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Varo di Nave Trieste a Castellammare di StabiaL’Unità navale potrà inoltre assolvere le funzioni...

Date post: 25-Jan-2020
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Marinai d’Italia MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MARINAI D’ITALIA Anno LXIII n. 6/7 • 2019 Giugno/Luglio Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma “Una volta marinaio... marinaio per sempre” Varo di Nave Trieste a Castellammare di Stabia
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Marinaid’ItaliaMENSILE

DELL’ASSOCIAZIONENAZIONALE

MARINAI D’ITALIA

Anno LXIII

n. 6/7 • 2019Giugno/LuglioPoste Italiane S.p.A.

Spedizione in AbbonamentoPostale - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)art. 1 comma 1 - DCB Roma

“Una volta marinaio... marinaio per sempre”

Varo di Nave Triestea Castellammare di Stabia

I n questo mese molti nostri figli, nipoti, parentientrano nella psicosi dell’esame di maturitàche, pensiamola come vogliamo in merito alla

sua difficoltà (sembra sempre di sentire “ai miei tem-pi sì che era difficile, mica come oggi!”) rimane co-munque una tappa fondamentale, uno scoglio da su-perare. Mi sono chiesto come la metteranno gli stu-denti che dovessero eventualmente affrontare un te-ma storico, scritto o orale, riguardo alla conclusionedella Seconda Guerra Mondiale, ammesso che i pro-grammi in vigore per le attuali scuole superiori lacomprendano. Me lo sono (ironicamente) chiesto do-po avere visto, sui maggiori quotidiani, la fotografiadei Capi di Stato invitati alla celebrazione del 75° an-niversario dello sbarco in Normandia. Nella foto vicompaiono, a buon diritto, il rappresentante del verovincitore, il Presidente degli USA, la regina del Re-gno Unito con il suo erede al trono, il presidente fran-cese (ammesso che gli si possa attribuire la patentedi vincitore, tagliando corto alle polemiche ancoravive sul ruolo della Francia). Con essi, altri capi diStato del Commonwealth e di altre nazioni coinvolteed alleate. Lo stupore però è grande, così come l’in-dignazione, per almeno tre motivi: il primo, derivadalla clamorosa assenza del Presidente della Rus-sia, allora Unione Sovietica, che patì il più elevatonumero di vittime nel corso del conflitto. Si potrebbeperò obiettare che i russi non erano presenti sulledue sponde della Manica. Allora assumerebbe unruolo di conciliazione storica ora per allora la pre-senza – oltretutto in bella prima fila, col sorriso sullelabbra – della cancelliera tedesca Angela Merkel, macosì ragionando, non può passare sotto silenzio l’as-senza assordante di qualsivoglia rappresentantedell’Italia. Vediamo di fare chiarezza sul mio stupore.

In primis, se era una riunione dei vincitori allora dovevaesserci anche Putin. Se avesse dovuto vedere riuniti isoli partecipanti allo sbarco, allora la Merkel c’entravacome i cavoli a merenda. Se si fosse inteso invitare iprotagonisti del “D-Day” su entrambi i fronti, allora giu-sto non invitare i Russi ma doveva esserci anche l’Italia,perché su quel fronte erano presenti reparti italiani (viricorda qualcosa il nome di un tale Walter Chiari? Ebbe-ne, era lì, con tanti altri italiani, accanto ai camerati te-deschi). Insomma, più che una celebrazione, mi è sem-brata l’ennesima “conventio ad excludendum” per riba-dire, ancora una volta, che la Storia la fanno i vincitorie la manipolano come vogliono. Cari studenti, siamoancora una volta di fronte ad uno spudorato gioco delletre carte, che la Storia ci insegna a maneggiare con at-tenzione: i nemici di ieri (tedeschi) possono essere (ecome!) gli amici di oggi e viceversa, gli amici di ieri (rus-si) possono essere i nemici di oggi. Unico dato certo edin comune con entrambe le sfaccettature della realtà èche, purtroppo e come sempre, ancor oggi… l’Italia nonc’è, né in una né nell’altra, come sempre non conta nul-la (forse non deve contare nulla) e non sa farsi valere.Il Comandante Junio Valerio Borghese, forse il più eroi-co Comandante di sommergibili italiano, ha lasciatoscritta una frase che mi ha sempre affascinato:” In guer-ra, conta poco se si vince o si perde, conta di più comesi vince o come si perde”. Credo che, sull’onda di questacondivisa affermazione, noi ancora paghiamo, al tavolodella Storia, non solo la pretesa di avere vinto (col vol-tafaccia della cobelligeranza) quanto il modo in cui ab-biamo perso. Gli inglesi ci hanno anche coniato un nuo-vo verbo, “to badogliate”. Non sarebbe ora di risolleva-re la testa e tornare al posto che ci compete fra le mag-giori Nazioni del mondo?

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Editoriale del Presidente Nazionale

La Storia la fanno i vincitori...

