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Running Magazine n. 10 - 2012

Date post: 22-Mar-2016
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The b2b monthly publication of the italian and european running market
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ANNO 1 - NUMERO 10 - 2012 TEAM VIBRAM, TO BE CONTINUED... IL PRIMO RUNNING BUSINESS MEETING BEPPE MARAZZI, SEBASTIAN NAIN, DAVID GATTI, NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA NEW ENTRY FEMMINILE DI GRANDE RILIEVO COME FRANCESCA CANEPA, VERA E PROPRIA RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE. ORGANIZZATO DA RUNNING MAGAZINE UNA STORICA TAVOLA ROTONDA DELLE AZIENDE RUNNING E TRAIL. IMPORTANTI E STRATEGICI I TEMI TRATTATI, CON NUMEROSE IDEE E PROGETTI CONCRETI PER IL FUTURO. STRONG, FUNNY, ADVENTURE: L’ALTRO LATO DEL RUNNING IN PRIMO PIANO // IL 3 OTTOBRE A SAN COLOMBANO AL LAMBRO ALPE DI SIUSI RUNNING SHOE EXPERIENCE PAGINA 22 PAGINE 10-11 GIULIO SERGIO ROI, ALIAS THE “SKYDOCTOR” INTERVISTE PAGINE 16-18 PAGINE 8-9 PAGINE 24-25 PAGINE 20-21 Editore Sport Press S.r.l. - Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362.600469 - Fax 0362.600616 - e-mail: [email protected] - Direttore responsabile: Angelo Frigerio - Periodico mensile - Registrazione al Trib. di Milano n. 38 del 20 gennaio 2012 - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 - conv. in Legge 46/2004 Art. 1 Comma 1 LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. [email protected] / www.runningmag.it IL SUCCESSO DI EVENTI COME LA STRONGMAN RUN E I REWOLUTION RAID CONFERMANO L’INTERESSE DEI RUNNERS VERSO FORMULE ALTERNATIVE ALLA CORSA TRADIZIONALE. PREFIGURANDO SCENARI INTERESSANTI E PIù AMPI PER TUTTO IL MERCATO ALLE PAGINE CENTRALI LA SCARPA DEL MESE DYNAFIT // FELINE SUPERLIGHT PAGINA 13 LA NUOVA RUBRICA // RUNNING CON PAGINA 26 ICELAND FACTOR
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Page 1: Running Magazine n. 10 - 2012

ANNO 1 - NUMERO 10 - 2012

TEAM VIBRAM,TO BE CONTINUED... IL PRIMO RUNNING

BUSINESS MEETINGBEPPE MARAZZI, SEBASTIAN NAIN, DAVID GATTI, NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA NEW ENTRY FEMMINILE DI GRANDE RILIEVO COME FRANCESCA CANEPA, VERA E PROPRIA RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE. ORGANIZZATO DA RUNNING MAGAZINE UNA STORICA TAVOLA ROTONDA DELLE AZIENDE RUNNING E TRAIL.

IMPORTANTI E STRATEGICI I TEMI TRATTATI, CON NUMEROSE IDEE E PROGETTI CONCRETI PER IL FUTURO.

STRONG, FUNNY, ADVENTURE: L’ALTRO LATO DEL RUNNING

IN PRIMO PIANO //

IL 3 OTTOBRE A SAN COLOMBANO AL LAMBRO

ALPE DI SIUSI RUNNING SHOE EXPERIENCE

PAGINA 22

PAGINE 10-11

GIULIO SERGIO ROI, ALIAS THE “SKYDOCTOR”

INTERVISTE

PAGINE 16-18

PAGINE 8-9

PAGINE 24-25

PAGINE 20-21

Editore Sport Press S.r.l. - Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362.600469 - Fax 0362.600616 - e-mail: [email protected] - Direttore responsabile: Angelo Frigerio - Periodico mensile - Registrazione al Trib. di Milano n. 38 del 20 gennaio 2012 - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 - conv. in Legge 46/2004 Art. 1 Comma 1 LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

[email protected] / www.runningmag.it

IL SUCCESSO DI EVENTI COME LA STRONGMAN RUN E I REWOLUTION RAID CONFERMANO L’INTERESSE DEI RUNNERS VERSO FORMULE ALTERNATIVE ALLA CORSA TRADIZIONALE. PREFIGURANDO SCENARI INTERESSANTI E PIù AMPI PER TUTTO IL MERCATO

ALLE PAGINE CENTRALI

LA SCARPA DEL MESEDYNAFIT // FELINE SUPERLIGHT

PAGINA 13

LA NUOVA RUBRICA //

RUNNING CON PAGINA 26

ICELAND FACTOR

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di BENEDETTO [email protected]

Il ruolo dei negozi fisici in una società

sempre più digitalizzataDiciamo la verità: anche se il mercato del run-

ning continua a essere in piena salute e con un trend che si prospetta positivo anche nel prossimo anno, la situazione di alcuni retailer non è delle più facili. Si pensi alle maggiori difficoltà nell’ot-tenere credito, ai margini che si assottigliano, alle quotidiane battaglie sui prezzi e ai concorrenti sem-pre più agguerriti, dalla grande distribuzione alle vendite online. Proprio a proposito di e-commerce, ho recentemente partecipato a un forum europeo sul mercato out-door, dove è stato messo in luce un importante dato di fatto su questo argomento. A eccezione di Amazon, che primeggia nella maggior parte dei mercati, sono i cosiddetti “click & mortar” website (con brick & mortar si intendono i negozi fisici tradizionali) quelli di maggior successo: vale a dire i siti di e-commerce legati a insegne fisiche. Questione soprattutto di credibilità e autenticità. Valori che il consumatore sportivo in generale asso-cia più ai punti vendita tradizionali che ai cosid-detti “pure players”, ossia siti appositamente nati per la vendita online. Se approcciato correttamente e in modo professionale, quindi, l’e-commerce può diventare non tanto un pericolo quanto una prezio-sa risorsa per gli stessi negozi fisici.

Del resto, che il ruolo del punto vendita in una società sempre più digitalizzata continui a essere centrale è una certezza. A precise condizioni, però. Prendete il caso di Apple. La nota azienda ameri-cana che solo 15 anni fa era sull’orlo del fallimen-to, lo scorso settembre ha raggiunto il record storico in termini di capitalizzazione mondiale: oltre 660 miliardi di dollari (tanto per capirci, più del PIL della Svizzera). Un valore poi sceso a ottobre ma che rappresenta comunque il più alto in assoluto. Ebbene, un’azienda che è stata pioniera nelle ven-dite online di musica e video, avrebbe potuto facil-mente spingere i propri clienti ad acquistare online anche i suoi prodotti fisici. Ricavandone certamen-te margini più elevati.

Ha deciso invece di puntare su un business model che è più “low tech” e tradizionale: la sua catena di negozi fisici. A oggi sono quasi 400 gli Apple Store in tutto il mondo, con vendite per 11 miliardi di dollari generate nel 2011. Con una rendita al metro quadro elevatissima e una maniacale atten-zione all’ubicazione del punto vendita, al layout e soprattutto al servizio. “Le persone non vogliono semplicemente comprare un personal computer, ma vogliono anche sapere e imparare cosa possono far-ci”, diceva Steve Jobs.

Certo, gli Apple store sono l’estensione di un’azien-da enorme, specializzata in un brand che vende pro-dotti tecnologici con grandissimo appeal, potrebbe obiettare qualcuno. Ma il metodo di interazione con i consumatori è il medesimo in ogni mercato. Ecco perché ciò rappresenta un ottimo metro di pa-ragone anche per i negozi specializzati dell’articolo sportivo e del running. Cosa c’è di meglio per un consumatore che acquisire familiarità con un pro-dotto già all’interno di un punto vendita e trova-re persone disponibili e preparate che lo sappiano assistere e consigliare nell’acquisto? “Abbiamo ogni giorno migliaia di conversazioni e interazioni con i nostri clienti finali”, affermava sempre Jobs. “E queste conversazioni avvengono con lo staff dei no-stri store”. Insomma, oltre ad avere chiaramente un buon (o meglio un ottimo) prodotto, una delle chia-vi del successo è quella di sviluppare una personale, frequente e fruttuosa interazione con i propri clien-ti all’interno dei punti vendita. Centrando questo obiettivo, è certo che un negozio fisico continuerà ad avere un ruolo centrale anche in una società sempre più digitalizzata e web-dipendente.

P.S. Un’ultima cosa… sapete dove Apple investe il suo “modesto” budget di circa 1 miliardo di dollari dedicato alla pubblicità? Facebook? Google? Banners? Groupons? Niente di tutto questo. Apple fa pubblicità soprattutto su media tradizionali: stampa, affissioni, TV.

EditoreSport Press Srl

Presidente: DANIELE DE NEGRIDirettore responsabile: ANGELO FRIGERIODirettore editoriale: RICCARDO COLLETTI

Redazione Italia: Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) - Tel. 0362.600469 - Fax 0362.600616

Email: [email protected]: www.runningmag.it

Stampa: Ingraph - Seregno (MB)

Redazione USA: DNF Media, Inc1956 Bohannon Drive - Santa Clara, CA 95050

Tel: 001.408.261.8809

Anno 1 - N.10 - 2012Periodico mensile - Registrazione al Trib. di Milano n.38 del 20 gennaio 2012.

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 - conv. in L. 46/2004 Art.1 Comma 1 - LO/MI - Una copia 1.00 euro.

L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003,

i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:Edizioni Turbo S.r.l. - Responsabile dati: Riccardo Colletti.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 7 novembre 2012

CARO SINDACO DI NEW YORk //// Come sapete tutti la Maratona di New York è stata

cancellata per la prima volta in 40 anni a causa dell’ura-gano Sandy. Un perfetto commento di questo “stori-co” fatto lo abbiamo trovato nella lettera aperta che An-tonio Bacci, a nome di alcuni maratoneti italiani (friulani) ha indirizzato al sindaco di New York. Eccone alcuni estratti.

Spettabile sindaco Bloomberg, Le scrivo interpretando i sentimenti e i pensieri di deci-

ne di maratoneti del Friuli Venezia Giulia, giunti nella Sua (e un po’ anche nella nostra, perché New York è un patri-monio globale), martoriata città. Lo abbiamo fatto in pun-ta di piedi, col dolore nel cuore e le lacrime agli occhi per quello che l’uragano aveva prodotto solo a qualche isolato dai nostri hotel. […] Mercoledì scorso, quando abbiamo sentito le Sue parole in conferenza stampa, ci siamo sen-titi partecipi di un progetto. Non poteva, non doveva più essere una festa sportiva, questa maratona di New York 2012. Doveva essere un segnale forte, il simbolo di un ri-scatto che partisse dalla fratellanza di decine di migliaia di sconosciuti, uniti dalla fatica e dalla volontà di mostrare la parte più vera e pulita di se stessi. Abbiamo ripensato all’11 settembre, alle immagini commoventi della maratona del 2001, con il pubblico e gli atleti di tutto il mondo divisi dalle transenne ma uniti dalle stesse lacrime, la medesima consapevolezza di una missione: scrivere il primo capitolo di un nuovo libro, quello della rinascita.

Molti di noi hanno affrontato vere e proprie odissee nei cieli, sacrificato i risparmi di una vita, per raggiungere la Sua città. Lo abbiamo fatto perché eravamo pronti a dare il nostro meglio, come i volontari che in questi giorni terribili si affannano nei quartieri senza luce, acqua e cibo. […] Tutti hanno fatto quello che nella vita sanno fare meglio: hanno scavato a mani nude, hanno vigilato, hanno suonato. Noi sappiamo correre. Avremmo voluto correre, una volta che Lei, mercoledì scorso, ci ha detto chiaro che la Sua città aveva bisogno di questo segnale. Dopo due giorni, però, è apparso in tv e ha dichiarato che le condizioni erano cam-biate. Che la maratona, lo stesso simbolo del riscatto dopo la tragedia delle Torri gemelle, questa domenica sarebbe stata “fonte di polemiche e di divisioni”.

Non Le chiediamo tanto se non avesse potuto decider-lo prima. Se sia stato giusto consentire ai commercianti dell’expo di incamerare tutti i guadagni della vendita del merchandising, prima di annunciare la cancellazione del-la corsa. Nemmeno quale ruolo abbia giocato, in questa scelta, una corsa ben più importante, con due soli iscrit-ti, in programma alla Casa Bianca. Le esprimiamo solo il nostro disagio e il nostro rammarico per averci relegato, di fronte all’opinione pubblica, nel ruolo dei 47mila ricchi, fanatici e insensibili appassionati di running. Adulti un po’ bambini, tristi non tanto per gli sfollati, ma perché domeni-ca non potranno mettere in scena il loro spettacolino. Sap-pia, invece, che dietro c’è molto di più. C’è la parte migliore delle nostre vite. Le albe di fatica, i dolori fisici, i sacrifici economici e alimentari, il tempo sottratto alle famiglie e strappato al lavoro, e spesso anche al sonno, per potersi allenare, per temprare fisico e mente. C’è la consapevolez-za che la vera vittoria non è solo di chi taglia il traguardo per primo, nasce da condivisione e capacità di superare i propri limiti.

Ecco, questo ci tenevamo a dirLe, signor sindaco. Il no-stro meglio, questa domenica, sarebbe stato tanta roba. Sarebbe venuto da tutto il mondo con sudore, fatica, la-crime, cartelli e messaggi di solidarietà. Sarebbe stato un esempio, un segnale di rinascita. E non avrebbe fatto ver-gognare nessuno. Non dubiti, gli occhi li abbiamo anche noi. Vediamo le Sue stesse immagini. Capiamo bene che oggi, a New York, le priorità siano altre. Ma crediamo sia giusto ricordarLe che a uscire a testa alta da questa set-timana siamo noi, non Lei. Noi eravamo disposti sin dal principio a non correrla, questa maratona. Ma di certo, una volta partiti, non ci saremmo mai ritirati. Questo sappia, dai maratoneti del Friuli Venezia Giulia e dai loro colleghi di tutto il mondo. Con i migliori auguri di una nuova alba di speranza.

Antonio Bacci

RUNNING MAGAZINE

OTTOBRE 2012

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NEWS

le varianti “fluo” accendono i modelli Garmin Forerunner

Sul Monte Stella i vincitori del Salomon Trail Tour Italia 2012

ANCHE Dryarn è partner del progetto “Dote in movimento”

lotto cede a un’azienda americana il marchio Etonic

// Due modelli di punta della linea Forerun-ner di Garmin sono pronti a diventare ancor più veri e propri prodotti di tendenza. “In evidenza”, è proprio il caso di dirlo, il 210 e il 610 della serie. A partire da fine ottobre sono infatti disponibili nei negozi nelle nuo-ve varianti multicolor in tinte “fluo”. Una versione in blu e una in verde, entrambe su sfondo bianco, proposte per offrire in una veste frizzante un prodotto altamente perfor-mante e fra i più apprezzati di tutta la gamma gps da polso dell’azienda. Forerunner 210 è il navigatore che tiene traccia del percorso di allenamento e fornisce in tempo reale i dati di andatura, distanza percorsa, crono e frequenza cardiaca. Consente inoltre di im-postare “interval training” personalizzati ed è disponibile con fascia cardio soft-strap in-clusa nella confezione (prezzo consigliato al pubblico: 249 euro). Forerunner 610 è inve-ce il modello con antenna ad alta sensibilità e schermo touch screen, dotato inoltre della funzione Virtual Racer. Anche questo mo-dello è provvisto di fascia cardio soft-strap, con l’aggiunta di chiave Usb Ant+ (prezzo consigliato al pubblico 399 euro).

www.garmin.com/it/forerunner

// Dopo avere fatto tappa in alcuni dei siti più suggestivi della Penisola, il Salomon Trail Tour Italia 2012 ha chiuso i battenti a Milano. Lo scorso 30 settembre è infatti andata in scena la giornata conclusiva di questo circuito, sulle pendenze del Monte Stella. Il percorso di 5 km è stato disegnato con caratteristiche tecniche impegnative, che si sono sviluppate attraverso un alternarsi di salite intense (con picco mas-simo di altitudine a 160 metri) e discese anche ripide. Sullo sfondo, la vista della città mene-ghina in lontananza ha costituito un aspetto di sicuro fascino per gli atleti in gara. In campo maschile si è registrata la vittoria di Mohamed Morchid, che ha preceduto al traguardo Luca Leone e Soufiane Elkounia. Tra le donne, la migliore prestazione è stata siglata da Lau-

ra Bottini, prima in un podio completato da Francesca Meini e Paola Felletti. Ad aver carat-terizzato questa giornata di festa ha certamente contribuito la grande attesa che si è registrata da parte degli appassionati, sintomo del cre-scente interesse che questo tipo di attività sta ottenendo. Cominciato lo scorso aprile, il tour di Salomon ha fatto tappa anche all’Elba Trail, alle Porte di Pietra e Finestre di Pietra, al Gran Raid du Cro Magnon e Neandertrail, al Cima Tauffi Trail e al Sellaronda Trail Running. La classifica finale del circuito vede al primo posto Pablo Barnes e Simona Morbelli, che succedo-no ai vincitori del 2011 Fabrizio Roux e Fran-cesca Canepa.

www.salomontrailtouritalia.com

// È partita a settembre l’iniziativa che in-centiva e sostiene lo sviluppo della pratica sportiva tra i bambini appartenenti alle fami-glie meno abbienti, promossa da Assosport e Coni. Un’intesa che debutta quest’anno in Veneto come regione pilota, con l’obiet-tivo futuro di estendere il progetto su tut-to il territorio nazionale, e che interviene a supporto di chi intende iscrivere il proprio figlio a una delle 250 società sportive che partecipano. Dryarn è la fibra tecnica di rife-rimento per chi fa sport e che per l’occasio-ne sceglie di credere in questa idea. Oltre ad appoggiare “Dote in movimento” in qualità di sponsor, ha infatti donato anche cinque maglie da corsa autografate da Marco Olmo, il celebre ultramaratoneta che per le sue av-venture sportive sceglie Dryarn, per comfort

e praticità. Le t-shirt, insieme ad altri ogget-ti e cimeli, verranno battute a dicembre su un’asta eBay.

www.doteinmovimento.com www.dryarn.com

// Lotto Sport Italia ha venduto la proprietà di Etonic, marchio americano produttore di scarpe da running, golf e bowling. Fondata in Massachus-sets nel 1876, l’azienda fu comprata dalla società di Trevignano nel 2006 per 26 milioni di euro. L’acquirente attuale è il gruppo Etonic Holding LLC, neo-costituito a New York e che ha deposi-tato il proprio logo soltanto poche settimane fa. Si tratta di una co-stola della compagnia statunitense Anthony L&S Footwear (AL&S), che tratta diversi brand produttori di calzature per il settore casual e li-festyle, come Bob Marley, Cadillac, Fubu, Levi’s Mountain Gear, Farm e U.S. Polo Association. Due anni fa, la società si era inserita nel segmento sportivo realizzando un accordo per la licenza globale del marchio di skateboard Adio. La scelta di cedere Etonic è stata commentata dall’attuale direttore esecutivo di Lotto Andrea

Tomat come un’operazione di politica azienda-le, volta a riconfigurare l’assetto della società e a concentrare le proprie risorse interamente sul marchio italiano. I dati di mercato di Lotto negli States, per quanto riguarda il settore di calzature da running, tennis e lifestyle, sono positivi (si re-gistra una stima delle vendite tra i 6 e i 7 milioni

di dollari). Ciononostante, l’attuale crisi ha reso necessario riconside-rare i propri piani e di predisporre un riposizionamento sul mercato a stelle e strisce per mezzo di altri ope-ratori. Per quanto riguarda Etonic, nei progetti della nuova proprietà si

prevede un ripristino dell’antico stile vintage ca-sual per la realizzazione delle calzature, al fine di competere con i maggiori protagonisti di mercato running e golf. A detta di Tomat, l’uscita di Lotto lascia comunque un’azienda in buona salute, con una bella linea e nessuna giacenza.

Saldi anticipati in Lombardia anche questo inverno

// Dopo l’esperimento della scorsa estate, l’Os-servatorio del commercio ha scelto di riprovarci anche con i saldi invernali. Il 4 ottobre si è in-contrato con Unioncamere, Anci, Uncem, Con-fcommercio, Uniascom Varese, Confesercenti, Federdistribuzione, Legacoop, le associazioni dei consumatori Adusbef, Adiconsum, e i sin-dacati, per discutere la decisione di anticipare l’avvio delle promozioni il 7 dicembre, trenta giorni prima della solita apertura dell’Epifania. Contraria alla scelta, Confesercenti ha fatto eco al malcontento di molti negozianti (specie quelli estranei alla grande distribuzione) che già nella stagione estiva hanno assistito a un calo di ven-dite preoccupante nelle settimane precedenti all’’inizio degli sconti.

