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REGOLA DI VITA DELL’ASSOCIAZIONE PUBBLICA …sangiuseppecarapelle.xoom.it/images/Regole...

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1 REGOLA DI VITA DELL’ASSOCIAZIONE PUBBLICA CLERICALE “OBLATI DELLA MADONNA DEL ROSARIO” PREMESSA La Regola degli Oblati della Madonna del Rosario – applicabile per analogia anche ai Soci Collaboratori detti Fratelli Oblati della Madonna del Rosario ( Statuto; Art 3, §§1- 3), in quanto compatibile con il loro, “status”- è consegnata a ciascun socio al momento del suo ingresso nell’Associazione mediante l’emissione dei primi voti, ed è da tutti gli Associati conosciuta ed approfondita, anche nei “circoli” settimanali e nelle riflessioni comunitarie. Tale Regola di vita favorisce la consacrazione emessa dagli Oblati, la quale, pur non avendo la portata giuridica espressa dal Diritto Comune, costituisce il riconoscimento della loro vocazione ad uno stile di vita propriamente religioso nonché della testimonianza da dare all’interno della Comunità e nei confronti della Chiesa. La presente Regola costituisce parte integrante e indivisibile con lo Statuto dell’Associazione Pubblica Clericale denominata “Società degli Oblati della Madonna”. FONTI NORMATIVE DI RIFERIMENTO Nel preparare queste Regole si è tenuto conto della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero Ordinario e Straordinario della Chiesa, vale a dire: o Sacra Scrittura o Concilio Ecumenico Vaticano II° o Costituzione dogmatica Dei Verbum o “ “ Lumen Gentium o “ “ Gaudium et spes o “ “ Sacrosanctum Concilium o Perfectae caritatis o Apostólicam actuositatem o Ad Gentes o Evangelii nuntiandi o Codice di Diritto Canonico o Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica o Regole degli Oblati della Madonna di Pompei 1957e successive del 1968 e 1994 o Intenzioni mensili dell’Istituto degli Oblati della Madonna del Rosario. o Lettera Apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II “Rosarium Virginis Mariae” o Optatam totius o Praesbiterorum Ordinis o Pastores dabo vobis o Ratio fundamentalis institutionis sacerdotali o Vita consecrata
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REGOLA DI VITA DELL’ASSOCIAZIONE PUBBLICA CLERICALE

“OBLATI DELLA MADONNA DEL ROSARIO”

PREMESSA La Regola degli Oblati della Madonna del Rosario – applicabile per analogia anche

ai Soci Collaboratori detti Fratelli Oblati della Madonna del Rosario ( Statuto; Art 3, §§1-3), in quanto compatibile con il loro, “status”- è consegnata a ciascun socio al momento del suo ingresso nell’Associazione mediante l’emissione dei primi voti, ed è da tutti gli Associati conosciuta ed approfondita, anche nei “circoli” settimanali e nelle riflessioni comunitarie. Tale Regola di vita favorisce la consacrazione emessa dagli Oblati, la quale, pur non avendo la portata giuridica espressa dal Diritto Comune, costituisce il riconoscimento della loro vocazione ad uno stile di vita propriamente religioso nonché della testimonianza da dare all’interno della Comunità e nei confronti della Chiesa. La presente Regola costituisce parte integrante e indivisibile con lo Statuto dell’Associazione Pubblica Clericale denominata “Società degli Oblati della Madonna”.

FONTI NORMATIVE DI RIFERIMENTO Nel preparare queste Regole si è tenuto conto della Sacra Scrittura, della Tradizione

e del Magistero Ordinario e Straordinario della Chiesa, vale a dire:

o Sacra Scrittura o Concilio Ecumenico Vaticano II° o Costituzione dogmatica Dei Verbum o “ “ Lumen Gentium o “ “ Gaudium et spes o “ “ Sacrosanctum Concilium o Perfectae caritatis o Apostólicam actuositatem o Ad Gentes o Evangelii nuntiandi o Codice di Diritto Canonico o Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica o Regole degli Oblati della Madonna di Pompei 1957e successive del

1968 e 1994 o Intenzioni mensili dell’Istituto degli Oblati della Madonna del Rosario. o Lettera Apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II “Rosarium

Virginis Mariae” o Optatam totius o Praesbiterorum Ordinis o Pastores dabo vobis o Ratio fundamentalis institutionis sacerdotali o Vita consecrata

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I CAPITOLO

LA NOSTRA CHIAMATA: NATURA E FINE E SPIRITUALITA’

1.1 Carisma Consolidare e dilatare il Regno di Gesù Cristo Nostro Signore, assumendo la costante tensione verso la perfetta carità, attraverso la pratica dell’umiltà sulle orme della Vergine Maria.. 1.2 Spiritualità “La comunità degli Oblati deve essere particolarmente attenta affinché la virtù dell'umiltà individuale e collettiva sia, tra tutte, la virtù più stimata e coltivata ad imitazione della Vergine Santissima, la quale virginitate placuit, humilitate concepit (San Bernardo). Ciascuno sia memore infatti che l'umiltà è fondamento di tutte le virtù. L'umiltà richiede che l'uomo conosca di essere debole e indigente, fallibile e peccatore e di avere tanti difetti e che si conosca tale, senza mentire con se stesso (l'umiltà è verità); richiede inoltre che, dopo aver avuto una tale conoscenza di se stesso e della propria miseria, sopporti con pazienza di essere stimato bassamente dagli altri; richiede infine che tutti i doni, di cui eventualmente il Signore lo avesse dotato, servano unicamente a rendere gloria a Dio, attribuendo sempre tutto a Colui dal quale viene ogni bene. 1.3 Apostolato e Missione 1.3.1 L’Oblato è inserito nella dimensione comunitaria anche per quanto concerne la sua missione o compito pastorale. Gli Oblati, infatti, aspirano a dare un segno di comunione e di fraternità in Cristo anche attraverso l’azione comune,sempre in piena sintonia con le indicazioni dell’Ordinario diocesano, in spirito di sincera adesione alle indicazioni del Superiore ed in totale disponibilità agli interessi ed urgenze pastorali della Chiesa. 1.3.2. Mezzi

a) Evangelizzazione

b) Propagazione del culto della Beatissima Vergine Maria; c) Promozione della recita del Santo Rosario in comune e delle pratiche

religiose proprie (Supplica, Novena, Quindici Sabati, ecc.) alle quali tutti gli Oblati sono tenuti.

d) Assistenza spirituale dei fedeli, soprattutto devoti alla Beatissima Vergine

del Rosario;

e) Apostolato e catechesi mariana, Missioni Mariane, esercizi spirituali, pellegrinaggi, congressi e riunioni, corsi e conferenze, edizione e diffusione

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della stampa mariana, attività culturali ed artistiche di carattere mariano, atte a raggiungere il fine predetto;

f) Apostolato inteso soprattutto a sostenere e difendere la famiglia, base della società cristiana, a preparare la gioventù ai doveri familiari, aiutare coloro che della famiglia sono rimasti privi, degli emigranti e di quanti sono più bisognosi di aiuto.

g) Tra dette opere sono da preferirsi le Case di Esercizi spirituali, l’eventuale

insegnamento scolastico, l’organizzazione e direzione di case di riposo, di ospitalità e pensionati, con particolare riguardo a quelle per i sacerdoti anziani o malati.

h) L’assunzione del ministero pastorale di parroco, se richiesto dall’Ordinario

del luogo, d’intesa col Superiore Generale e salvaguardando la vita comune.

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II CAPITOLO

VITA INTERIORE E VITA DI PREGHIERA

2.1 Vita interiore 2.1.1 La conservazione, il governo ed i progressi dell’Associazione Pubblica Clericale di fedeli “Società degli Oblati della Madonna” (del Rosario) dipende unicamente della bontà della misericordia di Gesù Cristo e dalla materna protezione della Madonna Santissima. Da Gesù e da Maria dipenderà il grado di perfezione al quale potrà giungere ciascun associato; ma poiché per Provvidenza divina, l’uomo è chiamato a corrispondere liberamente alle grazie divine, ciascuno dovrà adoperarsi con tutte le sue forze ad amare Dio, secondo l’espressione di Sant’Agostino “Ama e fa ciò che vuoi”. 2.1.2 La soave disposizione della Provvidenza e le norme dettate dal Magistero della Chiesa ritengono necessarie alcune regole che servono per facilitare l’acquisto della virtù e l’esercizio dell’ apostolato. Procurerà ciascun Oblato di custodire ed accrescere la virtù interiore definita dallo Chautard: “la vita di Gesù Cristo stesso in me, mediante la fede, la speranza e la carità e questa presenza di Nostro Signore è presenza di azione vitale, come l’azione del capo e del cuore sulle membra, azione intima, nascosta che lascia sussistere il libero arbitrio. Questa vita inaugurata nel Battesimo con lo stato di grazia, perfezionata nella Confermazione, riacquistata nella Penitenza e arricchita dall’Eucaristia, è la vita cristiana; per mezzo di questa vita Gesù Cristo comunica il suo Spirito e diviene in tal modo principio di una attività superiore che mi porta, se non vi metto ostacolo, a pensare, a giudicare, ad amare, a volere, a soffrire, a lavorare con Lui, con l’aiuto di Lui e come Lui. Le mie azioni esteriori divengono la manifestazione della vita di Gesù, di modo che ciascuno tende ad attuare così l’ideale di vita formulato da san Paolo: “non sono più io che vivo, ma Gesù Cristo che vive in me”(Gal 2,20). La vita interiore – continua lo Chautard – sarà dunque la mia vita cristiana perfezionata, per mezzo della quale, sempre fedele alla grazia divina, vivo unito a Gesù Cristo e mi dirigo in tutto secondo la parola del Vangelo e gli esempi di Nostro Signore. “L’Oblato, pertanto, deve dare tutto se stesso sempre e soltanto, naturalmente, dopo di aver soddisfatto l’esigenza di dare gloria a Dio” (Dalle Intenzioni mensili, I° Vol., Anno Dispari, settembre, 1° meditazione, 1° punto). 2.1.3 Nella vita interiore è necessario fuggire il formalismo, difendersi dalle vane compiacenze, guardarsi dalle illusioni. Procurerà ciascuno di alimentare la vita interiore secondo la misura della grazia comunicatagli da Nostro Signore, senza trascurare alcuna parte della perfezione a cui è chiamato. Preferirà le virtù nascoste e fondanti, la pietà al lavoro esterno; stimerà il possesso delle virtù cristiane più che la dottrina ed i doni naturali. Avrà sempre retta intenzione, non solo nelle azioni più importanti, ma anche nelle più piccole e particolari. Amerà e servirà Dio e la Chiesa per se stessi e non per le soddisfazioni e per le gratificazioni umane, amerà Dio sopra tutte le creature, queste in Lui e Lui in tutte. 2.1.4 La tensione della vita interiore porterà l’Oblato a tradurla in una vita di perfezione, vissuta fedelmente, lasciandosi guidare dal “Fiat” di Maria, come una esperienza

