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SAI CHE - Forum Solidarietà · Toblerone, Milka, Tender, Simmehthal, Spuntì, Mato Mato Kraft e...

Date post: 01-Sep-2019
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RETE LILLIPUT Nodo di Parma e Nodo di Fidenza SAI CHE... ECONOMIA E DIRITTI
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RETE LILLIPUTNodo di Parma e Nodo di Fidenza

SAI CHE...

ECONOMIA E DIRITTI

Questa pubblicazione, e la mostra di pannelli a cui si collega,

sono pensate e realizzate per favorire la crescita di consapevolezza

delle persone rispetto ai propri consumi, ai meccanismi economici

che caratterizzano la nostra società ed alle problematiche sociali,

civili e politiche collegati ad ogni nostra attività economica.

In particolare lo scopo è quello di informare rispetto ai prodotti

ed ai produttori di beni di consumo – principalmente ma non

esclusivamente di tipo alimentare – più o meno noti.

Per fare questo abbiamo raccolto dati ed informazioni di pubblico

dominio o comunque già pubblicati, che ci danno modo di conoscere

meglio le modalità di produzione, il comportamento delle imprese

rispetto ai diritti umani, all’ambiente e alla finalizzazione dell’utile

economico, ecc.

La scelta dei marchi, delle case produttrici e delle multinazionali

proprietarie, così come dei prodotti di commercio equo e solidale,

è in parte casuale, nel senso che avremmo potuto disporre di

informazioni di uguale significato o valore (e disvalore) anche per

altri soggetti, prodotti, o marchi.

Il nostro intento è del resto quello di portare all’attenzione dei

cittadini / consumatori alcuni esempi, in modo da permettere loro

di riflettere e compiere scelte consapevoli.

Chi fosse interessato a ricevere copie della pubblicazione, i relativi

pannelli e/o il cd contenente i file in versione pdf, può scrivere

a: [email protected] e a: [email protected]

indicando in oggetto: pannelli SAI CHE…

La mostra e la pubblicazione sono state inizialmente promosse

dalle associazioni aderenti alla Rete di Lilliput di Parma e poi

concretizzate all'interno dei progetti Capaci di Futuro e Verso

Cibus per tutti, realizzati con la collaborazione di Forum Solidarietà

- Centro di Servizio per il volontariato a Parma.

Le organizzazioni partecipanti ai progetti sono:

Nodo Lilliput di Fidenza (Centro di Documentazione per la Pace,

Gruppo di Acquisto Solidale, associazione Legambiente,

associazione Jambo, cooperativa Garabombo); Nodo Lilliput di

Parma (associazione l’Altramarea, associazione Orizzonti Nuovi,

Gruppo Mission, associazione WWF, associazione Kwa Dunìa,

associazione Legambiente, associazione Ambaradan, Consorzio

Solidarietà Sociale); Nodo Lilliput di Reggio Emilia (cooperativa

Ravinala, Pax Christi, associazione Atlantide); Cooperativa

Mappamondo; Associazione Muungano; Cooperativa sociale

Cabiria; Associazione botteghe del mondo Italia (RE); Associazione

Chiama l'Africa (PR); Associazione Anna Maria Vallisneri (FE);

Associazione Mani (PR); Associazione solidarietà Muungano (PR);

Associazione Un bambino per amico (RE); Collettivo nonviolento

uomo e ambiente (RE); Legambiente Piacenza; Parma alimenta;

Movimento Giovani per un mondo unito (PR),; Umanità nuova

(PR); Unicef – comitato provinciale di Parma; Cooperativa il

Ciottolo; Associazione Muoversi Non Commuoversi.

Rete Lilliput è un insieme di associazioni, gruppi e cittadini che

uniscono in un’unica voce le molteplici forme di resistenza contro

le scelte economiche che concentrano il potere nelle mani di pochi

e che antepongono la logica del profitto e del consumismo alla

salvaguardia della vita, della dignità umana, della salute e

dell’ambiente.

SAI CHE...

ALTRIA-GROUP, Inc., è il nuovo nome dellacapogruppo di Kraft Foods, Philip Morris Internationale Philip Morris USA.Le industrie del tabacco hanno conservato il nomePhilip Morris, Kraft è rimasto il nome della secondapiù importante industria alimentare al mondo.Le società operative della capogruppo hannocontinuato a far crescere i marchi globalmentericonosciuti quali Marlboro, Kraft, Parliament, Oreo,Virginia Slims e Oscar Mayer.In Italia è presente con i marchi:Jocca, Lindemberg, Sottilette Kraft, Philadelphia,Mayonnaise Kraft, caffè Hag, caffè Splendid,Toblerone, Milka, Tender, Simmehthal, Spuntì,Mato Mato Kraft e tanti altri.Kraft Foods Italia ha concluso l'accordo per la venditadel business italiano dei formaggi Invernizzi alGruppo Lactalis, produttore francese leader nelsettore caseario.Philip Morris è una delle multinazionali che hapresentato alla commissione europea la propostasul cacao e sui prodotti al cioccolato in base allaquale è possibile l’impiego di sostanze grasse vegetalidiverse dal burro di cacao fino al 5% del prodottofinale, producendo effetti disastrosi per 11 milionidi persone che sono direttamente dipendenti dalraccolto del cacao (Ghana, Costa d’Avorio, Nigeria,Camerun).La Philip Morris è una delle più grandi produttrici disigarette e, poiché nel nord del mondo il consumodi tabacco è in diminuzione, sta dirigendo le suevendite verso il sud, aumentando a dismisura ilconsumo di tabacco nei minorenni. Fino al 1999ha cercato di nascondere i legami tra il fumo e idanni alla salute, ingaggiando anche scienziati e

studiosi per confutare le tesi sui danni derivanti dalfumo passivo. Philip Morris è la maggioreresponsabile dei 4,9 milioni di persone che muoionoogni anno nel mondo per malattie legate al fumoPer boicottare la Philip Morris potrebbe non bastarecambiare marca, o smettere semplicemente difumare.Altria Group, controllando anche marchi dell’industriaalimentare, nel 1994 per esempio, ha minacciato larete televisa ABC di ritirare gli spot legati alla KraftFood ed alla Miller Beer per un valore commercialedi 100 milioni di dollari da un programma checriticava il livello di nicotina delle sigarette.Nel Wisconsin, nel 1997, ha minacciato di noninvestire più negli stabilimenti della Kraft se nonfosse stato ritirato il decreto legge che aumentavale tasse sul tabacco. La Kraft è stata inoltre segnalataper utilizzare organismi geneticamente modificati.Essendo oltremodo uno dei leader mondiali nelladistribuzione di cioccolata,controllando marchi qualela Milka, si è fatta portavoce insieme ad altremultinazionali di una proposta di legge poi ratificatadal parlamento europeo nel 2000 in base al quale èregolarizzato l’utilizzo di sostanze diverse dal burrodi cacao fino al 5% nei prodotti a base di cioccolato;ha inoltre chiesto ed ottenuto che nelle etichette nonvenisse riportata la percentuale di burro di cacaopresente nella cioccolata.

Fonti: Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia); Guidaal consumo critico, Centro nuovo modello di sviluppo,Ed. EMI; Multinational Monitor 31/12/2001;Altreconomia, febbraio 2003; www.cunegonda.info;www.minerva.unito.it; www.pointovu.com

ALTRIA-GROUP

Multinazionale chimica e farmaceutica di originetedesca presente in più di 60 paesi. La Bayer èorganizzata in 4 divisioni principali che produconofarmaci, gomme e polimeri sintetici, prodotti chimici(è fra i maggiori produttori di Cromo del mondo) eprodotti veterinari.E’ attiva anche nelle bioteconologie applicateall’agricoltura.

L’8 Agosto 2001 la Bayer ha annunciato il ritiro delfarmaco Baycol-Lipobay (assunto nel mondo daoltre 6 milioni di persone all’anno) che avrebbecausato gravi problemi collaterali in oltre 1000pazienti e provocato la morte di 52 casi accertati.Il 16 Agosto 2001 il ministro della sanità tedescoha accusato la Bayer di non aver diffuso i dati di unrapporto allarmante sugli effetti del Lipobay che ilgruppo possedeva già da metà giugno.Nel 2004 la multinazionale di Monaco ha concordatoil patteggiamento e il pagamento di una multa di 66milioni di dollari alle autorità americane per l’accusadi aver fatto cartello sul prezzo della gomma.Ha dovuto risarcire le famiglie di due dozzine dibambini peruviani avvelenati e uccisi nel 1999dall'insetticida Folidol.

Bayer è tra le multinazionali occidentali del settorebiotecnologico e farmaceutico che in Africa, in paleseviolazione della Convenzione sulla biodiversitàdell’Onu (1992), la quale riconosce agli Stati la pienasovranità sulle risorse naturali presenti sui propriterritori, stanno rastrellando le risorse naturali delcontinente.Una razzia di piante e batteri che nei laboratoribiotecnologici di Bayer, dopo essere stati brevettati,

vengono trasformati in prodotti molto redditizi, senzaperò che ai paesi e alle comunità di origine arrivialcun beneficio dallo sfruttamento delle loro ricchezzenaturali.E’ il caso del batterio trovato sul lago Ruiro, in Kenya,dal quale la Bayer ha sviluppato il Glucobay, unfarmaco contro il diabete che gli ha fatto guadagnare218 milioni di euro.In difesa della Bayer, la portavoce della company,ha precisato che per la produzione del Glucobay nonstanno usando il batterio keniota originale, ma il suoprodotto biotecnologico brevettato.In pratica le multinazionali si ritengono libere disaccheggiare le risorse naturali africane e diacquisirne la proprietà intellettuale brevettandole,dando così origine a vere e proprie forme dibiopirateria; un’attitudine inaccettabile inconsiderazione del fatto che gli africani non possonopermettersi l’acquisto di quei farmaci prodottiattraverso lo sfruttamento delle risorse biologichesottratte al loro continente.

L’amministrazione di Durban, in Sudafrica, ha trovatoparticelle di Cromo altamente nocive nella faldaacquifera. La componente cancerogena si ériscontrata all’interno dello stabilimento chimicodella Bayer, che gode di una triste fama per i moltepliciepisodi di avvelenamento. Un terzo dei dipendenti,infatti, accusa gravi problemi di salute, almeno 10lavoratori hanno riscontrato danni mortali.

Fonti: “Guida al consumo critico” (Centro nuovomodello di sviluppo, Ed. EMI); Greenpeaceinternational, ottobre 2005; www.italy.peacelink.org;www.cbgnetwork.org; www.edmonds-institute.org

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BAYER

La multinazionale italiana è presente in 120 Paesidel mondo e genera un fatturato totale di oltre 1,9miliardi di euro.

I suoi marchi sono:Sisley, Playlife, Killer Loop.

Nel 2002 il gruppo ha adottato un codice eticoindirizzato anche ai fornitori, che impegna allatutela di salute e sicurezza e pari opportunità. Nonc’è, però, evidenza di un sistema di controllo delcomportamento dei fornitori.

