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PSEUDO-IPPOLITO: "IN SANCTUM PASCHA" IL RUOLO DELLA COMUNITÀ GRECO-VENETA DEL SEC. XVI NELLA STORIA...

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PSEUDO-IPPOLITO: "IN SANCTUM PASCHA" IL RUOLO DELLA COMUNITÀ GRECO-VENETA DEL SEC. XVI NELLA STORIA DELLA TRASMISSIONE DEL TESTO Author(s): Giuseppe Visonà Source: Aevum, Anno 54, Fasc. 3 (settembre-dicembre 1980), pp. 456-472 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20857327 . Accessed: 15/06/2014 22:34 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.79.56 on Sun, 15 Jun 2014 22:34:10 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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PSEUDO-IPPOLITO: "IN SANCTUM PASCHA" IL RUOLO DELLA COMUNITÀ GRECO-VENETA DELSEC. XVI NELLA STORIA DELLA TRASMISSIONE DEL TESTOAuthor(s): Giuseppe VisonàSource: Aevum, Anno 54, Fasc. 3 (settembre-dicembre 1980), pp. 456-472Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20857327 .

Accessed: 15/06/2014 22:34

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PSEUDO-IPPOLITO: IN SANCTUM PASCHA

IL RUOLO DELLA COMUNITA GRECO-VENETA

DEL SEC. XVI NELLA STORIA DELLA TRASMISSIONE DEL TESTO

Nel 1936 A. Ehrhard segnalava la scoperta, in alcuni fogli palinsesti di un codice di Grottaferrata, di una recensione, purtroppo mutila, che attribuiva ad Ippolito di Roma Fomelia In sanctum pascha

1 (che indicheremo d'ora in poi con la sigla IP),

tramandata dalla restante tradizione manoscritta tra le opere di Giovanni Crisostomo

e come tale, benche considerata spuria, pubblicata nelle edizioni crisostomiane 2. II

ritrovamento sembrava venire felicemente incontro all'interrogativo sollevato dieci

anni prima dal Martin 3 e sanciva pertanto l'inderogabile necessita di riesaminare

globalmente e a fondo IP, avviando in tal modo il processo di recupero di un testo

prezioso della letteratura cristiana antica. La questione IP si apri in quella circostan

za su due versanti, quello deH'indagine storico-letteraria, tendente a stabilire l'epoca e l'ambiente

? e ovviamente, se possibile, l'autore ? che avevano prodotto l'omelia, cosi da poterne valutare la portata teologica, che si andava scoprendo assai rilevante, e quello della restitutio textus. II primo aspetto ha polarizzato negli anni successivi il dibattito tra gli studiosi dando origine ad un ventaglio assai ampio di interpretazioni che legava IP ad epoche ed ambienti talvolta alquanto lontani tra loro. Tale ampiezza

poteva trovare una giustificazione nella enigmaticita della figura di Ippolito, perno del dibattito, ma non era certo disgiunta dal fatto che le varie proposizioni non erano

in genere corredate da un'esauriente disamina del testo non tanto in se quanto nel suo

rapporto con la restante produzione letteraria del cristianesimo antico. L'indagine ha

conosciuto comunque in tempi recenti un punto fermo nello studio del Cantalamessa 4,

1 II codice palinsesto e il Cryptoferratensis B. a. LV (d'ora in poi C), descritto in A. Ehrhard, Ue

berlieferung und Bestand der hagiographischen und homiletischen Literatur der griechischen Kirche von den

Anfdngen bis zum Ende des 16. Jahrhunderts. I, Die Ueberlieferung, ? Texte und Untersuchungen ?, 50,1,

Leipzig 1936, pp. 129-134. Per l'analisi e la trascrizione dei fogli contenenti IP cfr. Ch. Martin, Fragments palimpsestes d'un discours sur la Pdque attribue a saint Hippolyte de Rome (Crypt. B.a.LV), ? Annuaire de FInstitut de Philologie et d'Histoire orientales et slaves ?, IV (1936), pp. 321-363.

2 Cfr. ed. Savile, Eton 1612, t. V, pp. 930-940 (ripresa con qualche congettura nelFed. Montfaucon, Paris 1728, t. VIII, coll. 264-275, che b stata riprodotta nel Migne, PG 59, 735-746). Nella recensione cri sostomiana IP b tramandata come sesta di una collezione di sette omelie sulla Pasqua dal titolo collettivo di tcx Gcckiziyyicc (Le trombette).

3 Cfr. Ch. Martin, Un Ueoi rov Ilaoya de saint Hippolyte retrouve?, ? Recherches de Science Re

ligieuse ?, XVI (1926), pp. 148-165. II Martin aveva per primo avanzato l'ipotesi della paternita ippoli tiana dell'omelia in forza del fatto che in alcuni frammenti raccolti dall'Achelis sotto il nome di Ippolito (cfr. GCS, Hippolytus Werke, I, 2, H. Achelis Hrsg., Leipzig 1897, pp. 267-271) si riscontravano passi di IP.

4 R. Cantalamessa, Uomelia ? In s. pascha ? dello Pseudo Ippolito di Roma. Ricerche sulla teologia deWAsia Minore nella seconda meta del II secolo, Milano 1967 (per una rassegna delle posizioni precedenti cfr. ibid., pp. 13-24). Recentemente V. Loi ha cercato di riaprire la questione tornando a sostenere l'au

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nel quale il riferimento ad IP in tutti i suoi aspetti, da quello piu prettamente teolo

gico a quello linguistico e stilistico, e diventato occasione per uno scandaglio in profon dita di ambienti e autori dei primi secoli del cristianesimo sulla scorta di una puntuale escussione di fonti e testimonianze. Le conclusioni del Cantalamessa assegnano Pome

lia all'ambiente dell'Asia Minore, e piu precisamente a quello dei quartodecimani, un cui anonimo rappresentante avrebbe composto IP negli ultimi decenni del II se colo: un testo assai prezioso dunque, perche si colloca in un'epoca ed in un ambiente

dei quali la nostra conoscenza e scarsa.

II secondo aspetto, quello dell'accertamento critico del testo, e dunque a tutt'oggi

quello che attende una adeguata definizione e su cui maggiormente devono concen

trarsi gli sforzi. Esso e stato messo in causa dal ritrovamento di C, come abbiamo ac

cennato sopra, non tanto perche questi attribuisce Pomelia ad Ippolito romano quanto

perche presenta una recensione indipendente dall'unica a noi prima nota, quella cri

sostomiana, di cui ha scosso la relativa uniformita. Purtroppo pero C ha contribuito

piu ad aprire una frattura che a risanarla poi felicemente, poiche ci ha trasmesso solo

la prima parte del testo (meno della meta, e con in mezzo un'ampia lacuna). Le diffi colta sono cosi di duplice natura: per la parte in comune a C e alia recensione crisosto

miana il critico si trova spesso a dover applicare la selectio, avendo di fronte un caso

di tradizione bipartita 5 che vanifica i criteri meccanici la dove le due recensioni di

vergono; per il resto delFomelia rimane la certezza, acquisita dal confronto con C

nella prima parte, che la recensione crisostomiana e portatrice di errori ed omissioni

non piu sanabili neppure con criteri interni. E evidente comunque che rimane affidato

proprio alia recensione crisostomiana il ruolo preponderante in vista di una restitutio

textus che sia la migliore possibile. Punto di riferimento per quanto riguarda la critica testuale di IP e Pedizione cri

tica pubblicata nel 1950 dal Nautin 6, il quale ha tenuto conto dell'apporto di C. Tale edizione necessita pero di una revisione 7

soprattutto per i seguenti motivi:

sono in parte da rivedere, a nostro avviso, i rapporti stemmatici tra i manoscritti

quali li ha det'erminati Feditore 8; non intendiamo tuttavia entrare nel merito della

questione in questa sede; lo studio e le conclusioni fornite dal Cantalamessa si riflettono necessariamente

sulle scelte critiche da compiere. Lo stato della tradizione quale si b sopra delineato, ed in particolare il fatto di dover spesso operare in regime di recensione aperta, co

stringe infatti a condividere Fopinione del Richard, secondo la quale ? le soluzioni adot

tate dipenderanno in larga misura dall'opinione dell'editore sulla data di questa ome

lia e sulle tendenze dottrinali del suo autore ? 9; successivamente all'edizione del Nautin sono stati segnalati dallo stesso Richard

due nuovi testimoni di IP, appartenenti sempre alia recensione crisostomiana: il pri

tenticita ippolitiana dell'omelia (cfr. V. Loi, Uomelia ? In sanctum Pascha ? di Ippolito di Roma, ? Au

gustinianum ?, XVII [1977], pp. 461-484). Mi ripropongo di trattare la questione in un prossimo lavoro. 5 La recensione crisostomiana infatti, pur constando di diversi testimoni, fa capo ad un unico ar

chetipo medievale in minuscola, riscontrandosi in tutti i manoscritti errori comuni evidentemente legati alia traslitterazione.

6 Homelies Pascales. I, Une homelie inspiree du traite sur la Pdque a">Hippolyte, Etude, ed. et traduction

par P. Nautin, ? Sources Chretiennes ?, 27, Paris 1950. 7 Una prima ispezione critica del testo, con la proposta di numerose correzicni, e stata compiuta dal

Gantalamessa (Uomelia..., cit., pp. 406-427). 8 Cfr. Homelies Pascales, I, cit., pp. 13-30 (stemma a p. 30). 9 M. Richard, Une homelie monarchienne sur la Pdque, in Studia Patristica, vol. Ill, F. L. Cross

Hrsg., ? Texte und Untersuchungen ?, 78, Berlin 1961, p. 275.

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458 G. VISONA

mo, il cod. Vatic. Gr. 1803, e molto importante, essendo il ? modello I di Margunio ?

postulato dal Nautin 10; il secondo, VOxon. Bodl. Holkham 42, considerato dal Richard ? strettamente imparentato

? al gia noto Marcianus Gr. App. II 59, ne e in effetti

una copia. Inoltre e stata individuata nelYOxon. Bodl. Auctarium E.3.7. la copia ma

noscritta approntata per la menzionata edizione del Savile, che a ragione il Nautin

aveva inserito nelFapparato eritico.

In base a quanto abbiamo rilevato sopra, un primo passo per far progredire 1'in

dagine critica su IP consistera in una dettagliata conoscenza della recensione criso

stomiana, della quale intendiamo appunto qui occuparci non tanto per un'indagine paleografica quanto per determinare i legami tra i suoi testimoni nel quadro della storia della trasmissione di IP. I testimoni della recensione crisostomiana sono 11:

A Vaticanus Gr. 1803, sec. XI12. B Oxon. Baroccianus Gr. 212, sec. XVI13.