Una politica sempre più sostenibile per Puma// Dopo aver inaugurato in India il primo store sostenibile, Puma continua nella promo-zione di un programma ricco di iniziative a tutela ambientale. A Milano, Roma e Vene-zia sono stati installati i primi box “Bring me Back” d’Italia. Il progetto è realizzato in colla-borazione con la società di riciclaggio globale I:CO, per promuovere il riciclo e il riutilizzo dei prodotti sport & lifestyle tra i consumatori attraverso la restituzione degli articoli dismes-si all’interno dei negozi. La politica attuale del brand è volta alla riduzione del 25% entro il 2015 delle emissioni di anidride carbonica, energia, acqua e rifiuti negli uffici, nei negozi, nei magazzini e nelle fabbriche dei suoi forni-tori diretti. Con l’innovativo packaging Cle-ver Little Bag, che il brand ha introdotto nel 2010, a sostituzione delle tradizionali scatole di cartone per le calzature, l’azienda ha già ot-tenuto il risultato di risparmiare più del 60% di carta e acqua ogni anno. Per la prossima collezione SS 2013 verranno inoltre lanciati i nuovi prodotti InCycle biodegradabili e rici-clabili, che comprendono scarpe, vestiti e ac-cessori che potranno essere restituiti una vol-

ta consumati per essere riadattati. L’obiettivo

è quello di avere il 50% delle

co l l e z ion i composte da mate-riali più sostenibi-li entro il 2015.

Da sx: Francesca Meini, Luca Leone, Mohamed Morchid, Laura Bottini, Soufiane Elkounia e Paola Felletti

Nella provincia di Savona, il primo Berg Trail// Si terrà nell’entroterra ligure la prima edizione del Berg Trail. Competizione di corsa off road, si svilupperà su un percor-so di 22 km con 1.100 metri di dislivello positivo che attraversa i Comuni di Ber-geggi, Spotorno e Vado Ligure (SV). L’or-

ganizzazione è rappresent a t a d a l l ’ A . S . D . Runners Italia, in collaborazio-ne con il Comu-ne e la proloco di Bergeggi. La data prevista

per lo svolgimento della gara è domenica 18 novembre. Un evento nuovo dunque e che vedrà presenti anche alcune impor-tanti aziende di settore, quali Salomon, La Sportiva, Scott e Crazy Idea.

www.teamsalomoncarnifast.com

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RUNNING MAGAZINE

ottobre 2012

Rimandata la stagione d’esordio per l’Indoor Trail// La crisi ha fatto un altra vittima. Causa man-cati sponsor, il Superenduro Indoor di moto (in programma a Genova per il 24 novembre) è stato cancellato. Notizia sfortunatamente di rilievo anche per il nostro settore: proprio in quella data era stato programmato il primo Indoor Trail. La manifesta-zione avrebbe dovuto infatti debuttare nello stesso impianto e sullo stesso tracciato impiegato per la ma-nifestazione motociclistica. Gli organizzatori dell’In-door Trail sono quindi costretti a rimandare la sta-gione d’esordio di un evento che stava catalizzando un crescente interesse da parte degli appassionati. La speranza di tutti è che si riesca a dar vita a questo interessante esperimento per l’autunno 2013.

annullata l’ingiunzione di nike contro adidas

// Sono state fra le protagoniste delle ultime Olimpiadi ai piedi dei più importanti atleti del mondo. Si tratta delle scarpe Flyknit e adiZero Primeknit, realizzate rispettivamente da Nike e adidas. E anche ora che si è chiusa la kermesse londinese, tornano di attualità dal momento che lo scorso 28 agosto è stata emessa da una corte di Norimberga un’ingiunzione temporanea ai danni del brand tedesco. Il nodo della questio-ne è rappresentato dalla presunta violazione di brevetto riguardante la tecnologia di realizzazione della Flyknit, con tomaia costruita in un unico pezzo, e che sarebbe stata replicata per il progetto della adiZero. Nonostante Nike avesse manifesta-to nelle ultime settimane la volontà di avanzare una richiesta che rendesse tale l’ingiunzione per-manente, il 7 novembre la corte ha respinto in appello l’ordinanza a favore di adidas. L’azienda con sede a Herzogenaurach ha affermato inoltre di aver richiesto la cancellazione del brevetto della Nike Flyknit, riportando prove documentarie che mostrano come questa tecnologia fosse conosciu-ta fin dagli anni Quaranta.

Assegnato il titolo italiano di SkyRace: anche dynafit in finale alla rosetta //// È stato l’evento con cui si è concluso il campionato italiano,

un’edizione da record segnata da un clima tipicamente estivo.

A Rasura (SO) lo scorso 9 settembre si è svolta infatti la SkyRace

della Rosetta, manifestazione griffata Sport Race Valtellina

e a cui Dynafit ha partecipato fornendo all’interno del pacco

gara dei primi 150 iscritti il gilet Ripstop. Capo leggerissimo,

è caratterizzato dal taglio minimalista e può essere riposto

nella sua tasca pettorale esigendo un ingombro minimo. 282

gli iscritti totali. Vincitore al traguardo è stato Daniel Antonioli

(2h 02’ 28’’), campione di winter triathlon, anche se il titolo

italiano è stato assegnato all’olimpionico di canottaggio Franco

Scancassani (secondo qui, 2h 03’ 02’’), alla luce delle precedenti

gare disputate. Fra le donne, è stata invece la runner Debora

Cardone ad aggiudicarsi a un tempo gara e campionato (2h 43’

24’’). Alle sue spalle, le compagne di club nelle filia della Valetudo

Skyrunner Italia, Ester Scotti (2h 45’ 23’’) e Lorenza Combi (2h 46’

53’’). A margine della competizione maggiore, il programma della

giornata ha offerto anche la sfida tra i più giovani, che hanno

percorso 3 km tra le vie del paese.

Daniel Antonioli,vincitore Skyrace della Rosetta

A destra, Franco Scancassani, campione italiano di Skyrace

Debora Cardone, 1a al traguardo e in classifica generale

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NEWSIl sito e-commerce Zalando si allarga in Europa

Polar lancia Beat, una app con nuove funzioni di allenamento

Un allenamento su misura che si ispira al Dna umano// Un allenamento speci-fico e soprattutto persona-lizzato per chiunque, che segue codici inscritti nel genoma umano di ogni in-dividuo. È questo l’ultimo risultato nel campo della ricerca scientifica che sa-rebbe in grado di proporre un programma di attività sportiva e di alimentazio-ne su misura. Genofit è il nuovo test sviluppato dalla costola dell’Università di Ferrara Ngb Genetics, che opera nell’ambito della genetica applicata alla pre-venzione e al benessere. At-traverso l’analisi del Dna vengono messi in evidenza gli aspetti più importanti

del metabolismo della per-sona e da cui è possibile inferire alcuni dati come la predisposizione al tipo di sforzo (aerobico e anae-robico) o lo sviluppo della massa muscolare. Genofit verrà diffuso in collabo-razione con studi medici e centri fitness altamente qualificati, per guidare gli

sportivi verso l’obiettivo finale di offrire giovamen-to al proprio fisico. Il pro-gramma è pensato sia per chi pratica attività a livello agonistico che amatoriale, per potenziare la massa muscolare, dimagrire e to-nificare, recuperare dallo sforzo fisico e mantenere la performance nel tempo.

Running e filantropia: Il lato più bello della corsa// Nello scorso mese di settembre, ci

siamo trovati di fronte a due bellissime op-portunità: correre, sostenendo al contempo ricerca e fondazioni.

Correre è già bellissimo, se farlo può ser-vire a dare appoggio ad associazioni che si battono contro malattie terribili, allora di-venta quasi perfetto.

Il 2 settembre, a Padova, lungo un bellissi-mo e suggestivo percorso cittadino, si è te-nuta la manifestazione NonSoloSportRace (foto sopra), una 10 km il cui ricavato (ogni singolo centesimo versato dagli iscritti, no-tare bene!) è stato devoluto dalla Città Della Speranza, fondazione che finanzia il centro

di Oncoematologia pediatrica di Padova.Il 23 settembre, ad Albarella (RO), si è cor-

sa la Maratonina Parco del Delta del Po. Par-tecipando a questa gara, o alla non compe-titiva di 10 km, si sosteneva l’Associazione Piccoli Punti, fondazione onlus per la ricerca scientifica sul melanoma e la sensibilizza-zione alla sua prevenzione e diagnosi.

Spesso la portata di questi eventi è sotto-valutata, si tende a sottolineare esclusiva-mente la performance sportiva. A noi piace ricordare, invece, che si può far del bene an-che facendo il nostro sport preferito.

Damiano Menegon // www.runlovers.it

VISTO DA

// Zalando cresce e da ora può contare anche su nuovi investitori. Il portale online specializzato nella vendita di calzature e moda sta infatti ulti-mando la realizzazione del nuovo centro logisti-co in Turingia (Germania Centrale), che dispor-rà di uno spazio di circa 78.000 metri quadrati e verrà inaugurato la prossima primavera. Recente è anche la notizia che J.P Morgan Asset Manage-ment e Quadrant Capital Advisor hanno acqui-stato entrambe una quota di partecipazione del-la società dell’1% e sosterranno la nuova politica di investimenti del gruppo fondato a Berlino nel 2008 al fine accrescerne la diffusione in Europa. Presente in Italia dal 2010, Zalando ha chiuso lo scorso anno fiscale con un fatturato globale di 510 milioni di euro.

// Una “Beat generation” firmata Polar. Il 17 ottobre infatti è stata lanciata la nuova app per allenarsi in maniera più intelligente ed efficace. Disponibile gratuitamente nello Store di Ap-ple, è ideata per chi vuole migliorare le proprie performance. È un servizio di interpretazione dei dati per conoscere gli effetti di ogni sessio-ne sul proprio corpo e programmare in modo efficace l’obiettivo che si intende raggiungere, come resistenza, velocità, dimagrimento. Polar Beat si fonda infatti sul concetto che allenarsi di più o più veloce-mente non comporta necessariamente il miglioramento delle proprie prestazioni e che quindi non basta che un dispositivo gps si limiti a registrare i propri dati personali. Il nuovo sevizio è stato concepito per guidare in modo intelligente ma anche divertente la propria attività, a tutti i livelli di preparazione e in ogni contesto (indo-or e outdoor). Basta af-fiancare l’applicazione al sensore di frequenza cardiaca Polar H7 per ottenere numerose funzio-ni su misura, da come pianificare l’allenamento (per bruciare calorie o battere il proprio record di velocità) e come mantenere la corretta inten-sità di frequenza cardiaca in funzione del pro-prio obiettivo. Beat interpreta inoltre i riscontri ottenuti suddivisi per specifiche categorie (mi-glioramento della resistenza, incremento della forza, consumo di grassi) e può essere utilizzata con l’aggiunta di un’estensione a pagamento che consente di impostare un training con specifi-che più complesse, come migliorare il metaboli-smo, effettuare un lavoro aerobico o anaerobico e visualizzare analisi approfondite sui principali benefici ottenuti. Beat è compatibile con iPhone 4S e con il nuovo iPhone 5. È anche compatibile con iPad 3, usando il sistema operativo iOS 6. www.polar.fi/beat/it/

Aperte le iscrizioni alle staffette della Mcm 2013

// È stata la formula più apprezzata dell’ulti-ma Milano City Marathon, come dimostra il boom di iscrizioni rispetto all’anno preceden-te. I team che si sono presentati per correre i 42,195 km in staffetta erano infatti 2.103 nel 2012: quasi il doppio rispetto al 2011. A partire dal 7 ottobre sono state dunque aperte le iscrizioni alla manifestazione del prossimo anno. Rinnovato il modello che affianca il progetto al Charity Program, secondo cui ogni squadra avrà l’opportunità di scegliere quale associazione sostenere attivamente devolvendo parte della quota di iscrizione e diventando-ne personal foundraiser. Nel 2012 sono state coinvolte 115 Onlus e sono stati raccolti oltre 600.000 euro in totale.

Hub Magazine premia con l’oro il Vibram Store di Boston

// È stato il primo flagship store che Vibram ha aperto negli States, inaugurato in Newbury Street a Boston lo scorso 14 aprile. Il negozio si caratterizza per il suo stile particolare, che in-tende richiamare i motivi e l’anima tipicamen-te italiana del brand (con tanto di allestimen-to di un corner per la pausa caffè). Un luogo realizzato per valorizzare il contatto umano, la circolazione di idee, la sperimentazione diretta della tecnologia Vibram. Proprio questo spirito è stato premiato con la medaglia d’oro da un riconoscimento della rivista online Hub Magazi-ne, che ha definito il punto vendita un esempio di come, in piena era digitale, innovare possa significare andare controcorrente e valorizzare aspetti come l’interazione e il contatto diretti fra persone. Vibram FiveFingers, aggiunge Hub Ma-gazine, riporta il mondo della calzature e delle molte attività sportive che diffonde a un aspet-to “natural”. In questo spazio convivono infatti arte, natura, aree tattili in pietra, marmo, sabbia, trucioli ed erba, su cui è possibile effettuare test propiocettivi. Un allestimento che offre un time-line interattiva per scoprire la storia dell’azienda e del processo costruttivo delle sue suole e delle FiveFingers e che continua a crescere grazie alla condivisione delle esperienze e delle opinioni dei visitatori.

Reebok Crossfit: all’excel di Londra la sfida Usa vs. Europe

// Si torna a parlare di CrossFit e l’occasione è un evento che ha catalizzato l’attenzione di moltissimi appassionati. Lo scorso ottobre si è tenuto infatti all’ExCel Exhibition and Convention Centre di Londra il CrossFit Invitational Presented by Ree-bok. Tutto esaurito per la gara che è stata trasmessa in diretta su Eurosport e a cui hanno partecipato i migliori atleti della disciplina. Un team europeo capitanato da Annie Thorisdottir si è sfidato con quello americano di Rich Froning Jr a suon di Wod (Workout of the day). I due campioni per due anni consecutivi dei Reebok CrossFit Games, nel 2011 e nel 2012 sono stati affiancati rispettiva-mente da Samantha Briggs, Katrin Tanja David-sdottir, Frederik Aegidius, Mikko Aronpää, Númi Snær Katrínarson (team Europa) e Becca Voigt, Kristan Clever, Julie Foucher, Jason Khalipa, Matt

Chan (team Usa). Ad aggiudicarsi la vittoria finale è stato il pool americano, che dopo una sessione estenuante durata 90 minuti, si è visto aggiudicare il punteggio migliore (20 a 6). Quella dei CrossFit Invitational Presented by Reebok è stata la prima volta in cui è stato possibile realizzare una vera e propria competizione di CrossFit. La grandissi-ma diffusione che la disciplina sta continuando a registrare è stata segnata quest’anno da numeri sorprendenti. Basti pensare che agli ultimi Reebok Crossfit Games hanno preso parte 70.000 parteci-panti. La partnership tra il brand britannico con sede a Bolton e la disciplina fitness ha dato vita a una collezione specificamente ideata per i prati-canti di questo sport. a partire dalle calzature Cros-sfit Nano 2.0 per arrivare all’abbigliamento.

www.shopcrossfitreebok.com

Team USA

Team Europe

Page 7: Running Magazine n. 10 - 2012

RUNNING MAGAZINE

OTTOBRE 2012

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ERRATA CORRIGE //// A causa di un errore, nello Shoe

Count del numero 9 di Running Magazine sono stati pubblicati alcuni dati errati. Le statistiche si riferivano all’edizione del-

la Milano City Marathon 2012, svoltasi lo scorso 15 aprile. Nella tabella sottostante riportiamo i dati corretti che ci sono stati forniti da Mizuno (technical sponsor della

manifestazione). Per dovere di cronaca ci preme segnalare che i riscontri pubblica-ti in precedenza non erano stati forniti da Mizuno.

NEW BALANCE supporta A ROMA RUN FOR AUTISM l’8 dicembre

// Run for Autism è una corsa a scopo sociale, nata con l’obiettivo di coinvolgere le persone a una manifestazione sportiva che sappia sen-sibilizzare le persone al tema dell’autismo. In calendario per sabato 8 dicembre, si terrà a Roma e sarà il momento conclusivo dell’Even-to Nazionale 2012 del Progetto Filippide. L’associazione è parte del Comitato italiano para-olimpico ed è l’unica realtà organizzata esistente costituita per aiutare i ragazzi affet-ti da autismo attraverso la pratica quotidiana di attività sportive e la partecipazione a gare podistiche nazionali e internazionali. Partner tecnico per l’occasione sarà New Balance. Il brand di Boston sosterrà infatti la corsa nella sua duplice formula: 5 km competitiva e 2 km non competitiva. La Run for Autism 2012 rap-presenterà la prima iniziativa di questo tipo in tutta Europa e vedrà coinvolte molte persona-lità di spicco dello sport. il costo di iscrizione è di 10 euro: il ricavato così ottenuto contribuirà alle spese di organizzazione e verrà devoluto al finanziamento della ricerca medico-scientifica sull’autismo. A tutti i partecipanti sarà offerto un ricco pacco gara, a carico degli sponsor.

www.runforautism.it

Vente-privee.com tra le prime 10 aziende della Digital 100// In una top 10 monopolizzata da aziende ci-nesi e americane, vente-privee.com è l’unica a rappresentare l’Europa nell’elenco delle “most valuable private tech company”. Stilata dal sito a stelle e strisce di affari ed economia Business Insider, la classifica “Digital 100” assegna alla piattaforma e-commerce con sede a Parigi il

decimo posto. Tra i criteri di va-lutazione impiegati per la sti-lare al graduatoria, sono stati presi in considerazione i rica-vi, gli utenti, le opportunità all’interno del mercato, i tassi di crescita, la percezione degli investitori. Con un valore so-cietario stimato a 2,6 miliardi di dollari, il sito pioniere e le-ader mondiale nel settore delle

vendite evento conta a oggi 17 milioni di membri. Presente in molti Paesi del Vecchio Continente, da quasi un anno vente-privee.com ha inaugurato la filiale americana in partnership con American Express. In un set-tore che sta conoscendo una netta crescita, la divisione italiana rappresenta uno degli uffici di maggior interesse per l’azienda. Sul podio della “Digital 100”, compare al primo posto la società cinese di marketplace B2B Alibaba, seguita dal-le americane Bloomberg, attiva nel settore del software finanziario, delle notizie e della divul-gazione di dati, e Twitter.

FINO da3h00’ da3h30’ da4h00’ da4h15’ a3h00’ % a3h30’ % a4h00’ % a4h15’ % a4h30’ % TOTALE %

1. ASICS 36 16,07 257 29,01 467 36,09 177 33,84 143 28,71 1080 31,53

2. MIZUNO 55 24,55 169 19,07 231 17,85 103 19,69 125 25,10 683 19,94

3. NIKE 31 13,84 117 13,21 163 12,60 79 15,11 69 13,86 459 13,40

4. BROOKS 35 15,63 153 17,27 172 13,29 52 9,94 45 9,04 457 13,34

5. SAUCONY 24 10,71 83 9,37 132 10,20 74 14,15 46 9,24 359 10,48

6. AdIdAS 28 12,50 53 5,98 53 4,10 8 1,53 24 4,82 166 4,85

7. NEW BALANCE 7 3,13 27 3,05 30 2,32 12 2,29 13 2,61 89 2,60

ALTRO 8 3,57 27 3,05 46 3,55 18 3,44 33 6,63 132 3,85

TOTALE 224 100,00 886 100,00 1294 100,00 523 100,00 498 100,00 3425 100,00

MILANO city MARAThON - 15 aprile 2012

Page 8: Running Magazine n. 10 - 2012

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ORGANIZZATO DALLO STAFF DI RUNNING MAGAZINE IN PARTNERShIP CON SPORTMAkER, LO SCORSO 3 OTTOBRE IN PROVINCIA DI MILANO è ANDATO IN SCENA IL PRIMO INCONTRO DEDICATO ALLE AZIENDE DEL MERCATO RUNNING E TRAIL RUNNING. DECISAMENTE IMPORTANTI E STRATEGICI I TEMI TRATTATI. SUL TAVOLO NUMEROSE IDEE E PROGETTI CONCRETI PER IL FUTURO.

• bENEdEttO siRONi• dAvidE cORROchER

Un meeting che mettesse attorno a un tavolo le più importanti aziende italiane running e trail running. Da tempo se ne avvertiva l’esigenza. Ma ad eccezione di sporadici e ridotti in-contri nulla di ufficiale era mai stato organizzato. I tempi tuttavia erano maturi. Ed è per questo che - assecon-dando peraltro un’idea che da tem-po ci frullava per la testa - abbiamo raccolto con piacere l’idea di alcuni importanti brand, mettendo a frut-to anche un’esperienza che il nostro gruppo ha maturato in questi anni in altri settori del mercato sportivo. Vale la pena ricordare infatti che - con le altre testate del nostro gruppoedito-riale - già da alcuni anni Sport Press organizza incontri di questo genere. E nell’outdoor è nata anche una spe-cifica associazione (Italian Outdoor Group, di cui il nostro giornale Out-door Magazine è membro attivo) che porta avanti iniziative strategiche, sia per le aziende aderenti che per tutto il mercato. Ecco quindi come si sono create le ideali condizioni al contor-no del primo “Running Business Meeting”, andato in scena lo scorso 3 ottobre nella splendida location dell’Azienda Agricola Nettare dei Santi, a San Colombano al Lambro (MI). Quasi 30 i presenti, in rappre-sentanza di alcune delle più impor-tanti aziende italiane operanti nel mercato running e trail running. Per non risultare troppo dispersivi, que-sto primo meeting è stato circoscritto alle sole aziende produttrici o distri-butrici di calzature. Già dai prossimi incontri l’invito potrebbe essere allar-gato anche ad altri importanti brand di abbigliamento e accessori. Insom-ma un’iniziativa decisamente impor-tante e strategica oltre che storica per il running italiano. Certamente non un punto di arrivo, ma - si spera - l’ini-zio di un progetto a medio/lungo ter-mine. In grado di coinvolgere tutte le più importanti aziende che animano il nostro mercato. Ma non solo: in attesa di vedere se davvero - come è prevedibile e auspicabile - nascerà un’associazione, l’intenzione è quel-la di coinvolgere a più livelli anche

gli altri attori del running in Italia. Dall’anello fondamentale dei retai-ler fino alle numerose associazioni sportive, dagli agenti di commercio ai media, dagli organizzatori di gare agli atleti. Certo le esigenze, le idee e le priorità sono differenti e a volte difficilmente conciliabili. Ma il fine unico è il medesimo: allargare i confi-ni del mercato. Abbracciando nuovi, magari piacevolmente inaspettati, orizzonti. Vediamo quindi di seguito un sunto dei temi trattati nel corso del meeting.