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dell’impossibile regalata dall’amore di Dio attraverso lo Spirito di Gesù Cristo “che è stato riversato abbondantemente nei nostri cuori”. L’ Oblato stimerà un bene di grandissima importanza non ritenere per sé una perdita tutto ciò che il mondo ama ed abbraccia, e con tutte le forze accetterà e desidererà quanto Gesù Cristo Nostro Signore amò e abbracciò e cioè: preferire l’umiliazione all’onore, la povertà alle ricchezze, la mortificazione alla vita comoda. Tre principi generali sono da tener presente: pregare bene; obbedire con umiltà; sacrificarsi per amore. 2.2. Vita di preghiera 2.2.1. La vita di preghiera si attua attraverso la cura quotidiana e settimanale dei "tempi forti" della PREGHIERA PERSONALE e COMUNITARIA. La preghiera personale inizia al mattino, subito dopo il risveglio e durante la pulizia personale (raccomandata quella del Vademecum); dopo ci si reca davanti al Santissimo per le altre preghiere comunitarie nel contesto dell’Ufficio delle Letture, delle Lodi e della meditazione. Nella giornata il ritmo della preghiera personale si protrae per altri e diversi momenti: con l’Actiones e concludendo con l’Agimus ogni lavoro o impegno di apostolato o di studio; dando particolare valore e spazio alla preparazione della celebrazione Eucaristica e al successivo momento di ringraziamento dopo la celebrazione, sottolineando che al centro di ogni giornata sta la celebrazione della Santa Messa. Nella preghiera demandata al singolo trova posto anche la recita di una o due parti del Santo Rosario, una parte viene pregata comunitariamente; i Misteri della Luce, introdotti magistralmente da Sua Santità Giovanni Paolo II, siano assimilati e pregati non solo individualmente ma anche comunitariamente. Tutta la dimensione di preghiera dell’Oblato è sostenuta da frequenti meditazioni sulle Intenzioni Mensili del Fondatore.

2.2.2 Tra i momenti di preghiera comunitaria, assumono un posto eminente L’Adorazione Eucaristica e la Liturgia delle Ore. I membri Oblati devono mostrarsi come modelli del gregge anche nel devoto impegno dell’adorazione personale e comunitaria dinanzi a Gesù Sacramentato. Risulta conveniente che i chierici Oblati incaricati della direzione di una Comunità dedichino un giusto tempo per l’adorazione, dando attenzioni ed onori maggiori che a qualsiasi altro rito. La Liturgia delle Ore, verrà particolarmente curata (cantata nelle Feste e Solennità), specialmente nella celebrazione dell’Ufficio delle Letture, delle Lodi e dei Vespri. Le altri parti sono lasciate alla recita personale o comunitaria secondo i ritmi della vita della Casa. Ai momenti di preghiera comunitaria quotidiani sopra accennati (celebrazione dell'Eucaristia, Ufficio, Lodi e Vespri, terza parte del santo Rosario), si aggiunge una breve preghiera chiamata di "Offerta" per mezzo di Maria al suo Figlio Gesù all'inizio di giornata (Vademecum). Verso la fine della giornata si prega con una parte del Rosario, normalmente illustrato da brani biblici e meditato. A questa pratica si aggiunge l’invocazione ai santi Protettori e la preghiera per il Santo Padre. L'esame di coscienza all'inizio della recita di Compieta e il canto della “Salve Regina”, o altro canto o antifona mariana, concludono la giornata. Ciò viene raccomandato anche agli Zelatori e agli Oblati in Famiglia. Si tenga bene a mente che la vita di preghiera (Pietà) non si esaurisce nelle pratiche in cappella, continua tutto il giorno attraverso il tesoro di grazia e amore Divino, che alimenterà incessantemente l'Oblato dalle intenzioni alle azioni, così che ogni sua

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azione interna ed esterna è un pezzo di eternità nella costruzione del Regno di Dio sulla terra. 2.2.3. Di particolare rilievo per 1'Oblato della Madonna è anche la preparazione al Sacramento della Penitenza, che frequentemente deve essere celebrato (preferibilmente con cadenza quindicinale). Tale Sacramento dà un apporto essenziale per la vita spirituale, nella sua dinamica di sviluppo orientato al cammino di perfezione, oltre ad essere elemento fondamentale per una sicura guarigione e purificazione personale. Ci impegneremo quotidianamente con tutte le forze nella conversione, nel cambiamento del cuore, spogliandoci dell’uomo vecchio e rivestendoci dell’uomo nuovo (Gal 4,19). Coloro che hanno compiti di governo nella comunità si asterranno dall’ascolto delle confessioni sacramentali dei membri. Il cammino di perfezione è sostenuto dal confronto con i suggerimenti del Moderatore dell'Associazione (Superiore Generale d'ora in poi) e del Padre Spirituale (approvato dall'Ordinario Diocesano), nonché dalla partecipazione a momenti e speciali giornate di ritiri ed esercizi. 2.2.4. Intimamente collegato alla dimensione di preghiera ha una speciale rilevanza formativa l’esercizio del “silenzio”, inteso come clima ordinario più adeguato per l’intera attività interna della Casa, ed in modo specifico il “silenzio rigoroso”, limitato a particolari momenti che mirano ad essere un aiuto alla purificazione personale e comunitaria. Ci sono tempi specifici per il “silenzio rigoroso”: dalla preghiera di Compieta sino al termine della preghiera comunitaria del mattino. Questo tempo di silenzio nella Casa serve per immedesimarsi di più nella stessa regola di preghiera, facilitandone la profondità e la ricchezza; aiuta ad acquisire lo spirito di purificazione da quella istintività più facile a manifestarsi, che facilmente non rispetta la verità e la carità; è un aiuto alla persona singola e non di meno alla comunione fraterna; abitua tutti a un obbedienza più semplice ed umile. Durante le ore destinate al lavoro e allo studio in silenzio, se è necessario parlare lo si faccia a bassa voce e con moderazione. Si eviti di entrare senza permesso nel posto o nella camera occupata da altri. In particolare, nei tempi forti di Avvento e Quaresima e nei venerdì non festivi, durante i pasti si osservi il silenzio nell’ascolto di letture edificanti, salvo dispensa del Superiore.

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III CAPITOLO

VIRTÚ, DISCIPLINA DI VITA E CONSACRAZIONE

3.1 Tenendo conto che l’umiltà individuale e collettiva è parte integrante del carisma e della spiritualità degli Oblati, ciascuno viva in un sincero e profondo spirito di umiltà, in particolare non rifiuti anche i più umili incarichi. Chi comanda sappia di essere al servizio del prossimo. Lo spirito di umiltà si estenda anche agli atti collettivi che sono frutto della comune cooperazione. Non si esalti mai l’opera della Associazione, ma della Chiesa di Dio, che prospera non per le nostre opere, ma per l’assistenza divina. 3.2 Mortificazione. 3.2.1. Gli Oblati diffidino di ogni mortificazione che possa suscitare ammirazione, temendo che nel mortificare il corpo non si alimenti l'orgoglio. Le penitenze corporali private, intese in senso ampio, siano apprezzate, ma usate solo col consiglio del Direttore Spirituale e sotto la direzione ed approvazione del Superiore il quale ha la responsabilità della salute, dell’osservanza e dell’efficacia dell’apostolato del proprio confratello. Gli Oblati amino soprattutto le mortificazioni interiori e tra queste preferiscano le piccole mortificazioni di ogni momento. La loro vita dovrà essere un tessuto di rinunzie e di sacrifici. Preferiscano quelle che sono utili a migliorare la loro indole e ad accettare le fatiche, le violenze, i disturbi, le noie, i torti che sempre accompagnano la esecuzione del proprio dovere di Regola e di Apostolato. 3.3. Principi generali La professione emessa dagli Oblati di castità, obbedienza, povertà e apostolato mariano, pur avendo la portata giuridica espressa dal Diritto Comune, in quanto voti emessi da membri di un’Associazione pubblica di diritto diocesano, costituiscono tuttavia il luogo teologico e spirituale in cui, gli Oblati stessi, riconoscono la propria vocazione e stato nella Chiesa. 3.3.1. I consigli evangelici, fondati sull’insegnamento e sugli esempi di Cristo maestro, sono un dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal Signore e con la sua grazia sempre conserva (can. 575 Codice Diritto canonico). 3.3.2. I consigli evangelici, assunti volontariamente, aiutano alla purificazione del cuore e alla libertà spirituale, tengono continuamente acceso il fervore della carità e hanno soprattutto la forza di conformare al genere di vita verginale, povera e obbediente, che Cristo Signore scelse per sé e che la Vergine Madre sua abbracciò (Lumen Gentium, 44b). 3.3.3. Con la professione dei consigli evangelici il fedele si dona a Dio sommamente amato, si libera dagli impedimenti che potrebbero ritardarlo nella carità e nella perfezione del culto divino e si consacra più intimamente con nuovo e speciale titolo al servizio e all’onore di Dio (Lumen Gentium 44a ).n

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3.3.4. I consigli evangelici uniscono in modo speciale coloro che li professano, alla Chiesa e al suo mistero; di qui ne deriva per loro il dovere di lavorare sia con la preghiera che con l’opera attiva a radicare e consolidare nelle anime il Regno di Cristo e a dilatarlo (Lumen Gentium 44b ). 3.3.5. Gli Oblati della Madonna (del Rosario) attuano la professione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza con la “Oblazione Mariana” che comporterà altresì la consacrazione al culto e all’apostolato della Beata Vergine Maria. 3.4. La Castità.

