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Successe in AgostoSuccesse In agosto Le Bielle Notizie Mancano pochi mesi al Meeting degli...

Date post: 08-Feb-2021
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Eccoci tornati con una nuova proposta per le Biellenews: un riepilogo delle noti- zie degli ultimi 30 giorni, più qualche mordicchiata a recensioni e articoli Poi... L L e e B B i i E E L L L L E E N N E E W W S S N Numero 69 1 settembre 2010 Quindicinale poco puntuale di notizie, recensioni, deliri e quant’altro passa per www.bielle.org le bielle novità Successe in Agosto Sai cos’è l’Isola di Wight? 40 anni fa i 5 giorni del Festival Pop Il mitico raduno che si tenne dal 26 al 30 agosto del 1970 non fu il primo ad aver luogo nell’isola a sud della costa dell’Inghilterra. Fu infatti preceduto dalle edizioni del 1968 e del 1969, durante la quale, peraltro, si esibrono i Jefferson Airplane, i T. Rex, Joe Cocker e Bob Dylan nel suo ritorno alle scene dopo l’incidente di moto del’66. Ma quella del 1970 - seguita da 600.000 persone e documentata dal film di Murray Lerner “Message To Love: The Isle Of Wight festival” - è rimasta famosa sia per aver segnato in qualche modo la fine dell’era dei grandi raduni musicali e sia perché vi furono l’ultima grande esibizione pubblica di Jimi Hendrix prima della sua morte e l’ultima apparizione dei Doors con Jim Morrison in Europa. Ma anche il resto del cast non era propriamente da buttare: sul palco dell’Ashton Down salirono infatti dai Who a Joni Mitchell, da Miles Davis ai Jethro Tull, dai Ten Years After a Joan Baez, da Moody Blues a Dono- van a Da Leonard Cohen a Emer- son, Lake & Palmer. Ma il Festival non fu soltanto una copia del raduno americano di Woodstock dell’an- no precedente. Il super-concerto britannico entrò nella leggenda soprattutto perché rappresentava la vetta del movimento dei figli dei fiori in Europa. Dal punto di vista economico, però fu un fallimento: gli organizzatori si trovarono con un buco di 125.000 sterline e, per anni, non venne più organizzato. Dal 2002 The Isle Of Wight Festival è tornato a essere un evento annuale L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/Articoli/ Wight_PaginadiScambio.htm Club Tenco 2010 La rassegna si farà A Sanremo Dopo una querelle durata alcuni mesi, in cui - a causa di un dra- stico taglio dei finanziamenti da parte del Comune di Sanremo - la rassegna della canzone d’autore 2010 ha rischiato di saltare o, nella migliore delle ipotesi di approdare a lidi diversi da quelli sanremesi, il problema sembra risolto. Grazie a una cordata Regione-Provincia, a un ripensamento del Comune e ad alcuni sponsor privati la rassegna si farà. E nella sua sede storica. «Eravamo parecchio preoccupati - ci ha spiegato Enrico de Angelis - ma non ci siamo dati per vinti e ci siamo rimboccati le maniche per trovare altre soluzioni. Poi - ha continuato il responsabile artistico del Club - una serie di forze politiche di Sanremo si è data da fare per mettere a dispo- sizione un contributo maggiore. E la cosa è andata in porto». L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/ news/0821Tenco.htm La città Aromatica A Siena, Paolo Benvegnù e Moltheni insieme Giovedì 26 agosto, in Piaz- za San Francesco a Siena, un concerto unico, che si arricchirà nella prima parte della presenza degli Charme, che si esibirnno con Mauro Pagani come special guest. Un concerto che vede per la prima volta insieme sullo stesso palco Paolo Benvegnù e Moltheni, in una scaletta di brani riarrangiati per l’occa- sione che riserverà molte sorprese. L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/ news/0825Cittaromatica.htm Transumanze Sila Music Fest Carmen Consoli, Paola Turci, Mariella Lo Giudice, Gabriella Grasso e Alfio Antico i protago- nisti, mercoledì 25 agosto a Lorica (Cosenza), di Tran- sumanze – Sila Music Fest, un evento unico organizzato dalla provincia di Cosenza, per raccontare la tradizione meridionale della migrazione e dei suoi luoghi. L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/ news/0825Cittaromatica.htm
Transcript
  • Eccoci tornati conuna nuova propostaper le Biellenews: unriepilogo delle noti-z ie degl i ult imi 30giorni , p iù qualchemordicchiata arecensioni e articoli

    Poi...

    26/06 - Sarà la mostra delle ope-re pittoriche di Bob Dylan "On theroad" uno degli appuntamenti piùattesi di Traffic, il festival torinesecompletamente gratuito che an-che quest’anno si conferma comel’evento da non perdere nell'esta-te musicale italiana.

    Grazie alla partnership fra Traffice la prestigiosa galleria londineseHalcyon, dal 12 luglio, giorno dell’i-naugurazione, presso l'AccademiaAlbertina delle Belle Arti di Torinosarà esposta in prima nazionaleuna selezione di opere fra le circa300 realizzate da Bob Dylan per“The Drawn Blank Series”. Acqua-relli e gouaches dipinti dall’artistanel 2007 rielaborando schizzi eappunti di viaggio accumulati fra il1989 e il 1992 come in un diariodi viaggio, durante il leggendario“Never Ending Tour”.

    Traffic lo scorso anno ha raduna-to oltre centomila spettatori. Inau-gura la kermesse il 14 luglio l'esi-bizione in piazza Castello di Char-lotte Gainsbourg, in esclusiva na-zionale. Il 15 luglio, per la serata de-dicata alla sottocultura mod, sali-ranno sul palco della Reggia di Ve-naria Paul Weller e – per la primavolta in assoluto dal vivo in Italia –gli Specials. Il 16 l’appuntamentoè al crocevia fra indie rock e dan-ce, con Klaxons, Tiga, Erol Alkan eKebacid. Sabato 17 il gran finale“afro” con Seun Kuti, Afrika Bam-baataa.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0626DylanTraffic2010.htm

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    Numero 691 settembre 2010

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    le bielle novità

    Successein Agosto

    Bob Dylan pittore al Traffic 2010

    Dal 14 al 17 luglio:Charlotte Gainsbourg, PaulWeller, The Specials,Klaxons, Seun Kuti, AfrikaBambaataa

    29/06 - E’ Matilde Politi ad aggiudi-carsi l’undicesima edizione del Pre-mio Viarengo, riservato ad artiste ita-liane impegnate nella interpretazio-ne di musica tradizionale ed etnica. Svoltosi come sempre sotto l’egidadell’Ente Parchi Astigiani con il coor-dinamento di Ethnosuoni, il concorsoha sottoposto al giudizio di una quali-ficata giuria cinque candidature, quel-le di Maria Colegni, Consiglia Licciar-di, Giovanna Marini, Matilde Politi eLoredana Savino. Matilde Politi verrà premiata duran-te la sua esibizione al Teatro Alfieri diAsti il 2 ottobre durante la rassegna“Cantè Bergera”, a conclusione di Fol-kermesse, la più longeva manifesta-zione piemontese di musica etnicache raggiunge nel 2010 la sua XXVIIedizione. La giuria, coordinata da Ro-berto G. Sacchi, era composta da Gio-vanni Alcaini, Aldo Coppola Neri, Va-lerio Corzani, Massimo Cotto, Enricode Angelis,

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0629PolitiViarengo.htm

    A Matilde Politi il Premio Viarengo

    28/06 - Da oggi è in rotazioneradiofonica “Fame un Spritz” (al-ma music/Ossigeno Digital Di-stribution), il singolo che antici-pa il nuovo disco di Sir OliverSkardy & Fahrenheit 451, daltitolo “Piragna” (almamusic/Venus), in uscita in au-tunno.

    Il singolo dell’ex frontman dei Pi-tura Freska e della ska-band ve-neziana sarà disponibile dal 6 lu-glio in esclusiva per un mese suiTunes e comprenderà quattrodiverse versioni del brano: oltrealla versione originale, una ver-sione dub melodica, una dub ela radio edit.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0628Skardy.htm

    Sir Oliver Skardy,arriva il nuovo disco

    25/06 - Il festival di Villa Ar-conati nella sua 22esima edi-zione muove la sua program-mazione sui territori che dasempre appartengono al suoDna, ovvero il jazz, le musichedal mondo e la canzone d'au-tore nella sua accezione piùvasta e aperta.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0625Arconati.htm

    Villa Arconati 2010

    Sai cos’èl’Isola di Wight?40 anni fa i 5 giorni del Festival PopIl mitico raduno che si tenne dal 26 al 30 agosto del 1970 non fu il primo ad aver luogo nell’isola a sud della costa dell’Inghilterra. Fu infatti preceduto dalle edizioni del 1968 e del 1969, durante la quale, peraltro, si esibrono i Jefferson Airplane, i T. Rex, Joe Cocker e Bob Dylan nel suo ritorno alle scene dopo l’incidente di moto del’66. Ma quella del 1970 - seguita da 600.000 persone e documentata dal film di Murray Lerner “Message To Love: The Isle Of Wight festival” - è rimasta famosa sia per aver segnato in qualche modo la fine dell’era dei grandi raduni musicali e sia perché vi furono l’ultima grande esibizione pubblica di Jimi Hendrix prima della sua morte e l’ultima apparizione dei Doors con Jim Morrison in Europa. Ma anche il resto del cast non era propriamente da buttare: sul palco dell’Ashton Down salirono infatti dai Who a Joni Mitchell, da Miles Davis ai Jethro Tull, dai Ten Years After a Joan Baez, da Moody Blues a Dono-van a Da Leonard Cohen a Emer-son, Lake & Palmer. Ma il Festival non fu soltanto una copia del raduno americano di Woodstock dell’an-no precedente. Il super-concerto britannico entrò nella leggenda soprattutto perché rappresentava la vetta del movimento dei figli dei fiori in Europa. Dal punto di vista economico, però fu un fallimento: gli organizzatori si trovarono con un buco di 125.000 sterline e, per anni, non venne più organizzato. Dal 2002 The Isle Of Wight Festival è tornato a essere un evento annuale

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/Articoli/Wight_PaginadiScambio.htm

    Club Tenco 2010La rassegna si faràA SanremoDopo una querelle durata alcuni mesi, in cui - a causa di un dra-stico taglio dei finanziamenti da parte del Comune di Sanremo - la rassegna della canzone d’autore 2010 ha rischiato di saltare o, nella migliore delle ipotesi di approdare a lidi diversi da quelli sanremesi, il problema sembra risolto. Grazie a una cordata Regione-Provincia, a un ripensamento del Comune e ad alcuni sponsor privati la rassegna si farà. E nella sua sede storica.«Eravamo parecchio preoccupati - ci ha spiegato Enrico de Angelis - ma non ci siamo dati per vinti e ci siamo rimboccati le maniche per trovare altre soluzioni. Poi - ha continuato il responsabile artistico del Club - una serie di forze politiche di Sanremo si è data da fare per mettere a dispo-sizione un contributo maggiore. E la cosa è andata in porto».