Benetton è accusata da alcune Organizzazioni nongovernative di avere ignorato ripetute richieste dicomunicare la localizzazione dei fornitori inBirmania, Paese noto per le violazioni dei dirittiumani.

In Argentina Benetton ha acquisito dal Governo900.000 ettari di terra per la produzione della lana,condannando il popolo Mapuche (“uomini dellaterra”), che da sempre la abita, in una striscia diterra dove le famiglie sono costrette a vivere incondizioni di sovraffollamento, diventando, talvolta,manodopera a basso costo.

Il violento sgombero ai danni delle famiglie indigeneche avevano osato sottrarre 7 dei 192.000 ettaridell’estancia Leleque, ha dato il via ad una seriedi manifestazioni e blocchi stradali da parte deiMapuche e ha aperto un contenzioso fra lamultinazionale e il popolo di cui si è fatto portavocePerez Esquivel, premio nobel per la pace.

Dei loro 30 milioni di ettari su cui vivevano dasecoli, tra Cile meridionale e Argentina, glienesono rimasti solo 250.000. L’espropriazionesistematica dei territori indigeni da parte dellemultinazionali va avanti ormai da molti anni, intutta l’America Latina, con il beneplacito dei governie la violazione sistematica delle costituzioni.Si assiste ad un saccheggio dove gli stati non sononeppure soci, solo strumenti che attraverso il varodi leggi permettono la spoliazione delle risorse.Attualmente Benetton è la multinazionale conpiù possedimenti terrieri in Argentina, ottenutia fior di dollari ed espropri.

Fonti:www.tatavasco.it/altromondo/boycott/boycott.html;Vita, giugno 2005;www.mapuche-nation.org

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BENETTON

Chiquita è una delle più grandi produttrici di fruttae verdura del mondo, conosciuta soprattutto perle banane di cui è la maggior produttrice evenditrice.Nelle piantagioni in Nicaragua ed Ecuador ci sonoi salari più bassi al mondo (da 1.25 a 2.50 $ algiorno) per lavorare anche 14 ore con straordinarinon retribuiti e spesso obbligatori.

Maggio 2005: in Nicaragua, sotto i palazzi delGoverno, continua da quasi ottanta giorni lapermanenza dei bananeros, i lavoratori dellepiantagioni di banane che si sono ammalati acausa del Nemagòn e di altri pesticidi utilizzatidall’impresa. Chiquita ha obbligato i proprilavoratori a spruzzare pesticidi senza protezione,a volte senz’acqua per potersi lavare.La multinazionale è nota per gli attacchiall’ambiente, per la repressione sindacale, peri maltrattamenti dei braccianti, ma soprattuttoper la sua aggressività in ambito politico.

Due organizzazioni di diritti umani (Colombianinstitute of international law e l’ong Earth rightsinternational) hanno depositato presso una cortefederale degli Stati Uniti 16 capi d’accusa controCiquita Brands.Il motivo? Gli ingenti finanziamenti a favore delleAUC colombiane (Autodefensas Unidas deColombia), un insieme di gruppi paramilitaricolombiani; finanziamenti che ammontano adalmeno un milione e mezzo di dollari.L'AUC è considerata un’organizzazione di stampoterroristico da molti paesi, tra cui gli Stati Uniti el’Unione Europea.

È’ stato stimato che si serva di almeno 20.000militanti.L’AUC afferma che il suo obiettivo primario èproteggere i suoi finanziatori e sostenitori dagliinsorti e dalle loro attività, attraverso il rapimento,l’omicidio e l’estorsione. Nel 2000, l’ex caposupremo dell’AUC, Carlos Castaño Gil, sostenneche il 70% dei costi operativi dell’organizzazioneerano finanziati con i proventi del commercio didroga, la parte restante proveniva da “donazioni”dei suoi sponsor.

Fonti:Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia);Altreconomia ottobre 2000;Equonomia;www.unimondo.org

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CHIQUITA

In Italia è presente con i marchi:Beverly, Coca-Cola, Coca-Cola Light, Fanta,Kinley, Sprite, Nestea, Powerade.Uno studio Codacons ha dimostrato che Coca-Cola contiene aspartame che, se assunta in grandiquantità, può causare danni al cervelloparticolarmente gravi nei bambini. Ancor più fortisono gli effetti sul feto se è la madre a consumarefrequentemente questi prodotti.Negli impianti di imbottigliamento in India fa usodi lavoro minorile.Il 9/12/99 a Manila, 600 lavoratori della società diimbottigliamento Otis-Coca Cola sono stati licenziatiin tronco senza preavviso.Giugno 2005: la Campagna Internazionale diBoicottaggio contro la Coca Cola, promossa dailavoratori del sindacato colombiano Sinaltrainal,compie i suoi primi 3 anni.La battaglia ha permesso la creazione anche inItalia di una Rete di Boicottaggio della Coca Cola,la REBOC, che denuncia politiche repressive neiconfronti dei lavoratori sindacalizzati in Colombia.Il rapporto di Amnesty International mette in luceun modello sistematico di attacchi contro isindacalisti impegnati nei contenziosi sul lavoro,nelle campagne contro le privatizzazioni e a favoredei diritti dei lavoratori in alcune aree dove operanole industrie estrattive.Il sindacato colombiano Sinaltrainal ha subito neglianni di rapporto con Coca Cola 9 omicidi di suoicomponenti, attentati, minacce, sequestri ai dannidi familiari, quadri sindacali costretti all’esiliooppure costretti ad abbandonare le propriecomunità, licenziamenti forzati.

Coca-Cola continua ad attuare gravissime praticheantisindacali, non solo in Colombia, ma anche inEritrea, Guatemala, Nicaragua, Pakistan, Azerbaijan,Moldavia, Russia, Turchia, Perù, Venezuela e Kenia,come confermano i rapporti 2004-2005-2006dell’ICFTU (Confederazione internazionale deiSindacati Liberi) elaborati dall’Ufficio InternazionaleFIM-CISL.In India, la popolazione circostante la zonaindustriale di Kaladera, ha ottenuto la chiusuradella fabbrica di Coca Cola e delle sue potentipompe d’estrazione dell’acqua, considerateresponsabili dell’esaurimento delle falde freatichenel sottosuolo.L’India Resource Center sta portando avanti unacampagna contro la multinazionale di Atlanta,responsabile di causare gravi siccità nellecomunità, inquinare falde acquifere e terreni nellevicinanze delle fabbriche, distribuire i rifiuti tossicicome fertilizzanti ai contadini, vendere bevandecon livelli di pesticidi estremamente alti.

Fonti:Guida al consumo critico, Centro nuovo modellodi sviluppo, Ed. EMIRivista Agra & Trade, n°16, 16/04/1998Comunicato stampa IUF 28/01/2000www.unimondo.orgrapporto di Amnesty International: “Uccisioni,detenzioni arbitrarie e minacce di morte: la realtàdel sindacalismo in Colombia”www.indiaresource.org 

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COCA COLA

Multinazionale alimentare di origine francese, ilGruppo Danone è presente oggi in 27 paesi.In Italia è presente con i marchi:Danette, Danone, Danito, Cipster, Tuc, Saiwa,Evian.

Dal 2002 la Galbani non fa più parte del gruppoDanone; è stata acquisita dal gruppo franceseLactalis.

All’inizio del 2007 Kraft Foods Italia ha deciso dirilevare la gestione completa del marchio deglisnack salati Ritz.

Danone fa parte di EuropaBio, un’associazione cheraggruppa le industrie con interessi nel settoredelle biotecnologie, il cui scopo è di intervenire atutti i livelli per legittimarne l’impiego.

Da vari anni gli stabilimenti della sua controllatainglese HP Foods inquinano gravementel’ambiente circostante (secondo l’associazioneambientalista Hall of Shame, la HP Foods occupail settimo posto nella graduatoria delle impresemanifatturiere più inquinanti).

Dal 1992 al 2001 i dipendenti di Danone al di fuoridell’Unione Europea sono passati dall’8 al 72%.Nel marzo 2001 Danone ha chiuso 6 biscottificiin 5 paesi dell’Unione Europea, compromettendoil posto di lavoro di 1780 persone.

Nel 2003 la rivista scientifica “British medicalJournal” ha rilevato violazioni da parte di Danoneal rispetto del codice OMS relativo allacommercializzazione dei sostituti del latte maternoin Togo e Burkina Faso.

In Asia, dove esiste in modo massiccio il problemadell’accesso all’acqua potabile, Danone vendeacqua depurata in bottiglia, prelevata dagliacquedotti pubblici.Nel gennaio del 2005, LGR Holding ha acquistatola società Italaquae dal Gruppo Danone, diventandocosì proprietaria delle acque minerali Ferrarelle,Santagata, Natia, Boario.

Fonti:Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia);Guida al consumo critico, Centro nuovo modellodi sviluppo, Ed. EMI;Attac Francia e Italia;www.tatavasco.it

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DANONE

Clean up you computer (ripulisci il tuo computer),è il titolo del rapporto curato dall’agenzia ingleseCafod (Catholic Agency for OverseasDevelopment) che testimonia pesanti violazionidei diritti umani nelle aziende che producono Pcper i grandi nomi dell’informatica occidentale inMessico, Cina e Thailandia.La manodopera viene reclutata da agenzie privatedi lavoro interinale: i contratti vanno da un minimodi 28 giorni a un massimo di tre mesi, i criteri diselezione sono del tutti arbitrari e prevedono testobbligatori di gravidanza.I salari sono bassi (anche comparati con il costodella vita del paese) e vengono ridotti in periodidi scarsa domanda da parte dei committenti: alcunelavoratrici cinesi non riescono nemmeno a saldareil debito contratto con l’agenzia che ha procuratoloro il posto di lavoro. Molti lavoratori non hannoun contratto scritto.

In Messico non vengono assunti parenti disindacalisti o di avvocati, persone sospettate diessere omosessuali o con titoli di studio riguardantiil diritto.Anche l’iscrizione a un qualsiasi partito politicoè una discriminante che impedisce l’assunzione.Le norme igieniche e di sicurezza sono spessoinesistenti, nonostante i lavoratori siano in contattocon agenti chimici e radiazioni.

Hp, Dell e Ibm hanno risposto alle accuse mossedal rapporto Cafod: alcune aziende posseggonogià un codice di condotta, altre lo stannoimplementando e promettono di migliorare lecondizioni di chi lavora alla propria catena di

fornitura. Purtroppo nessuna si è impegnata acollaborare in modo trasparente con organizzazioninon governative locali o con i sindacati.

Il rapporto di Greenpeace «Cutting EdgeContamination», denuncia che le sostanze liberateda circuiti stampati e semiconduttori di IBM, HPe altre aziende hi-tech finiscono nei fiumi e nelleacque di falda in Asia e in Messico. In prossimitàdelle fabbriche di prodotti elettronici vengonorilasciate sostanze tossiche come i PBDE, ungruppo di ritardanti di fiamma bromurati, e gliftalati, usati per ammorbidire le sostanze plastiche.

