Rassegna Stampa di venerdì 27 febbraio 2015
SNALS / CONFSAL Giornale di Sicilia - Ed. Agrigento 27/02/2015 OGGI ASSEMBLEA, ORARIO RIDOTTO ALL'ALBERGHIERO Il Messaggero - Ed. Rieti 27/02/2015 PRECARI DA IMMETTERE IN RUOLO TIMORI DI CGIL E SNALS
PER RIETI Messaggero Veneto 27/02/2015 SINDACATI ALLA PROVA DEL VOTO CON L'INCUBO DELLE
ASTENSIONI Gazzetta del Sud 27/02/2015 VOGLIONO TOGLIERE A MESSINA ANCHE LA SEDE DI
BANKITALIA! Il Cittadino (Lodi) 27/02/2015 POSTE A RISCHIO, FUMATA, NERA: I SINDACATI ROMPONO
LA TRATTATIVA La Sicilia - Ed. Caltanissetta/Gela 27/02/2015 SETTE LISTE E 35 CANDIDATI La Sicilia - Ed. Ragusa 27/02/2015 BANKITALIA SE NE VA E VENDE L'IMMOBILE Gazzetta del Sud - ed. Cosenza 26/02/2015 PARISE: LE DIVISIONI PENALIZZANO LA CITTA' +++ Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 27/02/2015 SCUOLA, RESTA IL NODOD DEGLI INDENNIZZI CONCORSO
PER 60MILA la Stampa 27/02/2015 DOPO GLI ALUNNI, I DOCENTI NUOVO ORRORE IN MESSICO la Stampa 27/02/2015 IL LICEO CLASSICO NON TROVA UN INSEGNANTE DI
FRANCESE il Giornale 27/02/2015 TROPPE DONNE, IL MALE OSCURO DELLA SCUOLA il Giornale 27/02/2015 SULLE ASSUNZIONI GOVERNO NEL CAOS GIA' SVANITA LA
PROMESSA AI 150.000 l'Espresso 05/03/2015 IN CLASSE TI INSEGNO IL LAVORO Avvenire 27/02/2015 A VOI LA PAROLA-SCUOLA: ALL'ORIGINE CI FU LA CHIESA,
NON LO STATO Avvenire 27/02/2015 "LA BUONA SCUOLA NON IGNORA LE PARITARIE" Avvenire 27/02/2015 "NOI, PROF PRECARI DELLE NON STATALI PENALIZZATI DUE
VOLTE" Internazionale 05/03/2015 VALORI BRITANNICI CERCANSI il Foglio 27/02/2015 ALTRO CHE EUROPA. LA BOCCIATURA CHE RISCHIA RENZI E'
SULLA SCUOLA Corriere della Sera 27/02/2015 "UNIVERSIDAY" PER STUDENTI VETRINA WEB DELLA
CREATIVITA' la Stampa 27/02/2015 IL GIP LASCIA AGLI ANARCHICI L'AULA OCCUPATA DAL 1989
I PM: "VA SEQUESTRATA" Sette (Corriere della Sera) 27/02/2015 ITALIANS-LOTTA ALL'INGLESE? SOLO SE SI ECCEDE il Tempo 27/02/2015 DA SCELTA CIVICA A "SCIOLTA" LA CIVICA DI MONTI ORA
NON ESISTE PIU'++
Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 27/02/2015 "DAI SINDACATI SERVE SENSIBILITA' DIVERSA" il Sole 24 Ore 27/02/2015 IL SOMMERSO CRESCE ANCORA il Sole 24 Ore 27/02/2015 UN AVVOCATO NON E' UN NOTAIO il Sole 24 Ore 27/02/2015 JOBS ACT, LE NOVITA' SU LICENZIAMENTI, NASPI E
COINTRATTI il Sole 24 Ore 27/02/2015 SENZA RIQUALIFICAZIONE ADDIO NASPI Corriere della Sera 27/02/2015 STRUMENTI ANTI-CORRUZIONE, PIU' PERSONALE E RISORSE LA
SFIDA DELLE TOGHE AL GOVERNO Corriere della Sera 27/02/2015 POLETTI APRE SULLE PENSIONI DEI "NUOVI" ESODATI la Repubblica 27/02/2015 TG, ARRIVA IL CONCORSO PER I DIRETTORI la Stampa 27/02/2015 FCA-SINDACATI, ACCORDO A MELFI STABILIZZATI MILLE
NUOVI ASSUNTI Italia Oggi 27/02/2015 JOBS ACT, NUOVI OBBLIGHI Italia Oggi 27/02/2015 IL DEMANSIONAMENTO PREVISTO DAL JOBS ACT SI APPLICA
ANCHE ALLA P.A. il Giornale 27/02/2015 BERSANI SGAMBETTA RENZI SU ITALICUM E JOBS ACT l'Espresso 05/03/2015 CALDORO FINTO LAVORO il Mattino 27/02/2015 LA CORRUZIONE NON SI VINCE CON LE SPIE il Mattino 27/02/2015 TFR IN BUSTA PAGA, ECCO A CHI CONVIENE il Mattino 27/02/2015 PRIMO ESPERIMENTO NELLA PA NEL MIRINO ANCHE I
RITARDATARI Sette (Corriere della Sera) 27/02/2015 ITALIANS-TASSISTI, COMBATTETE: PER LA CONCORRENZA Corriere della Sera 27/02/2015 AIUTI ALLA GRECIA LA LEGITTIMA DEMOCRAZIA DEI
CREDITORI
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SCUOLA Preoccupano alla Cgil le sorti dei precari della scuola alla luce delle recenti affermazioni del ministro Giannini. Nel ricordare che al popolo dei precari che affolla le graduatorie di tutte le Provincie italiane è stato riconosciuto il diritto alla stabilizzazione del posto di lavoro, la Cgil concentra le sue attenzioni sulla provincia reatina. «Dopo l'annuncio del Governo Renzi di un piano per le immissioni in ruolo di 150mila precari - spiegano dal sindacato - il ministro Stefania Giannini, durante un'audizione in Senato sugli esiti della consultazione pubblica la «Buona Scuola», ha fatto alcune affermazioni che hanno destato timori. Il ministro ha annunciato che verrà fatta una mappatura precisa del fabbisogno degli istituti e degli studenti tenendo conto delle differenze territoriali. Considerando che i fabbisogni non sono uguali e le cattedre scoperte non sono distribuite uniformemente su tutto il territorio nazionale, nell'assegnare i docenti alle scuole, ma anche a reti di scuole, si terrà conto delle differenze territoriali e di alcune esigenze specifiche. Un obiettivo fondamentale del decreto è quello di combattere la dispersione scolastica. La prima cosa che ci è venuta in mente è che in provincia non abbiamo, per fortuna, un tasso di dispersione scolastica confrontabile con quello di al-
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tre aree del Paese. Non abbiamo zone a rischio d'infiltrazione mafiosa o malavitosa e le nostre scuole, disperse su un territorio vasto e in prevalenza montuoso, contano un numero limitato di alunni. Non vorremmo che i numeri delle immissioni in ruolo dei precari in provincia possano risultare inferiori a quelli che verranno attribuiti in altre realtà». La Cgil auspica poi che si faccia marcia indietro rispetto agli scempi operati dai vari dimensionamenti scolastici che hanno portato in pochi anni da 39 a 29 le istituzioni scolastiche in provincia e a chiudere un numero non facilmente quantificabile di plessi scolastici. Anche lo rmmliJ a Rieti si è mosso col segretario Luciano Isceri che ha ribadito le sue perplessità sull'immissione in ruolo dei docenti inseriti nella graduatorie Gae che, se pur ritenendolo auspicabile, finirebbe per lasciare comunque fuori altri 15-20mila docenti abilitati nei vari percorsi formativi.
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I CRITERI DI MASSIMA ANNUNCIATI DAL MINISTRO GIANNINI POTREBBERO PENALIZZARE Il NOSTRO TERRITORIO
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t-f essaggeroVeneto Data 27-02-2015 Pagina 15 Foglio 1
Sindacati alla prova del voto con l'incubo delle astensioni Sfida tra le organizzazioni per il rinnovo delle rsu in programma dal 3 al 5 marzo Alle urne quasi 60 mila lavoratori. Pesano le riforme di sanità ed enti locali
di Elena Del Giudice t UDINE
Conto alla rovescia per le elezioni delle Rsu nel pubblico impiego. In Friuli Venezia Giulia, come nel resto d'Italia, si vota il 3, 4 e 5 marzo per eleggere i delegati di quella che, nel suo complesso, è una delle maggiori categorie del lavoro, dove il "principale" è rappresentato dallo Stato e dalle sue articolazioni.
Alle urne in regione, poco meno di 60 mila persone: stando ai dati relativi alla tornata precedente svoltasi nel 2012 e nel 2011 suddivise tra dipendenti delle Agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate, del Demanio, del Territorio, le Dogane i Monopoli) che contano circa mille 600 addetti; il parasta -to, ovvero gli enti previdenziali
e assicurativi (Inps, Inail), meno di un migliaio di addetti in Fvg; i ministeri, mille 800.
La pattuglia più consistente di elettori riguarda però il cosiddetto "comparto unico" ovvero i dipendenti di Regione, Province, Comuni - più di 15 mila persone - a cui sommare i 16 mila 500 dipendenti del comparto sanità. Chiude l'elenco delle categorie, la scuola con più di 21 mila aventi diritto.
In campo sono scesi da tempo i sindacati, da quelli confederali, Cgil, Cisl e Uil, agli autonomi a quelli categoriali (come il Nursind in sanità). I dati delle ultime elezioni confermano l'appeal del sindacato confederale che prevale sulle altre organizzazioni, anche se con alcuni distinguo. In sanità, ad esempio, il maggior numero dei con-
sensi non è andato alle sigle della triplice, e nella scuola lo ml!è al terzo posto dopo Cgil e Cisl. E se in alcune categorie la voglia di votare è abbastanza forte, proprio in sanità i votanti sono molti di meno degli aventi diritto. E anche negli enti locali 11 mila votanti su 15 mila 500 aventi diritto non è certo una percentuale elevatissima.
Non a caso c'è chi rileva una nuova debolezza del sindacato nel suo complesso, non sempre in grado di rispecchiare le esigenze dei lavoratori.
Queste elezioni sono più che mai importanti per misurare la rappresentatività del sindacato, il "peso" delle organizzazioni al tavolo della trattativa, sia con il governo che con la Regione e gli enti locali. E con il primo interlocutore il confronto certamente non è facile, come
Risultati del 2012 in FVG (Fonte: Cgil Fvg)
AWl!Nii 1·1 '11"0'1'11 = ·~· m1uno \IAUl'.li ~- llllllUl:D --·~-* _ •• * ALTRI
----------·· ____ [____!!l!l__l_'lLL ____!!l!l__~l-~I % _l____!!l!l__l_'lLL __J\genzie Fiscali 1.520 1.251 251 333 105 -~--1
Parastato 815 [I 637 l-l-----i421-[ 198 I 33 I I 264 I L Ministeri 1.888 1.497 399 544 180 374 1
Enti locali 15.428 [] 11.231] I 4.453 [ 2.966 ] 801 [ I 3.011 j Sanità · 16.525 · 9.995 · 2.359 · 2.831 1.729 3.076 !
TOTALE FVG • 36.176 24.611 - ~60~ 30,9011 6.8721 '1,92- 2.848 11~7 -7.2J29,61 'Totale enti 371 I
Scuola 21.174 14.459 5.400 35,30 3.407 24,03 1.118 7,89 2.935 20,70 ______ I I
ricordano i leader nazionali. I temi in agenda sono molti,
iniziando dal rinnovo dei contratti per arrivare alle assunzioni, ferme da tempo, e al precariato nella pubblica amministrazione, per iniziare dai diritti, non dimenticando le tante questioni aperte su produttività, efficienza, misurazione dei risultati. Per quel che riguarda la scuola, l'ennesima riforma si profila dietro l'angolo, e come le precedenti non sarà indolore.
La competizione, dunque, è ai banchi di partenza con i sin -dacati pronti alla conquista del maggior numero di consensi possibile al quale sarà parametrato il numero di delegati assegnati a ciascuna organizzazione. Lo scopo finale è misurare il consenso e, quindi, il potere contrattuale di ogni organizzazione.
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Scuola: testate nazionali
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Il Sole?]{! mmrn
Ieri il vertice Renzi-Giannini a Palazzo Chigi
Scuola, resta il nodo degli indennizzi Concorso per 60mila
Eugenio Bruno Claudio lucci ROMA
Di vertice in vertice le nubi sul decreto Scuola si diradano. E anche i numeri della'maxi-operazione precari cominciano ad assumere un contorno più preciso. Sia nella loro composizione totale (12omila unità) che nelle varie categorie di stabilizzandi interessati ( Gae, iscritti in seconda fascia, idonei dell'ultima selezione targata Profumo). Così come appare ormai chiaro che dal 2016 nella scuola si entrerà solo per concorso. Dovrebbero essere infatti 6omila i posti messi a bando per il prossimo triennio, in base al turn-overprevisto.
Di tutto questo siè parlato ieri pomeriggioapalazzoChigiinun summit tra il premier Matteo Renzi, il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, e il sottosegretario Davide Faraone. Nel corso della riunione sono stati esaminati (manon ancora sciolti del tutto) anche i nodi che ancora avvolgono la riforma. A cominciare dal maxi-indennizzo (su cui si veda Il Sole Ore del 24 febbraio) per i supplenti con
Il piano assunzioni
contratto a termine superiore ai 36 mesi (e a forte rischio contenzioso dopo la sentenza U e del 26 novembre).