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0821Tenco.htm

    La città AromaticaA Siena, Paolo Benvegnù e Moltheni insiemeGiovedì 26 agosto, in Piaz-za San Francesco a Siena, un concerto unico, che si arricchirà nella prima parte della presenza degli Charme, che si esibirnno con Mauro Pagani come special guest. Un concerto che vede per la prima volta insieme sullo stesso palco Paolo Benvegnù e Moltheni, in una scaletta di brani riarrangiati per l’occa-sione che riserverà molte sorprese.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0825Cittaromatica.htm

    Transumanze Sila Music FestCarmen Consoli, Paola Turci, Mariella Lo Giudice, Gabriella Grasso e Alfio Antico i protago-nisti, mercoledì 25 agosto a Lorica (Cosenza), di Tran-sumanze – Sila Music Fest, un evento unico organizzato dalla provincia di Cosenza, per raccontare la tradizione meridionale della migrazione e dei suoi luoghi.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0825Cittaromatica.htm

  • SuccesseIn agosto

    Le B

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    Not

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    Mancano pochi mesi al Meeting degli Indipendenti, che si prepara a vivere la sua XIV edizione a Faenza, il 26, 27 e 28 Novembre. Indies, concerti, videoclip, premiazioni, editoria, fumetti, showcase, incontri, di-battiti, conferenze, presentazioni di libri, cd e progetti, strumenti musicali, web radio e web tv, siti internet specializzati, festival, mostre, tanti ospiti e chi più ne ha più ne metta.

    Il MEI 2010, insomma, sarà un appuntamento im-prescindibile per farsi un’idea della situazione della musica indipendente ed emergente in italiana. Sia dal punto di vista artistico che da quello dei temi da approfondire.

    L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/news/0817Mei.htm

    MEI 2010, al via i preparativi per la quattordicesima edizione

    Parole di Lulù raccoglie fondi per l’Angola

    Un concerto, una festa di compleanno e una raccolta fondi per la ricostruzione dell’ospedale pediatrico di Chiulo, in Angola. Ecco “Paro-le di Lulu’”, l’evento organiz-zato da Niccolò Fabi che si tiene il 30 agosto dalle ore 15 al Casale sul Treja, vicino Roma.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0824Paroledilulu.htm

    Premio Lo Cascio 2010a Susanna Parigi

    Va a Susanna Parigi il “Premio Giorgio Lo Cascio” 2010, organizzato dall’Associazione Primavera Andreolese con il patrocinio della Provincia di Catanzaro e la direzione artisti-ca di Enrico Deregibus. La cantautrice toscana si esibirà e ritirerà il riconoscimento a S..Andrea Apostolo dello Jonio

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0820Locascio.htm

    Queste piazze davanti al mare

    Reduce dal successo di “Metti il diavolo a ballare”, sua opera prima, edita per Einaudi, Teresa de Sio ne propone una versione spettacolare in cui la lettura è accompagnata, commentata, sostenuta e intrecciata con la musica e le canzoni legate al mondo narrativo del libro.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0819Laiguegliaa.htm

  • SuccesseIn agosto

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    Dopo una selezione durata circa quattro mesi visto il gran numero di cantautrici iscritte, l’organizzazione del Premio Bianca d’Aponte ha decretato i nomi delle finaliste che si esibiranno ad Aversa i prossimi 22 e 23 ottobre e che eccezionalmente per questa

    edizione, anziché 10 come di consueto, saranno 11 a dimostrazione dell’elevato livello qualitativo.

    L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/news/0809Daponte.htm

    Premio Bianca D’Apontele 10 finaliste... sono 11

    Fabularasa, concerti estivi con Paul McCandless

    Dopo la collaborazione in sala d’incisione in En plein air, l’album d’esordio dei Fabularasa, accolto con grande entusiasmo dalla critica, il quartetto barese e il geniale polistrumentista americano insieme anche sul palco questa esta-te in occasione di un breve tour.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0808Fabularasa.htm

    Fiorella Mannoia, “Il tempo e l’armonia”Un nuovo progetto discografico

    Il 12 settembre, nella suggestiva cornice dell’ Arena di Verona, Fiorella Mannoia presenterà il suo nuovo progetto “Il tempo e l’armonia”, canzoni che fanno parte del cd+dvd live (registrato al Teatro Filarmo-nico di Verona il 24 e 25 maggio) in uscita il 14 settembre (pubblicato da Sony Music).

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0807FiorellaTempoArmonia.htm

    Club Tenco, nuovi riconoscimenti

    In un anno difficile per tutti, anche per la musica d’autore, in attesa di sapere se vi saranno novità di cui voci alterne riferiscono, come un possibile cambio di sede, rispetto a Sanremo, la storia ultratrentennale del Club Tenco si arricchisce di due riconoscimenti che verranno assegnati al Club nelle prossime settimane.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0803ClubTenco.htm

    Ligabue disco più venduto del 2010

    Luciano Ligabue domina le classifiche italiane di vendita dei cd per il 2010. Nonostante il lavoro sia uscito solo nel mese di maggio, il successo di vendita è stato tale che ha fatto piazza pulita della concorrenza straniera e anche di quella, ben più perniciosa dei ragazzi dei talent show. Qualche volta la qualità paga

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/news/0804LigabueMostroRecord.htm

  • Martinicca BoisonSovrapensieri

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    Un bell’album ordinato: parte dal buongiorno e finisce con la buonanotte (e prima ha la buona-sera). Se le buone maniere contano, ecco un album che si presenta bene. Pronto per essere accolto in famiglia. Non è nuovissimo: risale al 2008 e nel frattempo i Martinicca Boison han-no proseguito sulla loro strada, ma è un buon album e per questo ne parliamo. La produzione è di Erriquez Greppi (Bandabardò) e il gruppo è numeroso e tosto, formato da sette persone, più un consulente artistico e supervisore e per me rappresenta uno dei lasciti più piacevoli di Facebook, visto che è lì che li ho incontrati per la prima volta. Gruppo che esiste dal 2002 e che alle spalle ha già un altro album (scono-sciuto a me), dal titolo “Per non parlare della strega” del 2005. Ma torniamo a questo “So-vrapensieri” che è, pensate un po’, un concept album.

    E già solo per questo, per me parte avvantaggiato, tanta è la passione per chi ha voglia di raccontare storie che trascendano dai tre minuti della singola canzone. Qui l’arco di tempo è di 24 ore. Ci si sveglia da soli in una macchina, sotto un diluvio d’acqua, con un nome scritto con la biro sulle mani (“Con la biro sulle mani”), poi la colazione assieme di “Malgrè tout je chante” (“Metterò del caffè nella tazza / e del latte nella tazza del caffè / e mentre aggiungerò dolcezza / staremo un po’ abbracciati / mi leggerai Prevert”). Poi c’è un capitolo in cui le zie di Ludovico raccontano le mode che corrono: “basta canzoni, vino rosso e cabaret / quest’anno va lo scuro, Ludovico /serven-doti eleganti accorgimenti / con impegno / ti regalo trenta modi per lasciare il segno” (“Trenta modi per lasciare il segno”).

    Ma non c’è un attimo di pausa e il folk elegante dei Martinicca Boison passa alla “Rainbow song in Bosnia”: “Con tutto il posto che c’era in Europa / sei finita in vacanza in Bosnia / con quattro amici / helodì, Loredana, giaianta e ioghendra / Un greco vi accolse nudo / solo il bouzouki ne velava l’intimità”. Esilarante e fulminante. La prosecuzione è fatta di buoni momenti e di pensieri variegati, tra sesso, narghilé, musica kletzmer e vezzi genera-zionali.

    Divertentissime le successive “La danza dell’occhio pesante”, che racconta di un pomeriggio al cinema con una ragazza e l’occhio che inevitabilmente cala “ma con una donna non era poi elegante / così ingaggiai 14 forzuti / il cui scopo è sollevare il suo occhi pesante” e “Il gatto parla”, uno strano swing gattesco, opera del bassista Paolo Pampalo-

    ni. Forse il senso del concept un po’ si sfilaccia, ma l’ispirazione continua a essere alta e a sostenere l’operato dei magnifici sette della Martiniccca, che, passato il gatto, entrano nella zona introspettiva dell’album, quella del crepuscolo e poi della sera e della notte.

    Il primo brano introspettivo è un’intensa e partecipa-ta “Kairòs”, parola che nell’antica Grecia significava “Tempo giusto o opportuno”, un momento in cui ac-cade qualcosa di speciale. E qui è una ragazza sotto una grondaia che sta provando passi di tango da sola, così diversa da quelle coetanee sue “che proprio non riesco a capire”. La musica segue lo stesso metro: rallentata, con un canto ripiegato che quasi si nascon-de tra le ricche costruizioni musicali. Un passaggio che rende naturale e senza frizioni l’introduzione al successivo strumentale “Buonasera”, 1’04” di sola musica da riflessione e ripensamento.

