Date post: | 19-Feb-2016 |
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dOv’è il capO?il corpo forestale dello stato merita una guida più autorevole?
Anno 2 - n. 3 - maggio/giugno 2009 - € 16.25 - Poste italiane SpaSpedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1
comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008
OrganO ufficiale dell’ugl federazione nazionale corpo forestale dello stato
emergenza terremOtO
“un’aquila ferita
che non perde
la sua fierezza
tornerà presto a volare”
a pag. 8
da vicinO
intervista al comandante
regionale della campania
dir. sup. dott. fuschetti
a pag. 10
sicurezza
ronde di quartiere.
è davvero ciò di cui
abbiamo bisogno?
a pag. 16
n.3 maggio/giugno
QuestO prOdOttO è cOmpletamente biO-degradabile e riciclabile, nel pienO rispettO dell’ambiente
N. 3 - - pag. 3
sommario 4 - Editoriali Per una progettualità del lavoro
Alla “truppa” 10 euro d’aumento contrattuale.
Ad un dirigente oltre 200.000 euro d’arretrati
Fatti e misfatti: analisi di una eredità ingombrante
8 - Emergenza terremoto “Un’aquila ferita che non perde la sua fierezza tornerà
presto a volare
10 - Da vicino Intervista al Comandante Regionale della Campania
Dir. Sup. Dott. F. Fuschetti
14 - Accordi internazionali L’acqua un diritto? Non c’è accordo: è solo
“un bisogno fondamentale”
16 - Sicurezza Ronde di quartiere. è davvero ciò di cui abbiamo
bisogno?
18 - Energia e ambiente Presentato il rapporto “Comuni rinnovabili 2009”
di Legambiente
20 - Mare nostrum Scoperta in Calabria foresta di corallo nero
22 - Protezione animali Il fenomeno del randagismo: un approccio scientifico
26 - Ecosistemi Marche: il Parco Regionale Naturale del Conero
32 - Sindacale Terremoto: solidarietà dell’UGL
editoriali
N. 3 - - pag. 4
PEr unA ProgEttuAlità DEl lAvoro
Basterebbe un minimo di programmazione per far operare i Forestali in condizioni migliori
di Danilo Scipio / Segretario Nazionale UGL-CFS
il Corpo Forestale dello Stato è
ormai sull’orlo del precipizio:
pianificazione, rispetto delle
regole, principi di uguaglianza,
razionalità nell’attività di ge-
stione hanno lasciato il posto a clien-
telarismo, faziosità, nepotismo, su-
perficialità, disorganizzazione. Il caos
regna sovrano.
Il personale è sballottato di qua e
di là senza preavviso; che si tratti di
svolgere un corso di formazione per
un grande servizio di ordine pubblico
come il G8 de La Maddalena o di in-
viare personale dal resto d’Italia nelle
zone terremotate dell’Abruzzo, non
fa differenza: siamo sempre a dover
rincorrere l’emergenza.
Eppure basterebbe un minimo di pro-
grammazione per ovviare a tutto ciò,
per fare in modo che i Forestali possa-
no operare in condizioni migliori così
da rendere un servizio migliore al Pa-
ese; ma con l’attuale gestione la pro-
gettualità sembra fantascienza!
Sono quasi due anni che si sta chie-
dendo al Capo del Corpo di costitui-
re e regolamentare appositi nuclei di
personale specializzato nell’attività
di ordine pubblico; finalmente, sul-
la scorta del prossimo evento di una
certa rilevanza come il G8, pochi
mesi orsono hanno effettuato il primo
corso di formazione, presso la Scuo-
la della Polizia di Stato, i primi trenta
capisquadra che andranno a formare i
famosi nuclei. Ma dopo l’effettuazione
del corso, dopo aver quindi utilizzato
denaro pubblico, dopo aver così “im-
pedito” che potesse parteciparvi per-
sonale più adeguato, l’Amministrazio-
ne si è resa conto di aver selezionato,
e dunque incaricato, personale alla
soglia della pensione, personale non
in perfette condizioni fisiche, perso-
nale resosi responsabile di gravi col-
pe disciplinarmente rilevanti e quindi
non idoneo allo scopo. E come se ciò
non bastasse, ora sta continuamente
rimescolando la composizione delle
squadre, che invece dovrebbero ri-
manere sempre uguali per questioni
di omogeneità operativa, con tutte le
conseguenze del caso.
A ciò si deve aggiungere che ai par-
tecipanti a tale servizio di O.P., verrà
distribuito materiale vestiario ad hoc,
con una peculiarità per il C.F.S.: non
avendo pianificato per tempo l’acqui-
sto, i Forestali saranno gli unici ad ave-
re la tuta da campagna che scolorirà
sotto il sole, perché la ditta fornitrice,
alla quale è giunto in ritardo l’ordinati-
vo, non sarà in condizione di fare l’ul-
timo trattamento protettivo! E fin qui
abbiamo preso ad esempio un servi-
zio come quello del G8, programmato
da tempo e quindi facilmente pianifi-
cabile.
Se poi rivolgessimo l’attenzione a
quello che sta accadendo in Abruzzo
ci si accapponerebbe la pelle. Nell’im-
mediatezza dell’evento sismico è stato
inviato personale sul posto da Roma in
prima battuta, lasciando però a casa
N. 3 - - pag. 5
i Forestali di Pescara, che quasi sup-
plicavano di poter andare a L’Aquila a
dare una mano; il giorno successivo ol-
tre 100 unità, equipaggiate con caschi
e guanti hanno atteso disposizioni per
tutta la durata del turno d’impiego;
finita la prima fase emergenziale si ri-
levano comunque notevoli disfunzioni
nell’organizzazione interna dei servizi
sull’Aquila.
E ai deficit gestionali, va purtroppo a
sommarsi anche l’assoluta mancanza
della benché minima correttezza isti-
tuzionale da parte del Vertice dell’Am-
ministrazione, circostanza questa che
ci mette nelle condizioni di trovare in
altre sedi, anche giudiziarie, il ricono-
scimento delle nostre ragioni, dei no-
stri diritti e di quelli del personale che
rappresentiamo.
L’U.G.L. ha acquisito gli atti di diversi
trasferimenti di dipendenti per ricon-
giungimento al coniuge, effettuati
“forzando la mano” sulla ratio della
norma; orbene, se la filosofia e l’inten-
to dell’Amministrazione fossero stati
di favorire l’unità familiare, l’interpreta-
zione elastica della legge sarebbe sta-
ta da tutti ben accetta, ma quando poi
si viene a scoprire che non v’è un re-
sponsabile formale di tali procedimen-
ti di trasferimento - e quindi, alla fine,
sono imputabili esclusivamente alla
volontà del Capo del Corpo firmatario
dei provvedimenti - che ad altri dipen-
denti in situazioni perfettamente ana-
loghe il beneficio viene negato, sorgo-
no molti dubbi sulla liceità dell’azione
gestionale. A tale proposito l’U.G.L. ha
già attivato le necessarie procedure
anche di carattere giurisdizionale per
l’accertamento di eventuali profili di
responsabilità sia amministrativi che
contabili e/o penali.
Abbiamo sino ad oggi sostenuto la no-
mina dell’allora primo dirigente Cesare
Patrone a Capo del Corpo (la Giustizia
Amministrativa riconobbe ad un altro
candidato il diritto ad essere promos-
so dirigente superiore), nonostante
non fosse certamente il più titolato né
la persona di maggior esperienza nel
panorama della dirigenza dell’epoca,
ma in quel momento storico, di gran-
de rivoluzione culturale all’interno del
C.F.S., grazie anche alla legge di rifor-
ma, bisognava rischiare e puntare su
un giovane. E noi accettammo di con-
dividere i rischi di quella scommessa.
Lo abbiamo difeso a spada tratta - e
questo qualcuno ancora ce lo rimpro-
vera - dagli attacchi del passato Go-
verno Prodi; ma non potevamo con-
sentire che fosse avvicendato il nostro
Capo del Corpo solamente per moti-
vazioni politiche. Purtroppo, alla luce
dei fatti, dei risultati, dello stato in cui
versa il Corpo Forestale dello Stato,
dobbiamo ammettere sommessamen-
te ed umilmente di aver perso quella
scommessa. •
N. 3 - - pag. 6
editoriali
di Paolo Varesi / Segretario Confederale UGL
oltre 200.000 euro di
arretrati ad un unico
dirigente del Corpo
Forestale dello Stato
grazie ad un piccolo
e, apparentemente, innocuo emenda-
mento?
L’Atto Camera 1441-bis/B recante: “Di-
sposizioni per lo sviluppo economi-
co, la semplificazione, la competitività
nonché in materia di processo civile”,
all’esame della V^ Commissio-
ne Permanente Bilancio della
Camera dei Deputati, infatti,
contiene una previsione che,
se divenisse legge dello Stato,
creerebbe fortissimi malumori in
seno al personale del Corpo Forestale
dello Stato, per l’enorme sperpero di
denaro pubblico, tra l’altro destinato
esclusivamente all’assunzione di per-
sonale.
Un po’ di storia: il Corpo Forestale dello
Stato, bandì a suo tempo un concor-
so a tre posti da primo dirigente per
le vacanze al 31 dicembre 2001; al ter-
mine delle procedure - completatesi
a maggio 2008 - risultarono idonei 4
candidati: i primi tre furono dichiarati
vincitori ed il quarto, in virtù di quanto
disposto dalla Legge Finanziaria 2008,
“idoneo vincitore”.
L’Ufficio Centrale del Bilancio del
Mi.P.A.A.F. ritenne di non poter registra-
re in prima battuta il provvedimento di
nomina del candidato collocatosi al 4°
posto perché riteneva - a ragione - che
la decorrenza della nomina non potes-
se essere il 1° gennaio 2002, come per
AllA “truPPA” 10 Euro D’AuMEnto ContrAttuAlE. AD un DirigEntE oltrE 200.000 Euro D’ArrEtrAti!
i “veri” vincitori, ma quella del giorno
successivo alla data di pubblicazione
della graduatoria.
Con la previsione dell’articolo 20, com-
ma 4 dell’A.C. di cui sopra, sembre-
rebbe quindi si stia cercando inopina-
tamente di aggirare normativamente
l’obiezione giustamente sollevata dal
citato Ufficio a legislazione vigente.
In buona sostanza, in tempi di ristret-
tezze economiche che fanno “ingoia-
re” al personale delle Forze di Polizia,
aumenti contrattuali irrisori, c’è chi si
sta adoperando per fare approvare un
“codicillo” ad hoc, affogato tra norme
di tutt’altra natura, destinato a produr-
re, per quanto a noi noto, i propri be-
nefici effetti a vantaggio forse addirittu-
ra ad un solo dirigente.
Abbiamo, in altre parole, il sospetto
che si voglia riconoscere ad un primo
Dirigente del Corpo Forestale - pro-
mosso in sovrannumero rispetto alle
vacanze di organico - un corposo be-
nefit a titolo di arretrati. Arretrati che,
così come indicato dai competenti uffi-
ci amministrativi, spetterebbero solo ai
primi tre vincitori del concorso.
