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Tc 10 2014

Date post: 06-Apr-2016
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Tc 10 2014
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OTTOBRE 2014TROVACASA PREMIUM

I Sedici Il ruolo dell’Architettura contemporanea

Ciclo di conferenze organizzate e promosse dal Gruppo Ravimm - Le Cantine di Palazzo Rava e dalla rivista dell’abitare TrovaCasa Premium (edizioni Reclam),

con il patrocinio del Comune di Ravenna e Ravenna 2019Coordinatore: Emilio Rambelli - Nuovostudio

Info Ilaria Siboni - [email protected] - cell. 338 1584910

Comune di Ravenna

Espongono Intervengono

Giovedì 27 febbraioCasavecchia e Muratoria Montini e ZoliRavenna Faenza

Giovedì 20 marzoGabriele Montanari Angeli e BrucoliUnione Comuni Bassa Romagna Faenza

Giovedì 17 aprileStudio Rava Piersanti Burroni e DapportoFaenza Ravenna

Giovedì 22 maggioPaolo Rava Panbianco e PretolaniComune di Forlì Forlì

Giovedì 19 giugnoDavide Cristofani Lazzarini e PinoniFaenza Faenza

Giovedì 29 settembreFrancesca Proni Studio EllevuelleComune di Ravenna Forlì

Giovedì 6 novembreTeprin Associati Inout ArchitetturaRavenna Ferrara

Giovedì 4 dicembreEmilio Agostinelli Piraccini e BaldacciSoprintendenza di Ravenna Cesena

Calendario 2014

Tutti gli incontri si terranno presso Le Cantine di Palazzo Rava - Via di Roma 117 - Ravenna

Apertura mostra ore 20, inizio conferenza ore 21

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topografia e storia

città e quartieri

arte e architetture

architetture d’interni

progettareil territorio

città e società

offerte immobiliari

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contenuti

Casa Esse, abitarela campagna forlivese

fra tradizione e innovazione

Una torretta gentiliziain citta e una torreaustera nel forese

Classe: crescita senza eccessi, in attesa

del Parco Archeologico

Dai graffITI ai mosaicidi Invader, controverse

azioni di street art

Montato in diretta,rivive il Veliero di Albini,

capolavoro del design

Il destino dei luoghi:vicende del verde urbano

e dei parchi pubblici

Obbiettivi e iniziativedel circolo ravennate

di “Libertà e Giustizia”

Idea Casa 12 . Agenzia Romagna . Agenzia Futura 13 .

MC & Partners . Mazzini Casa 14 . Eurocase . Diamante 15 .

Happy Home Gruppo Savorani 23 .Edilmax 27 .

Universo 29 .Case d’Autore . Studio Effe 30 .

Scor . Fratelli Savorani 31 .

casa bella casadi Paolo Bolzani

di Pietro Barberini

di Chiara Bissi

di Alberto Giorgio Cassani - Linda Landi

di Paolo Bolzani

di Enrico Gaudenzi

di Marina Mannucci

ottobre 2014

fotografieOTTOBRE 2014

www.facebook.com/RavennaInterniM

RAVENNA INTERNI TC:Layout 1 31/10/14 10:49 Pagina 2

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OTTOBRE 2014

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8 novembre 2004

Direttore responsabile: Fausto Piazza

Consulenza redazionale: Paolo Bolzani

Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Pietro Barberini, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Alberto Giorgio Cassani, Enrico Gaudenzi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini (grafica), Marina Mannucci, Luca Manservisi, Domenico Mollura,Guido Sani, Serena Simoni.

Progetto grafico: Quadrastudio - www.quadrastudio.info

Referenze fotografiche: Alberto Giorgio Cassani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani.

Redazione: tel. [email protected]

Editore: Reclam Edizioni e Comunicazione srlviale della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544.408312 [email protected] - www.reclam.ra.itDirettore generale: Claudia Cuppi

Stampa: Grafiche Baroncini - Imola - www.grafichebaroncini.it

edizione di Ravenna

ControcopertinaÈ soprattutto la qualità della pregevole texture della cortinamuraria ad emergere, in pietra di Langa a spacco, cherammemora l’antico uso medievale della pietra sbozzataposata a “filaretto”, vale a dire a filari non omogenei e convari conci posati a giacitura in verticale e giunti a nastrinoad altezza variabile a creare una “rugosità storica” ed ef-fetti di profondità materica, apprezzabili sia in termini visiviche tattili.

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CASA BELLA CASA

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Casa Esse, abitarela campagna forlivese

La proposta di Studio Ellevuelle come ripensamento

tra tradizione e innovazione delle costruzioni

domestiche in pianura

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OTTOBRE 2014

I Sedici, rassegna di coppie di architetti rispettivamentegiovani e diversamente giovani, organizzata da questa ri-vista, con il patrocinio del Comune di Ravenna nelle Can-tine di Palazzo Rava e il coordinamento di Emilio Rambelli,giunge al sesto incontro degli otto in programma. In scenavanno lo Studio Ellevuelle di Forlì per i primi e FrancescaProni per i secondi. Poiché la mission di chi scrive sono iprimi, oggi focalizziamo l’attenzione sulla realizzazione diuna casa di campagna, progettata e ultimata nel 2013 daEllevuelle. La scelta privilegia un approccio ad un temaparticolarmente interessante, in quanto l’intervento si col-loca in un’area agricola, e ci permette di dimostrare il va-lore potenziale dei giovani progettisti, poco più che tren-tenni, titolari dello studio forlivese: Luca Landi, GiorgioLiverani e Michele Vasumini. Per un’ironia del tutto ca-suale, nel loro portfolio consultabile sul web si trova ancheun progetto di sistemazione di piazza Kennedy, del tuttodiverso come filosofia di intervento da quello in procintodi essere realizzato, di cui è invece responsabile l’archi-tetto Proni del Comune di Ravenna. Ma veniamo al pro-getto scelto, che mostra una nuova casa nella verde cam-pagna forlivese, in un lotto di superficie pari a 15.000metri quadri, compreso tra una vigna e un noceto. Il tema

progettuale deriva dall' «esigenza della committenza – spie-gano gli stessi progettisti – di demolire e ricostruire la casain cui stava vivendo, minacciata da cedimenti strutturali». Qui si pone già una prima e non lieve decisione, vale a direquella di sostituire il fabbricato esistente, non sicuro edevidentemente non memorabile, con una nuova costruzione.Mentre, come spiegano i giovani progettisti, «le residenzenella pianura romagnola hanno forme convenzionali di co-struzione: su due piani, tetto a spiovente, pareti intonacate»,il progetto non recupera in maniera letterale questi codici,bensì attinge ai «“classici" valori della casa di campagnaed al contesto: il dialogo e l'apertura con il paesaggio, losviluppo su un solo piano, l’uso del colore e materiali legatial paesaggio, la definizione dei diversi tipi di spazi (oraaperti sul paesaggio, ora più introversi)». Infatti «la pia-nura di Forlì è composta da una serie di segni chia-ramente artificiali, che il paesaggio ha datempo fatto propri, integrandoli in sestesso, perché per secoli le tradi-zioni agricole e idrauliche lihanno consolidati in que-ste forme. Sono letrame dei filaridei frutteti,

di Paolo Bolzani

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CASA BELLA CASA

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Il tema progettuale deriva dall'«esigenza della committenza - spiegano gli stessi progettisti - di demolire e ricostruire la casa in cui stava vivendo,

minacciata da cedimenti strutturali». Qui si pone già una prima e non lieve decisione, vale a dire quella di sostituire

il fabbricato esistente, non sicuro ed evidentemente non memorabile, con una nuova costruzione

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i solchi degli argini, le recinzioni: queste tracce graffianoil terreno, trasformandolo in una sequenza di linee pa-rallele che portano a leggere una direzione dominante».Per questo motivo «il progetto mira dunque a riscopriree riordinare le linee di forza che formano il paesaggio»e quindi rilegge le forme naturali e le traduce in «ele-menti architettonici riconoscibili», mitigando l’impattovisivo con un unico piano che consente alle cime deglialberi di emergere sulla pianura. Perciò propone unanuova abitazione fortemente distesa sul terreno, incap-sulata all’interno di due grandi muri di pietra, che pro-seguono autonomamente a definire due corti aperte sulpaesaggio agricolo, di cui declina la trama di linee oriz-zontali parallele. Mentre seziona il territorio, creandonuove gerarchie delle aree a verde, ecco a noi giungerelontani echi della domus romana, evocata dalla sugge-stione dell’opera di colonizzazione del territorio svoltadalla grande idea della centuriazione e dalla organizza-

Per questo motivo «il progetto mira a riscoprire e riordinare le linee

di forza che formano il paesaggio» e quindi rilegge le forme naturali

e le traduce in «elementi architettonici riconoscibili»,

mitigando l’impatto visivo con un unico piano che consente

alle cime degli alberi di emergere sulla pianura

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CASA BELLA CASA

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I due possenti muri esterni sonoi protagonisti assoluti della composizione,sia per il notevole sviluppo in lunghezza,ben oltre gli ambienti residenziali a creare

le due corti aperte, sia per l’equilibrio tra altezza e spessore,

ma anche per la pregevole texture in pietra di Langa a spacco, che ricordal’antico uso medievale della muratura in

pietra sbozzata posata a “filaretto”

zione centripeta interna, ornata da un piccolo pa-tio centrale. La connotazione formale del nuovocorpo di fabbrica non viene riletta in termini mi-metici, e perciò non mette in campo il classicorepertorio tipologico-formale di una tradizionepiù o meno articolata, bensì attinge dal profondo,da quelle che una volta nelle sedi opportune sichiamavano le “grammatiche generative” delcontesto, e che usualmente solgono denominarsicon un termine, ormai purtroppo inflazionato, digenius loci. Sul piano distributivo il basso corpodi fabbrica si trova attraversato da un corridoiocentrale che collega due unità; una maggiore, ri-volta a sud-ovest e destinata ad un nucleo fami-liare composto dai genitori e due figli; l’altra mi-nore e aperta verso nord-est, di spettanza dellanonna. In particolare la parte in cui vive la famigliaospita al proprio interno il piccolo patio, attornoal quale si articolano la stanza e il bagno dei ge-nitori, mentre il corridoio centrale, dopo averlolambito, prosegue fino ad un grande soggiornoaperto sulla corte sud per mezzo di una lungafacciata vetrata ad ante scorrevoli, protetta dal-

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OTTOBRE 2014

l’eccessiva irradiazione solare per mezzo di un pergolatoa sporto in legno, su cui stanno per crescere le essenzerampicanti. I due possenti muri esterni sono i protago-nisti assoluti della composizione, sia per il notevole svi-luppo in lunghezza, che oltrepassa gli ambienti resi-denziali fino a creare le due corti aperte, sia perl’equilibrio tra altezza e spessore, al cui interno si celanodue poderosi setti portanti in cemento armato gettatientro pannellatura di casseri a perdere in polistirene.Ma è soprattutto la qualità della pregevole texture dellacortina muraria ad emergere, in pietra di Langa aspacco, che rammemora l’antico uso medievale dellapietra sbozzata posata a “filaretto”, vale a dire a filarinon omogenei e con vari conci posati a giacitura in ver-ticale e giunti a nastrino ad altezza variabile a creareuna “rugosità storica” ed effetti di profondità materica,apprezzabili sia in termini visivi che tattili. Vi si apronoalcuni varchi, in particolare nel lato rivolto al tramonto,segnalati da sottili cornici in acciaio cor-ten, in grado diqualificarsi come un materiale che «interagisce perfet-tamente con il contiguo noceto e la pietra», mentre suisolai piani la copertura diviene l’occasione per un tettoverde e per il posizionamento di pannelli solari e foto-voltaici. La tradizione della casa in pietra rivive anche

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CASA BELLA CASA

nell’adozione di serramenti in rovere naturale,mentre all’interno il legno è presente nei bagnisotto forma di mensole a varie altezze a sostegnodei sanitari, progettate su misura. Una inattesamodernità funzionale si rivela nelle pavimenta-zioni interne, in piastrelle in grés con lieve effettoa legno sbiancato che, con il loro andamentolongitudinale e le dimensioni variabili tipo “fila-retto” orizzontale, concorrono a richiamare «lacomposizione complessiva dei due grandi muriperimetrali della casa», mentre si occupano difornire il basso continuo a tutti gli ambienti dellacasa, fino a rivestire anche la vasca del bagnodei genitori.