1. DATI DI MERCATO - Il primo punto di partenza su cui ci si è confrontati è stato quello relativo ai dati di merca-to delle calzature sportive, in Italia e in Europa. I numeri e le statistiche sono infatti spesso scarsi e imprecisi, aspetto che comporta un terreno far-raginoso su cui muoversi, senza una conoscenza certa e approfondita del valore di questo settore. Abbiamo tuttavia dati certi sul fatturato glo-bale del settore sport footwear: negli ultimi tre anni in Italia ha osserva-to una crescita a valore, passando dall’1,51 miliardi di euro nel 2009, all’1,599 miliardi nel 2011 (quarto mercato in Europa). Ma soprattutto il volume di vendita in paia è aumen-

tato dai 29,758 milioni del 2009 ai 37,731 nel 2011 (vedi grafici sotto e a fianco). Sul mercato running non ci sono, a oggi, numeri ufficiali e atten-dibili. Tuttavia Running Magazine e Sportmaker sono riusciti a realizzare una stima attendibile e veritiera del mercato e delle relative quote, incro-ciando alcuni dati di vendite e fattu-rati delle aziende con le statistiche ricavate da oltre 10 shoe count di maratone e mezze maratone italia-ne 2011/12. Sono state presentate cifre e statistiche relative ai pratican-ti running e trail running. Di certo una considerazione più precisa e det-tagliata deve partire da una raccolta più frequente, suddividendo tutte le categorie interessate. Una soluzione potrebbe essere quella di affidare i dati delle singole aziende a una socie-tà esterna o a un notaio, che presen-tino poi periodicamente un’analisi dettagliata del mercato running in ogni suo aspetto. Un elemento que-sto che rappresenterebbe un valore aggiunto non solo per gli operatori del mercato running ma anche per sponsor extra-settore desiderosi di in-vestire in questo mondo ma di avere anche una visione reale e precisa del business e dei praticanti.

2. ASSOCIAZIONE - Il secondo punto di discussione è stato l’interrogativo cir-ca l’efficacia che potrebbe conseguire dalla creazione di un’Associazione Running e, di conseguenza, quali dovrebbero essere i suoi compiti. In seconda battuta deve essere valu-tato se anche l’ingresso dei negozi potrebbe giovare a questo tipo di progetto. A supporto del dibattito sono stati portati gli esempi di casi associativi di successo come l’OIA (negli States), l’IOG e l’associazione delle aziende bike in Italia. L’Italian Outdoor Group, come ha spiegato ai presenti la responsabile marketing Gerardine Parisi, è nata nel 2006 per volontà delle aziende del mondo ou-tdoor (anche straniere). Il banco di prova rappresentato dai primi anni di attività, in cui i risultati attesi non si sono verificati ha portato a un re-cente cambiamento di politica. Da quest’anno sono state avviate nume-rose attività che hanno riscosso un

ALCUnE DiChiARAzioni DEi PARTECiPAnTi A PRoPoSiTo DELL’ASSoCiAzionE RUnning

“Un’Associazione può aiutare proprio a valorizzare il nostro settore e portarlo

a sconfinare da quello che rischia di essere un ambiente prevalentemente

tecnico, magari portando a ottenere una maggiore visibilità anche su riviste

extra-settore. Collaboriamo fra aziende, puntiamo a creare un progetto

comune per aumentare il numero di praticanti. Si può naturalmente includere

anche aziende di attrezzatura e abbigliamento. Se osserviamo chi va in strada

o nei parchi a correre, c’è tantissima gente che non è un runner abituale, o che

non ha mai corso finora, o che ha ripreso da poco tempo. Questi sono tutti

consumatori che non sono educati, non hanno la cultura che osserviamo ad

esempio nei ciclisti, che puntano invece ad avere un equipaggiamento tecnico

e impeccabile fin nei minimi particolari. Troppi corrono con abbigliamento

inadeguato. Lì possiamo e dobbiamo arrivare, anche spingendo su

un’immagine fashion, cool e divertente del running”.

Giampaolo Sala, Brooks

“nel ciclismo, quando l’associazione era appena stata creata non decollava.

Perché tutto era focalizzato sostanzialmente sulla questione delle vendite.

C’erano anche conflitti interni, tra le diverse politiche aziendali. negli ultimi anni

si è investito molto per promuovere il settore, ad esempio puntando molto su

un immagine che lo valorizzasse come attività di benessere per il consumatore.

Questo la singola azienda non può farlo. Ci vuole un’organizzazione che sappia

coordinare il movimento a livello di proposte e idee”.

Ivano Camozzi, Scott

volume di vendita (in paia) top 5 european markets

LO STORICO EVENTO è ANDATO IN SCENA PRESSO L’AZIENDA AGRICOLA

NETTARE DEI SANTI A SAN COLOMBANO AL LAMBRO

Running BusinessMeeting, più che una tavola rotonda

“il running è troppo autoreferenziale. Sarebbe interessante intervistare chi fa altri

sport e pratica la corsa come attività propedeutica. Fra questi, moltissimi lo fanno

in maniera scorretta, utilizzando una scarpa inadatta, non tecnica. Arrivare a questi

utenti e riuscire a educare questo nuovo consumatore dovrebbe essere uno dei

punti di cui dovrebbe occuparsi un’Associazione Running. Sarebbe una grande

opportunità commerciale”.

Morgan Guizzo, Saucony

“Le parole chiave sono identità, eccellenza, grassroots e territorio. E l’aspetto

identitario è fondamentale, anche per non invadere lo spazio delle altre

aziende. Quando si parla di Associazione occorre definire il ruolo che le si vuole

attribuire. Deve basarsi su un modello giuridico, stile Confindustria? oppure

deve assolvere più una funzione di tipo coordinativo in termini di attività e

proposte? in questa accezione sarebbe importante che lo facesse affiancandosi

alle associazioni sportive dilettantistiche, che rappresentano il vero centro

catalizzatore di un mondo come il nostro, il sostrato che è la sostanza dei

praticanti. E inoltre deve servire a portare innovazione in questo settore”.

Corrado Giambalvo, Vibram FiveFingersil meeting in pillole

// NOMERunning Business Meeting

// COSALa 1a tavola rotonda delle aziende Running e Trail Running

// QUANDO Mercoledì 3 Ottobre 2012

// DOVE Azienda Agricola Nettare dei Santi, Via Capra, 17 - 20078 - San Colombano al Lambro (MI)

// PERSONE PRESENTI 25

// AZIENDE PRESENTI Brooks, Dynafit, Inov-8, La Sportiva, Mizuno, Saucony, Scarpa, Scott, Vibram FiveFingers, IOG (Italian Outdoor Group) e gli organizzatori Sport Press e Sportmaker

// PRINCIPALI TEMI AFFRONTATI Dati di mercato, associazione running, fiere / eventi B2B e B2C, formazione retail, shoe count, saldi e distribuzione

Font

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IN PRIMOPIANO

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RUNNING MAGAZINE

OTTOBRE 2012

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buon successo. Tutti i presenti han-no concordato sull’utilità di formare un’associazione che abbia come suo obiettivo primario quello di una mag-giore diffusione del running, oltre che un suo sdoganamento dall’ambi-to prettamente agonistico. A questo proposito Sport Press e Sportmaker si sono dimostrati disponibili a coor-dinare le attività dell’eventuale asso-ciazione e a presentare un piano di fattibilità con costi previsti e relative attività prioritarie.

3. FIERE ED EVENTI - Fiere ed eventi B2B e B2C: la maggior parte di queste è dedicata all’Outdoor e si svolge all’estero. Fra le poche specializzate al mondo Running, gli esempi più rile-vanti si tengono in Inghilterra e negli Stati Uniti. La prima è il Running Show (24-25 novembre 2012). La se-conda, Running Event, si aprirà ad Austin (in Texas) dal 3 al 6 dicembre prossimi. Utile è stato dunque discu-tere l’ipotesi circa l’organizzazione in Italia di un evento B2B dedicato ai negozianti, durante il quale testare i materiali footwear e apparel in con-comitanza della campagna vendite. Quest’anno, la prima edizione del Running Shoe Experience all’Alpe di Siusi (vedi report a pagina 22) ha co-

stituito un tentativo di sicuro interes-se in questi termini. Un altro esem-pio, questo per il settore boardsport e action sport, è rappresentato dal caso del Pro Shop Test di Monte Bondone (60 marchi e 140 negozi coinvolti nel 2012). Per finire, bisogna considerare l’opportunità che costituiscono gare ed eventi già esistenti, a cui affianca-re una realtà di stampo B2B, con la possibile soluzione di creare un “test tour” itinerante a carattere regionale.

4. FORMAZIONE RETAILER - Si è avanza-ta l’ipotesi di organizzare giornate di formazione dedicate ai retailer e agli addetti alle vendite dei negozi specia-lizzati running e non solo. Compito che rientrerebbe oltretutto tra gli obiettivi dell’associazione. Clinic non tanto dedicati ai prodotti (avvengono già per opera di aziende singole e re-lativa rete vendita) ma su temi quali la corretta gestione finanziaria di un negozio, business plan, tecniche di vendita, strategie di comunicazione off e online e altro ancora.

5. SHOE COUNT - Un argomento da af-fiancare a quello inerente ai dati di mercato è quello degli Shoe Count. Un ulteriore indice di riferimento insomma, utile per valutare come si

muove il mercato nel nostro Paese fornendo una stima abbastanza atten-dibile delle varie quote di mercato, anche se sbilanciata verso un cliente medio/alto. Da valutare la possibilità di creare un’organizzazione esterna alle aziende, per raccogliere i dati du-rante gare e manifestazioni, sia run-ning che trail (comprendendo maga-ri anche le competizioni miniori, ma non per questo meno interessanti a fini statistici, anzi tutt’altro, come le 5 e 10 K). Nell’occasione è stato anche presentato lo shoe count realizzato da Sportmaker all’ultima edizione dell’UTMB (vedi sotto).

6. SALDI E DISTRIBUZIONE - Molto at-tuale e particolarmente caldo è sta-to infine l’argomento inerente alla distribuzione in Italia. Il problema dei saldi, gli sconti selvaggi, la cresci-ta delle vendite online. Sul tavolo la possibilità di arrivare a strategie condivise per evitare di sminuire il valore del prodotto running, che in certi casi soffre la tendenza dei ribassi dei prezzi e degli sconti / promozioni anticipate. Un maggior coinvolgimento dei retailer e una sensibilizzazione complessiva sul tema della marginalità gioverebbe certamente a tutto il mercato.

FATTURATO CALZATURE SPORTIVE (sell in)

the north face ultra trail du mont blanc 2012 (primi 600 ARRIVI)

Fonte: Sportmaker

Svoltasi dal 27 agosto al 2 settembre a Chamonix, l’edizione 2012 della The North Face Ultra Trail du Mont Blanc è stata caratterizzata dalle condizioni climatiche particolarmente rigide. I 2.482 partecipanti hanno dovuto sostenere una prova davvero estrema, a causa di pioggia e vento sferzanti e del terreno umido e fangoso. L’organizzazione è stata costretta ad apportare alcune modifiche al programma originale, a partire dal percorso della corsa principale, svoltosi per intero entro i confini francesi: 103 km da attraversare affrontando un dislivello complessivo di 6.000 m.

La vittoria in campo maschile è andata al francese François D’Haene, che ha completato la traversata in 10h 31’ 36’’. Sul podio anche lo svedese Jonas Buud ( 11h 03’ 19’’) e l’americano Mike Foote (11h 19’ 00’’). Fra le donne, il successo è stato segnato da Lizzy Hawker, atleta britannica che

ha dunque visto accrescere il proprio palmares alla manifestazione, dopo aver già ottenuto il titolo nel 2005, 2008, 2010 e 2011. Alle sue spalle è arrivata l’unico membro femminile del Team Vibram 2012, l’azzurra Francesca Canepa.

A margine della competizione principale, si sono svolte anche le manifestazioni “sorelle” della TDS, della CCC e della PTL. La prima è stata l’unica gara che non ha subito variazioni e ha visto ritirarsi quasi il 57% dei suoi partecipanti (631 alla partenza). Al via della CCC erano in 1.582: primo posto per Tofol Castaner (Spa) e per Ellie Greenwood (Sco). La PTL è stata infine caratterizzata da precipitazioni particolarmente dure, che hanno consentito soltanto a cinque di 67 squadre di raggiungere Col de la Seigne a quota 2.516, m a causa della neve.

numeri e fasi salienti Categoria maschile1. François D’Haene (Fra) 10h 32m 36s (a sinistra)2. Jonas Buud (Sve) 11h 03m 19s3. Mike Foote (Usa) 11h 19m 00s

Categoria femminile1. Elizabeth ‘Lizzy’ Hawker (Uk) 12h 32h 13s (a sinistra)2. Francesca Canepa (Ita) 13h 17m 01s3. Emma Roca (Spa) 13h 23m 37s

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// Per il nostro primo Shoe Count nel mondo trail non potevamo che scegliere la manifesta-zione principe di questo tipo. Un debutto che oltretutto ci porta per la prima volta a effettuare il nostro rilievo all’interno di una gara interna-zionale. Il resoconto che pubblichiamo qui ci è offerto da Sportmaker ed è stato presentato in anteprima in occasione del primo Running Business Meeting. I numeri che si registrano in occasione dello svolgimento della The North Face Ultra Trail du Mont Blanc sono di mas-simo rilievo. Basti considerare infatti che solo per la competizione di cartello erano al via 2.482 atleti, a cui vanno aggiunti gli iscritti alle collaterali TDS, CCC e PTL. Statistiche impor-tanti dunque, che prendono in considerazione i primi 600 arrivati a Chamonix. Il dato che emerge con più netta evidenza è la testa del-la classifica: un ulteriore elemento di novità all’interno di questa rubrica che propone per la prima volta il nome di uno degli specialisti di questo settore, Salomon. La maggioranza

dei rilievi spetta infatti al brand francese con il 31,65% di presenze. Al secondo posto si piazza invece ASICS con il 16,35% dei rilievi. Se fino a questo momento è il marchio che è sempre fi-gurato sul gradino più alto del podio nei nostri Shoe Count, è da notare come anche in questa categoria riesca a mantenere un piazzamento considerevole. Medaglia di bronzo a Saucony (7,83%), per un altro exploit da ascrivere alle specifiche tecniche del tracciato che attraversa l’Alta Savoia e la Val d’Aosta. Seguono adidas (6,26%) e Brooks (6,09%) a stretta posta, e di lì Hoka (5,91%), un nome che sorprendente-mente si aggiudica il sesto posto anche davanti a marchi più blasonati. Altrettanto rilevante il risultato di La Sportiva, settimo a 4,5% di prefe-renze, mentre troviamo all’ottavo posto il main sponsor della manifestazione: The North Face si aggiudica il 4% delle preferenze (fra cui può contare la vincitrice femminile Lizzy Hawker e da cui manca Sebastien Chaigneau, a lungo in testa alla gara e costretto al ritiro al 93° km).

ShOE COUNT

Fonte: Sporting Goods Intelligence

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• MONicA NANEtti

Running è anche salute: non solo nel senso che correre – è opinione unanime – fa bene al fisico, man-tiene giovani e combatte l’insor-genza o l’aggravarsi di una quantità di patologie. Ma anche nel senso (in qualche modo simmetrico) che una corretta attività fisica, soprat-tutto se svolta in modo intenso, porta con sé l’esigenza di un co-stante controllo medico in grado di prevenire o di risolvere proble-mi legati allo svolgimento di uno sport ad alta o altissima intensità. Si è così assistito, soprattutto negli anni più recenti, al grande svilup-po della Medicina dello Sport, di strumenti di diagnosi specialistici, di tecniche di riabilitazione mirate, di protocolli sempre più sofistica-ti… Un aspetto che non manca di interessare e coinvolgere chiunque a vario titolo si occupi di corsa (ol-tre che di generare un business de-cisamente rilevante).

Ne abbiamo voluto parlare con un esperto: il dottor Giulio Sergio Roi, specialista di Medicina dello Sport, direttore del centro studi del gruppo medico Isokinetic nonché socio fondatore e vice presidente dell’International Skyrunning Fe-deration; quanto basta, insomma, per assicurargli nell’ambiente il so-prannome di “SkyDoctor”.

“La Medicina dello Sport - esor-disce Roi - è una specialità partico-lare, molto concentrata sull’aspet-to di prevenzione. In Italia esiste dagli anni 70 una legge, varata con grande fatica, che impone a tutti gli atleti che svolgono attività agonistica una visita a cadenza an-nuale effettuata tassativamente da specialisti in Medicina dello Sport all’interno di strutture specializza-

te. Il risultato è stato lo sviluppo di una grande competenza specifica e di un’ottima capacità di individua-re in modo precoce molte patolo-gie: non a caso, in Italia si registra il minor numero di casi al mondo di morti improvvise per attività spor-tiva e gli specialisti italiani di car-diologia dello sport sono ricono-sciuti a livello mondiale. Bisogna comunque aggiungere che, se la Medicina dello Sport è soprattut-to una specialità preventiva, esiste una serie di altre aree di specializ-zazione strettamente collegate alle necessità degli atleti: traumatolo-gia, recupero funzionale (quella

che era un tempo conosciuta come ‘riabilitazione’), valutazione funzio-nale (la cosiddetta fisiologia appli-cata, che agevola l’ottimizzazione della prestazione)…”.

Parlando di patologie (ed esclu-dendo i traumi da cadute o simi-li), quali sono quelle più diffuse? E quali le cause principali?

La maggior parte delle patologie dei runner sono da sovraccarico: una patologia che definisco “ba-starda” perché si manifesta regolar-mente quando ormai è troppo tar-di. Un esempio banale ma efficace è quello delle vesciche: si potrebbe

evitare con la scarpa giusta, la calza giusta, l’allacciatura giusta, l’appli-cazione di un taping. Ma quando ci si rende conto di averla, ormai il danno è fatto. Ultimamente, assistiamo sempre più spesso alla discutibile tendenza generale a di-minuire il peso della scarpa: ma le scarpe molto leggere, da gara, sono studiate per l’appunto per atleti di alto livello, che a loro volta pesano pochissimo. Se la stessa scarpa pen-sata per un runner di 55 kg viene utilizzata da una persona che di chi-li ne pesa 80 (e che quindi ha biso-gno di una calzatura più protettiva, più stabile e che comunque tenga

conto del tipo di appoggio), è chia-ro che si può verificare una serie di problemi. Altre complicazioni deri-vano spesso da un’eccessiva inten-

sificazione dell’allenamento, senza prendere il tempo necessario per consolidare i risultati (a mio avviso si può aumentare il carico progres-sivamente non più di un 5% e sem-pre lasciando al fisico un periodo di adattamento) e spesso ritardan-do anche di mesi la visita dal medi-co dopo che i problemi (vesciche, tendiniti, crampi, lombalgie) sono comparsi. È invece importante ren-dersi conto che rivolgersi a perso-nale esperto, che fornisca consigli personalizzati, è davvero utile; è questo il servizio che forniamo a chi è in riabilitazione e il mio os-servatorio è decisamente privilegia-to se si considera che, nell’ambito del nostro network, ci occupiamo di circa 10.000 atleti infortunati all’anno. Personalmente, posso dire di aver riabilitato maratoneti di buon livello togliendo sedute di allenamento, anziché aggiungerle. Purtroppo è ancora diffuso il con-cetto del “più faccio e meglio è”, senza rendersi conto che anche lo scarico fa parte dell’allenamento.

PREVENZIONE, RECUPERO DA INFORTUNI, OTTIMIZZAZIONE DELLE POTENZIALITà, NUOVE TERAPIE DI RIABILITAZIONE: LA MEDICINA DELLO SPORT è MOLTO PIù DEL SEMPLICE “CERTIFICATO” RIChIESTO DALLE SOCIETà SPORTIVE E DALLE FEDERAZIONI.

A TU PER TU CON GIULIO SERGIO ROI,

UNO DEI MAGGIORI SPECIALISTI DEL SETTORE

Medicina sportiva: il punto di vista dello “skydoctor”

INTERVISTE

“Un’attività come quella di valutazione funzionale è sicuramente valida per atleti di qualsiasi livello e non solo per i pro, ma bisogna tener presente che si tratta sempre di prestazioni che hanno un costo. Per fare un esempio, ci sono alcuni test che devono essere eseguiti 3/4 volte l’anno e possono costare 150 euro ciascuno. D’altro canto, soprattutto negli sport di montagna ci sono sempre più persone (atleti di alto livello, ma anche amatori) con buone disponibilità economiche che desiderano approcciarsi nel modo più completo ad attività fisiche decisamente impegnative e decidono di ‘investire’ nella propria salute.