Ed è certamente un caso che il pro-
tagonista, o meglio, la protagonista di
tale vicenda sia parente stretta di un
alto dirigente del Corpo Forestale dello
Stato.
Noi riteniamo eticamente doveroso,
soprattutto in un periodo nel quale il
Paese sta attraversando una grave crisi
economica, denunciare pubblicamente
iniziative di questo genere, con la spe-
ranza di vederle vanificate in un impeto
di “resipiscenza legislativa” che ci augu-
riamo possa cogliere i proponenti.
Ciò risulta ancor più opportuno e mo-
ralmente auspicabile, se solo si con-
sideri che gli uomini e le donne delle
forze di polizia che quotidiana-
mente assicurano sicurezza e le-
galità all’intera Comunità, perce-
piscono i trattamenti stipendiali
relativi dall’avanzamento di car-
riera solo dopo lo svolgimento
del corso di formazione.
Quei 200.000 euro destinati a pochissimi
se non addirittura ad un solo “eletto/a”
dovrebbero essere utilizzati per lo sco-
po prefissato, cioè per l’assunzione di
personale. Certo, una cifra del genere
non potrà mai rimpinguare l’organico
del Corpo Forestale dello Stato, ma non
è certamente questo un buon motivo
per disporne diversamente.
Il Parlamento è certamente sovrano, ma
come cittadini abbiamo il dovere di ri-
chiamare l’attenzione su possibili aber-
razioni che vanno a svilire e ad umiliare
l’intero apparato della pubblica Ammi-
nistrazione.
Se il Governo richiama il Suo Popolo e i
Suoi servitori a sacrifici c’è l’urgente bi-
sogno che i “Vertici” diano, per primi, il
buon esempio. I diritti e i doveri sono
uguali - o meglio, dovrebbero essere -
uguali per tutti. •
Quei 200.000 euro destinati a pochissimi se non addirittura ad un solo “eletto/a”
dovrebbero essere utilizzati per lo scopo prefissato: l’assunzione di personale
N. 3 - - pag. 7
l’Ex Ministro delle Po-
litiche Agricole On.
Giovanni Alemanno,
ora Sindaco di Roma,
ha avuto l’indubbio e
storico merito di aver salvato il Corpo
Forestale dello Stato dalla regionaliz-
zazione e quindi dalla conseguente
soppressione di fatto; districandosi
abilmente tra le mille trappole che un
partito della sua stessa maggioranza
di governo - la Lega Nord - aveva po-
sto lungo la strada legislativa, è riusci-
to a far approvare la legge di riforma
del Corpo, la n. 36/2004.
Ma tutto ciò ha avuto e continua ad
avere un prezzo; un prezzo che po-
trebbe rivelarsi assai salato da pagare.
Sì, perché quei consiglieri di cui si è
avvalso e che hanno avuto indubbia-
mente il merito
di essere riusciti
a sensibilizzarlo
sulla questio-
ne, si sono fatti
prendere da una
sorta di delirio
di onnipotenza,
alimentato oltre
che dal proprio
smisurato ego,
anche dal fatto
che il Capo del
Corpo, forte
della “presunta”
appartenenza
proprio a quello
schieramento,
pare riesca a ga-
di Antonio Scolletta / Dirigente Confederale UGL
fAtti E MiSfAtti: AnAliSi Di unA ErEDità ingoMbrAntE
rantire loro le migliori opportunità.
Al riguardo non sono mancate le sacro-
sante proteste dell’UGL C.F.S. che non
ha certo lesinato le proprie giustificate
critiche per viaggi di rappresentanza,
autovetture di servizio, straordinari e
missioni a iosa: un pacchetto di “op-
portunità” che hanno fatto apparire il
Corpo Forestale dello Stato come una
sorta di tour operator pronto ad offri-
re servizi all inclusive! Ovviamente non
a tutti.
Apprendo dagli amici e colleghi
dell’UGL C.F.S. che chi ha avuto il co-
raggio di denunciare questa condotta,
di additare il servilismo di chi non ha
saputo vigilare, chi ha cercato di porre
un freno all’ingordigia di pochi è stato
definito un infame.
No cari Signori, l’infame non è chi ha
fatto il proprio dovere di cittadino, di
operatore di polizia e di sindacalista,
il meschino è chi tutto ciò lo ha vo-
luto, chi lo ha permesso, chi lo ha ot-
tenuto calpestando tutto e tutti, alla
faccia della meritocrazia di cui tanto
ci si riempie la bocca in occasione di
convegni e incontri ufficiali.
In questo giornale si dà conto di un
disagio all’interno del Corpo che non
può essere più sottaciuto e che do-
vrebbe essere oggetto di un più at-
tento esame da parte dello stesso
ministro.
D’ora in poi nessuno potrà chiamarsi
fuori.
Ciascuno dovrà assumersi le conse-
guenti responsabilità.
L’UGL ha già fatto la propria parte e
continuerà a mobilitarsi per fare pie-
na luce sulle reali
condizioni del
Corpo Forestale
dello Stato e sui
tanti, troppi “fatti
e misfatti” avvolti
da una spessa
coltre di nebbia
appiccicaticcia
che non ci ap-
partiene e che
non abbiamo al-
cuna intenzione
di tollerare. •
Il Dirigente UGL Antonio Scolletta
N. 3 - - pag. 8
emergenza terremoto
Sisma in Abruzzo. Immagini
e sensazioni di una Terra
devastata ma non sconfit-
ta, che ancora una volta
si affida alla sua risorsa
più importante: la forza d’animo degli
Abruzzesi.
La storia di un’aquila reale ferita che,
una volta curata, torna a spiccare il
volo,è il più classico dei racconti di
ambientazione forestale. In un paral-
lelo di assonanze e metafore, le righe
che seguono intendono rappresentare
un’immagine dell’Aquila e delle sue fra-
zioni semidistrutte, degli Abruzzesi che
non si arrendono al destino, raccontati
attraverso una delle tante esperienze
sul campo, vissute dalle donne e dagli
uomini del Corpo Forestale dello Stato
impegnati nell’emergenza.
“Deve essere successo tutto in pochi
secondi, nel buio. Anni di storia e di
sacrifici sono stati ridotti in cumuli mal-
fermi. Circa trecento persone non ci
sono più, sono rimaste inghiottite dalle
macerie e dalla furia della
natura. Migliaia di perso-
ne hanno perso tutto: a
qualcuno è rimasta l’auto,
dove vengono stipati abiti
e suppellettili. In migliaia
sono ospitati nelle tende
blu tirate su in un baleno
dalla Protezione Civile. Nel
Campo di Paganica c’è un
gran via vai di persone e
divise,si ha quasi l’impres-
sione che i volontari siano
un multiplo degli sfollati.
“un’AquilA fEritA ChE non PErDE lA SuA fiErEzzA tornEràPrESto A volArE”di Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale
I bambini corrono, giocano, si diver-
tono con i giocattoli dei clown della
Croce Rossa e vanno a scuola in tenda.
Sono spensierati e non hanno paura
del futuro. Negli occhi degli abruzzesi
c’è disperazione ma anche composta
e dignitosa sofferenza. Con pazienza
si mettono in fila per la grande mensa
e pazientemente si prenotano per es-
sere accompagnati dai Vigili del Fuoco
e dalla Forestale per recuperare qual-
che oggetto dentro le case traballanti.
Un maglione, un documento, un ricor-
do. Pensano alla casa che non c’è più
ma già ti chiedono quando si potrà
riparare,ricostruire. Hanno fretta, hanno
voglia di lavorare. Pensano alla casa che
sarà. Il turno seguente,invece, si entra
nel campo di San Demetrio per verifi-
care una segnalazione del responsabile
della struttura. Nel ritornare al mezzo,
troviamo gli anziani raccolti vicino al
tendone della mensa. Giocano a carte,
raccontano sempre la stessa storia. Il
boato, il tremore, la nebbia dei calci-
nacci, la casa che con fatica e sacrifici
hanno costruito per la propria famiglia
ora è a terra. Pensano a chi non c’è più.
E aspettano con pazienza, la pazienza
dei pastori abruzzesi che guidavano le
greggi nella transumanza verso pascoli
più verdi. Si racconta di una signora 65
anni che viene importunata più del do-
vuto dai fotografi e che senza alzare la
voce dice:” Basta con le foto se no va a
finire che qualcuno mi vede,s’ innamora
e poi mi tocca riprendere marito. Non
m’interessa uno coi soldi, mi basta uno
con la casa”. Giù risate. E’ più vispa del
giornalista che cerca in tutti i modi di
stuzzicare qualche spunto polemico da
persone stremate. Non ne trova, trova
solo sofferenza,dignitosa rassegnazione
e aneddoti. Il giorno seguente ad Onna
si blocca l’accesso al Paese, o almeno
a ciò che ne rimane. Qui le case sono
quasi tutte di pietra e calcina, il paese
sembra bombardato. In quasi ogni casa
abitata i soccorritori hanno estratto vit-
time. Per uno gioco del destino la via di
accesso al paese si chiama
già via dei Martiri, a ricordo
di una feroce rappresaglia
tedesca a seguito di uno
stupido attentato contro
la Wermacht. Vittime inno-
centi dell’uomo ieri, vittime
innocenti del terremoto
oggi. Qui ciò che da più
fastidio è il “turismo del di-
sastro”. Frotte di curiosi di
ogni tipo, passanti, volon-
tari, addetti ai lavori poco
indaffarati, cercano ogni
N. 3 - - pag. 9
scusa per passare e fare qualche foto.
E’ una vera mania, alcuni si mettono
perfino in posa sorridenti. Un anziano
ci ringrazia perché almeno la Forestale
allontana qualche curioso molesto. Ci
indica la casa in cui ha per-
so la sua anziana madre e il
giovane nipote che era an-
dato lì a dormire per farle
compagnia. Vuole andare
a cercare le sue galline che
sono sparse su un pratino
, vuole prendere qualche
uovo fresco da portare
alla mensa dei volontari.
Si sente in debito perché
qualcuno ogni giorno cuci-
na per tutto il paese. Vuole
contribuire anche lui. Anche San Gre-
gorio è un paese fantasma, nella piaz-
zetta centrale ingombra di macerie si
aggirano solo gatti, cani, conigli bianchi
e qualche gallina. Anche gli animali han-
no gli occhi spenti e non si allontanano
dalle macerie delle case. Aspettano in-
vano che ritorni qualcuno e intanto c’è
chi pensa a dare da mangiare anche a
loro. In tutti questi paesetti la gente è
comunque cordiale, si intrattiene vo-
lentieri con le Forze dell’Ordine che
vigilano sulle case abbandonate e non
negano mai un sorriso alla divisa della Fo-
restale. Anche senza la forza mediatica
di altre Amministrazioni, qui la Forestale
è molto amata e nessuno ti scambia per
un collega della Finanza. Ti chiedono,ti
cercano,si fidano. Un Ispettore anziano
ricorda i terre-
moti del Friuli
e dell’Irpinia.
