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Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.6, anno I, Settembre 2012

Date post: 28-Mar-2016
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Periodico del Banco Informartico Tecnolgogico e Biomedico
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COPERTINA numero 6
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COPERTINA numero 6

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EDENRED, QUANDO LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA PASSA ATTRAVERSO UN TICKET Intervista a Graziella Gavezotti, Presidente di Edenred Italia e Direttore Generale Edenred Sud Europa

La CSR in Edenred. E’ stata sviluppata di recente, o da molto tempo? Come si concretizza oggi? Le principali iniziative in corso.

La CSR di Edenred viene da lontano, perché la nostra azienda affonda le proprie radici nel gruppo Accor dal quale ci siamo scorporati nel 2010 con un’azione di de-merge che ci ha portati alla

quotazione all’Euronext di

Parigi. Accor, tra i soci fondatori di CSR Europe, è da sempre molto attenta a tutti gli impatti della propria attività da un punto di vista sia sociale che ambientale. In particolare, dal 2003 – quando ci chiamavamo ancora Accor Services – abbiamo sviluppato il programma “Alimentazione ed Equilibrio” volto a dare consigli pratici e concreti agli utilizzatori del nostro Ticket Restaurant. Attraverso una rete di ristoranti convenzionati che offrono menù buoni e sani, la collaborazione con nutrizionisti di fama internazionale e molteplici azioni di comunicazione, il nostro programma ha toccato in tutta Europa circa 150.000 consumatori e 11.000 ristoratori affiliati. L’approccio innovativo che mette in contatto l’offerta di ristorazione (gli affiliati Ticket Restaurant) e la domanda (i dipendenti delle nostre aziende clienti) è tanto piaciuto alla Commissione Europea da meritare un finanziamento biennale e diverse menzioni d’onore. Il nostro progetto FOOD (www.food-programme.eu/it) è stato portato al parlamento europeo quale best practice assoluta in termini di risultati ed efficacia. Ma questo è solo uno dei nostri progetti di CSR, che si muovono anche su altre direttrici volte a promuovere il progresso sociale con la

collaborazione con il mondo associativo e non profit, la riduzione dell’impatto ambientale (ogni anno organizziamo un Earth Guest Day coinvolgendo i nostri 6.000 collaboratori con azioni locali a livello mondiale) e il consumo responsabile. Agite a livello italiano, ma integrato nelle attività internazionali? Certamente, questo è sempre l’approccio della nostra azienda. Il tanto abusato termine “glocal” è profondamente radicato nella nostra cultura. Le nostre iniziative di CSR sono sempre in coerenza con le linee guida della casa madre, ma adattate alle realtà e alle specificità locali. Inoltre, Edenred si è distinta a livello europeo per la gestione trasparente delle proprie attività e per l’applicazione coerente dei criteri di CSR al proprio modello di business. Ciò le è valso nel 2011 l’ingresso negli indici FTSE4Good. L’indice FTSE4Good valuta la performance delle aziende che sono globalmente riconosciute per gli elevati standard di responsabilità sociale. Il suo apporto personale. E’ stata Lei a dare impulso alla CSR in Edenred? Se sì, con quali obiettivi? Da sempre ci credo molto e ritengo di aver dato il mio contributo. Innanzitutto sostenendo e incoraggiando i miei collaboratori a lavorare sul tema, a partecipare a tavoli di lavoro (da anni - per esempio – sosteniamo Sodalitas), a dedicare del budget a progetti specifici. In particolare ho dato il mio pieno appoggio a tutte le idee e soluzioni che promuovono il benessere dei nostri collaboratori, convinta come sono che “benessere e produttività” non sia solo uno slogan, ma un risultato al quale le aziende debbano tendere. Forse il progetto che mi sta più a cuore è proprio “Genitori in azienda”, che sostiene con tavoli dedicati alla genitorialità le colleghe (e i colleghi!) che affrontano l’arrivo di

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un nuovo nato in famiglia, con tutte le implicazioni che ciò comporta. Oggi a livello sia nazionale che internazionale, seguo con particolare passione tutti i progetti di innovazione sociale che portano impatti positivi per la vita aziendale e per la società civile. Non vorrei peccare di eccessivo ottimismo, ma in questi tempi di crisi economica la CSR sta evolvendo positivamente verso un nuovo modello di società condivisa più aperta e solidale. A riconferma che la parola “crisi” porta davvero in sé il termine “opportunità” come sostengono i cinesi! Quali a Suo parere i “driver” della CSR in azienda? I fattori indispensabili a farla vivere, insomma? Concretezza, coerenza e condivisione: questi a mio parere i driver fondamentali perché la CSR possa essere non solo detta, ma anche agita in azienda. Concretezza perché le organizzazioni hanno bisogno di progetti reali e non di parole. Coerenza perché è indispensabile massimo allineamento tra le “promesse” che l’azienda fa e i comportamenti messi in atto dal management a tutti i livelli. Condivisione, che vuole dire anche e soprattutto comunicazione, per coinvolgere il personale a tutti i livelli nei propri programmi. I programmi di CSR che rispettano questi requisiti sono a mio parere quelli più riusciti ed efficaci. Edenred produce ticket sociali. E’ solo un’area di business o ha un contenuto di responsabilità sociale? Se sì in che modo? Edenred non solo è il maggiore operatore mondiale dei voucher sociali, ma possiamo ben dire che la divisione Programmi Sociali Pubblici di Edenred Italia rappresenta una punta di eccellenza a livello internazionale in termini di know-how e competenze. Questa area di business rappresenta per noi uno dei quattro pilastri della strategia di sviluppo, ma allo stesso tempo è un modo con il quale mettiamo a disposizione della società civile le nostre competenze distintive di creazione, gestione e animazione di network.

