+ All Categories
Home > Documents > Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae...

Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae...

Date post: 11-Oct-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
16
OBIEZIONE! Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza, servizio civile, pace e nonviolenza No. 73 Giugno 2009 Care lettrici, cari lettori, Il 1. di aprile 2009 è stata una giornata storica per il SC con l’entrata in vigore della nuova e semplificata normativa di ammissione basata esclusivamente sulla prova dell’atto. Ora basta riempire il formulario standard (scaricabile anche dal nostro sito www.serviziocivile.ch) ed inviarlo a Thun per farsi automaticamente ammettere al SC. Per marcare l’importanza dell’avvenimento il GTSC ha organizzato una serata commemorativa con numerosi ospiti (vedi pagine 2-4). Non dobbiamo però pensare che ora tutti i problemi legati al SC siano risolti, in particolare per quello che riguarda l’informazione. Radio e televisione hanno ad esempio completamente ignorato l’avvenimento (pagina 5), men- tre il direttore editoriale del settimanale Ticinosette Peter Keller (anche amministratore del CdT) ha, almeno finora (a quasi due mesi di distanza), messo il veto alla pubbli- cazione di un’intervista richiesta dal redattore responsa- bile e rilasciata il 9 aprile 2009 dal sottoscritto ad una loro giornalista. Il SC sembra proprio che disturbi o faccia ancora paura a qualcuno. Dobbiamo quindi continuare ad impegnarci tutti per informare personalmente i giovani della nuova procedura e convincerne un numero sempre maggiore ad intraprendere questa gratificante alternativa al SM. Al proposito abbiamo preparato una nuova locandina ed un volantino con l’invito a divulgarli (pagina 3). La necessità di contribuire a diffondere una cultura di pace anche attraverso il SC è quanto mai importante. In Svizzera si continua purtroppo a puntare su una politica di sicurezza basata esclusivamente sull’esercito, mentre l’esportazione di armi continua ad aumentare e si pensa addirittura di modificare la legge militare per poter inviare militari al largo della Somalia (pagine 6-7). Nei Paesi come l’Iran e l‘Afghanistan, dove gli USA sono intervenuti militarmente “per portare i nostri valori e diritti democratici” continuano invece i combattimenti e le stragi, specialmente di civili innocenti, e le nuove leggi introdotte dai governi fantoccio vanno esattamente in senso contrario, ad esempio per quello che riguarda i diritti delle donne (pagine 10-11). Anche la crisi economica-finanziaria, come pure quella climatico-ambientale, dovrebbero stimolare la ricerca di stili di vita e modelli di società alternativi, non basati sulla globalizzazione e sul capitalismo o sull’ossessione dell’infinita crescita e del consumo illimitato, per meglio tener conto dei diritti e del benessere di tutti gli abitanti della Terra. Alcune riflessioni su questi temi ce le forniscono quattro donne, in parte impegnate nel movimento per la decres- cita (pagine 8-9). Daniela Degan afferma tra l’altro che “non basta più calcolare il Pil (Prodotto Interno Lordo) che è solo sinonimo di crescita economica e non riflette assolutamente l’interezza della persona. Bisogna tornare ad un principio di benessere e quindi basarsi sul proprio Bil (Benessere Interno Lordo)”. Giovanna Ricoveri ci in- dica invece che “molto si puo’ imparare dai due paesi andini, Bolivia e Ecuador, che hanno recentemente ap- provato una nuova Carta costituzionale, che estende i diritti sociali all’acqua, al cibo, alla casa, all’energia, all’istruzione, alla salute e difende la natura e le risorse che sono alla base di quei diritti”. D’altra parte vi segnaliamo i siti di due interessanti inizia- tive nate nelle scorse settimane in Ticino e che si pre- figgono anche un nuovo modo di far politica (www.ilforum.ch e www.retecantonale.ch). Per approfondire questi temi nell’ottica della nonviolenza, il GTSC organizza anche quest’anno un incontro- seminario estivo, che si svolgerà il 25-26 luglio 2009 (pa- gina 16). Invitiamo quindi già sin d’ora gli interessati a riservare quelle date. Buona lettura e buona estate a tutti! Luca Buzzi
Transcript
Page 1: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

1

OBIEZIONE!Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza, servizio civile, pace e nonviolenza

No. 73Giugno2009

Care lettrici, cari lettori,Il 1. di aprile 2009 è stata una giornata storica per ilSC con l’entrata in vigore della nuova e semplificatanormativa di ammissione basata esclusivamente sullaprova dell’atto. Ora basta riempire il formulario standard(scaricabile anche dal nostro sito www.serviziocivile.ch)ed inviarlo a Thun per farsi automaticamente ammettereal SC.Per marcare l’importanza dell’avvenimento il GTSC haorganizzato una serata commemorativa con numerosiospiti (vedi pagine 2-4).Non dobbiamo però pensare che ora tutti i problemi legatial SC siano risolti, in particolare per quello che riguardal’informazione. Radio e televisione hanno ad esempiocompletamente ignorato l’avvenimento (pagina 5), men-tre il direttore editoriale del settimanale Ticinosette PeterKeller (anche amministratore del CdT) ha, almeno finora(a quasi due mesi di distanza), messo il veto alla pubbli-cazione di un’intervista richiesta dal redattore responsa-bile e rilasciata il 9 aprile 2009 dal sottoscritto ad unaloro giornalista.Il SC sembra proprio che disturbi o faccia ancora pauraa qualcuno.Dobbiamo quindi continuare ad impegnarci tutti perinformare personalmente i giovani della nuova procedurae convincerne un numero sempre maggiore adintraprendere questa gratificante alternativa al SM. Alproposito abbiamo preparato una nuova locandina edun volantino con l’invito a divulgarli (pagina 3).

La necessità di contribuire a diffondere una cultura dipace anche attraverso il SC è quanto mai importante. InSvizzera si continua purtroppo a puntare su una politicadi sicurezza basata esclusivamente sull’esercito, mentrel’esportazione di armi continua ad aumentare e si pensaaddirittura di modificare la legge militare per poter inviaremilitari al largo della Somalia (pagine 6-7).Nei Paesi come l’Iran e l‘Afghanistan, dove gli USA sonointervenuti militarmente “per portare i nostri valori e dirittidemocratici” continuano invece i combattimenti e le stragi,specialmente di civili innocenti, e le nuove leggi introdottedai governi fantoccio vanno esattamente in sensocontrario, ad esempio per quello che riguarda i diritti delledonne (pagine 10-11).

Anche la crisi economica-finanziaria, come pure quellaclimatico-ambientale, dovrebbero stimolare la ricerca distili di vita e modelli di società alternativi, non basatisulla globalizzazione e sul capitalismo o sull’ossessionedell’infinita crescita e del consumo illimitato, per megliotener conto dei diritti e del benessere di tutti gli abitantidella Terra.

Alcune riflessioni su questi temi ce le forniscono quattrodonne, in parte impegnate nel movimento per la decres-cita (pagine 8-9). Daniela Degan afferma tra l’altro che“non basta più calcolare il Pil (Prodotto Interno Lordo)che è solo sinonimo di crescita economica e non rifletteassolutamente l’interezza della persona. Bisogna tornaread un principio di benessere e quindi basarsi sul proprioBil (Benessere Interno Lordo)”. Giovanna Ricoveri ci in-dica invece che “molto si puo’ imparare dai due paesiandini, Bolivia e Ecuador, che hanno recentemente ap-provato una nuova Carta costituzionale, che estende idiritti sociali all’acqua, al cibo, alla casa, all’energia,all’istruzione, alla salute e difende la natura e le risorseche sono alla base di quei diritti”.D’altra parte vi segnaliamo i siti di due interessanti inizia-tive nate nelle scorse settimane in Ticino e che si pre-figgono anche un nuovo modo di far politica(www.ilforum.ch e www.retecantonale.ch).Per approfondire questi temi nell’ottica della nonviolenza,il GTSC organizza anche quest’anno un incontro-seminario estivo, che si svolgerà il 25-26 luglio 2009 (pa-gina 16). Invitiamo quindi già sin d’ora gli interessati ariservare quelle date.Buona lettura e buona estate a tutti!

Luca Buzzi

Page 2: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

2

Resoconto di una serata di scambio e riflessione

1° aprile 2009: giornata storica per il SCNel cuore e nella mente delle personepresenti all’aula magna delle ScuoleNord di Bellinzona in questa seratauggiosa di inizio aprile questa data res-terà gravata per sempre. Infatti si trat-ta del momento storico che coincidecon l’abolizione del tanto controversoesame di coscienza per lasciare final-mente il posto ad una vera e propriaprova dell’atto consistentenell’accettare di prestare un serviziocivile durante un periodo di una voltae mezzo più lungo rispetto al militare.

Quella che doveva essere una seratacommemorativa e di dibattito pubbli-co si è in fin dei conti trasformata inun intenso momento di scambio di es-perienze intergenerazionale (in con-trasto con gli scontri generazionali so-vente messi in evidenza in questa nos-tra società) e di riflessione tra un ris-tretto numero di personaggi che han-no fatto la storia del servizio civile.L’obiettivo del Gruppo ticinese per ilservizio civile (GTSC) è stato dunqueraggiunto nella misura in cui ogni per-sona presente è uscita arricchitadall’incontro. Per quanto mi riguardaè stato il caso.

A presentare l’iniziativa federale del1977 per un vero servizio civile basa-to sulla prova dell’atto sono interve-nuti Lorenzo Denti e Luca Buzzi, duedei promotori della stessa. Il primo haraccontato della sua esperienza di o-biettore di coscienza all’inizio degli anni70, un pioniere in Ticino, che l’ha por-tato in carcere alla Stampa. L’accentodei due personaggi storici del serviziocivile nel nostro cantone è stato quin-di messo sul lancio dell’iniziativa, sul-la campagna, che è servita perlome-no a creare un dibattito su una ques-tione poco visibile a quel tempo, e sul-la sua bocciatura davanti al popolosette anni dopo, nel 1984! Sette annidi lavoro intenso e controcorrente, tral’altro segnato dalla schedatura daparte della Confederazione di tutti imembri del Comitato d’iniziativa, maanche da insulti e minacce personali.

Il primo «salto generazionale» ci por-ta alla fine degli anni 80-inizio 90 dovead essere incarcerati per obiezione dicoscienza sono stati Michel Venturelli(9 mesi) e Michele Engeler (8 mesi),il primo in carcere chiuso alla Stampamentre il secondo con possibilità dilavorare durante il giorno, allo Stam-pino. L’esperienza molto forte vissutada Michel Venturelli è stata quella diuno sciopero della fame con altri tre

obiettori rinchiusi allo Stampino, sos-tenuto dal GTSC con il coordinatoreLuca Buzzi e durato dieci giorni.Quest’azione spettacolare ha sca-tenato una serie di scioperi della famedi obiettori incarcerati in tutta la Sviz-zera susseguitisi per circa un anno.L’attenzione dei media e di organiz-zazioni per il rispetto dei diritti umanidella caratura di Amnesty Internatio-nal hanno contribuito ad una grandediffusione della notizia a livello nazio-nale ed internazionale.

Dalle testimonianze molto emozionan-ti e partecipate dei tre obiettori incar-cerati traspaiono delle conclusionimolto interessanti. In primo luogol’esperienza in carcere a contatto conogni sorta di delinquenti «veri» è ri-cordata da tutti come molto arric-chente al punto che Michel Venturelliha perfino deciso di cambiare profes-sione, da geologo a criminologo! Laseconda conclusione, e forse la piùsorprendente, è che i criminali fre-quentati in carcere insistevano sempresul fatto che quest’ultimo non era illuogo dove delle persone «buone»come i nostri obiettori avrebbero do-vuto trovarsi! Ma apparentementeall’epoca questa riflessione non sfio-rava nemmeno vagamente la mentedella popolazione e dei politici.

Ma per fortuna non tutti i politici. In-fatti la testimonianza dell’ex Consi-gliere di Stato e direttore del Diparti-mento delle Istituzioni (dal 1987 al1991) Pietro Martinelli ce lo ricorda.Con un racconto molto dettagliato cie si ricorda dei tempi in cui ha intro-dotto una moratoria delle pene deten-tive per gli obiettori di coscienza. Imotivi dell’accettazione politica di unatale misura sono vari tra cui il sovraf-follamento delle carceri (ragione evo-cata per convincere i «militaristi») esoprattutto il fatto che il posto per gliobiettori non fosse la prigione maeventualmente lo svolgimento di unlavoro di pubblica utilità (convinzionepersonale di Pietro Martinelli). Ques-to piccolo gesto a favore degli obiet-tori di coscienza è stato però cancel-lato al momento del cambiamento delConsigliere di Stato alla testa del di-partimento (vi lasciamo scoprire dasoli chi fu il successore di Martinellinel 1991...).

Alcune riflessioni filosofiche conclu-sive di Pierto Martinelli hanno per-messo al docente e biblista RenzoPetraglio di inserirsi nel discorso pre-

sentando la storia di due obiettori dicoscienza da lui definiti come il primoe l’ultimo. Si tratta di un giovane per-sonaggio biblico che rifiutò di eseguirel’ordine di suo padre di uccidere deinemici che avevano ucciso i loro fra-telli rispettivamente figli, mentre il se-condo è un suo conoscente burundesehutu che rifiutò di obbedire alla leggeche lo obbligava ad uccidere sua mo-glie tutsi. Il testo completo del bel in-tervento di Renzo Petraglio è pubbli-cato a pagina 4.