Nelle Filippine, in uno dei siti esaminati daGreenpeace, l ’acqua potabile contenevaconcentrazioni di cloro anche 70 volte superioriai limiti fissati dall’Agenzia statunitense perl’ambiente.

In altri casi si sono trovate forti concentrazioni dirame nell’acqua, un metallo responsabile di calodella fertilità o della crescita negli organismiacquatici. Nelle acque di scarico dell’IBM aGuadalajara, in Messico, è stato trovato tra icomposti tossici il nolifenolo, potente interferenteendocrino, nonostante le dichiarazioni dell’aziendasul rispetto dell’ambiente. Anche i lavoratori sonopotenzialmente esposti a queste sostanze tossiche.

Fonti:http://www.cafod.org.uk/http://www.mytech.it/computer/articolo/idA028001051271.art

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DELL - HP - IBMFo

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E’ il più grande produttore e distributore mondialedi frutta e verdura fresca e conservata; è presenteanche nel settore dei fiori, provenientiessenzialmente dalla Colombia.Le banane e gli ananas Dole sono oggetto diboicottaggio per l’uso dei pesticidi nei paesi in viadi sviluppo, per le paghe basse e per lediscriminazioni nei confronti delle donne.Un’inchiesta condotta nel 2002 sulle piantagionidi banane in Ecuador, ha rilevato l’esistenza dilavoro minorile, di abusi sessuali, di esposizionea sostanza tossiche, di violazione dei diritti sindacali,di salari da fame.I pesticidi costituiscono circa il 50% del costototale di produzione e vengono irrorati anche conl’aereo, con conseguenze gravissime sull’ambientecircostante. La maggior parte dei pesticidi utilizzatisono proibiti nei paesi industrializzati, fra questiuno dei più pericolosi è il DBCP, un potentevermifugo che ha reso sterili 15.000 lavoratoricostaricani. Ad oggi sono più di 800 le personeche in Nicaragua sono decedute per essere stateesposte agli effetti di sostanze chimiche proibite,tra cui il Nemagon, irrorate sui campi damultinazionali statunitensi.Dole è stata criticata per la distruzione della forestapluviale in Honduras e nelle Filippine.Dole è il maggior esportatore di fiori recisidall’America Latina verso gli Stati Uniti.Il successo dell’industria floricola è dovuto ancheallo sfruttamento dei lavoratori, al basso livellosalariale e alla mancanza di garanzie sociali.La paga minima di 165$ mensili prevista dalla leggespesso non viene di fatto riconosciuta.Il salario corrisposto ad un bracciante delle

piantagioni spesso copre appena il 50% delfabbisogno mensile di una famiglia.La costituzione di sindacati interni è ostacolatadalle aziende tramite il licenziamento delle lavoratricie dei lavoratori, con la creazione di liste nerecontenenti i nomi dei lavoratori sindacalizzati e conil ricorso al parallelismo sindacale, cioè la formazione,da parte delle aziende, di sindacati compiacenti.Collin Street Bakery è una compagnia texana cheproduce ananas fresche per Dole in Costa Rica.Una risoluzione del Ministero del Lavoro del4/08/2005 ha riconosciuto che la compagnia haimpedito l’esercizio della libertà sindacale; lacompagnia minaccia di licenziare tutti i sindacalisti,li isola e li perseguita.I lavoratori di due compagnie, Ananas Fruit e PiñaTica, fornitori di Dole, hanno deciso di fondare unsindacato per contrastare i problemi delle lunghegiornate di lavoro, del mancato riconoscimento delriposo settimanale, dei salari non pagati, delleregole di igiene e sicurezza non osservate, nongarantendo agli addetti le necessarie protezioni perdifendersi dall’utilizzo dei pesticidi e dall’esposizionealle fumigazioni, quasi sempre causa di emicranie,nausee, disturbi alla vista, sterilità.Il sindacato SITRAPIÑA è stato fondato il 4 dicembre2005. A partire dal 22 dicembre 2005, lepersecuzioni nei confronti degli operai affiliati èiniziata con il licenziamento di due lavoratori. Il 28dicembre viene licenziato il Presidente del sindacato.A fine gennaio 2006 altri 10 lavoratori sono licenziati.

Fonti: Guida al consumo critico, Centro nuovomodello di sviluppo, Ed. EMI; Homepage di Boycott!;Mani tese; www.cnms. i t ; www.oew.org

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DOLE

Tra gli altri, controlla i seguenti marchi:Aquafresh, Iodosan, Macleens, Sensodyne(dentifrici), Lactacyd (prodotti igiene intima).

Fa parte di EuropaBio, un’associazione cheraggruppa le industrie con interessi nel settoredelle biotecnologie, il cui scopo è di intervenirea tutti i livelli per legittimarne l’impiego.Nel 2001 ha partecipato ad un cartello formato da39 imprese farmaceutiche costituito per farannullare la legge Mandela.Il provvedimento era stato assunto per consentireal Sudafrica di importare farmaci anti-Aids liberida brevetto e pertanto a minor costo.E’ stata accusata perché nel 2001 in Ghana sisarebbe adoperata affinchè venisse impedita lavendita del farmaco anti-AIDS a marchio Duovir,prodotto dall’impresa indiana, per poter vendereil suo prodotto Combivir che costa dieci volte dipiù.

E’ tra le imprese che sostengono l’ICBG, unconsorzio governativo degli Stati Uniti che conducericerche in Messico per appropriarsi del saperedelle popolazioni indigene e delle loro erbemedicinali in modo da mettere le impreseamericane in condizione di produrre nuovi farmaci,che naturalmente saranno brevettati.Ha ricevuto varie multe, di lieve entità, per violazioniin materia di sicurezza e prevenzione sui luoghidi lavoro.

Nel giugno del 2004 la multinazionale farmaceuticaè stata citata in giudizio per «frode ripetuta epersistente» dal procuratore di New York, Spitzer.Al cuore del procedimento ci sono le accusesecondo cui la Glaxo avrebbe deliberatamentetentato di insabbiare i risultati di alcuni studiscientifici, in base ai quali il medicinale Paxil (unantidepressivo somministrato ai bambini dal nomegenerico Paroxetine) non solo era inefficace, mapoteva spingere al suicidio. La Glaxo ha negatoogni responsabilità sostenendo di aver inoltratole informazioni alle autorità competentitempestivamente e subito dopo aver appreso ilrisultato dei test clinici sul prodotto.

Fonti:Guida al consumo critico, Centro nuovo modellodi sviluppo, Ed. EMI;http://italy.peacelink.org/consumo/articles/art_9427.html

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Mc Donald’s sostiene nella sua “Guida nutrizionale”che l’alimentazione fast food è sana e nutrientesenza mettere in evidenza che essa sia ricca digrassi e zuccheri e carente di fibre, vitamine esali minerali.La carne che viene utilizzata è prodotta inallevamenti intensivi con grossa sofferenza deglianimali. I polli ed i maiali passano la loro vitain condizioni completamente artificiali, in enormifabbriche-fattorie senza accesso all’aria aperta oalla luce del sole e nessuna liberta’ di movimento.Le loro morti sono una sanguinosa barbarie.Per dare spazio agli allevamenti di bestiame McDonald’s ha ammesso di aver deforestato ampiezone tropicali e di aver utilizzato sostanze chimichein dosi massicce per la moderna agricolturaintensiva.Mc Donald’s è fortemente contraria ad ogni formadi unione sindacale dei dipendenti nella loro catenadi distribuzione.In Sud America la produzione di cereali perl’alimentazione del bestiame di McDonald’s toglieterra per la produzione destinata al consumoumano. Le mandrie di bestiame consumano unammontare di cereali e soia 10 volte maggiorerispetto al consumo degli esseri umani.Un nuovo rapporto di Greenpeace Internationaldenuncia attraverso immagini satellitari, ricognizioniaeree, documenti governativi inediti e monitoraggiosul campo il ruolo della principale catena di fastfood del mondo, nella distruzione delle forestepluviali in Amazzonia.Le tre grandi multinazionali della soia, ArcherDaniels Midland, Bunge e Cargill, che controllanogran parte del mercato europeo sostengono la

distruzione della foresta pluviale amazzonica perprodurre mangimi animali destinati all’Europa.Bunge ha costruito illegalmente un intero porto inAmazzonia per l’esportazione della soia e si èaccordata con latifondisti senza scrupoli, che siimpossessano in alcuni casi illegalmente di areedi foresta pubblica e perfino di terre indigene.Dal mangime all’hamburger il passo è breve, e perquesto Greenpeace ha ribattezzato McDonald’scon il nome di “McAmazon”.Un recente articolo della rivista “Nature” avverteche il 40% dell’Amazzonia sarà distrutto entro il2050 se l’espansione dell’agricoltura continueràagli attuali ritmi, con conseguenze catastroficheper la biodiversità e per il clima dell'intero pianeta.La monocoltura della soia inoltre produce un forteimpatto chimico, oltre al pericolo di diffusione dispecie transgeniche in uno degli ecosistemi forestalipiù ricchi del pianeta.L’azienda che produce i McGiocattoli, la City ToysLtd, avrebbe utilizzato, su 2000 dipendenti, circa400 bambini, età media 14 anni, facendoli lavorare16 ore al giorno, sette giorni su sette, dormendoin dormitori adiacenti alla fabbrica su panche dilegno senza materassi.McDonald's, naturalmente, si è impegnata ad aprireun'inchiesta.

Fonti: Miniguida al consumo critico e alboicottaggio (realizzato da Movimento Gocce diGiustizia); Guida al consumo critico, Centro nuovomodello di sviluppo, Ed.EMI; McNudo, LutherrBlisset e Cyrano Autogestito, Ed Millelire stampaa l t e rna t i va ; Greenpeace 26-04-2006 ;www.rassegna.it

SAI CHE...

MC DONALD’S

Monsanto produce sementi e fitofarmaci; produceanche l’ormone BCH per la crescita forzata deibovini da macello, ormone ritenuto da moltiscienziati cancerogeno.

E’ stata al centro di vari processi per violazioniche vanno dalla contaminazione ambientale, allapubblicità ingannevole, alla violazione delle normesulla sicurezza.

Monsanto brevetta sementi che si possono usareper un solo raccolto, favorendo un regime dimonopolio sulle sementi che nutrono il mondoin modo da renderne uniche beneficiarie lemultinazionali del settore e penalizzandogravemente i piccoli coltivatori, specie nel Sud delMondo.

Nel febbraio 2004 in Argentina il segretariodell’Agricoltura ha proposto la redazione di unaLegge di “regalie globali”, chiamato Fondo diCompensazione Tecnologica. Secondo questomeccanismo tutti gli agricoltori dovranno pagareuna percentuale al momento della vendita dellesementi. Questa percentuale verrà riscossa dalgoverno, e poi consegnata alle imprese di sementi.In seguito alla massiccia protesta degli agricoltori,la legge è ancora sospesa. Monsanto minacciaora di imporre una tassa più alta, da applicarsi neiporti di entrata delle destinazioni di esportazionedella soia.