La nostra capacità di finalizzare, tracciare e monitorare le risorse offre alla Pubblica Amministrazione una imprescindibile leva di razionalizzazione e di migliore gestione. Tanto più in tempi di spending review! Proprio oggi che i fondi si riducono, la Pubblica Amministrazione ha bisogno di avere certezza sul loro utilizzo, per essere sicura di investire al meglio sostenendo quelle fasce di cittadini veramente bisognose o meritevoli. Con questa logica gestiamo il programma Dote Scuola per la Regione Lombardia, il Bonus Bebè della Regione Piemonte, nonché numerosi programmi di voucher messi in atto dall’amministrazione locale. Per la Sua esperienza, che idea si è fatta del mondo non profit con il quale Edenred si relaziona, sotto il profilo della gestione e organizzazione? Di che cosa avrebbe bisogno per crescere? Dal mio osservatorio posso dire che il mondo del non profit italiano ha fatto negli ultimi anni davvero passi da gigante, verso modelli organizzativi e gestionali volti all’efficienza oltre che all’efficacia. Questo significa applicare competenze manageriali proprie delle aziende private e strutturare piani di sviluppo commerciale e di marketing in un’ottica di vera innovazione sociale (e non di ricerca di sussidi). Sono sempre più numerose le best practices di positiva interazione tra pubblico, privato e privato sociale. Un esempio positivo ci arriva dalla Francia, in particolare penso al sistema dei buoni servizio CESU introdotti nel 2006 con il Plan Borloo quale componente di un nuovo welfare mix pubblico-privato. Si tratta di buoni defiscalizzati che l’azienda può erogare al proprio personale per l’acquisto di prestazioni di servizi alla persona: un modello analogo al Ticket Restaurant, ma con una rete di asili nido, baby sitter, badanti e strutture di servizi convenzionate. Ebbene, dopo poco più di 6 anni dall’introduzione di questa misura, la Francia inizia a toccare con mano gli impatti macro-economici di questo sistema: +140% di imprese di servizi alla persona create dal 2005, forte professionalizzazione e qualificazione del settore.

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LA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA SECONDO IL MODELLO DI REGIONE LOMBARDIA di Andrea Gibelli (*)

Un'impresa che adotta un comportamento

socialmente responsabile,

monitorando e rispondendo alle

aspettative economiche,

ambientali, sociali di tutti i portatori di interesse, coglie anche l'obiettivo di conseguire un vantaggio competitivo, massimizzando gli utili di lungo periodo. Molti imprenditori lombardi sviluppano e assumono sempre più buone abitudini di responsabilità sociale nella gestione dell’impresa. Lo noto ogni volta che, settimanalmente grazie alla mia iniziativa ‘Assessorato itinerante’, vado a far visita personalmente ad alcune delle migliori eccellenze della nostra imprenditoria. La responsabilità sociale è un tema di grande importanza che vede Regione Lombardia ampiamente impegnata a creare le condizioni affinché queste attitudini vengano rispettate. Risulta pertanto evidente che l’impegno etico di un’impresa sia entrato direttamente nella cosiddetta catena del valore prospettando così l’utilizzo di nuovi percorsi e leve competitive coerenti con uno “sviluppo sostenibile” per la collettività. All’interno del mercato globale e locale, le imprese non hanno, infatti, un’esistenza a sé stante, ma vivono e agiscono in un tessuto sociale che comprende vari soggetti, tra cui spicca sicuramente una società civile molto attenta all’operato imprenditoriale. A tale proposito, l’impegno di Regione Lombardia è di sensibilizzare le imprese lombarde affinché adottino comportamenti virtuosi e innalzino i loro standard nel campo della responsabilità sociale diffondendo e, nello stesso tempo, integrando la

cultura dell’agire responsabile quale leva effettiva di sostenibilità e di valore aggiunto sul mercato. La sensibilità di Regione Lombardia è dimostrata anche dall’apertura del recente “Bando sulla responsabilità sociale di impresa”, presentato al territorio negli scorsi mesi. I punti principali sui quali si articola la misura sono tre: welfare complementare, approvvigionamento da fornitori locali e reti di solidarietà. Il welfare complementare è un elemento non monetario e aiuta l'azienda a rimanere vicina ai propri dipendenti nei momenti di grande difficoltà con percorsi condivisi tra imprenditori e dipendenti, abbattendo il muro che esiste tra proprietari e coloro che lavorano. Questo tipo di welfare, che è un aspetto non quantificato, riesce a portare anche innovazione motivando tutto il 'corpo' della stessa azienda. Un secondo tema di questo bando fa espresso riferimento all'approvvigionamento locale, che si traduce nel privilegiare i fornitori locali. Certo non in termini locali ma per far crescere il tessuto economico territoriale ed evitare, con una forte fidelizzazione tra imprenditore e fornitore, la sempre più preoccupante delocalizzazione delle imprese. Le reti di solidarietà sono l'ultimo capitolo del bando. Queste devono portare i lavoratori a percorsi di reimpiego e riqualificazione nei momenti di difficoltà dell'impresa. Il capitale umano è un grande valore aggiunto dell'azienda, e per questo deve essere tutelato. Serve, soprattutto in un momento come questo, essere capaci di ricollocare il grande capitale vitale anche per la comunità e il territorio. Queste le caratteristiche principali del bando che Regione Lombardia ha messo in campo per cercare di sostenere ogni impresa presente sul territorio.

(*) vice presidente e assessore all’Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione di Regione Lombardia

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PUBBLICITABITEB

www.biteb.org

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LA CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA, UN PERCORSO PER IL TERRITORIO Intervista a Romano Guerinoni, membro di Giunta della Camera di Commercio , Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA) di Milano

La Camera di Commercio di Milano s’ interessa da tempo di responsabilità sociale? Che percorso è stato fatto?

La Camera di Commercio di Milano si occupa da diversi anni della promozione di una

cultura imprenditoriale

orientata ai temi della innovazione sostenibile e della

responsabilità sociale, fatta

attraverso seminari, corsi e incontri, ma in particolare dal 2004 è nato lo sportello CSR , gestito operativamente da Formaper, l'azienda speciale della CCIAA .

Che tipo di attività svolgete in dettaglio? Formazione, consulenza?

La nostra azione di CSR come modello di business sostenibile si articola in diverse attività: dalla formazione all'informazione mirata (tramite appuntamenti personalizzati allo sportello), dall'assistenza alle imprese nell'autovalutazione del proprio impegno di responsabilità sociale alla promozione e allo scambio di buone prassi.

Attualmente, quali iniziative e progetti vuole segnalare in particolare?

