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Edizioni O.M.P.(www.edizioniomp.com)Pavia, settembre 2009ISBN 979-88-95762-10-4
Officina Multimediale Pavese(www.mupa.it)associazione di promozione culturaleviale Campari 83/d, Pavia
StampaUniversal Book SRL, Rende (CS)
Progetto graficoAndrea Franzosi (www.franzroom.net)
DISCLAIMERI diritti dell'opera contenuta in questo libro appartengono a BarbarahGuglielmana.L'opera è rilasciata sotto la disciplina della licenza Creative CommonsAttribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia.Il riassunto e il riferimento alla licenza sono disponibili a pagina 73. La versione digitale del presente libro è disponibile su internet all'indi-rizzo www.edizioniomp.com.
Fotogrammi per una generazione che non si aspetta niente
Da anni incontro Barbarah/Barbaracca in Corso Garibaldi, ci si scambia, nonostante la differenza di età, sguardi d’inte-sa. Mi ha colpito subito la sua cortesia brusca e quel suo nome “d’arte” che ha scelto. Poi negli anni, tramite una co-mune amica, ci siamo sporadicamente passate dei versi. E i suoi versi, bruschi e cortesi come lei, con quel lessico varie-gato, a tratti cerimonioso altre volte ruvido, dal quale emergono spesso e come d’incanto, immagini fresche e lim-pide, mi sono piaciuti subito. Per questo ho accettato l’invi-to a introdurre questa sua raccolta.
Non mi ero però resa conto, vedendo le poesie alla spicciolata, di quale complesso disegno ci fosse dietro e so-prattutto di quanto quelle poesie rispecchiassero il sentire di una generazione. È leggendo tutto questo Rondini come Formiche, questa sorta di allegro diario di bordo alla deri-va, che ho visto di colpo quei versi solo apparentemente naiv di Barbarah comporre il resoconto di un mondo inter-no mutato, privo di nostalgia, eppure nitido, nonostante le prospettive mozzate.
Tutto è contaminato, spurio, nelle poesie di Barbarah, tutto si mescola ma senza rimpianto, così com’è, fotografato da dentro «La Nebbia incotona il Duomo senza torre, / La sgretolata Facciata di incisioni in arenaria, / Il Castello del-la città antica, / I cortili degli Studi universitari, / Il Ponte ricostruito e i Resti di quello in legno bombardato dagli al-leati / E quello Imperiale trafficato in entrambe le direzioni, / La Strada che porta al Fiume, / E quelle accanto ai Navigli con pescatori e nutrie, / La Ro-
V
tonda di statue all’Ospedale e le Cliniche con le malattie de-gli altri…»: storia e geografia, animali e clima, s’incrociano, ogni cosa citata con la maiuscola, come fossero persone, da rispettare nella distanza, una distanza che non è quella pura, “competente” degli uccelli in volo: «durante la bella stagione tutti gli uccelli del cielo prendono il volo / rincor-rendosi e poi perdendosi, anche loro / distribuendo ignari chiassosi e sublimi canti / a noi che pesanti non possiamo volare...»
Tutta la vita mescolata e vista da prospettive che cam-biano continuamente: esterna, viscerale, sbieca, di distacco. Intenzionalmente senza un progetto, occhi attenti guarda-no vivere la natura, la gente, i muri e se stessi e non aspet-tano se non la sera o il treno che li riporti in città nel fine settimana. Ma senza progetto non vuol dire privo di memo-ria «Ti ricordi di Sarajevo / Iniziammo da lì / Noi giovani di nuova generazione / A conoscere la guerra / A spaven-tarci della guerra» e nemmeno distratto rispetto alla vita sociale «La ditta fa società con un’altra di cassaintegrati, / In qualche modo risolveremo, dicono. / Intanto vivo alla spicciolata, / Risparmiando sui debiti.» C’è impegno, c’è re-cupero di radici, di tradizioni, ma nell’oggi, per l’uso imme-diato e presente.