    “In the mood for love” è ancora un brano intimista che traghetta dalla sera verso la notte. E’ mezzanot-te e 23’ (la canzone in questo è precisa) e siamo al dopo visione casalinga di un bel film d’autore, quello di Wong Kar-Wai, omonimo (“L’ennesimo motivo per pensare a noi”): “ Io, frugando il tuo corpo gentile / per concessione delle trasparenze / decido di non preoccuparmi / preferendo la nostra sensualità al futuro passato / a un distacco annunciato”. E anche qui tanta musica, gentile, introversa e imbarazzata, traghetta verso l’ultima parte del giro delle lancette, ma prima di esaurire il disco c’è tempo per la finale “Sovrapensieri”, la title track, ultima canzone dell’al-bum, come “panni stesi ad asciugare al sole” o “vite raccontate senza voglia ad una festa”.

    L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_MartiniccaSovrapensieri.htm

    Un viaggio in 24 ore all’interno di 12 storiedi Giorgio Maimone

  • Ugo MazzeiPubblico e privato

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    Ugo Mazzei non è giovane. E visto da questa parte della barricata, di chi gli anni li ha già compiuti, questo non è un difetto. Arriva al debutto discografico dopo i 40 anni e forse anche proprio per questo il suo “Pubblico e privato” ha il sapore di un’opera matura, pensata, personale, pur nell’inevitabile filone che dagli chansonnier francesi conduce giù dritto fino a Gian Maria Testa. Ho tenuto questo disco a bagno maria per un anno e me ne facevo una colpa: bei testi, belle musiche, varietà di temi, personali, ma non ripiegati, non chiusi in se stesso e in se stesso risolti. Comprensibili e non intellettua-listici, ma colti e coltivati. Quindi una grave colpa non parlarne.

    Continuo a pensarlo, eppure, dopo gli ascolti ripetuti che portano a un recensione ecco che un dubbio sale. Tutto bello, tutto a posto però ... quasi troppo bello, troppo levigato, troppo curato. Il sospetto (oh, badate bene, è solo un sospetto) è che in queste canzoni manchi l’intima necessità. Sono troppo fatte “come dovevano essere fatte” e non come “potevano essere fatte” e forse erano state fatte inizialmente. Come se qualcun altro, oltre all’autore, ci avesse messo le mani e lima qua, taglia là, accorcia qua, allunga là avesse fatto un lavoro di alta sartoria e trasformato un pugno di ottime canzoni in un prodotto levigato, atto a sollecitare, a richiamare, a far tornare alla mente i lavori di Fossati, di Lolli, di Renzo Zenobi, di Gian Maria Testa, con effetti di ricalco volontario o involontario.

    E’ solo un sospetto, ripeto e ribadisco, che nasce quando nel disco si è ben dentro di mani e di piedi, oltre la metà, a furia di sentire scorrere concetti. Potrebbe essere anche la stanca che prende alla presa con prodotti che avrebbero bisogno solo di maggior concisione (qui siamo quasi sempre sopra i 4 minuti a brano per un totale che supera l’ora di musica, forse troppo per un invito all’ascol-to. E’ un metraggio da grande autore. Considerato peraltro che grandi autori come Guccini e De André raramente sono andati oltre la mezzora di musica a disco). O forse ancora è il fastidio di un brano come “Brigida” che vuole essere un ricalco dei brani lacrimosi degli anni ‘30, ma non è facile scrivere “Di mamme ce n’è una sola”, ce l’ha fatta a stento Guccini. E allora se si ha rispetto, amore o attrazione per le canzoni dell’epoca tanto vale farle seriamente come ha fatto GianMaria Testa con “Miniera”. Altrimenti tutti credono di essere

    spiritosi e poi escono frasi inutili come “Ah che sventura passare con lei una vita di guai / quando pianse dei lamenti miei io mai più la guardai / poiché avevo ferito il suo cuore / con i fondi del te lo curai”. Fa ridere? A me no. E’ una parodia e non serve essere geniali per fare le parodie. Brigida perché rima con frigida! E vabbè ...

    Ma almeno si cerca di far ridere. “L’aviatore” vuole essere seria: “da queste altitudini la terra è un’idea che abbraccia il mare ... E giro da solo e giro intorno a me / lasciandomi dietro i ricor-di come neve al sole / nessuno mi cerca più / nemmeno un saluto da laggiù” ... “Signore Iddio dell’universo / cerca stavolta di capire / che que-sti anni senza grazia e senza onore / sono l’inizio di un tormento di poca libertà e terrore / nelle tue notti graffio il cielo / sono un cantautore”... “Sono un pilota solo nel vento su questo aereo che non scende mai / se vedessi un diavolo lo abbracce-rei” (in cielo? - Ndr)”. Mi spiace, ma è poetichese, non poetico.

    C’è di meglio. C’è senz’altro di meglio in questo disco a cui non avrebbero fatto difetto quattro o cinque canzoni in meno. Come il samba un po’ qualunque di “Me a metà”: “sarai per sempre la mia via di scampo / il mio respiro, il mio perdono / una passione, un dono /un angelo di sale, un sole / perché tu sei / tu sei la mia ispirazione / un paradiso un fiore, un magico regalo / perché sarai una valanga su un fiume / un’albra senza sole / la luce dai tuoi occhi nascerà”. Mah ... inte-ro, e neanche a metà.

    L’articolo completo su: http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_UgoMazzei.htm

    Levigato e curatoForse anche troppodi Leon Ravasi

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    Spiace sparare sugli eroi che invecchiano, ma daquanto tempo è che Vasco Rossi non fa, nondico un disco, ma una canzone memorabile?Troppo. Forse da "Ti prendo e ti porto via" del 2001.Nel nuovo millennio si contano sulla punta delle dita gliepisodi memorabili. E questo live londinese unisceall'assenza di novità, tipiche di un live, un volume sono-ro che è di preminenza di basso e batteria. E' il cuoredel rock, certo, ma qui non si sente altro. E allora qualepuò essere lo scopo di questo acquisto? Una memora-bilia per chi c'era, forse anche indispensabile (non èfacile per un italiana fare un concerto a Londra), quin-di una memorabilia anche per Vasco. Per tutti gli altriè totalmente inutile.

    E in effetti, diamone atto, il doppio cd qui offerto è in edi-zione limitata, quindi non destinato a fare record diincassi. Ma anche in questo caso sale forte la perples-sità del perché, neanche per fan! Il concerto risale al 4maggio 2010, prima tappa europea del tour indoor.Vasco è di scena all'Apollo Hammersmith, leggendariotempio del rock inglese: per lui e per la band è e rimar-rà "un gran bel film" come il titolo della prima canzonein scaletta. L'instant live deve il suo nome al fatto diessere uscito il 22 giugno, pochissimo tempo dopo ilconcerto

    Non vale certo la pena di starvi a raccontare che branicome "Bollicine", "Albachiara", "Domenica lunatica","Sally", "Vita spericolata" o "Dillo alla luna" hanno fattoparte della storia della musica italiana degli ultimi anni.E' un fatto. Ma è altrettanto un fatto che in questo live,.per quanto istantaneo, da Londra non si senta unasola parola dei testi. Vasco Rossi, peraltro, non è disicuro Bob Dylan (o De Gregori) che di volta in voltacambia i brani per rendere impossibile ai fan seguirlonel canto. Vasco non solo facilita l'opera, ma la incorag-gia e in "Albachiara" si fa fatica a dire se in fin dei contiil signor Rossi più famoso della musica italiana forniscala sua partecipazione o meno. Quindi io dovri pagareper sentire Cesare, Annina, Jolanda e Samantha,Riccardo, Nicola ed Elvira che intonano "Respiri pianoper non far rumore / ti addormenti di sera / ti risve-gli col sole / sei chiara come l'alba". No, grazie. Se nonsono Cesare o Annina, Jolanda o Samantha, Riccardoo Nicola o Enrica preferisco spendere i miei soldi perun brano dove canti Vasco Rossi.

    Insomma, delusione è la sigla dopo l'ascolto delle 24canzoni che costituiscono il corpus di "London InstantLive", non perché le canzoni siano brutte (sono tuttefamose e meritatamente), ma perché l'operazione nonha un senso logico percorribile e la registrazione è diqualità appena accettabile, venendo da una major e dauna superstar come Vasco Rossi, con la voce delnostro stranamente in ombra. In quanto alle chiacchie-re tra un brano e l'altro, dimostrano solo che perVasco l'inglese al massimo resta un film con Terence

    Stamp e non una lingua con cui chiacchierare con ilpubblico. Totalino, siamo a Londra, ma se non lo dices-se lui a un certo punto potremmo essere a Cattolica.Italiano l'artista, italiano il pubblico. Ha senso? Altracosa, da un punto di vista tecnico: è vero che è un live,ma ogni brano deve iniziare col "batto quattro" dellabatteria inevitabilmente? Non lo si poteva zeppare inpost-produzione? Insomma, un Vasco minore che nonfa giustizia al suo fratello maggiore, l'Amico fragile chein tanti amiamo.

