giaveno 6 28.520 167,28 167 CM Val Sangone Susa 37 89.107 1.092,14 80 Conisa Val Susa Pinerolo 21 89.771 466,38 190 Ciss Pinerolo Val Pellice 9 23.115 293,02 78 CM Val Pellice-Ciss Pinerolo Valli Chisonee Germanasca 17 20.000 568,74 35 Cm Val Chisone-ASL 10 Totale 103 507.752 2.836,95 178,2
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L’area del territorio appare dotata di un discreto sviluppo nell’organizzazione, nella distribuzione
dei servizi e nelle disponibilità di risorse umane.
E’ tuttavia presente una diversa articolazione dei medesimi in ragione della diversa storia delle
politiche assistenziali.
A tal proposito si schematizza qui di seguito l’organizzazione territoriale delle due ASL:
NUMERO DISTRETTI PER ASL
ASL 5
ASL 10 1 COLLEGNO 1 PINEROLO 2 RIVOLI 2 VAL PELLICE 3 ORBASSANO 3 VALLI CHISONE E GERMANASCA 4 GIAVENO 5 SUSA
DIPARTIMENTI PER ASL
ASL 5 ASL 10 DIP.TERRITORIALE PER LA CONTINUITA’DELLE CURE (DTCC)
DIP. SERVIZI TERRITORIALI
DIP. SALUTE MENTALE 5 A DIP.SALUTE MENTALE E DIPENDENZEPATOLOGICHE
DIP. SALUTE MENTALE 5 B
DIP. DIPENDENZE PATOLOGICHE
DIP. FARMACEUTICO
DIP.INTERAZIENDALE DI MEDICINA LEGALE
Da quanto precede, appare evidente la necessità di armonizzare e integrare le realtà territoriali,
sia sul piano organizzativo sia in quello prestazionale, salvaguardando il più possibile le
specificità, laddove rappresentino esigenze peculiari e importanti.
Un dato certamente rilevante nel contesto descritto è costituito dal diverso assetto organizzativo
e funzionale dei distretti, che si manifesta anche in termini di impatto con le strutture centrali e
con le altre realtà aziendali ed extra aziendali, e che sarà approfondito nello specifico paragrafo.
LA SITUAZIONE ATTUALE E LE PROSPETTIVE Come è già stato accennato in precedenza le due realtà presentano gradi e modalità di risposta ai
bisogni fortemente differenziate e ciò va senza dubbio imputato alla diversa storia dei territori, ai
rapporti con le Autonomie Locali, alla coesistenza di zone montane con aree significative di
seconda e soprattutto di prima cintura metropolitana.
Ciò nonostante si declinano alcune favorevoli precondizioni la cui esistenza rende possibile una
programmazione dei servizi e delle attività omogenea e partecipata:
buona capacità progettuale e consolidata abitudine alla pianificazione concertata dei
servizi con le agenzie del territorio,
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buone relazioni con i Medici di Medicina Generale(MMG) e Pediatri di Libera Scelta
(PLS) sia a livello distrettuale sia centrale,
particolare attenzione all’integrazione tra dipartimento territoriale e dipartimento
materno-infantile,
buon livello di integrazione con gli Enti Gestori nell’area socio sanitaria.
A. Porta d'accesso
Il concetto di porta d’accesso, evidenziata in precedenza nelle parole chiave, rappresenta un
vincolo ed un’opportunità di straordinaria rilevanza nella proposta di una sanità realmente
incardinata nel territorio, e partecipe dunque di un progetto globale di salute.
Riprendendo pertanto gli elementi sopra descritti, si evidenzia la necessità di trasferire tutto
questo nella programmazione dell’ASL, almeno a due livelli, uno centrale ed uno distrettuale.
Al primo livello compete la progettazione strategica degli obiettivi aziendali, che vengono
dettagliati di seguito.
Per la loro realizzazione rivestono particolare importanza le relazioni con i MMG e con i PLS.
Essi dovranno valorizzare sempre di più il governo clinico, l’appropriatezza delle cure e l’uso
delle risorse, mentre l'ASL perseguirà la valorizzazione del MMG, quale figura di riferimento,
anche relativamente alla continuità dell’assistenza ed allo sviluppo di attività integrate ospedale-
territorio.
Questa filosofia troverà riscontro nell’organizzazione delle attività aziendali, nell’evoluzione
delle relazioni tra MMG e ASL e nell’individuazione di progetti – obiettivo sintonici e coerenti.
Nel secondo livello, relativo alla programmazione delle attività in ambito distrettuale, rientrano
obiettivi ed azioni che coinvolgono le comunità locali, pur ispirandosi alle linee di indirizzo
tracciate a livello centrale e riflettendosi in esse.
Distretto n°PLS n° MMG
Collegno 10 73
Rivoli 8 62
Orbassano 11 71
Giaveno 3 23
Susa 10 64
Pinerolo 10 69
T.Pellice 2 18
Pomaretto 1 17
Totale 55 397
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A questo proposito appaiono rilevanti i progetti dei Gruppi di Cure Primarie (GCP) e di Case
della Salute.
Si prevede l’attivazione di almeno 5 dei primi entro il 2008. Due di essi saranno situati nel
distretto 3 dell’ASL 5 e tre nell’ASL 10.Contestualmente si procederà alla progettazione di
almeno uno di essi in ogni distretto aziendale.
Relativamente alle Case della Salute si ritiene che esse rappresentino un’opportunità
fondamentale per dare impulso alle nuove forme di risposta ai bisogni di salute del cittadino,
valorizzando gli aspetti di immediatezza, completezza, semplificazione dei percorsi assistenziali,
ed altresì gli aspetti di continuità assistenziale che esse possono offrire.
Poiché peraltro la normativa al riguardo richiede ulteriori evoluzioni e precisazioni, appare
doveroso guardare ad esse con molta attenzione, attivando iniziative in modo fondato ed
accurato, ma anche aperto alle varie opportunità.
E' necessario pertanto tenere nella massima considerazione, in sede di progettazione, gli aspetti
specifici del territorio in cui esse sorgeranno e le risorse già presenti nella comunità.
Un modello sostenibile deve prevedere innanzitutto il coinvolgimento della comunità locale, in
primis delle amministrazioni comunali, che all'interno dei PePS possono valorizzare l’avvio di
queste nuove forme di risposta ai bisogni di salute.
Nell’ambito dell’ASL che si verrà a formare con l’unione delle ASL 5 e 10, un modello adeguato
può fare riferimento in una prima fase ad una dimensione di tipo distrettuale, pur essendo noto
che le attuali concezioni tendono a riferirle ad un bacino decisamente più ridotto.
In questa fase sperimentale la dimensione temporale di attività potrà variare, perseguendo
comunque la maggior continuità possibile dell’intervento nella giornata, con l'obiettivo di
favorire l'estensione della presenza di MMG, PLS, servizi sanitari ed assistenziali.
L’avvio sarà concertato nel rispetto della programmazione locale delle attività sanitarie e sociali,
con preciso riferimento a Piani di attività territoriale, Piani di Zona ed eventualmente PePS.
Elemento sostanziale della Casa della Salute sarà l'aspetto funzionale piuttosto che quello
strutturale. Saranno ricompresi infatti all'interno di questa area anche modelli di attività a
plurisede, nei quali l'aggregazione funzionale consenta l'erogazione di un servizio efficace e
pronto e che semplifichi il percorso di accesso alle cure.
Si prefigurano pertanto modelli di Casa della Salute con diversi livelli di aggregazione
funzionale e logistica, a partire da quelli situati in un'unica sede, fino ad altri in cui sia garantita
linearità, semplicità ed immediatezza del percorso assistenziale e terapeutico pur con servizi
ubicati in sedi diverse, seppur contigue, e nei quali le connessioni informatiche e procedurali
garantiscano l'obiettivo descritto e si traducano in aumento delle risorse e della flessibilità.
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I modi di finanziamento saranno legati a riconversione nell’area territoriale di fondi presenti in
capitoli con sovraspesa, determinando anche in questo caso un duplice vantaggio, poiché si
determina un incremento dell’appropriatezza e si valorizzano le risorse ricavate da questa
iniziativa. Saranno attivate inoltre iniziative di finanziamento a livello nazionale e regionale.
Molto rilevante appare inoltre la prospettiva di collaborazione con il Polo didattico dell’ASO S.
Luigi il quale, proponendosi come polo universitario vocato al territorio, può consentire lo
sviluppo di sinergie a vari livelli.
Oltre a quanto descritto finora, relativamente alla porta d'accesso, è possibile individuare altri
ambiti nei quali prevedere azioni sinergiche tra i contesti organizzativi partendo dall’esistente e
che si ritiene possano rappresentare gli aspetti centrali dell’attività futura, costituendo di fatto il
“core business” dell’area territoriale e che vengono di seguito analizzati.
Prima di ciò risulta necessario evidenziare il ruolo che l’attività medico specialistica riveste
nell’accesso alle cure.
Essa di fatto assume un ruolo intermedio poiché alcune specialità sono ad accesso diretto, mentre
altre si connotano come attività di livello successivo.
Le ASL 5 e 10 presentano una valida dotazione di base in questo settore, con una diffusione
capillare ed un’offerta ampia ed articolata; inoltre dispongono dell’apporto dell’ASO S. Luigi
che si trova in posizione strategica rispetto ad entrambe e che rappresenta pertanto un partner
privilegiato nell’erogazione di molte prestazioni. Ad esso si aggiungono alcuni ospedali torinesi
strettamente confinanti con due distretti dell’ASL 5, di cui sono rilevanti fornitori di attività
specialistica.
Questo quadro evidenzia da un lato la ricchezza dell’offerta ma anche la difficoltà nel corretto
governo della domanda.
Tale condizione si traduce di fatto per l’ASL 5 nella necessità di riorientare la spesa per l’attività
specialistica, dove ancor oggi il consumo è eccessivo rispetto alla media regionale, verso altre
aree che risultano meno valorizzate.
Questo obiettivo è già presente nell’attuale piano di attività per l’anno 2007, ma sarà
ulteriormente perseguito anche il futuro, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
Nell’evoluzione dell’intervento specialistico, svolgono un ruolo di rilievo anche i progetti che
tendono a ridefinire potenziare e capillarizzare la rete dell’erogazione delle prestazioni.
Particolare attenzione verrà attribuita allo sviluppo di Percorsi Diagnostico Terapeutici
Assistenziali (PDTA) quali quello per la gestione integrata del diabete, che rappresentano la
sintesi degli interventi di rete, coinvolgenti attività specialistica ambulatoriale, MMG ed
ospedale e che focalizzano in maniera ottimale gli aspetti di prevenzione, ai vari livelli, di terapia
e di riabilitazione.
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Altro elemento di rilievo è rappresentato dalla necessità di fornire accoglienza adeguata e
corretta ai cittadini tramite personale formato, motivato, supportato da sistemi informatici e da
strutture logistiche all’altezza, pertanto saranno progettati e attuati idonei programmi formativi,
tesi a dotare i dipendenti di adeguata formazione e capacità di accoglienza del cittadino.
E’inoltre già avviata l’attività di organizzazione del servizio anagrafico ed implementazione
informatica che renderà la nuova Azienda tra le più avanzate della Regione Piemonte.
Sotto il profilo strutturale si programma l’apertura di un poliambulatorio completamente nuovo a
Collegno (con abbandono della vecchia sede in locazione), la progettazione di un
poliambulatorio nuovo, vincolato al finanziamento regionale, ad Alpignano, l’organizzazione di
una nuova area poliambulatoriale nell'ospedale di Giaveno e la sua più stretta integrazione con
le attività ospedaliere; l’apertura di un nuovo poliambulatorio e sede di distretto ad Orbassano
(con abbandono della vecchia sede in locazione); l’apertura di una nuova sede del Centro di
Salute Mentale a Rivoli; l’apertura di un Centro Prelievi a Cascine Vica; lo sviluppo delle attività
di epilettologia dell’età evolutiva, con il modello della valorizzazione sinergica delle risorse
esistenti presso le ASL 5 e 10; l’attivazione di nuovi locali CUP e la riorganizzazione degli
ambulatori infermieristico, consultoriale e vaccinale a Torre Pellice.
B. Cure domiciliari e continuità assistenziale
Le cure domiciliari risultano sviluppate sotto molteplici articolazioni (ADI, SID, Cure
Palliative). Si rende necessaria prevedere l’organizzazione strutturale della funzione di Cure
Domiciliari ed il potenziamento dell’attività di Cure Palliative territoriali, secondo quanto
previsto dall’Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte.
La continuità assistenziale rappresenta un aspetto fondamentale attraverso il quale passano una
più corretta risposta al bisogno e la razionalizzazione della spesa con trasferimento delle risorse
dall’ospedale al territorio; è in costante aumento la richiesta di interventi in questo settore per
l’aumento specifico della domanda conseguente alla cronicizzazione delle patologie ed alla
maggior possibilità di trattamento extraospedaliero. Lo sviluppo della continuità assistenziale è
dunque un obiettivo strategico trasversale sia al territorio sia all’area ospedaliera. Sotto questo
profilo si evidenzia l'impegno al raggiungimento di un livello uniforme di intervento, superando
le discrepanze oggi esistenti tra i due territori, in direzione di un più alto livello di prestazioni
erogate.
C. Assistenza agli anziani
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La popolazione anziana rappresenta il 21% della popolazione complessiva
Distretto Popolazione totale Popolazione> 65
Collegno 87.256 17.165 (19.70%)
Rivoli 77.601 15.880 (20.46%)
Orbassano 92.382 16.933 (18.33%)
Giaveno 28.520 6.097 (21.38%)
Susa 89.107 18.441 (20.70%)
Pinerolo 89.771 19.929 (22.20%)
ValPellice 23.115 6.080 (26.30%)
Valli Chisone e Germanasca 20.000 5.300 (26.50%)
Totale 507.752 105.825 (20.84%)
In accordo con quanto descritto nel capitolo riguardante la prevenzione, e nell’ottica di
migliorare l’aspettativa di vita in salute e condizioni di benessere della popolazione anziana, la
risposta assistenziale richiede uno sforzo in due direzioni:
1) Occorre sviluppare la disponibilità dei posti letto in alcuni distretti, puntando alla
costruzione di una rete di strutture in grado di operare come punti rete dell’assistenza
residenziale extra ospedaliera.
Proseguendo nel progetto di valorizzazione e coinvolgimento del MMG nelle attività
aziendali occorre puntare all’estensione delle convenzioni con i MMG per l’assistenza
nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), così come contestualmente merita di
essere sviluppata l’attività di fornitura farmaci e materiali di medicazione ai presidi,
come dettagliato successivamente nel punto concernente l’integrazione socio-sanitaria.
2) Analogamente occorre sviluppare l’assistenza domiciliare in lungoassistenza,
ricercando, per quanto è possibile, la realizzazione di condizioni di maggiore
appropriatezza coniugata alle esigenze della persona. A questo proposito riveste
particolare importanza uno sforzo teso ad ottimizzare la fornitura di ausili anche con il
monitoraggio delle prescrizioni.
L’esistenza di tre strutture aziendali (Attività e Progetti Integrati Socio Sanitari,
Residenzialità per anziani e una Geriatria fortemente coinvolta su Unità di Valutazione
Geriatrica e continuità assistenziale) assicurano una competenza specifica dell’ASL in
grado di assolvere al mandato di titolarità dell’intervento. Si rende in ogni caso
necessaria una riorganizzazione delle competenze dell’UVG in ragione sia della sua
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articolazione territoriale, sia delle ulteriori attribuzioni di competenze previste dalla
recente normativa regionale.
3) Nello sviluppo dell’attività un'attenzione particolare sarà dedicata al tema degli assegni
di cura. Sotto tale aspetto le due ASL presentano realtà assai diversificate. Poiché essi
rappresentano di fatto uno strumento potenzialmente molto utile, ma anche
abbisognevole di maggiore e migliore definizione, risulta necessario procedere
innanzitutto ad una loro regolamentazione e razionalizzazione, che verrà realizzata
d’intesa con gli Enti Gestori dei Servizi Socio Assistenziali, da sottoporre ad
approvazione regionale in attesa di una eventuale specifica normativa regionale.
L’assegno di cura infatti si presenta come strumento validissimo se si caratterizza per
essere una reale alternativa alla residenzialità, ma deve allora rientrare all’interno del
progetto complessivo di assistenza alla persona, incidente sulla lista d’attesa quanto
appunto un inserimento in struttura. In tal caso si valorizzano le risorse famigliari e
l’intervento dell’ASL si colloca in un ambito di corretta assistenza sanitaria, senza
sovrapposizioni o confusioni con l’intervento cui è specificamente deputata l’area
socio-assistenziale. Tale impostazione esclude di fatto la monetizzazione di interventi
propri di quest’ultimo settore e richiede pertanto una chiara definizione delle
competenze dei vari settori in campo.
D. Area materno – infantile
Il settore materno infantile rappresenta uno dei partner principali dei dipartimenti
territoriali per le molteplici sovrapposizioni di interessi (attività con PLS, consultori adolescenti,
ginecologia territoriale, pediatria di comunità); ha un potenziale di sviluppo notevole senza
significativi aumenti di costi, ma semplicemente migliorando l’organizzazione (ad esempio
miglior raccordo tra PLS e ospedali, consultori, progetti di prevenzione, capacità di
informazione).
Il settore materno infantile è organizzato in forma dipartimentale su tutti i due territori, ma con
diversi rapporti e articolazioni.
Elemento interessante è il progetto Prevenzione Serena (descritto nella sezione Prevenzione) che
si è sviluppato con uniformità nelle due ASL, ed ha costituito un fattore di connessione sia
aziendale sia per aree diverse delle due AASSLL, quali Prevenzione, Territorio ed Ospedale.
Altrettanto rilevante è l'attività di Pediatria di comunità, il cui contributo all'integrazione delle
attività dei diversi dipartimenti dell'ASL, ed alla loro connessione con i Pediatri di Libera Scelta
(PLS), risulta di notevole valore.
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Essa consente di intervenire migliorando l’appropriatezza dei profili prescrittivi dei PLS tramite
la formazione congiunta tra PLS e pediatri ospedalieri con linee guida e protocolli diagnostico-
terapeutici condivisi. che permettano da un lato continuità assistenziale dopo le dimissioni
ospedaliere senza disomogeneità delle prescrizioni, e dall’altro appropriatezza negli invii ai 2°
livelli. Ciò sarà il fulcro dell'attività di Formazione permanente nel triennio 2008-2010. Inoltre
favorirà il processo teso a:
- riorganizzare i servizi territoriali attraverso la costituzione di forme associative della medicina
di famiglia;
- promuovere l’Associazionismo tra PLS e la pubblicizzazione delle associazioni già esistenti
Particolare rilievo sarà dato inoltre al governo clinico delle attività ed al monitoraggio del ricorso
all’assistenza specialistica ambulatoriale,
I progetti dei pediatri per équipe territoriale dovranno tener conto di quanto sopra esposto e
l’approvazione degli stessi sarà vincolata ad un reale reindirizzo della spesa.
La Pediatria di comunità svolge un ruolo di coordinamento di progetti ed un ruolo di coesione e
rinforzo; agevola i rapporti in ambito pediatrico tra PLS e le strutture del Dipartimento Materno
Infantile e del Dipartimento territoriale; migliora infine i percorsi di continuità assistenziale con
particolare riguardo al paziente cronico.
Quanto descritto appare strutturato in maniera più organica nel territorio dell'ASL 5, e presente
comunque in modo sostanziale nell'ASL 10.
Si prevede nel triennio 2008 - 10 di estendere le caratteristiche di questo intervento a tutta la
realtà della nuova ASL, rendendolo più omogeneo.
Anche l'implementazione e la diffusione del Punto sulle Infezioni Sessualmente Trasmesse
(PIST) rappresenta un obiettivo di valore all'interno di un contesto polimorfo quale quello della
futura ASL.
E. Integrazione socio sanitaria
Area Disabilità
Fondamentale in questo contesto appare l’organizzazione e lo sviluppo dei rapporti con le
agenzie territoriali che sono coinvolte nel soddisfacimento dei bisogni di salute del cittadino.
In primo luogo si sottolinea la necessità di ampliare ulteriormente i rapporti con gli Enti Gestori
dei servizi socio-assistenziali che operano nel territorio aziendale. Grazie alla collaborazione
con essi è possibile dare attuazione agli aspetti di integrazione socio sanitaria, che rappresentano
una delle chiavi di volta di un corretto approccio alle problematiche della salute, e realizzare
quanto previsto dal DPCM 29.11.2001 “Definizione dei livelli Essenziali di assistenza”, dalla
DGR 51/2003 e dalla LR 1 /2004.
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Nel territorio delle ASL 5 e 10 operano 9 enti gestori con i quali esiste una consolidata prassi di
collaborazione e progettazione partecipata degli interventi.
Tutto ciò è evidenziato dal fatto che sono attualmente in vigore protocolli di convenzione
finalizzati all’applicazione della DGR 51/2003 e del DPCM 29.11. 2001 con tutti i 9 enti e che
riguardano tutto il territorio aziendale.
La loro realizzazione ha determinato negli anni l’attivazione di criteri e procedure di
programmazione congiunta, lo sviluppo di metodologie di lavoro integrato e l’organizzazione
coordinata delle attività, fino a giungere alla costituzione di gruppi interdisciplinari composti da
operatori dell’ASL ed operatori degli enti gestori per gli interventi nel campo della disabilità e in
quello dell’assistenza agli anziani.
In questo ambito appaiono di notevole interesse gli strumenti che si sono individuati e che sono
peculiarità dell’ASL 5, ma hanno riscosso particolare interesse in ambito regionale e nazionale,
particolarmente in riferimento alla metodologia adottata nei confronti della disabilità.