Fotografie di Alvise Raimondi

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OTTOBRE 2014

La casa viene inserita come un unico corpo basso,

attraversato da un corridoio centraleche collega due unità;

una maggiore, rivolta a sud-ovest e destinata ad un nucleo familiarecomposto dai genitori e due figli;

l’altra minore e aperta verso nord-est,di spettanza della nonna.

Immagini del contesto territoriale e schizzi delle ricerche dello studio Ellevuelle

per la progettazione della Casa Esse a Forlì.

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TOPOGRAFIA E STORIA

La torretta di Palazzo Guiccioli-Baronio vista dalla terrazza del Palazzo INA (si ringrazia l’Agenzia Viaggi Eventi Gap Service per avere dato accesso ad essa).A destra: la torre di San Pietro in Trento (ex Albicini, ora di proprietà Saporetti). Situata in via Alturie, precedentemente denominata “Alture” (antichi dossi fluviali che potrebbero essere all’origine deltoponimo, poiché il terreno circostante mostra ancora dislivelli).

Foto di Alberto Giorgio Cassani.

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Una torretta gentilizia in città,una torre austera e rustica in campagna

Costruite sopra precedenti insediamenti, le torri simboleggiano il potere ergendosi a vigilare sui confini

o alzandosi a “terrazzo” sul tetto di un palazzo settecentesco

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TOPOGRAFIA E STORIA

In pieno centro a Ravenna, la traccia lasciata dal Pa-denna è percorsa da autobus e furgoni, scooter e bici-clette. Tutti concentrati sulla via da percorrere.E non può essere notata l’elegante e snella torre ret-tangolare che svetta sul fianco di Palazzo Guiccioli-Ba-ronio all’angolo fra via Guidone e via Gardini.È stato il nobile Ignazio Guiccioli a commissionare a Do-menico Barbiani (già membro della famiglia di artisti e

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OTTOBRE 2014

artigiani ravennati) la costruzione di una grande resi-denza a tre piani, con colonne angolari e due portali,sovrastati da balconi.I lavori iniziano, con generoso impiego di pietra d’Istria,nel 1744. A suo tempo, all’angolo fra le attuali via Gui-done, allora strada Calcinara, e via Raul Gardini (untempo parte di via Romolo Gessi), sorgeva la torre delPonte Coperto, per citare soltanto la più importante.

Vista di scorcio della torretta da via Gordini.Foto di Alberto Giorgio Cassani.

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TOPOGRAFIA E STORIA

Sopra: la torre di San Pietro in Trento e gli edifici ad essa adiacenti.Sotto: caditoia o bocca da sparo posta all’angolo della scarpa della torre. Le quattro foto sono di Alberto Giorgio Cassani.

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OTTOBRE 2014

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Sopra: particolare dell’edificio con i beccatelli (fine XVI inizio XVIIsec.) e la parte più antica del complesso che si allunga verso

ponente (XI sec.). Sotto: particolare dell’incastro tra il “toro” della scarpa della torre e l’edificio cinquecentesco.

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TOPOGRAFIA E STORIA

Un documento del 1352 cita in loco una “torre con casa-mento”: quasi a continuare la memoria, un’elegante torre“a terrazzo” viene innalzata sul lato orientale del bel pa-lazzo tardo barocco. La torretta, a sezione rettangolare, sialza per 28 metri di altezza. Silenziosa presenza architetto-nica, pur sacrificata dalla mole del palazzo “INA”, si erge acontrassegnare un tempo meno caotico e distratto di quellosottostante!Segnato profondamente dalla centuriazione romana del IIsec. a.C., il territorio di San Pietro in “Trentula” si trova aiconfini con l’agro forlivese. Il numerario “trenta” consegnaesattezza toponomastica al dialetto: San Pietro “in trenta”e non in Trento, come scritto sui cartelli (ancora per poco).Le curiosità non si fermano alla divisione agraria e alle suemisure che sono all’origine di Trentula, ma si spinge oltre labella chiesa romanica. Troneggia, fra larghi coltivi, una bellae solitaria torre medievale.Così la descrive il Bernicoli nella sua opera Le torri della cittàe del territorio di Ravenna (Ravenna, 1923).«Per quanto mi consta è stata descritta questa torre sol-tanto dal prof. Savini, che la crede sforzesca benché di co-struzione anteriore a quei tempi, annessa ad un castello dicui resta qualche avanzo. Appartiene alla famiglia dei Mar-chesi Albicini di Forlì; è alta 20 metri circa, quadrata di m.7,40 di lato, ed è inscritta tra gli edifici monumentali...». Lemisure riportate da Silvio Bernicoli vanno ritoccate: l’altezzasfiora i 15 metri, i lati non superano i 7 metri. Lo spessoredei muri è di 110 cm., 170 cm. alla base della scarpa.

In alto: un meticoloso restauro ha ridato antico splendore a questo camino (tardo cinquecentesco?). Tutti i lavori sono stati

seguiti personalmente da Fausto Saporetti, entusiasta ecompetente proprietario. Foto di Pietro Barberini

In basso a sinistra: l’edificio scolastico ora centro polivalente e sede del consiglio circoscrizionale.

Sotto: foto della classe V elementare frequentata da AngelaTriossi, che è la prima a destra in basso.

In basso a destra: cartolina di San Pietro in Trento (anni Sessanta).

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OTTOBRE 2014

È stata innalzata sulle rovine di un insediamento della finedel X sec. accanto a una chiesa, intitolata a San Marco,eretta durante la dominazione veneziana (1431-1509).Un baluardo difensivo costruito, probabilmente a metà delQuattrocento, nello stile utilizzato dalla Serenissima peropere militari: linee essenziali, proporzioni e impiego dellaterizio con angolari in pietra d’Istria.La torre fu affiancata da una costruzione più bassa, con bec-catelli ed ornamenti che la datano alla fine del Cinquecento.Il fortilizio passa per diritti d’enfiteusi ai Malatesta e, nel-l’Ottocento, ai Marchesi Albicini di Forlì, che avevano de-cine di fondi nella campagna di San Pietro in “Trentula”.Negli anni Settanta la casa colonica con gli storici edificiviene acquistata dal padre dell’attuale proprietario FaustoSaporetti che ha compiuto un accurato restauro. Negli anni Sessanta le scuole elementari di San Pietro inTrento erano ancora piene di bambini, che con le loro mae-stre potevano visitare, nelle belle giornate primaverili, villedi campagna, una straordinaria pieve romanica, quella deiSS. Pietro e Paolo, e la Torre di Caterina Sforza, come si di-ceva allora. Era quest’ultima la meta che muoveva la fertileimmaginazione degli scolari, maschi e femmine, che findalla partenza sognavano ad occhi aperti.Angela Triossi, allora bambina, ricorda l’avvenimento, rico-struendo il fantastico racconto di pozzi rasoi e tunnel sot-terranei. «Immaginavo Caterina Sforza cavalcare in gallerierischiarate dalla luce delle torce e raggiungere così castellie torri sulle colline. In casa avevo un binocolo col quale,nelle giornate terse, andavo a “caccia” di particolari capacidi attirare la mia attenzione: il torrione cilindrico di montePoggiolo, vicino a Terra del Sole era uno di questi!».L’indomita figura di Caterina Sforza, donna coraggiosa e digrande personalità, ha contribuito alla leggenda. L’impronta lasciata da Caterina Sforza nella sua breve maintensa vita è tanto potente da consegnare un “marchio difabbrica” così forte? O è stata semplicemente la fantasia aconfondere i contorni, sempre affascinanti, del nostro pas-sato?

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CITTÀ E QUARTIERI

Il porto antico,le basiliche e la pineta Classe

cresce senza eccessi in attesa del

parco archeologicoDal passato luminoso

ancora tanti enigmi insoluti, nel presente e nel futuro

della località, tanto turismo,qualità del vivere

e una scuola senza zaino

di Chiara Bissi

Per descrivere l’abitato di Classe non si può che rivolgere losguardo all’antichità, quando la grande Storia consegnò allacittadina allora sul mare e a Ravenna un ruolo da protagoniste.Ma con 3.480 residenti al 31 dicembre 2013, in leggero calo ri-spetto al 2012, allora erano 3.494, anche il presente raccontamolto di una frazione a sei chilometri dal centro città, in pienacrescita, segnata da un’espansione urbanistica recente, fra viaRomea Vecchia e la linea ferroviaria fino all’area dell’ex zuc-cherificio. Fabbricato quest’ultimo in attesa di ospitare unMuseo della storia, fulcro del parco archeologico di Classe. Ma l’antico splendore, descritto dalla fonti storiche, rappre-sentato nelle decorazioni in mosaico, e testimoniato da nu-merosi rinvenimenti archeologici prevale sulle vicende recenti.Nata in età romana, in funzione del porto militare voluto daAugusto, la Classe antica giace sepolta nell’area fra la basilicadi Sant’Apollinare e il quartiere portuale di epoca bizantina,oggi posto in prossimità del Ponte Nuovo, fra via Marabina evia Romea Sud. La zona portuale, sarà oggetto nei prossimimesi di una vera e propria musealizzazione e diverrà, comeprevisto già da alcuni anni, la prima stazione del parco ar-cheologico di Classe.

La Soprintendenza ai beni archeologici, l’Università e la fon-dazione RavennAntica hanno sviluppato una serie di progettiper la valorizzazione e la conoscenza dell’area coinvolgendostudiosi, ricercatori e centinaia di studenti. Unica e immortale testimonianza della città, è la decorazionemusiva presente nell’altra basilica dedicata al patrono, quelladi Sant’Apollinare Nuovo. Lì si trova raffigurato il porto diClasse, a quel tempo il più grande di tutto l'Adriatico. Allespalle delle tre celebri imbarcazioni, protette da una coppia dialte torri in pietra, si possono osservare le alte e possenti muramerlate. In primo piano: un anfiteatro, un portico, una basi-

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OTTOBRE 2014

A destra, una vista dal satellite dell’area di Classe, con la lunga fascia di campagna fra la via Romea Sud

e la ferrovia, che ospita due stazioni del costituendoParco Archeologico: a nord, all’incrocio della via

Marabina, il podere Chiavichetta, con il CentroAccoglienza e gli scavi dell’antico porto;

al centro (ben visibile la copertura bianca) i resti della basilica di San Severo. Più a sud l’abitato

della frazione dove spiccano le altre due stazioni del parco: la basilica di Sant’Apollinare

e il complesso dell’ex zuccherificio sede del Museo.

Il alto e a sinistra, scorci della basilica edificata nel VIsecolo (patrimonio mondiale Unesco), ottimamente

conservata con i suoi splendidi mosaici bizantini: il grandioso interno, l’area absidale con il caratteristico

campanile cilindrico e il prato antistante l’ingresso, animato da singolari bufale in bronzo

dello scultore contemporaneo Davide Rivalta.

lica, una costruzione civile a pianta centrale coperta daun tetto conico e sopra la porta d'ingresso alla città, leparole latine: Civi Classis (città di Classe). In età bizan-tina il porto ebbe una rilevanza esclusivamente com-merciale, presto subì fenomeni di interramento e lacittà fu abbandonata. Rimane del passato luminoso, labasilica di Sant’Apollinare, unica superstite delle cin-que edificate in epoca tardo antica e non tutte indivi-duate. Anche il monastero fra i più potenti del mondocristiano, fino oltre l’anno Mille, fu abbandonato per ra-gioni sicurezza nel XVI secolo dai monaci camaldolesi,che trovarono posto nel complesso dell’attuale biblio-teca Classense. A poca distanza dal quartiere portuale,verso l’attuale abitato, su via Romea Sud, rimane trac-cia della basilica di Severo anche’essa di VI secolo, de-vastata dai barbari, poi definitivamente distrutta nel XVsecolo, oggetto di approfonditi scavi e in predicato didivenire un’altra stazione del parco.