L'indennità (nella versione 2,5 mensilità, 6 mensilità addirittura lo mensilità, per i "super precari") avrebbe superato il vaglio politico. Ma resta quello tecnico visti anche !rilievi sulle coperture postimercoledì seradai tecnici del Mef che hanno espressamente chiesto al Miur di indicare la platea esatta dei potenziali beneficiari del risarcimento e l'onere finanziario che in ogni caso, trapela da Via XX Settembre, dovrà essere a carico del bilancio dell'Istruzione.
La dote complessiva per la «Buona Scuola» è stata fissata nella legge di stabilità: I miliardo per il 2015 e 3 miliardi a regime. E oltre questi importi (mai stanziati finora per la scuola) non si potrà andare.
Soldi che dovranno servire soprattutto per il maxi-piano di stabilizzazione di precari. Da quanto si apprende, alla quota di uomila si arriverebbe assumendo i umila tra vincitori e idonei del "concorsone" Profumo del 2012, a cui si aggiungerebbero gli 80/ 9omila precari storici inseri-
Si resta sui 120mila docenti interessati: 80-90mila dalle graduatorie a esaurimento, 12mila dal bando «Profumo» e il resto dalle liste d'istituto
tinelle Gae e altri2omila circa tra i supplenti annuali delle Graduatorie d'istituto. L'operazione dovrebbe costare poco meno di 700 milioni nelzo15 (i docenti
in più sul sostegno sono finanziati dal decreto Carrozza) e un paio dimiliardiaregime.
Le risorse restanti serviranno per il nuovo concorso da bandire quest'anno per 6omila posti da spalmare nel triennio 2016-2019. Inoltre 40 milioni sono impegnati per il potenziamento dei laboratori (a livello territoriale) e altri 50 milioni per la formazione dei docenti. Per i professori - l'ha confermato ieri il ministro Giannini -cambierà la carriera: gli aumenti stipendiali saranno per il 70% legati al merito(l'anzianità di servizio peserà per il restante 30% mentre oggi vale il 100%).
Il decreto scuola conterrà pure un rafforzamento di alcune materie. Si parte dalla musica, che potrebbe guadagnare un'ora in quarta e quinta elementare. E, passando per l'educazione fisica e l'utilizzo di un docente «esperto» (un laureato
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in scienze della formazione primaria con l'abilitazione in educazione motoria), si arriva alle lingue straniere. Che significano soprattutto adozione della metodologia Clil per insegnare in lingua inglese le altre discipline. E ciò per due ore a settimana in quinta elementare dall'anno scolastico 2015/2016 e poi anche in quarta dal 2016/2oq Queste misure prese nel loro complesso porterebbero a un ripristino (almeno di fatto) della compresenza abolita dalle riforma Gelmini. A cui si sommerà il potenziamento di storia dell'arte, diritto ed economia nelle scuole secondarie di II grado.
Confermato anche il rafforzamento della scuola-lavoro. Due le novità principali contenute nel testo. Da un lato, l'estensione ai licei dei periodi di formazione on the job fino a un massimo di200 ore. Contemporaneamente negli istituti tecnici e professionali si passerà dalle 100 ore attuali a400 nel triennio (e non 600 ). Con la possibilità, nei territori a bassa industrializzazione, di svolgerle nelle Pa che sottoscriveranno una convenzione ad hoc.
li'.!RJPROOUZIONE.RISERVATA
Il pacchetto di maxi- La seconda tranche di Il maxi-piano di In contemporanea con il assunzioni di 120mila precari stabilizzazioni riguarderà i stabilizzazione dei precari, il1° maxi-piano di stabilizzazioni si compone soprattutto dei 12mila tra vincitori non settembre, si completa con partirà un nuovo concorso. "precari storici" delle Gae: ancora assunti e idonei del a Imeno 20mila supplenti Che potrebbe mettere in verranno stabilizzati tra gli concorso ne Profumo del iscritti nelle Graduatorie palio 60mila posti nell'arco 80-90rnila a seconda del 2012. Circa un terzo di queste d'istituto che otterrebbero del triennio2016·2019 per fabbisogno degli istituti. Le persone è anche iscritto nelle però dei contratti annuali di cui effetto del turn-over stimato Gae non si svuoteranno Gae tener conto nel nuovo concorso nello stesso periodo
I.A PLATEA POTENZIAI.E I BENEflClAIU Il. NUMERO MINIMO POSTI NEI. TRIENNIO
80/90mi1a 12mila 20mila 60mila Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
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LA STAMPA
Cuneo Il Liceo classico non trova un insegnante di francese
e ercasi (( disperatamente docente della lingua di Flaubert e Hugo». Da 10 giorni è impossibile trovare un insegnante laureato in lingua e letteratura francese, per le classi del corso Esabac del Liceo classico di Cuneo. La scuola ba tentato in tutti i modi: graduatorie degli anni scorsi, graduatorie di «terza fascia» (cioè i professori non abilitati), i singoli laureati che avevano chiesto per le supplenze. Nulla, nessuno è disponibile. Niente in tutta la provincia, da Cuneo ad Alba, da Ceva a Saluzzo. Nulla
anche nelle scuole del Torinese dove si insegna francese, come il liceo europeo Altiero Spinelli e l'Umberto I. In compenso ci sono diversi laureati in russo, giapponese, cinese. Ma dalle scuole non li cerca nessuno. Germana Muscolo è la dirigente della scuola, il liceo Peano Pellico. Dice: «Esabac è uri corso bilingue francese, di eccellenza. Ogni anno non c'è mai stabilità di organico, ma ora la situazione è disperata. Il professore ba chiesto l'aspettativa ed era un supplente. Ma si tratta di una cattedra "completa": diciotto ore settimanali nelle classi».
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il Giornale
LA PROVOCAZIONE
Troppe donne, il male oscuro della scuola
dildaMagli
no degli aspetti peggiori dell'assolutezza dittatoriale di Matteo Ren
zi è la sua indifferenza ai significati che ogni comportamento assume per gli esseri umani. La
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cosiddetta «riforma della scuola» ne rappresenta forse la prova più evidente. «Via i precari» è la parola d'ordine; «tutti saranno assunti per concorso»; «deve essere garantita la qualità culturale della scuola». Benissimo. Ma Renzi sa che l'85% per cento del personale di ruolo nel-
le scuole è di sesso femminile? Sa cosa comporta questo dato difatto?Imaschinon possiedono più nessun sapere da trasmettere ai figli? Non hanno più nessun interesse al futuro della Nazione? Una ( ... )
segue a pagina 12
LA PROVOCAZIONE Dopo la riforma annunciata da Renzi
Troppe donne in cattedra Così la scuola va a picco L'infornata di precari conferma il trend.· pochissimi gli insegnanti uomini Anche il sapere diventafemmina. Ed ecco perché le ragazze hanno voti più alti
di Ida Magli
( ... )riflessione sull'allontanamento quasi totale dei maschi dall'educazione e dal sapere deifiglipermetterebbedicapire che fa parte di quello stesso allontanamento testimoniato dall'omosessualità maschile, dalcoito sterile, della quasiassolutaincapacitàcreativadella società italiana di oggi. In un certo senso testimonia laribellione dei maschi al predominio e all'obbedienza verso le donne imposto loro dallanascita fino alla fine della scuola secondaria superiore.
Dall'età neonatale a tutta la prima infanzia i bambini vengono lasciati nei nidi e negli asili per la maggior parte del giorno dove il personale che li assiste è tutto femminile ed esercita un'assoluta autorità.
Per tutto il ciclo scolastico poi il predominio del personale insegnante femminile impedisce ai maschi il contatto con una personalità maschile con la quale identificarsi, nella quale credere; ma soprattutto impedisce lo sviluppo del tipo di pensiero maschile, rivolto alla profondità e all'analisi in modo molto diverso da quello femminile. Infine c'è l'aspetto più grave di una scuola affidata quasi del tutto alle donne: gli allievi, maschi o femmine che siano, non possono apprezzare, stimare, credere nel «sapere». Tutto quello che le donne insegnano non è stato né creato né scoperto da loro. Socrate era maschio, Omero era maschio, Virgilio era maschio, Galileo era maschio, Leonardo era maschio, Mozart era maschio, Einstein era maschio ... Non si può insegnare bene nulla di ciò che non si è in grado di «pensare», di «creare». (Spero che le donne capiscano lo spirito con il quale faccio questa affermazione e non se ne offendano). Si affer-
ma di solito - e le statistiche lo esporrebbero conlasempliciprovano - che le studentesse tàelachiarezzachecontraddi
stinguono coloro che sono assolutamente padroni di ciò che dicono, i diversi cicli di lezioni, di cui la Società diedizione curerebbe la traduzione nella lingua italiana per quanto riguarda gli specialisti stranieri. Questo permetterebbe di accompagnare con le immagini adatte ogni argomento e non ci sarebbe studente che non ricordi, anche senza studiarlo, ciò che ha visto: che si tratti di un castello sulla Loira o di un carme di Catullo.
sono più brave degli studenti. Noncipotrebbeessereunadimostrazione migliore che viene fornito un insegnamento più adatto alle menti femminili che a quelle maschili in quanto è diverso il modo con il quale i maschi guardano ai problemi, li «penetrano» ( termine significativo con il quale abbiamo sempre qualificato l'intelligenza).
Ma poi, che cos'è questa tanto vantata riforma della scuola? L'idea più vecchia e più stantia di scuola che si possa avere nel 2000. La novità sa- Ilruolodegliinsegnantiporebbe invece quella di proiet- trebbe essere quindi quello di tare cicli di lezioni televisive assistereinsiemeaglistudenpreparate da una società ad ti alle lezioni televisive e poi hoc con i maggiori specialisti discuterle e, se necessario, del mondo nelle singole disci- spiegarle nelle ore a ciò predipline. Non ci sarebbero più le sposte. La scuola sarebbe cologoreripetizionidiinsegnan- sì, finalmente, ricca di figure ti che per trenta o quarant' an- maschili, non soltanto nelle ni parlano sempre delle stesse lezioni televisive, ma anche cose, ma i più grandi storici, i nelleauleperchédoveilsapepiù grandi matematici, i più re è «sapere», vivo e profongrandi architetti, i più grandi do, i maschi non mancano musicisti d'Italia e del mondo mai.
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il Giornale
Sulle assunzioni governo nel caos Già svanita la promessa ai 150.000
Francesca Angeli
Roma La scuola di Matteo Renzi: da «buona» a «insufficiente». Le promesse fiorite a settembre non hanno retto i rigori dell'inverno e sono sfiorite prima ancora di vedere la luce. I provvedimenti sulla scuola dovrebbero andare in consiglio dei ministri il prossimo martedì, salvo ulteriori slittamenti, ma i contenuti non corrispondono al piano presentato nel settembre scorso.
Scopriamo le differenze. Il primo impegno che riguardava lo svuotamento delle Graduatorie ad Esaurimento con 150 mila assunzioni in blocco non verrà mante-nuto. Sicuramen-te si era trattato di una promessa fatta senza tene-re conto della re-altà ovvero sen-za sapere quali varietà di profili
Troppi prof che non insegnano da anni, altri di materie ormai sparite
Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini
professionali anche dal punto di vista di una presenza concreta nella scuola erano presenti dentro quelle graduatorie. Infatti ora il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, dice «nelle graduatorie c'è anche chi non insegna da anni e quindi non verràincluso». Come principio è condivisibile ma a settebre era stata detta un'altra cosa e quello chepermesi è stato dato come fatto certo ora è diventato una balla.
Il problema è che il ministero si è reso conto tardi delle conseguenze inevitabili della sentenza europea sul precariato emessa il 26 novembre scorso che in sostanzahafornitoil presupposto legale a tutti i precari con almeno 36 mesi di servizio per fare causa allo Stato con la certezza di vincerla ed essere assunti a tempo indeterminato. Ed in-
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fatti i ricorsi sono fioccati e le carriera. Anche prime sentenze a favore dei pre- ieri il sindacato cari stanno arrivando con l' ag- Anief ha nuovagravante che lo Stato oltre a do- mente accusato vere immettere in ruolo il do- il governo di vo-cente deve restituire pure tutti ler procedere alle assunzioni gli arretrati. Se tutti i precari «acostozero»risparmiandosuaventidiritto facessero causalo gli stipendi dei docenti. L'ipoteStato finirebbe per dover tirare si sarebbe quella di bloccare gli fuori3 miliardi di euro.Non so- stipendi allungando il primo lo. Esiste pure il problema delle gradone di carriera a 12 anniolclassi di concorso. Alcuni do- tre a congelare le ricostruzioni centi sono abilitati in materie dicarriera,rimandandoirisarche non si insegnano più. Inol- cimenti dovuti a data da definitre per alcune materie ci sono re.Non solo, il governo starebtroppi docenti per altre troppo be pure pensando a ridurre ulpochi. Dunque ad esempio per teriormente il fondo d'istituto le scientifiche si dovrà pescare dalle Graduatorie d'Istituto a seconda del fabbisogno locale.
L'altro capitolo spinosissimo riguarda le retribuzioni degli insegnanti e la costruzione della
già ora considerato assolutamente insufficiente.
Ultimo problema non da poco è la pressante richiesta da partedelNcd, sostenuta ovviamente dal ministro Giannini e dal sottosegretario Gabriele Toccafondi, di inserire nel provvedimento pure uno sgravio fiscale per le rette scolastiche chelefamigliepaganoalleparitarie.Iniziativachehagiàscatenato una guerra interna al Pd.