Questo è un bene considerando anche che a mio avviso, uno dei problemi principali che emergono in questo settore è il fatto che circolano tra gli appassionati moltissime tabelle di allenamento costruite in modo generico: al contrario, questi programmi devono essere letti da un esperto, devono essere personalizzati. Le tabelle ‘generali’ fanno

riferimento a valori e parametri ‘nella media’: un po’ come succede per le diete, possono anche andare bene, ma a condizione che siano verificati determinati presupposti. Il fatto è che in questi tipi di sport c’è bisogno di una grande differenziazione, ma ci sono ancora troppo pochi allenatori e troppo pochi soggetti veramente competenti.

Infine, bisogna considerare che la corsa è tendenzialmente uno sport ‘povero’, almeno per quello che posso vedere: per esempio, molti runner fanno finta di non sapere che la scarpa è come un pneumatico che va cambiato periodicamente quando risulta usurato. Questo è un problema anche di tipo culturale: un atleta di alto livello, dotato di uno sponsor che lo sostiene almeno dal punto di vista tecnico di fornitura dei materiali, ha sempre le scarpe adatte all’attività che sta compiendo. Troppo spesso lo stesso non succede con l’amatore e il risultato è che molte volte quelle che ci capita di vedere sono patologie da ‘cambio scarpe’”.

Un problema economico e culturale: quando si ricorre a un esperto?

il dott. giulio Sergio Roi a un convegno per isokinetic

“TROPPO SPESSO GLI AMATORI SCELGONO DI SEGUIRE UNA TABELLA DI ALLENAMENTO GENERICO A SCAPITO DI UN PROGRAMMA SPECIFICO PERSONALIZZATO. TROPPO SPESSO INOLTRE SI DIMOSTRANO PIù ChE MAI ‘SORDI’ AL CONSIGLIO DI CAMBIARE PERIODICAMENTE LA SCARPA, AUMENTANDO IL RISChIO DI INFORTUNIO”.

“Ultimamente, assistiamo

sempre più spesso alla discutibile

tendenza a diminuire il peso

della scarpa: ma le scarpe molto

leggere, da gara, sono studiate

per atleti di alto livello, che a loro

volta pesano pochissimo. Se la

stessa scarpa pensata per un

runner di 55 kg viene utilizzata

da una persona che di chili ne

pesa 80 kg, è chiaro che si può

verificare una serie di problemi”

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Non a caso il nostro approccio è talvolta criticato perché “lento”, nel senso che impieghiamo più tempo a rimettere in piena forma un atleta infortunato; quello che non si considera, però, è che gli sportivi trattati secondo questi metodi, una volta guariti, non si “guastano” più. Mentre secondo le statistiche ben il 30% degli in-fortuni è di fatto rappresentato dai re-infortuni.

Quali sono, quindi, i consigli e le indicazioni fondamentali da tenere presenti?

Il consiglio principale da dare a tutti i runner, di qualunque li-vello, è quello di rivolgersi a me-dici abituati a vedere atleti che praticano quello specifico sport ed hanno esperienza in quelle specifiche patologie: in altri ter-mini, medici sportivi che vedo-no il runner in prima battuta e che sanno gestire e “smistare” correttamente le diverse pro-blematiche. In tutte le maggiori città italiane, peraltro, esistono centri di medicina dello sport e di traumatologia dello sport ge-neralmente di ottimo livello.

Parliamo anche dell’aspetto psi-cologico: quanto conta, in una generale terapia di riabilitazio-ne?

La psicologia dello sport è senza dubbio contigua alla no-stra attività: nel nostro centro di Bologna abbiamo anche uno psicologo, a cui indirizziamo pa-zienti con problemi da questo punto di vista. Bisogna consi-derare che, quando si sta male, si crea una frattura tra la mente e il corpo e si è costretti a fare i conti con una serie di fattori: il fatto che ci si è fatti male; il fatto che ci vorrà del tempo per guarire; i costi connessi alla gua-rigione. Per questo lo psicologo ha sempre un ambito in cui deve intervenire, soprattutto in caso di terapie lunghe, che superano magari i sei/otto mesi. Anche perché, soprattutto nel caso di

atleti di buon livello, c’è da com-battere la paura del reinfortunio. Nell’ultimo periodo di riabilita-zione, facciamo ripetere agli at-leti sul campo quegli stessi gesti che li hanno portati all’infortu-nio, e può accadere che alcuni si tirino indietro e non riescano a superare queste paure: in questi casi è indispensabile il supporto dello psicologo. Ma è comunque importante che ci sia sempre uno stretto coordinamento tra tutti gli specialisti coinvolti: oggi il recupero funzionale di un atle-ta infortunato non può più esse-re svolto da una persona sola, è un lavoro di team che coinvolge differenti specialisti, inclusi an-che i nutrizionisti.

Per concludere, da un punto di vista scientifico quali sono i principali sviluppi di questi ul-timi anni?

Sono stati fatti grandi pro-gressi sotto diversi aspetti. In-nanzitutto l’ecografia, diventata ormai un sistema alla portata di tutti, con la presenza di ecogra-fisti specializzati in moltissimi centri di medicina sportiva. La nuova tendenza più interventi-stica poi è legata all’uso dei co-siddetti ‘fattori di crescita’ per aiutare la guarigione di molte le-sioni (si preleva il sangue, si iso-lano i “fattori di crescita” e li si reimpianta nella sede della lesio-

ne), che in alcuni casi possono rivelarsi un buon aiuto al recu-pero funzionale. Altri progressi sono stati fatti nelle tecniche di intervento sulla cartilagine - se effettuate in tempo - con colture di condrociti. Attualmente, poi, si discute molto sull’opportu-nità dell’introduzione precoce dell’esercizio aerobico in fase di riabilitazione (ad esempio facen-do molta piscina).

Innovazioni e miglioramenti sono costanti, ma bisogna sotto-lineare una cosa: purtroppo non esistono macchine o medicine miracolose; è bene quindi diffi-dare di chi propone terapie mira-bolanti. Anche in questo campo, per ottenere risultati validi e du-raturi, non esistono scorciatoie.

Kilian Jornet durante un prelievo a fine gara

Matt Carpenter fa il test della massima potenza aerobica a 5.200 m di quota, nel laboratorio Piramide in nepal, prima della maratona

“La psicologia dello sport è senza

dubbio contigua alla nostra

attività. Quando si sta male, si

crea una frattura tra la mente

e il corpo e si è costretti a fare i

conti con una serie di fattori. Per

questo lo psicologo ha sempre

un ambito in cui deve intervenire,

soprattutto in caso di terapie

lunghe, che superano magari

i sei/otto mesi; anche perché,

soprattutto nel caso di atleti di

buon livello, c’è da combattere la

paura del reinfortunio”

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• dAvidE cORROchER

Polar vanta un’esperienza di oltre trent’an-ni come azienda produttrice di cardiofre-quenzimetri e sistemi per la misurazione delle prestazioni sportive. Fondata nel 1977 a Kempele in Finlandia, dove attualmente risiede il suo quartier generale, nel corso del-la sua storia si è messa in evidenza fra l’altro per la realizzazione del primo misuratore del battito cardiaco wireless. Per mettere a frutto un background tanto importante e offrire una risposta adeguata alle necessità degli atleti di ultima generazione, è stato sviluppato il nuovo training computer Rc3 Gps. Ultimo nato da una famiglia di pro-dotti compatibili con un gps esterno, integra il ricevitore satellitare alle classiche funzioni Smart Coaching.

I punti di forza di Rc3 Gps – La novità presen-tata da settembre sul mercato, si caratterizza innanzitutto per l’impiego di un avanzato modulo satellitare, il Sistema Sirf Star IV. In dotazione, sono presenti sul modello anche tutte le funzioni tipiche di Polar Smart Co-aching, basate sulla frequenza cardiaca. Un accessorio valido per ogni tipo di utilizzo e per tutte le attività outdoor, che non trascu-ra l’elemento dell’estetica e dell’eleganza. Estremamente leggero, comodo e compatto ha infatti un design accattivante e attraente.

Track Down Campaign – “Avevamo un obiet-tivo strategico: promuovere direttamente presso trader e consumatori il nuovo pro-dotto”, ci ha spiegato Francesca Tammaro, responsabile marketing del brand. “Per co-minciare, nei mesi di settembre e ottobre ab-biamo avviato una specifica campagna che ha accompagnato l’arrivo nei negozi di Rc3 Gps. La Track Down Campaign ha coinvol-to più di 20 Paesi nel mondo. Dal Canada ai Paesi Bassi, da Hong Kong fino all’Italia”. Un’iniziativa di guerrilla marketing, insom-

ma, che ha previsto la pubblicazione via web e social network di alcuni indizi che progres-sivamente andavano svelando la posizione esatta di un Polar Ambassador. Alle quattro persone più veloci a raggiungere le coordi-nate tracciate, è stato regalato il fiore all’oc-chiello della nuova collezione. Il 5 ottobre è stata la volta dell’Italia, Milano: protagonisti sono stati tanti “amici” e “follower”, l’amba-sciatrice dell’azienda e ovviamente la novità presentata con significativo apprezzamento. “L’iniziativa è stata accolta da un successo inaspettato, con numeri di partecipazione importanti. E a proposito di numeri, occor-re menzionare che l’impegno in campagna di promozione che Polar Italia sta manife-stando è assolutamente in primo piano an-che rispetto alle altre sedi. Continueremo a tal proposito a impiegare le nostre risorse in questa direzione, anche attraverso adver-tising sui principali magazine e presenzian-do alle maggiori competizioni podistiche: lo abbiamo fatto alla Venice Marathon, ad ottobre, e lo faremo alla Firenze Marathon, a novembre. I risultati finora non hanno mancato di manifestarsi, tanto che anche a livello di sell out possiamo dirci più che soddisfatti di quanto abbiamo visto finora”.

Gli eventi in-store – “A questo punto, per proseguire il nostro progetto siamo andati direttamente noi dell’azienda all’interno dei punti vendita. In molti dei principali negozi specializzati running della Penisola abbiamo dunque allestito alcune giornate informati-ve, predisponendo un corner Polar. Sul po-sto, a fianco del retailer erano presenti una promoter e un agente di vendita della zona, per offrire informazioni tecniche e dettaglia-te sulle funzioni del prodotto”. Al cliente che entrava nello shop è stato proposto di rispondere a un breve questionario (foto so-pra) che rivelasse quali fossero a suo avviso le caratteristiche più importanti che un dispo-sitivo satellitare deve presentare. L’iniziativa ha avuto lo scopo primario di far conoscere

il nuovo Rc3 Gps e stimolare un passapa-rola locale fra i consumatori, prima ancora che portare a una vendita. “C’è un dato su tutti che può testimoniare il buon esito di questi eventi. E cioè il fatto che abbiamo già avuto un elevato numero di prenotazioni per l’anno prossimo da parte dei negozianti che abbiamo coinvolto, desiderosi di ripete-re questa esperienza: ma soprattutto ci sono pervenute moltissime richieste da parte di chi non ha potuto partecipare all’iniziativa e vuole essere inserito nel nuovo calendario. Decisamente il miglior risultato che si pote-va sperare”.

Special Actions – In più di un’occasione le giornate in negozio sono state accompagna-te da alcune “special actions”. Fra queste, degne di nota le compartecipazioni con al-tri brand, in occasione di alcune serate pre-evento. Basti pensare alla Brooks Nightrun, che ha illuminato le strade della capitale con i colori e la festa del brand americano lo scorso 5 ottobre. “Era la vigilia della tappa da Footworks” ha spiegato Francesca. “Dun-que una situazione favorevole per Polar che ha scelto di sposare lo spirito della manife-stazione e di scendere in campo anche qui, mettendo a disposizione il nuovo prodotto”. Significativo infine, il coinvolgimento degli atleti testimonial dell’azienda, che hanno fatto visita ai loro fan presso alcuni punti vendita durante le giornate promozionali. Il 29 settembre la triatleta Martina Dogana è stata da Km Sport, San Martino B.A. - Ve-rona), il 6 ottobre il maratoneta Giorgio Calcaterra era da Footworks. Per l’ultima giornata in calendario del 27 ottobre, gran finale con le sessioni foto-autografi della marciatrice Elisa Rigaudo (Base Running, Torino), del triatleta Daniel Fontana (Koala Sport, Milano) e ancora di Giorgio Calcater-ra (nel suo stesso punto vendita Calcaterra Sport, Roma). Il 27 ottobre Martina Doga-na è stata a Venezia, presso lo stand Polar all’Expo della Venice Marathon.

IL PRIMO DISPOSITIVO CON RICEVITORE SATELLITARE INTEGRATO REALIZZATO DAL BRAND, DISPONIBILE NEI NEGOZI DALLO SCORSO SETTEMBRE, è STATO OGGETTO DI UN’INTENSA CAMPAGNA PROMOZIONALE IN-STORE E DI UN’INIZIATIVA DI GUERRILLA MARkETING IN PIù DI 20 PAESI PROMOSSA ATTRAVERSO I SOCIAL NETWORk.

MARKETING OLTRE 30 I PUNTI VENDITA ITALIANI COINVOLTI NELL’ATTIVITA’ DI LANCIO DEL NUOVO RUNNING COMPUTER, INSIEME AD ALCUNI IMPORTANTI ATLETI

iL SiSTEMA SiRF STAR iV - Rc3 Gps utilizza il modulo di ricezione satellitare Sirf Star IV, in pratica il sistema più avanzato attualmente presente sul mercato. È stato sviluppato per chi vuole uno strumento in grado di disporre una rapida acquisizione del segnale all’inizio dell’allenamento e che fornisca un dato preciso della prestazione. Inoltre è dotato di batteria 250 mAH Li-Pol (ricaricabile attraverso cavo Usb, in dotazione) che assicura un’autonomia fino a 12 ore con ricevitore acceso. Una tecnologia solitamente impiegata sui modelli top di gamma da tutte le aziende di settore e che Polar ha scelto di applicare a un prodotto dal costo più contenuto e dunque estremamente competitivo.

LE FUnzioni SMART CoAChing - Fra gli altri punti di forza che qualificano il nuovo Rc3 Gps, è da sottolineare la presenza di tutte le funzioni tipiche di Polar, basate sulla misurazione della frequenza cardiaca. “Training Benefit” consente di registrare i dati di allenamento e di offrire un riscontro immediato al termine di ogni sessione. Collegandosi a polarpersonaltrainer.com è anche possibile studiare dettagliatamente i rilievi ottenuti e i dati del percorso effettuato, per condividerli online e confrontarsi con amici e rivali. “Running Index” consente di valutare l’efficienza della prestazione combinando la misurazione di velocità di corsa e frequenza cardiaca, mentre “Training Load” suggerisce il tempo di recupero tra un carico di lavoro e l’altro in base allo sforzo effettuato. La nuova “Back to Start” infine indica quali sono la direzione, le coordinate e la distanza in linea d’aria per tornare al punto di partenza, dando modo all’atleta di esplorare liberamente nuovi percorsi e nuove zone.

TRASVERSALiTà E DESign ACCATTiVAnTE - Uno strumento valido per diverse soluzioni, ideale per il runner, per il triatleta e per chi pratica numerose altre attività outdoor. È possibile infatti configurare cinque diversi Profili Sport, per adattare le impostazioni del display in base alla disciplina di riferimento. Uno strumento pratico e adattabile alle esigenze di ognuno, anche grazie al suo design leggero e sottile. Con soli 58 gr di peso e uno spessore di 1,37 cm è uno dei dispositivi con gps integrato più compatti in circolazione. Allo stesso tempo un ampio display digitale consente una facile lettura da parte dell’utente, immediata e personalizzabile fino a tre righe. Un cinturino ventilato e i pulsanti ergonomici consentono inoltre un ottimo comfort, senza nulla togliere all’aspetto estetico del prodotto.

il prodotto sotto la lente //

POLAR “SUL CAMPO”PER IL NUOVO RC3 GPS

Al centro giorgio Calcaterra, ospite di Francesco Scarparo da Footworks

A sinistra Martina Dogana da KM Sport

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RUNNING MAGAZINE

ottobre 2012

• MARIA CRISTINA CACCIA

A partire da questo mese, è ufficiale la col-laborazione che unirà Running Magazine e Outdoor magazine con il quotidiano spor-tivo online mentalitasportiva.it. A monte di questa partnership sta la volontà di dar vita a un progetto che sappia approfondire alcuni temi di particolare rilievo del nostro settore. Creato per offrire un servizio di informazione legato ai valori dello sport e allo stile di vita che qualifica i suoi protagonisti, il portale ci consentirà di integrare le nostre pagine con contenuti interessanti e originali. Nei prossi-mi mesi le nostre riviste e mentalitasportiva.it daranno vita a un interessante scambio di approfondimenti circa alcune notizie legate agli aspetti etici dello sport, a una filosofia di

sostenibilità. Un lavoro di squadra insomma che offrirà reciproca visibilità a tutte le testate, sui canali tradizionali e sul mondo dei social network, dove le informazioni viaggiano a rit-mi incalzanti e con linguaggi brevi e immedia-ti. Per questo primo appuntamento insieme dunque, vi proponiamo il contenuto di un’in-tervista con Daniele Bonacini (foto in alto), amministratore delegato di Roadrunnerfoot Engineering, azienda specializzata nella co-struzione di protesi con materiali altamente tecnologici per l’attività sportiva. Una delle voci più autorevoli dunque per discutere di un argomento fra i più caldi del momento, alla chiusura delle Paralimpiadi di Londra.

Se dico“mentalità sportiva”, lei a cosa pensa?Sono uno sportivo e ho praticato la corsa

per circa una decina d’anni e credo che men-talità sportiva significhi sudore e sacrificio. Ho subìto l’amputazione di una gamba, a seguito di un incidente e ho incominciato a correre con una protesi per non rinunciare a fare sport. Così, al termine della mia carriera agonistica, mi sono dedicato alla ricerca e allo sviluppo nella produzione di protesi innova-tive, come quella in fibra di carbonio per riu-scire a fare correre tutti coloro che, come me,

si sono ritrovati privi di uno o addirittura di entrambe gli arti inferiori, come il seguitissi-mo Oscar Pistorius.Quali sono i valori dello sport riscontrabili in ogni disciplina sportiva?

La lealtà e il rispetto nei confronti degli al-tri e la condotta sportiva “pulita”, scevra da sostanze chimiche dopanti che, purtroppo, hanno incominciato a farsi strada anche tra gli atleti paralimpici, che, invece, dovrebbero essere un grande esempio di sport allo stato puro, guidato dalla passione, dalla determi-nazione e dalla forza fisica, quella reale, che ti mette di fronte al senso del limite e che dimostra quanto sia possibile superarlo solo con la preparazione e la volontà. Non servono “ritocchi”.Che cosa distingue un campione olimpico da un suo omologo alle Paralimpiadi?

L’atleta paralimpico vive una disabilità fisica che rende il sacrificio più estenuante e aumen-ta il livello delle difficoltà in maniera esponen-ziale rispetto a un omologo olimpico che lotta per massimizzare le proprie performance in condizioni di totale normalità. L’atleta disabi-le, dopo duri e continui allenamenti oppure al termine di una competizione olimpica, può correre il rischio di procurarsi un’abrasione sul moncone e di dover ridurre la preparazio-ne oppure, se i tempi sono ristretti, di correre ugualmente, con il disagio del caso, già speri-mentato in prima persona. Sotto altri aspetti prettamente tecnici, non riscontro ulteriori differenze tra le due categorie di atleti.“Costruire piedi da corsa per atleti diversa-mente abili”: che cosa l’ha portata a decidere di intraprendere questa singolare attività?

Tutto è incominciato dopo le Paralimpiadi di Atene nel 2004. Durante quella competi-zione, è stato possibile osservare l’impatto di diverse tecnologie sulla prestazione di due atleti di diversa nazionalità, l’uno bulgaro, l’al-tro tedesco, sfidanti nella disciplina del salto in lungo. Il primo portava protesi in legno rivestite in poliuretano rigido e poco perfor-

mante, mentre il teutonico portava una pro-tesi in fibra di carbonio realizzata grazie agli studi effettuati dall’Agenzia Spaziale Europea. Vinse l’atleta tedesco, saltando sei metri, mentre l’avversario bulgaro non superò i tre. Rientrati a Milano, io e i miei collaboratori, abbiamo approfondito l’impatto di tecnologie innovative sulle prestazioni atletiche e sulla maggiore flessibilità applicativa, giungendo alla conclusione che la fibra di carbonio do-vrebbe essere utilizzata in modo sempre più diffuso, in sostituzione a materiali superati e decisamente non adeguati per facilitare gli at-leti disabili nello svolgimento delle discipline sportive. Purtroppo, esiste anche un proble-ma burocratico, ovverosia il fatto che il Servi-zio Sanitario Nazionale non copre le spese per l’applicazione di questa tipologia di protesi,

con conseguenti ulteriori sforzi ingegneristi-ci per abbattere i costi di produzione al fine di renderle accessibili al maggior numero di sportivi con arti amputati per garantire loro il diritto allo sport.Praticava già la corsa prima dell’incidente?

Sì, ho sempre amato lo sport e, oltre alle gare di Running, ho giocato a pallone e a Ten-nis e non potevo certo fermarmi dopo l’ampu-tazione. Diventa quasi una sfida e una sorta di legge del contrappasso per cui quello che non puoi fare desideri farlo con tutte le tue forze.Come ad della Roadrunnerfoot Enginee-ring, quali sono state le maggiori difficoltà e quali le maggiori soddisfazioni?

