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scuola infanzia

Date post: 27-Mar-2016
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LA SCUOLA D'INFANZIA: Enza Palombo - Psicologa NPF 36 eN ".2/2005
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LA SCUOLA D'INFANZIA: AMBIENTE EDUCATIVO PER SVILUPPO DELLA COSCIEN DEL BAMBINO Enza Palombo - Psicologa NPF G li Orientamenti educativi didattici per la scuola dell'infan- zia rappresentano una tappa fondamentale e riconoscono giuridicamente fondato il concetto di scuola d'infanzia come primo grado di tutta la nostra costruzione formativa. La società di questo scorcio di millennio è fondamentalmente una socie- tà complessa in continuo cambiamento e transizione. Negli ultimi anni si è assistito all'affermarsi della cosiddetta cultura immateriale legata al- l'immissione sul mercato di media computerizzati, con il conseguente privilegio della dimensione dell' apparire rispetto a quella dell' essere; alla nascita di nuove ricchezze e nuove povertà connesse con il cambiamento della percezione dei bisogni fondamentali dell'uomo; all'avanzare dei problemi derivanti dall'esigenza pressante di accogliere e inte- grare persone di altre etnie ed altre culture, per avvicinarsi sempre più ad una concezione multietnica e integrata della vita e della società. Questa evoluzione - contrassegnata dall'apertura dei modelli culturali precedenti e dalla conseguente appartenenza di ciascun membro della famiglia a "reti" culturali, ludiche, associative di- verse - ha messo progressivamente in crisi il "mestiere" di geni- tore, creando una frantumazione del sistema familiare e rendendo sempre più difficile la comunicazione sia tra genitori che nel rapporto tra genitori e figli. L'infanzia, anche se vissuta come investimento fondamentale, rischia di non trovare nel contesto della famiglia i punti di riferi- mento formali e sostanziali. Gli affetti, i sentimenti, le emozioni, elementi fondamentali dei rapporti familiari e sociali, acquiste- ranno un valore duraturo solo quando il dialogo, la stima ed il ri- spetto reciproco non saranno pretesi ma liberamente riconosciuti in base alla qualità dei rapporti sviluppati nel tempo. Il nostro secolo è riuscito ad assicurare solo in modo parziale i diritti esistenziali e culturali dell'infanzia. Violazioni, anche in- volontarie, dei diritti dell'infanzia avvengono ogni giorno attra- verso condizionamenti, imposizioni, umiliazioni, ricatti, maltrattamenti. Sfruttamento, denutrizione, mortalità precoce per malattie o per violenze interessano ancora i due terzi dei bambini e delle bambine della Terra. Ai bambini e alle bambine 36 eN ".2/2005
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LA SCUOLA D'INFANZIA: AMBIENTE EDUCATIVO PER SVILUPPO DELLA COSCIEN DEL BAMBINO

Enza Palombo - Psicologa NPF

G li Orientamenti educativi didattici per la scuola dell'infan­zia rappresentano una tappa fondamentale e riconoscono giuridicamente fondato il concetto di scuola d'infanzia come primo grado di tutta la nostra costruzione formativa.

La società di questo scorcio di millennio è fondamentalmente una socie­tà complessa in continuo cambiamento e transizione. Negli ultimi anni si è assistito all'affermarsi della cosiddetta cultura immateriale legata al­l'immissione sul mercato di media computerizzati, con il conseguente privilegio della dimensione dell' apparire rispetto a quella dell' essere; alla nascita di nuove ricchezze e nuove povertà connesse con il cambiamento della percezione dei bisogni fondamentali dell'uomo; all'avanzare dei problemi derivanti dall'esigenza pressante di accogliere e inte­grare persone di altre etnie ed altre culture, per avvicinarsi sempre più ad una concezione multietnica e integrata della vita e della società.

Questa evoluzione - contrassegnata dall'apertura dei modelli culturali precedenti e dalla conseguente appartenenza di ciascun membro della famiglia a "reti" culturali, ludiche, associative di­verse - ha messo progressivamente in crisi il "mestiere" di geni­tore, creando una frantumazione del sistema familiare e rendendo sempre più difficile la comunicazione sia tra genitori che nel rapporto tra genitori e figli.