3.4.1. Dono eccellente. Consideriamo la castità come un dono eccellente che la Chiesa ha ricevuto e vuole custodire convinta che questo è un bene per se stessa e per il mondo. L’osservanza della castità e, pertanto, della perfetta e perpetua moderazione per il Regno dei Cieli, è il modo per il quale possiamo unirci più facilmente a Cristo con un cuore indiviso, e dedicarci più liberamente e maggiore carità al servizio di Dio e degli uomini. Il celibato, così inteso è dedizione di se stesso “in“ e “con” Cristo alla sua Chiesa, ed esprime il nostro servizio come sacerdoti alla Chiesa “in” e “con” il Signore. I discepoli hanno lasciato “tutto” per compiere la missione che Gesù gli aveva affidato. Per questo motivo la Chiesa, sin dai tempi degli Apostoli, ha voluto conservare il celibato sacerdotale e noi Oblati della Associazione lo abbracciamo liberamente. 3.4.2. L'Oblato della Madonna veda nella virtù della castità 1'amorosa ricerca ed il continuo possesso di ciò che nella sua persona e nella sua vita può piacere a Dio, evitando ciò che a Lui può dispiacere. Sapendo che la castità e un dono preziosissimo, da custodire in vasi fragili, ciascuno ponga ogni impegno nel perfezionare in se stesso la virtù angelica sforzandosi di imitare gli esempi di Maria Santissima. Ciascuno usi i mezzi necessari per custodire la purezza della mente e del cuore e soprattutto usi la mortificazione, custodisca i sensi, osservi le regole della modestia. Ciascuno avrà cura di evitare qualsiasi anche lontana occasione di pericolo e nell'apostolato si proponga di passare come angelo di Dio tra i pericoli del mondo.

3.4.3. Rispetto�Nella nostra convivenza principalmente con persone dell’altro sesso deve prevalere l’educazione e il rispetto, amando tutti in Cristo. Nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale si deve evitare tutto ciò che possa essere contrario alla fede e alla morale (can.666; Inter mirifica 9 e 10: Perfectae caritatis 12; Ecclesiae Sanctae 25 § 2a,b; Evangelica testificatio 46 ). 3.4.4. Mezzi Non tralascerà l’Oblato l’osservanza delle norme ascetiche che sono state garantite dall’esperienza della Chiesa e che sono ora più necessarie date le circostanze attuali, per le quali, prudentemente, eviteremo di frequentare dei posti e assistere a degli spettacoli, o

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perdersi in letture che possano mettere in pericolo l’osservazione della castità nel celibato. Alcune di queste norme sono:

• Fuga dalle occasioni; • Diffidare di se stessi; • Corretta educazione dell’affettività; • Tutela del cuore e dei sentimenti; • Una santa temperanza nel mangiare e nel bere; • Vita eucaristica; • Filiale devozione a Maria Santissima; • Saggio e limitato uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa (radio,

televisione, cinema, Internet e quant’altro); • Un buona meditazione quotidiana; • Clima fraterno nella vita comune (Perfectae caritatis 126).

3.5. La Povertà. 3.5.1. Tutti gli Oblati ameranno la povertà secondo l'esempio di Nostro Signore Gesù Cristo e della Vergine Santissima prendendo a modello delle loro Case la casetta di Nazareth. Ciascuno userà quanto possiede seguendo i consigli del Superiore. Eviterà ad ogni modo le spese superflue ed osserverà le leggi della temperanza e della parsimonia. L'essenza della povertà dell'Oblato effettivo, consisterà nel dipendere in ogni caso del Superiore. Manifestazioni di essa siano:

a) lavorare senza misurare la fatica;

b) essere staccati da ogni cosa senza rimpianti e desideri e, quando la Provvidenza dispone che si facciano sentire gli effetti della povertà, si accentino con amore generoso senza lamenti;

c) non si parli mai di "mio" e di ''tuo”, ne di ciò che si passa o si è passato in tavola, ne bramino di più e di meglio;

d) non si abbiano casse, cassette, armadi, all'infuori dei mobili della Comunità; non si chiedano elemosine se non costretti da grave bisogno;

e) non si applichino per guadagnarsi da vivere a lavori in genere, nè ad opere che per loro natura sottraggono tempo alla preghiera ed all'apostolato;

f) si cerchino solo la gloria di Dio, l'onore della Vergine Santa, il bene del prossimo, abbandonando ogni sollecitudine per procurarsi beni terreni anche se necessari al sostentamento, riponendo invece ogni fiducia nel Signore che "li provvederà dei necessario" .

3.5.2. Pertanto riguardo la gestione dei beni temporali, ogni Oblato della Madonna possiede esclusivamente per sé solo ciò che è necessario per una cura personale dignitosa, con

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speciale riguardo all’abbigliamento (comunque, mai assimilabile ad un abito religioso in senso proprio, restando ovviamente i chierici soggetti alla comuni normativa sull’abito ecclesiastico: can. 669; Perfecate caritatis 17) e a tutto ciò che è necessario alla salute del corpo, avendo riguardo alla particolare situazione di ciascuno. I chierici potranno usufruir e anche di tutto ciò che è necessario all’esercizio decoroso del loro ministero in quello spirito di assoluta semplicità evangelica e di spoliazione che li conforma visibilmente a Cristo povero, ed in un rapporto di sincera trasparenza col Superiore. 3.5.3. Ogni Oblato della Madonna è fortemente chiamato alla condivisione di tutti i beni – temporali e non – che gli appartengono, già a partire dalla prima “Offerta Mariana” durante la verifica vocazionale (Statuto art 16 § 1) e quindi, a maggior ragione, nello stato di aggregazione stabile tramite la promessa pubblica perpetua, la cosiddetta “Oblazione Mariana” (Statuto Art. 4, § 1). Riguardo specificamente ai beni temporali, l’Oblato della Madonna è invitato a definire tempestivamente (per iscritto, laddove necessario, con atto valido anche sotto il profilo civilistico: can. 668 §§ 1-5) tutti i rapporti patrimoniali che facessero eventualmente capo a lui, e comunque: Avanti la prima professione (dopo il Noviziato) i membri cedano l’amministrazione dei propri beni a chi preferiscono e, se le costituzioni non stabiliscono altrimenti, liberamente dispongano del loro uso e usufrutto. Essi devono poi, almeno prima della professione perpetua, redigere il testamento, che risulti valido anche secondo il diritto civile (can. 668 § 1). 3.5.4. Ciò che egli vorrà conferire alla cassa comune, in questo spirito, durante la formazione e nel periodo successivo, appartiene alla Comunità e non al singolo. Così e di qualsiasi altro bene di cui entrasse in possesso o acquistasse la proprietà dopo l'ammissione ufficiale se riterrà di accettarlo, dovrà rendere consapevole il donante che ciò che viene dato a lui - anche il denaro - è destinato alla condivisione in comunità. L'Oblato della Madonna vive in questo modo una vera povertà nella comunità dei beni, che vengono ridistribuiti secondo il fabbisogno comune, sotto la diretta responsabilità del Superiore. 3.5.5. Tale spirito di povertà si manifesta anche nell’ obbedienza particolare alla indicazioni del Superiore, in occasione della richiesta per sé di ogni cosa non strettamente necessaria (ad es., per l’uso del telefono a fini personali; per soddisfare particolari esigenze nel cibo; per l’uso di un abbigliamento speciale, per esigenze specifiche connesse agli studi; ecc). 3.5.6. Per quanto riguarda specificamente l’abbigliamento, oltre a quanto detto sopra, l’Oblato, se chierico, vestirà normalmente senza ricercatezze mondane l’abito ecclesiastico secondo la normativa vigente del luogo; comunque, indosserà solo abiti dignitosi, seri e semplici, senza particolari segni distintivi. L’ uso di qualche piccolo segno distintivo (otre a quelli comuni, quali l’anello – coroncina, non di materiale prezioso, segno di consacrazione alla Vergine Maria, ed il piccolo crocifisso sul petto) potrà essere concordato con l’Ordinario Diocesano, a partire dal c.d. “Noviziato”, in linea con le disposizioni delle Conferenze Episcopali Nazionali. 3.6. L’ Obbedienza 3.6.1. Segno distintivo dell’Oblato, si traduce in un rapporto di fiduciosa sottomissione alla volontà di Dio, resa concreta nella libera rinuncia alla propria volontà consegnata nelle