Nel 2001 è stato scoperto nel porto di Genova cheuna parte dei 3.000 quintali di soia e mais importatida Monsanto per la vendita nel nostro paese erano

geneticamente modificati, fatto molto grave datoil divieto in Italia di commercializzare e produrreOGM.

Marzo 2002: VAS scopre un lotto di sementiprovenienti dal porto di Trieste (3.150 q. di semidi soia) di proprietà della Monsanto che, risultatecontaminate da OGM, vengono sequestrate erespinte.

Luglio 2003: 381 ettari coltivati a mais in Piemontesono distrutti perché contaminati da sementicommercializzate agli ignari agricoltori comenaturali da Pioneer , ma inquinate da OGM (Mon809) di Monsanto.

Fonti:Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia);Guida al consumo critico, Centro nuovo modellodi sviluppo, Ed. EMI;The Ecologist, febbraio 1999;OGM, aprile 2001;www.peacelink.it;www.vasonline.it/campagne/biotech/ogm_2003_spacciatori_recidivi.htm;www.lifegate.it/alimentazione/articolo.php?id_articolo=1440

MONSANTO

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Il Gruppo Nestlé detiene in Italia, oltre a NestléItaliana, anche Friskies Italia, San Pellegrino eAlcon Italiana (prodotti oftalmici).

I principali prodotti e marchi sono: Bevande PrimaColazione (Nescafè, Nesquik, Orzoro); Alimentiper lattanti e bambini (Nestlé, Nidina, Guigoz,Latte Mio); Yogurt (Mio, LC1, Fruttolo); Gelati(Motta, La Cremeria, Antica Gelateria del Corso);Dolciari (Perugina, KitKat, Lion, Smarties,Ciocoblocco, Galak, After Eight, Quality StreetBaci, Polo, Fruit Joy, Rossana, Ore Liete);Surgelati (Buitoni, Cucina Creativa, Valle degliOrti, Surgela); Prodotti culinari (Maggi); Conservee condimenti (Sasso); Pasta (Buitoni, LeRasagnole, Pezzullo); Cereali (Cheerios, Fitness,Fibre1, Gold Crisp, Choca Pic, Fitness&Fruit);Prodotti da ricorrenza (Motta, Alemagna,Tartufone).

Unicef e l’Organizzazione Mondiale della Sanitàhanno un codice internazionale che proibisce lapromozione di latte in polvere a discapito di quellomaterno per i neonati. Nestlè viola questo codice,per esempio con forniture gratuite agli ospedaliin paesi del Sud del mondo, provocando ladiminuzione dell’uso del latte materno e rendendoindispensabile il ricorso al latte artificiale.

Secondo l’Unicef un milione e mezzo di bambinimuore ogni anno nei paesi poveri del mondoperché non viene nutrito con il latte materno, ealtri milioni si ammalano. Proprio per questo e acausa dei conflitti sul lavoro che la multinazionalegestisce in Colombia, nel marzo 2005 al

Controvertice di Davos ha ricevuto il premio qualeimpresa “più irresponsabile”, tra le 24 proposteda ONG di tutto il mondo.

In Brasile, Nestlé è accusata di estrarre acquaminerale senza debita autorizzazione. Leadermondiale nella vendita di acqua in bottiglia, lamultinazionale ha accumulato tutta una serie diirregolarità: oltre ad estrarre l’acqua senzaautorizzazioni, l’impresa sta provocando lademineralizzazione dell’acqua – “proibita dallalegge brasiliana” – e sta costruendo unostabilimento senza aver effettuato nessuno studiodi impatto ambientale, né averne permesso alcuno.Nestlè è una delle maggiori società del commerciodel cacao e del caffè, di conseguenza è uno deimaggiori responsabili delle pessime condizioniin cui si trovano milioni di contadini nel Sud delmondo.

Fonti:Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia);Guida al consumo critico, Centro nuovo modellodi sviluppo, Ed. EMI;RIBN, Rete Italiana Boicottaggio Nestlè;www.peacelink.it

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NESTLÈ

La stessa multinazionale ha pubblicato – in seguitoalle pressioni esercitate dal movimento per il consumocritico – un Rapporto sociale in cui ammette chenelle 731 aziende (624.000 lavoratori) in cui produceabbigliamento sportivo sono stati riscontrati casi dimaltrattamento e di abuso nei confronti deilavoratori. I dipendenti sono stati sfruttati con orariprolungati (fino a 60 ore alla settimana, in Asia e inparticolare in Cina), sono stati obbligati aglistraordinari, alle volte non pagati, ricevendo stipenditroppo bassi e con la impossibilità di avere unsindacato in grado di difenderli.

In diversi casi i lavoratori sono inoltre esposti aivapori delle colle, dei solventi, alle vernici per tuttoil periodo lavorativo, senza alcuna protezione.E’ stato inoltre denunciato il ricorso al lavoro minorilecome pratica abituale.

Molti dei Paesi in cui Nike produce (in Asia 490aziende di cui 124 in Cina, 73 in Thailandia, 34 inVietnam) sono governati da regimi oppressivi chenon tutelano i diritti umani.

La NIKE spende 180 milioni di dollari all’anno inpubblicità, quando sarebbe sufficiente l’1% di questobilancio per migliorare le condizioni di 15.000lavoratori indonesiani.

Prezzo al pubblico di una scarpa Nike: 125$Materiale ............................................. 4,7 $ 4%Manodopera ....................................... 1,3 $ 1%Profitti all’ingrosso .............................. 62 $ 49%Profitti al dettaglio ............................... 57 $ 46%

Fonti:Altreconomia Novembre 2000;Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia);Equonomia;Sito di Boycott!

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NIKE

In Italia è presente con i marchi: Lines, Tampax,Head&Shoulders, Infasil, Keramine H,Pantene,Oil of Olaz, dentifricio AZ, Topexan,Pampers, Tempo, Lenor, Ariel, Bolt, Dash,Nelsen, Ace, Baleno, Mastro Lindo, Viakal, AceGentile, Ace, Swiffer, Pringles e tanti altri.Fa parte di un’associazione (Business Round Table)che ha lo scopo di fare pressione sul poterepolitico affinché compia scelte economichefavorevoli alle grandi imprese.Nel 1997 ha sostenuto un’associazione americana(Keep American Beautiful) creata dalle industriedi imbottigliamento con lo scopo di non far passarealcuna legge contro le bottiglie “usa e getta”.

Secondo la rivista Earth Iusland Journal le patatinePringles vendute in Nord America contengonoOGM, Greenpeace ha confermato che anche sulmercato indiano sono entrati cibi OGM.Nel 2002 ha annunciato una severa ristrutturazioneche porterà alla riduzione di 24.600 posti dilavoro, mentre nei tre anni precedenti ne avevagià eliminati 13.000.Nel febbraio 2003 l’associazione inglese Uncagedha rilanciato il boicottaggio contro Procter &Gamble perché esegue test sugli animali. Si stimache ogni anno causi la morte di 30.000 animali(www.uncaged.co.uk).

Fonti:Miniguida al consumo critico e al boicottaggio(realizzato da Movimento Gocce di Giustizia);Guida al consumo critico, Centro nuovo modellodi sviluppo, Ed. EMI;Equonomia Marzo 1999;Ethical Consumer-63 / 2000;Il Sole 24 Ore, 10/6/1999;www.unimondo.org;www.rrrquarrata.it/boicottaggio_procter_gamble.htm

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PROCTER & GAMBLE

Unilever, multinazionale anglo olandese presente in90 Paesi con più di 200 filiali, si presenta come ilgruppo più importante nel settore dei beni di largoconsumo (alimentari, detergenti per la casa, igienepersonale), è il più grande commerciante del mondodi tè, ed uno dei principali nel settore dei gelati e deidentifrici.

Alcuni dei marchi con cui è presente in Italia: Algida,Findus, Bertolli, Lipton, Calvé, Knorr, Santa Rosa,UBF Foodsolutions, Slim-Fast, Svelto, Coccolino,Cif, Lysoform, Mentadent, Axe , Dove.

Lavoro minorile: Unilever è una delle compagnie chesfruttano maggiormente il lavoro minorile (circa 450mila i bambini che lavorano nelle monoculture). Sitratta di bambini fra i 6 e i 14 anni indirettamentesalariati oppure tenuti in schiavitù dal datore di lavoroper risarcire i debiti delle famiglie. Possono lavorareanche 12-13 ore al giorno per 40 centesimi di euro,e sono regolarmente esposti alle sostanze chimichepiù tossiche in commercio. Un bambino guadagnainfatti il 30% in meno di una donna e il 55% in menodi un uomo.

Brevetti: le corporation globali stanno brevettandole biodiversità indigene e i saperi tradizionali. Primala pianta del neem, poi il riso basmati, il frumento,l’atta (farina di frumento integrale), il chapatis (paneschiacciato, non lievitato) sono stati brevettati.La Unilever ha ottenuto un brevetto (EP 518577)perché sostiene di avere «inventato» l’uso della farinaper fare dei tipi tradizionali di pane indiano come ilchapatis.

Condizioni di lavoro in generale: Unilever è una dellemassime responsabili delle condizioni in cui versanomilioni di contadini del Sud del mondo per le suestrategie commerciali che non garantiscono guadagnidignitosi ai lavoratori delle piantagioni. Le condizionidi lavoro in queste piantagioni sono state definite dalGuardian già nel ‘94 “da manuale del colonialismo”.

Fonti:www.peacelink.it;Vandana Shiva “Research Foundation for Science,Technology and Ecology - Dun, India”;India Committee of the Netherlands (ICN)

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Provenienza degli ingredienti

Cioccolato fondente extra prodotto con fave dicacao di Cabruca (Brasile), zucchero di canna diCamari (Ecuador) e Mimbipà (Paraguay).Zucchero di canna di Camari (Ecuador) e Mimbipà(Paraguay).Cacao in polvere di El Ceibo (Bolivia). Cacao ezucchero provengono da organizzazioni diproduttori che da tempo hanno avviato uno strettocontrollo della qualità.Le farine sono preparate da grani teneri e maisitaliani, mediante molitura a pietra, ideale perpreservare le caratteristiche nutrizionali eorganolettiche. Il controllo manuale di ognioperazione garantisce in ogni momento losvolgimento corretto di tutte le fasi di lavorazione.

I produttori

Cabruca è una cooperativa brasiliana che coordinail lavoro di 35 prodotti di cacao biologico dellaBahia, specializzati in piccole coltivazioni “in ombra”all’interno della Mata Atlantica, un fondamentaleecosistema sudamericano.Camari è una cooperativa nata nel 1981, che contaoggi più di 200 soci fra piccole cooperative,associazioni e coordinamenti, per un totale di circa6500 famiglie, con una rappresentanza geograficanazionale.Mimbipà è un gruppo di agricoltori paraguaianiche si occupa soprattutto di fornire ai propriassociati assistenza tecnica e finanziaria perl’acquisto di attrezzature e materie prime e per lacommercializzazione del prodotto finito.