L'infanzia, anche se vissuta come investimento fondamentale, rischia di non trovare nel contesto della famiglia i punti di riferi­mento formali e sostanziali. Gli affetti, i sentimenti, le emozioni, elementi fondamentali dei rapporti familiari e sociali, acquiste­ranno un valore duraturo solo quando il dialogo, la stima ed il ri­spetto reciproco non saranno pretesi ma liberamente riconosciuti in base alla qualità dei rapporti sviluppati nel tempo.

Il nostro secolo è riuscito ad assicurare solo in modo parziale i diritti esistenziali e culturali dell'infanzia. Violazioni, anche in­volontarie, dei diritti dell'infanzia avvengono ogni giorno attra­verso condizionamenti, imposizioni, umiliazioni, ricatti, maltrattamenti. Sfruttamento, denutrizione, mortalità precoce per malattie o per violenze interessano ancora i due terzi dei bambini e delle bambine della Terra. Ai bambini e alle bambine

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di oggi continuano ad essere negati alcuni diritti fonda­mentali come quello di esprimere propri autentici modi

di essere e proprie forme di autonomia nelle quotidiane scelte di vita.

La scuola dell' i,nfanzia, come primo ambiente forma­

tivo-educativo, rappresenta il luogo di esperienza e di apprendimento per recuperare e promuovere i diritti fondamentali ed universali del bambino contenuti nel

genoma di ogni essere umano. La Neuropsicofisiolo­

gia evidenzia infatti che ogni essere umano ha delle

pulsioni genetiche con le quali ricerca l'affermazione di se stesso in quanto realtà psicofisica e spirituale uni­ca ed irripetibile: tali pulsioni spingono all' affermazio­ne della dignità, alla ricerca di libertà, piacere, gratificazione, giustizia, amore. Queste pulsioni fisio­logiche innate nell' essere umano spingono l'individuo

ad evolversi. il rispetto dei diritti fondamentali del bambino si concretizza quindi nel rispetto delle sue

pulsioni genetiche. Occorre pertanto una strategia edu-

cativa che sulla base di queste conoscenze stimoli il bambino a prendere coscienza di sé promovendo una

gestione autonoma della propria crescita nell'ambien­te.

Obiettivi culturali ed educativi della Scuola d'Infanzia

La scuola de Il 'infanzia si qualifica come luogo di ap­prendimento e socializzazione intenzionalmente orga­nizzato per i bambini della seconda infanzia (da tre a sei anni). Ad essa viene attribuita una pluralità di funzioni garanti del diritto dell'infanzia a costruire la propria identità, autonomia e competenza intellettuale, sociale e valoriale.

La funzione educativa della scuola dell'infanzia, per­tanto, si articola in compiti di natura culturale e forma­zione educativa finalizzata a valorizzare l'esperienza di ogni singolo bambino. I suoi obiettivi sono: l) svi­luppare tutte le dimensioni della personalità del bambi-no e della bambina attraverso una specifica ('ff'

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progettualità pedagogica e didattica capace di porsi in relazione con la pluralità dei eontesti fonnativi ex­tra-scolastici; 2) valorizzare l'identità culturale e personale di ciascun bam­bino, anche mediante interventi sulle situazioni di svantaggio culturale e sulle difficoltà cognitivo-relazionali; 3) elaborare una cultura dell'infanzia tesa a promuovere la partecipazione e gestione sociale intesa come opportunità per le famiglie, di scambio, confron~o, comprensione di cultura e stili di vita diversi.

La scuola come ambiente sociale

N ella nostra come in molte altre cul­ture,i bambini trascorrono gran parte del loro tempo a scuola. È allora natu­raM chiedersi: quali sono le caratteri­stiche peculiari della scuola tradizionale in quanto ambiente so­ciale? In che modo le capacità dei bambini di adattarsi al sistema scola­stico potrebbe dipendere dai valori con cui sono a contatto al di fuori della scuola?

L'ambiente scolastico tradizionale è ben delineato da Weinstein (1991): «Dopo averli assegnati ad una classe fonnata quasi sempre da ragazzi a loro estranei, e qualche volta persmo ostili, ci si aspetta che i bambini inte­ragiscano fra loro armoniosamente ... A dispetto della loro naturale spinta a cooperare, di solito li si costringe a lavorare in modo competitivo ... ».