L’esperienza vissuta da Luca Civelli,obiettore all’inizio-metà degli anni 90,può essere definita come transitoria,né carne né pesce secondo la suadefinizione, tra il periodo in cui gli obi-ettori erano spediti in carcere el’entrata in vigore della prima leggesul servizio civile. Ed è propriol’accettazione in votazione popolarenel 1992 dell’introduzione nella Costi-tuzione del principio secondo il qualeun servizio civile sostitutivo può esse-re svolto al posto del militare in casodi conflitto di coscienza che ha evita-to l’incarcerazione degli obiettori diquel periodo permettendogli di svol-gere un lavoro di utilità pubblica.

Un ulteriore salto in avanti nel tempoci porta al 1998, anno in cui il sot-toscritto ha avuto la possibilità di inol-trare la domanda d’ammissione al ser-vizio civile (due anni dopo l’entrata invigore della prima legge del 1996).«Rendersi utili»: questo è il titolo delvolantino del GTSC che mi ha spintoin questa avventura che ha influenza-to la mia vita, e continua a farlo. Aquel tempo chi desiderava essereammesso al servizio civile sostitutivo,doveva presentare una domanda scrit-ta contenente in particolare la dichia-razione esplicita di voler prestare, infuturo, servizio civile, sulla base dellarelativa legge, le riflessioni personaliche hanno indotto la decisione di co-scienza contro il servizio militare (da2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SCera di poter (o sapere?) dimostrare unconflitto di coscienza contro il servi-zio militare. Ma il punto cruciale dellaprocedura era il famigerato colloquiod’ammissione (o esame di coscienza)durante il quale il richiedente dovevaevidenziare in particolare le manifes-tazioni emotive del proprio conflitto dicoscienza, i suoi valori e gli avveni-menti hanno permesso di svilupparli e

(continua a pag. 3)

Page 3: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

3

l’influenza che hanno sul suo compor-tamento. Questa procedura, in vigoredal 1. ottobre 1996 al 31 marzo2009,è sempre stata definita dai promotoridel servizio civile come:- arbitraria vista l’impossibilità di son-dare la coscienza di una persona ba-sandosi su una valutazione così ap-prossimativa,- discriminatoria da un lato per la dis-tinzione tra «buoni» (religiosi) e «cat-tivi» (politici) obiettori, e dall’altro perla penalizzazione delle persone pocoinclini alla redazione di testi impegna-tivi e all’espressione orale dei loropensieri e delle loro emozioni.

Carlo Lepori, ex membro della Presi-denza nazionale ed ex responsabile delGruppo regionale italofono dei Com-missari federali d’ammissione al ser-vizio civile, reagisce alle critiche rivol-te alla oramai abolita procedurad’ammissione comprendente il fami-gerato esame di coscienza. Nonostan-te delle imperfezioni e degli errori dicui ammette l’esistenza la proceduraera secondo lui globalmente correttaed i commissari svolgevano il lorocompito nel rispetto delle direttive datedalla legge e con buonsenso. In ognicaso non rimpiange la vecchia proce-dura e si rallegra dell’evoluzione ver-so la prova dell’atto.

La serata si è conclusa sul temadell’esecuzione del servizio civile chein fin dei conti rappresenta la partepiù importante sia per i civilisti che perle persone e le istituzione che posso-no approfittare di questo importantecontributo in favore della comunità.Tizio caio della Fondazione Diaman-te, istituto d’impiego in ambito socia-le, riassume i risultati scaturiti da unsondaggio svolto tra i civilisti impie-gati nel corso degli ultimi anni (quanti,da quando a quando?). Gli aspetti prin-cipali da mettere in evidenza sono lasoddisfazione dei giovani nello svolgi-mento dei loro compiti e la loro gran-de motivazione. Queste affermazionisono confermate da un giovane civi-lista presente alla serata il quale valu-ta molto positivamente la propria es-perienza di servizio civile e non esclu-de che quest’ultima possa influenza-re le sue scelte future a livello profes-sionale. Gli impieghi di servizio civilenon hanno portato il sottoscritto a cam-biare mestiere ma mi hanno permessodi vivere delle esperienze che senzadi esse non avrei probabilmente maivissuto. Come ad esempio presso laFondazione svizzera azioni a favoredell’ambiente dove ho imparato acostruire muri a secco, antica tecnicadi costruzione sempre più sostituita dalcalcestruzzo o nel campo sociale conPro Infirmis. Quest’ultima esperien-

za con delle persone disabili me li hafatti prima di tutto «scoprire» e mi hain seguito spinto ad impegnarmi comevolontario in campi di vacanza percinque anni consecutivi all’impiego diservizio civile.

In conclusione di questo resocontosulla serata dedicata alla giornata sto-rica che segna l’abolizione dell’esamedi coscienza per l’ammissione al ser-vizio civile esprimo due desideri. Ilprimo è che il futuro del servizio civileci riservi delle nuove e sempre piùcoraggiose riforme (uguale durata diservizio militare e civile, impieghi in

Vuoi renderti utile alla società, valorizzando le tue energie?

Fare interessanti esperienze di vita e professionali,

come ad esempio portare il tuo contributo nei paesi in via

di sviluppo, ai contadini di montagna o nella protezione

dell’ambiente ? Distribuire e ricevere sorrisi dalle persone

anziane o dai disabili?

Contribuire insomma a diffondere una cultura di pace ?

Tutto questo e molto altro ancora te lo permette

il servizio civile

Il servizio civile dura una volta e mezza il

servizio militare, ma è almeno tre volte più

utile ed interessante.

L’ammissione al servizio civile è ora molto

semplificata: basta riempire un formulario e

la tua domanda verrà automaticamente

accettata.

Per maggiori informazioni:

Gruppo ticinese per il servizio civile

Via Vela 21 – C.P. 2463

6501 Bellinzona

Tel. 091 825.45.77

[email protected]

www.serviziocivile.ch

o anche www.servizio-civile.ch

ambito della difesa popolare nonvio-lenta, apertura agli inabili al serviziomilitare, alle donne ed agli stranieri,...). Il secondo è che sempre più gio-vani si interessino ed intraprendano lagratificante via del servizio civile chepermette di svolgere degli impieghi inambito delle cure ed assistenza (adesempio con anziani, tossicodipenden-ti, giovani, richiedenti d’asilo o per laCroce Verde), della protezione dellanatura (con piccoli agricoltori di mon-tagna, associazioni ambientaliste, ...),nel campo dell’aiuto allo sviluppoall’estero ed in molti altri ambiti.

Stefano Giamboni

La locandina a colori (qui riprodotta in bianco e nero) è un nuovo materiale prepa-rato dal GTSC per rilanciare l’informazione e la propaganda sul servizio civile, orache l’ammissione è diventata molto più semplice e dovrebbe invogliare un numeromaggiore di giovani a sceglierlo. La locandina è disponibile gratuitamente in variformati (A2, A3), ma anche in A5, quale volantino.Invitiamo quindi tutti ad utilizzare questo materiale, appendendo le locandine o dis-tribuendo i volantini nelle scuole, ai concerti, nei bar, ecc.Per comande, ritiro o eventuale spedizione rivolgersi al GTSC, Via Vela 21, Bellin-zona, tel 091 825.45.77, [email protected]

Page 4: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

4

Storia di due obiettori di coscienza, dal primo biblico all’ultimo burundese

Speriamo in molti giovani come loroSono appena tornato dal Burundi, alquale voglio fare spazio stasera. In-fatti ho pensato di dirvi due parole sulprimo obiettore di coscienza che ioconosco e sull’ultimo, il primo biblico,il secondo burundese appunto.

L’obiettore biblico.Certo, nella Bibbia il primo obiettoredi coscienza è, almeno a livello narra-tivo, Dio stesso. Infatti, nel raccontodi Caino e Abele, un racconto del deci-mo secolo a.C., - è l’epoca in cui siinstaura la monarchia di Davide e diSalomone, l’epoca in cui c’è, per imembri del clan, l’obbligo di vendica-re l’ucciso uccidendo l’uccisore - nelracconto di Caino e Abele Dio stessosi oppone a quest’obbligo di uccidere.In altre parole: Dio fa l’obiettore esi rifiuta di accettare la logica dellaviolenza. Stando al narratore, Dio faesattamente il contrario: Dio pone suCaino, sull’omicida, un segno (Gen4,15) protettore, perché... nessunouccida Caino.

Ma, mi direte, questo è un raccontomitico. E Dio non ha mai messo unsegno protettivo sulle truppe del ne-mico su cui dovrei sparare o sulla per-sona che una collettività ha deciso dimettere a morte. Certo, Dio non met-te segni - segni protettivi - su nessu-no. Però mi pare coraggioso un nar-ratore che si erge a critico della politi-ca del suo tempo, la politica, tanto perricordare un fatto tragicamente bana-le, della decimazione. Anzi, la deci-mazione consiste nel mettere a morteun nemico su dieci nemici sconfitti, maDavide faceva ancor peggio, pratica-va la politica del doppio: un nemicolasciato in vita, due nemici messi amorte. Lo leggiamo nel Secondo librodi Samuele:“E (Davide) sconfisse i Moabiti e,facendoli coricare per terra, li misuròcon la corda. Ne misurò due cordeper farli mettere a morte e una cordaintera per lasciarli in vita. I Moabitidivennero sudditi di Davide, a lui tri-butari” (2 Sam 8,2).

Ma proprio quando Davide attuaquesta politica, un narratore osa in-ventare un racconto in cui Dio dice dino alla morte: no addirittura quando lamorte - fissata dall’autorità - parreb-be giustificata.

Ma lasciamo questo racconto e fer-miamoci un attimo su quello che, con-cretamente, appare come il 1. obiet-tore di coscienza. È menzionato nel

libro dei Giudici, un libro redatto alcu-ni secoli dopo Davide, un libro scrittoda un autore che attinge a tradizionipopolari, che ama l’aneddoto, il pitto-resco, le gesta eroiche. E nei capitoli6, 7 e 8 di questo libro, lo scrittore sisofferma su Gedeone, un giovane deltutto comune, povero, occupato nel suotran-tran quotidiano, un giovane cheDio avrebbe scelto come capo caris-matico per riportare Israele alla fedee per liberarlo dai nemici del sud-est, iMadianiti. Ed è così che Gedeonesconfigge due re di Madian. Il narra-tore dà loro nomi carichi di significa-to: infatti uno lo chiama Zebach, cioèvittima, l’altro Zal-munna, letteral-mente ombra tolta, cancellata.Questi due sovrani non sono certo stin-chi di santo. In una guerra dalle di-mensioni enormi - 120.000 Madianitiuccisi da Gedeone e dai suoi, e solo15.000 sopravvissuti (Gdc 8,10) - Ze-bach e Zal-munna avrebbero ucciso ifratelli di Gedeone. E quando Gedeo-ne riesce a mettere le mani su questidue re, li interroga:18 Gedeone disse a Zebach e a Zal-munna: „Come erano gli uomini cheavete ucciso al Tabor?“. Quelli rispo-sero: „Erano come te; ognuno di loroaveva l’aspetto di un figlio di re“.19 Egli riprese: „Erano miei fratelli, figlidi mia madre. Per la vita del Signore,se aveste risparmiato loro la vita, ionon vi ucciderei!“. 20 Poi disse a Ie-ter, suo primogenito: „Su, uccidili!“. Mail giovane non estrasse la spada, per-ché ebbe un fremito, perché era an-cora giovane. 21 Zebach e Zal-munnadissero (a Gedeone): „Suvvia, colpi-sci tu stesso, poiché qual è l’uomo, taleè il suo coraggio“. Gedeone si alzò euccise Zebach e Zal-munna e presele lunette che i loro cammelli portava-no al collo (Gdc 8).

Personaggio quanto mai discutibileGedeone, indipendentemente dal fat-to che il narratore lo presenti comeun uomo scelto e sorretto da Dio stes-so (Gdc 6,12: L’angelo del Signore gliapparve e gli disse: „Il Signore è conte, uomo forte e valoroso!“).Tristissimo poi il messaggio che il nar-ratore mette in bocca ai due re diMadian: “qual è l’uomo, tale è il suocoraggio” (Gdc 8,21).

Eppure, nonostante tutto, almeno disfuggita, il narratore evoca anche ilcomportamento di Ieter - il nome sig-nifica eccedente, eccessivo. Ieter ri-fiuta la legge, la legge del clan e addi-rittura l’autorità paterna. E le conse-

guenze possono essere gravi, terribili.E’ il libro del Deuteronomio che lemenziona come un dovere:18 Se un uomo avrà un figlio testardoe ribelle che non obbedisce alla vocené di suo padre né di sua madre e,benché l’abbiano castigato, non dàloro retta, 19 suo padre e sua madre loprenderanno e lo condurranno daglianziani della città, alla porta del luogodove abita, 20 e diranno agli anzianidella città: “Questo nostro figlio ètestardo e ribelle; non vuole obbedirealla nostra voce, è uno sfrenato e unbevitore”. 21 Allora tutti gli uomini dellasua città lo lapideranno ed egli mori-rà; così estirperai da te il male e tuttoIsraele lo saprà e avrà timore (Deut21).

Quali siano state le conseguenze perl’obiettore Ieter non sappiamo. Inogni caso, indipendentemente da ciò,c’è da augurarsi che ce ne siano altri,di giovani eccedenti, eccessivi comeIeter. Ce ne siano di giovani capaci,come Ieter, di ribellarsi a una normaradicata nel clan, la norma stando allaquale un uomo del clan ha il dovere divendicare gli uccisi. Ce ne siano digiovani capaci, come Ieter, di dire dino alla violenza e allo stato che inseg-na - in quella che si suole chiamarescuola, la scuola reclute - a uccide-re. Ce ne siano di giovani disobbedienticome lui, di questi disobbedienti “per-ché giovani”, cioè perché hanno unavisione del mondo nuova, diversa.

