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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr …equipedelprofessor Attilio Renzulli. Il paziente su cui si...

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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese Rassegna Stampa 02 e 03 Ottobre 2012 A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP
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UFFICIO COMUNICAZIONE/URP Direttore Dr Sandro Cortese

Rassegna Stampa

02 e 03 Ottobre 2012

A cura dell’Ufficio Comunicazione/URP

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t>vftiìf\lf%* # nniTnimDITTITIfìtìP mtpvnpnxyn n vitìn riyyn fmfhp tfìTn INCURIA La battaglia per ripristinare il de-NeZ/e foto o coro delle stazioni, «luoghi della destro lo memoria» oltre a centri nevralgia stato in cui per il pubblico trasporto, continua versa la da parte del presidente della "Nuo-stazione di va Corrado Alvaro", Giuseppe Ce-Vibo Pizzo. ravolo. Questi toma a rivolgersi al Parch eggi sindaco di Vibo, Nicola D'Agostino, invasi dalle affinché intervenga per porre un erbacce e freno al degrado del sito di Vibo-Piz-strade zo così come di quello di Vibo Ma-allagate alla rina. «Lazona più bella di Vibo Ma-prima pioggia rina, che doveva essere il primo bi­

glietto da visita del paese - commen­ta Ceravolo - con un ufficio postale, con diversi negozi e supermercati, conil porto che peri suoi introiti do­veva renderci tutti ricchi, con un in­tero corpo di Capitaneria \icino e a seguito Finanza e Carabinieri con mezzi navali, con due banche, con un mercatino comunale che sem­pre di più si sta ingrandendo, è da anni ridotta ad un immondezzaio, e se non fosse stato per l'intervento di alcuni cittadini, saremmo arrivati anche a cose più gravi». Su Vibo-

Pizzo Ceravolo rincara la dose: «E' lasciata nello squallore assoluto, con cespugE che occupano i pochi par­cheggi, con zone fangose e di rista­gno di acque piovane, operatori eco­logici che si vedono poco». Nell'oc­casione, il presidente della "Alvaro" ne approfitta per chiede «di inviare al piùpresto qualche operatore Asp per la derattizza­zione». Da qui la sollecitazione: «Se siete impossibilita­ti ad operare per problematiche che noi non conoscia­mo, e per la proble­matica appena ac­cennata, me ne farò carico io inve­stendo del problema l'amico Calli-po, sindaco del mio paese, che sicu­ramente interverrà per mettere fine a questa, scusate se la chiamo così, sceneggiata». E infine una propo­sta: «Se aveste operato come altri Comuni rivieraschi in accordo con delle vere associazioni culturali-so-

«Purtroppo non è la- prima volta

che- chiediamo un intervento, ma-amor a nulla»

ciali, quali siamo noi e Marea la di Vibo Marina, (ovviamente ne rico­nosciamo anche altre), questo no­stro territorio non sarebbe stato vandalizzato e depredato, si è prefe­rito invece far nascere associazioni fantasma che vivono quel tempo ne­cessario della durata di una legisla­tura legate purtroppo sempre da

quei sistemi che oramai in tanti co­nosciamo. Mi corre l'obbligo di conclu­dere esortandovi a fare solamente il vostro dovere, sen­za rancore e co­munque se volete

riparare e collaborare con noi c'è sempre tempo, nonostante in que­sti anni vi ho suggerito molte pro­blematiche che con pochi impegni di spesa si potevano ovviare. Ma non è successo niente, ed allora di­venta quasi normale dare le colpe di tutto questo marciume e per il quartiere Stazione alle Ferrovie».

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ISTITUZIONALE ASP VIBO Pag. 3

Vibo. Non ci sono le card per rifornire i mezzi di emergenza. Dall'Asp minimizzano: «Ritardi burocratici»

Niente più gasolio per le ambulanze del "118" NIENTE gasolio per le am­bulanze del servizio di emer­genza medico 118. Dall'Asp minimizzano: «Solo ritardi burocratici».

Dall'Asp minimizzano: «Solo ritardi burocratici nell'emissione dei mandati di pagamento»

118, ambulanze senza gasolio Niente più card per fare rifornimento agli automezzi. Problemi anche alla Rsa

di FRANCESCO PRESTIA

CHEquelliattualisianotempiduriper tutti, sul piano economico, è inutile ri­badirlo. La crisi sta mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie e crea grossi problemi anche ad enti pubblici ed aziende. Non fa eccezione l'Asp al cui vertice, da oltre un anno e mezzo, siede una terna di commissari straor­dinari inviati da Roma per cercare di eliminare le affermate infiltrazioni e i condizionamenti della 'ndrangheta.