El Ceibo è un’organizzazione nata nel 1977 conl’obiettivo di migliorare le condizioni di vita deiproduttori di cacao boliviani. Oggi El Celibo contacirca 800 soci e contribuisce in modo determinanteallo sviluppo delle comunità locali.Libero mondo importa le materie prime, si occupadella lavorazione e distribuzione secondo i principidel Commercio Equo e Solidale.

Fonti:www.liberomondo.org

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BACI DI DAMA LIBEROMONDOFo

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I diritti dei lavoratori e il rispetto dell’ambientesono il fulcro della filiera (dalla produzione alladistribuzione) del commercio equo e solidale.

Nel 1996 è nata in Olanda Agrofair che importa edistribuisce banane equo solidali in Europa.Agrofair, primo caso nella “storia economica” dellabanana, è costituito al 50% dai produttori e per ilresto da Organizzazioni Non Governative operantinel campo della solidarietà internazionale e delcommercio equo e solidale.Le banane Altromercato garantiscono rispetto deidiritti e piena trasparenza.

Un esempio: nel 2003 in Ecuador il prezzo di uncartone di banane (18 Kg), era in media di 2 dollari.I costi sostenuti dal produttore per lo stessocartone circa 3 dollari. Produttore e braccianterischiano di operare in costante perdita.

Con il commercio equo il meccanismo dideterminazione del prezzo cambia. Altromercatopaga alla cooperativa di piccoli produttori El Guabo(nata in Ecuador nel 1997 con l’obiettivo di gestiredirettamente produzione, vendita ed esportazionidi banane, evitando il monopolio dellemultinazionali) 7 dollari a cartone per le banane alotta integrata e 9 dollari per quelle provenienti daagricoltura biologica.

La cooperativa, attraverso il prezzo maggioregarantito dal commercio equo, permette aicontadini di restare sul mercato e di investire permigliorare le piantagioni e il loro livello di vita.

Inoltre, destina una particolare attenzione a diversiprogrammi sociali e all’aspetto della qualitàattraverso un monitoraggio continuo sullaproduzione.

Attualmente è attiva la campagna “Diritti cheparlano”, finalizzata a sensibilizzare sulla situazionefortemente iniqua nella produzione e importazionedelle banane secondo il circuito delle multinazionali.Il materiale informativo è reperibile in ogni Bottegadel Mondo aderente alla campagna.

Fonti:http://www.altromercato.it/it/informazione/campagne/campagna_banane_2005/;“Casco bene. Scenari attuali e percorsi solidali perliberare i diritti, per regolare i mercati” Ed.Altromercato, 2005 (a cura di D. Marani e S.Lorigliola)

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BANANE ALTROMERCATOFo

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Il caffè Uciri è di qualità arabica lavata d’altura,monorigine, tra le più pregiate, con un bassocontenuto di caffeina.

È prodotto e commercializzato secondo i principidel Commercio Equo e Solidale, è caffè biologicocertificato ai sensi della direttiva UE 2092/91.La cooperativa Uciri (Uniòn de las ComunidadesIndìgenas de la Regiòn del Istmo), nata nel 1983da famiglie di indigeni nel Sud del Messico (regionedi Oxaca), conta oggi circa 2500 membri,provenienti da 51 comuni e coinvolge in totalecirca 80.000 persone. I terreni della cooperativarappresentano la più ampia estensione al mondocoltivata con metodi biologici.

La terra, secondo la visione indigena, è una Madre(Pacha Mama) da rispettare perché da essa dipendela nostra sopravvivenza e quella delle generazionifuture.Una visione di questo genere è totalmenteincompatibile con un tipo di coltivazione che facciauso di pesticidi, erbicidi o fertilizzanti chimici.In passato i tecnici dell’Inmecafè (l’IstitutoMessicano del Caffè) avevano cercato di convincerei contadini della zona ad usare prodotti chimiciper aumentare la produzione e diminuire le malattiedel caffè; Uciri ha continuato a produrre in modotradizionale fino a quando ha conosciuto il metodobiologico.

Parte dei proventi derivanti dalla vendita è destinataal miglioramento delle condizioni abitative, allostudio ed il controllo dell’agricoltura biologica,all’educazione e alla formazione per i giovani nelrispetto della cultura indigena, alla costituzione diun fondo di solidarietà per l’acquisto in comunedi macchinari e materiali di cui i soci hannobisogno.La cooperativa dà vita a diversi Tco (Trabajo ComùnOrganizado), gruppi di persone, che si unisconoper realizzare un lavoro in comune: per esempio,il rifornimento di prodotti di prima necessità tramitela creazione di spacci comunitari, la produzionedi ortaggi o l’allevamento di animali, la creazionedi servizi quali il mulino, i laboratori di sartoria ei trasporti.

Fonti:http://www.altromercato.it/it/produttori/schede_produttori/america_centrale/messico/JW;http://www.altromercato.it/it/prodotti/alimentari/tutti_prodotti_al/A01/500/000005

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L’olio, il miele, le marmellate, la pasta, i ceci, ilvino, gli agrumi, la farina, i peperoni, lemelanzane…I prodotti delle cooperative sociali che coltivanoterreni confiscati alla mafia hanno un sapore inpiù: quello della legalità.

Sono il frutto, infatti, di una legge importante: la109/96 sull’uso sociale dei beni confiscati allemafie. Una legge fortemente voluta da Libera eapprodata in Parlamento dopo la raccolta di unmilione di firme.Oggi sono in produzione quasi 450 ettari di terreniconfiscati alle mafie.La 109/96 ha dato l’opportunità a molti giovanidi riunirsi in cooperative ed associazioni, dicrearsi un reddito e di farlo nella legalità.I frutti delle loro fatiche (caratterizzati dal marchioLibera Terra e venduti attraverso la rete distributivadella COOP e le Botteghe del Commercio Equo eSolidale), rappresentano i primi esempi di quelleproduzioni della “legalità nella qualità”, ottenutecon i metodi dell’agricoltura biologica, che Liberavuole diffondere anche in altre regioni al di fuoridella Sicilia, a cominciare da Calabria, Campania,Lazio e Puglia.

Nata nel 1995 per coordinare e sollecitare l’impegnodella società civile contro tutte le mafie, conl’adesione di più di 1000 gruppi, nazionali e locali,Libera ha organizzato la sua azione in alcuniparticolari settori:• riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi;• educazione alla legalità;• sostegno diretto a realtà dove è molto forte la

penetrazione mafiosa, con progetti tesi asviluppare risorse di legalità umane, sociali edeconomiche presenti sul territorio;

• formazione e aggiornamento sul mutare delfenomeno mafioso e sulle soluzioni di contrastoad esso.

Tra i vari settori di intervento: sport, scuola,università, internazionale, familiare delle vittimedi mafia. Il presidente di Libera è don Luigi Ciotti,già fondatore del Gruppo Abele di Torino. RitaBorsellino, presente in Libera fin dalla suafondazione, ne è attualmente Presidente onoraria.

Fonti:www.libera.it - www.liberaterra.it

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Tea Promoters è una ditta che fornisce tè biologicoe biodinamico a diversi organismi europei dicommercio equo.

T.P.I ha avviato da anni un interessante progettodi sviluppo sostenibile della coltivazione del tè edi miglioramento delle condizioni socioeconomichedelle comunità contadine legate a tale attività.Il tè viene coltivato attraverso un metodobiodinamico tradizionale, che raccomanda diinterferire il meno possibile nei processi naturalidella crescita della pianta.Si concima attraverso il riciclaggio di prodottibiologici e si combattono le malattie attraverso labiodiversità.Questa ditta acquista, trasforma e distribuisce iltè di piccoli produttori pagandolo a prezzi diCommercio equo e immettendolo in questocircuito.Il tè infatti deve essere trasformato sul luogo diraccolta perché la lavorazione va fatta entro unpaio di giorni ed i piccoli coltivatori non possonopermettersi i costi della lavorazione. Con i proventi si impegna a migliorare la vitadei lavoratori, costruendo nuovi edifici, fornendocentri di aggregazione, condutture dell’acquapotabile, alloggi adeguati e un’adeguatapreparazione tecnica.

Ad ogni famiglia sono state affidate alcune mucche,in modo da contribuire al reddito familiare mediantela vendita del letame alla piantagione ed assicurarsiil latte per i bambini.Le donne hanno un posto particolare in questiprogrammi, dal momento che formano la spinadorsale di ogni piantagione di tè e svolgono unruolo attivo nel processo di sviluppo, occupandoanche posti da supervisore, insegnante e manager.Il cambiamento più importante introdotto nellavita dei lavoratori è dovuto alla possibilità acquisitadi partecipare ai processi decisionali, cosa finoa poco tempo fa, impensabile.Produce diverse varietà di tè, provenienti da India,Sri Lanka, Bangladesh: Tè nero, Tè verde, VerdeDarjeeling, Nero Darjeeling, Nero Assam, Nero diCeylon, Nero di Ceylon allo zenzero, Verde diCeylon, Earl grey, English Breakfast, Verdeall’arancia, al limone, al gelsomino.

Fonti: www.commercioalternativo.it

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TEA PROMOTERS

A proposito di acqua in bottiglia e di rubinetto…

QUALITÀ (salute)Oltre a darci un’acqua fresca e corrente, buona algusto, il filtro ha una efficacia depurativa neiconfronti di prodotti chimici quali fenoli,clorofenoli, ammine, che possono essere presenti,a bassissime concentrazioni, in acque potabilidistribuite dalle reti urbane. L’utilizzo in cucinamigliora l’acqua per la preparazione di bevande,caffè, tisane, brodi, bolliti, pasta, verdure.

IMPATTO AMBIENTALE (riduzione rifiuti erisparmio energetico)Oltre al miglioramento qualitativo organoletticodell’acqua, l’uso del filtro permette di ridurre dioltre il 95% i rifiuti di plastica prodotti dal consumodi acque in bottiglia e di ridurre il grande sprecoenergetico conseguente a trasporto e distribuzione.

VALORI SOCIALI (dal locale al globale)Rivalorizzare le risorse locali per i consumi locali,significa ristabilire gli equilibri territoriali capacidi restituire l’espropriata autonomia disussistenza a chi oggi soffre la fame e la sete. Insecondo luogo si evita di continuare a sostenereil disastroso monopolio delle risorse alimentari inmano alle grandi economie multinazionali. Inoltrecon questo “rubinetto solidale” aiutiamo il CISV(Comunità e impegno Servizio Volontariato) aportare avanti un progetto di cooperazione per laconservazione delle acque e del suolo in BurkinaFaso.

ECONOMIA (costa meno)Le statistiche parlano di un costo medio annuo,per una famiglia di quattro persone, di circa 350euro per il consumo di acqua in bottiglia.