L’obiettore burundeseSe Ieter rappresenta, per così dire, ilprimo obiettore, l’ultimo o uno degliultimi, è il papà della mia amica An-gelina. Lui è un burundese, un hutuche ha sposato una tutsi. Egli vive suuna collina. E un giorno, un brutto gio-rno, viene da lui un vicino: abita sullastessa collina, a pochi passi da lui. Èun hutu, e a lui gli hanno ucciso unfiglio. E viene dal papà di Angelina.Gli dice: “Uccidi tua moglie. Lei è unatutsi come quello che ha ucciso miofiglio”.E allora il papà di Angelina cerca dispiegargli l’orrore della richiesta: uc-cidere due persone, piangere due per-sone. E’ già terribile piangerel’uccisione di una persona, non è ilcaso di aggiungere tragedia a trage-dia, orrore a orrore. E così il papà diAngelina, un uomo anziano, si com-porta come il giovane Ieter: rifiuta lalegge, la legge del clan, la legge chechiede violenza. E, come Ieter che ri-fiuta la legge ed è disposto a subire le

Page 5: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

5

Lettera dell’11.2.09 ai responsabili dell’informazione RSI Jelmini e Salmina

Il SC disturba ancora qualcuno?Cari Eugenio ed Edy,come sapete il 1. aprile 2009 è entra-ta in vigore la nuova procedurad’ammissione al servizio civile basataesclusivamente sulla prova dell’atto equindi con l’abolizione dell’esame dicoscienza, secondo noi una vera gior-nata storica per la Svizzera.La stampa scritta ha dato risaltoall’avvenimento (il Corriere del Tici-no addirittura con un’intera paginaspeciale uscita il 2 aprile 2009), men-tre Radio e Televisione hanno com-pletamente ignorato la notizia. E ciònonostante avessero tempestivamen-te ricevuto il nostro comunicato del30.03.09 (vedi allegato) e fossero poistati personalmente contattati.In entrambi i casi i responsabilidell’edizione del 1. aprile 2009 (Chris-tian Romelli per il Quotidiano e FurioGhielmini per le Cronache della SI)hanno giustificato il “silenzio” conl’impossibilità di preparare un servi-zio adeguato, visti i numerosi appun-tamenti previsti il 1. aprile 2009 (comead esempio lo sciopero dei medici),assicurandomi però che avrebbero ri-preso al più presto l’argomento. Tral’altro in quel giorno non è stato pos-sibile raggiungere telefonicamenteEugenio Jelmini nonostante i miei ten-tativi.Al di là del fatto che si poteva almenotrasmettere la notizia anche senza unservizio (un vostro dovere d’informa-zione nei confronti dei radio e teleuten-ti, tutti cittadini che pagano il canonee che hanno il diritto di sapere che dalmese di aprile è intervenuto un cam-biamento tanto radicale nel serviziocivile), resta il fatto che finora (dopoquasi 6 settimane e nonostante unamia successiva sollecitazione), nulla èancora stato fatto.Tra l’altro neanche nell’ambito di Mil-levoci, dove Antonio Bolzani mi avevaassicurato per dopo Pasqua una tras-missione sul tema, e per la quale susua richiesta gli avevo anche fornito

delle informazioni su possibili ospiti.Il servizio civile non interessa proprioa nessuno o disturba forse ancoraqualcuno? È proprio impensabile cheogni tanto (ed in particolare in occa-sioni come questa) si parli anche deinumerosi giovani (finora ca. 20‘000in Svizzera, di cui un migliaio in Tici-no!) che hanno svolto o svolgononell’ombra un prezioso lavoro per lanostra società a piena soddisfazionedi istituti ed utenti?Fanno più “audience” (o la RSI le ri-tiene forse più educative?) le gesta dipoche decine di giovani violenti cheogni tanto fanno parlare di sé per qual-che zuffa, per spaccio o consumo didroga o per l’organizzazione di qual-che “botellon”?Insistendo solo su questi avvenimentinon si fa altro che suscitare lo spiritonegativo di emulazione.

Nel frattempo anche per facilitare ilcompito della ricerca di immagini ri-chiesta dal Quotidiano, su mia doman-da il Centro Regionale del servizio ci-vile di Rivera mi ha comunicato unamezza dozzina di nominativi di civilisti(della cinquantina attualmente in ser-vizio in Ticino), attivi in diversi Istituti(Fondazione Diamante, UNITAS,Casa Anziani, Pro Infirmis e Bolle diMagadino) e quindi rappresentativi divarie attività previste nel servizio ci-vile.Prima di contattarli per vedere se sonoeventualmente disponibili per un ser-vizio filmato sul loro lavoro, vorreievidentemente sapere se siete effet-tivamente ancora disponibili a mante-nere le promesse fatte a suo tempo ese del caso a chi dovrei trasmetterequesti nominativi nella speranza chenon finiscano nel dimenticatoio di qual-che “files” o cassetto di Comano.In attesa quindi di una vostra comuni-cazione in merito, vi invio i miei piùcordiali saluti.

Luca

Caro Luca,saranno anche passati trent’anni manoto che il tono dei tuoi scritti e le re-lative insinuazioni sono quelle deglialbori. A parte ciò ritengo che la re-dazione di ReMARe sarà ben lieta didedicare al tema un servizio. Chi ti hasuggerito di rintracciare qualche tes-timone ha visto giusto. Ti prego di in-dicare alla mia [email protected] un paio dinomi di persone che possano fornirela loro testimonianza.Grazie e cordiali saluti

Eugenio Jelmini

Ndr: La risposta oltre che evasivaè stata rapidissima (addirittura inun’ora e mezza!), ma ha perlome-no sortito qualche effetto. Bisog-nerà comunque attendere quandoed in che forma verrà effettivamen-te fatto un servizio, sia alla Radioche alla Televisione, con i nomina-tivi che abbiamo subito segnalato..D’altra parte però nessun accen-no ai motivi per cui la RSI ha com-pletamente ignorato l’avvenimento,né ai criteri delle loro discutibiliscelte di programmazione.

Egregio Signor Buzzi,le confermo l’interesse della redazio-ne di Millevoci per una trasmissionesul tema „servizio civile“. Come le hoperò già comunicato in un mio prece-dente mail il programma, per questio-ni di priorità giornalistiche, era ed èda prevedere „dopo Pasqua“. Misembra che siamo ancora in tempo…dal momento che Millevoci non si oc-cupa della stretta attualità e che di„servizio civile“ si può parlare sempre,in molteplici modi e con tagli differen-ti. Le prometto quindi un approfondi-mento nei prossimi mesi, coordinatocon i colleghi dell’Informazione RSIche mi leggono in copia.Cordiali saluti.

Antonio Balzani

Ndr: Siamo oramai già a dopo Pen-tecoste, ma comunque speriamoprima di Natale!

La risposta di Eugenio JelminiToni eccessivi?

E quella di Antonio BolzaniIl tempo concetto relativo

conseguenze che gravano su un figlioribelle, anche il papà di Angelina osaaffrontare il futuro e le sue conseguen-ze che possono essere altrettanto tra-giche.E’ il momento di terminare. E vorreifarlo con la citazione del Talmud diGerusalemme, precisamente di untrattato intitolato “Sanhedrin”, sine-drio, un trattato che indica le normeche dovrebbero valere per i tribunaliebraici. Leggo:

Ecco perché Dio creò Adamo solo(Adamo i cui discendenti riempiono ilmondo intero): per farci vedere checolui che salva una sola persona sal-va un mondo intero, e colui che ucci-de una sola persona deve essere as-similato a colui che uccide tutto ilmondo. Il fatto che Dio creò un solouomo ebbe come scopo anche dimostrare che tutti gli uomini sono fra-telli” (Sanhedrin 4,9).

Renzo Petraglio

Page 6: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

6

Consultazione sul nuovo rapporto sulla politica di sicurezza svizzera

Le vere minacce non le affrontiamo con l’esercito!Una quarantina tra organizzazioni epartiti politici, associazioni militari edesperti di politica di sicurezza sonostate invitate dal Dipartimento federaledella difesa, della protezione della po-polazione e dello sport (DDPS) adun’audizione in vista della stesura delnuovo rapporto sulla politica di sicu-rezza che il Consiglio federale inten-de presentare entro la fine dell’anno.La maggior parte delle prese di posi-zione sono reperibili su un’apposito sitodel Politecnico federale di Zurigo(http://www.polsic09.ethz.ch).Qui ve ne presentiamo due.

La posizione del GSsePer il Gruppo per una Svizzera senzaesercito la discussione sulla politica disicurezza dovrebbe servire a definirefinalmente una politica di sicurezzabasata sulle reali minacce alle qualisono confrontate le popolazioni dellaSvizzera e del mondo. Non c’è alcunbisogno di un nuovo rapporto di politi-ca di sicurezza che, partendo dalpresupposto che la Svizzera ha unesercito, gli attribuisce tutta una seriedi competenze. Un rapporto di questogenere corrisponderebbe unicamenteai bisogni di un’esercito disorientato ealla ricerca disperata di una nuovaragion d’essere dopo la fine della guer-ra fredda.Il GSse chiede un cambiamento diparadigma nella politica di sicurezzasvizzera. La lotta contro le cause deiconflitti, interni ed internazionali,dev’essere al centro di questa nuovapolitica.

Costatiamo che le principali minacceper la sicurezza, in Svizzera comeall’estero, sono di tre tipi:- Il fattore di rischio “povertà,fame e ingiustizia sociale”.L’ingiustizia sociale e economica cre-scente tra le parti ricche e povere dellapopolazione mondiale costituisce ungrave pericolo per la sicurezza. Il di-vario tra ricchi e poveri si sta allar-gando pure in Svizzera.- Il fattore di rischio “cambiamen-to climatico”. Anche istanze larga-mente riconosciute come il Gruppointergovernativo d’esperti dell’ONUsull’evoluzione del clima (GIEC) met-tono in guardia contro le conseguen-ze dei cambiamenti climatici sulla si-curezza delle popolazioni nel mondo.- Il fattore di rischio “rarefazionedelle energie fossili e altre risor-

se non rinnovabili”. Nei prossimianni si intensificheranno i conflitti perl’accesso e la disponibilità di risorsecome il petrolio, il gas e l’acqua. Lasoluzione per questi conflitti annunciatisi trova da una parte nella riduzionedella dipendenza dalle risorse non rin-novabili mediante la promozione diquelle rinnovabili e dall’altra nella dis-tribuzione più equa e nella gestionepiù responsabile di queste risorse.

Bisogna affrontare le attuali minacceper la sicurezza con mezzi non milita-ri. L’attuale disproporzione è enorme,sia a livello mondiale che a livello sviz-zero. Nel mondo si spendono annual-mente circa 1400 milliardi di dollari(dato SIPRI del 2007) in armi ed eser-citi, mentre non si trovano i 60 miliar-di necessari per dimezzare la povertànel mondo (Obiettivo del Millenniodell’ONU/Banca mondiale). Anche laSvizzera spende molti più soldi permantenere l’esercito (annualmentecirca 6-7 miliardi di franchi in totale)di quelli che spende per l’aiuto allosviluppo. Siamo sempre largamente aldi sotto del 0,7% del prodotto nazio-nale lordo preconizzato dall’ONU.

Perciò il GSse chiede una ridistribu-zione radicale dei mezzi, in particola-re a favore delle misure di prevenzio-ne come la cooperazione allo svilup-po, la promozione delle energie rinno-vabili e la protezione dell’ambiente.Un impegno accresciuto in questiambiti darebbe un contributo alla si-curezza globale. A un’esercito che noncontribuisce in alcun modo alla sicu-rezza dalle reali minacce possiamo ri-nunciare tranquillamente.

Tobia Schnebli

La posizione di SwisspeaceHeinz Krummenacher, c/o direttoregenerale di Swisspeace ha innanzituttofatto notare che il DDPS definiva lapolitica di sicurezza nel senso militareclassico come una risposta dello Sta-to a minacce di pressioni politiche.Nello stesso tempo i rapporti sullapolitica di sicurezza (SIPOL) avreb-bero presentato maggiori minacce,quali la rarefazione delle energie, lapressione migratoria o ancora i cam-biamenti climatici. Ma né l’esercito,né la protezione civile sarebbero in gra-do di apportare delle risposte in questicontesti. Queste ultime si dovrebberoanche cercare in tutti gli ambiti politi-ci e non solo a livello dell’esercito. Ma

sempre secondo lo stesso Krumme-nacher, se il DDPS assume il ruolo dicapofila nella ricerca di soluzioni, unamilitarizzazione della politica non sa-rebbe lontana. Inoltre ci si aspettereb-be troppo dall’esercito e dalla prote-zione civile.Swisspeace consiglia quindi al consi-gliere federale Maurer di rinunciareall’elaborazione di un rapporto sullapolitica di sicurezza che segua la logi-ca adottata finora. Il DDPS dovreb-be piuttosto stabilire un rapporto chemostri perché la Svizzera ha bisognodi un esercito, come questo dovrebbestrutturarsi e di quali risorse dovreb-be essere dotato.Per terminare, il direttore di Swis-speace Laurent Goetschel ha spiega-to ciò che un tale rapporto sull’esercitodovrebbe comprendere: innanzituttodei contributi nel quadro di sforzi col-lettivi europei di difesa; secondaria-mente degli interventi militari colletti-vi di promozione della pace sottol’egida dell’ONU o di organizzazioniregionali collettive di sicurezza; in terzoluogo una promozione militare preven-tiva della pace condotta nel quadrodella politica svizzera di pace e in quar-to luogo degli interventi sussidiaridell’esercito chiaramente limitatiall’interno del Paese per rinforzare lapolizia, i pompieri e la protezione civi-le in casi di catastrofi. Goetschel haaggiunto che Swisspeace considera ilcompito primario dell’esercito nellapromozione civile e militare della paceper impedire un peggioramento deiconflitti.

