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Storia e critica della televisione · vincitore del confronto. ... ‘Le passo il frigorifero’....

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Pagina1 Storia e critica della televisione Prof. S. Villani 26/03/2012 Il trionfo della televisione Il trionfo della televisione si può datare l’8 novembre 1960, cioè il giorno delle elezioni presidenziali statunitensi che videro la vittoria di John Fitzgerald Kennedy su Richard Milhous Nixon. Nixon era sicuramente il favorito e si accingeva a vincere facilmente. Ma tra settembre e ottobre il democratico Kennedy si confrontò con il candidato repubblicano alla presidenza USA Nixon in 4 dibattiti trasmessi in televisione e in radio. Durante i dibattiti televisivi Nixon apparve teso e mal rasato, mentre Kennedy trasmise un’immagine composta e sicura. Nonostante a livello di oratoria gli osservatori considerarono alla pari i due candidati, Kennedy fu ritenuto il vincitore del confronto. E vinse anche le elezioni, seppur con uno dei margini di voti più stretti nella storia delle elezioni statunitensi (49,7 % / 49,5%). Si noti che buona parte del merito del buon esito per Kennedy del confronto televisivo va comunque accreditata all’apporto dei suoi più stretti collaboratori, in particolare a Arthur Schlesinger Jr. che scriveva per lui i discorsi. Quindi, l’8 novembre 1960 Kennedy diventa, all’età di 43 anni, il primo presidente cattolico e il più giovane presidente eletto negli USA (Theodore Roosevelt era più giovane di lui ma divenne presidente subentrando al presidente William McKinley quando questi fu assassinato). Il presidente Kennedy sarebbe rimasto in carica fino al 22 novembre 1963, giorno del suo assassinio a Dallas. Questo episodio segna il momento in cui il medium televisione inizia ad avere un ruolo decisivo, in quanto si sa che la figura del presidente americano segna l’assetto mondiale della politica e dell’economia e la televisione è stata in grado di influenzare la scelta di quest’ultimo. Lo specifico televisivo ‘Specifico’: è l’essenza di qualcosa, ciò che contraddistingue un qualcosa dal resto. Lo specifico televisivo consiste in due elementi: La diretta: la televisione è l’unico mass media che può utilizzarla, anche se non sempre lo fa, La modalità di fruizione o spettatorialità: la televisione permette a chi la guarda di compiere qualsiasi altra azione. La televisione è un elettrodomestico. George Orson Welles affermò che la televisione è come la luce accesa in bagno o l’acqua che scorre dal rubinetto della cucina. Anche Eduardo de Filippo ci dà una dimostrazione di ciò: all’ennesima chiamata della televisione, egli rispose al telefono dicendo: ‘Le passo il frigorifero’. La televisione è un buco nero nel quale entra tutto. George Orson Welles (1915/1985) è stato un attore, un regista, uno sceneggiatore e un produttore cinematografico statunitense. E’ stato uno degli artisti più poliedrici del Novecento: in ambito teatrale, radiofonico e cinematografico raggiunse sempre l’eccellenza. Conquistò il successo a 23 anni con lo spettacolo radiofonico ‘La guerra dei mondi’, trasmissione che scatenò il panico negli USA, facendo credere alla popolazione di essere sotto attacco alieno. Il suo più grande successo cinematografico è stato ‘Quarto potere’ (1941) che secondo molti critici è il più bel film della storia del cinema. Ha ricevuto, come riconoscimenti, l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale (1942) e l’Oscar alla carriera (1971) e, dopo la sua morte, il British film Institute l’ha votato come il più grande regista di tutti i tempi (2002). Eduardo de Filippo (1900/1984) fu un drammaturgo, un attore teatrale, un regista teatrale e cinematografico, un poeta e un politico italiano napoletano. E’ stato uno dei massimi esponenti della cultura italiana del Novecento e, per i suoi meriti artistici e i suoi contributi alla cultura, fu nominato senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Roberto Rossellini e la televisione Dal 1964 Rossellini iniziò a girare film per la televisione.
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Storia e critica della televisione Prof. S. Villani

26/03/2012 Il trionfo della televisione Il trionfo della televisione si può datare l’8 novembre 1960, cioè il giorno delle elezioni presidenziali statunitensi che videro la vittoria di John Fitzgerald Kennedy su Richard Milhous Nixon. Nixon era sicuramente il favorito e si accingeva a vincere facilmente. Ma tra settembre e ottobre il democratico Kennedy si confrontò con il candidato repubblicano alla presidenza USA Nixon in 4 dibattiti trasmessi in televisione e in radio. Durante i dibattiti televisivi Nixon apparve teso e mal rasato, mentre Kennedy trasmise un’immagine composta e sicura. Nonostante a livello di oratoria gli osservatori considerarono alla pari i due candidati, Kennedy fu ritenuto il vincitore del confronto. E vinse anche le elezioni, seppur con uno dei margini di voti più stretti nella storia delle elezioni statunitensi (49,7 % / 49,5%). Si noti che buona parte del merito del buon esito per Kennedy del confronto televisivo va comunque accreditata all’apporto dei suoi più stretti collaboratori, in particolare a Arthur Schlesinger Jr. che scriveva per lui i discorsi. Quindi, l’8 novembre 1960 Kennedy diventa, all’età di 43 anni, il primo presidente cattolico e il più giovane presidente eletto negli USA (Theodore Roosevelt era più giovane di lui ma divenne presidente subentrando al presidente William McKinley quando questi fu assassinato). Il presidente Kennedy sarebbe rimasto in carica fino al 22 novembre 1963, giorno del suo assassinio a Dallas. Questo episodio segna il momento in cui il medium televisione inizia ad avere un ruolo decisivo, in quanto si sa che la figura del presidente americano segna l’assetto mondiale della politica e dell’economia e la televisione è stata in grado di influenzare la scelta di quest’ultimo. Lo specifico televisivo ‘Specifico’: è l’essenza di qualcosa, ciò che contraddistingue un qualcosa dal resto. Lo specifico televisivo consiste in due elementi:

La diretta: la televisione è l’unico mass media che può utilizzarla, anche se non sempre lo fa, La modalità di fruizione o spettatorialità: la televisione permette a chi la guarda di compiere

qualsiasi altra azione. La televisione è un elettrodomestico. George Orson Welles affermò che la televisione è come la luce accesa in bagno o l’acqua che scorre dal rubinetto della cucina. Anche Eduardo de Filippo ci dà una dimostrazione di ciò: all’ennesima chiamata della televisione, egli rispose al telefono dicendo: ‘Le passo il frigorifero’. La televisione è un buco nero nel quale entra tutto.

George Orson Welles (1915/1985) è stato un attore, un regista, uno sceneggiatore e un produttore cinematografico statunitense. E’ stato uno degli artisti più poliedrici del Novecento: in ambito teatrale, radiofonico e cinematografico raggiunse sempre l’eccellenza. Conquistò il successo a 23 anni con lo spettacolo radiofonico ‘La guerra dei mondi’, trasmissione che scatenò il panico negli USA, facendo credere alla popolazione di essere sotto attacco alieno. Il suo più grande successo cinematografico è stato ‘Quarto potere’ (1941) che secondo molti critici è il più bel film della storia del cinema. Ha ricevuto, come riconoscimenti, l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale (1942) e l’Oscar alla carriera (1971) e, dopo la sua morte, il British film Institute l’ha votato come il più grande regista di tutti i tempi (2002). Eduardo de Filippo (1900/1984) fu un drammaturgo, un attore teatrale, un regista teatrale e cinematografico, un poeta e un politico italiano napoletano. E’ stato uno dei massimi esponenti della cultura italiana del Novecento e, per i suoi meriti artistici e i suoi contributi alla cultura, fu nominato senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Roberto Rossellini e la televisione Dal 1964 Rossellini iniziò a girare film per la televisione.

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Il motivo fu che egli osservò che il mondo contemporaneo stava perdendo i suoi punti di riferimento: basti pensare all’idea di Stato, assente ancora oggi, o al problema linguistico che divideva l’Italia. Così egli decise di dare agli italiano quegli elementi culturali mancanti, che, secondo lui, potevano essere trasmessi loro solo grazie alla televisione. I suoi film per la tv furono prodotti didattici sviluppati per rigenerare la cultura italiana. Rossellini era a conoscenza del fatto che il gusto del pubblico non è, come molti pensavano e pensano ancora oggi, una variabile indipendente, ma è una variabile dipendente da ciò che gli viene propinato dalla televisione stessa. All’epoca Rossellini fu dotato dei mezzi per combattere la trash tv, ma spesso i produttori prediligono la trash perché è più semplice e affermano che è il pubblico a volerla. L’italianizzazione: ‘Lascia o raddoppia?’ ‘Lascia o raddoppia?’ è uno dei più famosi programmi televisivi a quiz della Rai, è un format americano. Condotto da Mike Bongiorno, andò in onda fra il 1955 e il 1959. Inizialmente veniva trasmesso di sabato poi fu spostato di giovedì, questo spostamento fu richiesto dai gestori dei locali pubblici che avevano visto assottigliarsi gli incassi, proprio per la serata considerata più lucrativa della settimana. In effetti, il quiz ebbe un successo strepitoso e negli orari in cui veniva trasmesso venivano addirittura sospese le proiezioni cinematografiche e veniva proiettato al cinema, inoltre, spesso le persone che non possedevano le tv in casa si trovavano con gli amici nei bar o nei pub per poterlo seguire. Esso fu il maggiore mezzo di diffusione dell’italiano standard. (!) Abbiamo imparato l’italiano grazie a un americano.

29/03/2012 Serie e seriale Serie: è un’insieme di episodi senza connessione cronologica tra di essi (la storia riparte sempre da un punto 0). In ogni episodio i personaggi sono fissi e le scenografie anche. La serie tv è la tipologia più antica. Seriale: è un’insieme di episodi concatenati l’uno all’altra da un’evoluzione cronologica. Ogni puntata è, cioè, un segmento narrativo incompiuto (pur avendo un significato a sé stante), concatenata alle precedenti e alle successive. La soap opera è un seriale. ‘E.R. Medici in prima linea’ (1994) ‘ER’ è un seriale (di genere medical drama) prodotto dal 1992 al 2009 e creato dallo scrittore Michael Crichton. Il seriale è ambientato nel pronto soccorso (‘ER’ è infatti l’acronimo di ‘Emergency Room’, in italiano ‘pronto soccorso’) del policlinico universitario di Chicago, il ‘County General Hospital’. ‘ER’, prodotto interrottamente per 15 stagioni (con 331 episodi – ‘ER’ è uno dei seriali più longevi della storia della televisione), è stato coprodotto da Steven Spielberg (durante la prima stagione). Anche il celebre regista Quentin Tarantino prese parte al film, dirigendo un episodio della prima stagione. Il seriale ha avuto un notevole successo di pubblico, diventando un trampolino di lancio per attori come George Clooney. Negli USA la prima visione è stata trasmessa da NBC, mentre in Italia su Rai 2 nel 1996. I personaggi principali sono:

Mark Greene (Anthony Edwards), Doug Ross (George Clooney), Susan Lewis (Sherry Stringfield), John Carter (Noah Wyle): fu il più longevo di tutti, lavoro per questo seriale per 11 stagioni, Peter Benton (Eriq La Salle), Carol Hathaway (Julianna Margulies).

La maggior parte delle puntate ruota attorno al personale medico del County General Hospital, infatti quasi tutte le puntate sono ambientate all’interno dell’ospedale. Le ‘rivoluzioni’ di ‘ER’:

1. L’interesse degli spettatori non è concentrato sulle vicende dei pazienti ma su quelle del personale medico. 2. Le posizioni ricoperte dai personaggi: ogni attore cioè ha una sua posizione all’interno della vicenda, ad

esempio il Dott. Doug Ross (George Clooney) ricopre il ruolo del pediatra bello, buono e dongiovanni e quando Clooney ha scelto di lasciare ‘ER’, il suo ruolo è stato rimpiazzato da un altro personaggio dalle stesse caratteristiche.

3. L’introduzione della morte dei personaggi: nel seriale, infatti, i personaggi possono morire, come d’altronde avviene nella vita reale, e ciò fa sì che gli spettatori si leghino in modo particolare a loro. Gli spettatori diventano ancora più partecipi della vicenda e il loro rapporto con i personaggi diventa ancora più intenso.

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4. La trasformazione dei personaggi: i personaggi di questo seriale non sono statici, ad esempio il Dott. Benton appare dapprima un uomo ambizioso e determinato, ma, dopo la nascita di suo figlio, affetto dalla sindrome di Down, diventa più umano.

5. Il realismo. ‘ER’ ha, a differenza degli altri seriali e delle serie TV, una regia cinematografica, cioè una regia serrata, veloce, con carrelli. La regia televisiva, invece, si concentra sui primissimi e primi piani, o sui piani americani per esigenza tecnica, poiché se la TV utilizzasse campi medi, lunghi e lunghissimi, non si noterebbero i dettagli (a causa della piccola dimensione dell’apparecchio). Il pilot Il pilot o puntata zero o episodio pilota è il ‘pre-pisodio’ del seriale o della serie TV ed è una puntata che i creatori della serie sottopongono a un pubblico di persone ‘normali’, pubblicitari, responsabili di palinsesto e possibili acquirenti esteri, per saggiare le loro reazioni e riscontrare consensi. Il pilot stabilisce le regole della serie ed è una sorta di ‘laboratorio’. Nel momento in cui fu mandato in onda, la sceneggiatura dell’episodio pilota risaliva a 20 anni prima. L’episodio pilota di ER, a causa della mancanza di fondi e di tempo per costruire il set, è stato girato in un ospedale di Los Angeles, non più in usa dal 1990. Un set modellato invece su un altro ospedale di Los Angeles è stato costruito negli studios della Warner Bros a Burbank in California, benché si facesse comunque ampio uso di sequenze girate a Chicago.

2/04/2012 La sceneggiatura dei seriali La sceneggiatura dei seriali può essere cambiata, a differenza di ciò che accade con il testo di un libro, a meno che esso non venga pubblicato a puntate (come in Charles Dickens e in Arthur Conan Doyle). Ad esempio, l’infermiera Hathaway doveva essere presente solamente nel pilot e morire in esso, infatti se un medico ascoltasse tutto ciò che le è stato diagnosticato penserebbe che non ci sia alcuna speranza di sopravvivenza. Però il personaggio piacque molto al pubblico, si salvò e lavorò per alcune stagioni in E.R. Julianna Margulies, l’attrice che la interpreta, fu segnalata da Steven Spielberg e fu, nel cast di E.R., l’attrice più premiata. La sitcom Il termine sitcom nasce da ‘situation’ e ‘comedy’, è una serie comica. Le puntate durano 30 minuti circa l’una. ‘Il tenente Colombo’: è un esempio di serie TV, infatti non vi è uno svolgimento cronologico della vicenda. Lui ha sempre lo stesso impermeabile, la stessa macchina, e ha anche una moglie, che però è sempre stata solamente nominata, non esiste, insomma, un’attrice che la impersoni fica (*). (*) Questa strategia fu utilizzata anche da Alfred Hitchcock in ‘Psyco’. Lo spin-off Spin-off è un termine inglese (traducibile con ‘derivativo’ o ‘derivato’, alla lettera significa ‘ruotato via’, ‘al di fuori’). Lo spin off è una serie o un seriale che nasce da una serie o un seriale antecedente, perché solitamente il protagonista dello spin off è un personaggio secondario della prima serie o del primo seriale. Quindi, gli spin-off sono ricavati mantenendo l'ambientazione di fondo della serie originaria, prendendo un personaggio secondario o minore e facendone il protagonista della narrazione. Essi sono, insomma, serie parallele derivate dalla serie originaria ma dalla quale si possono discostare (anche per piccoli dettagli), seguendo una propria continuity. Un esempio di spin off è ‘Lavenelle e Sherley’ nato da ‘Happy days’, dove le protagoniste erano due ragazze innamorate di Fonzie. Altri esempi sono:

‘Angel’ da ‘Buffy l’ammazzavampiri’, ‘Xena – Principessa guerriera’ da ‘Hercules’,

Anche nel cinema sono stati ideati degli spin-off, ad esempio da ‘Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde’ è nato un film sulla governante di Mr Hyde (interpretata da Julia Roberts), innamorata di lui, chiamato ‘Mary Reilly’ (1996).

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Esempi di serie TV ‘Star Treck’ E’ una serie TV di genere fantascientifico che ha avuto inizio nel 1966 e termine nel 1969, divenuta in seguito tra le più popolari nella storia della televisione. Dal successo della prima serie - in larga parte postumo - sono derivate nel corso di quarant'anni altre cinque serie televisive (di cui una a cartoni animati) e undici pellicole cinematografiche (la più recente del 2009). ‘Star Trek’ narra delle vicende degli umani del futuro, appartenenti ad una Federazione Unita dei Pianeti che riunisce sotto un unico governo numerosi popoli di sistemi stellari diversi, e delle loro avventure nell'esplorazione del cosmo, alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessuno è mai giunto prima. Quando terminò la prima serie, nacquero fan club, gadget e ci furono numeroso richieste di ideare una nuova serie. Negli anni Settanta, infatti, fu particolarmente amata la science fiction. La serie televisiva, pur rimanendo una serie d'intrattenimento, ha proposto temi importanti dal punto di vista sociale, etico e politico. Per la prima volta nella storia della televisione un giapponese, una donna di origine africana, diversi americani, uno scozzese, un alieno e un russo, nel momento in cui il mondo era spaccato in due dalla Guerra fredda, si trovavano a lavorare insieme nello stesso equipaggio, ad esplorare l'universo alla ricerca di nuove culture con cui dare vita a reciproci scambi in nome dell'uguaglianza e della pace. In un episodio ci fu anche il primo bacio interrazziale della storia della televisione. Il personaggio di Uhura - prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante e a mostrare l'ombelico in una fiction televisiva - divenne molto caro al pubblico, tanto che Martin Luther King intervenne personalmente affinché l'interprete, l'attrice Nichelle Nichols, non abbandonasse la serie.

I fan della serie condussero una campagna senza precedenti per convincere l'NBC a produrre anche una terza stagione riuscendo nell'intento. Il 79mo e ultimo episodio fu trasmesso il 3 giugno 1969, dopo tre stagioni. ‘Star Trek’: cinque anni dopo la conclusione della prima serie TV fu proposta una nuova serie TV a cartoni animati chiamata ‘Star Trek’, che andò in onda dal 1973 al 1974. ‘Star Trek - The Next Generation’: è una serie TV seguito di ‘Star Treck’, ambientata ben 78 anni dopo l’originale e quindi con un cast e un astronave nuove di zecca. Fu mandata in onda per la prima volta nel 1987 e terminò nel 1994. ‘Star Trek - Deep Space Nine’: è una serie TV che nasce come spin-off di ‘Star Treck – The Next Generation’. Venne prodotta per sette stagioni dal 1993 al 1999. ‘Star Trek – Voyager’: è una serie TV con un nuovo cast e una nuova astronave, che venne prodotta in sette stagioni, dal 1995 al 2001. ‘Star Trek – Enterprise’: è una serie TV concepita come un prequel delle altre serie televisive e fu mandata in onda dal 2001 al 2005. ‘The prisoner’ E’ una delle serie televisiva britannica più enigmatiche e a libera interpretazione della storia della televisione, rimane però un cult. Di genere fantascientifico, ‘The prisoner’ è stato creato da Patrick McGoohan e George Markstein e mandato in onda fra il 1967 e il 1968, in 17 episodi. Il personaggio principale (interpretato dallo stesso Patrick McGoohan) è un ex-agente segreto del governo britannico, che immediatamente dopo le sue dimissioni viene imprigionato in un piccolo villaggio con abitazioni e monumenti in stile mediterraneo, situato in una località sconosciuta, dove ‘con le buone o con le cattive’ i capi del Villaggio cercheranno di carpirgli le ragioni delle sue dimissioni. Il protagonista si ritrova quindi privato dei più elementari diritti, persino del nome, visto che tutti si rivolgono a lui chiamandolo Numero 6 (spettatore compreso, dato che il vero nome del protagonista non viene mai rivelato). Per tutta la durata della serie, Numero 6 si ribella ai tentativi dei suoi rapitori di piegare la sua volontà, e tenta con tenacia sia la fuga, sia d'infrangere i segreti che lo circondano. In particolare, cercherà di scoprire l'identità del misterioso Numero 1, dal quale i capi del Villaggio (i Numero 2, che cambiano in ogni episodio) prendono ordini. ‘24’ E’ una serie televisiva statunitense prodotta dal 2001 al 2010. Protagonista della serie è l'agente Jack Bauer (interpretato da Kiefer Sutherland) del CTU (‘Counter Terrorist Unit’ – Unità anti-terrorismo) di Los Angeles, alle prese in ogni stagione con una diversa minaccia terroristica da sventare. Ogni stagione della serie è caratterizzata da una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti d'America (un attentato, un ordigno nucleare, un'epidemia batteriologica, ecc.), che il protagonista deve cercare di sventare, il tutto in 24 ore. Questa serie ha la caratteristica di non avere salti temporali/ellissi, tranne che lo spazio pubblicitario: ogni stagione dura un giorno, esattamente 24 ore.

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‘Dallas’ E’ un seriale statunitense prodotta dalla CBS dal 1978 al 1991. In Italia la serie è andata in onda nel 1981 su Rai Uno, che ha trasmesso la miniserie e i primi episodi della prima stagione ma il telefilm passa pressoché inosservato anche per l'errata messa in onda degli episodi da parte della Rai che ne compromette la narrativa. Pochi mesi dopo gli episodi successivi vennero acquistati e mandati in onda da Canale 5, che ha fatto della serie uno dei suoi cavalli di battaglia nella guerra dell'audience degli anni ottanta. (Una televisione commerciale come quella di Mediaset compra i seriali perché fidelizzano gli spettatori). ‘Dallas’ raggiunse in USA i 90 milioni di spettatori a serata ed è stato uno dei primi seriali ad essere distribuiti in quasi tutto il mondo. È stata tradotto e doppiato in 67 lingue diverse in più di 90 nazioni, un record per la televisione americana ancora imbattuto. Il telefilm ha avuto un longevo spin-off, ‘California’ che racconta le vicende di Gary Ewing, il fratello alcolizzato di J.R. Il personaggio centrale dello show è John Ross ‘J.R.’ Ewing Jr., ambizioso petroliere senza scrupoli interpretato dal texano Larry Hagman. La serie nasce come ibrido di Romeo e Giulietta (i neosposi che aprono la storia, Bobby e Pamela, appartengono a due famiglie, acerrime nemiche) e di Bonanza (un agiato patriarca con 3 figli). Caratteristica principale della serie (e con essa, anche degli altri serial del periodo, ‘Dynasty’ e ‘Falcon Crest’) sono i finali di stagione con grandi colpi di scena (comunemente chiamati ‘cliffhanger’). Proprio a Dallas appartiene uno dei più importanti colpi di scena della storia della tv americana, quel ‘Chi ha sparato a J.R.?’ che ha tenuto incollati al televisore milioni di spettatori in tutto il mondo. Il caso ‘Chi ha sparato a J.R.?’ ~ L'episodio più famoso di ‘Dallas’, quello con l'attentato alla vita di J.R., fu seguito da un bombardamento mediatico mai visto prima di allora, a partire dal quesito stesso, lanciato dalla CBS per promuovere la stagione del telefilm in cui sarebbe stato svelato il colpevole. Furono così stampate migliaia di magliette con la scritta ‘Who shot J.R.?’ o ‘I shot J.R.!’, che divennero un ‘must’ nell'estate 1980. Una sessione del Parlamento Turco fu sospesa per permettere ai suoi legislatori di tornare a casa in tempo per vedere l'episodio in cui veniva svelato il colpevole. Riferimenti a questo frase ci sono anche in ‘Willy il principe di Bel Air’, ne ‘I Simpson’, in ‘Happy Days’, in ‘Friends’ ecc.