È stato complicato per una realtà imprendi-toriale di piccole dimensioni come la nostra, trovarsi a competere con le grandi multinazio-nali. Le soddisfazioni invece sono stato nume-rose, soprattutto in capo alle iniziative solidali, che ci hanno portato ad Haiti, dove abbiamo avviato un laboratorio ortopedico dopo il ter-ribile terremoto nel 2010. A 300 bambini in sei mesi e a oltre mille in due anni sono state applicate protesi agli arti amputati, ridando loro la possibilità di vivere con dignità la loro età spensierata e così tragicamente minaccia-ta. Inoltre, alla Maratona di Milano 2012, due atleti africani hanno potuto partecipare grazie alle protesi che abbiamo donato. Sono circo-stanze in cui si tocca con mano il vero proble-ma di chi non può più contare sulle proprie forze e non c’è migliore gratifica di vedere un atleta disabile sorridere, in linea con la nostra missione che è “rendere la tecnologia al servi-zio dell’utenza”.La sua attività ha obiettivi etici e sociali: come si può raggiungere anche un obiettivo di sostenibilità?

Nel mondo della disabilità sportiva è netto il gap tra la cultura americana e anglosassone e quella europea. Oltreoceano e nel Nord Europa, i movimenti che difendono i diritti degli atleti disabili sono molto più ascoltati e la pratica sportiva è decisamente più sosteni-bile. In Europa e, soprattutto, in Italia, sono pochissimi gli atleti (per fortuna, da un lato) con arti amputati, basti pensare che per una decina d’anni non se ne contavano più di quattro a livello paralimpico. Oggi, nonostan-te lo sforzo profuso dal Comitato Paralimpico nei confronti di una maggiore sensibilizzazio-ne alla difesa dei diritti delle disabilità spor-tive, manca nel nostro Paese una “cultura della disabilità” che dovrebbe partire dalla scuola o all’interno degli ospedali. Mancano programmi governativi per ausilii gratuiti op-pure convenzioni tali per cui il disabile possa permettersi una protesi e coronare il sogno di praticare lo sport del cuore. Noi come Roa-drunnerfoot cerchiamo aiuto negli sponsor per far leva su finanziamenti oppure doniamo direttamente la protesi a titolo gratuito in casi “disperati” a livello economico, ma eccellenti dal punto di vista del talento sportivo.L’iniziativa in favore di Haiti è lodevole, ave-te altri progetti simili in futuro?

Stiamo portando avanti altri progetti in Africa, Medio Oriente, Iran, dove diamo so-stegno a Emergency, e poi ancora in Libia, Congo, Ghana, Palestina e Albania.

www.roadrunnerfoot.com

UN’AZIENDA SPECIALIZZATA NELLA COSTRUZIONE DI PROTESI CON MATERIALI INNOVATIVI E ALTAMENTE TECNOLOGICI, PER TUTELARE IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA MOBILITà DI PERSONE ChE hANNO SUBITO MENOMAZIONI AGLI ARTI, MA ChE MAGARI NON VOGLIONO RINUNCIARE ALLA PRATICA SPORTIVA. LA PAROLA A DANIELE BONACINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI ROADRUNNERFOOT ENGINEERING.

“le protesi DI OSCAR Pistorius alla portata di tutti”

IL RUNNING CON

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LA NUOVA RUBRICA IN COLLABORAZIONE CON MENTALITASPORTIVA.IT,

QUOTIDIANO ONLINE DEL MONDO DELLO SPORT CON PARTICOLARE

ATTENZIONE ALL’ASPETTO VALORIALE

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la scarpa del mese// FELINE SUPERLIGHT

informazioni di base //PER/UnisexCOLLEzIONE/SS12,continuativonellaSS13DISCIPLINA/TRAILRUNNINg,SkyRUNNINgTARgET/Calzaturacreataperattivitàsuterrenid’altamontagna,èconfigurataconsoluzionialtamenteperformantispecificamenteprogettateperlecompetizionediUltraTrail.ProgettatadagliespertiDynafitbasandosisulknowhowacquisitosviluppandoscarponidiscialpinismo.Dopotreannidiricercaetestintensivi,ènataquestacalzaturaultraleggeraeingradodioffrireprestazionielevatesumolteplicisuperficiditerreno,anchelepiùimpegnative

ITREPUNTIDIFORzA1/LatecnologiasviluppataperlasuolaAlpineRunningdiDynafitgarantiscestabilitàeammortizzamentocheingeneresololescarpemoltopiùpesantisannooffrire2/Eperl’intersuolainEvacheoffreunatenutaprecisa,adattandosirapidamenteaiterrenidialtamontagna3/Formaprecisaeatleticachesupportainaturalimovimentidelcorridore,favorendocosìilcoordinamentomuscolareemigliorandoequilibrioecontrollo

PESO/270gr(taglia9US)MISURE/6–12USCOLORI:Black/Red

Disponibileanchenellaversionecongore-Tex,perunascarpadaAlpineRunningimpermeabile(vd.paginaafiancolasuacolorazionegreen/Silver)

PREzzOCONSIgLIATOALLAvENDITA/160euro

Realizzata in nylon traforato per consentire il passaggio dell’aria

Invisible Lacing // Sistema di allacciatura protetto da una ghetta esterna che per-mette di regolare separatamente gli spazi a livello della punta: nessun attrito e nes-sun punto di pressione, eliminando l’insor-gere di vesciche

Anatomico, arrotondato sui lati

Ballistic Bumper // Rinforzo per ridurre gli urti sulla parte anteriore del piede e sulle dita in caso di collisioni frontali contro su-perfici dure e aspre. Il puntale aumenta la resistenza e protegge le unghie

TOMAIA //

Allacciatura //

SOTTOPIEDE //

Sponsoring & partnership //GARE / Le configurazioni tecniche della Feline Superlight sono state progettate per affrontare le competizioni di ultra trail più impegnative. Per questo moti-vo Dynafit è stata fra i protagonisti di alcune importanti manifestazioni che si sono svolte recentemente. Una su tutte è stata la öetzi Alpin Marathon (foto a destra e a sinistra), avvincente triathlon alpino della Val Senales che quest’anno si è svolto lo scorso 14 aprile. È stata una nona edizione di successo, che ha registrato il sold-out di iscrizioni già un mese prima del via. Classificata a livello “extreme”, prevede un percorso che combina mountain bike (24 km, per 1.500 mt di dislivello),

trail running (11 km) e sci alpinismo (per 1.300 mt da superare su un ghiacciaio): un percorso che mette alla dura prova gli atleti Dynafit in gara e le Feline Superlight che indossavano. Uno degli eventi di punta di questa stagione a cui il brand era presente è stato inoltre l’ultimo Sky Race della Rosetta, gara finale del campionato italiano della specialità ultra trail. Un tragitto unico di 21 km (con 1.550 mt di dislivello posi-tivo e altrettanti di discesa), disegna-to all’interno del Parco delle Orobie Valtellinesi, ha impegnato i concorrenti attraverso luoghi incontaminati e ricchi di storia (vedi approfondimento nella sezione News, a pag. 5).

Sensitive Fit // Calzata precisa e so-stegno dei movimenti naturali, favo-risce il coordinamento e rafforza i muscoli, aumentando l’equilibrio e il controllo

Realizzato con sistema Multi Pad in Eva. Consente una tenuta precisa e affidabile e assicura un ottimo controllo del movimento, oltre a trasmettere efficacemente la spinta del piede per adattarsi in modo dinamico alle asperità dei terreni alpini

Intersuola //

Alberto Fumi calza le Feline SuperlAight all’öetzi Alpin Marathon il Dynafit italian Press Team all’öetzi Alpin Marathon

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Marketing Info //

ATLETI CHE UTILIZZANO IL MODELLO / Fra gli atleti di fama internazionale che indossano la Feline Superlight, figurano lo spagnolo Marc Pinsach, sky runner d’estate e fortissimo sci alpinista in inverno, e Giancarlo Annovazzi (nella foto). Specialista di ultramaratone, ha in bacheca un sesto posto assoluto (miglior italiano), al Tor des Géants 2011. Quest’anno, alla terza edizione del-la competizione più impegnativa di questo sport è risultato quindicesimo, con il tempo di (90h 37’ 54’’, dopo il ricalcolo occorso a causa dell’interru-zione della gara). Per affrontare i suoi impegni in ogni condizione di percorrenza, l’atleta valdosta-no ha scelto in particolare di affidarsi alla versio-ne in Gore-Tex della Feline (vedi box a lato, nella sua colorazione Green/Silver).

Per promuovere la Feline Superlight e gli altri prodotti della sua linea Alpine running, da aprile ad agosto 2012 Dynafit ha pubblicato una campagna specifica su diversi canali media:

STAMPA / In evidenza su riviste specializza-te, come Ski Alper e Running Magazine

WEB / Accessibile all’interno di alcuni siti di riferimento, come sportdimontagna.com, skialper.it, mountainblog.it

Novità realizzata dagli specialisti di mountain running, rappresenta la variante impermeabile in Gore-Tex del modello Feline. Al pari della versione classica, anche questa è configurata con suola in grado di assicurare stabilità e ammortizzamento elevati assieme un ottimo grado di leggerezza. Presenta inoltre intersuola Multi Pad per una tenuta precisa e affidabile, con buona adattabilità ai terreni di alta montagna, e sistema Mapping Compound, sviluppato con Vibram per assicurare un grip ad artiglio sulla roccia e su terreni bagnati e difficili. La forma della scarpa è stata inoltre studiata per seguire i movimenti naturali del piede e favorire una migliore coordinazione a livello muscolare, migliorando equilibrio e controllo nella corsa.

green/Silver

LA versione gore-tex //

SUOL

A //

Claw Grip // Tenuta sicura sul-la roccia e sui terreni bagnati, grazie alla gomma dura con cui sono realizzati i tasselli bianchi: massima aderenza sul terreno e trasmissione ottimale della po-tenza che migliorano la stabilità del piede

Mapping Compound // La costru-zione della suola si differenzia sulla base dell’impiego di tre tipi di mescole, che assolvono tre specifiche funzioni. È l’innovazio-ne realizzata da Vibram: la zona rossa è più morbida, per offrire una presa migliore sulla roccia bagnata e un maggiore effetto ammortizzante durante la fase d’impatto; la zona nera ha una durezza media, per durare più a lungo e aumentare l’aderenza sulla superficie; la zona bianca è in gomma dura, per assicurare un grip ad artiglio

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DOPO LA CREAZIONE DEL GRUPPO NEL 2011, QUEST’ANNO SONO STATI 6 GLI ATLETI PORTABANDIERA DEL MARChIO DELL’OTTAGONO GIALLO. IL TEAM hA PARTECIPATO AD ALCUNE DELLE PIù IMPORTANTI GARE DI TRAIL, TRA LE QUALI LAVAREDO ULTRA TRAIL E UTMB. ECCO COME è ANDATA.

• dAvidE cORROchER

Anche se gli interpreti quest’anno sono cambiati il claim è sempre “Or-dinary people being extraordinary”. Tutto è cominciato nel 2011, quan-do Vibram scelse di costituire un team di atleti che prendesse parte ad alcune delle principali competizioni trail internazionali. Nel 2011 venne realizzato un film in occasione del-la partecipazione del pool all’Ultra Trail du Mont Blanc di quell’anno. Un’opera prodotta da Sportmaker, con la regia di Alessandro Beltrame, selezionata tra le proiezioni speciali del TrentoFilmFestival e presentata a molti festival internazionali. Il tito-lo è l’espressione felice e semplice di ciò che questo progetto rappresenta: The Extraordinary Story. L’idea alla base di tutto il progetto Vibram do-veva essere infatti quella di dar vita a un’esperienza che andasse oltre la sola realizzazione e sviluppo di pro-dotti per lo sport. Una visione più grande e ispirata, che sapesse dare spazio alle gesta di chi vive il mondo del trail running nella sua purezza, mettendosi in discussione ogni giorno per dimostrare il proprio valore. Lo scorso 26 maggio è stato presentato il nuovo team, chiamato a essere protagonista alla Lavaredo Ultra Trail (29-30 giugno), UTMB (27 agosto - 2 settembre) e Ultra Templiers (26-28 ottobre). I volti dei sei atleti sono quelli di Giuseppe Marazzi, Sebastien Nain, David Gat-ti, Nicola Bassi, Ronan Moalic e di Francesca Canepa. Al loro fianco, lo staff aziendale e Jerome Bernard in qualità di marketing manager. Il tutto supportato anche da partner

tecnici di rilievo: Saucony, Lafuma, Scott, New Balance, Camelbak, Pet-zl, Julbo, Compressport, Antaflex e Polartec e Garmin.

LUT – A causa del forfait di David Gatti, al primo appuntamento del-la stagione il team ha potuto presen-tare soltanto cinque elementi. Cio-nonostante l’esordio alla Lavaredo Ultra Trail, di cui VIbram è spon-sor partner, è di quelli da ricordare. Un’importante prova di gruppo esaltata dalle prestazioni dei singoli. Al traguardo infatti, la squadra si è segnalata per aver occupato le posi-zioni dall’ottava all’undicesima in classifica generale. Nell’ordine: Ro-nan, Beppe, Francesca e Nicola (gli ultimi due giunti insieme alla linea d’arrivo). Una prestazione dunque particolarmente luminosa, resa an-cor più brillante e vivida dalla stella della Canepa, prima assoluta fra le

donne e premiata fra l’ovazione del pubblico.

UTMB E TEMPLIERS– The North Face Ultra Trail du Mont Blanc. Ancora una volta, gli atleti del team Vibram hanno raggiunto risultati più che soddisfacenti. Se da tutta Europa erano presenti più di 2.300 trailer e le condizioni di gara fra le più dure che si possano affrontare, in classifi-ca assoluta Ronan è giunto ventesi-mo, Sebastien quarantacinquesimo e David 544esimo. E ancora una volta, Francesca è salita sul podio nella categoria femminile, questa volta al secondo posto (trentesima assoluta). Sfortunatamente gli in-fortuni di Beppe e Nicola hanno costretto i due atleti al ritiro, dopo una partenza più che incoraggiante. Solo alcuni giorni dopo Francesca in particolare ha dimostrato di ave-re grandissimo talento e un’eccezio-nale forma fisica e mentale con il primo posto femminile (7a assoluta) al Tor des Geants (9-16 settembre). Più sfortunata la prova del Festival des Templiers. Da segnalare infatti i ritiri di Francesca, Sebastien e Da-vid. Positiva è stata invece la gara di Nicola, che tra pioggia e freddo, è riuscito a portare a casa il 17esimo posto alla prova dell’Endurance Trail. Alla Grande Course, si re-gistrano i piazzamenti di Ronan (111esimo) e Beppe (137esimo). Anche Jerome Bernard risulta tra gli arrivati alla competizione, con il 785esimo posto.

fOCUSON

TEAM VIBRAM,LA STORIA CONTINUA

// Danza classica, pattinaggio su ghiaccio, snowboard: un curriculum eterogeneo, fatto di esperienze vissute sempre ad alto livello. ora finalmente il trail running, è questa la tua meta finale? Non parlerei di meta finale. In fondo, come dimostra la mia storia fino a oggi, non mi precludo niente. Però è vero che in questo momento mi sento nel posto giusto, sento di poter esprimere bene la mia personalità e il mio carattere. E so di avere ancora parecchia strada da percorrere prima di raggiungere il mio limite. C’è qualcosa che hai imparato nella pratica delle altre discipline che ti porti ancora dietro? Porto con me tutto quello che ho fatto. Come psicologa sperimentale sono consapevole che praticare discipline differenti aumenta il numero di engrammi motori. In parole povere, è come se nel cervello ci fosse una sorta di catalogo dei movimenti appresi e più sport si praticano più il catalogo si amplia. Questo significa che migliorano la qualità motoria in generale e la capacità di adattamento, per esempio ai materiali. Un vantaggio che cerco di sfruttare al massimo.C’è qualcosa che cambieresti se potessi farlo?Non cambierei nulla. Si dice che si impara di più dagli errori che dai successi e mi trovo d’accordo. E poi ogni scelta che ho fatto è sempre stata quella che più mi corrispondeva nel momento dato, quindi a posto così.Come ti sei accostata al trail? Corri anche su strada o solo off road?Al trail sono arrivata dallo sci da fondo, nel 2010, dopo la mia prima gara di granfondo sugli sci. Ho capito che l’endurance era scritta nei miei geni e dietro suggerimento del maestro di fondo Fabio Mareliati ho provato a correre. Una settimana dopo la prima gara di trail (2 maggio 2010) mi sono “sparata” la maratona di Ginevra, arrivando ottava donna assoluta. Insomma, non ho preclusioni alla strada. Anche se le variazioni di ritmo caratteristiche del trail credo siano più adatte a me e decisamente meno noiose.in cosa si caratterizza questo sport rispetto alle altre esperienze che hai avuto?Qui è come mettersi davanti a uno specchio, che non mente e a cui non puoi mentire. Non è mai colpa della sciolina, del pendio, della tavola e tutte le altre scuse. Qui quando non vai è perché non ne hai. E questo mi piace. Preferisco che i risultati dipendano in larga misura da me,

assumermi la responsabilità delle cose e poter migliorare. E poi non ci sono giudici, decisioni opinabili: un altro punto a favore.Cosa ricordi di più del periodo in cui entrasti a far parte dei Courmayeur Trailers? Ricordo di aver pagato la tessera da Zillo per potermi presentare alla famosa gara del 2 maggio. Mi presentai senza borraccia, senza niente da mangiare e con le braghe bucate. Ricordo che quando tagliai il traguardo nessuno si aspettava il risultato che è venuto, che il quel momento esatto sarei arrivata io.Quando ti sei convinta di essere forte? Le prime gare mi avevano dimostrato subito che il motore c’era, ma ho impiegato del tempo per addomesticare le discese. Poi, nel 2011 ho affrontato il problema delle crisi. Ed essenzialmente con l’entrata in scena di Renato Jorioz tutti i tasselli del puzzle sono andati a posto. Mi ha aiutata a gestire gli aspetti per me più ostici: la preparazione di uno zaino funzionale, i ristori, la mia voglia inarrestabile di mettermi sempre in gioco (che tradotto significa partecipare a un sacco di gare). Ma la cosa più importante, fondamentale e imprescindibile è stata la fiducia in me che ho sentito nascere in lui la prima volta che mi ha vista in gara, al Valdigne 100 km del 2011. Mi ha vista in crisi, ha visto il casino che combinavo dappertutto ma ha saputo intravedere il mio potenziale. Averlo accanto mi ha permesso di esprimerlo.Quest’anno, l’ingresso nel Team Vibram. Come è nata questa collaborazione? È nata per caso dalla mia inettitudine con internet. Il podio alla TDS (UTMB) dell’anno scorso mi era valso un paio di FiveFingers, che però non ero riuscita ritirare inserendo i codici. Così ho provato a chiedere aiuto a Vibram e ho conosciuto Nicola. Da lì, è poi nata la proposta di integrare il team.il claim che sostiene il progetto recita “ordinary people being extraordinary”: in che cosa questa esperienza può dirsi straordinaria? Secondo me le cose che facciamo, le nostre gare lunghe ed esigenti sono di per sé straordinarie. Inoltre in passato, con lo snowboard, ho fatto parte di alcuni team, ma in nessuno mi sono sentita a mio agio come in questo. Ecco un altro aspetto straordinario. Funzionare come squadra non è affatto scontato. Non ci vediamo praticamente mai al di fuori delle gare, però l’intesa tra noi mi piace, non la cambierei.

GIUSEPPE MARAZZI, SEBASTIEN NAIN, DAVID GATTI, NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA NEW ENTRY FEMMINILE

DI GRANDE RILIEVO COME FRANCESCA CANEPA, VERA E PROPRIA RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE

“L’endurance era scritta

nei miei geni”

intervista con francesca canepa //

in piedi, da sinistra, Ronan Moalic, giuseppe Marazzi e Sebastien nain. Seduti, da sinistra, David gatti, Francesca Canepa e nicola Bassi

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// Renato Jorioz, 50 anni, italiano d’Ao-sta con hobby quasi obbligati: trail, sci alpinismo, sci fuori pista; ma anche maestro di sci e snowboard, e impiega-to al Dipartimento sicurezza traffico del Traforo del Monte Bianco. È il coach che affianca Francesca Canepa in prepara-zione alle gare. “Non coach”, dice lui. “Al massimo allenatore o, senza scomodare Omero e l’Odissea, mentore. Io di Fran-cesca mi considero un mentore, colui che dispensa consigli preziosi. Coach può essere troppo. O troppo riduttivo.”Soddisfatto dei risultati di Francesca?Soddisfatto è poco. Anche se ero certo che ce l’avrebbe fatta, è riuscita a stu-pirmi per la facilità disarmante con cui c’è riuscita.Come siete riusciti ad arrivare a questi ex-ploit in così breve tempo?Francesca è un talento naturale in-credibile ed è bastato darle la fiducia necessaria affinché potesse esprimer-si al meglio. Certo, è stato necessario qualche “piccolo” accorgimento sulla programmazione della stagione, per-ché lei farebbe una gara a settimana. Ma non si può lasciare tutto all’improv-visazione e all’istinto.Francesca può migliorare ancora?Credo di sì, penso che il fatto che lei corra solo dal 2010 lasci tranquilla-mente presupporre che potrà crescere ancora tanto. I progressi di questi anni è solo l’inizio di quello che potrà espri-mere in futuro.