L'imperativo categorico arrivato a suo tempo dalla Regione, a seguito di un duro piano di rientro, è pratica­mente unosolo: risparmiare, tagliare. Politici ed amministratori usano di so­lito un termine più elegante e cioè "ra­zionalizzare" ma la sostanza è sempre quella. E così accade che a volte si deb­bano registrare situazioni franca­mente paradossali. Questo, almeno, è quanto pensano i comuni cittadini mentre secondo fonti della dirigenza, all'uopo da noi contattate, si trattereb­be solo di situazioni contingenti, non conseguenti cioè a tagli o volontà di ri­sparmiare. Ciò però nulla toglie al fat­to che si tratta di vicende che non do-vrebberoaccadere.

Ve ne raccontiamo due che però, a quanto ci viene riferito da fonti della stessa Asp, non sarebbero certo isola­

te.Ieriabbiamoappresochedaunaset-timana le ambulanze del 118 non pos­sono più utilizzare le card per fare ri­fornimento di gasolio. Finora, in so­stanza, dovendo rifornirsi di carbu­rante il personaledeimezzi disoccorso sanitario si recava presso un distribu­tore convenzionato e "pagava" con la card elettronica. Un po' come un ban­comat, insomma, ed ogni mese arriva­va all'Asp il totale da pagare. Negli ul­timi tempi però questo sistema è stato sospeso per iniziativa della ditta con-venzionataallalucedeipersistentifor-ti ritardi nei pagamenti. Ambulanze ferme, dunque? Non proprio, perché finora gli autisti stanno pagando con una specie di buoni benzina che, com­menta unimpiegato,vengonoaccetta-ti grazie alla disponibilità del titolare del distributore. Come detto, qualche dirigente nega che ciò si verifichi per difficoltà di cassa o per intervenuti ta­gli anche in questo settore : «L'azienda - così provano a spiegare il problema -fa ogni mese tanti di quei mandati di pagamento che a volte qualcuno fini­sce in coda e così viene emesso in ritar­do. Ma non è un inconveniente nuovo -ammettono - in passato è già avvenuto altre volte, ma poi tutto è regolarmen­te rientrato». Particolare quest'ultimo che vorrebbe essereadiscarico ma fini­sce, oggettivamente, per aggravare la

questione. La domanda infatti è sem­plice : possibile che ciò accada, e ripetu­tamente, con un servizio così vitale co­m'è quello delle ambulanze del 118?

Seconda vicenda: neigiorniscorsila Rsa, la residenza per anziani di Mode­rata Durant, è rimasta sprovvista di carta igienica, tovaglie di carta e tova­glioli. Lo racconta, visibilmente irrita­to, un artigiano la cui madre è ospite della struttura: «Quando abbiamo chiesto il perché ci è stato detto che da qualche giorno il materiale in questio­ne non veniva consegnato. Per cui avremmo fatto bene a provvedere noi stessi... Ioad esempio hodovutoporta-re tovaglie e tovaglioli». Per fortuna dopo qualche giorno il problema è rientrato ma, commenta l'interessato, è molto probabile che si ripresenti in futuro. Diversa, anche qui, la versione dell'Asp: problemi burocratici avreb­bero ritardato gli ordini o i mandati di pagamento ma in ogni caso, ribadisce con la consueta cortesia Michelangelo Miceli, direttore del distretto di Vibo, «alla Rsa la carta igienica non è mai mancata». Da noi ricontattati, alcuni familiari hanno invece confermato il loro racconto. E allora, anche qui, la domanda è la stessa: possibile che tali problemi debbano accadere in una struttura così delicata quale è la Rsa?

©RIPRODUZIONERISERVATA

ISTITUZIONALE ASP VIBO Pag. 4

Il processo

EvaRuscio Requisitoria il 12 novembre

CALENDARIZZATE le ultime udienze del secondo tronconedel procedimento pena­le per la mortediEvaRuscioche vede qua­le unico imputato l'anestesista Francesco Costa. Il presidente del Tribunale mono-cratico, Roberto Lucisano ha infatti stabi­lito che la requisitoria del pubblico mini­stero Mar ia Gabriella Di Lauro si svolgerà nell'udienza del 12 novembre prossimo. Unasettimanadopo,invece,gii interventi dei rappresentanti di parte civile (Giusep­pe Arcuri, Giovanna Fronte, Ercole Mas-sara, Ettore Troielli e Giuseppe Pizzonia) cui seguir anno quelli delcolleglodi difesa nelle persone di Giuseppe Altieri e Miche­le Pannia. Nell'udienza di ieri è stato escusso il prof. Ventriglia, uno dei consu­lenti dellaProcurachehariferitosullecir-costanze inerenti le modalità di tratta­

mento sia farmacologico che da parte del­l'imputato sulla giovane studentessa de­ceduta il 5 dicembre del 2007 all'ospedale "Jazzolino" per le complicazioni di un ascesso peri tonsillare destro. Lo speciali­sta, che si era rapportato con il collega Vacchiano il quale aveva chiesto un suo parere a seguito delle risultanze dell'esa­me autoptico, ha riferito tra le altre cose che nel caso di Eva Ruscio vi fossero tutti i presupposti per l'utilizzo di un fibrosco-pio e che la ragazza presenta va tutti gli in­dici predittivi quali difficoltà respirato­rie, di apertura del cavo orale elapresenza di "tirage" anche se era giunta in sala ope­ratoria respirando autonomamente.