I Marinaiall’adunata degli Alpinia MilanoCesare Manstretta - Segretario del Gruppo di Milano

Quest’anno era stato previsto che l’Adunata degli Alpini, cadendo nel100nario della costituzione dell’Associazione Nazionale Alpini

(A.N.A.), si tenesse nella città dove l’A.N.A, nel 1919, venne fondata: Mila-no! Dunque, un’Adunata significativa, importante, prestigiosa. Tanto che,per i tre giorni dell’Adunata, erano attesi a Milano ben 500.000 tra Alpini efamiliari.E i Marinai, di certo, non potevano sfigurare! Ecco, dunque, che il Coordina-tore del “Gruppo Equipaggi Nave Alpino” lancia, da bordo, una sagola diausilio al Gruppo di Milano: occorre presentarsi all’Adunata in un bel nu-mero di soci per rappresentare fieramente la Marina Militare innanzi ai fra-telli Alpini.E da parte del Gruppo di Milano la sagola viene immediatamente agguan-tata, diramando non solo ai propri soci (componenti del ROC) ma anche aiGruppi ANMI viciniori una chiamata generale sul ponte di coperta, che su-bito riscuote una risposta entusiastica e corale.Ebbene, domenica 12 maggio, ben 54 Marinai hanno sfilato davanti alla fol-la ed ai curiosi!Un bel plotone suddiviso tra: la squadra inquadrata dietro lo striscione di“Equipaggi Nave Alpino”, i vessilli inquadrati nei ranghi di AssoArma, edun rappresentante inquadrato nei ranghi del Nastro Azzurro. Oltre - natu-ralmente - ai “ragazzi” di Nave Alpino, del plotone facevano parte anche

“ragazzi” di Milano, Biella, Brivio, Cara-te, Castellanza, Como, Corsico-Abbiate-grasso, Crema, Gorgonzola, Lissone,Melzo, Monza e Rho: un variegato ma ve-ro equipaggio!Nella squadra “Equipaggi Navi Alpino”,dietro lo striscione di Nave Alpino, era pre-sente il Nocchiere al Fischio (Nostromo) ela Bandiera Navale. Ai prescritti comandifischiati dal Nostromo, il Bandierone veni-

va alzato e poi abbassato, per la gioia del pubblico e dei curiosi: veramen-te... un bel vedere!Il percorso: Corso Venezia, Piazza San Babila, Via San Paolo, Corso VittorioEmanuele, Piazza Duomo (con la tribuna d’onore davanti al Palazzo Reale),via Orefici, Via Dante e Piazza Castello. 2,5 Km di applausi e grida festanti!Innanzi alla tribuna d’onore, dal Nostromo, dopo aver fatto alzare il Ban-dierone, è partito il fischio dell’ “Attenti-a-sinistra!”, indi il “Fissi!”, chehanno colpito il pubblico, con un applauso scrosciante. Al termine, in Piaz-za Castello, foto di fine defilamento e, poi, tutti nella Cittadella Alpina ap-positamente allestita, per un buon “bicerin” di grappa alpina!Al tramonto, in piazza Duomo, Ammaina Bandiera solenne ed il rito formalema goliardico del passaggio della stecca alla prossima città ospitante, Ri-mini, che, peraltro, è città di mare, e dove Gruppo Equipaggi Nave Alpino etutti i Marinai sono già stati vivamente invitati!È stata, quindi, una gran bella giornata, intensa, ricca di emozioni; giornatadi fraternità marinara e di fraternità alpino-marinaresca nonché di buon au-spicio per il nostro imminente Raduno Nazionale che si terrà a Salerno ilprossimo 29 Settembre!

Che dire?VIVA GLI ALPINI! VIVA NAVE ALPINO! ... VIVA TUTTI I MARINAI!

Il socio Antonio Sanson dona il gagliardettodel Gruppo ANMI di Grado (GO) ai coniugi Auriemma,

noti navigatori in Oceano Pacifico.Antonio gestirà l’imbarcazione degli Auriemma

coadiuvandoli nella cura della barca.

LE MILLE MIGLIA IN TERRA MATILDICA

La più famosa corsa del mondo ha onorato il Monumento aiMarinai d’Italia che si trova in località La Fratta (San Polo) co-struito attorno all'àncora della Corvetta Salvatore Todaro F550 andata in disarmo il 30 novembre 1995. Il responsabile della Sezione distaccata di San Polo d’Enzadell’ANMI di Reggio Emilia, Rag Remo Valdessalici fece partedel primo equipaggio della Corvetta quale Sottufficiale, lo cu-ra come meglio non si può.

