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8/7/2019 Stanley, N. (traduccin). La conservazione sullo scavo archeologico. 1986
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ICCROM
C . C . A
Centro diConservazioneArcheologica
LA CONSERVAZIONE
SULLO SCAVO ARCHEOLOGICO
8/7/2019 Stanley, N. (traduccin). La conservazione sullo scavo archeologico. 1986
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LA CONSERVAZIONE
SULLO SCAVO ARCHEOLOGICO
Con particolare riferimento all'area mediterranea
ICCROM
C.C.A .Centro di
ConservazioneArcheologica
ROMA 1986
8/7/2019 Stanley, N. (traduccin). La conservazione sullo scavo archeologico. 1986
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Traduzione di Luciano Nardi
Questo libro stato pubblicato ininglese nel 1984 dall'ICCROM. Latraduzione in italiano stataeseguita e pubblicata nel 1986 dalC.C.A., Centro di Conservazione Ar-
cheologica, che rimane responsabiledella qualit scientifica dellatraduzione.
11 C.C.A., Centro di Conservazione Archeologica unasociet privata di conservatori con formazione in restauropresso l'Istituto Centrale di Roma e in archeologia pressol'Universit degli Studi di Roma.
In origine pubblicato a Roma, ininglese con il titolo Conservationon Archaeological Excavations,curatore N.P.Stanley Price. ICCROM 1984
Traduzione italiana C.C.A.,Centrodi Conservazione Archeologica1986Stampato in Italia. StabilimentoEditoriale Vittorio Ferri. Roma.
Foto di copertina: Megiddo, Israele, gli scavi del 1930
(Foto 1975)
Il Centro si occupa della conservazione di monumenti
lapidei antichi esposti all'aperto, suo l'intervento pressol'Arco di Settimio Severo nel Foro Romano, di interventi direstauro e recupero all'interno di musei, Galleria Lapidariadei Musei Capitolini, e di assistenza conservativa in areearcheologichein corso di scavo, la Crypta Balbi a Roma.
Il C.C.A., Centro di Conservazione Archeologicaha sede aRoma, in Via Zanardelli16, 00186.
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Premessa
Conservazione sullo scavo archeologico significa prima ditutto prevenzione: intervento a monte su quei meccanismi che,secondo leleggi naturali della termodinamica, tendono aricondurre a materie prime i prodotti materiali dell'attivitumana. E la prevenzione pu assumere due forme: una, diretta,basata sull'applicazione di interventi di tipo tecnico suambiente e materia; una seconda, pi lenta ma pi profonda,fondata su processi culturali di formazione professionale difuturi tecnici responsabili. Una prevenzione preventiva.
In entrambe le direzioni c ' molta strada da fare. Per
questo si creduto di rispondere a un 'esigenza comune neltradurre e pubblicare in italiano il presente testo, che ginella versione in lingua inglese, ha riscosso un notevoleinteresse e avuto una buona circolazione internazionale.
E' un primo modesto contributo che un gruppo di tecnici,il C.C.A., Centro di Conservazione Archeologica, vuole dare aldibattito in atto da 'tempo sui problemi della conservazionedei beni culturali.
Essere tecnici della conservazione oggi, significa primadi tutto coscienza del deperimento che subisce quotidianamenteil patrimonio culturale e soprattutto del vuoto che regna neiprogrammi di formazione universitaria eprofessionale per quanto riguarda la conservazione preventiva;in tal senso non va dimenticato che anche l dove esistanocorsi di formazione, quanto mai urgente l'esigenza di sostituire nella gerarchia degli interventila prassi dell'azione posteriore al danno, dunque ilrestauro, con il principio della conservazione preventiva.
Questo ci spinge a credere che la possibilit di azione diun gruppo di addetti alla conservazione si debba spingere oggioltre il limite esclusivo dell'intervento tecnico suimateriali e realizzarsi anche con contributi editoriali eformativi.
Eccoci dunque a proseguire, e si spera con noi anche ilettori, la strada del confronto e dello scambio culturale etecnico aperto, nel caso della conservazione sullo scavoarcheologico dall'ICCROM con il Convegno di Cipro del 1983,poi seguito da quello appena concluso di Ghent, in Belgio,
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del quale al pi presto presenteremo gli Atti in italiano.