Cambierete la formula dell’allenamento?Abbiamo preso in considerazione più volte di affidarci a un preparatore pro-fessionista, di passare a piani precisi e tabelle su misura, ma al momento pen-so che lei si conosca molto bene e che io sono tranquillamente in grado di ge-stire la sua voglia di fare di più. Squa-dra che vince non si cambia.Cosa ti piace di Francesca come atleta?Ha un motore eccezionale, una tenacia fuori dal comune e una enorme capa-cità di adattamento… e poi la menta-lità vincente. Ci sono i grandi atleti, i campioni e poi i fuoriclasse, quelli che vanno oltre. Lei è la migliore dei fuori-classe!E sotto l’aspetto umano?La sua sensibilità e il rispetto verso tut-ti e tutto. Al Gypaete sapeva di avere più carburante di Lizzy, eppure le ha detto che per lei era un onore poterle correre a fianco, che avrebbero potuto tranquillamente arrivare insieme.Quanto conta in un ultra una corretta tecni-ca di alimentazione?Francesca cura la sua alimentazione sempre, ogni giorno dell’anno e non solo in gara. Questo è certamente un punto di forza per il risultato.Quanto può contare, nel risultato finale, la presenza continua di un coach personale?Dipende dalla fiducia, dal carisma di en-trambi, dal feeling. Si potrebbe risponde-re citando una frase del film Le crociate: “tutto e niente”.

“Tutta questa stagione è stata talmente magica e inaspettata che scegliere un singolo episodio è difficilissimo. Avvertire

la fiducia che viene riposta nelle mie possibilità è determinante. Ecco un altro aspetto straordinario: funzionare come squadra

non è affatto scontato. Non ci vediamo mai al di fuori delle gare, però l’intesa tra noi mi piace, non la cambierei”

parla il “mentore” RENATO JORIOZ //

Renato e Francesca alla Lavaredo Ultra Trail

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Com’è il rapporto con compagni di squadra e staff tecnico? È basato sul rispetto e la stima. E se capita, ci si aiuta. Per esempio alla LUT ho corso parecchio con Nicola e c’è stato un tratto in cui Sebastien, che aveva avuto dei problemi e quindi in pratica non era più in condizione di lottare per il suo piazzamento, si è messo davanti a me e per un po’ mi ha fatto il ritmo. Cose così… Con Ronan ho viaggiato condividendo pensieri e situazioni, molto bello. Anche lo staff tecnico, sono sempre stati tutti molto gentili e disponibili con me: un dettaglio che conta. Nel nostro team nessuno si sente un soltanto un numero.nel 2012, il primo posto alla Lavaredo e al TDg e il secondo posto all’UTMB. Cosa ha contribuito di più a questi risultati? Premetto che sono una psicologa e quindi,

come ovvia deformazione professionale, attribuisco un peso consistente al mio stato mentale. E dunque, ovviamente avvertire la fiducia che viene riposta nelle mie possibilità è stata determinante. Quella di Renato è una costante, quella che ho sentito nascere nello staff Vibram è stata un’importante conferma. Ho apprezzato moltissimo l’apparizione di Jerome al TDG per incoraggiarmi, così come ho apprezzato l’ultimo chilometro alla LUT affiancata da Adriano (Zuccala, ad, ndr) in bici. Per non parlare dei chilometri percorsi con Renato al mio fianco... Poi, tutto questo è stato supportato da un materiale tecnico performante e all’altezza della situazione.Quale scarpe e quali suole hai utilizzato in queste gare e come ti sei trovata? punti di forza e aspetti da migliorare?Ho utilizzato scarpe Saucony Xodus Progrid 3.0 e mi sono trovata alla grande. A me piacciono calzature che mi permettono di “sentire” il piede, e queste lo fanno. Tra i punti di forza ci sono la flessibilità e il grip, sia in salita che in discesa, fattore che mi ha consentito di progredire considerevolmente. Migliorerei la tenuta sul bagnato.Test e sviluppo dei prodotti: come ti trovi nei panni di collaboratore e consulente di un brand? Qual è il principale contributo che ritieni di poter offrire?In verità non posso dire che sia un ruolo cucito su di me, per via del fatto che in genere riesco ad adattarmi abbastanza facilmente ai materiali, non mi attardo troppo ad analizzarli.

È chiaro che una stagione come la nostra ci permette di testare tutto ampiamente, in molte situazioni, quindi anch’io ho imparato a rendermi conto della variabilità di prestazioni dei prodotti in base alle diverse condizioni. Credo di poter offrire la mia disponibilità a vivere qualsiasi situazione, anche estrema, e quindi la possibilità di mettere alla prova tutto.Un ricordo, un episodio particolare che ti rimarrà impresso?Domanda impossibile. Tutta questa stagione è stata talmente magica e inaspettata che scegliere un singolo episodio è difficilissimo. Però, sforzandomi molto, posso dire che l’interesse mediatico scatenato dalla vittoria al TDG è stato qualcosa d’indimenticabile: tutte quelle foto, le interviste e i giornalisti che a un certo momento verso Gressoney

si contendevano la precedenza a farmi foto… è stato quasi surreale. Ma ancora più intensa è stata la vicinanza della gente dappertutto, il tifo inaspettato e sincero. Un’esperienza indimenticabile.Come vivono i tuoi familiari il tuo impegno con la corsa? C’è una lezione in particolare che hai appreso dallo sport in questi anni e che cerchi di trasmettere ai tuoi figli?A casa cerco sempre di insistere sull’importanza

dell’impegno a fare del proprio meglio in ogni circostanza. Lo sport mi ha insegnato a non cercare scorciatoie e a perseguire i miei obiettivi anche quando sono stata l’unica a crederci. Quindi ai bambini ripeto costantemente che io crederò sempre in loro qualunque cosa facciano e con qualunque risultato, purché veda impegno e serietà. E sento che loro capiscono e sono orgogliosi di quello che facciamo insieme, giorno dopo giorno. Sono molto partecipi alle mie gare, mi incoraggiano e fanno il tifo tutto il giorno, anche se siamo lontani. È una cosa molto toccante.Quali i prossimi obiettivi e sogni di Francesca?In così poco tempo la corsa mi ha dato davvero tanto, e spero di avere modo di “restituire” qualcosa. Non so ancora come, però ci proverò. Come primo passo per esempio, ho offerto un po’ delle mie coppe per premiare i bambini che correranno l’Arranchina (mini Arrancabirra): cercavo un modo per farli sentire importanti, per riconoscere il loro impegno. Una coppa è pur sempre il simbolo di una vittoria. Per quanto riguarda i miei obiettivi agonistici ci sarà sicuramente di nuovo l’UTMB in versione integrale e poi non disdegnerei qualche sfida più estrema. Mi dico sempre che più è dura, più fa per me. Il Tor lo ha dimostrato a tutti. Questo sarà possibile sempre e solo a condizione di poter sentire la fiducia che io possa farcela, da sola metto il motore ma la fiducia è la benzina.

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OTTOBRE 2012

// Calzatura da trail running, adatta per at-leti di corporatura media. Il suo profilo tec-nico è stato sviluppato per offrire una scar-pa molto ammortizzata e comoda, con una struttura studiata per ridurre sensibilmente la forza di impatto al suolo in fase di appog-gio. Provvista inoltre di linguetta rinforzata, tessuto Hydramax traspirante e Hrc+ Strobel Board più spesso lungo tutta la pianta, ga-rantisce calzata e comfort ottimali.

L’esclusiva suola Vibram di cui è dotata, offre un ottimo grado di trazione, grip e protezione su un’ampia varietà di terreno. Lo stacco tra tallone e avampiede di soli 4 mm, unito a una maggiore superficie di ap-poggio, migliorano stabilità e protezione.

Basata sulla mescola Vibram Multitrek, as-sicura un’ottima mobilità del piede e, grazie ai tasselli multi-direzionali, una trazione a 360°. L’intersuola ammortizzante in Eva au-menta l’effetto di assorbimento degli shock e il comfort durante la transizione: particolar-mente efficace per lunghe corse, come LUT, UTMB e TDG.

IL FEEDBACK DI FRANCESCADove l’hai utilizzato: ovunqueIn quali situazioni/condizioni climatiche dà il meglio di sé: su terreni impegnativi, asciutti e nonPunti di forza: il grip della suola e la flessibilitàConsigli per un utilizzo ottimale: allacciarle bene e non pensare più a niente

saucony // ProGrid Xodus 3.0

Anni: 41 - nata a: Aosta - Vive a: MorgexProfessione: maestra di snowboardSponsor ufficiali: Vibram, Ecodyger, Valle d’AostaRiconoscimenti conseguiti: 2 titoli di campionessa italiana (125 e 80 km)Principali gare compiute come atleta Vibram: TDg, UTMB, LUT La gara più difficile: non posso dirlo ancora di nessuna garaQuella di cui sei più orgogliosa: il Tor perché non avrei mai pensato di finirlo a una settimana dal 2° posto all’UTMB, figurarsi vincerlo…L’impresa che prima o poi vorresti compiere: qualcosa di estremamente lungo e impegnativo associato a qualche forma di donazione umanitariaobiettivi per il 2013: vedremo… “Francesca? Motore eccezionale

e tenacia fuori dal comune”

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OTTOBRE 2012SEGUE DA PAGINA 17

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Dopo l’esordio del Trail Team Vibram lo scorso anno, più o meno soddisfatto di questa seconda stagione?È stata una stagione ricca di soddisfazioni. Nuovi atleti, nuove gare, ottimi risultati… e non è finita… Ho l’impressio-ne che il team abbia già trovato un suo posto nel panorama trail running. “ordinary people being extraordinary”: anche se il team attuale è composto da atleti cdi alto livello. State pensando di cambiare il claim o è ancora valido?Assolutamente: il claim rimane! Non dimentichiamoci che i nostri atleti sono tutt’altro che professionisti. Tutti lavorano, hanno bambini di cui occuparsi, possono allenarsi solo nel tempo libero e devono trovare il tempo per partecipare alle gare. Non è semplice. Alcuni sono forti, altri nella media. Ma tutti hanno una cosa in comune, anzi due: una grande pas-sione per la corsa in montagna e una grande voglia di prati-carla insieme a una squadra il cui spirito è davvero speciale, unico. Chiedete a loro! L’unico atleta rimasto dallo scorso anno è Beppe Marazzi. È cambiato qualcosa nella gestione degli atleti e nel tuo perso-nale rapporto con loro?Siamo fortunati ad avere una personalità come quella di Beppe in squadra. La sua positività sposa perfettamente lo spirito della squadra. Anche se molte delle “ordinary peo-ple” 2011 non fanno più parte del nostro team, ricorderemo sempre che grazie a loro abbiamo dato vita a questa stra-ordinaria avventura. Nei fatti vediamo che lo spirito della squadra Vibram sta conquistando tanti atleti. Le candidatu-re ci arrivano spontaneamente, una dopo l’altra. La gestio-ne fondamentalmente non è cambiata. Cerchiamo solo di migliorare, passo dopo passo. Vogliamo fare vivere a nostri atleti momenti memorabili. Nel 2012, abbiamo strutturato l’assistenza al gruppo, fondamentale nelle ultra. Ci siamo avvalsi della competenza di Stefano Punzo, fisioterapista della Nazionale italiana di trail. Anche l’inserimento di atleti allenati come Sebastien Nain (che nella vita fa il vigile del fuoco), ci ha aiutato tanto. hai avuto modo di correre anche insieme al team, in allena-mento o in qualche competizione?In allenamento, sì: a Courmayeur, durante il primo raduno del team. Momento bellissimo. Con Francesca poi mi sono allenato un paio di volte sui sentieri valdostani, in vista del-la TDS. Da lei si impara tanto. Per la gara, ci siamo quasi: saremo insieme il 28 ottobre, al leggendario Festival des Templiers, in Francia. Per la prima volta sarò anch’io sup-portato dall’Assistenza Team Vibram (Jerome ha poi chiuso al 788esimo posto, ndr).Tra tutte le gare in cui ha partecipato il team, qual è stata la più emozionante e perché?La prima UTMB (2011), perché in cui i nostri atleti hanno di-mostrato di essere fieri di rappresentare l’azienda Vibram ottenendo risultati incredibili: Marco Zanchi 34°, Beppe Ma-razzi 49°. Lì è nata la filosofia molto speciale del Team Vi-

bram: “Ordinary people being extraordinary” e ne abbiamo tratto un film documentario “The extraordinary story”. Emo-zionante. E poi, l’ultima Lavaredo Ultra Trail, per almeno tre motivi: è stata la prima gara della stagione 2012; la bellezza del posto, nel cuore delle Dolomiti, le Tre cime di Lavare-do…; l’incredibile risultato “di gruppo” del Team: 8, 9, 10, 11 (con la vittoria di Francesca come prima donna a tagliare il traguardo).Ti aspettavi i risultati ottenuti da Francesca Canepa?Di Francesca sapevamo poco. L’inserimento nel Team Vi-bram è stato fulmineo. Abbiamo capito dal primo incontro che con lei e Renato Jorioz (suo coach) parlavamo “la stes-sa lingua”. E non è solo una questione di obiettivi o risultati. Francesca ci ha portato le prime vittorie internazionali (alla Lavaredo Ultra Trail e, più recentemente, al Tor des Geants) e piazzamenti di riferimento (seconda donna all’UTMB). Il suo palmares 2012 è già chilometrico, ma ci sorprende ancora ogni volta: settima assoluta al TDG! Oltre a essere fortissima, è anche l’unica atleta femminile del Team, è spe-ciale: mentre la seguivo su un breve tratto del TDG, sono ri-masto sorpreso dai numerosi Sms di incoraggiamento che ricevevo per lei dalla squadra. Francesca traina il gruppo verso l’alto, e viceversa. Veniamo a te… nel 2011 hai chiuso il CCC al 292esimo posto. nel 2012 un’altra competizione “sorella” dell’UTMB, la TDS, dove sei arrivato 104esimo. ottimi risultati. Soddisfatto?104°: prima della partenza avrei firmato subito! Mi riten-go il prototipo di “ordinary people” (che corre sul serio da meno di tre anni, facendo gran fatica a trovare cinque ore a settimana da dedicare all’allenamento) capace di esse-re “straordinario” in alcune occasioni. Essere finisher della CCC mi ha permesso di capire che potevo finire un’ultra. La TDS 2012? Un percorso splendido, alpino, in condizioni al limite del praticabile. Malgrado tutto me la sono goduta: sarà la motivazione, ma anche l’equipaggiamento messo a disposizione del Team, le scarpe Saucony Xodus 3.0 e le suole Vibram. Due conti, per rendere l’idea: 60 km di fango su 114 km totali, 120mila appoggi circa e solo tre/quattro di sbagliati. Semplicemente per finire la TDS 2012 bisognava essere pronti, a sfidare se stessi avendo un corretto equi-paggiamento. Momenti belli e difficoltà della gara.I primi 45 km fino a Bg St Maurice sono volati. Andava tutto liscio, e cominciavo a pensare che non poteva dura-re ancora a lungo. Ero in compagnia di Alessandra Carlini del Team Tecnica, terza a Chamonix! Poi un piccolo calo durante la lunga risalita verso il colle Passeur de Pralo-gnan (+1.800 m di dislivello). Un momento molto difficile? La salita al Col de la Gitte (al 73° km): freddo e una specie di diluvio universale. Ho visto molti corridori costretti al ritiro, mentre mi vestivo con abbigliamento più pesan-te sotto la tenda “Soccorso” piantata “nel nulla” a quo-ta 2.000 m. Questo pit-stop mi ha salvato, in una notte durissima, con pioggia, nebbia e temperature sempre più basse. La salita al Col du Tricot è il ricordo più emozio-nante. Verticale, con diverse luci da lampadine frontali da-vanti, come appese al cielo… e infine l’arrivo a Chamonix

dopo 114 km, sempre di notte e con poca gente. Di corsa, insieme a mia figlia…L’anno prossimo quindi… UTMB?Troppo presto per dirlo. Si vedrà.A proposito, sapete già se il team verrà confermato in tutti i suoi elementi e a quali gare parteciperà? Ci sono nuovi progetti in vista? oltre a quelli ufficiali ci sono altri runner che supportate?Alla domanda “ripartiamo insieme nel 2013?”, gli atleti han-no subito risposto di sì. Aggiungere probabilmente uno o due elementi, possibilmente americani e asiatici, sarebbe un ottimo modo per coinvolgere maggiormente le nostre sedi di Boston e di Canton. C’è anche l’idea di produrre un nuovo film documentario. Sempre con lo spirito degli Ordi-nary People. Personalmente come ti preparerai? Corri anche su strada e pra-tichi anche altre attività o solo trail?La mia preparazione è “multi sport”, in base al feeling di un particolare momento. Sto bene? Esco. Molto amatoriale, quindi. La parola chiave è divertimento. Al massimo 5 ore a settimana durante i mesi invernali, al 90% su sentieri e sterrate sui monti dietro casa (alto Varesotto). Ogni tanto

vado in mountain bike. Aggiungo una buona dose di fre-eclimbing (arrampico da 30 anni), uno sport totalmente diverso dal trail, ma estremamente benefico per le articola-zioni, la scioltezza muscolare, la forza mentale. In primave-ra, inserisco progressivamente qualche gara breve (come la bellissima Maremontana). Per la TDS, ho smesso di correre tre settimane prima, per arrivare fresco fisicamente e con tanta voglia. Ho approcciato un trekking con moglie e figlia, in autonomia completa lungo la West Highland Way in Sco-zia: un ottimo modo per rafforzare le gambe e prepararsi ad affrontare condizioni meteo precarie.Con quali scarpe corri?Ne ho provate diverse. Mi piacciono le Speedtrail Lafuma per le gare fino a 25 km. Oltre, corro con Saucony: Xodus 2.0 quando il terreno è scorrevole, Xodus 3.0 su terreni tec-nici, impegnativi. Suole Vibram sempre! Sono convinto che alla TDS mi garantivano maggiore sicurezza lungo il percor-so coperto di fango: un bel vantaggio. Tanti corridori hanno abbandonato per equipaggiamento inefficace, e hanno fat-to bene. Riesci sempre a conciliare il tuo ruolo lavorativo con l’attività di runner? Non è facile. In settimana l’allenamento inizia alle 5 di mat-tina. Mai la sera, perché mi sento stanco dopo la giornata al lavoro. Prima della prossima UTMB dove e quando vedremo il marchio Vibram legato al mondo della corsa e del trail running?Ci stiamo lavorando…

INTERVISTA CON JEROME BERNARD, marketing manager vibram //

// Quando si dice “fare marketing sul campo”. Definizione più che mai appropriata nel caso di Jerome Bernard (foto a destra), 42 anni, in Vibram da 16 anni e oggi responsabile marketing del brand nonché fautore del progetto Vibram Trail Running Team di cui abbiamo ampiamente parlato nelle due pagine precedenti. Mosso dalla sua passione per le attività outdoor e per la corsa, Jerome ha seguito da vicino il progetto della squadra, scegliendo di vivere in prima persona la filosofia che accompagna il gruppo. Lavorare a stretto contatto con questi atleti lo ha portato ad allenarsi con costanza pur tra i tanti impegni e partecipare a gare impegnative come CCC (2011) e TDS (2012).

“Non dimentichiamoci che i nostri atleti sono tutt’altro che professionisti. Tutti lavorano, hanno bambini di cui occuparsi,

possono allenarsi solo nel tempo libero e devono trovare il tempo partecipare alle gare. Non è semplice”

Dietro, da sinistra nicola, Ronan, Beppe, David e Francesca. Davanti, Sebastien e Jerome Bernard

“Alla domanda ‘Ripartiamo insieme nel 2013?’, gli atleti hanno subito risposto di sì. Aggiungere probabilmente uno o due elementi, possibilmente americani e asiatici, sarebbe un ottimo modo per coinvolgere maggiormente le nostre sedi di Boston e di Canton”

“Suole Vibram sempre! Sono convinto che alla mi garantivano maggiore sicurezza lungo il percorso coperto di fango: un bel vantaggio. Tanti corridori hanno abbandonato per equipaggiamento inefficace. E hanno fatto bene.”

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REPORTAGE

STRONGMaN RUN,ESORDIO COL BOTTO

• dAi NOstRi iNviAti cRistiNA zUccAlA E dAvidE cORROchER

“Siamo all’inferno adesso, credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi. Oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un cen-timetro alla volta […] e sappiamo che quando andremo a sommare quei centimetri, il totale allora farà la differenza fra la vittoria e la sconfit-ta. Fra vivere e morire”. Non c’è nulla di troppo estremo per chi è alla partenza della Strongman Run. Nulla che possa raffreddare l’impeto con cui 2.600 strong runner si accalcano alla linea di partenza dell’evento ideato da Fisherman’s Friend. Nemmeno la pioggia. E allora ecco le parole di Al Pacino tuonare dagli altoparlanti. Ecco il grido degli atleti tuonare ancora più for-te. Perché “Ogni maledetta domenica si vince o si perde. Bisogna vedere se si vince o si perde da uomini”. Ancora qualche istante prima di dare lo start. La folla vestita con costumi impro-ponibili salta e strepita dietro alle cheerleader… ma ecco al segnale del Gladiatore tutti partono, con gli zombie a chiudere il gruppo. Questa è la “corsa più forte di tutte”.