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CITTÀ E QUARTIERI

La costruzione della basilica di Sant’Apollinare fu promossa dalvescovo Ursicino e finanziata dal banchiere Giuliano Argenta-rio secondo il programma monumentale che prevedeva anchela realizzazione delle basiliche ravennati di San Vitale e di SanMichele in Africisco. Fu consacrata dall’arcivescovo Massi-miano il 9 maggio 549. La ricchezza della decorazione musivadell’abside, il pregio dei marmi rimasti, nonostante le tantespoliazioni ne fanno a pieno diritto uno dei monumenti più co-nosciuti al mondo e dal 1996 sotto la tutela dell’Unesco. Dopol’arretramento della linea di costa, e la scomparsa della cittàantica, della subsidenza e delle terre allagate non si vedonopiù i segni; oggi Classe vive distesa alle spalle della basilica.Dal 1907 fa bella mostra di sé in prossimità della linea ferro-viaria l’edificio un tempo adibito a zuccherificio. Una realtà pro-duttiva, capace di sfamare una numerosa manodopera e diimpiegare nel periodo estivo, tanti studenti fino agli anni Ot-tanta. Dopo un lungo periodo di abbandono a seguito dellachiusura, l’ex struttura industriale ospiterà nei prossimi anni ilMuseo della storia di Ravenna. La fondazione RavennAntica sioccupa da tempo dell’istituzione museale, elemento fonda-mentale del progetto del Parco archeologico di Classe, dallegrandi potenzialità culturali e turistiche. Meta, per l’appunto, del turismo culturale e ambientale, abreve distanza dall’abitato si apre anche la possente pineta,raggiungibile inoltre grazie a una pista ciclabile. A poca di di-stanza sulla costa si collega alle frazioni di Lido di Dante e Lidodi Classe, quest’ultima estesa fra la pineta e la foce del fiumeSavio e vicina all’area naturalistica di foce Bevano. La pineta,amatissima dai ravennati, rimane immortale grazie alle tantecitazioni letterarie, da Dante fino a Byron e D’Annunzio. A Classe è ambientata una novella del Decameron di GiovanniBoccaccio che ha per protagonista Nastagio degli Onesti. Pro-prio nella pineta Nastagio vede ogni venerdì una donna inse-guita da un cavaliere nero e dilaniata da due cani comepunizione per non aver amato un uomo che, per amore, si erapoi suicidato; il fantasma di quest'uomo appare sotto forma dicavaliere. Tracce dell’antica rilevanza di Classe sono la via Di-smano che dall’antico abitato lungo un percorso viario rettili-neo raggiunge Cesena e il condotto ipogeo da trent’anniindagato grazie alla soprintendenza archeologica e al preziosolavoro dei volontari del Gra, Gruppo ravennate archeologico.Di recente all’interno del condotto è stata apposta una targacommemorativa che ricorda la scoperta. Il condotto ipogeocorre nelle vicinanze di via Romea Vecchia e fu costruito e uti-lizzato dal secondo al settimo secolo dopo Cristo, posto a 4metri di profondità, è largo 65 metri e lungo 389 metri. Nelcorso degli anni i 105 soci del Gra hanno recuperato 423 cassedi reperti, realizzato 325 immersioni subacquee. La strutturasotterranea probabilmente era un pozzo che captava l'acqua difalda e serviva come abbeveratoio per il bestiame utilizzato nelvicino porto.Il ricchissimo passato di Classe non confligge con il presentefatto di una piccola rete commerciale, la piccola stazione, lelinee di autobus che la collegano a Ravenna (linee 4 e 176) eun’edilizia diffusa senza volumi in altezza. La rapida crescitadella località non ne ha mutato il carattere quieto, circondatadai terreni agricoli e lambita dalla maestosa pineta. Scelta dagiovani famiglie, la giovanissima popolazione scolastica è incontinua crescita e forse a questo si deve anche la nascita diun’esperienza didattica innovativa come il progetto chiamato“Scuola senza zaino”. Il plesso scolastico ha abbandonato dal-l’anno scolastico 2011 – 2012 l’aspetto tradizionale per subireuna vera e propria trasformazione secondo il programma natoa Lucca da un’idea di Marco Orsi. Dal gesto simbolico come

In alto, veduta della pineta, antico sito naturale di Classe, già celebrato da Dante, Boccaccio, Byron e D’Annunzio.

Più in basso, due stazioni del Parco archeologico di Classe: gli scavi dell’antico porto romano nel podere Chiavichetta

e la facciata del Museo della storia di Ravenna, realizzato nell’ex struttura industriale di uno zuccherificio.

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l’eliminazione del pesante zaino che gli alunni ogni giorno sop-portano sulle spalle a una scuola che evoca principi montes-soriani e si ispira a tre valori: la responsabilità, la comunità el’ospitalità. Allora a casa si portano solo i quaderni e i libri peri compiti e l’aula diventa un luogo per l’apprendimento, nientepiù cattedra al centro e file di banchi per lezioni frontali, ma unopen space arredato con mobili funzionali dove riporre e con-dividere materiale come libri, quaderni, penne, matite, gomme,forbici, squadre e righe. Gli alunni sono responsabili della ge-stione del materiale. Trovano posto anche l’area dei laboratori,la zona computer, l’agorà dove ci si ritrova al mattino prima dicominciare la lezione, l’area dei tavoli per le attività di gruppoe quella per il lavoro individuale. Nel sito web del progetto silegge: «Rendere le scuole ospitali è, dunque, un impegno dicambiamento. E tuttavia l’ospitalità implica non solo costruireambienti belli e amichevoli, ma anche accogliere le diversità, farsì che ciascuno diventi responsabile per i propri e gli altrui ta-lenti, originalità, bisogni e in generale per il percorso di crescitae di apprendimento. La responsabilità e l’ospitalità, infine, siaprono alla costruzione della scuola come comunità, luogo dicondivisione, di cooperazione e co - costruzione del sapere».

In alto, uno scorcio laterale del Museo nell’ex zuccherificio di Classe.

Più in basso, due rendering della prima stazione del ParcoArcheologico che saranno aperte al pubblico nel 2015.

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ARTE E ARCHITETTUREARTE E ARCHITETTURE

GraffITIAbbellire il Moderno?

«La gente si arreda la casain stile antico, si circonda dimobili che appartengono aun’epoca ormai sepolta da

secoli che non le è per nullacongeniale, e questo basta

a farla vivere nellamenzogna, pensavo. In

realtà la gente è talmentedebole rispetto alla propria

epoca che si sente costrettaa circondarsi di mobili di

un’epoca da tempo passata,da tempo scomparsa, da

tempo morta e sepolta, e sipuò dire che lo fa per

tenersi a galla, pensavo, edè quindi segno di uno stato

di orrenda debolezzaquando la gente si arreda la

casa con mobili di epochepassate e non con mobilidella propria epoca, della

quale non riesce asopportare la durezza e la

brutalità, pensavo. La gentesi circonda di mollezza, la

mollezza del passato da cuiè scomparsa ogni

contraddizione».

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di Alberto Giorgio Cassani

Questa formidabile pagina di Thomas Bernhard, tratta daA colpi d’ascia,1 con la sua lucida, feroce e tagliente scrittura,basterebbe da sola a far da commento alla recente querellesui graffiti alla palestra dell’Istituto Tecnico Industriale Sta-tale “Nullo Baldini” di Ravenna. Certamente i graffiti sonouna manifestazione dell’arte contemporanea e non hannoin apparenza nulla a che vedere con l’antico, ma sono statimotivati come un “abbellimento” di due scarne, dure e bru-tali pareti di cemento. Il termine “brutalità”, utilizzato daBernhard, ben di addice, fra l’altro, a definire un tipo di ar-chitettura come quella dell’I.T.I.S., edificio progettato, trail 1959 e il 1961, dagli architetti Gino Gamberini, AntoninoManzone e Danilo Naglia in quello stile definito, appunto,brutalista, iniziato da Le Corbusier con i suoi edifici indiani(Ahmedabad e Chandigarh), ma compiutamente realizzatosoltanto con l’opera degli architetti inglesi Alison e PeterSmithson nei progetti della Smithdon High School di Hun-stanton (Norfolk, Gran Bretagna, 1949-1954) e nel non rea-lizzato, ma ancor più “brutalista”, progetto per la SheffieldUniversity (concorso del 1955), come ha ben scritto ungrande storico dell’architettura contemporanea come Rey-ner Banham (The New Brutalism, in «Architectural Review»,dicembre 1955). In Italia, un precedente dell’I.T.I.S. fu l’Isti-tuto Marchiondi Spagliardi a Baggio (1954-1957), ideatoda Vittoriano Viganò (con Franz Graf e Letizia Tedeschi),oggi senza utilizzo.Ecco quanto scriveva, a proposito del progetto dell’I.T.I.S.,lo stesso Manzone: «Perché inventare ogni volta l’ombrello?Perché non utilizzare i prodotti verificati? Ha senso il “segnopersonalizzato” quando nessuno ha più tempo di guardare?Ormai contano i fatti macroscopici, le grandi masse, i grandimotivi, le grandi stesure cromatiche. Non ha più sensoun’architettura da contemplare. Solo pochi intellettuali no-stalgici di un mondo ormai superato s’interessano al parti-colare raffinato, all’oggetto individualizzato. Siamo sotto-posti a troppe sollecitazioni visive. Ogni forma è sottopostaa un consumo così rapido da risultare, alla fine, estetica-mente neutra. Diciamolo francamente: giocare con ideuzzeformali è, ormai, delittuoso».2

Dunque ancora oggi, l’architettura moderna – permettetemidi utilizzare quest’aggettivo in senso comprensivo, esclu-dendo soltanto, da un lato, gli inizi del Novecento, caratte-rizzati dallo Jugendstil, altrimenti detto Art Nouveau, Li-berty, Floreale, Modernismo catalano, secondo le diversedeclinazioni proprie alle varie regioni europee, e, dall’altro,il cosiddetto Postmoderno (che pure a quel Moderno, al-meno nel nome, fa riferimento, seppur e contrario) – non

Pagina sinistra: vista del lato est della palestra dell’I.T.I.S. con il graffito di Millo. Foto di Alberto Giorgio Cassani

In alto: particolari del graffito di Millo. Foto di Alberto Giorgio Cassani.

Sotto: Vista del lato nord della palestra con il graffito di SeaCreative.

Foto di Alberto Giorgio Cassani

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ARTE E ARCHITETTURE

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In alto: due vedute dei lati est ed ovest dell’I.T.I.S. Foto di Alberto Giorgio Cassani

A sinistra: vista parziale del lato ovest dell’I.T.I.S., architetti Gino Gamberini, Antonino Manzone e Danilo Naglia,

progetto 1959-1961, inaugurazione a.s. 1963-1964.Foto di Alberto Giorgio Cassani

viene accettata in sé e per sé; come accade in tanti altricasi: per l’Avanguardia artistica (ancora qualcuno ritieneche Picasso non sapesse dipingere) o per l’avanguardiamusicale (il Pierrot lunaire di Schönberg è ancora osticoalle orecchie di molti) e potremmo continuare a lungo. Ditutte queste espressioni artistiche non si riesce ancora asopportarne, a reggerne, la «durezza e la brutalità». Forseè colpa del Moderno e dell’Avanguardia? Forse sono man-cati e mancano tuttora gli strumenti per educare a questi

linguaggi “anti-classici”? Come che sia, è ritenuto lecitoaddolcire la pillola attraverso decorazioni e abbellimenti,in questo caso ricorrendo al graffitismo. Ma la Street Artnon era nata come un pugno allo stomaco per lo sguardo“borghese e perbenista” del cittadino? E non era un’arteclandestina? Non è perlomeno curioso che ora si conce-dano legalmente superfici della città per quest’espres-sione artistica? Dov’è andata la critica, dov’è finita laprotesta? E perché proprio il Moderno ha bisogno di es-sere abbellito? Perché una parete nuda, bianca o grigia,provoca ancora un senso di horror vacui?Venendo al caso dei “graffITI”, forse era opportuno,com’è stato già evidenziato da qualcuno, essendo vivoe vegeto (e in gran forma di spirito) uno dei progettistidell’edificio scolastico più bello di Ravenna3 (assieme alPolo per l’infanzia “Lama Sud” di Giancarlo De Carlo eAssociati), sentire il suo parere. So che l’architetto nonha diritti sulla sua opera, una volta che questa è termi-nata (solo Santiago Calatrava ha provato a intentare unacausa di questo genere a Bilbao per il suo ponte pedo-nale, perdendola), e che Le Corbusier, a fronte dei cam-biamenti apportati dagli abitanti alla sua cité Frugès aPessac (1924-1926, Gironda), aveva esclamato: «la vie[...] a raison, et l’architecte [...] a tort»; ma sarebbe statoun gesto veramente unico e degno di una città capitaleeuropea della Cultura, farlo per la prima volta.Queste riflessioni non vogliono essere contro qualcunoe soprattutto contro la Street Art. Tra l’altro, uno dei dueartisti, Millo, ha svolto studi di architettura e si vede,perché il suo graffito si lega molto di più con il volumedella palestra di quanto fa, invece, il lavoro di SeaCreative(alias Fabrizio Sarti), per il quale la parete è una purasuperficie. Se “tatuare” gli edifici non deve più essereconsiderato da “degenerati”, come sosteneva, all’iniziodel secolo scorso, l’architetto Adolf Loos (Ornamento edelitto, 1908),4 forse occorre lasciare “liberi” i writers discegliere su quali muri e su quali architetture compieretale azione. Ricordando però loro che l’architettura nonè solo superficie, ma soprattutto volume, materia, tex-ture, luce ed ombra, «le jeu, savant, correct et magnifiquedes volumes sous la lumière» (Le Corbusier, Vers unearchitecture, 1923). Una cosa viva, non morta, che forsenon ha così tanto bisogno di essere “abbellita”.