Per concludere, un'ultima considerazione di ausilio allettore del presente volume: non va dimenticato che l'etica ela tecnica della conservazione - sullo scavo archeologico enon - si evolvono molto rapidamente, sia per l'ac-
quisizione di nuovi materiali e tecnologie, o per lariscoperta di antiche, sia per la sempre maggioredisponibilit di esperienze dell'immediato passato. Se dauna parte questo ci spinge a prendere con una certa prudenzale indicazioni di una letteratura 1983, anche se nel complessoancora valida, dall'altra ci obbliga a intervenire nelleoperazioni sugli oggetti, sulle strutture e sui siti, sempre ecomunque, con un estremo rispetto per le tecniche e imateriali originali.
Roberto Nardi
Indice
pag.Introduzione
Prefazione e ringraziamenti
Capitolo 1 Scavo e conservazione
Nicholas Stanley Price 1
Capitolo 2 Il compitodel conservatore di reperti in
campo archeologico Kate Foley
Capitolo 3 L'oggetto interrato, l'oggetto disinterratoGael de Guichen 13
25
35
63
Capitolo 4 Pronto intervento sui reperti di scavo
Catherine Sease
Capitolo 5 Il deposito dei reperti
Giovanni Scichilone
Capitolo 6 Documentazione e pubblicazione del sitoJohn Coles
Capitolo 7 Protezione e presentazione di strutture
di scavoJohn Stubbs
89Capitolo 8 Conservazione di intonaci, stucchi e
mosaici di scavo Paolo Mora
109Capitolo 9 Protezione e conservazione di strutture inmattone crudo di scavo
Alejandro Alva Giacomo Chiari
121Capitolo 10 Progettare ed eseguire l'anastylosis diedifici in pietra Dieter Mertens
Capitolo 11 La conservazione sugli scavi e le
Raccomandazioni dell'Unesco del 1956
Nicholas Stanley Price
135
Appendice: UNESCO 1956. Le Raccomandazioni che
definiscono i Principi Internazionalida Applicare agli Scavi Archeologici
161
153
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Introduzione
"Gli scavi dovrebbero essere eseguiti secondo glistandard scientifici e le raccomandazioni che definiscono iprincipi internazionali da applicare in caso di scavo
archeologico adottati dall'Unesco nel 1956".
I1 primo paragrafo dell'articolo 15 della CartaInternazionale per la Conservazione e il Restauro deiMonumenti e Siti, adottato a Venezia nel 1964 durante ilII Congresso Internazionale degli Architetti e Tecnici diMonumenti Storici, costituisce la decisa ratifica deldocumento dell'Unesco. Tuttavia, da quando fu adottato la primavolta, l'esperienza ha dimostrato chiaramente che ci sonoancora punti da rivedere e vuoti da colmare. Numerosi piccoliincontri e pubblicazioni individuali sono stati di aiuto, ma
nel campo specifico dell'archeologia, un esempio significativodi coinvolgimento attivo nella conservazione stata laconferenza organizzata dall'ICCROM, con il supporto finanziariodell'Unesco e la cooperazione del Dipartimento delle Antichitdi Cipro, svoltasi a Cipro dal 23 al 26 ago-sto 1983.
Gli scopi principali della conferenza sono stati due:riesaminare le responsabilit nel campo della conservazione,facendo particolare riferimento alle Raccomandazioni dell 'Unescodel 1956 sui Principi Internazionali applicabili agli ScaviArcheologici; discutere i principi base della conservazionesullo scavo.
56 delegati, compresi i rappresentanti dell 'Unesco, ICOM e
ICOMOS, hanno preso parte alla discussione sui principi diconservazione. Erano rappresentati i Dipartimenti delle Anti -
chit dei seguenti paesi: Cipro, Egitto, Grecia, Israele, Ita-lia, Giordania, Lega Araba (Libia), Portogallo e Spagna.