1 Editoriale del Presidente Nazionale

4 Varata a Castellammare di Stabia l’unità anfibia multiruolo Trieste

6 Perché sognare fa rima con mare

10 L’Egitto si proietta sul mare

16 La portaerei Aquila, ovvero l’opera incompiuta

18 Una Principessina sul Lago di Vico

SPECIALE - XX Raduno ANMI - SALERNO21 Disposizioni di massima

29 Crociera dei Marinai d’Italia 2019 MSC Lirica

32 La Regia Marina nel Mar Nero

38 Il Sebino salato

42 Rata e Maui, un viaggio ai confini del mondo

45 La squadra italiana vince il 20° Military Crossdi Bellinzona

46 Isola di Tinos (Grecia) - 15 agosto 1940 Tre siluri come prodomi alle operazioni belliche

pag. 4

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Sommario

Avvisiai Naviganti

Nuovainiziativa editoriale

A lcuni mesi orsono, per com-memorare degnamente il

75° anniversario del tragico epi-logo navale consumatosi il 9 set-tembre 1943, consumatosi nelleacque del Golfo dell’Asinara, laredazione del Giornale ha intra-preso l’iniziativa di allegare lastampa riportante la silhouettedella corazzata Roma, e nel nu-mero a seguire quella dei Caccia-torpedinieri Da Noli e Vivaldi. In considerazione dell’alto gra-dimento pervenutoci da nume-rosi soci, la Redazione ha decisodi perseguire tale iniziativa e dicontinuare a fornire ai Soci unaserie di scatti fotografici delleUnita Navali della Marina Mili-tare che ogni giorno, solcando imari, rappresentano il cuorepulsante della nostra Forza Ar-mata e proiettano nel mondouna immagine di tangibile pro-fessionalita e tecnologia di al-tissimo livello.A partire dal numero di Marzodel Giornale, il lettore ha quinditrovato la stampa fotografica diuna Unita Navale della MarinaMilitare di nuova generazione(ma anche di foto o disegni sto-rici). Dopo la pubblicazione diNave Bergamini (nr di Marzo),Nave Aquila (nr di Aprile), NaveAndrea Doria (nr di Maggio), al-leghiamo a questo numero il di-segno storico del SommergibileScirè, decorato di M.O.V.M.

Normeper la collaborazione

L a collaborazione è aperta atutti. Gli elaborati, inediti ed

esenti da vincoli editoriali,esprimono le opinioni personalidell’autore che se ne assume laresponsabilità.La Direzione si riserva il dirittodi dare agli articoli il taglio edi-toriale ritenuto più opportuno.Gli articoli pubblicati non sonoretribuiti.Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essereriprodotti senza l’autorizzazio-ne della redazione.

LA REDAZIONE

In copertina25 maggio 2019.Varo a Castellamare di Stabiadella LHD Trieste alla presenzadel Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Direttore responsabileGiovanni Vignati

VicedirettoreAngelo Castiglione

RedazioneAlessandro Di Capua, Gaetano Gallinaro,Massimo Messina, Innocente Rutigliano,Daniela Stanco, Beppe Tommasiello

Direzione, Redazione e Amministrazionec/o Caserma M.M. Grazioli LantePiazza Randaccio, 2 - 00195 RomaTel. 06.36.80.23.81/2 - Fax 06.36.80.20.90

Sito webwww.marinaiditalia.com

[email protected]

Iscrizionen. 6038Reg. Trib. Roma 28 novembre 1957

Progetto grafico e impaginazioneRoberta Melarance

StampaArtigrafiche Boccia spa via Tiberio Claudio Felice, 784131 Salerno

Numero copie37.500

Codice fiscale 80216990582

C.C. BancarioUNICREDIT BANCA DI ROMA S.p.A.Agenzia di Roma 213Ministero Difesa MarinaIBAN: IT 28 J 02008 05114 000400075643Codice BIC SWIFT: UNCRITM 1B94

C.C. Postalen. 26351007 ABI 07601 - CAB 03200 - CIN OIBAN: IT 7400760103200ooo026351007Codice B.I.C. BPPIITRRXXX

Ambedue i conti intestati aAssociazione Nazionale Marinai d’ItaliaPresidenza Nazionalec/o Caserma M.M. Grazioli LantePiazza Randaccio, 2 - 00195 Roma

L’informativa sul trattamentoe protezione dei dati personaliè riportata sul sito dell’Associazionewww.marinaiditalia.comsezione “informativa privacy”

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Isidro Gonzalez VelazquezVista de las magnificas ruinasde la antigua ciudad de Pesto

Google Art Project

(vds art. a pag. 4)

MARINAI D’ITALIA DIARIO DI BORDO

L’Unità navale potrà inoltre assolvere lefunzioni di comando e controllo nell’ambi-to di emergenze in mare, evacuazione diconnazionali e assistenza umanitaria.Con oltre 1.000 posti letto disponibili, lanuova LHD è dotata di un ponte di voloper elicotteri, di circa 230 metri, per as-sicurare l’operatività di un battaglionedi 600 uomini e di un ponte garage ingrado di ospitare 1200 metri lineari diveicoli gommati e cingolati, sia civiliche militari.Il bacino allagabile, lungo 50 metri e lar-go 15, consentirà alla nave di operarecon i più moderni mezzi anfibi in dota-zione alle Marine NATO e dell’UnioneEuropea.Le varie aree di stivaggio del carico sa-ranno accessibili tramite gru, rampepoppiere e laterali, e la movimentazionedel carico sarà affidata a rampe interneed elevatori. A bordo anche un ospeda-le completamente attrezzato, con salechirurgiche, radiologia e analisi, gabi-netto dentistico e zona degenza per 27ricoverati gravi (ulteriori ricoveri sonopossibili in moduli container opportuna-mente attrezzati).