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mani del Superiore. In questo atto, mosso dallo Spirito Santo, l’Oblato riconoscerà, con autentico spirito di fede, l’ obbedienza di Cristo venuto a fare la volontà del Padre, a servire e non ad essere servito. 3.6.2. Questa dimensione teologica – spirituale dell’obbedienza perfetta porterà l’Oblato a tenerla in gran conto come dono grande di Dio, riconoscendo nei Superiori, chiunque essi siano, Nostro Signore Gesù Cristo e nutrendo verso di loro sentimenti di venerazione, confidenza ed amore come ad una madre. Obbedirà interamente, prontamente e generosamente con sentimenti di sincera umiltà non soltanto nell’ esecuzione esterna, ma accompagnando l’azione con l’abnegazione sia nella propria volontà che nell’intelletto. Obbedirà non soltanto quando vi sia obbligo, ma anche se non vi sia espresso comando; l’Oblato cercherà di seguire sempre ed ovunque la volontà del Superiore ad ogni suo cenno, quando la medesima volontà sia in linea con quanto stabilito dagli Statuti e dalla Regola di vita (can. 601 CIC; Lumen Gentium 42; Perfectae caritatis14; Presbyterorum ordinis 15; Evangelica testificatio 23-28). 3.6.3.. La medesima docilità ogni Oblato mostrerà anche verso la indicazioni che provengono da chi collabora stabilmente col Superiore nell’esercizio dell’autorità, in particolare il Consiglio Direttivo, che assiste il Superiore in ordine all’ordinaria gestione della vita comune (fraterna) - Cfr, Statuto Art 10 § 1. 3.6.4. Gli Oblati, sotto l’autorità del Superiore, esplicheranno la propria specifica attività con unità di fine, di direzione, di amministrazione, di programma, di spirito, di metodo non soltanto nella formazione dei membri ma anche nell’esercizio dell’apostolato. E’ prevista la diffusione dell’Associazione in altri territori, curando da parte di ciascuno che la medesima conservi l’unità e la continuità soprattutto attraverso l’obbedienza al Superiore Generale e all’Ordinario originario. 3.6.5. L’obbedienza e l’osservanza fedele delle norme contenute in questa Regola di vita renderanno gli Associati (Oblati Effettivi e Soci Collaboratori) soavemente docili nelle mani del Superiore, cui appartiene il coordinamento delle varie attività dei singoli. Gli Oblati della Madonna cureranno con particolare impegno l’adesione completa a tutto l’insegnamento della Chiesa per “sentire” con essa; particolare stima e devozione avranno verso la Gerarchia della Chiesa, la sola di Diritto Divino (Sacrosanctum Conciluim 10 ). 3.6.7. Nessuno gestisca in modo individualistico i rapporti interpersonali, come pure nessuno nei vari impegni esterni alla Comunità agisca di propria iniziativa, senza un preciso riferimento all'obbedienza e alle norme di vita comunitaria. L'Oblato, pertanto, abitualmente non intraprende come singolo azioni o iniziative esterne alla vita della Casa, se non in caso di necessità, da sottoporre comunque alla conferma del Superiore e avendone ricevuta licenza dall’Ordinario (can. 638; 668 § 2; 671; 765; 824 , 827, 829, 830, 832; 825; 826 §§ 1 e 2; 826 § 3; 827 §1; 827 §§ 2 e 3; 828; 831 § 1; 862; 886 § 2; 934 § 1; 966 e ss; 1288; 1692 § 2). 3.6.8. L’ Oblato, soprattutto se chierico, assumerà con gioia e gratitudine gli impegni di apostolato che l’Ordinario volesse indicare, avendo cura di armonizzarle con la vita comunitaria, alla luce delle direttive del Superiore e degli orientamento del Consiglio.

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3.6.9. Tenuto conto che di norma solo fedeli maggiorenni di sesso maschile (Statuto Art. 3 § 1) possono aderire in modo pieno all’Associazione, assumendo la qualifica di Chierici Oblati (Soci effettivi) e Fratelli Oblati (Soci Collaboratori) è del tutto eccezionale, e da sottoporre caso per caso ad autorizzazione previa dell’Ordinario del luogo, la presenza stabile di minori nella Comunità, che comunque devono avere già compiuto i sedici anni. Le persone che esercitano su di essi la potestà parentale o tutoriale (cann. 97 e 98), udito l’Ordinario del luogo competente per il minore in base ai criteri canonici del domicilio e del quasi - domicilio (can. 105), daranno il loro consenso scritto all’inserimento nella Comunità e parteciperanno attivamente all’itinerario di formazione, nelle forme concordate con Superiore, collaborando alla verifica vocazionale.

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IV CAPITOLO

VITA DI COMUNITÁ

4.1. Carità fraterna.

4.1.1 Regni sovrana tutte le virtù la carità che faccia di tutti un cuor solo ed un’anima sola, una vera famiglia. Sentano ciò anche i Zelatori pur vivendo in seno alle loro famiglie. Ciascuno abbia cura di evitare le diversità di giudizi nelle cose pratiche ed invece cerchi sempre con ogni diligenza di favorire l’unione vicendevole e la conformità amorevole di giudizio con i proprio fratelli, affinché congiunti in un infrangibile legame di fraterna carità, possano dedicarsi più efficacemente alla gloria di Dio e all’amore della Vergine Santa, secondo il detto di Sant’Agostino: “In dubiis libertas, in necessariis unitas, in omnibus charitas” all’insegna dell’amore fraterno. Ciascuno, inoltre, curi di evitare l’inclinazione di animo per questo o quel parere o fazione, ma curi sempre invece con amore universale tutte le parti, anche se tra loro contrarie, nella carità di Nostro Signore Gesù Cristo.

4.1.2. Tra gli Oblati ci si tratti con il “Tu” nella dimensione fraterna della Croce di Cristo, ma è opportuno usare anche il “Lei” in segno di stima e di rispetto (soprattutto verso i Superiori e Oblati anziani); si evitino con cura ogni espressione di soverchia familiarità o poco riguardosa o rustica o comunque il toccarsi per scherzo o sgarbatamente. 4.1.3. Le virtù naturali ed umane siano per ciascuno inizio e complemento delle soprannaturali. Soprattutto si curino la semplicità, la fraternità, la laboriosità. Siano sempre sereni, uguali di umore, dignitosi, affabili, modesti. Ciascuno si occupi del solo lavoro che la Provvidenza gli ha affidato, fugga 1'ozio e le occupazioni secolaresche. 4.1.4. La Comunità deve promuovere lo sviluppo della persona umana, favorire le relazioni reciproche e stabilire rapporti veramente fraterni. 4.1.5. Per sentirci responsabili gli uni degli altri, si avrà a cuore la correzione fraterna (cfr. Mt. 18,15), prevenendoci nella stima e nell’aiuto reciproco. Mai si darà l’eventualità che un Superiore riprenda in modo contrario allo spirito del Vangelo e alla legge della carità un suo confratello: ogni cosa si affronti in modo maturo e civile per mezzo del dialogo interpersonale libero e vero. 4.2. La formazione accademica

4.2.1. Tenendo presente la grande influenza che le correnti umanistico- filosofiche hanno nella cultura moderna, si rende necessario che alla formazione siano presenti i temi più rilevanti di carattere umanistico e filosofico, o che, in qualche modo, “abbiano a che fare con le scienze sacre, particolarmente se possono essere utili all’esercizio del ministero pastorale”. Tale formazione è valida per trattare correttamente i principali argomenti di teologia fondamentale, dogmatica e morale, delle Sacre Scritture, della liturgia, del diritto

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canonico, dell’ecumenismo, etc, . Ci si deve augurare che i documenti del Magistero siano approfonditi in gruppo, sotto una guida autorizzata, in modo che si faciliti l’unità dell’interpretazione e della prassi che tanto beneficia l’opera di evangelizzazione. Si deve dare particolare importanza, nella formazione intellettuale, alla trattazione di temi che oggi hanno maggiore rilevanza nel dibattito culturale e nella prassi pastorale, come, per esempio, quelli relativi all’etica sociale, alla bioetica, etc. Un trattamento speciale deve essere riservato ai problemi presentati dal progresso scientifico, particolarmente influenti sulla mentalità e sulla vita degli uomini contemporanei. Dobbiamo essere adeguatamente aggiornati e preparati per rispondere alle domande che la scienza può presentare nel suo progresso, non smettendo di consultare esperti preparati e sicuri. È di grande interesse studiare, approfondire, e diffondere la dottrina sociale della Chiesa, “oggi più che mai la chiesa è consapevole che il suo messaggio sociale troverà credibilità per la testimonianza delle opere, prima che per la sua coerenza e la logica interna”. Un’esigenza imprescindibile per la nostra formazione intellettuale è la conoscenza e l’utilizzo, nella nostra attività ministeriale, dei mezzi di comunicazione sociale. Questi, se utilizzati bene, costituiscono uno strumento provvidenziale di evangelizzazione, potendo raggiungere non solo una grande quantità di fedeli e di isolati, ma anche incidere profondamente sulla loro mentalità e sul loro modo di agire. 4.2.2. Studi Si provvederà affinché i fratelli si distinguano per una solida formazione secondo gli ultimi progressi delle scienze ecclesiastiche affinché cosi possano esercitare meglio il loro apostolato.

4.2.3. Professori E’ di principale importanza che i Professori, sia del nostro Istituto che esterni, siano si distinguano per una solida formazione culturale, siano di provate virtù cristiane, ciò affinché si insegni anche con l’esempio oltre che con la parola ( Optatam totius 1 ).

4.2.4. Piano di Studio Ogni Casa di formazione farà proprio il Piano di Studi previsto dalle Conferenze Episcopali nazionali e regionali ove la Casa si trova; Piano di Studi che indichi le discipline che devono frequentare i fratelli. Allo stesso modo ci sarà un Prefetto degli studi, di vasta cultura, che orienti e vegli sulla formazione intellettuale degli allievi della Comunità. La formazione accademica sarà sottoposta alla vigilanza dell’Ordinario legittimamente competente.