M Marcianus Gr. App. II 59, a. 1579 14. Mm Mano di Massimo Margunio nei margini di M ad integrarne le numerose lacune. 0 Ottobonianus Gr. 101, sec. XVII (?)15. S Oxon. Bodl. Auctarium E.3.7., inizio sec. XVII16.

V Codice 6 del monastero tcov BXaiicov di Salonicco, sec. IX-X. Y Oxon. Bodl. Holkham 42, fine sec. XVI11. Z Athous Vatopedinus Gr. 318, sec. XVII(?). t Taurinensis Bibl. Nat. Gr. 151 (b.II.5), codice perduto del sec. XVI18.

? IP ? E LA COMUNITA GRECA DI VENEZIA

II solo fatto dunque che il testo di IP, quale attualmente si pud ricostruire con la critica testuale, si presenti in una redazione sicuramente lacunosa, basterebbe a giu stificare la necessita di un'indagine approfondita sulla storia della tradizione mano

1? Homelies Pascales, I, cit., p. 21. 11 Le sigle, tranne S, sono quelle utilizzate negli studi precedenti. Per le notizie e la bibliografia rela

tive ai manoscritti utilizzati dal Nautin rinviamo a ibid., pp. 16-27; per essi segnaleremo percio solo i contributi apparsi successivamente.

12 Descrizione in Codices Vaticani Graeci. Codices 1745-1962, recensuit P. Can art, Citta del Vaticano

1970, t. I, pp. 160-162; 1973, t. II, p. XXXVI (Addenda); cfr. anche R. Cantalamessa, Uomelia..., cit., pp. 408-415.

13 Cfr. M. Aubineau, Codices Chrysostomici Graeci. I, Codices Britanniae et Hiberniae, Paris 1968, pp. 193-195; R. Cantalamessa, Uomelia..., cit., pp. 409-415.

14 Descritto da E. Mioni, Bibliothecae Divi Marci Venetiarum codices Graeci manuscripti. I, Codices in classes a prima usque ad quintam inclusi, pars prior, Roma 1967, pp. 176 178; cfr. R. Cantalamessa,

Uomelia..., cit., pp. 415-419. 15 Cfr. Homelies Pascales. II, Trois homelies dans la tradition d'Origene, fitude, e*d. et traduction par

P. Nautin, ? Sources Chr^tiennes ?, 36, Paris 1953, pp. 18-19; M. Richard, in Index Asterianus, par E. Skard, ?Symbolae Osloenses?, fasc. suppl. XVII (1962), p. 10; R. Cantalamessa, Uomelia..., cit., pp. 415-419.

16 Cfr. F. Mad an - H. Craster, A summary catalogue of western manuscripts in the Bodleian Library at Oxford, vol. II, part. I, Oxford 1922, pp. 536-537; M. Aubineau, Codices Chrysostomici..., cit., pp. 120-122.

17 Cfr. R. Barbour, Summary description of the greek manuscripts from the Library at Holkham Hall, ? Bodleian Library Record ?, VI, 5, Oxford 1960, p. 600; M. Aubineau, Codices Chrysostomici..., cit., pp. 231-232.

18 Segnalato dal Richard (line homelie monarchienne..., cit., p. 275) che lo identifica con il ? modello

II di Margunio ? postulate dal Nautin (Homelies Pascales, I, cit., p. 23); sommariamente descritto in G. Pasini, Codices Manuscripti Bibliothecae Regi Taurinensis Athenaei, vol. I, Taurini 1749, p. 242. Ando

perduto nell'incendio del 1904.

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scritta e a non eonsiderare superfluo alcun tentativo tendente a mettere in luce quali ambienti culturali, quali interessi dottrinali e quali personaggi abbiano contribuito a conservare e trasmettere il testo di IP. Nel nostro caso pero c'e un ulteriore motivo

che spinge ad assumersi tale compito: se prendiamo in considerazione la recensione

crisostomiana, constatiamo come ad eccezione dei codici V e 0, tutti gli altri testi

moni (ABM Mm S Y Z e t) ei riconducano per svariati motivi alFambiente della comunita greca della Venezia del sec. XVI, a quella eioe che ? fu indubbiamente non solo la piu importante e la piu potente Comunita greca d'ltalia, ma anche di tutto Fellenismo della diaspora ?19. Attraverso le figure di Massimo Margunio, di Gabriele Severo 20 e dei loro amici la storia di IP si inserisce pertanto nel quadro di un fenomeno ben piii ampio quale fu, nei sec. XV e XVI, il movimento di studenti, copisti, intel lettuali teologi dalFarea bizantina, e particolarmente da Creta, verso Venezia e progres sivamente verso l'intera Europa occidentale 21. Lo studio delFintreccio di rapporti culturali che contrassegno questo fenomeno avviando FEuropa alia riscoperta delle lettere greche, contribuira quindi a far luce sulla complessa questione della trasmis sione dei testi letterari in Occidente 22.

In questa sede, limitandoci alia tradizione di IP, possiamo fornire i dati da cui

appare come anche per la trasmissione dell'omelia siamo per gran parte debitori a Cretesi (come Joasaf Doriano, Giovanni e Marco Murzino) ed in particolare a personag gi venuti da Creta a Venezia (come Gabriele Severo, Giovanni Natanaele, Alvise Lol lino e soprattutto Massimo Margunio).

La delineazione della figura di Margunio risultereb^e assai lunga e complessa; d'altra parte ce ne esimono Formai abbondante bibliografia

23 e le finalita del presente studio. Vorremmo qui sottolineare come i recenti studi abbiano portato ad una piena rivalutazione di questo dotto ecclesiastico, facendone la personality piu ricca e feconda fra i Greci vissuti in Italia nella seconda meta del sec. XVI 24. Sia come letterato che

19 M. I. Manussacas, La Comunita greca di Venezia e gli arcivescovi di Filadelfia, in La Chiesa greca in Italia dalVVIII al XVI secolo, ?Italia Sacra ?, 20, vol. I, Padova 1973 p. 45. Per alcuni cenni sulla storia della Comunita e per la relativa bibliografia cfr. ibid., pp. 45-48 (lo stesso studio, in greco, su

?'E7cery)pls 'ETaipelocs Bu^avxtv&v EtcooSgW ?, XXXVII [1969-1970], pp. 170-210). 20 Si pud trovare il nome greco traslitterato anche in Seviros, forma certamente piu corretta; usiamo

a forma Severo per adeguarci alia quasi totalita degli studi apparsi in Italia. 21 Sul fenomeno cfr. D. J. Geanakoplos : Greek scholars in Venice. Studies in the dissemination of

Greek learning from Byzantium to Western Europe, Cambridge (Mass.) 1962, in parti col are pp. 41-52 (Crete and Venice), e pp. 53-70 (The Greek colony in Venice); Byzantine East and Latin West: two worlds of Chri stendom in Middle Ages and Renaissance. Studies in ecclesiastical and cultural history, Oxford 1966, pp. 112 137 (The Greco-Byzantine colony in Venice and its signifiance in the Renaissance), e pp. 139-164 (The Cretan role in the transmission of Greco-Byzantine culture to Western Europe via Venice).

22 E quanto prospetta il Geanakoplos riferendosi proprio a Margunio e ai letterati e teologi con cui

questi entro in contatto (cfr. Byzantine East..., cit., p. 176), Quanto alia necessita di studiare non solo i testimoni in se stessi ma anche gli ambienti che ce li hanno trasmessi, e di conoscere la storia di mano scritti anche recenti e esemplare il caso del cod. Ambros. D 51 sup., appartenuto a G. V. Pinelli, amico di

Margunio, che b praticamente Tunico testimone rimasto degli apocrifi pseudo-atanasiani (cfr. J. Gribo, Les succes litteraires des Peres grecs et les problemes d'histoire des textes, ? Sacris Erudiri?, XXI [1974 1975], pp. 46-47).

23 L'opera piu completa su Margunio e di G. Fedalto, Massimo Margunio e il suo commento al ? De

Trinitate ? di S. Agostino, Brescia 1968: ampia ricostruzione storico-biografica con inventario completo delle opere e deU'epistolario ed appendice documentaria; per la bibliografia precedente cfr. ibid., pp. 11-12. Altri saggi verranno segnalati nel corso della trattazione.

24 Per gli aspetti della personality di Margunio qui sottolineati si veda G. Schiro, Missione umanistica di Massimo Margunio a Venezia, in Venezia e VOriente fra tardo Medioevo e Rinascimento, a cura di A. Pertusi, ? Civilta europea e civilta veneziana. Aspetti e problemi?, 4, Firenze 1966, pp. 241-265; cfr. an che G. Fedalto, Cultura ecclesiastica di vescovi greci in Italia nel secolo XVI: Massimo Margunio, in La Chiesa Greca in Italia..., cit., ?Italia Sacra ?, 21, Padova 1972, vol. II, pp. 825-836.

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460 G. VISONA

come ecclesiastico Margunio si rivela alieno da ogni ambizione personale, alia quale non voile mai sacrificare i valori delPamicizia e della libera ricerca della verita. Cosi, entrato in contrasto per motivi dottrinali con Pamico Gabriele Severo, continuo a

scrivergli con sollecitudine anche quando non otteneva risposta e, poco prima della

morte, lo voile accanto a se mentre redigeva il testamento: non per questo, per ri

conquistarlo all'amicizia, ritratto le sue tesi. Cosi pure non esito ad attirarsi i sospetti della curia romana pur di intrattenere rapporti col mondo protestante tedesco per riav

vicinare le Chiese. Autore, traduttore, commentatore di ben 61 scritti 25, Margunio copiava manoscritti per se e per gli amici, altri ne procurava, confrontava, corregge va 26. I codici numerosissimi, che pote avere tra le mani, rimanevano ben poco in

suo possesso perche li prestava o li regalava agli amici perche se ne giovassero: la sua biblioteca era cosi sempre dispersa nei circoli culturali dell'epoca, nei monasteri del Monte Athos e in quelli di Creta. Visse insomma pienamente il suo tempo, frequen tando alcuni dei protagonisti delPumanesimo italiano e tedesco, prendendo parte al dibattito sulPunione delle Chiese e curando i rapporti, cosi decisivi per la cultura eu

ropea di quel secolo, tra il mondo bizantino e quello occidentale.