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1.Holzfällen: Eine Erregung, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1984, trad. it. di Agnese Grieco e Renata Colorni, A colpid’ascia: Una irritazione, Milano, Adelphi, 1990, p. 169.

2. Citato in Ruggero Lenzi, Manzone architetto, Con una nota di Arnaldo Bruschi, Roma, Gangemi Editore, 1997, p. 59. Il testooriginale, da me citato nella sua forma corretta, è tratto dall’articolo Istituto tecnico industriale a Ravenna, architetti Gino Gamberini,Antonino Manzone, Danilo Naglia, presentazione di Arnaldo Bruschi e Stefano Ray, in «L’architettura cronache e storia», XII, n. 135,gennaio 1967, pp. 566-571: 568. Le affermazioni di Manzone ricordano da vicino una pagina dell’architetto tedesco Peter Behrens,tratta da Über die Beziehungen der künstlerischen und technischen Probleme (Berlin, Ernst Siegfried Mittler und Sohn, 1917): «Si èimpossessata di noi una fretta che non tollera l’ozio e che ci impedisce di indugiare sul dettaglio. Percorrendo le strade delle nostremetropoli a bordo di un veicolo superveloce noi non riusciamo più a cogliere i particolari d’un edificio e, in misura maggiore, leimmagini di una città che vediamo dal finestrino d’un treno in corsa, sfrecciando via in rapida successione, agiscono su di noi soloper il loro contorno e profilo. I singoli edifici non ci parlano più. Questa modalitàdi osservare il mondo esterno [...] trattiene solo la costruzione che, opponendosuperfici il più possibile delimitate e tranquille, non presenti intralci di sorta maoffra semplicemente la sua concisione», trad. it. Arte e tecnica, in FrancescoDal Co, Teorie del Moderno. Architettura Germania 1880-1920, Roma-Bari,Laterza, 1982, pp. 276-289: 283.

3.Ecco quanto scrivono Arnaldo Bruschi e Stefano Ray a p. 567 dell’articolosopracitato: «Mentre brillanti quanto fatue meteore appaiono un pocodovunque sulla scena contemporanea, questo edificio può sembrare il ri-nunciatario prodotto d’una seria ma banale prassi professionale». Al con-trario, «l’impegno a non dissipare l’eredità razionalista si unisce con l’am-bizione di sostanziarla e di rinsanguarla, attraverso uno sforzo didepurazione del metodo e di decantazione del linguaggio. I processi pro-duttivi correnti, di larga possibilità applicativa e di elevata economicitàpossono essere, secondo i progettisti, tramite di rinnovamento. Lo stessotema conduceva ad evitare ogni compiacimento, ad un’apparente rinunciaall’architettura come espressione personalizzata. Un istituto tecnico in-dustriale è molto più un’officina che una “scuola”. [...] Lo sforzo di depu-razione, la diretta rispondenza alla logica strutturale ed alla funzione, la ri-nuncia e la mortificazione si risolvono in una profonda istanza dieconomicità, non solo materiale, che sottintende una rinnovata eticità delfatto architettonico; una eticità intesa non come impegno “privato” macome responsabilità “civile” verso la comunità».

4.Ornament und Verbrechen, trad. it. di Sonia Gessner, in Adolf Loos, Parolenel vuoto, Milano, Adelphi, 1972, 1980, pp. 217-228. Si veda il mio articoloOrnamento è delitto? Su graffiti, parolacce e scale “dimenticate”, in «Ra-venna trovacasa», III, n° 33, dicembre 2007, pp. 17-19.

A fianco: Smithdon High School

di Hunstanton(Norfolk,

Gran Bretagna),architetti Alison

e Peter Smithson,1949-1954,

foto d’epoca.

In alto a destra: Istituto Marchiondi

Spagliardi, Baggio (Milano),

architetti Vittoriano Viganò,

Franz Graf e Letizia Tedeschi,

1954-1957. Foto di

Emanuele Piccardo.

Note

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ARTE E ARCHITETTUREARTE E ARCHITETTURE

di Linda Landi

La pacifica invasione di coloratissimi alieni

Un'invasione di coloratissimi alieni dai “pixel” sgranatiha toccato di recente la nostra città e ha lasciato tracceche ci uniscono idealmente a luoghi come il Brasile,gli Stati Uniti, o la Corea del Sud: l'autore è Invader,street artist francese invitato a realizzare un mosaicoal Planetario di Ravenna, nell’ambito di un progetto acura dell'Associazione Culturale Marte, realizzato gra-zie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Co-mune, di Ravenna 2019, con la collaborazione del Mar- Museo d’Arte della Città e del Planetario stesso.Abbiamo chiesto a Daniele Torcellini, responsabile ecuratore di Marte, collaboratore del Mar e docentealle accademie di Belle Arti di Ravenna e Ligustica diBelle Arti di Genova, un punto su questo progetto.

Invader - L’invasione di Ravenna è uno dei progettiinnovativi che hanno arricchito la città nel corso del-

l'autunno. Come mai la scelta è ricaduta proprio suquesto artista?«È stato piuttosto naturale. Marte opera nel campodell’arte contemporanea e ha nel mosaico un puntodi rifermento, in una città, qual è Ravenna, che vedenel mosaico antico un punto di forza, ma talvoltaun’eredità da cui appare difficile districarsi. Le operedi Invader sono mosaici - molto diversi dalla tradizioneravennate - per cui il criterio di valutazione è la qualitàdi un progetto artistico complessivo e non certo l’ade-renza ad una specificità tecnica. Vedere a Ravenna,su una facciata esterna, un mosaico di oggi, di un ar-tista ben riconoscibile nel panorama dell’arte contem-poranea, accanto ai mosaici antichi custoditi nel chiusodei monumenti e in dialogo con quanto di contempo-raneo i progetti che vedono il mosaico protagonistastanno esprimendo in città, ci è sembrato non un, ma

Interventi a Ravenna dello street artist francese InvaderConversazione con Daniele Torcellini,

curatore dell’associazione culturale Marte e docente alle accademie di belle arti di Ravenna e Genova

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Invader “mascherato”al Planetario Planetario V

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il cortocircuito da innescare ora. Un’idea che ha entu-siasmato noi, ma anche lo stesso Invader nell’accettareil nostro invito».

Si parla di street art e di mosaico: dove finisce una edove comincia l'altro nel suo lavoro?«Street art e mosaico sono due elementi strettamenteconnessi nel lavoro di Invader. A fronte dell’idea diportare nella realtà il noto videogame arcade SpaceInvaders, facendo uscire dallo schermo i suoi alieni in-vasori, le strade sono subito divenute il contesto idealein cui dare corpo ai mostri del videogame, nell’equa-zione di un pixel = una tessera. Ma non solo. Il mosaicoè stato scelto da Invader anche con l’intenzione diadottare un medium dalla forte impronta storica per“tradurre” il digitale e l’elettronica degli schermi video.L’interazione poi si protrae fino a chi, lungo la strada,si muove… Ci sono già numerosi turisti che scattanofoto dei mosaici attraverso il gioco on-line che lo stessoInvader ha ideato, immagini che poi confluiscono nelsito web FlashInvaders, dove accanto a Parigi, Londra,Tokyo, ora compare anche Ravenna».

In città ci sono state alcune posizioni critiche su questoprogetto: quali le obiezioni e quali le tue repliche?«Pur ritenendole del tutto legittime, non condivido lecritiche che sono state espresse e considero l’opera-zione di Invader un omaggio alla città di Ravenna.Certo, fatta eccezione per l’installazione del mosaicodel Planetario (l’opera per cui lo abbiamo invitato eche è autorizzata dal Comune), l’invasione della cittàcon gli altri mosaici di più piccole dimensioni, che In-vader ha condotto autonomamente, è un’operazione,discreta e stilisticamente rilevante, che non cade nelperimetro della legalità. Ma la street art si muove persua natura su questo binario e anche da questo traelinfa (sebbene negli ultimi anni, come naturale evolu-zione, sia stata ufficializzata da numerose iniziative eil sistema dell’arte ne stia facendo tesoro: lo stessoInvader lavora con diverse gallerie). Diverso il caso delsupposto problema della stabilità dei mosaici. Ho par-

Via di RomaParticolare

Via di Roma

Piazza Garibaldi

Via Argentario

Piazza del Popolo

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ARTE E ARCHITETTURE

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lato di questo con Invader: i mosaici non rischianodi cadere. Quanto accaduto al mosaico di via Gui-done – rimosso dai vigili del fuoco per via di alcuniframmenti ritrovati a terra – è attribuibile ad untentativo di furto del mosaico stesso che si è ri-solto con la sua rottura. Un furto che personal-mente considererei ai danni della collettività. Fre-quentemente i suoi mosaici subiscono questasorte e non sono pochi gli appassionati che pro-vano a portarsi a casa qualcosa. Una sorte ana-loga hanno subito i mosaici di piazza Garibaldi edi via di Roma, già parzialmente danneggiati».

Ravenna, l'arte contemporanea e il mosaico tradieci anni: quale scenario vorresti come cura-tore? C'è ancora qualcosa che manca, o abbiamointrapreso la giusta direzione?«Manca una progettualità strutturata e di lungoperiodo che riguardi il comparto arti visive con-temporanee, molto spesso frammentato tra ini-ziative che si muovono come punti isolati su unamappa. Ho però l’impressione che la direzioneintrapresa sia buona, tanto è cambiato negli ul-timi anni, anche grazie al grande impulso dellacandidatura di Ravenna a Capitale Europea dellaCultura che, sebbene si sia conclusa come sap-piamo, ha permesso alla città di fare un impor-tante salto in avanti. Spero che non tra dieci anni,ma molto prima, il medium mosaico possa viverequanto sta accadendo, ad esempio, al mediumdel tessile. È di questi giorni un articolo uscitosu The Art Newspaper in cui si dice che il tessile,partendo dal difficile rapporto con il sistema del-l’arte contemporanea, è divenuto, negli ultimianni, un medium che tutti i musei vogliono averee intorno a cui si stanno muovendo molti inte-ressi… Molti segnali lasciano pensare che al mo-saico possa accadere qualcosa di simile in un fu-turo a portata di mano».

Ci sono già numerosi turisti che scattano foto dei mosaici

attraverso il gioco on-line che lo stesso Invader

ha ideato, immagini che poiconfluiscono nel sito web

FlashInvaders, dove accantoa Parigi, Londra, Tokyo, ora

compare anche RavennaVia Cavour

Via Guidone

Via Boccaccio

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ARCHITETTURA DʼINTERNI

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La libreria il “Veliero”, creata nel 1939 da Franco Albini e recentemente rieditata

in edizione limitata da Cassina, in due momenti della fase

di montaggio “dal vivo”,il 10 ottobre al Biagetti

Design Store di Ravenna.