La discussione ha rivelato quanto ci sia ancora da fare percoordinare tanti interessi diversi nella conservazione ar-cheologica. E'apparsochiaro il bisognodi iniziative in questocampo: tra queste l'aggiornamento regolare del manualepubblicatoa seguito della conferenza, altri incontri simili,nuovi schemi di formazione, la creazione di liste di speciali-sti e di laboratori di conservazione, programmi di ricerca. Nondesta sorpresa che queste istanze siano state indirizzateall'ICCROM che, come parte delle sue normali funzioni, assumerl'incarico di coordinare e implementare questi progetti -alcuni dei quali per loro natura a lungo termine - con l'aiutodi altre organizzazioni.
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Prefazione e ringraziamenti
Gli scritti presentati in questo volume sono unrisultato del congresso descritto nella introduzione. Laprima proposta per questo congresso fu fatta nel 1979 dalDr. Bernard Feilden, allora Direttore dell'ICCROM, dal Dr.
Vassos Karageorghis, Direttore alle Antichit di Cipro e, aquel tempo, Vice-Presidente del Direttivo dell'ICCROM.
I capitoli 2 e 11 furono scritti seguendo il congresso peressere inclusi in questo volume. Tutti gli altri lavori sonostati previamente commissionati dall'ICCROM efatti circolare come ciclostilati prima della riunione. Gliautori hanno poi revisionato i loro contributi alla luce deldibattito del congresso e dei suggerimenti delcuratore; essi restano responsabili per le opinioniespresse nei loro scritti.
I dovuti ringraziamenti vanno a coloro che hannocommentato la prima stesura degli articoli, compreso ungruppo di membri della Sezione Archeologica dell'UKIC, alSignor Robert Organ per gli utili consigli dell'ultimominuto, e in particolare al Dr. Giorgio Torraca per lasupervisione editoriale.
Ringraziamenti sono anche dovuti a June Toboroff(traduzione dal tedesco), a Susanne Peters (wordprocessing), a Cinzia Rockwell e Monica Garcia per aver curatola stampa del volume e ad Azar Soheil Jokilehto per la
copertina.
Nicholas Stanley PriceCuratore
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CAPITOLO1
SCAVO E CONSERVAZIONE
NICHOLAS STANLEYPRICE *
"Le cose che egli (lo scavatore) trova non sono di suapropriet, da poter trattare come gli aggrada, o trascurare asuo piacimento. Sono un legato affidato direttamente dalpassato all'epoca presente, egli solo l'intermediarioprivilegiato attraverso le cui mani ci pervengono; e se, pernegligenza, trascuratezza o ignoranza, sminuisce quella sommadi conoscenze che si sarebbero potute ottenere da loro,sappia di essere colpevole di un crimine archeologico di
prima grandezza. La distruzione di testimonianze cosdolorosamente facile e anche perdutamente irreparabile."(H.Carter e A.C.Mace, La Tomba di Tutankhamun, vol.I, 1924,pag.124)
La conservazione dei materiali archeologici deve iniziaresul campo; la pianificazione delle esigenze conservative devecominciare fin dal primo momento di programmazione delloscavo. Questa ovvia affermazione ha bisogno di essereripetuta; sebbene lo scavo e le altre tecniche archeologichesi siano grandemente sviluppati nei passati 50 anni,gli stan-dard di conservazione dei materiali di scavo non hanno in
genere progredito allo stesso modo. Naturalmente le due cosedevono essere prese in considerazione insieme se vogliamo chesia messa in salvo la maggior quantit possibile diinformazione e che i ritrovamenti siano conservati e resifruibili alle generazioni future.l.Conservazione archeologica di siti e reperti
Viene qui dato come un assioma che l 'autorizzazione ascavare implica la responsabilit di conservare e pubblicare i
risultati dello scavo. Ma la responsabilit dellaconservazione non dovrebbe essere delegata agli specialisti ascavo terminato: e ci per due ragioni, una pratica e l 'altratecnica. In termini pratici, la disponibilit di conservatoriqualificati (specialmente di quelli disposti a lavorare sumateriali di scavo) non pu soddisfa-re l 'attuale domanda; alivello tecnico, alcuni degli
* ICCROM, via di S.Michele 13, 00153 Roma, Italia
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vedi il cap.4)
No. 3. Permanent storage (in corso di stampa)
No. 4. Records and publication (in preparazione)
Guidelines on ethics. 1982
Unesco. The conservation of cultural property. Museums and
monuments, XI. Paris, 1968 (disponibile anche nelle versio-ni francese e spagnola; la traduzione italiana allegatain appendice al presente volume).
