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#Salvaiciclisti: messaggi sui pannelli luminosi di Milano · dedicata al TrafficCamp, che si è...

Date post: 17-Feb-2021
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5 Giugno 2012 #Salvaiciclisti: messaggi sui pannelli luminosi di Milano #Salvaiciclisti Precisazione FIAB • Conferenza Globale a Vancouver • Libri: “Il dio di Roserio” • Arte: Seraphine: la donna colorata • Ricordi in bici Tiziana De Vecchi Marco Stainer Da lunedì 26 marzo su 38 pannelli luminosi a messaggio variabile in giro per Milano compariranno due frasi a rotazione sul tema #salvaiciclisti, per sensibilizzare gli automobilisti al rispetto e all’attenzione verso biciclette e pedoni. È questa l’idea partita dall’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran e sostenuta dal Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, per dare un primo seguito all’incontro del 16 marzo, organizzato da RCS Sport e La Gazzetta dello Sport, “La bicicletta e la sicurezza nelle città: #salvaiciclisti” e alla giornata dedicata al TrafficCamp, che si è tenuto il giorno successivo. L’iniziativa è partita attraverso un tweet dell’assessore Maran: “Se poteste dire agli automobilisti di #Milano una frase #salvaiciclisti (3 righe, 16 caratteri l’una) cosa direste? Proposte: #bikewrite”. Tantissime le idee e i suggerimenti arrivati con hashtag #bikewrite, che in poche ore è diventato trending topic. “I pannelli variabili di solito contengono informazioni utili agli automobilisti, perché avvisano in caso di strade chiuse, deviazioni, blocchi o limitazioni del traffico. Sono cartelli speciali che attirano molto l’attenzione degli automobilisti”, ha dichiarato l’assessore Maran. “Per questo ho pensato di cominciare da qui per una nuova forma di sensibilizzazione verso le fasce più deboli della mobilità. Dare spazio a bici e pedoni, dove di solito le protagoniste sono le automobili, è un altro modo per cominciare a riappropriarsi delle strade e per ricordare a tutti di fare attenzione e di avere rispetto per chi sceglie di muoversi con mezzi sostenibili”. Si partirà dunque domani con le prime due frasi: “Guarda lo specchietto, poi apri la portiera - salvaiciclisti” e “Non sostare sulle corsie ciclabili - salvaiciclisti”. I messaggi si intervalleranno ogni 5 secondi tra loro e con altri due messaggi informativi su Area C, per tutte le 24 ore della giornata e saranno via via sostituiti con altre idee già arrivate o in arrivo dalla rete in questi giorni. La sicurezza per i ciclisti non deve essere limitata alla sola realizzazione e protezione di piste ciclabili, ma deve diventare una questione di mentalità per tutti, anche e soprattutto per gli automobilisti. Ed è solo impegnandoci su questo fronte che riusciremo a trasformare Milano in una città davvero amica delle biciclette”, ha concluso l’assessore Pierfrancesco Maran. “#bikewrite, intanto, continua. Stiamo raccogliendo le frasi più significative perché questa sia una campagna seria e duratura”. Dal sito del comune di Milano
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  • 5 Giugno 2012

    #Salvaiciclisti: messaggi sui pannelli luminosi di Milano

    • #Salvaiciclisti

    • Precisazione FIAB

    • Conferenza Globale a Vancouver

    • Libri: “Il dio di Roserio”

    • Arte: Seraphine: la donna colorata

    • Ricordi in bici

    Tiziana De Vecchi

    Marco Stainer

    Da lunedì 26 marzo su 38 pannelli

    luminosi a messaggio variabile in

    giro per Milano compariranno due

    frasi a rotazione sul tema

    #salvaiciclisti, per sensibilizzare gli

    automobilisti al rispetto e

    all’attenzione verso biciclette e

    pedoni. È questa l’idea partita

    dall’assessore alla Mobilità e

    Ambiente Pierfrancesco Maran e

    sostenuta dal Sindaco di Milano

    Giuliano Pisapia, per dare un primo

    seguito all’incontro del 16 marzo,

    organizzato da RCS Sport e La

    Gazzetta dello Sport, “La bicicletta

    e la sicurezza nelle città:

    #salvaiciclisti” e alla giornata

    dedicata al TrafficCamp, che si è tenuto il giorno successivo.

    L’iniziativa è partita attraverso un

    tweet dell’assessore Maran: “Se

    poteste dire agli automobilisti di

    #Milano una frase #salvaiciclisti (3

    righe, 16 caratteri l’una) cosa

    direste? Proposte: #bikewrite”.