UN GRANDE DEBUTTO - La prima Strongman Run italiana si è svolta a Rovereto lo scorso 29 set-tembre. Una nuova tappa per il circuito che da qualche anno fa molto parlare di sé e che fa scalo anche in Svizzera, Germania, Belgio, Olanda e Francia. Per comprendere la portata

che questo evento ha ormai raggiunto in tutta Europa, basti raccontare che le iscrizioni per l’edizione 2013 tedesca hanno fatto registrare il sold out di 11.000 partecipanti in 99 ore. Ma sempre parlando di numeri, il successo di casa nostra è stato incredibile. Tutto esaurito anche da noi in pochissime settimane, 27 i Paesi rap-presentati, una cornice di pubblico curiosa ed eccitata, numerosissima nonostante la pioggia. A ogni modo, l’apprezzamento espresso da tut-ti i presenti in merito all’organizzazione globa-le è stato più che favorevole. Onore al merito dunque per Rcs Sport e per Brooks, (fra l’altro technical sponsor di tutto il circuito).

L’ACCOGLIENZA DI ROVERETO - Ad accrescere le forti sensazioni che questo esordio ha generato, ha contribuito fortemente lo scenario roveretano unico e suggestivo. È stata questa infatti finora l’unica gara di questo tipo che si è svolta su un percorso cittadino, come accade in occasione delle maratone. A questo proposito, chissà che l’esempio dell’ultima Maratona di Milano di correre in concomitanza del blocco del traffico non possa suggerire di riproporre l’esperimen-to anche qui per le prossime edizioni. Ad ac-cogliere atleti e visitatori, il saluto caloroso del giovane sindaco Andrea Miorandi, convinto che la manifestazione sia in grado di contribu-ire a valorizzare la città e ad animarla attraver-so lo sport, “Un’occasione per creare una rete

cittadina forte, pronta ad accogliere al meglio i partecipanti, ma anche di vivere e far vivere l’evento con entusiasmo, allegria e condivisio-ne da parte dei diversi settori del territorio, dal turismo al commercio, dalle associazioni alle imprese e i cittadini”.

LO SPIRITO DELL’EVENTO - Ciò che caratterizza più di ogni altro la Strongman Run è il clima di go-liardia generale e la determinazione dei concor-renti a superare se stessi, per mettersi alla prova in una corsa lunga intervallata da 12 durissimi ostacoli. Il tragitto messo a punto dall’Esercito italiano si è sviluppato su un anello di 9 km da percorrere due volte. Una parte di percorso off road ha offerto una serie di difficoltà naturali particolarmente “strong”. Su suolo urbano in-vece sono stati predisposti impedimenti artifi-ciali composti da pneumatici o dagli imponenti muri costruiti con balle di paglia in prossimità dello stand di Brooks: un’occasione in più per gli atleti per abbandonare ogni solipsismo e fare squadra con chiunque si trovasse nei parag-gi… perché è questo soprattutto lo spirito della Strongman Run. Un folto gruppo di spettato-ri si è inoltre abbarbicato sul ponte del Leno per osservare un insolito attraversamento del fiume, con discesa dagli scalini sdrucciolevoli da un lato e risalita dall’altro attraverso un’alta struttura in alluminio. Tutti sono giunti fra-dici all’arrivo, per via della pioggia così come dell’ultimo ostacolo che ha costretto i runner ad attraversare le acque torbide delle piscine. Motivo in più per abbandonare finalmente gli abiti succinti e “osé” di molti, le sottane e i tutù che hanno lasciato in non troppo bella vista le gambe irsute di molti uomini. Il vinci-tore finale è stato Paolo Gallo, che ha tagliato il traguardo con il tempo di 1h 21’ 08’’. Alle sue spalle, Ioannis Magkriotelis in 1h 24’ 23’’ e Domenico Spina, 1h 25’ 48’’, per un podio tutto azzurro targato Brooks.

ISCRIZIONI ESAURITE IN POChE SETTIMANE E 2.600 RUNNER PER L’UNICA GARA DEL CIRCUITO ChE SI è SVOLTA SU UN PERCORSO CITTADINO. UN EVENTO ACCOMPAGNATO DA UN FANTASTICO CLIMA DI ENTUSIASMO ED ECCENTRICITà, TRA OSTACOLI “DIABOLICI” E PERSONAGGI SINGOLARI. IN UNA CORNICE SPETTACOLARE E AFFOLLATA NONOSTANTE LA PIOGGIA.

ioannis Magkriotelis

i tre vincitori

Difficilmente chi prende parte alla “corsa più forte di tutte” dimentica quello che si prova a un evento tanto singolare. Parlarne in termini di esperienza unica in questo caso non è retorica. Il format della manifestazione, i tipi che vi partecipano, la partecipazione di una città intera, le istituzioni e l’organizzazione coinvolte: sono solo alcuni dei molteplici aspetti che hanno determinato il successo di questa prima a Rovereto. Sensazioni strong insomma per chi era presente alla gara di sabato. Un’avventura che per alcuni è diventata ancora più ricca, grazie a Brooks e al suo spirito Run Happy! La filiale italiana del brand, sponsor tecnico della manifestazione, ha scelto di far vivere ad alcuni dei suoi clienti due giorni memorabili nella città trentina. Il suo staff è giunto infatti direttamente da Pisa in gran forza per accogliere i suoi negozianti, per far conoscere loro le meraviglie che Rovereto sa offrire e regalare una Strongman Run davvero particolare. L’aperitivo con visita al Castello, in compagnia del sindaco della città Miorandi, dell’assessore allo sport Frisighelli e di Rcs Sport… la cena fra tanti amici, con qualche strappo alla regola rispetto alla classica vigilia pre-gara (ospite per l’occasione è stato anche il presidente di Brooks EMEA, Heiner Ibing: desideroso, oltre che di seguire l’evento, di annunciare che, nel primo quarto del 2012, la filiale europea è stata la migliore per rendimento a livello mondiale, avendo fatto registrare un incremento del 60%). Poi tanti sorrisi, l’eccitazione di far parte di qualcosa di importante: se i commenti finora di chi aveva partecipato a una delle altre tappe del circuito lasciavano intendere che questo evento provoca dipendenza, chi lo ha gustato con Brooks non ha potuto fare a meno di chiedere il bis e prenotarsi per l’anno prossimo.

Anche tra fango, pioggia, ostacoli:Run happy!

A ROVERETO LO SCORSO 29 SETTEMBRE L’ESORDIO ITALIANO DELLA “CORSA PIù FORTE

DI TUTTE” DI FIShERMAN’S FRIEND, PORTATA NEL NOSTRO PAESE DA RCS SPORT E DA BROOkS

UNO SPIRITO IN SINTONIA CON L’IMMAGINE ChE IL BRAND AMERICANO BROOkS SA DARE DI Sé. UN MODO DI VIVERE LA CORSA E TUTTO QUELLO ChE RUOTA ATTORNO A ESSA CON LEGGEREZZA ED ENTUSIASMO. LA DIVISIONE ITALIANA SI è MOBILITATA IN GRAN NUMERO PER CONDIVIDERE UN’ESPERIENZA DAVVERO SINGOLARE CON I SUOI CLIENTI.

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“L’ostacolo più difficile da superare è stata la salita verso l’Ossario di Castel Dante: anche se lo avevo già testato è stato estenuante ma molto gratificante. La piscina grande da attraversare a nuoto è stato invece un vero spasso, mentre il passaggio più interessante è stato quello sotto il ponte, con discesa e risalita da un argine. Alla fine, con mia grande soddisfazione sono riuscita a concludere la prestazione con un tempo migliore di quello che mi aspettavo. Sono molto soddisfatta della mia gara e dell’aiuto che i compagni mi hanno offerto: mi sono divertita un sacco. Spero di tornare qui ancora in futuro e magari di partecipare a una delle altre tappe in Europa”.

“Non avendo ancora corso alle altre tappe del circuito non sapevo bene cosa aspettar-mi. Alla fine quello che mi ha impressionato di più è stato lo spirito goliardico della manifestazione. È stato emozionante riusci-re a concludere il percor-so. Tra le difficoltà che si affrontato per superare il container e il divertimento per oltrepassare la vasca di schiuma, le sensazioni che si provano qui sono molteplici e varie. Mi piacereb-be dire che di situazioni imbarazzanti non ce ne siano state ma, appunto, si fa per dire… Certa-mente è un’esperienza che rifarei. Mi basta una sola parola per descrivere come mi sono sentita alla fine: happy”.

“Nel 2008 ho partecipato alla prima Strongman in Germania facendo parte del Team Brooks. Mi ha sempre attirato lo spirito con cui si affronta questa gara durissima, fra travestimenti, divertimento, collaborazione tra tutti i partecipanti e anche se la fatica è tanta si ride sempre. Così quest’anno non ho potuto fare a meno di cimentarmi in una lunga serie di tappe in Europa: 5 maggio Nurburgring (Ger), 9 settembre Helledorn (Ola), 29 settembre Rovereto. Questa volta è stato davvero uno spasso percorrere tutti e due i giri della corsa… con la mia clava! E alla fine mi sono sentito ovviamente un vero StrongMan… anche se forse il mio travestimento era un po’ imbarazzante…”

“È stato molto emozionante ricevere un’accoglienza così calorosa da parte della città: una bella partecipazione dei cittadini, sia prima che dopo la corsa. E durante la gara c’erano spettatori assiepati in ogni parte del percorso, ad assistere mentre cercavamo di superare i vari ostacoli. Il difficile è stato attraversare il sentiero fangoso al secondo giro. Mi sono divertito molto alla piscina di schiuma e mi è piaciuto molto anche risalire su l’argine del Leno su una griglia di ferro. Ho concluso il percorso in 2h 09’: un’esperienza molto divertente. Per questo motivo non posso fare altro che dire che la rifarei senz’altro. E ovviamente cercherò di coinvolgere molti amici”.

“Quando Brooks ha presentato il trailer dell’evento durante un meeting con i negozianti nella sua sede di Migliarino Pisano, ad aprile, sono tornato a casa e ho subito iniziato ad organizzare una squadra! E ne è valsa la pena per le persone che si incontrano qui. Le strade erano piene di gente sempre pronta ad applaudire e incitare, anche nei punti più remoti del percorso. E poi ho visto persone correre 18 km vestiti da banana e omoni alti due metri con un completino da ballerina: l’imbarazzo non era di casa. E poi alle balle di fieno mi sono divertito moltissimo: era difficilissimo passare da soli e ci si aiutava l’uno con l’altro… e poi era in pieno centro cittadino: non scorderò mai il casino che faceva il pubblico!”

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OTTOBRE 2012

I COMMENTI DEI NEGOZIANTI IN GARA CON BROOkS

MARiCA BoDEi, VALLi SPoRT (SChio)

ADRiAnA giAnnoLio, YES wE RUn (CASTELLAnzA)

FRAnCESCo SCARPARo, FooTwoRKS (RoMA)

giAMPAoLo PAgLiAni, FREE RUn (CARPi)

“Avevo sentito parlare della gara attraverso le riviste, su internet e poi me l’avevano descritta quelli di Brooks come un evento imperdibile. Nel 2009 ho scelto di partecipare all’evento in Germania, e quest’anno non ho voluto perdermi la prima qui in Italia: sono rimasto colpito dal numero degli iscritti e mi è piaciuto molto il percorso che si sviluppa all’interno della città. Alla fine sono arrivato 26° assoluto (1h 37’ 20’’): mi sono sentito un vero strongman, anche se gli ostacoli che avevo affrontato in Germania erano stato più difficili”.

FAUSTo innoCEnTi, iL CAMPionE (PRATo)

RoBERTo BoRDin, QUELLogiUSTo (MonTEBELLUnA)

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REPORTAGE

RUNNING SHOE EXPERIENCE: TEST, RUN & NETWORK

• bENEdEttO siRONi

Un evento test dedicato ai nego-zianti ma aperto anche al pubblico, con la possibilità di testare alcuni nuovi prodotti SS 2013 (oltre a quelli già in vendita nei negozi della stagio-ne SS 2012). Questo l’ambizioso e in-teressante progetto lanciato lo scorso luglio all’Alpe di Siusi dallo staff del magazine Soul Running. Un’inizia-tiva sulla quale - lo confesso sincera-mente - avevo alcune perplessità. A maggior ragione ho quindi accettato con piacere l’invito di Davide Or-landi e Andrea Pizzi, responsabili di Soul Running, partecipando di per-sona a questa prima Running Shoe Experience. E alla fine dell’evento devo dire mi sono ricreduto su tutto. O quasi. Ecco perché.

IL FATTORE TEST - La prima perplessità era legata alla possibilità reale di far testare ai retailer i nuovi prodotti SS 2013. Idea ottima dal punto di vista teorico, in quanto nel pieno della campagna vendite, ma ostica se non impossibile da mettere compiuta-mente in pratica. Per un semplice motivo: la maggior parte delle azien-de a luglio non ha numerate com-

plete della nuova collezione ma solo uno o più campionari, tutti quindi nella misura 42 (uomo) e 38 (don-na). Un negoziante con quelle misu-re di piede non aveva quindi alcun problema. Per tutti gli altri la possi-bilità era quella di testare i prodotti della linea SS 2012, disponibili inve-ce in gran quantità e in ogni nume-ro possibile. Considerando che in molti casi le aziende ripropongono in collezione modelli continuativi o con minime varianti, i test si sono rivelati comunque utili, permetten-do magari al negoziante di testare un prodotto non ancora presente nel suo punto vendita. Ci sono stati poi casi di brand che sono riusciti a procurarsi per l’occasione più di una taglia della nuova collezione: come Scott, che grazie al campiona-rio americano ha messo a disposizio-ne tre differenti misure (42,5 - 44,5 - 46) per i suoi nuovi modelli. Su questo fronte la prospettiva da parte delle aziende potrebbe essere quella di realizzare delle mini-produzioni test con più numeri da far testare in periodo di campagna vendite.

I PARTECIPANTI - Il secondo dubbio, in parte conseguenza diretta del

primo, riguardava l’adesione di un numero significativo di aziende e negozianti, il cui scopo principale doveva essere per l’appunto quel-lo del focus sulle nuove collezioni. Alla fine sono stati 9 gli espositori presenti, per un totale di 12 brand del mondo trail running e outdoor: Alpina, Brooks, Dynafit, Falke, Gar-min, Hoka, La Sportiva, Mammut, Scott, The North Face, Treksta e Vi-vobarefoot. Un risultato comunque buono per questa prima edizione, considerando anche che altri brand sono comunque venuti a visitare l’expo per valutare magari una pros-sima partecipazione. Sul fronte retai-ler, erano circa 50 i negozi attesi. Ma complici alcune disdette dell’ultima ora e le davvero infelici condizioni atmosferiche di sabato 21, se ne sono presentati circa una trentina. Tutti comunque di ottimo livello e con un alto grado di specializzazione nel running. Un target quindi deci-samente interessante per le aziende presenti. Le quali - oltre a far testare i propri prodotti - hanno così potuto consolidare rapporti già esistenti o crearne di nuovi. Con magari la bel-la sorpresa di scrivere nuovi ordini alcuni giorni dopo l’evento. Da sot-tolineare poi la presenza di noti atle-ti come Katia Figini, Mario Poletti, Mario Scanu e Checco Galanzino. Che insieme ad altri importanti nomi compongono il team di lavoro di Soul Running, impegnato a Siusi anche nei test per la nuova Guida all’Acquisto 2013.

B2B O B2C? - Infine, non ero pro-priamente convinto che la formula di unire i test ai retailer insieme a quelli al consumatore finale fosse la migliore, con il rischio di creare una certa confusione. In realtà devo dire che questa formula ibrida ha fun-

zionato ed è stata apprezzata dalla maggior parte dei brand, che hanno potuto gestire i test a seconda dell’in-terlocutore. Particolarmente interes-sante anche la possibilità offerta da Giorgio Aprà di Vivobarefoot di correre prima del test sul campo su di un tapis roulant, con una video analisi del proprio stile di corsa, se-guita da consigli per migliorare la postura e scegliere coscientemente la calzatura.

NETWORK & LOCATION - Oltre al già ci-tato aspetto commerciale, valore ag-giunto di una formula come questa è la possibilità di creare o consoli-dare il rapporto personale tra ope-ratori del settore. Magari proprio correndo insieme o trascorrendo una serata in un’atmosfera serena e rilassata. In una location splendi-da, come dicevamo. Nonostante le sfortunate condizioni atmosferiche del primo giorno, l’Alpe di Siusi si è infatti confermata una cornice bel-lissima e ideale. Non a caso proprio sulle strade e sui sentieri dell’alti-piano più grande d’Europa (57 km quadrati, tra 1.000 e 2.600 metri di altitudine) si allena periodicamente la nazionale kenyana. I 5 percorsi individuati, diversi per sviluppo e dislivello, soddisfacevano tutte le esi-genze dei tester. Ho corso di perso-na su alcuni dei sentieri: splendido in particolare il giro del Bullaccia, un anello di 10 km che parte dalla funivia di Siusi e prosegue con al-cuni scorci mozzafiato, come quello

sull’imponente vista dello Sciliar, sulla conca valliva di Bolzano, lungo prati costellati di baite.

PROSPETTIVE FUTURE - Running Shoe Experience è un progetto a medio/lungo termine, fortemente appog-giato dall’Apt dell’Alpe di Siusi. Il piano triennale prevede infatti che Siusi ospiti anche per i prossimi due anni l’iniziativa. Le potenzialità sono tante e possiamo dire che in questa prima edizione sono state poste del-le buone basi. Tra i margini di mi-glioramento, quello di coinvolgere chiaramente più aziende e retailer, magari ponendo più attenzione an-che alla corsa tradizionale su strada (i percorsi su asfalto non mancano) e non solamente sul trail running, che rimarrebbe comunque il focus principale. Grandi potenzialità di crescita ha anche la competizione, quest’anno organizzata su due pro-ve, una gara di 12,7 km (dominata da Gabriele Abate, atleta del Soul Team, che ha polverizzato il record storico del percorso) e un’altra da 8 km (senza riscontro cronometrico), con 150 partecipanti. Il prossimo anno l’evento si terrà dal 27 al 29 luglio e si aprirà, così come la Guida all’acquisto 2013, anche al mondo road. Vi terremo aggiornati per la prossima edizione, per la quale il team di lavoro di Soul running pro-mette grandi sviluppi in termini di contenuti. Non è da escludere an-che una collaborazione da parte di Running Magazine.

IL MALTEMPO INIZIALE NON hA COMUNQUE ROVINATO L’INTERESSANTE ESPERIMENTO PROMOSSO DAL MAGAZINE SOUL RUNNING: UN EVENTO TEST DEDICATO IN PRIMIS AI RETAILER MA APERTO ANChE AL PUBBLICO, IN UNA SPLENDIDA E UNICA LOCATION COME L’ALPE DI SIUSI. CERTAMETE MIGLIORABILI ALCUNI ASPETTI MA LE POTENZIALITà DELL’INIZIATIVA SONO NOTEVOLI.

DAL 21 AL 23 LUGLIO SCORSI è ANDATA IN SCENA LA PRIMA EDIZIONE DELL’INIZIATIVA,

CON 12 BRAND E CIRCA 30 NEGOZIANTI

Due dei tanti splendidi panorami dell’Alpe di Siusi

Veduta generale del villaggio test. A fianco gli stand delle singole aziende

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• dAvidE cORROchER

“Un atto che imprime una forte deviazione alla quotidianità di una persona, senza per questo alterarne il percorso di vita, porta alla coscien-za una consapevolezza nuova […]. Il risultato è che la visione della vita forse cambierà, prenderà un altro colore e un’altra forma. In maggio-re o minor misura, in meglio o in peggio”. In questo passo de L’arte di Correre, Murakami Haruki raccon-ta col suo stile unico il pensiero per-sonale di un runner esperto che è anche un romanziere di culto. L’oc-casione da cui sono ispirate queste parole risale a una vicenda accaduta più di un decennio fa, quando ha corso 100 km in una sola giornata. Un’esperienza unica, determinata da una miscela instabile di passione, volontà d’animo e un po’ di follia. Qualcosa che in fondo si avvicina a quello che è successo a Nago Torbo-le il 22 e il 23 settembre. C’eravamo anche noi alla seconda tappa dei

Rewoolution Raid Summer, che seguendo l’esordio di Bergamo ha decretato i vincitori finali del viag-gio in Nuova Zelanda offerto da ZQ in collaborazione con Rewoolution. E il commento alla fine dei giochi di uno dei nostri, Franz Rossi, apre una finestra verso un nuovo modo di concepire la corsa, che sappia mettere in discussione ciò che si è tentato finora e liberi il desiderio di avventura che è dentro l’animo di molti runner.

day 1 - Erano addirittura 57 i team (composti da tre persone) che si sono trovati alla partenza per la prima giornata di attività, presso il campo base della Colonia Pavese. 23 Pro e 34 Amateur: stessa meta per entrambe le categorie, ma prove differenziate. Alle ore 11, i primi si sono avviati in direzione Malcesi-ne (località Navene) con i kayak e da qui si sono messi alla ricerca dei check point procedendo verso il ri-fugio Altissimo a 2.090 m s.l.d.m..

Alle 14 è stato il turno degli ama-tori, che hanno dovuto ricoprire un dislivello di 2mila metri che li separava dal traguardo, percor-rendo un misto di trail running e mountain bike, in orienteering. Fra questi c’erano anche i nostri due team: uno per Running Magazine composto da Franz Rossi, Gianluca Moreschi e Paola Pignatelli e uno per Outdoor Magazine, con Federi-ca Guerini, Nicola Pievani e Paolo Grisa. Terminata la prima giornata, tutte le squadre hanno pernotta-to al rifugio, dov’era sito il campo base, dormendo in una delle tende fornite dal partner tecnico Ferrino. “Il fatto di non sapere bene a cosa andavamo incontro ci ha colpiti più delle fatiche sportive”, ha com-mentato Franz Rossi. “Ma mi sono divertito molto, soprattutto l’aver passato la notte in tenda in quota a 2.000 m”.