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IN CLASSE TI INSEGNO IL
DI STEFANO VASTANO FOTO DI LORENZO MACCOTIA PER L'ESPRESSO
ono le I O e 15 e nella classe "A 30 I" una ventina di ragazze svolgono i compiti nel silenzio più assoluto. Colpisce che siano di nazionalità e di età diverse, bambine dai 1 O sino a ragazze
sui 16 anni. E, tra i banchi, quei box di plastica pieni di schede colorate. «Sono i nostri "box di apprendimento"'" spiega Miriam Pineau, da 8 anni insegnante di tedesco e francese alla Anne-Frank Realschule. «Ogni giorno li riempiamo con esercizi diversi a seconda delle ragazze che si sono prenotate alle ore di lingua». E già, perché in questa Realschule, o istituto tecnico professionale, a Pasing, un quartiere a nord di Monaco, sono le studentesse a scegliere, all'inizio della settimana, sia il ciclo di lezioni che il professore con cui studiarle. E mentre nelle scuole italiani gli istituti professionali per-dono posizioni a favore dei licei (ve-di riquadro a pagina 78), questo di Pasing è diventato un esempio del successo della scuola tedesca.
"Da noi il docente svolge il ruolo di Tutore o assistente alle lezioni che le ragazze si scelgono», spiega Eva-Maria Espermùller, preside dell'istituto femminile, «e le lezioni sono blocchi da 90 mi-
nuti perché stimolano di più il loro apprendimento». Anche voti e pagelle sono stati aboliti dalla Anne-Frank Schule, come i compiti a casa o per l'appunto la divisione in classi di età. Ma la vera differenza rispetto alle scuole superiori italiane è un'altra: «Nelle vostre scuole i ragazzi sgobbano da soli sui libri; noi puntiamo sul lavoro di squadra, e a sviluppare l'autonomia <lei singolo alunno abolendo del tutto l'insegnamento frontale». Nelle 23 aule dell'istituto le cattedre ci sono, ma solo per poggiarvi i computer su cui le ragazze configurano il piano-settimanale o fissano le verifiche con gli insegnanti.
No, l'edificio non è il top dell'architettura, ma uno scatolone anni '60 in cui l'unica macchia di colore, all'esterno, è il murales blu di Anna Frank che sorride alle 640 ragazze e 63 docenti di questa Realschule. In Germania ce sono 2.400 di istituti professionali come questo; più altre 3.200 cosiddette "Hauptschule" o scuole di base che, dalla quinta alla decima classe, avviano i ragazzi alla scelta dì una professione. Di istituti superiori corrispondenti ai nostri licei (chiamati Gymnasium) ce ne sono 3.200. Quest'anno è stata la Anne-Frank di Monaco a spuntare l'ambito premio che la Fondazione Bosch assegna alla "migliore scuola" di Germania. Un assegno da centomila euro
consegnato dal ministro degli Esteri frank-Walter Steinrneier.
Superato alla decima classe, quindi a 16 anni, l'esame della Realschule, i ragazzi sono pronti per affrontare il cosiddetto "Dual Studium ": ad apprendere cioè, lavorando sino ad 8 ore al giorno, un mestiere ìn due anni e mezzo di "Praktikum" o tirocinio in un 'azienda (ma con l'obbligo di ritornare, un giorno a settimana, sui banchi di scuola). Protetti da un vero e proprio contratto di apprendistato giovanile, alla tìne ottengono il titolo di "Meister", che li dichiara artigiani qualificati in una delle 330 professioni riconosciute oggi in Germania. «È questa figura del Mastro, con la sua perizia, a rendere grande la Germania'" spiega lo storico Michael Sti.irmer, «è questo che nel mondo ci invidiano». Oggi Srurrner è un famoso intellettuale: «Ma mio padre, un generale della Bundeswehr, ha voluto che apprendessi un mestiere e così da ragazzo, per due anni, ho lavorato da un fabbro>" ricorda.
Il primo vantaggio che il modello tedesco offre con lo "Studio duale" è la simbiosi scuola-azienda, o meglio aziendasocietà (visto i "Patti di lavoro" che governo e sindacati stringono con le imprese per specializzare i giovani usciti dalle Realschule). «Noi della Anne-FrankSchule siamo partner della Bmw e di altre
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imprese nella regione Baviera», dice la preside Espermiiller, «e ogni anno allestiamoa scuola un "Forum del Lavoro"in cui le aziende si presentano ai ragazzi». li bello di questi forum è che non sono solo i manager a decantare le aziende e prospettare agli studenti un tirocinio, ma gli stessi Azubi, come vengono chiamati i ragazzi che vi stanno svolgendo il "Praktikum", a spiegare agli studenti le varie fasi dell'apprendistato. E il sistema Duale funziona eccome in Germania. Canno scorso gli Uffici di collocamento tedeschi hanno registrato 5 30. 700 giovani che hanno ultimato i due anni e mezzo del tirocinio (e non bastano mai: sempre l'anno scorso nelle aziende tedesche risultavano vacanti 33.500 posti di apprendistato). Sono in particolare i potenti sindacati, che in Germania siedono nei Consigli di sorveglianza delle aziende, a sostenere questo modello di formazione: nel gruppo Volkswagen, ad esempio, più che solo su aumenti salariali, «noi sindacati abbiamo spesso richiesto all'azienda nuovi posti di formazione per i più giovani», spiega Franco Garippo dei sindacati della Vw. Per il 2015 Thomas Sigi, responsabile del personale Audi, ha già garantito «la formazione di altri 700 giovani nei nostri due impianti in Germania».
Non è un caso allora se, invece di ~ greco, latino o filosofia, siano le materie tecniche le più gettonate nelle varie Realschule. «Nella nostra scuola», spiega la preside Eva-Maria Espermiiller, «oltre il 50 per cento delle ragazze si iscrivono ai corsi di matematica, fisica, biologia o informatica». È solo un mito quindi che le scienze siano un dominio dei ragazzi. l tre piani della Anne-Frank almeno sono suddivisi per colori: il terzo, in cui si studiano lingue straniere, è lilla e dedicato alla figura di Nikì de Saint Phalle. Il secodo, ispirato a Rosalind Franklin, è verde perché lì si studiano scienze e sperimentano tecnologie; e al primo, azzurro e ispirato all'attivista Rosa Parks, le scienze sociali.
Oltre a scegliere individualmente lezioni e docenti, nei loro" Log Buch" o schede di valutazione (ogni settimana devono firmarle sia i genitori che gli insegnanti), le ragazze sono tenute ad "auto-stimarsi", a dare un giudizio sui test svolti e prefiggere obiettivi per il mese in corso. «Devo riuscire ad essere più puntuale e fare più sport», leggiamo tra gli "Obiettivi" del mese nel "Buch" di Lisa T. Ha 11 anni, il papà è tedesco e la mamma indonesiana. Non siamo nei quartieri-bene di Monaco: «Qui il 60 per cento delle ragazze ha almeno un genitore straniero», spiega la professoressa Pineau, «ma sinora le abbiamo portate tutte al decimo anno". Quello decisivo appunto, in cui gli alunni delle Realsclrnle optano o per l'esame integrativo che gli
consentirà il passaggio ai due anni di liceo (e quindi <llle università); o la via dell'apprendistato per ritrovarsi, già a 20 anni, con un mestiere in mano.
«Anche questo sistema duale» ,spiegano al ministero della Cultura di Berlino, «ha aiutato la Germania a superare la crisi economica». Sicuramente ad abbattere la piaga della disoccupazione giovanile, che nel paese della Merkel è al di sotto dell'8 per cento e quindi tra le più basse in Europa. Non per niente anche la Kanzlerin è entusiasta dei risultati spuntati con questo modello scolastico. "Da ragazza avrei studiato molto volentieri in questo istituto», ha ammesso di recente Merkel dopo una visita alla "Lisa-Meitner Schule", uno degli istituti professionali (con indirizzo chimico) a Berlino.Anche Anna Freudberg, che ha compiuto 18 anni, è molto sicura della scelta fatta: "Non volevo continuare la routine scolastica, ma imparare un mestiere in una vera azienda», dice lei che si è diplomata due anni fa allaAnne-Frank. «A scuola ho puntato tutto sui corsi di matematica e fisica», spiega, «e nell'ultimo anno ho frequentato corsi per saper scrivere domande di lavoro ed affrontare colloqui nelle aziende». Era indecisa se svolgere il tirocinio alla Bmw o alla Webasto, una delle imprese bavaresi nell'indotto delle quattro ruote. Alla fine Anna ha scelto la Webasto, «dove ho passato il primo anno nella segreteria dell'ingegner Reimer, presidente del!' azienda,,.
Secondo gli esperti, come Uwe Lehmpfuhl dell'Istituto di formazione a Bonn, in queste scuole si insegna «un sapere molto orientato alla praxis a caratterizzare il sistema duale tedesco». Il concretissimo vantaggio di questo percorso è che, sin dai primi giorni, è retribuito: nei primi dodici mesi di tirocinio Anna Freudberg ha percepito 848 euro al mese. Al secondo anno - «in cui ho lavorato in tutti gli altri settori dell'azienda", ricorda - il mensile era salito a 895 euro. Ora che è all'ultimo semestre prende sui 920 euro, «ma il punto essenziale è la garanzia di un posto nell'azienda che mi ha formato, che conosco e in cui tutti mi conoscono».
La prospettiva del posto più o meno sicuro non è l'ultimo dei vantaggi del "Duales Studium ". Caltro è che, entrato nell'azienda, al giovane lavoratore non si precludono per sempre le porte dell'università. «Mio fratello Johannes», continua Anne, «dopo Realschule e tirocinio è ora meccanico alla Bmw, ma ha appena deciso di iscriversi ad ingegneria all'università di Monaco». È la stessa azienda che, tramite modelli flessibili di lavoro, spinge i più giovani operai a specializzarsi. «Due diplomi nel giro di 3 anni?», si legge nel dépliant che la Bmw ha affisso nella bacheca della Anne-Frank Schule. «Se vuoi collegare lavoro e teoria», propone il dépliant,
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«il Gruppo Bmw ti offre la possibilità di conseguire, dopo il tirocinio in due anni, anche la maturità per il Bachelor>>. Sbocchi professionali e opportunità per i più gio
vani non mancano, almeno nel Land più ricco della Germania; persino nel giornaletto scolastico della Anne Frank Schule vi sono annunci («cerchiamo ragazzi per il tirocinio in meccanica e logistica negli impianti di Monaco e Landsberg», dice quello della Iwis, azienda di macchinari con mille dipendenti).
Nella classe "A 301 "intanto, l'undicenne Lisa è alle prese con la grammatica francese e sulla lavagna ha scritto: «Help!, ho problemi con la traduzione». Nel corridoio al terzo piano ci sono i banchi dove le ragazze più grandi aiutano le più giovani come Lisa a risolvere i problemi della lezione. «Noi professori siamo gli ultimi a cui le ragazze devono rivolgersi», spiega la professoressa Pineau. «Devono provare tra loro a sciogliere i nodi che incontrano». La preside Espermiiller giura che «l'importante è che i giovani apprendano l'autostima, il lavoro di gruppo e la curiosità per il sapere tecnico e interdisciplinare. È questo che le aziende cercano nei loro tirocinanti». •
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SCUOLA: ALL'ORIGINE Cl FU LA CHIESA, NON LO STATO Caro direttore, quanto sto per scrivere nasce, lo ammetto, da un sano "risentimento" nei confronti di quanti contestano le scuole paritarie, in particolare quelle di fondamento cattolico. Questi signori dovrehbero studiare un po' di storia, poiché, dati alla mano: il mio bisnonno, nato nel 1825, sapeva leggere e far di conto grazie all'insegnamento del parroco; il mio nonno nato nel 1858 altrettanto; mio padre, nato nel 1892, poté vantarsi di aver raggiunto la classe quinta elementare grazie ai Salesiani, perché a inizio Novecento la scuola elementare obbligatoria era fino alla terza elementare e a quei tempi erano più quelli che non la frequentavano di quanti avevano la fortuna di farlo. Questi sono riferimenti storici che andrebbero ricordati, senza dimenticare che gli asili infantili erano, perlopiù, di stampo parrocchiale e non statali, e sono diventati tali usufruendo spesso di edifici par -rocchiali (come nel paese dove abito). Ora è chiaro che, all'inizio, a curarsi della cultura popolare non fu lo Stato, ma la Chiesa o i privati motivati. Questo non può e non deve essere disconosciuto e invito quanti non volessero accettarlo a studiare la Storia per comprendere quanto certo "illuminismo" sia in ritardo sui principi evangelici. Un caro saluto da un abbonato: apprezzo molto ''.A..vvenire" che prosegue e rinnova la tradizione de "1'.Italia'' a cui era ab banato mio padre. i: augurio è di continuare nel rispetto del Vangelo, così come state facendo.
Pietro Giudice Rogoledo di Cosio (So)
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PAOLO f EIUIARIO struzione, Stefania Giannini, confermando l'impegno a mettere sul tavolo del governo la detrazione fiscale delle rette, «Un completamento» del decreto che dovrebbe essere varato il 3 marzo.