03/04/2012 Emilio Fede Emilio è nato nel 1931 e compie, quindi, tra poco 72 anni. Dopo aver sposato la figlia di Italo De Feo (vicepresidente della RAI), Diana De Feo (giornalista del TG1, eletta poi al Senato per il Pdl), divenne direttore del TG1 e si guadagnò i soprannomi di ‘genero di prima necessità’ e di ‘ammogliato speciale’. Fu inviato successivamente in Sudafrica e lì, dato che probabilmente utilizzò i soldi pubblici della RAI per soddisfare il suo vizio del gioco d’azzardo, fu soprannominato ‘sciupone l’Africano’ e fu licenziato. Nel 1993 iniziò a lavorare per il TG4, che divenne un successo. E’ in questi anni che si sviluppa la sua attrazione ‘omoerotica’ nei confronti di Silvio Berlusconi, per cui cambia anche la sua fede calcistica: dapprima juventino diventa milanista. Il 28 marzo 2012 a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, la Società solleva

[5] Emilio Fede

dalla direzione del Tg4. L'azienda di Cologno Monzese ha affermato in un comunicato che non è stato possibile arrivare ad una risoluzione del rapporto in modo consensuale. Altresì ha tenuto a specificare che l'ex direttore ha lasciato anche Mediaset. Giovanni Toti, già direttore di Studio Aperto è il nuovo direttore del Tg4. Il giorno seguente, dopo aver dichiarato di essersi chiarito con l'azienda, ha firmato le dimissioni dal TG4, dichiarando di proseguire nella trattativa per nuove trasmissioni, mantenendo una carica all'interno di Mediaset. Emilio Fede è stato al centro di scandali, di azioni giudiziarie e di molte critiche: la maggior parte dell’Italia vede in lui un personaggio, che pur essendo simpatico (per alcuni) combina danni, quindi ci si chiede: Quali sono le qualità di Emilio Fede? Per rispondere a questo quesito si può estendere il saggio ‘Fenomenologia di Mike Bongiorno’ di Umberto Eco anche ad Emilio Fede. Esso è un celebre saggio datato 1961, in cui il semiologo Umberto Eco si chiede quale sia la ragione per cui Mike Bongiorno è tanto amato, infatti quest’ultimo (come anche Fede) non spicca per alcuna qualità. Eco afferma che il segreto sta nella sua medietà. Mentre il cinema favorisce la nascita del divismo: gli attori sono bravissimi e/o bellissimi, ma anche guardati da una certa distanza per non rompere questa magia; la televisione non crea divi: il ‘tronista’ di Maria de Filippi, ad esempio, durante il periodo del suo ‘trono’ si atteggia da divo e forse, per molte ragazzine e donne, lo è anche, ma il suo successo è molto effimero, perché poco dopo la fine del suo ‘trono’ gli spettatori lo hanno già dimenticato. Mike Bongiorno ed Emilio Fede si pongono, invece, come uomini qualunque, come modelli di mediocrità, e non vogliono

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essere nient’altro. Fede, in particolare, giocava sul fatto che fu molto imitato dai comici e talvolta sembrava imitare sé stesso, lasciandoli di stucco, inoltre, forse voleva apparire più ‘buffo’ di quello che è in realtà. Il divismo televisivo è un antidivismo cinematografico. ‘In fondo la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quando la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provocazione; la gaffe (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei critici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza. Quanto più è mediocre, l'uomo mediocre è maldestro. Mike Bongiorno lo conforta elevando la gaffe a dignità di figura retorica, nell'ambito di una etichetta omologata dall'ente trasmittente e dalla nazione in ascolto’. TG4 Il TG4 ha la caratteristica di essere un telegiornale per le casalinghe o non lavoratrici e di avere uno stile modellato sulla telenovela. Il seriale e la televisione commerciale Come già detto, il seriale rappresenta un’importante risorsa per la televisione commerciale perché, grazie allo sviluppo diacronico della sua vicenda, fidelizza i suoi spettatori. La serie TV e la sua assoluta intercambiabilità La serie TV è caratterizzata da un’assoluta intercambiabilità delle sue puntate. In una puntata del ‘Tenente Colombo’ la moglie regala a suo marito, Colombo, un nuovo impermeabile, ma egli fa di tutto per perderlo, e alla fine ci riesce. Se lo avesse tenuto ci sarebbe stato un ordine obbligato delle puntate, invece il suo ordine libero produce, anche, un vantaggio economico. ‘MacGyver’ E’ una serie TV statunitense di genere avventuroso, andata in onda fra il 1985 e il 1992 (in USA). Il protagonista è un ingegnoso ex-agente segreto, MacGyver, interpretato da Richard Dean Anderson, che ha la caratteristica di rifiutare la tecnologia. ‘Dinasty’ E’ una soap opera statunitense trasmessa negli Stati Uniti dal 1981 al 1991 dal network ABC. In Italia fu trasmessa inizialmente da Rete 4 nel 1982 - che allora era controllata da Mondadori - nel tentativo di gareggiare negli ascolti con Canale 5 che trasmetteva ‘Dallas’. Successivamente, dal 1984,con l'acquisto della rete da parte dell'allora Fininvest (oggi Mediaset), il serial passò a Canale 5. Lo spin-off di ‘Dynasty’, ‘I Colby’, debutta nel 1985 e vede come protagonisti la ‘risorta’ (ma smemorata) Fallon e il suo ex-marito Jeff. ‘I segreti di Twin Peaks’ E’ una serie televisiva statunitense di genere drammatico ideata da David Lynch e Mark Frost. In questa serie non è chiara la distinzione fra buoni e cattivi. La soap opera La soap opera è un sottogenere del seriale ed è chiamata così (in senso dispregiativo) perché un tempo erano sponsorizzate dalle industrie di detersivi. La prima soap opera fu ‘Sentieri’, che nacque nel 1937 nella radio americana (con il nome di ‘The guiding light’) e fu trasmessa poi in televisione. Essa è una delle soap operas più longeve: raggiunse le 10.000 puntate, quindi senza contare il sabato, la domenica, le festività, in generale i giorni in cui non andava in onda, essa può essere trasmessa per circa 30 anni. Un’altra soap opera di successi è ‘Beautiful’ che incarna decisamente la potenziale infinità delle puntate Le caratteristiche delle soap operas sono:

La potenziale infinità delle puntate; La centralità dei dialoghi; L’importanza del controcampo; Il ‘piano d’ascolto’ (*): tecnica per cui ad una frase di un personaggio viene inquadrata la reazione del suo

interlocutore, Anche gli avvenimenti impossibili possono accadere (ad esempio facendo sognare un personaggio), Sfruttano il fatto che gli spettatori cambiano, magari muoiono.

Si può affermare che le soap operas determinano il trionfo della variantistica.

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La soap opera stabilisce, inoltre, una forte fidelizzazione con il telespettatore, frutto della sua cadenza giornaliera e di una struttura narrativa che non permette di saltare un appuntamento senza perdere parti dell'intreccio narrativo. Il ‘piano d’ascolto’ (*) Il ‘piano d’ascolto’ televisivo corrisponde al ‘reaction shot’ cinematografico. Questa tecnica viene adottata anche nei dibattiti politici in televisione: ad una frase di un politi di un dato schieramento segue l’inquadratura del volto del suo ‘nemico’ politico, che potrebbe esprimere perplessità. La telenovela E’ una fiction seriale latino-americana, simile alla soap opera ma contraddistinta da un elemento sentimentale più cupo ed elementare, geloso e melodrammatico. Diversamente dalla soap, la telenovela ha un meccanismo narrativo chiuso, destinato a concludersi (anche per motivi produttivi) dopo un numero determinato di puntate che può essere comunque elevato (qualche centinaia). Un’altra differenza fra la soap opera e la telenovela è il costo di produzione, particolarmente basso nel caso della seconda. Inoltre la telenovela ha una struttura più semplice, si concentra su una coppia protagonista piuttosto che su interi gruppi familiari e il susseguirsi degli episodi è teso allo scioglimento dell'intreccio narrativo, nonché spesso si ambienta in epoche passate (nell'Ottocento) o subisce diversi salti temporali nel volgere della storia (elemento pressoché assente nelle soap). Nella telenovela c'è una netta bipartizione del Bene e del Male, che immancabilmente sfocia nel lieto fine con una distribuzione di premi ai buoni e di condanne ai cattivi. Fra l’Italia e l’America Latina c’è stata una sorta di ‘prestito culturale’: l’Italia esportava laggiù i suoi fotoromanzi, e ora il Sud America esporta da noi le sue telenovelas. Il ‘flow’ Il termine ‘flow’ si riferisce al flusso televisivo continuo: la programmazione televisiva è un flusso ed è per questo che non è un caso il fatto che dopo la trasmissione delle telenovelas vi è il TG4 diretto da Emilio Fede. La sit com Come già detto, il termine sitcom nasce da ‘situation’ e ‘comedy’, e si riferisce ad una serie comica, le cui puntate durano 30 minuti circa l’una. Ciò che differenzia una sit com da una soap opera o una telenovela sono alcune caratteristiche peculiari della sitcom: essa è più rapida, brillante, è comica e ci sono le risate registrate (inizialmente queste ultime erano vere, poiché le sit com venivano registrate a teatro, successivamente non più, oggi le risate sono poste dai registi e dai tecnici dove vogliono nell’arco della puntata). Nelle sitcom tradizionali gli episodi sono sostanzialmente indipendenti (o stand-alone) ovvero i personaggi e le relazioni fra di essi sono statici, e gli eventi di ogni episodio si risolvono nell'episodio stesso, ripristinando lo status quo. Gli avvenimenti degli episodi precedenti sono menzionati solo raramente. Le sit com possiamo quindi affermare che sono un sottogenere della serie TV. Il caso de ‘I Jefferson’ e di ‘Arcibaldo’ La serie TV ‘Arcibaldo’ nasce come spin off de ‘I Jefferson’, la loro particolarità è che per un certo periodo vengono trasmessi contemporaneamente. Il ‘backdoor pilot’ Il ‘backdoor pilot’ è quel pilot, di una serie nata da un processo di spin off, presentato in una puntata della serie originaria; va in onda, quindi, come una qualsiasi puntata, il che comporta un vantaggio economico: si traggono profitti da esso, il set è lo stesso della serie originaria, e così anche la produzione. Il ‘crossover’ Il ‘crossover’ è una tecnica per cui due serie TV (mandate in onda da uno stesso network) si scambiano i personaggi. Ad esempio, la Dott.ssa Louise di E.R. lo compie nella serie ‘Camelot squadra d’emergenza’. Il ‘crossover’ comporta un godimento più sofisticato della visione da parte di un pubblico che conosce le due serie TV in questione, ed ha lo scopo di allargare le preferenze degli spettatori in quanto a serie.

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12/04/2012 ‘Alfred Hitchcock presents’

‘Alfred Hitchcock presents’ è una serie televisiva statunitense che andò in onda dal 1955 al 1962 inizialmente su CBS (il più antico palinsesto televisivo americano, che dominò la televisione statunitense fino agli anni Settanta, e che fu protagonista di un acceso conflitto a suon di audience con NBC). Si tratta di circa 350 brevi film (di 23 minuti esatti (*)) di questa serie TV, ma solo i primi 20 sono firmati dal regista Alfred Hitchcock, che rimase comunque produttore di tutti questi brevi film. (*) Gli episodi delle serie TV hanno sempre la stessa durata.

‘Bang! You are dead’ (‘Mani in alto’): è uno dei brevi film che costituiscono la serie televisiva ‘Alfred Hitchcock presents’.

Caratteristiche di questa serie TV: Alfred Hitchcock presenta ogni episodio della serie, e alla sua conclusione, ne trae delle conclusioni,

una morale. Questi ‘siparietti’ dotano Hitchcock di riconoscibilità. Un altro elemento di riconoscibilità della serie TV è la melodia, che è una marcia funebre. E’ una serie televisiva costata pochissimo (come molte altre), Se fosse omessa la sequenza in cui il bambino, Jackie, trova la pistola e la prende con sè, non

esisterebbe il film, quindi questa è un’informazione indispensabile per la buona riuscita del film; inoltre essa la conosciamo solo noi telespettatori, perché i personaggi ne sono all’oscuro: nessuno sa che il bambino è un potenziale killer. Ciò crea suspense (E’ una caratteristica hitchcockiana) (*).

(*) Suspence: la tecnica di Hitchcock per crearla è stata molto ammirata e imitata. La suspense, ben distinta dalla sorpresa (più caratteristica del genere horror) ed a cui Hitchcock la preferisce, è ottenuta grazie ad uno scollamento tra ciò di cui è a conoscenza lo spettatore e ciò di cui è a conoscenza il personaggio sulla scena; lo spettatore si trova così in uno stato di ansiosa attesa, spesso rinforzata da temi musicali accentuati, ombre o luci particolari. Mentre nel cinema horror l'effetto sorpresa consiste nel far apparire improvvisamente un qualcosa (o un qualcuno) che lo spettatore non si attende. Nei film di impronta hitchcockiana l'effetto ansiogeno e di paura dello spettatore sono commisurati al grado di consapevolezza o di incoscienza del pericolo che grava sul personaggio.

A differenza della maggior parte delle serie TV, nei brevi film del ‘Alfred Hitchcock presents’ i personaggi e il set cambiano sempre. Si tratta dunque di una serie antologica.

Serie antologica Una serie antologica è una serie composta da vari episodi ognuno dei quali presenta una storia e personaggi diversi. Alfred Joseph Hitchcock (1899/1980) è stato un regista e produttore cinematografico britannico. Per le numerose invenzioni apportate al mezzo cinematografico è considerato una delle personalità più importanti della storia del cinema. È conosciuto, grazie ai suoi capolavori thriller, come ‘maestro del brivido’. Tra i massimi film da lui diretti si devono citare ‘L'uomo che sapeva troppo’ (1934), ‘La finestra sul cortile’ (1954), ‘Il delitto perfetto’ (1954), ‘Intrigo internazionale’ (1959) e ‘Psycho’ (1960). Il genere western E’ un genere televisivo, ma anche cinematografico e musicale, inventato dagli Americani. Il western consiste nel racconto di come l’Est ha conquistato e civilizzato l’Ovest (in mano ai Nativi). Questo è un punto cruciale dell’identità americana, tanto che anche Kennedy, durante la sua campagna elettorale, sfrutta l’episodio come metafora, parlando di ‘nuova frontiera’, che intrinsecamente comporta lotte ed eroi.

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La serialità americana, originariamente fu costruita sui western. La prima serie western è ‘The Virginians’. Il genere poliziesco Dopo il Western fu il genere poliziesco a diventare il genere per eccellenza della serialità americana. Un esempio fra tutti può essere la serie TV ‘Perry Mason’. ‘Perry Mason’ Questa serie racconta la storia di un avvocato infallibile di nome Perry Mason, interpretato da Raymond Bear (che nel 1954 interpretò il ruolo dell’assassino in ‘La finestra sul cortile’ di Alfred Hitchcock), che si avvale di una segretaria, che rappresenta la mente organizzativa del suo ufficio, e di un detective privato, che si muove nelle scene d’azione. ‘Perry Mason’ è una serie ibrida a cavallo di legal e adventure drama. Classificazione della serialità su base tematica ~ si deduce dalla professione del protagonista.

Police drama, Legal drama, Detective drama, Adventure drama (ex. ‘Mc Guiver’), Medical drama (ex. E.R.).

‘Law and Order’ Questa serie TV rappresenta un altro esempio di ibridazione, in quanto ogni episodio è suddiviso in due parti ben distinte e separate dalla pubblicità: la prima parte consiste nella ricerca del colpevole (police drama), la seconda parte si svolge in tribunale, dove il colpevole viene condannato (legal drama), se deriva, quindi, un police legal drama. ‘Twilight zone’ (‘Ai confini della realtà’) E’ una serie TV nata nel 1959, in cui è presente l’elemento sorpresa, che è il contrario della suspense hitchcockiana. La ‘twilight zone’ è un termine in cui in aviazione si indica il momento in cui, in fase di atterraggio di un aereo, la linea dell'orizzonte scompare sotto il velivolo, lasciando per un attimo il pilota senza riferimenti La serialità nella televisione italiana La serialità nella televisione italiana appare con gli sceneggiati.

Lo sceneggiato è un prodotto televisivo, di origine romanzesca oppure no, che aveva la caratteristica di essere girato in diretta (come se fosse un’opera teatrale).

Esempi di sceneggiato sono ‘Il dottor Antonio’, ‘Piccole donne’, ‘Cime tempestose’, ‘Capitan Fracassa’, ecc. Gli sceneggiati, infatti, fanno spesso riferimento ai romanzi ottocenteschi della tradizione italiana e russa. Esso domina la televisione italiana fra il 1954 e il 1959, per un motivo di fondo: non esisteva la possibilità di registrare il film per poi rielaborarlo e mandarlo in onda. La diretta (che è uno specifico della televisione) era, negli anni Cinquanta, un obbligo. Oggi quasi nessuno gira un prodotto televisivo in diretta. Il caso di ‘E.R.’ Nel 1997 ‘E.R.’ gira una puntata in diretta, era la prima puntata della quarta stagione, con lo scopo di omaggiare la paleo televisione. Ovviamente ciò comportò anche una campagna pubblicitaria formidabile. Però si dovette far fronte ad un problema: il fuso orario interno agli Stati Uniti. Per risolverlo il cast recitò due volte la stessa puntata a distanza di 3 ore. Ciò significò delle differenze fra la prima messa in onda e la seconda, perciò i due episodi divennero oggetti da collezione per gli appassionati. La prima registrazione La diretta è sempre stata piuttosto rischiosa, perciò si è cercata una soluzione e nel 1957 si riuscì a registrare Bing Crosby. In molti criticarono questa possibilità di registrare in anticipo.

Harry Lillis Crosby, noto come Bing Crosby (1904/1977), è stato un attore e cantante statunitense. La sua incisione di White Christmas, la canzone scritta da Irving Berlin, è uno dei dischi più venduti di tutti i tempi.

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Il telefilm La parola ‘telefilm’ è solamente italiana e i puristi italiani sono contrari all’utilizzo di essa, la si usa per riferirsi alla serie TV o ai seriali. ‘I promessi sposi’ Questo romanzo di Alessandro Manzoni costituisce un nucleo narrativo forte per la cultura e l’identità italiana, tanto che esistono diverse versioni de ‘I promessi sposi’, anche in sceneggiati. Il primo sceneggiato con questo titolo si data 1967 ed era suddiviso in 8 puntate. A proposito di esso ci fu un’enorme campagna pubblicitaria per trovare una ragazza che avrebbe potuto interpretare Lucia, e quando fu trovata (Paola Pitagora), l’annuncio fu dato dal telegiornale, che interruppe persino una notizia sulla Guerra in Vietnam. Esso fu prodotto dalla RAI e diretto da Sandro Bolchi, che ne scrisse anche la sceneggiatura insieme a Riccardo Bacchelli. Ogni puntata è preceduta da un'introduzione letta da Giancarlo Sbragia, che è anche il Narratore. Ad ogni messa in onda vi erano sintonizzati in media 18 milioni di spettatori. Il secondo sceneggiato tratto dal romanzo ‘I promessi sposi’ fu prodotto dalla RAI nel 1989 ed era suddiviso in 5 puntate. Questa seconda versione suscitò numerose polemiche poiché alcuni attori erano anglofoni, ma fu comunque un successo poiché ad ogni messa in onda vi erano sintonizzati in media 14 milioni di telespettatori. Il cast era certamente ricercato, infatti Don Abbondio fu interpretato da Alberto Sordi. Nel 1990 il Trio Lopez fa una parodia di questa versione dei promessi sposi, che ebbe un grande successo. Il Trio Il Trio è un gruppo comico italiano, molto popolare tra gli anni ottanta e novanta. È composto da Massimo Lopez, Tullio Solenghi e Anna Marchesini. Uno sketch satirico del trio scatenò un incidente diplomatico: i tre prendono in giro l'Ayatollah Khomeini, e l'Iran-air chiude i voli per l'Italia, mentre a Teheran ci sono seri problemi per l'Ambasciata italiana. Il numero esilarante vedeva Lopez interpretare il presidente Ronald Reagan, mentre Solenghi interpretava l'Ayatollah accompagnato dalla madre, la "Sora Khomeini", interpretata ovviamente da Anna Marchesini, spalleggiati dal conduttore Pippo Baudo. Fortunatamente, l'incidente si chiude senza problemi, ma nonostante questo lo sketch rimarrà "proibito" e mai inserito nelle antologie tv della Rai per molto tempo. La miniserie Anch’essa è una parola utilizzata solamente in Italia. Essa si riferisce a sceneggiati di poche puntate. Esempi di miniserie sono ‘Il Maresciallo Rocca’, ‘Don Matteo’ (interpretato da Mario Gerotti: Terence Hill). Il protagonista-educatore In Italia la figura del protagonista ha spesso le caratteristiche dell’educatore, dell’autorità morale; ciò ricorda la vecchia tradizione pedagogica televisiva e cinematografica e ne consegue che il pubblico è visto come un bambino.

16/04/2012 ‘Ai confini della realtà’ (‘The Twilight Zone’)

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Come già detto, è una serie antologica di genere fantascientifico diretta da Rod Serling nata nel 1959. Si noti che fra gli sceneggiatori figura Ray Bradbury. L’espressione utilizzata nel linguaggio comune ‘Ai confini della realtà’ nasce proprio grazie al titolo di questa serie TV. Seppure considerata fantascientifica, la serie in realtà esplora raramente i temi classici della fantascienza, focalizzandosi invece su storie incentrate sulle vite di normali persone che venivano radicalmente cambiate dall'incontro con l'‘ignoto’, con uno squarcio nella realtà che faceva diventare credibile anche l'impossibile. Ciò che distingue ‘Ai confini della realtà’ da ‘Alfred Hitchcock presenta’ è il tipo di costruzione e di struttura degli episodi (se Hitchcock crea suspense dando agli spettatori informazioni che i personaggi non possiedono, in ‘Ai confini della realtà’ è presente il ‘colpo di scena’ – ‘switching endings’ - che capovolge la prospettiva dello spettatore), ma ciò che accomuna le due serie antologiche, come anche quasi tutte le altre, è il protagonismo dell’autore (che è un vero e proprio marchio delle serie antologiche): l’autore presenta ogni episodio e trae le conclusioni al termine di esso; nel caso di ‘Ai confini della realtà’ il regista anticipa anche qualcosa sull’episodio della settimana seguente. Ogni episodio della serie ha una durata di circa 23 minuti.

Ex. di episodio: ‘La clausola’ Questo episodio si concentra su un topos antico: la cessione dell’anima al diavolo in cambio dell’immortalità. Già l’autore nella presentazione ci presenta il protagonista come un egocentrico ipocondriaco.

La serie piacque talmente tanto ad alcuni importanti registi (fra cui Joe Dante, Steven Spielberg, John Landis, George Miller) che diedero vita, nel 1983, a ‘Twilight Zone: The Movie’ (sempre tradotto come ‘Ai confini della realtà’), un film di quattro puntate. Oltre che per la presenza di grandi registi, il film è tristemente famoso anche per un tremendo incidente che avvenne nel corso della lavorazione nel quale rimasero uccisi un attore due attori ancora bambini.