Siavvia, dunque, aconclusione il proce­dimento iniziato il 7 novembre del 2011.

©RIPRODUZIONERISERVATA

SANITÀ CALABRIA Pag. 5

Pizzo. L'anziano sottoposto a un delicato intervento al Policlinico di Catanzaro

Caso di buona sanità reso noto da un napitino PlZZO-Conclusoconsuccessol'interven-to al cuore con il prelievo della vena endo­scopia. Per la prima volta, presso il Poli­clinico catanzarese (Germaneto), è stata eseguita l'importante novità nel campo della microchirurgia a cuore battente che prevede il prelievo della vena senza incidere sulla gamba ed ottimizzando ol­tre i tempi tecnici di intervento anche la tempistica di ripresa del paziente. So­stanzialmente, con una piccola incisione si estrae il pezzo di vena necessario e l'in­tervento che solitamente richiedeva 5/6 ore, di fatto si riduce a tre(tempistica ap­prossimativa anche in virtù dell'inter­vento da eseguire). Dunque, ancora un successoperl'equipedelprofessor Attilio Renzulli. Il paziente su cui si è intervenu­to è il 70enne Mario Marrella, di Pizzo Ca­labro giuntopressolastrutturasanitaria catanzarese con crisi di angina instabile ed edema polmonare: «Diagnosticato e individuato il problema - ha spiegato il professor Renzulli - è stata proposta la so­luzione e programmato l'intervento chi­rurgico con tecniche moderne della car­diochirurgia a cuore battente e, relativo prelievo della vena attraverso una tecni­ca mini-invasiva. Non è una novità - ha al­tresì spiegato il luminare - ma, nell'ottica della nostra regione, in cui la sanità è sempre nella tempesta e sempre sottopo­sta a tagli sulle spese sanitarie, ed anche con un intervento di bypass aorta-coro­narico si rappresenta l'efficienza del si­stema sanitario pubblico». Nell'interven­

to eseguito sul paziente napitino, ad af­fiancare Renzulli ci sono stati anche i dot­tori Giuseppe Musolino e Lucia Cristodo-ro, professionista negli interventi a cuo­re battente, ma, purtroppo, da 8 anni an­cora con un contratto a termine. «Anzi­ché magnificare le strutture private, per­chè non puntare sulle eccellenze? - l'ama­ro quesito di Renzulli, secondo il quale -ciò frenerebbe anche l'emigrazione sani­taria verso mete settentrionali o estere. Abbiamo emigrazioni sanitarie fisiologi­che verso le grandi strutture del nord e quelle patologiche, verso case di cura e centri del nord ove obiettivo non è la salu­te del paziente ma il lucro, a beneficio dei gruppi privati settentrionali». Intanto, per ò, il piano di rientro miete tagli impor­tanti tanto che il reparto di cardiochirur­gia del primario Renzulli registra il 120 per cento di occupazione posti letto e, tal­volta, qualche paziente è costretto a scen­dere in altri reparti per cedere il posto alle emergenze: «I politici dovrebbero venire a veder e la nostra attività e non orientarsi sullacorrente politica. Ma, pensoche pre­sto crollerà questo sistema fatto di inte-ressieconflitti di interessi.Inoltre,inma-teria di spending review, ritengo che non si possa applicare un taglio lineare del 5 per cento a carico di chi non lavora, piut­tosto che togliere lapensione ai falsi inva­lidi e i benefici ai politici». All'equipe del professore Renzulli i ringraziamenti di Marrella.

SANITÀ CALABRIA Pag. 6

Regolare il servizio ambulanze IN riferimento all'articolo pubbli­cato ieri dal titolo: "Ambulanze sen­za gasolio", va chiarito che le ambu­lanze del Suem 118 continuano re­golarmente a prestare il loro servi­zio su tutto il territorio provinciale. A mancare da circa una settimana non è infatti il gasolio bensì le card finora utilizzate dal personale per fare rifornimento, come per altro era espressamente e correttamente riportato nel corpo del citato artico­lo nel quale si chiariva che le card sono state sospese dal titolare dell'impianto convenzionato per via dei persistenti ritardi nei paga­menti da parte dell'Asp.