(da: Koff Newsletter)

Riuscita l’iniziativacontro le armi

Il 18 marzo 2009 la Cancelle-ria federale ha ufficialmentedichiarata riuscita, con106‘037 firme valide,l’iniziativa popolare “Per laprotezione dalla violenza per-petrata con le armi”, sostenu-ta anche dal GTSC e daObiezione!. Come notol’iniziativa chiede di limitare lapresenza di armi nelle casesvizzere (attualmente 2,3 mi-lioni) e regolamentarne il pos-sesso con un registro federa-le.

Page 7: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

7

Forniture illegali anche a Stati in conflitto o che violano i diritti umani

Nuovo aumento delle esportazioni d’armiNel primo trimestre del 2009 sono stateesportate armi dalla Svizzera perquasi 137 milioni di franchi, con unaumento del 18% rispetto allo stessoperiodo del 2008.Non sembra quindi aver avuto nes-sun effetto l’introduzione della nuovaordinanza sul materiale bellico, entra-ta in vigore il 12 dicembre 2008, se-condo l’articolo 5 della quale le es-portazioni non sono autorizzate „Se ilpaese destinatario si trova implicatoin un conflitto armato interno o in-ternazionale“. Tra i dieci maggioriclienti dell’industria d’armamentosvizzera si trovano in effetti diversipaesi implicati ad esempio nella guer-ra in Afghanistan. La nozione di „con-flitto internazionale“ è chiaramentedefinita nel diritto internazionale el’ordinanza sul materiale di guerra nonpermette le esportazioni di armi peresempio verso gli Stati Uniti o laGran Bretagna. La prassi adottatadal Consiglio federale nel primo tri-mestre del 2009 contravviene chiara-mente a questa ordinanza e deve quin-di essere considerata illegale.

Ma anche autorizzando la vendita diarmi all’Arabia Saudita, il Consigliofederale raggira i criteri riguardanti ilrispetto dei diritti umani (art. 5).In pochi altri paesi al mondo le esecu-zioni sono altrettanto numerose comein Arabia Saudita. Le donne subisco-no discriminazioni sistematiche e latortura viene praticata correntemen-te. A questo proposito il rapporto diAmnesty Intenational (2008) afferma:„La tortura e altri maltrattamentisono diffusi e godono in generaledell’impunità. Le forze di sicurezzasono accusate di utilizzare diversimetodi, tra i quali bastonature, pu-gni, sospensione dei detenuti aipolsi, privazione del sonno e umili-azioni“. Il Seco afferma che in futu-ro saranno autorizzate unicamenteforniture di munizioni e pezzi di ricam-bio per armi vendute in passato. Ap-pare comunque incomprensibile cheda una parte si ammette il problemadelle violazioni sistematiche dei dirittiumani in Arabia Saudita e dall’altra sicontinua a autorizzare l’esportazionedi materiale bellico.

Importanza del voto sull’iniziativaDi fronte a questi fatti diventa ancorapiù importante l’esito della votazionepopolare sull’iniziativa control’esportazione delle armi, che dovreb-be svolgersi tra meno di un anno.Per il momento l‘iniziativa è stata boc-ciata il 12.3.09 dal Consiglio Nazio-nale con 122 voti a 60 ed il 5.6.09 daquello degli Stati con23 voti a 3, prin-cipalmente con l‘argomento della per-dita dei posti di lavoro.

La strategia politica del Consiglio fe-derale sembra evidente: conl’introduzione di norme in apparenzapiù severe (ma che poi lui stesso nonosserva!) vorrebbe tagliare l’erbasotto i piedi all’iniziativa, senza distur-bare l’industria dell’armamento.Questi calcoli tattici, quando sono ingioco massacri, violenze, tortura e vi-olazioni gravi dei diritti umani, sonoindegni di un paese che si vuole esem-plare nel rispetto dei diritti umani e cheè pure depositario delle Convenzionidi Ginevra. (GSse)

Col messaggio per l’impiegodell’esercito al largo delle coste so-male, il Consiglio federale ha presen-tato anche una modifica della leggemilitare (LM) che apre la strada allapartecipazione della Svizzera alleguerre per il controllo delle risorse. IlGSse si oppone decisamente alla re-visione proposta.Il progetto di modifica della legge mi-litare che verrà sottoposto prossima-mente al parlamento autorizza la par-tecipatione dell’esercito svizzero a«operazioni di polizia internaziona-li». Nel diritto internazionale non sitrova alcuna definizione di questa es-pressione che può dunque coprire unventaglio molto largo di azioni militariall’estero. In realtà la revisione dellalegge intende permettere la parteci-pazione dell’esercito svizzero alleguerre per il controllo delle risorse.Stando al messaggio del Consiglio fe-derale che accompagna la revisionedella legge, sono ipotizzabili interventidell’esercito svizzero per «protegge-re importanti infrastrutture, rotte ditransito, oleodotti o metanodotti chegarantiscono l’approvigionamentodi energia della comunità interna-

zionale» come pure «intervenire inuno Stato fallito per proteggere dalsaccheggio incontrollato risorsenaturali rilevanti ai fini della sicu-rezza internazionale, quali adesempio giacimenti di uranio».Si vuole impiegare l’esercito per ga-rantire le forniture delle ricchezze na-turali e allo stesso tempo l’esercitodev’essere utilizzato per chiudere lefrontiere dei paesi ricchi di fronteall’arrivo di migranti. La revisione pro-posta deve permettere anche la par-tecipazione dell’esercito a «missioniinternationali di protezione dellefrontiere volte a regolare e proteg-gere i flussi migratori».

Dovremo lanciare il referendum?Il Consiglio federale cerca di banaliz-zare la partecipazione dell’esercitosvizzero a questi tipi di interventi mili-tari affermando che non si tratta chedi un sostegno a «Stati falliti». In questipaesi che non riescono più a svolgerele loro funzioni basilari, come nel casodell’Afghanistan o dell’Irak, le poten-ze occidentali installano dei regimi fan-tocci che permettono di realizzare gliobbiettivi economici o geostrategici

delle potenze che li hanno istaurati,anche con l’impiego di mezzi militari.Il progetto di revisione della legge mi-litare autorizza la partecipazione dellaSvizzera a questi interventi se «piùStati o un’organizzazione interna-zionale ne fanno richiesta». Nonc’è dunque nemmeno più bisogno diun mandato dell’ONU o di un’altraorganizzazione ancorata nel sistemadel diritto internazionale. La nuovalegge permetterà quindi un’estensioneenorme delle possibilità di impiegodell’esercito all’estero.Il GSse è decisamente contrario aquesta revisione della legge che per-metterebe la partecipazione dell’eser-cito svizzero a una moltitudine di ope-razioni militari di tipo neocoloniale del-le potenze occidentali. Visti gli attualirapporti di forza parlamentari sareb-be sorprendente che questa modificavenga approvata dal parlamento. Setuttavia la modifica venisse accetta-ta, il GSse dovrà lanciare un referen-dum per opporsi con gli argomenti dellapolitica di pace e della solidarietà in-ternazionale a questa militarizzazionedella politica estera svizzera.

Tobia Schnebli (GSse)

Revisione della Legge militare per intervenire sulle coste somale

No alla partecipazione alle guerre coloniali!

Page 8: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

8

Conversazione con Daniela Degan del Laboratorio itinerante per la decrescita

Cambiamenti? Solo per amore!La qualità di vita di un individuo passaanche attraverso la possibilità di fareuna pausa pranzo degna di questonome. Daniela Degan lo sa benissi-mo e quindi ci incontriamo a casa sua,dove, davanti a prodotti freschi delterritorio, facciamo una chiacchiera-ta sulla crisi economica e sul progettosociale e politico alternativo alla so-cietà della crescita.„Spiegarti cosa intendiamo per decre-scita non è semplice perché non par-liamo di un modello economico insenso classico. Non dà soluzioni vali-de per tutti in ogni luogo. Cerca inve-ce di offrire degli strumenti e di tra-smettere stili di vita che non sono omo-logati ma creati dai territori e dalle co-munità. Propone un punto di vista cheritiene fondamentale riappropriarsidello spazio e del tempo di ciascuna eciascuno che viene valorizzato e qua-lificato. Rappresenta una ricerca,un’utopia concreta e necessaria“.La decrescita, quindi, non vuole esse-re una soluzione alla crisi economicama piuttosto una ipotesi per promuo-vere un tentativo creativo di romperela retorica della crescita economicasenza limiti verso un supposto svilup-po i cui risultati, in termini di distruzio-ne ambientale, cambiamento climati-co, accumulazione dei rifiuti sono sottogli occhi di tutti.„L’ansia sviluppista degli ultimi decenniha lasciato indietro l’ascolto dei biso-gni primari e necessari, delle tecnichee dei saperi tradizionali, la capacità didecidere nella libertà l’uso delle risor-

se. E un numero sempre crescente dipersone si ritiene insoddisfatto dellapropria qualità di vita e della corsa allacrescita infinita a cui sembriamo con-dannati. Non basta più calcolare il Pil(Prodotto Interno Lordo) che è solosinonimo di crescita economica e nonriflette assolutamente l’interezza del-la persona.Bisogna tornare ad un principio di be-nessere e quindi basarsi sul proprio Bil(Benessere Interno Lordo). Il mio sifonda su tre indicatori: il tempo sott-ratto alle „molte cose da fare“ perchédecido di vivere con profondità, tra isorrisi dei bambini, i dolci pensieri delleamiche e l’aria selvaggia della natu-ra; tutti i sogni, le immagini, le crea-zioni dell’ingegno, dell’arte, della ter-ra, delle tessiture di reti, i giochi dellemolte donne sibille che abitano anco-ra i boschi fatati; la valorizzazionedell’ascolto attivo, empatico e amica-le quale stimolo del vivere ed agire lanonviolenza a favore di un mondo co-lorato di pace“.E il discorso si sposta inevitabilmentesu un’altra passione, quella per il pen-siero e il vissuto femminile, che pos-sono mostrare delle concrete indica-zioni per il futuro dell’umanità.„Contemporaneamente all’impegnonel movimento per la decrescita, main un certo senso anche in strettissi-ma unione con quella elaborazione, stoportando avanti uno studio sulle civil-tà preistoriche e il ruolo del femmini-le. è l’analisi di una società egualita-ria e solidale che è esistita ma che la

storia non ci ha raccontato. Siamoabituati a far iniziare lo studio siste-matico della storia a partire dagli as-siri e da lì in poi le figure fondamentalisono gli eroi, i guerrieri e poi i re. In-vece delle archeologhe, in primis Ma-rija Gimbutas, hanno avuto l’intuizionedi andare a studiare le società del neo-litico in cui i reperti archeologici ci di-cono che è esistita una società matri-lineare e matrifocale nella quale il ruo-lo delle donne non era ancora quelloimposto dal sistema patriarcale.Si tratta di società fondate sul princi-pio della solidarietà, della nonviolen-za, in cui non esistevano la gerarchia,l’autorità, il principio dell’accumulazio-ne e si rispettavano le risorse. Il mioimmaginario mi porta a credere che,se questo è stato, se l’umanità è statain grado di vivere senza l’aggressività,è ancora possibile trovare una giustadistanza dalla guerra e dalle violenzedegli uomini su altri uomini e su tuttele donne.Riane Eisler, un’antropologa, storicae saggista statunitense, ha coniato iltermine gilania che nasce dal legamedelle parole donna (gynè) e uomo(aner): si tratta di una società evoluta,non più matriarcale e non ancora pa-triarcale, organizzata in un sistema nongerarchico e che era in grado di svi-luppare delle tecnologie al serviziodegli individui senza conoscere le armi.Sapere che questo, nel passatodell’umanità, è stata la realtà di vita

Elementi e principi per un modello alternativo1. Recuperare la drammatica situazione ambientale- La Terra è un pianeta limitato- Perseguire la ricostituzione dei cicli biologici- Salvaguardare la capacità di riassorbimento- Perseguire usi multipli di ogni risorsa naturale limitata- La conservazione delle risorse naturali- La riconquista della percezione degli elementi costitutividella natura- Il reinserimento dell’uomo nel ciclo del carbonio- Il principio di precauzione- La conversione all’ambiente di produzioni e consumi- La riprogettazione degli oggetti artificiali- Adeguare i bisogni alle dimensioni del pianeta- Elaborare un modello per ogni cultura

2. Modificare la struttura dei consumi- Riutilizzare al massimo le materie prime già estratte- Usare in modo parsimonioso petrolio e gas- Ridurre l’utilizzazione degli oggetti di plastica- Ridurre l’uso di energia ed acqua nelle produzioni indus-triali di beni di consumo- Ridurre il contenuto di rifiuti in ogni oggetto

- Ridurre le esigenze di imballaggi- Riprogettare gli oggetti dannosi per l’ambiente- Aumentare la produzione di oggetti biodegradabili, ri-ciclabili, riutilizzabili- Ampliare al massimo le produzioni agricole biologiche- Bloccare il processo di omogeneità genetica, recupera-re semi e varietà originali- Bloccare all’origine polveri sottili e particelle metallichenell’aria e nel suolo- Modificare le dinamiche che creano i mega-agglome-rati urbani, moltiplicando le infrastrutture di uso comuni-tario

3. Modificare le occasioni di lavoro come attivitàumana non dipendente da retribuzione- Utilizzare anziani esclusi dal sistema per formazione epassaggio di conoscenze- Sostenere le attività di tipo alternativo solidale volte allacreazione di posti di lavoro e di riprogettazione

4. Riconquistare e moltiplicare le attività di relazione(da: www.noidonne.org)

(continua a pag. 9)

Page 9: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

9

Dovremmo dare più ascolto a quantisottolineano che la crisi climatico-ambientale ed economico-finanziariadel XXI secolo può essere l’occasioneper un cambiamento a nostro favore,ma solo se lavoreremo affinché ciòaccada. Per questo, servono idee fortie innovative, che sono già nel nostropassato, da rivisitare e aggiornare.L’innovazione vera è infatti quella checostruisce il futuro partendo dalla tra-dizione.Riflettendo sul ruolo dei manager inquesta fase in cui i padroni sono di-ventati invisibili, Valentino Parlato os-servava recentemente („Il manifesto“del primo aprile scorso) che nella ci-viltà contadina del secolo scorso i ba-roni proprietari terrieri erano diventa-ti assenteisti e avevano affidato laconduzione delle loro campagne aifattori, sui quali far ricadere l’ira dibraccianti e contadini. E concludevache, come l’assenteismo dei proprie-tari terrieri aprì la strada alla riformaagraria, così l’assenteismo dei pro-prietari industriali potrebbe preludereall’abolizione della proprietà, visto che„i proprietari sono diventati rentiers“.