Storia della televisione Si dice che nella storia delle scoperte scientifiche ci sia una costante: il primo sviluppo e la prima applicazione di ogni nuova tecnica sono svolte in campo militare, e, si solito negli USA. Esempio: Arpanet ARPANET (acronimo di ‘Advanced Research Projects Agency NETwork’, in italiano ‘rete dell'agenzia dei progetti di ricerca avanzata’), anche scritto ARPAnet o Arpanet, fu una rete di computer studiata e realizzata nel 1969 dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti responsabile per lo sviluppo di nuove tecnologie ad uso militare. Si tratta della forma per così dire embrionale dalla quale poi nel 1983 nascerà Internet. Arpanet fu pensata per scopi militari statunitensi durante la Guerra Fredda, ma paradossalmente ne nascerà uno dei più grandi progetti civili: una rete globale che collegherà tutta la Terra. Nel 1958 il Governo degli Stati Uniti decise di creare un istituto di ricerca. L'istituto venne denominato ARPA (acronimo di ‘Advanced Research Projects Agency’) e il suo compito era ambizioso: cercare soluzioni tecnologiche innovative. Fra gli incarichi dell'Agenzia c'era anche quello di trovare una soluzione alle problematiche legate alla sicurezza e disponibilità di una rete di telecomunicazioni. Il progetto venne sviluppato negli anni '60 in piena Guerra fredda con la collaborazione di varie università americane, e, secondo molte fonti, aveva lo scopo di costruire una rete di comunicazione militare in grado di resistere anche ad un attacco nucleare su vasta scala, la problematica da risolvere era: ‘Dato che l’unica persona che può rispondere ad un allarme nucleare è il presidente, se questo viene neutralizzato, com’è possibile rispondere all’allarme nucleare?’. Insomma, la gerarchia in un caso del genere è sicuramente antieconomica e l’idea era quella di dare la possibilità di rispondere ad un allarme nucleare agli alti gradi dell’esercito statunitense. Perciò si cercò di creare una rete di computer con la caratteristica di essere a-gerarchica.

‘Il dottor Stranamore: ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba’ La nascita di Internet è rappresentata nel film ‘Il dottor Stranamore: ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba’ (‘Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb’) di Stanley Kubrick. E’ un film comico, esilarante, demenziale del 1964. La trama: Il generale Jack D. Ripper, comandante della base aerea americana di Burpelson, trasmette al suo stormo di 34 bombardieri strategici B-52 in quel momento in volo l'esecutivo del piano "R", ossia il piano di reazione nucleare, previsto come deterrente contro attacchi a sorpresa nel caso in cui il Presidente degli Stati Uniti fosse ucciso o nell'impossibilità di diramare l'ordine, allo scopo di iniziare una guerra nucleare contro l'Unione Sovietica. Gli equipaggi dei bombardieri, tra i quali quello comandato dal

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maggiore T.J. "King" Kong, accolgono con incredulità la direttiva ma, dopo che è stata data la conferma dalla base, eseguono gli ordini e si dirigono verso i rispettivi obiettivi. L'attacco a sorpresa dei sovietici tuttavia non si è realmente verificato e il colonnello Mandrake, un ufficiale inglese della Royal Air Force, coadiutore del generale Ripper, lo scopre casualmente ascoltando un programma musicale alla radio e ne chiede ragione al generale: egli, rifiutandosi di richiamare gli aerei, spiega al colonnello che l'ordine d'attacco è stato impartito di sua iniziativa, per scongiurare la minaccia di "contaminazione dei fluidi vitali". Nello stesso momento Il Pentagono e la Casa Bianca vengono informati dell'ordine e il generale Turgidson si incarica di informare il Presidente Merkin Muffley di quanto sta accadendo, che il Comando strategico non può richiamare gli aerei perché l'esecutivo del Piano R prevede che tutte le trasmissioni debbano essere precedute da un codice di cui solo il generale Ripper è a conoscenza e che questi, prima di dare il via al piano e di isolare la base, ha dato comunicazione che il piano, per evitare la rappresaglia dei sovietici, dovrà essere seguito dall'attacco con tutte le forze di cui gli Stati Uniti dispongono. Il Presidente, vista l'impossibilità di comunicare con il generale, ordina a una divisione di fanteria di entrare nella base e di metterlo in contatto con lui anche se il generale Turgidson, visto il poco tempo a disposizione, consiglia di seguire il piano di Ripper e di lanciare i missili contro l'Unione Sovietica; rimprovera al Presidente il suo atteggiamento "pacifista" venendo a quel punto zittito, trasecolando però nel momento in cui Muffley convoca nella War Room l'ambasciatore sovietico Alexei De Sadeski, per metterlo in comunicazione con il Premier Dimitri Kisov. Mentre inizia l'attacco alla base i due capi di Stato iniziano la conferenza e, dopo che Muffley mette al corrente dell'accaduto l'omologo sovietico, scopre che uno dei bombardieri è diretto alla base missilistica di Laputa[2], dove si trova il cosiddetto "ordigno fine di mondo": un dispositivo che, in caso di attacco, farebbe esplodere, automaticamente e senza possibilità di disinnesco, una serie di ordigni nucleari rivestiti da "Cobalto Torio G", allo scopo di causare una pioggia radioattiva che cancelli per circa 93 anni la vita sulla Terra[3]. Il generale Ripper, mentre la sua base è sotto assedio, tenta di spiegare a Mandrake il motivo del suo gesto e il colonnello, sempre più convinto dell'instabilità mentale del suo superiore, scopre che l'attacco è dovuto al suo desiderio di reagire alla fluorocontaminazione: un piano ordito dai sovietici per contaminare l'acqua potabile, che altro non è che il suo vaneggiante motivo per giustificare la sua impotenza, mentre al Pentagono il dottor Stranamore[4], uno scienziato ex nazista naturalizzato americano, direttore per lo sviluppo delle armi nucleari, spiega al Presidente il funzionamento dell'ordigno ma aggiunge che lo scopo di deterrente viene meno nel momento in cui il nemico non ne è a conoscenza e l'ambasciatore De Sadeski risponde che l'annuncio sarebbe stato dato durante il congresso del PCUS che si sarebbe tenuto la settimana successiva poiché al Premier piacciono le sorprese. La base di Burpelson viene conquistata e il generale Ripper, ritenendo che dopo la cattura sarà torturato, si suicida; Mandrake, osservando i suoi appunti, scopre le lettere che compongono il codice per comunicare con i bombardieri; il colonnello Bat Guano, un ottuso militare che non comprende quello che sta succedendo, intende arrestarlo ma egli riesce faticosamente a convincerlo a sparare contro un distributore di bibite per trovare gli spiccioli necessari a chiamare il SAC da un telefono pubblico e permettere il richiamo dei bombardieri. Effettuata la chiamata gli aerei vengono richiamati e la crisi sembra risolta; uno dei bombardieri, quello comandato dal maggiore Kong che si dirigeva verso Laputa, non è però stato abbattuto e non risulta tra quelli che hanno ricevuto il messaggio di ritorno alla base. Il Presidente insiste con il collega sovietico affinché l'aereo venga abbattuto ma questo, seppure danneggiato, continua a volare rasoterra e risulta invisibile dai radar e inoltre non può comunicare con la base poiché la radio è inutilizzabile dopo che un missile è esploso nelle sue vicinanze; il generale Turgidson spiega che il maggiore "King" Kong può raggiungere il suo obiettivo e, nonostante tutti i tentativi dei sovietici di abbatterlo, il maggiore, che a causa della perdita di carburante è stato costretto a modificare il suo bersaglio, riesce ad arrivarvi; mentre sta per sganciare le bombe un'avaria blocca il portello e "King" Kong scende a riparare personalmente il guasto: una volta che il portello si è aperto, egli rimane a cavalcioni della bomba, cadendo sul bersaglio agitando il suo cappello da cowboy. L'esplosione innesca l'olocausto nucleare e il dottor Stranamore propone al Presidente di mantenere in vita la nazione, approntando le miniere più profonde come luoghi di riproduzione, in attesa che l'effetto delle radiazioni cessi e permetta il ritorno in superficie. Dopo che l'ambasciatore sovietico si allontana scattando le ultime foto della war room, le esplosioni illuminano il cielo sulle note di We'll Meet Again di Vera Lynn, canzone della seconda guerra mondiale, ottimistica e sentimentale ma dotata anche di una vena di tristezza.

Gerarchia vs a-gerarchia Mentre la maggior parte dei media sono broadcaster, sono cioè sistemi in cui un emittente principale produce e cede programmi ad altre emittenti che agiscono da semplici ripetitori, e quindi si caratterizzano per una comunicazione ‘da uno a molti’; internet non presenta questi elementi ‘gerarchici’ e si caratterizza per la sua ‘a-gerarchia’: esistono migliaia di emittenti Internet. Le prime ricerche e i finanziatori In modo molto semplificato si può dire che per trasmettere un’immagine a distanza, la televisione trasforma la luce in impulsi elettrici. Le prime ricerche per creare la televisione furono sottovalutate da due agenti che avrebbero potuto finanziare e controllare la nascita di questo nuovo media:

Hollywood (le grandi major di quest’industria cinematografica si situano sulla East Coast, intorno a New York): che vedrà nella televisione la sua principale nemica, concorrente,

Il governo degli Stati Uniti d’America: che avrebbe potuto controllare la sua nascita.

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Questi due importantissimi enti davano una maggiore importanza alla radio, che effettivamente è il media più adatto per le comunicazioni rapide, di emergenze. Fino al 1927 tra la radio e il cinema vi era una partizione netta: il primo parlava al pubblico, il secondo faceva vedere al pubblico. Ma nel 1927 il cinema diventò sonoro e l’invasione di campo del cinema fece sì che i due media divennero concorrenti. Anche per questo motivo, il media che coglie l’impatto che potrebbe avere la televisione e decide di finanziarla è la radio, in particolare l’RCA. Dalla radio, infatti, la televisione eredita le strutture e il pubblico. Inoltre la radio ha funto da apripista sociologico per la televisione, perciò quest’ultima fu in grado di affermarsi rapidamente. L’invenzione della televisione non è attribuibile a nessuno poiché per anni equipe di ricercatori hanno svolto ricerche ed esperimenti. Negli esperimenti pionieristici una delle prime immagini trasmessa è stata quella del Gatto Felix, ma non fu il massimo dell’intrattenimento. N.B. Come ogni nuovo strumento tecnologico, i primi prototipi di televisione costavano tantissimo, perciò solo i più ricchi li possedevano. La BBC Il Regno Unito era più avanti a livello sperimentale degli USA. Infatti la BBC, che nacque nel 1922 come radio, nel 1936 realizzò il primo regolare servizio di trasmissioni televisive: dalle 18 alle 22 trasmetteva i primi proto-programmi. L’1 settembre 1939, giorno della dichiarazione di guerra alla Polonia da parte della Germania, la trasmissione di Mickey Mouse sulla BBC si interruppe, e con essa anche la sperimentazione inglese. Ma mentre gli inglesi combattevano la propria guerra in casa e di certo non pensavano alla televisione, la sperimentazione americana proseguì e superò quella inglese. La televisione durante i combattimenti: due episodi

Nel 1941 corse voce che gli aerei tedeschi stavano per bombardare New York, così gli americano posero su un grattacielo un telecamera che avrebbe filmato l’arrivo dei tedeschi. Poco dopo si pensò che il segnale televisivo della telecamera avrebbe favorito il radar avversario, perciò si tolse la telecamera. Ma gli aerei di Hitler non giunsero mai a New York.

In Germania, invece, il regime nazista decise di riprendere permanentemente i loro aerei W2 che partivano per la Gran Bretagna.

La RAI L’acronimo RAI sta per Radio Audizioni Italia, perciò anche nel caso italiano, possiamo osservare che la televisione nasce sotto l’ala protettrice della radio.

17/04/2012 Precisazioni sul paragrafo ‘La fiction seriale di importazione: soap, series, telenovelas’ in ‘Il linguaggio della radio e della televisione’ di E. Menduni

La ‘sospensione dell’incredulità’: consiste nel considerare provvisoriamente vero, per il tempo che passiamo in una sala cinematografica o di fronte alla televisione, quello che notoriamente è una costruzione di fantasia e non sempre credibile. Accettiamo la ‘sospensione dell’incredulità’ in nome del piacere che possiamo ricavare dall’intrattenimento o in nome di un arricchimento culturale. Nella pratica consiste nell’abdicare al nostro senso critico e prende la forma di contratto esplicito tra noi, spettatori, e l’emittente: rinunciamo a criticare la scarsa verosimiglianza in cambio di un’aspettativa di piacere. Questo concetto deriva da Samuel Taylor Coleridge e fu ripreso da Umberto Eco.

Il meccanismo appena spiegato viene sfruttato dalla neotelevisione e in particolare dalla televisione commerciale: la ‘sospensione dell’incredulità’ appare più profonda se ci avviciniamo a prodotti seriali, questi ultimi fanno nascere in noi un bisogno, una curiosità (alla cui base vi il contratto appena citato) di sapere cosa avverrà nella puntata successiva, e in quella successiva ancora. Nell’era post-monopolio vi è una forte concorrenza fra le emittenti, e in particolare le emittenti commerciali (che vivono grazie alla vendita di spazi pubblicitari) hanno bisogno di fidelizzare il loro pubblico. Quando l’emittente commerciale vuole vendere uno spazio pubblicitario a un inserzionista-finanziatore, deve garantire a quest’ultimo che quando verrà messa in onda la sua pubblicità ci sarà un certo livello di audience, quindi la tv commerciale sfrutta successi preventivabili, e i serial appaiono tali.

Il primo seriale trasmesso in Italia fu ‘Dallas’ nel1981.

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In quegli anni la tv stava iniziando a trasmettere programmi tv e vari prodotti televisivi nell’arco di tutte le 24 ore della giornata. Prima la televisione trasmetteva solo per alcune ore, al termine della quale appariva su ogni televisione un immagine: un monoscopio di tutti i colori dello spettro luminoso in cui era scritto il nome del canale. Esso serviva anche come test per capire se i colori della propria televisione erano di buona qualità o se c’erano dei problemi.

La tematizzazione degli argomenti della fiction: la fiction e in generale tutta la televisione, agli esordi e per molti anni, aveva spesso una ‘morale della favola’, cioè intendeva trasmettere valori, principi etici o politici, ideali, o aveva una forte intenzionalità di elevazione culturale dello spettatore; oggi, la neotelevisione ha un intento generalista, cerca cioè di creare un prodotto medio per far sì che esso arrivi a tutti, quindi i temi prediletti sono l’amore, l’amicizia, la famiglia, ecc., sono temi universali e non particolari, perché la tv oggi, a causa della guerra degli ascolti, non può permettersi di esprimere opinioni e perseguire nel suo scopo didattico (ogni persona ha ormai dei propri ideali, dei propri valore, delle proprie opinioni, ecc.).

Il ‘turismo seriale’: consiste nella scelta del luogo vacanziero sulla base del set in cui è ambientato un prodotto seriale. Oggi, infatti, sono molte le persone che vanno a visitare i luoghi in cui viene realizzata una fiction, per questo il ‘turismo seriale’ è molto lucrativo. Tanto lucrativo che in ogni regione italiana vi è un organo chiamato ‘Film Commition’ che si prefigge lo scopo di favorire chi realizza film nella propria regione, attraverso finanziamenti e concessioni. Vi sono infatti film che da soggetto originale non dovevano essere girati in una regione ma che poi si realizzano in essa (e talvolta uno spettatore attento lo può notare), infatti ogni regione stanzia un badget diverso. Molto forti e potenti sono, ad esempio, le Film Commition del Piemonte, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige.

La serialità in Italia: inizialmente l’industria televisiva italiana produce sceneggiati, poi, intorno agli anni Ottanta/Novanta la specialità italiana diventa la miniserie, una produzione di circa 5 o 6 puntate di durata cinematografica (90 minuti circa), ottima per la prima seriata e spesso ottima anche a livello registico (i registi erano spesso di estrazione cinematografica e spesso anche già affermati). L’unico punto debole della miniserie all’italiana è il fatto che è fortemente connotata a livello nazionale ed è perciò molto debole su mercato internazionale. N.B. Regola dell’Auditel: un prodotto nazionale alla lunga vince sempre sul mercato interno, cioè il mercato interno è quello più sicuro e lucrativo.

‘La piovra’ ‘La piovra’ è una miniserie TV, a tema mafioso, di genere drammatico, che nacque nel 1984, il cui regista fu Damiano Damiani (noto regista cinematografico). Di esso sono state create 10 stagioni, l’ultima nel 2003: protagonista delle prime quattro fu Michele Placido, poi divenne Vittorio Mezzogiorno. Altri attori che presero parte dalla miniserie sono stati Remo Girone, Raul Bova, Luca Zingaretti, Giuliana De Sio, Barbara De Rossi, Adriano Pappalardo, e altri. La prima TV italiana della prima stagione con il passare delle puntate ha fatto registrare un'irresistibile ascesa di audience: dagli 8 milioni di telespettatori della prima puntata ai 15 della sesta. Questo seriale rappresenta un’eccezione a ciò che si è appena detto, poiché oltre ad essere stato un successo nazionale, in quanto la puntata in cui muore il personaggio di Michele Placido segnò un record di ascolti mai battuto in Italia da un altro seriale (17 milioni di telespettatori), e divenne un successo anche internazionale: venne venduto in 80 Paesi. La miniserie TV non piacque però ai politici italiani, infatti essendo stato trattato in questo prodotto seriale il tema mafia-politica si sentirono chiamati in cause, e inoltre perché erano spaventati dall’immagine negativa dell’Italia che sarebbe stata esportata all’estero. I politici contro la realtà Che i politici si oppongano alla messa in onda di problematiche reali non è una novità, non avviene infatti solamente con ‘La piovra’; questi scontri erano già accesi al tempo di Rossellini, di De Sica (in particolare con ‘Umberto D’) e del loro Neorealismo, che tanto voleva riprodurre la realtà che i politici, presi dall’imbarazzo per le problematiche reale presentate, ostacolarono le loro realizzazioni e il loro successo. Giulio Andreotti: ‘I panni sporchi bisogna lavarli in casa’, insomma meglio nascondere la realtà che affrontarla, e magari cercare di superarla (come invece sosteneva un’altra corrente di pensiero).

La ‘tendenza alla serializzazione’: pare che le serie TV sentano un certo bisogno di serialità perciò accade che piccoli avvenimenti trovino un loro sviluppo cronologico anche in esse.

Storia della televisione

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Il primo spot della storia Nel 1941 la televisione americana mandò in onda per qualche secondo l’immagine di un orologio della marca Bulova. Questo fu il primo e semplice spot della storia della televisione. Il discorso pubblicitario Anni fa Renzo Arbore conduceva una trasmissione di parodie di grande successo chiamata ‘Avanti tutta’. Lo sponsor di questo programma era il ‘Cacao Meravigliao’, per questo in ogni puntata della trasmissione esso veniva sponsorizzato da uno stacchetto con delle ragazze brasiliane. Sta di fatto che gli ascolti erano molto elevati e furono in molti a vedere lo spot e a voler comprare questo ‘Cacao Meravigliao’: così le persone si rivolgevano ai venditori ma esso non era in commercio, così raccoglievano le ordinazioni e i soldi e lo prenotavano. Il ‘Cacao Meravigliao’ tardava ad arrivare così i venditori si rivolsero alla RAI. Quest’ultima rispose alle loro domande affermando che il ‘Cacao Meravigliao’ non esiste. Da tutto ciò si può dedurre che una pubblicità non è altro che un breve testo narrativo, riferito a un ‘referente’ (l’oggetto della pubblicità) che ha un’esistenza propria al di fuori della pubblicità. Renzo Arbore svela ci svela ciò perché il testo narrativo che presenta nella sua trasmissione è riferito ad un ‘referente’ inesistente. Un bravo pubblicitario è come un bravo avvocato: il bravo avvocato è quello che pur difendendo un cliente colpevole riesce a farlo assolvere, così un bravo pubblicitario è colui che crea una storia, un testo narrativo, con una tesi credibile, e a cui appunto gli spettatori credano. Ad esempio il pubblicitario a cui è affidato il compito di creare uno spot per la Vodafone, deve creare una storia che unisca Francesco Totti, Ilary Blasi e la Vodafone, anche se può essere che i due testimonial non utilizzino neanche quell’operatore telefonico. Si può quindi affermare che in una pubblicità non si vende un ‘referente’ concreto, ma un’idea astratta: il discorso pubblicitario è indipendente dal ‘referente’. La prima televisione americana Nel 1941 nasce la televisione. Quando finì la guerra le conoscenze tecnologiche erano molto sviluppate perché ci furono tante ricerche a scopi militari (ex.: a proposito dei radar), esse potevano quindi essere riorientate verso l’ambito televisivo. I primi generi della televisione americana Il primo genere della televisione americana sono gli eventi sportivi, riprenderli è infatti economico perché non nascono con la televisione ma ci sarebbero stati a prescindere, l’unica spesa è la creazione di una sorta di ‘cornice televisiva’. Inizialmente non tutti gli sport potevano essere trasmessi ma solo quelli più ‘televisivi’ come il pugilato e il resling poiché il ring è facilmente inquadrabile e inoltre vi è un buon sonoro dato dalle urla e dagli incitamenti del pubblico. Alcuni anni più tardi, grazie a tecnologie sempre più sviluppate, iniziarono ad essere trasmessi anche le partite di baseball, di football americano, di basket ecc. La regola-limite che gli eventi sportivi pongono naturalmente è che le telecamere dei network televisivi devono essere poste tutte dallo stesso lato del campo, o del ring poiché un cambio di lato genererebbe confusione nello spettatore. La televisione a colori Le ricerche con lo scopo di creare la televisione a colori (che sfrutta la tricromia) iniziarono negli anni Venti. Essa si diffuse nel 1950 negli USA, ma in Europa molto più tardi: nel 1967 in Gran Bretagna e nel 1973 in Italia. Ciò dimostra che le nuove tecniche, le nuove scoperte, i nuovi formati vengono diffusi solo quando la politica o comunque le alte cariche dello Stato sono d’accordo, ad esempio in Italia fu particolarmente ostile alla nuova invenzione la sinistra, perché pensava che la TV a colori avrebbe prodotto un maggiore consumismo; inoltre, questo nuovo tipo di televisione avrebbe prodotto un maggiore dispendio di soldi per chi trasmette, cioè lo Stato. I formati La qualità della televisione dipende dalle linee che compongono le immagini e dal numero di fotogrammi trasmessi al secondo (il cinema muto ne trasmetteva 14, oggi ne utilizza 24). Il formato utilizzato negli USA (NTSC) è composto da 525 linee e da 30 fotogrammi al secondo, mentre quello utilizzato in Italia (PAL) è composto da 625 linee e 25 fotogrammi al secondo. I formati influenzano a tal punto il televisore e i suoi prodotti che se una videocassetta francese (SECAM) fosse inserita in un apparecchio italiano, il televisore la trasmetterebbe in bianco e nero; o ancora, data la differenza fra il numero di fotogrammi al secondo statunitensi e italiani, un film, ad esempio avrebbe una durata diversa.