Nato a Candia verso il 1549, Emanuele (poi, da monaco, Massimo) Margunio venne a Padova intorno al 1569 27. Passo gli anni successivi, fino al 1577, tra Padova e Vene

zia, mantenendosi agli studi con Pattivita di copista e traduttore e interessandosi so

prattutto di filosofia aristotelica. Nei 1578 si fece monaco nei monastero sinaita di S. Caterina a Candia e rimase lontano da Venezia fino al 1585; nei frattempo fu no minato vescovo di Cerigo (1584), ma la Repubblica Veneta rifiuto il placet per il posses so della sede. Da allora, tranne un'assenza negli anni 1586-1587, gravito sempre at

torno a Venezia con la speranza, mai esaudita, di prendere possesso della sua sede

vescovile. A Venezia mori PI luglio 1602. Un suo scritto del 1583 sulla processione dello Spirito Santo, in cui tentava di conciliare le opposte tesi, gli attiro Pavversione di Gabriele Severo, gia sua amico28. Questi29, nato a Monemvasia verso il

25 Sono elencati in G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., pp. 259-284. 26 Ci limitiamo qui a riportare come testimonianza un passo di una lettera di Margunio a Giovanni

Vincenzo Pinelli, nella convinzione che lasci intravedere al di la delFoccasionalita, quelFintima tensione cui e largamente debitrice la cultura occidentale: ? Non manchero d'haverne cura di quello mi ha scritto

per quelli libri, se bene n'habbia puochissima speranza di quello di Gemisto; di quello di Giamblicho faro

ogni sforzo se mai sia possibile d'ottenerne la gratia et accid sappia vostra signoria molto illustre il tutto

voglio tentar co'l mezzo deH'illustrissimo signor Zorzi il vecchio; delPopera di Origene Contra Celsum le ho gia scritto che in vero la ho lasciata tra que' miei libri c'ho in Candia, ma m'aricordo d'haver mandato una piu corretta al chiarissimo signor Alvise Lollino, e credo ancora sia carattere di Giorgio Scholario.

Appresso uno qui si truova Pispositore di s. Giovanni Chrisostomo sopra gli Atti degli Apostoli; se ella m1

conseglia, che me la faccia copiare, o che io medesimo ne faccia la fatica, ne potra haver una copia. Se occorrera poi qualche altra cosa di nuovo, non manchero di far il mio debito. Ho un certo trattatello di Sinesio Tcspl Scopou...? (pubblicata ibid. , p. 331). SulFattivita di copista di Margunio cfr. M. Vogel -

V. Gardthausen, Die griechischen Schreiber des Mittelalters und der Renaissance, Leipzig 1909, p. 285; Ch. G. Patrinelis, "Ekfajveg xcodixoyoaqjot rcbv xqovcov rfjg 'Avayevvrjaeaig, ?'EtusttjpIs too

Msaoucovixou 'Apxstou ?, VIII-IX (1958-1959), pp. 95-97; P. Canart, Scribes Grecs de la Renais

sance, ? Scriptorium ?, XVII (1963), p. 65; G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., pp. 284-286. 27 Non conosciamo la data precisa; da Padova comunque e scritta una sua lettera del 1659 (cfr. E.

Legrand, Bibliographic hellenique ou description raisonnee des ouvrages publies en grec par des Grecs au

XVe et XVIe siecles, vol. II, Paris 1885 [rist. anast. Bruxelles 1963], p. XXIV). 28 Sulla controversia cfr. C. Papadopulos, Uvjupo^rj elg rrjv iaxoqiav rov Magijuov Maqyovvkv.

eH fteokoyiKT) avrov sqlq ttqoq tov ra^Qtr]X Zefifjoov, ? Nea Siwv ?, XVIII (1923), pp. 708-727;

G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., pp. 56-61. 29 Su Gabriele Severo ha curato una serie di studi ben documentati ITstituto Ellenico di Venezia,

che conserva Farchivio della comunita greca; cfr. i saggi di M.I. Manussacas, in ? ? yjaraupicrpt.aTa ?, VI (1969), pp. 7-112; VII (1970), pp. 7-14; IX (1972), pp. 7-67, e di A. Sterghellis, ? ?yjaaoptafxaTOC ?,

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154030, compi a Creta i suoi primi studi per passare poi a Venezia, dove lo troviamo gia nel 1572. Divenuto cappellano della Comunita greca, fu consacrato nel 1577 vescovo di Filadelfia di Lidia, ma essendo questa in mano ai Turchi preferi restare a Venezia con l'approvazione della Comunita, dando cosi inizio ad una tradizione che durera

fino alia caduta della Serenissima 31. Mori in Dalmazia nel 1616. II dissidio tra Margu nio e Severo si protrasse con alterne vicende fino al 1593 e coinvolse in un ampio car

teggio oltre al patriarca di Costantinopoli Geremia II, alcuni dei personaggi che ritro veremo esaminando la tradizione di IP.

margunio e i cod. vatic. gr. 1803 (a) e baroccianus gr. 212 (b)

II cod. A si ricollega a Margunio perche sembra essere con ogni probability Pan

tigrafo da cui attorno al 1572 32 il futuro vescovo di Cerigo copio in B le sette omelie della collezione crisostomiana.

Possiamo contribuire a dissipare i residui dubbi sulla dipendenza diretta di B da A 33, dimostrando che Margunio ebbe la possibility di avere tra le mani il Vatic, gr. 1803. II codice fu posseduto

a quel tempo da Giovanni Natanaele 34, sconcertante

figura di ecclesiastico e di letterato, venuto da Creta in Italia 35, e da Alvise Lollino 36, amico di Margunio, nato a Creta da una nobile famiglia veneziana ivi stabilitasi da

molto tempo. II Canart tratteggia in Natanaele una figura alquanto ambigua e incoe

rente; sempre rincorrendo un posto che gli assicurasse protezione e tranquillita econo

mica, egli ricorreva ad ogni mezzo per attirarsi, a seconda della convenienza, i favori

della Chiesa cattolica o di quella ortodossa, giungendo al limite delPintrigo e del ri catto 37. Cosi, dopo essere stato prete uniate in Creta, fu eletto cappellano della Co

VI (1969), pp. 182-200. Cfr. anche I. 0. Calogheros, eH ey^ad'tSgvatg "EW^voq aQxtsmoxonov eig Bevertav Kara, zd Tehq rov ictt' alcbvog, in La Chiesa greca in Italia..., cit., I, pp. 89-131 (con le os servazioni di M. I. Manussacas, La Comunita greca. . ., cit., pp. 85-87).

30 Poco prima del 1540 secondo Manussacas e Canart, nel 1541 secondo Fedalto e Calogheros. 31 Per i metropoliti di Filadelfia a Venezia cfr. M. I. Manussacas, La Comunita greca..., cit., pp. 57-58. 32 II cod. J3, nei cui primi fogli si riconosce la mano di Basilio Sarantas, porta al f. 85 la seguente

sottoscrizione: 'EtsXeico&y) to 7rap6v utco xzlP?Q Mavour)Xou tou Mapyouviou 8ia Toc/out; tou

acpoP' etou<; 7t?[x7tt7) ItcI 8exa exaTO^(3oaoWog (= 1572). II fatto che le sette omelie pasquali si trovino ai ff. 312-333v impedisce di affermare con sicurezza che anch'esse risalgano allo stesso anno

ma anche se fossero posteriori non vi sono motivi per pensare che lo siano di molto. II codice infatti, nella

parte copiata da Margunio, ha un carattere molto unitario, essendo un omeliario liturgico composto da scritti del Crisostomo o comunque a lui attribuiti; inoltre se fosse stato copiato solo qualche anno piu tardi avrebbe certamente subito Tinflusso e avrebbe a sua volta influenzato gli altri manoscritti conosciuti da

Margunio e contenenti le sette omelie (v. infra). 33 Sui problemi posti dal confronto testuale tra A e B cfr. R. Cantalamessa, L''omelia..., cit.,

pp. 409-412. 34 Su Natanaele cfr. E. Legrand, Bibliographie..., II, cit., pp. 201-205, 422-423; P. Canart, La car

riere ecclesiastique de Jean Nathanael, chapelain de la communaute grecque de Venise (XVIe siecle), in La Chiesa greca in Italia.. ., cit., II, pp. 793-824. Sulla sua attivita di copista cfr. M. Vogel - V. Gardthausen, Die griechischen Schreiber..., cit., pp. 180-181; Ch. G. Patrinelis, "EXXfjVSQ xoodixoyQayoi..., cit., p. 99; P. Canart, Scribes grecs..., cit., p. 66.

35 Natanaele non sembra essere originario di Creta; vi si sarebbe comunque recato ancor giovane (sul problema cfr. P. Canart, La carriere..., cit., p. 795).

36 Su Lollino cfr. P. Canart, Alvise Lollino et ses amis grecs, ? Studi Veneziani?, 1970, pp. 553-587

(ivi la bibliogr. precedente). 37 Nel 1573, ad esempio, fece capire all'umanista portoghese Achille Estago (Stazio) che avrebbe finito

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462 G. VISONA

munita greca di Venezia nel 156 7 38, ma nel 1571 fu destituito per aver perseguito in teressi economiei personali nell'esercizio della carica. Si fece allora raccomandare al

ciardinale Sirleto e ando a Roma nel 1572. Nella primavera seguente era di nuovo a Venezia per ottenere dal patriarca Geremia II l'incarico di delegato a raccogliere in Candia le collette per il patriarcato di Costantinopoli; si fregio pertanto, con alquanta ostentazione, del titolo di oixov6|jio<; xal STUTpoTOV tOu otxou(Jisvixou 7taTpiap^ou 39.

A Creta perd il suo operato gli valse la scomunica del patriarca (1576). Sem bro infine che Natanaele raggiungesse il suo scopo nel 1577 quando la Serenissima lo nomino protopapas di Candia, ma nello stesso anno egli mori.

La spinta maggiore all'attivita di copista non veniva a Natanaele dalla passione per le lettere; egli infatti copiava soprattutto per vendere 40. Sappiamo comunque che possedette il cod. A perche al f. Vv si trova la dicitura [xapyapiTOU e nell'elenco dei libri di Natanaele (Vatic, lat. 7246, f. 124v)

41 troviamo: (JipXiov tou xpucrocrr6|Jioi> PePpavov (= (X?(x(3pavov) fxapyaptTat. E tuttavia improbabile che lo possedesse gia nel 1560. Da una lettera di Paolo Manuzio a Nicola Natanaele, figlio di Giovanni, apprendiamo infatti che in quelPanno

42 la biblioteca di Giovanni era caduta in mano ai pirati mentre veniva trasportata a Creta 43. Non abbiamo fino ad oggi elementi che

permettano di stabilire un rapporto diretto tra Natanaele e Margunio, copista del cod. B, ma l'ambiente della Comunita greca di Venezia avrebbe potuto benissimo es

serne il tramite, anzi, piii precisamente, avrebbe potuto esserlo lo stesso Gabriele

Severo: abbiamo infatti due lettere a lui indirizzate da Natanaele che denotano una certa consuetudine tra i due 44.