Nell’ASL 5 è stata infatti costituita una Struttura di "Riabilitazione Psicosociale” che supporta
sul piano clinico riabilitativo gli interventi definiti a livello di commissione handicap, definita
UVAP. In tal modo si vengono a definire risorse umane strumentali e metodologiche per
sostenere la persona disabile e la sua famiglia fin dalla più tenera età con i progetti di
accoglienza dei neonati disabili, sviluppati di concerto con gli enti gestori, e successivamente
nell’inserimento scolastico, lavorativo, e nella collaborazione con i centri semiresidenziali e
residenziali.
L’integrazione con gli enti gestori e con la scuola in questi ambiti è attualmente molto alta, e si
sono costituiti Nuclei interdisciplinari per la disabilità (NID) in tutti i distretti dell’ASL 5, con la
presenza di personale medico, psicologico ed educativo.
Anche i Centri Provinciali per l’Impiego sono stati profondamente coinvolti nel progetto al fine
di costituire una rete integrata che sostenga la persona disabile e che la aiuti nelle varie fasi
dell’inserimento lavorativo.
Data la positiva risposta ottenuta con tale metodologia, si ritiene obiettivo importante estendere a
tutto il territorio aziendale questa organizzazione, così da istituire una rete di assistenza sanitaria
e psicologica alle persone disabili e da valorizzarne risorse ed opportunità.
Tale obiettivo è fissato per la fine del 2009 e si gioverà della collaborazione di un’altra struttura,
specifica della ASL 10, l’APISS ( Attività e progetti integrati socio sanitari) , che rappresenta
una risorsa peculiare all’interno della Sanità piemontese; essa infatti ha il compito di fornire
all’ASL ed alle sue strutture operative il supporto nella lettura del territorio, nella competenza
normativa e nello sviluppo della prassi dell’integrazione socio–sanitaria, contribuendo così alla
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valorizzazione sia delle risorse della sanità sia di quelle del territorio; si programma pertanto
l’estensione dell’attività dell’APISS a tutto il territorio aziendale entro il 2009.
Area Anziani
L’area dell’integrazione socio-sanitaria si presenta particolarmente delicata anche nel settore
dell’assistenza agli anziani ultra sessantacinquenni e, particolarmente, a quelli
ultrasettantacinquenni.
Al momento, il processo di integrazione con gli enti gestori risulta molto ben strutturato sia
nell’area dell’ASL 5 sia in quella dell’ASL 10, con una consolidata prassi di collaborazione.
All’interno dell'ASL 5, nell’ambito dell’accordo di programma, si è provveduto ad istituire
Nuclei interdisciplinari anziani (NIA), con l’obiettivo di supportare l’attività delle UVG (Unità
di valutazione geriatria.
Tale organizzazione è parsa funzionale e si programma pertanto la sua estensione a tutto il
territorio aziendale entro il 2010.
Le UVG sono strutturate in modo parzialmente differente.
All’interno dell’ASL 5 hanno una presidenza centrale e delle presidenze distrettuali, mentre
all’interno dell’ASL 10 vi è un'unica presidenza centrale.
Alla luce di quanto indicato nell’allegato “A” alla DGR 59/2007, si programma una
valorizzazione generale delle caratteristiche distrettuali, per rendere questo strumento sempre più
sensibile nella lettura della realtà locale; va tuttavia sottolineata l’importanza della regia
(presidenza) centrale che garantisce omogeneità metodologica, culturale ed organizzativa e che
pertanto verrà mantenuta e consolidata.
Il contributo tecnico a questa attività è fornito attualmente in maniera diversificata all’interno
delle due ASL.
Nell'ASL 5 è attiva una Struttura denominata “Residenzialità per Anziani” che comprende
professionalità varie; essa garantisce la direzione sanitaria e la gestione delle tre RSA aziendali
ubicate a Collegno, Avigliana e Sangano, e l'attività dell’UVG insieme con i medici AST e con
gli altri operatori; l’attività del geriatra è ottenuta mediante convenzione con l’ASO S. Luigi.
All’ASL 10 un contributo importante è fornito dall’APISS che collabora con i medici dell’AST e
con i geriatri dell’Struttura di Geriatria, che presiede l’UVG. e assicura la Direzione Sanitaria
della RSA a gestione diretta di Bibiana.
Tali organizzazioni sembrano al momento rispondere bene agli obiettivi di potenziamento nella
risposta alle problematiche degli anziani che si intendono perseguire nella realizzazione di
questo PRR. Si prevede lo sviluppo dell’integrazione tra le due strutture, tendendo a realizzare
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un modello organizzativo dotato di maggior omogeneità, ma sempre molto attento alle realtà
locali dei vari distretti.
La situazione sotto il profilo dei servizi erogati all’interno delle due ASL risulta al momento
profondamente diversa.
Nell’ASL 5 è previsto per il 2007 il raggiungimento della quota di 1,2% di posti letto per anziani
ultrasessantacinquenni non autosufficienti, mentre l’ASL 10 si trova già alla quota di 1,6%.
Al contrario, per quanta riguarda l’intervento di tipo domiciliare, esso risulta al momento più
strutturato nell’ASL 5.
Nel triennio si prevede di rendere omogenea l’assistenza agli anziani nei differenti territori in
maniera graduale, tenendo conto degli attuali livelli di impegno e concordando sviluppi
sostenibili, differenziati e adattati alle singole realtà locali, raggiungendo un livello complessivo
di interventi (domiciliarità e residenzialità) pari a quello previsto dal PSSR (2% anziani
ultr65enni).
Tale programma prevede anche l’impegno diretto dell’ASL nella costruzione di nuove strutture
residenziali, in forma diretta o esternalizzata.
Area Minori
Anche nell’area dell’attività a favore dei minori, è stata sviluppata una consolidata prassi di
intervento integrato sia nell’ASL 5 sia nell’ASL 10.
Nell'ASL 5 sono presenti le Strutture di Riabilitazione Psicosociale/NPI, e di Psicologia dell’Età
Evolutiva. Nell’ASL 10 è presente la Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile.
In entrambe le ASL sono stati stipulati e sono operativi protocolli di intervento tra ASL, Enti
Gestori ed altri soggetti istituzionali relativi alle aree di affidamenti, adozioni, maltrattamento ed
abuso.
Similmente sono operative le Unità Multidisciplinari per l’integrazione scolastica degli alunni
disabili, che sono state oggetto di Accordi di programma con Enti Gestori ed Istituzioni
scolastiche, Comuni e Provincia.
Dato l’aumento della complessità degli interventi in questo settore, tali Unità Multidisciplinari
hanno teso ad assumere sempre più le caratteristiche di Unità di Valutazione Multidimensionale
dei minori, con una integrazione sempre più vasta con la rete dei servizi.
L’obiettivo per il triennio 2008 – 10 è dunque quello di dare ulteriore impulso a questa prassi
giungendo, alla scadenza degli attuali, a nuovi accordi di programma che valorizzino tutte le
risorse delle reti locali, per favorire integrazione e risposte appropriate.
Quest’ambito dovrà prevedere inoltre, così come gli altri precedentemente trattati, un chiaro
impulso alla cooperazione strutturata con il Privato sociale e la valorizzazione delle risorse
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individuali e degli approcci non formali di cura quali l’Auto Mutuo Aiuto, prassi questa già
ampiamente sviluppata sul territorio di entrambe le ASL.
Inoltre si registra in questo settore la necessità di potenziare ed ampliare i rapporti già esistenti
tra Dipartimento di Tutela Materno-Infantile e Territorio, per garantire la continuità delle cure e
delle metodologie, in un’ottica che ponga il cittadino al centro delle iniziative e non lo costringa
a difficoltosi percorsi che rendono ardua la realizzazione del suo diritto alla salute.
Nel complesso pertanto si prevede il potenziamento dell’intervento verso i minori con la
valorizzazione e l’estensione degli interventi in atto.
A tal proposito particolare attenzione sarà dedicata allo sviluppo dell’ attività della Struttura di
Psicologia dell'Età Evolutiva, in riferimento all'area clinica, all'intervento nell'ambito dell'abuso
e del maltrattamento di minori ed all'assistenza psicologica dell'adolescenza in integrazione con
le altre strutture aziendali, quali NPI e Riabilitazione Psicosociale, ed extraziendali coinvolte nel
settore.
F. Progetti di semiresidenzialità e residenzialità specifica
Attualmente sul territorio sono presenti e attivi alcuni Centri Diurni per anziani e per persone
affette da demenze, oltre ad un nucleo sperimentale di residenzialità Alzheimer. Tali strutture
dovranno essere oggetto di valutazione in ordine alla capacità di garantire risposte
territorialmente uniformi. Analogamente occorre localizzare l’offerta di posti di residenzialità
per pazienti territoriali (Hospice) in grado di soddisfare la domanda. Inoltre è stato avviato lo
studio per l'apertura di un centro residenziale e semiresidenziale per craniotraumatizzati a
Collegno che si prevede di realizzare nel triennio 2008-2010.
Restano sullo sfondo altre voci che richiedono necessariamente una regolazione tarata sullo
specifico contesto: la promozione delle attività che coinvolgono i MMG devono tenere conto dei
diversi livelli di relazione in un’area fortemente inurbata o in un territorio montano.
A questo proposito risulta particolarmente rilevante la problematica relativa alle relazioni
intercorrenti tra funzione distrettuale, funzione dipartimentale e regia aziendale centrale. Alla
luce delle esperienze maturate negli anni passati, si ritiene che sia un patrimonio sostanziale la
valorizzazione di una forte regia centrale che si esprime in ambito di direzione strategica, di
programmazione e di forte pregnanza tecnico-scientifica. Tutto ciò deve essere declinato a livello
distrettuale con grande attenzione alle specificità locali ed alla più fine programmazione locale.
Ciò presume pertanto un forte coordinamento ed un forte scambio tra Dipartimenti e Distretti,
garanzia di un equilibrio accurato fra strategie generali, tutela e committenza locale e produzione
degli interventi.
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Su queste basi vanno posizionati gli assunti di fondo per sviluppare un disegno organizzativo
che, pur tenendo conto di tutti gli attori che concorrono a far salute, non ne sia succube,
assolvendo alla sua funzione di elemento di supporto, stimolo e ricerca dell’innovazione, nella
prospettiva del miglior rapporto possibile tra costi e benefici.
G. Pazienti ad alta complessità
Nell’anno 2006 è stato approvato, nell'ASL 10, un progetto di assistenza residenziale e
domiciliare a favore di utenti con patologie complesse (stato vegetativo, SLA, lesioni cerebrali
con assenza di funzioni motorie e/o compromissioni delle funzioni respiratorie e di deglutizione,
emorragie cerebrali, ictus, ischemie, polineuropatie).
Sono state attivate le seguenti risposte:
1 progetti residenziali
2 progetti di cure ed assistenza a domicilio
3 monitoraggio e supervisione da parte della S.C. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale
4 gruppo di OSS dedicato, coordinato da un’assistente sociale
5 sostegno ai care-giver e sviluppo di gruppi di auto mutuo aiuto
6 costituzione del gruppo di Lavoro interdisciplinare sulle patologie complesse.
Sulla base dell’esperienza maturata si ritiene di dover estendere nel triennio il progetto a tutto il
territorio.
H. I dipartimenti operanti nel territorio
L’occasione di progettare la riorganizzazione dei servizi territoriali di un’ASL rappresenta una
possibilità del tutto speciale di sviluppare un “pensiero” comune su rapporti, modalità di
collaborazione e sinergie tra i vari componenti territoriali, e costituisce un contributo alla
migliore definizione dei ruoli dei distretti, verso i quali è necessario un atteggiamento più
omogeneo da parte dei dipartimenti.
Si evidenziano qui di seguito i programmi di attività dei singoli dipartimenti o aree
dipartimentali che si prevede di sviluppare durante il triennio 2008- 2010.
Obiettivo prioritario dei Direttori di Dipartimento e di Distretto dovrà essere l’integrazione
funzionale delle rispettive programmazioni che dovranno soddisfare i seguenti requisiti:
- rispetto delle indicazioni della Direzione Regionale
- rispetto dei livelli di spesa previsti per le attività territoriali
- coerente esplicitazione nell’ambito dei PePS
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Dipartimento Territoriale (per la Continuità delle Cure)
Nelle ASL 5 e 10 sono presenti due dipartimenti del territorio, denominati Dipartimento
Territoriale per la Continuità delle Cure nell'ASL 5 e Dipartimento Servizi Territoriali nell'ASL
10.
Essi pur operando sul medesimo universo di bisogni, sono diversamente strutturati:
STRUTTURE OPERATIVE DEI DIPARTIMENTI TERRITORIALI ASL 5 ASL 10
S.C. Assistenza Sanitaria Territoriale (AST) S.C. Assistenza Sanitaria Territoriale (AST)
S.S. Riabilitazione Psicosciale S.C. Attività e progetti integrati socio sanitari(APISS)
S.S. Psicologia dell'Età Evolutiva S.C. Medicina Legale
S.S. Residenzialità per Anziani S.C. Farmaceutica Territoriale
S.S. Distretto Pinerolo(*) S.S. Distretto Val Pellice(*) S.S. Distretto Valli Chisone e Germanasca(*)
N.B. S.C = Struttura Complessa S.S.= Struttura Semplice (*) N.B. I distretti sono inseriti in staff al Dipartimento Territoriale
Notevoli sono comunque le affinità metodologiche e culturali che sottendono le prassi operative.
I due dipartimenti si sono sviluppati con una marcata attenzione agli aspetti della continuità delle
cure e ad un dialogo molto intenso rivolto all’integrazione socio-sanitaria.
Nel prossimo futuro tenderanno pertanto ad una integrazione strutturale ed organizzativa che
valorizzi la funzione centrale, espressamente sui seguenti punti:
contributo al governo clinico della domanda
collaborazione alle strategie volte all’omogeneità delle risposte
sviluppo della progettualità per la lettura dei nuovi bisogni e l’individuazione delle azioni
conseguenti
offerta della professionalità specifica ai distretti nell’ambito della produzione sanitaria
territoriale
sviluppo delle competenze di supporto a Direzione Generale e Distretti
Proseguirà contestualmente la produzione nell’area dell’intervento su minori, disabili ed anziani,
nell’ottica della continuità e dell’integrazione intraziendale e con la realtà socio-assistenziale.
Dipartimento di Salute Mentale
Nell’ASL 5 sono attualmente presenti 2 Dipartimenti di Salute Mentale (DSM):
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1. il DSM 5A che aggrega la S.C. Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) e i
servizi territoriali del Distretto di RIVOLI, e la S.C. Servizi territoriali dei Distretti di
Susa e Giaveno
2. il DSM interaziendale 5B a Direzione Universitaria che aggrega la S.C. Servizio
Psichiatrico di Diagnosi e cura (SPDC) dell’ASO S.Luigi e la S.C. Servizi territoriali dei
Distretti di Orbassano e Collegno con Comunità Protette.
Nell’ASL 10 è attualmente presente 1 Dipartimento di Mentale e Salute Dipendenze patologiche
che aggrega la S.C. Psichiatria 1 ( SPDC di Pinerolo e CSM del Distretto di Pinerolo) , la S.C.
Psichiatria 2 ( CSM del Distretto Valpellice e CSM del Distretto Valli Chisone e Germanasca), e
la S.C. Dipendenze Patologiche.
Il nuovo assetto organizzativo dovrà prevedere la riconduzione della S.C. Dipendenze
patologiche dell’ASL 10 allo specifico Dipartimento di cui al punto successivo.
Esiste sul territorio di entrambe le ASL una rete articolata di strutture di accoglienza che se ben
integrate tra loro possono garantire percorsi di cura appropriati secondo il livello di intensità
assistenziale richiesto: servizi ambulatoriali e territoriali, centri diurni, strutture residenziali
(comunità e gruppi appartamento), Centro Crisi (ASL5), 3 SPDC (Pinerolo, Rivoli e ASO
S.Luigi), Case di Cura private accreditate ( 2 ASL 5).
Nel corso del triennio si intendono sviluppare in particolare i seguenti interventi:
1. valutazione della congruità della rete ospedaliera esistente (SPDC) in termini di
adeguatezza della dotazione di posti letto al fabbisogno della popolazione residente e di
omogenea distribuzione sul territorio, ed eventuale rimodulazione in relazione anche al
livello specialistico delle strutture ospedaliere di appartenenza;
2. miglioramento dell’appropriatezza dei ricoveri in SPDC e in Case di Cura in relazione
alla molteplicità di risposte assistenziali alternative disponibili: implementazione
dell’utilizzo del Centro Crisi nelle fasi di pre-crisi , realizzazione di un gruppo
appartamento supportato per pazienti in fase post-crisi che per motivi sociali e gestionali
non possono far rientro presso la propria abitazione, sviluppo della cooperazione con i
servizi socio assistenziali;
3. ridefinizione degli indirizzi organizzativi delle strutture territoriali esistenti, per
permettere una maggiore flessibilità degli interventi;
4. sviluppo della cooperazione/integrazione con i Medici di Medicina Generale attraverso
protocolli strutturati e collegamenti Intranet-internet protetti;
5. sviluppo dell’integrazione con gli altri servizi distrettuali con la definizione di protocolli
di presa in carico condivisa per i pazienti gravi multiproblematici ( es. abuso e
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maltrattamenti, minori e adolescenza , Ser.T, Enti gestori Servizi Socio assistenziali,
NeuroPsichiatria Infantile, Centri per l’Impiego per inserimenti lavorativi)
6. potenziamento della collaborazione con le Associazioni dei familiari e dei pazienti,
nonché con altre realtà associative territoriali e ospedaliere di volontariato;
7. implementazione dei servizi di Educativa Territoriale;
8. implementazione del servizio IESA (Inserimento Eterofamigliari Supportati per Adulti);
9. potenziamento dei gruppi di auto-mutuo aiuto;
10. sviluppo dell’integrazione ASL-ASO S.Luigi con particolare riferimento alle attività di
alta specializzazione quali il servizio di Psicologia Medica e di Psichiatria di Liason;
11. sviluppo della formazione e dell’aggiornamento professionale degli operatori in
collaborazione con l’Università;
Dipartimento delle Dipendenze Patologiche ed S.C. Dipendenze Patologiche
L’assetto attuale dell’attività nel campo della patologia delle dipendenze nei territori delle due ASL si
configura nel modo seguente.
L'ASL 5 è dotata del Dipartimento "Patologia delle dipendenze" che si compone di 2 Strutture
Complesse "Dora Riparia", comprendente ambulatori e presidi del: Distretto 1 - Distretto 2 -
Distretto 5 e "Sangone": comprendente ambulatori e presidi del: Distretto 3 - Distretto 4.
Il Dipartimento fornisce assistenza medica, sociale e psicologica per problemi legati
all’uso/abuso/dipendenza da sostanze o comportamenti (droghe, alcol, fumo, gioco d’azzardo,
ecc.) tramite interventi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
I cittadini residenti nel territorio dell’ASL5 direttamente interessati ed i loro familiari possono
accedere direttamente, senza richiesta del medico di base, in una delle sedi distrettuali
ambulatoriali
Le due strutture complesse dell’ASL 5 dispongono di varie sedi con svariati programmi e
progetti ambulatoriali, semiresidenziali, residenziali e territoriali, comprese unità di strada.
Nell’ASL 10 è presente una Struttura Complessa “Dipendenze patologiche con sedi diffuse sul
territorio ed interventi analoghi a quelli dell’ASL 5.
In entrambe le realtà ci si avvale della collaborazione di Enti Ausiliari di settore e delle Case alloggio
private per AIDS e dell’apporto del privato sociale oltre che dell’Auto Mutuo Aiuto.
Peculiarità specifiche (a parte le differenze risultanti dal diverso assetto normativo) dei 2 territori
invece appaiono essere:
per quanto attiene l’ASL 5:
la presenza di una catena di strutture diagnostico/terapeutico/riabilitative a direzione pubblica
e gestione mista con Cooperative sociali
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la presenza di una catena di interventi strutturati di Riduzione del danno, ancorché non estesi
a tutto il territorio aziendale
l’estensione a tutte le sedi ambulatoriali dell’attività nel campo della cessazione del fumo
la presenza di un intervento per i disturbi secondari da sovralimentazione
la capillare distribuzione territoriale delle attività ambulatoriali in Val di Susa e degli
ambulatori di somministrazione farmacologia
per quanto attiene l’ASL 10
la maggiore estensione e strutturazione dell’intervento in campo alcologico
l’integrazione con il SSM per le attività nel campo del Gioco d’azzardo
la maggiore strutturazione dell’attività infettivologica sulle patologie associate
capillare diffusione delle strategie dell’auto mutuo aiuto non solo nel campo dell’alcologia
In considerazione delle situazione su descritta l’integrazione tra le due realtà non appare
particolarmente complessa.
Si prevede già a partire dall’anno 2008 la convergenza di tutte le attività dell’area della patologia delle
dipendenze in un’unica struttura dipartimentale di “Patologia delle dipendenze” comprendente le 3
Strutture SERT presenti sui due territori.