Come è strutturato il filtro:

Il sistema di filtrazione con cartuccia a strutturacomposita toglie dalle acque potabili gli odori delcloro e trattiene eventuale materiale in sospensionefino a 0,5 micron.L’interno della cartuccia è composto da unamembrana microfiltrante in fibre di polietilene,calandrate a caldo, ad ampia e doppia superficieprovvista di appositi “dreni” costituiti da alcunistrati di rete in polietilene.La membrana assicura un’ottima azione meccanicadurante la filtrazione ed è in grado di ammortizzaregli eventuali colpi d’ariete provocati dalla rete idrica.L’azione chimica è svolta dal carbone attivo inpolvere che, mediante l’assorbimento, rimuovenon solo l’eccesso di cloro presente nell’acqua,ma anche moltissimi composti organici quali, adesempio, idrocarburi, tensioattivi, pesticidi,coloranti.L’elemento batteriostatico è formato da finegraniglia porosa di rame.Il filtro non altera ilcontenuto salino dell’acqua.

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L’Agricoltura Biologica è un metodo di coltivazionenaturale che esclude totalmente l’impiego deiprodotti chimici di sintesi, pesticidi e diserbantigarantendo alimenti privi di qualsiasi residuotossico e ricchi di qualità nutrizionali e gusto.Essa favorisce le risorse rinnovabili e il riciclo,restituendo al suolo i nutrienti presenti nei prodottidi rifiuto.Nell’allevamento del bestiame, la produzione dicarne e pollame è regolata prestando particolareattenzione al benessere degli animali eall’utilizzazione di mangimi naturali.Si rispettano i meccanismi naturali dell’ambienteper il controllo delle malattie e degli insetti nocivie si evita l’impiego di fitofarmaci di sintesi, erbicidi,fertilizzanti, ormoni della crescita, antibiotici omanipolazioni genetiche. In alternativa gli agricoltori biologici fanno ricorsoad una serie di tecniche che contribuiscono almantenimento degli ecosistemi e riduconol’inquinamento.Ad esempio il mantenimento della fertilità delterreno viene realizzato grazie all’arricchimento insostanza organica, alla rotazione delle colture eall’uso di tecniche particolari quali: il sovescio, ilcompostaggio e l’arricchimento dell’ambiente conelementi naturali, quali siepi di arbusti di variedimensioni e alberi.Questi elementi naturali hanno diverse funzioni:sono ambienti di vita ideali per animali utiliall’agricoltore (uccelli insettivori, insetti comecoccinelle, crisope ecc.) e contribuiscono aristabilire l’equilibrio nella lotta biologica tra specieanimali; difendono le colture dal vento; in ambientecollinare e montano frenano fenomeni di erosione

e ruscellamento, esercitano effetti benefici suicorsi d’acqua riducendo, con la loro ombra, lacrescite delle erbe acquatiche che danneggiano lafunzionalità dei canali.L’Agricoltura Biologica rispetta i naturali ciclistagionali e le caratteristiche del terreno cercandodi assicurare l’ideale produttività delle piante efavorendo il ripopolamento e la diversificazione diflora e fauna (biodiversità) con benefici effettisull’ambiente e la salute pubblica.L’Agricoltura Biologica è un’agricoltura eco-compatibile e rispetta, tra l’altro, anche chi lavoraimpedendo che i contadini si avveleninomaneggiando ed inalando sostanze tossicheaddirittura, a volte, senza le necessarie precauzioni….. ( guanti, maschere, tute,...).

FontiPer saperne di più sull’agricoltura biologica nellaprovincia di Parma: www.biologico.parma.it

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AGRICOLTURA BIOLOGICA

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Il Commercio Equo e Solidale (ComES) è unapproccio alternativo al commercio convenzionale;promuove giustizia sociale ed economica,sviluppo sostenibile, rispetto per le persone eper l’ambiente, attraverso il commercio, la crescitadella consapevolezza dei consumatori, l’educazione,l’informazione e l’azione politica.

È una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvoltinella catena di commercializzazione: produttori,lavoratori, Botteghe del Mondo, importatori econsumatori.

Intende migliorare le condizioni di vita deiproduttori aumentandone l’accesso al mercato,rafforzandone le organizzazioni, pagando un prezzomigliore, assicurando continuità nelle relazionicommerciali, promuovendo opportunità disviluppo per produttori svantaggiati (specialmentegruppi di donne e popolazioni indigene).Le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale(Botteghe del Mondo, Importatori, Produttori,Esportatori) si impegnano a: garantire condizionidi lavoro che rispettino i diritti dei lavoratorisanciti dalle convenzioni OIL (agenzia delle NazioniUnite per i diritti dei lavoratori); non ricorrere allavoro infantile e a non sfruttare il lavoro minorile,agendo nel r ispetto della Convenzione

Internazionale sui diritti dell’Infanzia; pagare unprezzo equo che garantisca a tutte le organizzazioni(di produzione, di esportazione, di importazionee di distribuzione) un giusto guadagno: il prezzoequo per il produttore è il prezzo concordato conil produttore stesso sulla base del costo dellematerie prime, del costo del lavoro locale, dellaretribuzione dignitosa e regolare per ogni singoloproduttore; garantire ai lavoratori una giustaretribuzione per il lavoro svolto assicurando pariopportunità lavorative e salariali senza distinzionidi sesso, età, condizione sociale, religione,convinzioni politiche; rispettare l’ambiente epromuovere uno sviluppo sostenibile in tutte lefasi di produzione e commercializzazione,privilegiando e promuovendo produzionibiologiche, l’uso di materiali riciclabili, e processiproduttivi e distributivi a basso impatto ambientale;adottare strutture organizzative democratiche etrasparenti in tutti gli aspetti dell’attività, in cuisia garantita una partecipazione collettiva alprocesso decisionale; reinvestire gli utilinell’attività produttiva e/o a beneficio sociale deilavoratori (p.e. fondi sociali); valorizzare eprivilegiare i prodotti artigianali espressionidelle basi culturali, sociali e religiose localiperché portatori di informazioni e base per unoscambio culturale.

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COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

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La cooperazione decentrata e non governativa èespressione di un nuovo modo di concepire losviluppo e i rapporti internazionali tra i popoli:rappresenta il collegamento tra comunità localiorganizzate dei paesi in via di sviluppo e deipaesi industrializzati, nell’ambito di accordibilaterali o multilaterali (programmi quadro).

Riconosce uguale dignità e responsabilità alle duecomunità partner, mirando a promuoverecambiamenti in entrambe: vuole ridurre i fenomeniche producono povertà ed esclusione nei paesidel Sud, vuole promuovere una maggioreresponsabilità nei comportamenti e nelle sceltedelle comunità del Nord del mondo (consumoconsapevole, riconoscimento e rispetto delle culturealtre, conoscenza dell’appartenenza ai processiglobali, visione corretta dei fenomeni migratori).Si tratta di una forma di cooperazione che miraal coinvolgimento della società civile, tantoquella del “Nord” quanto quella del “Sud”, nellefasi di ideazione, progettazione ed esecuzione deiprogetti di sviluppo.

Questa azione di cooperazione si realizza attraversoun partenariato tra enti omologhi del Nord e delSud del mondo.In altri termini, due enti locali (uno al Nord e unoal Sud del mondo) concertano tra loro per ladefinizione e la realizzazione di un progetto disviluppo locale.Più in particolare gli obiettivi perseguiti dallacooperazione decentrata sono: mobilitare lepopolazioni e tener conto maggiormente dei lorobisogni e delle loro priorità; rafforzare il ruolo e la

posizione della società civile nei processi disviluppo; favorire lo sviluppo economico e sociale– duraturo ed equo – attraverso la partecipazione.La cooperazione decentrata, prevedendo lapartecipazione diretta degli individui, sia quelli deipaesi donatori che quelli dei paesi beneficiati,riconosce l’esistenza di una molteplicità di soggettidello sviluppo.In questo modo, si discosta notevolmente dallalogica dei macro-interventi ideati nei centridecisionali occidentali ed esportati, spesso in modoacritico, un po’ ovunque nel mondo.La cooperazione decentrata è pensata a partiredalle esigenze locali e progettata attraversoun’integrazione delle competenze locali e dellecompetenze dell’ente del paese industrializzatoche promuove l’intervento.Il riconoscimento delle competenze specifichedelle entità locali (piccole e medie imprese, impresesociali, sindacati, università…) e l’invito a farlecooperare rappresenta l’elemento qualificante dellacooperazione decentrata.I programmi decentrati, per il loro carattere ristretto,sono più controllabili e proprio il fatto di averpuntato sullo sviluppo locale costituisce unagaranzia di sostenibilità dell’intervento, ossia lasua capacità di sostenersi nel tempo attraversole risorse umane, tecniche ed istituzionali locali,attraverso una capacità di gestione locale.La cooperazione decentrata non deve essereconsiderata come una via d’uscita di fronte aifallimenti delle forme di cooperazione tradizionaliquanto piuttosto uno strumento nuovo che, conle sue caratteristiche, dovrebbe affiancarsi alleforme di cooperazione già esistenti.

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COOPERAZIONE DECENTRATA

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Un Gruppo d’Acquisto solidale è formato da uninsieme di persone che decidono di incontrarsiper acquistare all’ingrosso prodotti alimentari odi uso comune, da ridistribuire tra loro.

Un Gruppo d’Acquisto diventa Solidale nelmomento in cui decide di utilizzare il concetto disolidarietà come criterio guida nella scelta deiprodotti.Solidarietà che parte dai membri del gruppo e siestende ai piccoli produttori che forniscono iprodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli delSud del mondo e a coloro che – a causa dellaingiusta ripartizione delle ricchezze – subisconole conseguenze inique di questo modello disviluppo.Spesso alla base della nascita di un GAS vi è unacritica profonda verso il modello di consumo e dieconomia globale ora imperante, insieme allaricerca di una alternativa praticabile da subito.Il gruppo aiuta a non sentirsi soli, a scambiarsiesperienze ed appoggio, a verificare le propriescelte.Insieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoliproduttori rispettosi dell’uomo e dell’ambiente, diraccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistarei prodotti e distribuirli...I gruppi cercano prodotti provenienti da piccoliproduttori locali per avere la possibilità di conoscerlidirettamente e per ridurre l’inquinamento e lospreco di energia derivanti dal trasporto.Inoltre si cercano prodotti biologici o ecologici,realizzati rispettando i diritti dei lavoratori.

L’esperienza in Italia inizia nel 1994 con la nascitadel primo gruppo a Fidenza, quindi a Reggio Emiliae in seguito in diverse altre località.Nel 1996 viene pubblicata la “Guida al ConsumoCritico”, con informazioni sul comportamentodelle imprese più grandi allo scopo di orientare lescelte del consumatore; l’ampio elenco diinformazioni documentate sulle multinazionaliaccelera il senso di disagio verso il sistemaeconomico e la ricerca di alternative.Nel 1997 nasce la Rete dei Gruppi d’Acquisto,allo scopo di collegare tra loro i diversi gruppi escambiare informazioni su prodotti e produttori.Attualmente in Italia sono censiti un centinaio diGAS.