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CAPITOLO 3
LOGGETTO INTERRATO, LOGGETTO DISINTERRATO
GAELDE GUICHEN*
Introduzione
1. Alcune caratteristiche fisiche dei materiali che in-fluiscono sulla loro conservazione(a) organici(b) inorganici
2. Panoramica dell'ambiente sotterraneo
3. Modificazione di un oggetto organico durante l'interro(a) interramento(b) esposizione
4. Modificazione di un oggetto inorganico poroso durantel'interro(a) interramento(b) esposizione
5. Modificazione di un oggetto metallico durante l'interro(a) interramento(b) esposizione
6. Modificazione di un oggetto di vetro durante l'interro
(a) interramento(b) esposizione
7. Conclusione
Introduzione: oggetto interrato, oggetto disinterrato
Quando qualsiasi oggetto, qualunque esso sia, vienemesso nella terra, viene a trovarsi in un ambiente diverso daquello per cui stato fatto.
Le caratteristiche essenziali di questo nuovo ambientesono:
assenza di luce; frequente presenza di sali minerali solubili
trasportati in acqua;
contatto con terreni pi o meno corrosivi;
una temperatura estremamente stabile;
una umidit relativa estremamente stabile;
accesso d'aria limitato (particolarmente diossigeno).
* ICCROM, via di S.Michele 13, 00153, Roma, Italia
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Hertford, 1978Petrie, F. Methods and aims in archaeology. London, 1904
Inoltre:
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The Publication of Archeological Excavations. The report of
a joint working party of the Council for BritishArchaeologyand the Department of the Environment. 1983
Excavated Artefacts for Publications: UK sites.Archaeological artefacts conservation guidelines No. 1.Archaeology Section, United Kingdom Institute forConservation. 1982
Selection and retention of environmental and artefactual
material from excavations. A report by a working party ofthe British Museum. 1982
Nota del curatore: i testi e le relazioni sopra elencati
si chiariscono da soli e insieme forniscono una lista
selettiva di letture su questo argomento. Si raccomandanoanche le pubblicazioni seguenti:Carandini, A. Storie della terra. Manuale dello scavo
archeologico. Bari, 1981Dever, W.G., Lance, H.D. eds. A manual of field
excavation - handbook for field archaeologists. Jerusalem,1978 (con particolare riferimento alle condizioni del MedioOriente)
Robinson, W.S. First aid for marine finds. Handbooks in
maritime archaeology, no. 2. National Maritime Museum,London, 1981
Schnapp, A. ed. L'archologie aujourd'hui. Paris, 1980
(particolarmente: M.-C. Berducou. La conservationarchologique, pp 149-170, et H. Galini. De lastratigraphie la chronologie, pp 63-85
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Tavola la. Una striscia quadrettata per una superficie scava-
ta con strutture multiple, preparata per disegnare col minimouso di misure dirette e il massimo uso del disegno a occhio.La griglia a sezioni di 40 cm. Sito: Sweet track, Somerset,England. 3200 a.C.
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Tavola 2a.Resti archeologici con-solidati a Fishbourne.
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Tavola la. Una semplice copertura a tettoia a Roselle,Toscana, Italia.
Tavola 2b.Struttura a campate chericopre la pavimentazionein mosaico e i restidelle mura, Fishbourne.
Tavola lb. Museo Fishbourne Palace, Sussex, Inghilterra che mostra lestrutture sotterranee rimarcate sul terreno
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Tavola 3a. Ricostruzione della Stoa di Attalo, Atene
Tavola 3b. Cnosso, Creta. Ricostruzione degli appartamenti reali
Palazzo di Minosse.
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Tavola 4a. Sito di St. Mary, Maryland, U.S.A. Tettoia temporanea dipolietilene e legno sopra lo scavo.
Tavola 4b. Kara Tepe, Turchia. Tetto in cemento sopra le rovine
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Tavola 5b. Piazza Armerina. Struttura di protezione che ricreaastrattamente i volumi spaziali.
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Tavole 6a,b. Ricostruzione astratta della casa e della rimessa diBeniamino Franklin, Filadelfia, Pennsylvania
107
Tavola 5a. Piazza Armerina, Sicilia. La forma della villa romanaricreata con uso di plexiglas.