4.2.5. Un particolare riguardo si avrà per lo studio filosofico e teologico – da svolgersi sempre in strutture e secondo le modalità approvate dall’Ordinario Diocesano – e più in generale per una formazione culturale ampia che integri le dimensioni del sapere umano, della conoscenza e dell’uso di mezzi di comunicazione. Tutte queste dimensioni di sviluppo sono permesse ed anzi sollecitate, ma sempre in ordine all’armonico incremento del bene integrale della persona e della comunione fraterna. Proprio per questo i beni dello studio e dell’informazione devono sempre essere condivisi, e perseguiti in modo non individualistico. In particolare, riguardo allo studio, è quanto mai opportuno che normalmente nella scelta delle Facoltà e dei corsi da frequentare, ci sia la condivisione, almeno con un altro confratello; per ciò che concerne la formazione, l’uso di tutti mezzi di

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comunicazione avverrà sempre secondo lo stile proprio della vita comunitaria, rigettando spontaneamente ogni fruizione individualistica. 4.2.6. L’Associazione opera le scelte formative per un tempo adeguato in Seminari ecclesiastici, approvati a norma del Diritto e secondo le indicazioni del legittimo Ordinario. Ogni determinazione riguardo alla preparazione accademica e formativa degli Oblati, dovrà essere concordata preventivamente con l’Ordinario Diocesano del luogo ove la Casa sia stata stabilmente eretta. 4.2.7. Lo studio occupa uno spazio di rilievo tra i "lavori" quotidiani proporzionato agli anni di verifica e di formazione da attraversare. E’, insieme alla preghiera, ciò che scandisce con ritmo costante e prolungato le ore della giornata dell’Oblato, nello spirito precedentemente chiarito (Regola 3.19). Perciò periodicamente (ogni quindici giorni - mese) lo studio deve essere condiviso con gli altri confratelli, in forme opportunamente concordate con un aiuto e una collaborazione reciproci per:

• Una più adeguata comprensione delle materie, dei contenuti, delle problematiche; • Una preparazione remota ed immediata a sostenere gli esami; • L’arricchimento reciproco nella formazione intellettuale; • La crescita della personalità protesa alla donazione totale, secondo la propria

vocazione. 4.3. Vita fraterna

4.3.1. Formazione umana previa��Questa formazione è estremamente importante nel mondo di oggi come, d’altra parte, lo è sempre stato. Noi Oblati non dobbiamo dimenticare che siamo uomini scelti fra gli altri uomini per stare al servizio dell’uomo. Per santificarci e per ottenere risultati nella nostra missione sacerdotale, dobbiamo mostrarci arricchiti di virtù umane, che ci rendano degni della stima reciproca tra noi. In particolare, dovremo praticare la bontà del cuore, la pazienza, l’amabilità, la forza d’animo, l’amore per la giustizia, l’equilibrio, la fedeltà alla parola data, la coerenza con gli obblighi liberamente assunti, etc. Paolo istruisce i Filippesi dicendo loro che “tutto quanto c’è di vero, di nobile, di giusto, di puro, di amabile, di onorabile, tutto quanto sia virtù e cosa degna di elogio, tutto ciò tenetelo in conto” (Fil. 4,8). É anche importante che riflettiamo sul nostro comportamento sociale, sulle relazioni umane, sui valori dell’amicizia, etc. Pertanto, si rende necessaria un’educazione per l’amore responsabile e una adeguata maturità affettiva. Dobbiamo saper coltivare un grande amore, vivo e personale per Gesù Cristo. La libertà matura e responsabile, così come un’educazione della coscienza morale, sono le gioie che devono adornare la nostra formazione umana. 4.3.2. L'Oblato della Madonna, oltre a riconoscere la portata qualificante del vincolo di obbedienza che lo lega al Superiore e ai suoi collaboratori, accetta volentieri la dipendenza richiesta dallo stile di vita fraterna della Casa, riguardo i tempi, le modalità ed i gesti. Questo inserimento e sottomissione alla vita comunitaria è il vero "regolamento" dell’Oblato.

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4.3.3. Nella Casa non entrino estranei, senza il permesso del Superiore, salvo che si tratti di casa polivalente. Le persone esterne alla Casa possono essere momentaneamente coinvolte nella vita comunitaria solo qualora ci “fosse" un comprovato desiderio di partecipare a momenti di celebrazione o di preghiera. Chi che volesse fermarsi con la Comunità per una più specifica conoscenza sarà autorizzato a farlo solo dal Superiore o almeno da un membro del Consiglio.

4.3.4. Visitatori I Superiori e i fratelli di ogni Casa riceveranno con vera carità e allegria i fratelli di altre nostre case o di altre congregazioni; siano bene accolti studenti, famiglie e, in generale, tutti coloro che abbiano un sincero e fraterno rapporto di amicizia e apostolato con gli Oblati, che desiderino meglio conoscere il nostro carisma o vivere momenti di autentica fraternità. 4.3.5. Familiari:�pratichiamo anche la carità con i nostri genitori e familiari, benefattori e collaboratori ricordandoli nelle nostre preghiere personali e comunitarie. 4.3.6. Come gia indicato al Capitolo I, la giornata è scandita dalla preghiera personale e comunitaria, alla quale l’Oblato partecipa con particolare disponibilità soprattutto quando è direttamente coinvolto nel “gruppo liturgico”. Tale gruppo liturgico infatti deve provvedere ad un’adeguata preparazione delle celebrazioni, del santo Rosario illustrato e meditato, con testi letture e canti, secondo il metodo in uso nella Casa. E’ raccomandato anche che gli Oblati siano ammaestrati nel canto gregoriano. Il gruppo deve anche preoccuparsi della regolare pulizia della Cappella e della sacrestia. 4.3.7. Capacità di Lavorare e Vivere in Gruppo Nella nostra Comunità siamo come una famiglia. Non dimentichiamo che il cuore di Maria ci ha riunito e pertanto deve regnare fra noi la carità più fraterna e bella, vincolo di totale perfezione, affinché si possa dire che siamo un unico cuore e un unico spirito per la promozione degli interessi dell’evangelizzazione. Il nostro proposito è unirci per lavorare insieme negli interessi di Dio. Siamo uniti dal vincolo della carità e da una direzione comune, per moltiplicare gli interessi di Gesù nella porzione di vigna che ci ha affidato. La nostra Comunità si definisce come una Associazione i cui membri si uniscono per vivere nel modo migliore la loro vocazione aiutandosi in ogni aspetto della loro esistenza, lavorando insieme nella carità reciproca; vogliamo, pertanto dare vita a questo spirito di condivisione. Vivere nella Comunità degli Oblati si concretizza anche nella condivisione del lavoro quotidiano. Questo è il mezzo privilegiato per offrire la nostra testimonianza di fratelli che amano lo stare insieme; il gruppo ci realizza umanamente e spiritualmente obbligandoci ad uscire da noi stessi per raggiungere una profonda comunione fraterna; ci aiuta ad intraprendere cammini più efficaci nel lavoro pastorale per la revisione continua e la preghiera in comune. La vita di gruppo è l’espressione più logica e naturale del nostro essere anzitutto una famiglia, un’autentica Comunità. Il vivere e lavorare in Comunità, è una delle caratteristiche essenziali del nostro essere Oblati. 4.3.8. Nella giornata alcuni lavori anche domestici (es. preparazione della mensa, cucina – se non c’e la persona incaricata - , spese, pulizia dei luoghi comunitari e delle camere, giardinaggio, manutenzione della Casa) sono affidati alla responsabilità solidale dei

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membri, attraverso la suddivisione in gruppi di lavoro o in singole persone che si alternano nella settimana, osservando l’orario interno di ciascuna Casa. Questo modo di lavorare in piccoli gruppi e solidalmente educa ciascuno al coinvolgimento nella comunione fraterna, fa crescere nella carità educando all’attenzione verso i fabbisogni di tutti; ci si forma al rispetto, alla stima reciproca, al vicendevole aiuto; ci si educa ad una vera dipendenza nell’umiltà, secondo uno stile di vita coi fratelli concreto e generoso; siano l’uno per l’altro di esempio e di edificazione. �

4.3.9. Ampiezza illimitata degli Orizzonti Un’altra caratteristica importante dell’Oblato, e che si deduce dalla generosità e libertà, è l’ampiezza illimitata degli orizzonti. È’ un uomo che si sforza di superare la naturale tendenza a stabilirsi nell’orizzonte ristretto della propria mansione o del luogo di lavoro: il seminario, la parrocchia, il collegio, la professione o il ministero, compresa la propria diocesi o nazione, mantenendo la mente e il cuore sempre aperti alla dimensione della Chiesa Universale e alle necessità più urgenti del mondo e della Chiesa stessa. 4.3.10. L’ampiezza illimitata degli orizzonti vuol dire essere sempre disposti a rompere le barriere e superare i limiti segnati dalla comodità, dalla paura o dalla mancanza di passione evangelizzatrice. Vogliamo formare come Oblati un esercito di apostoli di cui il mondo ha bisogno. 4.3.11. All’origine della nostra Associazione c’è uno spirito missionario e universale che per opera dello Spirito, si concretizza nel carisma della nostra società apostolica i cui interessi, oltre a quelli sanciti al punto 1.3.2. di questa Regola sono:

• Promuovere, sostenere e prendersi cura delle vocazioni ecclesiastiche, religiose e

apostoliche anche attraverso i mezzi di comunicazione.

• Accompagnare i giovani studenti e lavoratori creando nuove possibilità di realizzazione personale, in particolare nelle Terre di Missione.

• Farsi carico delle sfide dei tempi che richiedono urgenti e vere risposte evangeliche.

4.3.12. Ambito ecclesiale diocesano Come conseguenza alla nostra dedizione verso lavori di carattere generale nelle diocesi o al servizio di esse, la nostra condizione di Oblati, chierici o laici, deve manifestarsi attraverso la nostra unione con il Vescovo e il suo presbiterio nella cui diocesi lavoriamo e collaboriamo.