Un patrimonio collettivoForse parlare di „abolizione“ della pro-prietà industriale è eccessivo, maquesto confronto storico è utile per-

ché indica un metodo di indagine eperché ci aiuta a vedere che anchenel nostro mondo ipercapitalistico,dominato dal mercato, esistono beni eservizi naturali (energia, minerali, me-talli, prodotti agricoli, forestali e zoo-tecnici) e sociali (dai servizi pubblicialla città) che non sono (non dovreb-bero essere) oggetto di proprietà, népubblica né privata.Sono infatti un patrimonio collettivodel genere umano, da cui dipende lasoddisfazione della maggior parte deinostri bisogni (cibo, acqua, energia,casa, salute, istruzione, libertà, digni-tà). Sono il „feudo o la ricchezza deipopoli“, si diceva un tempo, e questaespressione si potrebbe parafrasareoggi dicendo che sono una componen-te importante del salario o reddito rea-le, sia che si tratti di beni naturali eservizi sociali che altrimenti dovrem-mo acquistare sul mercato sia che sitratti di beni e servizi indisponibili sulmercato, la cui mancanza comportacosti umani e monetari elevati comela perdita della salute, il mancato ac-cesso all’istruzione - per non parlaredella fame nel mondo (e della morteper fame).Sull’accesso e sull’uso dei beni comu-ni esiste tuttavia un conflitto perma-nente e insanabile tra le imprese (in-dustriali e non) che se ne approprianogratuitamente per produrre beni e ser-vizi, e le persone e i popoli ai quali leimprese vendono sul mercato i beni eservizi prodotti con le risorse loro sot-tratte, spesso con la forza e anche conla guerra.

Democrazia dal bassoTutta la storia dello sfruttamento dellavoro e del colonialismo può - deve -essere letta come un processo disfruttamento del lavoro e di recinzio-ne/sottrazione (enclosure) dei benicomuni operato dai potenti ai danni deilavoratori e dei popoli. Le impreseusano inoltre le risorse naturali e i ser-vizi degli ecosistemi naturali fino al loroesaurimento, e in questo modo depau-perano la terra spesso in modo irre-versibile, rendendo difficile la vita dellegenerazioni future oltre che di quellepresenti, e portando il sistema verso ildisastro.Nel loro insieme, i beni comuni natu-rali e sociali, locali e globali, configu-rano un paradigma di società organiz-zata a dimensione locale e partecipa-zione democratica dal basso, che puòessere utile per indicare una via diuscita a sinistra dalla crisi. Esprimonouna forma di democrazia che integra

e qualifica quella parlamentare; defi-niscono un modello sociale e produtti-vo basato sulla cooperazione anzichésulla concorrenza, sulla solidarietàanziché sull’egoismo proprietario in-dividuale. Per rigenerarsi, si avvalgo-no dei cicli corti e dei mercati localianziché del mercato globale,dell’agricoltura di prossimità e non diquella monocolturale, del risparmiodelle risorse e non del loro spreco.

L’importanza del modello alternativoÉ utile, forse necessario, pensare a unmodello alternativo a quello capitalis-tico, responsabile della crisi, perchéesiste il timore/la speranza che il ca-pitalismo possa disintegrarsi nel girodi un paio di decenni, non tanto per-ché non è in grado di tutelare il be-nessere della stragrande maggioran-za della popolazione ma perché nonriesce più a garantire l’accumulazioneinfinita del capitale, che è la sua veraragion d’essere.La situazione è arrivata a un punto dicrisi tanto avanzato che il risultato noncambierebbe, secondo la maggior par-te dei commentatori, neanche se i go-verni facessero di tutto - e non lo fan-no, a parte qualche eccezione comequella del presidente degli Stati Uniti,Barack Obama - per attuare politichedi keynesismo verde e cercare di ri-mediare ai guasti prodotti da due se-coli di inquinamento delle fonti idriche,distruzione della fertilità della terra,disboscamento delle colline, obsole-scenza programmata delle merci econseguente aumento dei rifiuti, ce-mentificazione dei suoli e costruzionedi abitazioni sulle rive dei fiumi chevanno sott’acqua se la pioggia è piùabbondante, o di edifici „antisismici“che si sbriciolano sotto il terremoto.

Dai tempi dell’unità d’ItaliaIn Italia i beni comuni „né pubblici néprivati“ non hanno legittimazione daitempi dell’unificazione d’Italia, essen-do stati cancellati dal primo Codicecivile del 1865. è per questa ragioneche da noi l’acqua diventa pubblica oprivata a seconda delle maggioranzedi governo. Per superare questo pro-blema, molto si può imparare dai duepaesi andini, Bolivia e Ecuador, chehanno recentemente approvato unanuova Carta costituzionale, che esten-de i diritti sociali all’acqua, al cibo, allacasa, all’energia, all’istruzione, allasalute e difende la natura e le risorseche sono alla base di quei diritti.

Giovanna Ricoveri(Da: Il manifesto del 15.4.2009)

È necessario pensare ad un modello alternativo a quello capitalista

I beni comuni per uscire dalla crisi

quotidiana mi porta ancora più forte-mente a credere che c’é bisogno del-la consapevolezza degli individui difarsi carico di questa necessaria estraordinaria trasformazione altrimentiper il genere umano si prospetta solol’imposizione e la persona sarà com-pletamente schiacciata dai consumi.La crisi diventa quindi solo un‘interru-zione della ossessione del consumareillimitato e di conseguenza una occa-sione preziosa (di portata storica, di-rei, vista la necessità urgente di sal-vare il pianeta dall’uso smisurato del-le risorse naturali) per reintrodurreuna visione al femminile nei tanti mo-delli di evoluzione pacifica (non di ri-presa dello sviluppo che macina lanatura invece di osservarla e goder-la) che dobbiamo, come genere uma-no, ricreare e reintrodurre al postodella „megamacchina“, se vogliamosalvare quel che resta dell’unico pia-neta che abbiamo a disposizione.Come dice Serge Latouche, „Sarà peramore o non sarà“.

Elena Ribet e Nadia Angelucci(da: www.noidonne.org)

(continua da pag.8)

Page 10: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

10

Conclusioni di uno studio su 5 anni di conflitto in Iraq

La maggior parte dei civili uccisi vittime di esecuzioni

- I diritti basilari all’acqua eall’alimentazione, alla educazione, allasalute sono negati alla gran parte del-la popolazione.- La libertà sindacale è tuttora negatadalla legge sul sindacato unico di Sad-dam Hussein, la libertà di associazio-ne è sotto tutela, la libertà di stampa èancora lontana.- I diritti delle donne hanno fatto enor-mi passi indietro. La nuova costituzio-ne, approvata sotto l’occupazioneamericana, nega la parità di genere.- Gli arresti arbitrari, detenzioni senzaprocesso, esecuzioni extragiudiziali,torture sono ancora all’ordine del gio-rno.- Il calo della violenza non basta, lavita di milioni di uomini e donne è an-cora quotidianamente appesa ad unfilo.- I giovani studenti o disoccupati chenon vogliono perdere la speranza diavere un futuro nel loro paese.- I milioni i rifugiati nei paesi confi-nanti e altrettanti gli sfollati interni.- La ricostruzione non è mai avvenu-ta e le infrastrutture del paese sonoazzerate.

(da: Un ponte per…)

Secondo le conclusioni di uno studiorealizzato da ricercatori dell’Universitàdi Londra assieme al gruppo no profitIraq Body Count, la principale causadi morte violenta per i civili irachenidal marzo 2003 al marzo 2008 sareb-bero gli omicidi seguiti ai rapimenti daparte di miliziani e squadroni dellamorte.

Non sono stati gli attentati a uccidereil maggior numero di civili in Iraq neiprimi cinque anni del conflitto seguitoall’invasione guidata dagli Usa delmarzo 2003, ma vere e proprie ese-cuzioni ad opera di miliziani e squa-droni della morte.Queste le conclusioni alle quali è arri-vato uno studio condotto da ricerca-tori del King’s College e del RoyalHolloway dell’Università di Londra,assieme al gruppo non-profit IraqBody Count, che mostrano che dei60.481 civili iracheni uccisi fra il 20marzo 2003 e il 19 marzo 2008 il 33% è stato rapito e poi ammazzato. Diquesti, il 29% portava sul corpo segnidi torture: ematomi, fori praticati coltrapano, o ustioni. Il 95% delle vittime

di queste esecuzioni era di sesso ma-schile.La seconda causa di morte per i civilisarebbe il fuoco da armi leggere, cheavrebbe ucciso 11.877 persone – parial 20% delle morti rilevate. Gli attac-chi di kamikaze e le autobomba sa-rebbero responsabili rispettivamentedella morte di 8.708 e 5.360 iracheni– il 14% del totale.Altrettanto letali per i civili irachenisono stati gli attacchi aerei, condottidalle forze Usa, nonché l’uso combi-nato di attacchi di terra e bombarda-menti aerei – ognuno dei quali ha uc-ciso in media 17 persone – a fronte di16 morti in media negli attentati suici-di.Gli attacchi aerei, in particolare, han-no provocato un bilancio pesante frale donne e i bambini – che rappresen-tano rispettivamente il 46% delle vit-time per le quali è stato possibile de-terminare il sesso, e il 39% di quelleper le quali si è potuta determinarel’età. Non si discostano molto, perquesti due gruppi, i dati relativi agliattacchi a colpi di mortaio: 44% ledonne uccise, 42% i bambini.

Lo studio, che è stato pubblicato oggisul New England Journal of Medi-cine, ha utilizzato il database sullemorti civili in Iraq dall’invasione Usadel marzo 2003 messo insieme e re-golarmente aggiornato da Iraq BodyCount.L’organizzazione indipendente avvertetuttavia che il totale di 99.774 morticivili è sicuramente approssimato perdifetto, dato che esso non compren-de, ad esempio, le vittime dei periodidi violenza prolungata – comel’assedio e l’attacco delle forze Usaalla città di Falluja nel 2004, e opera-zioni simili contro altre zone conside-rate roccaforti degli insorti. Inoltre, neldatabase non sono registrate le mortiper le quali non è stato possibile do-cumentare in modo affidabile il tipo diarma utilizzata.Secondo gli autori della ricerca, l’altonumero di vittime civili provocato dagliattacchi aerei mostra che il loro utiliz-zo dovrebbe essere vietato nelle zoneresidenziali per rispettare le prescri-zioni del diritto internazionale.

(da: Osservatorio Iraq, 16.4.09)

Sentite questa storia. Estate 2008.Una giovane donna è in prigione a Ti-krit, a nord di Baghdad. Invia una let-tera al fratello, implorando il suo aiu-to: la giovane, che si chiama Dalal,scrive che è incinta a causa degli stu-pri subiti dalle guardie carcerarie. Ilfratello chiede il permesso di visitar-la. Lo ottiene. Entra nella cella di Dalal,estrae una pistola e uccide la sorellaal quinto mese di gravidanza. L’onoredella famiglia è salvo. I secondini stu-pratori anche.Ma un lavoratore della morgue cen-trale di Baghdad, a cui il cadavere èstato inviato, insiste perché sia fattagiustizia. Insiste tanto che viene ese-guita la prova del Dna rispetto al fetoe alle guardie. Così si viene a saperechi ha messo incinta Dalal: è un te-nente colonnello di polizia, a capo deisecondini. Passano i mesi, si raccon-tano le storie più diverse sui violenta-tori (il tenente forse è stato arrestato,poi trasferito, forse ha pagato un com-penso alla famiglia, forse no) esull’assassino (forse anche costui è

stato arrestato, ma forse la sua liber-tà faceva parte dell’accordo sul com-penso, non si sa). Una cosa è sicura,e cioé che nessuno è in carcere per lostupro e l’omicidio di Dalal.E perché, comunque, lei invece in car-cere c’era? Che crimine aveva com-messo? Nessuno. La polizia la tene-va in ostaggio perché voleva interro-gare suo fratello, volevano che si con-segnasse. Impossibile sapere per cosa,le bocche sono cucite. Impossibilesapere come un individuo, che le pro-cedure carcerarie impongono di per-quisire prima dell’ingresso in una cel-la, possa portare con sé un’arma ca-rica, scaricarla su una donna incinta eandarsene indisturbato. Sappiamo soloche in un afoso sabato estivo Dalal siè sollevata all’arrivo di suo fratello, lapancia già un po’ tesa, la speranzanegli occhi e nel cuore. Si fidava dilui.