CAPITOLO 8
CONSERVAZIONE DI INTONACO, STUCCO E MOSAICI SCAVATI
PAOLO MORA
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1. Introduzione
La preservazione di superfici architettoniche decorate condipinti, stucchi e mosaici che vengono alla luce in corso discavi presenta, a differenza di quella deglioggetti mobili, problemi di conservazione di notevoledifficolt, in quanto la loro durata nel tempo dipendesoprattutto dall'ambiente che li` circonder ed, essendo essiparte integrante di un insieme architettonico immobile, la lorodifesa dagli effetti del degrado, prodotto dagli agentiesterni, sempre difficile e complessa.
Infatti, mentre gi complicato conservare in buono statoun elemento architettonico esposto da sempre all'aria, ancorapi difficile non esporre al degrado lo stesso elementoquando viene alla luce da un buono stato di riparo.
Le strutture inglobate nel terreno, o immerse sott'acqua onel ghiaccio si preservano inalterate, durante i secoli, inquanto sono rimaste in condizioni stabili sia di umidit che ditemperatura. Infatti lo stato in cui, al momento dello scavo,viene trovato un oggetto o una struttura sarebbe, moltoprobabilmente, lo stato nel quale lo si sarebbe ritrovato molti
secoli pi tardi.
Quindi il trattamento di queste superfici al momento dellamessa in luce, di vitale importanza perch proprio nelmomento in cui saranno liberate da tutto ggello che le hainglobate, che esse subiranno un trauma, per l'azione negativadel nuovo ambiente e delle sue variazioni termo-igrometriche.Tutti conoscono la storia di oggetti ed'intonaci decorati che, quasi intatti al momento delritrovamento, si sono degradati e talvolta distrutti inpochissimo tempo.
* Istituto Centrale del Restauro, Piazza San Francesco diPaola 9, 00184 Roma, Italia
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(1) farete in plastica, a maglie abbastanza serrate (rete
antigrandine) stesa sul pavimento e appoggiataliberamente
su tutte le superfici verticali da proteggere,
(2) cassaforma verticale di mantenimento della vermiculite,
appoggiata sul pavimento, parallelamente alle superfici
da proteggere,
(3) argilla espansa con spessore'da 15 a 20 cm in strato
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(3) argilla espansa con spessore da 15 a 20 cm, in strato
orizzontale,
(4) rete in plastica, adagiata sull'argilla espansa al di
fuori della cassa di contenimento,
(5) vermiculite a riempire lo spazio fra le superfici decora-
te e la paratia,
.,(6) terra a copertura parziale dello scavo, trattata con
biocidi adeguati,
(7) bentonite (argilla), in lastre orizzontali, per impedire
la penetrazione dell'acquapiovana,
(8) terra, a copertura finale del sito, pi alta del 5-10%
del livello circostante,
(9) inerbamento selezionato, a radici superficiali.
La rete di plastica (livelli 1 e 4) ha lo scopo di
facilitare la rimozione dei materiali di copertura, quindi
pu essere eliminata se lo scavo deve essere ricoperto per
sempre.
Prima di stendere l'argilla espansa (livello 3), si
dovranno prevedere, a 20 cm di distanza dalle superfici
verticali, delle paratie di contenimento per la vermiculite.
Potranno essere ricavate da lastre di polistirolo espanso da
2 cm circa di spessore, con piedi di sostegno dello stesso
materiale.
Il polistirolo espanso, anche a lunga scadenza, non potr
mai avere un'azione negativa sulle superfici decorate.
Dopo aver disteso lo strato di argilla espansa su tutto
il pavimento, compreso il tratto nella paratia, verr stesa,
per la seconda volta, la rete di plastica (livello 4) e
quindi iniziato il riempimento della cassaforma con
vermiculite (livello 5), mentre il resto verr riempito con
terra (livello 6).
A questo punto, naturalmente, si deve fare attenzione che
il livello di riempimento della cassaforma segua lo spessore
degli strati orizzontali contigui. Quindi lastratificazione orizzontale continuer fino a copertura
totale delle superfici verticali con terra, mentre la
cassaforma sar riempita totalmente con la vermiculite.