FontiSe vuoi saperne di più sui GAS del nostro territoriovai sul sito: www.retegas.org

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GRUPPO D’ACQUISTO SOLIDALE

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Un mito della storia moderna è che il sistemaeconomico e commerciale internazionale, i suoiaccordi e le sue istituzioni come l’Organizzazionemondiale del commercio (World Trade Organization,WTO) fondino il loro operato sulla pratica del liberocommercio.Il libero commercio può essere definito come ilrisultato della liberalizzazione progressiva dei flussicommerciali, è quindi un sistema privo di barriereoltre che di ostacoli tecnici al commercio.La realtà è che la retorica del libero commercio èsempre stata utilizzata dai Paesi cosiddetti sviluppatiper promuovere i loro interessi: le norme cheregolano questo processo, infatti, non valgono pertutti i Paesi né per tutti prodotti.In questa logica ai Paesi in via di sviluppo si “chiede”– motivandolo con la ragione che solo così potrannocrescere economicamente – di liberalizzare il propriocommercio interno. Cioè di lasciare entrare i prodottidei Paesi sviluppati.La storia della crescita industriale occidentaledimostra invece che le economie sono cresciuteproteggendo i loro mercati, anche con l'interventostatale, fintantoché le proprie industrie sono diventatecapaci di competere sul mercato internazionale esu quello nazionale rispetto alla concorrenza estera.Questa pratica è tutt’ora seguita dai Paesi sviluppatied ha segnato la recente storia economica di Indiae Cina, che confermano questa teoria.Nel campo della produzione agroalimentare (summitdi Doha, 2001 - negoziato “Nama” - Non AgricolturalMarket Access Agreement) gli accordi internazionaliprevedono una progressiva diminuzione esuccessiva eliminazione delle tariffe sull'importazionedei prodotti.

I Paesi sviluppati e ricchi stanno esercitando fortipressioni per una drastica riduzione e poi unacompleta eliminazione di queste tariffe da parte deiPaesi poveri. Ma la possibilità di imporre dei dazipermette di proteggere i produttori locali dallaconcorrenza diretta delle imprese estere, per quantoriguarda il mercato interno del Paese.Questo significa quasi sempre una concorrenzaimpari tra piccole industrie nascenti e gigantiindustriali con enormi capitali e capacità produttiva.

La mancanza di democrazia all’interno degliorganismi internazionali, le forti pressioni esercitatedalle multinazionali sui governi del nord e del suddel mondo, la debolezza l’instabilità e la scarsademocrazia di molti dei governi dei Paesi menoricchi, non consentono di considerare paritario equindi “libero” il mercato internazionale.

La concentrazione nelle mani di pochi soggettieconomici, la continua variazione degli assettisocietari e lo scambio continuo di marchi, proprietà,concessioni, la collocazione in spazi giuridici e fiscali“virtuali”, la rilevanza degli aspetti finanziari, sonotutti fattori che sottraggono alle popolazioni di tuttoil mondo la possibilità di orientare l’economia versoun mercato effettivamente libero oltre che equo.Gli squilibri che si generano sulla base delle diversestorie, culture, potenzialità economiche, non sonorisolte sulla base di principi di equità e di pariopportunità, con attenzione ai mercati locali,all’impatto sociale, ambientale, culturale, ma sullabase della sola regola della crescita economica edel profitto da parte delle multinazionali che di fattogovernano i processi economici.

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LIBEROMERCATO

L’accesso a l’acqua è un diritto umanoCome segnala la Comunità di lavoro delle ONGsvizzere, l’acqua non è una merce come le altre,perché non ha sostituti ed è una necessità vitale.L’accesso all’acqua deve, quindi, essere consideratoun diritto umano.Ma ad oggi, un quinto della popolazione mondialenon ha accesso all’acqua potabile.Più della metà dei letti d’ospedale del pianeta sonooccupati da persone che soffrono da malattiepropagate dall’acqua e 6000 bambini al giornomuoiono per aver bevuto acqua infetta.Le Nazioni Unite prevedono che nel 2025 i dueterzi del pianeta vivranno in regioni con penuried'acqua.Il mercato dell’acquaDi fronte a questi giganteschi bisogni d’acquapotabile gli investitori privati richiamano allaprivatizzazione delle sorgenti e delle reti didistribuzione dell’acqua.Nestlè è il numero 1 mondiale nel mercatodell'acqua in bottiglia (calcolato in 36 miliardi dieuro): controlla il 16% del mercato mondiale(seguita da Danone, Coca-Cola Co. e PepsiCo),realizzando più del 6% di propri benefici netti nel2003 per la vendita di Perrier, Vittel, Contrex, SanPellegrino, Pure Life, Aquarel e altre.Acqua pura?Secondo uno studio del WWF oggi la maggioranzadella popolazione considera l’acqua in bottiglia piùsana a causa della pubblicità ingannevole condottadalle 4 Multinazionali.Ma la qualità dell’acqua del rubinetto nei paesioccidentali è generalmente buona e non sidifferenzia veramente nel gusto. Inoltre la qualità

dell’acqua venduta a prezzi moltiplicati non èsempre irreprensibile: il Dipartimento della Sanitàdel Kansas ha riscontrato in decine di acqueminerali tracce di cloroformio, nitrati e piombo,nonotante l’uso di parole come purezza e acquadi roccia riportate sulle etichette.La sete dei paesi poveri: l’esempio di Pure LifeIl marchio Pure Life è stato lanciato nel 1998:vorrebbe diventare il primo marchio mondialed’acqua. E’ stata introdotta progressivamente suimercati dei paesi del sud cominciando dal Pakistan,dove ora ha una parte del mercato superiore al50%. Lanciando il marchio in quel paese, Nestlèavrebbe, secondo l’Asian Wall Street Journal, usatodei metodi poco ortodossi: ha sensibilizzato lapopolazione sulla questione dell’igiene dell’acquacon dei seminari dove dei funzionari pubbliciproclamavano che lo stato dell’acqua in Pakistanera catastrofico. Pure Life veniva poi presentatacome la presunta alternativa. Ma ogni personaspenderebbe 243 dollari all’anno per Pure Life:spesa impossibile per gran parte dei Pakistani(reddito medio annuale: 495 dollari).I poteri pubblici potrebbero inoltre essere tentatidi sostituire l’investimento nel miglioramento dellarete di distribuzione pubblica d’acqua con PureLife. Per Nestlè, questa miseria è una sorgente diprofitti: sul suo sito internet, il marchio constatache l’Asia, in materia di consumazione di acquain bottiglia ha «un importante potenziale di crescitaper gli anni a venire».E sul Medio-oriente e l’Africa: «dell’acqua potabilefresca è vitale per questa regione e i nostriconcorrenti constatano il valore dell’acqua inbottiglia con delle cifre in crescita».

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ACQUE

Che cos’è?Il cacao,Theobroma cacao (Cibo degli dei) si ricavadai semi (fave) contenuti in grossi frutti detticabosse. L’albero è alto 15-20 metri; i frutti siraccolgono in due periodi dell’anno.

Dove si coltiva?Il cacao,originario del Centro e Sud America, sicoltiva nell’aree tra i 20 gradi a nord e a suddell’equatore. I più importanti paesi produttorisono: in Centro e Sud America: Messico. Brasile,Columbia, Ecuador; in Africa: Ghana, Camerun,Nigeria, Costa d’Avorio, Madagascar; in Asia:Indonesia e Sri Lanka.

Come si fa?Le fave sono poste a fermentare per alcuni giornie successivamente essiccate, tostate. Le favequindi vengono macinate fino ad ottenere la massao liquore di cacao composta da burro di cacao edalla parte secca della fava. Dalla massa, in seguitoad ulteriori lavorazioni si ottiene il cioccolato.

Quanto costa e chi ci guadagna?Il commercio del cacao attualmente è gestito damultinazionali che sono responsabili per l’80%del prezzo del prodotto grezzo. Cinquemultinazionali occidentali concentrano il 70% dellatrasformazione del cacao: Barry Callebaut, ADMCocoa, Cargill, Nestlè et Hamester. Seimultinazionali si spartiscono l’80% del mercatofinale dei prodotti a base di cioccolato: tre sonoamericane (Hershey, Mars e Philip Morris) e lealtre sono europee (Nestlè, Cadbury-Schweppes,Ferrero). Questo sistema di commercio penalizza

i produttori. Il Commercio Equo e Solidale,garantendo un equo guadagno, può invecemigliorare le loro condizioni di vita.

Cioccolato non equo-solidale

Commercianti al dettaglioFabbricazione, materie prime diverse dal cacaoProduttori di cacao

Bibliografia:Indira Franco. Il cacao. Editrice missionaria Italiana

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IL CACAO

DALLE SCUOLE: SAI CHE...

Realizzato dalla classe II B Istituto IPSAA Solari, Fidenza (PR)

Il caffè cresce nei Paesi della zona equatoriale chehanno temperature medie di 20-25° C.La pianta del caffè, originaria dell’Africa Centrale,è un arbusto sempreverde, con foglie lucide, verdescuro, ovali, allungate e appuntite all’estremità.La pianta è perenne e non ha un particolare periododi fioritura.Le condizioni dei lavoratori nelle piantagioni dicaffè sono spesso disastrose. I bambini sono levittime più frequenti: lavorano più di dodici ore algiorno, sono sottopagati e senza nessun diritto enessuna garanzia.Il mercato internazionale del caffè è nelle manidelle multinazionali: due giganti di questo settoresono Nestlè e Philip Morris. Il prezzo del caffèdipende da vari fattori che riguardanoprevalentemente l’offerta del prodotto sul mercato

e le contrattazioni in Borsa, dove le multinazionalicontrollano il prezzo in base ai loro calcoli diconvenienza.Il guadagno che deriva dal commercio del caffèrimane quasi tutto al Nord del mondo: il prezzo aldettaglio sul mercato dei Paesi ricchi è 7 volte piùalto del prezzo pagato ai produttori del Sud delmondo.

Il Commercio Equo e Solidale si ispira ad unalogica alternativa. Infatti offre:

- un prezzo del prodotto grezzo maggiorato rispettoa quello di mercato e idoneo ad assicurarecondizioni di vita dignitose ai contadini;

- eventuali prestiti per investimenti in cooperative;- un circuito commerciale per la vendita dei prodotti.

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IL CAFFÈ

DALLE SCUOLE: SAI CHE...

Testo a cura delle classi 1C, 2C, 2B, 3B (a.s. 2005/2006)dell’ITIS “Galilei” di S.Secondo (PR), nell’ambito del progetto“Capaci di futuro”, in collaborazione con Forum Solidarietà -Centro di Servizi per il Volontariato in Parma

LG, MOTOROLA, NOKIA, SAMSUNG, SONYERICSSON

Lg, Motorola, Nokia, Samsung, Sony Ericssoncontrollano il 75% del mercato mondiale dellatelefonia mobile.Nokia detiene il 36% dell’intera produzione. SoloSamsung produce in proprio tutti i suoi telefonini;tutti gli altri appaltano l’assemblaggio dei materialiad imprese terze. Secondo un’inchiesta di“Altroconsumo” (maggio 2006), le “5 sorelle”concedono scarsa libertà sindacale e impongonostraordinari non pagati ed obbligatori.In Cina sono le condizioni peggiori.7 milioni di morti in Congo dal 1996; è questo ilbilancio dovuto alle guerre, finanziate dai paesiindustrializzati, per il controllo dell’ 80% dellerisorse mondiali di Coltan. Trasformato in Tantalioin polvere, questo minerale “raro” è utilizzatosoprattutto nella produzione di cellulari edapparecchi high-tech, ma anche nelle industrienucleari, chimiche e belliche.