L'increscioso refuso, del quale naturalmente ci scusiamo con le persone interessate e con i lettori, è

dovuto all'imprescindibile necessi­tà di sintesi del titolista redaziona­le. Ce ne scusiamo anche, natural­mente, con il dottore Antonio Tale-sa, direttore del servizio Suem 118 di Vibo Valentia, il quale, in una breve quanto cortese nota, rileva che «l'articolazione della notizia, con l'errato titolo in caratteri cubi­tali, può generare errori interpre­tativi da parte del passante, portato a pensare che le ambulanze non possono circolare poiché prive di gasolio. Fatto che, come detto, non corrisponde al vero, poiché le "no­stre" ambulanze sono da circa 15 anni in moto perpetuo e non si sono mai fermate per mancanza di car­burante».

©RIPRODUZIONERISERVATA Un'ambulanza del Suem 118

ISTITUZIONALE ASP VIBO Pag. 3

Ciconte: «Sanità distrutta dal commissariamento»

CATANZARO- «Il commissariamento, fortemen­te voluto e conseguito dal presidente Scopelliti, pur ottenendo il risultato della sensibile riduzione della spesa ha letteralmente mandato a pezzi la sa­nità calabrese, producendo guasti difficilmente recuperabili». Lo afferma, in una nota, il consi­gliere regionale Vincenzo Ciconte, capogruppo di Progetto Democratico. «La drastica riduzione dei posti letto, il blocco del turn over e il mancato rin­novo degli incarichi nella sanità pubblica - ag­giunge - porteranno all'aumento dell'emigrazio­ne sanitaria. A fronte di queste scelte manca anco­ra una politica sanitaria territoriale adeguata ai nuovi bisogni dei cittadini come avviene in altre regioni virtuose del Paese. Insomma ci sembra che attraverso il commissariamento Scopelliti inten­da sfuggire al controllo democratico del Consiglio regionale, con un uso strumentale della commis­sione, a volte esautorata nelle sue funzioni, a volte strumentalmente utilizzata per coprire i limiti dell'azione di governo». «Ieri, durante la seduta della terza commissione che ha audito il Rettore dell'università Magna Graecia di Catanzaro ed i vertici della Fondazione Campanella - dice ancora Ciconte - siamo venuti a conoscenza del fatto che, una delegazione della commissione guidata dal presidente Salerno, su incarico del governatore Scopelliti, si è recata a Roma per individuare una possibile soluzione tecnica alla questione del Polo oncologico. Non capisco la logica di tutto ciò. E so­lo evidente il fatto, che il Presidente della Regione, coadiuvato da tante strutture tecniche, non è ca­pace di proporre quanto necessario per risolvere in via definitiva i problemi dei lavoratori e l'assetto della fondazione che svolge una funzione impor­tante in un settore delicato della vita pubblica ca­labrese. Non vorrei che, come è già successo per ben due volte in passato, si arrivi a soluzioni pun­tualmente impugnate dal governo e bocciate dalla Corte Costituzionale. A noi interessa solo salva­guardare i posti di lavoro e le tante professionalità e competenze presenti nella struttura e poter qua­lificare ulteriormente le prestazioni erogate ».

SANITÀ CALABRIA Pag. 5

E Corcioni attacca i colleghi che si "imboscano"

I medici chiedono di effettuare i concorsi

FRANCESCACANINO

I PRECARI della sanità, quale futuro? Su questo tema si so­no confrontati i Direttori ge­nerali deirAoedeH'Asp, il pre­sidente della Provincia di Co­senza e i responsabili del sin­dacato Smi. Il precariato è un vecchio problema umano e so­ciale su cui si regge, da anni ormai, la maggior parte dei reparti dell'Annunziata. La scadenzadei contratti, ilpros-simo 31 dicembre, dei 52 me­dici in servizio, induce a cerca-resoluzioniperevitareildepo-tenziamento di diversi repar­ti. «Se finora i contratti sono stati sempre rinnovati a di­cembre - ha spiegato Claudio Picarelli, responsabile Smi dell'Annunziata - quest'anno le cose sono andate diversa­mente, perchè il presidente Scopelliti hachiesto unparere alla Corte dei Conti che ha vie­tato ogni tipo di assunzione, ma il commissario ad acta po­trebbe chiedere al Ministero unaderoga». Intanto,dalune-dì prossimo l'ambulatorio di Ortopedia dovrà sospendere il servizio per carenza di medici e la situazione è critica anche nel resto della provincia. «Ser­vono i concorsi, bisogna dire basta al precariato - ha conti­nuato Picarelli - e alle proro­ghe , perchè la sanità è unbene di tutti». Che sia il momento delle decisioni è quanto riba-