Maria G. Di Rienzo(da: La nonviolenza è in cammino)

Iraq: dallo stupro in carcere al delitto d‘onore

Ancora impuniti gli autoriSituazione in Iraq

a 6 anni dalla guerra

Page 11: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

11

Afghanistan: negata la parità e legalizzato tra l’altro lo stupro

Diritti delle donne: Hamid Karzai peggio dei talebanDove sono coloro che spudoratamentenel 2001 avevano detto che si inter-veniva militarmente in Afghanistan perliberare le donne dal burqa? Natur-almente era stata solo una battuta dipessimo gusto, ma non avremmo maiimmaginato che Hamid Karzai, l’uomoinstallato a Kabul dagli americani alposto dei taleban, avrebbe sfidato i suoipredecessori nell’umiliare le donnecon una legge che legalizza lo stuproin famiglia, oltre che impedire loro diuscire di casa senza il permesso delmarito. Cosa diranno i paesi donatoridell’Afghanistan riuniti ieri all’Aja?Continueranno a finanziare o a pro-mettere soldi a un regime che non hanulla da invidiare a quello dei taleban?Una nuova legge che regola i rapportidi famiglia per gli sciiti, già firmata dalpresidente Karzai il cui contenuto èstato anticipato da fonti Onu e ripresodal quotidiano britannico „The Guar-dian“, legalizza lo stupro all’internodella famiglia: la donna non potrà ri-fiutarsi di avere rapporti sessuali conil marito. Inoltre, nella legge sarebbecontenuta una norma che impediscealla donna di uscire di casa senza ilpermesso del marito per studiare, cer-care lavoro o andare dal medico. In-fine, in caso di divorzio la custodia deifigli è affidata al padre o ai nonni. Lalegge „è peggiore di quella dei tale-ban“, è stata la reazione di HumairaNamati, parlamentare.

In questo caso sono gli sciiti, che se-condo la costituzione possono avereun codice della famiglia diverso dallamaggioranza sunnita, a sfidarel’oscurantismo dei taleban nei con-fronti delle donne. Quando si tratta dieliminare i diritti delle donne si puòtranquillamente violare la parità tra isessi prevista dalla costituzione afgha-na e dalle convenzioni internazionalisottoscritte dal governo di Kabul. Delresto l’Afghanistan non è l’unica ec-cezione, purtroppo. La legge è stataapprovata con insolita rapidità e conscarsa discussione - l’unico migliora-mento pare sia stato l’aumento da 9 a16 anni dell’età da matrimonio - de-nunciano diverse deputate afghane.Mentre Soraya Sobbrang, capo degliaffari delle donne nella Commissioneafghana indipendente dei diritti uma-ni, accusa il silenzio dell’Occidente„disastroso per i diritti delle donne inAfghanistan“.La rapidità e la clandestinità con cuiKarzai ha fatto passare la legge èdettata da motivi elettorali in vista delvoto presidenziale di agosto.Visto il suo calo di popolarità e anchedi appoggio internazionale, evidente-mente nell’estremo tentativo di gua-dagnare voti il presidente ha cercatocon questa legge di ingraziarsil’elettorato sciita costituito sostanzial-mente dalla comunità hazara, circa il

10% della popolazione, oltre chedell’Iran. Infatti la nuova legge eraauspicata da Ustad Mohammad Ak-bari, parlamentare e leader del partitohazara, il quale ha dichiarato: „Uomi-ni e donne sono uguali nell’islam maci sono differenze nel modo in cui uo-mini e donne sono stati creati. Gli uo-mini sono più forti e le donne sono unpo’ più deboli; anche in Occidente nonsi vedono donne pompiere“.Con la nuova legge oscurantista for-se Hamid Karzai potrà persino piùfacilmente convincere i taleban „mo-derati“ della sua buona „fede“ e offri-re loro quella „onorevole forma di ri-conciliazione“ auspicata dalla segre-taria di stato Usa Hillary Clinton.Speriamo tuttavia che la protestadell’Unifem (Fondo delle NazioniUnite per lo sviluppo delle donne) perla nuova legge giunga anche all’Aja enon lasci indifferenti i rappresentantidei paesi donatori. E speriamo che larisposta non sia la stessa ipocrita diun diplomatico occidentale a Kabul,ripreso dal „Guardian“, „sarà difficilecambiare la legge perché entriamo inun terreno in cui possiamo essere ac-cusati di non rispettare la cultura af-ghana“. Quella dei fondamentalisti,mentre si può tranquillamente ignora-re quella delle donne che chiedono ilnostro aiuto.

(Da: Il manifesto del 1.4.2009)

So che più soldati in Afghanistan sig-nificheranno ipso facto più afganimorti. Dal 2007 al 2008 c’è stato unaumento del 40% di queste „inevita-bili tragedie“ o „vittime accidentali“ oin qualsiasi altro modo si voglia occul-tare i cadaveri in un sudario di parole.So che problemi politici quali il legitti-mo scontento della popolazione per gliattacchi ai civili, la corruzione del go-verno Karzai e il sostegno pakistanoai talebani non si risolvono con piùguerra.So che l’aumento di truppe è già av-venuto nel 2007, un incremento del45%. Nel corso di quell’anno, il nu-mero dei civili uccisi „accidentalmen-te“ è quadruplicato.So che gli Usa e i loro volonterosi al-leati, fra cui l‘Italia, stanno spalleg-giando un governo impopolare e cor-rotto. Con l’illusione di combattere Al-Qaida e i talebani, si sono portati al

potere signori della guerra, trafficantidi droga e miliziani particolarmentebrutali. Il 60% del Parlamento afganoè composto da signori della guerra oda persone che hanno legami con essi.Un deputato afgano (Mohammad Mo-haqiq) è noto per come, da miliziano,inchiodava alle pareti i suoi prigionieriancora vivi.So che le truppe statunitensi ostaco-lano, anziché favorirli, i soccorsi uma-nitari. Hanno infatti creato le „squa-dre provinciali per la ricostruzione“,che annullano la differenza fra ope-razioni di guerra e aiuti alla popolazio-ne. Le squadre usano l’aiuto umani-tario come moneta di scambio perestorcere informazioni ai civili. Sequesto dato infame non bastasse, sap-piate che metà del paese è inaccessi-bile agli operatori delle ong e persinoa quelli delle Nazioni Unite, e che dal2005 gli assalti a convogli e volontari

sono aumentati del 400%.So che ogni trenta minuti una donnaafgana muore di parto, che una don-na afgana su tre ha fatto esperienzadi violenza estrema, fisica e sessuale,che tre quarti delle donne afgane sonocostrette a matrimoni che non desi-derano: e so che non è sempre anda-ta così. La prima Costituzione del pae-se garantiva suffragio e alcuni dirittialle donne già nel 1923. Durante glianni ’60 e ’70 dello scorso secolo lasituazione era avanzata, le donne rag-giungevano i gradi più alti dell’istruzio-ne, partecipavano al governo dellanazione e nessun codice di abbiglia-mento era in vigore.So che i diritti umani, e i diritti delledonne sono diritti umani e non sononegoziabili.

Maria G. Di Rienzo(da: La nonviolenza è in cammino)

Al potere signori della guerra, trafficanti di droga e brutali miliziani, grazie agli USA

Afghanistan: quello che so

Page 12: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

12

Il 19 maggio presso la FondazioneBasso a Roma la Rete italiana per ildisarmo e la campagna Sbilanciamo-ci! hanno presentato la campagna (allaquale hanno aderito più di 70 associa-zioni per lo stop della partecipazioneitaliana alla produzione di 131 caccia-bombardieri F-35 che costeranno ben15 miliardi di euro.Si tratta di un investimento enorme,pari a 4 volte i fondi stanziati fino adoggi per fronteggiare la crisi econo-mica e finanziaria e a 3 volte la cifrache si pensa di stanziare per il terre-moto in Abruzzo. Quello dello JointStraight Fighter è un programma diriarmo costoso, inutile, sbagliato.La conferma che questo progetto, chevede il governo americano come entepromotore, è un salto nel buio è arri-vata dal nuovo rapporto del marzo2009 del GAO (Government Ac-countability Office) che è il corrispet-tivo della nostra Corte dei Conti. IlGAO è fortemente scettico sul pro-getto, criticando principalmente lepressioni esercitate dal dipartimentodella difesa (Dod) e dalle impreseappaltatrici affinché la fase di svilup-po dell’aviogetto venga portata a con-

clusione prima che le più importantitecnologie divengano mature, inizian-do così i test costruttivi dell’aereo pri-ma che i progetti divengano definitivie iniziando la fase di produzione pri-ma che i test in volo dimostrino chel’aereo sia realmente pronto, con ilforte rischio di scoprire eventuali di-fetti a posteriori, quando correggerlisarà estremamente complicato e cos-toso. A conferma di ciò la decisionedi anticipare l’acquisizione del 15% deltotale dei velivoli, cioè 360 aerei, te-stando solo il 17% delle capacitàdell’F-35 in volo, per lasciare tutto ilresto alle simulazioni di laboratorio.

Il sostegno di Famiglia CristianaAnche il n. 17 del 26 aprile 2009 delsettimanale esprime il suo appoggio.Ci si affanna a cercare fondi per laricostruzione, senza pesare sui citta-dini con nuove tasse (anche se nonsarebbe scandaloso un contributo deiredditi più alti, a cominciare dai parla-mentari). Eppure, una soluzione ci sa-rebbe. E da sola basterebbe a finan-ziare la ricostruzione dell’Abruzzo,oltre a fronteggiare i drammatici effet-ti della crisi economica, che è già spa-

rita dalle pagine dei giornali, ma nonper questo è meno grave, soprattuttoper le famiglie.Si tratterebbe di bloccare la spesaapprovata in gran silenzio dalle Com-missioni Difesa della Camera e delSenato per l’acquisto di 131 aerei cac-ciabombardieri dal costo di 100 milio-ni di euro l’uno (con il costo di un ae-reo si potrebbero costruire 400 asilinido o pagare l’indennità di disoccup-azione a 80.000 precari). Visto che laGuerra fredda è finita e che non dob-biamo invadere la Cina, rinunciare aquesti aerei d’attacco (meglio noti conla sigla F-35), in grado di trasportareordigni nucleari, ci consentirebbe diricavare risorse per oltre 12 miliardidi euro. Esattamente il fabbisogno sti-mato per la ricostruzione in Abruzzo.

(da: www.sbilanciamoci.org)

N.d.R Vedremo se quando lancere-mo la campagna anche in Svizzeracontro i nuovi aerei da combatti-mento (a giorni avverrà la conseg-na delle firme) riceveremo un ap-poggio analogo ad esempio dalGdP?

Ecco come trovare i soldi necessari per la ricostruzione in Abruzzo

Italia: campagna Stop F-35

„Per favore, ucciditi“. Niente a chevedere con una battuta, non c’è nien-te da ridere in questa storia. Che poiè la storia di Elif e di altre come lei,messe all’indice dalle famiglie offesenell’onore e per questo indirizzate ver-so l’ultima versione di „lavanderiamorale“ escogitata in Turchia: il suici-dio d’onore, opportunamente istigatodai familiari, altrimenti costretti a spor-carsi le mani di sangue e a pagarne ilfio dietro le sbarre. Una legge del 2005ha introdotto l’ergastolo per punire idelitti d’onore: una macchia, questa sì,che ogni anno si replica in oltre 200casi, nella sola Istanbul ce n’è uno asettimana. Per sfuggire al carcere,l’onore ha trovato altre vie. E il nu-mero delle donne suicide si è impen-nato.„Per favore ucciditi“. Elif è in fuga daotto mesi, per non dover subire la pu-nizione della famiglia. Ha detto di noal matrimonio combinato dai parenti,che volevano farle sposare un uomopiù anziano dei suoi 18 anni. E ha det-

to no anche quando il padre le hachiesto di torgliersi la vita: per rispar-miargli il carcere una volta chel’avesse uccisa. „Lo amavo così tan-to che lo avrei fatto, anche se nonpotevo rimproverarmi nulla di sbagli-ato - ha raccontato Elif al britannico„Independent“ -. Ma non ci sono riu-scita. Amo troppo la vita“. Da allorala sua esistenza è appesa a un filo, iparenti sono venuti a cercarla persinonel rifugio dove ha trovato accoglien-za. Erano armati.Elif in questa storia è l’anomalia, laciambella mal riuscita, la classica ec-cezione dove la regola avrebbe volu-to una silenziosa obbedienza. La sua,del resto, è chiamata „la città dei sui-cidi“: sulla carta geografica non c’èscritto, naturalmente, la località si chia-ma Batman, sud-est della Turchia. Maè qui che tre quarti dei suicidi sonocommessi da donne, quando nel restodel pianeta sono più spesso gli uominia togliersi la vita. Per il procuratoregenerale è sospetto: „Credo che nella

maggior parte dei casi siano suicidiforzati“.Un cappio, una pistola o più banalmen-te del veleno per topi. Di solito va così.Le chiudono in una stanza con quelche serve, aspettando che decidanodi togliersi di mezzo da sole. E non èdifficile immaginare come possano fi-nire per cedere, quando a chiederglidi sparire sono quelli che più di altridovrebbero volerle vive, i familiari piùstretti, il sangue del sangue. Elif nonc’è riuscita. Anche se sapeva di suecompagne di scuola uccise dai fami-liari. Anche se sapeva che la fuga dasola non l’avrebbe messa al sicuro.Delitti d’onore. Molti si concentranotra i curdi, ma non solo tra loro. Chi sioccupa di diritti umani denuncia unatacita benevolenza, che travalica laseverità annunciata dalla legge. Nonsempre si investiga, i casi sospettismettono di essere tali, se chi dovreb-be indagare e punire ha lo stesso co-dice d’onore...