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/Recensioni/Rece_VascoLondra.htm

    Ma si sente male! Il piacere allora qual è?

    di Giorgio Maimone

    Vasco Rossi :"London InstantLive 04-05-2010"

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    “Canta Germano le tue pa-role d'amore in un mon-do di angeli nascosti. Bal-lare, guardare, capire. Parole perdire, per chiarire. Geometrie di pa-role e sentimenti. Paertenze. Cer-care altrove gli sbalzi per lanciarsi,per arrivare al senso del contro-vento ostinato. Freddo, quiete, su-dore. Una foglia d'autunno, un pre-cario equilibrio. La dimenticanza ac-cusa la vita troppo comoda. Pren-di un poco di sabbia per la tua cles-sidra. Tempo inutile, straniero a testesso. Sabbia. Luci di un paese inlontananza; al di là di un mare infi-nito. Terra che ti resta appiccicatasulla pelle come una vecchia patriache non lascia posarsi una nuova.Confini alti, insuperabili, invisibili.Viaggio senza meta, incapacità discegliere. Troppe prede, troppemani alzate, distrazioni per vecchiocchiali. Tira il tuo filo di acciaio tra il silenzioe il domani. Domani cosa sarà? Inbilico sul tuo filo, stretto nei tuoi spa-zi, naufrago in balia delle onde. Cul-la tuo figlio anche se non c'è. Strin-gilo, amalo, anche se non c'è. Par-la a te attraverso lui. Parla al figlioche custodisci tra le pieghe dellatua anima e le rughe del tuo viso, alconfine. Solitario, contrabbandieredi tempo, di speranze, di resisten-za. Dormi. Un sussurro di preghie-ra. Trasporto, musica, indifferenza.Danza ubriaca, dolce dimenticanzae coscienza. E' notte, un'altra not-te, la stessa coscienza. trovarsi. Unaltro Natale ed un altro ed un altroancora. Parole ... quasi d'amore".(Luigi Maieron)

    Non capita tanto spesso di trovar-si la recensione già fatta (e d'auto-re) e riportata sul libretto del cd. Inquesto caso sì. Quanto riportatosopra è di penna di Luigi Maierone descrive, racconta,. chiarisce imondi, i punti, gli umori che si respi-rano nel disco. Peraltro anche Bo-naveri, scegliendo di farsi introdur-re da Maieron compie una sceltadi campo ben precisa e indirizzata.

    Sì, Maieron e Bonaverizompettano nello stessocampo della musica d'au-tore, quella che rivolgeun'attenzione estrema al-le parole e le fa accomapgnare damusiche e da un canto che invita-no ulteriormente a pensare, a me-ditare, a ragiornarci sopra. Pocosembra lasciato al caso qua den-tro, ma nello stesso tempo i senti-menti e le sensazione, le aspirazio-ni e le convizioni sono a fior di pelle,dentro il vibrato del canto, dentrola scelta delle frasi, persino nelle vir-gole e nelle pause. Perché Bonave-ri (e questa è una nota di merito)scrive le canzoni mettendoci i segnidi interpunzione. Vivaddio!

    Bonaveri ha preso la sua letturade "Le città invisibili" di Italo Calvi-no, la ha accantonata, ma su que-sto tema ha imbastito la spina dor-sale di un album che non è un con-cept, ma è un'opera legata da unaforte unità tematica e stilistica. Do-ve le città invisibili e le popolazioniinvisibili di alcune città (la maggiorparte, ormai) si interesecano e siscambiano destini, in uno scenariourbano dove però c'è spazio anco-ra per la tenerazza di un pensierod'amore o, profondo, d'affetto. Ger-mano Bonaveri (o Bonaveri, in ar-te) conferma la sua tessera di iscri-zione al club della canzone d'auto-re in un disco intenso, coinvolgen-te, suadente e morbido come unrum della Martinica, di quelli agri-coli, che non grattano mai la gola,che non stordiscono, che comuni-cano. Non è un disco che metti disottofondo e lasci scorrere, anchel'ascolto distratto reclama subitoche non siamo di fronte a un pro-dotto consueto.

    Struggenti le "parole ... quasi d'a-more" di "Danza", il pezzo che aprele danze: "Balla, ti prego, balla an-cora / e non mi importa quantopuò costare / ho ancora spicciolidi esistenza per poter pagare: /balla ancora. / Parla, parla anco-

    ra / e vienimi a trovare / stammiad ascoltare / anche quando nul-la ancora c'è da dire: / nei tuoi oc-chi grandi troverò parole / quasid'amore". Canzone di occhi stan-chi, di tempo che è passato, di fe-rite immaginarie e immaginate,con spazio per cercare di capire,anche se "il tempo porta via / il co-raggio infantile di dimenticare /che comunque questa vita è tuttouno scivolare" ("uno" scivolare, Bo-naveri! Non "un" scivolare!).

    "Le città invisibili", come il titolo pro-mette, è tutto dedicato al livbro diCalvino. Perfetta, ma necessita deisottotitoli o di una lettura preventi-va del libro o di una perfetta cono-scenza. Altrimenti Despina, Bauci eVilla Meridiana rimangono dei no-mi senza collocazione. Il buon vec-chio uso delle note a margine avreb-be in questo caso fornito un contri-buto impagabile. La ballata però èariosa e ampia. Si concede, ti pren-de e ti porta altrove. Effetto "Asia".

    "Controvento" è interessante, an-tica, forse già un po' masticata mu-sicalmente (mi ricorda qualcosa disfuggente, ma in modo molto net-to: i Sulutumana?). E' una canzonedi ferite dell'anima: "Perché poi pas-sa / il dolore passa / lasciandoquiete / fuori e dentro me". E' un'al-tra canzone quasi d'amore: "Oradi scappare via con me / ore di pa-role spese al vento / Voglia di scap-pare via con te / Voglia di giorna-te spese / controvento ..."

    Bonaveri"Città invisibili"Rusty Records - 2010Nei negozi di dischi

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/Recensioni/Rece_BonaveriInvisibili.htm

    Contrabbandiere di tempo, speranza, resistenza

    di Luigi Maieron e Giorgio Maimone

    Bonaveri:"Città invisibili"

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    Torna il canto politico, periodicamente, e ci riempiedi gioia e di passione. Giubbonsky è un polistrumen-tista, tuttaltro che dilettante, che però si diletta aparlarci di Mafia, di Milano, di storie di polizia, di battaglieper l'acqua e a difesa del centro sociale Torchiera. E perdi più il disco è bello. In piedi, compagni, e applausi! Giubbonky è bravo, ma d'altra parte non viene micafuori dal niente. Le sue note personali parlano di untalento precoce che a nove anni imitava Paul Anka can-tando "Ogni volta" e poi, passando attraverso il punk, siarriva ai Montenegro Tango, gruppo dark dell'alessan-drino, alle più note Officine Schwartz di Bergamo e poialla Banda degli Ottoni a scoppio di Milano. Ma non èfinita qui: sempre lavorando nella nostra città e dimo-strando un'inventiva per i nomi degna di plauso,Giubbonsky passa ai Tasselli del 6, ai Supersonica, allaContrabbanda (dove continua a suonare il sax), finoall'approdo solista. Questo è il suo primo disco e, comeè ovvio, non viene distribuito nè stampato. Cercatelo. E'online, è obbligatorio ascoltarlo!

    L'approccio di Giubbonsky risente degli schemi del punk,ma ammorbiditi in una versione cantautorale non scar-na, che deve qualcosa anche alla musica americana. Lavoce è solida e sicura, grintosa, atta ad abrasioni e vaf-fanculo. Ma non è solo polemica e rabbia. I brani diGiubbonksy sono strutturati e argomentati. E sono pari-menti tutti quanti politicamente impegnati. Che si parlidi "Città blindata", dove su un ritmo deliziosamentecountry racconta di una città con "presenze sempre piùinquietanti / .../ è uno strano posto questo luogoameno / non mi riconosco e forse tu nemmeno /passo dopo passosopra questa strada/ questa qui èMilano, una città bilandata / Stilisti, 'sti Cristi / perbe-ne qualunquisti che fino a ieri erano quasi socialisti", siache si affronti la tematica del "Non lavoro", a cui il discoè dedicato: "Mi sveglio la mattina ed apro un occhio solo/ ma dopo due minuti anche l'altro prende il volo /sotto il mio bel piumone mi giro e mi rigiro / sto propriobene pigro come un ghiro" e come mai? Perché "hoscelto un'altra vita e non lavoro". L'alternativa al "produ-ci-lavora-crepa". Il sogno dell'accidioso felice.

    "La terra perduta" affronta il tema dei Rom. Perché par-liamo sempre dei loro difetti? E se provassimo a cercar-ne i pregi? "Tu non conosci il nostro cuore / sei un gag-gio / perché non ci stai ad ascoltare?" "E' da secoli chesiamo una parte dell'Europa / non abbiamo una mone-ta / non abbiamo un posto all'Onu / non spingiamo maii bottoni che decidono le sorti del tuo mondo e del tuoDio / del tuo conto in banco ed io / non ho esercito enon ho frontiere / non ho patria e non ho stato / nonho polizia e non ho galera / e la prigione me l'ha presen-tata la tua civiltà". Civile e presentata in modo piano esenza orpelli etnicizzanti. "Rio preca" è invece un mini-mo gioco di parole sul precariato: un giovene laureato,al soldo di un'agenzia interinale, viene costretto a cam-

    biare troppi lavori in troppo poco tempo. Introdottadalle note di Sante Caserio, la ballata, vagamente mor-riconiana, traccia l'itinerario del contemporaneo travetche, precariandosi anche l'equilibrio interno, decide difarsi giustizia da sè, riducendo in minuscoli frammenti levetrine della sede centrale dell'agenzia interinale.

    In "Forza Mafia", si specifica, "ogni riferimento a partitipolitici, uomini del governo, presidenti del consiglio èpuramente .... casuale". Oppure no? "Occulti persuasoridi menti penetrate / cantano un tormentone da discoper l'estate". "Quattro accordi per un inno non sonoabbastanza / necessario è proprio un testo per la circo-stanza / frasi brevi che chiariscano il momento attuale/ metrica che il nostro tempo non scandisce sale / oggiil grande paroliere sa che cosa dire / e indicare alla suagente la via da seguire / quindi chiede alla sua musaquell'ispirazione / che lo guidi senza indugio nell'opera-zione / compone due parole capaci di ottenere / unconcentrato denso / di ogni vario potere: Forza Mafia!"I riferimenti non sono mai stati così poco casuali.