Operativamente si individuano le seguenti direttrici strategiche:
a) Liberalizzazione degli accesi alle strutture/attività “asimmetriche””
b) L’implementazione di una politica dell’accessibilità per l’utenza
c) Potenziamento dell’intervento sulle patologie alcolcorrelate nelle aree svantaggiate
d) Capillarizzazione e potenziamento dell’offerta per la cessazione del fumo
e) Integrazione dell’offerta per il GAP (Gioco d’azzardo patologico)
f) Valutazione con la Direzione Sanitaria degli OO.RR. di Rivoli della possibilità di inserimento di
una sezione di Tossicologia Clinica all’interno degli Ospedali
g) Potenziamento ed uniformazione della diagnostica tossicologica
h) Assemblaggio in un’unica area dipartimentale della rete aziendale per le malattie infettive droga-
correlate
i) Unificazione dei protocolli di gestione dei farmaci sostituitivi oppioagonisti, messa in rete delle sedi
di somministrazione e liberalizzazione degli accessi per l’utenza
l) Estensione degli interventi di RDD Riduzione del danno a tutto il territorio e implementazione
di un’attività omogenea di LDR Limitazione dei rischi
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m) Valutazione con gli altri servizi specialistici specifici di eventuali possibili apporti da parte
del DPD nell’intervento sugli overeating disorders secondari alle altre manifestazioni di
sregolazione aumentativa degli appetiti fisiologici (sex addiction, dipendenze affettive)
n) Valutazione di un intervento sperimentale sui nuovi comportamenti di dipendenza
Dipartimento Farmaceutico e S.C. Farmaceutico
Il Dipartimento Farmaceutico rappresenta una realtà peculiare dell'ASL 5, poiché nell'ASL 10 la
S.C. Farmaceutica Territoriale è un'unità inserita all'interno del Dipartimento Territoriale, mentre
la S.C. Farmaceutica ospedaliera è ricompresa nelle attività del Presidio Ospedaliero.
In entrambi i casi è stato svolto negli anni un intenso lavoro che ha coinvolto le farmacie del
territorio e degli ospedali, i MMG, i PLS, e le varie strutture delle ASL interessate a questo
aspetto.
Ne sono nati diversi programmi concernenti appropriatezza prescrittiva, monitoraggio della
spesa, razionalizzazione dell'uso del farmaco, attivazione di specifici organismi a livello
distrettuale e collaborazione con la Direzione Generale nella individuazione dei Progetti
Obiettivo da assegnare ai MMG.
Questa attività si è tradotta anche in un intenso impegno di coordinamento con le varie strutture
del territorio, a partire dai Dipartimenti e dai Distretti, che ha di fatto reso il Dipartimento
Farmaceutico e la S.C. Farmaceutica co-protagonisti nella definizione e nello sviluppo di buone
prassi nell'ambito dello specifico settore.
Va sottolineato, inoltre, come siano già state formalizzate in tutti i Distretti, le Commissioni
farmaceutiche per il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva nell’ambito delle UCAD. I
MMG/PLS e gli specialisti vengono coinvolti in progetti per sviluppare la prescrizione dei
farmaci generici/equivalenti. Sono attivi inoltre protocolli tesi ad incentivare la prescrizione dei
farmaci generici ed equivalenti e la fornitura diretta di O2.
Poiché le strutture presenti nelle due ASL risultano di fatto già attualmente sintoniche sul piano
degli obiettivi e delle metodologie, e quindi complementari, si prevede fin dal 2008 la loro
convergenza in un unico Dipartimento.
Il programma di attività è descritto nello specifico capitolo riguardante l’assistenza farmaceutica.
Dipartimento di Medicina Legale
Nell'ASL 5 è attualmente presente un Dipartimento Interaziendale di Medicina Legale che
coordina gli interventi nell'ambito dell'ASL 5 e ASL 2.
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La S.C. Medicina Legale dell'ASL 5 è attiva su un ampio arco di attività di istituto, tra le quali è
compresa oggi anche la S.S. di Medicina dello Sport.
Nell'ASL 10 la S.C. Medicina Legale è inserita nel Dipartimento Territoriale e comprende anche
essa l'arco di attività istituzionali e la Medicina dello Sport.
Alla luce delle prospettive previste dal PRR per queste due ASL, si prevede la conclusione
dell'attività del Dipartimento Interaziendale di Medicina Legale per il 31 Dicembre 2007 e la
collocazione di entrambe le Strutture nel Dipartimento territoriale.
Tenuto conto che l’attuale collocazione all’interno della Medina Legale non presenta criticità
organizzative, verrà valutata l’opportunità o meno di ricondurre l’attività di Medicina dello Sport
all’interno del Dipartimento di Prevenzione, secondo gli indirizzi regionali. Tale percorso dovrà
peraltro essere svolto con grande attenzione e soggetto a continuo monitoraggio perché comporta
aspetti di estrema delicatezza; tra di essi non secondaria risulta ad esempio la collaborazione che
il personale che opera nella Medicina dello Sport offre all'intera Struttura di Medicina Legale.
Le attività delle due Strutture Complesse presentano al momento ampi elementi di comunanza
metodologica e funzionale, pur evidenziando anche interessanti specificità che possono costituire
elemento di arricchimento reciproco; si prevede pertanto per il triennio 2008-2010 una
valorizzazione sempre maggiore dell’integrazione tra le due Strutture.
I. I Distretti
I distretti rappresentano una realtà sviluppatasi in maniera peculiare nelle ASL 5 e 10, in virtù
anche di una diversa organizzazione complessiva delle due aziende.
Uno degli aspetti più rilevanti è certamente la diversità del livello di decentramento decisionale,
che nell’ASL 5 risulta decisamente più marcato. Contestualmente nell’ASL 10 si sono sviluppate
iniziative a livello più centrale, senza che peraltro questo abbia rappresentato una limitazione nel
rapporto con il territorio.
Nelle more della definizione dell’Atto Aziendale si impone perciò con forza l’esigenza di una
riflessione che, partendo dall’esistente, delinei i criteri sui quali basare l’armonizzazione e lo
sviluppo delle diverse realtà distrettuali, all’interno di una prospettiva spiccatamente aziendale.
Significativi sono infatti i contributi e le disposizioni normative in materia di distretti, a fianco
dei quali si rende però necessaria una più specifica declinazione dei rapporti e relazioni tra i vari
attori: Direzione Generale, Direzioni Distrettuali e Direzioni Dipartimentali definendo i rapporti
gerarchici.
La naturale esigenza di armonizzare queste situazioni potrà essere perseguita ricalibrando a
livello centrale le diverse realtà mediante:
⇒ la ridefinizione della sede del governo clinico della domanda
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⇒ la pianificazione dell’offerta degli interventi tecnici, non incidenti sugli aspetti di tutela
⇒ il potenziamento delle funzioni di committenza e tutela distrettuale in applicazione di quanto
previsto dall’allegato A della DGR 59/07.
E’ importante sottolineare come il contributo offerto dai Distretti sarà sempre più rilevante anche
per quanto riguarda gli aspetti di prevenzione e di indagine del bisogno di salute locale, (cfr.
paragrafo dedicato ai PepS nella sezione di Prevenzione), che pertanto rappresentano un ulteriore
ambito di impegno delle Direzioni Distrettuali e di sviluppo nelle concertazione delle risposte ai
bisogni di salute.
Tutto questo troverà adeguato riscontro nella predisposizione dell’Atto Aziendale, che
ricomprenderà pertanto la risposta ai problemi organizzativi posti dall’analisi qui rappresentata.
REALIZZAZIONI PREVISTE NEL TRIENNIO
La prevista ridefinizione degli assetti istituzionali può costituire un’occasione di
riorganizzazione, in una prima fase, e di consolidamento dei servizi aziendali nelle successive.
In questa sezione del documento vengono perciò riassunti gli elementi (progetti e obiettivi) di
miglioramento in base alla localizzazione e rilevanza.
Per l’Area territoriale il dato più caratterizzante sarà soprattutto costituito dal consolidamento
dell’organizzazione distrettuale nelle sue varie articolazioni:
1) comitato dei Sindaci
2) UCAD
3) Gruppi di lavori interservizi
nel segno di una costante ricerca della maggiore appropriatezza mediante il miglioramento dei
percorsi di continuità assistenziale, dei profili prescrittivi di MMG e PLS e più in generale delle
modalità di erogazione delle prestazioni.
A livello centrale (Dipartimenti, Strutture Complesse) saranno sviluppate azioni in direzione del
governo clinico della domanda, dello sviluppo e ricerca di nuove risposte prestazionali e
dell’aggiornamento professionale, con lo scopo di assicurare una produzione in linea con i
bisogni del cittadino.
A livello di distretto sono previste iniziative fortemente correlate al contesto territoriale che
potranno rivelarsi utili anche per i percorsi di definizione dei Piani e Profili di salute:
Forte integrazione con gli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali, sulla base di
protocolli convenzionali condivisi, per la gestione a largo respiro delle attività socio
sanitarie e l’aggiornamento dei Piani di Zona;
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Sviluppo di sportelli unici per assicurare un’informazione all’utenza più completa e
ridurre il disagio logistico;
Sviluppo dove possibile della Medicina in associazione e dei Gruppi di Cure Primarie;
Ottimizzazione della risposta ambulatoriale-distrettuale (servizio infermieristico,
consultori familiari);
Sviluppo attività di supporto e informazione all’utenza già in atto e in collaborazione con
le Associazioni di Volontariato;
Ricerca di nuovi campi di collaborazione con il terzo settore ampliando, se necessario, le
convenzioni già esistenti.
CATALOGO DELLE INIZIATIVE
ASL COMUNE INIZIATIVA
5 Alpignano Realizzazione nuovo poliambulatorio ed attivazione Gruppo
Cure Primarie 5 Beinasco Attivazione Gruppo di Cure Primarie 5 Collegno Apertura nuovo poliambulatorio a Villa Rosa (Certosa)
5 Collegno RSA per craniotraumatizzati (trasformazione di struttura già
utilizzata) 5 Collegno Sviluppo di Tossicologia Clinica
10 Cavour Risistemazione sede ambulatori e progettazione Gruppo Cure
Primarie 10 Cumiana Attivazione Gruppo Cure Primarie 10 Cumiana Completamento struttura RSA
5 Giaveno Organizzazione nuova area poliambulatoriale nell'ospedale ed
integrazione con le altre attività ospedaliere 5 Giaveno Potenziamento ambulatorio odontoiatrico per disabili
5 Giaveno (Area Distrettuale) Progettazione Gruppo Cure Primarie
5 Grugliasco Progettazione nuova RSA per anziani 5 Orbassano Apertura nuovo poliambulatorio e sede di distretto 10 Pomaretto Realizzazione Hospice 10 Pinerolo Attivazione Gruppo di Cure Primarie 5 Rivoli Apertura nuova sede Centro di Salute Mentale 5 Rivoli Apertura Centro Prelievi a Cascine Vica
5 Rivoli (Area Distrettuale) Progettazione Gruppo Cure Primarie
5 S. Antonino Apertura nuova RAF per disabili 5 Da individuare Progettazione nuova RSA per anziani 5 Da individuare Progettazione nuova RSA per anziani 5 Susa Apertura Centro Diurno Disabili di Via Vallero 5 Susa (Area distrettuale) Progettazione Gruppo Cure Primarie
10 Torre Pellice Riorganizzazione ambulatorio infermieristico, vaccinale e
consultoriale e locali CUP
10 Vigone Attivazione Gruppo Cure Primarie 5 Volvera Attivazione Gruppo Cure Primarie
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I RAPPORTI CON LE ALTRE ASL ED ASO La collocazione delle ASL 5 e 10 rappresenta un elemento di particolare interesse perché
comprende l'area Ovest della provincia di Torino e risulta a stretto contatto con la realtà
metropolitana ma, come già rilevato, si estende anche a zone montane.
Risultano pertanto particolarmente intensi i rapporti con le ASL torinesi, specialmente la 2 e la 3,
e con alcune ASO metropolitane.
Questo ha rappresentato, nel corso degli anni, un elemento di significativo interesse per quanto
concerne le problematiche legate alla mobilità passiva ed al ricorso a strutture di alta
specializzazione presenti nel contesto urbano.
E' stata peraltro anche occasione di proficui rapporti di collaborazione sia fra le direzioni sia fra
le diverse strutture aziendali, con l'attivazione di programmi di cooperazione e di iniziative
congiunte.
Sicuramente importante appare l'obiettivo di sostenere ed incentivare programmi che mirino a
sviluppare attività congiunte e sinergiche ottimizzando risorse, investimenti e progetti.
Un ruolo peculiare, sotto questo profilo, riveste l'ASO San Luigi, la cui collocazione si situa
all'interno del territorio dell'ASL 5.
Il rapporto che storicamente si è venuto a creare tra i cittadini e le strutture dell'ASL 5, e la
predetta ASO, si presenta al momento solido ed ampiamente articolato e comprende la fruizione
di servizi erogati dall'ASO San Luigi, ma anche l'attivazione di programmi di collaborazione con
la Direzione dell'ASL (ad esempio il progetto per il percorso diagnostico terapeutico, in ambito
diabetologico, ed il relativo comitato diabetologico aziendale), con i Distretti Aziendali e con i
Dipartimenti (ad. es. la presenza di un dipartimento interaziendale di Salute Mentale ed il
progetto Prevenzione Serena).
Anche l’ ASL 10 ha sviluppato nel corso degli anni un rapporto con l’ASO S. Luigi strutturato
su vari piani, sia per quanto concerne la fruizione di servizi, sia per quanto concerne lo sviluppo
di attività congiunte, dal momento che anch’essa partecipava, ad esempio, allo stesso progetto di
Prevenzione Serena sopraccitato.
In tale contesto di notevole interesse risulta anche la possibilità di sviluppo dei rapporti tra ASL
5 e 10 e Polo Didattico dell'ASO San Luigi, nell'ottica di una sempre maggiore integrazione tra
le agenzie formative e il servizio sanitario regionale, che si ritengono foriere di ricadute fruttuose
per tutti gli attori, anche tenendo conto del fatto che l’ASL 5 ha sviluppato negli anni una
notevole attività formativa e l’ASL 10 possiede addirittura un’area di formazione.
Si prevede pertanto l'evoluzione ed il potenziamento degli accordi fra ASL 5 e 10 e le altre ASL
ed ASO della provincia di Torino con particolare riferimento all'ASO San Luigi.
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GLI OBIETTIVI STRUMENTALI E L’ORGANIZZAZIONE Le attività previste nelle sezioni precedenti delineano con chiarezza la complessità dell’impianto
organizzativo che le sostiene, e che si caratterizza per il fatto di dover rispondere ad un processo
evolutivo generale dell’organizzazione sanitaria, e di dover coniugare tali aspetti con il processo
di integrazione delle due ASL 5 e 10.
Premessa obbligata allo sviluppo di questo discorso è la necessità di rispettare e valorizzare le
peculiarità e le competenze specifiche acquisite dalle diverse organizzazioni, e di promuovere le
iniziative di collaborazione e di integrazione in modo graduale,partecipato e coerente. Accanto a
ciò è necessario sottolineare peraltro anche l’importanza di razionalizzare le attività e le
organizzazioni presenti, di aumentare costantemente le sinergie tra di esse e di promuovere lo
scambio tecnico e formativo per migliorare l’omogeneità generale della risposta data al cittadino.
Riferimento importante per tutto questo sono la DGR 59/07 con i suoi allegati A e B che
forniscono chiare linee di indirizzo circa la riorganizzazione dei servizi e gli obiettivi
assistenziali delle ASL, in raccordo con il più vasto progetto di salute perseguito dalle politiche
regionali.
Quanto premesso rappresenta la base per la definizione degli obiettivi strumentali e
dell’organizzazione dell’area territoriale della nuova ASL.
Le peculiarità presenti nei due dipartimenti territoriali e, in parte, nelle strutture operative in essi
comprese, costituiscono un forte stimolo ad operare processi d’integrazione che favoriscano
l’ampliamento a tutto il territorio di esperienze e know-how acquisiti, e che potenzino le attività
prodotte in maniera integrata già esistenti, quali ad esempio il progetto Prevenzione Serena.
In questa prospettiva risulta possibile prevedere significativi miglioramenti di efficienza
nell’organizzazione unificando il coordinamento di alcune attività quali Cure Domiciliari e Cure
Palliative, ad esempio, pur sviluppando l’attività su tutto il territorio. Anche le attività dell’ AST
richiedono un ripensamento ed una ridefinizione, alla luce del ruolo dei distretti e dei rapporti
che con essi si intratterranno, nonché della riorganizzazione del dipartimento territoriale, per il
quale si prevede l’unificazione.
Il tema delle relazioni tra dipartimenti e distretti e, più in generale, quello delle complessive
relazioni tra soggetti operanti sul territorio, richiede naturalmente una trattazione che tocca
caratteristiche, ruolo e dimensioni anche dei Dipartimenti di Salute Mentale, delle Dipendenze
Patologiche e Farmaceutico. Essi rappresentano organizzazioni profondamente strutturate e
radicate nelle realtà in cui operano,tali per cui sembra al momento necessario il loro
mantenimento, in un’ottica di integrazione e di dialogo tra di essi e con i distretti, per
potenziarne l’efficacia, migliorarne l’adeguatezza e arricchire di nuovi contenuti la loro presenza
sul territorio.
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I RAPPORTI TRA TERRITORIO, PREVENZIONE E OSPEDALI
Da quanto esposto appare evidente che una delle necessità sostanziali nella redazione del PRR è
quello di pianificare organizzazione e servizi in funzione delle problematiche evidenziate
nell’analisi del territorio, e qui descritte nel paragrafo dedicato alla prevenzione.
Tale analisi richiede naturalmente la predisposizione di strumenti condivisi, anch’essi già
descritti in precedenza.
Questa strategia permette di evidenziare bisogni di salute presenti ed emergenti, e di individuare
gli obiettivi, calibrando correttamente l’organizzazione in funzione delle risposte che si
desiderano ottenere.
La filosofia descritta trova espressione nell’obiettivo individuato di riduzione della mortalità
evitabile, tramite le strategie indicate, ma anche nell’aumento della qualità dei servizi, nella
crescita dell’agio, nella fidelizzazione del cittadino verso la propria agenzia sanitaria,
nell’aumento dell’empowerment ed infine nella evoluzione del rapporto dei dipendenti verso
l’ASL, in un’ottica di partecipazione del cittadino anche in quanto lavoratore.
I luoghi in cui questo avviene sono naturalmente molteplici, ma sono ricostruibili in un percorso,
ideale e pratico che ha alcune stazioni chiaramente identificate.
Se pertanto la sede delle Prevenzione è il luogo dell’osservazione e delle indicazioni generali, il
Territorio è il luogo in cui esse diventano scelte specifiche e si articolano in una serie di risposte
peculiari. In parallelo l’Ospedale si propone come una risorsa specialistica per attività e
contenuti, che richiede sempre maggior connessione con Territorio e Prevenzione, per consentire
al cittadino di fruire di un percorso di cura lineare e rispettoso, e per poter predisporre gli
strumenti atti ad affrontare gli scenari che la Prevenzione delinea.
A tal proposito si evidenzia come la Continuità Assistenziale rappresenti uno tra gli snodi più
importanti nel rapporto ospedale-territorio per numerose ragioni:
Omogeneizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali
Riduzione dei ricoveri impropri
Razionalizzazione delle risorse
Miglioramento qualitativo della risposta terapeutico-assistenziale al cittadino
Anche i programmi di Screening (colon-retto, tumori femminili) rappresentano un interessante
modello di integrazione tra aree. Essi nascono anzi proprio con la caratteristica sostanziale di
coinvolgere in un unico percorso prevenzione, diagnosi e cura, e quindi di collegare
Prevenzione, Territorio ed Ospedale. Come già esposto nell’apposito paragrafo, questi progetti si
presentano ampiamente sviluppati in tutto il territorio di entrambe le AASSLL, e sono stati di
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fatto i precursori di una integrazione tra di esse e con l’ospedale S Luigi, nel contesto funzionale
di un dipartimento di Prevenzione Oncologica, come previsto dalla Regione Piemonte.
L’area dell’Educazione alla Salute poi costituisce per definizione il punto di convergenza nel
quale si esplicitano iniziative che richiedono l’apporto di tutti i settori sopra menzionati,
coinvolgendo le varie articolazioni con cui essi operano (Educazione alimentare, campagne
vaccinali, educazione sessuale e problematiche consultoriali per adolescenti, prevenzione delle
dipendenze).
Dalla importanza che viene attribuita a questi temi discendono conseguenze fondamentali per la
crescita della salute nella comunità, ma anche semplicemente per la crescita dei giovani come
cittadini formati alla salute ed informati su di essa; ed è per ciò che la Direzione dell’Azienda
considera questo come un punto strategico.
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L’ ASSISTENZA OSPEDALIERA
Indice
PREMESSA
Pag. 82
I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 SITUAZIONE ATTUALE
Pag. 84
RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 5
Pag. 88
LINEE DI SVILUPPO DEGLI OSPEDALI RIUNITI DELL’ASL 5
Pag. 98
I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10 SITUAZIONE ATTUALE
Pag. 105
RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 10
Pag. 110
LINEE DI SVILUPPO DEI PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10
Pag. 116
SINERGIE TRA I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 E DELL’ASL 10
Pag. 118
PREMESSA
L’assistenza ospedaliera nel territorio delle ASL 5 e 10 è garantita da una rete articolata di
Presidi Ospedalieri di diverso livello specialistico, in grado di assicurare una risposta modulata
sui bisogni della popolazione di riferimento sia nella fase di acuzie (ricoveri in elezione o in
emergenza/urgenza) sia nella fase di postacuzie.
La dotazione di posti letto complessiva è la seguente:
Rispetto allo standard regionale di 4,5 P.L per 1.000 abitanti (di cui 1 di postacuzie), tale
dotazione risulta sottodimensionata e ciò determina:
a) il congestionamento dei reparti di area medica (100% di occupazione dei posti letto in quasi
tutti i Presidi delle due ASL)
b) un’elevata mobilità passiva della popolazione residente verso Presidi Pubblici e Privati
accreditati di altri territori per le specialità di area chirurgica
c) un’insufficiente risposta al bisogno di assistenza postacuzie (Lungodegenza e RRF) in
particolare nel territorio dell’ASL 5.