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5Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

A lla presenza del Presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella, ac-colto dal Presidente di Fincantieri

Giampiero Massolo e dall’Amministratoredelegato Giuseppe Bono, si è svolta oggi,presso il cantiere di Castellammare di Sta-bia, la cerimonia di varo di nave Trieste,unità anfibia multiruolo e multifunzione,concepita, fin dalla fase preliminare delprogetto, per essere uno strumento flessi-bile, multi-purpose by design, modulare, ea basso impatto ambientale. Si tratta diun’unità di tipo LHD (Landing HelicopterDock) per le sue capacità d’impiego di ae-romobili e mezzi anfibi, grazie alla disponi-bilità di un ponte di volo e un bacino alla-gabile interno alla nave.La nuova unità sarà consegnata nel 2022 erientra nel Programma navale per la tuteladella capacità marittima della Difesa, de-ciso dal Governo e dal Parlamento e avvia-to nel maggio 2015 (“Legge Navale”).La Madrina della nave è stata LauraMattarella, figlia del Presidente dellaRepubblica.

Nave Trieste sarà certificata da “RINAServices” in accordo con le convenzioniinternazionali per la prevenzione dell’in-quinamento sia per gli aspetti più tradizio-nali come quelli trattati dalla ConvenzioneMARPOL, sia per quelli non ancora cogen-ti, come quelli trattati nella Convenzione diHong Kong relativamente alla emissionedel “Green Passport”.

Caratteristiche dell’unità:LHD - Landing Helicopter Dock

L’unità ha una lunghezza di 214 metri e svi-luppa una velocità massima di 25 nodi; èdotata di un sistema di propulsione del tipoCODLOG (COmbined Diesel eLectric OrGas) che utilizza la propulsione elettricaper le andature a basse velocità, in linea

4 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Manifestazioni, Cerimonie e Ricorrenze

con la policy ambientale della Marina Mi-litare (“Flotta Verde”).Le caratteristiche costruttive e di arma-mento di nave Trieste le consentiranno diproiettare e sostenere – in aree di crisi – laforza da sbarco della Marina Militare e lacapacità nazionale di proiezione dal maredella Difesa, di assicurare il trasporto stra-tegico di un numero elevato di mezzi, per-sonale e materiali e di concorrere con laProtezione Civile alle attività di soccorsoalle popolazioni colpite da calamità natu-rali, essendo anche in grado di fornire ac-qua potabile, alimentazione elettrica esupporto sanitario.

NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVOASSOCIAZIONE NAZIONALE MARINAI D’ITALIA DI TRIESTE

RICEVUTI IN MUNICIPIO DAL SINDACO ROBERTO DIPIAZZA.AVVIATA LA PROCEDURA PER CONSEGNARE LA BANDIERA DI GUERRA

ALLA NUOVA AMMIRAGLIA DELLA MARINA ITALIANA TRIESTE

I l Comune ha attivato la procedura per consegnare la Bandiera di Combattimento alTrieste, la nuova ammiraglia della Marina Militare Italiana. La conferma è stata data

dal sindaco Roberto Dipiazza che ha ricevuto il 10 giugno nel salotto azzurro delMunicipio, il nuovo Consiglio direttivo dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia –Gruppo di Trieste, guidato dal presidente Roberto Belaz.Nel corso del cordiale incontro – al quale sono intervenuti anche l’assessore MicheleLobianco, il vicepresidente dell’Associazione Guido Amodeo con i consiglieri Paolo Aere,Mario Cicogna e Livio Selvi, nonché il C.N. Giorgio Seppi e il D.R. Roberto Semi – sonostati ribaditi i profondi vincoli di amicizia e collaborazione tra l’Associazione Marinaid’Italia e il Comune di Trieste. Un rapporto nel segno di un sempre concreto e costruttivoimpegno a servizio della città.

25 maggio 2019

Varata a Castellammare di Stabial’unità anfibia multiruolo TriesteArticolo trattodal comunicato stampa Fincantieri

un piccolo modulo chiamato “LEM” (Lu-nar Excursion Module). I nostri sogni digloria erano basati tutti su termini marit-timi come nave, navicella, sbarco, navi-gazione, mare della tranquillità, ecc.. In-somma era chiaro a tutti che viaggiarenello spazio non era assimilabile a un vo-lo (di per se piuttosto limitato nello spazio

e nel tempo) ma a una lunga navigazionecome se lo spazio fosse il mare in cuicoraggio e determinazione i requisiti peraccedervi.Molti di quei ragazzi leggevano Jules Ver-ne ed erano pazzi per un romanzo di fan-tascienza da lui scritto dal titolo: “DallaTerra alla Luna”. Era la prima parte di unastoria raccontata in due libri distinti pocoprima della Guerra franco-prussiana,quando le artiglierie cominciavano a es-sere così potenti che Verne pensava po-tessero sparare un proietto direttamentesulla luna.Verne era però soprattutto uno scrittore dimare e portava nel suo testo la stessa vo-glia di avventura, di andare al di là dei li-miti allora presenti nella conoscenza. Ilmare fu certamente centrale nella sualunga lista di romanzi.Parte di questa sua passione nascevadai suoi approfondimenti sia culturali sul-la letteratura marinara e sulla figura di ungrande marinaio come Cristoforo Colom-bo, del quale scrisse un romanzo assaipreciso e corrispondente alle verità sto-riche, sia reali nella ricerca dell’avventu-ra attraverso viaggi a bordo delle navi deltempo. Ciò gli consentì di conoscere a

fondo la cartografia e la tecnologia nelcampo delle costruzioni navali. Amoreper l’avventura quindi, coraggio indomito,conoscenza e volontà di andare oltre ai li-miti, questo è il modello di marinaio o po-tremmo dire leader che Verne ci presen-ta. Il Capitano Nemo è proprio così un co-mandante la cui tecnologia è al servizio

7Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

P er l’anagrafe sono Angeo Casti-glione; talvolta, ammetterlo, sonoproprio “bastian contrario” per-

ché su alcuni argomenti non la penso co-me tantissimi altri.Hitler e sua moglie Eva Braun, ad esempio,sono veramente morti nel bunker di Berli-no ed i loro corpi subito dopo dati allefiamme affinché non cadessero in maninemiche? Ciò è realmente accaduto, nonv’è dubbio, ma sono convinto che i duecorpi furono quelli di due delle tante con-trofigure di cui sia il Fuhrer sia la moglie inquegli anni si sono serviti per le più svaria-te esigenze. Hitler e la sua consorte sonosbarcati in Argentina, poco prima del crol-lo del Terzo Reich, da un U-boot. E con lo-ro, su un altro battello, gran parte dell’orogermanico razziato 2^ Guerra Mondialedurante. In Argentina, contornati da unafolta, riservata ed affidabile comunità te-desca, Hitler e la sua consorte hanno vis-suto per oltre un decennio prima che lamorte giungesse in modo del tutto natura-le. È la teoria che viene documentata daAbel Basti, giornalista argentino poco piùche sessantenne, autore del libro “sulletracce di Hitler”, pubblicato nel 2015 da“Eden Editori”. Libro che mi ha conquista-to e poi totalmente convinto.Starete già sorridendo, se non sghignaz-zando, immagino. E che dire del fatto chemi sto sempre più avvicinando alla teoriasostenuta dai “terrapiattisti”? Non ba-sterebbero le 48 pagine di questo nume-ro per spiegare le loro motivazioni che

trovo assolutamente condivisibili; per cu-riosità: andate a dare un’occhiata sul lo-ro sito (https://www.tfes.org/), possibil-mente senza pregiudizi di sorta...Non siete ancora sazi? Questo anno ricor-re il cinquantesimo anniversario della con-quista della luna da parte dell’uomo: a lu-glio del lontano 1969 l’astronauta america-no Armstrong posò per la prima volta nellanostra storia i piedi sul terreno lunare. Al-meno così ci vogliono far credere. Ma mifaccia il piacere, direbbe il grande Totò!È stata tutta una finzione! Per carità, sce-nografia ottimamente organizzata ed in-terpretata da attori (alla bisogna ancheastronauti). Non credo che l’uomo sia maisceso sulla luna, non cambio idea a ri-guardo. Ma grazie a Roberto Domini, an-che lui mio grande amico e prezioso com-pagno di Corso, al quale, proprio in previ-sione di questo evento, è stato chiestol’articolo che segue, ho realmente com-preso il valore, l’importanza e la singola-rità della professione più bella in tutto l’u-niverso: ufficiale di Marina!

Per l’anagrafe sono Roberto Domini.Quando la redazione dei “Marinai d’Ita-lia” ti chiede di scrivere un “pezzo” per la

nostra rivista l’interlocutore vorrebbe am-maliarti, cerca sempre di trovare le paro-le giuste per farti fare il salto e trovare inprimis lo stimolo e poi le idee da compor-re in quel magnifico puzzle che sulla car-ta si trasforma magicamente nell’articolo.“Il primo uomo sulla luna è stato… un ma-rinaio” è il titolo che inizialmente era stato

proposto: Neil Alden Armstrong, il primoastronauta a scendere sulla luna, era ineffetti un ufficiale della US Navy e avevacombattuto in Corea come pilota. Eraquindi un nostro collega, ma la cosa non èspeciale come qualcuno potrebbe pensa-re. È invece la cosa in assoluto più norma-le. Tale titolo sarebbe andato benissimose a scendere sulla luna fosse stato unaviatore, perché tale eventualità sarebbestata davvero eccezionale, ma i marinaihanno riempito la storia e i libri dei loroviaggi e delle loro scoperte.Ecco perché ho deciso di tralasciare peril momento questo elemento per concen-trarmi sulla capacità di sognare. Sì, per-ché tutti noi che eravamo ragazzi nel 1969al tempo dello sbarco sulla luna, qualcu-no più vecchio, altri bambini, tutti indistin-tamente eravamo parte di un sogno in-credibile. Era il raggiungimento di un mo-mento che si poteva a ragione ritenerefondamentale per la storia dell’umanitàed era un sogno che innumerevoli gene-razioni di esseri umani avevano coltivato.Tutti noi ragazzi fummo presi dall’evento ecominciammo a desiderare di essereastronauti, di navigare verso la luna sunavi spaziali e di sbarcare su di essa da