Picarelli, Scarpelli e Oliverio

dito dal presidente Oliverio che ha sottolineato l'inade­guatezza dell'Hub di Cosenza su un territorio di 750mila abitanti: «Nonsono garantitii LEA per questo sono necessa­rie azioni mirate con l'inter­vento del Ministero. Ho il do­vere di intraprendere iniziati­ve clamorose se non si assu­meranno provvedimenti ur­genti». La parola è passata al dg Paolo G-angemi, che ha ri­cordato a Mario Oliverio le re­sponsabilità del passato. Da ciò è scaturito un acceso diver­bio tra i due, Oliverio ha sotto­lineato che ormai sono tre gli anni di governo di Scopelliti e che quindi le responsabilità

sono anche dell'attuale giun­ta, ma soprattutto ha ribadito di voler difendere la sanità, senza colori politici e che per far ciò è intenzionato a metter­si a capo di un movimento di protesta. Di sforzo comune ha parlato il DG-dell'Asp Scarpel­li «affinchè si superi la situa­zione ereditata e si facciano delle ricognizioni sui profili in esubero». Le conclusioni sono state affidate al presi­dente dell'Ordine, Eugenio Corcioni, il quale ha fatto no­tare che di proroga ha parlato solo G-angemi enonScarpelli e che la grossa piaga sono quei medici che cercano di sfuggi­re alle loro responsabilità.

SANITÀ CALABRIA Pag. 6

Salute. Varati i criteri per scegliere le Regioni benchmark

Sanità, costi standard per tagliare la spesa

Roberto Turno ROMA

Il primo requisito, natural­mente, sarà quello di avere i conti in regola: equilibrio di bi­lancio, nessun cartellino rosso dal Governo sotto forma di pia­no di rientro dal debito, garan­zia di aver rispettato l'eroga­zione dei Lea (livelli essenzia­li di assistenza) ai propri citta­dini. Ma non basta: conteran­no i costi per i ricoveri, la spe­sa per l'assistenza specialisti­ca e diagnostica, per lamedici-na generale e per quella farma­ceutica, perfino la degenza pre operatoria per le fratture al femore. Il Governo prepara la stretta dei costi e dei fabbiso­gni standard anche per la spe­sa sanitaria.

Una stretta che scatterà su­bito nel 2013 in vista del ripar­to dei fondi per il prossimo an­no, che secondo la spending re-view dovrebbe andare in por­to entro novembre. Anche se ancora manca all'appello addi­rittura la divisione dei 108 mi­liardi per il 2012 e lo stesso «Patto per la salute 2013-2015» sembra essere finito nel cono d'ombra dei rapporti che latita­no tra Governo e Regioni a cau­sa dei tagli miliardari degli ulti­mi dodici mesi ai fondi per la salute. Una frenata, quella dei governatori, che rischia di es­sere compromessa dalle vicen­de poco edificanti dei costi del­la politica locale che stanno travolgendo diverse ammini­strazioni.

Intanto il Governo va avan­ti. E, in omaggio al federali­smo fiscale (Dlgs 68/2011),

con un decreto del presidente del Consiglio ha messo a pun­to i criteri per l'individuazio­ne delle 5 Regioni tra le quali, nel 2013, saranno scelte le 3 amministrazioni benchmark

per l'individuazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario. Una rosa che alla scrematura finale con­terà una Regione del Nord, una del Centro e una del Sud, di cui almeno una piccola con non più di óoomila abitanti. Lombardia, Toscana e Basili­cata sembrerebbero in parten­za le più accreditate, ma solo l'applicazione dei criteri indi­cati dal decreto del Governo, oltreché la trattativa politica con le Regioni, determinerà la "classifica" finale.

La base di tutto saranno i conti e risultati del 2011. Con quattro criteri iniziali di par­tenza per l'individuazione del­le prime 5 Regioni, da cui pe­scare le tre benchmark. Sono

LA SELEZIONE Lombardia, Toscana e Basilicata le più accreditate a fare da riferimento per decidere i fabbisogni La stretta scatterà dal 2013

anzitutto «eligibili» nella rosa allargata a cinque, spiega, il de­creto le Regioni che: hanno ga­rantito l'erogazione dei Lea, se­condo una specifica griglia di valutazione, con un punteggio pari o superiore alla media;

hanno garantito entro una da­ta prestabilita l'equilibrio eco­nomico-finanziario del bilan­cio sanitario locale ; non sono sottoposte a piano di rientro dal deficit; sono n regola al ta­volo di monitoraggio sui con­ti. Se risulteranno meno di 5 Regioni in equilibrio economi­co-finanziario, potranno esse­re considerate anche le Regio­ni col disavanzo più basso.