Il tasso di ospedalizzazione (numero di ricoveri anno per 1.000 abitanti) in entrambe le
ASL è inferiore alla media regionale e nell’ASL 10 è il più basso in assoluto.
Tasso di ospedalizzazione
159,39 160,17 160,20162,04
184,37 185,14182 182
167,78171,48
169,33 169,63
150
155
160
165
170
175
180
185
190
2003 2004 2005 2006anno
n.ric
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ASL 10 RegioneASL 5
DATO PRESUNTO
Pag,82 /141
Pag,83 /141
Uno scostamento così elevato rispetto alla media regionale se da un lato può essere indice di
appropriatezza dei ricoveri ospedalieri dall’altro conferma il sottodimensionamento della rete
ospedaliera compensato dallo storico sovradimensionamento della risposta territoriale.
Gli Ospedali riuniti di Rivoli, Avigliana, Giaveno, Susa gestiti dall’ASL 5 e il Presidio
Ospedaliero “E. Agnelli” di Pinerolo gestito dall’ASL 10, sono ospedali di primo livello in cui
sono garantite tutte le specialità di base e sono ciascuno di riferimento per la propria
popolazione; non si rilevano significativi flussi di mobilità da un territorio all’altro, fatta
eccezione per i residenti del Comune di Piossasco (appartenente all’ASL 5) che per alcune
specialità gravitano su Pinerolo.
L’ASO S.Luigi è una struttura di più alto livello specialistico, di riferimento per la popolazione
di entrambe le ASL.
Le Case di Cura Private Accreditate tutte ubicate sul territorio dell’ASL 5 sono di riferimento per
la popolazione di entrambe le ASL ed integrano la rete aziendale, in particolare Villa Patrizia e
Villa Augusta per le patologie psichiatriche e Madonna dei boschi e Villa Serena per il recupero
e la riabilitazione funzionale.
Le linee di indirizzo regionale relativamente all’area di assistenza ospedaliera definiscono i
seguenti obiettivi:
- adeguare la capacità produttiva degli ospedali con la riconduzione della composizione e
del numero di posti letto di attività ospedaliera anche in coerenza con le indicazioni della
DGR n.2-944 del 27/9/2005
- relativamente alla post-acuzie, delineare l’apporto delle diverse tipologie dei presidi,
evitando che lo sviluppo dei nuovi presidi si traduca in una semplice aggiunta di capacità
produttiva, senza riflessi sulla capacità produttiva preesistente
- precisare il piano di conversione dei posti letto in termini di sedi coinvolte e di dotazione
di personale ed i tempi d’attuazione
Nelle pagine che seguono sono dettagliati i principali interventi che si intendono realizzare nel
triennio 2008-2010 per migliorare,integrare e razionalizzare la rete ospedaliera in relazione
anche allo sviluppo dei progetti di ristrutturazione e ampliamento dei Presidi Ospedalieri in fase
di attuazione.
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I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 SITUAZIONE ATTUALE
Presso gli Ospedali riuniti dell’ASL 5 (Sedi Ospedaliere di Rivoli, Giaveno, Avigliana, Susa) vengono
garantiti:
- Interventi di soccorso urgente presso il D.E.A. (Dipartimento Emergenza
Accettazione) (Rivoli), i Pronto Soccorso (Giaveno, Susa), il P.P.I. (Punti di Primo
Intervento) (Avigliana).
- Ricoveri nei reparti ospedalieri per l'esecuzione di procedimenti diagnostici,
terapeutici e riabilitativi;
- Visite ambulatoriali.
Nella organizzazione della Rete Ospedaliera, Rivoli ha il ruolo di Sede di riferimento
principale per la presenza del DEA di 1 ° livello e del maggior numero di unità operative
specialistiche e di tecnologie, ponendo necessariamente la Struttura nelle condizioni di dover assorbire
le richieste della popolazione e delle altre Sedi per la gestione della casistica clinica più complessa.
Le Sedi Ospedaliere di Giaveno ed Avigliana, forniscono alcune specialità di assistenza di
base (Medicina, Chirurgia).
La Sede Ospedaliera di Susa, lontana geograficamente dalle altre Sedi Ospedaliere, fornisce
tutte le specialità di assistenza di base (Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Ostetricia e Ginecologia,
Nido).
L’attività di urgenza/emergenza è garantita:
Sede Ospedaliera di Rivoli: Dea di primo livello, aperto 24 ore su 24;
Sede Ospedaliera di Giaveno: Pronto Soccorso aperto 12 ore/die (8,00 – 20,00);
Sede Ospedaliera di Avigliana: Punto di Primo Intervento aperto 12 ore/die (8,00 – 20,00);
Sede Ospedaliera di Susa: Pronto Soccorso aperto 24 ore su 24.
I dati di attività degli ultimi anni presso il Dea/PP.SS./P.P.I. degli OO.RR. dell’Asl 5 sono i
seguenti:
Anno Accessi Numero di Prestazioni
Anno 2004 83.429 569.086
Anno 2005 86.737 511.586
Anno 2006 90.319 586.673
Presso gli OO.RR. dell’ASL 5 viene garantita l’attività di ricovero per acuti, sia in regime
ordinario, sia in regime di ricovero diurno.
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L’analisi della attività di ricovero, nell’anno 2006, è la seguente:
Produzione complessiva OO.RR. Asl 5
Totale ricoveri (ordinari + regime diurno)
Anno 2006
Attività di Ricovero Ordinario
Attività di Ricovero Diurno
Totale Ricoveri
Sede Ospedaliera Casi Casi Casi
Rivoli 9.762 1.593 11.385
Giaveno 1.092 660 1.752
Avigliana 492 3.647 4.139
Susa 3.016 301 3.317
Totale 14.392 6.201 20.593
Appropriatezza dei ricoveri
La valutazione dei ricoveri inappropriati (ricoveri LEA), effettuata sui ricoveri dell’anno 2006,
ha dato risultati positivi per i DRG medici, per i quali i limiti di appropriatezza non sono stati superati.
Per i DRG chirurgici, nonostante il risultato complessivo positivo, persistono criticità per
alcuni DRG:
- decompressione tunnel carpale: 9 casi inappropriati nel 2006
- legatura e stripping di vene: 16 casi inappropriati nel 2006
- ernia inguinale e femorale: 78 casi inappropriati nel 2006
- artroscopia: 3 casi inappropriati nel 2006
- conizzazione escluso patologie maligne: 61 casi inappropriati nel 2006
Presso l’ASL 5 è stata istituita una U.O. di Day Surgery multispecialistico, presso la quale si
esegue la quasi totalità dei ricoveri in Day Surgery.
Nonostante i numeri assoluti su riportati, per alcuni DRG (ernia inguinale, conizzazione, stripping
di vene), si tratta di casi clinici non gestibili in Day Surgery e per i quali si è reso necessario il ricovero
in regime ordinario. L’inappropriatezza espressa, legata a determinazioni statistiche, deve essere
pertanto rivalutata secondo criteri clinici.
Percorsi di continuità assistenziale
Presso gli OO.RR. dell’ASL 5 sono stati istituiti, presso le singole Direzioni Sanitarie, uffici di
continuità assistenziale:
- ufficio di continuità assistenziale Sede di Rivoli
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- ufficio di continuità assistenziale Sede di Susa
- ufficio di continuità assistenziale Sedi di Avigliana e Giaveno
Funzioni e compiti:
- definizione e realizzazione percorso sede ospedaliera – strutture di riabilitazione
- definizione e realizzazione percorso sede ospedaliera – strutture residenziali (RAF/RSA);
- definizione e realizzazione percorso di continuità assistenziale ospedale territorio (dimissioni
protette a domicilio)
Vengono inoltre garantite le prestazioni specialistiche ambulatoriali per i pazienti esterni (prenotati)
e per i pazienti ricoverati.
Nell’anno 2006:
Produzione complessiva OO.RR. Asl 5 Totale prestazioni specialistiche ambulatoriali
Anno 2006 Sede Ospedaliera Prestazioni
Rivoli 1.132.769 Giaveno 534.300
Avigliana 494.282 Susa 417.067
Totale 2.578.418
L’organizzazione attuale, è articolata in Dipartimenti strutturali, così composti:
Dipartimento di Medicina Posti Letto attuali DIPARTIMENTO DI MEDICINA
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
Cardiologia 12 1 Unità Coronarica 10
Medicina Generale Rivoli 41 1 Nefrologia Rivoli 4 Neurologia Rivoli 5
Medicina Generale Giaveno 21 1 Medicina Generale Avigliana 21 4
Medicina Generale Susa 30 1 Lungodegenti Giaveno 6
Totale Dip. Medicina 139 8
A cui bisogna aggiungere: - S.S. Diabetologia - S.S. Dietologia
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Dipartimento di Chirurgia
Posti Letto attuali
DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
Chirurgia Generale Rivoli 42 1 Chirurgia Generale Giaveno 15 3
Chirurgia Generale Susa 13 1 Day Surgery
Multispecialistico 16
Gastroenterologia Ortopedia Rivoli 26 1 Ortopedia Susa 15 1
O.R.L. 15 2 Urologia 10 1
Totale Dip. CHIRURGIA 136 24
Dipartimento Materno Infantile
Posti Letto attuali
DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
Ostetricia e Ginecologia Rivoli 22 1
Ginecologia Giaveno 5 Ostetricia e Ginecologia Susa 13 1
Pediatria Rivoli 10 1 Nido Rivoli 14
Neonatologia Rivoli 5 Nido Susa 5
Totale Dip. MATERNO INFANTILE 74
Dipartimento Emergenza
Posti Letto attuali
DIPARTIMENTO EMERGENZA
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
Anestesia e Rianimazione Rivoli 4
Letti anti shock Susa 2 Totale Dip. EMERGENZA 17
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A cui bisogna aggiungere: - S.C. Anestesia e Rianimazione Sede Ospedaliera di Susa - S.C. Anestesia e Rianimazione Sedi Ospedaliere di Giaveno e Avigliana - Dea Sede Ospedaliera di Rivoli - PP.SS. Sedi Ospedaliere di Giaveno e Susa - Punto di Primo Intervento Sede Ospedaliera di Avigliana
Dipartimento di Salute Mentale A
Posti Letto attuali
DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE A
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
PSICHIATRIA 10
RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 5
E’ da definirsi una revisione strutturale ed organizzativa delle attività sanitarie erogate
orientata fortemente al coordinamento della Rete Ospedaliera; è pertanto necessario focalizzare
l’attenzione all’ambito clinico (eccellenza di offerta delle prestazioni erogate e potenziamento
delle discipline complesse) e all’ambito strutturale/alberghiero, al fine di garantire una risposta
efficace e pronta ai bisogni della popolazione, integrando le Sedi Ospedaliere (Rivoli, Giaveno,
Avigliana, Susa). Base della programmazione è l’attenzione ai bisogni dell’utenza, anche in
termini di umanizzazione.
La revisione deve prevedere l’equilibrio tra risposta all’urgenza e all’elezione e
l’integrazione tra strutture di diagnosi e cura e DEA/PP.SS./P.P.I.;. inoltre deve essere sviluppata
una maggiore integrazione tra strutture ospedaliere e territoriali per la continuità terapeutica e per
l’efficiente utilizzo delle risorse.
Deve prevedersi altresì una differenziazione delle Sedi Ospedaliere anche in base alla
tecnologia disponibile
Occore anche tenere conto che l’analisi dei bisogni della popolazione, ha determinato la
necessità di sviluppare un piano di recupero della mobilità passiva verso altre strutture
ospedaliere extra territorio, che comporta l’implementazione di alcune aree specialistiche che
hanno raggiunto la saturazione e per le quali la domanda resta elevata, e l’istituzione di nuovi
reparti non ancora attivati presso gli OO.RR.
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Sede Ospedaliera di Rivoli
Nella organizzazione della Rete Ospedaliera, Rivoli ha il ruolo di Sede di riferimento
principale per la presenza del DEA di 1° livello e di un maggior numero di unità operative
specialistiche e di tecnologie, ponendo necessariamente la Struttura nelle condizioni di dover assorbire
le richieste della popolazione e delle altre Sedi per la gestione della casistica clinica più complessa.
L’analisi della capacità produttiva della Sede Ospedaliera di Rivoli, nonché l’individuazione
delle principali criticità, sono alla base della programmazione degli interventi di riorganizzazione e del
suo assetto.
E’ fondamentale il rispetto della vocazione all’urgenza della Sede Ospedaliera di Rivoli e
quindi della necessità di equilibrio sia tra risposta all’urgenza ed all’elezione, sia il
raggiungimento dell’integrazione tra strutture di diagnosi e cura e Dea.
Area di emergenza
Il Dea della Sede ospedaliera di Rivoli è uno dei principali nodi della rete dell’Emergenza
extracittadina che ha subito adeguamenti strutturali prima dell’evento olimpico, continuati con
l’apertura di nuove aree nel corso di quest’anno e la cui ultimazione è prevista nel corso dell’anno
2008.
Contemporaneamente agli adeguamenti strutturali si è proceduto, in occasione delle
olimpiadi invernali, ad un cospicuo adeguamento della dotazione organica di personale
infermieristico e tecnico e si è iniziata una valutazione della più idonea variazione organizzativa
tenendo anche conto delle indicazioni della D.G.R. n. 35_7912 del 21/12/2002.
E’ indubbio che l’integrale adesione al modello che vuole l’istituzione di organici di
Medicina e Chirurgia d’Accettazione d’Urgenza comporta, anche considerando la riconversione
di organici di altre Strutture, un incremento delle risorse umane necessarie.
Tuttavia, data la rilevanza del sistema di emergenza per la rete ospedaliera aziendale,si
dovrà nel brevissimo periodo iniziare una trasformazione organizzativa, ancorché parziale,
attribuendo diverse responsabilità,anche di Direzione di Struttura Complessa, per rinforzare il
sistema da subito.
In tal senso verrà attivata in via “sperimentale” apposita struttura finalizzata a migliorare
le attività connesseall’Emergenza Sanitaria.
Al fine di adeguare la risposta al crescente bisogno di salute, sono programmate inoltre le seguenti
azioni:
- potenziare le strutture di supporto per il Dea (area diagnostica);
- garantire una maggiore capacità di riassorbimento (incremento posti letto delle unità
operative di competenza): aumento della capacità di ricovero della Sede Ospedaliera;
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- implementare l’accessibilità all’area specialistica: potenziamento della disponibilità in
termini orari di Specialità ad oggi disponibili solo nelle ore diurne;
- migliorare l’accessibilità al Dea, anche in termini di accettazione ed accoglienza:
ultimare i lavori di implementazione dell’area Dea (già completata nuova camera calda,
nuove accettazione e area attesa per gli utenti).
Attività di ricovero
Le principali scelte di intervento sono:
- Aumento numero di sale operatorie: blocco operatorio attuale: 3 sale. Dopo: 5 sale;
L’attuale numero di sale operatorie non è più adeguato alle necessità delle Strutture
Chirurgiche che hanno visto in questi anni una crescita della domanda non compensato da
un sufficiente numero di accessi di sala per soddisfare in tempi brevi tutte le richieste.
Inoltre, l’incremento dell’accesso in urgenza/emergenza dal Dea ha ulteriormente acuito le
difficoltà d’utilizzo, soprattutto per i ricoveri programmati determinandone, per chi
ricoverato, un prolungamento della degenza e per chi in lista d’attesa, un allungamento
dell’attesa.
La realizzazione delle nuovo blocco operatorio, vedrà destinata una sala operatoria
esclusivamente all’urgenza/emergenza e quattro sale all’attività di ricovero programmato.
- Implementazione Ostetricia: incremento posti letto e realizzazione nuovo blocco parti:
negli ultimi anni il numero di parti presso la Sede di Rivoli è cresciuto assestandosi a circa
1400 nuovi nati all’anno. La programmazione ha previsto la realizzazione di una nuova
area di degenza dedicata all’Ostetricia e Ginecologia con l’aumento dei posti letto (da 24
attuali a 26), e realizzazione delle nuove sale parto, comprensiva di una sala per i parti
cesaeri. Questi ultimi attualmente gravano sul blocco operatorio.
- Riallocazione Nido e Neonatologia: funzionalmente integrato con l’Ostetricia, sarà
trasferito presso la nuova area di degenza che sarà realizzata in continuità con la nuova
Ostetricia e Ginecologia;
- Incremento posti letto per la Medicina Generale: realizzazione nuova area di degenza
con aumento dei posti letto (dagli attuali 41 a 50). Riorganizzazione strutturale ed
organizzativa, anche in termini di umanizzazione.
- Realizzazione di un’area di degenza Multidisciplinare Medica: realizzazione di una
nuova area di degenza dedicata alla Neurologia e alla Nefrologia, a cui destinare 20 posti
letto (13 p.l. per la Neurologia, 7 p.l. per la Nefrologia). Tale scelta è dettata dalla
valutazione dei dati di attività degli ultimi anni che dimostrano una cresciuta esigenza di
ricovero per tali discipline.
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- Incremento area di degenza per l’Urologia: realizzazione nuova area di degenza per
l’Urologia con aumento del posti letto (dagli attuali 10 passerà a 20). L’attività
dell’urologia è cresciuta negli ultimi anni, con particolare attenzione alle patologie
tumorali. Le liste d’attesa testimoniano una forte capacità attrattiva della struttura e la
necessità di ampliare la disponibilità di ricovero, correlata anche alle maggiori possibilità
di accesso alle sale operatorie.
- Realizzazione di un’area di degenza di 2° livello per la Riabilitazione: attività di
ricovero non ancora presente presso gli Ospedali Riuniti dell’ASL 5. Si prevede
l’attivazione di n.15 posti letto dedicati ad attività di riabilitazione neuro-motoria di 2°
livello.
Attività ambulatoriale, di accettazione e di accoglienza degli utenti.
Le principali scelte di intervento sono:
- Laboratorio analisi: realizzazione nuova area dedicata al Laboratorio analisi con
raddoppio degli spazi ora utilizzati. Al termine dei lavori, sarà trasferita presso tale sede
l’attività ora erogata presso il Laboratorio Analisi di Collegno (territoriale) che sarà chiuso.
- Radiologia:aggiornamento delle potenzialità diagnostiche e digitalizzazione per messa in
rete delle radiodiagnostiche aziendali con ottimizzazione dell’uso delle risorse.
- Endoscopia digestiva: realizzazione nuova area dedicata all’attività di endoscopia
digestiva. Saranno implementati gli spazi disponibili e realizzate nuove aree per la
diagnostica e per l’endoscopia interventistica. Il servizio di endoscopia digestiva è
fortemente impegnato nell’attività di screening del colon retto.
- Dialisi: realizzazione della nuova area dedicata alla Dialisi (peritoneale, emodialisi).
Realizzazione di un’ area da destinare al CAL (ora locato in area territoriale) in stretto
collegamento con l’area Dialisi, al fine di centralizzare tutte le attività in ambito
Ospedaliero.
- RRF: realizzazione nuova area ambulatoriale per la riabilitazione. Gli spazi saranno
implementati rispetto a quanto presente attualmente in ambito ospedaliero, al fine di
centralizzare anche le attività ora erogate presso la sede territoriale di Rivoli.
- Area di front-office: realizzazione nuova area immediatamente accessibile (locata al
pianto terra) dove concentrare tutte le attività di impatto frontale con l’utenza (sala
prelievi, C.U.P., accettazione ricoveri, U.R.P., etc.), con la realizzazione di adeguate sale
d’aspetto.
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- Poliambulatori: riorganizzazione degli spazi, separando le discipline mediche da quelle
chirurgiche e realizzazione di un’area centrale di front-office dedicata all’accoglienza
dell’utenza.
Sede Ospedaliera di Giaveno
La Sede Ospedaliera di Giaveno garantisce attività di ricovero per acuti (Chirurgia,
Medicina), attività di post-acuzie (lungodegenza), attività ambulatoriali, attività di urgenza
(pronto soccorso aperto 12 ore).
Presso la Sede Ospedaliera sono presenti, inoltre, tutte le attività distrettuali (Distretto 4)
e cio’ favorisce l’integrazione tra ospedale e territorio.
Gli interventi e le linee di indirizzo sono di seguito riassunte:
- riallocazione attività distrettuali: riorganizzazione strutturale/organizzativa,
dedicando l’ala vecchia della Sede Ospedaliera alle attività distrettuali. Saranno
implementati e separati i percorsi tra area ospedaliera e territoriale al fine di favorire
l’orientamento all’utenza.
- realizzazione nuove aree da dedicare al Sert e al DSM: realizzazione nuove aree
per le attività ambulatoriali di tali specialità Saranno previsti accessi separati e
dedicati.
- realizzazione nuova area ospedaliera: costruzione di una nuova porzione di
edificio, da destinare ad attività ospedaliere di degenza.
- realizzazione nuova radiologia: implementazione degli spazi attuali;
- realizzazione di un DH oncologico: nell’ambito dell’attività di ricovero diurno della
Medicina Generale, verrà realizzato un DH oncologico,in raccordo con l’ ASO S.
Luigi.
- realizzazione nuova degenza di area medica nell’area ora occupata dalla chirurgia
generale e dal blocco operatorio, da realizzarsi dopo il potenziamento delle Sale
Operatorie della Sede Ospedaliera di Rivoli. Nell’ambito di quest’area dovranno in
parte svilupparsi attività di postacuzie,quali lungodegenza, di interesse locale, in parte
attività di interesse aziendale più estesa geograficamente, quali riabilitazione di
patologie neuromotorie, e specifiche forme di ricovero integrato con l’assistenza
territoriale.