Giannini: Buona scuola non ignora gli istituti paritari
«Con la Buona scuola non ignoriamo le paritarie». Rassicura le famiglie delle scuole non statali, il ministro dell'I-
«La Buona scuola A PAGINA 10
non ignora le paritarie» Giannini apre sull'ipotesi della detrazione Mauro: «Senza, fuori dalla maggioranza»
MILANO
on la Buona scuola non ignoriamo le paritarie». Rassicura le famiglie delle scuole non statali, il ministro dell'I
struzione, Stefania Giannini, confermando l'impegno a mettere, sul tavolo del Governo, la detrazione fiscale delle rette, «un completamento» del decreto che sarà varato dal Consiglio dei ministri il 3 marzo. Anche di questo ha parlato, ieri in serata, con il premier Matteo Renzi, a cui spetta l'ultima parola sulla questione. Il premier non avrebbe nascosto la delicatezza del tema, confermando che verrà discusso in Consiglio. Un ulteriore dibattito si svilupperà questa mattina, nell'incontro che Renzi avrà con i parlamentari democratici. «Del ruolo indispensabile delle paritarie nel sistema nazionale d'istruzione, con Renzi abbiamo discusso spesso trovandoci in piena sintonia», ricorda la senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi, già assessore all'Istruzione di Firenze quando l'attuale premier era sindaco del capoluogo toscano. «La detrazione delle rette dalle tasse - prosegue la parlamentare democratica - può costituire senz'altro un segnale forte e un riconoscimento importante per queste scuole che, se non ci fossero, metterebbero in seria difficoltà lo Stato. A Firenze, per esempio, senza le materne paritarie, il Comune non avrebbe la possibilità di garantire un posto a tutte le famiglie che chiedono il servizio per i propri figli». La senatrice Di Giorgi non nasconde che, dentro il Pd, ci sono ancora forti resistenze a riconoscere la funzione pubblica del servizio svolto dalle paritarie. «C'è ancora chi pensa che la scuola pubblica possa essere soltanto stata-
le - ricorda - ma sono convinzioni antiche e fuori dal mondo. Nel partito si è aperto un confronto, ma sono fiduciosa circa una positiva conclusione di questa vicenda». Una forte sollecitazione a Palazzo Chigi affinché accolga positivamente la richiesta del Ministero dell'Istruzione di istituire un fondo sulla cui base calcolare la percentuale di detrazione delle rette, è arrivata ieri mattina dal presidente dei Popolari per l'Italia, il senatore Mario Mauro, che ha inviato questo tweet direttamente a Renzi: «Ehi, Matteo! Mettiamo le detrazioni nel dl "Buona scuola". Più società fa bene allo Stato». «Fin dal primo giorno del suo governo - ricorda Mauro - Renzi ha posto la scuola in cima alla lista delle priorità e noi siamo d'accordo con lui. Ora, però, si tratta di capire che tipo di riforma ha in mente. Noi gli diciamo chiaramen-te che se la cosiddetta "Buona scuola" si limitasse ad arginare un problema di precariato di Stato, si porterebbe die-tro tutte le contraddizioni di un mo-dello statalista, che impiega il 98% del-le risorse per pagare stipendi. La "Buo-na scuola" che abbiamo in mente è quella che, per esempio, promuove una reale concorrenza tra istituti». Al premier, il senatore centrista chiede di «fare un passo in avanti» per non ridurre la riforma della scuola a «operazione gattopardesca» e legando all'inserimento nel decreto della detrazione fiscale delle rette la permanenza dei Popolari per l'Italia nella maggioranza che sostiene il governo. «Se questa misura non ci fosse - avverte Mauro -verrebbe meno l'unico motivo perrestare in maggioranza. Ci aspettiamo quindi che Renzi getti il cuore oltre l'ostacolo e vari un provvedimento davvero significativo e coraggioso».
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Un appello al Governo arriva anche dal vicese- delle strade percorribili- sottolinea - ma va comgretario vicario dell'Ude, Antonio De Poli. «Non pletata e integrata con altre misure, come il fipuò ignorare il sistema delle scuole paritarie», si nanziamento alle famiglie, attraverso un voucher, legge in una nota, mentre la responsabile scuola o direttamente alle scuole paritarie. In questo moe università di Forza Italia, Elena Centemero, os- do - aggiunge don Macrì - non si andrebbe apeserva che «le scuole paritarie sono finalmente en- nalizzare le famiglie che non hanno capacità fitrate nel dibattito politico e si sta comprendendo scale e, quindi, non possono detrarre nulla, perche la scuola pubblica è di tutti, non dello Stato». ché non hanno reddito. Le nostre scuole cattoliFavorevole alla detrazione delle rette è anche don che - conclude - sono nate proprio per offrire un Francesco Macrì, presidente della Fidae, la Fede- servizio alle fasce più povere della popolazione». razione dei gestori delle scuole paritarie. «È una ©RIPRoouzioN•R•SERVATA
La senatrice renziana Di Giorgi: «Col premier piena sintonia sul ruolo di questi istituti»
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«Noi, prof precari delle non statali penalizzati due volte» DI MONICA FALCINI
nsegno nella scuola pubblica da 26 anni. Solo che la mia scuola è salesiana. Gran bella cosa, mi pare. Se lo avessi desiderato, avrei potu-
to andarmene con onore ogni volta che il ministero dell'Istruzione mi ha offerto una cattedra di ruolo per le mie diverse abilitazioni. Ma non l'ho mai fatto e ne sono contenta. E sono in buona compagnia. Ho studiato nella scuola cattolica, dove ho trovato ottimi docenti, che mi hanno mostrato la differenza tra fare e essere insegnante. Fresca di lamea, sono stata assunta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, dove ho apprezzato la bellezza del carisma salesiano e la forza della pedagogia d'ambiente, che si fa vero e proprio lavoro di squadra. Mi è sembrato soprattutto di capire che lavorare per formare buoni cristiani e onesti cittadini, secondo il noto invito di don Bosco, sia un gran bell'impegno, una sfida non facile, ma tuia risposta dovut•1 alle urgenze della nostra società. La scuola cattolica è paritaria, ma è ben lontana da una posizione effetlivamente corrispondente all'attributo che la qualifica. Mi fa so1Tidere che quanti apprezzano e si servono della sanità convenzionata, d1e alleggerisce lonere di quella pubblica, guardino con diffidenza all'ipotesi di una scuola cattolica convenzionata. Per non parlare di quanti, pur se1vendosene, inorridirebbero all'idea che lo Stato stipendiasse i docenti della stessa. Il Governo intende operare migliaia di assunzioni tra le folte file del precariato scolastico. La notizia è che lì ci siamo and1e noi, d1e magari abbiamo firmato da decenni un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Purtroppo la nostra condizione è meno felice e sicura di quella dei nostri colleghi statali (rispetto ai quali non ci sentiamo inferiori né superiori). La scuola di Stato non chiuderà mai, fino a che ci sarà ancora un ragazzo da educare e istruire. Le nostre scuole, invece, devono fare conti importanti con la crisi economica, che impoverisce non di poco la loro unica fonte di sostentamento: le famiglie. E molte non ce la fanno. Vorrei che le nostre scuole, presso cui prestiamo servizio per reale condivisione della proposta formativa che esse offrono, dovessero fare i conti più con la crisi di valori d1e con quella economica. Per questo guardo con apprensione all'ipotesi che molti miei colleghi, di evidente professionalità, competenza e sensibilità, possano lasciare il loro posto per un altro più stabile, un po' meglio remunerato, ma poco effettivamente desiderato. Sarà una grande perdita, che potrebbe essere evitata. Per questo sogno che alle nostre scuole sia riconosciuto lo status di pubbliche, come realmente sono. A fare di una scuola un'ottima istituzione non sono le casse dell'economato, private o statali che siano, ma le persone che vi operano. Queste si trovano un po' ovunque, per fortuna, e qualsiasi scuola ha bisogno di loro. Rimango fiduciosa; non sarebbe la prima volta che un sogno si reaJizza.
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Scuole Tullio De Mauro
Valori britannici cercansi
Le scuole devono "promuovere attivamente i fondamentali valori britannici". Così aveva proclamato Michael Gove, ministro dell'istruzione nel governo Cameron fino ali' estate 2014 quando è stato nominato capogruppo dei conservatori in parlamento. Il mutamento d'incarico non è separabile dai malumori che le sue indicazioni avevano suscitato in tutte le scuole e le organizzazioni di insegnanti. La ministra che gli è succeduta, Nicky Martin, ha rinverdito le dichiarazioni di Gove. E
le critiche a questa posizione sono ricominciate. Susanne Rustin, editor del Guardian, è andata nelle scuole a verificarne la portata.
Nel Regno Unito le scuole sono un arcipelago complicato, il loro grado di autonomia è superiore non solo a sistemi centralistici come quello francese, ma anche ai sistemi federalistici tedesco o statunitense. Un blando limite sono le ispezioni dell'Office for standard education (Ofsted), che riferisce al governo, pur restandone indipendente. E l'Ofsted ha regi-
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strato malumori e proteste, non solo per il rischio di lesione all'autonomia. Nel Regno Unito una costituzione non c'è. Ci si chiede allora quali siano i valori britannici. Quelli dell' equality act contro le discriminazioni adottato nel 2010? O gli interventi militari e la fornitura di armi a dittature? Un motivo ricorrente, affiorato di recente anche in Francia, è che i valori non s'insegnano, ma, se ci si riesce, si praticano. E, senza una costituzione, non possono essere altro che i diritti umani. +
S<u.uleTull11DeMamo
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Altro che Europa. La bocciatura che rischia Renzi è sulla scuola ISTRUZIONE. DIECI CDSE NON RETORICHE CHE IL GOVERNO DEVE FARE PER NON PERDERE LA FACCIA SULLA RIFORMA DELLE RIFORME
L a politica degli annunci non è una cosa buona, ma se c'è un contesto nel quale
occorrerebbe rigorosamente astenersene è quello dell'istruzione. La scuola è stata tra-
m GIORGIO IsRAEL
fitta per decenni da politiche di annunci che si sono tradotte in nocive sperimentazioni o sono finite nel nulla, come il progetto di riforma dei cicli di Luigi Berlinguer. Il caso più clamoroso è quello di un'intera riforma - la Moratti - che, in assenza di decreti attuativi, è rimasta sulla carta. Molti di questi "annunci" erano espressioni delle teorie di pedagogisti di stato organici alla classe politica al governo. Ora, a giudicare da quel che è venuto fuori dalla presentazione promossa dal premier Renzi siamo passati all'annuncio di un collage di pezzi mal congegnati tra loro e provenienti da strani pensatoi. Sta di fatto che la scuola, a forza di annunci, di riforme mai fatte e di sperimentazioni avventate è diventata un terreno melmoso su cui anche il governo più determinato rischia di lasciare le penne, soprattutto se si avventura a indicarlo come decisivo per il futuro del paese. Certo, bisognerà attendere il testo dei decreti o disegni di legge per un giudizio definitivo, ma gli annunci non indicano un pensiero progettuale chiaro. Proviamo a elencare una decina di punti che destano più perplessità.
Edilizia. E' il tema su cui Renzi si è speso fin dalla sua nomina, un anno fa e su cui, puntualmente, non è successo nulla. Non so~ lo perché non è chiaro da dove verrà fuori il miliardo necessario, ma perché non si è affrontata di petto la questione delle modalità degli appalti, delle procedure, ecc. Troppi sono i casi di scuole che hanno iniziato ristrutturazioni finite nel nulla - come i tronconi di autostrada finiti per aria - per non considerare questa questione come prioritaria. Quando si sente di discussioni bizantine circa le modalità di gestione delle ristrutturazioni, se da affidare ai singoli istituti o a gruppi territoriali di istituti di cui uno avrebbe la funzione direttiva, viene da tremare.
Concorsi e precari. Questa è la madre di tutti gli annunci: non si accederà al ruolo di insegnante se non per concorso. Peccato che questo accadrà dopo una colossale infornata ope legis di precari, non è chiaro se dell'ordine di 120.000 o più. Un paradosso degno delle filosofie antiche. Oltretutto, questa assunzione ope legis sarà un gigantesco tappo che renderà virtuale il bando di nuovi concorsi: un infimo rivoletto contrabbandato per rivoluzione epocale. Di fatto, per molti anni, non vi sarà spazio per l'ingresso di nuovi insegnanti, altro che "largo ai giovani". Certo, qualcosa si doveva fare, a fronte di graduatorie immense di aventi diritto, ma
una via era stata indicata a fine 2008 con l'introduzione del Tfa (Tirocinio formativo attivo), il ritorno ai concorsi, e la prospettiva di ripartire a metà l'assunzione dei nuovi docenti tra giovani e iscritti alle graduatorie. Il Tfa è stato strangolato e, dopo sette anni si ripropone il problema di assumere i precari d'un colpo solo. Non è colpa di questo governo, d'accordo, ma non si venga agabellare questa scelta come il trionfo della meritocrazia solo perché in un lontano futuro si tornerà a qualche sparuto concorso.
Assunzione degli insegnanti per merito. Il merito è il tema cruciale. Nulla si può obiettare contro il principio che un insegnante deve essere scelto per il suo merito. In linea di principio, neppure si può obiettare contro l'idea di attribuirne il potere al dirigente scolastico. A una serie di condizioni, che sono anni luce lontane dai propositi circolanti. La prima condizione è che il dirigente scolastico sia un solido competente, il primo degli insegnanti della scuola per cultura e autorevolezza: un vero e proprio preside e non un manager stile "dirigente Asi". Insomma, un personaggio ben diverso da quello disegnato dall'ultimo scandaloso concorso per dirigenti scolastici: un mix di capacità da quiz televisivo e di competenze tecno-didattiche-pedagogiche stabilite nei pensatoi ministeriali con stile da regime sovietico. In secondo luogo, vi è qualcosa che occorre dire senza insopportabili ipocrisie: il nostro sistema, come in gran parte d'Europa, non è privatistico, ma è un sistema pubblico a prevalenza statale. Blaterare di "autonomia" come se le scuole fossero enti privati che si autofinanziano è una indecente presa in giro. Uno stato che paga un istituto non può non controllarne in qualche modo la gestione: vi saranno certamente istituti in cui il preside agirà secondo criteri ineccepibili, altri in cui - pur essendo di indiscussa probità personale - si troverà sottoposto a pressioni insostenibili. Vogliamo offrire un altro terreno di affari alla criminalità organizzata? Il minimo che andrebbe previsto - senza tornare a centralismi ministeriali - è una commissione di assunzione composta dal preside e da altri due provenienti da altre città. E' costoso? Le nozze non si fanno con i fichi secchi.