4.3.13. Come sacerdoti inseriti nel clero diocesano , ci sforziamo di vivere non solo uniti al Vescovo, partecipando al suo ministero attraverso il sacramento dell’ordine e della missione canonica, ma anche inseriti pienamente nella pastorale diocesana, facendo sì che tutto ciò che l’Associazione e noi stessi realizziamo sia, di fatto, per il servizio della diocesi. L’integrazione diocesana la intendiamo non come qualcosa di conveniente solo in termini umani o pastorali, bensì come un dovere.

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4.3.14. Pertanto, il sacerdote Oblato fa in modo di astenersi da tutto ciò che possa separarlo all’interno della Chiesa e del Presbiterio, salvaguardando quelle caratteristiche che sono dovute al proprio carisma posto al servizio dei sacerdoti e della stessa diocesi.

4.3.15. Dato che formiamo un’autentica associazione sacerdotale e siamo una Comunità di diritto diocesano, ci sentiremo chiamati ad offrire, con semplicità e umiltà, ai fratelli sacerdoti la testimonianza viva della Comunione con l’Ordinario e il clero della Diocesi ove le case sono erette. 4.3.16. Per alimentare questo aspetto della formazione, i membri accolgono volentieri l’invito del Superiore a momenti di confronto collettivo, per speciali approfondimenti catechistici o meditativi, nonché in ordine alle iniziative vocazionali e alla vita pastorale. Sono anche frequenti i confronti comunitari detti “circoli”, proposti dal Superiore su temi, argomenti e domande precisi, dibattuti alla sua presenza o di qualche membro del consiglio, Più specificamente in ogni Casa Mariana si terrà con cadenza settimanale un “circolo” di cui due, almeno ogni mese, saranno dedicati all’esame dell’osservanza della Regola; gli altri all’esame di metodi di apostolato; a questi ultimi potranno essere ammessi anche gli Oblati in famiglia e gli Zelatori. 4.3.17. Se gli Zelatori e gli Oblati in famiglia non potranno partecipare ai "circoli” di apostolato di cui sopra nella più vicina Casa, ne terranno dei propri bimestrali presieduti sempre dal Superiore o dal Vice Superiore della Casa più vicina o da altro Oblato effettivo o associato indicato dal Superiore, abitualmente o caso per caso. Agli Zelatori è affidato particolarmente il compito di diffondere e far conoscere il Carisma, la spiritualità e la missione degli Oblati, la devozione alla Madonna del Rosario, la recita del Rosario in comune e di sostenere le nuove vocazioni. Non vi è genere di apostolato dell'Associazione che non possa essere attuato anche dai Zelatori, che devono essere come il ponte tra le necessità dall'Associazione e gli Oblati effettivi impegnati in missioni lontane. Il loro primo eventuale campo di apostolato è la propria famiglia. 4.3.18. Nelle Case Mariane ciascuno si intratterrà periodicamente con il Superiore della Casa, con il fine di perfezionare la propria attività apostolica, accettando docilmente i suggerimenti e le osservazioni. 4.3.19. La ''ricreazione", ed in generale i momenti di svago e riposo, acquistano una particolare connotazione comunitaria, che aiuta l'individuo a maturare non solo nell'equilibrio psico-fisico ma anche nella. capacità comunicativa. E’ un momento a cui deve essere dedicato un tempo congruo, e che sostiene attivamente ed efficacemente la vita fraterna. La ricreazione può consistere, per esempio: • nella pratica di qualche sport o gioco di squadra; • nelle applicazioni di capacità artistiche, musicali e di recita; • nelle iniziative ricreative interne alla casa, inerenti alla creazione di testi teatrali, ed alla

ideazione di audiovisivi di interesse comune e di sfondo educativo – morale; • nella preparazione di materiale didattico e missionario; • in gite, pellegrinaggi e momenti di convivenza con altri componenti della Casa e fedeli.

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Durante la “ricreazioni” fuggano ogni inciviltà, rozzezza e rusticità, ma usino modi evangelici che educano a vivere in mezzo alla società come sale della terra. 4.3.20. Per ciò che riguarda l'informazione, oltre a quanto detto, si sottolinea in particolare che l'uso della televisione è di orientamento comunitario. Per elementi più specificatamente personali (computer, ecc.) tutto è demandato agli accordi caso per caso con il Superiore. 4.3.21. Gli Oblati abbiano cura della propria salute, né facciano cosa alcuna per la quale possa venir danneggiata (es.:perdere ore di riposo notturno per lo studio; contrarre l’abitudine del fumo…, o non fare nulla per liberasene; ecc.).

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V CAPITOLO

LA FORMAZIONE INTERNA.

5.1 Principi generali

5.1.1. La vitalità dell’Associazione dipende in massima parte dalla formazione dei suoi membri. Perché tale formazione sia autentica e duratura deve essere integrale, cioè religiosa ed apostolica, dottrinale e pratica allo stesso tempo, e che sia proseguita per un tempo adeguato, in ambienti che la favoriscano e la sostengano. Inoltre, attraverso la fusione dei suoi vari elementi, la formazione deve avvenire in maniera tale da contribuire all’unità di vita degli Oblati stessi (cfr. Perfectae caritatis, 18a-b). 5.1.2. Al Superiore Generale col suo Consiglio, in primo luogo, incombe l’obbligo di provvedere alla scelta accurata e alla solida preparazione dei responsabili della formazione e la designazione, udito l’Ordinario diocesano, dei luoghi più adatti allo scopo ( Perfectae caritatis 18d; Evangelica testificatio II, 36.38 ). 5.1.3. Allo scopo di suscitare vocazioni, i Superiori devono curare un’attenta pastorale vocazionale circa i possibili candidati Oblati, purché ciò avvenga con la dovuta prudenza e nell’osservanza delle norme stabilite dalla Santa Sede, dalle Conferenze Episcopali Nazionali e dagli Ordinari del luogo ove le Comunità degli Oblati sono presenti.

5.2. Selezione 5.2.1. Si porrà una grande attenzione nella selezione dei candidati per la nostra Associazione. Dovranno essere provvisti di qualità fisiche e morali idonee. Si tratterà di verificare se godono di buona reputazione principalmente fra coloro che abbiano frequentato il loro ambiente di provenienza (parrocchia, luogo di lavoro, ambito scolastico, altri istituti,ecc.); se sollecitano l’ingresso nella Comunità con purezza di intenzione, cioè, per raggiungere la loro santificazione e per collaborare alla salvezza delle anime; inoltre, che siano istruiti a sufficienza , per quanto possibile con già in possesso del titolo di diploma di scuola media superiore (o titolo equivalente ad esso per coloro che provengono da altre realtà scolastiche nazionali).

5.3. Requisiti di Ammissione

5.3.1. Presentare la richiesta di ammissione scritta di proprio pugno, il certificato di battesimo e di cresima; l’attestato di stato civile, lettera di presentazione di un sacerdote o dell’Ordinario diocesano di origine o di incardinazione se già chierico (can. 645 § 1). Con attenzione vigile, i Superiori ammetteranno solo coloro che, oltre all’età necessaria, avranno mostrato i requisiti di un equilibrio psico-fisico-affettivo, il carattere giusto e le qualità sufficienti di maturità per abbracciare la vita propria dell’Associazione. Queste

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qualità devono verificarsi, se necessario, con la collaborazione di periti, lasciando illeso il diritto di ogni persona di proteggere la propria intimità. Se qualcuno è stato mandato da un altro seminario o da un istituto religioso, si richiede inoltre una comunicazione del rispettivo superiore, soprattutto riguardo alla causa della sua espulsione o della sua uscita.

5.4. La formazione interna 5.4.1. All’ interno della stessa Casa, se non si può disporre di due Case, col permesso dell’Ordinario Diocesano, possono coesistere due diversi ambiti formativi, propedeutici alla scelta vocazionale:

a) la verifica degli aspiranti b) il “noviziato”

5.4.2. La Verifica – che tende all’accertamento dell’effettivo orientamento verso una scelta vocazionale precisa, compatibile con l'assunzione dell’impegno ad uno stile di vita conforme ai tre consigli evangelici di obbedienza, castità e povertà; e della reale disponibilità ad accettare un discernimento ecclesiale sul medesimo orientamento (cfr. Statuto Art. 6 §i-2) - può essere intrapresa anche da minori (con i limiti di cui sopra, al n. 3.9). Essa può avvenire, nel caso di minorenni, per un numero limitato di giovani che, previo consenso dell'Ordinario Diocesano - pur abitando all'interno della Casa - continuano i normali impegni scolastici con la particolare collaborazione delle famiglie, che li aiutano e li sovvenzionano. Tuttavia, non prevede alcun impegno definitivo se non il rispetto della regola interna ( adattata alla particolare situazione del minore, soprattutto negli aspetti più onerosi), durante tutto il tempo richiesto. Questo vale anche nel caso che la verifica fosse affrontata da persone maggiorenni. 5.4.3. Il “Noviziato” si svolgerà secondo i Canoni sanciti dal Codice e sulla Tradizione della vita religiosa. Può iniziare solo dopo il compimento della maggior età e, comunque, precederà gli studi per il conseguimento del grado accademico del baccellierato, e prima dell’aggregazione come socio effettivo di cui all’Art 4,2 dello Statuto. 5.4.4. La natura di Associazione Pubblica Clericale e il requisito dell'orientamento verso una scelta vocazionale di cui all'Art. 3 § 1 dello Statuto, non implica che tutti gli Oblati debbano necessariamente arrivare al sacerdozio ministeriale per rimanere nell’Associazione: la forma di aggregazione definitiva (Statuto Art. 4 § 1) è compatibile anche con la semplice forma di consacrazione personale, detta "Offerta Mariana" (quarto voto) di cui Art 5,1; rinnovabile per i soci Collaboratori, detti fratelli Oblati. 5.4.5. Colui che vuole iniziare 1'esperienza di “verifica" da aspirante all'interno della Casa degli Oblati deve aver partecipato almeno per tre mesi alla vita dell'Associazione per un'esperienza conoscitiva. Dopo tale periodo previo di discernimento, l’aspirante dovrà chiaramente manifestare la sua intenzione di consacrarsi a Maria, con ciò si darà inizio al Postulandato secondo lo Statuto della stessa Associazione, accettando di assumere fin da subito in forma privata i consigli evangelici attraverso la cosi detta Offerta Mariana (Statuto Art. 6 § 1) per conformarsi allo spirito e all'osservanza della vita comune. Al termine del Postulandato, minimo tre mesi o più a giudizio del Superiore, avrà inizio il Noviziato.