Precisa e invece la documentazione che testimonia i rapporti, fondati proprio sullo scambio di manoscritti ed edizioni a stampa, tra Margurio e Alvise Lollino. Nato a Candia verso il 1552 45, Lollino venne a Venezia alia stessa epoca di Margunio e Severo. Con il primo rimase in stretto contatto almeno fino a quando divenne vescovo di Bel luno (1596) e si dedico alia cura d'anime perdendo i contatti con i circoli culturali di

Venezia e Padova 46. Un esempio dei buoni rapporti tra i due e dato dal codice Parisi nus gr. 1073, appartenuto a Margunio, che porta al f.l la dicitura: ? Aloysius Lollinus /

observa(n)tiae at(que) amoris sui / monumentu(m) D(ono) D(edit)?. Soprattutto

di copiare per lui un commentario del salterio solo se si fosse adoperato presso il card. Ferreri per una

raccomandazione alia Serenissima (cfr. P. Canart, La carriere..., cit., p. 812). 38 Cfr. G. Veludo, fEXXr\vo)v oq&oddijcov anoixia ev $evexL%, Venezia 1872, p. 170. 39 Cosi nell'intestazione di una sua edizione della liturgia pubblicata da Jacopo Leoncin a Venezia

nel 1574 (cfr. E. Legrand, Bibliographic.., II, cit., p. 201). 40 Cfr. Felenco di 15 manoscritti venduti da Natanaele nel 1559 in K. Christ, Zur Geschichte der grie

chischen Handschriften der Palatina, ? Zentralblatt fur Bibliothekwesen ?, XXXVI (1919), pp. 24, 32-34. 41 Cfr. Codices Vaticani..., cit., II, p. XXXVI. 42 La lettera di per se* non e datata, ma alcuni elementi interni permettono di riportarla con sicurezza

al 1560 (cfr. E. Pastorello, Uepistolario manuziano. Inventario cronologico-analitico, 1483-1597, ? Ci vilta veneziana. Studi?, 3, Venezia-Roma 1957, p. 82).

43 Cfr. Paulli Manutii epistolarum libri quatuor, ejusdem quae praefationes appellantur, Venetiis

1560, col. 146: ? Perculerat me graviter acerbus ille nuncius de navi a piratis abducta, qua vehebatur in Cretam exquisita multorumque nummorum bibliotheca parentis tui...?.

44 Sono edite in J. Lami, Deliciae eruditorum, seu veterum avexSoxcov opusculorum collectanea, vol. XV, Florentiae 1744, pp. 13-14, 18-19. La prima e del 1566, quando entrambi erano a Creta; la seconda e inviata da Roma nel 1572.

45 Sono i dati che troviamo in P. Canart, Alvise Lollino..., cit., p. 554; secondo il Batiffol (Les manuscrits..., cit., p. 28) Lollino nacque nel 1547.

46 In una lettera del 1602 all'umanista tedesco David Hoeschel, Margunio fa capire di avere difficolta ad esplorare la biblioteca di Lollino (8u(J7ropov V)[iiv TCOteiTai T^v e'peuvav), a differenza di quando Tumico era a Venezia (cfr. la lettera in E. Legrand, Bibliographic .., II, cit., pp. LXI-LXII).

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PSEUDO-IPPOLITO: ? IN SANCTUM PASCHA ? 463

negli anni in cui Margunio fu monaco a Creta (1578-1585) fu intenso lo scambio con

Lollino, al quale faceva pervenire manoscritti, ricevendone in cambio i libri a stampa che uscivano a Venezia 47. In una lettera di Margunio a Severo scritta appunto nel 1580 da Creta troviamo questo riferimento a Lollino: ?

Neque enim arbitror te latere eius

nobilem amorem circa librorum possessionem ? 48. Un'altra testimonianza dello stesso

periodo si ha in una lettera di Giovanni Bonafe al cardinale Sirleto: ? (Lollino) mi ha mandato un indice de alcuni libri che tuttavia fa copiare dalla libreria che si trova nel monastero di Patmo per certi scrittori che fece mandar di Candia al detto mona sterio...? 49. Spinto da questa passione Lollino riusci a mettere assieme una ricca colle

zione di manoscritti, che alia sua morte (1625) lascio al pontefice suo amico Urbano VIII. I manoscritti entrarono cosi a far parte del fondo greco della biblioteca Vaticana, ma non sarebbero a tutt'oggi individuabili se non fosse stato ritrovato nel Vatic, hat.

1162 (ff. 19-31) un inventario preparato in occasione deU'arrivo dei codici a Roma 50; da esso apprendiamo che l'attuale Vatic. Gr. 1803 era il n. 119 della biblioteca di Lol lino 51. Se dunque e certo che Lollino possedette A dopo Natanaele, rimane tuttavia il problema di sapere chi, fra i due, lo possedeva intorno al 1572, quando Margunio copid parte di B. Se si e potuto infatti appurare che Lollino acquisto piii manoscritti, e non solo A, da Natanaele, non si e pero ancora riusciti a precisare l'epoca di questo scambio 52. In mancanza di indizi sarebbe utile poter almeno stabilire che a quel tempo

Margunio pote avere contatti con uno solo dei due (presso il quale doveva percid essere

A), ma neppure questo h dimostrabile. Da una parte Margunio conobbe Lollino appena questi giunse a Padova da Creta 53, in quanto a Padova furono compagni di studio 54. Dall'altra non si puo escludere che Margunio, magari con la mediazione di Severo, abbia potuto

? come del resto pote il suo amico Lollino ? attingere alia bilioteca di Giovanni Natanaele, anche se si deve tener presente che questi tra la seconda meta

del 1572 e il marzo 1573 era a Roma 55. In ogni caso crediamo di aver dimostrato ?

47 Su questi scambi cfr. P. Canart, Alvise Lollino..., cit., pp. 561-562. 48 In J. Lami, Deliciae eruditorum..., cit., IX, Florentiae 1740, p. 157. 49 Vatic. Lot. 6195, f. 120; cit. in G. Mercati, Per la storia dei manoscritti greci di Genova, di varie badie

basiliane d*Italia e di Patmo, ? Studi e Testi ?, 68, Citta del Vaticano 1935, pp. 123-124; per l'identificazione delle copie fatte fare a Patmos da Lollino cfr. G. Mercati, Per la storia..., cit., pp. 117-148, con le inte

grazioni di P. Canart, Codices Vaticani..., cit., II, p. XV. 50 I mss. di Lollino costituiscono gli attuali Vatic. Gr. 1684-1803, 1806. L'inventario e pubblicato da

P. Batiffol, Les manuscrits grecs de Lollino eveque de Bellune. Recherches pour servir a Vhistoire de la Vaticane, ? Melanges d'archeologie et d'histoire de Tecole franfaise de Rome ?, IX (1889), pp. 31-47; cfr. anche P. Canart, Codices Vaticani..., cit., II, pp. XII-XVI (? De codicibus Lollinianis ?). Lo stesso Ca nart ha annunciato la prossima pubblicazione di un volume per la serie ? Studi e Testi? dal titolo Notes et documents pour Vhistoire des Vaticani Graeci 1487-1962 con una dettagliata documentazione sulla biblio teca di Lollino.

51 Cfr. P. Batiffol, Les manuscrits..., cit., p. 48. 52 Cfr. P. Canart, La carriere..., cit., p. 794, nota 3. 53 Sarebbe quindi importante conoscere con precisione la data della venuta in Italia di Lollino, che

dovette oscillare proprio intorno al 1572 (cfr. P. Canart, Alvise Lollino..., cit., p. 554: Lollino, nato nel 1552, avrebbe lasciato Creta all'eta di vent'anni). Nel 1575 comunque, Margunio, nella lettera dedicatoria della traduzione del Liber de coloribus multis di Aristotele, cosi si rivolge a Lollino: ?.. .qui longo jam tem

pore tua utor familiaritate ? (cfr. E. Legrand, Bibliographic .., II, cit., p. 207; la lettera e alle pp. 206-208). 54 Sul periodo padovano di Margunio e sui suoi compagni di studio cfr. G. Fedalto, Massimo Mar

gunio. .., cit., pp. 21-25. 55 Si veda pero quanto detto circa la datazione di B e Tepoca in cui Margunio copio le

sette omelie, che potrebbe essere di poco posteriore al 1572 (cfr. supra, nota 32). Nel corso del 1573 Natanaele era di nuovo a Venezia, da dove sono spedite alcune sue lettere risalenti a quel l'anno che troviamo nel cod. Vallicell. 23 (B 106) (cfr. E. Martini, Catalogo di Mss. graeci esi

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464 g. VIS0NA

questo era il nostro scopo, e le difficolta sono solo per abbondanza ? che Massimo

Margunio ebbe la possibility di disporre di A alPepoca in cui copio B.

Quanto a B, riteniamo che Margunio non lo abbia copiato per proprio uso ma su ordinazione. Proprio negli anni intorno al 1572, i primi del suo soggiorno in Italia, il futuro vescovo di Cerigo faceva il copista come lavoro per mantenersi agli studi a Pa dova 56; per di piu nella prima meta degli anni settanta i suoi interessi erano quasi esclusivamente filosofici e non patristici, come sara invece dal 1578 dopo la sua profes sione religiosa 57. Di B poi non troviamo successivamente piu traccia nei frequenti scambi di Margunio. E certo anzi che non aveva a disposizione il codice qualche anno

piu tardi quando integro ai margini la lacunosa trascrizione di IP nel codice M (scritto nel 1579), per la qual cosa dovette ricorrere a un codice di Gabriele Severo (il cosid detto ? modello II di Margunio ?). Non e escluso quindi che B sia stato commissio nato da Giacomo Barocci, della cui collezione faceva parte nel 1629 quando Guglielmo Herbert conte di Pembroke Pacquisto per donarla in seguito alia biblioteca Bodleiana, dove si trova tuttora anche il nostro codice 58.