Carriera degli insegnanti per merito. Anche qui nascono obiezioni analoghe a quelle sollevate al punto precedente, con due aggravanti. Su che basi saranno valutati gli insegnanti per la progressione della carriera? Sulla base delle loro competenze nelle discipline d'insegnamento e della qualità della loro didattica, o sulla capacità di organizzare attività collaterali o di sostegno, come è stato adombrato? Nel secondo caso, sarà premiato chi organizza ricerche sulla sostenibilità ambientale o sulla teoria del
gender e penalizzato il poveretto che ha "perso" tempo a seguire un corso universitario su argomenti di matematica o di letteratura. E chi valuterà? Il profilarsi delle figure dei docenti "tutor" e "mentor" fa rabbrividire, in un paese in cui ogni incarico diventa subito un privilegio castale. E' facile prevedere il formarsi di camarillas formate dal dirigente scolastico e dai suoi mentor che mettono all'angolo chi non si adegui alle loro direttive didattiche pur se discutibili. Ci si dovrebbe mettere in mente che la valutazione dei docenti non può prescindere da un giudizio "peer to peer" (tra pari) derivante da commissioni composte oltre che
dal preside, da docenti di altre scuole e città, in modo da favorire, nel confronto, l'unico obiettivo che dà senso alla valutazione: la crescita culturale. E' costoso? Valga quanto detto al punto precedente. Dicevamo di sperimentazioni nefaste, annunci di leggi abortite e ora di un collage di annunci fumosi. In verità, in mezzo a questa nebbia, l'unico nucleo che emerge come una conquista politicamente condivisa a destra e sinistra, l'unico solido trionfo (purtroppo) delle politiche berlusconiane è la scuola delle tre "i", che ormai tutti accettano. Vediamo come si configura la scuola delle tre "i" nella politica renziana degli annunci.
Internet. Neanche il più incallito dei conservatori può negare la necessità di informatizzare la scuola. Ma c'è modo e modo. Pare che ora si prenda atto del fallimento dell'introduzione delle Lim (Lavagne interattive multimediali) e si proponga in cambio l'autonomia completa. Ogni istituto si digitalizza come gli pare. Così avremo l'istituto dove si usa solo carta e penna, quello dove si preferiscono i computer, quello dove si opta per una miscela di libri e tablet, e quello dove si adotta il tablet puro. Bisognerebbe poi vedere che tipo di tablet, perché se ogni studente fosse libero di scegliersi il suo modello, si perderebbe metà dell'anno a stabilire un linguaggio comune, per non dire del dramma di chi passi da un istituto a un altro ... Immaginiamo anche quale proliferazione demenziale di "libri" e supporti didattici seguirebbe da una simile liberalizzazione. Non siamo fautori del modello cinese, in cui esiste un solo manuale di matematica per le primarie in tutto il paese, ma esistono vie di mezzo ragionevoli.
Coding. V'è un'altra dimensione dell'informatica che si parla di introdurre nelle scuole: lo studio dell"'informatica" come materia, attraverso l'addestramento ai procedimenti logici che presiedono alla formazione dei programmi ("coding"). A parte che questa, se fatta seriamente, è roba di livello universitario, si potrebbe accettare che i principi di base della programmazione vengano spiegati ai ragazzi, a condizione di non pretendere che ne diventino soggetti attivi.
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IL FOGLIO
Di fatto, sembra che si tratti di un ristretto modulo di insegnamento di logica che, in assenza di risorse, dovrebbe essere svolto dall'insegnante di filosofia. Così il minimalismo si associa allo scempio culturale, simile all'introduzione della materia "geostoria" nella riforma Gelmini. E qui è ancor peggio, perché si finisce col contrabbandare l'idea che la filosofia sia nient'altro che filosofia analitica - una visione che oltre a essere obsoleta è comunque talmente discutibile da non poter essere introdotta di straforo per via burocratica.
rie giuridiche - e fin qui passi, a condizione che si dica chi "paga" nell'invariato monte ore - e altre da cui sarebbe meglio tenersi alla larga, come educazione alla cittadinanza ed ecologia: l'educazione civica nasce dalla coscienza storica e non dalle prediche politicamente corrette. Più in generale, in questo confuso panorama, non si spende una parola per l'educazione al pensiero critico. Qualche buontempone continua a voler far credere che questa educazione si riduce alla capacità di risolvere problemi, il "problem solving". Peccato che, anche nella matematica, la scienza che dà più certez-
Inglese. La situazione è analoga a quella ze, esistono molti problemi che non si posdell'informatica e del coding. Un conto è sono risolvere ed è proprio riflettendo atpromuovere l'insegnamento dell'inglese a torno a questi problemi che si acquisisce un tutti i livelli, a condizione di farlo seriamen- pensiero critico e competenze scientifiche te con insegnanti adeguati. Ma qui si vuol fa- Coltre a cogliere il profondo legame tra la re molto di più, e cioè - seguendo sconside- cultura scientifica e umanistica). Ma di querate scelte che hanno adottato paesi a scar- ste "chiacchiere" sembra che non importi a so spessore culturale e che mai adottereb- nessuno. bero paesi con una più consistente tradizio-ne letteraria e culturale - insegnare intere materie in inglese. E' il cosiddetto Clii (Con-tent and language integrated learning). Qual-siasi cosa se ne pensi, anche una cosa del ge-
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nere non si realizza con i fichi secchi. Quando si apprende che l'insegnamento Clil di una materia dell'ultimo biennio delle scuole superiori è per ora sospeso per carenza di insegnanti preparati, mentre il governo prospetta di introdurre una materia in inglese per il 3° e 4° anno delle scuole elementari, non si sa se ridere o piangere. Dove trovare i maestri destinati a insegnare matematica o
Edilizia? Non è chiaro da dove verrà fuori il miliardo necessario. E non si è affrontata la questione delle modalità degli appalti. Il dirigente scolastico sia un solido competente non un burocrate. Dare una coscienza nazionale agli immigrati attraverso l'insegnamento dell'italiano. Che c'è di vero?
storia a bambini di 8-9 anni che non sanno ancora parlare in italiano, mentre, d'altro la-to, si straparla di dare una coscienza nazio-nale agli immigrati attraverso l'insegnamen-to dell'italiano a scuola? Sembra di vivere in un film di Alberto Sordi.
Impresa. Ci inchiniamo al valore dell'impresa, ma non siamo propensi ad accettare le teorie secondo cui la scuola si salva considerandola un'impresa, perché la conoscenza non è un prodotto, gli insegnanti non sono produttori e alunni e famiglie non sono utenti. Non insistiamo su questo punto toccato molte volte perché tanto non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ciò non toglie che l'idea di creare una connessione tra scuola e lavoro, attraverso un'alternanza tra didattica ed esperienze in azienda, è buona. Ma anche qui occorre essere chiari e di chiarezza non se ne vede punto, perché non sono precisate le modalità e i contesti in cui dovrebbero realizzarsi queste esperienze, e la loro differenziazione secondo i vari tipi d'istruzione. Oppure si vuole soltanto far passare la sciagurata idea secondo cui il ragazzo deve decidere cosa fare entro i 14 anni e usare la scuola come piattaforma di creazione di addetti per le imprese, a costo zero, secondo un tipico stile italico?
Nuove materie. La sensazione che si voglia sgretolare l'assetto disciplinare, colpendo le materie fondamentali, come matematica, storia, letteratura, scienze, si fa forte quando si prospetta un affollamento di altre materie, come storia dell'arte, economia, mate-
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L'i~ ~I 1<(0rria'P
« Universiday» per studenti vetrina web della creatività
Il progetto
lì «Universiday» è il progetto del Corriere della Sera che ha visto la luce l'ottobre scorso in collaborazione con gli atenei milanesi e con Miworld, Camera di Commercio e Comune
I; L'obiettivo è valorizzare la città come polo accademico internazionale e creare una comunità tra studenti
li A Milano ci sono 170.000 studenti (di cui 16.000 stranieri) iscritti in 12 tra atenei e accademie
Musica, fotografia, scrittura, videomaking e urban art. Sono 5 gli ambiti nei quali gli studenti possono mettersi alla prova, dando visibilità alle proprie idee e al proprio talento. Entra nel vivo il progetto Universiday del Corriere della Sera, nato l'ottobre scorso in collaborazione con gli atenei milanesi e con Miworld, Camera di Commercio e Comune, per valorizzare la città come polo accademico internazionale e creare una comunità tra studenti. Per partecipare basterà caricare entro il 15 aprile i propri contenuti sulla piattaforma di Universiday, realizzata in collaborazione con Zooppa (http:j/universiday. it/contests ). I migliori prodotti, selezionati dagli utenti del web e da una giuria di qualità, dalle canzoni ai racconti, dalle webserie ai reportage, verranno pubblicati sili sito di Corriere. it. I ragazzi avranno a disposizione una sala di registrazione con fonico, la realizzazione e la promozione di un ebook con il supporto di un editor professionista, la produzione di un servizio fotdgrafico con il supporto di un esperto e l'aiuto di un art director per realizzare un video professionale. La città della moda, del design e dell'arredamento, degli affari, dello shopping, del Teatro e, tra due mesi sede di Expo, non può nascondere la propria vocazione universitaria e creativa. Come testimoniano i 170.000 studenti, 16.000 stranieri, che ogni giorno frequentano i suoi 12 atenei e accademie. Un unico grande Campus sotto la Madonnina, una «città nella città», una seconda casa per i fuorisede.
Silvia Morosi ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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LA STAMPA
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Occupazione Un momento di una protesta studentesca all'interno della Università di Bologna
Il gip lascia agii anarchici l'aula occupata dal 1989 I pm: "Va sequestrata"
FRANCO GIUBILEI BOLOGNA
artelli appesi alla porta avvertono che nell'aula Cdi Scienze politiche, occupata ininterrottamenté dal 1989, cioè dai tempi del movimento della Pantera, non sono ammessi poliziotti, fasci o giornalisti. In realtà i soli a poterci fare quel che vogliono - dalle assemblee ai rave party a tutto volume che fanno imbestialire il vicinato - sono i collettivi anarchici. Nell'ultimo anno la situazione è degenerata, prima con il blitz contro il professor Angelo Panebianco, cui gli antagonisti hanno murato lo studio, e poi con l'aggressione al cronista del Resto del Carlino in occasione della visita di Matteo Salvini al campo nomadi, lo scorso novembre. In entrambi i casi, sembra che i responsabili orbitassero intorno all'aula occupata. Dai responsabili della Facoltà sono partite le denunce per l'uso improprio degli spazi univer-
sitàri e si è mossa la Procura, che ha chiesto il sequestro preventivo dell'aula c dopo che la polizia ha individuato una decina di studenti. Il gip però ha rigettato 'l'istanza e qui sono cominciate le sorprese perché è stata la stessa Facoltà, nel 1995, ad autorizzare la gestione dell'aula da parte degli occupanti, con tanto di regolamento.
Che poi, col passar del tempo, la cosa si sia trasformata fino agli eccessi degli ultimi anni, con le feste di autofinanziamento e i danneggiamenti, per il giudice non è stato sufficiente per configurare un reato, proprio alla luce dell'accordo di 20 anni fa. I pm chiederanno di nuovo il sequestro a Riesame, mentre l'Università si limita a commentare che aspetta di poter leggere il provvedimento del gip. E gli occupanti hanno appena finito una tre giorni «contro ogni sorveglianza», fra cenni di autodifesa legale e workshop anti-repressione. Naturalmente all'interno dell'aula c
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«Dai sindacati ! serve sensibilità ' diversa>>
.,% La trattativa sul rinnovo contrattuale dei bancari «è molto complessa». E «l'auspicio è che la nostra sensibilità» nel dire «non vogliamo fare un contratto a costo zero» siarecepita dai sindacati. E che questi, «superata questa pregiudiziale»,minimizzinolerichieste,ha
i spiegato ieri dopo l'audizione alla commissione Finanze del Senato il presidente di Mps e delegato Abi, Alessandro Profumo.
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Nelle 221.476 ispezioni il 64,1% delle imprese presenta anomalie - Evasi contributi per 1,5 miliardi
Il sommerso cresce ancora Totalmente in nero 77.387 lavoratori, 181.629 le posizioni irregolari Claudio lucci ROMA
111:~t Cala il numero di aziende ispezionate (221476 nel 2014 contro le 235.122 dell'anno prima) e di irregolarità (anche per la diminuzione del perimetro occupazionale). Ma il "peso" dellavoro sommerso cresce: su 181.629 lavoratori irregolari ben 77-387 sono risultati totalmenteinnero, parial42,6% (nelz013 ci si attestava al 36% - un aumento di circa 7 punti che si spiega con un maggioreaffinamentodeicontrolli, ma anche con la crisi che porta «inun'ampiapercentualedicasi»a eludere le regole).
I contributi e i premi inevasi accertatinel2014daministero delLavoro, Inps e Inail si attestano su 1'5 miliardidieuro(inmedia,neglianni precedenti, circail 50% viene poi effettivamente incassato per via dei lunghi contenziosi). L'edilizia si conferma un settore "a rischio" con il 59% delle imprese controllate irregolari ( + 1 punto percentuale
La vigilanza 2014
Dati nazionali
Organi Aziende
rispetto al 2013) e Lombardia, Puglia e Toscana sono le Regioni con il maggior numero di lavoratori "non in regola".