10 ottobre 2014, verso sera, nello charming space di Bia-getti Design Store, il negozio-museo di Ravenna erede diRaffaello Biagetti, artista e promotore della cultura deldesign, come testimonia il Museo dell’Arredo di Godo.Ecco un evento in cui comunicazione, storia e cultura deldesign da un lato e formazione dei professionisti di set-tore da un altro si sono trovati perfettamente uniti. Stardella serata è la libreria il Veliero, icona del design creatanel 1939, ritornata a nuova vita grazie a Cassina, brandleader nell’arredamento contemporaneo, che lo ha inse-rito in edizione limitata nella sezione del proprio cata-

logo dedicata ai grandi maestri dell’architettura. Al paridi tanti altri momenti celebrativi, si sarebbe potuto strut-turare l’evento sulla semplice proiezione di una serie diimmagini eloquenti di questo sontuoso oggetto di de-sign, uscito dall’ingegno del grande architetto Franco Al-bini (1905-1977) in cui si esplicita la sua poetica rivoltaalla leggerezza strutturale e visiva. La peculiarità, rara,dell’evento trova invece un valore aggiunto nel montag-gio del mobile in diretta, di fronte a un pubblico entusia-sta di addetti ai lavori, cultori e semplici curiosi: tra i tantisegnaliamo la presenza di Gioia Gattamorta, presidentedell’ordine degli architetti della provincia di Ravenna eDanilo Naglia, che nell’istituto universitario di architet-tura di Venezia qualche tempo fa ebbe la fortuna di poterfrequentare le lezioni di Albini. Perché la lezione del Mae-

E il Velieroritorna a “navigare” tra funzionalità

e bellezzaMontata “in diretta” nello store di Biagetti a Ravenna

la libreria di Franco Albini, magistrale icona del design italiano, appena rieditata da Cassina

di Paolo Bolzani

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ARCHITETTURA DʼINTERNI

stro è anche questa: «dietro ad una libreria c’è un di-scorso unitario che collega design, museografia, poeticadel razionalismo architettonico e storia dell’architettura»(Gattamorta). Per questo agli architetti presenti sonostati riconosciti due crediti formativi professionali, men-tre assistevano alla nascita di un’opera d’arte, dalla ca-ratteristica immagine di derivazione nautica, rivelataancora meglio, come ha fatto notare Barbara Lehmann –curatrice dell’archivio storico di Cassina – dall’ombra ri-flessa di una grande imbarcazione a due alberi e ampiesuperfici di velatura. Il Veliero infatti è una libreria costi-tuita da una coppia di aste composte a fuso, in legno difrassino e disposte in posizione inclinata a “V” a soste-gno di una serie di ripiani in cristallo per mezzo di un ar-ticolato sistema di sottili tiranti in acciaio. Il sistema èoriginato dalla bella catenaria, a collegamento superioredei vertici delle due aste, ora posta leggermente più inbasso rispetto a quella del prototipo fatto costruire da

Albini stesso nel 1940 per la propria casa milanese di viaDe Togni. Rispetto alla versione degli anni Quaranta, poidistrutta dalle vibrazioni degli altoparlanti dell’impiantodi riproduzione musicale del figlio del progettista – oggialla presidenza della Fondazione Albini – alla nuova po-sizione della catenaria si aggiunge anche una nuovabase in acciaio che stabilizza il sistema degli appoggi eil rafforzamento dei ripiani trasparenti, realizzati con unacoppia di vetri stratificati, che consentono nuova stabi-lità e funzionalità ad un mobile apparentemente natoper non sembrare particolarmente stabile. Possiamodunque ammirare il Veliero da tutti i lati, come è avve-nuto nel corso del piacevole e interessante talk dellaLehmann, oppure osare di appoggiare con qualche ti-more referenziale un bicchiere di spritz o di prosecco nelcorso di un’amabile conversazione tra colleghi sull’an-nunciata fine dei requisiti cogenti, oppure, se possiamopermetterci il lusso dell’acquisto, poi verificarne la por-

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Il Veliero è una libreria costituita da una coppia di aste compostea fuso, in legno di frassino e disposte in posizione inclinata a “V”

a sostegno di una serie di ripiani in cristallo per mezzo di un articolato sistema di sottili tiranti in acciaio.

Collocati sui piani, libri e oggetti sembrano sospesi nel vuoto

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tanza massima, che, a seguito del-l’intervento del pool di Cassina co-stituito da esperti di ingegnerianavale e civile, ora viene assicurataa 150 chilogrammi. Il concetto ri-mane lo stesso: è una struttura og-gettivamente “bella”, in cui, cometutti ammettono mormorando, «ilibri sembrano sospesi nel vuoto»,mentre gli esperti montatori ulti-mano la posa dei cavi e dei ripianinel corner di Biagetti Design Store.Ad un patto: che al Veliero sia con-cesso lo spazio che chiede, com-prensivo di un’aura di rispettosacrale. Perché il Veliero è proprioquesto: un diaframma spaziale –Lehmann docet – in cui la funziona-lità è inscindibilemente unita allabellezza e alla qualità dell’atmo-sfera spaziale che determina. Ma,parlando di un’opera di Franco Al-bini, l’osservazione sembra divenirepleonastica. Basti pensare allasedia Luisa, la cui soluzione ad in-castro in schienale è stato ripresanel Logo Cassina, o alla poltrona TrePezzi che riprende il corrimano dellescale della metropolitana di Milano,fino ad arrivare alle geniali soluzioniapplicate nei musei del Rolli geno-vesi, vanto Unesco del bel capo-luogo ligure, con la straordinariascala elicoidale appesa di PalazzoRosso.

Vista la delicatezza e complessitàdella struttura, e la fama mitica

del "Veliero", il montaggio del mobile in diretta,

ha richiamato un folto pubblicodi addetti ai lavori,

ma anche cultori del design esemplici curiosi

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IDEE E PROGETTI

I progettisti di Teprin Associati di Ravenna e i giovani professionistidi INOUTarchitettura di Ferrara sono al centro del settimo appun-tamento della serie di conferenze intitolate "I sedici - il ruolo del-l’architettura contemporanea", promosse e organizzate dal GruppoRavimm e dalla rivista dell’abitare Trovacasa Premium, con il pa-trocinio del Comune, di Ravenna 2019 e curate dall’architettoEmilio Rambelli di Nuovostudio. L'incontro, in programma il 6 no-vembre nelle Cantine di Palazzo Rava a Ravenna prosegue in di-battito e il confronto di idee fra due diverse generazioni di proget-tisti in campo architettonico e urbanistico: Lo studio INOUTpresenterà in mostra tot progetti mentre, a seguire, esponenti diTeprin Associati parleranno secondo la loro lunga esperienza pro-fessionale de le "La ragione dell'architettura".

I SediciTeprin Associatie "La ragione dell'architettura"

Rassegna dei progetti di

INOUTarchitettura

In questa pagina, le immagini di tre progetti realizzati da Teprin Associati: (dall’alto)l’edificio del Dipartimento di Emergenza

e Accettazione dell’Ospedale di Ravenna (2012); le coperture temporanee di chiese ipogee

a Lalibela in Etiopia (2007);nuovo padiglione delle Terme di Punta Marina (2008).

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Teprin Associati è uno studio associato di architetti e in-gegneri, con la sede a Ravenna e altra sede operativa a Roma.Fondato nel 1978 da Lorenzo Sarti e Claudio Baldisserri(quest'ultimo scomparso nel 2010), vanta una pluriennale at-tività nella progettazione architettonica, urbana, ambientalee di infrastrutture oltre a progettazione d’interni e di arredourbano, direzione lavori, in Italia e all’estero. Oggi nello studiodi Ravenna operano Lorenzo Sarti, ingegnere ed attuale pre-sidente, e gli architetti Stefania Bulzoni, Samantha Cico-gnani e Ottavia Sarti. Nello studio di Roma l’architetto SilvioD’Amore e l’ingegnere Alessandro de Laurentiis. Molteplicisono le partecipazioni a concorsi di architettura sia nazionaliche internazionali, come anche le mostre e le pubblicazionidedicate ai lavori realizzati dallo studio. I temi discussi nellaconferenza saranno un breve excursus su i progetti principalie più significativi della lunga carriera della Teprin Associati,cercando di riportare alla scala umana il discorso della pro-gettazione, raccontando per ognuno un aneddoto che ha con-traddistinto la fase progettuale o la fase costruttiva. Il titolovuole essere un omaggio al libro La ragione dell’architettura,opera pensata e curata da Claudio Baldisserri (uno dei socifondatori di Teprin) la cui postuma pubblicazione è stata l’oc-casione per presentarlo alla mostra a lui dedicata nell’ottobre2012 presso il Palazzo dei Congressi di Ravenna. I progettipresentati e commentati saranno: coperture temporanee dichiese ipogee a Lalibela (Etiopia), Museo Ecclesiastico inAxum (Etiopia); Parco di Teodorico a Ravenna; Centro di Me-dicina e Prevenzione (CMP) a Ravenna; Dipartimento di Emer-genza e di Accettazione (DEA) a Ravenna; riqualificazionedell’area Ex-Casaralta a Bologna; passerella ciclopedonalemobile sul fiume Uso a Bellaria-Igea Marina (Rn); complessoturistico-residenziale a Casal Borsetti (Ra); ampliamento eristrutturazione Terme di Punta Marina (Ra).www.teprin.com

INOUTarchitettura è uno studio multidisciplinare di ar-chitettura e paesaggio. Affronta progetti che spaziano dallapiccola scala del design sino alla scala territoriale, ricoprendoun ampio campo d’azione trasversale in cui le componenti diprogettazione urbanistica, paesaggistica e architettonica siintegrano e si completano. Il lavoro di INOUTarchitettura sibasa sulla combinazione e commistione delle esigenze ine-renti l’architettura e il paesaggio. Lo studio nasce dalla col-laborazione di Mario Benedetto Assisi e Valentina Milani (chedal 2007 seguono e condividono molteplici occasioni di lavoroe ricerca) e si struttura stabilmente a Ferrara nel 2012. Mario Assisi (1982), si forma presso la Facoltà di Architetturadi Ferrara e la Delft University of Tecnology (NL). Si laureanel 2007 con una tesi in progettazione paesaggistica premiatadall’IFLA (International Federation Landscpe Architecture).Dopo aver collaborato con diversi studi locali, dal 2009 svolgela libera professione. È socio fondatore del gruppo di lavoroMMVL|2045architetti, segnalato tra le 10 migliori realtà emer-genti italiane under 36 nell’ambito degli studi di architetturae paesaggio (Premio New Italian Blood 2012) e selezionatoYoung Blood 09 (Annuale dei talenti italiani premiati nelmondo). Svolge lezioni, seminari e workshop in varie univer-sità italiane ed europee. Dal 2013 è professore a contratto

del modulo di Teorie della Ricerca Architettonica Contempo-ranea presso la Facoltà di Architettura di Ferrara. Valentina Milani (1982) studia alla Facoltà di Architettura diFerrara e la Esquela Tecnica Superior de Arquitectura del Val-les (ETSAV), Barcellona. Laureata con una tesi in progetta-zione paesaggistica (premiata dall’IFLA) ha collaborato conlo studio di architettura del paesaggio Erika Skabar (Trieste)e lo studo Antonio Ravalli Architetti (Ferrara). Dal 2009 lavoracome libero professionista. È socia fondatrice del gruppo dilavoro MMVL|2045architetti. Dal 2009 è membro della Com-missione per la Qualità Architettonica e del Paesaggio delComune di Ferrara. Dal 2012 è professore a contratto del mo-dulo di Architettura del Paesaggio presso la Facoltà di Archi-tettura di Ferrara.INOUTarchitettura esporrà alcuni dei 23 progetti ideati dal2007 ad oggi, che hanno ricevuto riconoscimenti a livello na-zionale e internazionale. www.inoutarchitettura.com