Segnalo l'esperienza della valorizzazione di buone prassi per le PMI in tema di responsabilità sociale, un'iniziativa attuata in collaborazione con la Regione Lombardia: ci sembra sia una modalità concreta di dimostrare che questa politica è vincente sul piano sociale ma anche economico. Negli ultimi due anni sono state 100 le imprese selezionate come buone prassi lombarde, di cui il 70% piccole e medie. In questa prospettiva è diventato evidente il ruolo di un servizio come lo sportello CSR che, mettendosi a disposizione delle imprese, si propone di supportarle nel

prendere consapevolezza e far emergere i propri comportamenti responsabili oltre gli obblighi di legge, anche al fine di individuare le proprie potenzialità di sviluppo secondo un approccio di business sostenibile.

Pensa che le vostre iniziative abbiano cambiato in meglio la cultura delle imprese lombarde?

Siamo consapevoli che la responsabilità sociale può essere il campo in cui sperimentare la capacità delle imprese di mettersi in rete, di aggregarsi per agire verso uno sviluppo di iniziative congiunte, con l'obiettivo di superare eventuali barriere, difficoltà e realizzare azioni che altrimenti difficilmente da sole avrebbero potuto portare avanti con la stessa efficacia ed innovazione.

I servizi che offrite come CCIAA sono gratuiti per le imprese?

I servizi sono totalmente gratuiti e le eventuali risorse da bandi pubblici le utilizziamo per la promozione e l'informazione, ma senza oneri per le imprese.

Quante imprese sono state coinvolte finora? Che caratteristiche hanno (settore, dimensione…)?

Ad oggi abbiamo coinvolto nei vari percorsi oltre 300 imprese, prevalentemente PMI con particolare presenza di realtà della piccola manifattura o dei servizi. Tra l’altro, un nostro obiettivo per il 2012 è dare opportunità di visibilità e comunicazione anche tramite l'inserimento in un Repertorio Web dove tutti i soggetti interessati potranno acquisire informazioni trasparenti sulle imprese selezionate come buone prassi, in modo da generare un effetto positivo di emulazione.

Quali sono i vostri partner? Le realtà non profit coinvolte?

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Abbiamo in atto collaborazioni naturali con il sistema delle Camere di Commercio della Lombardia, ma abbiamo realizzato percorsi con la Provincia di Milano e Regione Lombardia e gruppi di lavoro con il Comune. La nostra azione ha coinvolto il mondo profit per una scelta "politica", ritenendolo quello su cui era necessario ed urgente un'azione di CSR, mentre ad oggi non abbiamo coinvolto il non profit che però dovrebbe avere già nel suo DNA questa preoccupazione.

L’attività sulla CSR ha un budget? Può rivelarlo, oppure dare un’idea delle risorse messe in campo?

Formaper ha investito sullo sportello con una persona totalmente dedicata.

Quali obiettivi di medio periodo vi siete dati?

La nostra azione vuole evolversi per diventare punto di riferimento sia delle imprese sia per gli operatori e gli stakeholder locali. In particolare: rappresentare il punto di riferimento per il sistema imprenditoriale milanese garante di servizi di qualità per lo sviluppo di pratiche di responsabilità sociale, rappresentare il luogo di confronto e di raccordo delle esperienze sul territorio milanese attraverso partnership locali, rinforzare la rete degli sportelli del sistema Camere di Commercio lombarde, rafforzare le relazioni con altre istituzioni creando una funzione di service nei confronti degli enti locali, partecipare come referente nazionale sui tavoli promossi dalla Commissione Europea per la promozione di CSR. Fuori sacco direi che il nostro scopo è portare il tema della CSR fuori dai luoghi "seminariali" e farlo diventare un'esperienza concreta che aiuta a far crescere le imprese e il benessere del territorio.

Responsabilità Sociale & Tecnologia Solidale

anno 1 - numero 6 – periodico - Settembre 2012 Registrazione al Tribunale di Milano al n.124 del 2 marzo 2012

Direttore Responsabile: Bruno Calchera Redazione: Ida Cappiello, Marco Taverna Hanno collaborato: Maria Fasulo, Paolo Galandra, Graziella Gavezotti, Andrea Gibelli, Romano Guerinoni, Massimo Lorenzi, Massimo Maderna, Davide Minelli, Ernesto Montenegro, Luciana Pasimeni, Tommaso Savarese, Vincenzo Savarese, Sabrina Stoppiello.

Editore: BITeB Onlus, via Carducci 32 - 20123 Milano, Presidente: Stefano Sala Sede operativa: BITeB Onlus, via Tobagi 22 – 20068 Peschiera Borromeo(MI) Siti internet: www.biteb.org, www.tecnologiasolidale.eu , www.techsoup.it Contatti: [email protected] - Telefono: 02-5530.0873 Telefax: 02-8715.2909 Impaginazione, progetto grafico e webmaster: Arvea s.r.l., [email protected] Questo numero è stato chiuso in redazione il 25 Settembre 2012 La rivista è disponibile anche nel formato PDF sfogliabile

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ORGANIZZAZIONI NON PROFIT E TECNOLOGIE INFORMATICHE: UN RAPPORTO DI ODIO-AMORE Il Rapporto 2012 di Think! The Innovation Knowledge Foundation

Il quadro che emerge dallo studio di Think! ci presenta un mondo non profit spaccato in due (ma una parte è molto più grande dell’altra): da un lato le organizzazioni più grandi e famose, spesso internazionali, ben strutturate e dotate di risorse per l’ICT; dall’altro la miriade di piccole associazioni locali, che non hanno nemmeno un computer in dotazione. Questo, dato che le piccole realtà sono la stragrande maggioranza, significa che di fatto la tecnologia non è “di casa” nel volontariato. Per tre ragioni principali:

- Mancanza di mezzi economici per

acquistare computer e altre attrezzature;

- Età media dei volontari: in gran parte

pensionati, non hanno acquisito

familiarità con l’informatica durante

l’attività professionale e spesso

addirittura sono “refrattari” ad essa;

- Concentrazione dei volontari sull’attività

operativa (assistenza ai bisognosi) che

porta a guardare le attività “di ufficio”

come una perdita di tempo, quasi con

fastidio.