Dalla più personale delle prospettive esce l’immagine di una generazione che non aspetta niente, che non “inve-ste”, versi che non hanno una ricorrenza formale e nemme-no il lessico è un trovarsi a casa, anzi Barbarah sembracercare lo straniante persino attraverso caratteri e corpi ti-pografici diversi, l’uso di parole strampalate o antiquate, buttate lì, con ironia e maestria, come in una discarica: «Vago tra l’essere paca e pacciame / pacchiando per so-pravvivere a una me stessa diversa / impacchettata in un
VI
paddok / paciugo un punto padellato d’altro essere / pada-na e padovana non mi sento d’essere / ma in una padellata siffatta / ritrovo pacifico il pacifismo senza macchia, / che rinascerà ogni volta come pabbio.»
Anna Ruchat
1
VII
La mia poesia
Si chiama Vita.
Racconta di me contadino sul trattore,E delle mie rotonde, compatte, gialle, palle di fieno.E di una, rotondissima, che un giornoMi è caduta addosso,Lasciandomi per sempre sdraiato.Con gli occhi che hanno iniziato a guardare il cielo,Davvero bello anche con la pioggia.
7
sono piccolina
e schiacciandomi nel polo centrale
macchio con un puntino
il foglio, da scrivere, della mia vita
8
Io
buttata fuori / dal davanzale penzoloni con le braccia / e con la testa in giùi capelli anche / e mi mischieròcol muro della casa
è bianco / questo muro della casa, / la mia casae sarò bianca / bianca / e rifletterò luce / come il muro,passerà del tempo / e quel bianco
risplenderà sempre / sarà sempre biancoio sarò quel bianco / io sarò quel muro il muro bianco e tutti guarderanno / - ah, il muro bianco / dello splendore della luce / la luce della giovinezza;
e sarà l’unico, / il mio muro bianco,sarà l’unico muro bianco / ma tornerà a passare del tempo io non mi muoverò / buttata fuori / dal davanzale / penzolonicon le braccia / e con la testa in giù / i capelli anche
il muro comincerà / ad essere meno bianco / ma sempre bianco[ rimarrà
e quando il tempo sarà passato ancora / là in fondo / vedrò una casa nuovacon un bianco muro / un muro più bianco del mio
un rivale
ma la mia casa rimarrà luminosaperché sarà ancora / il muro bianco della mia età.
9
Il chiodo spaccato
Cammino lasciando le mie impronte nella palude.Le mammelle si muovono nell’abito strappato,Il viso rugoso appare liscio alla luce della pioggia,Le mani segnate di vene azzurrine e serpiginose.Avevo un figlio in grembo, l’ho perso senza vederlo.
10
Plumbea di cieli
Attraversata da sfumature fumé
il soffitto smosso da un vento perturbato
cade sulla figura umana,
schiacciandola a terra
nella sua serenità velata
S’alza allora un odore di muschio, e di cemento.
11
Il mestruo
è stato abbondantenella sua dissoluzione
non cicatrizzerònon tamponerò.
Partoriròla prossima volta.
12
Gru coronataammira il tuo fiore,colorato e biancotenero e carnososbocciato e giovanenon svanirà in petali strappatima forse in foglie mosse da un vento gentile,annusa il tuo dolciastro odoremisto a lacrime salate e caldesu un sudore appiccicoso del tuo corpo,festeggia la nuova primaverache come te rinasce ogni voltaper essere ammirata e annusatadell’incontentabilità e sazietà
riesco a sentirmi fino in fondoe da lì riprendermi all’origineper riassaporarmi in tutto il mio frutto maturo.
13
Terra fredda
Non genera.
Si lacera in profondità sulla superficie,
il bianco ghiaccio la screpola
e il vento le porta una bufera gelida.
Non passa un’anatra gravida,
nelle acque.
14
Madre,
che il tuo latte
non sia una colla
da cui non possa
scivolare via
quando le mie mammelle
saranno pronte.