- realizzazione nuova area morgue;
- implementazione percorsi verticali: realizzazione nuovi ascensori ed adeguamento
degli attuali;
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La Sede Ospedaliera sarà orientata a garantire:
- accessibilità ai servizi essenziali;
- umanizzazione delle attività;
- integrazione con i servizi territoriali;
- qualità ed efficacia delle prestazioni;
Il nuovo assetto organizzativo, sarà orientato a sviluppare eccellenza nell’area medica,
(anche nell’ambito dell’attività di ricovero in riabilitazione, ben supportata dall’attività
ambulatoriale), ponendosi nella Rete Ospedaliera Aziendale come fornitore di prestazioni di
acuzie mediche e di post-acuzie non presenti in nessun’altra delle Sedi Ospedaliere;
individuando peraltro,nell’ambito dell’area medica attività compatibili con le dotazioni generali
dell’ospedale e di specifico interesse per la popolazione locale.
Implementazione delle attività ambulatoriali di specialità chirurgiche quali l’urologia, e
mediche, come cardiologia e pneumologia, con incremento ed integrazione della diagnostica
strumentale; implementazione diabetologia con la gestione integrata dei pazienti con i Medici di
Medicina Generale.
Sede Ospedaliera di Avigliana
La Sede Ospedaliera di Avigliana nell’anno 2003 è andata incontro ad una riconversione
organizzativo/strutturale, per l’esigenza di integrare l’Ospedale con le altre Sedi e per la
necessità di realizzare una Unità Aziendale per l’attività di Day Surgery.
Le linee di indirizzo attuali e future per l’Ospedale sono:
- vocazione per il Day Surgery: attività di ricovero diurno ad alta specializzazione, per
le discipline chirurgiche (chirurgia generale, ginecologia, ortopedia, urologia) e per
l’oculistica;
- attività ambulatoriale: è stata sviluppata in questi anni una forte attività ambulatoriale
in tutte le specialità di base e in alcune specialità presenti in Azienda solo in tale Sede
(chirurgia plastica, ambulatorio colo-urostomizzati, vulnologia)
- risposta al bisogno della popolazione per il ricovero in Medicina Generale: presente
un reparto di Medicina che garantisce ricovero ordinario;
- garanzia di presenza di struttura sanitaria per le urgenze di primo livello: presente un
Punto di Primo Intervento, in grado di stabilizzare i pazienti per poi trasferirli, quando
necessario, verso le Sedi Ospedaliere Aziendali più attrezzate;
- garanzia dei servizi diagnostici di base.
- attività di RRF: garantite le prestazioni di riabilitazione ambulatoriale.
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La necessità di mettere a norma la Struttura e di caratterizzare la Sede Ospedaliera per
un’attività prevalentemente diurna, ha comportato una serie di interventi ed il consolidamento
delle attività in essere:
- implementazione attività ambulatoriali: realizzazione di una nuova area
ambulatoriale per le attività di endoscopia digestiva, e nuovi ambulatori specialistici.
Miglioramento dei percorsi verticali realizzando nuovi ascensori;
- realizzazione nuova area C.U.P., sala d’attesa, area prelievi: attualmente tali spazi
sono insufficienti all’afflusso di utenti cresciuto negli ultimi cinque anni. Tali
interventi sono orientati al miglioramento dell’accesso all’utenza;
- realizzazione nuova area per P.P.I.: incremento spazi dedicati all’urgenza di primo
livello, compresa la realizzazione di una camera calda attualmente non presente;
- miglioramento percorsi in entrata ed in uscita all’ospedale: la realizzazione delle
aree su scritte comporterà una revisione delle aree di accesso all’Ospedale e i percorsi
stradali per auto ed ambulanze;
- lavori di adeguamento area parcheggi;
- implementazione area di degenza della Medicina: revisione strutturale dell’area di
degenza (miglioramento aspetto alberghiero), incremento di posti letto (dagli attuali
21 si passerà a 25). Ogni camera di degenza sarà dotata di bagno dedicato. Sviluppo
di aree e di percorsi interni orientati ad agevolare gli operatori e ad implementare
l’umanizzazione verso il paziente;
- realizzazione nuova area dedicata alla RRF: gli spazi attuali verranno implementati
in un’area diversa da quella attuale. Come per la sede di Rivoli, verrà trasferita presso
tale sede l’attività attualmente erogata in ambito territoriale ad Avigliana. Sarà
facilitato l’accesso per l’utenza. Riorganizzazione delle attività finalizzata
all’incremento delle prestazioni fornite e allo sviluppo di nuove funzioni;
- adeguamenti strutturali per la radiologia e adeguamenti delle dotazioni strumentali
per l’attivazione presso questa sede di un polo per lo screening mammografico e
l’attività di senologia clinica;
- realizzazione nuova area spogliatoi per il personale.
Sede Ospedaliera di Susa
L’Ospedale di Susa svolge attività nei tre principali settori ospedalieri, di urgenza/ emergenza, di
ricovero e di specialistica ambulatoriale.
L’attività di urgenza/emergenza è garantita presso l’Ospedale di Susa da un P.S. attivo sulle 24
ore, collocato in una struttura di recente realizzazione (2000), presso il quale dal 2006 è stata attivata
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anche un’area critica, con locali dedicati a due posti letto di terapia semintensiva (“letti antishock”) per
l’assistenza a pazienti in condizioni cliniche non stabili ed incompatibili con un reparto di degenza di
base.
La progettazione e la programmazione degli interventi di completamento e riordino strutturale
della sede ospedaliera di Susa deriva dalla necessità di dimensionare adeguatamente i reparti (ed i
relativi servizi di supporto) dell’ospedale (adeguamento di alcuni reparti di degenza, di locali per
servizi generali e di supporto, adeguamento impianti generali).
In previsione sussiste anche la necessità di migliorare e potenziare l’attività di RRF ad oggi
penalizzata in particolare da locali in numero insufficiente e con caratteristiche scarsamente adeguate
all’attività, in particolare per le attività di gruppo (palestra) e per i trattamenti individuali (box).
L’ospedale di Susa è integrato nella rete ospedaliera aziendale, avendo Rivoli come ospedale
di riferimento e la popolazione della valle di Susa (distretto 5) come bacino di utenza.
Gli interventi previsti per l’ospedale di Susa sono i seguenti:
- potenziamento attività emergenza – urgenza: saranno realizzati una nuova sala
gessi e nuovi locali per le attività afferenti al sistema 118;
- potenziamento dell’attività ambulatoriale per esterni: verranno realizzati nuovi
ambulatori al fine di garantire all’utenza l’accesso alle prestazioni in tempi più rapidi;
- potenziamento attività diagnostica di base: sarà realizzato il nuovo laboratorio
analisi. Di nuova realizzazione l’area dedicata all’endoscopia digestiva, non presente
presso l’Ospedale di Susa, al fine di garantire tali prestazioni sia all’utenza esterna
ambulatoriale (attualmente in fuga verso le altre sedi o fuori ASL), sia a pazienti
ricoverati, che oggi vengono trasferiti presso le Sedi di Avigliana o Rivoli;
- potenziamento delle attività di ricovero della Medicina Generale: adeguamento
dell’area di degenza in termini strutturali; sviluppo di attività di DH oncologico, in
raccordo con l’ASO S. Luigi;
- potenziamento attività chirurgiche: realizzazione nuova area di degenza
dell’ortopedia. Questo permetterà la divisione dalla Chirurgia Generale (attualmente
le SS.CC. sono accorpate in un’unica area di degenza). Si ritiene peraltro necessario
procedere ad una separazione delle due strutture di ricovero,già nel corso dell’anno
2008, anche ricorrendo a soluzioni provvisorie con l’utilizzo di un reparto polmone.
- adeguamento servizi generali di supporto (farmacia, servizio mortuario)
- mantenimento del punto nascita esistente;
integrazione servizi ospedalieri e distrettuali di territorio, mediante:
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- realizzazione area di ricovero post – acuzie: implementazione dell’area di degenza
della Medicina Generale con la realizzazione di un’area con letti dedicati per
lungodegenza e riabilitazione per pazienti cronici;
- potenziamento servizio di RRF: realizzazione di una nuova area dedicata a tali
attività con aree palestra e box singoli;
Data la notevole distanza che intercorre tra la sede di Susa e l’ospedale aziendale di
riferimento (Rivoli) e la conseguente necessità di far fronte rapidamente e completamente alla
domanda sanitaria della popolazione residente anche mediante una stretta integrazione con le
strutture sanitarie territoriali, per l’ospedale di Susa è essenziale poter disporre di una dotazione
quantitativamente e qualitativamente sufficiente dei servizi .
Nelle tabelle che seguono è riepilogata la dotazione dei posti letto dei Presidi Ospedalieri
pre e post interventi di ristrutturazione/ampliamento sopraelencati:
Posti Letto attuali Posti Letto a regime
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno
Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno RIVOLI
Cardiologia 12 1 14 1
Unità Coronarica 10 8
Chirurgia Generale 42 1 44 1
Gastroenterologia 6
Medicina Generale 41 1 50 1
Nefrologia 4 7
Neurologia 5 1 13 1
Nido 14 16
Ortopedia 26 1 26 1
Ostetricia e Ginecologia 22 1 24 1
O.R.L. 15 2 15 2
Pediatria 10 1 10 1
Psichiatria 10 14
Urologia 10 1 20 1 Anestesia e
Rianimazione 4 8
Neonatologia 5 5
Riabilitazione 15
TOTALE RIVOLI 230 10 295 10
Posti Letto attuali Posti Letto a regime
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno
Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno GIAVENO
Chirurgia Generale 17 3
Medicina Generale 21 1 22 1*
Ginecologia 5
Lungodegenti 6 20
Riabilitazione 25
TOTALE GIAVENO 49 4 67 1 *Da dedicare ad attività di Day Hospital Oncologico.
Posti Letto attuali Posti Letto a regime
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno
Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno AVIGLIANA
Medicina Generale 21 4 25 1 Day Surgery
Multispecialistico 16 16
TOTALE AVIGLIANA 21 20 25 17
Posti Letto attuali Posti Letto a regime
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno
Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime
Diurno SUSA
Chirurgia Generale 13 1 20 1
Medicina Generale 30 1 30 1*
Ortopedia 15 1 20 1
Nido 5 5
Ostetricia e Ginecologia 13 1 13 1
Letti anti shock 2 2
Riabilitazione 10
TOTALE SUSA 78 4 100 4 * Da dedicare ad attività di Day Hospital Oncologico.
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Posti Letto attuali Posti Letto a regime
Sede Ospedaliera Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
TOTALE RIVOLI 230 10 295 10
TOTALE GIAVENO 49 4 67 1
TOTALE AVIGLIANA 21 20
TOTALE SUSA 78 4
Totale OO.RR. ASL5 378 38
LINEE di SVILUPPO DEGLI OO.R
Dipartimento di Chirurgia
Sede Ospedaliera di Rivoli
Azioni da intraprendere prima della realizzazione del nuovo
Chirurgia Generale Rivoli
1) Incremento delle sedute operatorie.
- Razionalizzazione delle attività di Sala Operato
programmata.
- Implementazione delle sedute operatorie, prev
pomeridiane
ORL Rivoli
1) Razionalizzazione delle attività di Sala Operator
programmata.
2) Mantenimento attività svolta presso la Sede Ospedali
Ortopedia Rivoli
1) Implementazione attività di ricovero programmato
(attualmente forte incidenza della traumatologia provenie
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25 17100 4
487 32
R. DELL’ASL 5
blocco operatorio
ria orientata all’incremento dell’attività
edendo sedute programmate nelle ore
ia orientata all’incremento dell’attività
era di Giaveno.
orientato allo sviluppo dell’ortopedia
nte dal Dea).
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Urologia Rivoli
1) Implementazione delle sedute operatorie prevedendo sedute programmate nelle ore
pomeridiane
2) Sviluppo di attività programmata presso la Sede di Giaveno
3) Incremento attività uro - oncologica
Azioni da intraprendere dopo la realizzazione del nuovo blocco operatorio
Chirurgia Generale Rivoli
1) Riorganizzazione delle attività
- Revisione assegnazione delle sedute operatorie
- Implementazione dell’attività programmata
- Programmazione attività prevedendo riassorbimento dell’attività di Chirurgia Generale
erogata presso la Sede Ospedaliera di Giaveno a seguito della chiusura dell’area di
degenza.
2) Chirurgia Vascolare: sviluppo attività di chirurgia vascolare.
ORL Rivoli
1) incremento numero di sedute operatorie settimanali.
2) recupero attività non più erogabile presso la Sede Ospedaliera di Giaveno a seguito della
futura chiusura dell’area di degenza della chirurgia generale.
Ortopedia Rivoli
1) Ulteriore implementazione attività di ricovero programmato orientato allo sviluppo
dell’ortopedia (attualmente forte incidenza della traumatologia proveniente dal Dea).
Urologia Rivoli
1) Incremento sedute operatorie.
2) Incremento attività di ricovero dopo realizzazione nuova area di degenza (aumento posti letto
da 10 a 20)
3) Programmazione attività prevedendo riassorbimento dell’attività erogata presso la Sede
Ospedaliera di Giaveno a seguito della chiusura dell’area di degenza.
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Gastroenterologia Rivoli
1) Sviluppo attività di Prevenzione Serena (prevenzione tumori colon-retto);
2) Trasferimento attività presso nuova area ambulatoriale dedicata alla endoscopia digestiva (Art.
20);
3) Attivazione di 6 posti letto presso la Chirurgia Generale per l’attività di ricovero;
4) Sviluppo attività di eco – endoscopia;
Sede Ospedaliera di Giaveno
Chirurgia Generale
1) Mantenimento attività chirurgica sino al completamento della realizzazione del nuovo blocco
operatorio della Sede Ospedaliera di Rivoli. A seguito di ciò, chiusura dell’area di degenza
chirurgica e trasferimento delle attività presso la sede Ospedaliera di Rivoli.
Sede Ospedaliera di Avigliana
1) Implementazione dell’attività di Day Surgery, favorendo anche la possibilità di pernottamento,
dedicando alcuni posti letto della Medicina, successivamente al suo ampliamento previsto con i
progetti Art. 20.
Sede Ospedaliera di Susa
Chirurgia Generale Susa
1) Implementazione delle attività Chirurgiche di elevata complessità.
2) Implementazione delle attività Chirurgiche finalizzate al recupero dell’efficienza economica.
Ortopedia Susa
1) Incremento sedute operatorie
2) Implementazione delle attività Chirurgiche di elevata complessità.
3) Implementazione delle attività Chirurgiche finalizzate al recupero dell’efficienza economica.
Presso la Sede Ospedaliera di Susa è prevista la separazione delle aree di degenza per la Chirurgia
e l’Ortopedia, attualmente accorpate. Tale separazione compatibilmente con la disponibilità delle
risorse e la documentata implementazione delle attività potrà avvenire già a seguito della
ristrutturazione in atto della Medicina.
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Dipartimento di Medicina
Medicina Generale Rivoli
1) apertura ed utilizzo letti monitorizzati ;
2) a seguito del punto 1, caratterizzazione nosologica per la gestione delle patologie respiratorie.
Medicina Generale Avigliana
1) Implementazione delle attività di ricovero a seguito della revisione strutturale prevista con art.
20.
2) Mantenimento attività ambulatoriale negli ambiti specialistici di pertinenza.
3) Implementazione attività diagnostica cardiologica (acquisto di nuovo ecocardiografo avvenuto
nel terzo trimestre 2007)
Medicina Generale Giaveno
1) Razionalizzazione delle attività di ricovero finalizzata al recupero dell’efficienza.
2) Rientro dell’area di degenza all’interno della Sede Ospedaliera (ad oggi distaccata presso
struttura adiacente all’Ospedale) dopo realizzazione lavori Art. 20.
3) Specificazione attività rivolte all’acuzia medica.
4) Realizzazione nuova area di degenza per lungodegenza, con spazi e personale dedicato.
Medicina Generale Susa
1) implementazione ambulatori specialistici, soprattutto per le Specialità di Neurologia e
Cardiologia
2) Attivazione servizio di endoscopia digestiva
Per tutte le Medicine Generali, incremento posti letto per continuità assistenziale dimissioni
protette c/o RSA.
Diabetologia
1) Sviluppo collaborazione con Medici di Medicina Generale e SS.CC. ospedaliere
Dietologia
1) Incremento attività per pazienti ricoverati
Neurologia
1) attivazione reperibilità h24
2) Stroke: definire collaborazione con Cardiologia per interventi sulla carotide (angioplastica)
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Cardiologia
1) Interventistica vascolare: implementazione attività (angioplastica carotidea)
2) Estensione attività di angio radiologia in collaborazione con Anestesia, Neurologia,
Radiologia.
Nefrologia
1) trasferimento in Ospedale del CAL territoriale di Rivoli, al fine di aumentare l’efficienza
operativa.
2) trasferimento della dialisi peritoneale nei nuovi locali.
Dipartimento di Emergenza
Anestesia e Rianimazione Rivoli
1) implementazione posti letto (da 4 a 8)
2) rimodulazione attività di sala operatoria e di assistenza post - operatoria, a seguito della
realizzazione del nuovo blocco operatorio;
3) Sviluppo dell’attività inerente il progetto Ospedale senza dolore
Dea Rivoli
1) Apertura sala antishock
2) Attivazione pronto soccorso pediatrico presso i locali del Dea (attualmente viene svolto presso
l’area di degenza della pediatria)
A/R Avigliana
1) Utilizzo quotidiano di due sale operatorie (esclusa attività di oculistica)
2) Overbooking pazienti day-surgery
A/R Giaveno (anche dopo chiusura Chirurgia Generale)
1) supporto anestesiologico per endoscopia (endoscopia in narcosi)
2) supporto anestesiologico per interventi di odontoiatria su pazienti disabili
3) inserzione C.V.C. pazienti in ADI
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Dipartimento Materno Infantile
Ostetricia e Ginecologia Rivoli
1) Realizzazione sala operatoria per cesarei d’urgenza (art. 20);
2) Realizzazione nuova area ostetricia (incremento posti letto) con nido adiacente
3) Incremento attività di ginecologia
4) Incremento attività ecografia
Pediatria Rivoli
1) Razionalizzazione attività di ricovero a seguito della realizzazione della nuova area di degenza
pediatrica e della nuova area destinata a nido e neonatologia (attualmente tali strutture
convivono in spazi adiacenti)
2) Sviluppo sinergia con Dipartimento di Prevenzione
Ostetricia e Ginecologia Susa
1) Incremento attività di Ostetricia
2) Incremento attività di Ginecologia
Pediatria Susa
1) Mantenimento attività
2) Sviluppo sinergia con Dipartimento di Prevenzione
Dipartimento Area Diagnostica
Laboratori Analisi
1) chiusura laboratorio analisi di Collegno con trasferimento delle attività presso la Sede
Ospedaliera di Rivoli
2) valutazione per le altre razionalizzazioni a seguito dell’approvazione del PSSR e delle
indicazioni regionali.
Radiologia
1) aggiornamento delle potenzialità diagnostiche e digitalizzazione per messa in rete delle
radiodiagnostiche aziendali con ottimizzazione dell’uso delle risorse
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Lungodegenza e Lungo assistenza
1) Sviluppo Oncologia presso le Sedi Ospedaliere di Giaveno e Susa (Dh oncologico a seguito di
intesa con ASO S. Luigi)
2) Sviluppo lungodegenza
Coordinamento a carico del Dipartimento della Postacuzie già presente presso la Asl 10.
RRF
1) Realizzazione area di degenza di riabilitazione (Ospedale di Rivoli: 16 p.l.,Ospedale di
Giaveno: 25 p.l.; Ospedale di Susa: 6 p.l.).
2) Sviluppo attività domiciliare RRF.
3) Razionalizzazione ed incremento attività ambulatoriali.
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−
−
•
•
•
I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10 SITUAZIONE ATTUALE
L’assistenza ospedaliera nel territorio della A.S.L. 10 è assicurata dal presidio Ospedaliero E.
Agnelli di Pinerolo e dai due presidi sanitari di Torre Pellice e Pomaretto.
All’interno di detta rete assistenziale i tre presidi si caratterizzano per uno specifico ruolo:
il Presidio Ospedaliero di Pinerolo sede di DEA di 1° livello per il trattamento
dell’emergenza/urgenza nonché delle patologie in fase acuta.
i due presidi di Torre Pellice (ValPellice) e Pomaretto (Valli Chisone e Germanasca) per
l’assistenza postacuzie (Lungodegenza e Recupero e Riabilitazione Funzionale).
L’attività di urgenza/emergenza garantita presso la Sede Ospedaliera di Pinerolo è
organizzata conformemente alle indicazioni della D.G.R. n. 35-7912 12/12/2002:
personale medico dedicato e non a turnazione da altri reparti
disponibilità di un’area di degenza per la gestione dei ricoveri di emergenza (posti
letto di Osservazione Breve Intensiva – OBI e di ricovero ordinario di Medicina e
Chirurgia D’Accettazione D’Urgenza)
posti letto di Rianimazione
Presso i due Presidi di Torre Pellice e Pomaretto, dopo la chiusura dei Punti di Primo
Intervento avvenuta nel 2003 sono state collocate e potenziate le postazioni di Emergenza
Territoriale e il Servizio di Continuità Assistenziale.