6 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Marinai nella Storia

Perché sognarefa rima con mareAngelo Castiglione - Socio del Gruppo di RomaRoberto Domini - Socio del Gruppo di Vittorio Veneto

degli esseri viventi, un amante del mareproteso a proteggere questo meraviglio-so ambiente naturale.Qualcuno immagina che la figura di Nemosia vicina a quella di Colombo, ma noncredo sia così. Colombo ha certamentemolti meriti vista l’impresa da lui compiu-ta, ma se parliamo di marinai forse quelloche più di tutti gli si avvicina è Magellano.Guerriero e Comandante, aveva determi-nazione e coraggio da vendere e soprat-tutto la stessa tensione interiore. Il suodesiderio era quello di scoprire la rottache portasse alle Molucche navigandoverso occidente. Così facendo sperava diaprire una nuova via di comunicazionemarittima alternativa a quella che passa-va dal Capo di Buona Speranza e cheavrebbe consentito agli spagnoli di gesti-re il mercato delle spezie a spese dei suoiconnazionali portoghesi.Magellano lasciò Siviglia il 10 agosto del1519 per dirigere verso l’ignoto. Non fe-ce ritorno in patria e non rivide più la mo-glie Beatiz Barbosa né poté abbracciareil figlioletto Rodrigo, nato quando lui eralontano e morto prematuramente. Morìalle Filippine, dopo aver superato lametà del suo viaggio ed essere stato il

USS Essex. Partecipò a 78 missioni per untotale di 120 ore di volo. Lasciando la Ma-rina passò nella Riserva Navale nel gradodi STV sino al 1960.Dopo la laurea fu assunto come collauda-tore al National Commitee for AeronauticsHigh Speed Flight Station dove volò per2.400 ore anche a quote elevate. Nel 1962entrò alla “NASA” e navigò a bordo del“Gemini 8” come comandante per poi pas-sare sull’”Apollo 11” e diventare il primouomo ad allunare sul satellite della terra.Tra i suoi meriti è da considerare il fattoche fosse un ingegnere che sapeva an-che pilotare e pure molto bene, che si fos-se salvato da innumerevoli incidenti, ilche forse lo identificava come particolar-mente fortunato ma soprattutto le suevirtù come il coraggio, la sua ferma deter-minazione la cortesia e l’umiltà.Non è un caso che una delle sue frasisull’evento si concentrasse sulla libera-zione provata dopo essere allunati, dellameraviglia provata nell’essere proprio lìsulla luna e sorpreso che tutto fosse an-dato così come sperato. Quando l’Eagle(Aquila) – così era stato chiamato il modu-lo lunare – si posò sul Mare della Tranquil-lità, dopo una discesa che aveva lasciatotutti con il fiato sospeso, Armstrong avvi-sò il controllo della missione sintetica-mente e semplicemente: «Huston, qui Ba-se della Tranquillità, l’aquila è al suolo».Tra le altre frasi che lo hanno reso famososarà sempre ricordata quella relativa allasua passeggiata lunare che il nostro gran-de giornalista Tito Stagno nel suo serviziotelevisivo per primo ci tradusse: «That’sone small step for (a) man, one giant leapfor mankind».Quel momento fu visto da oltre 450 milionidi persone (1/7 dell’intera umanità), tutteincollate al televisore per condividere unsogno divenuto realtà.Neil Armstrong era un uomo onesto chenon si arricchì, ne ricercò la fama. Mi fapiacere ricordare che durante un viaggiodi ben 24 giorni, a seguito del PresidenteLyndon B. Johnson, attraverso oltre 11stati del Sudamerica, fosse capace di sor-prendere i dignitari locali per la sua cultu-ra e la capacità di adattamento al punto diringraziare in guaranì in Paraguay e parla-re degli eroi brasiliani dell’aria con il Pre-sidente del Brasile. Era quindi uomo edu-cato, colto e adattabile con doti di leader-ship e guida carismatica fuori dal comu-ne. Doti che dovrebbero essere propriedegli ufficiali di Marina.

Alla sua morte la famiglia volle ricordarlocosì: «era un eroe schivo che servì cononore la sua Patria, come pilota di caccianella Marina, come pilota collaudatore, ecome astronauta. Mentre piangiamo lamorte di un uomo davvero buono, cele-briamo anche la sua straordinaria vita,nella speranza che serva come esempio atutti i giovani del mondo che possano la-vorare duro affinché i loro sogni diventinorealtà, che siano disposti ad esplorare esuperare i propri limiti, e di servire senzainteresse personale una causa più grandedi loro. Per coloro che potrebbero chie-dersi cosa possano fare per onorare Neil,abbiamo una semplice richiesta. Onorateil suo esempio di servizio, il traguardo e lamodestia, e la prossima volta che dovestecamminare all’aperto in una notte chiarae vedere la Luna sorridervi, pensate a NeilArmstrong e fategli un occhiolino.»