Gli interventi conservativi sul manufatto e le
stratificazioni protettive non basteranno a preservarlo se
non verr previsto un controllo nel tempo a venire perch,
dopo lunghi periodi, la vita naturale vegetale e animale di
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Tavola 3.Tavola 1.Kalavasos Tenta (Cipro)Sito preistorico 6500 A.C.scavato nel 1976-80. Mattonicrudi trattati con emulsione diPVA; tettoia di fogli dilana di vetro ondulati rin-
Teli Umar (Iraq).Fortezza Sassanide.Protezione delle sezionisuperiori dei muri con unafila di mattoni crudi nuovirinforzati (contenenti 8%di t P tl d i
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Tavola 2. Chan Chan (Per). Periodo Chim, 900-1450 d.C.Protezione temporanea con pali di legno e stuoie di paglia;notare anche la protezione sperimentale delle parti superiori.Il trattamento dei fregi di fango con silicato di etile ha datobuoni risultati nonostante la pioggia torrenzia-le della primavera 1983. Molte parti basse dei fregi a Chan Chanfurono reinterrate, innalzando alla parte alta della strutturala superficie di evaporazione e quindi l'area di critallizzazione dei sali. Perci la maggior parte non furonodanneggiati dalle inondazioni del 1983 (foto: autunno '83).
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Tavola 4. Stessa veduta di Teli. Umar nell'agosto 1983 dopoessere stata completamente abbandonata per 14 anni;notare l'abbondante crescita della vegetazione. La coperturadelle parti superiori ha fornito una protezione solo parziale,sebbene la porzione non protetta affatto sparita completa-mente nel giro di due anni. I mattoni nuovi sembra che abbianofornito una protezione migliore, nascondendo per completamen-
te le parti originali (foto: Centro Scavi, Torino).
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forzati con supporti in ferro
(1980). Mattoni in buone con-dizioni al centro dove sonoprotetti dalla pioggia;ai la-tila pioggia a vento ha raggiuntole superfici trattate e haprovocato l'esfoliazione dellapellicola di resina sinteticasui mattoni (1983).
di cemento Portland involume),e una sottilecopertura di 5 cm diimpasto di terra e cemento(stessa proporzione) sullesuperfici pi bas-se e irregolari (foto 1969,durante il lavoro di con-servazione).
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Tavola 5. Huaca del Dragn, Trujillo (Per). Coperturadella sommit dei muri con fango misto a emulsione diacetato di polivinile, che risulta forse troppo duro e conla superficie eccessivamente liscia. Nelle giunzioni tra lesuperfici trattate e non trattate avviene il deterioramentodei mattoni originali
Tavola 7. Casa Velarde, Chan Chan (Per) fregio difango. Scoperto nel 1964, poi reinterrato, ma riscavatoparecchie volte per mostrarlo agli studiosi, con perditaprogressiva di qualche dettaglio. Trattato nel 1976 consilicato di etile e immediatamente reinterrato in quantosituato in area non protetta raggiungibile dagli scavatoriclandestini.
Tavola 6.Fortezza di Masmak, Rijadh,(Arabia Saudita).Area d'intonaco nuovo di difango, 50 cmq, trattato con
silicato di etile. L'acquaspruzzata in alto, sullaparte non trattata assorbi-ta facilmente e spacca la su-perficie; poi scorre sopra lasuperficie trattata fino aessere di nuovo assorbita inbasso dalla superficie nontrattata.
Tavola 8. Garagay, Lima (Per). Fregio di fango dipinto,
cultura Chavin, circa 1100 a.C. Prima trattato con emulsioneacrilica che ha causato una variazione di colore scuro (vedila piccola sezione in alto a sinistra). La resina statarimossa con solventi e applicato il silicato di etile. Qualcheperdita di pittura si verificata dove stata estratta laresina. La parte consolidata stata ancorata al resto dellaparete con iniezioni in profondit di acetatodi polivinile. Il fregio completamente racchiuso trapareti di mattoni, pali di legno, tettoie di stuoia di pagliacoperta con intonaco di fango. Piccole finestre provvedonoalla ventilazione e alla luce soltanto quando arrivano ivisitatori. Il pavimento, trattato con emulsione acrilica nel
1973 e il resto della struttura sono in perfette condizionigrazie alla tettoia di protezione e all'assenza di umidit.132
CAPITOLO 10
PROGETTARE ED ESEGUIRE LANASTYLOSIS DI EDIFICI IN PIETRA
DIETERMERTENS*
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Al contrario della maggior parte degli altri ritrovamentiarcheologici, le strutture architettoniche sono destinate fon-damentalmente per loro natura a essere conservate sul posto, e aessere restaurate per esposizione. Ci sono perci alcuni criterida considerare; essi sono:
a) conservazione tecnicab) informazione scientifica edc) estetica
Sebbene sia ovvio che nelle scelte la priorit debba andarealle tecniche conservative migliori gli altri due punti di vistafanno sorgere varie considerazioni.