I dati di attività degli ultimi anni presso il DEA di Pinerolo sono i seguenti:
Anno Accessi Numero di Prestazioni
per pazienti non ricoverati
Anno 2004 44.113 179.711
Anno 2005 45.189 181.427
Anno 2006 46.901 195.319
L’attività di ricovero per acuti, sia in regime ordinario, sia in regime di ricovero diurno
viene erogata prevalentemente presso il Presidio di Pinerolo, fatta eccezione per le specialità di
Geriatria (Torre Pellice) e Oncologia (Pomaretto).
Nell’anno 2006, è stata la seguente:
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Produzione complessiva ASL 10
Totale ricoveri per acuti (ordinari + regime diurno)
Anno 2006
Sede Ospedaliera Attività di Ricovero Ordinario
Attività di Ricovero Diurno
Totale Ricoveri
Sede Ospedaliera CASI CASI CASI
Pinerolo 9.879 4.123 14.002
Torre Pellice 199 199
Pomaretto 201 201
Totale 10.279 4.123 14.402
L’attività di postacuzie ( Lungodegenza e Recupero e Riabilitazione Funzionale ) erogata
esclusivamente presso i Presidi di Torre Pellice e Pomaretto nel 2006 è stata la seguente:
Produzione complessiva ASL 10
Totale ricoveri postacuzie (ordinari + regime diurno)
Anno 2006
Sede Ospedaliera Attività di Ricovero Ordinario
Attività di Ricovero Diurno
Totale Ricoveri
Torre Pellice 603 7 610
Pomaretto 691 3 694
Totale 1.294 10 1.304
• RICOVERI ORDINARI
Il tasso di occupazione dei posti letto considerato globalmente (88,3%) rispetta gli standards
regionali. Scorporando il dato per unità operativa è possibile evidenziare che detto tasso risulta
essere superiore al riferimento per quelle strutture complesse che presentano una degenza media
superiore allo standard (Chirurgia Generale, Medicina Generale, Nefrologia).
Per l’Oculistica i dati di occupazione sensibilmente lontani dal parametro di riferimento sono
legati alla trasformazione della gran parte dei ricoveri ordinari in Day surgery.
Per quanto riguarda l’ORL, una valutazione dei dati deve necessariamente attendere l’esito delle
azioni di rilancio messe in atto in Azienda nel corso dell’ultimo periodo.
• RICOVERI DIURNI
Il tasso di occupazione risulta superiore a quello dello standard regionale, ma il calcolo delle
giornate di degenza della Day surgery rideterminato in base alle ultime linee guida regionali
dovrebbe ricondurre nell’anno 2007 al rispetto del parametro.
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• AZIONI :Ricondurre la degenza media di alcune Strutture Complesse nell’ambito degli
standard, ribilanciamento dei posti letto di area medica rispetto a quelli di area chirurgica.
Appropriatezza dei ricoveri
Dall’analisi dei LEA ( ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza se effettuati in regime di
degenza ordinaria) relativi all’anno 2006 emerge che:
• il tasso di ospedalizzazione nella A.S.L. 10 relativo a tutti i 26 DRG LEA medici è
inferiore al limite regionale
• relativamente ai ricoveri chirurgici ad alto rischio di inappropriatezza il limite regionale,
espresso intermini percentuali, viene superato in 6 DRG su un totale di 16. E’ opportuno
comunque considerare che il numero dei casi che determinano questo superamento è di
poche o addirittura singole unità; infatti il numero dei casi abbattibili per poter rientrare
nello standard è tra i più bassi a livello regionale.
Percorsi di continuità assistenziale
Nell’A.S.L. 10 si è dato corso all’applicazione di quanto previsto in materia dalla DGR n. 72-
14420 del 20/12/2004 mediante l’approvazione di appositi protocolli d’intesa tra l’ASL e gli enti
gestori delle funzioni socio assistenziali riguardanti in particolare:
• il percorso diretto pronto soccorso – territorio: posti letto di pronta accoglienza (n. 2 posti
letto presso il presidio sanitario di Torre Pellice – Struttura Complessa di Lungodegenza);
• il percorso presidio ospedaliero – strutture residenziali (RAF/RSA);
• il percorso di continuità assistenziale ospedale territorio (dimissioni protette a domicilio)
Un aspetto particolare dell’assistenza ospedaliera che si ritiene meriti essere approfondito, anche
in relazione a fini programmatori, è quello della capacità di risposta della A.S.L. 10 al
fabbisogno della popolazione insistente nel territorio di competenza.
Attraverso le proprie strutture di ricovero l’A.S.L.10 risponde a detto fabbisogno nella misura
pari al 62% ovvero si registra un 38% di mobilità passiva. Se si considera che l’alta specialità
(quella cioè che è al di fuori delle possibilità di risposta di un ospedale presidio territoriale di
A.S.L.) incide sul fabbisogno della popolazione per il 18%, dato peraltro in linea con la media,
risulta comunque un margine di possibile riduzione della rimanente mobilità passiva pari a circa
al 20% (1.600 ricoveri anno).
Quest’ultimo dato risulta importante per un duplice aspetto, da un lato la programmazione della
capacità di risposta del presidio Agnelli in relazione agli interventi di ristrutturazione legati
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all’art. 20 e agli altri finanziamenti, dall’altro la futura messa in rete di detto presidio con le
strutture deputate all’assistenza ospedaliera presenti nel territorio dell’attuale A.S.L. 5.
Presso le strutture ospedaliere vengono inoltre garantite le prestazioni specialistiche ambulatoriali
per i pazienti esterni (prenotati) e ricoverati.
Nell’anno 2006 le prestazioni erogate sono state le seguenti:
Produzione complessiva Presidi Asl 10
Totale prestazioni specialistiche ambulatoriali
Anno 2006
Sede Ospedaliera Prestazioni
Pinerolo 2.030.000
Torre Pellice 35.000
Pomaretto 33.000
Totale 2.098.000
L’organizzazione attuale, è articolata in Dipartimenti strutturali, così composti:
Posti Letto attuali DIPARTIMENTO DI AREA MEDICA
Strutture Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
S.C. Cardiologia 8 1 S.S.Unità Coronarica 8 S.C.Medicina Generale 65 4 S.C.Neurologia 18 1 S.S. Malattie Metaboliche e Diabetologia
Totale Dip. Area Medica 99 6
DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA
Strutture SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
S.C.Chirurgia Generale 38 3 S.C.Ortopedia 30 1 S.C. O.R.L. 6 1 S.C. Oculistica 6 1 S.S.Day Surgery Multispec. 12 S.S. Sale operatorie Totale Dip. Area Chirurgica 80 18
* i letti di Day Surgery multispecialistico sono utilizzati anche da Strutture Complesse afferenti ad altri Dipartimenti
Urologia e Ginecologia.
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DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE
STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
S.C.Ostetricia e Ginecologia 24 1 S.C. Pediatria 7 1 Nido 9 S.S. Neonatologia 4 S.C.Neuropsichiatria Infantile Totale Dip. MATERNO INFANTILE 44 2
DIPARTIMENTO NEFRO UROLOGICO
STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
S.C. Nefrologia e dialisi 8 2
S.C. UROLOGIA 12 1
S.S. Dialisi territorialie
Totale Dip. NEFRO UROLOGICO 20 3
DIPARTIMENTO AREA POSTACUZIE
STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
S.C. Lungassistenza e Geriatria 8
S.C. Lungodegenza e cure intermedie 52
S.C. Oncologia 4 7 S.C. R.R.F 34 2 S.S.Cure Palliative
Totale Dip. POSTACUZIE 98 11
DIPARTIMENTO EMERGENZA
STRUTTURE Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
S.C. Anestesia/rianimazione S.S.Rianimazione 6
S.C. Medicina e Chirurgia d’Accettazione d’Urgenza 4
S.S. Emergenza 118 Totale Dip. EMERGENZA 10
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DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE A
SS.CC. Posti Letto di Ricovero Ordinario
Posti Letto in Regime Diurno
PSICHIATRIA 10
A supporto dell’attività di ricovero sono poi presenti Strutture Complesse di diagnostica per
immagini e di laboratorio aggregate a costituire il Dipartimento Area Diagnostica e
precisamente:
• Anatomia Patologica;
• Immuno Trasfusionale;
• Laboratorio analisi;
• Radiologia.
Nel complesso, allo stato attuale, i posti letto presenti nel presidio ospedaliero E. Agnelli di
Pinerolo e nelle sedi distaccate di Pomaretto e Torre Pellice sono 364 destinati al ricovero
ordinario e 38 di Day Hospital/surgery cosi suddivisi:
• Pinerolo: 266 per il ricovero ordinario e 36 di DH/DS;
• Torre Pellice: 46 per il ricovero ordinario e 1 di DH;
• Pomaretto 52 per il ricovero ordinario e 1 di DH.
RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA DELL’ASL 10 Per quanto concerne l’evoluzione del fabbisogno di assistenza ospedaliera nel territorio della
A.S.L. 10, ma verosimilmente anche ad un livello più alto di aggregazione della popolazione, è
possibile fare una serie di considerazioni:
• secondo le proiezioni ISTAT la popolazione nel medio periodo dovrebbe mantenersi
stazionaria;
• sempre in base a dette proiezioni la popolazione dovrebbe andare verso un progressivo
invecchiamento;
• lo sviluppo tecnologico nella diagnosi e nella cura ed un miglioramento dei criteri di
efficienza ed appropriatezza nell’uso della risorsa ospedale dovrebbero portare ad una
diminuzione del tasso di ospedalizzazione e ad una riduzione della degenza media
ospedaliera (5,5 giorni secondo gli standard nord europei al netto dei ricoveri effettuati
in post acuzie ospedaliera);
• lo sviluppo di forme di assistenza sanitaria extra ospedaliera quale ad esempio la “Casa
della salute” analogamente ad altre forme di continuità assistenziale dovrebbero
costituire una vera alternativa al ricorso all’ospedale.
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In relazione alle considerazioni soprafatte è possibile prevedere con un certo margine di
sicurezza una sostanziale stazionarietà nel fabbisogno di posto letto per la popolazione residente
nel territorio della A.S.L. 10.
Sembra quindi opportuno non procedere ad una consistente modifica del numero dei posti letto
di assistenza ospedaliera quanto piuttosto ad una ulteriore definizione della specificità di ruolo
dei presidi (Pinerolo, Pomaretto, Torre Pellice) e ad una loro qualificazione strutturale ai fini di
umanizzazione e miglioramento organizzativo.
OSPEDALE E. AGNELLI di Pinerolo
Mantiene l’attuale ruolo di presidio deputato alla risposta ai casi urgenti/emergenti ed alle
patologie in fase acuta con il necessario supporto diagnostico.
Negli interventi di ristrutturazione ed umanizzazione deve essere previsto un ulteriore sviluppo
della aggregazione di Strutture Complesse omogenee e affini anche attraverso una corretta loro
ricollocazione al fine di raggiungere un effettivo miglioramento dell’efficienza gestionale delle
strutture stesse, del personale e delle attrezzature diagnostico-terapeutiche. A tal proposito si
rende quindi necessario, tra l’altro, il trasferimento della S.C. di Geriatria dall’attuale sede del
presidio di Torre Pellice all’interno dell’area omogenea di Medicina dell’ospedale Agnelli così
come dei posti letto di Oncologia per acuti del Presidio di Pomaretto.
PRESIDI DI POMARETTO E TORRE PELLICE
Mantengono la loro connotazione di presidi sanitari destinati all’assistenza ospedaliera in fase
post acuta. Si rende tuttavia necessario prevedere alcune ulteriori evoluzioni nel futuro di questi
presidi sanitari anche in relazione alla necessità di destinare il Presidio Agnelli di Pinerolo verso
un’attività il più possibile dedicata a pazienti acuti o in condizioni di urgenza emergenza.
In entrambe le sedi potrebbe essere prevista in aggiunta l’attivazione di posti letto a ricovero
diretto (senza passare quindi attraverso strutture per acuti) del tipo “degenze territoriali” in cui
accogliere pazienti affetti da condizioni morbose che con difficoltà possono essere curati a
domicilio, ma che non richiedono nemmeno un ricovero ospedaliero in senso stretto.
Inoltre il presidio sanitario di Pomaretto risulta sede ideale, per le intrinseche caratteristiche
strutturali, alla realizzazione dell’Hospice.
Per quanto riguarda il Presidio Ospedaliero E. Agnelli di Pinerolo è attualmente in discussione
una bozza di Piano Direttorio che definisce le linee di sviluppo della struttura e la loro tempistica
di realizzazione. Oggetto di detto piano è una revisione strutturale ed organizzativa delle attività
erogate fortemente orientata all’area omogenea intraospedaliera che comporta, dal punto di vista
edilizio, la sopraelevazione di tre piani di uno dei corpi dell’ospedale (corpo A) mentre gli altri
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edifici oggetto di ristrutturazione mantengono sostanzialmente tutte le loro caratteristiche
architettoniche. Gli interventi esterni infine riguardano il restauro generale degli edifici con
tinteggiatura delle facciate , senza modifiche strutturali e la completa sostituzione dei serramenti.
Il Piano Direttorio prende in esame l’intero complesso ospedaliero e riguarda interventi già
finanziati dall’ex art. 20 L:67/87 II fase ed altri che dovranno trovare finanziamenti aziendali ad
hoc. Al termine dei lavori previsti, presumibilmente nel 2012, l’articolazione del presidio sarà
sommariamente la seguente:
• Corpo A: Dipartimento di emergenza, blocco operatorio, area delle degenze chirurgiche,
area della diagnostica per immagini tradizionale;
• Corpo BCD: area delle degenze mediche, area ambulatoriale, area diagnostica TC, RM
ed ecografica ;
• Corpo E: area degenza psichiatrica, area ambulatoriale;
• Corpo F: area prelievi
• Corpo G: area della diagnostica di laboratorio, area comune per formazione, riunioni
biblioteca, Direzione del presidio.
• Una completa riprogettazione dei percorsi interni all’ospedale (sanitari,per esterni e di
servizio) con collegamenti sia verticali sia orizzontali ai diversi corpi a partire
dall’attuale ingresso principale oggetto di ampliamento e di interventi di superamento
delle barriere architettoniche.
In considerazione della complessità dell’intervento e del fatto che, durante la ristrutturazione il
complesso ospedaliero continuerà ad essere funzionante, i lavori saranno programmati per fasi.
La FASE 1 dovrà comprendere la Sopraelevazione dell’edificio A per le necessità di creare
nuovi locali per poter procedere, nelle fasi successive, a liberare gli spazi negli altri corpi che
devono essere ristrutturati.
Sarà necessario valutare l’opportunità di inserire nella FASE 1, dopo aver ottenuto specifici
finanziamenti, il completamento del piano primo e secondo del corpo G attualmente al rustico ed
attrezzare ed attivare il piano seminterrato dello stesso edificio per ospitare le nuove Cucina e
Mensa .
Nella tabella A, di seguito presentata, sono riportati i posti letto che allo stato attuale sono
attribuiti alle singole strutture, distinti in base alla loro funzione e raggruppati per aree
omogenee, mentre nella tabella B, successiva, sono riportati i posti letto, con lo stesso criterio di
suddivisione,nello stato finale così come previsto dal Piano Direttorio.
Dopo questa breve premessa circa gli obiettivi generali del piano direttorio riguardante
l’ospedale E.Agnelli di Pinerolo, le azioni riconducibili a detto piano che risulta possibile
realizzare nel corso del triennio 2008-2010.sono le seguenti:
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1. la sopraelevazione dell’edificio A ed il conseguente trasferimento delle aree di degenza
chirurgica;
2. l’inizio delle opere di ristrutturazione ed umanizzazione dei restanti corpi legato alla
disponibilità di spazi, conseguenza del punto precedente;
3. il completamento del corpo G sia per quanto riguarda i piani destinati ad area di
diagnostica di laboratorio (Laboratorio Analisi, Servizio Immunotrasfusionale ed
Anatomia Patologica) sia il seminterrato per ospitare la cucina e la mensa di nuova
progettazione.
Per quanto riguarda gli altri presidi destinati all’assistenza ospedaliera nel territorio della ASL
10, si ritiene che nel corso del periodo di vigenza del PRR possano essere realizzati nella sede
di Pomaretto gli spazi destinati ad accogliere l’Hospice anche in seguito al trasferimento
degli attuali posti letto destinati ai pazienti oncologici acuti presso l’ospedale di Pinerolo.
Tabella A – Attribuzione dei posti-letto per Area Omogenea
Stato attuale
Posti – letto assegnati Aree
Omogenee
Unità operativa ordinari Diurni Totale
Medicina generale 65 4 69
Cardiologia 8 1 9
UTIC 8 8
Neurologia 18 1 19
Medica
Oncologia - * - -
99 6 105
Chirurgia generale 38 3 41
Oculistica 6 1 7
Ortopedia-traumatol. 30 1 31
Otorinolaringoiatra 6 1 7
Chirurgica
Day surgery multi-spec. - 12 12
80 18 98
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Posti – letto assegnati Aree
Omogenee
Unità operativa ordinari Diurni Totale
Ostetr-Ginecol 24 1 25 Materno infantile Pediatria 7 1 8
Nido 9 9
Neonatologia 4 4
44 2 46
Nefro-Urologica Nefrologia 8 2 10
Urologia 12 1 13
20 3 23
Psichiatria Psichiatria 10 - 10
10 - 10
Rianimazione e T.I. 6 - 6
Emergenza Medicina-Chirurgia di Urgenza
4 - 4
10 - 10
Paganti Libera Profess. Medici 3 - 3
3 - 3
Totali 266 29 295
Tabella B – Attribuzione dei posti-letto per Area Omogenea
Stato finale
Posti – letto assegnati Aree
Omogenee Unità operativa
ordinari Diurni Totale
Medicina Gen. Geriatria 72 8 80
Cardiologia 10 1 11
UTIC 8 8
Neurologia 22 1 23
Medica
Oncologia -4 - 4
116 10 126
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Posti – letto assegnati Aree
Omogenee
Unità operativa ordinari Diurni Totale
Chirurgia generale 38 3 41
Oculistica 2 1 3
Ortopedia-traumatol. 24 1 25
Otorinolaringoiatra 6 1 7
Chirurgica
Day surgery multi-spec. - 12 12
70 18 88
Ostetricia-ginecologia 24 1 25 Materno
infantile Pediatria 9 1 10
Nido 9 9
Neonatologia 4 4
46 2 48
Nefro-Urologica Nefrologia 9 2 11
Urologia 14 1 15
23 3 26
Psichiatria Psichiatria 12 - 12
12 - 12
Rianimazione e T.I. 6 - 6
Emergenza Medicina-Chirurgia di Urgenza
4 - 4
10 - 10
Paganti Libera Profess. Medici 11 - 11
11 - 11
Totali 288 33 321
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LINEE DI SVILUPPO 10 DEI PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 10
MEDICINA E CHIRURGIA D’URGENZA:
• miglioramento dei percorsi di continuità assistenziale sia nei riguardi dell’interno della
struttura ospedaliera che del territorio;
• rete assistenziale integrata dell’emergenza.
ANESTESIA E RIANIMAZIONE:
• sviluppo dell’attività inerente il progetto Ospedale senza dolore
NEUROLOGIA
• implementazione di metodiche d’indagine sull’epilessia e sui disturbi del sonno
nell’ambito di una collaborazione su tecniche diagnostico specifiche con la struttura
complessa di medicina generale (apnee ostruttive notturne) ;
• implementazione dell’attività di trombolisi.
DIABETOLOGIA:
• percorsi di continuità assistenziale ed integrazione con le SS.CC dei presidi ed i medici di
medicina generale.
MEDICINA GENERALE
• potenziamento e sviluppo di alcuni settori di attività quali pneumologia , oncoematologia
e reumatologia.
OSTETRICIA E GINECOLOGIA:
• sviluppo dell’attività inerente il progetto Ospedale senza dolore
• incremento dell’attività consultoriale
PEDIATRIA
• integrazione con il Dipartimento di prevenzione per l’attivita vaccinale e con l’AST per
l’attività specialistica ambulatoriale.
LABORATORIO ANALISI
• adeguamento della rete alle indicazioni regionali;
• implementazione di un sistema integrato Qualità Sicurezza e Risk management.
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I
RADIOLOGIA:
• aggiornamento delle potenzialità diagnostiche e digitalizzazione per messa in rete delle
radiodiagnostiche aziendali con ottimizzazione dell’uso delle risorse
• passaggio progressivo verso una situazione film-less;
• collegamento in rete con strutture della Asl 5 e con i medici di medicina generale.
SERVIZ O IMMUNO TRASFUSIONALE
• integrazione con l’ospedale di Rivoli attraverso la creazione presso questa sede di una
struttura trasfusionale di supporto collegata in via telematica con il SIMT di Pinerolo in
modo tale da mettere in atto strategie che permettano lo sviluppo di competenze di
Medicina Trasfusionale tali da produrre un’autonomia relativamente ad attività di
immunoematologia (effettuazione sia di test di I livello sia di assegnazione di unità con
T&S e prove crociate) nonché alla realizzazione di predeposito autologo, buon uso del
sangue ed in definitiva un risparmio di risorse. E’ da prevedere inoltre una progressiva
dipendenza per l’approvvigionamentodi emoderivati degli ospedali facenti capo al DEA di
Rivoli dal SIMT dell’Ospedale Agnelli di Pinerolo.
CARDIOLOGIA
• implementazione quali-quantitativa dell’attività di elettrofisiologia;
• attivazione di sinergie con la S.C. omologa dell’ospedale di Rivoli per quanto attiene
l’effettuazione di indagini emodinamiche.