La natura fortemente competitiva è una delle caratteristiche più evidenti della scuola, quando è confrontata con altri contesti sociali. Per giunta, le prestazioni dei bambini in classe sono continuamente valutate e messe a confronto. Persino il gioco, a scuola, è in genere competitivo e valutato da persone adulte.

Studi condotti in ogni parte del mondo indicano che nella maggio-

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ranza delle culture l'adattamento dei bambini al complesso di condizioni imposto dalla scuola avviene con grandi difficoltà (Whitin B.B., Edwards C.P., 1988). Nei paesi occi­dentali la disapprovazione dei metodi pedagogici fondati sul rigido control­lo delle attività dei bambini ha portato periodicamente a sperimentare metodi alternativi.

Secondo la Neuropsicofisiologia il tennine educazione implica un meto­do che renda consapevoli bambini e ragazzi del loro processo di crescita e di apprendimento, attraverso percorsi che inducono nel cervello il piacere di costruire conoscenza. L'intervento educativo diviene così flessibile, creativo ed è mirato a stimolare nel bambino le sue potenzialità.

Molto spesso gli educatori fanno tutt' altro che indirizzare le capacità di apprendimento dei bambini loro affi­dati. Invece, proprio nell' età compre­sa fra i tre e i dieci anni il cervello dei bambini è alla continua ricerca di nuovo nutrimento, che il mondo in effetti offrirebbe in abbondanza. Lo sviluppo del cervello necessita di una continua interazione con il mondo esterno. Di solito non viene fatto qua­si mai il tentativo di potenziare le ca­pacità esistenti del bambino, anzi, si cerca di equilibrare le carenze che emergono dal confronto tra i pro­grammi scolastici che devono essere portati a compimento e le effettive conoscenze.

Curiosità, interesse, piacere e moti­vazione sono le premesse per impara­re qualsiasi cosa.

Ogni apprendimento, infatti, è sem­pre legato alla motivazione e all'e­mozione positiva prodotta dali 'acquisizione di nuove conoscen­ze. A questo scopo il gioco costituisce uno dei connotati essenziali della scu­ola d'infanzia «non più inteso come semplice divertimento e attività spon­tanea, ma soprattutto come risorsa privilegiata di apprendimento e di re-

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e concorre a realizzare le potenzialità del e a relazionarsi a se stesso e agli altri in una

di aspetti, di desideri e di funzioni.» .,1991).

'uv(UV1.v dovrebbe insegnare al bambino a ri­la soluzione ai problemi attraverso attività

in cui possa provare gioia. Il pia-gioia infatti polarizzano positivamente il facilitando lo sblocco del cervello dalle

:onserttetlClc,gll· di sperimentare sentimenti e t:tannentl più liberi e sicuri.

lli>UL,L,R/H'" di benessere e piacere vissuta du­

promuove la sintonia e il dialogo con. Inoltre, attraverso l'osservazione, l'inse­

può rilevare eventuali forme di disagio o tn)J,ol1:arrlenlti che possono essere corretti attraver­

so di strategie più funzionali e adattive. Senza emozione positiva (piacere), moti­vazione e adeguamento delle caratteristiche dello stimolo all'età, non c'è apprendimento funzionale alla crescita conoscitiva. La famiglia alla quale è ri­

una irrinunciabile funzione educativa .""""C't11'\t., il contesto prioritario di riferimento per

di rapporti stabili e continuativi sia

nel suo intento educativo informa e l'infor­può produrre effetti positivi laddove po­d effetti negativi laddove condiziona

il premio o la punizione), tutto dipende qualità. Ecco, quindi che la qualità dell' e­

è direttamente proporzionale alla qualità JH1.1UL.1Vl.1'" che la scuola stessa produce al

Occorre quindi capire che è l'educa­strumento fondamentale attraverso il quale umano nasce in coscienza e prende consa­

di sé in un processo funzionale irifìnito accompagnerà durante tutto l larco della sua

D

N., "Progetto UE scuola materna, commento ai IriA,ntamAnti", 1991, Ed. La Scuola, Roma .

. S., (1991) The classroom as a social con­"Annual review of Psychology", 42,

B.B. e Edwards, C.P. (1988). Children ofdiffe­the formation of social behavior. Cambridge, University Presso

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