MARGUNIO E IL COD. MARCIANUS GR. APP. II 59 M

A Margunio appartenne il codice M59, scritto da Joasaf Doriano nel 1579 60. Lo stesso copista, nella sottoscrizione di un codice di Skopelos, ci informa di essersi fatto monaco a Creta nel 1566 nel monastero di S. Antonio tg>v 'Atuo^ocvoov 61. Indagan do sulla sua figura si scopre che fu in contatto epistolare sia con Margunio che con Ga

briele Severo; a lui anzi i due si rivolsero perche prendesse posizione nel conflitto dot trinale che li opponeva. Su questo argomento vertono le cinque lettere indirizzate al

Doriano dal 1590 in poi che troviamo nell'epistolario di Margunio 62; questi non si ri

stenti nelle biblioteche italiane, vol. II, Milano 1902, p. 41). Non sappiamo poi che peso possa avere FafFermazione fatta da Margunio nella citata lettera del 1602 (!) a David Hoeschel, la dove dice di non sapere se Lollino avesse manoscritti con opere del Crisostomo (El 81 Tiva t?>v exstvou [scil.

XpuaoaTo^ou] Trapa tocutoc xal raxpa tco 7ravaLSe(n(jicoTaT{p xal ao9coTaT<o ?7uax67rcp tw AoXXtvco

evTe&aup terra i, i\ik touto SizkaL&z. In E. Legrand, Bibliographie..., II, cit., p. LXII): forse non lo avrebbe affermato se avesse avuto da lui anni prima il nostro codice contenente solo opere attribuite al Crisostomo?

56 Cfr. G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., pp. 23-24. 57 Cfr. G. Schiro, Missione umanistica..., cit., pp. 245-247. 58 Cfr. C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX,

raccolto e pubblicato da A. Sorbelli, Firenze 1933, p. 52. A dire il vero non siamo riusciti ad individuare il nostro codice nelFIrcdice dei libri greci antichissimi scritti a penna che si trovano nella libraria che fu del

quondam Giacomo Barocci nobile veneto, Venezia 1617 (riprodotto in I. Ph. Tomasini, Bibliothecae Venetae

Manuscriptae publicae et privatae, quibus diversi scriptores hactenus incogniti recensentur, Utini 1650, pp. 64

92), ma il dato ci sembra reso scarsamente rilevante daH'estrema sommarieta del catalogo. 59 Al f. 1 si trova la nota: 'Ex tcov fxa^ifiou imaxonou xu&yjpcov. 60 Cfr. la sottoscrizione (f. 259v): Xpiaxs SiSou tcovsovti tsyjv 7toXuoX(3ov apcoyifjv. iyp<x(py) r\

7rapoijaa [3ipXo<; 8ta xeiP?$ ta>dcaa9 Ispojxovaxoi) too 8opoavoo erst, dbro -freoyovia? acpo&'oxTco ppico a'. SulPattivita di copista del Doriano cfr. M. Vogel - V. Gardthausen, Die griechischen Schreiber..., cit., p. 215; Ch. G. Patrinelis, "EXhrpteg xcodixoyqayoi..., cit., p. 80; P. Canart, Scribes

grecs..., cit., p. 61. 61 La sottoscrizione in Ch. G. Patrinelis, "EXh\veg x(jodixoyQOL<poi..., cit., p. 80. Sul monastero

cfr. N. B. Tomadakis, ''Ane?avdjvMovrj, in Ogrjaxevrixt] xal r\$ixr\ syxvxkonaideia, vol. II, Atene 1963, coll. 1048s.

62 Edite in P. K. Enepekidis, Xgrjarojuavog - Bixskag

- IlanadiajbiavrrjQ. 'EmoroAai Magfaov

Maqyovviov, emoxonov Kvftrjpcov (1549-1602). "Egevvai elg rd 'Agxeia xal rag x^QOYQUV0^

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PSEUD0-IPPOLITO: ?IN SANCTUM PASCHA ? 465

volse mai a lui per scambi di testi, ma sempre come a un padre spirituale nei momenti di dimcolta 63. Anzi il dato piu interessante che ci forniscono le lettere h che proprio Joasaf Doriano era stato la guida spirituale di Margunio 64: se pensiamo che nel 1578

Margunio si fece monaco a Creta nel monastero di S. Caterina e rimase lontano da Ve

nezia fino al giugno 1585, e logico supporre che fu in questo periodo che conobbe Joasaf e da lui ricevette il codice M. Ulteriori dati ci permettono di formulare un'ipo tesi piu precisa. Margunio fu eletto vescovo di Cerigo tra il novembre del 1583 e l'aprile del 1584 65 e poiche tale carica e menzionata nelY ex-libris di M 66 si deve ritenere che ne entro in possesso dopo l'aprile del 1584. Nel marzo di quell'anno egli era a Costan

tinopoli e di li parti per prendere possesso della sede di Cerigo, dove lo troviamo in

novembre; prima pero passo per il monastero di S. Caterina a Candia, da dove provie ne una sua lettera del 9 settembre 67: tutto fa pensare che sia stato in questa occa

sione, intorno al settembre 1584 quando, gia vescovo, passo per Pultima volta per il suo monastero prima di andare a Venezia via Cerigo, che egli ebbe da Doriano il nostro

codice, forse proprio come dono del suo padre spirituale per la nomina a vescovo 68.

In seguito Margunio stesso integro ai margini le numerose lacune di M. Proba bilmente compi questa operazione a Venezia, dato che la critica testuale sembra eon

fermare che il modello usato per le integrazioni era un codice, ora perduto, di Gabriele

Severo 69, il quale non si mosse da Venezia dopo il 1578. Si pu6 allora cercare di preci sare meglio l'epoca dell'intervento di Margunio tenendo presenti le fasi del suo dissi dio con il Severo. II contrasto, come si e detto, ebbe inizio fin dal 1583, ma anche negli anni successivi i due dovettero continuare a restare in contatto, se ancora nel 1586

Margunio dedica a Gabriele una sua traduzione del De numeris amorosis di s. Lorenzo

da Brindisi 70, e allo stesso periodo risalgono tre sue lettere all'arcivescovo di Filadel fia 71. Fu nel 1590, anno in cui Margunio pubblico un altro scritto sulla processione del lo Spirito Santo, che il conflitto si inaspri, tanto da richiedere l'intervento del patriar ca Geremia II e del Sinodo. Da parte di Margunio non troviamo pero ancora una rot

tura completa; egli anzi, assieme ad una lettera dell'aprile 1590 72 in via al Severo un dono. Tuttavia da una lettera successiva (18 agosto 1951) in cui Margunio invita an

EvXXoydg Avcnoiag, raXMag, regjuavlag xal (EXX6idog, <<Iir\ycd xal Mpeuvai 7repl tt"? laTOpla? tou eXX7)Tt(j(xou a7io tou 1453?, 4, Atene 1971, pp. 275-283. Con una di queste, dell'8 febbraio 1590, Margunio designa Doriano, con Nicola Rodio e Giovanni Murzino, quali giudici?imparziali? di un suo

apologo inrisposta alle accuse di Gabriele Severo: ...a7Trpoaco7roXy)7UTOU<; 6[xa? xpiTa<; S7ux?xpixa (ibid., p. 282).

63 Anche le due lettere scambiate da Doriano con Gabriele Severo, avversario di Margunio, denotano una certa consuetudine tra i due. Sono edite in J. Lami, Deliciae eruditorum..., XV, cit., pp. 61-62 (da Severo a Doriano) e pp. 99-102 (da Doriano a Severo).

64 Cfr. la lettera del 5 febbraio 1590: Tt S'oux av aoi xal tcov dbToppy)TCOV i^zinoiyn to) tcv?u[xaTi xco<; (jls- yswrjaavTi; (P. K. Enepekidis, Xgrjarojiiavog..., cit., p. 276). Nella lettera del 28 luglio 1591 Margunio definisce Doriano: tov sptov xal TcaTspa xal cpiXov xal SiSaaxaXov (ibid., p. 279).

65 Cfr. G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., pp. 41-42. 66 Cfr. supra, nota 59. 67 E la lettera n. 176 in P. K. Enepekidis, Xgrjaro/Liavog..., cit. 68 Naturalmente questa ipotesi, che abbiamo presentato perch6 suggerita dalla concomitanza di al

cuni fatti, non pud escludere del tutto l'altra, che cioe il codice sia stato spedito a Margunio piu tardi, quando era gia a Venezia.

69 Gia il Nautin (cfr. Homelies Pascales, I, cit., pp. 23, 25) aveva stabilito che il testo ai margini di M dipendeva dallo stesso modello utilizzato per Fedizione del Savile; quest'ultima poi risale certamente ad un manoscritto del Severo, chiamato dal Nautin ? modello II di Margunio ?, che il Richard ha proposto di identificare con il nostro codice t (cfr. supra, nota 18). Sulla questione torneremo piu avanti.

70 Cfr. G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., pp. 265 s. 71 Edite in J. Lami, Deliciae eruditorum..., IX, cit., pp. 44-54. 72 Cfr. P. K. Enepekidis, Xgrjaro/Liavog..., cit., pp. 299 s.

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466 G. VTSONA

cora l'amico a sanare il dissidio, si viene a sapere che il Severo non ha neppure risposto al dono 73. L'atteggiamento di Gabriele dovette perdurare poiche un mese dopo Mar

gunio gli scrisse ancora 74 ? e dopo questa lettera passeranno sette anni prima di tro

varne un'altra ? stavolta con tono meno conciliante, per diffidarlo dal sottrarsi alle

disposizioni del Sinodo, che aveva dichiarato calunnie le accuse rivolte a Margunio. II conflitto si placo nel corso del 1593, ma dovette trattarsi di una pace ostile,

poiche in dieci anni, fino alia morte di Margunio, troviamo una sola lettera inviata da questi a Gabriele, il quale peraltro fu chiamato ad assistere alia stesura del testa ment o di Margunio nel 1602.

In conclusione, tenuto conto che dopo il 1590, se fu conciliante l'atteggiamento di

Margunio, non lo fu quello del Severo, riteniamo che il vescovo di Cerigo abbia potuto avere dal Severo il codice per integrare M negli anni tra il 1585 e il 1590, con maggiori probability per i primi anni; quest'ultima ipotesi a nostro parere trova conferma nel l'indole di Margunio, che con grande scrupolo confrontava e correggeva i suoi codici 75:

non e pensabile che abbia atteso molto tempo a far questo anche per M. Ancor piu problematico b il tentativo di ricostruire la storia di M negli anni se

guenti. Scrivendo a David Hoeschel il 4 maggio 1592, Margunio dice tra l'altrc: 'Ev

TCp T?UX?L XP1**00 ^0^ e^7T?pL?^OVTai 01 Tipbc, 'Iou8afou<; X6yOl, Xal Ol 7T?pl 'AxaTaXYjTr/rou Xoyoi ??, ei<; to pyjTov tou 'lepe[Liou xupte ouyi tou av^pcoTOu 7) 6S6<; auTOu. Tou auTou ei$ tov ayiov 'Axaxtov tov 7i;oi{X?va. Tou ocutou zlc, tov 7uepl yuaztoc, vofxov 76. Gli scritti qui elencati si trovano tutti e nello stesso ordine (tranne YAdver sus Iudaeos che b dopo il De Incomprehensibili) in M 77, che era percio a quella data ancora in mano a Margunio, mentre non lo sara piu, come vedremo subito, nel 1602.