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Anche per i minori è prevista una forma di consacrazione a Maria, più adeguata alla loro età. Durante la verifica il giovane può avere regolari contatti con la famiglia di origine, nel rispetto delle modalità concordate dal Superiore con i genitori. 5.4.6. Per quanto riguarda il "noviziato", vi accede solo chi, oltre agli altri requisiti qui determinati, ha gia trascorso un tempo adeguato di verifica come interno della Casa ed ha ripetutamente rinnovata l’Offerta Mariana in forma personale. Inoltre l'ammissione al "noviziato" presuppone una chiarificazione dei rapporti patrimoniali che facessero eventualmente capo alla persona (Regola 2,7). Implica inoltre un certo numero di anni di formazione, anche scolastica, soprattutto per chi si avvia a ricevere gli Ordini Sacri, nelle forme di volta in volta concordate con l'Ordinario della Diocesi ove la Casa sia stata stabilmente eretta, e sempre in stretta obbedienza alle indicazioni e al discernimento del Superiore. 5.4.7. La Professione.

5.4.7.1. La formula della professione è la seguente: “Io, N.N., per imitare più da vicino Gesù Cristo Nostro Signore e per lavorare alla salvezza delle anime dei miei fratelli, in onore della Beatissima Vergine Maria del Santo Rosario, di San Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, del beato Bartolo Longo, nelle tue mani, Rev.mo Padre N.N. Superiore generale – (N.N. delegato del Superiore Generale) faccio voto a Dio per un anno (per sempre) – di castità, povertà e obbedienza secondo lo Statuto e la Regola degli Oblati della Madonna del Rosario. Inoltre prometto a Dio di lavorare quanto posso allo sviluppo del culto verso la Vergine Santissima, preferendo la povertà con Cristo Signore a tutti i beni di questo mondo, per rassomigliare maggiormente a Lui che si è offerto al Padre come Vittima immacolata”. L’Offerta Mariana (voti temporanei) dura da tre a sei anni e viene rinnovata ogni anno. Durante il periodo dei voti temporanei i religiosi rimangono sotto la direzione di un responsabile della loro formazione, nominato dal Superiore generale udito il suo Consiglio.

5.4.7.2. Durante questo periodo la formazione viene completata in modo da rendere l’Oblato idoneo a condurre più integralmente la vita propria dell’Associazione, realizzarne meglio la missione e preparazione ad emettere l’Oblazione Mariana (Professione perpetua), preparazione fatta con dovute istruzioni e con adeguato tirocinio spirituale e pastorale. Allo scadere del tempo per il quale fu emessa l’Offerta Mariana, l’Oblato che lo richiede spontaneamente ed è ritenuto idoneo, sia ammesso alla successiva, altrimenti deve lasciare l’Associazione. Il Superiore generale, udito il suo Consiglio, se lo crede opportuno può prolungare il periodo dei voti temporanei, in modo tuttavia che il tempo complessivo non sia superiore ai nove anni. Il Superiore generale, per giusta causa, può anticipare l’Oblazione Mariana (Professione perpetua) ma non oltre un trimestre. 5.4.7.3. Per quanto riguarda gli Oblati Effettivi (Statuto Art. 4,1) essi vivono tutto quanto prescritto dallo Statuto e dalla Regola, con una particolare intensità e con docile sottomissione al Superiore, e nel rispetto delle particolari condizioni determinate da eventuali compiti pastorali.

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5.4.7.4. La comunicazione tra i diversi ambiti formativi, all’interno della stessa Casa, è normalmente consentita, soprattutto in momenti di celebrazioni comunitarie o di ricreazione, di impegno pastorale, ecc. Ciascuno tuttavia deve rispettare le proprie ed altrui tappe e responsabilità, in dipendenza dal Superiore, con il massimo rispetto per i ritmi della crescita vocazionale e con totale discrezione.

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VI CAPITOLO

LA DISCIPLINA

6.1 Le modalità ed i momenti di un eventuale intervento disciplinare, anche se deliberati dal Consiglio nei limiti dello Statuto, restano sotto la personale responsabilità del Superiore, il quale non può oltrepassare i limiti postigli dal Diritto Universale. I provvedimenti disciplinari, sostenuti sempre da un rispetto assoluto della dignità della persona, da un autentico spirito di correzione fraterna e dall'intento della crescita nella vita spirituale e nella carità, possono comportare anche tempi più o meno lunghi di allontanamento dalla Comunità, sempre però sotto la vigilanza di un responsabile, scelto dal Superiore. 6.2 Essendo la comunità degli Oblati della Madonna (del Rosario) un’Associazione pubblica clericale di diritto diocesano, a tutti i superiori, compreso anche il Moderatore Supremo, è vietata dal Diritto Universale la comminazione di pene canoniche come riportate al can. 1312; ciascun provvedimento disciplinare deve essere ratificato e confermato per iscritto dall’Ordinario diocesano. 6.3. Se le sanzioni colpiscono un minore, il Superiore cercherà sempre prima la fattiva collaborazione di chi esercita su di lui la potestà parentale o tutoriale, per arrivare – per quanto possibile – ad un prevedimento misurato e da tutti accolto, salva la possibilità per il minore di quattordici anni compiuti di poter stare in giudizio secondo il disposto del can.1478 §§ 1-4. 6.4. Otre la correzione personale, il Superiore udito il Consiglio, può deliberare un provvedimento disciplinare per un intero ambito ( verifica, “Noviziato”) proporzionato alla gravità delle mancanze.

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VII CAPITOLO

APOSTOLATO E MISSIONE

7.1 L’Oblato è inserito nella dimensione comunitaria anche per quanto concerne la sua missione o compito pastorale. Gli Oblati infatti aspirano a dare un segno di comunione e di fraternità in Cristo anche attraverso l’azione comune, sempre in piena sintonia con le indicazioni dell’ Ordinario Diocesano, in spirito di sincera adesione alle indicazioni del Superiore ed in totale disponibilità agli interessi ed urgenze pastorali della Chiesa.

7.2 Prestano volentieri la propria opera evangelizzatrice, in collaborazione anche con le altre esperienze affini presenti nell’ambito statutario (Fratelli Oblati, Zelatori, Oblati in Famiglia), offrendo sostegno all’attività liturgica e catechetica nonché all’apostolato svolto nelle parrocchie, nei santuari, luogo di speciale presenza del popolo di Dio. 7.3 La loro missione specifica, oltre all'esercizio del ministero sacerdotale con speciale dedizione (laddove si tratti di presbiteri), è orientata alla cura della formazione dottrinale, morale e spirituale, soprattutto dei giovani e delle famiglie, con l'apertura ad un possibile coinvolgimento - insieme con le altre componenti dell'Associazione (Fratelli Oblati, Zelatori, Oblati in Famiglia) — in una, "Scuola di preghiera e di catechesi", possibilmente presso le stesse parrocchie e santuari. Nel caso si tratti di un Santuario, sempre in collegamento con l'intera vita di esso, potrebbe essere da loro avviata qualche particolare Opera educativa e caritativa, da concordare con l’Ordinario.

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VIII CAPITOLO

NORME PARTICOLARI

(LUOGHI, STRUTTURE, SIMBOLI, DEVOZIONI, CONSUETUDINI…)

8.2 Le struttura abitativa (CASA MARIANA) degli Oblati della Madonna, è modellata secondo modalità che sostengono 1'approfondimento della propria spiritualità nella pratica della vita interiore, prestando un'ulteriore garanzia a che la vita quotidiana si svolga nel rispetto della Regola. 8.3 La Cappella è il luogo più importante, possibilmente più idoneo e silenzioso. La struttura della Cappella deve essere impostata secondo le norme della Congregazione per la Sacra Liturgia; la Croce centralizzata visibilizza l'amore di Gesù Cristo che attraverso lo Spirito Santo opera continuamente la Redenzione e la santificazione a partire dalla sua offerta sulla croce. Ciò insegna agli Oblati a rimanere disponibili all'azione dello Spirito Santo secondo la misura dell'amore di Cristo in croce, imitandone la donazione totale per la salvezza delle anime.