Il primo motivo in realtà è un alibi, dice il Rapporto. Ed è vero: una postazione da ufficio (pc, stampante, scanner, connessione internet), magari ricondizionata, costa ormai meno di un invio massiccio di volantini per raccogliere fondi, ad esempio, e permette di comunicare via mail a costo irrisorio. Inoltre, oggi con i servizi cloud, tutto lo staff dell’associazione può condividere gratis documenti e materiali vari, o se vuole gestire tanti documenti, con pochi euro mensili di abbonamento al servizio. Creare un sito web o una pagina Facebook è altresì gratuito se si ha un minimo di familiarità con l’informatica, utilizzando una delle tante piattaforme oggi disponibili (Wordpress, Joomla ecc..) Restano quindi i motivi culturali, legati alle persone, a ostacolare la diffusione della tecnologia. Sull’età c’è poco da dire, salvo il fatto che le cose cambieranno presto: i pensionati (quei pochi che avranno la pensione…) di domani

sono i cinquantenni e i quarantenni di oggi, che con l’informatica non hanno certo problemi. Il terzo motivo è forse l’ostacolo maggiore, che si potrebbe rimuovere, dice lo studio, con un’adeguata formazione, facendo capire ai volontari i reali vantaggi che arriverebbero dalla tecnologia, una volta fatto lo sforzo di dedicarle qualche ora. Oggi, spesso, i consulenti informatici tendono a spiegare la pura tecnica, dimenticando di dire a che cosa serve. C’è ancora da aggiungere che le aziende del settore, salvo rare eccezioni, non propongono software ad hoc per il non profit, ritenendo che non ci sia mercato e creando così un circolo vizioso. E’ anche vero però che un pacchetto Office è più che sufficiente per gestire l’attività di un’organizzazione piccola o media, basta sfruttarlo appieno nelle sue potenzialità. L’uso del cloud computing, poi, eliminerebbe la necessità di seguire i continui aggiornamenti dei software più diffusi, che spesso crea difficoltà di comunicazione tra versioni più o meno recenti dell’applicativo. L’unica risorsa ancora veramente scarsa per l’uso del cloud è la connessione veloce a basso costo, che in molte zone d’Italia è ancora una chimera. A livello mondiale, la grande rivoluzione degli ultimissimi anni è la diffusione di telefoni cellulari, che in prospettiva, quando la connessione veloce si diffonderà a costi accessibili anche nel Terzo Mondo, renderà molto più facile il lavoro delle Ong e delle organizzazioni ramificate in diverse parti del pianeta. Oggi, infatti, la telefonia mobile arriva al 79% della popolazione nei Paesi in via di sviluppo, contro l’87% di quella dei Paesi industrializzati: un divario molto inferiore a quello dell’energia elettrica, ad esempio. E’ vero che il costo della telefonia, e della connessione internet mobile, è ancora molto più alto nei Paesi poveri, ma la distanza potrebbe accorciarsi rapidamente. Dunque possiamo immaginarci organizzazioni umanitarie che potranno lavorare insieme a grandissime distanze, utilizzando una sorta di “uffici mobili” senza nemmeno bisogno dell’energia elettrica.

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CENSIMENTO DEL NON PROFIT, GLI INDICATORI DEL RAPPORTO CON LA TECNOLOGIA Intervista a Sabrina Stoppiello, responsabile Istat per il Censimento delle istituzioni non profit

D.ssa Stoppiello, come avete affrontato l’indagine su un universo multiforme come il non profit italiano? In effetti abbiamo incrociato una trentina di archivi diversi, sia amministrativi che statistici, per arrivare alla lista censuaria definitiva, che conta quasi 475mila unità, quasi il doppio che nel 2001. Le fonti principali sono gli archivi amministrativi dell’Agenzia delle Entrate e il registro della associazioni sportive del CONI, ma abbiamo acquisito anche i registri presso le amministrazioni locali e centrali, le camere di commercio, e molti altri. Come avete definito l’istituzione non profit? Perché anche su questo non è facile intendersi. Abbiamo ripresi definizioni condivise a livello internazionale. I due punti chiave sono la natura privata e il divieto di distribuire gli utili eventualmente prodotti, neanche indirettamente. L’unica remunerazione ammessa è quella del lavoro. E’ una definizione ampia, che dovrebbe abbracciare un universo davvero vicino alla realtà. Il questionario è in distribuzione da alcune settimane. Avete già dei riscontri? Per quanto riguarda gli invii online, siamo al 6% di risposte, già un buon numero. Quali sono le aree indagate dal questionario che maggiormente possono dare un’idea del rapporto con la tecnologia nel Terzo settore? Il questionario è stato molto arricchito rispetto al censimento 2001, e ci sono parecchi indicatori

utili, anche se non abbiamo inserito domande specifiche sull’uso dell’informatica. Ad esempio, si chiede di descrivere la struttura organizzativa, in questo modo si capisce se esiste una posizione ufficialmente dedicata all’ICT. Per i dipendenti si rileva la categoria professionale di appartenenza, sui volontari è richiesto di indicare il titolo di studio, l’età e la condizione professionale: tutti indicatori “spia” del livello di attenzione alla tecnologia, specie nelle realtà più piccole che non hanno uno staff specializzato. Del resto, anche solo la modalità di restituzione del questionario è un indicatore… Certo, l’invio cartaceo piuttosto che online sarà tipico delle istituzioni meno strutturate sotto il profilo tecnologico. Ma anche nella sezione anagrafica, oltre al classico indirizzo e telefono si chiede ovviamente se esiste un sito web. Infine, abbiamo inserito una domanda sulle modalità di raccolta fondi: attraverso i media tradizionali, con eventi territoriali oppure sul web. Nel 2001 erano davvero poche le istituzioni non profit che avevano un sito, oggi la situazione sarà completamente diversa. Quando saranno diffusi i risultati? La scadenza per la riconsegna questionari è il 20 dicembre; i risultati arriveranno nella seconda metà del 2013. Approfitto per ricordare che, se qualche organizzazione non viene contattata, può partecipare al censimento - anzi è invitata a farlo – attraverso l’ufficio provinciale di competenza territoriale, i cui recapiti si trovano sul sito dell’Istat dedicato al censimento.