II testamento redatto da Margunio in quell'anno sancisce una vera e propria disper sione della sua biblioteca 78, ma sembra che il nostro codice abbia seguito un destino

73 Ibid., pp. 301 s. Significative) l'inizio: OuSe TUp6<; t<x tou Katv Scopa t6 <9-eTov dbripXe^sv. 74 Ibid., pp. 302 s. 75 Basti qui riportare due brevi testimonianze tratte da altrettante lettere da lui indirizzate a Giovanni

Vincenzo Pinelli: ? Habbi poi ieri l'altro tomo di san Giovanni Crisostomo, ma mi pare che puochissime differenze sia tra Puno e Paltro e quasi nulla. Lo vedrd un puoco e poi glielo rimandero con mille grazie ?

(lettera del 23 settembre 1592, in G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., p. 332). ? DelFessemplare di Chrisostomo che io tengo appresso di me ragionero con lei quando mi sia lecito il venir a farle riverenza ?

(lettera del 10 ottobre 1592, ibid., pp. 332 s.). Speravamo, per inciso, di avere qui una testimonianza su M

(codice crisostomico) e sull'epoca in cui esso era ancora in possesso di Margunio (piu tardi infatti, lo vedre

mo, non lo sara piu), ma i due passi si riferiscono certamente sWAmbros. & 136 sup. (cfr. A. Martini D. Bassi, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Ambrosianae, Mediolani 1906, vol. II, p. 871).

76 p. K. Enepekidis. Xgrjaro/uavog..., cit., p. 114, 11. 78-81. 77 Nel codice vi sono anche altri scritti del Crisostomo o comunque a lui attribuiti. D'altra parte dalla

lettera si capisce che Margunio fa riferimento ad una richiesta di Hoeschel, conoscendo la quale potremmo probabilmente spiegare la parzialita dell'elenco fornito da Margunio.

78 I fili di questa dispersione devono ancora essere esaurientemente ritessuti. La questione tocca solo

marginalmente il nostro studio, ma vale la pena di soffermarvisi; se si tengono presenti infatti il fitto in treccio di rapporti culturali tra Margunio ed i maggiori intellettuali ed eruditi del tempo, ed il numero di codici passati per le sue mani, si arriva alia convinzione che la biblioteca di Margunio meriterebbe una in

dagine specifica che amplierebbe le nostre conoscenze sulla storia della trasmissione dei testi e dello sposta mento dei manoscritti. II contributo migliore finora e quello del Geanakoplos (Byzantine East..., cit., pp. 177-190; = The Library of the Cretan humanist bishop Maximos Margounios expecially his collection of latin books bequeathed to Mount Athos, in IIsTiQayjLieva rov B' Aie&vovg KorfCoXoyixov Zwedqiov, vol.

Ill, Atene 1968, pp. 75-91). Ecco la parte che ci interessa del testamento di Margunio (in E. Legrand, Bibliographic..., II, cit.,

p. 392): ? Lasso a Messer Manusso Moschioti, Greco de Candia, tutti li miei libri che si troveranno scritti di mia mano, per l'anima mia. Lasso al Monasterio della Madonna del Monte Santo chiamata Portagitissi le nove casse de libri de diverse sorte che ho mandato al detto Monasterio, per Tanima mia. Item lasso tutti li miei 'ibri vecchi de bergamine che mi ritrovo qui, al Monasterio de S. Antonio de Savatiana de Candia,

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PSEUDO-IPPOLITO: ? IN SANCTUM PASCHA ? 467

suo proprio. Infatti nella lettera scritta a Hoeschel nel 1602, meno di due mesi prima di morire, Margunio elenca alcune opere di Crisostomo tra le quali anche le 7 omelie

pasquali, ma fa chiaramente intendere di non averle a disposizione 79. Quantunque

non si possa escludere che il codice fosse allora a Mussolente o a Candia 80 e che abbia

percio seguito le disposizioni testamentarie, di certo sappiamo che piu di un secolo

dopo, nel 1727, era a Cerigo, dove fu acquistato da un certo Ciriaco Venere 81: la notiza non avrebbe particolare importanza se non fosse che Cerigo era la sede episcopale di

Margunio, ed e quindi possibile che egli stesso vi abbia spedito M da Venezia. Del resto dell'invio di un messale a Cerigo siamo informati proprio da Margunio 82.

M entrd successivamente a far parte della biblioteca della nobile famiglia dei Nani 83, istituita da Bernardo ma incrementata soprattutto dal fratello Giacomo

(1725-1797). Non ci e noto se gia con Ciriaco Venere, di cui nulla sappiamo, il codice fosse giunto a Venezia; in ogni caso le testimonianze che abbiamo su Giacomo Nani ci attestano che egli avrebbe potuto entrare in possesso di M anche a Cerigo 84. Per volonta dello stesso Giacomo, Pintera biblioteca passo nel 1797, dopo la sua morte, alia Marciana di Venezia, dove si trova tuttora anche il nostro codice.

tra li quali se ritrova un libro chiamato Nomocanone de Santa Catarina de Monte Sinai, il quale voglio che sia dato al Monasterio del Santa Catarina de Monte Sinai. II restante veramente de tutti li miei libri che mi ritrovo qui et alcuni altri che sonno a Mussolente in mano del Sig. Rafael Sosomeno, quali puono esser pezzi n. quindese incirca, voglio siano posti tutti nel Monasterio predetto de S. Catarina del Mon te Sinai de Candia, per benefficio delli Studenti d'esso Monasterio et universalmente de tutta la Nation

Greca, ne mai possino esser levati del detto Monasterio ?. Completano il quadro, gia complesso, i seguenti dati: a) Dei mss. lasciati al monastero di S. Caterina si b persa traccia. II monastero fu distrutto durante

l'occupazione turca delFisola (1669). b) Una lettera di Marco Velser a Giuseppe Scaligero, scritta poco dopo la morte di Margunio, farebbe intendere che le ? nove casse di libri ? sarebbero finite a Creta: ? Margunius sub finem superioris mensis Venetiis obiit. Bibliothecam graecam monachis Cretensibus, Creta enim illi

patria, legavit; et praesagus instantis fati, paulo ante mortem novem cistas libris oppletas eo misit?

(ibid., p. LXIV; sul problema cfr. D. J. Geanakoplos, Byzantine East..., cit., p. 181). c) Venticinque mss.

di Margunio si trovano oggi al Museo storico di Mosca: probabilmente passarono da Creta a Costantinopoli durante Foccupazione turca, e quindi a Mosca. d) Dal Monte Athos furono portati in Russia alcuni mss. di Margunio dal monaco Arsenii Sukhanov nel 1655-1656 (reperibili in j. Vatopedinus, eH ev MoG%a Ewodtxi] Bipfaoftrjxr) rcbv XeiQoypd(pa)v, Mosca 1896). e) In base ad una comunicazione avuta dal

Geanakoplos (cfr. Byzantine East..., cit., p. 177, nota 25), il cod. Mosqu. 441 informa che, tramite quel Manusso Moschioti citato nel testamento, tre mss. autografi di Margunio finirono a Creta. /) Nella citata lettera ad Hoeschel scritta nel maggio 1602 Margunio afFerma di aver mandato due anni prima al Monte

Athos dei suoi libri (cfr. E. Legrand, Bibliographie..., II, cit., p. LXII): poiche* parla di ? alcuni? libri e non specifica in quale monastero li abbia inviati, e da verificare se si tratti delle nove casse citate nel testamento. In un'altra lettera poi, indirizzata a G. Vincenzo Pinelli nel 1591 (cfr. G. Fedalto, Massimo

Margunio..., cit., p. 331) Margunio fa capire di avere libri anche a Candia, che non hanno riscontro espresso nel testamento. Si deve infine tener presente che codici scritti da Margunio o a lui appartenuti si trovano attualmente in varie biblioteche delFOccidente (cfr. ibid., cit., pp. 284-286).

79 Cfr. E. Legrand, Bibliographie..., II, cit., p. LXII. 80 Sul fatto che Margunio avesse manoscritti a Mussolente e a Candia, cfr. supra, nota 78. 81 II Venere vi appose al f.l la seguente nota: covY)aa(Ji7)V ty]V 7rapouaav p$Xov rcapa xtatv smSau

pot<; ev6<; dcpyupfou xaxa xcp pykQ (= 1727). Mapxtou i$' xu^rjpcov xupiaxos (tev?pY)<;. 82 In un suo messaggio al clero di Cerigo (25 settembre 1591, edito in P. K. Enepekidis, XgrjOTOfia

voq. .., cit., pp. 349s.) si rammarica di non poter raggiungere i suoi fedeli e dice di inviare un messale come segno di comunione spirituale.

83 Cfr. G. L. Mingarelli, Graeci codices manuscripti apud Nanios patricios venetos asservatis, Bono niae 1784, pp. 161s. (M era il codice n. 80). Sulla storia del fondo naniano cfr. G. Valentinelli, Bibliotheca

manuscripta ad S. Marci Venetiarum. Codices Mss. Latini, vol. I, Venetiis 1868, pp. 114-123. 84 Cfr. G. Morelli, Codices manuscripti latini biliothecae Nanianae, Venetiis 1776, p. Ill: ? Quum

enim pro Republica navibus gubernandis ipse (Giacomo) praeesset, in iis praesertim insulis, quae Jonio, Cretico et Aegeo mari interspersae sunt, antiquitatis reliquias quam plurimas, itemque codices graecos perquisivit et ad fratres afferri diligentissime curavit?.

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468 G. VIS0NA

i codici bold. holkham 42 (y) e vatopedinus 318 (z)

Del codice marciano sono copie altri due testimoni di IP, e precisamente il codice 42 del fondo Holkham della Bodleian Library di Oxford (Y) e il Vatopedinus gr. 318 (Z).