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19/04/2012 La televisione via cavo La televisione via cavo nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni Quaranta, grazie ad un venditore di elettrodomestici (e quindi anche di televisioni). Egli viveva e lavorava in un piccolo paese americano circondato da colline, dove il segnale via etere difficilmente giungeva (era una cosiddetta ‘zona d’ombra’), di conseguenza erano poche le persone che comprano televisioni. Egli guadagnava poco ed era molto triste, finché un giorno si arrampicò su una piccola montagna del suo paese e vi piantò un’antenna, ad essa collegò un cavo coassiale, che fece scendere fino alla piccola cittadina. Così nacque la televisione via cavo. L’episodio testimonia anche lo spirito pionieristico tipico degli americani, la storia americana è piena di questi uomini e di ‘garage’ in cui essi lavorano a nuove tecniche: anche Bill Gates, ad esempio, si chiudeva nel suo garage e lì inventò, sperimentò, creò; d’altra parte se un episodio del genere fosse accaduto in Italia, come minimo, il venditore di elettrodomestici in questione sarebbe stato arrestato perché l’antenna e il cavo erano abusivi. Questa iniziativa diffuse la televisione in molti piccoli villaggi degli Stati Uniti che prima non potevano avere la televisione. Per buona parte degli anni Cinquanta la televisione via cavo fu un fatto marginale, un puro espediente tecnico per la ripetizione dei programmi emessi dai grandi network o dalle stazioni locali, nelle aree geograficamente isolate. Il grande boom della televisione via cavo si ha a partire dal 1957, quando negli Stati Uniti si incomincia a diffondere la televisione a colori. E la sinergia cavo-televisione a colori diventa molto importante perché quest'ultima riusciva ad arrivare nelle case con una maggior qualità se si usava il cavo. Soprattutto nelle grandi città, dove c'erano alti grattacieli che facevano da schermo a molte abitazioni e quindi impedivano che le trasmissioni a colori arrivassero in modo qualitativamente accettabile. Il cavo diventa dunque uno strumento molto adatto a diffondere rapidamente il colore nelle grandi città, a dispetto dei prezzi ancora molto elevati dei TV-color. Sull'onda della televisione comunitaria canadese, anche in Europa si incomincia a scoprire la televisione via cavo come veicolo per creare televisioni locali regionali. In Italia nacque una televisione via cavo storica: ‘Telemilanocavo’ che era diffusa in un solo quartiere di Milano. L’HBO L’HBO (acronimo di Home Box Office) è una delle emittenti televisive via cavo più popolari degli Stati Uniti d'America. Di proprietà della Time Warner, la sua programmazione è basata sul cinema e sulle serie televisive di sua produzione per cui è conosciuta in tutto il mondo. Negli USA ha oltre 38 milioni di abbonati. I contenuti di HBO vengono trasmessi in oltre 150 Paesi. Le fibre ottiche Il cavo coassiale ha dei difetti di costo ed è facilmente sottoposto ad interferenze. Quando le fibre ottiche (che sfruttano gli impulsi luminosi) invadono il campo televisivo, appaiono come vantaggiose: il segnale televisivo può avere un’ampiezza maggiore, non ci possono essere interferenze e i costi sono molto più contenuti (perché sono fatte di vetro, e cioè di silicio, un materiale che si trova nella sabbia). Le fibre ottiche sono rare in Italia, però sono presenti all’interno delle Università, infatti i computer universitari sono molto più veloci di quelli normali. La televisione satellitare Il termine ‘satellite’ è una parola latina che indicava le guardie del corpo dell’imperatore. Esse però non vennero più utilizzate parallelamente all’ascesa della sacralità propria della figura imperiale: nessuno avrebbe mai più osato fare del male all’imperatore (In ‘Macbeth’, William Shakespeare sottolinea questo passaggio). Oggi la parola ‘satellite’, tralasciando il significato scientifico, viene associata alla televisione ed indica l’‘antenna ideale’. La televisione satellitare o televisione via satellite, o anche TV satellitare o TV via satellite, è la televisione che giunge agli utenti per mezzo di onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti per telecomunicazioni geostazionari. Il satellite di cui si avvale questo tipo di televisione, che ha il compito di ricevere un segnale e ritrasmetterlo, viene costruito dopo alla Seconda Guerra Mondiale (grazie alle scoperte tecniche acquisite a livello militare). Esso ha un’incredibile ‘forza’ perché è in grado di uscire dalla zona soggetta alla forza di gravitazione terrestre, il satellite deve essere infatti fuori da essa per non essere soggetto ad alcuna interferenza. Ha, inoltre, un orbita geostazionaria, cioè un periodo e una velocità uguali a quelli della Terra; non a caso il primo satellite televisivo e radiofonico fu proprio la Luna, poi sostituita dal primo satellite artificiale vero e proprio chiamato DPS.

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Per poter sfruttare la possibilità della televisione satellitare l’utente deve essere dotato di una parabolica che riflette il segnale. E’ possibile che esso, per vari tipi di interferenze, possa non esserci in alcuni momenti, ma se la parabolica è molto grossa (di questi tipi di paraboliche si dota lo Stato, il servizio militare) il segnale è sempre presente. Una delle conseguenze più importanti della televisione satellitare consiste nel fatto che un evento televisivo può essere visto da tutto il globo. La televisione ad alta definizione (HDTV) La televisione in alta definizione, in sigla HDTV (acronimo dell'analogo termine inglese High Definition TeleVision), o anche semplicemente alta definizione, è la televisione con video di qualità significativamente superiore a quello degli standard televisivi maggiormente diffusi nel mondo nella seconda metà del XX secolo e ancora oggi molto diffusi, standard televisivi che rientrano nella SDTV. È in altre parole un termine che sta ad indicare genericamente un livello qualitativo dell'immagine televisiva. Inizialmente l’HDT faticò ad imporsi sul mercato a causa del suo costo, troppo alto. Oggi, invece, è molto diffusa. Se una vecchia televisione SDTV era un 4/3 a forma quadrata, perché fino al 1952 il cinema utilizzava l’aspect ratio 33 a 1 e dopo 1952 un cinema scope 235 a 1; una recente televisione HDTV è un 16/9 a forma rettangolare. Esistono ovviamente altri formati. Oggi abbiamo tutti una televisione digitale con decoder, il segnale non è più analogico ma è digitale codificato con 0 e 1.

Storia della televisione La televisione americana di oggi Le grandi emittenti televisive americane odierne sono:

CBS, NBS, ABC, FOX.

La FOX La FOX è l’emittente televisiva più recente, e fu comprata nel 1985 dal miliardario Rupert Murdock. Attraverso la messa in onda di alcune serie TV la FOX sbanca.

(1) ‘X-files’, con cui la FOX conquista la maggior parte dell’audience. E’ un seriale in cui i protagonisti sono due detective: uno che crede nei fenomeni paranormali e l’altro, affiancategli apposta dal loro boss che è invece più razionale e ha il compito di controllare il primo. Nella quarta stagione viene privilegiata, a livello di narrazione, la loro vita privata. (2) ‘Beverly Hills 90210’

E’ una serie TV andata in onda fra il 1990 e il 2000, in 10 stagione, creata dai produttori Aaron Spelling e Darren Star. La serie segna una nuova epopea della serialità televisiva mondiale; insieme con l'altro grande successo del 1990, ‘I segreti di Twin Peaks’, la serie ha il merito di aver cambiato per sempre il modo di fare la televisione: è infatti il primo vero teen drama della storia televisiva a cui si deve la produzione successiva di serie come la serie capolavoro ‘Party of Five’, poi ‘Dawson's Creek’, ‘Buffy l'ammazzavampiri’, ‘The O.C.’, ‘One Tree Hill’, ‘Gossip Girl’, ‘La vita segreta di una teenager americana’ e lo spin off ‘90210’: per la prima volta una serie televisiva si

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propone di raccontare gli adolescenti per quello che erano e sono tutt'oggi affrontando temi delicati come droga, AIDS, sessualità, alcool e omosessualità. La storia inizia con i due fratelli gemelli Brandon e Brenda Walsh che con i genitori si trasferiscono da Minneapolis a Beverly Hills e si trovano di fronte ad un mondo nuovo, una nuova scuola, l'esclusivo West Beverly High School, e nuove amicizie. Qui i Walsh si integrano presto nella high society, pur rimanendo con i piedi per terra e non perdendo mai le loro radici medio borghesi. Tra gli studenti del West Beverly c'è la bella e popolare Kelly, ragazza fragile con una famiglia disastrata; Dylan, ragazzo ricco e di mondo che non riesce a stare lontano dai guai; David è il dj un po' imbranato, che si innamorerà della dolce Donna e ne diventerà il fidanzato storico; Brandon stringe un solido rapporto anche con Andrea, una ragazza ebrea che vive con la nonna e sembra soffrire particolarmente per la sua condizione di vita non agiata come quella dei suoi amici e che si sente discriminata per essere la ‘secchiona’ della scuola; infine Steve, ricco bulletto dal cuore d'oro, figlio di una famosa attrice e particolarmente incline a lanciarsi in complicati progetti e a mettersi nei guai, da cui viene spesso tirato fuori dal saggio e provvidenziale Brandon. (3) ‘I Simpson’

E’ una sit com animata, creata dal fumettista statunitense Matt Groening, a fine degli anni Ottanta: la prima ‘apparizione’ della simpatica famiglia Simpson è datata 1987. Essa è una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitensi, personificati dalla famiglia protagonista, di cui fanno parte Homer (un buffo americano medio che, paradossalmente, nonostante la sua sbadataggine e ignoranza, lavora in una centrale nucleare), Marge e i loro tre figli Bart (‘Bart’ è acronimo di ‘Brat’, che significa monello), Lisa e Maggie.

’I Simpson’ hanno la loro stella sulla ‘Hollywood Walk of Fame’ La figura dell’‘anchorman’ L’‘anchorman’ è un giornalista che presenta il telegiornale, di cui garantisce l’attendibilità presso il pubblico grazie alla sua autorevolezza, e dialoga con i corrispondenti e gli inviati. Questo termine fu coniato sulla personalità di Walter Cronkite, protagonista delle CBS News, che annuncerà al mondo l’assassinio di Kennedy nel 1963. Dopo il 1991 l’‘anchorman’ si diffonde anche nella televisione italiana. La comunicazione politica: l’elezione di Clinton L’elezione di Bill Clinton (1992) fu ovviamente preceduta da una lunga campagna elettorale (il candidato repubblicano con cui competeva era George H. W. Bush, presidente in carica), in cui il futuro premier degli Stati Uniti ha partecipato a circa una settantina di talk show: durante la messa in onda di uno di essi egli inforca degli occhiali neri e si mette a suonare il sax. Clinton si presenta come un personaggio qualunque e vince le elezioni; questo episodio cambiò il modo di fare comunicazione politica. La televisione italiana e le prime leggi La televisione italiana (e quella europea in generale), a differenza di quella americana, è statale. I primi atti giuridici che la riguardano, la televisione li eredita dalla radio, e sono:

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Una legge del 1910, che afferma che la comunicazione senza fili (quindi l’etere) è proprietà dello Stato, che però può permettere a qualcuno di fare radio (o televisione) attraverso una concessione (se non la si ha non si può fare né radio né televisione).

Una legge fascista del 1924 che afferma che la radiofonia sarà finanziata a sistema misto (è la prima volta nella storia) sia dal pagamento di un canone (a quei tempi era facile evaderla), di cui si fanno carico tutti i cittadini che la posseggono, e sia dalla vendita di pubblicità.

Le radio italiane erano l’URI e l’EIAR (che, dopo il fascismo, cambiò il suo nome in RAI). Questa seconda legge suscitò molte polemiche. Questo è il quadro legislativo in cui nasce la televisione italiana. La televisione italiana L’epicentro di sperimentazione della televisione era Torino. Il 3 gennaio 1954 va in onda ufficialmente, con un unico canale (‘Programma nazionale’), la televisione in Italia. Questo nuovo medium rivoluziona la vita dei cittadini, ma paradossalmente ‘Il Corriere della Sera’ ne diede notizia nelle pagine locali in taglio basso, come se fosse un’informazione di scarsa importanza. Nei primi anni il papa prese posizione contro la televisione, che afferma sia una ‘potenza malefica’. Ovviamente, dal papa si diffonde questa opinione a tutta la Chiesa. (Si ricordi però che non sempre il papa ha preso posizioni giuste, per il bene dell’umanità e per amore di Dio, famosa è infatti una lettera che venne inviata al re, in cui il papa dichiarava di essere contrario all’istruzione obbligatoria). La TV nasceva dall’EIAR fascista e molti dirigenti e dipendenti statali compromessi con il re e il fascismo lavoravano ora per la RAI (continuità dello Stato). Il 1954 in Italia Nel 1954 avvenne la scissione dell’azione cattolica in due ‘anime’, di cui vinse quella ‘destra’; l’‘anima’ sinistra fu indirizzata verso la RAI, e i suoi esponenti iniziarono a lavorare per essa. Nel 1954 si tenne, anche, un concorso (al quale parteciparono 30.000 concorrenti) per reclutare tra di essi 300 giovani laureati da introdurre in RAI: vinsero i cosiddetti ‘corsari’(soprannominati così perché dopo essere stati scelti parteciparono ad un corso), ad esempio un Umberto Eco ventiduenne (che diventerà poi semiologo e scrittore), Furio Colombo (che diventerà poi un importante giornalista), Gianni Vattimo (che diventerà poi un filosofo), Fabiano Fabiani (che diventerà poi direttore del telegiornale ~ quest’ultimo fu soprannominato l’‘etrusco’ per la sua caratteristica di essere indecifrabile ai nemici), Piero Angela e Adriano de Zan; tra i vincitori ci fu anche Andrea Camilleri, che però non venne assunto perché ritenuto troppo comunista dallo stesso Guala. Filiberto Guala Fin dalla giovane età fu un cattolico militante. Andava a messa tutte le mattine, e di lui si diceva che all'età di 18 anni avesse fatto voto di castità e di povertà, per tutta la vita devolse ai poveri parte del proprio stipendio. Tante sono i suoi contributi a livello cattolico e politico, ma l’incarico più importante che ricevette fu quello di essere l’Amministratore delegato della RAI. Infatti la sua competenza, onestà e abilità manageriale attirarono su di lui l'attenzione dei politici quando, nel 1954, si trattava di scegliere l'Amministratore delegato della RAI. Lo stesso Guala afferma in proposito: ‘Ad un certo momento, mi chiesero di assumere la direzione della RAI, un'impresa nuova e ardua, dove non sapevano chi mettere. Decisero di chiedere a me. L'onorevole Scelba mi chiamò, mi parlò un poco e io gli dissi: Guardi, lei lo sa, io penso di non essere preparato per fare questo… Ed egli replicò: Non c’è nessun altro di area cattolica che possiamo mettere! A queste parole, io mi sono rivisto, lì davanti, don Orione (è un sacerdote con cui Guala ebbe la fortuna di lavorare, che nel 2004 fu proclamato Santo) e le sue parole. E gli ho detto “si”.’ Le trasmissioni televisive regolari in Italia ebbero inizio il 3 gennaio 1954 ed il 4 giugno di quello stesso anno Guala venne nominato amministratore delegato della RAI con pieni poteri. Guala gestì la RAI con una grande apertura da un punto di vista tecnico, ma con una rigida visione cattolica. Impose in azienda anche un severo codice d'autodisciplina, rivolto ad autori, giornalisti e agli stessi uomini di spettacolo, compilato dal "Centro Cattolico Cinematografico" sulla falsariga dell'analogo codice Hays per il cinema negli Stati Uniti d'America. ‘Non è consentita la rappresentazione di scene e vicende che possano turbare la pace sociale o l'ordine pubblico. L'incitamento all'odio di classe e la sua esaltazione sono proibiti. Sabotaggi, attentati alla pubblica incolumità, conflitti con le forze di polizia, disordini pubblici possono essere rappresentati con somma cautela e sempre in modo che ne risalti ben chiara la condanna. Dovranno essere escluse le opere di qualsiasi genere che portino discredito o insidia all'istituto della famiglia, risultino truci o ripugnanti, irridano alla legge, siano contrarie al sentimento nazionale. Quanto alla famiglia, deve aversi particolare riguardo per la santità del vincolo matrimoniale e per il rispetto delle istituzioni, e pertanto: il divorzio può essere rappresentato solo quando la trama lo renda indispensabile e l’azione si svolga ove questo

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sia permesso dalle leggi; le vicende che derivano dall'adulterio e con esso s'intrecciano non devono indurre in antipatia il vincolo matrimoniale; attenta cura deve essere posta nella rappresentazione dei fatti o episodi in cui appaiono figli illegittimi.’ Era stato inoltre diffuso al personale incaricato della programmazione radiofonica e televisiva un elenco di parole proibite e dunque impronunciabili in televisione: fra le quali ‘membro’ (non si poteva neanche dire ‘membro del Parlamento’), ‘seno’ (neppure in senso figurato, come ‘in seno all'assemblea’), ‘parto’, ‘vizio’, ‘verginità’ e ‘alcova’. Le parole ‘gravidanza’ e ‘suicidio’ dovevano essere rispettivamente sostituite da ‘lieto evento’ e ‘insano gesto’, ed inoltre non era consentito usare termini quali ‘cancro’ o ‘tumore’, ai quali doveva essere sempre sostituita l'espressione ‘male incurabile’. Alcune di queste norme rimasero in vigore fino agli anni '70. Durante la gestione di Guala, non mancarono casi di personaggi televisivi, anche famosi, che vennero letteralmente banditi dal piccolo schermo a causa della loro poca disponibilità ad attenersi alle rigide norme sopra citate o, nel caso di personaggi femminili, semplicemente a causa della loro avvenenza. Guala ebbe anche un innato talento come talent scout: è lui che ideò il concorso del 1954. I programmi italiani di successo del 1955 I programmi che nel 1955 riscossero maggiore successo furono essenzialmente due:

‘Festival di Sanremo’: esso è un evento televisivo inventato dalla RAI e dalla dirigenza del Casinò di Sanremo nel 1951; inizialmente era un programma radiofonico, i cantati in gara erano 3 ed era il pubblico in teatro a votare le canzoni preferite (non gli artisti): caso esemplare è stato il Festival del 1952 dove la prima, la seconda e la terza classificata era sempre Nilla Pizzi. Nel 1955 il ‘Festival di Sanremo’ diventa televisivo e la strategia cambia completamente; basti pensare che quell’anno Claudio Villa era dato per favorito ma non poté esibirsi perché si ammalò, così si decise di mandare in onda la sua canzone registrata e nel contempo di inquadrare il palco vuoto: il pubblico fu preso da un’ondata emotiva (che non avrebbe potuto esserci se il Festival fosse stato ancora radiofonico) e lo fece vincere. Nel 1958 cambia il gusto del pubblico e si impongono gli ‘urlatori’. Quell’anno vinse Domenico Modugno con ‘Nel blu dipinto di blu’, una canzone che egli canta, in modo rivoluzionario, allargando le braccia, non tenendole strette al cuore (come si usava fare all’epoca). Nel 1961 si inizia a far votare il pubblico da casa, però per raccogliere e spogliare i voti (che sono 3 milioni) ci si mette una settimana. Nel 1962 vince Adriano Celentano con ‘Ventiquattromila baci’, cantata vestito da militare (perché il 1962 fu un anno di leva) e dando le spalle al pubblico. Gli scandali sono essenziali per l’efficacia del Festival.

‘Lascia o raddoppia?’: esso è un format americano condotto da Mike Bongiorno (vedi pag.1). Questo quiz, insieme ai primi, era molto difficili: la vittoria poteva essere raggiunta soltanto essendo formidabile in un settore specialistico e non essendo fortunato. Con questo programma nasce l’idea del ‘concorrente’: colui che partecipa al quiz diventa un personaggio perché possiede abilità molto particolari, però la sua fama dura un quarto d’ora. Le capacità del concorrente si contrappongono alla ‘medietà’ di Mike Bongiorno.

Alessandro Cocco E’ un uomo che entrò nel Guinnes World Record perché fu fotografato 1960 volte di fianco a vip, fece 6000 apparizioni in televisione e in una sola serata prese parte a 4 trasmissioni diverse. Egli è simbolo di un’idea: ‘L’essenziale non è essere, ma esserci’.

23/04/2012 La valletta Nel programma ‘Lascia o raddoppia?’ nasce la figura della valletta, che in esso era Edy Compagnoli. Anzitutto il termine ‘valletto’, nel Medioevo e nei primi secoli dell’età moderna, designava un servo (scudiere, paggio, staffiere, cameriere, ecc), quando poi prese la desinenza femminile negli anni Cinquanta, iniziò a designare una ragazza che, nel programma televisivo, svolge due funzioni:

Una funzione ausiliaria: ad esempio, porta delle buste al conduttore; Una funzione decorativa, perché è una ragazza bellissima e di solito poco vestita.

Le prime vallette (compresa, quindi, Edy Compagnoli) non parlavano; successivamente con la valletta Antonella Elia le cose cambiarono: la Elia interveniva spesso, era addirittura logorroica, e i suoi commenti non erano considerati intelligenti perché interpretava quello stereotipo di donna per cui quest’ultima è un po’ ‘svampita’, non capisce le cose immediatamente e a volte interviene fuori luogo.

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Antonella Elia fu, quindi, vittima dell’inchiesta: ‘La Elia ci è o ci fa?’, perché non era chiaro a nessuno se lei fosse così davvero o stesse interpretando una parte. Filiberto Guala e la ‘congiura dei mutandoni’ Filiberto Guala (soprannominato il ‘porcellino’) era l’amministratore delegato della RAI. Nel 1956 a causa:

Della sua scarsa propensione ad accettare direttive e raccomandazioni dai suoi ‘padrini’ politici; Della sua rigorosità, intransigenza, ristrettezza di vedute; Della sua opposizione all’introduzione della pubblicità televisiva; Di una questione economica: la RAI aveva comprato degli appezzamenti di terreno vicino a Roma, ma egli

diede disposizione di vedere parte di essi, che grazie al ‘boom edilizio’ sarebbero valsi tantissimi soldi dopo pochi anni;

Si creò tanti nemici. Essi architettarono un piano per farlo uscire di scena, la ‘congiura dei mutandoni’: sapevano, cioè, attraverso indiscrezioni, che un giorno il papa avrebbe guardato con i suoi nipoti la televisione (che aveva ancora un solo canale) ad una data ora, perciò essi sapevano quale programma avrebbe guardato e diedero ordine di vestire le vallette con delle calzamaglie bianche (di modo che le gambe sembrassero nude). La cosa scandalizzò il papa che, non appena vide queste vallette, si ritirò in preghiera. Il Vaticano attaccò Filiberto Guala, additandolo come responsabile del fatto, e anche i suoi padrini politici della DC lo allontanarono. Guala però era una brava persona, si sa che la televisione a quei tempi era vista come strumento di educazione ed egli stesso si sentiva investito da una funzione moralizzante. Nonostante ciò dovette dimettersi, nel giugno 1956, e divenne frate. Dalla radiovisione alla televisione Nel 1947 al Convegno di Atlanta si decise di cambiare il nome ‘radiotelevisione’ in ‘televisione’. Il ‘secondo programma’ Nel 1961 nasce il secondo canale, chiamato ‘secondo programma’, che era il lontano antenato di Rai2. Già dal nome si capisce la funzione secondaria che assume il ‘secondo programma’ rispetto al ‘programma nazionale’. Ettore Bernabei Nel 1961 diventa direttore generale (è il ruolo più importante che si possa assumere in un’emittente televisiva, il direttore generale comanda e prende le decisioni più importanti) della RAI Ettore Bernabei, scelto dal capo della DC Amiltore Fanfani in persona. Bernabei coprì questa carica dal 1961 al 1975 (fu molto longevo): cioè durante il periodo del monopolio della RAI da parte della DC. Egli intuì che la televisione era un mezzo per controllare il consenso, fece costruire ancora più sedi della DC, la cui peculiarità consisteva nell’essere dotate di un crocefisso e di un televisore. La riforma del 1975 Con la riforma del 1975 la televisione italiana finisce di essere un monopolio della DC e viene ‘lottizzata’ fra i diversi partiti, il controllo della RAI passa cioè dal Governo al Parlamento. La SIPRA La SIPRA è la concessionaria esclusiva della pubblicità della RAI, raccoglie cioè le pubblicità per la RAI. Essa, prima del 1975, è stata uno strumento di potere per la DC, si pensa addirittura che è stata una dei motivi per cui la DC otteneva la maggioranza relativa alle elezioni. La SIPRA sfruttava la cosiddetta ‘politica del minimo garantito’: ovviamente in cambio di denaro, la SIPRA espone la pubblicità in televisione, la pubblica però anche sui giornali di partito (ex.: ‘Il Popolo’) anche se gli inserzionisti non vogliono; insomma, l’inserzionista può acquistare una sorta di pacchetto, per la sua pubblicità sarà trasmessa in televisione ma allo stesso tempo la SIPRA può decidere se pubblicarla anche su carta stampata. I programmi d’inchiesta: Tv7 Nascono in questi anni anche i programmi d’inchiesta, dediti all’approfondimento di notizie. Uno dei più importanti è stato ‘Tv7’. Fu chiamato ‘Tv7’ perché era un programma settimanale, quindi trasmesso ogni sette giorni. ‘Tv7’ è una trasmissione di approfondimento del TG1. La prima puntata andò in onda nel 1963 in seconda serata. Il rotocalco televisivo nacque come appendice settimanale del telegiornale, occupandosi di notizie di politica, cultura, spettacolo, cronaca e sport in brevi servizi o inchieste della durata di circa un quarto d'ora. Affrontava temi scomodi

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(mafia, manicomi, emigrazione, aborto, droga, ecc. ~ in alcuni casi la trasmissione dovette fare i conti con la censura della Rai) in modo critico e lasciando spazio alla pluralità di opinioni. Il programma fu in grado di innovare fortemente lo stile dell'informazione televisiva italiana, nelle scelte registiche, nella cura delle immagini e nell'uso del montaggio. I giornalisti firmavano i pezzi e venivano inquadrati all'interno dei servizi: uno stile personale e soggettivo inedito per la tv dell'epoca. Una delle inchieste più importanti di ‘Tv7’ fu quella sulla tragedia del Vajont/Longarone. L'evento fu dovuto ad una frana caduta dal versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno e Udine (all'epoca dei fatti, ora Pordenone), staccatasi a seguito di un inopportuno innalzamento del lago artificiale, che combinato a una situazione di abbondanti e sfavorevoli condizioni meteo (forti precipitazioni), e sommato a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, innescò il disastro. Alle ore 22.39 del 9 ottobre del 1963, circa 270 milioni di m³ di roccia (un volume quasi triplo rispetto all'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 108 km/h, nel bacino artificiale sottostante creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda che superò di 100 m in altezza il coronamento della diga e che, in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati della zona. Vi furono 1917 vittime di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni. Nell’inchiesta viene avanzata l’ipotesi che la colpa si celi anche nella politica (si osò cercare la verità al di là della verità ufficiale), ma la RAI mise in parte a tacere questi dubbi. Anni dopo ci fu una seconda edizione di ‘Tg7’ che però la qualità di regia, di montaggio, delle immagine ecc. fu inferiore alla prima. Enzo Biagi Enzo Biagi lavorò in molti programmi d’inchiesta, si ricordi:

‘RT Rotocalco Televisivo’(1962 su Rai1): fu il primo rotocalco televisivo italiano ed anche il primo programma che si occupa esplicitamente di mafia (per la prima volta furono fatti i nomi dei feroci boss mafiosi Totò Riina e Bernardo Provenzano. Questo programma tornò in televisione nel 2007.