    Tantissime le idee e i suggerimenti

    arrivati con hashtag #bikewrite, che

    in poche ore è diventato trending

    topic.

    “I pannelli variabili di solito

    contengono informazioni utili agli

    automobilisti, perché avvisano in

    caso di strade chiuse, deviazioni,

    blocchi o limitazioni del traffico.

    Sono cartelli speciali che attirano

    molto l’attenzione degli

    automobilisti”, ha dichiarato

    l’assessore Maran. “Per questo ho

    pensato di cominciare da qui per una

    nuova forma di sensibilizzazione

    verso le fasce più deboli della

    mobilità. Dare spazio a bici e pedoni,

    dove di solito le protagoniste sono le

    automobili, è un altro modo per

    cominciare a riappropriarsi delle

    strade e per ricordare a tutti di fare

    attenzione e di avere rispetto per chi

    sceglie di muoversi con mezzi

    sostenibili”.

    Si partirà dunque domani con le

    prime due frasi: “Guarda lo

    specchietto, poi apri la portiera -

    salvaiciclisti” e “Non sostare

    sulle corsie ciclabili -

    salvaiciclisti”. I messaggi si

    intervalleranno ogni 5 secondi

    tra loro e con altri due messaggi

    informativi su Area C, per tutte

    le 24 ore della giornata e

    saranno via via sostituiti con

    altre idee già arrivate o in arrivo

    dalla rete in questi giorni.

    “La sicurezza per i ciclisti non deve essere limitata alla sola

    realizzazione e protezione di

    piste ciclabili, ma deve diventare

    una questione di mentalità per

    tutti, anche e soprattutto per gli

    automobilisti. Ed è solo

    impegnandoci su questo fronte

    che riusciremo a trasformare

    Milano in una città davvero

    amica delle biciclette”, ha

    concluso l’assessore

    Pierfrancesco Maran.

    “#bikewrite, intanto, continua.

    Stiamo raccogliendo le frasi più

    significative perché questa sia

    una campagna seria e duratura”.

    Dal sito del

    comune di Milano

  • Notiziario di BaggioX Pagina 2 di 4

    Notizie FIAB

    Bici “contromano”: non facciamo confusione, il provvedimento non va applicato dovunque creando allarmi e proteste di Antonio Della Venezia presidente FIAB

    Con riferimento alla notizia riportata da

    alcuni organi di stampa in modo equivoco o

    inesatto, in relazione al tema del

    “controsenso ciclabile”, ossia della

    possibilità di adottare il provvedimento di

    doppio senso per le bici su strade a senso

    unico a seguito di un parere del Ministero

    Infrastrutture e Trasporti, è doveroso

    precisare quanto segue:

    1) non si tratta di una norma generale ed

    astratta, ma di un parere tecnico

    importante, atteso da tempo, che

    riteniamo utile e anzi fondamentale per lo

    sviluppo della ciclabilità e la sicurezza

    stradale, ma che va applicato con saggezza;

    2) l’applicazione nei singoli casi è

    competenza degli organi proprietari delle

    strade (nei nostri casi, solitamente, i

    ciclisti inclusi;

    4) chiediamo a tutti gli organi di

    comunicazione di prestare attenzione a una

    corretta ed attenta divulgazione delle informazioni per non provocare letture

    distorte, frettolose e controproducenti che rischiano anche di vanificare la portata

    innovativa e di buon senso contenuta nel

    parere reso dal Ministero.

    Già nel comunicato stampa FIAB di ieri

    veniva precisato che la circolazione delle

    bici non sarebbe stata consentita in

    controsenso dovunque ma, con

    provvedimento amministrativo del

    Comune, solo nei casi di “strade larghe

    almeno 4,25 metri, zone con limite di 30

    km/h, zone a traffico limitato, assenza di

    traffico pesante”.

    Comuni), che devono valutarne l’applicabilità

    concreta alle situazioni specifiche, in presenza di condizioni particolari;

    3) in assenza di diversa indicazione,

    continuano a valere le prescrizioni di rilevanza

    generale previste dal codice della strada che

    devono pertanto essere rispettate da tutti,

    Conferenza globale della mobilità ciclistica a Vancouver 2012

    Gli americani guidano di meno. Secondo

    un’indagine su un campione di giovani di età

    compresa tra 16 e 34 anni (rapporto

    U.S.PIRGhttp://www.uspirg.org/reports/usp/

    transportation-and-new-generation) in

    America dal 2001 le miglia percorse per

    veicolo sono in calo del 23% mentre crescono

    quelle percorse a piedi (+16%), quelle in bici

    (+24%), quelle con trasporto pubblico (+

    40%).