Ma per formare la classifica finale, il decreto del Governo considera anche altre tre varia­bili. E a questo punto scatta la seconda fase di valutazione. Anzitutto sarà dato un punteg­gio sull'applicazione dei Lea. Poi sarà pesata l'incidenza per­centuale tra avanzo/disavan­zo e finanziamento. Infine sa­rà dato un punteggio di valuta­zione della qualità dei servizi erogati sullabase di 15 indicato­ri: dallo scostamento dallo standard previsto per l'inci­denza della spesa per assisten­za collettiva sul totale della spesa, così come per l'assisten­za distrettuale e per quella ospedaliera, alla degenza me­dia pre operatoria per fratture del femore operate entro due giorni, dalle percentuali speci­fiche di dimessi dai reparti chi­rurgici ai costi per i ricoveri di igiorno (day hospital, day sur-gery), fino alla spesa speciali­stica, di diagnostica, di base e farmaceutica. Una serie di for­mule matematiche condurrà al risultato finale del'indicato-re di qualità ed efficienza: IQI, la sua sigla. E le Regioni bench­mark saranno servite. O quasi.

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LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA

LEGISLAZ.&POLITICA SANITARIA Pag. 7

Così gli scienziati truccano le ricerche ELENA DUSI

NON sempre camice bianco è sinonimo d mani pulite. Un censi­

mento delle pubblicazion scientifiche in medicina e bio­logia ha rivelato l'aumento d esperimenti macchiati da fro­de, falsificazione dei dati, visi­te apazienti immaginari, ritoc­co delle immagini di laborato­rio . Il fenomeno è nel comples­so modesto.

Un censimento delle pubblicazioni mostra una crescita allarmante di frodi, truffe e piraterie nelle ricerche Quasi cento su un milione vengono ritrattate. La concorrenza impone di arrivare sempre primi. E c'è chi bara

La scienza con il trucco così i test di laboratorio si ritoccano al photoshop ELENA DUSI

ei 25 milioni di ar­ticoli pubblicati su riviste mediche dal 1940 al maggio 2012, quelli ritrat­

tati (cioè ritirati per errori gravi o frodi) sono 2.047. In percen­tuale però il numero di studi depennati è quasi decuplicato tra 1976 e2007. Alloralo stigma della ritrattazione colpiva 10 articoli su un milione. Òggi si è arrivati a 96. E quel che è più grave, secondo il censimento di Proceedings ofthe National Academyof Sciences, è che solo uno studio su tre viene ritirato per uno sbaglio commesso in buona fede. In due terzi dei ca­si è con l'intento di ingannare che i dati scientifici vengono

manipolati. L'obiettivo, come nello sport, è arrivare primi per aggiudicarsi credito in un mondo della scienza sempre più competitivo e a corto di fondi.

Le note pubblicate dalle rivi­ste per annunciare una ritrat­tazione sono spesso generi­che, scritte in modo confuso per non far trasparire l'ingan­no. Così i tre ricercatori dell'Al­bert Einstein di NewYorke del­l'Università di Washington au­tori del censimento hanno de­ciso di scavare a fondo in ogni singolo caso. E si sono trovati di fronte a molta meno buona fede di quanto si aspettassero. Nel 67,4% di ritrattazioni do­vute a cattiva condotta, il 43,4% è stato causato da frode vera e propria (casi concentra­

ti in superpotenze della scien­za come Usa, Giappone, Ger­mania). Il 14,2% è un articolo che riproduce dati prodotti dalla stessa équipe, ma già pubblicati su un'altra rivista. Il 9,8% è un copia e incolla di ri­sultati di altri scienziati (so­prattutto in paesi emergenti come India e Cina).

Tra i colpevoli, molti sono i truffatori seriali. L'anestesista giapponese Yoshitaka Fujii si è visto ritrattare la cifra record di 193 studi su 23 riviste diverse. L'ultima moda è il ritocco del­le immagini al microscopio.

Ma non mancano le tecniche più sofisticate, come quella del sudcoreano Hyung-In Moon. Poiché ogni articolo scientifi­co , prima di essere pubblicato,

MEDICINA & FARMACOLOGIA

MEDICINA&FARMACOLOGIA Pag. 8

deve essere sottoposto al giu­dizio di un panel di altri esper­ti, Moon è riuscito a "piratare" gli indirizzi mail dei suoi revi­sori, inviando allarivista giudi­zi lusinghieri. Scoperto il truc­co, 35 suoi articoli sono stati depennati dall'archivio mon­diale della scienza. In quella poi che il direttore della rivista The Lancet nel 2006 definì "la

più grande truffa condotta da un singolo scienziato", l'onco­logo norvegese Jon Sudbo in­ventò i dati di ben 900 pazienti.