Il suo amore per il mare non venne menonemmeno alla sua morte e infatti le sueceneri furono disperse nelle acque dell’O-ceano Atlantico.Guardando oggi la figura di un personag-gio così centrale nella storia dell’umanitàda una prospettiva diversa da quella diun ragazzo che sognava l’impossibile, ri-mane che lo sbarco sulla luna fosse unsogno.Neil Armstrong ci ha insegnato quantosia importante e formativo credere nellacapacità di sognare. Tale approccio nondeve essere perduto, se noi uomini per-diamo la capacità di sognare, di sorpren-derci di qualcosa di entusiasmante come

la scoperta e il superamento dei confinidella conoscenza, perdiamo anche lasperanza e il piacere della vita.Pochi anni dopo lo sbarco sulla lunadell’”Apollo 11”, le missioni divenneronormali, nessuno sembrava essere più in-teressato alle imprese successive. Lamissione di “Apollo 13”, anch’essa co-mandata da un ufficiale di Marina, diven-ne interessante per televisione e stampasolo dopo l’incidente che mise a rischio lavita dei tre astronauti.Parlare dei 50 anni dallo sbarco mi solle-va questi interrogativi. Perché non pro-viamo più le stesse emozioni di allora? Infondo grazie ad esse, alle letture e aimiei sogni, sono diventato ciò che sono:un ufficiale di Marina. Ecco perché ilgiorno 20 luglio 1969 alle ore 20.18 ora diGreenwich è per me un giorno speciale,un giorno pieni di emozioni.

Non finirò quindi mai di ringraziare NeilArmstrong, perché ha permesso che ilsuo sogno di scoperta diventasserealtà. Che il suo coraggio e umiltà sia-no sempre di stimolo a coloro che ope-rano sul mare, che si affacciano a unaprofessione come quella di ufficiale diMarina nella quale i sogni non finisconomai. E proprio perché i sogni possanocontinuare, guardate la luna e fatelel’occhiolino così come chiesto dalla fa-miglia di Armstrong; ricorderete così uncollega coraggioso con un gesto scan-zonato e simpatico, tipico proprio di chiama il mare.

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9Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

che la terra era sferica, che era molto piùgrande di quanto si pensasse, che esiste-va un passaggio a Sud delle Americhe eche se si navigava verso Ovest si perde-vano 24 ore.500 anni fa partiva Magellano per il suoviaggio che apriva la strada alla scopertadel nostro globo, 50 anni fa partiva il razzoSaturno della missione “Apollo 11” che haaperto la strada alle scoperte dello spa-zio. Due momenti fondamentali della sto-ria umana che ricordiamo quest’anno.Siamo fortunati perché entrambi i Coman-danti della spedizione erano marinai ederano dotati delle virtù che così bene Ver-ne aveva individuato nella figura del Capi-tano Nemo, un uomo coraggioso, tecnolo-gico e guerriero che aveva affrontato i mi-steri del mare e i rischi e le paure che ciòcomporta. Sebbene vi siano una serie diincongruenze sulla figura di Nemo nei duelibri che lo vedono protagonista: 20.000 le-ghe sotto i mari e L’isola misteriosa; la na-scita di Nemo pur sconosciuta potrebbeessere avvenuta proprio nel 1819, il chefarebbe pensare al duecentesimo anni-versario della sua nascita.Abbiamo quindi tre ricorrenze legate a treuomini di mare da ricordare: i cinquecen-to anni dalla partenza per il giro del mondodi Magellano, comandante che solca leacque del globo e apre nuovi orizzonti sul-la superficie del mare; i duecento annidalla nascita (presunta) del capitano Ne-mo, sommergibilista e comandante delNautilus, che apre la via alla scoperta de-gli abissi ed i cinquant’anni della discesasulla luna effettuata da un comandanteche con il suo gesto ha aperto la via dellaricerca e dei viaggi nello spazio. Ma perché vi faccio questo raffronto im-possibile? Semplice: da bambino ho lettoquasi tutti i libri di Giulio Verne e Nemo erail mio personaggio preferito, tra i libri chepiù amavo vi era una biografia di Magella-no e alle pareti della mia stanza avevo lefoto di Armstrong che allunava nel Maredella Tranquillità. Queste tre figure rendo-no merito al marinaio che naviga, si im-merge e vola sulle, sotto e sopra le acquedel mare. Una volta entrati in questo mon-do non si riesce più ad abbandonarlo, si ècompletamente coinvolti.Ecco perché ero così preso al punto dadedicare moltissimo tempo a immaginareil viaggio sulla luna, ricostruendone le fa-si e, quando possibile, a costruire piccolimissili che poi facevo partire come fosse-ro il “Saturno V”. Altre volte ricostruivo

l’”Apollo 11” con il Lego e mimavo le fasidi distacco e successivo allunaggio del“LEM”.Ma torniamo al protagonista del nostroracconto: Neil Alden Armstrong. Quandoscese dal “LEM” sul Mare della Tranquil-lità aveva quasi 39 anni, essendo nato il 5agosto del 1930. Lo accompagnava BuzzAldrin, già frequentatore di West Point ov-vero l’Accademia Militare statunitense, econ lui effettuò una passeggiata lunare dicirca tre ore.Neil, appassionato del volo sin da bambi-no, decise di studiare ingegneria aero-nautica laureandosi nel 1955 presso l’Uni-versità di Purdue. Dal 1949 al 1952 prestòservizio in Marina come pilota. Dopo l’ad-destramento a Pensacola, partecipò allaguerra di Corea come pilota di F9 della

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Personal Preference Kit Piccola borsa di nylon che i piloti

di Apollo 11 erano autorizzati dalla NASA a portare sulla luna

Armstrong portò con se un pezzo di le-gno proveniente dal motore sinistrodell’aereo costruito dai fratelli Wrightnel 1903, un pezzo del tessuto prove-niente da una delle ali dello stesso ve-livolo e l’astronaut pin con diamantedonatogli dalle vedove degli astronautimorti nel rogo di Apollo 1.