15
Ascoltami
quando passo vicina
non sono leggera nuvola
inciampo quasi apposta
mi secco la gola per chiamarti,
mi graffio per sfiorarti
sentendo assordanti i tuoi silenzi.
16
Siamo già a quota cinque stamane
e so che ho appena iniziato a scrivere
non voglio vedere nessunonon voglio il consiglio di nessuna amica
e non voglio che questa masturbatissima macchina da [ scrivere
mi dia l’orgasmodella creazione artistica
voglio continuare ad averti dentro.
17
Ho svenduto il nostro amorein una puzza di ciminieradi uno stanzone freddoloquace e veloce ne agitavo le membrae ne tagliavo le gambeignara di buttare via lui insieme a mel’elenco era ricco e con un suo pesoil pubblico colpito e sbigottitoio infinita non esageratama parziale e non comprensivatre tiri di sciacquonee il nostro fiore è appassitodi certa acqua anche se hai setene dovresti fare a menoma l’allontanare il mio sentimento per tesbanca il razionale estriscia sul banale rancore,ed è la fine di un amore
18
Diete
Mangio, mangio e mangio ancoraE poi sputo. Sputo. E risputo.Parole, sangue, pezzi di cartaVermi, inchiostro, saliva pure.Sono cibi indigesti, di corpo e di mente.Anoressici e obesi.La madre dalle grosse tette,con il latte parzialmente scremato,manca a tutti, operai e padroni.In sua mancanza ci nutriamodi succhi surrogati.
19
T’annettereial mio seno
se non ne avvisassil’assideratezza
Il prosciugamentoavvennead opera di un uomo bambinoche succhiòfino all’ultima gocciala mia linfa
Avrei voluto fermarlomail suo odorecoprivail mio dolore
Fin tanto che ce ne è statogliene ho dato.
Poi me ne sono andata viacon la mia pelle morta.
Madre più di nessuno.
20
Asfittica
mi chiami
E mi volto:io sono sopravvissutaall’inondazione
Ma non è un complimento che mi fai
Però è così che ci si rivolgea chi porta in girola puzza marciadei fiori morti.
21
L’acciaio non arrugginisce
Erano un Lui e una Lei,
Che poi hanno formato una Coppia.
E alla fine sono tornati ad essere un Lui e una Lei.
Non sapendo come dividere le pentole
Venendo via le hanno lasciate in cucina,
Per chi verrà dopo di loro.
22
Il bacio
Così appiccicoso instaccabile bavoso, il primo.Così appiccicoso instaccabile bavoso, il penultimo.
L’ultimo scollato separato, e così secco.
23
Sbarrata fuori
Arriva alla stazione, non aspettata.
Pettinata aggiusta le pieghe della gonna,E cammina lungo i binari, mentre i topi scappano via.
L’attende una nuova settimana: a lavorare il fare.Dopo la domenica passata a consumare le scorte,Accumulate nella sola dispensa.
24
Tu vieni col nuovo
labbra di boccioloocchi di scogliera
arciere dorato,
chiamami ancorariconoscimi,
appiantatòialevigheròl’aprìco tuo corpo
e àpteraci volerò sopracol miomodellatoapprendista.
25
Soffocamentoafonico
I colombi gutturano
tra il battibecchi dei passeri,
mentre mi parlo di me.
Suoni ventosi.
26
Spetala, la rosa
SfilacciataSbiaditaSprofumata,
Sfinisce a marcire insieme ai fiori di plastica dei morti.
27
L’oleandro senza fiori
Andava l’uomo per la strada di folle,
Frattanto pensava, sotto le nuvole
amanti e separate.
Senza figli non sognava.
28
Il gladiolo
S’alza fiore dopo fiore a sfiorare il cielo
Nel suo vario colore, giallo rosso rosa e viola,
S’asciuga infine nell’estensione, accasciandosi a terra.
29
L’asciutto volo del gabbiano
Preannuncia l’acqua del cielo,
E le rondini volano basse
A sfiorare lo sguardo dell’uomo.