    Su un gradino più basso viaggia "Flatulente" che cerca lascorciatoia escatologica per raccontare ancora la situa-zione degli sceriffi che ci siamo (si sono scelti) per dirige-re le città. Così. Un giochino umoristico, ma un po' scari-co. La seconda perla del disco, dopo "Città blindata", arri-va adesso: si tratta di "Gelato in febbraio", la canzonededicata alla memoria di Luca Rossi, vittima a Milano il232 febbraio del 1986 di una delle tante pallottolevaganti che hanno funestato - e funestano ancora oggi -la quotidianità di questo paese. Siamo alla Bovisa, in piaz-zale Lugano, Luca e un amico stanno correndo per pren-dere la filovia, quando in un altro punto della stessa piaz-za scoppia una rissa, un poliziotto della Digos, fuori servi-zio, estrae la pistola d'ordinanza, prende la mira e spara.Il proiettile colpisce di rimbalzo Luca Rossi che morirànella notte in ospedale a vent'anni non ancora compiuti.

    Giubbonsky"Storie di non lavoro"Autoprodotto - 2010Solo sul sito

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_Giubbosky.htm

    Canto politico: ci vuole un bel coraggio.

    E qui c'è!diLeon Ravasi

    Giubbonsky: "Storie di non lavoro"

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    Un disco professionale, dal suono ineccepibile, lavoce profonda e fascinosa e costellato di piace-voli canzoni (12, di cui 6 sono tuffi nelle acque al-te della memoria). Shel Shapiro ha vissuto un periododi splendore nel mondo musicale italiano nella secon-da metà degli anni '60 alla guida dei Rokes, band semi-nale del beat italiano (anche se si trattava in realtà di 4inglesi), assieme ai Nomadi, all'Equipe 84, ai Dik Dik eai Camaleonti: capaci di sfornare un hit dopo l'altro.

    Da "C'è una strana espressione nei tuoi occhi" del 1965a "Che colpa abbiamo noi" ('66) , "E la pioggia che va"(sempre '66, a tre mesi di distanza!), fino a "Lascia l'ul-timo ballo per me" del giugno '68. Poi il gruppo si erasciolto, ma Shel è sempre rimasto attivo, come produt-tore e musicista. Quasi 40 anni dopo, mentre Shel ini-zia una seconda vita come attore (ha una parte nel nuo-vo film di Albanese) ecco il disco di cui stiamo parlando.Ma di nuovo c'è troppo poco per giustificare un’uscitadiscografica. Nostalgia o curiosità, più che altro, nelsentire le versioni originali di "C'è una strana espressio-ne nei tuoi occhi" ("When you walk in the room" di Jac-kie De Shannon) o di "Che colpa abbiamo noi" ("Chery-l's going home" di Bob Lind).

    Nè l'innesto di Lucio Dalla in "Bisogna saper perdere",né quello di Frankie Hi-Energy che "rappeggia" sopra"Che colpa abbiamo noi" aggiungendo un vago richia-mo ai fatti di Genova, bastano a giustificare la spesa enemmeno il ricordo di Tenco in coda a "Piangi con me".

    Gli arrangiamenti sono comunque rifatti e cambiati,"aggiornati" direi rispetto agli originali e Shel si limitaa cantare senza suonare la chitarra. Tra i brani "nuo-vi" o comunque poco conosciuti solo "Per amore del-la musica" si stacca dagli altri, dall'alto dei suoi quasi5 minuti e "Senorita" è grazioso, anche se un po' giàsentito. Eppure tutto è corretto. Forse troppo.

    Shel Shapiro"Shel"Sony Music - 2002Nei negozi di dischi

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/Recensioni/Rece_Shel.htm

    Il ritorno di Shel, ma di nuovo c'è pocodi Giorgio Maimone

    Shel Shapiro: "I grandi successi"

    Piccolo viaggio nel tempo sull'onda della pro-vocazione intelligente e dell'amore per la buo-na musica che fu. Prendendo lo spunto dal-l'abitudine del Ventennio di italianizare i nomi, eccoche Christian Schmitz (maniscalchi, appunto) pren-de lo spunto per mettere in piedi una jazz-band chepropone un repertorio tutto italiano di musica leg-gera e jazz degli anni Trenta e Quaranta.

    L’ensemble prevede - secondo l’uso dell’epoca - tresax, due trombe, un trombone e un quartetto rit-mico formato da pianoforte, chitarra, basso e bat-teria. Ma è il lavoro filologico di ricerca e la cura de-gli arrangiamenti che fanno sì che la magia riescaancora una volta e che dal viaggio nel tempo ri-emergano classici intramontabili come "Maramaoperché sei morto?" o "Il pinguino innamorato", maanche brani meno noti come "Contraddizione" o"Girotondo ... dell'amore". Un'ora di intrattenimen-

    to garbato e intelligente e, in un certo senso, ancheuna lezione sul campo di storia della musica. Sonocanzonette, ma non si consumano. Ottimo ascolto.

    Orchestra Maniscalchi "Diamoci del tu"Fitzcarraldo - 2010Nei negozi di dischi

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/Recensioni/Rece_ManiscalchiSp.htm

    Dalle pieghe del tempo ritorna l'orchestra

    di Bartolomeo Timoschuck

    OrchestraManiscalchi: "Diamoci del tu"

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    Volete trascurare questo disco? Fate pure. Ri-schiate di non capire assolutamente nientedel beat italiano, un fenomeno non margina-le, né per la musica, né per il costume e quindi nem-meno per la storia d'Italia, almeno quella contem-poranea. I Rokes sono quattro ragazzi inglesi (Nor-man David Shapiro, detto Shel, Johnny Charlton,Bobby Posner e Mike Shepstone) che negli anni '60hanno fatto a ritroso il cammino che tutti i gruppimusicali volevano compiere e dall'Inghilterra, patriadel beat, sono arrivati in Italia, dove, tra Milano e Ro-ma, hanno collaborato con tutti gli artisti e gli orga-nizzatori su piazza: da Teddy Reno ad Alberico Cro-cetta, da Mogol a Sergio Bardotti, riuscendo a ven-dere oltre 5 milioni di dischi tra il 1962 e il 1968,quando la loro stella si esaurirà, portando allo scio-glimento del gruppo da lì a due anni.

    "I Grandi successi" ha il pregio di raccogliere in un uni-co cd le 16 migliori canzoni dei The Rokes. Mancano,oltre ad alcuni lati B dei 45 giri ("Ci vedremo domani","Il primo sintomo", "Non far finta di no"), i grandi insuc-cessi degli ultimi anni della carriera, entrambi legati alFestival di Sanremo: "Le opere di Bartolomeo", che ave-va qualche pretesa di assomigliare a una canzone diprotesta (in fondo cantava dell'alienazione in fabbrica)e "Ma che freddo fa", che è stata sì un grande succes-so, ma solo nella versione di Nada, la sconosciuta 14en-ne che cantava il brano assieme a loro a Sanremo nel1969. L'ultimo 45 giri a loro accreditato è "Ombre blu"del 1970, ma non ha lasciato tracce durature.

    Qui, invece, troviamo una carrellata di stelle. Canzoniche hanno contribuito a efidicare l'immaginario colle-tivo degli anni '60 e che ancora adesso ricorrono inogni colonna sonora che accompagni immagini d'epo-ca (anche del '68, pur se, come Shel ha sempre det-to, è stato proprio il '68 a spazzare via il fenomeno Ro-kes). E allora partiamo dagli immortali: "Che colpa ab-biamo noi" e "E la pioggia che va", due mantra genera-zionali, nati dalla penna di un Mogol particolarmenteispirato (la stessa ispirazione la troverà qualche annodopo con Lucio Battisti) che suggerisce vaghe emo-zioni protestatarie, partendo dall'originale di due bra-ni americani di Bob Lind (un autore che in pratica hascritto solo questi due brani, oltre a "Elusive Butterfly",tradotta dalla Caselli come "La farfalla", ma senza rag-giungere da noi il successo degli altri due brani).

    "Che colpa abbiamo noi" e, ancora di più "E la pioggiache va", riecheggiando Bob Dylan, parlano della pre-sa di distanza della generazione dei ventenni da quel-la dei padri. Per allora erano già brani di rottura. Piùtradizionale "Piangi con me", famosissima perché re-tro di "Che colpa abbiamo noi" e per il parlato in simil-italiano dell'inglesissimo Shel, che ancora oggi, dopo

    40 anni in Italia, parla un italiano ricercatissimo, macon inossidabile accento british. Altri punti focali deldisco sono "C'è una strana espressione nei tuoi oc-chi" che è stato il primo singolo del gruppo ad arriva-re al numero uno in classifica in Italia (i Rokes hannoavuto successo solo da noi. In Inghilterra no). Da nonperdere poi una travolgente versione di "Here comesmy baby" di Cat Stevens, intitolata in italiano "Eccoladi nuovo" e "Cercate di abbracciare tutto il mondo co-me noi" che, assieme all'altrettanto lunga "Un figliodei fiori non pensa al domani" rappresentano al me-glio l'impronta hippy sulla musica beat.

    Ma cosa avevano di speciale i Rokes, oltre al fatto diessere inglesi e cantare in italiano? E cosa ha fattodi loro l'alternativa (e i rivali) dell'Equipe 84, alloragruppo di punta del beat da noi, collocandoli su unpiedistallo anche rispetto ai Nomadi che pure ave-vano un certo Francesco Guccini che scriveva perloro? Tante qualità. Facevano cover, è vero, ed han-no avuto successo con quelle, ma Shel in realtà hasempre scritto, parole e musica (poi le parole, chelui comunque provava a scrivere in italiano, veniva-no sistemate da qualcun altro). Ma "C'è una stranaespressione nei tuoi occhi", per quanto cover di unbrano di Jackie De Shannon, è co-firmata da Shel,come pure "Cercate di abbracciare tutto il mondocome noi", "Ascolta nel vento", "Finché c'è musica mitengo su", "Spegni questa luce", "Quando eri con me","Ricordo quando ero bambino", per non parlare di"Piangi con me" che deve essere tutta di Shel, consolo qualche correzione di Mogol. Insomma, otto bra-ni su 16 sono co-firmati dal leader del gruppo, cosache né Vandelli, né Daolio hanno mai fatto.