8.3.1. Il Tabernacolo sarà posto secondo le norme della Congregazione per il Culto Divino, ad indicare il prolungamento nell'oggi dell’Offerta Eucaristica, rinnovata e vissuta nella Santa Messa, nelle visita eucaristiche, nell’adorazione personale e quella comunitaria secondo i ritmi della Casa. E’ attraverso tutto questo che l'Oblato attinge per sè e per la Comunità il fiume di grazia derivante dall'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. 8.3.2. Possibilmente, sempre in posizione centrale, 1'immagine di Maria Santissima, che ai piedi della croce ci ricorda il testamento spirituale e nello stesso tempo il comando dato da Cristo al discepolo prediletto. In quanto Oblati (consacrati "ad Iesum per Mariam” ), essi vogliono imitare l'apostolo Giovanni prendendola tra "le proprie cose" e in "casa propria". In questo modo l’Oblato può più facilmente vivere la memoria del suo atto di affidamento totale alla Vergine, sotto la cui guida e protezione ha posto se stesso e la sua vocazione. L’immagine farà presente la regalità di Maria con il Rosario (Regina Sacratissimi Rosarii), giacchè Ella stessa è anche la vera Regina della Casa e della Comunità come “la dolce catena che ci rannoda a Dio” (Supplica del B. Bartolo Longo). 8.3.3. Nella cappella saranno sempre collocate le immagini di San Giuseppe e di San Michele Arcangelo, ad indicare la venerazione speciale che a loro viene prestata dai membri della casa in quanto patroni e difensori della Chiesa intera. Nelle pareti laterali saranno esposte le immagini di altri santi patroni e protettori ( SS. Pietro e Paolo, B. Bartolo Longo). Sulla parete centrale, vicino al Tabernacolo, tra l’immagine della Vergine ed il Crocifisso, si possono pure collocare citazioni evangeliche come ad esempio: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” che ricorda agli Oblati la misericordia ricevuta con grande gratuità dal Signore, da riversare a tutti con altrettanta gratuità; ed inoltre “L’anima mia magnifica il Signore”, che indica invece l’atteggiamento interiore della stessa donazione, cioè la lode, la gratitudine, il ringraziamento, la gioia. Questi atteggiamenti infatti dichiarano l’Oblato non solo totalmente libero di accogliere la sua

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vocazione, ma anche consapevole che la medesima è radicata in un atteggiamento di rendimento di grazie. Si unisce perciò a Maria nella lode a Dio, per l’amore che Egli ha riversato in tutti i cuori. Alla porta della cappella (oppure subito all’entrata) sarà sempre posta l’immagine del Sacro Cuore, poichè egli stesso è “la porta” per accedere a tanta grazia e a tutti i benefici elargiti soprattutto nelle celebrazioni liturgiche e nella preghiera profonda. La Cappella deve essere l’ambiente più curato, ordinato, abbellito…, ricco di luci e di fiori. 8.4. Il refettorio è un luogo particolare di convivenza, di incontro conviviale. Al centro ci siano le immagini sacre del Crocifisso e della Vergine Maria - in conformità, ad un particolare stile, che richiede che tutti i luoghi comunitari, corridoi compresi, siano abbelliti da immagini sacre e qualche volta anche da citazioni evangeliche come ad esempio quella del Vangelo di Giovanni 15,12 o altre significative dagli Atti 2 e 4 al fine di far presente quell’esperienza ecclesiale a cui la Casa Mariana si ispira. 8.4.1. Tale convivenza, come originariamente per la comunità cristiana nascente degli Atti, è sorretta e aiutata dalla presenza dello Spirito e di Maria, nell'unione dei cuori in virtù della stessa fede. Questa comunione dei cuori è espressa più volte in modo magistrale dal Santo Padre Giovanni Paolo II (cfr. per es. "Novo Millennio Ineunte" n. 43, "fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione").

8.5. Il Nome: il titolo o nome Oblato della Madonna del Rosario indica anzitutto che l’essenza della nuova umanità inaugurata in Cristo è l’appartenenza a Dio attraverso la figliolanza divina. L’Oblato, accogliendo la vocazione specifica di donazione totale, vuole corrispondere a tale verità in quanto anche esistenzialmente rinato nella Maternità di Maria. 8.5.1. Tale rinascita avviene però solo per opera dello Spirito Santo, che è dato come primo dono ai credenti, proprio ai discepoli radunati intorno a Maria. E’ proprio in virtù dello Spirito che noi possiamo gridare: “Abbà, Padre!”. Evidentemente, questa figliolanza è tale anche in riferimento a una Madre, è in stretto rapporto con la figura di Maria che ci è donata come tale proprio al culmine dell’amore crocifisso del Cristo Salvatore. 8.6. Le devozioni: Si accendano gli Oblati di un particolare amore a Gesù Eucaristico, visitandolo spesso. Curino di partecipare con devozione e slancio alla pratica comunitaria dell’ora di adorazione settimanale. 8.6.1. Una tenerissima devozione alla Vergine Santissima sia alimentata da ogni Oblato, invocandola come avvocata, fiducioso di ottenere tutto da Lei. La sua immagine sia in ogni casa nel luogo di onore (regola 8.2-8.3). Ciascuno curi, dopo Dio e sopra tutte le cose, di “amare la Santissima Vergine come la propria Madre, servirla come padrona, lodarla come Signora, glorificarla come Regina, ringraziarla come Benefattrice Singolare ed onorarla come Madre di Dio” (B. Bartolo Longo). 8.7. L'Oblato, pur dando rilievo a tutte le feste e solennità del calendario liturgico, vive in modo speciale alcune di esse che sono particolarmente collegate alla storia dell'Associazione e alla sua natura, come per esempio: la Presentazione del Signore, il mese

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del Sacro Cuore.., e anche tutte le memorie e feste di Maria Santissima, tra cui quelle del 25 marzo (Annunciazione del Signore), dell’ 8 maggio (Supplica alla Madonna di Pompei), del 15 agosto (Assunzione di Maria), dell' 8 settembre (Natività B. V. Maria), della prima domenica di ottobre (festa Madonna del Rosario), dell'8 dicembre (Immacolata). 8.7.1. In tutte le Case degli Oblati sarà ricordata la memoria del nostro Fondatore, Sua Eccellenza Mons. Roberto Ronca nella data della sua nascita, 23 febbraio, e del suo transito, il 25 settembre. 8.7.2. Siano gli Oblati attenti e sensibili ai culti mariani propri dei luoghi ove sia presente una Comunità; si rispettino gli usi e le tradizioni già presenti e radicate nel tessuto di fede di un popolo o di una Nazione, armonizzando sapientemente il proprio carisma con la ricchezza spirituale di quel popolo o di quella Nazione. 8.7.3. Le Solennità, Feste e Ricorrenze di cui al punto precedente, siano celebrate con particolare cura e scelte possibilmente per l'emissione dei voti. Uno speciale rilievo acquistano il Tempo di Avvento e i due mesi mariani (maggio e ottobre). La devozione ai santi sia curata e specialmente coltivata per alcuni patroni e protettori:

- San Giuseppe: a motivo dell'essere Patrono della Chiesa (quindi speciale Custode della Casa e della vocazione), nonchè di tutto ciò che è a lui riferito dalla devozione popolare: difensore dal Maligno, Protettore della buona morte,...); -San Michele Arcangelo; a motivo di ciò che rappresenta, come vincitore del Demonio; - S.S. Pietro e Paolo; il primo, fondamento dell'edificio ecclesiale e segno visibile dell'unità e della comunione nella fede e nella carità; il secondo, “l’apostolo delle genti", il più grande missionario di tutti i tempi; - Beato Bartolo Longo: modello esemplare di vero ”strumento” nelle mani di Maria, lavorato dello Spirito Santo.

8.8. Per il PAPA l’Oblato nutre una filiale devozione in quanto guida suprema su questa terra di tutta la Chiesa, a cui Gesù Cristo nostro Signore ha affidato il dovere di presiedere nella carità, di governare, insegnare, santificare le anime, pregando quotidianamente per lui e secondo le sue intenzioni. 8.9. In ogni casa Mariana si farà in comune a metà giornata la lettura della S. Bibbia e di un libro ascetico preferibilmente tra quelli scelti dal superiore. Una lettura edificante (ad es. vita dei Santi) sarà anche fatta tutti i giorni – tranne per il pranzo dei giorni festivi ordinari e pranzo e cena nei giorni delle feste più solenni – durante il pranzo e la cena in ogni casa Mariana. 8.11. Gli Oblati effettivi e i fratelli Oblati mensilmente faranno un giornata di ritiro. Ogni anno vi sarà un corso di esercizi spirituali di sei giorni completi. Gli Zelatori saranno

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chiamati mensilmente ad un breve ritiro spirituale riservato per loro e inoltre sarà offerta loro la possibilità di partecipare ad un corso annuale di esercizi di tre giorni completi. 8.12. In caso di malattia gli Oblati saranno trattati con la massima carità. Saranno ammesse, anzi favorite, le visite, previo consenso del Superiore che, direttamente o per mezzo di altri, non mancherà anche di visitare a domicilio gli Zelatori ammalati con la prudenza richiesta dal caso. Nel caso di grave malattia si reciteranno in cappella tre Ave Maria, con l’oremus pro infirmis; ugualmente si userà attenzione e rispetto ai parenti stretti degli Oblati. Al Superiore spetta comunicare caritatevolmente e prudentemente all’interessato la gravità della malattia ed il pericolo di morte e di fare le necessarie esortazioni del caso. 8.13. In caso di morte di Oblati effettivi e di fratelli Oblati, per otto giorni si pregherà recitando il Santo Rosario col Salmo “De Profundis” (Sal. 29). La salma sarà tumulata con il dovuto onore, dopo aver avvertito tempestivamente la famiglia; nel caso dei Zelatori o di Oblati in famiglia si parteciperà da parte del gruppo locale al cordoglio familiare e alle onoranze funebri. Per tutti gli iscritti si celebrerà una messa, che per gli effettivi e per gli associati sarà ripetuta nelle singole case dell’Associazione. Si faranno celebrare 30 messe gregoriane per coloro che avranno vissuto almeno tre anni in comunità. Ogni anno saranno celebrati tre Messe per gli Oblati defunti, per il loro parenti e benefattori, e per gli Zelatori. 8.13 Ricevuta la notizia della morte di qualcuno dei parenti stretti degli Oblati effettivi e dei fratelli Oblati, si pregherà per la sua anima recitando il Santo Rosario e il salmo 129 (De Profundis) per cinque giorni e se ne farà il ricordo nella Celebrazione Eucaristica. 8.14 Variazioni totali o parziali della presente Regola saranno approvate in sede assembleare e capitolare con l’approvazione della competente Autorità della Chiesa. 8.15 Per quanto qui non contemplato si farà riferimento al Diritto Universale e particolare della Chiesa.


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