La fotografia sull'attività di vigilanza in materia lavoristica è stata scattata ieri, a Roma, dal titolare, Giuliano Po letti, e dal dg per l' Attività ispettiva, Danilo Papa. Il tasso di irregolarità sul totale delle imprese ispezionate tocca quota 641 % (in linea con il 2013) a testimonianza «di interventi mirati e che colpiscono le aziende più nei guai», spiega il ministro Poletti. Si tratta comunque di «un numero esagerato di irregolarità - replica il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano-. Le aziende non vanno demonizzate. Chi viola è una quota minoritaria che pratica concorrenza sleale nei confronti della stragrande maggioranza di imprese rispettose dileggi e contratti».
Focalizzando l'attenzione sul-1' attivit~ degliispettoriministeriali
i Rècupero I
Aziende Lavoratori I contributi e di controllo Ispezionate Irregolari irregolari I premi evasi I ' 140.173
Il tasso di irregolarità Circa 2 aziende ispezionate su 3 sono irregolari, in lineaconildato2013
74.745 73.508 100,5 +--- -----~
47.044 48.658 1.316,80
42,61% Il "peso" del lavoro nero Più di 4 lavoratori su lOirregolari sono in nero(+ 7 punti sul2013)
(in totale 3-806 unità, compresi i militari dell'Arma dei carabinieri) spicca come lo scorso anno sono state irrogate41.030 ma.xi-sanzioni perlavoronero;unfenomenocheè maggiormente concentrato in Puglia (5.225 multe), Campania (4.600) e Calabria (4.236).
Le irregolarità contestate riguardano «significativi illeciti di natura sostanziale» (non quindi meri errori formali). E si abusa anche della cassa integrazione: su i.308 accertamenti definitinelzo14 sono emersi 393 soggetti irregolari (e c'è stato il riscontro pure di 95 «fattispecie penalmente rilevanti»). Stanno funzionando le conciliazioni monocratiche: sono state avviate 28.565 pratiche, e ben 7-733 si sono concluse con esito positivo per lavoratore e azienda. La partita è ora l'arrivo dell'agenzia unica per le ispezioni, prevista dal J obs act. Il Dlgs è pronto - annuncia Poletti -. Martedì incontrerò i sindacati».
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Un avvocato ' . non e un notaio
e liberalizzazioni fanno bene al mercato perché producono una diminuzione dei costi per imprese e consumatori. Se, invece, riducono e compromettono la
certezza dei diritti, allora le liberalizzazioni fanno male a tutti. Per questo motivo, ogni slancio verso il sacrosanto obiettivo dell'apertura dei mercati va perseguito con razionalità e chiarezza. Il disegno di legge approvato il 20
febbraio dal Consiglio deiministrinonsembrasempre essere improntato a questi principi. Di certo non lo è quando · prevede di affidare anche agli avvocati la possibilità di autenticare le scritture per la cessione di immobili non abitatativi, di valore catastale fino a 10omila euro. La questione non è la possibile contrapposizione tra professionalità oggettivamente diverse. La questione è invece di tutelare i cittadini e gli operatori, assicurando loro rispetto delle regole e la qualità del risultato. Ma estendere parte delle competenze dei trasferimenti di immobili non sembra affatto funzionale a garantire né le parti né la collettività.
Data 27-02-2015 Pagina 28 Foglio 1
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Online
LA GUIDA
Jobs act, le novità su licenziamenti, Naspi e contratti
Una guida - invendita online a 2,69 euro -per spiegare la riforma del
diritto del lavoro che ha l'obiettivo di spostare il baricentro dei contratti sul rapporto a tempo indeterminato. Sotto esame le tutele crescenti che "bilanciano", infatti, la. possibilità di avere, da parte delle imprese costi !=erti e commisurati all'anzianità lavorativa, nel caso di licenziamenti illegittimi. La reintegrazione, per i dipendenti del settore privato assunti dopo l'entrata in vigore della disciplina attuativa del J obs act, è infatti limitata sostanzialmente ai licenziamenti qualificati come discriminatori e ai casi in cui in giudizio è provata l'inesistenza della violazione disciplinare. Insieme con le nuove regole sui licenziamenti, il Consiglio dei.ministri del 20 febbraio ha approvato, in via definitiva, la nuova misura di sostegno per la disoccupazione involontaria: rispetto all'Aspi i presupposti contributivi sono meno esigenti ma la misura dell'assegno Naspi è rapportato alla retribuzione degli ultimi quattro anni. La durata del sostegno, invece, è tarata non sull'età del lavoratore ma sulla sua anzianità lavorativa: l'obiettivo è quello di indurre il lavoratore a essere attivo nella ricerca di nuova occupazione.
Una parte dello speciale è dedicata alla riformulazione dei contratti: dalle regole sul lavoro a termine alla cancellazione delle collaborazioni a progetto.
Data 27-02-2015 Pagina 47 Foglio 1
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Data 27-02-2015 Il Sole?]{! mmrn Pagina 51
Foglio 1
Per beneficiare della nuova indennità di disoccupazione i lavoratori devono partecipare ai progetti di reinserimento
Senza riqualificazione addio Naspi Necessario anche rispettare i tempi limite previsti per richiedere il sussidio
Antonino Cannioto Giuseppe Maccarone
A partire da maggio, chi resterà senza lavoro per cause non dipendenti dalla propria volontà riceverà la Naspi. La neonata indennità prevista per chi è privo di occupazione, non ha di nuovo soltanto il nome ma si discosta dalla precedente Aspi per una serie di elementi. Tra tutti spicca la concreta volontà di fornire un sussidio di maggior entità a chi negli anni ha versato più contributi.
Tuttavia, la regolamentazione del trattamento di sostegno al reddito non dimentica di penalizzare coloro che non si allineano, alle previsio-
le caratteristiche
01 I REQUISITI Per accedere alla Nuova assicurazione sociale per l'impiego servono 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la perdita dell'impiego e 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti
02 I DURATA Il sussidio viene erogato per la metà delle setti man€ di contribuzione che si possono far valere come requisito. Quest'anno e l'anno prossimo, quindi, la durata massima sarà di 104 settimane, ma dal 2017 non potrà comunque superare le 78 settimane, ossia un anno e mezzo
ni normative. E il caso, per esempio, di chi non partecipa regolarmente alle iniziative rivolte a favorire la ricollocazione lavorativa e ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai servizi competenti, vale a dire i centri per l'impiego e gli altri organismi autorizzati o accreditati a svolgere queste funzioni, in conformità alle norme regionali e delle Province autonome.
Sarà compito, poi, del decreto delegato che verrà emanato ai sensi della legge delega J obs act (legge 183/ 2014), di riordinare la normativa in materia di servizi per il lavoro ,e di politiche attive. Trai principi posti dalla legge delega, figura anche quello che prevede la creazione di un'agenzianazionale per l' occupazione a cui verranno at,tribuite, tra l'altro, competenze gestionali in materia di servizi per l'impiego, politiche attive e Aspi (domani Naspi).
Contravvenire alle regole proposte dagli organismi de-
putati a fornire formazione e ricollocazione lavorativa potrà comportare la perdita del sussidio anche se, per avere la certezza sulle conseguenze della mancata attivazione dei lavoratori, occorrerà attendere l'emanazione di un apposito decreto ministeriale. Non trattandosi di una novità assoluta si spera che nel breve/medio periodo, stante il riassetto degli uffici a cui le politiche attive del lavoro verranno demandate, si pervenga a un' effettiva applicazione della condizionalità rispetto a quanto fatto sino a oggi.
Il decreto che introduce la Naspi riporta anche le cause di decadenza dall'indennità. La prima di esse si aggancia alla presentazione della domanda. Chi desidera ricevere l'aiuto deve, infatti, trasmettere all'Inps una domanda entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Il termine di presentazione è fissato a pena di decadenza. Si perde il diritto alla prestazione
anche nel caso in cui la domanda telematica, tesa a ottenere la liquidazione in unica soluzione dell'indennità (incentivo all'autoimprenditorialità), sia inoltrata oltre i 30 giorni dalla data di inizio dèll'attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o da quella di sottoscrizione di una quota di capitale sociale della cooperativa.
Vi sono altre cause di decadenza in cui si può incorrere durante la fruizione della prestazione. È previsto che il lavoratore perda il diritto a ricevere la Naspi se viene meno lo stato di disoccupazione; se inizia un'attività di lavoro subordinato, autonomo o in forma di impresa individuale senza darne comunicazione all'Inps. Inoltre, non ha più diritto al sostegno economico chi raggiunge i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato, ovvero chi acquisisce il diritto alla pensione ordinaria di invalidità; in quest'ultimo caso, tuttavia, è fatto salvo il diritto del lavoratore di optare per la Naspi.
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COBBIEBE DELLA SEBA
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di Lorenzo Salvia
Paletti apre sulle pensioni dei «:nuovi» esodati
S e ne parla dall'inizio del governo Renzi, un anno fa. E forse sulle
pensioni è arrivato davvero il momento di cambiare
qualcosa. <<Abbiamo un problema sul piano sociale ed è nostro dovere affrontarlo. Appena saremo nelle condizioni di aprire un confronto lo faremo» dice Giuliano Poletti. La questione, spiega il ministro del Lavoro, riguarda quelle «Persone che perdono il posto quando sono avanti con fetà ma non hanno ancora raggiunto i requisiti per~ trattamento previdenziale». Un buco fra stipendio e pensione che abbiamo già visto con gli esodati e che rischia di allargarsi con l'andare degli anni. Poletti ha parlato alla presentazione del rapporto sull'attività degli ispèttori di ministero, Inps e Inail. In
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tutto il 2014 sono state controllate 220 mila aziende: quelle irregolari erano il 64,1%. Più di una sue due. Un dato a prima vista incredibile ma in realtà in linea con quello del 2013. E che sì spiega con il fatto che i controlli sono mirati, quindi con buone probabilità di trovare qualche stortura. Colpisce, piuttosto, il numero sui lavoratori in nero: 77 mila, comunque tanti ma in calo del 10% rispetto all'anno prima. Una tendenza «connessa alla contrazione occupazionale», spiega il documento degli ispettori. Non c'è lavoro. Neanche in nero.
~1/1 lorenzosalvia ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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la Repubblica Data 27-02-2015 Pagina 4 Foglio 1 / 2
Tg, aniva il concorso peri direttori La rifonna delle news voluta da Gubitosi: ci si potrà candidare alla guida delle testate giornalistiche Le redazioni nazionali saranno ridotte a due, potenziata RaiNews24. ll no dell'Usigrai: "Così non si cambia"
ALDO FONTANAROSA
ROMA. Diventare direttore delle news della Rai per concorso, o quasi. Nel piano di riforma dell'informazione - approvato ieri dal Consiglio di Viale Mazzini con 5 voti a favore e tre contrari - entra anche questa novità, suggestiva, simbolica. Il vertice di Viale Mazzini segnalerà i "posti vacanti" nelle testate, anche i più prestigiosi, in un sito creato ad hoc. E giornalisti interni ed esterni potranno inviare il curriculum, la loro candidatura.
Il merito dell'innovazione è soprattutto dei parlamentari della Commissionechevigilasulla tvdi Stato. I quali l'hanno suggerita nella loro delibera del 12 feb-
L'impostazione dell' ad confortata da un parere legale: "Pluralismo non è spartizione delle reti"
braio. VaanchedettochelaRaiha
Renzi lavora alle nuove regole per la Raie guarda a Grillo: "Su questo tema lo ascolterei volentieri"
già adottato questo modello di selezione per i capiredattori di 5 sedi regionali, tra cui Trento e Firenze. Oralalogicadelleselezioni pubblichesiallargaalleredazioni nazionali, che diventeranno soltanto due. La prima newsroom unirà il Tgl, il Tg2 e Rai Parlamento mentre la seconda il Tg3, il canale di sole notizie RaiNews · 24 e la testata regionale Tgr.
Il piano del direttore generale Gubitosi conferma, come già nelle sue versioni provvisorie, che tutti i marchi resteranno in campo. In pratica, il telespettatore .a casa continuerà à vedere i notiziari del Tgl (sulla prima rete) o del Tg3, sullà terza. Ma dietro le quinte le novità saranno importanti. Tgl, Tg2 e Rai Parlamento - che diventeranno una sola entità - non avranno più tre redazioni perseguire la politica, la cronaca o gli esteri. In campo ci sarà una redazione unica per la politica, una sola per la cronaca, e così via.
Per evitare un deficit di informazione, la tv di Stato darà più mezzi e benzina al suo canale di sole notizie (Rai News 24), che si.
arricchirà di telegiornali locali (diversi in ogni regione italiana). Perdarevitaaquestomixdiinformazione nazionale e regionale, Rai News 24 dovrà trasferirsi su un'altra delle reti di ripetitori di Viale Mazzini (che dovrà essere "segmentata") .Anchequestavalorizzazionedellenewslocalieregionali è stata chiesta dalla Commissione di Vigilanza Rai. Novità e tagli infine sul fronte delle poltrone. Negli attuali tg ci sono 32 vice-direttori (di cui 29 attivi, nominati). Si ridurranno a 12.