    Di come le politiche dei trasporti stanno

    cambiando a favore del trasporto

    ciclopedonale, si parlerà a Vancouver,

    Canada, alla Conferenza "globale" sulla

    mobilità ciclistica "Velo-City", in programma

    dal 26 al 29 giugno prossimi, per iniziativa di

    European Cyclists' Federation (ECF) e delle

    Autorità locali. L’evento si svolgerà presso lo

    Sheraton Wall Center Hotel accessibile,

    ovviamente, in bicicletta lungo la nuova e

    confortevole pista ciclabile.

    Le conferenze Velo-City, organizzate da una

    trentina d'anni in tutto il mondo da ECF,

    rappresentano oggi l'evento più prestigioso e

    di elevata qualità al mondo su pianificazione,

    provveduto a realizzare quella legata al

    tempo libero. Il piano ha tenuto ampiamente

    conto delle consultazioni di ciclisti e

    residenti, e analizzato quello che serviva per

    integrare i ciclisti nella rete di trasporto

    ordinaria. Nel 2003, con l’attuazione del

    piano urbano dei trasporti, è stata prevista

    l’integrazione, all’interno del nuovo sistema

    di mobilità, anche della rete ciclabile. Oggi

    Vancouver dispone di una rete ciclabile di

    400 Km. Questa crescita insieme con le

    iniziative complementari, come la

    realizzazione di ciclo posteggi e le attività

    promozionali, hanno contribuito a integrare i

    ciclisti nella rete di trasporto esistente”.

    Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla

    Venezia dichiara: "Anche per il mondo

    politico, economico e tecnico italiano e per i

    responsabili delle istituzioni che governano il

    territorio, prendere parte alla conferenza

    Velo-City di Vancouver può rappresentare

    un’occasione irrinunciabile per comprendere

    come sia assolutamente indispensabile avviare anche in Italia politiche concrete per

    la ciclabilità, utili a coniugare lo sviluppo

    economico locale e la crisi economico-

    finanziaria: la mobilità ciclistica aiuta la

    crescita".

    Iscriversi è ancora possibile, anzi doveroso.

    Tutte le informazioni sul sito

    http://www.velo-city2012.com

    progettazione e marketing della ciclabilità.

    Un’opportunità imperdibile per politici,

    amministratori pubblici, urbanisti, architetti,

    ingegneri, accademici, ricercatori,

    ambientalisti, utenti della bici, comunicatori,

    educatori, rappresentanti dell’industria della

    bici per incontrarsi, entrare in relazione,

    conoscere e condividere le migliori pratiche e

    le esperienze mondiali.

    Il programma della conferenza, in fase di

    continuo aggiornamento, è disponibile su

    http://www.velo-

    city2012.com/programs/program-at-a-glance

    Ma perché è stata scelta Vancouver come

    sede della conferenza globale della mobilità

    ciclistica?

    Lo spiega Bernhard Ensink, direttore della

    serie “Velo-City”: “Perché Vancouver è un

    buon esempio di città che ha identificato la

    bicicletta come una delle sue priorità

    principali di trasporto. Negli ultimi 10 anni, la

    rete ciclabile urbana è più che raddoppiata. Il

    programma per lo sviluppo della mobilità

    ciclistica di Vancouver è iniziato nel 1988 con

    l’approvazione da parte del Consiglio

    comunale del Piano della mobilità ciclistica.

    Successivamente il piano dei trasporti ha

    individuato la mobilità ciclistica come

    modalità di trasporto ad alta priorità da

    sviluppare all'interno della città. Oltre a

    dotarsi di una rete di percorsi ciclabili per la

    mobilità quotidiana, l’Amministrazione ha

  • Notiziario di BaggioX Pagina 3 di 4

    Libri Giovanni Testori - Il dio di Roserio di Claudio Negrini

    Senlis, cittadina medievale vicino a Parigi,

    1906. Notte.

    Immaginate una donna, sulla quarantina, dai

    capelli grigi scompigliati.

    Indossa abiti dismessi da domestica, è

    accovacciata, quasi prostrata sull’enorme

    telaio ricoperto di juta posato sul pavimento,

    al lume di una lampada a petrolio.