CHIRURGIA GENERALE
• Sviluppo della chirurgia vascolare anche attraverso il ricorso a convenzioni, potenziamento
dell’attivita chirurgica laparoscopica
ORTOPEDIA
• Sviluppo della chirurgia artroscopica e miglioramento delle tecniche chirurgiche negli
impianti di protesi.
ORL
• Potenziamento dell’attività sia di ricovero che ambulatoriale in particolare nei riguardi della
patologia neoplastica dei distretti della testa e del collo, dei pazienti con problemi di
equilibrio, della patologia dell’orecchio medio e della popolazione infantile.
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OCULISTICA
• Implementazione di alcuni settori di attività (chirurgia vitro-retinica, trapianto cornee,
maculopatie) e sviluppo della collaborazione con la struttura dell’ ASL 5 presso la sede
ospedaliera di Avigliana., mediante coordinamento e supporto chirurgico differenziato.
UROLOGIA
• Potenziamento delle azioni rivolte alla prevenzione e diagnosi precoce per quanto riguarda il
carcinoma vescicale e prostatico attraverso l’informazione e la formazione della popolazione
e mediante lo sviluppo di collegamenti, interazioni e percorsi condivisi con i MMG ed il
potenziamento della collaborazione interspecialistica.
NEFROLOGIA
• Potenziamento della collaborazione con il territorio per quanto riguarda la nefrologia
preventiva attraverso percorsi clinici e formativi condivisi con i MMG e gli specialisti
ambulatoriali e con stretti collegamenti con i distretti.
CURE PALLIATIVE:
• implementazione dell’attività assistenziale domiciliare ai malati terminali nell’attuale
territorio della ASL 10 e di quello della futura ASL unificata.
SINERGIE TRA I PRESIDI OSPEDALIERI DELL’ASL 5 E DELL’ASL 10
Screening
Implementazione dell’integrazione tra Ospedale e territorio al fine di raggiungere il 100% della
popolazione bersaglio.
Dipartimento di Emergenza
1) Istituzione di una rete assistenziale integrata dell’emergenza (network) Asl 5, Asl 10 e
Aso S. Luigi
2) Empowerment dell’Ospedale senza dolore.
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Dipartimento di Medicina
1) Sinergie tra le SS.CC. di Neurologia relativamente al network per la “trombolisi”
(integrazione delle attività)
2) Sinergie tra le SS.CC. di Cardiologia, relativamente alle attività di emodinamica e di
elettrofisiologia
3) Sinergie tra le SS.CC. di Medicina relativamente alla gestione di percorsi assistenziali
omogenei per le patologie respiratorie, reumatologiche ed ematologiche
4) Sinergie tra le S.S.di Diabetologia relativamente alla gestione di percorsi assistenziali
omogenei in collaborazione con i Medici di Medicina Generale
Dipartimento di Area Diagnostica
1) Adeguamento della Rete dei Laboratori Analisi secondo le indicazioni Regionali di cui
alla D.G.R. n° 19-6647 del 03/08/2007.
2) Al termine del processo di digitalizzazione negli Ospedali delle due ASL, collegamento
in rete delle diverse radiologie tra Ospedali e Medici di Medicina Generale, anche
attraverso il potenziamento delle attrezzature (RMN).
3) Servizio Immuno Trasfusionale: integrazione con Ospedale di Rivoli attraverso la
creazione presso tale Sede di una struttura trasfusionale di supporto collegata in via
telematica con Pinerolo
Dipartimento Materno Infantile
1) Empowerment dell’Ospedale senza dolore
2) Sinergia tra SS.CC. di Pediatria e Dipartimento di Prevenzione
Dipartimento di Chirurgia
1) Sviluppo di sinergie tra la S.C. di Oculistica di Pinerolo e il Servizio di Oculistica di
Avigliana
2) Sviluppo ed integrazione tra gli Ospedali della Chirurgia Generale
3) Sinergia tra le SS.CC. di Urologia per implementare attività di uro-oncologia
4) Sviluppo rete di endoscopia digestiva tra le Sedi Ospedaliere (screening tumori colon
retto, implementazione attività diagnostica di secondo livello)
Dipartimento Nefro Urologico
1. Diagnosi precoce, prevenzione e trattamento della calcolosi urinaria
2. Collaborazione ed integrazione nell’ambito delle attività di uroendoscopia
3. Infezioni in dialisi;
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4. Collaborazione per la presa in carico, diagnosi, trattamento e follow up dei pazienti con
nefropatie immunologiche primitive e secondarie.
Servizio Infermieristico,Tecnico, della Riabilitazione, della Prevenzione e della Professione
Ostetrica.
Presso la ASL 5, è stato definito un gruppo di lavoro (decreto del Direttore Sanitario d’Azienda)
che sta lavorando alla definizione dell’assetto organizzativo del futuro Servizio Infermieristico,
con valenza Ospedaliera e Territoriale.
Presso la ASL 10 è gia strutturata una Struttura Semplice Servizio Infermieristico Tecnico e
riabilitativo in Staff alla Direzione.
I due gruppi di lavoro dovranno integrare ed implementare le proprie funzioni in maniera
sinergica, al fine di definire un assetto organizzativo allargato nel rispetto delle peculiarità delle
singole strutture interessate (ospedaliere e territoriali).
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Assistenza farmaceutica territoriale, integrativa e protesica
La spesa pro capite per l’assistenza farmaceutica territoriale (convenzionata + distribuzione
diretta) nelle ASL 5 e 10 ha registrato anche nell’anno 2006 valori inferiori alla media regionale.
ANNO 2006
Costi pro capite ASL 5 ASL 10 Media
Regionale Farmaceutica convenzionata per abitante 178 180 185Farmaceutica totale (convenzionata+ diretta) per abitante 217 204 229
Tale situazione è confermata anche dall’andamento del 1° semestre 2007 in cui si registra una
flessione della spesa farmaceutica convenzionata rispetto al 2006 ed un incremento della
fornitura diretta di farmaci.
Al fine di mantenere nel tempo tale risultato è necessario consolidare e sviluppare ciò che si è
intrapreso sia sul versante dell’appropriatezza prescrittiva sia sul versante del monitoraggio; nel
trienno 2008-2010 saranno pertanto attuate le iniziative sotto elencate:
Interventi sul “sistema farmaco”
1. Sviluppo della prescrizione e dell’utilizzo dei farmaci equivalenti
Saranno organizzati momenti di formazione rivolti ai medici prescrittori, aperti anche agli
utenti del SSN e/o loro rappresentanze, con lo scopo di migliorare l’ informazione e favorire
sia un uso più consapevole del farmaco che la sostituzione di prodotti griffati e costosi con
farmaci equivalenti di pari efficacia ma di costo più contenuto. Attualmente ai MMG ed alle
relative equipe vengono già inviati report trimestrali personalizzati relativi ai dati di
prescrizione dei farmaci generici.
2. Creazione di una scheda informatizzata per i MMG e PLS
Sarà istituita per ogni Medico di Medicina Generale e Pediatra di Libera Scelta una scheda
informatizzata che potrà consentire un confronto personalizzato delle prescrizioni erogate
rispetto alla media del territorio con un’analisi approfondita, tarata sulla tipologia dei propri
assistiti.
3. Riorganizzazione ed implementazione della distribuzione diretta di farmaci PHT
Si prevede un ulteriore incremento dell’attività di distribuzione diretta dei farmaci compresi
nel PHT (prontuario ospedale-territorio), per cui occorrerà garantire una presenza capillare
sul territorio di punti di distribuzione. La realtà territoriale delle due ASL 5 e 10, che
comprende sia realtà urbane che montane, rende particolarmente significativa l’urgenza di
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garantire ai pazienti la continuità di cure e di assistenza. Tale attività non può prescindere
dalla collaborazione con gli specialisti ed i medici di base, unita ad una corretta ed esaustiva
informazione al paziente.
4. Miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva
Si pone come obiettivo primario la sensibilizzazione della componente medica ospedaliera e
territoriale ad una maggiore attenzione all’appropriatezza prescrittiva, al rispetto delle
indicazioni di registrazione del farmaco e delle note ministeriali; é esperienza consolidata che
un’azione separata intesa ad agire sulla sola spesa farmaceutica territoriale sia riduttiva.; la
realtà ospedaliera e quella territoriale sono infatti strettamente correlate. Si è avuto spesso
modo di osservare come le prescrizioni dei medici ospedalieri, fatte al momento della
dimissione del paziente, si trasformino in un vincolo/diritto per il Medico di Medicina
Generale ed il paziente stesso. Contemporaneamente deve essere però assicurata e garantita
la continuità terapeutica ed assistenziale a tutela del paziente.
Sempre a riguardo delle prescrizioni fatte dagli specialisti ospedalieri si evidenzia la
necessità di attivare un momento di sereno confronto e di dialogo sulle novità farmaceutiche
introdotte in commercio dalle aziende. E’ noto come dietro tali “novità” si celino prodotti per
nulla innovativi dal punto di vista terapeutico, ma che comportano peraltro un considerevole
aggravio economico per le Aziende Sanitarie.
La Commissione Terapeutica, all’interno della realtà ospedaliera, dovrà farsi sempre più
carico di coordinare il rispetto dell’utilizzo dei farmaci secondo le indicazioni riportate nella
documentazione di registrazione e sarà altresì necessario regolamentare e valutare un
eventuale utilizzo off-label, così come esplicitamente previsto nella Legge Finanziaria 2007.
Centralizzazione dei Magazzini Farmaceutici
La centralizzazione dei Magazzini Farmaceutici in uno/due grandi depositi farmaceutici
prevede contestualmente l’eliminazione delle farmacie satellite. L’intento è quello di evitare la
dispersione dei farmaci, la moltiplicazione delle giacenze e l’aggravio dei costi di
immagazzinamento.
La logistica deve essere inoltre resa più funzionale adottando un sistema informatizzato che,
snellendo e automatizzando la gestione del magazzino, permetta di evitare il ristagno dei
prodotti e sprechi.
Ci si pone come principali obiettivi:
1. rendere più omogenei gli attuali sistemi informatici adottando una rete comune intranet che
unisca tutte le sedi del Servizio Farmaceutico;
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2. ottimizzare la tempistica di allestimento e la consegna delle richieste di reparti, ambulatori,
RSA;
3. informatizzare il servizio di Cure Domiciliari attraverso l’invio di richieste personalizzate da
parte del medico direttamente dall’abitazione del paziente;
4. diminuire il rischio di errori di dispensazione anche attraverso sistemi di distribuzione
monodose.
Si prevede che la realizzazione degli interventi sopraelencati produca il contenimento
dell’incremento della spesa farmaceutica nel limite del 2% annuo come ipotizzato nel conto
economico previsionale 2008-2010 allegato al presente documento.
Razionalizzazione dell’ Assistenza Integrativa
L’attuale organizzazione dell’ assistenza integrativa prevede per l’utente percorsi prescrittivi e
autorizzativi che si sovrappongono in un sistema diseconomico e che crea possibili disagi.
Per ovviare alle problematiche qui evidenziate si prevede di modificare l’attuale organizzazione
dell’ Assistenza Integrativa trasferendovi le esperienze organizzative e gestionali che in questi
anni sono state maturate nel campo della distribuzione diretta del farmaco.
E’ ormai esperienza assodata e condivisa che la gestione del farmaco in termini di economicità si
ottiene agendo sulla semplificazione del percorso distributivo e sfruttando il fatto che al SSN il
prezzo del prodotto viene considerevolmente scontato per legge e in considerazione dei grossi
quantitativi commissionati direttamente alla produzione.
La nuova organizzazione che si vuole dare al settore dell’ assistenza integrativa e protesica è
finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi, alla razionalizzazione dell’organizzazione
interna, alla semplificazione dei percorsi degli utenti e al contenimento della spesa entro la
previsione di incremento del 4% annuo ipotizzata nel conto economico previsionale 2008-2010
allegato al presente documento.
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PARTE II: RIORDINO DELLE ATTIVITA’
3) Revisione della struttura organizzativa e delle dotazioni organiche L’attuale struttura organizzativa delle due Aziende segue un modello sostanzialmente
omogeneo nelle aree Prevenzione e Ospedale, presenta invece differenze più marcate nell’area
territoriale e dei servizi amministrativi e di supporto. La struttura organizzativa dovrà pertanto
essere totalmente revisionata, conformemente agli indirizzi regionali indicati nell’allegato B
della D.G.R. 59-6349 del 05/2007, riorganizzando in particolare le attività amministrative e di
supporto e prevedendo la massima integrazione delle attività di erogazione delle prestazioni.
Partendo dalla centralità del ruolo del cittadino/utente e dalla necessità del miglior
soddisfacimento possibile dei suoi bisogni di salute, verrà elaborato un modello organizzativo in
cui vengano efficacemente esercitate le funzioni di governo, le funzioni di tutela della salute dei
cittadini e le funzioni di produzione dei servizi sanitari, nonchè le funzioni di supporto al sistema
centrale.
Particolare rilievo sarà data all’organizzazione dipartimentale sviluppando e sostenendo
programmazioni di attività e di formazione comuni, implementando gli strumenti di
comunicazione e di collaborazione e redigendo un regolamento generale valido per tutti i
dipartimenti, sul quale si innesteranno le specificità di ognuno.
I principali interventi previsti per le tre macro aree di servizi finali (assistenza collettiva,
assistenza distrettuale e ospedaliera) e per le attività amministrative e di supporto sono di seguito
esplicitate:
Assistenza collettiva
- mantenimento dell’attuale assetto organizzativo che deriva dal quadro normativo
nazionale e regionale vigente prevedendo, nelle more della definizione della figura del
Direttore della Prevenzione il cui profilo giuridico e di competenze sarà definito
specificatamente dalla Regione, il coordinamento interaziendale delle Strutture
complesse del Dipartimento di Prevenzione e delle attività di prevenzione;
- tenuto conto che l’attuale collocazione della Medicina dello Sprot all’interno della
Medina Legale non presenta criticità organizzative e che i Dirigenti medici ad essa
preposti svolgono anche attività tipica della S.C. Medicina Legale si valuterà
l’opportunità o meno di ricondurre funzionalmente tale attività all’interno del
Dipartimento di Prevenzione (l’attività vaccinale è già presente in entrambe le Aziende);
- coordinamento delle attività di vigilanza a livello dipartimentale su progetti specifici
senza prefigurare l’istituzione di strutture organizzative ad hoc;
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- riorganizzazione e potenziamento delle attività di screening per la piena attuazione dei
programmi regionali ;
- revisione dell’assetto organizzativo del Servizio sovrazonale di Epidemiologia in
relazione alle funzioni sovrazonali attribuite dalla Regione
- potrà essere prevista una struttura amministrativa per il coordinamento delle funzioni
amministrative, il supporto giuridico ( in collaborazione con la struttura legale
aziendale), lo sviluppo delle funzioni di controllo di gestione ( in collaborazione con la
struttura centrale);
le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione delle
attività e sarà prevista la graduale stabilizzazione del personale precario presente in
misura consistente in particolare presso il Servizio di Epidemiologia dell’ASL 5.
La situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la seguente:
ANNO 2006
ASL 5 ASL 10 Media
Regionale Addetti dipartimento di prevenzione per 1.000 abitanti convenzionali 0,46 0,23 0,35
La situazione dell’ASL 5 è dovuta alla presenza del Servizio sovrazonale di Epidemiologia;
al netto del personale addetto a tale struttura il valore dell’indicatore scende a 0,36
sostanzialmente in linea con la media regionale.
Assistenza territoriale/distrettuale
- potenziamento dell’organizzazione distrettuale: sul territorio sono attualmente operanti 8
Distretti che, tenuto conto delle differenti caratteristiche geo-morfologiche e del bacino di
popolazione servita coincidente con l’ambito territoriale degli Enti Gestori dei Servizi
socio assistenziali, si ritiene di confermare;
la Direzione di Distretto sarà configurata come Struttura Complessa considerando i ruoli
e i contenuti che saranno attribuiti ai Distretti.
- revisione della struttura organizzativa dei Servizi di Medicina Legale e valutazione
dell’opportunità o meno di ricondurre funzionamente l’attività di Medicina dello Sport
all’interno del Dipartimento di Prevenzione;
- revisione della struttura organizzativa dei servizi Farmaceutici territoriali e ospedalieri;
- revisione delle strutture AST e APISS (attività e progetti integrati socio sanitari) in
relazione allo sviluppo delle attività integrate socio-sanitarie (anziani e disabili) e dei
Distretti;
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- revisione dell’organizzazione delle strutture preposte all’attività di Salute Mentale e
Dipendenze Patologiche: attualmente 2 Dipartimenti di Salute Mentale (di cui uno
interaziendale con ASO S.Luigi) e 1 Dipartimento di Patologia delle Dipendenze
nell’ASL 5 e 1 Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche nell’ASL 10 (
per complessive 9 strutture complesse);
- stante la complessità dell’organizzazione territoriale potrà essere prevista una struttura
amministrativa per il coordinamento delle funzioni amministrative, l’uniformazione delle
procedure amministrative a livello Distrettuale, il supporto giuridico (in collaborazione
con la struttura legale aziendale), lo sviluppo delle funzioni di controllo di gestione a
supporto anche dei Direttori di Distretto ( in collaborazione con la struttura centrale);
Le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione delle
attività e sarà prevista la graduale stabilizzazione del personale precario.
La situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la seguente:
ANNO 2006
ASL 5 ASL 10 Media
Regionale Addetti livello territoriale per 1.000 abitanti 1,91 2,25 1,99
La situazione dell’ASL 10 è dovuta alla presenza di una RSA a gestione diretta; al netto
del personale addetto a tale struttura il valore dell’indicatore scende a 2,00 sostanzialmente in
linea con la media regionale.
Assistenza Ospedaliera
Nelle due ASL sono già attuati gli accorpamenti funzionali dei Presidi Ospedalieri :
1. Presidi riuniti ASL 5 (Rivoli, Susa, Giaveno, Avigliana per complessivi 410 Posti letto)
che fanno capo all’Ospedale di Rivoli Sede di DEA di 1° livello;
2. il Presidio Ospedaliero “E. Agnelli” di Pinerolo Sede di DEA di 1° livello con 2 sedi
distaccate a Pomaretto e Torre Pellice, per complessivi 402 posti letto.
- si ritiene che tale organizzazione debba essere mantenuta, verificando con la Regione
l’opportunità di censire come Sedi Ospedaliera anche quelle di Pomaretto e Torre Pellice,
prevedendo pertanto la costituzione di due Presidi Riuniti : il Presidio Riunito di Rivoli
facente capo all’Ospedale di Rivoli sede di DEA di primo livello e comprendente i
Presidi di Rivoli ,Susa, Giaveno,Avigliana, il Presidio Riunito di Pinerolo facente capo
all’Ospedale di Pinerolo sede di DEA di 1° livello e comprendente le sedi di
Pinerolo,Torre Pellice e Pomaretto;
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- l’assetto organizzativo di ciascun Presidio sarà revisionato in relazione alla
riorganizzazione delle attività, prevedendo Dipartimenti strutturali costituiti da strutture
affini o complementari sotto il profilo delle attività, delle risorse umane o tecnologiche
impiegate e delle procedure operative adottate; potranno essere previsti Dipartimenti
funzionali finalizzati al coordinamento delle attività tra i due Presidi;
- per l’esercizio delle funzioni di coordinamento amministrativo presso ciascun presidio
potrà essere prevista una struttura semplice con funzioni di Direzione Amministrativa di
presidio;
- le strutture organizzative preposte all’attività di laboratorio analisi saranno riorganizzate
coerentemente alle indicazioni di cui alla D.G.R. N° 19-6647 del 03/08/2007
“Riorganizzazione e razionalizzazione delle attività di laboratorio analisi”;
le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione e allo
sviluppo delle attività, con particolare riferimento all’incremento dei posti letto dei
OO.RR. di Rivoli descritto nel capitolo dedicato all’assistenza ospedaliera;
- sarà prevista la graduale stabilizzazione del personale precario;
la situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la seguente:
ANNO 2006
ASL 5 ASL 10 Media
Regionale N° amm.vi/N.ruolo sanitario 10,47 % 6,38% 7,96 % N° medici X 100 ricoveri 1,29 1,12 1,13 N° infermieri X 100 ricoveri 3,22 2,78% 2,65 N° dip. Ruolo tecnico comparto X 100 posti letto 50,61 52,70 49,51
Verranno pertanto adottati tutti i possibili interventi riorganizzativi finalizzati alla
riconduzione dei valori aziendali entro la media regionale.
Attività amministrativa e di supporto
Al fine di razionalizzare le attività e ridurre i costi, nel triennio 2008-2010 si procederà
alla unificazione delle attività amministrative e di supporto superando con gradualità l’attuale
assetto articolato su più sedi; il processo potrà svilupparsi più o meno rapidamente in relazione
anche allo sviluppo dell’integrazione informatica delle attività amministrative considerato che i
sistemi informatici attualmente in uso dalle due aziende, sia per la parte amministrativa che per
la parte sanitaria sono diversi.
La riorganizzazione dovrà prevedere la riduzione del numero complessivo di strutture
dedicate alle attività amministrative, tecnico logistiche e di staff alla Direzione rispetto a quello
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attualmente risultante dalla sommatoria delle due ASL, nonché la riduzione del numero
complessivo del personale addetto a tali funzioni.