Non c’erano
tutte queste
Agenzie e
Associazioni,
non esisteva la
Protezione Ci-
vile nel senso
professionale
del termine e nemmeno i Disaster Ma-
nager. Ma di sicuro c’era la Forestale, e
la gente se lo ricorda. Alla nostra pattu-
glia capita anche un turno notturno ad
Aquila Città. Anche qui posto di blocco
e vigilanza antisciacallaggio. Ma la città
è deserta, muta. Girano soltanto volanti
delle Forze dell’Ordine e gli instancabili
Vigili del Fuoco. A pochi metri dall’in-
crocio da sorvegliare giace un cumulo
di macerie
colorate che
alcuni tecnici
sta fotogra-
fando. Si tratta
della Casa del-
lo Studente.
Ci si domanda
come mai gli
edifici vicini e i
palazzi monu-
mentali degli
anni ‘30 sono
dannegg iat i
ma ancora in piedi, mentre questa re-
centissima struttura figlia dell’edilizia
antisismica sia a terra. Qualcuno dice
che si tratta di un altro tipo di materiali,
qualcun altro dice che si tratta di un’al-
tra Italia. Ci sono anche due studenti
che raccolgono qualche oggetto ap-
partenuto ad amici che non ci sono più.
Sono della facoltà di ingegneria e non
vogliono perdere l’anno accademico,
vogliono studiare per diventare proget-
tisti migliori di chi ha ideato l’Ospedale
e la Casa dello studente.
Oggi l’Abruzzo è una Regione colpita al
cuore ma ancora in piedi. Una volta tan-
to l’Italia ha dato l’impressione di essere
un Paese che reagisce alla
catastrofe con impegno
concreto e competenza,
dove si piangono i morti
e nel frattempo si proget-
ta il futuro con le macerie
ancora tremanti. Migliaia
di persone da tutta Italia
stanno dando tanto agli
Abruzzesi, e gli Abruzzesi
ricambiano con un esem-
pio mirabile per tutti gli
Italiani. Coraggio, compo-
stezza e orgogliosa voglia di ricomin-
ciare presto. Il terremoto segna l’anno
zero dell’Abruzzo, ma con queste pre-
messe la rinascita non appare poi così
lontana. •
N. 3 - - pag. 10
da vicino
intErviStA Al CoMAnDAntE rEgionAlE DEllA CAMPAniA Dir. SuP. Dott. f. fuSChEttidi Giovanni Cenere / Prof. Avv. Dirigente UGL-CFS
Riflessioni sul passato, il presente e il futuro del Corpo Forestale dello Stato
Dott. fuschetti quando inizia la sua carriera nel Corpo forestale dello Stato?Ho iniziato la mia carriera nel lontano
1974, presso l’Ispettorato Regionale
delle Foreste del Corpo Forestale del-
lo Stato della Campania, sito a Napoli
in via De Pretis, quando gli attuali Vice
Questori e Commissari erano chiamati
Ispettori. Dopo un periodo di prova
di sei mesi sono entrato con il grado
di Ispettore, per arrivare fino all’apice
della carriera come Ispettore Capo Ag-
giunto. L’accesso alla dirigenza, invece,
è stato abbastanza travagliato, dato
che all’epoca era regolamen-
tato dalla legge n.748/72, in
parte ancora oggi in vigore.
quando lei era un giovane funzionario di cosa si occu-pava il Corpo forestale?Il discorso è abbastanza
complesso, perché all’epoca
erano da poco state istituite
le Regioni e nel 1972 con il
primo decreto delegato, il
D.P.R. n.11/72, furono trasfe-
rite alle stesse le competenze
in materia di foresta, caccia e
pesca nelle acque interne,
sottraendole al Corpo Fore-
stale. Il personale civile (ra-
gionieri, geometri ed operai)
e gli uffici del Corpo Foresta-
le furono assegnati alle Regioni, men-
tre il personale in divisa di tutti i ruoli e
gli allora ispettori (attuale direttivo) ri-
masero allo Stato occupando, questa
volta come ospiti, gli uffici appena tra-
sferiti all’Ente locale. Questa scelta del
legislatore creò non pochi problemi,
in quanto la normativa sullo sposta-
mento di competenza prevedeva, tra
l’altro, che le Regioni avessero la pos-
sibilità di scegliere o meno se impiega-
re il Corpo Forestale nelle materie og-
getto di trasferimento. In Campania, a
differenza di quanto accadde in altre
Regioni, l’Ente locale istituito scelse di
impiegare il Corpo Forestale nella sua
interezza, quindi sostanzialmente l’at-
tività del Corpo non mutò con il pas-
saggio di competenza.
quali cambiamenti si sono avuti a seguito dell’inserimento del Corpo forestale nelle cinque ff.PP. con la legge 121/81?Quello che accadde in Campania e nel-
le altre Regioni del sud dell’Italia, for-
se per il forte legame con l’economia
contadina e rurale, non avvenne nelle
altre Regioni come ad esempio la To-
scana, l’Emilia Romagna o la Lombardia
e pertanto il Corpo Forestale
non era impiegato costante-
mente in ambito regionale.
La situazione di disomoge-
neità creatasi metteva in pe-
ricolo l’esistenza stessa del
Corpo e molti auspicavano
un definitivo passaggio alle
Regioni con la creazione di
tanti Corpi Forestali Regio-
nali. Per questo forte fer-
mento venutosi a creare, il
legislatore del 1981 con la
legge n.121 volle fissare un
primo paletto all’eventuale
regionalizzazione del Corpo
Forestale, consacrandolo tra
le cinque FF.PP. Italiane. La
citata legge, però, trasforma-
va anche il Corpo Forestale Il Comandante della Campania Dir. Sup. Dott. Fuschetti
N. 3 - - pag. 11
che da Corpo Tecnico con funzioni di
polizia quale era, divenne Corpo di
Polizia con funzioni tecniche.
Secondo lei è stata una scelta ragio-nata, oppure si è snaturato il Corpo forestale che dalla sua nascita nel Xviii secolo si era sempre occupato della gestione del patrimonio fore-stale nazionale?La risposta è complessa, perché da-
gli anni ‘80 si è avuta una trasforma-
zione del settore forestale non solo
in Italia ma anche in Europa. Con lo
sviluppo della CEE prima e dell’U.E.
poi, si è dato sempre più peso ad una
politica ambientale di controllo anzi-
ché ad una politica forestale di natura
silvana; per questo motivo le ammini-
strazioni forestali europee, compresa
quella italiana, non hanno gestito più
il patrimonio forestale limitandosi alla
sola attività di controllo. Questa scelta
strategica, poiché ancora in atto, non
permette di poter valutare con obiet-
tività se i cambiamenti verificatisi sono
stati più o meno appropriati.
ritiene che il Corpo forestale oggi sarebbe stato diverso se non fosse stato inserito nella legge 121/81? quali sbocchi avrebbe avuto?Ci sarebbero state tre diverse op-
zioni: creare tanti Corpi Forestali Re-
gionali, con una struttura federata in
modo da avere una scuola comune
di formazione, per garantire unità di
preparazione, con un organo cen-
trale di indirizzo al fine di assicurare
un coordinamento dei vari Corpi; far
rientrare il Corpo Forestale dello Sta-
to come organo tecnico nel Ministero
dell’Ambiente che all’epoca della leg-
ge n.121/81 iniziava ad avere un’im-
portanza sempre maggiore; oppure
ricomprendere il Corpo Forestale nel
Ministero degli Interni con la funzione
preminente di Protezione Civile quale
antincendio boschivo ed attività col-
legate.
torniamo ad oggi: il ritardo nell’attri-buzione di funzioni dirigenziali come ha pregiudicato la crescita del Corpo forestale e le legittime aspettative di tanti funzionari, che sono stati trat-
tati in modo diverso dai colleghi del-le altre ff.PP.?Questo è stato sicuramente uno dei
più grossi problemi che colleghi come
me della “vecchia guardia” hanno do-
vuto affrontare; infatti io ho dovuto
fare all’interno del Corpo tre diver-
se carriere. La prima come Ispettore,
Ancora il Comandante della Campania Dir. Sup. Dott. Fuschetti in divisa
N. 3 - - pag. 12
giungendo fino al grado di
Ispettore Capo Aggiunto.
Successivamente quella
dei livelli, arrivando fino al
IX livello ed infine quella
dell’attuale direttivo, rag-
giungendo il grado di Vice
Questore Aggiunto Fore-
stale. Questa situazione,
oltre alla mancanza degli
uffici dirigenziali periferici,
ha creato grossi ostacoli
sia per la crescita profes-
sionale del personale che
per quella dell’Amministra-
zione, che è rimasta per
molto tempo un passo in-
dietro rispetto alle Ammi-
nistrazioni delle altre FF.PP.
La legge di riordino del
Corpo Forestale n.36/04
(legge Alemanno) ha get-
tato le basi per migliorare
la nostra Amministrazione ridando al
ruolo direttivo e dirigente quelle pre-
rogative necessarie per interagire in
modo paritario con il personale delle
altre FF.PP..
il D.M. del 9 febbraio 2007 a firma dell’allora ministro De Castro ha ef-fettivamente modernizzato la strut-tura del Corpo forestale?Con il D.M del 2007 la competenza dei
vari uffici dirigenziali periferici è stata
rivisitata. Però questo decreto, la Leg-
ge n. 36/04 ed altre normative istitu-
tive delle funzioni dirigenziali si sono
succedute molto velocemente, talvol-
ta stratificandosi, e pertanto sarebbe
necessaria l’emanazione di una nuova
normativa di riordino del Corpo Fore-
stale che inglobasse il tutto in modo
più organico e lineare.
oggi il Comando regionale gode di quell’autonomia finanziaria e gestio-nale prevista dagli artt. 11 e 12 del
citato decreto?Il Comando Regionale oggi gode di una
buona autonomia per la gestione am-
ministrativa del personale e il coordi-
namento operativo, mentre l’autono-
mia di gestione delle risorse finanziarie
non è ancora attuata, poiché il Tesoro
non ha ancora dato indirizzi precisi sui
centri di spesa.
quali sono i limiti che si incontrano, ancora oggi, nell’attuazione di una piena autonomia come prevista dalle norme?R: Alcuni, come ho già detto, sono re-
lativi alla gestione finanziaria, altri inve-
ce riguardano la gestione operativa sul
territorio del personale che, sia pure
secondo i limiti stabiliti a livello centra-
le, dovrebbero essere più ampi, per-
mettendo di effettuare tutti gli sposta-
menti e le manovre necessarie ad una
corretta gestione del territorio.
il Corpo forestale vive oggi un mo-
mento di grande meta-morfosi, infatti è sempre più impegnato in attività di ordine Pubblico o in attività di polizia non con-nesse alla tutela del patri-monio ambientale. ritiene che questa trasformazione sia stata necessaria per la crescita dell’Amministra-zione?Alcune scelte sono fatte al
fine di garantire la soprav-
vivenza del Corpo Foresta-
le e per assicurare risorse
strumentali ed umane. Non
si deve però dimenticare
che con la legge di riordi-
no del Corpo Forestale n.