(Da: L’Unità del 28.3.2009)

Spinte dai familiari per evitare la propria condanna al carcere per omicidio

Il suicidio d’onore delle donne turche

Page 13: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

13

La Marcia Mondiale per la Pace e laNonviolenza è stata lanciata duranteil Simposio del Centro Mondiale diStudi Umanisti nei Parchi di Studio eRiflessione – Punta de Vacas (Argen-tina) il 15 novembre 2008.Questa Marcia vuole creare coscien-za rispetto alla pericolosa situazionemondiale in cui ci troviamo, caratte-rizzata dall’alta probabilità di conflittonucleare, dalla corsa agli armamentie dalla violenta occupazione militaredi territori. Si tratta di una proposta dimobilitazione sociale senza precedenti,promossa dal Movimento Umanistaattraverso uno dei suoi organismi,Mondo senza Guerre.La proposta iniziale si è sviluppatamolto velocemente. In pochi mesi laMarcia Mondiale ha suscitatol’adesione di migliaia di persone, grup-pi pacifisti e nonviolenti, istituzioni ditipo diverso, personalità del mondodella scienza, della cultura e della po-litica sensibili all’urgenza del momen-to. Ha anche ispirato un’enorme di-

versità di iniziative in oltre 100 paesi,creando un fenomeno umano in rapi-do aumento, www.theworldmarch.orgLa Marcia Mondiale inizierà in Nuo-va Zelanda il 2 Ottobre del 2009, an-niversario della nascita di Gandhi.Dopo aver attraversato l’Asia e par-te dell’Europa si unirà l’8 e 9 novemb-re a Ginevra all’affluente provenien-te dal Medio Oriente e dai Balcani,proseguirà poi per Firenze e Roma esi riunirà ad Attigliano. In concomi-tanza con il suo passaggio nelle cittàsi realizzeranno festival, incontri, con-certi, manifestazioni, forum, ecc..Dall’Italia si dirigerà poi in Spagna,Africa, Sudamerica per concludersi il2 gennaio 2010 a Punta de Vacas sul-la Cordigliera delle Ande al confinetra l’Argentina e il Cile.Coprirà una distanza di 100.000 kmvia terra, con tratti per mare e per cie-lo. Una equipe di base permanente di100 persone di diverse nazionalità faràil percorso completo.La proposta degli organizzatori è che

la Marcia Mondiale per la Pace e laNonviolenza diventi la più grandemarcia mondiale di cui l’umanità ab-bia avuto notizia. Questa iniziativa pro-mossa dall’Associazione Mondo sen-za Guerre ha preso corpo conl’adesione di centinaia di organizza-zioni nel mondo tra le quali la CroceRossa, Amnesty International e dipersonalità nel mondo dell’arte, dellosport e delle scienze, tra gli altri il Pre-mio Nobel per la Letteratura JoséSaramago, il Premio Nobel per laPace Desmond Tutu, l’intellettualeNoam Chomsky, il drammaturgo Ari-el Dorfmann, la cantante Ana Beléne lo scrittore Eduardo Galeano, il re-gista Pedro Almodovar, l’attrice Pene-lope Cruz, Isabel Allende e il presi-dente Evo Morales. In Italia: le attriciLella Costa, Claudia Gerini e OttaviaPiccolo, il regista Claudio Fragasso, ilTeam Manager della Juventus Gian-luca Pessotto, il cantautore David Ri-ondino ed Alex Zanotelli.(da: La nonviolenza è in cammino)

Dal 2 ottobre 2009 al 2 gennaio 2010 percorrerà 100.000 chilometri in tutto il Mondo

Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza

Nel 1997 la Regione Nordreno-Vest-falia lancia un progetto pilota e stan-zia per la prima volta dei fondi desti-nati alla formazione di personale civi-le destinato a intervenire in aree na-zionali e internazionali di crisi. Nel1999, un anno dopo la vittoria della coa-lizione di Verdi e Socialdemocratici alleelezioni, è lo Stato tedesco, tramite ilMinistero per la Cooperazione e loSviluppo, a stanziare dei fondi desti-nati a tale scopo, estendendoloall’ambito nazionale. Da allora, nono-stante i tagli alla spesa sociale, il bud-get destinato al SC di Pace (SCP) ècostantemente in aumento.Ciò è stato possibile grazie alla parte-cipazione di più Ministeri: infatti, par-tendo da un concetto ampio di sicu-rezza, che comprenda la stabilità poli-tica, economica, ecologica e sociale,si è dato credito ad un’innovativa stra-tegia integrata che non solo mira acoinvolgere più attori e diversi ambiti(nazionale, regionale, internazionale)implicati nella gestione o prevenzionedei conflitti, ma anche ad un ineditocoordinamento delle politiche e deglistrumenti interministeriali.Nel contesto tedesco, per “serviziocivile” non si intende una scelta alter-

nativa al “servizio militare” ma, piùsemplicemente, un’azione svolta dapersonale civile. Esso mira a selezio-nare e formare un corpo di pace civi-le e specializzato (a cui partecipanouomini e donne) capace di svolgeresostanzialmente due tipi di intervento:a) all’interno del paese per preve-nire conflitti e in risposta a fattori diallarme sociale (criminalità diffusa,estremismi, ecc.);b) all’estero per effettuare operazio-ni di peace-building, di prevenzione emediazione del conflitto.I fondi destinati al SCP vengono indi-rizzati a due obiettivi principali:1) formare il personale in manieraadeguata alla moderazione tra le partie delle dinamiche violente del con-flitto; 2) intervenire in maniera efficacecon tecniche nonviolente e contri-buire alla risoluzione di conflitti.Il SCP come strumento di interventoopera e interagisce con le leadershiplocali e con le popolazioni coinvolte nelconflitto, ma soprattutto con le lea-dership intermedie. La scelta di lavo-rare prioritariamente con gli attori diquesti due livelli, di base e intermedio,nasce dall’approccio alternativo alla

risoluzione dei conflitti che il SCP per-segue, nella consapevolezza di nonpoter sostituire integralmente la me-diazione diplomatica tradizionale chesi rivolge alle leaderschip superiori;pertanto, il SCP deve accompagnaree, ogni qual volta è possibile, orienta-re il processo negoziale complessivoverso esiti accettabili da tutte le partie sostenibili nel tempo. In questa pro-spettiva, il SCP ed esperti civili tede-schi offrono personale e supporto lo-gistico di rilievo alle missioni interna-zionali di UE, OCSE, NATO, UN.Da parte istituzionale, è stata ricono-sciuta una serie di vantaggi chel’impiego di civili possiede rispetto alleazioni d’intervento della diplomaziatradizionale:- indipendenza dagli interessi dei sin-goli Stati;- di conseguenza, maggiore credibi-lità e accettazione accordata dalleparti in conflitto;- flessibilità nella progettazione enella gestione degli interventi;- accesso facilitato agli attori socialie alle leadership intermedie della so-cietà in cui intervengono;- capacità di lavoro dal basso.(da: www.reteccp.org)

Germania: Il Servizio civile di pace tedesco

Una realtà efficiente

Page 14: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

14

Sin dall’infanzia ho imparato valoriquali la solidarietà e il rispetto perl’altro e per il diverso. Mio padre è diorigine straniera e anche per questaragione sono stato educato alla sensi-bilità verso chi viene da lontano emagari sta peggio di noi. In famigliasono stato abituato a risolvere i con-flitti con il dialogo e la ragione e noncon l’aggressività e la forza.

Il mio percorso formativo e le espe-rienze di vita successive hanno raf-forzato in me questi principi. Gli studiuniversitari in scienze sociali mi han-no fatto riflettere sulle disuguaglianzesocio-economiche crescenti fra ricchie poveri, non solo fra Nord e Sud delmondo ma anche nelle nostre società“avanzate”, e sulle tensioni e i conflit-ti che ne derivano. Ho avuto modo disviluppare un forte senso critico ris-petto alla violenza che pervade la so-cietà attuale. La guerra è sicuramen-te la forma più devastante e tragicache affligge l’umanità anche ai giorninostri. La morte, la distruzione e lamiseria causate dalle guerre sono fe-nomeni assolutamente inaccettabili,considerando come vi sia una partedel mondo che invece vive nell’opulen-za e spesso purtroppo nell’indifferenzaquasi totale rispetto alle sofferenzedegli altri popoli. Nel quadro del miolavoro di licenza, ho avuto modo diintervistare un gruppo di profughi con-golesi fuggiti dal loro paese per cer-care rifugio in Svizzera. Ho potutosentire da vicino, grazie alle loro testi-monianze, quanto la violenza possaessere un evento traumatico e diffici-le da superare per chi la subisce.

Anche nel mondo occidentale la vio-lenza è purtroppo ben presente. Ben-ché da qualche decennio i paesi piùsviluppati non conoscano grandi guer-re sul proprio territorio, è però evidentecome la violenza e l’egoismo che ca-ratterizzano il sistema economico esociale, sempre più basati sul profittoe l’auto-affermazione, provochinocondizioni di povertà e di sofferenzein ampi strati della popolazione. Lacrisi che si sta delineando all’orizzontene è purtroppo un sintomo lampante.Anche le forme di violenza e aggres-sività nella vita quotidiana stanno di-ventando un fenomeno molto preoc-cupante. Non dimentico inoltre comela ricchezza che caratterizza i nostripaesi avanzati sia stata spesso costrui-ta a spesa di altre popolazioni menofortunate. Gli interessi economici eideologici dell’occidente sono tuttora

all’origine di diversi conflitti armatisparsi nel mondo. Sono convinto chenon è con la forza militare e con glieserciti che si possono cambiare ques-te situazioni, ma bensì con un impe-gno civile che miri ad aiutare le per-sone più fragili a ritrovare autonomiae aumentare il proprio benessere. Taleimpegno deve essere basato sulla non-violenza.

I valori pacifisti e di giustizia socialecerco di metterli in pratica anche nel-la vita di tutti i giorni. Quando ancorastavo frequentando l’università, hocominciato ad impegnarmi nel volon-tariato. Nel 2003 ho svolto un periododi volontariato presso un’associazionein favore di migranti, dove ho avuto lapossibilità di animare un atelier di let-tura in lingua francese rivolto ad im-migrati di condizione precaria sfuggitida situazioni di miseria economica eda conflitti armati. Inoltre, ho contri-buito per diversi anni ad una coloniain favore di invalidi adulti in qualità dimonitore. Ho avuto la possibilità diconoscere le condizioni di vita di per-sone meno fortunate e che rischianodi rimanere emarginate dalla nostrasocietà. Ho avuto la grossa soddisfa-zione di riuscire ad instaurare una re-lazione positiva con alcuni di loro. Ilnostro volontariato permette di rega-lare periodi di svago e di divertimentoa queste persone che vivono in un isti-tuto tutto l’anno. In cambio, esse tiesprimono spontaneamente e in modogenuino la loro gratitudine e ti insegn-ano come sia possibile essere felicianche in condizioni difficili. Sebbeneattualmente abbia ridotto il mio impe-gno per la colonia, ho stretto un lega-me di amicizia con uno degli ospiti conil quale continuo a vedermi di frequen-te e che accompagno in alcune usciteserali. Nell’estate del 2006, grazie alServizio Civile Internazionale, sonostato ospite di una comunità che ac-coglie adolescenti in rottura proveni-enti da situazioni di conflitto familiare,che non possono più vivere a casa loro.Attualmente, nell’ambito di un proget-to di mentoring, seguo un giovane afri-cano fuggito dal suo paese e giuntofino in Svizzera per raggiungere la suafamiglia e chiedere asilo politico. Il miocompito è di fungere da “fratello mag-giore”, da persona attenta e disponi-bile a rispondere ai bisogni particolaridel giovane nel suo percorso di cres-cita e integrazione nella nostra socie-tà.

Le riflessioni personali e le esperien-ze di vita a contatto con persone indifficoltà mi hanno convinto dell’utilitàdell’impegno civile e dell’aiuto verso ipiù deboli. Queste riflessioni etiche mihanno portato a riconsiderare il mioimpegno in seno all’esercito. Quasisempre sono l’ignoranza, la miseria ogli interessi egoistici delle persone chescatenano la violenza e non può certoessere con altra violenza che si puòpensare di risolvere le cose. D’altrocanto, sarebbe ingenuo pensare dipoter cambiare le cose predicando unpacifismo astratto. È necessario attu-are dei cambiamenti concreti nella si-tuazione delle persone e delle comu-nità e cercare di cambiare la culturadella violenza nella vita di tutti i giorni,già a partire dal nostro piccolo. È ciòche cerco di fare anche nell’ambientefamiliare e lavorativo a contatto confamiliari e colleghi.