‘Proibito’ (1977/1980 su Rai2): fu un programma d’inchiesta che tratta temi d’attualità; in esso Biagi iniziò ad occuparsi di interviste televisive (genere di cui divenne maestro), nel programma furono intervistati, creando ogni volta scalpore e polemiche, personaggi-chiave dell'Italia dell'epoca come l'ex brigatista Alberto Franceschini, il finanziere poi coinvolto in inchieste di mafia e corruzione Michele Sindona e soprattutto il dittatore libico Muammar Gheddafi nei giorni successivi alla caduta dell'aereo di Ustica, in cui il dittatore sostenne che si trattava di un attentato organizzato dagli Stati Uniti contro la sua persona e che gli americani quel giorno avevano soltanto "sbagliato bersaglio". L'intervista finì al centro di una controversia internazionale e il governo dell'epoca ne proibì la messa in onda. L'incontro fu poi regolarmente trasmesso un mese dopo.

‘Spot’ (1986 su Rai 1): fu un settimanale giornalistico in 15 puntate, cui Bagi collaborava come intervistatore. In questa veste, si rese protagonista di interviste storiche come quella a Osho, il famoso e controverso mistico indiano contemporaneo, nell'anno in cui il Partito Radicale cercava di fargli ottenere il diritto di ingresso per il nostro Paese che gli veniva negato; oppure quella a Michail Gorbačëv, negli anni in cui il leader sovietico iniziava la perestrojka; o quella ancora a Silvio Berlusconi nei giorni delle polemiche sui presunti favori del governo Craxi nei confronti delle sue televisioni.

N.B. Berlusconi tentò invano di convincere Biagi ad entrare a Mediaset ma il giornalista non accettò, sia perché legato affettivamente alla Rai sia perché temeva che, nelle televisioni del Cavaliere, avrebbe avuto minore libertà.

Nei primi anni novanta, realizzò soprattutto trasmissioni tematiche, di grande spessore, come ‘Che succede all'Est?’ (1990), dedicata alla fine del comunismo, ‘I dieci comandamenti all'italiana’ (1991), (trasmissione per cui ricevette i complimenti di Giovanni Paolo II, il quale poco dopo volle incontrare in Vaticano lo stesso Biagi e l'intero staff del programma), ‘Una storia’ (1992), (sulla lotta alla mafia) dove apparve per la prima volta in televisione il pentito Tommaso Buscetta. Segue attentamente le vicende di ‘Mani pulite’, con programmi come ‘Processo al processo su Tangentopoli’ (1993) e ‘Le inchieste di Enzo Biagi’ (1993-1994). È il primo giornalista ad incontrare l'allora giudice Antonio Di Pietro, nei giorni in cui era considerato l'eroe che aveva messo in ginocchio Tangentopoli.

‘Il Fatto’ (1995 su Rai1): fu un programma di approfondimento dopo il Tg1 sui fatti principali del giorno, di cui Biagi era autore e conduttore. Nel 2004 "Il Fatto" è stato proclamato da una giuria di critici televisivi come il miglior programma giornalistico realizzato nei primi cinquant'anni della RAI.

[9] Rilevanti sono le interviste a

Marcello Mastroianni, a Sofia Loren, a Indro Montanelli e le due realizzate a Roberto Benigni. ‘Specchio segreto’ ‘Specchio segreto’ è stato un programma televisivo diretto da Nanni Loi (un regista cinematografico), che può essere considerato l’antenato di ‘Scherzi a parte’.

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‘Specchio segreto’ deriva dal programma americano ‘Candid Camera’, ed è stato chiamato così perché gli scherzi venivano ripresi da una telecamera nascosta dietro uno specchio. Vi è però una sostanziale differenza fra l’americano ‘Candid Camera’ e l’italiano ‘Specchio segreto’: mentre il primo è puramente e solamente comico (come anche ‘Scherzi a parte’, che in questo senso è più simile a ‘Candid Camera’ che a ‘Specchio segreto’ (*)), il secondo fa emergere i costumi e le verità degli italiani (ciò deriva del fatto che Nanni Loi ha studiato il Neorealismo). Nanni Loi, inoltre, è anche un attore e talvolta prende parte agli scherzi, molto famosa è infatti la ‘gag della zuppetta’: in un bar la vittima dello scherzo ordina un caffè e Nanni Loi con non chalance vi inzuppa la sua brioche. Però le vittime potevano decidere di non andare in onda, e molte lo facevano. Vent’anni dopo, va in onda una sorta di seconda edizione di ‘Specchio segreto’, chiamata ‘Viaggio in seconda classe’, sempre diretta da Nanni Loi. Questa volta la telecamera è nascosta dietro lo specchio di un vagone di un treno (costruito appositamente per la trasmissione dalle ferrovie dello Stato FS). Questa volta le vittime firmano molto più spesso la liberatoria per fare andare in onda lo scherzo. Poi nel 1992 nasce ‘Scherzi a parte’. (*) La peculiarità di ‘Scherzi a parte’ consiste nel fatto che miete vittime fra i vip. ‘TeleCapod’Istria’ e ‘TeleMontecarlo’ Vi erano dei network televisivi che riuscivano a trasmettere anche nel Nord dell’Italia, semplicemente perché il segnale televisivo non poteva essere bloccato alla frontiera. Erano ‘TeleCapod’Istria’ e ‘TeleMontecarlo’. Molti inserzionisti pubblicitari le sfruttarono per pubblicizzare ciò che volevano. ‘TeleBiella’ Nei primi anni Settanta, un regista della RAI osò creare una sua emittente televisiva locale in nome della libertà e in sfida al monopolio, era Sacchi: questi creò uno studio a casa sua e lì invitava ospiti e conduceva dei dibattiti. In molti seguiranno il suo esempio (i Comuni, i Partigiani, ecc.) perciò la RAI preoccupata fece chiudere ‘TeleBiella’ e ciò (la censura) venne filmato. L’Italia però era diventata la nazione al mondo con più emittenti in proporzione agli abitanti. La Riforma del 1975 Come già detto, nel 1975 venne approvata una legge per cui il controllo della RAI passò dalle mani del Governo a quelle del Parlamento, ciò segnò la fine del monopolio e l’introduzione della pratica della ‘lottizzazione’ della RAI fra i diversi partiti politici (anche quelli di opposizione). La ‘lottizzazione’ comportava degli accordi fra i partiti e ciò innescò un meccanismo di potenziale corruzione del sistema. Nella stessa riforma si sottolineò il fatto che la RAI avrebbe continuato ad essere una SPA e non si sarebbe trasformata in ente pubblico, anche se di fatto la RAI lo era. Con questa riforma si sbloccano tutte quelle novità, riguardanti la televisione, che erano state bloccate dal Governo: in particolare la televisione a colori e il telecomando. La televisione a colori Mentre tutta l’Europa vedeva la televisione a colori da tempo, in Italia il colore fu introdotto solo nel 1977. Vi erano infatti molti oppositori ad esso: primo fra tutti Ugo la Malfa, che pensava che essa non avrebbe fatto altro che incrementare il consumismo (a causa della pubblicità) e anche l’inflazione. Tutto ciò non avvenne, anche perché gli italiani avrebbero potuto comprare una TV a colori all’estero, e ciò sarebbe stato ancora più dannoso per l’economia. Inizialmente i colori erano molto tenui, ‘pastello’: non erano realisti, ma favolistici, un po’ magici. Il telecomando Anch’esso fu introdotto nel 1977. All’introduzione del telecomando si opposero soprattutto i pubblicitari, ovviamente. Grazie al telecomando lo spettatore può diventare un ‘regista’, può dettare il ritmo narrativo, può essere un ‘montatore’, può costruire il suo ‘flow’ (flusso). La televisione, quindi, smette di essere fruita come un film al cinema. Successivamente nascerà il videoregistratore e quindi il suo apposito telecomando.

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24/04/2012

1977 DOPPIA BOMBA: televisione a colori + telecomando

Tv a colori: Segna un vero shock negli eventi sportivi perché finalmente si potevano vedere anche i colori delle maglie dei giocatori. Dunque questo permetteva che anche lo sponsor venisse esaltato grazie ai colori. Nel 1977 solo pochi avevano il tv color. Il colore è nemico del cinema perché lo spettatore preferisce la comodità casalinga. PERIODO DEL DOPPIO MONOPOLIO (1961-75) Nell’aprile 1976, a un anno dalla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo che aveva tentato di garantire maggiore pluralismo in Rai, dando di fatto il via alla così detta “lottizzazione” delle reti da parte dei vari partiti (Rai1 alla Dc, Rai2 al Psi), c’è un’importante sentenza della Corte Costituzionale: viene ribadito il monopolio Rai per le trasmissioni a carattere nazionale, ma si dichiara la legittimità delle stazioni radio e televisive via etere a carattere privato e locale, tv che negli anni Settanta erano fiorite in tutta Italia. EVENTI MONDIALI CHE SEGNANO LA STORIA DEL MEDIUM TELEVISIONE:

1. Attentato al presidente degli Stati Uniti J.F.Kennedy a Dallas nel novembre del 1963.

Viene assassinato sulla sua macchina scoperta. Un cineamatore stava filmando il passaggio di Kennedy tra la

folla e senza volerlo firma anche l’attentato più famoso del secolo. Il video va su tutte le tv del mondo,

provocando un effetto scioccante: si vede tutto! Le pallottole che gli trapassano la testa, ecc..

DOPO 2 GIORNI viene preso l’assassino di Kennedy ma, quando lo portano fuori un uomo texano uccide a

sua volta l’assassino. Tutto questo era stato ripreso dalle tv americane, quindi si hanno due omicidi in due

giorni.

2. Assassinio nel 1968 di Robert Kennedy, che sta per ottenere la candidatura a presidente. Lui si trovava ad una

convention in una grande folla. Gli viene sparato come al fratello e appena succede tutte le telecamere lo

registrano.

Si può dire che i Kennedy abbiano fatto la storia della tv. 3. Nel 1968: muoiono Martin Luther King e i Kennedy. 4. In Italia: muore Aldo Moro nel ’78 e vengono nominati 3 papi. 5. Luglio 1969: sbarco sulla luna

Sbarco a favore di telecamera. Quando Armstrong sbarca sulla luna dice una breve frase: ‘è un piccolo passo per un uomo ma un grande passo per l’umanità’. Questa frase, che è passata in tutto il mondo è stata creata apposta per bucare il video. È breve apposta! Perché se ci fossero stati solo i giornali e non le telecamere, la frase sarebbe stata più lunga.

6. La pubblicità inizia a diventare la ‘regina della tv’. La RAI ha delle regole molto precise per la pubblicità. Il grande contenitore che accoglie tutta la pubblicità è Carosello (dura 20 anni).

dura 10 minuti è diviso in 5, 6, 7 parti ha degli spot/scenette va in onda dopo il notiziario lo spot era un vero e proprio film/storia divertente che non toccava il prodotto da pubblicizzare. Alla fine

c’era il “codino” in cui veniva presentato il prodotto. era molto amato da grandi e piccoli. I genitori dicevano: “a letto dopo Carosello” lavorava anche Totò FUNZIONAVA MOLTO! Se volevi fare pubblicità c’era la coda alla SIPRA.

Calimero: è stato creato per assomigliare ad un bambino in modo da intenerire le mamme. Viene ideato nero, come se fosse sporco, quindi da pulire, ideale per sponsorizzare un detersivo. La SACIS: è un ente di controllo della messa in onda

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7. Dal 1961 al ’75: al festival di Sanremo c’è un allontanamento della RAI. Solo la serata finale va in onda. Le prime due sono trasmesse in radio. La gente preferisce le puntate in tv e dice: ‘le canzoni si guardano’. Con la radio viene a mancare un elemento importante. Quindi: lettere di protesta. Nel Sanremo del ’73: le serate del festival oscurate dalla RAI vengono riprodotte in strada a Napoli. Nel ’75: la Corte Costituzionale permette la trasmissione libera in etere ma solo in ambiti regionali. La RAI è un po’ sotto assedio ma accoglie lo stesso questa riforma. Nel ’79: le tv private messe insieme formano il 23 % di audience concorrenziale per la RAI (non è più la regina dell’etere).

8. Il Partito Comunista crea un consorzio con 18 emittenti. Nasce la NET (nuova emittenza televisiva) creata da Walter Veltroni, figlio del caporedattore Vittorio.

26/04/2012

Gli eventi sportivi Gli eventi sportivi sono eventi mediali, sono cioè avvenimenti che, per la loro importanza, popolarità e qualità, si prestano ad un completa copertura da parte della TV. Il calcio Il calcio, ad esempio, dapprima veniva trasmesso via radio, poi è diventato un evento televisivo molto seguito. Mentre un tifoso allo stadio può guardare qualunque cosa avviene nel campo da gioco, anche chi non ha la palla, la telecamera televisiva inquadra la palla e la zona del campo circostante ad essa. Da quando una partita di calcio è trasmessa in televisione, c’è stato un cambiamento delle strategie di gioco: ad esempio, i lanci lunghi sono anti-televisivi perché la palla può uscire dall’inquadratura improvvisamente, anche se allo stesso tempo possono essere fonte di suspense in quanto il telespettatore non sa dove il pallone è caduto. Pier Paolo Pasolini, quando la semiotica dominava la cultura, assimilò una partita di calcio a un testo con 22 cifratori (i calciatori) e migliaia di decifratori (gli spettatori). Ecco, oggi si può affermare che la televisione non riprende soltanto il testo ma drammatizza il contesto: inquadra i volti dei giocatori in campo, gli allenatori, la panchina, i tifosi ecc. In particolare i giocatori in campo, l’allenatore e la panchina sanno che sono inquadrati, non per altro un allenatore come Josè Mourinho, durante i rigori battuti dalla sua squadra, si inginocchia e prega, e ancora non per altro, ad quasi ogni rigore battuto la televisione lo inquadra. Mourinho ha anche affermato di avere un vero e proprio metodo, detto appunto ‘metodo Mourinho’, che consiste nel far sentire i suoi giocatori come star del cinema visti da tutto il mondo. La televisione cambia, quindi, il modo di giocare a calcio. Interessante è una riflessione. Quando talvolta c’è lo sciopero dei giornalisti, la RAI manda in onda la partita senza telecronaca, ma lo sciopero dei giornalisti dovrebbe coincidere con lo sciopero dell’informazione: ciò significa che nonostante sia la partita l’informazione, vi è l’idea, molto radicata e problematica in Italia, che l’informazione sia la parola. Il lavoro del telecronista, per quanto difficoltoso possa essere, è un lavoro tautologico, ridondante, enfatizzante, consiste ciò nel spiegare ciò che è sotto l’occhio di tutti grazie alle immagini, si può dire che il telecronista ha una funzione rassicurante. E’ per questo che una partita senza commento appare piuttosto spettrale. Il ciclismo Tutto ciò è ancora più evidente nel caso del ciclismo. Dapprima anch’esso veniva trasmesso radiofonicamente, poi divenne un evento televisivo e per questo cambiò. Dato che una gara ciclistica è molto lunga (a livello chilometrico si parla di 250 Km circa), la televisione trasmette solo gli ultimi 50 Km. Così la gara ha subito delle modifiche: i primi 200 Km vengono percorsi dai ciclisti con un’andatura turistica, cosicché quando a televisione inizia a trasmetterla, i protagonisti sono ancora tutti vicini e i telespettatori non si sono ‘persi’ nulla di significativo. E’ negli ultimi 50 Km che avviene la ‘fuga’ (lo scatto) e inizia la gara vera e propria: il telespettatore è in prima fila ad osservarla. C’è inoltre un’altra novità apportata dalla televisione agli eventi sportivi: quando questi ultimi erano radiofonici l’eroe sportivo era una leggenda (si sentiva parlare di lui in un’aura mitica, e non lo si poteva vedere), con l’avvento della televisione, invece, l’eroe sportivo è diventato una star (è un personaggio della televisione, lo vediamo, la distanza fra noi e lui non esiste più, non c’è più il fascino tipico dei miti). ♥ Una frase di Mario Ferretti pronunciata all’apertura della radiocronaca Cuneo-Pinerolo, terzultima tappa del ‘Giro d’Italia del q949, divenne celebre ed era: ‘Un uomo solo è al comando; la sua maglia è biancoceleste; il suo nome è Fausto Coppi’. Anche il basket è uno sport molto televisivo.

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Storia della televisione La grande guerra dell’etere in Italia Le emittenti televisive nascono come funghi e si aggregano attorno a dei poli che lotteranno per l’egemonia. Oltre alla RAI c’era:

‘Italia 1’ di Edilio Rusconi (un grande editore); ‘PIN’ (Primarete Indipendente) di Rizzoli (un grande editore); ‘Retequattro’ di Mondadori (un colosso dell’editoria, il cui capo era Mario Formenton); ‘EuroTV’ di Calisto Tanzi (un imprenditore del gruppo Parmalat); ‘Canale Cinque’ di Fininvest (una finanziaria).

Fininvest per creare ‘Canale Cinque’ aveva investito 52 miliardi e si scoprì che questi erano stati sottoscritti da una casalinga senza reddito chiamata Micla Crocitti, che viveva a Milano2 (un quartiere di Segrate, alle porte di Milano, fondato da Silvio Berlusconi). La Crocitti risultava proprietaria di molte holdings, di cui le prime 23 erano detenute da Fininvest, e non si capiva come potesse detenere un capitale così proficuo. Una volta che queste emittenti furono create, i proprietari si chiesero come riempirle. La scommessa di Berlusconi ‘Canale 5’ comprò 300 film italiani dalla Titanus e successivamente altri da altri produttori. Questa fu una rivoluzione ma anche una scommessa di Berlusconi, che ipotizzava questo nuovo business, in quanto prima di allora si trasmettevano pochi film in televisione in modo da non fare concorrenza al cinema. ‘Publitalia’80’ ‘Pubblitalia’80’ è stata fondata a Milano nel 1979 da Silvio Berlusconi per la raccolta pubblicitaria dell'allora neonata ‘Canale 5’, la prima rete televisiva di Fininvest. ‘Canale 5’ si avvaleva di ‘Publitalia’80’: la sua concessionaria esclusiva di pubblicità, il cui capo era Marcello Dell’Utri (sino al 1995). La strategia di questa concessionaria consisteva nel fare pagare agli inserzionisti pezzi meno proibitivi di quelli della RAI. Difatti la RAI faceva pagare molto gli spazi pubblicitari e per essi vi era una lunga cosa d’attesa; così molti inserzionisti furono da subito interessati a trasmettere le loro pubblicità su ‘Canale 5’. Gli spazi pubblicitari venivano venduti un anno prima circa della messa in onda della pubblicità, con la promessa che la avrebbero vista una certa quantità di persone. Se però l’audience sarebbe stato inferiore a quello pattuito, ‘Pubblitalia’80’ avrebbe risarcito in parte l’inserzionista, mentre se sarebbe stato superiore, l’inserzionista non avrebbe dovuto pagare di più. Dal 1996 il presidente di Publitalia '80 è Giuliano Adreani, già amministratore delegato della concessionaria e di Mediaset dal 1994. È oggi la prima concessionaria multinazionale d'Europa per fatturato generato dalla raccolta pubblicitaria attraverso la televisione commerciale ‘Elettronica Industriale’ ‘Elettronica Industriale’ fu fondata da Adriano Galliani nel 1975 e inglobata nel corso degli anni ottanta nel Gruppo Fininvest, viene ceduta a Mediaset nel 1996 per la gestione dell'intera rete di trasporto e diffusione del segnale dei canali analogici e digitali terrestri. Nei primi anno Ottanta, Berlusconi chiese a Galliani di comprare per lui delle frequenze televisive in tutta l’Italia, perché ‘Canale 5’ non riusciva a coprire l’Italia intera (a differenza della RAI). Galliani lo fece e ‘Canale 5’ iniziò a trasmettere in quasi tutta la penisola. Il pubblico Il pubblico delle TV, in linea di massima, è di ceto medio-basso, perciò i programmi erano pensati per loro. La grande guerra dell’etere La cosiddetta ‘guerra dell’etere’ iniziò nel 1982, in quanto era impensabile che tutte le emittenti sopracitate avrebbero accumulato solo successi. ‘EuroTV’ e ‘Retequattro’: l’accordo di non belligeranza ‘EuroTV’ e ‘Retequattro’ istituirono un accordo di un belligeranza; ‘Retequattro’ e ‘Canale 5’: la ‘furbata’ di Berlusconi Dato che ‘Canale 5’ era l’emittente che più accumulava vittorie a suon di audience, Mondadori propose alla Fininvest un accordo in virtù della quale avrebbero applicato lo stesso tariffario agli inserzionisti.