Nuovi volatili sulla terra, germogliati
Sguazzano.
31
Tutti gli uccelli del cielo
leggeri scappano, svolazzano competentile nuvole li aspettano, il vento li distraeil sole brucia le loro alie l’acqua le rinfrescaa figure geometriche si ricompongonoe in un solitario si dividonoeleganti escono a sera e tornano a giornodurante la bella stagione tutti gli uccelli del cielo prendono il volorincorrendosi e poi perdendosi, anche lorodistribuendo ignari chiassosi e sublimi cantia noi che pesanti non possiamo volareo dopo un’effimera leggerezza abbiamo smesso di farlo,sorvolandoci.
32
Il comignolo guarda il cielo,
e sbircia in basso.
Visitato da piccioni e altri uccelli di terra,
Vede parabole di volo, in fumo.
Lo invidio solo fra le nuvole.
33
Topi che falcano
Vola basso il Pipistrello, la sera.Si impaurisce l’Uomo che guarda le stelle,Dopo una giornata appesa al soffitto, a testa in giùE passata sul pavimento, a testa in sú.
Al chiar di luna s’intoppano,falciandosi la prospettiva.
35
Pesce alla deriva
Sussurra il vento al mare
In conche di palude burrasche di oceani,
Su scogli levigati onde salate,
Nelle increspature profili lontani e
Mentre il Cormorano sprofonda
In un cielo ribaltato nel mare.
Trascinata e sospesa,
E si screpola l’intonaco del mio fondale.
36
Pesce fritto a fine luglio
l’impronta umida si lascia sul giornalele gambe s’accollano alle gambee il contorno delle labbra suda salatoal vuoto fa d’uopo un riempimentoe la sete viene rimandata allo sfinimentomentre il tempo passa a fotogrammie alcuni mi riescono sfuocati,scivolando via in altre acque,non pescabili all’infinito. Immagino.
37
Sabbia mista a tappinascoste briciole di conchigliesopra il mio corpo bianco a righee confuso a trattiil mare, pugliese, verde e birrosopoi blu-quasi nero e caldo e mossogli amici a cerchionella notte delle stelle nuvolosein banchetti e falò nella sabbiamentre nelle onde spettacolaris’incammina con un gusto solitario un diversoe alla riva chiamano Giulia dal mare
39
Dissecazione
Frantumata su uno scoglio,
Mi dondolo nelle onde.
Con la risacca danzerò insieme ai pesci,
Graffiata dai coralli.
Amen.
40
La Sirenetta di polline
La Sirenetta di polline è comparsa d’improvviso
Soave si dondolava con il ventorimanendo ancorata e imbrigliata nella tenda della
[ zanzarieranello sfondo di un cielo confuso con il maree bisognosa di tornare libera nel blu del suo fondale
Se ne scappò come un’aquilamostrandosi alla fine della sua leggera danzaun batuffolo di polverein un mucchio di ragnatele sporche.
41
All’ombra del sole
Esco la mattina col buio e torno la sera con lo scuro.Di giorno lavoro nella miniera delle carte polverose,alla luce di una lampada. E la notte vado a dormire.
42
L’ocra dell’autunno
Strade sepolte da foglie ed ippocastani,
E l’odore di vinacce in un vento caduto.
Insetti bussano al vetro di casa,
E una pentola inizia a borbottare.
L’ultima campana della sera
Saluta il fischio di un treno al buio.
È il tempo di riposo.
44
Scarnebbia
La Nebbia incotona il Duomo senza torre,La sgretolata Facciata di incisioni in arenaria,Il Castello della città antica,I cortili degli Studi universitari,Il Ponte ricostruito e i Resti di quello in legno bombardato dagli alleatiE quello Imperiale trafficato in entrambe le direzioni,La Strada che porta al Fiume,E quelle accanto ai Navigli con pescatori e nutrie,La Rotonda di statue all’Ospedale e le Cliniche con le
[ malattie degli altri.Nelle trattorie vini d’Oltrepò bevuti.Nei campi piante nude si nascondono nei quadri di chi le
[ guarda.E noi vecchi amanti scompariamo inanimati,Sfumati da un fioco arancione di lampione, Sotto il tratto timido di una pioggerellina di pianura.