    E poi i 4 Rokes, con tanti begli anni di gavetta sullespalle, già a 20 anni, sapevano suonare, come di-mostra anche un disco dal vivo, registrato al Pario-li di Roma e pubblicato dalla rivista "Raro!" solo ne-gli anni Novanta. E poi in scena ci sapevano stare,studiavano gesti ed atteggiamenti, il look e le par-tecipazioni televisive (andavano ovunque). Vinceva-no con qualità e professionalità. Ecco quindi che i"Grandi successi" sono ancora convincenti a 40anni dalla loro scrittura. E fondamentali per chi vuo-le capire qualcosa del costume e della vita dell'epo-ca. Un disco basilare, anche se è solo una raccol-ta di 45 giri.

    The Rokes "I grandi successi"Linea Tre / Rca / Bmg - 1990In tutti i negozi di dischi

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/Recensioni/Rece_Rokes.htm

    La Bibbia degli anni '60: la qualità dei Rokes

    di Giorgio Maimone

    The Rokes: "I grandi

    successi"

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    “Era un ballo meticcio, l'incrocio tra un ca-sto samba ed un tango / nelle balere difango tra le balle di fieno e un tempo pio-vasco". E già quando le prima parole di un disconuovo suonano come queste un campanello d'allar-me suona. Dopodiché segue un diluvio di parole (co-mentato nella canzone:"Detto brevemente viaggiocon la mente"). Ok, è un delirio ("ruotano rupestricontadini colorati, passa il toporagno con i figli ad-dormentati, passa la medusa con la maglia di fla-nella, fuma la candela e spengo il sole con la birra"),ma c'è del genio. E quando c'è del genio serve at-tenzione. Questi sono gli Ultimavera e l'album por-ta il magnifico titolo di "Ai caduti in bicicletta" e lafoto di copertina più bella dell'ultimo anno, un trici-clo nella neve (residuo della ritirata in Russia?).

    “Ai caduti in bicicletta” - spiega il loro comunciatostampa - è l’inevitabilità delle cose, è la cruda ana-lisi dei fatti, è la coscienza che si risveglia violenta,è il ricordo sepolto che riaffiora senza pietà. Comeprofilers sulla scena di un crimine, gli Ultimaveraanalizzano i dettagli, raccolgono prove, esaminanobrandelli di vissuto, ascoltano testimoni".

    Se vogliamo passare oltre il roboante linguaggiodei comunicati stampa (ci avete mai fatto caso che,a furia di esagerazioni, risultano del tutto innocui?Sterilizzati) il disco possiede una seria base. Già laseconda traccia, "Via Roma, 68", abbandona latraccia del nonsense per cercare di raccontareuna storia e dal surrealismo si passa al neoreali-smo con un piacevolissimo effetto retrò sottolinea-to dal violino (ospite, perché i nostri sono il classi-co combo rock: due chitarre, basso, batteria): "For-se negli armadi con la naftalina / non ritornerà lanostra vecchia moda / correre per strada con labici e le mutande / Correre per provocarsi graffisulle gambe / Forse nelel case popolari gialle /non ritornerà mai più l'odore del bicato / che ti di-stingueva dalle altre bambine / e non si cancella-va come il nostro amore". E' una delle canzoni piùbelle del lotto, Bisogna ascoltarla tutta, leggerla,sentirne i sapori, il passare del tempo, quella vagaombra di nostalgia.

    Anche "Agosto '87" percorre la strada del ricordoper chie ra ragazzino a fine anni '80 tra "le meda-glie olimpie di Lewis, la contea di Hazzard, Kitt e Mi-cheal Knight, Alan Crocker Parker e Benjamin Pri-ce, il tempo perso a caricare Wonder Boy, e quan-te volte hai perso la concentrazione per le palel diArkanoid".

    "Din" Don!", almeno apparentemente risale più in-dietro nel tempo e anche in un altro altrove. Non

    siamo più sulla spiaggia del mare come in "Agosto'87", ma in un paese di montagna, con la neve, do-ve si diffonde "il tocco sordo e greve dell'Ave Ma-ria". Si parla di una domenica prima di andare inguerra, di vecchi amici che a stento cerchi di vede-re. Canzone cupa, triste e un poco disarmata. Unaddio alla vita normale che si viveva prima, in atte-sa del grande cambiamento. Il crinale del momen-to, dell'attimo in cui la vita cambia. Intensa.

    Il tema della memoria è comunque sempre vincen-te nelle canzoni degli Ultimavera che continuano aessere, come dall'inizio, lunghe prose, intensamen-te parlate e vestite dalla musica. C'è qualcosa del-l'attitudine degli OfflagaDiscoPax, ma calato in tut-t'altro immaginario. "Settembre" parla del ritornoa scuola e di "randellate a una mia amica che so-vente afferma la mia triste essenza". Una storiaviolenta di "figli dei tempi malati / volatili che nonhanno le piume / coriandoli nel pugno dei pargoli/ fiammelle di un funebre lume". L'attentato riesce,il giovane scappa, ma la trama è tutta da seguire.Quasi un giallo in 3'44".

    L'attitudine Offlaga si conferma nella successiva"Atoni di ego" che non finge nemmeno di esserecanzone, se non nel ritornello. Il resto è proprio pro-sa, ma, che ci volete fare? A me piacciono quelli cheparlano nei dischi! "Ti amo disse un giorno un pe-sce all'altro / senza puntualizzare nel verbo l'ingan-no". La genialità permane. "Racconto d'autunno"recupera qualche contatto in più con le realtà, conil surrealismo lasciato, momentaneamente, dietrol'angolo. Parte che sembra una ninna nanna (mala musica suggerisce che ci deve essere altro), sitrasforma in una tragica vicenda gotica, sfiora il te-ma dell'incesto, ma si ritira subito ("Stupida è l'am-biguità di questa canzonetta / ora la tragedia pren-derà quello che le spetta"). Ma, qui c'è la svolta: "Eratutto un sogno / figuriamoci non mi sarei mai per-messo di raccontare un incesto".

    Ultimavera"Ai caduti in bicicletta"Suoni sommersi / Cinico disincanto - 2010Nei negozi di dischi o su CinicoDisincanto o nei di-gital store

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_Ultimavera.htm

    Estrema attenzione, qui c'è materiale buono

    di Leon Ravasi

    Ultimavera: "Ai caduti in bicicletta"

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    Anche il piccolo giro della canzone d'autore inItalia si divide in conventi e conventicole. Unadi queste (la migliore) fa capo alla redazionedi Buscadero e al gruppo costituito attorno a Pao-lo Caru e Guido Giazzi. Fanatici del country ameri-cano, fino alla monomania, si sono sempre con-traddistinti per propagandare come musica "d'a-vanguardia" il lavoro di onesti texani-messicani che,per tutta la vita, avevano suonato musica parago-nabile al liscio romagnolo. Ora chiude questo cer-chio paradossale Massimo Bubola, uno degli arti-sti italiani preferiti dal Buscadero, che mette in pra-tica esattamente gli stilemi che congiungono in unfilo ideale la Romagna col Texas meridionale e ilMessico. Il risultato è spassoso. Ma stupirà anchescoprire che "Romagna nostra" è pure bello.

    Il paradosso ci sta e prende forma. Bubola ha mes-so assieme il Circolo Sociale del Liscio, partendo daun'idea, una provocazione di Giordano Sangiorgio,patron del Mei, per riarrangiare e reinterpetare al-cuni dei classici del "lissio" come "Romagna mia" e"Ciao mare" che, vale la pena di chiarirlo bene, nonsono interpretati in senso ironico, ma proprio resicome canzoni, come belle canzoni con un ben pre-ciso retroterra alle spalle. Di passaggio Massimone approfitta per aggiungere al biroccino due suoibrani: l'intramontabile "Il cielo di Irlanda", ormai al-trettanto storica di "Romagna mia" e un nuovo bra-no, l'intenso ed ispirato "Son passator cortese", de-dicato al brigante (romagnolo) Stefano Pelloni (lon-tano parente di Raffaella Carrà che di vero cogno-me fa per l'appunto Pelloni).

    L'intenzione è quella di miscelare questa musicada ballo ad altri generi anche internazionali cheMassimo ha sperimentato in 34 anni di carriera,riavvicinando il liscio alle sonorità più vicine al rock-folk contemporaneo. Questo E.P. di 6 brani, vedela partecipazione di alcuni dei più rappresentativiartisti romagnoli: il leggendario Moreno Conficco-ni, Elena Cammarone della "storica" orchestra Ca-stellina Pasi, Marco Bartolini della Scuola di Musi-ca Popolare di Forlinpopoli, Luigi Tartaull, StefanoDe Vecchi ed infine Pietro "Quinzan" Bandini , mu-sicista e organizzatore de La Musica nelle Aie

    Il Mei 2009, insieme alla Scuola di musica popola-re di Forlimpopoli e “La musica nelle aie”, ha lavo-rato in particolar modo sul rinnovato slancio dellemusiche tradizionali da parte di una nuova genera-zione di musicisti, prima di tutto lavorando al cddoppio “Aie d’Italia”, compilation ufficiale del Mei2009, con al suo interno ben 33 brani provenien-ti da tutte le regioni d’Italia e a un padiglione aggiun-tivo alla kermesse faentina della musica indipen-

    dente denominato “Terra di Musiche”."RomagnaNostra" è coprodotto dal Mei e dall'etichetta Ec-cher Music e viene distribuito in tutta Italia e all'e-stero da Materiali Sonori. A dispetto della breve du-rata che lo colloca nella categoria degli Ep (poco fre-quentata in Italia) l'agile dischetto ha una sua forzaed un suo valore che, al primo ascolto, sorprendeanche chi, come il sottoscritto, all'inizio aveva stor-to il naso di fronte al progetto.