. Ma la Vigilanza preme anche perché il nuovo assetto dei tgnon. comprometta il valore supremo del pluralismo delle idee. A questo proposito, i consiglieri della televisione di Stato hanno ricevuto unformalepareredeldirettore dell'Ufficio Legale della Rai, Salvatore Lo Giudice (di cui sono in possesso anche svariati parlamentari). Il parere dà un pieno via libera al piano Gubitosi che non C:omprime - sostiene - la ricchezza dell'offerta informativa. Lo Giudice si muove sulla linea della sentenza 03897 del Consiglio di Stato che, tra le righe, I' anno scorso, ha demolito lassetto
attuale delle news. Ha scritto la sentenza, e ripete adesso il parere, che il pluralismo non significa dare voce ai cattolici sul Tgl, ai conservatori sul Tg2 e ai progressisti sul Tg3. Una visione virtuosa richiede a tùtte le testate di rappresentare ogni posizione politica e culturale. E Lo Giudice spiega anche ·che la riforma delle news, 70 mUioni di risparmi, rientra tra le decisioni urgenti.
Sullariformacala però il "veto" dell'Usigrai: «Una riforma per non cambiare», la definisce il sindacato, perché «non interviene su elementi chiave come l'informazione di rete, la presenza sul territorio e sul web».
SeViale Mazzini tenta la strada dell'auto-riforma, anche la politica si muove. Il premier Renzi lavora ventre a terra alle nuove regole per la Raie il sistem;;i tv, e intanto guarda a Grillo: «E una persona che ascolterei volentieri su questo tema, lui che è stato allontanato dalle reti pubbliche», nella sua precedente vita di comico. In mattinata, Grillo si era espresso per una riforma della"tv di Stato in termini non così lontani da qt\elli cui pensa il monçio renziano.
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la Repubblica
m!DParlqmento
LA PRIMA NEWSROOM Unirà il Tgl, i1Tg2 e Rai Parlamento. I marchi saranno preservati, anche pet evitare una dispersione degli ascolti. Ma la redazione sottostante sarà unica
CINews24 LA SECONDA NEWSROOM Salderà il Tg3, Rai News 24 e la testata regionale Tgr. Ma i tempi non saranno immediati Soltanto nel 2016 tutte le sedi della Tgr avranno completano il passaggio al sistema digitale necessario all'unificazione
I CONDUTTORI I volti storici del T g 1 continueranno a leggere il telegiornale della prima rete e non potranno condurre il Tg2 La misura .serve a tutelare l'identità dei marchi nel nuovo assetto unitario
ILAVORIASAXARUBRA L'unificazion'e delle redazioni richiederà lavori nella sede di Saxa Rubra, dove oggi gli spazi sono frammentati La tv pubbljca inglese Bbc raccoglie i giornalisti in un edificio comune
VERRO IN CDA:"NIENTE DI CUI VERGOGNARMI" Chiamato a giustificare la sua lettera a Berlusconi del2010con accuse a ben 8 programmi Rai anti-governativi, ora Verro ribatte: "Denunciavo lo stesso in pubblico"
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Data 27-02-2015 Pagina 37 Foglio 1
Inaccettabile l'adempimento posto ancora a carico dei professionisti
Jobs act, nuovi obblighi Previsto il monitoraggio delle conciliazioni DI FRANCESCO LoNGOBARDI
PRESIDENTE ANcL
Con l'art. 6 comma 3 del decreto sulla disciplina delle tutele crescenti come sino
ra anticipato, viene introdotta una nuova sanzione a carico del datore di lavoro e un nuovo adempimento a carico dei consulenti del lavoro, il tutto per alimentare l'operatività di un'altra esigenza della pubblica amministrazione.
3. Il sistema permanen· te di monitoraggio e valutazione istituito a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 28 giugno 2012, n. 92, assicura il mo· nitoraggio sull'attuazione della presente disposi· zione. A tal fine la comu· nicazione obbligatoria telematica di cessazione del rapporto di cui all'ar· ticolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, è integrata da una ulteriore comunicazione, da effettuarsi da parte del datore di lavoro entro 65 giorni dalla cessazione del rapporto, nella qua· le deve essere indicata l'avvenuta ovvero la non avvenuta conciliazione di cui al comma 1 e la cui
omissione è assoggettata alla medesima sanzione prevista per l'omissione della comunicazione di cui al predetto articolo 4-bis. Il modello di tra· smissione della comuni· cazione obbligatoria· è conseguentemente rifor· mulato. Alle attività di cui al presente comma si provvede con le risor· se umane, strumèntali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori· oneri per la finanza pubblica.
Pare oltremodo inaccettabile la persistente volontà del legislatore di percorrere la strada delle progressive complicazioni, il luogo della auspicata e solo paventata
semplificazione. Tale provvedimento si inserisce nella filosofia affatto condivisibile e già ampiamente rappresentata agli organi di governo, per la quale l'intermediario va considerato telelavoratore della pubblica amministrazione.
Si invitano pertanto quanti nel loro potere a intervenire da subito per la cassazione di tale provvedimento, prevedendo che la necessità di monitoraggio delle conciliazioni possa essere soddisfatta direttamente dalle commissioni stesse che dispongono fisiologicamente dei dati inerenti le conciliazioni concluse e non concluse.
Si auspica in proposito che si voglia dan~ un concreto segnale di coerenza e opportunità.
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Data 27-02-2015 Pagina 42 Foglio 1
Il demansionamento, previsto dal Jobs act si applica anche alla p.a. Il demansionamento previsto dal terzo decreto attuativo della legge 18312014 (Jobs act) si applica anche al lavoro pubblico, pur se con diversi problemi. Come per la modifica alla disciplina dei licenziamenti individuali, anche la modifica implicita all'articolo 13 dello Statuto dei lavoratori, pone il problema della sua este:iJ,dibilità anche ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Probabilmente il governo, per coerenza con quanto sin qui dichiarato in merito agli effetti delle modifiche all'articolo 18 sul lavoro pubblico, affermerà che le modifiche alla di· sciplina delle mansiQni non valgano pèr il settore pubblico. Tuttavia, finché non si dimostri che le dichiarazioni e i comunicati stampa non assurgono a fonti di diritto, le disposizioni normative vigenti stabiliscono altro. Tali disposizioni sono due, molto precise e si ritrovano nel dlgs 165/2001, cioè il testo unico sul lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.
La prima è l'articolo 2, comma 2, ai sensi del quale «i rapporti di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono disciplinati dalle disposizioni del capo I, titolo II, del libro V del codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell1impresa, fatte salve le ·diverse disposizioni contenute nel presente decretò, che costituiscono disposizioni a carattere imperative». Poiché l'articolo 13 'dello Statuto dei lavoratori regola il contenuto dell'articolo 2013 del codice civile, ogni modifica
a queste disposizioni influisce direttamente sulla disciplina del rapporto di lavoro pubblico contrattualizzato. Ne dà conferma la seconda disposizione deld]gs 165/lOOl, l'articolo 51, eorrmtà 2, a mente del quale «la legge 20 maggio 1970, n.300, e successive modificazioni e integrazioni, si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti». Ogni modifica, dunque, allo Statuto dei lavoratori, dispone la legge di disciplina del lavoro pubblico, si riverbera automaticamente sul rapporto di lavoro pubblico.
Non vi sono, per altro, disposizio· ni normative derogatorie alla disciplina del demànsionamento, tali da far ritenere che nel lavoro pubblico possano vigere regole differenti. In effetti, l'articolo 52 del dlgs 165/2001 disciplina in via particolare solo l'attribuzione delle mansioni superiori, peraltro in modo da vietare che, nel lavoro pubblico, lo svolgimento di mansioni superiori oltre il termine fissato comporti l'acquisizione au· tomatica del.livello superiore, come avviene nel privato. Esiste, poi, 1U1a disciplina del demansionamento, reperibile nell'articolo 34, comma 4, sempre del dlgs 16512001, ma con un fine del tutto diverso da quello p:reVisto dal terzo dec:reto attuativo del Jobs,act. Questo,.infatti; consente il demansionamento ~<in caso di modifica degli assetti organizzativi azien· dali che incidono sulla posizione del lavoratore». Uarticolo 34, comma 4, citato, invece si applica ai dipendenti pubblici in esubero ed inseriti nelle
liste di disponibilità, per facilitare l'assunzione in mobilità presso enti, appunto accettando di scendere di una categoria di inquadramento, con effetti sullo stipendio, che, invece, in teoria il Jobs act non prevede.
Se, allora, il quadro normativo indica che la disciplina del demansionamento si estepde alla pubblica amministrazionè, sicché per evitarlo occorrerebbe una legge di modifica degli articoli 2, comma .2, e fH, èQmma 2, del dlgs 165t.mo1, si debbono evidtinziare i problemi operativi che deriverebbero dall'applicazione della norma approvata dal Consiglio dei ministri. Essa, infatti, mira a mantenere intatto il livello retributivo, pur in presenza di mansioni inferio· ri. Applicare simile regola nel lavo· ro pubblico può rivelarsi non così semplice, perché <fccorrerebbe dimostrare alla Corte dei conti o altri organi di controllo di ben operare la gestione del denaro pubblico; continuando a pagare a un Iavorat()f'e un certo tipo di trattamento economico, chiedendogli però di svolgere un lavoro proprio di una categoria professionale inferiore.
È vero che questo potrebbe determinare l'abbassamento del salario accessorio legato in particolare ai risultati connessi proprio ai progetti di· produttività a loro volta connessi con la qualità delle mansioni prestate, tuttavia si potreb· be trattare di risparmi non molto significativi, tali da non giustificare il demansionamento sul piano strettamente finanziario. Luigi Oliveri
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Data 27-02-2015
il Giornale Pagina 1 O Foglio 1
Bersani sgambetta Renzi su Italicum e Jobs Act L'ex segretario guida gli anti Matteo: «Non voterò la legge elettorale e la riforma del lavoro e incostituzionale». Nasce la corrente dei fedelissimi del premier: cento parlamentari
di Laura Cesaretti Roma
aunlatolafrondainagitazione, cheminacciarappresaglieantiRenzisu tuttiifronti: dallaRaial
l'Italicum al decreto Popolari, su cui ancheFassina&Co.fannopiovereemendamenti. Fino alla diserzione della riunione dei parlamentari convocati da Renzi, annunciata da Bersani e imitato da molti altri dellaminoranzaPd: «Non ci sto a fareilfigurante», tuonai' exsegretariodeciso a riprendersi almeno la leadership degli anti Renzi. Dall'altro il corpaccione renzianonelPdche si organizza, sirafforzae allargala baseparlamentarepropremier, come si intuiva mercoledì sera all'affollata primaassembleadi «Spazio democratico»,ilneonato «correntone» filoMatteo. E lo stesso Renzi replica direttamente agli oppositori: «N essunohala verità in tasca e nessuno vuole ricomincia-
Scatta anche l'offensiva sul fronte delle Popolari con una pioggia di emendamenti
re coni caminetti ristretti vecchia maniera: noi siamo per il confronto, sempre».
Insomma, il Pd è squassato da spinte contrapposteedacuriosiribaltamentidi fronte: ora, per esempio, è la minoranza a sperare ardentemente di poter siglare un «patto» con Silvio Berlusconi perriuscire ad affossare lanuovalegge elettorale. L'Italicum tornerà prima dell'estate a Montecitorio, eil premiervuolechesiala lettura definitiva (l'Italia è l'unico paese occidentale privo di legge elettorale). La minoranza - terrorizzata dalla possibile decimazione - vuole bloccarla, e lo stesso Bersani va annunciando in giro: «lo quel pasticcio non lo voterò mai». E anche sulJ obsAct attacca: «Fuori dall' ordinamento costituzionale». Ma i voti della frondanonbastano,esullaleggeelettorale la speranza è riposta nella Boldrini (che può assicurare copertura ai franchi tiratori col voto segreto) e soprattutto in Berlusconi, cheimessidellasinistrastanno cercando, per vie traverse, di convincere a rinunciare ai capilista bloccati e far saltare l'Italicum.
In questo clima è nata l'iniziativa di un gruppo di renziani doc come Delrio, RichettieRughetti: non unacorrente, giurano (anche perché Renzi di correnti non vuol sentir parlare: «Ce ne sono troppe, e
lecorrentinonlefalamaggioranzainun partito»), ma un «laboratorio di idee». E certo non un raggruppamento «cattorenziano», come qualcuno l'ha bollato. Le adesioni, spiegano, sono arrivate da ogni parte: exSceltacivicacome Marane Romano, ex dalemiani come Agostini e Tidei, veltroniani come Verini e Morassut, cattolici democratici come Bazoli e Senaldi, exbindiani, exlettiani, exPpicome Fioroni, ma anche i fuoriusciti di Sel. In tutto, calcolano, più di un centinaio di parlamentari. Dal Piemonte, anche Sergio Chiamparino benedice - con un filo d'ironia -la «intelligenteoperazioneneomorotea».Adareilsegnaledellanonostilità renziana - ma anche a depotenziare l'idea che si tratti di una corrente - erano presenti alla riunione anche i numeri due del premier-segretario, Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Nel dibattito si è respiratala tensione che si vive nei gruppi parlamentari rispetto alla costante fronda antigoverno dellaminoranzaPd. Malumore renziano verso il capogruppo, Roberto Speranza: «È la prima volta che alza la voce in un'intervista, e guarda caso lo fa contro il governo», ha denunciato un deputato. «Ha mai alzato la voce tutte levolteincuilaminoranzahannovotato contro le indicazioni del gruppo? Strano modo difareil capogruppo».