45
È un succedersi di piastrelle
Il mio passeggiare la mattina nel corridoio del lavoro.
È un andare e tornare. Un tornare e andare, ancora.
Qualche mattonella è smussata dall’uso,
Qualcun'altra scolorita dall’uso,
Qualcuna ancora strappata al suo uso.
A capo chino incedo, a capo alto recedo.
Qualche volta le piastrelle possono volare.
46
Mi licenziano
Lo sappiamo noi e io l’ultimo assunto. C’è crisi, è ovunque, lo sappiamo.Troveremo altro, dicono.La ditta fa società con un’altra di cassaintegrati,In qualche modo risolveremo, dicono.Intanto vivo alla spicciolata,Risparmiando sui debiti.
47
Lavoro, in cassa integrazione
Spetalo una margherita, passaAttraverso i binari della ferrovia, desertaPer andare a lavorare nella fabbrica, dismessa.
48
Addio operaio
Hai lavorato come un asinoe un tozzo di pane ti ha ripagatoNessuno si ricorderà di te,che non hai lasciato nomein una catena di montaggio,costruita alla bella appostaSvanirai nella storiaE con te, la tua famiglia seppellirà, insieme, il tuo ricordoE il tuo mattone forse verrà abbattutoper un muro antisismico.
49
Emigrata
Mi imprigionano le disfatte lenzuola d’ospedale.I grandi occhi blu sbarrati dalla paura,un dolore viscerale che sforma, e mio marito che mi guarda andare via.In Italia dall’Est ero venuta per lavorare.
50
Eos
Evidente trasparenza ruvida
Carezza il profilo scolpito,
e macchia la pelle bianca,
esangue.
Cammina zoppicante sicura
Sfiora la mano posata,
e traccia la strada asfaltata,
calpestata.
Oscura s’abbraccia alla luna,
offuscandola. S’apre una nuvola
e passa un raggio pallido,
a cerchio.
51
Uomini di strada
Si mangia quello che si trova.
Le coperte, quei cartoni trovati davanti al supermercato.
Gli abiti, quelli del cassonetto o alla peggio quelli della [ parrocchia.
Amicizie, quelle del mozzicone di sigaretta.
Pensieri, uno. Il senso della vita.
52
Gioacchino
Gioacchino da bambinogiocava a fare il soldatino
Gioacchino da grandegiocava a fare il soldatino
Gioacchino da vecchiogiocava a fare il soldatino,in un manicomiodi invalidi di guerra.
53
Ti ricordi di Sarajevo
Iniziammo da lìNoi giovani di nuova generazioneA conoscere la guerraA spaventarci della guerra
A pensare con la guerra
Non dimentichiamoci mai di Sarajevo.
54
Revolver di stelle
Un bombardamento mi cancella i sogni.
Ho pochi anni e avevo una famiglia.Io non ero con loro sotto le stelle cadenti.
55
Bambina
con la tua bambola senza testa,
la mamma ti ha lasciata andare
sola
per il mondo
non sei grande per farlo
ma crescerai facendolo.
56
Correvo distratta per i prati falciati
Ora vado cauta per paura di schiacciarei morti caduti in questa guerradel tecnologico fine millennio
magari ci trovo i miei amici
e magari mi aiutano a trovare mio fratello
57
La libellula si mosse in campo di guerra
E al suo luccichio
scoppiò una bomba
Rimasero sul campo
Poeti morti.
58
È morta Favolain diversi pezzidivisi da confini nerispezzati con tagli scuri profondiper mano di taglienti rugginose forbici da macello
i pezzi della collasi sono allontanati, agli estreminel nullaa me lontanie per altri probabilmentetemporanei precari puzzle.