    Bisogna dare atto a Massimo, che pure non iscri-ve il disco nella sua discografia ufficiale, di essersiapplicato al progetto con coerenza e professiona-lità e di avere messo sui piedi un progetto che po-teva essere costruito solo sulla testa. Dura poco,costa poco. Ascoltarlo è cortesia. E piacere.

    Massimo Bubola e il Circolo Sociale del Liscio"Romagna nostra" Eccher Music / Mei/Materiali Sonori- 2010Nei negozi di dischi e negli store online

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/Recensioni/Rece_BubolaRomagna.htm

    Quando Casadei incontrò il tex-mex

    di Giorgio Maimone

    Massimo Bubolae il Circolo socialedel Liscio: "Romagna nostra"

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    Non è da tutti fare un concept! In Italia c'eraun giovane autore genovese che ne era il mi-glior rappresentante. Ma dopo di lui ci han-no provato in pochi. Ogni tanto qualche voce si le-va e, memore della lezione di Fabrizio De André,cerca di uscire dal vincolo dei tre minuti del branoper provare a raccontare una storia intera in un al-bum. Una storia che, qualche volta, può anche es-sere sbagliata. Filippo Andreani è l'ultimo "matto"che ha cercato questo volo. E De André di sicuro l'-ha tenuto ben presente in ogni momento. Nel com-porre le ballate, nello scegliere le rime, persino nel-l'usare alcune sue parole ("Le vene celesti dei pol-si", "il punto di vista di Dio").

    "La storia sbagliata” è il primo lavoro di Filippo An-dreani, che ne ha scritto le parole e composto lemusiche. La pubblicazione, ad opera della casa edi-trice Nodo Libri, è del 26 marzo. Insieme al disco,la confezione (di formato simile a quello di un dvd)contiene un breve libro che riporta i testi delle can-zoni, le note storiografiche e due interventi a com-mento: il primo a firma di Marino Severini, ed il se-condo ad opera di Fabio Cani, ricercatore comasco,che descrive la cronaca storica della vicenda peragevolare la comprensione delle canzoni. Nel discosi raccontano le vite del Capitano Neri (al secolo Lui-gi Canali) e della collegatrice “Gianna” (al secoloGiuseppina Tuissi) – partigiani militanti nella 52esi-ma Brigata Garibaldi, romanzate in tredici canzoniche ne individuano i momenti piu’ importanti e la ri-costruzione della vicenda a metà tra verità e fanta-sia: a fine guerra, sospettati di tradimento, per un'e-vasione un po' troppo facile dalla prigionia fascista,sarebbero stati giustiziati dai loro stessi compagni.

    "Una libreria ancora vuota e scatole di libri da ripor-vi. - Scrive Andreani su suo MySpace - Era la prima-vera di due anni fa. L’abitazione di ogni nuova casaè sempre preceduta dalla necessità di sentirla pro-pria: a questo scopo, chi ama leggere ed ascolta-re musica vi ci porta libri e dischi prima d’ogni altracosa. Nel breve tragitto che dalla scatola porta alripiano, i libri quasi ti guardano negli occhi, mentreli giri tra le mani per riporli nel senso corretto. E pas-sano titoli che non ricordavi di avere, insieme a quel-li che ti ricordano un’età, o il posto dove li hai letti el’odore che c’era. Il cuore si ferma e riparte quan-do scorrono le copertine dei libri che hai quasi im-parato a memoria. Tra questi, quelli che mi aveva-no svelato l’incredibile storia della “Gianna” e del“Capitano Neri”. Non so ancora dire perché mi siaperdutamente innamorato di questa vicenda: sesia stato piu’ per una curiosità diventata brama diriviverne i giorni, o se per un’emozione cullata sinoa volerne riscrivere le sorti. Ma, di fatto, finivo di ri-empire la libreria con quei due nomi davanti, uno

    per occhio. Finché, terminato il lavoro, cominciai ascrivere su un foglio arrivato da chissà dove le pri-me parole….”se il punto di vista di Dio…”. L’inizio del-la prima canzone del mio primo disco".

    Da lì in poi tutto è proceduto più veloce e questo av-vocato 33enne comasco (dello stesso paese di Lu-ca Ghielmetti, Valmorea: duemila anie e due can-tautori!), che non esercita per non finire come il giu-dice di Spoon River e che appende alle pareti il po-ster di Joe Strummer, ma che conserva in ogni fra-se "il senso di De André per la canzone" si trova ariempire fogli su fogli di appunti, frasi, spunti per can-zoni e inizia a ricreare la storia di Neri e di Gianna,ma dall'interno, ossia "come si esamina la bocca diuna donna che si ama: volendola fino a caderci den-tro". Suonatore, poeta, cantastorie, Filippo prose-gue nei suoi tentativi fino ad arrivare alla stesurafinale, mischiando letture, testimonianze, sogni.

    Da lì in poi tutto è proceduto più veloce e questo av-vocato 33enne comasco (dello stesso paese di Lu-ca Ghielmetti, Valmorea: duemila anie e due can-tautori!), che non esercita per non finire come il giu-dice di Spoon River e che appende alle pareti il po-ster di Joe Strummer, ma che conserva in ogni fra-se "il senso di De André per la canzone" si trova ariempire fogli su fogli di appunti, frasi, spunti per can-zoni e inizia a ricreare la storia di Neri e di Gianna,ma dall'interno, ossia "come si esamina la bocca diuna donna che si ama: volendola fino a caderci den-tro". Suonatore, poeta, cantastorie, Filippo prose-gue nei suoi tentativi fino ad arrivare alla stesurafinale, mischiando letture, testimonianze, sogni.

    Filippo Andreani "La storia sbagliata"Nodo Libri / I Suoni - 2010Nei negozi di dischi o in libreria

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_FilippoAndreani.htm

    Dalle pieghe del tempo ritorna l'orchestra

    di Leon Ravasi

    Filippo Andreani: "La storia sbagliata"

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    La segnalazione la devo al prode Luf Dario Ca-nosi, che, in trasferta oltre confine, dopo averassistito a un concerto dei Vad Vuc, me ne par-lava con dotto piacere. La curiosità poi ha fatto il re-sto. Che ci fosse musica anche in Svizzera lo davoper scontato, che ci fosse nel Canton Ticino (e quin-di in dialetto locale, che è quasi uguale al lombardoo in italiano) lo ritenevo meno facile. Che poi la pro-posta fosse di qualità così tanto alta, dentro di meero portato ad escluderlo. Puro preconcetto. I VadVuc sono bravi, il loro folk (che non è combat, maskauntry-folk) è del tutto senza buchi. Gran disco!

    Gran disco anche perché i Vad Vuc, che sono in me-tà di mille (otto per l'esattezza) non sono il classicogruppo che pesta dura o che fa volere violino e fi-sarmoniche in gighe interminabili, ma sono in gra-do di produrre una proposta articolata che passaattraverso momenti molto diversi, che da qualcheparte tengono strette la lezione del folk e da altrequella dei grandi maestri della musica d'autore ita-liana: Fabrizio De André e Francesco Guccini in pri-mo luogo. Con De André si può segnalare la noncasuale coincidenza di allineare in un disco un mat-to, un malato di cuore e una "princesa", oltre allacitazione immediata del primo brano recitato in dia-letto da una voce femminile "in età" che può richia-mare "Le nuvole". E più in generale, sempre in co-mune con Fabrizio c'è questa voglia di esplorare imargini e la gente che sui margini si incontra, cer-ti che ognuno di questi incontri potrà portare a unarricchimento. E non a caso l'album si intitola "Laparata dei secondi".

    Se poi vogliamo passare un passo oltre possiamoricordare il parterre de roi che i Vad Vuc allineanocome ospiti nel disco in questione: si va dagli GnuQuartet a Steve Wickham, violinista dei Waterboys,presente al violino in "Matto", a Marino Severini delGang, a Matteo Carassini dei Trenincorsa e agli YoYo Mundi che, oltre a pubblicare il disco in Italia conla loro Sciopero Records, prendono parte attiva ar-rangiando e suonando la conclusiva "Quasi vell dabarch". La lista completa delle collaborazioni, chilo-metrica, la trovate qui di fianco nei crediti. A noiquello che piace segnalare è la forza complessivadel disco che allinea 14 brani (anche se uno di "8secondi", come giustamente ricorda il titolo. Si vada brani in dialetto (7, tra cui la versione in ticine-se de "Un aviatore irlandese prevede la sua mor-te", dalla poesia di William Butler Yeats, di recenteproposta come canzone anche da Angelo Bran-duardi), a poesie musicate (due), fino a brani di im-

    pegno notevole come la toccante "Caro dottore",probabilmente autobiografica e dedicata a un inter-vento chirurgico di ricostruzione del cuore, quan-do "imposero plastica a ciò che fu di carne". E vistoche la dedica della canzone è firmata dal cantanteCerno ("Grazie di cuore") l'immedesimazione scat-ta immediata.

    Ma non è l'unico momento di valore dell'album chene allinea tanti, da "E sparissun par sempru", dovegli Gnu Quartet danno un sapore sospeso al corofinale ("e sparissun a l'umbrìa / par sémpru / via"- "e spariscono nell'ombra / per sempre / via") enella bella coda strumentale. Coda strumentale do-ve lasciano il segno anche gli Yo Yo Mundi con lafascinosa "Quasi vell da barch" che chiude l'albumcosì come era cominciato: un parlato, tratto dallepoesie di Silvano Chiesa (poeta ticinese che già ave-va fornito liriche per l'album precedente dei VadVuc, ossia "Trans Roonkaya express", questo è il ter-zo disco dei Vad Vuc, che contemplano nella disco-grafia anche due Ep) e una lunga coda strumenta-le che, nel primo caso introduce all'album e nel se-condo congeda.