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PUBBLICITA PER

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MONTI, FORNERO E…PARLAMENTO: QUANTE DIMENTICANZE! Perché vale la pena di riparlare di contratti di lavoro? Perché il Non Profit , il Terzo Settore, dal Governo Monti non ha avuto alcuna attenzione. Eppure che questo settore impieghi risorse importanti, professionalità di altissimo livello è così noto che non si cessa di essere valorizzato il volontariato, il bene sociale che alcuni realizzano in Associazioni , in Italia e all’estero, in Cooperative. Il sistema dei “contratti a progetto” se da una parte va benissimo, perché il Terzo Settore spesso vive di progetti veri (!!), legati a bandi specifici, dall’altra è esso stesso vittima di un precariato economico senza pari. Come è possibile che si pensi ancora che il Volontariato in una ONLUS possa esistere ed operare senza un minimo di organizzazione che rende possibile il suo lavoro? Come si fa a immaginare che il lavoro nel terzo settore possa essere regolato da contratti come in FIAT o in un esercizio commerciale? Ma che fine ha fatto la sussidiarietà? Entrata nella Costituzione all’art. 118 dove è andata? Oggi gli amministratori pubblici, specie i più statalisti , quelli insomma innamorati dell’ex o neo centralismo democratico, usano la parola sussidiarietà aggiungendovi un aggettivo per rendere questa esperienza meno libera e più controllata. Prima c’era la Sussidiarietà verticale o orizzontale e forse circolare, voci che hanno un minimo senso razionale e trattano di uno sviluppo di questo principio. Ora si sono aggiunte a Sussidiarietà gli aggettivi : “Solidale”, “Progettuale”, “Semplice“, “Operativa”, “Federale”, “Delegata”, “Fiscale”, “Regolata”, “Feriale”, “Quotidiana”, “Pluralista”

ecc.. con il risultato che ormai nessuno sa più cosa sia effettivamente la Sussidiarietà. Un altro nome della parola libertà – dice con forza la Fondazione per Sussidiarietà. Ma come per la libertà, ognuno può interpretare la Sussidiarietà a suo uso e consumo. Però se la libertà indica sempre una apertura del cuore umano; il principio di sussidiarietà si dimentica. Esso vive unicamente, come sempre accaduto della libera creatività umana che vuole e realizza interventi per il bene comune, nella azione di persone vive, impegnate nel fare il bene davanti ai bisogni che accadono. Se il Ministro Fornero ha scordato i contratti destinabili specificatamente al Terzo Settore, dall’altra in nome dello spread tutto il Governo – ma anche il Parlamento – si sono scordati di Sussidiarietà, di Non Profit e di dare nuove e vere condizioni di sostegno a chi generosamente e in silenzio opera per dare servizi e prodotti a chi ha bisogno. Il Non Profit lotta, come sempre, fino all’ultimo, per difendere la propria libertà e per non cedere alle voracità delle Banche, delle Leggi (…sul lavoro... sulla organizzazione… ecc.), e alle pretese degli Enti pubblici di usare del Non Profit a fini di bassa politica e di sostituzione delle inadempienze della P.A. Si è scritto che oggi è il momento di controllare le ONLUS da parte della Guardia di Finanza. Magari qualche furbo ci andrà di mezzo, ma il povero associazionismo potrà forse mostrare per lo più gli scarsi contributi, i debiti e, se servisse, le tante domande e progetti fatti per ricevere finanziamenti che sono andati ad altri, magari più bravi e più fortunati.

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DONARE PERSONAL COMPUTER: ESEMPIO DI PARTNERSHIP PROFIT-NON PROFIT di Paolo Galandra

Recenti dati sull’andamento in Italia della raccolta fondi delle organizzazioni non profit evidenziano che la crisi non ha influito sulla propensione alle donazioni da parte dei privati, mentre ha causato una diminuzione delle

erogazioni monetarie da parte delle imprese. In questo scenario acquista ulteriore rilevanza il tema di fondo che sta alla base della vera efficacia di ogni azione di raccolta fondi, soprattutto verso le imprese: la costruzione di rapporti di fiducia che durino nel tempo e che consentano la creazione, il consolidamento e lo sviluppo di vere e proprie partnership profit-non profit, in cui ciascuno degli attori trovi il proprio vantaggio. Da questo punto di vista l’esperienza del Banco Informatico Tecnologico e Biomedico risulta molto significativa, perché si basa strutturalmente su rapporti con aziende che siano disponibili ad una fattiva collaborazione e che ci porta a constatare come quello che all’inizio era solo un auspicio si è rivelato nel tempo una felice intuizione. La ragione principale per cui le decine di imprese incontrate negli anni collaborano con noi è che trovano una modalità semplice ed efficace di dismettere le apparecchiature che sostituiscono: materiali destinati alla distruzione possono essere reimpiegati utilmente da organizzazioni bisognose di tecnologia, ma afflitte da cronica scarsità di risorse economiche. Ci sono poi molteplici “effetti collaterali” che vanno a toccare, più o meno consapevolmente, le corde della Responsabilità Sociale di un’impresa, che, collaborando col BITeB, ha la possibilità di:

-testimoniare la propria sensibilità per le questioni ambientali, in quanto allunga la vita ad oggetti destinati alla distruzione;

-consolidare la propria immagine di impresa attenta alla solidarietà sociale;

-mettere a disposizione della collettività beni di valore derivanti dalla propria attività di impresa;

-esprimere attenzione alle esigenze del territorio, delegando il BITeB a destinare in tutto o in parte i beni tecnologici dismessi ad enti non profit con cui è già in contatto;

-comunicare questa buona prassi ad altre aziende potenzialmente interessate.

Il punto di sviluppo più significativo si ha però quando la collaborazione diventa una partnership e cioè quando da contatto episodico e casuale diventa relazione continuativa: ci sono molte aziende che, dopo averci contattato la prima volta, hanno deciso per esempio di rendere la donazione al BITeB una parte integrante del loro flusso operativo per la dismissione delle loro attrezzature, ogni volta che se ne presenta la necessità. E questo è diventato un prezioso supporto al BITeB che in tal modo è in grado, almeno in parte, di avere visibilità della disponibilità di pc da destinare alle richieste che arrivano da tutta Italia e dall’estero. Se consideriamo che in media il BITeB destina ogni anno al non profit circa 2000 pc, completi di monitor accessori e pacchetti software di base e di produttività, è ragionevole pensare che ogni anno rimettiamo in circolo tecnologia informatica per circa 500.000 euro. La diffusione della tecnologia e l’alfabetizzazione informatica sono parte integrante dell’Agenda Digitale su cui tanto si punta per la crescita complessiva dell’Italia, e quindi anche in questa cornice il BITeB vuole sostenere il non profit in modo che possa diventarne attore significativo e non marginale: per farlo abbiamo bisogno di partner che vogliano condividere il nostro progetto.