Misure speciali, oltre gli interventi di puraconservazione, sono quasi sempre necessarie una volta presa ladecisione principale di rendere uno scavo archeologico aperto eaccessibile. (Spesso la soluzione pi assennata di ricoprirelo scavo dopo l'indagine scientifica, perch questo garantiscela protezione pi efficace dei reperti). Negli scavi, quasisempre eseguiti con denaro pubblico e da autorit statali,l'elemento didattico complementare a quello scientifico.Dipende da condizioni molto diverse di natura culturale,
ideologica, politica ed economica come idue elementi influenzeranno i resti archeologici earchitettonici. Il sito di scavo, bene attrezzato e illustrato,con i suoi monumenti urbani e architettonici,e il museo con lasua esposizione di reperti mobili, si completano l'un l'altro ecreano un insieme inscindibile.
Il principio guida dovrebbe essere quello dell'armonia tral'obiettivo scientifico e il didattico e, se possibile, ancheil ruolo pratico del sito (per es. un nuovo uso come museo). Ilmodo, il grado e l'estensione del restauro dovrebbero essereorientati agli standard scientifici e nella stesso tempochiarire il livello della nostraconoscenza scientifica sul sito e i suoi monumenticonsiderati come un insieme.
* Istituto Archeologico Germanico, via Sardegna 79, 00187Roma, Italia.
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Fig.1. Olimpia, Bouleuterion. Composizione semplice di elementicostruttivi originali come esempio generale dell'ordinearchitettonico. Concentrazione di numerosi frammenti con-servati, sebbene finti nei particolari.
Fig.2. Delfi, Stoa degli Ateniesi. Colonne rialzate in posizione
senza restauro ulteriore. Fornisce un 'informazioneessenziale e aiuta la presentazione spaziale.
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Fig.3. Efeso, Monumento di Memmius. Sistemazione correttasolo nei particolari. La riduzione in altezza e lacomposizione arbitraria dei componenti di grossedimensioni, impediscono la presentazione unitaria delmonumento.
Fig.4. Epidauro, Teatro. Ricostruzione delle parti danneg-
giate di un monumento in gran parte ben conservato.
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Fig.5. Efeso, Tempio di Adriano. Anastylosis eseguita quasiesclusivamente con elementi costruttivi originali.
Fig.6. Delfi, Tesoro degli Ateniesi. Anastylosis eseguitaquasi esclusivamente con elementi costruttivioriginali.
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Fig.7. Atene, Stoa di. Attalo. Pochissimo materialeoriginale nella ricostruzione. Usato come museo.
Fig.8. Sardis, Terme romane. Ricostruzione a grandezza
naturale di gran parte di un edificio in un ambientealtrimenti molto rovinato.
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Fig.9. Metaponto, Italia; il Teatro. Planimetria
delle strutture nell'area III.
Fig. l1. Metaponto, Teatro. La trabeazione dopo la rimozione.
Fig.10. Metaponto, teatro. Posizione della trabeazionecrollata nell'area III.
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Fig.12. Metaponto, teatro. La trabeazione rimessainsieme come esempio dell'architettura.
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Fig.14. Tivoli, Villa Adriana. Plastico ricostruttivo.
Fig.15. Metaponto, Teatro. Plastico in scala 1:100 del
restauro proposto.
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Fig.16. Metaponto, Teatro. Modello in scala 1:1 comeausilio per la presentazione.
Fig.17. Metaponto, Teatro. L'anastylosis completa entroil contesto del sito.