Anche se la maggior parte delle truffe riguarda casi isola­ti e settori specialistici, non mancano le frodi che causano danni gravi ai pazienti o allare-putazione della scienza. Il "mago" delle staminali Hwang Woo-suk, autore nel 2004 del­

l'annuncio shock della clona­zione di un uomo, fu cacciato dall'università di Seul nel 2006 per aver falsificato i risultati. Un metodo rivoluzionario messo apunto dalla Duke Uni­versity sempre nel 2006 per scegliere la cura contro il tu­more alpolmone fu usato 4 an­ni negli Usa, prima di scoprire che era basato su dati falsi.

Gli ar t icol i scientif ici falsi

per milione di articoli pubblicati:

10 Nel 1976

SSSSSSSSSJSS

/- y ̂ \

96 Nel 2007

Le cause della ritrattazione

Errore in Colpa buona fede l i o dolo fra cui: frode

! " - — — — • 4 3 %

articoli copiati da altri già 21% 67%

I Paesi

Stati Uniti, Germania, Giappone e Cina sono responsabili di

3 quarti delle ritrattazioni

pubblicati dalla stessa équipe SMMMMMSS - | 4 %

articoli copiati da altri scienziati ~ " 1 0 %

I giornali con più articoli ritrattati dal 1975 al 2007

Science ||ilil|||||||||||||||||||||||||| 7 0

The Journal ̂ ^ ^ ^ ^ B 5 4 of Biological

Chemistry

Nature ̂ KKKÈ 4 4

32 _ 1| Q&J/^ mesi j | Quanto tempo

passa tra la pubblicazione e la scoperta dell'errore

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MEDICINA & FARMACOLOGIA

MEDICINA&FARMACOLOGIA Pag. 9

MARCO CATTANEO

LA TRAPPOLA DEL "PUBBLICA 0 MUORI" -W" e frodi scientifiche sono sempre esistite. È passato un § secolo da quando Charles Dawson presentò aLondra i i presunti resti fossili dell' "anello mancante" tral'uo-

JiL«mJi mo e la scimmia. In realtà si trattava di una mandibo­la di orangutan combinata con le ossa di un cranio umano e qualche dente di scimpanzè, ma ci vollero quarantanni per smascherare l'imbroglio.

Le frodi di oggi sono più raffinate, e sono aumentate a di­smisura, soprattutto in campo biomedico, da quando i ricer­catori devono rispondere all'imperativo delpublishorperish, pubblica o muori, in caccia di finanziamenti sempre più esi­gui per il loro lavoro. Così frodi vere e proprie, pubblicazioni multiple ed episodi di plagio riescono ad aggirare sempre più facilmente la peer review, il processo con cui un articolo, pri­ma della pubblicazione, è sottoposto al vaglio di altri esperti. Anche se in verità il numero dei lavori incriminati è ancora re­lativamente basso, se si considera che nel solo 2010 gli artico­li pubblicati sono stati circa un milione e mezzo.

E forse questo è uno dei nodi principali del problema. La mole delle pubblicazioni potrebbe impedirne una valutazio­ne accurata, richiedendo ai revisori un impegno che finireb­be per diventare quasi un'occupazione a tempo pieno. Lo stesso vale per la replica degli esperimenti da parte di altri gruppi di ricerca: chi si prende la briga di ripetere un esperi­mento dacuinon trarrà alcunbeneficio?Restailfattocheèop-portuno trovare nuovi strumenti per arginare questa deriva, che rischia di compromettere, agli occhi dell'opinione pub­blica, la credibilità di tutta la comunità scientifica. Ma quali?

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MEDICINA & FARMACOLOGIA

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MEDICINA

La retina artificiale per uomini e robot PIVATOAPAGINAIV

"Ora c'è la retina artificiale" Creata all'IIT eli Genova con polimeri e neuroni: "Servirà anche per i robot"

NANOTECH

MARCO PIVATO

Sono passati 10 anni dallo «scandalo Schòn», l'ex fisico tedesco assurto al­la gloria dopo aver

collezionato un'imponente letteratura, in tema di nano­tecnologie, sulle riviste scien­tifiche più famose. Un asce­sa, però, sulla quale è inciam­pato, dopo che i colleghi sco­prirono che aveva sistemati­camente falsificato i dati dei suoi esperimenti. Ma un de­cennio dopo si fa sul serio, fa intendere Roberto Cingola-ni, direttore scientifico dell' Istituto italiano di tecnologia di Genova. Con 30 brevetti, coautore di 700 articoli su ri­viste internazionali, ha lan­ciato tre aziende spin-off che stanno dando lustro al Pae­se, sempre più autorevole

NESSUN RIGETTO «11 materiale usato

è totalmente biocompatibile»

concorrente, a livello mondia­le, nel campo delle nanotecno­logie. Una delle «nanomeravi-glie» appena uscita dalla sua fucina, sviluppata in 18 mesi, e presentata all'ultima «Confe­renza sul futuro della scienza» di Venezia, è una retina artifi­ciale, costruita su un supporto

nanoingegnerizzato. Professore, da dove si parte per costruire una retina arti­ficiale?