36/04 si è stabilito che il
Corpo Forestale deve es-
sere una Forza di Polizia
prioritariamente impegna-
ta nel campo agro-alimentare e fore-
stale. Una partecipazione massiccia
nelle attività di Ordine Pubblico do-
vrebbe avere luogo unicamente con
la creazione di gruppi specializzati al
fine di non distogliere personale dalle
altre attività istituzionali. In Campania
ad esempio per garantire il servizio di
Ordine Pubblico si è reso necessario
distogliere il personale dagli altri com-
piti istituzionali, nonostante il forte im-
pegno profuso nello svolgimento dei
vecchi e nuovi compiti assegnati.
quali sono le prospettive future che oggi può avere il Corpo forestale, con la perdita delle sue specialità?In Europa l’Amministrazione Forestale
ha subito notevoli cambiamenti: basti
pensare che l’Università Forestale di
Vienna, una delle più antiche d’Europa,
come ha avuto modo di confermarmi
il responsabile del Corpo Forestale di
Bolzano, ha subito una rilevante ridu-
zione di iscrizioni. Questa è collegata
Il Comandante della Campania Dir. Sup. Dott. Fuschetti
N. 3 - - pag. 13
alla profonda trasformazione del Cor-
po Forestale Austriaco, il quale fino a
poco tempo fa rappresentava l’em-
blema di tutti i Corpi Forestali europei,
ed ora è stato esautorato delle sue
tradizionali attività. Tale metamorfosi
ha coinvolto anche il nostro Corpo,
in quanto ora diamo una maggiore
preminenza al controllo ambientale
(inquinamento, gas serra ecc.). I nuovi
compiti, sicuramente importanti, però
possono svolgersi correttamente sol-
tanto mantenendo uno stretto legame
con il settore forestale e rurale, perché
solo la piena conoscenza di siffatte re-
altà ci permette di migliorare quel mo-
nitoraggio ambientale che oggi risulta
essenziale. Infatti per avere un futuro
bisogna conoscere il proprio passato.
quali prospettive di crescita posso-no avere i giovani all’interno dell’Am-ministrazione se i concorsi si svolgo-no con una periodicità sicuramente inferiore a quella delle altre ff.PP.?Questo è un problema fondamentale
che l’Amministrazione deve affron-
tare e risolvere in tempi brevi. Non
è possibile la trasmissione di “valori”
da una generazione all’altra se tra un
concorso ed il successivo passano,
com’è accaduto per il ruolo diretti-
vo, più di quattordici anni! Dobbiamo
anche comprendere che sarà possi-
bile eseguire correttamente i servizi
istituzionali solo con le risorse umane
necessarie. In questo momento noi
facciamo come gli ignavi dell’inferno
dantesco: corriamo dietro un’insegna
(che simbolicamente rappresenta il
raggiungimento del pieno organico)
senza mai toccarla.
Sarebbe favorevole al riordino delle carriere ed al ruolo unico per agenti-sovrintendenti e direttivo-dirigenti?Sicuramente per garantire le aspettati-
ve personali e stimolare il lavoratore è
necessario dare a tutti la possibilità di
crescere e di impegnarsi con maggio-
re responsabilità all’interno dell’Am-
ministrazione. Per il ruolo direttivo è
impensabile che i giovani Commissari
dopo un corso biennale di specializ-
zazione non abbiano la possibilità di
proseguire la carriera fino al livello di-
rigenziale come invece accade nella
Polizia di Stato. •
N. 3 - - pag. 14
meeting a ca-
denza trienna-
le, ha portato
nella città turca
oltre 30 mila
c o n g r e s s i s t i ,
insieme a una
ventina di capi
di Stato e cir-
ca 180 ministri
de l l ’Amb ien-
te. Fuori dalle
stanze dove i
potenti hanno
discusso c’era-
no i non invitati:
le associazioni
ambientaliste e
i gruppi d’inte-
resse che si bat-
tono contro la
‘mercificazione’
dell’acqua, che
hanno trovato
modo di farsi
ascoltare attra-
verso un forum
alternativo e va-
rie iniziative.
“La mancanza d’intervento sulle que-
stioni che riguardano l’acqua non è
un’opzione. L’acqua è una risorsa na-
turale limitata che può unire o divide-
re le comunità, è anche essenziale per
garantire i diritti dei bambini”, ha detto
Clarissa Brocklehurst, referente Unicef
per acqua, servizi sanitari e igiene.
Secondo il presidente dell’Unicef Italia
Vincenzo Spadafora la buona notizia
è che “l’87% della popolazione mon-
diale, circa 5,7 miliardi di persone, sta
oggi utilizzando acqua potabile prove-
accordi internazionali
Questo il compromesso raggiunto dopo una settimana di discussione
l’ACquA un Diritto? non C’è ACCorDo: è Solo “un biSogno fonDAMEntAlE”
di Massimo Rosa / Dirigente UGL-CFS
Secondo l’ultimo rappor-
to delle Nazioni Unite,
dal 2030 metà della
popolazione mondiale
potrebbe trovarsi al di
sotto della soglia minima rispetto al
fabbisogno giornaliero di acqua. Una
ragione in più per dare valore alla
Giornata mondiale dell’acqua (22
marzo), istituita dall’Onu nel 1992,
all’interno delle direttive dell’Agenda
21, risultato della conferenza di Rio de
Janeiro. Ma a Istanbul, dove si è tenu-
to il World Water Forum (16-22 marzo
2009), i rappresentanti degli Stati non
sono riusciti a raggiungere un accor-
do su un documento comune. In tanti
chiedevano che si affermasse un “di-
ritto all’acqua”. Ma la dichiarazione fi-
nale è risultata più generica: si afferma
che l’accesso all’acqua è un bisogno
fondamentale umano.
Il testo del documento elenca un certo
numero di impegni per meglio gestire
la richiesta di acqua e per favorire l’ac-
cesso ai servizi igienico-sanitari di cui
2,5 miliardi di persone sono ancora
del tutto prive, o ancora lottare con-
tro l’inquinamento dei corsi d’acqua,
come delle falde del sottosuolo. “è
un documento importante - conclude
il ministro turco dell’Ambiente Veysel
Eroglu - che servirà da riferimento a li-
vello governativo”.
Il quinto Forum mondiale sull’acqua,
N. 3 - - pag. 15
niente da fonti migliorate”. Ma,
“al mondo più di 125 milioni di
bambini sotto i cinque anni vi-
vono in famiglie senza accesso
a acqua potabile”. Un numero
maggiore è “senza servizi igie-
nici, un totale di 2,5 miliardi di
persone nel mondo”.
Secondo i dati dell’Onu, più
di un miliardo e 200 milioni di
persone non hanno accesso sufficien-
te alle fonti di acqua pulita e quasi al-
tri due miliardi di esseri umani vivono
senza servizi igienici. E la situazione è
solo destinata a peggiorare se non si
prenderanno provvedimenti rapidi, se
è vero che, come stima l’Ocse, entro il
2030 saranno 3,9 miliardi le persone
che vivranno in grave carenza di ac-
qua e per la metà del secolo, quan-
do si passerà dagli attuali sei miliardi
e mezzo di abitanti a nove, questo
problema riguarderà quasi la metà
della popolazione mondiale, per lo
più in Cina e nel sud dell’Asia. E men-
tre il tempo corre e il riscaldamento
globale altera le sorgenti mondiali, c’è
sempre più bisogno di agire in fretta,
altrimenti il rischio è di veder sparire il
futuro in un piccolo rivolo d’acqua tra
le sabbie di un arido deserto.
l’APPEllo DEllA fAoLa FAO (Food and Agricolture Or-
ganization of the United Nations) ha
dichiarato: «Bisogna produrre cibo
usando meno acqua» Il futuro dell’ac-
qua infatti è nell’agricoltura, per que-
sto bisogna produrre più cibo consu-
mando meno quantità del prezioso
liquido. è questo il messaggio lanciato
dal palco del World Water Forum dal
direttore generale della Fao Jacques
Diouf. è necessario, ha detto, prestare
più attenzione alla gestione delle risor-
se idriche in agricoltura e aumentare il
sostegno ai contadini nei Paesi in via di
sviluppo per affrontare i problemi della
scarsità d’acqua e della fame. «I milioni
di agricoltori che in tutto il mondo pro-
ducono il cibo che noi mangiamo de-
vono essere al centro di ogni processo
di cambiamento. Hanno bisogno di es-
sere incoraggiati e indirizzati a produr-
re di più con meno acqua. Ciò richiede
investimenti e incentivi ben finalizzati,
oltre a un contesto politico adeguato».
Basti pensare che, secondo la docu-
mentazione presentata al World Water
Forum, per produrre 1 Kg di carne è
necessario un apporto idrico
compreso tra i 5,000 e i 20,000
litri (tenendo però a mente che
si tratta di valutazioni basate su
dati virtuali).
Occorre prendere in conside-
razione i cambiamenti climatici
che stanno investendo il globo,
e sicuramente i cambiamenti a
cui si assiste nel ciclo dell’acqua.
In futuro fattori come le precipitazioni,
l’evaporazione e la diminuzione della
portata d’acqua dei fiumi potrebbero
avere effetti devastanti sull’agricoltura
che ad oggi assorbe il 70% del consu-
mo mondiale di acqua potabile.
Secondo Diouf, il problema della fame
crescente nel mondo, con quasi un
miliardo di esseri umani (il 15% della
popolazione mondiale) non in grado
di procurarsi cibo a sufficienza, po-
trebbe peggiorare «se non vengono
prese decisioni coraggiose e attuate
misure concrete e urgenti». è neces-
sario rivedere il modo di fare agricol-
tura soprattutto per quanto riguarda il
consumo d’acqua. «è solo investendo
in un’agricoltura sostenibile basata su
una buona gestione dell’acqua che
potremo soddisfare i nostri bisogni di
cibo e di energia, e allo stesso tempo
salvaguardare le risorse naturali dalle
quali dipende il nostro futuro».