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L’USATO O IL NUOVO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO?

di Massimo Maderna Che la tecnologia abbia fatto in questi ultimi anni dei passi da gigante è risaputo, così come è noto che l’adeguamento alle normative europee e nazionali abbiano la capacità, in un brevissimo lasso di tempo, di rendere obsolete le

apparecchiature usate sia in sanità che nel mondo informatico. Se a questo si aggiunge la predisposizione, da parte di aziende pubbliche e private così come dei singoli utenti dei Paesi più ricchi, a dotarsi di beni sempre più all’avanguardia e comunque di ricercare l’ultimo modello anche per motivi di immagine è facile capire come molto rapidamente si possano accumulare quantità di prodotti ritenuti non più adatti alle esigenze di utilizzo e produttività del mondo industriale. Per questo motivo il Banco Informatico Tecnologico e Biomedico (BITeB), ha iniziato nel 2003 la propria attività di recupero di prodotti obsoleti nel campo informatico e successivamente anche nel settore biomedicale al fine di allungare la vita a questi prodotti e di permettere il loro riutilizzo nei Paesi più poveri e carenti di tecnologia.

Ma perché i Paesi in via di sviluppo dovrebbero dotarsi di apparecchiature ritenute ormai obsolete e non invece cercare di avere la

tecnologia avanzata ormai alla portata di tutti? A prescindere dagli ovvi problemi legati ai costi delle nuove tecnologie e alla scarsità di risorse economiche e finanziarie delle associazioni che svolgono attività di cooperazione internazionale, molte altre problematiche fanno pendere la bilancia verso l’usato. L’attività svolta dal BITeB nell’ultimo decennio ci ha permesso di riscontrare come nel mondo sanitario diversi fattori influiscono sulla scelta dell’usato in luogo del nuovo. Il primo motivo è riconducibile alla quasi totale inesistenza di personale adatto all’utilizzo e alla manutenzione della nuova tecnologia nei Paesi più poveri; se è vero che molti medici, infermieri e tecnici italiani svolgono una costante attività di volontariato in questi Paesi portando le loro conoscenze ed esperienze e spesso svolgendo anche attività di formazione di personale locale è

altrettanto vero che molto spesso in questi Paesi è difficilissimo trovare persone idonee da poter formare e qualora ci si riesca questi medici e tecnici una volta formati, per mentalità e situazioni geopolitiche, preferiscono andare a svolgere la loro attività in Paesi più ricchi o strutture pubbliche abbandonando i piccoli ospedali costruiti o sovvenzionati dalle associazioni. E’ altrettanto inconfutabile che spesso alla ripartenza dei tecnici e del personale sanitario occidentale le apparecchiature presenti presso queste strutture non vengono più utilizzate e raggiungono in breve tempo uno stato di abbandono. E’ altrettanto importante la difficoltà di reperire materiale di consumo o parti di ricambio per le

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apparecchiature sanitarie che non permette di garantire un costante utilizzo dei beni. Se è vero che l’apparecchiatura nuova ha maggiori possibilità di essere mantenuta e aggiornata dalle aziende produttrici è altrettanto vero che spesso i grossi produttori hanno delle difficoltà ad operare in Paesi instabili politicamente e comunque con scarse risorse finanziarie. Sicuramente l’utilizzo di apparecchiature meno avanzate tecnologicamente, con più parti meccaniche e meno elettroniche, permette, pur con la difficoltà di reperire parti di ricambio e consumabili per apparecchiature dichiarate obsolete dai produttori, una più facile manutenzione dei beni e una formazione più basilare di tecnici e operatori sanitari. Da non sottovalutare infine la disponibilità delle fonti di energia, a volte molto scarse nei Paesi in via di sviluppo e comunque spesso molto instabili e la possibilità di avere acqua potabile da utilizzare per l’utilizzo di determinate apparecchiature. Il BITeB, nello svolgimento della propria attività ha sempre cercato di garantire alle associazioni che questi fattori abbiano un peso lieve nella gestione delle strutture ospedaliere, analizzando i progetti e valutando l’idoneità o meno di un’apparecchiatura al contesto dell’ospedale, offrendosi di trovare parti di ricambio e prodotti di consumo adatti ai beni richiesti dalle associazioni e creando una rete di tecnici e

ingegneri che possa garantire la funzionalità dei beni provenienti dalle strutture ospedaliere italiane e il loro utilizzo in sicurezza. Per quanto riguarda il settore informatico la situazione è molto più semplice in quanto, malgrado il continuo e rapidissimo evolversi della tecnologia, un computer, anche se datato e non molto potente, può sempre svolgere la propria funzione magari limitandone la portata e il tipo di attività ma risultando sicuramente idoneo a introdurre la tecnologia dove questa non è mai esistita. Ma sui computer al BITeB ci si pone spesso una domanda, perché sono quasi sempre richiesti i portatili e non i computer fissi anche quando il loro utilizzo avverrà sempre nello stesso luogo e senza possibilità di spostamento. Certo il portatile è più comodo, spesso più bello da vedere e meno ingombrante, ma a volte non si tiene conto che il computer fisso è più facile da mantenere, cambiare una scheda che si è guastata in un computer fisso è possibile e facile in un portatile molto meno. Inoltre bisogna considerare che i computer fissi ultimamente dismessi dalle aziende e che sono resi disponibili dal BITeB sono decisamente più piccoli dei vecchi desktop, spesso con un aspetto elegante e sicuramente, a parità di anzianità, molto più performanti dei portatili.

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EVENTI DI OTTOBRE 2012 L’energia nasce dai legami. È la chimica della vita! Nel turbine di processi di cambiamento profondi del vivere collettivo, professionale, personale, giunti al capolinea di strutture di legami comunitari ormai inadeguati alla protezione e alla promozione delle persone ed esauriti i modelli economici incapaci di garantire dignità e opportunità, siamo tutti consapevoli di dover generare un “nuovo” al servizio della vita!

BITeB e TechSoup Italia partecipano alla convention. Passa a trovarci allo stand.

www.facebook.com/XiConventionCgm

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Invito all’incontro LA RESPONSABILITA’ SOCIALE: UN VALORE PER LE IMPRESE E PER IL TERRITORIO.