    Immaginate uno sguardo fervido, scintillante,

    che guizza nel silenzio della notte cercando il

    colore giusto, che come sempre si fabbrica da

    sé. Ecco che comincia a stendere uno sfondo di

    smalto, denso.

    E poi firma, subito, non sempre allo stesso

    posto, qualche volta in basso a destra, ma

    anche lungo il bordo della tela.

    E poi immaginate una voce dolce, ma

    assolutamente sgradevole, acuta, che scheggia il silenzio della stanza; la donna inizia a

    cantare, litanie inventate e gioiose, che solo lei

    conosce. Sola, nello spazio soffocato della sua

    stanza che usa anche come atelier, un odore

    pungente di trementina aleggia nell’aria; nella sua stanza tutto è scuro, invaso dalle tele,

    appese, accatastate, di ogni dimensione.

    Non era intonata e melodiosa, questa donna, ma poco importava…la sua cantilena è un

    respiro, un soffio verso il cielo e la Madonna,

    dalla quale, nella sua follia, lei diceva di essere

    guidata nei suoi quadri.

    E poi immaginate dei fiori, degli alberi, dei

    frutti. Immaginateli nella loro essenza, nella

    rappresentazione immediata del loro colore

    dominante, tanto da poterne sentire il

    profumo ed assaggiarne il sapore.

    Niente volti, niente case o altre immagini nei

    lavori di questa donna; solo fiori e alberi e

    frutti e foglie e animali. La Natura.

    Fiori che somigliano a piume, piume che fanno

    pensare a uccelli del paradiso, a rose, a dalie, a

    mele, a ciliegie, a lillà.

    Prepara i colori macinando ciò che la Natura le

    offre, aggiungendo ai suoi sapienti miscugli l’olio santo della cappella della Vergine Maria

    di Senlis.

    Lo sottrae quando è da sola nella chiesa, senza

    occhi indiscreti, convinta che quest’olio,

    indispensabile per tutti i sacramenti cattolici,

    dia forza e spiritualità alla sua pittura,

    dimorando in essa come Presenza Invisibile.

    “L’albero del paradiso”, “I fiori del paradiso”,

    “Il ciliegio dietro uno steccato” sono tra le sue

    tele più belle; sembra che la fortuna stia

    guardando in faccia a questa donna grandiosa,

    a partire infatti dagli anni Venti i suoi quadri

    vengono acquistati dai più noti collezionisti

    d’arte, e gli articoli che parlano di lei vengono

    pubblicati un po’ dappertutto, a Parigi, a

    Londra, in Germania e perfino negli Stati Uniti

    nel 1937.

    Invece…

    Immaginate la stessa donna di prima, ma senza

    più l’ardente guizzo dell’istinto negli occhi;

    immaginatela in un corridoio invaso dal rumore,

    dal fetore, al freddo perché sono finiti il

    carbone e la benzina.

    Accanto a lei altre persone dormono sopra

    sudici pagliericci di lana o alghe, stese sul

    pavimento, completamente nudi; dal soffitto l’acqua cade goccia a goccia da stalattiti di

    ghiaccio, tanto che alcuni infermieri sono

    costrette ad aprire gli ombrelli nelle sale dei

    pazienti.

    Siamo nell’Ospedale psichiatrico di Clermont.

    Nel 1938 questa donna scrive, dal manicomio:

    “Per far piacere alla Divina Madre non ci sarà

    pellegrinaggio alla mia tomba…se posso in

    questo farle piacere, trovare la pace, è l’unica

    felicità della mia esistenza in questa vita e

    nell’altra. La canonizzazione non aggiunge nulla alla santità, ma è un onore che si rende al

    venerato.”

    Il nome di questa donna è Seraphine, Seraphine

    de Senlis.

    Ora i suoi “lavori colorati”, come lei amava

    chiamarli in contrapposizione ai “lavori neri”

    come domestica, sono nei più importanti musei di tutto il mondo, dove a me, quando penso a lei, piace immaginare di sentirla ancora stonare

    l’amore per la Natura.

    Seraphine: la donna colorata di Sabrina D’Austria

    valanga di suggestioni al lettore più o meno

    attento a tutti i dettagli del racconto.

    Si tratta di farsi guidare dagli episodi che

    descrivono l’immaginario di un giovane corridore

    di bicicletta che cerca di uscire dalla mediocrità a

    suo modo, attraverso il gesto sportivo, tra i fumi

    di una “millecento” o di una “lambretta”, per

    andare finalmente a “limonare” con la “ragassa”.