(fonti: fao.org; corriere.it; worldwaterforum5.org)
N. 3 - - pag. 16
sicurezza
Non sarebbe più logico concentrare gli sforzi per potenziare gli organici delle forze di polizia, incrementandone le risorse economiche?
ronDE Di quArtiErE. è DAvvEro Ciò Di Cui AbbiAMo biSogno?
di Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale
l’ennesimo “decreto sicu-
rezza” emanato dal Go-
verno, l’ultimo in ordine di
tempo, prevede, tra le al-
tre cose, la possibilità per
i cittadini di riunirsi in associazioni di
volontariato(giornalisticamente chia-
mate “ronde”) con fini di vigilanza non
armata del territorio in ausilio alle For-
ze dell’ordine. Questa disposizione, in
particolare, ha destato nel Paese cu-
riosità e attenzione, oltre alle imman-
cabili polemiche politiche, tanto che,
parafrasando una celebre canzone di
Venditti, “Ronda o non Ronda”, si ot-
terrebbe il riassunto satirico di ciò che
in questi giorni viene riportato dagli
organi di informazione. L’obiettivo di-
chiarato del provvedimento è di incre-
mentare la partecipazione dei cittadini
alla gestione della sicurezza comune,
per contrastare un diffuso sentore di
“non tranquillità” che serpeggia in par-
ticolar modo nei quartieri più esposti
al degrado ed alla microcriminalità.
Bisognerà in ogni modo attendere il
decreto di attuazione del Viminale per
capire se sarà possibile evitare almeno
sponsor politici ed economici per le
“ronde”, oltre che vietare pericolosi
equipaggiamenti quali bastoni, spray
urticanti o caschi, che creerebbero
alle Forze dell’ordine più problemi
di quanti ne intendano risolvere. Ma
ecco di già in vendita nei negozi spe-
cializzati il kit del perfetto “rondino”:
N. 3 - - pag. 17
pettorina riflettente, torcia, anfibi, fi-
schietto e radiolina.
è davvero questo ciò di cui abbiamo
bisogno in questo momento?
Alcune riflessioni sono d’obbligo. In-
nanzitutto, coinvolgere direttamente
i cittadini nel pattugliamento del ter-
ritorio potrebbe aumentare, a mio av-
viso, un senso di insicurezza generale,
con il rischio collaterale di alimentare,
oltrettutto, la sfiducia verso i norma-
li organi di controllo. Sarebbe certa-
mente più produttivo far sì che la gen-
te comune si riappropri del territorio
semplicemente vivendolo, riempiendo
i luoghi insicuri di vita, di luce, di atti-
vità culturali e di svago, piuttosto che
di ronde. Invece di istituire “coprifuo-
co serali” attraverso la chiusura antici-
pata di bar, pub, discoteche e locali,
abbandonando così le strade ai soli
malintenzionati e malcapitati di turno,
bisognerebbe incentivare l’apertura
degli esercizi commerciali anche nel-
le ore serali, garantendo comunque
tranquillità e rispetto delle leggi. Si
otterrebbero così strade e piazze più
illuminate e maggiormente frequenta-
te dai cittadini, che senza bisogno di
uniformi fai-da-te riconquisterebbero
spazi preziosi delle nostre città e nel
frattempo potrebbero segnalare situa-
zioni di rischio alle Forze dell’ordine.
A proposito di Forze dell’ordine, gio-
va ricordare che in Italia sono presenti
ben cinque Forze di polizia, affian-
cate in diversi compiti d’istituto dalle
varie polizie locali (Polizia Municipale
e Polizia Provinciale), oltre ad alcune
migliaia di militari dell’Esercito, ultima-
mente impegnati nel pattugliamento
congiunto delle grandi città. Non sa-
rebbe dunque più logico concentrare
gli sforzi per potenziare gli organici
delle forze di polizia, incrementando-
ne le risorse economiche (assegnate
ormai da anni in misura sempre minore
dalle varie Finanziarie), al fine di mi-
gliorarne gli standard operativi, logisti-
ci e tecnologici? Come si può parlare
di ronde di ausilio e nuove associazio-
ni, quando mancano benzina e parti
di ricambio per le volanti? E quali risul-
tati operativi garantirebbero le “senti-
nelle civiche”?. Facciamo un esempio
pratico della semplice “identificazione
di un soggetto”. Quando un Agente di
Polizia Giudiziaria procede all’identi-
ficazione di una qualsiasi persona in-
contrata durante un normale servizio
di controllo del territorio, possiede
innanzitutto le qualifiche giuridiche
per farlo, oltre che un’adeguata com-
petenza e professionalità. In caso di
comportamento negligente o non
collaborativo del soggetto, il codice
penale prevede delle conseguenze
quali ad esempio l’arresto fino ad un
mese o l’ammenda fino a 206 euro per
chi rifiuta di fornire informazioni sulla
propria identità personale ad un pub-
blico ufficiale nell’esercizio delle sue
funzioni (art 651 cp). Nel caso in cui
nella stessa situazione si venisse a tro-
vare un “volontario per la sicurezza”,
senza poteri né qualifiche di sorta, a
cosa potrà fare appello? Al prinicipio
secondo cui “domandare è lecito e ri-
spondere è cortesia”?. Evidentemente
garantire la Sicurezza reale è compito
degli organismi ufficiali preposti, e non
può essere demandato a ronde poli-
ticizzate (già antagoniste e conflittuali
tra loro in alcune città) che non pos-
sono rassicurare i cittadini né sul pia-
no dell’imparzialità né su quello della
professionalità. Ordine sociale, Legali-
tà e Sicurezza sono espressioni spesso
abusate ed inflazionate in modo non
opportuno. Ma la vera “Sicurezza” per
i cittadini è una soltanto, quella con
l’iniziale maiuscola, la stessa della pa-
rola “Stato”. •
N. 3 - - pag. 18
energia e ambiente
Queste realtà sono la dimostrazione del fatto che investire nelle rinnovabili è una scelta lungimirante che può innescare uno scenario di innovazione ben più credibile,
moderno e desiderabile di quello che vorrebbero muovere i paladini del nucleare
PrESEntAto il rAPPorto “CoMuni rinnovAbili 2009” Di lEgAMbiEntEA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
5.991: questo il numero di Comuni del-
le rinnovabili in Italia, quelli che han-
no installato almeno un impianto per
l’energia non inquinante nel proprio
territorio, con un incremento di 2.801
in più rispetto all’anno passato. Una
crescita su tutti i fronti: solare termi-
co e fotovoltaico, mini idro-elettrico,
geotermico ad alta e bassa entalpia,
impianti da biomasse anche collegati
a reti di teleriscaldamento sono diffusi
nel 79% dei Comuni. Si è formato un
nuovo modello di generazione distri-
buita che cambia sostanzialmente il
modo di guardare all’energia e al rap-
porto con il territorio. Monrupino (Ts),
Minervino Murgie (Ba), Pinerolo (To),
Florinas (Ss), il nostro paese adesso dà
esempio di buone pratiche, di espe-
rienze positive e ripetibili che indica-
no qual è la vera ricetta - realizzabile
da subito - “per un futuro più pulito,
sostenibile, capace di far risparmiare
soldi alle famiglie e alle amministrazio-
ni che sappiano investire in innovazio-
ne, aumentando significativamente i li-
velli di comfort abitativi e qualità della
vita.”
Per osservare il panorama delle fonti
pulite c’è il Rapporto Comuni Rinnova-
bili di Legambiente, che elabora i dati
ottenuti dai Comuni, da studi e rap-
porti di Gse, Enea,
Fiper, Anev oltre
che di Regioni, Enti
Locali e aziende.
Il dossier presentato il 27 Febbraio
nella sede del Gse a Roma, mette in
evidenza una crescita rilevante della
diffusione per tutte le fonti e i para-
metri considerati, “mostrando come le
energie pulite possano rappresentare
la migliore soluzione non solo per usci-
re dalle fonti fossili e salvare il Pianeta
dai cambiamenti climatici ma anche
per rispondere alla crisi economica e
per guardare con un po’ di ottimismo
al futuro.”
“Il territorio italiano possiede tutte le
risorse per diventare il palcoscenico di
una rivoluzione energetica e ambien-
tale incentrata sulle fonti rinnovabili -
ha dichiarato il responsabile Energia di
Legambiente Dott. Edoardo Zanchini
- valorizzando le risorse naturali (sole,
vento, acqua, biomasse, sottosuolo)
attraverso le più moderne tecnologie
e una declinazione locale capace di
creare lavoro e ricerca applicata. Per
farlo, occorre passare da un modo
di ragionare di energia fatto di gran-
di impianti e centralizzato, a uno che
guarda alle caratteristiche e alle risor-
se del territorio, per dare risposta alla
domanda di energia di famiglie e im-
prese.
Il Rapporto mostra come tante realtà
del Paese sono già proiettate in un fu-
turo energetico desiderabile, moder-
no ed economicamente conveniente.
I numeri del Rapporto mostrano come,
valorizzando appieno le potenzialità
offerte dalle diverse fonti di energia
pulita e rinnovabile, si possono otte-
nere risultati concreti in campo ener-
getico, economico e ambientale.
Dobbiaco, Prato allo Stelvio o Lec-
ce per fare qualche esempio, grazie
al mix di fonti pulite utilizzate, pro-
ducono più energia di quanta venga
consumata sul territorio, con effettivi
risparmi per le famiglie oltre che per
l’ambiente e l’indotto occupazionale.
Queste realtà sono oggi la migliore di-
mostrazione del fatto che investire nel-
le rinnovabili è una scelta lungimirante
e conveniente che può innescare uno
scenario di innovazione e qualità nel
territorio, oltre che per far capire che
la sfida in cui l’Europa si è impegnata
in vista del 2020 è a portata di mano
e che per l’Italia
puntare su un mo-
dello di genera-
zione distribuita,
N. 3 - - pag. 19
incentrato su impianti efficienti, da
fonti rinnovabili è una prospettiva ben
più credibile, moderna e desiderabile
di quella che vorrebbero muovere i
paladini del nucleare.
Secondo Legambiente, il primo setto-
re di intervento riguarda l’integrazione
delle fonti rinnovabili nell’edilizia, in
tre campi prioritari d’intervento: intro-
duzione della certificazione energeti-
ca per gli edifici, obbligo di un con-
tributo delle fonti rinnovabili in tutti
i nuovi interventi edilizi e una nuova
politica per promuovere interventi di
efficienza energetica negli edifici esi-
stenti.
Il secondo campo di intervento ri-
guarda la semplificazione delle au-
torizzazioni per gli impianti da fonti
rinnovabili, oggi il principale problema
riconosciuto da tutti gli operatori del
settore: bisognerebbe rendere libera
e gratuita la realizzazione di un im-
pianto domestico attraverso una sem-
plice comunicazione al Comune per il
solare termico e fotovoltaico sui tetti,
il minieolico, regolati da linee guida
stabilite da Regioni e Comuni; bisogna
inoltre fare chiarezza nelle procedure
di approvazione degli impianti da fonti
rinnovabili, approvando quanto prima
le Linee Guida per l’approvazione dei
progetti di impianti da fonti rinnovabili
previste dal DL 387/2003, in modo da
evitare di avere normative diverse in
ogni Regione; occorre definire i con-
tenuti degli studi ambientali e le at-
tenzioni progettuali specifiche per gli
impianti eolici, idroelettrici, a biomas-
se, geotermici in modo da anticipare
eventuali motivi di preoccupazione
e discrezionalità nel valutare i pro-
getti, e semplificare la realizzazione
dei grandi impianti fotovoltaici a terra
nelle aree dismesse (cave, discariche,
aree artigianali e industriali), limitando
la diffusione di impianti enormi in aree
agricole come sta purtroppo avvenen-
do in molte parti del Mezzogiorno.