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Fig.18. Pella, Grecia. Completamento di colonna conpietra naturale.
Fig.19.Metaponto, teatro. Pietra naturale utilizzata nellaricostruzione del muro esterno, con uso fedele dellavecchia tecnica di lavorazione.
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CAPITOLO 11
LA CONSERVAZIONE SUGLI SCAVIE LE RACCOMANDAZIONI DELL'UNESCO DEL 1956 *
NICHOLAS STANLEY PRICE **
Il dibattito tenuto al Convegno di Cipro ha evidenziato che
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Il dibattito tenuto al Convegno di Cipro ha evidenziato chele Raccomandazioni dell'Unesco del 1956 sui PrincipiInternazionali applicabili agli Scavi Archeologici restano undocumento autorevole per regolamentare gli scavi nella regionedel Mediterraneo e del Medio Oriente. Ha anche dato rilievo aisuggerimenti per una futura revisione delle Raccomandazioni,possibilit gi considerata dall'Unesco.
Da quando furono stilate le Raccomandazioni, non soltanto cambiata la natura della ricerca archeologica, sotto alcuniaspetti sin dagli anni 50, ma la conservazione ha acquistatoun'identit meglio definita sia in termini teorici che pratici.
I seguenti commenti riguardano quei paragrafi delle
Raccomandazioni che sono rilevanti particolarmente per laconservazione sugli scavi (il testo delle Raccomandazioni vie-neriprodotto in Appendice 1). I paragrafi in questione si trovanonelle Sezioni 1 (definizioni), 2 (principi generali e 3(regolamenti sugli scavi e collaborazione internazionale).
* Basato sui resoconti e dibattiti del Convegnodell'ICCROM su: "Conservazione sullo Scavo Archeologico"tenuto a Nicosia, Cipro dal 22 al 26 agosto 1983. I seguentiSoprintendenti alle Antichit o loro rappresentantirilasciarono dichiarazioni sulla politica nei propri paesicon riferimento alle Raccomandazioni del 1956: Dr. VassosKarageorghis (Cipro), Dr. Abdullah Shaiboub (Libia), Sig. AhmedGabr (Egitto), Dr. Adnan Hadidi (Giordania), Dr. AviEitan (Israele), Sig.ra Katerina Romiopoulou (Grecia), Dr.ssaLicia Vlad Borelli (Italia), Sig. Manuel Martin-Bueno (Spagna),Dr. Antonio Sousa da Silva (Portogallo) e Sig.na G.Saouiia-Forero (Unesco). Altri che hanno contribuito aidibattiti, inclusi gli autori degli scritti di questo volume
sonoil
Dr. G.Torraca (ICCROM) e il Dr. Ian Todd (BrandeisUniversity). Nessuno, tuttavia, deve essere ritenuto respon -
sabile individualmente delle opinioni qui espresse, che risul-tano da un riassunto dei resoconti registrati.
** ICCROM, Via di San Michele 13, 00153 Roma, Italia
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APPENDICE I
UNESCO ORGANIZZAZIONE CULTURALE SCIENTIFICA E PER L'ISTRUZIONE DELLE NAZIONI UNITEUNITED NATIONS EDUCATIONAL, SCIENTIFIC AND CULTURAL ORGANIZATION
ORGANIZACIN DE LAS NACIONES UNIDAS PARA LA EDUCACIN, LA CIENCIA Y LA CULTURA
nRGANISATION DES NATIONS UNIES POUR L'DUCATION, LA SCIENCE ET LA CULTURE
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Raccomandazioni che definiscono i Principi Internazionali da applicare agli ScaviArcheologici, adottate dalla Conferenza Generale nella sua nona sessione,
Nuova Delhi, 5 Dicembre 1956
Recommendation on International Principles applicable to Archaeological
Excavations, adopted by the Generai Conference at its Ninth Session,
New Delhi, 5 December 1956
Recomendacin que define los principios internacionales que debern aplicarse
a las excavaciones arqueolgicas, aprobada por la Conferencia Generai en su
novena reunin, Nuova Delhi, 5 de diciembre de 1956
Recommandation dfinissant les principes internationaux appliqueren matire de fouilles archologiques, adopte par la Confrence gnrale
sa neuvime session, New Delhi, 5 dcembre 1956
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