Dall’alto, treprogetti di

INOUT:Europan 12,

GDhouse, YAP Maxxi

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PROGETTARE IL TERRITORIO OTTOBRE 2014

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PROGETTARE IL TERRITORIO

di Enrico Gaudenzi

Il verde urbanoLa nascita dei parchi pubblici nelle grandi città risale alla prima rivoluzione

industriale, oggi il tema è diventato centrale per l’evoluzione delle cosiddettesmart city, tra sostenibilità urbana, tutela ambientale e nuove funzioni sociali

Il destino dei luoghi

Il tema che andremo a trattare parla di quei luoghi che finda bambini impariamo ad amare e desiderare, quei luoghiidilliaci depositari di bei ricordi e di avventure immaginarie:le aree verdi e i parchi urbani.Il ricordo ancestrale di una vita all’aria aperta, continua in-consciamente a creare nell’uomo un’attrazione nei confrontidella natura, anche se, a onor del vero, analizzando i pro-cessi di urbanizzazione difficilmente risulta emergere questoimpulso. Il desiderio di un rapporto con il verde non sembraquindi mosso dal raziocinio, ma sembra scaturire da unasfera intima in cui l’uomo cerca di riallacciare un legamecon la natura, forse mosso dal “fanciullino” che risiede in

ognuno di noi e che mantiene vive sensibilità e immagina-zione.Dopo aver dato questa chiave di lettura Pascoliana, pas-siamo a ripercorrere in sintesi la storia evolutiva del verdeurbano, nell’accezione con cui lo conosciamo oggi, ovveroelemento connettivo dell’impianto urbano, non sempre con-tinuo, formato da parchi, giardini, viali, aree sportive, ortiurbani e zone vincolate. Le città sono nate in antitesi allo spazio naturale e sonoluoghi definiti dall’opera dell’uomo. Nella città storica i vuotisono costituiti in prevalenza da strade e piazze che rivestonoun ruolo funzionale alla “macchina” città, mentre il poco

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spazio verde è costituito dai giardini racchiusi negli isolatidelimitati dai palazzi. Possiamo intuire come nel corso dellastoria, a causa del crescente inurbamento, il rapportouomo/verde si sia via via affievolito, divenendo una prero-gativa delle classi più abbienti, che all’interno delle propriedimore mantenevano gli spazi vuoti come “luoghi di deli-zia”.La nascita del verde pubblico si ebbe in Francia e Inghilterra,quando a seguito delle innovazioni urbanistiche ottocen-tesche, le città cominciarono a trasformarsi. Questa neces-sità di rinnovamento fu spinto dal rapido degrado che colpìi centri urbani a causa del forte inurbamento originato dallarivoluzione industriale e che portò in pochi decenni le grandicittà inglesi e francesi al collasso.In questo periodo si fa avanti il pensiero che vi sia relazionetra i problemi sociali e di salubrità e le condizioni fisichedell’ambiente in cui si vive, per cui si può affermare chesiano state le prime leggi sanitarie emanate per porre ri-medio ai difetti della città industriale a definire le basi perla nascita dell’urbanistica moderna. I parchi, quindi, con i loro arredi, viali e padiglioni, dovevanoassolvere ad una funzione estetica e ricreativa con lo scopodi migliorare la vita dei cittadini, che grazie alle aree verdipubbliche potevano sopperire alla mancanza dei giardiniprivati.Spazi verdi pubblici erano già esistiti in epoche precedenti,ma è nel corso del XIX secolo che si afferma il criterio chesia dovere delle amministrazioni realizzarli. In Italia le trasformazioni delle città avvennero con un secolodi ritardo, a causa del lento processo di industrializzazioneche interessò il nostro paese, e la nascita dei primi parchiavvenne non creandone di nuovi, ma rendendo pubblici igiardini di antiche ville patrizie.Nel Novecento la struttura del parco pubblico restò sostan-zialmente immutata, rinnovando di fatto solo l’immagine

Nelle foto, alcuni celebri esempi di parchi metropolitani.A sisnistra, Central Pak a New York.

In questa pagina (dall’alto) Hyde Park a Londrae il Bois de Boulogne a Parigi.

Qui a fianco, e in basso, due aree verdi urbanestoriche a Ravenna: i giardini pubblici di fronte

alla Loggetta Lombardesca (foto Thomas Venturi) e quelli della quattrocentesca Rocca Brancaleone.

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PROGETTARE IL TERRITORIO

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AtelierTerritorio srl - Ravennawww.atelierterritorio.com

Dall’alto, vista aerea del Parco di Teodorico a Ravenna, progettato daTeprin Associati (foto Giorgio Biserni).

Escursione in pineta, zone verde storica aimargini della città di Ravenna.

Pianta del Parco Baronio, in via dicostruzione, firmato da Stignani/Land.

degli arredi e aggiungendo nuove fun-zioni ricreative; in quel periodo la no-vità sostanziale fu rappresentata dauna visione più integrata e articolatadel tema del verde pubblico: si preci-sano le diverse categorie di parchi (diquartiere, di settore, urbano, regio-nale, nazionale) e i relativi standard.Un contributo sostanzioso a questonuovo approccio venne fornito soprat-tutto dai paesi anglosassoni, dovevennero realizzati, secondo precisidettami teorici, parchi urbani, giardininaturali, campi da gioco, centri per iltempo libero, ecc. In Italia il tema del verde pubblico co-minciò ad essere affrontato negli anniSessanta ma venne recepito da pocheamministrazioni; ad oggi nella mag-gior parte del paese la situazione ri-sulta ancora deficitaria, con standarddi verde pubblico per abitante inferiorifino a dieci volte rispetto alle medieeuropee e statunitensi.Ravenna può considerarsi una cittàvirtuosa dal punto di vista della dota-zione di verde pubblico. A partire dalla fine degli anni ‘80 l’Am-ministrazione Comunale ha lavoratomolto per accrescere il patrimonio diaree verdi, arrivando a dotarsi, con ilPRG ’93, di un Piano di Settore delVerde. Questo ha permesso di svilup-pare le aree verdi pubbliche in modostrutturato, così da garantire un si-stema diversificato ma sinergico, co-

stituito dal verde diffuso, dai giardinidi quartiere, dai parchi urbani (Teodo-rico e i futuri Baronio e Cesarea), dalverde di filtro e da quello agricolo.Il periodo di crisi generale che stiamovivendo, caratterizzato da ripensa-menti, sta impegnando ricercatori eurbanisti nello studio di nuovi modellisostenibili per le città, mentre di paripasso timidamente sta “crescendo dalbasso” una nuova coscienza ambien-tale e sociale, che riconosce nel verdeun ruolo fondamentale, sia per il suorisvolto ambientale/salutistico, sia perla sua funzione di coesione sociale.In un futuro che sarà caratterizzato piùda trasformazioni che da nuove rea-lizzazioni, l’approccio green dovrà es-sere la base di un ragionamento strut-turato che coinvolga i cittadini, esoprattutto le nuove generazioni,stando attenti però a non scadere inapprocci ambientalisti di tipo estremoche finiscono per promuovere la con-servazione a senso unico. In un’idea di smart city, le aree verdipubbliche dovranno essere luoghi at-trattivi e funzionali e non solo occa-sioni per realizzare ornamenti o sod-disfare standard imposti.

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OTTOBRE 2013

È uscito il primo numero di

Il prossimo numero sarà in distribuzione a partire dal 20 novembre

IL NUOVO MENSILE DI CULTURA E SPETTACOLO per la Romagna e Dintorni

80mila copie a diffusione gratuitaRavenna - Forlì - Faenza - Cesena - Rimini

• EVENTILa notte d’oro di Ravenna

• MUSICADa Kusturica a Battiato

• TEATROInizia la grande prosa

• LIBRILa Romagna di Falco

• ARTELa fotografia in mostra

• GUSTOIl cibo nella storia

• JUNIORFamiglie a teatro

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CITTÀ E SOCIETÀ

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CITTÀ E SOCIETÀ

Una sala al primo piano della Galleria Ninapì utilizzata per l’incontro con Marco Imperato (foto di Alberto Giorgio Cassani)

«Bisogna essere onesti per vivere fuori dalla legge», verso tratto dalla canzone di Bob Dylan Absolutely Sweet Marie,

contenuta nell’album Blonde on Blonde del 1966.

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«Bisogna essereonesti per vivere

fuori dalla legge»Conversazione con Marinella Isacco,

coordinatrice del circolo “Legalità e Giustizia” di Ravenna

«Nel momento della massimadiffusione della democrazia

– si potrebbe dire nel momentodella sua vittoria su ogni altro tipo

di sistema di governo –, sembra essere venuta meno

l’esigenza di insegnarne lo spirito»Gustavo Zagrebelsky, “Imparare democrazia”

Nell’ambito delle promesse non mantenute della de-mocrazia, Norberto Bobbio, in Il futuro della democrazia,Torino, Einaudi, 1984, denuncia la diffusione dell’in-differenza politica: «Guardiamoci attorno – dice Bobbio– [...] si assiste impotenti al fenomeno dell’apatia po-litica, che coinvolge spesso la metà circa degli aventidiritto al voto. Dal punto di vista della cultura politica,costoro sono persone [...] semplicemente disinteres-sate per quello che avviene, come si dice in Italia [...]“nel palazzo”». A differenza di tutte le altre forme digoverno, un’opinione pubblica consapevole è conditiosine qua non per uno stato democratico; è perciò indi-spensabile mantenere viva la diffusione dell’ethos de-mocratico affinché oltre le “buone regole” si forminodonne e uomini che agiscano nello spirito delle regole. L’Associazione Libertà e Giustizia (LeG) promuove datredici anni la diffusione nelle coscienze dell’attacca-mento alla dignità delle persone e al valore della de-mocrazia al fine di riuscire a vanificare le insidie chevorrebbero confinarla in micro-dimensioni. Incontroper una conversazione Marinella Isacco, coordinatricedel circolo LeG di Ravenna.

Marinella, cosa ti ha portato a rivolgere la tua attenzionealle problematiche affrontate dall’Associazione LeG, nataper dar voce alla società civile, muovendosi tra politica eurgenza di democrazia?«Curiosando per il web alcuni anni fa, non ricordo cer-cando cosa ma di sicuro commenti e posizioni in meritoad un fatto politico, mi ritrovai sul sito di LeG. Iniziai aseguirlo interessata e sostanzialmente in linea conquanto scritto a commento di situazioni, fatti e scelte

governative: erano gli anni dei governi Berlusconi (eProdi). Nel 2009 LeG pubblica un manifesto dal titolo“Rompiamo il silenzio” in cui viene denunciato un certo“silenzio” appunto della classe politica, ma non solo,verso una deriva di sfascio istituzionale, politico e so-ciale in corso. Il manifesto chiede a gran forza un im-pegno da parte di tutti, raccogliendo in merito dispo-nibilità da parte della società civile, e in poco tempovengono creati i primi circoli locali, tra cui anche quellodi Ravenna. In quel periodo sentivo anche io unagrande insofferenza verso la situazione politica e go-vernativa del momento; ho avvertito la necessità diimpegnarmi, di fare qualcosa in prima persona ed hoaccettato l’invito ad un incontro con LeG ed insiemead altri, circa una trentina di persone con stessi intentie pensieri, il 19 aprile 2009 abbiamo dato vita al circolodi LeG di Ravenna. Nel 2011 mi è stato chiesto se vo-

di Marina Mannucci

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lessi coordinare il circolo: non senza qualcheincertezza, alla fine ho accettato».

Quali sono state in questi anni le priorità e gliobiettivi del circolo LeG di Ravenna?«Nello Statuto dell’Associazione è scritto, frale altre cose, che LeG “Difende le ragioni delbuon governo, la laicità dello Stato e l’efficaciae la correttezza dell’agire pubblico”. Tenendopresenti queste linee, le nostre iniziative cer-cano di portare in evidenza temi vicini alla di-fesa dei diritti dei cittadini/e: dallo Ius soli,agli sbarchi a Lampedusa, ai diritti dei senzalibertà, solo per fare alcuni esempi. Il nostroprincipale impegno è stato, e sarà sempre,dedicato alla Costituzione, alla sua diffusione,alla sua difesa. In questi ultimi anni, con il Co-mitato in Difesa della Costituzione di Ravenna,abbiamo promosso molte iniziative con la spe-ranza di aver contribuito ad una maggiore co-noscenza della nostra Carta e conseguente-mente al suo grande significato. GustavoZagrebelsky, Presidente Onorario di LeG, amacitare: «La Costituzione, ciò che ci siamo datinel momento in cui eravamo sobri, a valereper i momenti in cui siamo sbronzi».