    Un’Italia che non c’è più, naturalmente, ma che

    rappresenta ciò che eravamo, in contrasto con la

    vacuità dei nostri giorni, dove per apparire basta

    vestirsi alla moda o pettinarsi col “gel”. Ogni

    successo doveva essere conquistato col sudore e

    la fatica, nulla ti era dato, in partenza. La

    metafora del Consonni e del Pessina sono lì a

    dimostrarci che il ciclismo come la vità sono delle

    lunghe salite che però, ogni tanto, ci danno delle

    gran soddisfazioni!

    non sarà più quello di prima e per il senso di

    colpa di aver causato la caduta.

    Le debolezze, le furbizie degli addetti ai lavori

    sono lì a tentarlo, a fargli prendere decisioni che

    non sono nel suo modo di pensare. E allora,

    anche se il giorno della "Milanesi" il Pessina non

    sta bene, “c'ha il mal di pancia”, sa che deve

    vincere, perché l’è minga un “pastina”, c’ha

    carattere, lui.

    Romanzo della prima metà degli anni Cinquanta,

    periferia di Milano. La guerra è appena finita, ma

    non ancora abbastanza lontana da potersela

    dimenticare. Le ambientazioni, il linguaggio

    colorito, il milanese come lingua di “classe”, la

    necessità di emergere dopo un lungo periodo di

    fame e miseria: la guerra che ha lasciato la

    gioventù ha sfangarsela da sola.

    Non sempre comprensibile nella trama, come

    spesso ci abitua il Testori, il romanzo lascia una

    “L'è sta un sass? E' stato

    un sasso? Non ne sono

    mica tanto certo”. E’ così

    che comincia il travaglio

    del Pessina Dante

    (rigorosamente prima il

    cognome e poi il nome)

    rispetto all’incidente che ha causato

    l’infermità del suo gregario, il semidio

    Consonni Sergio. E sì, perché nel ciclismo,

    come nella vita, “in de per lù, se va nò

    luntan”. Siamo animali sociali e lo sport

    rappresenta la metafora della vita.

    Il Pessina questo lo capisce subito, perché

    del lavoro alla pompa della benzina non gli

    importa granché: è una missione, la sua,

    quella di diventare un campione per sé

    stesso, per la sua gente, del quartiere

    Roserio di Milano, per il Consonni Sergio che

    Arte

  • Notiziario di BaggioX Pagina 4 di 4

    Ricordi in bici Gite in periferia di Tiziana De Vecchi

    circonferenza di una ruota che si dipana come una

    traiettoria fra l'ombra e il sole, la magia di un

    tempo anni cinquanta che si arrotola nel carter di

    due biciclette di diversa misura.

    L'incedere è tranquillo, tranne qualche scatto

    della bambina che s'inventa una libertà

    possibile in un mondo con poche automobili,

    tra l'asfalto e lo sterrato, tra la realtà e il

    gioco. Il nonno ha la sua saggezza e con le

    mani appoggiate al manubrio gode del tempo

    condiviso... poi ci si ferma in una vecchia

    osteria, si appoggiano le biciclette al muro,

    sotto la grande sopra la piccola, un rapporto

    fisico come quello della bambina che prende

    la mano del nonno.

    Un bicchiere di vino rosso e una spuma e il

    tempo è già una veloce corsa verso il

    futuro.....

    In sella alla notte di Marco Stainer

    Saltafoss rossa di Marco Stainer

    E poi ci fu la volta quando decidemmo di vivere

    una notte un po’ alternativa. Io e Roby avevamo 17

    anni e poca voglia di annoiarci. Eravamo a casa mia

    e dopo aver visto un film piuttosto deludente,

    l’idea che ci passò per la testa fu veramente

    azzeccata.

    “Roby- il mio amico si chiama Roberto- Roby, che

    te ne pare se andassimo a farci un giro in

    bicicletta?

    “Ma sono le due di notte!! Mmm però non è

    malaccio come idea. Tanto io non ho molto sonno.

    Ma ce l’hai una bici in più per me?”

    “Si si, tranquillo! Io prendo la mia bici e tu quella di

    mia nonna.”

    Sgattaiolammo fuori di casa senza farci sentire da

    nessuno, aprimmo il box, acchiappammo le due

    bici e uscimmo dal cancello. La temperatura era

    perfetta per farsi una bella biciclettata in giro per

    Milano.