La situazione attuale, come risulta dagli indicatori elaborati a livello regionale è la
seguente:
ANNO 2006
ASL 5 ASL 10 Media
Regionale % personale settore generale e supporto su totale personale (PIA) 13,92% 13,28% 12,40%
In considerazione delle dimensioni territoriali e della complessità dell’organizzazione
potranno comunque essere mantenuti, in relazione anche alle potenzialità delle reti informatiche
che garantiscono l’interazione a distanza tra servizi, uffici periferici delle principali funzioni
amministrative e tecnico-logistiche, salvaguardando, compatibilmente con le esigenze
dell’organizzazione il mantenimento del personale presso le attuali sedi di lavoro.
Lo snellimento della struttura amministrativa centrale potrà consentire anche di destinare
maggiori risorse amministrative alla Prevenzione, al Territorio e ai Presidi Ospedalieri.
Le funzioni amministrative e di supporto saranno organizzate in forma dipartimentale,
ciascun Dipartimento aggregherà di norma almeno cinque strutture complesse.
Tenuto conto della dimensione organizzativa particolarmente complessa saranno previsti
fino a un massimo di tre Dipartimenti
Le dotazioni organiche saranno rideterminate in relazione alla riorganizzazione delle
attività con l’obiettivo di ridurre l’incidenza del personale addetto alle attività amministrative e
di supporto rispetto al personale totale entro valori inferiori alla media regionale.
Conformemente alle indicazioni regionali sarà elaborato un progetto di riorganizzazione
del Servizio Infermieristico, Tecnico, della Riabilitazione, della Prevenzione e della Professione
Ostetrica a valenza Ospedaliera e Territoriale, che attualmente risulta strutturato solo presso
l’ASL 10. Presso la ASL 5, è stato istituito un gruppo di lavoro che congiuntamente al Servizio
Infermieristico dell’ASL 10 dovrà elaborare tale progetto riorganizzativo prevedendo
l’integrazione e l’implementazione delle funzioni in maniera sinergica, nel rispetto delle
peculiarità delle strutture interessate (ospedaliere e territoriali).
PROVVEDIMENTI DI CARATTERE URGENTE
Nelle more dell’adozione dell’Atto aziendale di cui all’art. 3 del D. Lgs. 502/1992 che,
conformemente alle indicazioni di cui all’art. 24 della Legge Regionale n. 18 del 06/08/2007,
dovrà avvenire entro 180 giorni dalla data di costituzione della nuova Azienda (e quindi
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verosimilmente entro il 30/06/2008) si rende necessario richiedere anticipatamente alla Regione
l’autorizzazione ad attivare, dalla data di istituzione della nuova Azienda, le seguenti Strutture
Complesse in Staff alla Direzione per l’elaborazione di strumenti che facilitino il processo di
accorpamento delle due Aziende:
1. la struttura complessa “Pianificazione strategica e verifica delle attività sanitarie” con
funzione di raccordo tra il Servizio sovrazonale di Epidemiologia e le Strutture produttive,
per l’analisi dei dati epidemiologici e di attività sanitaria da fornire alla Direzione Generale
per la conseguente pianificazione strategica.
2. la struttura complessa “Risk Management e Qualità”per l’elaborazione di strategie aziendali
per il governo del rischio clinico, la gestione delle procedure di Accreditamento,
l’implementazione nell’intero territorio aziendale del sistema Qualità.
Si richiede infine l’autorizzazione all’attribuzione degli incarichi di Direttore delle
seguenti Strutture Complesse:
- Laboratorio Analisi del Presidio Ospedaliero “E.Agnelli” di Pinerolo
- NeuroPsichiatria Infantile di Pinerolo
- Psichiatria DSM 5b
Tali strutture infatti saranno mantenute anche nel nuovo assetto organizzativo e l’attribuzione
formale di tali incarichi consentirà di accelerare la redazione dei progetti riorganizzativi della
rete dei laboratori analisi prevista dalla D.G.R. N° 19-6647 del 03/08/2007, lo sviluppo
dell’integrazione tra servizi dell’area materno infantile e delle disabilità presenti sui territori
delle due Aziende, lo sviluppo dell’integrazione tra le strutture dei DSM del territorio e il
raccordo con l’S.P.D.C. dell’ASO S.Luigi e l’Università.
Si ritiene, in ottemperanza alle Direttive regionali di rinviare all’adozione dell’Atto aziendale, la
copertura degli incarichi di Direttore delle SS.CC. Servizio Veterinario Area B dell’ASL 5 ,
SPRESAL dell’ASL 10 , Servizio Farmaceutico Territoriale dell’ASL 10 e delle Strutture
Amministrative/tecniche e in Staff di entrambe leASL, attualmente vacanti, in quanto potranno
essere oggetto di riorganizzazione.
Si evidenzia fin d’ora che il nuovo atto aziendale prevederà la soppressione di alcune
strutture quali ad esempio:
- Anestesia Rianimazione di Avigliana di cui si prevede l’accorpamento con l’Anestesia
Rianimazione di Giaveno;
- Radiodiagnostica di Avigliana di cui si prevede l’accorpamento con la Radiodiagnostica di
Susa
- Radiodiagnostica di Giaveno, attraverso la riconversione in struttura di livello intermedio
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PARTE III: CONTO ECONOMICO preventivo 2008-2010
Nella tabella 1 CONTO ECONOMICO inserita nella pagina seguente è rappresentato il
Bilancio previsionale 2008-2010 redatto secondo le indicazioni della D.G.R. 84-6615 del
30/07/2007 e sulla base delle risorse disponibili in essa indicate.
Il trend di incremento delle risorse è del 3,4% nel 2008, 2,6% nel 2009, 3,7% nel 2010.
La previsione dei costi è stata stimata tenendo conto da un lato delle economie derivanti dalla
revisione dell’assetto organizzativo, delle possibile economie di scala nell’acquisto di beni e
servizi, degli interventi di contenimento prospettati sulla spesa farmaceutica e sull’ assistenza
integrativa e protesica, dall’altro degli incrementi derivanti dallo sviluppo delle attività illustrate
nei capitoli precedenti ed in particolare il potenziamento delle attività territoriali e la revisione
della rete ospedaliera (si prevede a regime un incremento complessivo di più di 100 posti letto
con massima incidenza sui costi dell’anno 2010 e seguenti), nonchè della necessità di prevedere
l’accantonamento degli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali I biennio 2006-2007 del comparto
e della dirigenza.
Si prospetta una perdita di circa € 7.900.000,00 nel 2008, di circa € 4.750.000,00 nel 2009 e il
raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario al 2010.
Tale risultato è ottenibile ipotizzando che i valori di mobilità passiva non registrino
incrementi rispetto al 2006 come da indicazioni regionali. Lo sviluppo della rete ospedaliera
in particolare nell’area postacuzie (RRF e Lungodegenza) dovrebbe di fatto ridurre la mobilità
passiva a condizione che le tariffe rimangano invariate nel triennio, i budget delle Case di Cura
accreditate non subiscano significativi incrementi, la produzione delle Aziende Ospedaliere
rimanga costante.
Per quanto concerne l’evoluzione del costo del personale dipendente si rinvia allo specifico
capitolo dedicato all’evoluzione della dotazione di personale.
TABELLA 1 CONTO ECONOMICO PREVENTIVO 2008-2010
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IINVESTIMENTI
Il Reperimento di risorse per investimenti rappresenta una criticità.
La D.G.R. n. 91-1950 del 28/12/2005 ha stabilito che le Aziende Sanitarie per gli investimenti
debbano privilegiare il ricorso ad appropriate fonti finanziarie di medio e lungo termine
(contributi in conto capitale) che non creino squilibri nella gestione corrente;
Le procedure per il finanziamento regionale con contributi in conto capitale sono attualmente
regolamentate dalla D.G.R. n. 47-3073 del 05/06/2006 e dalla D.G.R. n. 43-5233 del 05/02/2007
e precisamente:
1. la D.G.R. n. 47-3073 del 05/06/2006 “Procedure per il finanziamento in conto capitale
con fondi regionali per l’acquisizione di attrezzature sanitarie ed altre categorie di cespiti
di minore entità” ha previsto che in luogo del teorico autofinanziamento a carico del
bilancio di ciascuna Azienda Sanitaria Regionale di difficile sostenibilità, oppure del
ricorso a contratti quali il noleggio, leasing e simili che non risultassero convenienti, la
Regione provveda ad assegnare dei contributi in conto capitale da utilizzarsi per
l’acquisizione di immobilizzazioni materiali con esclusione delle categorie elencate
nell’allegato 1 alla suddetta deliberazione (apparecchiature tecnico biomediche di
diagnosi e cura di maggiore entità elencate nel modello HSP.14); tali finanziamenti
contribuiranno al mantenimento, tramite il parziale rinnovamento, degli standard
operativi delle attrezzature;
2. la D.G.R. n.43-5233 del 05/02/2007” Procedure per la programmazione e il monitoraggio
degli investimenti in Edilizia e Attrezzature Sanitarie”ha regolamentato le procedure per
la programmazione ed il monitoraggio degli investimenti in conto capitale destinati agli
interventi in edilizia e attrezzature sanitarie (grandi attrezzature di cui all’allegato 1 della
D.G.R. n. 47-3073 del 05/06/2006.
Il finanziamento di cui al punto 1 che per l’anno 2007 ammonta complessivamente a
circa € 2.000.000,00 è prevedibile che si mantenga sugli stessi valori per ogni anno del triennio
2008-2010 e consentirà di dare parziale attuazione al piano pluriennale di rinnovo del parco
tecnologico ospedaliero che dovrà essere redatto dal servizio di Ingegneria clinica tenendo conto
delle seguenti variabili di natura “tecnico-patrimoniale”:
• vetustà (“età anagrafica” del bene)
• criticità manutentiva (entità delle problematiche di manutenzione, frequenza
guasti, ecc.)
• rispondenza funzionale (insieme delle funzionalità in relazione all’uso).
Per quanto concerne il punto 2 ( investimenti in edilizia e grandi attrezzature) entrambe le
Aziende hanno redatto i piani pluriennali che saranno oggetto di valutazione regionale ed
eventuale finanziamento annuale.
Di seguito sono riepilogati i principali investimenti programmati nel triennio, alcuni in
corso di realizzazione e finanziati, altri inseriti nei piani pluriennali con contestuale richiesta di
finanziamento alla Regione.
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PARTE IV: Preventivo costi per funzione 2008-2010 La tabella 2 Preventivo Costi per funzione, non è al momento compilabile in quanto il
finanziamento regionale non risulta ripartito per livelli e sublivelli assistenziali.
Dall’analisi dell’andamento 2007 emerge che attualmente le risorse sono destinate al 5% alla
Prevenzione (assistenza collettiva), al 54,5% all’assistenza distrettuale/territoriale, al 40,5%
all’assistenza ospedaliera.
Poiché lo standard nazionale atteso è del 5% per la Prevenzione, del 50% per l’assistenza
territoriale e del 45% per l’assistenza ospedaliera, è evidente come i questi anni in entrambi i
territori si sia già ampiamente convertita la spesa ospedaliera in spesa territoriale, favorendo
l’ottenimento di un contenuto tasso di ospedalizzazione.
Le strategie aziendali fin qui illustrate e rappresentate economicamente nel Conto Economico
Previsionale mantengono inalterata tale ripartizione nell’ottica di privilegiare le scelte di
investimento nel mantenimento della salute della popolazione in particolare potenziando:
le attività di prevenzione primaria e secondaria −
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le attività territoriali ed in particolare l’assistenza rivolta alle fasce deboli (anziani , disabili
etc…)
la rete ospedaliera specialistica per acuti e postacuti per garantire sul territorio un’adeguata
risposta quali/quantitativa alla popolazione, migliorando l’accessibilità,riequilibrando
l’offerta e riducendo la mobilità passiva extraziendale per le specialità presenti in Azienda.
PARTE V: Previsione dotazione personale 2008-2010
Vincoli imposti dalla Legge Finanziaria 2007 e Prospettive di stabilizzazione dei contratti di lavoro precario
La Legge Finanziaria per l’anno 2007 (legge n.296/2006) ha riproposto precisi e stringenti
vincoli in ordine alla gestione del Servizio Sanitario Nazionale: in particolare il comma 565
lettera A) dell’art. 1 prevede che gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale concorrano alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica con l’adozione delle misure tese a garantire che
le spese di personale non superino per gli anni 2007, 2008 e 2009 il corrispondente ammontare
dell’anno 2004 diminuito dell’1,4%, al netto degli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali.
La legge 296/2006 con riferimento all’esercizio 2007 e più in generale al triennio
2007/2009 definisce il contesto complessivo normativo ed economico all’interno del quale
dovranno essere collocate le politiche regionali relative alle risorse umane impiegate nel S.S.R.
e, in tale ambito, le politiche di stabilizzazione.
Nelle politiche di risparmio le Aziende del S.S.N. sono tenute ad adottare le misure più
idonee per garantire il contenimento della spesa sul personale, intraprese in precedenza, per
conformarsi alle misure già restrittive imposte in merito dalla precedente legge finanziaria.
Tra queste assume particolare rilevanza la predisposizione di un programma annuale di
revisione delle consistenze organiche del personale (in servizio sia con contratto di lavoro
subordinato a tempo indeterminato, che tramite altre forme contrattuali) nell’ambito del quale
può essere valutata la possibilità di trasformare le posizioni di lavoro già ricoperte da personale
precario in posizione di lavoro dipendente a tempo indeterminato.
Come evidenziato nel Piano di attività 2007 il costo del personale nelle ASL 5 e nell’ASL
10 per l’anno 2007 risulta in linea con il tetto di spesa previsto dalla Legge Finanziaria, infatti
tale costo al netto degli oneri contrattuali e degli incrementi derivanti dall’avvio di nuove attività
e dallo sviluppo di attività in essere autorizzate dalla Regione, risulta ridotto dell’1,4% rispetto al
2004.
I costi aggiuntivi derivanti dalle nuove attività poste in essere nel triennio 2004-2007 e
autorizzate dalla Regione con appositi atti o nell’approvazione dei Piani di attività relativi agli
anni dal 2005 al 2007 sono così riepilogati:
L’entrata a regime di tali nuove attività trova pertanto il su consolidamento nell’ambito
del presente PRR 2008-2010.
Per il triennio 2008-2010 alla luce di tali vincoli e prescrizioni la revisione della struttura
organizzativa prevederà un’ulteriore riduzione della dotazione di personale amministrativo e
tecnico dedicato alle attività generali e di supporto.
Per quanto concerne le attività sanitarie saranno attuate tutte le possibili riorganizzazioni
per un utilizzo più razionale ed efficiente del personale.
Le assunzioni in incremento delle figure sanitarie previste nella tabella 3 “Evoluzione
delle dotazioni di personale”sono dovute esclusivamente all’avvio di nuove attività o allo
sviluppo di attività in essere (descritte nei capitoli precedenti) per le quali si richiede
l’autorizzazione all’assunzione, come previsto dalla D.G.R. n. 84-6615 del 30/07/2007 e dalla
D.G.R. 82-6709 del 03/08/2007.
Si prevede al 2010 un incremento complessivo di circa 90 unità di personale e
precisamente:
- una riduzione di circa 30 unità di personale amministrativo e tecnico addetto alle
attività di supporto;
- un incremento di circa 30 unità di personale sanitario addetto alle attività di
prevenzione e territoriali per lo sviluppo delle attività;
- un incremento di circa 90 unità di personale sanitario e tecnico addetto alle attività
ospedaliere per lo sviluppo delle attività e l’incremento graduale dei posti letto.
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Tabella 3 Evoluzione Dotazione di personale
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Per quanto concerne le prospettive di stabilizzazione del lavoro precario, nel triennio 2008-
2010 verrà data piena attuazione agli Accordi sottoscritti nel mese di Giugno 2007 dalla Regione
e dalle OO.SS. della Dirigenza e del Comparto che prevedono di rendere stabili le posizioni di
lavoro oggi coperte con l’uso di forme contrattuali atipiche per lo svolgimento delle ordinarie
attività istituzionali e che riguardano nella prima fase le posizioni di lavoro ricoperte tramite
rapporti di lavoro a tempo determinato e con collaborazioni coordinate e continuative.
Il processo di stabilizzazione avverrà nel rispetto delle norme vigenti e dei principi della
programmazione regionale, nel limite delle risorse disponibili, secondo le procedure e con gli
strumenti giuridici che saranno individuati dalla Regione previo confronto con le OO.SS.
firmatarie degli Accordi.
Non è possibile in questa fase formulare ipotesi di stabilizzazione nel triennio non
essendo ancora state fornite indicazioni precise dalla Regione.
Sviluppo dell’attività libero professionale Il D.P.C.M. del 27 marzo 2000 avente ad oggetto “Atto di indirizzo e coordinamento
concernente l’attività libero-professionale intramuraria del personale della dirigenza sanitaria del
Servizio Sanitario Nazionale” ha dettato le regole generali per l’organizzazione dell’attività
intramuraria; sul tema in argomento è nuovamente intervenuto il legislatore approvando la legge
n. 120 del 3 agosto 2007 avente ad oggetto “Disposizioni in materia di attività libero
professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria” che ha rafforzato alcune previsioni
già contenute nel precedente provvedimento.
La normativa vigente, particolarmente articolata, determina la necessità di elaborare un
progetto ad hoc con la finalità di riorganizzare i servizi erogati in ambito aziendale al fine di
renderli disponibili a tutti gli utenti richiedenti e paganti, il tutto anche in ottica di riduzione dei
tempi di attesa, consapevoli che l’esercizio dell’attività libero professionale si pone come offerta
integrativa e non sostitutiva dei servizi resi all’utenza.
Con l’unificazione dell’ A.S.L. 5 e dell’A.S.L. 10 si intende realizzare uno specifico
progetto “Libera Professione”, ponendo in particolare l’attenzione sulla progettazine di un’
“Area a pagamento e libera professione” dove siano gestite a livello integrato tutte le attività che
prevedono l’erogazione di prestazioni e servizi a soggetti paganti, siano essi singoli utenti, altre
aziende sanitarie ovvero aziende non sanitarie;
Tale progetto dovrà contribuire al processo riorganizzativo dei servizi offerti ai pazienti,
mettendo a loro disposizione il patrimonio di conoscenze, capacità, esperienze e risorse
organizzative, tecnologiche e strutturali dell’Azienda, nell’ambito di un sistema sanitario
complessivamente inteso; valorizzerà altresì il ruolo e le opportunità professionali della
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dirigenza sanitaria, favorendo nel contempo la motivazione del personale e il senso di
appartenenza all’Azienda stessa.
Si ritiene infatti che, pur dovendosi garantire il diritto sancito dalla vigente normativa verso il
personale medico, veterinario e sanitario che opti per l’attività professionale intramuraria, di
esercitare la stessa nell’ambito dell’Azienda di appartenenza, la normativa sulla libera
professione debba essere vissuta come una possibilità di miglioramento del servizio offerto ai
cittadini e di sviluppo per l’Azienda e non come mera applicazione di disposizioni legislative e
regolamentari.
Il progetto dovrà prevedere:
La ricognizione degli spazi e delle risorse in ciascun punto di erogazione dei servizi sanitari:
nella redazione dei Piani Direttori sono già stati previsti appositi spazi per l’attività libero
professionale in regime di degenza e ambulatoriale nelle sedi ospedaliere di Pinerolo, Rivoli, Susa
e nel Poliambulatorio Villa Rosa di Collegno
La determinazione fasce orarie da destinare all’esercizio della libera professione.
L’esame dei volumi di attività istituzionali.
La contrattazione dei volumi di attività.
Il piano di comunicazione.
Apposita regolamentazione di concerto con le Organizzazioni Sindacali.
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Riflessioni finali
Nelle sezioni che precedono sono state evidenziate le caratteristiche dei contesti territoriali e dei
servizi, le prospettive di integrazione e sviluppo, gli obiettivi assistenziali e strumentali che ne
costituiscono il presupposto, le risorse che potranno essere destinate.
L'agire quotidianamente in situazioni di complessità, quali quelle che si prefigurano, rappresenta
certamente un dato di notevole impegno, ma può anche facilitare la lettura delle dinamiche
organizzative che, in quanto tali, non sono immutabili né scontate.
Conseguentemente rappresenta un'opportunità speciale per evidenziare gli elementi dinamici ed
innovativi già insiti nell'organizzazione, per sostenerli e per indirizzarli, al fine di realizzare un
modello di sanità che si intrecci armoniosamente con tutti i soggetti implicati nella "produzione"
e tutela della salute.
La prospettiva dell'accorpamento delle ASL 5 e 10 è dunque un processo da costruire
comunemente, valorizzando risorse esistenti, implementandole e modificando gradualmente
l'organizzazione per renderla sempre più adeguata e in grado di rispondere alla domanda di
salute del cittadino.
Obiettivi, percorsi, strumenti sono pertanto aspetti da costruire insieme, sottolineando
l'importanza della professionalità degli operatori, della loro formazione, ma anche
dell'empowerment del cittadino.
Sotto questo aspetto va sottolineato come in una azienda che produce servizi alla persona il
valore aggiunto sia costituito dalla valorizzazione delle risorse umane, intese dunque come
operatori e come fruitori.
Questo elemento risulta ulteriormente sottolineato dalla necessità di operare all'interno di un
contesto caratterizzato dalla limitazione di risorse economiche.
Tale fatto non determina necessariamente una riduzione della qualità e della quantità degli
interventi, ma è anzi stimolo ad un più corretto uso delle risorse, alla responsabilizzazione nel
loro uso, allo sviluppo del concetto di equità e di innovazione.
E' necessario pertanto dare massima importanza al ruolo di un'analisi organizzativa in "progress",
allo scopo di verificare costantemente le possibilità di valorizzazione e motivazione del
personale, tenendo presente che tutto il progetto può avere più facilmente successo se realizzato
in un clima di diffuso consenso.