Le Scuole di formazione politica di LeG diffon-dono la missione civile e sono pensate per chiopera nelle istituzioni e nelle amministrazioni,per chi svolge attività politica, ma anche per chiintende la cittadinanza in modo attivo e infor-mato. Le scuole si fondano sulla collaborazionecon Università e gruppi di ricerca e sul contributodi relatori apprezzati per competenza e profon-dità di riflessione. I profili formativi delle Scuoleriportano ai veri obiettivi della politica: rispettarela dignità delle persone, migliorare le opportu-nità, accrescere il benessere dei cittadini, occu-parsi di tutti, anche di coloro i quali non sono (onon sono ancora) chiamati ad esprimere le loropreferenze con il voto, politico e amministrativo.Il metodo didattico privilegia il coinvolgimentodiretto degli studenti, attraverso seminari, testi-

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CITTÀ E SOCIETÀ

In alto a sinistra: incontro del 10 maggio 2013 con il magistrato MarcoImperato, nella sala superiore della Galleria Ninapì.

In alto a destra: incontro su Lampedusa del 29 novembre 2013, Galleria Ninapì.Sotto: l’ingresso della Galleria Ninapì (foto di Alberto Giorgio Cassani)

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monianze qualificate e dialogo informale. Il mesescorso si è svolta a Ravenna, per la prima volta, unaScuola di formazione politica sul tema della laicitànelle istituzioni di interesse pubblico; puoi illu-strarne i contenuti per i nostri lettori?«In una riunione di fine 2013, pensando ai pro-getti per l’anno nuovo, Maurizio Marangolo, sociodel circolo, propose di organizzare una Scuola aRavenna. Aveva partecipato pochi mesi prima luistesso alla Scuola di Perugia e l’idea di poter rea-lizzare anche a Ravenna un simile progetto for-mativo lo entusiasmava molto. Il suo fervore ciha contagiato tanto che Nicoletta Guidobaldi,Paola Patuelli ed io ci siamo offerte di farci caricodel progetto, del suo sviluppo e della sua realiz-zazione, insieme a Maurizio, in un positivo e gra-tificante lavoro di gruppo. Abbiamo individuatonel tema della laicità – così attuale e vasto oltreche così centrale per LeG – il filo conduttore; il ti-tolo è venuto da sé: “Laicità nelle Istituzioni diinteresse pubblico”. Come ha sottolineato in unaintervista la nostra presidente Sandra Bonsanti:«non è un tema casuale in Romagna, terra di fortitradizioni mazziniane e repubblicane». I temi pro-posti, di estremo interesse e culturalmente moltostimolanti, hanno spaziato dalla politica alla lai-cità nello Stato, dalla bioetica alla scuola e al-l’insegnamento, dalla famiglia alla religione e allarete. Tra i relatori intervenuti, tutti di alto profiloe in maggioranza docenti di università italiane estraniere, vorrei ricordare: la filosofa Roberta DeMonticelli, la sociologa Chiara Saraceno, la gior-nalista e presidente di LeG Sandra Bonsanti, ilpolitologo Maurizio Viroli, lo storico Roberto Bal-zani, il docente di Diritti umani e storico del dirittointernazionale Gustavo Gozzi, l’esperto di bioe-tica Carlo Flamigni, il giornalista, autore e con-duttore radiofonico Luca Bottura, lo storico escrittore Alessandro Luparini. Abbiamo inoltre ri-cevuto un contributo dalla Fondazione Cassa diRisparmio di Ravenna che ci ha permesso di of-frire 15 borse di studio a studenti universitari dietà compresa fra i 19 e 26 anni, senza distinzionedi facoltà, corso o provenienza geografica, a to-tale copertura della quota di partecipazione. L’en-tusiasmo provato per l’ottima e felice riuscitadella Scuola ci ha premiato per tutto l’impegnoprofuso nell’arco di diversi mesi per il compi-mento del progetto; il contributo per le borse distudio ci ha permesso di conoscere dei ragazzipreparati, attenti e coinvolti, provenienti da di-verse regioni d’Italia, che forse non avrebberoavuto la possibilità di partecipare. Questo, possodire, è davvero stato molto gratificante. Vorreiinoltre concludere con un ricordo affettuoso neiconfronti di Nando Randi che, con grande gene-rosità, ha ospitato tutti gli eventi e le riunioni diLeG presso la Galleria Ninapì».

L’associazione LeG si presenta al pubblico il 18 novembre2002, al Piccolo Teatro Studio di Milano, presentando il suomanifesto costitutivo: «Libertà e Giustizia vuole intervenire aspronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo dirappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi. Vuole arricchireculturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte».LeG vuole essere «l’anello mancante fra i migliori fermenti dellasocietà e lo spazio ufficiale della politica». Il manifesto sarà sot-toscritto da un gruppo di garanti di altissimo livello, tra i quali:Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Umberto Eco, Ales-sandro Galante Garrone, Claudio Magris, Guido Rossi, GiovanniSartori e Umberto Veronesi. Tredici anni di vita con tante vittoriealle spalle e, in cantiere, progetti e iniziative per dare voce allasocietà civile. Attualmente l’Associazione, che ormai da anni simuove tra politica e urgenza di democrazia promuovendo con-vegni, incontri, appelli, è presieduta da Sandra Bonsanti.Le Scuole di formazione politica di LeG, organizzate ogni anno,sono per i soci momento di approfondimento di alcuni temifondamentali: la libera informazione, la democrazia, l’etica, imaestri, il ruolo della società civile. Dal 2004, LeG ha avviato la sua lunga battaglia in difesa dellaCostituzione.Nel 2011 c’è stata una prima manifestazione al Palasharp diMilano, con Umberto Eco, Paul Ginsborg, Roberto Saviano,Gustavo Zagrebelsky e altri esponenti della società civile percominciare a riappropriarsi di parole che la storia e il sacrificiodi milioni di italiani hanno reso eterne e inviolabili: libertà, giustizia,democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, Costituzione. LeGlancia l’appello: «La riforma della Giustizia non la fanno gli im-putati (né i loro avvocati)!». Parte successivamente la raccoltafirme per abolire la legge elettorale Porcellum; ne verranno rac-colte oltre sessantamila.Sempre nel 2011 è la manifestazione a Milano all’Arco dellaPace dal titolo “Ricucire l’Italia” per restituire dignità al Paese(dal manifesto omonimo di Gustavo Zagrebelsky elaborato nelcorso della scuola estiva a Poppi, nel Casentino).Nel 2012 esce il manifesto “Dissociarsi per riconciliarci. Dipendeda noi” di Gustavo Zagrebelsky e viene realizzato un forum adAssago sul nuovo manifesto di Gustavo Zagrebelsky “Per unastagione costituzionale“.Nel 2013 LeG scende in piazza a Bologna il 2 giugno con oltrecento associazioni, per dire che la Costituzione “Non è cosavostra” e successivamente a Roma, in piazza del Popolo, perdifendere e attuare la Carta fondante, “La via maestra”, da nonperdere mai di vista, con la partecipazione di Lorenza Carlas-sare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gu-stavo Zagrebelsky.L’attività online di LeG non si ferma al solo sito web, ma è ar-ricchita dall’essere presente nei principali social network. I circolisparsi in tutta Italia sono una quarantina e svolgono un’attivitàmolto intensa attraverso incontri, dibattiti, presentazioni di libriper raccontare le anomalie del paese, dall’emergenza giustiziaalle battaglie per la legalità, alla libertà d’informazione, ai dirittidella persona.A fronte di una domanda sempre più urgente di “cultura poli-tica”, la missione civile di LeG si amplia attraverso le sue scuoledi formazione politica. Nel settembre 2012 al castello dei Conti Guidi di Poppi (Arezzo)si è svolta una tre giorni curata dallo storico Franco Sbarberisu “Segreto, ipocrisia, menzogna e corruzione. La democraziavilipesa”.Nel 2013 vi sono stati due giorni di lezione a Perugia sui temibioetici.A Pavia, dove iniziarono i corsi nel 2007 sotto la guida di Sal-vatore Veca, direttore di tutte le scuole di LeG, nel 2013 si ètenuta la settima edizione dedicata al lavoro.Sempre nel 2013 si è aperta la prima scuola di LeG di Messinaper favorire l’analisi e la conoscenza delle condizioni sociali,politiche, economiche e culturali che caratterizzano oggi il mez-zogiorno. Quest’anno, alla Scuola di Messina, che ha organiz-zato la seconda edizione, si affianca la Scuola di LeG organizzatadal circolo di Ravenna sul tema della laicità nelle istituzioni diinteresse pubblico.

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ABITARE LʼHABITAT

CITTÀ SOSTENIBILE

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No, purtroppo non è andata, Ravenna, la nostra città non ce l’hafatta a diventare la Capitale Europea della Cultura 2019 e devo di-re onestamente che la delusione è stata forte, cocente, e per unpo’ siam rimasti attoniti di fronte al vuoto lasciato da quel futuroche già avevamo riempito di aspettative e progetti. Ma questasensazione devo dire è durata poco, noi siamo romagnoli, coria-cei e sanguigni, mica possiam pensare di rassegnarci così, do-vremo pur essere consapevoli che questa esperienza comunquein sé rappresenta in realtà un'opportunità per riflettere, analizza-re, valutare e trasferire risultati comunque conseguiti nella pro-posta e nella progettualità in format giocosi e creativi.Son convinto che il 2019 debba comunque essere per Ravennaun obiettivo, magari l'anno celebrativo di un processo durato seianni, ma anche il trampolino di lancio per gli anni a venire, in cuil'incontro tra le varie suggestioni e i progetti concretizzati po-tranno generare il famoso "salto" per reinventare noi stessi conun effetto bottom-up. Solo nella contaminazione e nell'interdi-sciplinarietà le varie nature e i talenti di Ravenna possono con-nettersi e creare vera innovazione.Certo il nostro dossier è un ottimo e fondamentale punto di par-tenza e quello sarà la guida con quale chi d’ora in poi ha o avrà laresponsabilità di amministrare questa città dovrà orientarsi, maoccorrono anche veri e propri nuovi ideali, da utilizzare comemalta per legare i mattoni utili alla costruzione del futuro dellanostra città.Sarà fondamentale per la creazione di un clima di fiducia, consa-pevolezza, spirito collaborativo e responsabilità continuare acoltivare e curare la partecipazione. La partecipazione sarà lostrumento attraverso cui si individueranno i temi e si rifletteràsulle priorità della nostra città. Investirà soprattutto le pubblicheamministrazioni trasformandole in amministrazioni creative, ca-paci di andare oltre i settori e cooperare con la società civile, rap-presentando un elemento centrale dei nostri sogni. La partecipazione è fondamentale per dar gambe alla città chenoi intendiamo costruire come risultato dell'esperienza e del sa-pere collettivo dei suoi cittadini. Una democrazia intesa come unprocesso di dialogo. Una pratica quotidiana, non una preferenzadata ogni cinque anni nella cabina elettorale. Si tratta di un pro-cesso che deve porre il cittadino al centro dello sviluppo, rispet-tando bisogni e sogni dell'individuo. È un luogo in cui ogni vocedeve essere ascoltata.Rigenerare la nostra città attraverso un modello urbano e socia-le incentrato sull'inclusione e l'accessibilità, secondo cuil'estromissione di un individuo comportauna perdita di valore. Ogni individuo deverappresentare infatti una risorsa, mentre lapartecipazione di tutti si realizza con il mi-nimo di marginalizzazione e il massimocoinvolgimento. Una città aperta a tutti, intutte le occasioni.La responsabilità culturale trasforma lepersone con speciali esigenze in personecon abilità speciali, trasforma l'avidità in