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I due canali si accordarono per studiare un nuovo piano tariffario, ci sarebbero stati 15 giorni di tregua: Mondadori lo fece, ma Fininvest no e sfruttò questi giorni per ‘rubare’ gli inserzionisti a ‘Retequattro’. ‘EuroTV’ e ‘Retequattro’: il risarcimento ‘EuroTV’ accusò ‘Retequattro’ di aver violato il loro patto di non belligeranza e chiese un risarcimento in titoli. ‘Retequattro’ stava pian piano affondando e Berlusconi scrisse una lettera a ‘EuroTV’ complintandosi di aver sconfitto ‘Retequattro’ con le sue stesse munizioni. La sconfitta di Rizzoli e Rusconi: Berlusconi acquista ‘Italia1’ Rizzoli rinunciò alla sua ‘PIN’ poiché la RAI non gli permise di illuminare tutta Italia e a un certo punto i conti non tornarono più. Invece Rusconi decise di vendere ‘Italia1’. Dapprima chiese ad Agnelli se voleva comprarlo , ma questi disse di no, allora lo chiese a Mondadori, ma Formenton esitava, poiché era già in difficoltà con ‘Retequattro’ e comprare una nuova emittente poteva voler dire perdere altri soldi. Rusconi però non aveva più tempo da perde: più le ore passavano, più lui perdeva soldi. Così, Berlusconi propose a Rusconi di cedergliela, offrendogli 35 miliardi del vecchio conio, e quest’ultimo accettò. Gli ultimi ‘colpi’ di ‘Retequattro’ ‘Retequattro’ era sempre più in difficoltà: stava perdendo sempre più pubblicità; e Berlusconi non aspettava altro che comprarla (voleva avere tre canali come la RAI), anche se essa costava molto di più di ‘Italia 1, ben 135 miliardi di lire. Nel 1983 Mondadori fece la sua ultima grande scommessa, nella speranza di capovolgere la situazione: comprò un costosissimo telefilm americano, chiamato ‘Venti di guerra’, e fece per esso la più grande campagna televisiva della sua storia (affittò aerei, fece stampare francobolli commemorativi, organizzò degli spot, il tutto per pubblicizzarlo). ‘Venti di guerra’ doveva essere un grande evento mediatico. Ma ‘Canale 5’ rispose con un altro prodotto americano: ‘Uccelli di rovo’, una miniserie (che raccontava la storia di un sacerdote innamorato di una donna) poco costosa ma che fu un successo strepitoso in Italia e che sconfisse nettamente ‘Venti di guerra’. ‘Retequattro’ ne uscì sconfitta, i conti precipitavano e Mondadori doveva venderla immediatamente poiché la crisi avrebbe potuto colpire anche la casa editrice, così Berlusconi la acquistò. Le conseguenze Nel 1984 la grande guerra dell’etere in Italia finì e si risolse in un duopolio a concorrenza simmetrica. Si ricordi, però, che la RAI veniva finanziata sia dal canone che tutti i cittadini erano tenuti a pagare che dalla pubblicità, mentre la Fininvest (nel 1995 il suo nome diventerà Mediaset) solo dalla pubblicità. Bisogna ricordare, inoltre, che era ancora illegale in Italia trasmettere in simultanea uno stesso programma in tutta Italia, così alcuni pretori decisero di oscurare le reti Fininvest i alcune regioni. Il ‘Decreto Berlusconi’ Venne promulgato quindi un decreto-legge (che sarebbe passato alla storia con il nome di ‘Decreto Berlusconi’) che permetteva a Fininvest di trasmettere in tutta la penisola; nel 1985 divenne legge. L’infarto di Willy De Luca come simbolo di un momento di svolta Nel 1982 Willy De Luca divenne il direttore della RAI e nel contempo il democristiano De Vita prende il comando del partito. La RAI ha l’esigenza di cambiare perché ora deve fronteggiare un forte concorrente. Nel 1984 De Luca ebbe un infarto che divenne il simbolo del momento di svolta della RAI. I grandi eventi mediali del 1981

‘La tragedia di Vermicino’: Vermicino è una località vicina a Roma che divenne il luogo di una tragedia, quella di Alfredino Rampi, un bambino di sei anni che precipitò in un pozzo. La TV accorse a filmare l’orribile avvenimento e così anche il presidente della Repubblica Pertini. L’Italia è incollata al televisore, che registra fino alle ultime parole e agli ultimi respiri di un bambino insalvabile.

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Nasce la televisione della verità: la cosa suscitò parecchie polemiche e si parlò di ‘gioco dell’orrore’, di ‘perdita dell’innocenza’, ed è da questa tipologia di televisione che nascerà il ‘reality show’.

Le nozze di Lady Diana e del principe Carlo d’Inghilterra: un mese dopo della ‘tragedia di Vermicino’, fu trasmesso il matrimonio reale di Lady Diana e del principe Carlo d’Inghilterra. Fu un matrimonio tutto televisivo: nato per la televisione, pensato per la televisione e la cui atmosfera fu costruita appositamente per la televisione. Accorsero ‘paparazzi’ da tutto il mondo, che perseguitarono talmente la coppia che Diana morì per questo.

Nel 1956 si tennero delle nozze analoghe a livello di importanza mondiale, quelle tra Grace Kelly (una famosa attrice statunitense, che recitò anche ne ‘La finestra sul cortile’ e ‘Il delitto perfetto’ di Hitchcock) e Ranieri di Monaco ed è per questo che è bene un confronto: nel 1956 c’era ancora la paleo televisione e, quelle di Monaco, furono delle nozze più reali, autentiche, meno televisive.

03/05/2012

Il ‘Festival di Sanremo’ 1984: Pippo Baudo e le bambine Durante il ‘Festival di Sanremo’del 1984, ad un certo punto Pippo Baudo sale sul palco con due bambine. Il fatto non fa altro che sottolineare che la televisione è generalista, che cerca il pubblico ovunque e che vuole accattivare anche i bambini.

Il ‘Festival di Sanremo’ 1992: le tre vallette Nel 1992, invece, Pippo Baudo condusse il festival della canzone italiana, affiancato da tre vallette, che rappresentavano tre figure femminili molto diverse tra loro:

Milly Carlucci (materna); Brighitte Nielsen (esuberante); Alba Parietti (sensuale e provocatoria).

Le tre erano molto diverse proprio per accattivare diverse tipologie di pubblico, differenziate in base al sesso, all’età, e al carattere di ognuno di noi. Quindi, anche la scelta di affiancare le tre donne a Pippo Baudo si dimostra una scelta propria della televisione generalista.

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Pippo Baudo, all'anagrafe Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo (Militello in Val di Catania, 1936), è un conduttore televisivo italiano, in attività dal 1959. Insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora è considerato uno dei padri fondatori della televisione italiana. Detiene il record di conduzioni del Festival della Canzone Italiana di Sanremo per averlo presentato ben 13 volte. La televisione generalista La televisione generalista è detta in America ‘TV catch-all’, letteralmente ‘televisione piglia tutto’. Essa è una caratteristica propria della neotelevisione, per cui la programmazione si rivolge al complesso della popolazione e non a nicchie determinate di pubblico. Allo stesso modo si parla anche di ‘emittente generalista’ quando ci si riferisce a un’emittente televisiva (anche radiofonica) che cerca, alternando i programmi e i temi più vari e rivolgendosi a tutte le età e a tutte le categorie sociali, di raccogliere in ogni momento la più alta percentuale di pubblico. Se pensiamo al network di Mediaset oggi ci accorgeremo presto che Italia1 e Rete4 non sono proprio generaliste, poiché il primo è un canale per giovani, mentre il secondo per donne un po’ avanti con l’età; mentre, Canale5 è decisamente generalista. La ‘controprogrammazione’ La ‘controprogrammazione’ è una strategia di costruzione di palinsesto fondata sull’osservazione dei palinsesti dei concorrenti e sull’inserimento di programmi capaci di competere e di sottrarre pubblico all’offerta della concorrenza. Se ad esempio una sera viene trasmessa la finale di Champions League, una TV locale non può pensare di vincere a colpi di audience perché il calcio è così amato dal pubblico che è uno degli spettacoli più guardati in assoluto, però la piccola TV locale sa che c’è una parte dei telespettatori disinteressata alla partita (generalmente costituita dalle donne anziane), così, sfruttando la tecnica della ‘controprogrammazione’, sceglierà di trasmettere un soap opera ad esempio. La strategia della ‘controprogrammazione’ fu utilizzata anche da Berlusconi a livello politico: per attrarre a sé diverse tipologie di elettori (e sottrarli all’offerta nemica) egli teneva un dibattito politico (attrae la fascia colta, declinata e interessata a livello politico) e subito dopo si faceva immortalare ad una festa (attrae la fascia mondana, più disinteressata alla politica). ‘Competitive programming’ La ‘competitive programming’ (o ‘programmazione competitiva’) consiste in una sfida fra due canali di una stessa emittente, ad esempio tra Italia1 e Canale5. Dal ‘Servizio opinioni’ ad ‘Auditel’ Con la concorrenza tra RAI e Fininvest, quest’ultima sentì l’esigenza che venisse creato un servizio, differente dal ‘Servizio opinioni’, che producesse dati d’ascolto attendibili. Il ‘Servizio opinioni’ era, prima del 1984, lo strumento attraverso cui la RAI misurava l’audience ed era proprio stato creato da essa; così quando da monopolio, l’ambiente televisivo divenne un duopolio sorsero numerosi dibattiti (per Fininvest la misurazione dell’audience era vitale perché da ciò dipendevano gli acquisti di spazi pubblicitari degli inserzionisti) e Fininvest portò anche in tribunale la RAI. Finché nel 1984 non venne creata l’Auditel, una società super partes che raccoglie e diffonde i dati d’ascolto televisivo, che dopo un periodo di assestamento, iniziò a lavorare nel 1987. Il suo slogan (presente nel suo sito ufficiale) è: ‘Perché Auditel? Perché la misurazione degli ascolti è un elemento fondamentale per la pianificazione degli spazi pubblicitari, risorse di cui la TV vive’. E’ super partes (e quindi attendibile e affidabile) perché:

Per il 33% è di proprietà di Fininvest (dal 1993,Mediaset); Per il 33% è di proprietà della RAI; Per il 33% è di proprietà dell’UPA (aziende che investono in pubblicità) con agenzie e centrali media

(AssoComunicazione, UNICOM); Il restante 1% è di proprietà della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG).

La competizione tra RAI e Mediaset si combatte su suolo Auditel.

I programmi più visti Nei primi 40 programmi più visti nella storia della televisione italiana figurano 39 partite di calcio, 38 della nazionale italiana e la rimanente è la finale di Champions League 2003 (Milan-Juventus, vinta dal Milan 3 a 2 e trasmessa da Mediaset).

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La trasmissione più vista in assoluto è, con 36 milioni e 700 mila telespettatori, la finale di Coppa del Mondo ’82, vinta dalla nazionale italiana. (Si ricordi però che questo successo della TV è stato registrato dal ‘Servizio Opinioni’ – che comunque risulta affidabile – della RAI e non dall’Auditel). Un’altra partita record fu anche quella di semifinale dei Campionati Mondiali tra Italia e Argentina. La passione italiana per le partite di calcio nacque con i Mondiali del 1970. La puntata di fiction italiana più vista fu invece l’ultima puntata della quarta serie de ‘La piovra’, invece per quanto riguarda la puntata di fiction estera più vista fu la prima puntata de ‘I segreti di Twin Peaks’. La passione calcistica italiana Dai dati del ‘Servizio Opinioni’ emerge che durante i primi anni di trasmissioni, non trionfano le partite di calcio, bensì il ‘Festival di Sanremo’ e ‘Fantastico’. ‘Fantastico’ ‘Fantastico’ è stato un popolare programma d'intrattenimento televisivo del sabato sera di Rai 1 prodotto nel 1979, poi dal 1981 al 1991 e di nuovo nel 1997, abbinato alla Lotteria Italia e rappresenta un’evoluzione di ‘Canzonissima’. Mentre l’unico successo di ‘Rai2’ pare essere ‘Portobello’. ‘Portobello’ ‘Portobello’ era un programma televisivo di Enzo Tortora andato in onda su Rai 2 dal 1977 al 1983 e poi per un breve periodo nel 1987. È ricordato come uno dei programmi televisivi più popolari mai trasmessi dalla televisione italiana. Il nome del programma si ispirava a quello di una strada di Londra, Portobello Road, famosa per il suo mercatino dell'antiquariato. La trasmissione ebbe un clamoroso successo superiore alle più rosee previsioni. Molto del successo è da ascriversi alla novità rappresentata dalla partecipazione al programma di gente comune, la cui rappresentazione televisiva non era ancora mai stata proposta. Inoltre, il programma rappresentava un grande esempio di idee e di scrittura creativa, tanto che c'è chi sostiene che ‘Portobello’ fosse un contenitore di 5 trasmissioni diverse. In effetti, secondo il programma ‘La Storia siamo noi’ molti programmi di successo degli anni novanta come ‘I Cervelloni’, ‘Chi l'ha visto?’, ‘Carràmba che sorpresa’, ‘Stranamore’ ed altre ancora possono essere considerati come evoluzione delle rubriche di ‘Portobello’. I Mondiali di Città del Messico del 1970, che videro come finalista la nazionale italiana, segnano una rottura. D’ora in avanti il calcio sarà incoronato re degli ascolti. Gli ascolti nel Nord e nel Sud Italia Prima del 1957 il segnale non era ‘buono’ nel Sud Italia, ma successivamente, quando raggiunse in modo efficiente tutto lo stivale, si osservò che gli ascolti e le scelte televisivi meridionali erano molto simili a quelli settentrionali. Da ciò derivò una progressiva unificazione linguistica. La guerra tra RAI e Mediaset Fininvest iniziò a rastrellare più pubblicità della RAI, anche perché essa godeva e gode del pagamento del canone da parte di tutti i cittadini. La DC affermò che la RAI doveva essere più aggressiva in questa competizione, ma questa posizione non trovò sostegno nel PSI, quindi la DC si dovette appoggiarsi al PCI. La terza rete RAI Nel 1975 nasce la terza rete RAI e nel 1979 iniziò a trasmettere i suoi programmi. Essa, fin da subito, appare poco competitiva, così la DC aumenta il budget destinatole e le pone a capo Angelo Guglielmi, che sarà il suo direttore dal 1987 al 1994.

Guglielmi rivoluziona ‘Rai Tre’ adottando la strategia della spettacolarizzazione della realtà. Nascono:

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‘Chi l’ha visto?’ (1989): è una trasmissione televisiva dedicata alla ricerca di persone scomparse e ai misteri insoluti.

‘Telefono giallo’ (1987/1992): è stata una trasmissione televisiva che affrontava casi giudiziari e misteri ancora aperti; dopo la ricostruzione del caso, il programma apriva il dibattito con gli ospiti in studio e ascoltava in diretta le telefonate dei telespettatori in grado di fornire nuovi stimoli per le indagini.

‘Samarcanda’ (1987/1992): è stato un talk show, condotto da Michele Santoro, che tratta questioni di attualità e di cronaca, realizzato in collaborazione con la testata giornalistica del TG3. Lo studio centrale del programma si collega frequentemente con l'esterno, dando voce ai cittadini comuni. La trasmissione si trova ad affrontare i temi caldi di una stagione politica tumultuosa (dal crollo del Muro di Berlino alle vicende di Tangentopoli), e diviene quindi portavoce degli umori e alle denunce della ‘piazza’.

‘Rai Tre’ diventa il canale linguisticamente più innovativo. Angelo Guglielmi E’ un critico letterario e dirigente televisivo italiano nato nel 1929. Dopo aver ottenuto la laurea in lettere all'Università di Bologna insegna per qualche anno nelle scuole medie, poi supera nel 1954 il concorso per entrare alla RAI, dal 1976 al 1987 è stato capostruttura di Rai 1, tra i programmi da lui ideati si ricorda ‘Bontà loro’, storica trasmissione condotta da Maurizio Costanzo. Scrive per ‘Paese Sera’ e per il ‘Corriere della Sera’, nonché su numerose riviste e fonda il collettivo letterario neoavanguardista Gruppo 63 con Umberto Eco ed Edoardo Sanguineti. Dal 1987 al 1994 ricopre la carica di direttore di Rai 3 e trasforma la cenerentola del servizio pubblico televisivo in una rete innovativa, cinica e coraggiosa: per la prima volta in Italia si parla di "tv verità". Sotto la sua direzione nascono programmi come ‘Quelli che il calcio’ (ora in onda su Rai 2), ‘Samarcanda’, ‘Blob’, ‘Telefono giallo’, ‘Chi l'ha visto? e Un giorno in pretura e vengono lanciati personaggi come Michele Santoro, Serena Dandini, Fabio Fazio, Piero Chiambretti, Giuliano Ferrara; lo share della rete passa in pochi anni dal 2% ad oltre il 10%. Dal 1995 al 2001 è presidente e amministratore delegato dell'Istituto Luce. Dal 2004 al 2009 venne chiamato da Sergio Cofferati nella giunta comunale di Bologna in qualità di assessore alla cultura. La ‘TV del dolore’ Per fare audience si iniziano a prediligere i contenuti che possono suscitare forti emozioni nel pubblico e da questo nasce la tendenza a fare dei sentimenti delle persone comuni l'oggetto dello spettacolo televisivo. Nasce così la ‘TV del dolore’ incentrata sui drammi delle persone. Mino Damato Mino Damato è un conduttore TV che cerca lo spettacolo, addirittura in una puntata di ‘Domenica in’ cammina sui carboni ardenti. Per via di questo episodio Beppe Grillo lo soprannomina ‘Mino d’Amianto’. ‘La strana famiglia’ di Giorgio Gaber’ Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberscik (1939/2003), è stato un cantautore, attore e commediografo italiano.

Vi presento la mia famiglia non si trucca, non si imbroglia è la più disgraziata d'Italia, anche se soffriamo molto noi facciamo un buon ascolto siamo quelli con l'audience più alto. I miei genitori due vecchi intronati

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per mezz'ora si sono insultati a "C'eravamo tanto amati", dalla vergogna lo zio Evaristo si era nascosto, povero Cristo, lo han già segnalato a "Chi l'ha visto?". Il Ginetto dell'Idroscalo quando la moglie lo manda a "fanculo" piange in diretta con Sandra Milo, per non parlare di mio fratello che gli han rotto l'osso del collo ora fa il morto a "Telefono giallo". Come ti chiami, da dove chiami, ci son per tutti tanti premi, pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni, pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI. E giù in Aspromonte c'ho dei parenti, li ho rivisti belli contenti nello "Speciale rapimenti", mentre a Roma c'è lo zio Renzo che è analfabeta ma ha scritto un romanzo è sempre lì da Maurizio Costanzo. E la fortuna di nonna Piera che ha ucciso l'amante con la lupara ha preso vent'anni in "Un giorno in pretura"; mio zio che ha perso la capra in montagna che era da anni la sua compagna ha fatto piangere anche Castagna. Come ti chiami, da dove chiami, ci son per tutti tanti premi, pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni, pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI. E poi chi c'è? Ah già, la Tamara un mignottone di Viale Zara che ha dato lezioni a Giuliano Ferrara, e alla fine c'è nonno Renato che c'ha l'AIDS da quando è nato ha avuto un trionfo da Mino D'Amato. Vi ho presentato la mia famiglia non si trucca non si imbroglia è la piu` disgraziata d'Italia. Il bel paese sorridente dove si specula allegramente sulle disgrazie della gente. Come ti chiami, da dove chiami, stiam diventando tutti scemi, pronto, pronto, pronto stiam diventando tutti coglioni, pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI. Questa è una canzone che fa una parodia della televisione italiana per via del suo completo ‘impazzimento’.

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Le due trasmissioni rivoluzionarie di Renzo Arbore

Le due trasmissioni rivoluzionarie di Renzo Arbore sono ‘Quelli della notte’ e ‘Indietro tutta!’. Le due si configurano come ‘trasmissioni meta’: cioè trasmissioni che ‘fanno televisione’ sulla televisione stessa attraverso delle parodie, non negative, ma affetuose. ( La TV è consapevole di sé stessa).

‘Quelli della notte’ (1985): è stato un programma televisivo trasmesso in seconda serata su Rai 2 ideato e condotto da Renzo Arbore. Come in altri suoi programmi l'intento di Arbore era chiaramente satirico nei confronti di un certo tipo di televisione. Nel caso di questa trasmissione ad essere presa di mira era principalmente la moda, nata appunto fra la fine degli anni settanta e primi anni ottanta, del salotto televisivo, spesso vacuo raccoglitore di chiacchiere senza costrutto, in un maldestro assortimento dei più svariati personaggi che dicono la loro a ruota libera su qualunque argomento. Il programma ottenne un crescente successo fino a superare il 50% di share. Celebri sono rimaste la sigla di apertura e quella che accompagnava i titoli di coda: rispettivamente, Ma la notte no e Il Materasso.

‘Indietro tutta!’ (1987/1988) è stata una popolare trasmissione televisiva condotta da Renzo Arbore e Nino Frassica in seconda serata su Rai 2, prima del telegiornale. Il programma, sotto l'apparenza di un gioco a premi dove si sfidano concorrenti del Nord e del Sud Italia, è in realtà di carattere comico, con forti intenti satirici verso la televisione stessa e i suoi contenuti. Arbore infatti, col suo programma, fra gag e personaggi curiosi, canzoni e finti giochi a premi, non fa che stigmatizzare un certo tipo di televisione, che proprio negli anni ottanta aveva iniziato ad orientarsi verso un genere di intrattenimento sempre più commerciale e di basso livello culturale, fra salotti televisivi sempre più frivoli, ragazze sempre più svestite, e giochi a premi sempre più banali che distribuivano milioni a pioggia. Tra gli elementi satirici, oltre alle scenografie e ai costumi volutamente ed esageratamente sfarzosi e grotteschi, spiccano ad esempio le Ragazze Coccodè, che ballano vestite con costumi da galline, antesignane delle più attuali veline, letterine, letteronze, ecc., o lo sponsor immaginario della trasmissione, il Cacao Meravigliao. Nel programma viene abolita la classica soglia esistente in tv tra ‘scena’ e ‘retroscena’. Si pensi a tal proposito a elementi quali la ‘Regia in diretta’ di Renzo Arbore, che dirige con due consolle video la trasmissione mentre è in diretta. Inoltre, Arbore si rivolge al conduttore Frassica, come se fosse a una ‘prova generale’ prima dello spettacolo. Lo stesso Frassica ha affermato in un'intervista che la maggior parte del programma era basata sull'improvvisazione. Frassica chiede più volte a Arbore se si possa mandare in onda la sigla, se è il momento di parlare dello sponsor o meno; si fa guidare passo passo. Trattandosi di un programma parodia di tante trasmissioni della tv commerciale, numerosi sono gli elementi di autoreferenzialità televisiva: oltre allo sponsor immaginario (si pensi che la trasmissione ‘Indietro tutta!’ non era interrotta da nessuno spazio pubblicitario e meno che meno da telepromozioni), altri elementi come la finta ruota della fortuna, gli stessi balletti e gli stessi corpi di ballo composti da ballerine vestite come galline, sono chiaramente riferiti a programmi più o meno noti di altre emittenti. Curiosamente, Renzo Arbore appare in uniforme da ufficiale di marina: anche in altre trasmissioni cult degli anni ottanta, in primis in Colpo Grosso, ritroviamo lo stesso concetto di anchorman/capitano al comando di una nave. Il programma diviene in breve tempo un cult, così come il suo illustre predecessore "Quelli della Notte"; alcune battute dei protagonisti divengono dei veri e propri tormentoni, così come le varie canzoni eseguite in diretta: ‘Sì, la vita è tutt'un quiz’ (sigla di apertura), ‘Vengo dopo il tiggì’ (sigla di chiusura), ‘Pirulì’ e ‘Cacao Meravigliao’. Quest'ultima finta sponsorizzazione prevedeva un balletto delle ragazze ‘Cacao Meravigliao’

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(di cui solo una era veramente brasiliana) sulle note di un jingle facilmente orecchiabile, con musicalità chiaramente esotica. Gli elementi di autoreferenzialità al mondo della televisione commerciale e/o della neotelevisione sono chiaramente presenti nelle due sigle di testa e di coda. In entrambe le sigle si accenna alla ritualità della visione della tv nelle famiglie italiane e al fatto che il piccolo schermo detti non solo l'organizzazione del tempo nella famiglia, ma anche i rapporti tra i vari membri.

Visione di ‘Renzo Arbore, La vita è tutta un quiz, Le ragazze coccodè’: N.B. Per la prima volta il pubblico canta i tormentoni canori del programma divenendo un vero e proprio protagonista.

Il ‘Cacao Meravigliao’

‘Cacao meravigliao cacao, cacao, cacao lo sponsorao della nostra trasmissao’

(Il jingle che presentava il finto sponsor della trasmissione)

Curiosamente, nonostante fosse stato più volte ripetuto che il prodotto era di fantasia, per lungo tempo nei supermercati e nelle drogherie la gente chiese di acquistare il ‘Cacao Meravigliao’ che, in base alle descrizioni che ne venivano date all'interno del programma, era disponibile nelle versioni ‘Delicassao’, ‘Spregiudicao’ e ‘Depressao’, chiaramente ispirati a stati d'animo. Si trattò, fra l'altro, di una dimostrazione alquanto emblematica del potere, a volte involontario, della televisione sul pubblico: si trattava infatti di un prodotto chiaramente fasullo, reclamizzato per finta, in una trasmissione dichiaratamente satirica, ma ciò nonostante la ripetizione a ‘tormentone’ del finto spot pubblicitario aveva finito per produrre ugualmente il suo effetto sul pubblico, come una vera pubblicità. Vi fu anche una lunga querelle giudiziaria, a causa della registrazione del marchio ‘Cacao Meravigliao’ tra la Rai ed un imprenditore. Durante il ‘momento dello sponsor’ all'interno del programma, si svolgeva un balletto da parte di un gruppo di ragazze di colore (avente lo stesso nome del ‘prodotto’). Il telecomando Il telecomando diventa un prolungamento del braccio e radica ancora di più la nascita dell’ ‘homo televisivus’.