    Il silenzio e le luci dei lampioni che stendevano una

    densa luce giallognola sulla città rendevano la

    situazione poetica.

    Partimmo da Baggio alle 2 e un quarto di notte e

    vagammo senza una meta precisa fino alle 5 e

    mezza di mattina: corso Vercelli, corso Magenta,

    tutte le vie più famose del centro e poi… e poi

    Piazza Duomo.

    Che spettacolo! Imponente e maestosa eppure

    così fine ed elegante, immersa in un’atmosfera

    eterna, senza la chiassosa folla quotidiana, senza

    la solita gente appariscente che ti impegna lo

    sguardo.

    C’erano solo un paio di spazzini intenti a

    ripreparare la bella piazza “de la Madunina” alla

    seguente mattina, quando sarebbe tornata

    affollata e schiamazzante.

    La sensazione di pedalare senza dover fare zig-

    zag per piazza Duomo e sopra il marmo della

    Galleria fu inebriante.

    Finito il nostro giretto tornammo verso Baggio.

    Credo che non mi sia mai pesato così poco

    pedalare, erano pedalate leggere e serene

    incorniciate da un’arietta fresca e il cinguettio

    degli uccellini più mattinieri. La bella nottata

    terminò quando ci sedemmo su una panchina

    del parco delle cave a guardare l’alba e a

    goderci la sensazione di soddisfazione per la

    bella esperienza vissuta.

    Molto spesso, forse un po’ per l’abitudine,

    forse un po’ perché quando camminiamo in giro per le strade di Milano siamo sempre

    con lo sguardo basso, il passo spedito e la mente affollata da mille pensieri e

    preoccupazioni, dico, forse siamo sempre

    troppo distratti per accorgerci di quanto sia

    magica la nostra città.

    Beh, noi quella notte ce ne accorgemmo,

    quella notte nessuno dei due aveva alcuna

    preoccupazione a distrarsi.

    Una piccola bicicletta proiettata lungo la strada

    piantonata da due secolari olmi. Il respiro antico di

    un nonno suonatore di oboe e dilettante ciclista

    con trofei datati 1910, che pedala un po'

    appesantito dagli anni lungo la stessa strada in

    direzione la Gaggia, cascina un po' più in là della

    Guascona, alla periferia di Muggiano. Intorno il

    profumo dei fiori di robinia e il colore dei papaveri

    che macchiano il bianco della camomilla. Un

    nonno e una bambina, il sapore eterno di un

    rapporto intenso come una pedalata,

    sessantacinque e cinque anni posti sulla

    -'Ste fa', 'ste fa' nani? sel'ghè sucess? Te se burlà

    giò?-

    -Chi l'è Lina?- urla il nonno dalla cucina

    -L'è il fiulet'! L'è vegnù a ca' tut sgrafignà!-

    La prima di una serie di cadute toste mi vide

    protagonista alla tenera età di 6 anni. Prima ero

    troppo piccolo perfino per combinare guai.

    Il fatto si svolse alla fine di un caldo pomeriggio di

    inizio estate, nel mio cortile. Saranno state le 7 di

    sera perché mi ricordo che avevo già iniziato a

    tendere le orecchie per sentire quando la mamma

    avrebbe proclamato il " Marcooo è prontooooo!!"

    dal balcone della cucina. Il tempo era poco e quindi dovevo cercare di esaurire le energie

    residue il più velocemente possibile, pertanto mi

    misi a pedalare per l'appunto il più velocemente

    possibile.

    Correvo forte con la mia saltafoss rossa

    fiammante, avevo il diavolo in corpo. Sul rettilineo pedalavo premendo forte sui pedali, arrivato al

    limite del cortile dovevo invertire la marcia ed era

    proprio quella la parte più divertente: cercavo di

    non frenare finché non fosse veramente

    necessario, all’ultimo allargavo un po’ la curva,

    schiacciavo forte il freno posteriore e con una

    sgommata giravo la bici di 180 gradi.

    Quella volta, preso dalla foga, avevo calcolato

    male gli spazi. Derapai troppo vicino al cordolo di

    cemento che divideva il cortile dal giardino, urtai

    con la ruota il bordo e mi ritrovai insieme alla mia

    super-bicicletta dentro un bellissimo

    cespuglio di ortensie.

    Risultato: graffi dappertutto, foglie e rametti

    incastrati nei raggi della bici e una gran bella

    lavata di capo quando mia nonna, uscita dopocena da innaffiare le piante, constatò personalmente l’entità del danno.


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