Opportunità, benefici e buone prassi di imprese responsabili

Milano, martedì 2 Ottobre 2012 ore 17,00 – 19,00

Camera di Commercio di Milano – Sala Consiglio Via Meravigli, 9/b

Quante sono le attività che un imprenditore compie o ha intenzione di compiere e che sono parte della Responsabilità Sociale (o CSR-Corporate Social Responsibility, secondo la definizione internazionale)? Secondo la nuova definizione di CSR data dalla Commissione Europea nel 2011, “un’impresa è responsabile per i propri impatti sulla società”. Essere imprenditori responsabili implica quindi essere consapevoli dei legami esistenti tra la dimensione economica dell’impresa e quella sociale ed ambientale. Quando si parla di responsabilità sociale d’impresa si parla di competitività, intesa come capacità dell’impresa di durare e di avere successo nel tempo. Alla luce soprattutto dell’attuale contesto di crisi, in cui gli aspetti fiduciari giocano un ruolo assolutamente rilevante, la responsabilità sociale diventa un possibile ed innovativo modello di impresa che assume la sostenibilità ambientale e sociale come parametri della capacità competitiva dei sistemi imprenditoriali. La Camera di Commercio di Milano con lo Sportello CSR e Formaper promuove da anni la diffusione di una cultura imprenditoriale attenta ai temi della sostenibilità e CSR. L’incontro si inserisce in tale contesto e si pone l’obiettivo di illustrare alle imprese i vantaggi e le opportunità di un approccio aziendale che incorpori la responsabilità sociale nella propria strategia di business, evidenziando, tramite esempi concreti, i passi e le modalità con le quali renderla applicabile anche in contesti organizzativi di piccole dimensioni. Durante l’incontro saranno presentati i benefici in termini di innovazione culturale organizzativa e di reputazione oltre che di mercato, che un’impresa può ottenere grazie all’avvio di azioni di CSR. Interverranno due testimonianze di imprese che racconteranno la loro esperienza nel campo. L’appuntamento sarà anche l’occasione per informare i partecipanti sull’iniziativa delle Buone prassi di imprese responsabili in Lombardia Edizione 2012 promossa dalla Camera di Commercio di Milano insieme alle altre Camere di Commercio lombarde.

PROGRAMMA

INTRODUCE E MODERA Carmen Ragno,Sportello CSR Camera di Commercio di Milano

INTERVENGONO Nicoletta Saccon, Formaper - Maurizio Misitano, APURIMAC

TESTIMONIANZE DI IMPRESE: GUNA S.p.a. - VUEFFE S.r.l. Calzaturificio

Per informazioni e adesioni:

Sportello CSR sulla responsabilità sociale d’impresa - Camera di Commercio di Milano Tel. 02/8515.5349–4322 - Fax 02/85155290 - Email: [email protected]

www.mi.camcom.it – www.formaper.it

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Contatti Pre-iscrizioni: www.acquistiesostenibilita.org

Email: [email protected]

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CSR SULLO SCAFFALE

Troina Gaetano

L’impresa sostenibile Riflessioni su capitale e lavoro, alla luce delle encicliche sociali L’analisi sui meccanismi del sistema economico occidentale proposta da Troina ha un duplice obiettivo: offrire, nel contempo, spunti di riflessione sulla situazione in cui versa l’impresa capitalistica classica e strumenti interpretativi in grado di decifrarne i significati e le ripercussioni in ambito sociale. Sia la riflessione, sia la proposta ermeneutica prendono le mosse dalle principali linee della dottrina sociale della Chiesa. Sussidiarietà e principio di reciprocità sono i due capisaldi interpretativi di questo studio, che espone una visione tanto lineare quanto rivoluzionaria dei principi sui quali si basa il sistema economico dell’Occidente.

Anno: 2010 | Pagine: 243 | Edizione: Guerini e Associati - € 25,00 ISBN: 978-88-6250-238-2 Note: prefazione di Giorgio Vittadini

Pesenti Luca e Merlo Flavio

Verso un nuovo welfare locale e plurale Innovazione, integrazione e contrattazione sociale

La riduzione delle risorse pubbliche dedicate alle politiche sociali rende urgente la necessità di accelerare i processi di cambiamento e innovazione che da un decennio hanno investito i sistemi di welfare locale. Gli strumenti della sussidiarietà, se utilizzati correttamente, portano alla creazione di reti locali in cui produzione di servizi e distribuzione delle risorse possono diventare più efficienti e coerenti con i bisogni delle famiglie. Questo cambiamento investe innanzitutto i Comuni, coinvolgendo tutti gli attori dello spazio pubblico, compresi quelli di natura privata o di terzo settore e le organizzazioni sindacali. Anno: 2011 | Pagine: 174 | Edizione: Guerini e Associati - € 15,50 ISBN: 978-88-6250-260-3 Note: Prefazione di Fiorenzo Colombo

Armigliati Roberto

Total responsibility Dalla corporate social responsibility (CSR) allo sviluppo di una cultura di responsabilità totale (TRM)

L’intrinseco legame tra responsabilità e lavoro fa da sfondo alla total responsibility. È tuttavia opinione diffusa che, sebbene il mondo aziendale si mostri sensibile alla sostenibilità e alla corporate social responsibility (CSR), tale attenzione si traduca prevalentemente, nella pratica, in un’azione filantropica e di mero sviluppo dell’immagine. La situazione attuale sembra favorevole al dispiegamento della responsabilità d’impresa, collettiva e individuale. Occorre però ridefinire, alla luce della crisi strutturale del nostro sistema economico e produttivo, il senso della parola responsabilità e individuare le cause del suo distorto utilizzo anche nel linguaggio corrente. Questo lavoro propone un

modello di management strutturato, praticabile sul piano operativo, orientato allo sviluppo di una cultura di responsabilità e a incrementare l’azione responsabile delle persone, a tutti i livelli dell’organizzazione. Anno: 2012 | Pagine: 240 | Edizione: Guerini e Associati - € 25,00 ISBN: 978-88-6250-400-3 Note: prefazione di Giuliano Pisapia e postfazione di Renato Grottola

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Responsabilità Sociale d'Impresa e Bilancio di Sostenibilità di Castellani Giovanni