07/05/2012 L’Auditel Da ‘Analisi della televisione’… La misurazione dell’audience Obiettivo Indagare i comportamenti manifesti e registrabili di fruizione della televisione, a livello quantitativo.

Entità del consumo: Quanti spettatori? Per quanto tempo? Composizione socio-demografica dell’audience: Chi vede la televisione? Correlazione fra le tipologie di pubblico e le tipologie dell’offerta: Chi vede che cosa? Frequenza della fruizione: Come si distribuisce il consumo televisivo nella giornata,nella settimana,

nella stagione? Strumento Strumenti audiometrici: sono strumenti in grado di misurare quantitativamente il consumo di televisione. Sono caratterizzati dalla loro vocazione a ‘prendere nota’ di tutti i singoli atti di visione e della loro distribuzione nel tempo, e dalla loro natura numerica e statistica, che consente una ‘computazione’ di tali atti. La misurazione dell’audience viene svolta attraverso indagini campionarie: sono rilevazioni condotte su una porzione ristretta della popolazione, scelta sulla base di precisi criteri per rappresentare fedelmente l’intero universo di cui fa parte. Le rilevazioni parziali (campionarie) sono preferite a quelle complete (censimenti) per due ragioni:

Le rilevazioni parziali sono più efficienti: consentono di ottenere risultati della stessa qualità in minor tempo e a minor costo;

Le rilevazioni parziali sono più efficaci: permettono di conseguire risultati migliori. Difficile può essere, infatti avvalersi di intervistatori rigorosamente preparati, controllare il loro operato, avvicinare in un secondo momento i soggetti non reperibili al primo tentativo di intervista, ecc.

Ovviamente però le rilevazioni parziali hanno un margine di errore statistico (sono sicure 995 su 1000), che è fisiologico nei dati campionari. Le indagini campionarie sfruttano un panel: un campione ‘continuativo’, costituito da soggetti che vengono sollecitati in successivi periodi di tempo. Esso serve a rilevare con continuità le dinamiche del consumo, cogliendo le modifiche che intervengono nel tempo. Per assolvere a questa funzione, un buon panel deve mantenere nel tempo la

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propria rappresentatività, ciò significa che talvolta delle sostituzioni dei soggetti del panel si rendono indispensabili. Per tre diverse ragioni:

Il campione deve seguire i mutamenti, l’evoluzione della società; Il campione presenta un tasso di ‘mortalità spontanea’ (i soggetti che lo compongono possono uscire dal

panel quando lo desiderano); Il campione presenta un tasso di ‘mortalità pilotata’: ogni anno, anche se non fossero necessarie delle

modifiche, occorre sostituire una quota di componenti, poiché il fatto stesso di far parte di un panel può dar luogo a comportamenti non completamente spontanei. In Europa si sostituisce tra il 25% e il 33% annuo del panel, in modo da rinnovarlo completamente nel giro di un arco di tempo prestabilito.

Il panel Auditel: esso è costruito in base agli ‘stili di vita’ (16 segmenti della popolazione costruiti in base a caratteristiche socio e psico-demografiche) identificati dall’Istituto Eurisko. E’ oggi formato da 5000 famiglie. Auditel non rileva il consumo televisivo delle famiglie nelle seconde case e l’ascolto fuori casa.

Inizialmente per rilevare quantitativamente i dati di ascolto si utilizzavano interviste personali, interviste telefoniche coincidenziali e diari di consumo. Strumenti Che cosa sono Pregi Limiti

Intervista personale E’ un questionario che viene somministrato a un campione di individui, generalmente a domicilio, per raccogliere informazioni sul consumo di televisione ‘nella giornata di ieri’ o ‘nell’ultima settimana’.

Si raccolgono dati sul consumo televisivo dettagliati alla mezz’ora o, più frequentemente, al quarto d’ora (molto rischioso).

E’ richiesto uno sforzo di memoria agli intervistati. Esistono, comunque, tecniche di sostegno al ricordo (cartellini con il nome del programma, foto di conduttori, ecc.). I tempi di produzione dei dati sono lunghi (4-5 settimane).

Indagine telefonica ‘coincidenziale’

E’ un insieme di interviste via telefono in cui si chiede se il tv-set è acceso, su quale canale è sintonizzato e chi è di fronte al televisore.

Si raccolgono dati sul consumo televisivo, dettagliati al quarto d’ora, nella mezz’ora precedente alla chiamata. Non è richiesto un particolare sforzo di memoria. I dati si raccolgono e si elaborano velocemente. I costi sono contenuti.

Si prende come base il televisore principale, perciò non si possono ottenere dati sull’ascolto individuale e del secondo (e del terzo) televisore. Inoltre, si può assumere come universo di riferimento la popolazione italiana dotata di telefono senza compromettere la rappresentatività dei dati?

Diario di ascolto E’ un resoconto (facilmente compilabile) del consumo del televisore che le famiglie di un campione (opportunamente addestrate) si impegnano a compilare regolarmente.

Viene registrato l’ascolto televisivo di tutti i componenti della famiglia, giorno per giorno, per 14 giorni, con il dettaglio del quarto d’ora.

I tempi di produzione dei dati sono lunghi (2-3 settimane).

Dal 1981 ad oggi, in Italia, viene utilizzato il meter: è un apparecchio elettronico che viene posizionato sul televisore di casa e collegato ad esso. A ciascun componente della famiglia è assegnato un pulsante (identificato da un numero o dal proprio nome; sono previsti pulsanti addizionali per gli ospiti e altri pulsanti per segnalare l’età e il sesso di questi spettatori occasionali) e ogni qualvolta la persona si predispone alla visione deve premere il proprio pulsante, di modo tale che è possibile sapere chi è di fronte alla televisione e quindi correlare le sue caratteristiche socio-demografiche con il suo consumo. I dati rilevati dal meter riguardano:

I cambiamenti di status del TV-SET dettagliati al secondo: accensione (tv on), sintonizzazione su un determinato canale, cambio canale, spegnimento (tv off). La persistenza minima per considerare il TV-SET sintonizzato su un canale è di 15 minuti;

I cambiamenti di status degli individui dettagliati al secondo in cui sono avvenuti. La status degli individui può essere presente davanti al televisore acceso e sintonizzato su un canale, o assente. La persistenza minima per considerare un individuo presente è di 30 minuti;

Statement: è ogni cambiamento di status. Giornalmente in ogni famiglia si registrano 55 statement circa.

La presenza di ospiti con le loro caratteristiche socio-demografiche. Polling: è la fase di raccolta dei dati. Tutti questi dati sono immagazzinati nel meter finché un computer centrale non li recupera e li analizza, elaborando i risultati d’ascolto di ciascun programma. Nel caso del meter Auditel essi vengono inviati tra le 2 e le 6 del mattino, tramite modem, alla centrale di AGB.

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Validazione: è la fase in cui i dati vengono validati e raccolti in tre gruppi: i dati individuali, i dati aggregati (riferiti all’intero nucleo) e i dati riferiti ai TV-SET. Terminata questa fase, il computer centrale incrocia questi dati ai palinsesti emessi e, verso le 10 del mattino, li rende disponibili agli utenti on-line. Settimanalmente poi l’AGB effettua ulteriori verifiche sull’attendibilità delle informazioni emesse. I vantaggi apportati dal meter al campo di ricerca sono:

La riduzione della possibilità di errore;

Il dettaglio informativo minuto per minuto;

La sistematicità e la continuatività dei dati (365 giorni l’anno per 24 ore al giorno). La RAI fu la prima a installare un suo panel dotato di meter, ma la cosa suscitò parecchi dubbi circa l’attendibilità dei dati, perciò nacque Auditel s.r.l nel 1984, che attualmente ha affidato in appalto alla società di ricerca AGB la gestione della raccolta/elaborazione dei dati. Le apparecchiature che compongono il meter Auditel sono:

(1) M.D.U. (Monitor Detection Unit) o unità di identificazione: è l’apparecchio installato su ciascun televisore di casa; registra l’accensione e lo spegnimento della TV, il canale su cui il soggetto è sintonizzato e tiene in memoria i dati socio-demografici e psicografici di ciascun membro della famiglia;

L’M.D.U. trasmette periodicamente, tramite il display, un segnale lampeggiante per richiamare l’attenzione dei presenti, affinché controllino di aver segnalato correttamente la propria presenza. (2) HANDSET: è il telecomando; registra la presenza di ciascun componente della famiglia e di eventuali ospiti

( si tiene conto solo delle persone maggiori di 4 anni). (3) C.D.S.U. (Control and Date Store Unit): è l’unità centrale di memoria e trasmissione; memorizza I dati

d’ascolto e li trasmette alla centrale di AGB. I principali indicatori utilizzati per quantificare il pubblico di una trasmissione sono:

Il numero di contatti (o ‘copertura’): è il numero di spettatori che hanno seguito per almeno un minuto una determinata trasmissione. Si parla di ‘contatti netti’ quando si computa il numero di persone diverse tra loro che si sono sintonizzate sul tal programma, e di ‘contatti lordi’ quando ci si riferisce alla somma dei contatti ‘al lordo delle dupplicazioni’ (in questo caso se una persona ha visto per tre minuti una trasmissione viene contata tre volte.

L’ascolto medio: è il numero di spettatori presente mediamente in ciascun minuto del programma, e si ottiene dividendo il numero di contatti lordi per la durata di un programma.

Lo share (o ‘quota percentuale’): è la quota percentuale di pubblico che si è sintonizzata su un determinato programma, rispetto al totale del pubblico presente davanti al televisore nello stesso arco di tempo considerato, e si ottiene dividendo l’ascolto medio di una emittente per l’ascolto totale, e moltiplicando per cento.

La penetrazione (‘rating’): è il rapporto percentuale tra l’ascolto medio di un programma e la popolazione di riferimento (maggiore di 4 anni).

I minuti visti: sono il numero di minuti che i diversi spettatori hanno trascorso, in media, davanti al programma, e di ottiene dividendo la copertura lorda con la copertura netta.

La permanenza: è l’indicatore di fedeltà del pubblico (tanto più è alta quanto più un programma ha la capacità di tenere con sé gli spettatori), e si calcola come rapporto percentuale fra l’ascolto medio e la copertura netta, o fra minuti visti e durata.

AGB e MCS (Media Consultants Servizi), in particolare, forniscono, inoltre, valutazioni delle performances delle campagne pubblicitarie, analizzando ‘copertura’ e ‘frequenza’ di spot, messaggi promozionali, promo di programmi e di interi break e indici di affollamento, ma anche i calendari di pianificazioni. Questi servizi sono molto utili per i media planners delle agenzie di pubblicità. Il sistema Nielsen ‘N.S.S.I. – Audience TV famiglie’: è un sistema di rilevazione dell’audience gestito dalla società di ricerca ‘Nielsen Media Research Italia’ rimasto attivo fino al 1997. L’impianto NSSI comportava quattro forme di sollecitazione:

TV set meter: uno per ogni televisore di casa; Conteggio Stock: è l’analisi della ‘dispensa’ e delle scorte di prodotto presenti in famiglia; Dustbin: è l’analisi della ‘spazzatura’ e dunque delle confezioni di prodotti utilizzati; Visita mensile di una rilevatrice Nielsen, dotata di un PC portatile.

Il sistema Nielsen, insomma, cerca una correlazione fra consumo della televisione e consumo di prodotto per tentare di misurare l’efficacia di una pubblicità e quindi per impostare una corretta pianificazione degli spazi pubblicitari. Questo è un ambito piuttosto problematico. Esso comporta un intenso sfruttamento dei soggetti, perciò si sono verificati casi di cattiva collaborazione. Oggi, per inibire questa problematica, si sta sviluppando un altro sistema chiamato Data Fusion, che sfrutta due campioni (sul

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campione 1 si effettua un’indagine sui consumi, mentre sul campione 2 sull’esposizione alla televisione) con soggetti diversi, ma dalle variabili (ad esempio socio-demografiche) comuni. L’indice di gradimento Da ‘Analisi della televisione’ … La misurazione del gradimento Obiettivo Affiancare a un dato quantitativo come il semplice sintonizzarsi su un programma, un dato qualitativo come il grado di soddisfazione che il pubblico ricava dalla visione di un programma; capire in che cosa consiste la ‘qualità’ di un programma (quanto e che cosa di una trasmissione è apprezzato). E’ evidente però che la qualità di un prodotto e la relativa soddisfazione non sono facilmente misurabili attraverso parametri fissi e oggettivi. Strumenti Questionario e scale di valutazione. Talvolta si chiede all’intervistato un’indicazione sintetica dell’apprezzamento globale: si somministra un’ampia lista di oggetti (programmi TV, personaggi, ecc.) e si chiede all’intervistato di attribuire a ciascuno un voto o un giudizio generico (mi piace poco, molto, ecc.). Altre volte, invece, si scompone l’oggetto di interesse nei suoi vari elementi costitutivi (per un programma TV avremo, ad esempio, i protagonisti, la formula, la scenografia, i testi, ecc.; per un conduttore avremo l’aspetto, la simpatia, la professionalità, i modi di agire, di comunicare, ecc.) e si chiede all’intervistato di a attribuire a ciascun punto un voto o un giudizio puntuale. L’indice di gradimento in questo caso viene ricavato attraverso la sintesi di questi giudizi. Scale di valutazione: ne esistono di due tipi:

A progressione lineare: regolarità degli intervalli di giudizio (1,2,3,4,5,6,…); A progressione non lineare: discontinuità degli intervalli, differenziazione degli scarti (ex.:

1,2,4,7,11,…). Queste ultime sono state inventate per alleviare l’‘effetto cortesia’ (per cui le persone evitano di parlare male di ciò che viene loro sottoposto) e l’‘effetto disimpegno’ (per cui le persone esprimono valutazioni intermedie evitando di prendere posizioni che inducano l’intervistatore ad approfondire l’argomento e a forzare verso un maggiore coinvolgimento personale.

Dopo aver raccolto i dati, bisogna leggere i dati, ma questo lettura si presenta piuttosto problematica per due ordini di problemi:

Come confrontare l’indice di gradimento di un varietà con quello di un programma di informazione giornalista, o quello di un telefilm con quello di un cartone animato? Si elaborano classifiche e comparazioni per genere (un cero programma sarà ritenuto di qualità se giudicato chiaro e obiettivo, mentre un altro dovrà essere in primo luogo divertente e interessante);

Come comparare programmi le valutazioni di programmi visti dal grosso del pubblico con quelle di programmi visti da una piccola nicchia fedele e appassionata di telespettatori? In alcuni casi è più elevato l’indice di gradimento di programmi televisivi che ottengono un grande audience (*), in altri casi avviene il contrario.

(*) Non c’è un’effettiva correlazione tra l’indice di gradimento di un programma e i suoi dati di ascolto. Se così fosse il programma più gradito dovrebbe anche essere quello più seguito, ma non è sempre così. Studi continuativi statunitensi (‘tracking studies’) hanno invece scoperto una correlazione tra i due indici, però:

(1) In Europa sono attivi meccanismi di censura e di deformazione delle risposte, mentre negli USA questo fenomeno è più contenuto;

(2) Gli USA privilegiano uno stile di programmazione più stabile e schematico, che facilita l’assunzione e il mantenimento dei comportamenti di consumo costanti.

Esempio di indagine Il panel IQS della RAI Dal 1997 la RAI ha varato il cosiddetto indice ‘IQS’ (‘Indice di Qualità e Soddisfazione’). La base statistica è costituita da un campione di famiglie (oggi 1000, tutti i componenti maggiori di 8 anni partecipano al campione) scelto a seconda delle variabili socio-demografiche, ma anche in base alla zona geografica, all’ampiezza del centro, ecc. in modo da essere rappresentativo dell’universo delle famiglie italiane. Ad essi viene somministrato un questionario in uno o più momenti centrali del programma, a seconda della sua durata. Se un individuo risponde al questionario vuol dire che lo sta guardando, perciò i giudizi raccolti non saranno compromessi. La rilevazione di qualità viene effettuata sistematicamente oppure ciclicamente (se si tratta di programmi ricorrenti come i TG). Il questionario viene somministrato attraverso uno strumento interattivo che si chiama ‘I-Kit’, che è collegato al televisore principale e che trasmette in sovrimpressione sul video le domande del questionario riferite al programma che si sta vedendo, a cui lo spettatore risponde attraverso un telecomando, e trasferisce quindi le risposte all’istituto che le elabora.

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N.B. L’indice di gradimento era molto importante per la RAI monopolista, ora è, invece, più importante la misurazione dell’audience, però dovrebbe essere rivalutato. Il palinsesto Il palinsesto è il prospetto, o quadro dell'insieme delle trasmissioni programmate da una emittente per un certo periodo (un giorno, una settimana, un mese, un trimestre…). Solitamente il palinsesto indica l'ora di messa in onda, il titolo e il tipo di ogni singolo programma, più eventuali informazioni accessorie. Day time e prime time

Il pubblico del day time è diversificato a seconda dell’orario: Durante la mattinata è composto da donne adulte/anziane; A Mezzogiorno è composto dalla famiglia; Durante il pomeriggio è composto da giovani.

Il pubblico del prime time (20.30/22.30) è composto dalla famiglia. E’ durante questa fascia oraria che si gioca la ‘controprogrammazione’ tra RAI e Mediaset e dove si girano i miliardi. La pubblicità è diversa a seconda dell’orario in cui è trasmessa, cioè quella del day time è diversa da quella del prime time (rivolta alle famiglie). Può succedere ad esempio che una sera la CBS vince sulla NBS, ma quest’ultima vince sul piano pubblicitario: la scelta delle pubblicità è più studiata e quindi i prodotti da essa pubblicizzati vengono venduti di più. La paleotelevisione e la neotelevisione Umberto Eco distinse:

La paleo televisione (1954/1975): è la televisione del periodo monopolista della RAI La neotelevisione (1975/oggi): una caratteristica importante della neotelevisione sta nella sua strategia di

coinvolgere lo spettatore: il pubblico diventa il protagonista dello show. ( Democratizzazione dei ruoli) Il talk show Il talk show nasce con la neotelevisione ed è un esempio di come del pubblico si fa un protagonista. Il primo talk show risale al 1976 ed è ‘Bontà loro’. ‘Bontà loro - Incontri con i contemporanei’ è stato condotto da Maurizio Costanzo (che era stato autore di drammi radiofonici) ed è nato da un'idea di Angelo Guglielmi. La prima puntata andò in onda subito dopo il tradizionale appuntamento con ‘Lunedì Film’. La scenografia era essenziale: una finestra (che Maurizio Costanzo chiudeva all’inizio di ogni puntata), un orologio a cucù (che segna l’ora, era la prova che veniva trasmesso in diretta), tre poltrone color aragosta e lo sgabello in metallo del conduttore. I primi tre ospiti furono il regista Anton Giulio Majano, un idraulico e Annie Papa, che poche settimane prima aveva fatto scandalo al concorso di Miss Italia mostrandosi a seno nudo. Il programma, come i successivi talk show, era caratterizzato dall’accostamento di personaggi famosi e persone comuni e dalla volontà di giungere alla sfera privata degli ospiti. Dopo due stagioni, il programma chiuse i battenti nella primavera del 1978 per trasformarsi in altri due talk show simili: nel 1978/79 Costanzo condusse Acquario e nel 1979/80 Grand'Italia. ‘Maurizio Costanzo Show’ Il ‘Maurizio Costanzo Show’ è stato un programma televisivo italiano, il talk show più longevo della televisione italiana andato in onda per ben ventisette anni, dal 1982 al 2009, ideato e condotto dal giornalista Maurizio Costanzo per venticinque anni. Il titolo dello show è ispirato a quello del talk-show americano ‘David Letterman Show’. La voce-off di Pino Locchi introduceva lo show dicendo: ‘Dal teatro Parioli di Roma, il ‘Maurizio Costanzo Show!’. l programma era un talk show, in cui i vari ospiti discutevano del tema della puntata, e ha visto passare sul proprio palcoscenico i personaggi più importanti dello spettacolo, della cultura e della politica italiana, premi Nobel, musicisti, scrittori, gente comune. Molta risonanza hanno avuto le campagne contro la mafia, le denunce nei confronti delle condizioni disagiate dei malati mentali, campagne ambientaliste e a favore dell'organizzazione non governativa Emergency. Grazie al Costanzo Show hanno trovato o accresciuto la celebrità tantissimi personaggi, tra i quali Enrico Brignano, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti, Dario Vergassola, Claudio Bisio, Ricky Memphis, Walter Nudo, Platinette, Vittorio Sgarbi, ecc. La trasmissione era spesso in onda nella versione ‘Uno contro tutti’, in cui un ospite, alla ribalta in quel periodo, era da solo sul palco e doveva rispondere alle domande di una ventina di giornalisti e opinionisti seduti nelle prime file del teatro. Hanno detto di questo talk-show:

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‘La sua trasmissione ha contribuito a stimolare il confronto e il dialogo’ (Carlo Azeglio Ciampi) ‘Un personaggio come me, senza il ‘Maurizio Costanzo Show’ non avrebbe mai avuto attenzione dalla tv’

(Platinette) ‘Dopo vent'anni lo chiamerei ‘Maurizio che Costanza Show’’ (Luciana Littizzetto)

Angelo Guglielmi Angelo Guglielmi promosse l’evoluzione di ‘Rai Tre’ e l’esplosione della TV verità, una tipologia di televisione legata alla realtà ma che, allo stesso tempo, la spettacolarizza. Egli inventa programmi come ‘Un giorno in pretura’ e ‘Telefono giallo’, che mettono in scena la realtà, la rappresentano, il che implica una naturale alterazione di essa. Michele Santoro Michele Santoro nasce nel 1951 ed è un giornalista, conduttore televisivo, autore televisivo e, per un breve periodo, politico italiano. In televisione, dopo una breve esperienza agli esteri del TG3, dove fu anche vicedirettore della testata, ha realizzato speciali e settimanali ed è stato autore e conduttore di vari programmi come ‘Samarcanda’, ‘Il rosso e il nero’ e ‘Tempo Reale’. Con la vittoria delL'Ulivo alle elezioni del 1996 cambiano i vertici del servizio pubblico ed i rapporti tra Santoro e Rai cominciano a raffreddarsi. Viene deciso di cancellare la struttura giornalistica di ‘Tempo reale’ ed il neo-presidente Rai, lo scrittore Enzo Siciliano, ad una domanda su Santoro, rispose Santoro chi?. Nell’autunno del 1996 Santoro decide quindi di lasciare la Rai per passare a Mediaset, dove diventa il direttore della testata giornalistica di ‘Moby Dick’. Nel 1999 ‘Moby Dick’ si dedicò molto al racconto della Guerra del Kosovo e molta eco ebbe una puntata condotta da Santoro in diretta dal ponte Brankov di Belgrado, nella quale intervistava gli operai serbi delle fabbriche bombardate dalla Nato e i civili che presidiano i ponti con i bersagli al collo. Le critiche furono aspre: Marco Pannella ribattezzò la trasmissione come ‘TeleMilosevic’ Il Presidente di Mediaset Fedele Confalonieri giudicò la puntata da Belgrado un ‘evento di grande rilievo’ e Santoro respinse le accuse sostenendo che anche le ragioni dei cittadini Serbi dovevano essere sentite e che si sarebbe dovuto trovare un modo alternativo alla guerra per ottenere la pace in Jugoslavia. Lavora a Mediaset fino all'estate del 1999 ed in autunno Santoro ritorna in Rai, questa volta su Rai 1, con il programma Circus. Nel 2000 Santoro lancia anche ‘Sciuscià’, sempre su Rai 1. ‘Sciuscià’ è un programma fatto di reportage girati e montati come se fossero un film. Nel novembre 2001 ‘Sciuscià’ viene promosso in prima serata e cambia nome in ‘Sciuscià - Edizione Straordinaria’. La nuova versione è divisibile in due parti ben distinte: la prima parte è un reportage e la seconda è un dibattito. Nel 2002, durante una conferenza stampa a Sofia in Bulgaria, Santoro, il giornalista Enzo Biagi e il comico Daniele Luttazzi vengono duramente attaccati dall'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale li definì come individui che hanno fatto ‘un uso criminoso della televisione pubblica’ (episodio noto come Diktat Bulgaro). Santoro replicherà a questo atto di Berlusconi, definendo il premier come ‘un vigliacco, che abusa dei suoi poteri per attaccare persone più deboli di lui, alle quali non concede il diritto di difesa

’. Nella puntata di ‘Sciuscià’ del giorno successivo, il

giornalista, per protesta, inizierà la puntata intonando il canto partigiano ‘Bella ciao’. Lo stesso anno Santoro vuole dedicare la puntata di ‘Sciuscià’ al caso Biagi ed all'informazione in Rai e, siccome anche lui stesso sarà oggetto della trasmissione, intende far condurre la puntata da Maurizio Costanzo, allora personaggio di punta di Mediaset, ma trova il netto rifiuto del direttore di Rai 2 Antonio Marano. Santoro però porta lo stesso Costanzo in trasmissione, come ospite, che arriva ad affermare: ‘A me spiace dirlo in questo momento, ma se penso a Mentana, a me, ad Antonio Ricci, alle Iene e alla Gialappa's mi appare molto più libera Mediaset rispetto alla Rai’. Nonostante la puntata sia seguita da oltre 5 milioni di persone ottenendo il 21,98 %, i vertici della Rai sono furiosi, dal momento che non avevano approvato la doppia conduzione. Il 31 maggio va in onda l'ultima puntata di Sciuscià: il Cda RAI, a maggioranza di centrodestra, cancella il programma, per ‘motivi di tutela aziendale’; verranno licenziati e allontanati dalla RAI anche Biagi (rapporto cessato per scadenza del contratto e non rinnovato) e Luttazzi. Il Presidente Rai Antonio Baldassarre arrivò a dire che ‘Il programma di Santoro non è degno di un paese civile. Può andare bene per il Venezuela, non per l' Italia’. Nel 2005 Santoro presenta le sue dimissioni dal Parlamentare europeo, ponendo così fine al suo impegno politico durato circa un anno, per partecipare alla prima puntata del programma televisivo di Adriano Celentano, ‘Rockpolitik’, al fine di non dover sottostare alle limitazioni sulla presenza di politici in TV imposta dall'Autorità garante. Nel 2006 viene affidato a Michele Santoro un nuovo programma televisivo di approfondimento incentrato sul tema politico del dopo elezioni. Il programma, trasmesso da Rai 2 e intitolato ‘Annozero’, articolato in undici puntate Nella primavera del 2010 il Cda della Rai decide di sospendere tutti i talk show politici, ‘Porta a porta’, ‘Annozero’, ‘Ballarò’ e ‘L'ultima parola’ in vista delle prossime elezioni regionali.