    Il singolo prescelto è il secondo brano "Scordata trale righe", dal classica aire skauntryfolk: "Vago e vi-bro colla vera voce avversa al coro / soffro e stri-do e sono solo un suono in disaccordo / vago e vi-bro colla vera voce avversa al coro / sono un suo-no solo all'unisono son sordo". Una bella scelta perdefinirsi voce fuori dal coro. Tra Tom Waits e Ca-possela, indica il comunicato. Vero. Ma più interes-sante è "Il muro": "Il muro sa che può dividere unaverità / che sui due lati è provvisoria, chissà se l'uo-mo lo saprà? / Un uomo sa che solo chi ha già per-so sa / quanto vale una vittoria, chissà se il murolo saprà?". Ritornello in Ticinese, testo in italiano,brano contro i blocchi mentali.

    The Vad Vuc"La parata dei secondi"Sciopero Records / Venus - 2010Nei negozi di dischi o nei digital store

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_VadVuc.htm

    Folk rock svizzero, ma senza buchi

    di Giorgio Maimone

    The Vad Vuc: "La parata dei secondi"

  • Appuntamento al prossimo numero. Per commenti, critiche e complimenti potete scrivere a [email protected]

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    Il pregiudizio è sempre duro a morire. Quando unaè uscita dal calderone del Festival di Sanremo,canta con Ornella Vanoni, cerca di fare del jazzd'autore c'è sempre il rischio che finisca a fare AmaliaGrè. Simona Molinari il rischio lo corre, la sua musicaè senz'altro pop. Ma dietro c'è un autore: Ed è lei stes-sa. Che scrive quasi tutti i testi e buona parte dellamusica. C'è lo spessore. Intrattenimento di classe. E laVanoni ci sta.

    Il trittico iniziale ruba l'attenzione, ma merita rispettoanche la versione di "How insensitive" di Vinicius DeMoraes e Antonio Carlos Jobim e più in generale l'inte-ra operazione che è sempre condotta con buona clas-se. Forse all'intera operazione, peraltro ottima, mancaun po' di sporcizia, qualche granello di sabbia in più e,per citare un titolo del disco, "Mettici più verve",Simona, soprattutto nei testi

    Simona Molinari"Croce e delizia"Isola degli artisti -2010Nei negozi di dischi

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/PrimiAscolti/Rece_SimonaMolinariSp.htm

    E' pop, non ci piove. Ma dietro c'è un autore

    di Moka

    Simona Molinari:"Croce e delizia"

    La povertà dei dischi di Stefano Giaccone è scon-certante. Qualcosa che mette addosso malinco-nia. Una chitarra, una voce, programmi craccati eniente microfoni per 13 canzoni che definire artigianaliè già un pregio. Eppure Stefano è un grande e non famai mancare notizie discografiche di sé. I dischio sonoabborracciati, sporchi, imprecisi, difettati (la traccia 6 ela 10, informa la copertina, sono registrate a un volumepiù basso. Per sentirle bisogna alzare il volume dellostereo). Insomma, cose che neanche in un demo casa-lingo. Eppure il personaggio è di grosso spessore e ladomanda vera da porsi è perché uno come lui, puravendo scelto di stare fuori dal sistema, non riesca agarantirsi condizioni di registrazione più decenti.

    A meno che anche questo francescanesimo discogra-fico non sia una scelta di una personalità che, dai tempidei Franti in poi (ma anche prima) né si spezza, né sipiega. E' difficile fare una recensione seria di questodisco, che non è né bello né brutto. E' un disco estre-mo, da ascoltare solo perché lo si vuole e perché siama nel profondo Giaccone. Ci sono pure quattro

    cover (Ligabue, Dylan, Silvio Rodriguez e Eddie Vedder),ma non sono di sicuro per assicurarsi passaggi radio-fonici. Stringe il cuore.

    Stefano Giaccone "Il giardino dell'ossigeno"Stella*nera - 2010In rete sul sito di Stella*nera

    L’articolo completo su:http://www.bielle.org/2010/Recensioni/Rece_GiacconeOssigenoSp.htm

    Il francescano della canzone d'autore

    di Giorgio Maimone

    Stefano Giaccone: "Il giardino dell'ossigeno"

  • Rino Gaetano... e cantavo le canzoni

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    Come la mettiamo? Normalmente di un disco del genere parleremmo male. Rino Gaetano è morto oltre 30 anni fa e forse la parola fine sulla sua discografia dovremmo averla già messa. Perché continuare con queste riedizio-ni che non aggiungono nulla al mito di questo (grande) autore? Qui c’è un cosiddetto inedito: “Ciao Charlie”. Non contateci più di tanto. E’ un abbozzo di un provino, gonfiato a canzone. E allora? E allora c’è che Rino Gaetano ha ancora tantissimo da raccontarti. C’è che cambiano le generazioni degli ascoltatori e che sarebbe presunzione ritenere che solo noi, coetanei, po-tessimo ascoltarle. E c’è che questa selezione è una bellissima selezione che, oltre all’inedito, allinea due live con Riccardo Cocciante e i New Perigeo, che escono da un Q-disc Rca del 1981 (ultima tournèe di Rino) e una cover de “Il leone e la gallina” di Lucio Battisti, cantata con Anna Oxa, più un brano eseguito da Marco Morandi (il cantante della cover band ufficiale di Rino). E poi, su Bielle, non avevamo mai parlato di quanto fossero belle le canzo-ni di Rino Gaetano.

    Sono 32 canzoni per un totale di oltre due ore e mezza di musica. E’ uscito il 27 luglio, il giorno del mio compleanno e me lo sono regalato per l’occasione, perché, al di là di tante altre considerazioni, contiene almeno 10 capolavori e una canzone che a me piace moltissimo, ma abbastanza rara su cd che è “Sei ottavi” (che finora avevo solo sul vinile consumato di “Aida”). Poi, se si vuole, ma siamo nell’ambito delle cu-rosità, c’è “I love you Marianna”, canzone del debutto di Rino, quando ancora si faceva chiamara Kamma-murri. Una canzonetta, poco più di un gioco, però con già dei semi di follia che germoglieranno da lì a qual-che anno. E poi il libretto qualcosa offre questa volta, non sufficiente a giustificare la spesa, ma interessan-te. Qualche foto antica di Rino e un pugno di ricordi di gaetaniani doc, tra cui Walter Veltroni, J-Ax, Simone Cristicchi, Fiorello e Lorenzo Cherubini - Jovanotti. Quest’ultimo ha l’illuminazione di dire: “Rino Gaetano porta due nomi propri e col nome noi chiamiamo l’amico: è un doppio amico, un amico al quadrato”. Altra bella riflessione la fa Fiorello: “Non sono canzoni del ricordo quelle di Rino, sono canzoni del presente e del futuro. E Rino di 30 anni, quel Rino, ancora oggi starebbe un passo avanti a tutti noi. Mentre Chinaglia, probabilmente, passerebbe al Frosinone”.

    Infine Simone Cristicchi, il più gaetaniano tra i cantau-tori attuali, dedica a Rino una poesia: “Ah Rino, quella notte è stata un po’ puttana / L’incrocio maledetto, là sulla Nomentana / Un improvviso schianto lontano

    dar mattino / te s’è portato via quer boja der destino / che avresti detto oggi de quello che succede / avresti aperto l’occhi a chi più nun ce vede / Se fossi ancora vivo saresti un poco incazzato / e come la Guzzanti verresti censurato”. Torniamo all’inedito. “Ciao Charlie”, ma Charlie chi è? E’ questo il dibattito sul web: Nei 2’30”del demo si salutano Jimi (Hendrix), Bob (Dylan), Otis (Redding), Paul e John (McCartey e Lennon), ma Charlie chi è? Un estremo sberleffo? Charlie Parker? Charlie Chaplin? Sono pochi i Charlie della canzone d’autore.

    La canzone più antica è “I love you, Marianne” che risale a un 45 giri del maggio 1973. Da “Ingresso libero”, il primo 33 giri del 1974, escono “Ad esempio a me piace il Sud”, e “I tuoi occhi sono pieni di sale”. Restano fuori alcune chicche come “Agapito Melteni, il ferroviere” e “L’operaio della Fiat”, ma non si può avere tutto. Da “Mio fratello è figlio unico” del 1976 vengono la title track, “Berta filava”, “Sfiorivano le viole”. Spesa grossa da “Aida”, l’album della consacra-zione, uscito nel 1977: “Aida”, “Ma il cielo è sempre più blu”, “Spendi spandi effendi”, “Sei ottavi”, “Escluso il cane”. Da “Nuntereggae più” del 1978 escono la title track, “Stoccolma”, “Fabbricando case” (con la seconda voce di Francesco De Gregori), “Gianna”, “E cantava le canzoni”. Da “Resta vile maschio, dove vai?” del 1979 c’è la canzone omonima (che ha il te-sto di Mogol, ohibò!) , “Ahi Maria”, “Grazie a Dio, grazie a te”. E infine, dal meno ispirato “E io ci sto” ma siamo già nel 1980, escono “E io ci sto”, “Ti ti ti ti”, “Michele o’pazzo è pazzo davvero” e “Sombrero”. Panorama esaustivo con poche pochissime assenze (e tutte giu-stificate) e qualche presenza in più prescindibile, ma in fondo è comprensibile in una raccolta così ampia.

    http://www.bielle.org/2010/Recensioni/Rece_RinoGa-etano.htm

    Nostalgia canaglia Storia di un canta autoredi Giorgio Maimone


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