DAY 2 – La sveglia di domenica mat-tina annuncia la ripresa delle attivi-

tà. Dopo la salita del giorno prima è il momento della discesa. Prima di corsa e poi in mountain bike, o come piuttosto è parso a Paola Pi-gnatelli, una vera e propria prova di downhill. Per finire, la prova più adrenalinica della giornata è stata la calata di 60 m con la corda con scor-cio sul Lago di Garda, che ha por-tato tutti (o quasi) al traguardo. Ad aggiudicarsi la vittoria qui a Nago Torbole per la categoria Pro è stato il Tendaggi Fariello Team 2 (che ha ritirato anche il primo premio della speciale classifica Shop), composto da Roberto Zanolli, Tiziano Valdu-ga e Giovanni Banal. Il migliore fra gli amatori è stato invece il team Carpentari by Fabio, con Giorda-no Casagrande, Pierpaolo Mac-coni e Alberto Micheletti, mentre fra le donne pro, il migliore crono di Stefania Zarotti, Stella Varotti e Federica Zacchia ha decretato il suc-cesso del Team Pedini-Iret Women. In virtù della classifica generale, si

sono aggiudicati il viaggio in Nuova Zelanda il Team Pedini- Iret (Rober-to Mattioli, Andrea Visioli e Miche-le Sartor), con il punteggio più alto al termine delle due tappe estive e il team Firefox (Carla Simonetta Fos-sati, Umbeto Rossoni e Giovanni Semperboni), estratto a sorte.

Una nuova frontiera? – “Quando ti muovi, sii rapido come il vento, maestoso come la foresta, avido come il fuoco, incrollabile come la montagna, imperscrutabile come la nebbia e irruento come il tuono”. Questo il pensiero di Sun Tsu, au-tore de L’arte della guerra nonché antico esperto in fatto di circostanze campali e di “spirito outdoor”. Un insegnamento che torna di attuali-tà se si considera ciò che abbiamo visto a questo doppio appuntamen-to dei Raid. È infatti possibile che si stia verificando un’evoluzione per quanto riguarda la mentalità e l’attitudine dei runner tradizionali,

SI è ChIUSA L’EDIZIONE ESTIVA DELL’ADVENTURE RACE OFFERTA DA REWOOLUTION, MARChIO ACTIVE WEAR PRODUTTORE DI CAPI IN LANA MERINO. UN EVENTO ChE hA SAPUTO ACCENDERE L’ENTUSIASMO ANChE DI MOLTI RUNNER IN CERCA DI QUALCOSA DI NUOVO E DIVERTENTE. RISPETTO ALL’ESORDIO DEL 2011 UN NUOVO E PIù IMPEGNATIVO PERCORSO E TANTE NOVITà. DALLA PROVA IN kAYAk PER I PRO FINO ALLA SPECIALE CLASSIFICA ShOP.

L’arte dell’avventura

EVENTI REWOOLUTION RAID SUMMER 2012: DOPO L’ESORDIO A BERGAMO, ERANO 57 I TEAM

PARTECIPANTI ALLA SECONDA TAPPA SUL GARDA DELL’EVENTO MULTIDISCIPLINARE

ORGANIZZATO DA SPIA GAMES

la classifica dei team dei negozianti //

Introdotta per la prima volta a Nago Torbole, la categoria shop è stata promossa attraverso i nostri magazine e verrà riproposta nelle prossime tappe.// Grazie alla stretta collaborazione con Rewo-

olution, Spia Games Running e Outdoor Magazi-ne hanno promosso presso i negozianti la parte-cipazione ai Rewoolution Raid Summer. Risultato: 13 team hanno preso parte all’evento per la cate-goria Shop attraverso lo staff del punto vendita o con un trittico di clienti affezionati… un vero pre-mio alla fedeltà! Più che entusiasti i commenti di chi ha partecipato e sorprendenti anche i risultati

riscontrati in classifica generale, se si conta che le prime posizioni sia per la categoria Pro che Amateur risultano occupate da due terzetti di ne-gozianti. Nostro obiettivo futuro è quello di coin-volgere sempre più partecipanti anche per le edi-zioni invernali. Cominciate dunque a prepararvi per i prossimi Rewoolution Raid Winter... Vi aspet-tiamo il 26/27 gennaio a Livigno e il 16/17 marzo sulle Dolomiti, a breve le relative informazioni.

TEAM PEDini iRET: 1° assoluto (sommando entrambe le tappe) e vincitore del viaggio in nuova zelanda

TENDAGGI FARIELLO TEAM 2 PIACENZA TRIATHLON VIVO VENETO TRIATHLON TEAM-SPIA SHOP

NOME DEL TEAMTENDAGGI FARIELLO TEAM 2PIACENZA TRIATHLON VIVO

VENETO TRIATHLON TEAM-SPIA SHOPTEAM CARPENTARI BY FABIO

ESSENCE OF FREEDOM (JACK WOLFSKIN STORE)SHERPAONLINE.IT

BE WILD ARCO TEAMDIMENSIONE SPORT

UNICO SPORTLOCO MOSQUITO SURF SHOP

SPORT 90 DALMINEARY SPORT

UNIVERSO SPORT

CATEGORIAPROPROPROAMAAMAPROAMAAMAAMAAMAAMAAMAAMA

POSIZIONE12345678910111213

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// È stato il direttore tecnico di questa edizio-ne estiva dei Rewoolution Raid e per entrambe le tappe ha messo a punto un percorso seguen-do un format che è risultato molto apprezzato. Tanto che potrebbe disegnare il percorso anche delle prossime tappe invernali. Bergamasco, 42 anni e un curriculum lungo, ricco di episodi e aspetti di vario tipo sia dal punto di vista uma-no che sportivo.

Triatleta, raid man e non solo: com’è comin-ciata la tua esperienza come atleta e come si è evoluta?

A un certo punto il calcio non era più un di-vertimento quindi sono passato al triathlon, per curiosità di mettermi alla prova. Poi sono arri-vati i Raid: mi piaceva l’idea di affiancare il con-cetto di multi disciplina con quello di un lavoro di squadra. Da lì in poi è stato tutto una sca-lata per mettermi sempre più in gioco: il risul-tato non contava, soltanto dove sarei arrivato... Il Tor des Geants è stata la scoperta più bella: portare mente e corpo a un punto in cui riesco a scollegarmi da tutto, sentire solo il battito del mio cuore echeggiare nella mia mente... è lì che ritrovo serenità con me stesso, dove le cicatri-ci che mi porto dentro non fanno più male... Il messaggio che cerco di trasmettere attraverso i miei raid potrebbe essere riassunto così: “La gara è solo un pretesto per capire chi realmente siamo e dove possiamo arrivare, ma soprattutto per accettare i nostri limiti”.

Come vivi e pratichi il running? Per me sono bisogno di staccare dalla quoti-

dianità e benessere fisico.Più trail o strada?

Trail! Le montagne mi trasmettono sempre tantissimo, posso vivere la natura in solitudine...Come è nato il tuo rapporto con Spia games, agenzia che ha organizza i Rewoolution Raid?

Ho conosciuto Tommaso Luzzana di Spia tramite un’amica. Parlando di sport gli ho rac-contato la mia passione e ci siamo chiesti per-

ché non organizzare un evento come il Raid anche da noi.Come hai studiato il percorso di nago Torbo-le e con quali criteri?

Il concetto di base era quello di creare un evento che mettesse alla prova i concorrenti sia fisicamente che mentalmente, senza trala-sciare il fattore divertimento e di condivisione dell’esperienza: “nulla è più forte della dedizio-ne di un volontario”. Per questo ho scelto un percorso di 9,5 km con un dislivello di 2.000 mt da percorrere a piedi o la traversata in canoa. Affrontare esperienze mai fatte accresce l’auto-stima. Il pernottamento al rifugio Altissimo, in tenda e con quelle condizioni, è stata la “cilie-gina sulla torta”.

Ti sono stati dati in precedenza degli input o hai agito con massima libertà nella creazione del percorso?

Tommi mi ha lasciato carta bianca e di que-sto gli sono grato.Rispetto a Bergamo i due percorsi, sia ama-tour che pro, erano certamente più impegna-tivi.

La scelta di renderli più duri a Nago-Torbole è dovuta al fatto che volevo che gli atleti rimanes-sero completamente soddisfatti dal risultato e da ciò che avrebbero visto. Ma soprattutto sa-pevo che innalzando la difficoltà gli atleti avreb-bero accettato la sfida: con se stessi.Ci sono stati team che hanno sottolineato l’eccessiva difficoltà del percorso di nago-Torbole o la maggior parte ha semmai apprezzato?

A un evento con 180 atleti non è poi così dif-ficile trovare chi rimane deluso. Ma come ho già detto, penso che tutti abbiano respirato fatica, sacrificio, dolore, ma anche un clima di grande festa. Dal Dennis (rifugio Altissimo) si è crea-to un ambiente dove ogni parola detta veniva direttamente dal cuore e negli occhi di ognuno potevi scorgere quello che c’era nel suo animo.Qual è la disciplina che fa maggiormente la differenza?

Penso che sia stata la mountain bike.Aneddoti particolari da raccontare?

Ho vissuto la gara da “scopa”, vicino a chi fa veramente fatica. Il momento più divertente è stata la traversata in canoa del Team Pedini Woman. Quello meno, osservare un atleta pre-so da crampi che risale il sentiero per la boc-chetta di Navene, con le gambe completamen-te irrigidite dal male. E poi vedere osservare un minuto di silenzio al cospetto delle trincee: il più inaspettato, ma per me il più bello!Realizzerai anche i percorsi per le due tappe invernali?

Non lo so ancora, anche se ho fatto una pro-posta a Spia Games per l’invernale.Puoi anticiparci qualcosa?

Mi piacerebbe che una delle due tappe fosse in stile più raid che fun.Cosa serve in particolare per partecipare a un evento multidisciplinare come questo?

Voglia di mettersi alla prova e divertirsi, sen-za troppe ambizioni e soprattutto pretese.Quali sono gli aspetti più positivi che una persona acquisisce e perché consiglieresti a qualcuno di partecipare ai Rewoolution Raid?

Gli aspetti positivi sono: autostima, forza mentale e fisica, coesione. Consiglierei a chiun-que di provarci perché purtroppo nella nostra società certe emozioni e sensazioni sono dif-ficili da trovare.

Parla il direttore tecnico Luca Lamperti //

“Autostima, forza mentale e coesione”“Questi i valori che iniziative come i Raid portano a un team. Il percorso di Torbole più impegnativo degli altri? Volevo che tutti i partecipanti si mettessero in gioco e accettassero la sfida… soprattutto con se stessi”.

Anni: 42nATo A: Cassano D’AddaViVE A: BergamoSPoRT PRATiCATi: Calcio, triathlon, corsa su strada, sky marathon, ultra trail, arrampicata, adventure race, telemark, snowboard, sci alpinismo, fondo, mtb ,bici corsa, paracadutismo…ESPERiEnzE LAVoRATiVE E SPoRTiVE: ironman (4), ultra trail (2) Tor des geants 2011, maratone (2) mezze maratone (7) adventure race (in Scozia, Corsica, Mountain Xrace (2 volte), nunavik Quebeek) mtb (9) bici corsa (15)… Ultimamente ha collaborato per i tre eventi di Spia games di Raid, e per il The north Face festival KalymnosPRoFESSionE ATTUALE: Artigiano edile

sempre più desiderosi di sperimentare una novità che sappia sconfinare dall’ordinario e dal quotidiano. A testimoniarlo è il gran-de apprezzamento espresso al termine della manifestazione dai concorrenti. E crescente è il successo che si sta registrando anche in termini di partecipazione, se si considera an-che l’edizione invernale (di cui nello scorso numero abbiamo riportato i commenti dei vincitori, di ritorno dal viaggio premio agli an-tipodi - vi terremo aggiornati anche sui prossi-mi Rewoolution Raid Winter). Anche l’intro-duzione della categoria Shop si è rivelata una novità importante per la riuscita dell’evento. Un’opportunità insomma che ha dato modo ai presenti di vivere la loro personale avventu-ra, in una location spettacolare e circondati da un’atmosfera outdoor esclusiva. “A mio avviso è stato molto bello lo spirito che permea l’av-venimento” è infatti il giudizio finale di Franz Rossi. “Decisamente diverso da quello dei trail o del triathlon, che mi sembrano le cose che più si avvicinano a questo format. Una nuova frontiera per la corsa? Non so, magari i runner avrebbero bisogno di provare un po’ di più proprio questo tipo di eventi...”.

il campo base al rif. Altissimo (2.000 m s.l.d.m.)

TEAM CARPENTARI BY FABIO

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• DINO BONELLI

L’Islanda è bella anche con il brutto tempo. Nuvole, pioggia, vento, fred-do e a volte anche neve fuori stagio-ne sono una costante esterna di un paesaggio aspro e selvaggio. Ma con un po’ di fortuna in Islanda si può anche avere il sole. Un sole pallido ma comunque caldo che rigenera la vita, illumina i paesaggi e riscalda gli animi. Da ormai tre anni, nella prima settimana di settembre, in questa affa-scinante landa isolata si svolge la Run Iceland. 110 km di trail, suddivisi in cinque tappe completamente diverse fra di loro. I partecipanti arrivano qui da una decina di differenti Paesi, per lo più amatori con trascorsi sia da stradisti che da trailer. Ammirevoli gli accompagnatori che, scrupolosamen-te indirizzati da esperte guide, inter-cettano e applaudono i concorrenti in molteplici punti panoramici del percorso.

PRIMA GIORNATA - La prima tappa è l’unica di montagna. 17 km (750 m di dislivello positivo) che si snodano nel Skaftafell National Park, naturalmen-te incastrato tra due delle tante lingue ghiacciate che scendono dall’immen-so ghiacciaio Vatnajökull, sulla costa meridionale dell’isola. Un single trak che sale tortuoso in mezzo alla bassa

vegetazione di betulle nane, prima di costeggiare un lungo ghiacciaio dalle sfumature decisamente scure. Un manto zebrato di grigio dalla cenere lavica delle “recenti” eruzioni e dalla luce cupa di una giornata uggiosa. Una volta in cima, non resta che per-correre la discesa finale su un lungo traverso di terra nera immerso nel verde. In lontananza le valli e i ghiac-ciai sfociano nell’immensità di una pianura arida e ghiaiosa, che si con-fonde all’orizzonte con un cielo deci-samente plumbeo. Il percorso terroso avanza serpeggiando, perdendosi fra le sfumature del verde muschio. La cascata di Svartifoss, incastonata tra geometriche pareti di basalto a ridos-so del tracciato, segnala ai concorren-ti i restanti due chilometri all’arrivo. I primi risultati in classifica dicono che la testa maschile parla italiano, quella femminile norvegese. Ogni giornata viene conclusa con una visita del luo-go, gestita da Giorgio Codias (da 15 anni esperta guida turistica dell’isola). Il primo pomeriggio è dedicato agli iceberg, alla loro bellezza, al loro spen-to splendore. Comincia a piovere a di-rotto. C’è vento e nebbia, l’Islanda si fa sentire con tutta la sua forza e si im-pone con tutta la sua cruda bellezza.

SECONDA E TERZA GIORNATA – Il nuovo giorno porta un programma inverso:

mattinata turistica nell’entroterra vulcanico e pomeriggio agonistico. Tappa di 10 km di cui solo l’ultimo di salita verso lo spettacolare faro di Dyrhólaeyjarviti. Un forte sole, a vol-te caldo, illumina la lunga spiaggia nera, dove grosse onde oceaniche si infrangono rumorose e dove i runner corrono silenziosi, tanto per la fatica di un ritmo decisamente alto quanto per lo spettacolo. Più che i runner in cima alla classifica, si fa notare Nico-las, simpatico francese forse un po’ sovrappeso, entusiasta e sorridente che si consolida fanalino di coda. Questa prova è anche la prima di tre da 10 km che compongono un mini programma agonistico, intelligente-mente studiato per chi non si sente di correre tutti i giorni e tutte le lun-ghe distanze della Run Iceland. La terza tappa propone invece 20 km di tracciato, con partenza ai piedi di un ghiacciaio e arrivo sulla porta dell’al-bergo. Il cielo promette pioggia fin dal primo mattino e appena parte la gara mantiene la promessa. Il tracciato è leggermente in discesa e ha nella step-pa nera e ghiaiosa della pianura lavica la maggior parte del chilometraggio. Il responso cronometrico è solo una conferma delle tappe precedenti. La doccia calda un gradito e immediato premio per tutti. Il pomeriggio è un tranquillo gironzolare locale tra un museo dedicato alle recenti eruzioni del Eyjafjöll, la visita alla bella cascata Skogafoss e una passeggiata con tuffo finale nelle calde acque di una sorgen-te naturale.

QUARTA GIORNATA - La più lunga, la più temuta, la più insidiosa. La più odiata e la più amata: 42 km di solitudine o quasi. Un nulla che dal nero del deserto lavico diventa marrone per la diversa tipologia e datazione di passa-te eruzioni, poi verde acido e quindi di nuovo nero. Un vento forte spinge alle spalle aiutando non poco, mentre

un piccolo guado gelido raffredda un clima già gelido di suo. Verso il 34° km una salita decisamente dura porta lo sguardo di tutti, maratoneti, run-ner della 3 x 10 km (appena partiti) e accompagnatori in bus, a godere dello spettacolare lago azzurro incassato in un cratere rosso fuoco con striature muschiose verde acido. Qui Madre Natura non si è certo risparmiata e la sua creazione lascia tutti senza fiato. L’arrivo è uno dei migliori che si possa immaginare: vasche fumanti di acqua calda naturale, sprofondate nell’im-mancabile muschio a soli 100 m dalla

linea d’arrivo, aspettano le immersio-ni di runner e accompagnatori. Qui, uno studiato e intelligente pacco gara (tra i più ricchi in assoluto) fornito da-gli sponsor dell’evento (abbigliamen-to Scorpion Bay, occhiali SH+, calze Bee1 Dryarn e scarpe tecniche Hoka One), diventa nuovamente utile con l’accappatoio da viaggio Bassetti.

QUINTA E SESTA GIORNATA - Il giornose-guente non si corre, ci si rilassa! Un riposo voluto e dovuto, per gambe e mente. Si visitano gli alti getti dei geyser, le impressionanti cascate di Gullfoss (le più grandi d’Islanda) e l’antico parlamento. Giorgio mostra e spiega anche le grosse crepe createsi dal continuo distacco della placca tet-

tonica americana da quella europea (circa 5 cm l’anno). Quindi si arriva in tempo a Reykjavik per una tran-quilla serata di rientro nella civiltà. Tranquilla perché il giorno dopo c’è ancora una tappa da correre, anche se la movimentata vita notturna della capitale istigherebbe alla notte folle. Sesta giornata, quinta tappa: 21 km con partenza a un ora d’auto circa dalla città. Un percorso ondeggiante completamente sterrato. Un ritmo infernale imposto da Flavio Ferrero, secondo nella classifica assoluta, per cercare di recuperare il piccolo distac-co accumulato dal leader, il siciliano Francesco Passalacqua. Ai due in fuga si aggiunge anche Marco Frattini, che nel finale li saluta e vince la tappa. Tra le donne si impone l’islandese Katrinlija Sigurdardottir, davanti alla norvegese Marit Holm (che vince in-vece la Run Iceland assoluta) e all’ita-liana Vittoria Camerana (seconda assoluta). Molti gli atleti che durante l’intera gara al tempo cronometrico hanno preferito qualche sosta per am-mirare gli impressionanti paesaggi in cui erano immersi. Gli olandesi Peter Schollmann e Kees Willemsen cor-rendo li hanno anche immortalati in ogni singola sfumatura, mentre lo sve-dese Kennet Gysing ne racconterà la loro bellezza su Runner’s World Sve-zia. Con una medaglia da finisher al collo, tra abbracci, lacrime e una birra tutti insieme, va in archivio anche questa splendida terza edizione della Run Iceland, quasi completamente svolta all’asciutto, perché se è vero che l’Islanda è molto bella anche con il brutto tempo, con il sole sa essere veramente irresistibile.

DOPO IL CALDO DELLE hAWAII, DINO BONELLI CI PORTA QUESTO MESE NEL CLIMA IMPERVIO ChE ACCOMPAGNA LO SVOLGIMENTO DELLA RUN ICELAND, NELLA REGIONE PIù ESTREMA A NORD DEL VECChIO CONTINENTE

RUNNING MAGAZINE

OTTOBRE 2012

Sul prossimo numero

DAL GhIACCIO GELIDO E CUPO ALLE VASChE DI ACQUA CALDA NATURALE ChE ATTENDONO I RUNNER ALL’ARRIVO DI QUESTO TRAIL: 110 kM IN SEI GIORNI NELLE LANDE DESOLATE DELL’ISLANDA. CINQUE TAPPE ChE OLTRE A FREDDO E INTEMPERIE SANNO REGALARE ANChE ALCUNI MOMENTI DI CONFORTANTE SOLE E SOPRATTUTTO INDIMENTICABILI EMOZIONI.

ICELAND FACTOR

L’appuntamento Run the world

ci condurrà nell’Africa nera alla scoperta

della Kenya Highlands Race,

una gara a tappe tra antilopi ed elefanti.

www.runandtravel.it

FOTO: DINO BONELLI E MAURO PAILLEX

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