Dal punto di vista ambientale l’estrazione di Coltanminaccia la popolazione dei gorilla, già a rischiodi estinzione.Le principali multinazionali minerarie sono tra imaggiori inquinatori a livello mondiale: la sola“Cabot corporation” negli Stati Uniti (dal 1987 al2000) ha rilasciato nell’aria 60.000 tonnellate l’annodi emissione tossiche.10 anni o più di esposizione ad un telefoninopossono aumentare il rischio di contrarre unneuroma acustico.

Fonti:Altroconsumo, “Critica ai cellulari”;www.radiomundoreal.fm;www.internazionale.it

I CELLULARI

DALLE SCUOLE: SAI CHE...

Realizzato dalla classe II L liceo Ulivi, Parma

The Walt Disney Company, una delle multinazionalipiù potenti del pianeta, si articola in aree checoprono il mondo del cinema, dell’home video,della televisione, dell’editoria e del licensing,passando attraverso le nuove tecnologie e losviluppo di contenuti per internet e i cellulari cosìcome i luoghi di divertimento più emblematici:parchi e hotel tematici. SAI CHE… i cartoni animatiD isney sono spesso accopp ia t i a l l acommercializzazione e promozione tramite gadgetsdiffusi nei negozi McDonald’s, prodotti in paesicome Vietnam, Birmania e Indonesia da donneridotte in uno stato di semischiavitù. SAI CHE…Haiti. Lo scenario degli impianti, vere e propriebaracche, due soli bagni per qualche centinaia dioperaie, offre un contrasto stridente con il candoredelle felpe di Pocahontas. Donne che lavorano aun ritmo di 8-10 ore al giorno, costrette a staresempre in piedi. È proibito parlare, così comeandare in bagno più di due volte al giorno e nonsono permessi più di 10 minuti per la pausa pranzo.Chiunque provi a organizzare qualsiasi forma di

protesta, viene immediatamente licenziata e nonc’è tutela sanitaria. Inoltre poiché ad Haiti non èlegale licenziare le donne in gravidanza, i padroniassegnano loro lavori più pesanti in modo dacostringerle ad abbandonare il lavoro di propriavolontà. Lo stipendio di una giornata basta amalapena per consentire alle operaie di mantenersiin vita e di prendere l’autobus per andare la lavoro.Per ora la Disney nega ogni addebito, usandocome scusante il codice di condotta che la societàsi è data a che le impedisce di utilizzare lavorominorile o sottopagato. Le cose sono complicateulteriormente dal fatto che non è direttamente laDisney a gestire gli stabilimenti haitiani. Laproduzione tessile è subappaltata a due societàstatunitensi, la H.H.Cutlere e la L.V.Myles, che aloro volta si appoggiano a 4 ditte che lavorano inHaiti. Un sistema di scatole cinesi che facilita ilgioco di rimpallo delle responsabilità. La Disneyafferma di non aver riscontrato irregolarità durantele ispezioni.

Fonti:www.tmcrew.org, tratto da “Mini guida al consumocritico e al boicottaggio” (1998) realizzata da“Movimento gocce di giustizia”www.disney.itI CARE - Marzo 1997Campaign For Labor Rights (Gennaio 1998) suTactical Media Crew

WALT DYSNEY

DALLE SCUOLE: SAI CHE...

Testo a cura della classe 1B PNI (a.s. 2007/2008) del Liceo“Ulivi” di Parma, nell’ambito del progetto “Capaci di futuro”,in collaborazione con Forum Solidarietà - Centro di Servizi peril Volontariato in Parma

IO sono un seme più che moderno. IO sono unseme eccezIOnale. Robusto, efficace, efficiente,flessibile, atletico e performante. IO. IO sonomodificato, sono nuovo, trasformato. IO.Brevettato. Venduto. Imposto. A milioni dicontadini. IO.

Ho solo questo problema di un IO un po’ dilatato.Sono Egocentrico. Al di fuori di me non esistenulla. Anzi dopo di me non esiste nulla. Infatti isemi della pianta che nasce da me sono inutili.Magari reggono bene alla cottura, ma se li seminiper terra non ne nasce niente (semi?). Il vantaggionon è certo per i contadini che mi ricomprano tuttigli anni. Certamente per chi mi ha brevettato lamusica è diversa…

L’ordinanza 81 del 26 aprile 2004 dell’am-ministrazione provvisoria in Iraq di Paul Bremerha dato il paese in pasto alle multinazionali checontrollano il commercio mondiale dei semi, comela Monsanto, Syngenta e Dow Chemicals. Essaconduce alla irreversibile distruzione dell’agricolturairachena. L’Afghanistan aveva subito la stessa

sorte nel 2002. Questa ordinanza, ha di fattoistituito l’obbligo per i coltivatori iracheni dicomprare ogni anno una licenza e le sementitransgeniche dalle multinazionali americane, chedetengono un diritto di proprietà intellettuale checoncede loro, per vent’anni, il monopolio suproduzione, riproduzione, vendita, esportazione,importazione e stoccaggio di tutte le sementigeneticamente modificate e sulle varietà di piante“similari”. Monsanto ha compiuto una rapina dellesementi millenarie dell’Iraq per modificarlegeneticamente e brevettarle. E gli agricoltori sonoadesso obbligati a pagare per poterle coltivare.L’ordinanza 81 ha reso illegali le antiche tradizionidegli agricoltori di selezionare i semi migliori perriutilizzarli da un anno all’altro e gli scambi travicini. (Secondo la FAO, nel 2002, il 97% deicoltivatori iracheni riutilizzavano i loro semi o liacquistavano sul mercato locale). Gli agricoltori“colpevoli” di aver seminato semi non acquistati,o il cui campo è stato accidentalmente contaminato,incorrono in pesanti sanzioni, fino a pene detentive,alla distruzione del raccolto, dei loro attrezzi edinstallazioni!

Seme Terminator (OGM)

SEMENTI: SAI CHE...

Io sono un chicco di grano™, sono il risultato disecoli di selezioni, incroci, semine, raccolti, ecc.Però io sono diverso, moderno™.

Una multinazionale (per esempio Unilever™ oMonsanto™), alcuni anni fa ha deciso dibrevettarmi. O meglio, di brevettare il miopatrimonio genetico. Quindi sono stato inventatoda loro. Scoperto. Valorizzato. Perché io valgo.Tant’è che oggi se un contadino mi vuole seminare,anche se è il figlio della figlia del figlio della figliadi quei contadini che da secoli mi migliorano, miseminano e mi raccolgono, mi deve comprare. Epagarne i diritti al “legittimo” proprietario.

Il 3 maggio 1994 col numero 5.308.635, il 9 giugno1998 col numero 5.763.741 e il 12 gennaio 1999col numero 5.859.315, negli Stati Uniti vengonorilasciati brevetti per grani che producono impastia bassa elasticità.

Nel 2003 la Monsanto legalizza il furto anche inEuropa: nonostante la legge comunitaria vieti dibrevettare piante, il 21 maggio l’Ufficio Europeoper i Brevetti di Monaco ha concesso alla Monsantoil brevetto EP 445929, che copre un grano chepresenta una speciale qualità di cottura, derivatoda quello indiano.

Il terrorismo alimentare praticato da multinazionalicome Monsanto nei paesi che colonizzano haportato al suicidio decine di migliaia di contadinidel Terzo Mondo, rovinati dall’acquisto annualedei semi transgenici e dei pesticidi, erbicidi efungicidi estremamente tossici che vi sononecessariamente associati. Così, nel solo anno2003, 17.000 agricoltori indiani, ai quali le bancheavevano rifiutato prestiti per l’acquisto dei semiMonsanto, si sono suicidati.

Seme™

SEMENTI: SAI CHE...

I semi sono un dono della natura, delle generazionipassate e delle diverse culture. È dunque nostrointrinseco dovere e responsabilità proteggerli pertramandarli alle generazioni future.

Essi sono il primo anello della catena alimentare,incarnano la diversità biologica e culturale e sonoil ricettacolo della futura evoluzione della vita.Coltivatori e comunità umane operano fin dallarivoluzione neolitica, ossia da circa 10.000 anni,al fine di migliorare la resa, il gusto, i valori nutritivie altre qualità dei semi.

Il sapere accumulato sugli effetti sulla salute esulle proprietà curative delle piante, come anchesu certe particolari prassi di coltivazione einterazioni con il mondo animale e vegetale, conil suolo e con l’acqua, si è ampliato ed è statotramandato nei secoli e nei millenni.

Il libero scambio di semi tra coltivatori è semprestato alla base della conservazione della biodiversitàe della sicurezza alimentare: si trattava di unoscambio basato sulla cooperazione e sullareciprocità, nel quale i contadini in genere siscambiavano pari quantità di semi.

Delle 80.000 piante commestibili usate a scopoalimentare se ne coltivano solo 150 e solo ottosono commercializzate in tutto il mondo. Ciòimplica l’irreversibile scomparsa della diversità deisemi e delle coltivazioni.

“Siamo fortemente contrariati dal fatto chel’immagine della povertà e della fame dei nostripaesi sia usata come strumento da parte dellemultinazionali per promuovere una tecnologia chenon è sicura, ambientalmente compatibile né dialcuna utilità per noi. Non crediamo che questemultinazionali né l’ingegneria genetica aiuterannoi nostri agricoltori a produrre il cibo di cui c’èbisogno nel XXI secolo. Al contrario, crediamoche questa tecnica distruggerà la diversità, laconoscenza locale e i sistemi agricoli sostenibiliche i nostri agricoltori hanno sviluppato nel corsodei millenni, minacciando così la nostra capacitàdi alimentarci”. (I delegati degli Stati Africani alla5

a

Sessione Straordinaria della Commissione FAOsulle Risorse Genetiche, 8-12 giugno 1998, Roma).

Secondo ONU e FAO l’agricoltura mondiale produceoggi risorse alimentari sufficienti per sfamare 12miliardi di persone. Siamo poco più di 6 miliardi.

Seme (e basta)

SEMENTI: SAI CHE...

Realizzato nell’ambito dei progetti “Semi di futuro” e “Kuminda”.

Con la collaborazione di Forum Solidarietà – Centro di Servizi per

il Volontariato in Parma

Per informazioni e contatti:

[email protected]

[email protected]

[email protected]

www.kuminda.org

www.retelilluput .org

www.forumsolidarieta.it

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007

RETE LILLIPUTNodo di Parma e Nodo di Fidenza


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