«Dapprima è stato realizzato un dispositivo per via nanotec­nologia, rendendolo sensibile alla luce. Si parte da un bagno composto da monomeri poli-merizzati, vale a dire plastica, e nanosfere sensibili alla luce, della grandezza di qualche centinaio di atomi. Alla fine del processo le nanosfere ri­mangono intrappolate nelle fi­bre costituite dai polimeri. Co­sì otteniamo un supporto pla­stico che si comporta come una cella fotovoltaica. Questi dispositivi sono trasparenti,

flessibili e di spessore infinite­simale».

Come fa un essere umano a vedere con questo sistema?

«Sul dispositivo fotosensibile abbiamo depositato un film di neuroni umani vivi. Quando la cella è colpita dalla luce, come in tutti i sistemi fotovoltaici, trasforma l'impulso luminoso in un impulso di corrente e questo impulso, come un impul­so di natura ner­vosa, attiva i neu­roni a fare il loro mestiere...».

Quindi si trat­ta di neuroni del sistema visivo?

«Si possono utilizzare neuroni del sistema visivo, dunque già "educati" a svolgere la funzio­

ne di tradurre la luce in imma­gini per il cervello. Ma si pos­sono usare anche neuroni allo stadio staminale, o comunque cellule primarie deputate alla visione, che poi si differenzia­no in neuroni della retina gra­zie a segnali biochimici. La scelta dipende anche dalla sen­sibilità che si intende ottenere e anche dai costi».

La retina artificiale è già sta­ta impiantata nell'uomo?

«Saremo in grado di farlo, in futuro, ma per ora è stata ap­plicata all'occhio di un ratto».

Che tempi prevede affinché la clinica si appro­pri di questa tec­nologia? «È necessario essere cauti sul­le previsioni. Il brevetto, firma­to dal diparti­

mento di neuroscienze in colla­borazione con il nostro centro di nanoscienze al Politecnico di Milano, è giovane ed è una novità assoluta. Ma che proce­de molto velocemente. Abbia­mo ottenuto informazioni mol­to positive dall'esperienza sul­le cavie: con l'esperimento ci siamo sincerati che la retina funziona anche dal punto di vi­sta biologico, oltre che tecnolo­gico».

Una retina artificiale risolve il problema della reperibilità dai donatori, ma questo sup­porto è ben tollerato dall'or­ganismo oppure potrebbe

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dare luogo a fenomeni di ri­getto?

«Questo problema non si è pre­sentato nelle cavie. Non servo­no immunosopressori. Il mate­riale, infatti, è completamente biocompatibile».

A proposito di biocompatibi­lità, come può essere tollera­bile dall'organismo un dispo­sitivo nanostrutturato?

«E' tollerabile, perché molto spesso le nanotecnologie utiliz­zano, come materiale di par­tenza da essere funzionalizza-to, una serie di molecole biolo­giche. Per esempio frammenti di geni oppure di amminoaci­di. A differenza dei sistemi di visione basati sul silicio, l'uti­

lizzo di materiali molecolari che hanno struttura a base di carbonio permette una mag­giore biocompatibilità, pro­prio perché la stragrande maggioranza delle molecole biologiche sono lunghe catene di carbonio ramificate».

La retina artificiale può esse­re utilizzata anche su robot o su automi destinati alla produzione di microchip o a compiti di microchirurgia?

«Di certo è una scommessa più semplice che non lavora­re su un occhio umano, dove integrare retina e fasci nervo­si richiede un approccio mol­to complicato, ma è comun­

que una scommessa non me­no ambiziosa. I nostri sistemi fotosensibili stanno riscuo­tendo grande interesse da parte dell'industria, perché sono meno costosi e dalla re­sa energetica maggiore ri­spetto alle tradizionali celle fotovoltaiche. Proprio perché sono di plastica e non di sili­cio hanno, inoltre, un impatto estetico decisamente miglio­re. Sono duttili e possono es­sere anche esteticamente at­traenti. 0, ancora, dato che, singolarmente, le celle occu­pano poco spazio, potrebbero essere inserite sul retro di un cellulare per ricaricarlo velo­cemente».

Roberto Cingolani

Fisico RUOLO: È DIRETTORE SCIENTIFICO

DELL'UT (L'ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA DI GENOVA)

RICERCHE: NANOTECNOLOGIE NANOCHIMICA

E MATERIALI INTELLIGENTI IL SITO:

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