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IL ·'"~MATTINO me. Purtroppo, proprio in materia fiscale lo Stato ha la pessima abitudine dimettere i contribuenti gli uni contro gli altri. Lavoratori dipendenti contro autonomi. Percettori di reddito da lavoro
contro quelli da capitale. Lavoratori contro pensionati. E via proseguendo. Eviti ora di confondere la tutela di chi collabora con la giustizia con la delazione di massa. Perché quest'ultima è
Data 27-02-2015 Pagina 1 Foglio 2 / 2
da sempre il sistema con cui autocrazie politiche e religiose hanno allevato sudditi tremebondi, non cittadini consapevoli.
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Data 27-02-2015
IL ·'"~MATTINO Pagina 1 Foglio 1 / 2
i I conti in tasca con le nuove regole da marzo
Tfr in busta paga, ecco a chi conviene Marco Esposito
una semplice richiesta all'ufficio del personale della propria azienda. Non sono soldi in più -l'aumento è l'anticipo del Trattamento di fine rapporto - tuttavia siamo di fronte a un'opzione
che può diventare molto vantaggiosa per i lavoratori dipendenti del settore privato, soprattutto se consente di evitare di inde bitarsi, con benefici sulle finanze familiari che sono evidenti sui
redditi bassi e che appaiono sensibili anche su quelli fino a 55.000 euro annui. La novità scatta dal primo marzo e il bonus dura fino alla metà del 2018. LI occasione è ghiotta e non
ha precedenti: ottenere un aumento in busta paga con
n
>Segue a pag. 13
Tfr in busta, ok se ci si libera dei debiti Dal primo marzo è possibile l'aumento di stipendio, ma occhio alle tasse
Marco Esposito SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Gli unici che non devono farsi tentare dalla novità sono i ludopati: i malati del gioco compulsivo butterebbero in videopoker ogni euro guadagnato. Per tutti gli altri ecco, caso per caso, come funziona l'anticipo del Tfr e a chi conviene davvero.
Quando. La domanda può essere presentata dal primo marzo. Il Tfr che maturerà da quel momento in poi sarà inserito in busta paga senza possibilità di ripensamenti fino al 30 giugno del 2018, quando si conclude questa interessante sperimentazione introdotta dal governo Renzi.
Come. È sufficiente una «istanza di accesso» da presentare all'ufficio del personale della propria azienda. Possono farla tutti i lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi agricoli, domestici e chi ha meno di sei mesi di servizio). Sono esonerate le aziende in crisi.
Tfr o fondi pensione'? La liquidazione, o trattamento di fine rapporto, è una sorta di risparmio forwso. Sono cioè soldi del lavoratore che l'azienda trattiene o per restituirli con gli interessi alla conclusione del rapporto di lavoro o per versarli in un fondo di previdenza, secondo la scelta del lavoratore. La prima opzione - quella preferita dalla maggioranza dci dipendenti - è in effetti la più oculata perché il Tfrviene incassato nel momento in cui si interrompe il lavoro, il che può accadere molto prima dell'età di pensione. Per esempio un lavoratore di 50 anni con 30 anni di servizio che vede la propria azienda chiudere, se incassa la liquidazione può avviare un'attività in proprio, mentre se ha scelto il fondo pensione non rivedrà i suoi
soldi prima dei 67 anni. L'anticipo del Tfr in busta paga può effettuarlo sia chi ha scelto il Tfr tradizionale sia chi ha preferito i fondi.
La tassazione. Oggi il trattamento di fine rapporto è soggetto alla tassazione separata, cioè non si somma al reddito ordinario dell'anno. Ciò consente di applicare un'aliquota pari al 23% peri primi 15.000 euro e al 27% per la quota tra i 15.000 e i 28.000 euro (di rado si va oltre). Con l'anticipo in basta paga, invece, i due redditi si sommano e la tassazione quindi diventa quella più alta in rapporto al reddito lordo annuo. In parole semplici, solo per redditi bassi, entro i 15.000 euro, c'è la certezza di non pagare più tasse e quindi conviene anticipare il Tfr e aumentare il proprio tenore di vita. Ma non è detto che l'operazione non sia conveniente per redditi elevati.
Tfr o prestito'? Facciamo un esempio concreto su un reddito di 25.000 euro lordi. Il Tfr è pari al 6,91%ecioèa1.727 euro lordi. Portarli in busta paga significa farseli tassare al 27% e non al 23% e cioè pagare 466 e non 397 euro di tasse. Pur con l'aggravio di imposte, sono sempre 105 euro netti al mese. Se tali soldi non sono indispensabili, possono restare serenamente nel Tfr. Ma se i 105 euro sono utili - e per moltissimi lo sono - il confronto di convenienza va fatto con l'alternativa di un prestito. La maggiore imposta, infatti, è di appena 4 punti percentuali e a quel tasso non c'è alcun prestito (eccetto i mutui, ma per importi molto diversi). Chiedere un finanziamento equivalente ai 105 euro al mese, infatti, costa il 12,54% con la cessione del quinto e il 12,02% con un credito finalizzato. Farsi «prestare» i soldi da se stessi pagando il 4% invece del 12% è di lampante convenienza.
Redditi bassi. Fino a 15.000 euro non c'è
alcun dubbio: incrementare la propria busta paga è sempre vantaggioso, anche perché in questa fase di tassi di interesse molto bassi né i fondi pensione né il Tfr offrono rendimenti appetibili. Tra i 15.000 e i 28.000 euro l'aliquota fiscale del 27% non è così lontana da quella del 23% per cui la convenienza è sostanzialmente intatta e diventa ancora più netta se l'incremento della busta paga consente di scongiurare un indebitamento.
Redditi medi. La convenienza resta evidente per molti redditi medi e medio alti, sempre se il confronto lo si fa con talune forme di finanziamento. Per esempio un reddito di 40.000 euro lordi matura un Tfr di 2. 764 euro.Anche considerando l'aliquota piuttosto salata, quella del 38%, restano 1. 714 euro all'anno ovvero 143 euro netti in più al mese. È vero che il 38% di tasse è ben più caro del 23% però i 15 punti di differenza si confrontano con il 15,96% che costa in media uno scoperto di conto corrente oppure con il 16,90% di un acquisto effettuato con una carta di credito del tipo revolving.
Redditi alti. Oltre i 55.000 euro di reddito lordo scatta un'aliquota del41 % (che sale al 43% oltre i 75.000) e cioè si pagano 18-20 punti in più rispetto al23% base. Chi ha bisogno di incrementare momentaneamente il proprio tenore di vita può ricorrere con minore spesa a una cessione del quinto dello stipendio, cercando bene però l'offerta più conveniente: il tasso (Taeg, quello compren -sivo di tutti i costi) su tale tipologia di prestiti in media è del 12,54% ma la soglia di usura arriva al 19,67% per cui ci sono banche e finanziarie che possono chiedere un interesse non lontano dal 20%. E in quel caso, se non si trova un'offerta migliore, il ricorso al Tfr torna un'opzione ragionevole pur di evitare di indebitarsi a tassi (quasi) da strozzini.
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IL ·'"~MATTINO
Tfr, a chi conviene portarlo in busta paga Il Tfr (trattamento di fine rapporto) è pari al
6,91°/o della retribuzione lorda annua
RENDIMENTO ATIUALE TASSATO
quota fissa
Il rendimento annuo lordo è pari a
1,5 punti fissi più l'inflazione delle famiglie di operai e impiegati
11o/o quota variabile
ali' totale
Fascia di reddito aliquota Convenienza Tfr Casi in cui applicata in busta paga è conveniente
0-15.000 euro 23% SEMPRE
15-28.000 euro 27% TALVOLTA Quando consente di evitare un prestito
28-55.000 euro 38% TALVOLTA Quando consente di evitare un prestito a un tasso (Taeg) di almeno il 15%
oltre 55.000 euro 41/43% MAI
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TASSI ATTUALI SUI PRESTITI (Taeg medio rilevato dalla Banca d'Italia)
tipologia importo
Credito revolving Unl);l!'S.òòò
Scoperti senza affidamento lln:111~J.5.0P
Scoperti senza affidamento tjltré1,soo
Credito revolving qtttn·ADQ
Cessione del quinto tifi .. ìi·a· 5 .. 000
Credito finalizzato 1iìiò~<i·D~ll
Crediti personali qµatsiasi
Cessione del quinto
Apertura di credito in c/c li'~'Q,·a,5,DOD
Apertura di credito in c/c l)Jtì:.~l'!,IJ'Oo
Credito finalizzato ì!ltr:e;S:ODQ
Anticipi e sconti fi!1J:ta5;0DO ·
Anticipi e sconti oltf\!5.DDO
Mutuo a tesso fisso qualgias!
Mutuo a tasso variabile qualsiasi
tasso
16,90
15,96
15,10
12,68
12,54
12,02
11,99
11,64
11,62
9,97
9,69
9,61
8,05
4,50
3,47
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Data 27-02-2015
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Primo esperimento nella Pa nel mirino anche i ritardatari Mail criptate per segnalare i «furbetti del tornello>>
ROMA Rossella Orlandi nella sua circolare agli uffici è stata chiara. Nel programma di «whistleblowing» dell'Agenzia delle Entrate non andranno segnalati solo fatti che costituiscono reati. Anzi. L'elenco dei possibili illeciti che i dipendenti del Fisco potranno denunciare è lungo. C'è per esempio laccesso indebito al sistema informatico dell'Agenzia delle Entrate nel quale, è bene ricordarlo, sono contenuti dati sensibili dei cittadini, dalle loro dichiarazioni dei redditi fino ai saldi dei conti correnti. Si potranno, poi, denunciare anche i furbetti del tornello, quelli cioè che commettono «irregolarità nell'attestazione delle presenze in ufficio», ossia che in pratica timbrano il cartellino e poi spariscono. Ed ancora, i rapporti troppo stretti tra uno sceriffo del Fisco e un contribuente o un consulente, comportamento questo considerato sintomo di possibile corruzione.
Così come sarà considerato «sospetto» chi chiede continuamente informazioni su un determinato fascicolo. Interessante anche un altro inciso contenuto nella circolare. Non sarà necessario che il dipendente «abbia lassoluta certezza dei fatti denunciati», basterà che alla base della segnalazione ci sia un «fondato sospetto». Nella circolare è spiegato poi, che la segnalazione dovrebbe essere firma-
ta, perché rappresenta «un momento di effettiva realizzazione del senso civico del dipendente».
Senza tralasciare il fatto che il nome e il cognome di chi ha sporto la denuncia rimarrebbero sempre tutelati dal segreto, protetto anche attraverso un sistema crittografato di comunicazione via mail. Tuttavia, precisa il manuale, anche le segnalazioni anonime saranno prese in considerazione. Ma chi sarà a ricevere le mail e le lettere con le soffiate? Potranno essere indirizzate al responsabile della prevenzione della corruzione. I dipendenti, insomma, potranno scavalcare il proprio superiore gerarchico, anche perché chi fa la soffiata potrebbe ritenerlo in qualche modo implicato, per esempio per non aver controllato adeguatamente i suoi sottoposti.
La denuncia potrà essere inviata anche direttamente all'Agenzia anti-corruzione, l'organismo guidato dal super-magistrato Raffaele Cantone. I funzionari che denunciano casi di presunta corruzione, infine, non potranno in nessun modo essere discriminati. Non potranno cioè, subire azioni disciplinari ingiustificate o altre forme di molestia sulluogo dilavoro, così come non potranno subire ritorsioni di carattere organizzativo come per esempio può essere un trasferimento ingiustificato da un ufficio ad un altro.
«Non POSSO
che plaudire a questa iniziativa, che auspico possa estendersi e ritengo particolarmente utile».Èquantoafferma il presidente dell'Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone. Rispetto alle garanzie per il di-pendente «Voglio precisare un punto», aggiunge Cantone: «Si tratta di garantire non l'anonimato, ma la riservatezza». L'Autorità da lui guidata, tra laltro, si è già mossa su questo fronte, attivando una procedura specifica grazie alla quale i dipendenti pubblici possono inviare segnalazioni attraverso un'email che garantisce totale riservatezza. «Ene abbiamo già ricevute un certo numero», afferma Cantone. È di pochi giorni fa inoltre un protocollo d'intesa con la Regione Lazio. Più in generale «abbiamo cominciato ad adottare - aggiunge Cantone - linee guida in materia che sono ora in consultazione sul nostro sito e abbiamo inviato anche agli enti, per una valutazione e uno scambio sull'attuazione di questo strumento».
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Data 27-02-2015
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La corsa del made in ltaly Il ministero dello Sviluppo economico ha dato il via a un piano per rilanciare l'export, col volano di Expo
Enel, cessione conclusa Il ministero del Tesoro ha chiuso il collocamento del 5,74% delle azioni Enel per 2,2 miliardi di euro
Atene guarda a Berlino Oggi il Bundestag voterà il prolungamento degli aiuti alla Grecia: l'ok è scontato nonostante il forte dissenso
Il monitoraggio I Lavori affidati senza garn d'appalto
Capoluogo regione
Ancona Aosta Bari
Catanzaro Firenze
Venezia
% procedure negoziate
Indagine dell'Autorità Anticorruzione
I funzionari che hanno segnalato illeciti non potranno essere discriminati
86,68 89,99 78,63 84,5 78,63 63,24 77,23 87,21 79,37 60,72 83,33 55,21 11,59 86,44 80,07 86,51 72,57 87,17 87,69 74,53
% importo
t-~~~~~-1 48,83 23
• 20,45 21,26
• 20,45 26,93
• 14,3 50,54 27,52 -li 30,84 14,29
• 17,85 ID 4,29 I 10,81
43,54 33,05 38,68 -'!ll 48,06 35,82 17,43
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Il direttore Rossella Orlandi, a capo dell'Agenzia delle entrate: ieri il manuale
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