La moderna cultura di Corporate governance accoglie l’integrazione tra etica e imprenditorialità con l’idea di RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa o CSR, Corporate Social Responsibility) e la fa propria. L’integrazione tra la rendicontazione finanziaria classica (Bilancio d’esercizio e Relazione sulla gestione) e quella non financial (per gli aspetti non risultanti dalle scritture contabili) è una prassi diffusa in Italia solo di recente. In tale contesto gli stakeholder (coloro che hanno interessi intorno all’azienda e, dunque, non solo i soci) vengono descritti singolarmente assumendo precisi connotati e considerazione scientifica e sono, poi, individuati gli strumenti di governance per i rapporti azienda-stakeholder. Lo strumento di comunicazione adottato dalle aziende è il Bilancio di Sostenibilità, ove

sono rendicontati i c.d. aspetti ESG (Environmental Social Governance factors). ISBN: 8838765669 - Copyright: Ottobre 2011 - Maggioli Editore - € 22,00 Pagine: 256

Il piano di fundraising di Zanin Luciano

Dalla strategia all’operatività nella raccolta fondi Oggi, sempre più spesso, le organizzazioni nonprofit si avvicinano al mondo del fundraising spinte dalla necessità di cercare (e ottenere) risorse economiche nuove, diverse, integrative a quelle già a disposizione. Nonostante la preparazione e la buona volontà di chi si attiva per fare raccolta fondi, i risultati, spesso, non sono proporzionati agli sforzi e agli investimenti effettuati: la buona causa e le nobili motivazioni sono presenti, ma questo non è sufficiente. È necessario definire un metodo e un approccio strategico complementare alla mission. Il fundraising richiede conoscenze relative a strategie, strumenti e tecniche, ma necessita anche di metodo e di costanza per esprimere al meglio le proprie potenzialità. Ed è proprio attraverso la definizione di un metodo che si può acquisire esperienza, imparare dai propri errori e rendere in tal

modo più efficace la raccolta di fondi. Il volume nasce proprio con l’intento di guidare in questo percorso le piccole organizzazioni nonprofit alle prime armi, ma anche tutte quelle organizzazioni con più esperienza nel settore. Un testo suddiviso in dieci capitoli che corrispondono ad altrettanti passi da compiere per guidare il lettore nel processo di creazione del piano di fundraising. Dieci capitoli da leggere tutto d’un fiato, ma anche utili singolarmente in base alle proprie esigenze. Un punto di partenza fondamentale per creare un piano avanzato di raccolta fondi in grado di sposarsi perfettamente con la mission dell’organizzazione. ISBN: 883876963X - Copyright: Aprile 2012 - Maggioli Editore - € 18,00 Pagine: 135

Responsabilita' sociale d'impresa in tema di diritti umani e protezione CUTILLO M., FAUGNO R., SCOVAZZI T.

La responsabilità sociale d'impresa si fonda sul presupposto che le società private non dovrebbero avere obblighi soltanto verso i loro soci, ma anche verso le comunità in generale dove esse operano, soprattutto quando si tratti di attività svolte all'estero. Il volume esamina come questo tipo di responsabilità, che ha una dimensione sia etica che giuridica, si manifesti riguardo alle imprese che operano in India, con specifico riferimento ai temi dei diritti umani e della tutela dell'ambiente. Pubblicazione: 01/2012 - Casa editrice: Giuffrè - € 28,00 - Pagine: 310

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Recentemente alcune Associazioni ci hanno richiesto …

Associazione Faso Konou Lingua software: Francese - n.20 PC

Destinati ad un liceo in Mali, serviranno alla creazione del primo centro di informatica nella città di Segou.

Associazione Arco Lingua software: Italiano - n.12 PC

I computers verranno utilizzati da operatori ed utenti delle nostre strutture. Il fabbisogno di computer

riguarda in particolare gli uffici degli operatori delle strutture poiché vecchi e obsoleti e inoltre avendo la

possibilità di avere dei computers si potrebbero attivare in sede dei corsi base per gli utenti della comunità

terapeutica per tossicodipendenti. Infatti, la Cooperativa Gruppo Arco è attiva dal 1993 e rappresenta un

importante punto di riferimento per l'offerta di servizi sociali/educativi/terapeutici per la città di Torino e

per la Regione. Negli ultimi anni l'attività è notevolmente cresciuta e si è arricchita di nuovi progetti e

servizi, chiaramente nel tempo è anche cresciuta la necessità di strumenti informatici, soprattutto

Comunità Amore e libertà Lingua software: Francese – n.50 PC

I pc serviranno ad allestire un'aula di informatica per i corsi di specializzazione superiore della "Ecole de la

Liberté", scuola della Communauté Amour et Liberté Asbl a Kinshasa, in Congo. La Missione, aperta nel

1997 dalla Comunità Amore e Libertà Onlus, accoglie bambini privi del sostegno familiare, e da circa 10 anni

ha aperto una scuola che attualmente conta circa 1.000 alunni per dare un futuro e possibilità di studiare ai

bambini di strada del quartiere.

Associazione Nessuno Escluso Lingua software: Inglese – N.15 pc + n.5 Portatili

Laboratorio scuola professionale di Njombe - Education & Entrepreneurship

I computers sono diretti alla scuola professionale di Hagafilo, situate nella regione di Njombe in Tanzania,

una zona interna del Paese africano, vicino al confine con lo Zambia. La scuola, inaugurata a febbraio 2012,

è un progetto promosso congiuntamente da Nessuno Escluso e dalla ong ACRA, in collaborazione con

organizzazioni locali e con la Diocesi di Njombe.

I destinatari della scuola sono giovani tanzaniani che hanno frequentato almeno 7 anni di scuola primaria, i

quali, al termine del ciclo di studi, acquisiranno una formazione tecnico-imprenditoriale, riconosciuta dallo

Stato.

L’aspetto più innovativo della scuola è l’approccio imprenditoriale: spesso, infatti, è la mancanza di un

approccio di questo tipo a frenare lo sviluppo, rendendo vani gli sforzi fatti per impartire ai giovani

un’istruzione teorica.

Saman Servizi Cooperativa Sociale Lingua software: Italiano - n.15 PC e 15 monitor

I pc richiesti andranno ad integrare o sostituire di pc ormai desueti nella sede legale, nella comunità

terapeutica e nell'accoglienza site a Milano e nella comunità sita a Belgioioso (PV).

Saman Servizi gestice sul territorio nazionale 7 centri residenziali volti alla cura ed al recupero di alcool -

tossicodipendenti e 4 centri di accoglienza ed un centro diurno di Bassa Soglia.

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