Oggi i territori hanno a portata di
mano delle opportunità straordinarie
per realizzare politiche energetiche
sostenibili, che progressivamente por-
tino a liberare città e regioni dalla di-
pendenza di fonti fossili. Ma per farlo
hanno bisogno che Regioni e Governi
fissino la cornice entro cui questi in-
terventi possano diventare realtà, in
modo da scegliere il più adatto mix
di diffusione delle fonti rinnovabili nei
diversi ambiti per realizzare gli obiet-
tivi dell’Unione Europea. Magari guar-
dando a un “cantiere” di innovazione,
come è diventata in questi anni una
regione alpina come l’Alto Adige: un
territorio apparentemente sfavorito
dalle limitate potenzialità rispetto a
due risorse importanti come il sole e
il vento, ma che, grazie a un’attenta
politica di innovazione, può credibil-
mente candidarsi a diventare comple-
tamente autonoma dai combustibili
fossili entro il 2020, raddoppiando il
contributo delle fonti energetiche pu-
lite. Il Rapporto completo con tutte le
classifiche e i risultati è visionabile sui
siti www.legambiente.eu e www.fonti-
rinnovabili.it. •
N. 3 - - pag. 20
mare nostrum
SCoPErtA in CAlAbriA forEStA Di CorAllo nEroA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
È la più vasta del mondo: trentamila colonie
trentamila colonie, adagia-
te tra i 50 e i 110 metri di
profondità sui fondali roc-
ciosi della mitica Scilla: è
nel mare di Calabria che si
staglia la più grande foresta di coral-
lo nero del mondo. Apre scenari del
tutto inediti la scoperta fatta dagli stu-
diosi marini dell’Istituto superiore per
la protezione e la ricerca ambientale
Ispra (ex Icram) impegnati in un pro-
getto di monitoraggio della biodiversi-
tà marina in Calabria.
A documentare la presenza della fore-
sta di corallo nero (che di nero, però,
ha solo lo scheletro) più estesa del
mondo è stato Rov, un robot sottoma-
rino utilizzato per le analisi e per osser-
vare, filmare e fotografare. Rov, coman-
dato dalla superficie, si è immerso con
il suo occhio elettronico nei fondali del
Tirreno calabrese, per catturare e resti-
tuire immagini mozzafiato di specie di
coralli, gorgonie, alcionari, pennatula-
cei e pesci rarissimi, molti dei quali mai
osservati nel loro ambiente naturale.
Equipaggiato anche per acquisire cam-
pioni fino a 400 metri di profondità, il
robot subacqueo, che è in grado di co-
municare in ogni istante la propria po-
sizione all’operatore, è stato utilizzato
dagli studiosi nell’ambito del progetto
partito nel 2005 e finanziato dall’Asses-
sorato all’Ambiente della Regione Ca-
labria. Un lavoro che proseguirà fino a
tutto il 2010 e dai risultati del quale gli
esperti dell’Ispra si attendono di indivi-
duare, sui fondali calabresi, numerose
altre specie rare, anche di invertebrati
marini. Ma in Calabria non è solo il mare
di Scilla a riservare sorprese agli scien-
ziati marini che parlano di “rara ric-
chezza da salvaguardare”. Nel Golfo di
Lamezia, zona ritenuta di grande inte-
resse sia dal punto di vista fisico che da
quello biologico, sono state osservate,
a circa 150 metri di profondità, per la
prima volta nel loro ambiente naturale,
cinque altre colonie di un’altra specie
di corallo nero, il rarissimo Antipathes
dicotoma.
Risultato non da poco se si pensa che,
a livello mondiale, sono stati raccolti e
studiati solo cinque esemplari di que-
sto coralligeno, l’ultimo dei quali, indi-
viduato nel 1946 nel Golfo di Napoli,
venne donato al Museo dell’Università
di Harvard. “Comprendere il funziona-
mento dell’ecosistema marino, la sua ri-
sposta ai cambiamenti naturali e a quel-
li indotti dalle attività umane - afferma
l’assessore all’Ambiente della Regione
Calabria, Silvio Greco, già ricercatore e
commissario straordinario dell’Icram - è
di importanza centrale per una corret-
ta gestione di questo complesso terri-
torio”.
I fondali marini rocciosi, che si trovano
a profondità comprese tra i 50 e i 450
metri, rappresentano, per gli studiosi
di biologia marina, delle vere e proprie
miniere in materia di biologia ed ecolo-
gia. “Le analisi genetiche e istologiche
che i ricercatori del Dipartimento di
Scienze del mare dell’Università Politec-
nica delle Marche stanno eseguendo
sui frammenti dei coralli raccolti - spie-
ga Simonepietro Canese, responsabile
del progetto - stanno aprendo nume-
rosi interrogativi su queste specie rare
e protette, per la prima volta osservate
e studiate nel loro ambiente naturale”.
Il corallo nero è una specie molto rara
e molto difficile da osservare in natura,
vista la profondità alla quale cresce, da
50 a oltre 200 metri. Ecco le principali
caratteristiche:
- CLASSIFICAZIONE: il corallo nero,
Antipathes subpinnata, appartiene
alla classe dei coralli, o Antozoi, che
consistono di piccoli polipi, grandi
qualche millimetro, radunati in colo-
nie di individui simili che, producendo
carbonato di calcio, formano lo sche-
letro che li fa somigliare ad un albero.
Il più conosciuto è il corallo rosso, ma
esistono anche le specie gialla e bian-
ca. I polipi del corallo nero hanno sei
tentacoli piuttosto piccoli, al contrario
del corallo rosso in cui si contano otto
tentacoli.
- ASPETTO E VITA: da non confondersi
con il falso corallo nero, la Gerardia
Savaglia, l’antipate cresce sulle roc-
ce in verticale e possiede tronchi di
colore nero o molto scuro che si ra-
mificano in rami sempre più sottili ed
esili facendo assumere alle colonie
un aspetto vaporoso. Le colonie co-
ralline, in generale, costituiscono i più
vecchi organismi animali vivi al mon-
do. Si stima che alcuni coralli abbiano
quasi un migliaio di anni.
(fonte: la Stampa.it)
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protezione animaliil fEnoMEno DEl rAnDAgiSMo: un APProCCio SCiEntifiCo
Il miglior metodo per sconfiggere il randagismo consiste nell’utilizzo di misure preventive come la sterilizzazione, l’educazione e l’informazione del pubblico
Abbiamo assistito ad
inizio 2009 ad avveni-
menti tragici che han-
no portato all’atten-
zione dell’opinione
pubblica uno dei problemi più sotto-
valutati degli ultimi decenni: il proble-
ma del randagismo.
Scopo del presente articolo è, però,
quello di tentare un approccio scien-
tifico al problema.
di Roberto Zucca / Segretario UGL dell’Ispettorato Generale
Una volta, quando non c’era una vera
e propria disciplina che si occupasse
del fenomeno, tutti i cani senza pa-
drone erano definiti “randagi”. Oggi
si sa invece, dopo approfonditi studi,
che ne esistono molti tipi e con carat-
teristiche diverse, classificati in base al
comportamento in natura e ai rapporti
con l’uomo.
I cani che sono liberi di vagare vengo-
no comunemente chiamati “vaganti”.
Per il controllo di questi animali è in-
dispensabile conoscere il tipo di rap-
porto che hanno con l’uomo.
Per questo motivo l’OMS (Organizza-
zione Mondiale della Sanità) ha pro-
posto una classificazione che poggia
su due parametri fondamentali per
la sopravvivenza di una popolazione
canina: la dipendenza degli animali
dall’uomo per il cibo ed i rifugi ed il
grado di controllo esercitato dall’uo-
N. 3 - - pag. 21
mo sui loro movimenti e la loro ripro-
duzione (WHO/FAO,1990).
I cani inselvatichiti sono cani senza pa-
drone, che nascono e vivono in natura
e che non avendo conosciuto l’Uomo
nella prima parte della loro vita, non
solo non ne ricercano la compagnia
ma anzi lo temono e tendono ad evi-
tarlo e, quindi, non ne dipendono di-
rettamente in nessun modo. Vivendo
in un contesto selvatico, sono sotto-
posti alla pressione selettiva dell’am-
biente naturale che favorisce solo gli
esemplari più forti, di dimensioni me-
die e grandi. I cani inselvatichiti sono
da considerare veri e propri predatori
selvatici, al pari del Lupo al quale, pe-
raltro, sono molto simili nel compor-
tamento.
I cani randagi urbani sono cani senza
padrone, che vivono solitamente nei
centri urbani o nelle immediate vici-
nanze. In genere dipendono, per l’ali-
mentazione, dall’Uomo (direttamente
o rovistando in discariche e cassonet-
ti) di cui peraltro ricercano la compa-
gnia.
Soprattutto di notte si riuniscono
in branchi anche molto numerosi e
possono allontanarsi notevolmente
N. 3 - - pag. 24
dai centri urbani.
Questi cani pos-
sono incrementa-
re la schiera dei
cani inselvatichiti
ai quali si unisco-
no.
Proprio questa
categoria, non
fosse altro che
per motivi di am-
piezza della po-
polazione, pone
i più seri problemi
igienico-sanitari per l’Uomo e il mag-
giore impatto sull’ambiente naturale.
Gli ibridi tra cane e lupo, appartenen-
do alla stessa specie (Canis lupus),
possono accoppiarsi dando vita a
prole fertile. Dal punto di vista della
conservazione del lupo questo è un
fenomeno gravissimo.
Animali che a prima vista sembrano
lupi, per la forma del cranio, il muso
affilato, gli occhi a mandorla, le strisce
scure sulle zampe anteriori, all’esa-
me del Dna possono rivelare geni di
cane.
Anche se possono spaventare per il
loro aspetto da lupi, in realtà posso-
no essere docili come cani. O anche
viceversa: somigliare a un cane ma es-
sere selvatici come un lupo.
I cani padronali invece, a differenza
degli altri, hanno un padrone e la cer-
tezza di trovare ogni notte un rifugio
e una ciotola piena; vivono nei cortili
aperti di fattorie o case isolate e per
parte della giornata sono liberi di va-
gare nei territori circostanti.
La densità della popolazione canina
varia in relazione ai diversi habitat,
alle diverse culture, ai differenti strati
sociali della popolazione umana, sia
rurale che urbana.
Quando una popolazione canina
raggiunge una certa densità, i tassi di
natalità e mortalità si eguagliano, la
popolazione raggiunge un equilibrio
e non cresce più.
Questo tipo di crescita della popola-
zione è denominata crescita logistica.
Il limite superiore al quale si ferma è
chiamato capacità portante dell’am-
biente. Ogni habitat ha una capacità
portante specifica per ogni specie.