Y non presenta traccia delle integrezioni marginali di M e fu percio copiato tra il 1579 e l'intervento di Margunio, che noi abbiamo posto tra il 1585 e il 1590. Anche in

questo caso tuttavia l'indagine permette ulteriori precisazioni. E certo infatti che il codice faceva parte della biblioteca dei fratelli Marco e Giovanni Murzino 85 di Creta

(ancora Creta dunque!). A detta del Canart, di Marco Murzino sappiamo soltanto quello che si ricava dai suoi ex-libris, e cioe gli appellativi ispeiSs o 6 xp^ 86: e pero da segna lare l'esistenza di due lettere di Marco a Dionisio Cateliano 87. Ma h soprattutto di Gio vanni che siamo meglio informati; egli era infatti religioso nel monastero di S. Caterina in Candia 88, lo stesso dunque dove soggiornarono il Doriano e Margunio. Di piu, nel

l'epistolario di quest'ultimo troviamo 4 lettere indirizzate a 'IcoavvY)<; 6 Moup?Zvo<; tra il 1590 e il 1599 89. Esse attestano gli ottimi rapporti tra i due e testimoniano di avvenuti scambi letterari; Margunio anzi si fece inviare un elenco dei libri posseduti dal Murzino 90. Ma non e a questa fase che si deve far risalire la trascrizione di Y da

M: se teniamo presente che Y non ha le integrazioni di Me che Murzino non sembra si sia mosso da Creta, dobbiamo concludere che il codice fu copiato ancora a Creta, prima che Margunio partisse per Venezia, anzi con ogni probability prima ancora che

Margunio entrasse in possesso di M. Secondo la nostra indagine infatti, Margunio

parti per Cerigo e quindi per Venezia subito dopo aver avuto M dal Doriano 91. Da

quest'ultimo dunque, e non da Margunio, i Murzino ebbero il codice da cui fu copiato Y, operazione che dovette percio avvenire tra il 1579 e il 1584. Del resto con il Doriano Giovanni Murzino ebbe certamente rapporti diretti, poiche una lettera di Margunio e

indirizzata ad entrambi 92.

y in seguito entro a far parte ? assieme a numerosi altri codici dei Murzino ?

della collezione di Giulio Giustiniani, nella quale si trovava nel 1698 quando il Mont faucon la esamino a Venezia 93. Al fondo Holkham della Bodleian Library Y passo assieme a gran parte dei manoscritti di Giulio Giustiniani.

II cod. Z sembra invece rimanere estraneo alia serie di legami in cui abbiamo potuto

inquadrare gli altri testimoni, cosi che del suo rapporto con M sappiamo solo cio che ha stabilito la collazione, e cioe che ne e copia. Cio e dovuto pero essenzialmente al

85 Era il n. 5 della loro collezione (cfr. R. Barbour, Summary description..., cit., p. 600). II nome

greco si presenta nelle diverse forme jxops^7jvo^, (zop^rjvos, pt,oup?ivo<;; il Canart (Scribes grecs..., cit., p. 65, nota 17) pensa ad un'origine veneziana della famiglia (Morosini?).

86 P. Canart, Scribes grecs..., cit., p. 65, nota 17. 87 Pubblicate in J. Lami, Deliciae eruditorum..., cit., IX, pp. 100-102. 88 Cfr. E. Legrand, Bibliographic..., II, cit., p. 69. 89 Edite in P. K. Enepedikis, Xgrjardjuavog..., cit., pp. 281-285. 90 Cfr. la lettera del 3 maggio 1599. Margunio ringrazia Giovanni: sl xal mvaxdc tlvgc t&v ao?co

[jlsvcov Pt^Xfccov tou [xaxapfcou ?eoSocriou KopuvxKoo TzpoaemiziyL^oLK; [ioi, ocXXcocjts xal wv sxel&sv

olutoq ty) a?} j3t(3Xio^if)x7] 7rpoaa7re#7](jaupi(ya<; (P. K. Enepekidis, Xgrjcro/navog..., cit., p. 285, linn. 17-19).'

91 Cfr. supra, p. 505. 92 Si trova in P. K. Enepekidis, Xgrjaro/navog..., cit., pp. 282s. 93 Cfr. la lista dei mss. in B. de Montfaucon, Diarium Italicum, Paris 1702, pp. 433-436 (Y era il n.

59 della collezione Giustiniani).

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PSEUDO-IPPOLITO: ?IN SANCTUM PASCHA 469

fatto che Z non ha potuto essere studiato a fondo 94: non e escluso percio che si possa disporre in futuro di dati concreti sulla sua storia. Ricordiamo qui che in Z si riscontra Finflusso dell'intervento di Margunio in M; il copista non ha inserito nel testo le ampie integrazioni marginali bensi molte di quelle brevi e quasi tutte quelle interlineari, in mi sura comunque sufficiente per farci capire che aveva davanti proprio il codice marciano.

Non possiamo ovviamente stabilire dove Z fu copiato, ma se si giungesse a dimostrare

che esso non e di molto posteriore al suo antigrafo si dovrebbe ritenere Venezia come

suo luogo d'origine, ipotesi questa avvalorata dall'abitudine accertata fra i Greci im

migrati del tempo di spedire al Monte Athos libri manoscritti o a stampa ad uso dei monaci 95. In questo caso Z sarebbe stato copiato tra il 1585 (o comunque dopo Finter vento di Margunio) e il 1602, quando Margunio attesta di non disporre di alcuni degli scritti contenuti anche in M 96.

IL COD. BODLEIANUS AUCTARIUM E. 3.7

Assai netti tornano invece ad essere i legami con il circolo di Margunio nel caso delPedizione dell'Opera omnia di Giovanni Crisostomo curata da sir Henry Savile

(Eton 1610-1613). Durante il lavoro di preparazione il Savile aveva chiesto la collabo razione delFumanista tedesco David Hoeschel (1556-1617), che a sua volta si rivolse a Margunio, del quale era un interlocutore privilegiato 97. Gli fece pertanto pervenire un catalogo delle opere di Crisostomo perche lo completasse. Margunio rispose con la lettera delF8 maggio 1602 98: il suo catalogo

? afferma ? riporta oltre 200 (!) scritti in piu rispetto a quello che ha ricevuto; ne cita alcuni, tra cui la raccolta delle 7 omelie

pasquali (tou^ eic; to 7caa^a [scil. Xoyou<;], tjtsi toc aaXrctyyia stctoc); di altri dice che erano tra i codici che ha inviato all'Athos due anni prima. Presso di lui pero ha solo il commento a Matteo e a Giovanni e Fesegesi dei Salmi, ne sa se vi siano altri scritti del Crisostomo nella biblioteca di Lollino, della qual cosa gli sarebbe difficile accertarsi ora che Famico e a Belluno impegnato nel ministero pastorale. Conclude

con la promessa di fare il possibile per venire a capo della questione anche per quella via.

94 A tutt'oggi ne abbiamo solo una sommaria descrizione in S. Eustratiades - A. Vatopedinus, Catalogue of the Greek Manuscripts in the Library of the Monastery of Vatopedi on Mt. Athos, Cambridge 1924, pp. 64-65 ( Y vi e datato sec. XVII). II Nautin stesso non aveva potuto collazionarlo per la sua edi zione di IP (cfr. Homelies Pascales, I, cit., p. 27). Per parte nostra abbiamo potuto esaminare in micro film, fornitoci dal Patriarchal Institute for Patristic Studies di Salonicco che teniamo qui a ringraziare, la parte contenente IP, senza pero alcun progresso per quanto riguarda la nostra indagine.

95 Cfr. D. J. Geanakoplos, Byzantine East..., cit., p. 181. Ricordiamo che Margunio stesso ci fa sapere di aver inviato manoscritti alPAthos (cfr. supra, nota 78).

96 Cfr. supra, nota 79 (lettera del maggio 1602 a Hoeschel). 97 La prima lettera di Margunio a Hoeschel a noi nota (ma ne sottende di precedenti) risale al luglio

1589 (cfr. G. Fedalto, Massimo Margunio..., cit., p. 53). NelPultimo decennio del sec. XVI, Margunio, forse amareggiato per i contrasti che le sue argomentazioni avevano sollevato in seno alia Chiesa ortodossa

(vedi il dissidio con Severo), si rivolse quasi esclusivamente al mondo pro test ante tedesco, e soprattutto a Hoeschel e a Martino Crusio. Con il primo trattava il problema dell'unione delle Chiese ma anche lo studio e Pedizione di testi patristici, in particolare del Nisseno e del Crisostomo. Complessivamente si annoverano ben 119 lettere di Margunio a Hoeschel, di cui 35 nei soli anni 1594-1595 (cfr. ibid., pp. 291

320). II carteggio b per buona parte inedito nel codice delPAthos Pantel. 750; 42 lettere risalenti a questa fase degli interessi di Margunio sono edite da P. K. Enepedikis, Maximos Margunios an deutsche und italienische Humanisten, ?Jahrbuch der Osterreichischen byzantinistischen Gesellschaft?, X (1961), pp. 93-145.

98 pm volte citata; pubblicata in E. Legrand, Bibliographic .., II, cit., pp. LXI-LXII.

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470 G. VISONA

La promessa di collaborazione non pote tuttavia essere mantenuta poiche meno di

due mesi dopo (1 luglio) Margunio mori. Certamente pero passo l'incarico a Gabriele Severo che in quel periodo gli era vieino (il 26 giugno assisteva alia stesura del testa

mento). Infatti nel codice Oxon. Bodl. Auct. E.3.7. (S), copia saviliana per l'edizione a stampa in cui sono contenute le omelie 3-7 della eollezione (pp. 433-474) ", troviamo

presso il titolo di IP la dicitura: ? Ex Ms. Episcopi Philade< 1 >phiae, Venetijs ? (p. 443). Piu chiaramente il Savile stesso nella sua edizione, alia fine del t. VIII, nelle ? Notae ad tomum quintum ?, dice riferendosi aU'omelia terza: ? Hanc orationem et

quatuor sequentes ex codice mendosissimo Gabrielis Archiepiscopi Philadelphiae Ve netiis descriptas damus, naultis in locis mutilatas ? (p. 755).