La violenza non può mai essere unasoluzione ai problemi, poiché generasolo sofferenza, altra violenza e ven-detta. Viviamo in una società chesembra diventare sempre meno tol-lerante e più individualista. L’odio el’intolleranza nei confronti del diver-so, delle minoranze che stanno peg-gio e che sono viste come dei poten-ziali pericoli per il nostro benessere (peresempio gli stranieri e i rifugiati) cos-tituiscono una reazione sempre piùdiffusa. In questo contesto, è inveceimportante favorire l’incontro epromuovere il rispetto per la vita e lapersonalità altrui. In fondo, siamo tut-ti uomini che hanno bene o male lestesse necessità e aspirano ad una vitadignitosa. L’incontro con l’altro per-mette di superare le diffidenze e dicreare dei legami di solidarietà. Seguardo poi al di fuori dei nostri confi-ni, al conflitto fra israeliani e palesti-nesi, è evidente come il muro contromuro non abbia portato a nessun mi-glioramento. Questo è un esempio, mace ne sono altri, che dimostra il circo-lo vizioso della violenza e della guer-ra: la violenza genera violenza.L’unica soluzione sensata e umanapuò essere un impegno concreto chepermetta alla popolazione (in partico-lare a quella palestinese che vive nel-le condizioni peggiori) di uscire dallamiseria. Invece, al di là di qualche di-chiarazione più o meno convinta, cosafacciamo? Vendiamo armi ad Israe-le…. Che ipocrisia!!

La violenza genera solo sofferenza, altra violenza e vendetta

Perché ho rifiutato il servizio militare

(continua a pag. 15)

Page 15: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

15

Desidero pertanto continuare ad im-pegnarmi per un mondo più giustobasato sulla solidarietà, la pace e il ris-petto. Credo che solo questi valoripossono creare maggiore giustizia ebenessere. I principi che perseguo nonmi consentono più di continuare a svol-gere il servizio militare. I principi sucui si basa l’esercito sono la forzamilitare e la violenza come forme dirisoluzione dei conflitti: si tratta di prin-cipi aberranti e opposti a quelli in cuicredo. Per questo motivo continuarea prestare servizio militare mi cree-rebbe un conflitto di coscienza. Questoconflitto è in fondo sempre stato la-tente durante i periodi di servizio, maè emerso con maggiore chiarezza eforza negli ultimi tempi, come fruttodell’accumulazione di esperienze suc-cessive. In conclusione, ribadisco lamia convinzione secondo cui per “ser-vire la patria” in modo utile e efficaceè importante creare maggiore benes-sere e solidarietà fra le persone. Sonoperciò deciso ad intraprendere il ser-vizio civile come forma d’impegno pie-namente coerente con i miei principie comportamenti.

Gregorio Avilès

Sono passati diversi anni da quando ilprimo civilista ha prestato il suo servi-zio presso la nostra azienda agricolae ogni volta ci stupiamo di quantoquesti giovani siano per noi preziosi.La maggior parte delle persone da noiimpiegate provenivano dalla svizzeratedesca, tre dal Ticino. Tutti sprovve-duti di esperienza concreta nelle atti-vità di cui si occupa la nostra azienda,ma tutti armati dello stessa voglia diimparare e di essere di aiuto.Ogni giovane che è stato da noi halasciato un segno nella nostra famig-lia; qualche volta solo un ricordo checol tempo si sbiadisce, altre volteun’amicizia che non svanisce malgra-do il tempo e la lontananza, altre voltedegli aneddoti da ricordare con i nos-tri figli.Tumasch-Flurin con i suoi raccontidella Val Munstair, Philipp venuto conla sua amica Esther a trascorrerequattro mesi in quel caldo, secchissi-mo e per noi problematico 2002, Nicoche ha trascorso un periodo molto lun-go da noi e che è poi tornato moltevolte afflitto dalla nostalgia per la vita

nella natura, Vasco che ha costruitodecine e decine di palazzi con i Lego,Michael che per paura delle bisce haindossato sempre e solo stivali di gom-ma in piena estate.Ci hanno aiutato nelle mansioni ordi-narie dell’azienda e soprattutto nellagestione del territorio (tagliare il fieno,pulire le selve e i pascoli alpestri), tut-ti hanno dovuto un po’ essere anchebaby sitter e giocare con Giona e Vi-ola che sono nati e cresciuti in questianni.È incredibile ma se dopo ogni esperi-enza ho pensato che non avremmo piùtrovato nessuno di altrettanto bravo,ho poi dovuto ricredermi non appenaarrivava il prossimo civilista che im-mancabilmente aveva una qualità piùdel precedente.In aprile Michele ha iniziato a lavora-re da noi, molto disponibile, pacato egran lavoratore si è subito guadagna-to la stima di noi tutti, di una cosa sia-mo certi: ci mancherà alla finedell’estate!

Caroline Camponovo Berardi(Alta Magliasina Allevamento Breno)

Civilisti in un‘azienda agricola

Un aiuto molto prezioso

(continua da pag. 14)

Il campo d’attività della gestione deiconflitti si è sviluppato e professiona-lizzato nel corso degli ultimi anni. Siaffiancano diversi approcci e metodi.L’Istituto per l’integrazione dellagestione dei conflitti e della promo-zione della pace (Institut für Integra-tive Konfliktbearbeitung und Friedens-entwicklung, IICP, www.iicp.ch)segue un approccio detto integrativoe si è fissato per obbiettivod’incoraggiarlo attraverso i suoi trecampi principali di attività:l’addestramento e l’istruzione, la ges-tione dei conflitti e della consultazio-ne nel contesto dei conflitti, ed infinela ricerca e l’insegnamento. L’IICPcontribuisce in questo modo in Sviz-zera e all’estero a una gestione non-violenta dei conflitti ed alla promozio-ne della pace a livello individuale edella società. L’integrazione si rife-risce a diversi aspetti: integrazione didiversi metodi, approcci e modi di pen-sare; integrazione nel processo di tut-ti i principali attori; integrazione di tut-ti a tutti i livelli (intra, micro, meso,mega, meta) ed integrazione delle di-mensioni strutturali, culturali, psicolo-giche ed altre.L’IICP, fondato in Austria nel 2005 e

attivo in Svizzera dal 2007, offre unaformazione continua in gestione co-siddetta integrativa dei conflitti, certi-ficata dall’Università di Basilea e dallaFederazione svizzera delle associazio-ni di mediazione, così come un perfe-zionamento nell’accompagnamentodei processi di dialogo. Ogni anno or-ganizza inoltre un‘accademia estivasull’arte della gestione dei conflitti.Infine, l’Istituto facilita i processi di

dialogo e la mediazione nei conflitti inSvizzera ed all’estero conducendospecificatamente anche delle ricerchesui conflitti d’identità e sui conflitti et-nopolitici. I diplomati dell’IICP e lepersone interessate si raggruppano inuna rete d’esperti che, in questa ma-niera si incoraggiano mutuamente edapprofittano delle prestazionidell’Istituto.

(da: Koff Newsletter)

Da due anni attivo anche in Svizzera un Istituto professionale

Gestione dei conflitti e promozione della pace

Page 16: Trimestrale d’informazione su obiezione di coscienza ...2 a 4 pagine) e il curriculum vitae com-pleto e dettagliato. La condizione es-senziale per essere ammesso al SC era di poter

16

OBIEZIONE!Casella postale 2463, 6501 Bellinzona

Tel./Fax 091 825.45.77E-mail: [email protected]

www.serviziocivile.chAbbonamento annuo minimo Fr. 10.-

C.C.P. 65 - 4413 - 5Gruppo ticinese per il SC, Bellinzona

G.A

.B. - 6833 V

AC

AL

LO

Com

unicare i cambiam

enti di indirizzo alla cp 2463, 6501 Bellinzona

Postcode 1

Hanno collaborato:Luca e Silvana Buzzi,

Gregorio Avilès,Caroline Camponovo Berardi,

Giovanni Camponovo,Stefano Giamboni,Filippo Lafranchi,

Daria Lepori,Renzo Petraglio,Tobia Schnebli

.Tiratura: 1’500 copie

Stampa: Grafica SA, Chiasso

Anche quest’anno il GTSC organiz-za un seminario estivo animato daNanni Salio, che si svolgerà a Dalpeda sabato 25 luglio alle ore 9.30 adomenica 26 luglio 2009 alle ore 16.30e che speriamo possa invogliare apartecipare anche chi non ha ancoramai fatto questa arricchente e stra-ordinaria esperienza.

Motivazione e contenutiSiamo nel pieno della „grande crisi“:economico-finanziaria; ecologico cli-matica; sociale-relazionale; militare-internazionale. Ci sentiamo un po’come il „grillo parlante“ di Pinocchio,ma non vorremmo fare la sua fine.Crisi e conflitto indicano al tempostesso un pericolo e un’opportunità.Sta a noi saper cogliere e svilupparequest’ultima.Il seminario si articolerà sui seguentipunti principali, ma sarà suscettibiledi perfezionamenti sulla basedell’interazione che si svilupperà coni partecipanti.Ci guiderà nella riflessione anche lasevera critica, quanto mai attuale, cheGandhi fece un secolo fa, nel 1909,alla civiltà occidentale, in un piccololibretto che scrisse durante il suo viag-gio di ritorno da Londra: Hind Swa-raj. La civiltà occidentale e la li-berazione dell’India.

1. MetodologiaOgni iniziativa di cambiamento, ditransizione, deve porsi la questione dicome attivare la „partecipazione“, senon vuole rimanere solo un‘esperienzamarginale. Come far partecipare lacittadinanza; come operare nei con-fronti delle istituzioni e dei partiti poli-tici.Esploreremo modalità ed esperienzedi partecipazione realizzate con suc-cesso negli ultimi anni, in località esituazioni assai diverse tra loro.Le tecnologie informatiche possonocostituire uno strumento per facilita-re il lavoro di rete? A quali condizio-ni? Come superare la frammentazio-ne che caratterizza il lavoro di basedei movimenti?

2. ObiettiviLa crisi globale presenta una molte-plicità di obiettivi da affrontare e per-seguire contemporaneamente: ener-gia, trasporti, rifiuti, alimentazione, bio-diversità, sono solo alcuni dei granditemi sui quali è disponibile un’ampia

letteratura e una considerevole moledi esperienze.Ma occorre anche discutere quali o-biettivi generali si intende perseguire,individuandoli con indicatori e parame-tri di riferimento (impronta ecologica;potenza energetica pro-capite; reddi-to minimo pro-capite; emissioni di gasclimalteranti pro-capite).

3. Esperienze in corsoSi stima che esistano almeno un milio-ne di esperienze di base su scala pla-netaria e cento milioni di „operatori apiedi scalzi“, che sono già orientati evivono in comunità e piccole societàsostenibili, eque e nonviolente. Sonopochi e tanti al tempo stesso: pochiperché non costituiscono ancora unamassa critica sufficiente per ottenereil cambiamento desiderato. Tanti, per-ché non riusciamo neppure a imma-ginarceli e a conoscerli tutti quanti.Alcune di queste esperienze sono giàarticolate in lavoro di rete: Rete deicomuni virtuosi; Rete delle città in tran-sizione (le Transition towns inglesi).Altre sono esperienze radicate soprat-tutto nel territorio locale: Domus Ami-gas in Sardegna; Coordinamento co-masco dei comuni per la pace, e altreancora.E su scala internazionale si va da LasGaviotas in Colombia, alle Comunitàdell'Arca in Francia, al Barefoot Col-lege di Tilonia e all'ASSEFA, in India.

AnimatoreIl Prof. Giovanni (Nanni) Salio, nato aTorino nel 1943, è stato ricercatoreuniversitario e segretario dell’IPRI(Italian Peace Research Institute), cheattualmente si è trasformata in IPRI-Rete CCP. Da anni si occupa di ricer-ca, educazione ed azione per la pace.È iscritto al Movimento NonviolentoMIR, responsabile del Centro StudiSereno Regis di Torino, fa parte dellarete Transcend, fondata da Johan Gal-tung, che promuove studi, ricerche einterventi per la trasformazione non-violenta dei conflitti. Collabora ad al-cune riviste (Azione Nonviolenta, Eco,Ecole, Gaia) e ha pubblicato e curatoalcuni libri per le Edizioni Gruppo Abele(Scienza e guerra, 1982; Se vuoi lapace educa alla pace, 1983; I movi-menti per la pace, 1986-89; Progettidi educazione alla pace, 1985-91; Leguerre del Golfo, 1992; Il potere dellanonviolenza, 1995).

Partecipazione ed iscrizioneLa partecipazione al seminario è aper-ta a tutti gli interessati e sarà gratuita.I partecipanti si suddivideranno le spe-se di vitto. Il pernottamento (in unchalet di vacanza) verrà organizzatoa seconda del numero di iscritti.Orari ed altri dettagli organizzativi ver-ranno concordati con coloro che si is-criveranno, possibilmenteentro il 15 luglio 2009 a GTSC,Casella postale 2463, 6501 Bellinzo-na, [email protected] informazioni: 091/825.45.77 o 091/867.11.26

Dalpe 25-26 luglio 2009: seminario con Nanni Salio

Verso comunità e societàsostenibili, eque e nonviolente


Recommended