Questa capacità specifica dipende es-
senzialmente dalla disponibilità delle
risorse (siti riproduttivi, rifugi, cibo,
acqua) per le specie in questione.
Ogni diminuzione nella densità della
popolazione causata da una mortali-
tà eccessiva (abbattimenti, cattura e
chiusura nelle strutture preposte) è
rapidamente compensata da più alti
indici di natalità e sopravvivenza. In
altri termini, quando i cani vengono
eliminati, la speranza di vita dei so-
pravvissuti aumenta perché possono
accedere più facilmente e con meno
competizione alle risorse dell’am-
biente.
Il Dott. Rosario Fico, veterinario
dell’Istituto zooprofilattico di Teramo
è tra i massimi esperti in Italia di fauna
selvatica, analisi del Dna sugli animali
e cani randagi ed è il tecnico che il Mi-
nistero dell’Ambiente utilizza, in ogni
parte d’Italia ma anche all’estero, per
risolvere i casi di randagismo ai qua-
li gli enti locali non riescono a porre
rimedio. Nei molti anni di esperienza
sul campo, il dott.
Fico ha concluso
che catturare e
rimuovere i cani
da una popola-
zione bilancia-
ta, provoca un
cambiamento del
comportamento
generale dei cani
sul territorio e
indebolisce la sa-
lute complessiva
dei singoli indivi-
dui. Si introducono cani più giovani
e più predisposti alle malattie, più ag-
gressivi e più prolifici.
Il miglior metodo per sconfiggere, o
attenuare, il fenomeno in questione,
è l’utilizzo delle risorse umane e finan-
ziarie nelle misure preventive come la
sterilizzazione, l’educazione e l’infor-
mazione del pubblico, nonché di un
adeguato sistema di registrazione ed
identificazione, (questo dovrebbe
scoraggiare il cittadino all’abbando-
no). Catturare i randagi (rinchiuderli
in canili e/o abbatterli) dovrebbe es-
sere tentato soltanto in casi eccezio-
nali, per esempio quando un cane è
pericoloso.
Il fenomeno del randagismo è ben
lontano dal trovare una soluzione, e
non servirà a molto disseminare boc-
coni avvelenati pensando di debella-
re il problema.
Le Istituzioni dovranno muoversi di
pari passo con il mondo dell’associa-
zionismo e, senza attendere oltre,
occorrerà educare l’intero paese al
rispetto degli animali, poiché troppo
spesso si dimentica che il fenomeno
del randagismo è, se non provocato,
almeno peggiorato dall’abbandono
di questi e derivante dall’insensibilità
e dalla mancanza di responsabilizza-
zione dell’uomo. •
N. 3 - - pag. 26
un’area in totale di
6011 ha, ricadenti nei
territori di Ancona,
Camerano, Numana e
Sirolo. Di sassi bianchi
come la pietra del Conero sono fatte
le calette ricavate dal Monte Cone-
ro, l’emergenza alta 572 m a picco
sull’Adriatico, unica nel suo
genere da Trieste al Garga-
no. Le sue pendici orientali
sul mare sono costituite da
falesie calcaree e nella parte
restante è dominato da vaste
formazioni mediterranee e
boschi misti. Originatosi a se-
guito di una lunga azione di
sedimentazione marina ini-
ziata nel Giurassico, il Monte
Conero è emerso nel Plioce-
ne, cinque milioni di anni fa.
La presenza di cave dismes-
se, rende il Parco un ‘libro
aperto’ sulla storia geologica
della zona e sull’intera suc-
cessione stratigrafica dell’Ap-
pennino umbro-marchigiano.
Di particolare importanza è la
cava di Massignano, divenuta
sezione tipo mondiale per
il passaggio Eocene/Oligo-
cene, oggi attrezzata per le
visite.
Istituito nel 1987 per tutelare
ricchezza e varietà di flora e
ecosistemi
MArChE: il PArCo rEgionAlE nAturAlE DEl ConEro
Il Parco del Conero è un palcoscenico di rara bellezza che comprende un tratto di costa alta, oltre ad un’ampia fascia collinare interna, incantevoli scorci panoramici e tanta storia
A cura di Danilo Ciufoli / Segretario Regionale Marche
fauna e di tesori culturali, il Parco Re-
gionale del Conero vanta anche nu-
merose peculiarità botaniche come
l’euforbia arborescente, la violaciocca
e il finocchio selvatico. Tra le specie di
mammiferi la salvaguardia del territorio
consente la presenza del tasso, volpe,
puzzola, riccio, donnola. Ed anche
se non autoctoni ma ormai adottati
dall’area protetta, di cinghiali e caprio-
li. Punto noto di migrazione di rapaci,
prezioso per chi ama il birdwatching,
non di rado il Parco regala altresì lo
spettacolo di aironi in volo o posati
in punti di sosta. Approdo nel IV sec.
a. C. dei Greci che hanno risalito le
coste meridionali in cerca di
città da fondare, nel Conero i
Dori hanno gettato le ancore
e fissato la dimora, chiaman-
do Komaros (corbezzolo) il
promontorio ed Ancon (go-
mito) la curva settentrionale
del Monte. Nel suo punto più
alto c’è la Chiesa di San Pietro,
con i resti del complesso mo-
nastico edificato poco dopo
l’anno Mille, dove vengono
conservati elementi romani-
ci come i capitelli decorati
con motivi floreali o animali.
Nell’Area Protetta è incasto-
nata parte di Ancona, capo-
luogo delle Marche, la città
in cui il sole sorge e tramon-
ta sul mare. è entrando dal
porto della dorica che se ne
apprezzano storia e ricchez-
ze naturali. Da lì, alzando lo
sguardo, si ammirano le linee
romaniche della cattedrale
di San Ciriaco, che con il suo
portale vanvitelliano, simboli-
N. 3 - - pag. 27
ca porta che unendo l’Oriente all’Oc-
cidente, si protende sull’Adriatico. Ma
le emozioni non finiscono dopo aver
visitato i numerosi monumenti e piazze
disseminati in città. Dal Passetto, attra-
verso una strada panoramica si giunge
invece a Portonovo, l’incantevole baia
dall’arenile bianco e ciottoloso con i
suoi due laghetti salmastri retrodunali,
la Chiesetta romanica di Santa Maria,
la Torre De Bosis (una torre di guardia
settecentesca) ed un Fortino Napole-
onico.
Sirolo, borgo medievale, è uno dei
gioielli del Conero sviluppatosi entro
una rocca fortificata a strapiombo sul
mare dove si trovano le spiagge ricer-
cate da chi ama i paesaggi mozzafiato.
Confinante con Sirolo è Numana anti-
co porto piceno rifondato nel V seco-
lo a.C. dai Siracusani. La cittadina offre
al visitatore un centro storico caratte-
rizzato da viuzze che si snodano tra
casette ed una parte che vive attorno
al porticciolo, delimitato a nord da
una scogliera alta e frastagliata, a sud
dalle spiagge attrezzate e dal centro
di Marcelli. Come a Sirolo, a Numana
sventola la Bandiera Blu, sinonimo di
acqua limpida e servizi efficienti. In
questo quadro si inserisce perfetta-
mente Camerano, dalle antichissime
origini, nel cui sottosuolo si dirama
un articolato percorso ipogeo. Detta
la ‘capitale del Rosso Conero’, è un
eccellente connubio di arte e natura.
N. 3 - - pag. 28
L’Area Protetta del Conero, paradi-
so degli escursionisti, è percorsa da
sentieri adeguatamente segnalati che
raggiungono l’apice delle sfumature
in primavera, quando le ampie radure
sono fiorite. Gli itinerari, percorribili
anche in mountain bike o a cavallo,
sono praticabili con l’aiuto della se-
gnaletica, della carta per escursionisti
e, a richiesta, delle guide del Parco. I
prodotti tipici di questa terra sono il
vino Rosso Conero, il miele, l’olio, la
lavanda.
Attraverso il parcoè possibile visitare il Parco del Conero
a piedi, a cavallo o in mountain bike
con un reticolo di 18 sentieri che at-
traversano tutti gli ambienti presenti
all’interno dell’Area protetta. All’ini-
zio del sentiero è posto un tabellone
indicante il numero del tracciato, il
tempo di percorrenza, la difficoltà e
la descrizione. A ridosso degli incroci
principali si trova un paletto di metallo
che indica le direzioni.
Suggestiva è il sentiero numero 1,
la cosiddetta Traversata del Conero
(tempo di percorrenza: ore 4; diffi-
coltà: facile; percorribilità: a piedi, a
cavallo, con mountain-byke dal Pog-
gio fino all’ex Monastero di S.Pietro,
da qui fino a Fonte d’Olio percorribile
solamente a piedi).
Ambiente: il monte Conero in tutto il
suo splendore, attraverso tutti i pa-
esaggi più belli del parco, all’interno
della zona di riserva naturale. Ottimi
i punti panoramici sulla costa e sulla
zona collinare interna ed appennini-
ca.
Vegetazione: bosco misto di caduci-
foglie (roverella , carpino nero, acero
napoletano) macchia mediterranea
termofila (leccio, corbezzolo), rimbo-
schimenti (pino d’aleppo, pino nero
d’Austria, cipresso), ex coltivi. Nel
sottobosco ricche fioriture di primule,
ciclamini, abbondanza di pungitopo e
presenza di orchidee.
Osservazioni faunistiche: eccezionale
presenza avifaunistica con passerifor-
mi di bosco e di macchia (cincia mora,
rampichino, crociere), picchio rosso
maggiore. Pian Grande è un ottimo
punto di osservazione durante il passo
migratorio primaverile di uccelli rapaci
(falco pecchiaiolo, falco cuculo, falco
pescatore e biancone). Per quanto ri-
guarda i mammiferi, qui vivono il tasso
e la faina, tra i rettili frequente è l’in-
contro con il ramarro. Gli ex coltivi e
le zone marginali del bosco sono gli
ambienti preferiti dalle farfalle (cedro-
nella, vanessa, atalanta).
Note: ex Monastero di S. Pietro al Co-
nero (1038), grotta del Mortarolo.
Itinerario: si parte dall’abitato del Pog-
gio Sant’Antonio sul lato sinistro del
bar Dubbini.
Il sentiero sale in una zona con parec-
chi arbusti, alla sommità vi è un’inte-
ressante vista sul Trave. Dopo l’attra-
versamento di un tratto boschivo si
raggiunge in un’ora circa Pian Grande.
Sulla sinistra si può vedere la Baia di
Portonovo. Ripreso il sentiero princi-
pale, dopo aver attraversato un ulte-
riore boschetto al bivio segnalato, si
prende la direzione sinistra e si giunge
ai Piani di Raggetti. Qui bisogna sce-
gliere tra due direzioni: con la prima si
prosegue sulla strada grande, mentre
con la seconda si sale a sinistra co-
steggiando la “Casa Lucignani” e poi si
arriva alla strada asfaltata. Si può visi-
tare la cripta della Chiesa di S. Pietro
ed i ruderi del Monastero. Possibilità
di ristorarsi.