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Santoro si ribella a questa decisione ed organizza il 25 marzo, dalle 21:00 in diretta televisiva, radiofonica ed internet dal Paladozza di Bologna, ‘Raiperunanotte’, una puntata speciale di ‘Annozero’ dedicata alla libertà di informazione in Rai, con vari ospiti, tra i quali Daniele Luttazzi, che era stato cacciato nel 2002 come Santoro. Il successo è enorme: il programma è stato seguito da oltre 125 mila persone in contemporanea sul web ed ha fatto registrare uno share del 13% nelle emittenti televisive satellitari e locali. Il giorno dopo l'evento Santoro, in merito ai dati sugli ascolti, ha definito ‘Raiperunanotte’ una ‘scossa tellurica nel sistema della televisione italiana’. Per la stagione televisiva 2011-2012, dopo il divorzio consensuale con la RAI ed il mancato un accordo d'ingaggio con LA7, Santoro decide di realizzare la sua nuova trasmissione ‘Servizio pubblico’ seguendo il modello multipiattaforma di televisioni locali e streaming su Internet già sperimentato con ‘Raiperunanotte’ e ‘Tutti in piedi’, trovando successivamente anche l'accordo con il canale satellitare Sky TG24. Michele Santoro ha una grande capacità di mettere in scena la realtà e di drammatizzarla. Abbiamo nei suoi programmi una forte narratività e rappresentazione, che sono tral’altro caratteristiche chiave del Neorealismo, da questo legame i nome ‘Sciuscià’ e ‘Annozero’. N.B. Importanza della rappresentazione della piazza su un maxi schermo. Tangentopoli – Mani pulite L'espressione ‘Mani pulite’ designa una stagione degli anni novanta (dal 1992) caratterizzata da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell'economia e delle istituzioni italiane. Le indagini portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano detto ‘Tangentopoli’. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. Nel 1992 da una piccola indagine giudiziaria esplose uno degli scandali più importanti della storia italiana: tutta la classe politica fu posta sotto inchiesta e molti dovettero dimettersi. Si dice infatti che Tangentopoli segna la fine della ‘Prima repubblica’. I processi di Tangentopoli furono trasmessi dalla TV (con essi si ha l’esplosione della TV verità), ma un processo mostrato in televisione è uguale a un processo reale? No

Perché gli avvocati, il giudice, ecc. sono condizionati dalle telecamere; Perché la condanna o l’assoluzione dell’imputato viene scelta prima che in processo ‘normale’; Perché mentre delle regole impongono che durante la ripresa di un processo i cameramen possono utilizzare

solo campi medi e lunghi e soprattutto un processo dovrebbe essere ripreso da una solo telecamera, ciò non avviene;

Perché la TV trasmette solo alcune scene del processo e non quest’ultimo per intero ( Ne deriva un resoconto falsato);

La TV verità crea miti (nel caso di Tangentoli i PM, in particolare Di Pietro, che era il più teatrale) e mostri (i condannati), tral’altro questo tipo di verità non è altro che la ‘verità della TV’. Il processo a O. J. Simpson Orenthal James (O.J.) Simpson (1947) è un ex giocatore di football americano e attore statunitense. È considerato uno dei più grandi giocatori della storia del football americano. Parallelamente alle sue carriere sportiva e cinematografica, raggiunse anche una triste fama negli anni novanta con l'accusa di aver ucciso la sua ex moglie, Nicole Brown, e un suo amico, Ronald Goldman. È detenuto in seguito a una condanna a 33 anni, dei quali 9 senza libertà vigilata per rapina a mano armata e sequestro di persona. Sta scontando la pena presso il penitenziario’ Lovelock Correctional Center’ a Lovelock, nel Nevada. In questo caso, come in molti altri, l’Italia, senza nessuna cognizione di causa, si divise, come il resto del mondo, in colpevolisti e innocentisti. Il reality show Il reality show (dall'inglese, traducibile come ‘spettacolo della realtà’, spesso semplicemente abbreviato reality) è un genere di programma televisivo in cui sono trasmesse situazioni drammatiche e umoristiche non dettate da un copione ma che i protagonisti sperimentano esattamente come fosse la loro vita reale. Attorno a queste situazioni si costruisce una struttura di nomination ad eliminazione, di commento e critica, per cui alla fine tra i protagonisti che hanno partecipato al programma viene eletto, solitamente dal pubblico televisivo, un vincitore, cui spetta un premio finale. Questo genere di programma televisivo si diffonde in tutto il mondo a partire dalla fine degli anni novanta, per poi riscuotere grande successo e popolarità nei decenni successivi. Il successo di pubblico è stato però accompagnato da forti critiche, basate sulla convinzione che i reality show mostrino una realtà fittizia e distante da quella che caratterizza la vita di tutti i giorni a causa della potenziale manovrabilità delle situazioni da parte della regia e degli autori televisivi, ma anche a causa della costante presenza di telecamere e microfoni. Altra accusa rivolta al genere

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dei reality show è che questi programmi trasmettono messaggi amorali, inadatti ad un pubblico giovanile e riconducibili all'estetica del trash. Il primo reality show trasmesso in Italia è stato ‘Davvero’ (1995), mandato in onda da ‘Rai2’: i protagonisti erano un

gruppo di ragazzi che convivevano in un appartamento a Bologna, ed erano ripresi da sei telecamere. ‘Grande Fratello’ (2000): è un format olandese, la realizzazione è piuttosto economica perché i personaggi

non sono VIP ma persone comuni. Il titolo deriva da famoso romanzo di George Orwell ‘1984’. Note varie su i reality show:

I protagonisti, essendo ripresi da delle telecamere, alterano il loro comportamento; Alla base di un reality c’è una sceneggiatura o un testo, e la stessa produzione del programma interviene

talvolta per indurre i personaggi ad una spettacolarizzazione dei loro comportamenti e delle situazioni; Tanto più si vuole rappresentare le realtà tanto meno la si ottiene; Il ‘Grande Fratello’ è la metafora del sogno dell0 spettatore medio.

La guerra di Segrate e la Mondadori a Berlusconi Negli anni ‘80 la Mondadori è il principale gruppo editoriale italiano e controlla la cosiddetta Mondadori classica (libri e riviste) e il gruppo Espresso (riviste e quotidiani: Repubblica e Finegil). Nel 1988, gli azionisti Cir e Formenton sottoscrivono un accordo (segreto agli altri soci, tra cui Fininvest) per uno scambio di azioni. Formenton, lamentando inadempienze di Cir, chiede l’intervento di un collegio arbitrale. Il Lodo Pratis (dal nome del presidente, un ex magistrato) il 20 giugno 1990, a maggioranza, dà ragione a Cir. Formenton impugna il Lodo davanti alla Corte di Appello di Roma. Intervengono anche Fininvest (alleata dei Formenton) e altri soci. Il 24 gennaio 1991 la Corte annulla il Lodo. Il 29 aprile 1991 si giunge alla spartizione: la Mondadori classica a Fininvest, il gruppo Espresso con Repubblica e i quotidiani Finegil a Cir. Berlusconi ottiene quindi la Mondadori ma non ‘L’Espresso’ e ‘La Repubblica’. La ‘Legge Mammì’ Questa legge, approvata su proposta del repubblicano Oscar Mammì nel 1990, fotografa la situazione della televisione italiana e fornisce il diritto della diretta alle reti Fininvest (prima poteva usufruirne solo la RAI), con la clausola, però, di dover introdurre un telegiornale per ogni rete televisiva. Le TV private Le televisioni private, nel 1992, erano 12: 3 di Mediaset, 3 di TelePiù, 1 di TeleMontecarlo, 1 di VideoMusic e 1 di reteA. Berlusconi entra in politica Nel 1992 Mani Pulite colpisce i referenti politici di Fininvest, tra i più importanti Bettino Craxi, Giulio Andreotti e Arnaldo Forlani. Così Berlusconi, preoccupato del fatto che ora i sui ‘nemici’ politici avessero il via libera per una legislazione contraria alle televisioni private, decise di entrare in politica e vinse le elezioni diventando premier nel 1994. La legge sulla par condicio del 1993 Con l'espressione latina ‘par condicio’ (‘parità di trattamento’ oppure ‘pari condizioni’) si intendono quei criteri adottati dalle emittenti televisive nel garantire un'appropriata visibilità a tutti i partiti e/o movimenti politici. Nel 1993 venne approvata la ‘legge sulla par condicio’ per cui sono vietati spot politici nei 30 giorni prima delle elezioni e i sondaggi nei 15 giorni prima delle elezioni, perché altererebbero il comportamento degli italiani alle urne.

08/05/2012 Referendum 1995 Se fosse stato approvato un quesito si sarebbe dovuto ridurre il mercato pubblicitario, mentre se fosse stato approvato un altro quesito la RAI sarebbe diventata una televisione privata. Così Berlusconi e diverse stars della TV privata (tra cui Mike Bongiorno), visto che inizialmente si prevedeva il ‘Sì’, scesero in campo per convincere il pubblico a votare per il ‘NO’: si penso addirittura di oscurare le reti Mediaset il giorno prima della votazione del referendum, ma la campagna fu talmente pervasiva che non fu necessario. Vinse il ‘NO’. La ‘Legge Gasparri’ Fini ai primi anni Novanta l’ambiente televisivo era dominato dalla deregulation, da un far west. 1994 Una sentenza costituzionale dichiarò che un privato non poteva detenere tre reti televisive su nove. Perciò pendeva su ‘Retequattro’ la minaccia di essere trasmessa via satellite, ciò avrebbe comportato meno soldi per Fininvest.

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Così, il centro-destra tentò di posticipare l’inevitabile, finché la ‘Legge Gasparri’, nel 2004, modificò la sentenza.

Maurizio Gasparri, Ministro durante il governo Berlusconi 2001/2006, dichiarò che un singolo soggetto non può detenere più del 20% del mondo della comunicazione italiana (TV, editoria, ecc.). La ‘Legge Gasparri’ è ancora oggi in vigore. L’innovazione linguistica di Guglielmi All’inizio degli anni Novanta GuglielmI dà una svolta al linguaggio televisivo italiano. ‘C’eravamo tanto amati’: è un programma televisivo di ‘Retequattro’ iniziato nel 1989 condotto da Luca Barbareschi, attore alla prima conduzione TV. Il programma divenne un format e fu venduto all’estero, anche in America con il titolo ‘That’s amore’, che andò in onda su Fox. In ogni puntata si confrontava a suon di attacchi verbali una coppia in crisi, i due erano rispettivamente difesi dai propri parenti. Ogni puntata analizzava casi di coppie di sposi in crisi che dibattevano, sotto la moderazione di Barbareschi, sulle tematiche spinose del matrimonio, come i tradimenti, i disaccordi sulla vita di tutti i giorni e con i figli; i coniugi erano supportati da parenti o amici che argomentavano la loro tesi durante la puntata. Visto il successo, tra l'altro ne fu prodotta un'edizione in prima serata in cui il pubblico in studio poteva votare il coniuge a cui davano maggior ragione. Negli anni a venire, Barbareschi dichiarò che in realtà le coppie litigavano per finta, pur avendo argomenti veri, e che le coppie si divertivano parecchio a fingere di litigare perché il pubblico credeva che queste liti fossero vere. Dopo cinque edizioni, e circa 1.000 puntate, il programma chiuse i battenti il 26 giugno 1994. ‘Lezioni d’amore’: è un programma televisivo condotto da Giuliano Ferrara, che insieme alla moglie dava lezioni di sesso. Esso aveva una connotazione comica poiché Ferrara è un personaggio piuttosto robusto e poco avvenente. La pronta reazione del Vaticano fece sì che il programma fu dapprima spostato in seconda serata e successivamente sospeso, anche se comunque fece flop, perciò probabilmente la drastica decisione fu presa a causa sia del Vaticano che dei bassi ascolti. Nonostante il fallimento della trasmissione, Giuliano Ferrara divenne un personaggio. Giuliano Ferrara Ferrara nasce nel 1952 ed è un giornalista, conduttore televisivo e politico italiano. Dal 2011 conduce su Rai 1 ‘Qui Radio Londra’, un programma di 5-7 minuti in onda dopo il TG1 delle 20.00. ‘Qui Radio Londra’ è una trasmissione già presente nel palinsesto venti anni fa e riconoscibile per i quattro colpi di percussione che la aprono (caratteristici di ‘Radio Londra’ durante la Guerra) (in alfabeto Morse significano ‘V’ di ‘Victory’, in italiano ‘Vittoria’).

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La ‘Legge Mammì’ Questa legge, approvata su proposta del repubblicano Oscar Mammì nel 1990, fornisce il diritto della diretta alle reti Fininvest, con la clausola, però, di dover introdurre un telegiornale per ogni rete televisiva. I Telegiornali Dal 1954 al 1990 esisteva un unico telegiornale, il ‘Telegiornale Unico’ sul ‘Programma Nazionale’. Esso era un importante strumento per ottenere consenso nella popolazione e, quindi, per adattare l’opinione pubblica alle proprie idee. Il modo in cui, infatti, forniva le notizie era tendenzioso, non neutro (come lo è ancora oggi). Il trucco è semplice e per capirlo possiamo avvalerci di un esempio: si apre il telegiornale e: Prima notizia: scontri a Belfast, immagini di civili feriti e che combattono contro le forze armate; Seconda notizia: scioperi a Torino. Durante la trasmissione della seconda notizia, coloro che guardano il telegiornale hanno ancora negli occhi le immagini della prima notizia, così gli scioperi a Torino diventeranno veri e propri conflitti aggressivi contro uno Stato ingiusto. Il montaggio modifica non solo la sintassi delle immagini, ma la nostra percezione, la nostra ricezione; e allo stesso tempo è difficile dimostrare una tendenziosità causata dall’accostamento di immagini comunque reali in un tribunale. I telegiornali passati tendevano, inoltre, alla drammatizzazione (con tecniche sofisticate) di notizie estere e non di notizie nazionali. Da questo contrasto nello spettatore nasceva l’idea che nonostante i malcontenti in territorio nazionale all’estero si stava anche peggio. Anche in questo caso il montaggio è il segreto. Quando un fatto fa notizia? La scelta delle notizie da trasmettere in un TG dipende dalla loro notiziabilità, e anche dalla linea editoriale della rete, cioè dalle sue scelte politiche. Un fatto fa notizia quando ha una grande componente narrativa, quando ha un impatto passionale e quando fa spettacolo nella sua presentazione e quindi è capace di produrre commenti e discussioni che si prolungano nel tempo. L’ ‘effetto Kulesov’ Lev Vladimirovič Kulešov (1899/1970) è stato un regista sovietico. Viene considerato come uno dei pionieri della scuola sovietica del montaggio. Nel 1918 Kulešov, con l'intenzione di dimostrare le sue idee riguardo l'importanza del montaggio nel film, effettuò un esperimento: da un vecchio film dell'epoca zarista scelse un grosso piano sul viso abbastanza inespressivo dell'attore principale, che replicò in tre esemplari. Affiancò allora a ciascuno di essi un altro piano. Nel primo caso, si ha il piano di un tavolo sul quale è posta una scodella di zuppa: gli spettatori, interrogati, affermano che negli occhi del personaggio si evidenzia che ha fame. Nel secondo caso, si affianca al grosso piano del viso il piano di un cadavere disteso: gli spettatori affermano negli occhi dell'attore si scorge una grande tristezza. Nel terzo caso, si affianca al piano del viso quello di una donna nuda: gli spettatori affermano infine che nello sguardo dell'attore si denota una grande eccitazione. Peraltro, tutti gli spettatori sono d'accordo nel riconoscere il talento incontestabile dell'attore. Con questa esperienza, Kulešov dimostrò che un piano isolato non ha nessun senso, ma lo prende invece da ciò che lo segue o lo precede. Lo spettatore prova, infatti, sempre a stabilire un legame logico tra due inquadrature che si succedono e che non hanno necessariamente un legame diretto. Lo spettatore non può trattenersi dal creare dei legami, ed è possibile conseguentemente rovesciare il senso, guidando lo spettatore nello stabilire i legami. Il cineasta può mirare al raggiungimento di certi effetti mediante il montaggio, influenzando così la riflessione dello spettatore: questo viene anche definito come ‘effetto Kulešov’. Con l’ ‘effetto Kulesov’ è dimostrabile la forza del montaggio narrativo, dove il senso è generato dal montaggio piuttosto che dalla singola inquadratura e dove il significato nasce nella mente dello spettatore, ma anche quella di un telegiornale (da cui derivano i pensieri dell’opinione pubblica). Il cambiamento di orientamento politico Diversi studi ritengono che l’opinione pubblica viene sollecitata a cambiare orientamento politico più da un telegiornale, che da un programma politico. Infatti, pare che una trasmissione che si interessa alla politica (come quelle di Michele Santoro) cristallizzi ancora di più gli orientamenti politici. Non conta il ‘cosa’, ma il ‘come’ (la modalità, il contesto).

Page 44: Storia e critica della televisione · vincitore del confronto. ... ‘Le passo il frigorifero’. La televisione è un buco nero nel quale entra tutto. George Orson Welles (1915/1985)

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Un telegiornale per ogni rete Sulla prima rete vi era il ‘Telegiornale unico’; Sulla seconda RAI vi era un telegiornale di stampo socialista; Sulla terza rete, invece, era, prima dell’arrivo di Guglielmi, un telegiornale molto debole e con pochi ascolti,

Guglielmi però sceglie come suo direttore Sandro Curzi e lo rinnova tanto che diventa competitivo; Dopo la ‘Legge Mammì’ nascono:

Su ‘Retequattro’, il ‘TG4’ con Emilio Fede, il quale ricopriva un ruolo simile a quello dell’anchorman americano ma comunque diverso perché gli anchorman sono più credibili e imparziale;

Su ‘Canale5’, nel 1992, il ‘TG5’ condotto da Enrico Mentana (di provenienza socialista) che per la sua parlantina veloce fu soprannominato ‘mitraglia’ e che appare piuttosto imparziale. Il ‘TG5’ va in onda alle 20 come il ‘TG1’ e i due giocano un ‘competitive programming’. (Emilio Fede ed Enrico Mentana sono stati due direttori di telegiornale piuttosto longevi, di casi simili non ce ne sono stati in RAI poiché essa è soggetta ai rivolgimenti politici in Parlamento).

Su ‘Italia1’, ‘Studio Aperto’. La guerra in TV La guerra entra nelle case degli italiani nel 1991 quando gli USA, ergendosi a paladini della giustizia, dichiarano guerra all’Iraq di Saddam Hussein, che aveva occupato il Kuwait e non aveva risposto all’ultimatum statunitense, e ne scaturisce la Guerra del Golfo. Le telecamere di tutto il mondo sono puntate sul cielo di Bagdad, ma è la CNN (un canale statunitense ‘all news’, di sola informazione) che catturerà le immagini migliori e le venderà alle altre emittenti. La Guerra del Golfo è, però, una guerra più raccontata che vista, più immaginata che vissuta, pare una guerra invisibile. Sempre nel 1991 si scatena la Guerra dell’ex-Jugoslavia, una guerra tra i serbi (governati da Milosevic) e le altre etnie delle zone balcaniche, che erano state riunite sotto un unico governo, o meglio sotto un’unica dittatura, da Tito, ma che in realtà vivano profonde divisioni. Questa è stata una guerra generata dalla TV: il presidente serbo Milosevich fece trasmettere in TV immagini di montagne di teschi e scene di atrocità affermando che ciò era quello che stavano vivendo i serbi: questo era un modo per motivarli a combattere e per raggiungere il suo sogno di governare l’intera Jugoslavia. Si scoprì successivamente che le immagini mandate in onda erano vecchie di cinquant’anni e che le vittime da esse rappresentate erano musulmane e che non avevano niente a che fare con la loro guerra. La storia è ricca di falsi storici e documenti falsati e questo è un esempio di ‘falso televisivo’, cioè di contraffazione di documenti televisivi. Un altro segreto di questa guerra combattuta anche attraverso la TV è che mentre fuoti da Sarajevo i serbi compivano una vera e propria pulizia etnica, all’interno ciò non accadeva e la televisione serba trasmetteva immagini e notizie che riguardavano la sola capitale. Un’altra guerra importante da citare è la ‘Guerra di Somalia’ del 2006. Questo Stato africano viveva anarchie, scontri tribali e tantissimi problemi sul piano sociale, così gli USA decisero di intervenire per ordinare la situazione. Mentre i telegiornali di tutto il mondo aspettavano con ansia sulle coste somale lo sbarco statunitense, si scoprì successivamente, che i soldati americani si stavano sottoponendo a sedute di trucco, infatti furono scelti i più belli tra di loro per quest’operazione. La guerra si adatta alla televisione.


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