Come si e detto sopra 10?, il codice in questione sembra essere, per ragioni testuali, 10 stesso utilizzato da Margunio per integrare M, che il Richard ha proposto di identifi care con il Taurinensis Bibl. Nat. 151 (b.II.5) (f), appartenuto a Gabriele Severo, arci vescovo di Filaldelfia. Questo codice purtroppo e andato perduto nell'mcendio del 1904, ma dalla sommaria descrizione del Pasini sappiamo che conteneva tutte e 7 le omelie pasquali della eollezione attribuita al Crisostomo 101, creando cosi conflitto con Paffermazione del Savile qui sopra riportata che fa riferimento solo alle omelie 3-7 e che potrebbe quindi far pensare ad una incompletezza dell'antigrafo: tale incon

gruenza pero si rivela fittizia e non fa cadere l'ipotesi del Richard. Le prime due omelie infatti si trovano nella copia saviliana R (Oxon. Bodl. Auctarium E.3.16, pp. 246-257)102, trascritte dal Parisinus Gr. 772 103, che non contiene le altre cinque. Ora R b quasi certamente anteriore a S 104; quando percio in quest'ultimo Savile fece copiare le omelie dal codice del Severo probabilmente gia disponeva delle prime due. Ma che esse si trovassero anche nell'antigrafo di S b definitivamente confermato dallo stesso Savile nella sua edizione, all'inizio deU'omelia prima, con la dicitura: ? Ex Ms. Regio Lut. emend, ex Ms. Philadelph. Venet. ? 105. La trascrizione poi dovette avvenire a Venezia,

poiche il modello evidentemente rimase in possesso del Severo, se piu tardi, come ve

dremo, fu venduto assieme a tutta la sua biblioteca; inoltre sappiamo che a Venezia

si recarono i collaboratori di Savile, due dei quali in particolare avrebbero potuto co

piare IP. II primo b James Dalrymple (gia citato quale copista di una parte di R) che, a quanto annota lo stesso Savile, nel 1605 raccoglieva materiale a Venezia 106.

11 secondo b Samuel Slade, che non solo opero a Venezia qualche anno piu tardi, ma

99 Dei 22 volumi raccolti dal Savile e contrassegnati con lettere dell'alfabeto, il nostro codice e quello siglato con G. La copia di IP per l'edizione a stampa e stata individuata dopo l'edizione del Nautin, che 1'aveva invano cercata (cfr. Homelies Pascales, I, cit., p. 26, nota 1); egli aveva pertanto collazionato, l'edizione stessa con la sigla Sa, da noi ora sostituita con S del codice di Oxford. Sulle copie saviliane cfr. S. L. Greenslade, The printer's copy for Eton Chrysostom, 1610-1613, in Studia Patristica, vol. VII, ? Texte und Untersuchungen ?, 92, Berlin 1966, pp. 60-64.

100 Cfr. supra, nota 69. 101 Cfr. G. Pasini, Codices Manuscripti..., cit., p. 242: ?f. 81: G. Crisostomo, Orationes septem de

Paschate, inter spurias a PP. Benedictinis rejectae, t. VIII, p. 251 ?. 102 Cfr. M. Aubineau, Codices Chrysostomici..., cit., p. 145. 103 E quanto ha concluso il Nautin (cfr. Homelies Pascales, II, cit., p. 22). 104 Una parte di R (pp. 967-1285) e scritta da James Dalrymple nel 1589 (cfr. F. Madam - H. Craster,

A summary catalogue..., cit., p. 536). Un margine di incertezza e dato dal fatto che in genere le copie saviliane sono composite e le singole parti non risalgono percio necessariamente allo stesso periodo. II nostro

S, ad esempio, comprende tra Taltro le Omelie sugli Atti tratte dall'edizione commeliniana di Heidelberg (1603) e le Omelie sulla lettera ai Filippesi copiate da un codice vaticano nel 1610 dal noto copista Giovanni Santamaura (cfr. S. L. Greenslade, The printer's copy..., cit., p. 61).

105 Ed. Savile, cit., t. V, p. 917. 106 Cfr. S. L. Greenslade, The printer's copy..., cit., p. 62.

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PSEUDO-IPPOLITO: ?IN SANCTUM PASCHA ? 471

trascrisse diverse opere (ad es., nella copia saviliana P) proprio da manoscritti avuti in prestito da Gabriele Severo 107, il quale certamente dovette possedere una buona biblioteca. II prof. Manussacas, direttore dell'Istituto Ellenico di Venezia che conserva

l'archivio della comunita greca, ha pubblicato un taccuino di conti e note autografo del Severo che attesta rapporti di compravendita o scambio di manoscritti e libri con Andrea Darmario e Nicola Coniate 108. II medesimo archivio ci ha conservato il testa mento di Gabriele, nel quale si disponeva che la biblioteca fosse messa in vendita 109. Nel maggio del 1619 l'ambasciatore del duca di Savoia Carlo Emanuele I acquistd i mss. del Severo che passarono cosi alia Biblioteca Nazionale di Torino, dove andarono in gran parte distrutti daU'incendio del 1904 no. Non tutti i codici del Severo finirono a Torino: a lui appartennero, ad esempio, il Veronensis BibL Capit. 133 111 e numerosi codici che oggi si trovano all'Ambrosiana 112.

A conclusione di questa breve rassegna possiamo qui riassumerne i risultati. Intorno al 1572 Massimo Margunio, allora studente a Padova, nello svolgere l'atti

vita di copista per mantenersi agli studi, copio in B le 7 omelie pasquali della collezione crisostomiana; come modello si servi di A (sec. XI), codice posseduto in quegli anni

prima da Giovanni Natanaele e poi da Alvise Lollino: da entrambi Margunio avrebbe

potuto avere il manoscritto.

Probabilmente nell'autunno del 1584 lo stesso Margunio, di passaggio a Creta

dopo essere stato nominato vescovo di Cerigo, ricevette il cod. M da Joasaf Doriano, suo maestro spirituale, che lo aveva copiato nel 1579. Prima pero che il manoscritto entrasse in possesso di Margunio per essere portato a Venezia, ne fu fatta ancora a

Creta una copia (Y) per la biblioteca di Marco e Giovanni Murzino; quest'ultimo, che conosceva il Doriano, fu in rapporto epistolare con lo stesso Margunio. Portato con se

il codice a Venezia, Margunio ne integro ai margini (Mm) le ampie lacune servendosi di un codice di Gabriele Severo (? modello II di Margunio ?, quasi certamente il per duto t): abbiamo collocato questa operazione tra il 1585 e il 1590, con netta preferenza per i primi anni, tenendo conto della sollecitudine con cui Margunio controllava i suoi codici e del contrasto che progressivamente lo allontano dal Severo. Dopo la revisione, da M fu tratta un'altra copia (Z) che ritroviamo al Monte Athos: se cola fu spedita da un greco immigrato a Venezia (come accadeva non di rado), dobbiamo ritenere che Z

fu copiato prima del 1602 quando Margunio ci informa di non avere presso di se alcun codice ? e quindi neppure M ? con le 7 omelie pasquali. Non abbiamo pero in questo senso nessun elemento sicuro.

Invitato nel 1602, tramite Hoeschel, a collaborare all'edizione dell'Opera omnia del Crisostomo curata dal Savile, Margunio pote aderire solo formalmente perche poco dopo mori. La copia saviliana con le omelie 3-7 della nostra collezione (S) fu tratta cosi da un codice di Gabriele Severo, quasi certamente lo stesso che Margunio aveva

107 Ibid., p. 63. 108 M. I. Manussacas, Avroygoxpov revyps XQ0VM^>V otiueicofickroov xai doooArjipt&v (1578

1588) rov raftQirjk Ee^qov, ??aTjaupiajxaTCc?, IX (1972), pp. 7-67. 109 .. .toOtoc oXaxa Pi^Xla va 7rouX7)^ouaL si<; to xaXoxepo 7up?Taio, otcou xal av (3pe&o0<u, \ii

96P0V ?eou (A. Sterghellis, 'H dia&rjxr} rov ra($Qii)h Zs^qov (1616) xai Qvd'jbtLOrj rcbv XQecbv rov (1617-1647), ?

?7)aaupb|jiaTa ?, VI (1969), p. 191; il testamento e alle pp. 189-193). 110 Lo Sterghellis ha trovato anche la documentazione attestante la vendita (cfr. ibid., p. 195, n. 12), ed

ha fatto un inventario dei codici severiani a Torino in base al catalogo del Pasini: dopo l'incendio ne sono rimasti quindici (ibid., p. 195, n. 3).

111 Cfr. E. Mioni, Catalogo di manoscritti greci esistenti nelle biblioteche italiane, vol. II [senza luogo e data], p. 508.

112 Cfr. A. Martini - D. Bassi, Catalogus codicum..cit., I, pp. XIII s.; II, p. 1276.

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Page 18: PSEUDO-IPPOLITO: "IN SANCTUM PASCHA" IL RUOLO DELLA COMUNITÀ GRECO-VENETA DEL SEC. XVI NELLA STORIA DELLA TRASMISSIONE DEL TESTO

472 G. VISONA

utilizzato per integrare M, da identificare percid col perduto codice di Torino (f)-qui sopra citato 113.

Schematicamente:

A Vatic. Gr. 1803: proveniente da Studio, sec. XI. Posseduto da Alvise Lollino e Giovanni Natanaele, utilizzato da Margunio.

B Barocc. Gr. 212: Padova o Venezia, circa 1572. Per IP: copia di A, copista Mar

gunio. M Marc. Gr. App. II 59: Creta 1579, copista Joasaf Doriano, appartenuto a Margunio. Mm Testo ai margini di M: Venezia, 1585-1590, copista Margunio con t come modello. Y Bodl. Holkham 42: Creta, 1579-1584, copia di M. Z Vatopedinus 318: ?, dopo 1585-1590, copia di M. S Bodl. Auctarium E.3.7: per IP: Venezia, 1602-1612, copia di t. t Taurin. Bibl. Nat. Gr. 151: perduto. Appartenuto a Gabriele Severo, utilizzato

da Margunio e S a vile.

Appare cosi chiaramente in quale misura siamo debitori, per la conservazione di

IP, alia vita culturale che fiori nel sec. XVI sull'asse Creta-Venezia attorno ai Greci

immigrati; vita culturale il cui spirito, sorretto da un'intima passione cbe si puo co

gliere scorrendo gli epistolari dell'epoca, trovo esemplare espressione nella figura del vescovo Massimo Margunio.

Giuseppe VisonI

113 Da notare che, come si e detto all'inizio (cfr. supra, nota 2), Ted. del Savile e passata in quella del Montfaucon e di li nel Migne: il testo corrente di IP si fondava percid, fino all'ed. nel Nautin (1950), sul ?mendosissimus codex? di Gabriele Severo.

* Nelle more di stampa e uscito lo studio cui fa riferimento la nostra nota 50 (cfr. supra): P. Canart, Les Vaticani graeci 1487-1962. Notes et documents pour Vhistoire d'un fonds de manuscripts de la Biblio

theque Vaticane, ? Studi e Testi?, 284, Citta del Vaticano 1979.

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