59
Il Fungaiolo
Ossuto, dopo chilometri nei boschi,E chilometri sulla ferrovia
Lungo, come un cipressoLo scheletro consumato alla pelle
Addormentato e risvegliato nei dolori non controllati
Lo racconto.
Stava paziente, padre di quattro figlieIl Capostazione che, un tempo, andava per funghi.Steso sul letto, quello col comodino di medicine,Imprecava santi e madonne, nel suo ateismo convintoAccorgendosi del medico a bordo, malato di cure, alla fine delle flebo…
60
Prosciugata
Quasi centenaria.
Secca-Anurica.
Un mucchietto di ossa,
Un velo di pelle,
Un grammo di anima.
Oggi piove, sulla terra sopra il suo corpo.
61
La caduta dei sassi a terra
Volano a pioggia le rondini eBalla sudata l’estate della vita
Le finestre sono aperte su cortili chiusiE le parole seccano sul cemento.
Il bambino nella stanza bianca è uscito uomo,
A salutarlo gli angeli in coro,sotto il pianto del cielo.
A Enrico
62
Lacrime della Madonna
lacrime di bimbolacrime di partorientelacrime di donna traditalacrime di orfanolacrime di persona con defuntolacrime di malatolacrime di genitorelacrime di puttanalacrime mie
tutte appiccicose, salate, bagnate e sole.
63
Il natale dei lustrini
Tanti pacchettini e tanti bigliettini,E tanti bambini Soli e tumefatti nel presepe di giuseppe e maria.
64
La chiesa brucia
Una donna urla contro un uomo straniero,
E il fumo si alza dalla Casa, avvolgendola di grigio.
I figli muoiono, non progettati.
Si chiudono le casse, senza Resurrezione.
65
Padovanelle o Carretella(per tirare avanti)
Vago tra l’essere paca e pacciamepacchiando per sopravvivere a una me stessa diversaimpacchettata in un paddockpaciugo un punto padellato d’altro esserepadana e padovana non mi sento d’esserema in una padellata siffattaritrovo pacifico il pacifismo senza macchia,- che rinascerà ogni volta come pabbio.
66
INDICE
Fotogrammi per una generazione che non... V
RONDINI COME FORMICHE 3
La mia poesia 7
sono piccolina 8
Io 9
Il chiodo spaccato 10
Plumbea di cieli 11
Il mestruo 12
Gru coronata 13
Terra fredda 14
Madre 15
Ascoltami 16
Siamo già a quota cinque stamane 17
Ho svenduto il nostro amore 18
Diete 19
T’annetterei 20
Asfittica 21
L’acciaio non arrugginisce 22
Il bacio 23
Sbarrata fuori 24
Tu vieni col nuovo 25
69
Soffocamento 26
Spetala, la rosa 27
L’oleandro senza fiori 28
Il gladiolo 29
Pavone senz’ali 30
L’asciutto volo del gabbiano 31
Tutti gli uccelli del cielo 32
Il comignolo guarda il cielo 33
areata 34
Topi che falcano 35
Pesce alla deriva 36
Pesce fritto a fine luglio 37
Levigato scoglio 38
Sabbia mista a tappi 39
Dissecazione 40
La Sirenetta di polline 41
All’ombra del sole 42
Città d’agosto 43
L’ocra dell’autunno 44
Scarnebbia 45
È un succedersi di piastrelle 46
Mi licenziano 47
Lavoro, in cassa integrazione 48
70
Addio operaio 49
Emigrata 50
Eos 51
Uomini di strada 52
Gioacchino 53
Ti ricordi di Sarajevo 54
Revolver di stelle 55
Bambina 56
Correvo distratta per i prati falciati 57
La libellula si mosse in campo di guerra 58
È morta Favola 59
Il Fungaiolo 60
Prosciugata 61
La caduta dei sassi a terra 62
Lacrime della Madonna 63
Il natale dei lustrini 64
La chiesa brucia 65
Padovanelle o Carretella 66
INDICE 69
71
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73