Il sentiero prosegue con un bosco di
latifoglie fino ad uno spiazzo con un
basamento in muratura. Si va a sinistra
costeggiando una zona a picco sul
mare dove troviamo esempi di mac-
chia mediterranea, e si arriva su una
strada più larga con un punto di osser-
vazione caratteristico: il Belvedere sud
con vista sugli scogli delle Due Sorelle.
Continuando si scende in una zona
con case e poi si prende la strada co-
munale per Fonte d’Olio e quindi si
arriva alla strada provinciale.
Per tornare al punto di partenza ci si
può servire dei mezzi pubblici.
Deviazione 1 A - Belvedere Nord (tem-
po di percorrenza: ore 0,50; difficoltà:
facile; percorribilità: solamente a pie-
di; ambiente: Riserva naturale).
Si percorre il sentiero N. 1 fino a Pian
Grande fino ad arrivare ad un incrocio
di 4 strade, qui si prende a sinistra, si
sale nel bosco fino ad arrivare ad uno
spiazzo detto Belvedere Nord (non
facile da trovare) da cui si può vedere
la costa da Portonovo verso Nord.
Si sale prendendo la strada asfaltata
fino a raggiungere l’ex Convento dei
Camaldolesi.
Deviazione 1 B - Incisioni rupestri (tem-
po di percorrenza: ore 0;20; difficoltà:
media; percorribilità: solamente a pie-
di; ambiente: Riserva naturale).
Si accede dall’itinerario 1. Da casa
Cipriani ai Piani di Raggetti inizia un
sentiero in salita in direzione Nord-
Est. Si oltrepassa la”Casa Lucignani” e
si prende a sinistra per un sentierino
che arriva alle incisioni rupestri (lastre
di roccia con evidenti incisioni fatte
dalla mano dell’uomo presumibilmen-
te nell’età del bronzo).
Deviazione 1 C - Grotta del Mortarolo
(tempo di percorrenza: ore 0,10; diffi-
coltà: media; percorribilità: solamente
a piedi; ambiente: riserva naturale).
Si supera sia il Belvedere sud che un
canalone (il sentiero qui è pianeggian-
te) e si prende una deviazione sulla
sinistra immersa nella macchia che ci
porta ad una grotta piuttosto gran-
de abbastanza illuminata: è questa la
Grotta del Mortarolo. Quindi si ritorna
per lo stesso sentiero al punto di par-
tenza. •
N. 3 - - pag. 29
N. 3 - - pag. 30
sindacale
tErrEMoto:SoliDAriEtà DEll’uglA cura dell’Ufficio Stampa
Una delegazione guidata da Polverini a L’Aquila. Raccolta fondi e beni di prima necessità
Campagna di solidarietà
dell’Ugl per le popola-
zioni colpite dal violento
terremoto in Abruzzo. è
stata aperta una sotto-
scrizione Ugl Pro terremoto Abruz-
zo, anche sensibilizzando i lavoratori
nei luoghi di lavoro, per raccogliere
fondi da destinare a sostegno delle
famiglie anche secondo le indicazio-
ni che arriveranno dalla Protezione
civile.
Si potranno effettuare versamenti
presso qualsiasi ufficio postale trami-
te bollettino intestato a Ugl Pro ter-
remoto Abruzzo C/C Bancoposta n.
95817862; oppure, tramite bonifico
bancario da una sportello di qualun-
que istituto di credito utilizzandole
seguenti coordinate: Ugl Pro terre-
moto Abruzzo C/C Bancoposta n.
95817862 IBAN IT07 T076 0103 2000
0009 5817 862.
Una delegazione guidata dal se-
gretario generale, Renata Polverini,
è andata a L’Aquila per consegnare
una roulotte donata alla Confedera-
zione con la specifica finalità di con-
sentire alla sede locale del sindacato
di continuare ad essere operativa. La
Utl di L’Aquila è infatti stata resa ina-
gibile dal sisma e il mezzo permette-
rà ai nostri sindacalisti di proseguire
la loro attività di assistenza ai lavo-
ratori, ai pensionati e alle famiglie in
Renata Polverini
grave difficoltà. Sono stati consegnati
inoltre beni di prima necessità arriva-
ti alla Ugl nell`ambito della campagna
di solidarietà promossa dal sindaca-
to a sostegno delle popolazioni col-
pite dal terremoto. Polverini ha visi-
tato i campi che ospitano le famiglie
rimaste senza casa e l’ospedale da
campo augurandosi che proprio da
lì riparta la ricostruzione.
L’Ugl ha apprezzato la tempestività
degli interventi adottati dal Governo
per fronteggiare l’emergenza e con
una lettera al premier, Polverini ha
chiesto attenzione per lavoratori e
famiglie sollecitando “un ulteriore
programma di interventi fiscali e nor-
mativi a sostegno dei redditi dei la-
voratori dipendenti e dei pensionati
e al mantenimento dei livelli occupa-
zionali, con particolare attenzione
alle piccole e medie imprese”. Pro-
poste su cui l`Ugl è pronta a dare il
proprio contributo nell’ambito di
una fattiva collaborazione. •
N. 3 - - pag. 31
N. 3 - - pag. 32
DirigEnti rEgionAli
Abruzzo - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - DI GREGORIO ENRICO - C.DO STAZIONE L’AQUILA - 3397491670
VICE SEGRETARIO - GALLUCCI VINCENZO - CTA GRAN SASSO
bASiliCAtA SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - MORESCHI DANIELE - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3292018805
VICE SEGRETARIO - CALABRESE SAVERIO - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3288074626
CAlAbriA - SEgrEtEriA rEgionAlE SEGRETARIO - CARIDI SAVERIO - CTA REGGIO CALABRIA - 3289215441
VICE SEGRETARIO - CASSARINO GIUSEPPE - CTA REGGIO CALABRIA - 3296215260VICE SEGRETARIO - CIPPARRONE NATALE - C.DO STAZIONE LAINO - 3284857903
CAMPAniA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - CENERE GIOVANNI - COMANDO REG.LE NAPOLI - 3201752713
VICE SEGRETARIO - MAGLIONE ROBERTO - COMANDO PROV.LE NAPOLI - 3486403411
EMiliA roMAgnA - SEgrEtEriA rEgionAlE SEGRETARIO - RUSCILLO VINCENZO - C. PROV. REGGIO EMILIA - 3493176540
VICE SEGRETARIO - DI MIERI ADRIANO - C.DO STAZIONE PAVULLO NEL FRIGNANO - 3472300779
lAzio - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - LUCIANI LUCIANO - ISPETTORATO GENERALE - 3296469350
liguriA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO MASSARI ROBERTO - COMANDO PROV.LE LA SPEZIA - 3343385962
VICE SEGRETARIO - VANDELLI MARINA - C.DO STAZIONE PONTEDECIMO - 3479203255
loMbArDiA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO REGGENTE - CLAUDIO CICETTI - COMANDO STAZIONE BARZIO - 3381106084
VICE SEGRETARIO REGGENTE - PANICHELLA DAVIDE - COMANDO REG.LE MILANO - 3465890944
MArChE - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - CIUFOLI DANILO - C.DO STAZIONE CAGLI - 3381029473
MoliSE - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - PANICHELLA DOMENICO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3381073681
VICE SEGRETARIO - GIOIA PAOLO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3287087251VICE SEGRETARIO - DI PAOLO IOLANDA - REGIONALE CAMPOBASSO - 3398788670
PiEMontE - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO REGGENTE - MANCUSO MAURIZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3462446329
VICE SEGRETARIO - SCARLATA LUIGI - COMANDO REG.LE TORINO - 3407468728VICE SEGRETARIO - LUCCHESE IGNAZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3290832858
PugliA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - LUISI ANTONIO - REGIONALE BARI - 3473734503
VICE SEGRETARIO - PANZA GIOVANNI - CITES BARI BIS - 3403702423VICE SEGRETARIO - TEDESCHI GIUSEPPE - REGIONALE BARI - 3388413609
VICE SEGRETARIO - NETTI EUGENIO - C.DO STAZIONE MOTTOLA - 3288390261
SiCiliA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - CASTRONOVO VINCENZO - NUCLEO CITES PALERMO - 3394294487
SCuolE - SEgrEtEriA SCuolE DEl C.f.S.SEGRETARIO REGGENTE - DI LIETO MARCO - SCUOLA CITTADUCALE - 3332502734
toSCAnA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - IGNESTI VINCENZO - PROVINCIALE AREZZO - 3281647912
VICE SEGRETARIO - PETRANGELI ANGELO - UTB SIENA - 3478828359VICE SEGRETARIO - CHIARA CONCETTO G. - C.D: STAZIONE AREZZO - 3289538074
uMbriA - SEgrEtEriA rEgionAlESEGRETARIO - STROPPA MARCO - REGIONALE PERUGIA - 3398501020
VICE SEGRETARIO - FRATONI MARCO - PROVINCIALE PERUGIA - 3478608252
SEgrEtEriA iSPEttorAto gEnErAlESEGRETARIO - ZUCCA ROBERTO - ISPETTORATO GENERALE - 3331156745
VICE SEGRETARIO - FLAVIO DI LASCIO - ISPETTORATO GENERALE - 3470951455
SEgrEtEriA CoA urbE E SEDi DiStACCAtESEGRETARIO REGGENTE COA - FRANCESCHINI MASSIMO - C.O.A. URBE - 3204783731
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Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) Art. 1 comma 1 - DCB MilanoAutorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008Il corrispettivo per l’abbonamento a questo periodico è escluso dal campo di applicazione dell’IVA ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dall’ Art. 22 della legge 25/02/1987 n. 67 e dell’ Art.2.3° comma, lettera i) del D.P.R. del 26/10/1972 n.633 e successive modifiche e integrazioni. Qualora l’abbonato non dovesse trovare la pubblicazione di proprio gradimento potrà avvalersi della clausola di ripensamento e ottenere il rimborso della somma versata, richiedendola in forma scritta nei ter-mini previsti dalla legge. Dal rimborso sono escluse soltanto le eventuali spese accessorie, così come individuate ai sensi dell’ Art. 3 comma 2. Per soli fini amministrativi, l’abbonato che non intenda rinnovare l’abbonamento è pregato di darne tempestivamente comunicazione scritta alla società di diffu-sione. è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e dei materiali pubblicati senza la preventiva autorizzazione scritta dall’Editore. I contenuti e i pareri espressi negli articoli sono da considerare opinioni personali degli autori stessi, pertanto non impegnano il Direttore né il comitato di redazione. Si precisa che “Sicurezza Ambiente” non è una pubblicazione dell’Amministrazione Pubblica, né gli addetti alla diffusione possono qualificarsi come appartenenti alla stessa. La dir-ezione declina ogni responsabilità per eventuali errori e omis-sioni, pur assicurando la massima precisione e diligenza nella pubblicazione dei materiali.
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