una cultura di generosità e solidarietà.Ma per realizzare gli ambiziosi obiettivi sopra citati sarà necessa-ria una cittadinanza particolarmente attiva. Affinché chiunquesia indipendente, la conoscenza e la formazione sono condizionidi base per conferire responsabilità e potere. Lo sviluppo di unacoscienza critica verso se stessi, verso il proprio bagaglio cultu-rale e il mondo, è necessario per trasformare i valori individuali invalori collettivi attraverso l'interazione sociale. Rieducarsi ecreare insieme un modello in cui i luoghi di educazione e istru-zione diventino strutture aperte alla città; un modello di valori in-clusivi, in cui si insegna e si impara allo stesso tempo; dove tuttisiano protagonisti del loro processo di apprendimento. Un luogoin cui non esistono allievi senza talento e, allo stesso tempo, ingrado di riconoscere i loro talenti individuali, soddisfando obiet-tivi e sogni attraverso una vera e propria transizione culturale ri-voluzionaria dell'Istruzione.Di concerto agli aspetti legati all’istruzione, sarà altrettanto im-portante concentrarsi anche sullo sviluppo del potenziale uma-no. Siamo in questo periodo particolarmente oppressi dalle crisifinanziaria e climatica, e questo a volte ci distoglie dal preoccu-parci anche e soprattutto della crisi delle risorse umane, il checomporta un assurdo spreco di talenti. In questo modo abbiamosprecato moltissime risorse, trascurando l'esperienza del singo-lo e il patrimonio dei saperi delle comunità.È ormai un’esigenza ineluttabile quella di trasformare Ravenna ele altre realtà del territorio in un ecosistema creativo di Comunitàdel Sapere, che crescerà con gli scambi, la pluralità di esperien-ze, valori sociali di tutti i partecipanti, nel rispetto del territorio,del paesaggio e di loro stessi.L'economia prospera grazie a talento e sapere. Il potenziale uma-no è una preziosa 'fonte-risorsa' per riuscire anche a produrre ilnecessario profitto: il benessere degli individui non dipende in-fatti solo dalla soddisfazione dei loro bisogni materiali, ma anchedalla soddisfazione dei loro bisogni sociali, come fiducia, amici-zia, famiglia e solidarietà.Nuovi modelli per il nostro futuro che possono essere sviluppatiin conformità con quanto recita la nostra Costituzione: "L'inizia-tiva economica [...] non può svolgersi in contrasto con l'utilità so-ciale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla di-gnità umana. La legge determina i programmi e i controlli oppor-tuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essereindirizzata e coordinata a fini sociali". Un nuovo modello di svi-luppo in cui la società civile sia impegnata attivamente nella sfe-

ra pubblica e privata, al fine di ottimizzarele aspirazioni e i sogni di tutti e creare, intal modo, un'economia di comunità basa-ta sul Profitto per tutti, dando la possibili-tà a tutti di scegliere. Generare finalmenteun'economia (ovvero la cura della propriacasa) che recherà vantaggio sia agli im-prenditori che ai lavoratori, così come allecomunità e soprattutto all'ambiente.L'utilizzo corretto dell'ambiente e la no-

Ravenna 2019, capitale mancata?

Il processo per reinventare la nostra città che deve impegnare il territorio da oggi fino al prossimo decennio

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stra riconciliazionecon esso rappresen-tano il fulcro centraledi una nuova ECOno-mia. La mancanza diuna pianificazionesostenibile, i flussi diturismo stagionaliz-zati e l'avidità eco-nomica hanno porta-to a uno sviluppo ur-bano troppo rapido esquilibrato del no-stro territorio. Le cit-tà hanno perso l'an-tico rapporto con ipaesaggi rurali. Que-sto ha messo a nudoi problemi connessi

con un moderno sviluppo urbano, così come la bassa qualità e lamono-funzionalità delle periferie.Guardare alle transizioni del tessuto urbano e delle aree rurali e al-le loro connessioni con il mare da un lato e l’entroterra di pianura ecollinare dall’altro, dandoci l'opportunità di pensare e di racconta-re noi stessi come una civiltà del Mediterraneo ed europea con-temporaneamente. Man mano che ci riconciliamo con il nostro am-biente, dobbiamo anche guardarci dentro e riconciliarci con i nostricorpi. Abbiamo tutte le potenzialità per poter generare un territorioin cui i bisogni umani siano ben bilanciati con quelli della natura, eun luogo in cui le esigenze della nostra anima e dei nostri corpi sia-no in equilibrio.Riscoprire i ritmi e i tempi delle stagioni, Ravenna protagonista eguida di una area vasta romagnola può farsi promotrice di unnuovo modo di vivere un territorio rispettandone le abitudini; farein modo che si sappia di più sulle sue tradizioni; incontrare le di-versità; partecipare a ogni tipo di cultura e, ultimo ma non menoimportante, farne un vero e proprio stile di vita. Riuscire finalmen-te a far somma di tutte le diverse componenti che collegano cultu-ra contemporanea, patrimonio culturale, tempo libero, gastrono-mia, sport e nuove forme di mobilità, all'interno dell'area Roma-gna.Questo significa anche riappropriazione della conoscenza antica econtemporanea, che ci permetterà di vivere in armonia con il no-stro ambiente, riscoprendo il gusto autentico del cibo e recuperan-do l'abilità manuale di riconnettersi con la terra, anche in ambientiurbani. Noi, che viviamo qui possiamo "riscoprire" il nostro terri-torio attraverso questo processo, così come il viaggiatore che loscopre per la prima volta sente la nostra proverbiale ospitalità, sisente un membro della famiglia, immergendosi nella nostra cultu-ra e, allo stesso tempo, la arricchisce.Ma uno dei necessari carburanti per generare finalmente un verocambiamento deve essere anche quello generato dall’arte. L'artistaè il connettore e il mediatore tra i diversi campi disciplinari e tra lavarietà di linguaggi e culture. È un potente mezzo per coinvolgere lasocietà, diventare il protagonista dell'innovazione sociale, in colla-borazione con la cittadinanza. Proprio qui facendo solido riferimen-to al nostro patrimonio ma lanciati e aperti alla modernità, l'arte egli artisti contemporanei possono essere valorizzati, non solo per laloro produzione artistica, ma anche per la loro capacità nel saperguidare un cambiamento desiderato e talvolta inaspettato.

Che dite? Tutto questo è utopia?Quando sei convinto che a trecento metri ci sia quello che vuoi rag-giungere, li percorri e ti rendi conto che l'utopia è trecento metripiù in là, e così via. Per questo ti dici: "Allora è veramente irrealiz-zabile". Invece no, perché c'è un aspetto positivo: che si sta cam-minando, e quindi l'utopia si realizza strada facendo, perciò allo-ra…. zaino in spalla e tutti in cammino.

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Marco Turchetti[Progettare Sostenibile - Ravenna]

[email protected]

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MERCATO IMMOBILIARE

Per chi cerca casa, questo è un momento irripeti-bile. Il più propizio per ricercare con calma, datal’ampia disponibilità di immobili sul mercato, e perpoter poi avviare una proficua trattativa. «Così come c’è stato il periodo del boom in cui ven-dere a ottimi prezzi era la cosa più facile del mondo– commenta Pierluigi Fabbri, presidente provincialeFimaa Ravenna –, questo è il momento migliore percomperare. Questo non vuole dire che i prezzi sianostracciati ovviamente, perché i pezzi di maggiorequalità costano di conseguenza, ma certamente leaspettative dei venditori non solo le stesse di qual-che anno fa. Dopo essersi fatti un’idea di ciò che siricerca, il consiglio è quello di rivolgersi a un buonagente immobiliare in grado di offrire una consu-lenza a 360 gradi. L’agenzia riesce infatti a capireal meglio le richieste del cliente, nonché ad avviareuna ricerca mirata che si basi realmente sulle sueaspettative». Il discorso cambia per chi si appresta al contrario avendere. Qui la cautela è d’obbligo per non “bru-ciarsi” l’immobile e rischiare di tenerlo invendutoanche per parecchi mesi e anni, nei casi peggiori.Troppo spesso la tendenza del potenziale venditoreè quello di inserire annunci privati in diversi giornalie siti web di settore, per poi spedire un’e-mail ge-nerica a una lista di agenzie immobiliari. In questomodo, sparando per così dire nel mucchio, si pensadi aver assolto al meglio la propria strategia di mar-keting. Peccato però che, soprattutto se l’immobileda vendere non è particolarmente appetibile, cosìfacendo non si ottengano risultati. «Dopo aver spe-rato vanamente di vendere in quattro o cinque mesi– racconta Fabbri –, ecco che il cliente si decide fi-nalmente a far visita a un’agenzia. Credendo che sipossa ricominciare da zero, ossia senza essersi unpo’ “bruciati” il proprio immobile, e invece non ècosì. Non si può azzerare lo sbaglio fatto ricomin-ciando da capo, perché il danno c’è stato e rime-diare richiede tempo. Molto meglio sarebbe che ilpotenziale venditore decidesse anzitutto di recarsifisicamente in diverse agenzie immobiliari per farsi

un’idea della quotazione di mercato e delle giustestrategie di marketing, prima di decidersi a farequalsiasi passo da solo. Sbagliata è anche la sceltadi dare l’incarico a più agenzie in contemporanea,perché ormai noi professionisti cerchiamo di se-guire poche case ma bene per avere risultati tangi-bili. Giusto è invece informarsi se l’agenziaprescelta fa parte di un network o ha collaborazionicon altre realtà, per avere una comunicazione piùcapillare e diffusa». Non c’è nulla di più frustrante infatti di non riuscirea vendere la propria abitazione, soprattutto quandose ne ha necessità: è come trovarsi con una barcain mezzo alla burrasca senza riuscire a intravvederele luci di un porto nelle vicinanze. Sul fronte legisla-tivo, c’è attesa per la nuova finanziaria, anche se èancora presto per capire se alcune idee che già cir-colano, avranno poi un riscontro. «In base alleprime anticipazioni – spiega il presidente provin-ciale Fimaa -, sembrerebbero confermate le agevo-lazioni fiscali per migliorare l’efficienza energeticadegli edifici e per riqualificare la casa con pannellisolari, fotovoltaico, etc. Queste sono certamentebuone notizie, mentre per tutto il resto c’è completaincertezza: abbiamo appena pagato la Tasi che è indiscussione per il prossimo anno, ma nulla vienedetto di più».

Ecco momento più propizio per cercare e per comprare casa

Ampia scelta e possibilità di trattativaCe ne parla il presidente Fimaa Ravenna,

Pierluigi Fabbri

CONSULENZA E INTERMEDIAZIONE IMMOBILIARE

www.fimaaravenna.it

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I Sedici Il ruolo dell’Architettura contemporanea

Ciclo di conferenze organizzate e promosse dal Gruppo Ravimm - Le Cantine di Palazzo Rava e dalla rivista dell’abitare TrovaCasa Premium (edizioni Reclam),

con il patrocinio del Comune di Ravenna e Ravenna 2019Coordinatore: Emilio Rambelli - Nuovostudio

Info Ilaria Siboni - [email protected] - cell. 338 1584910

Comune di Ravenna

Espongono Intervengono

Giovedì 27 febbraioCasavecchia e Muratoria Montini e ZoliRavenna Faenza

Giovedì 20 marzoGabriele Montanari Angeli e BrucoliUnione Comuni Bassa Romagna Faenza

Giovedì 17 aprileStudio Rava Piersanti Burroni e DapportoFaenza Ravenna

Giovedì 22 maggioPaolo Rava Panbianco e PretolaniComune di Forlì Forlì

Giovedì 19 giugnoDavide Cristofani Lazzarini e PinoniFaenza Faenza

Giovedì 29 settembreFrancesca Proni Studio EllevuelleComune di Ravenna Forlì

Giovedì 6 novembreTeprin Associati Inout ArchitetturaRavenna Ferrara

Giovedì 4 dicembreEmilio Agostinelli Piraccini e BaldacciSoprintendenza di Ravenna Cesena

Calendario 2014

Tutti gli incontri si terranno presso Le Cantine di Palazzo Rava - Via di Roma 117 - Ravenna

Apertura mostra ore 20, inizio conferenza ore 21

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