Aldrin portò con se il necessario per fa-re la Comunione sulla Luna: un piccolocalice d’argento, un contenitore in pla-stica con il vino e un pezzo di pane con-sacrato durante una messa.

Collins portò con se tre piccole bandie-re, una americana, una del District ofColumbia e una della US Air Force.

primo europeo a navigare nell’OceanoPacifico, nel 1521.La nave che rientrò in Spagna al comandodi Juan Sebastian Elcano si chiamavaVictoria e aveva a bordo i pochi soprav-vissuti, 23 di 234 partiti. Tra essi il vicentinoPigafetta che scrisse una relazione di al-tissimo valore storico-culturale. Con que-sto viaggio si determinò definitivamente

Sepoltura in mare di Neil Alden Armstrong

Marinai nella Storia

“River” da 2.200 t. del 1942-1943, l’ultima delle quali radiata nel1994. Ad affiancarle, la corvetta As Sudan (tipo “Flower-II” del1940, in servizio sino al 1975), 2 motosiluranti, una “LST” anfibia(l’Aka), e naviglio minore. Infine, nel 1955 furono acquistati dallaGran Bretagna 2 cacciatorpediniere di squadra tipo “Z” del 1944,revisionati e consegnati nel 1956, poco prima dello scoppio della“crisi di Suez”, innescata dalla nazionalizzazione operata daNasser dell’omonimo canale, e dalla seconda guerra con Israele.Per la Marina Egiziana, all’epoca composta da due cacciatorpe-diniere, 6 fregate1, 3 corvette2, 8 motosiluranti – erano appenastate immesse in servizio 6 unità tipo “Higgins” acquistate in Iu-goslavia – una nave anfibia e 8 dragamine, quel nuovo conflittorappresentò un salasso operato dalle forze aeree e navali anglo-francesi e israeliane.La fregata Ibrahim El Awal, tipo “Hunt”, fu danneggiata e cattu-rata dagli Israeliani al largo di Haifa il 31 ottobre 1956; il giornoseguente, delle 3 “River”, la Rashid fu affondata dall’incrociato-re inglese Newfoundland, e la Aboukir fu auto-affondata nel Ca-nale, al pari della “LST” Aka, e di 2 fregate ex-US Navy in fase diriarmo, mentre anche 2 motosiluranti venivano distrutte dagli an-glo-francesi.

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S in dall’inizio del XIX secolo, Muhammad Ali Pasha, sovra-no di fatto dell’Egitto dal 1805 al 1848 (ufficialmente qualeKhedive, ossia viceré in nome del sultano turco), e l’abile

figlio Ibrahim, proiettarono anche sul mare le loro ambizioni geo-politiche, creando una flotta moderna di vascelli e fregate secon-do gli standard occidentali. Una flotta distintasi contro i Greci, poidecimata a Navarino nel 1827, ma di nuovo in azione nelle dueguerre combattute contro la Turchia nel 1831-1833 e 1839-1841.Alla vigilia dell’inaugurazione del Canale di Suez, Ismail Pasha (alpotere dal 1863 al 1879) non aveva esitato ad ordinare in Franciae Austria ben 6 corazzate di vario modello, poi cedute alla Turchiaper ragioni politiche e finanziarie.Dopo la breve guerra con la Gran Bretagna del 1882, l’Egittosarebbe rimasto un protettorato – di fatto o de jure – sino al1956, restando sotto la “tutela” della Royal Navy, che ad Ales-sandria creò una importante base navale, sede della Mediter-ranean Fleet.

L’età delle guerre con Israele

Nel 1948, il Regno egiziano si apprestava ad affrontare Israelenella prima di cinque guerre combattute in un quarto di secolo,con un esercito e una forza aerea molto temuti dal neonato go-verno sionista, ma una flotta decisamente sotto-equipaggiata,dovendo poi operare in due scacchieri navali distinti, ossia il Le-vante del Mediterraneo e il Mar Rosso.Nave ammiraglia di re Farouk I era una vecchia corvetta da 1.400t., l’Amir Farouq, costruita nel 1926 in Inghilterra sulla base delprogetto delle “Flower” della Grande Guerra, ma armata sola-mente con un cannone da 57 mm e alcune mitragliatrici. Il restodella Marina Egiziana comprendeva 2 vecchie cannoniere fluviali

a ruote (della flottiglia creata a fine ‘800 per combattere il Mahdiin Sudan, lungo il Nilo), 6 motovedette costruite tra 1925 e 1938,una ventina di piccoli mezzi da sbarco ceduti dagli Stati Uniti nel1948 e 2 dragamine ex-britannici da 900 t. tipo “Bangor”: questiultimi, realizzati nel 1940-1942, venivano impiegati (formando laclasse “Matrouh”) anche come corvette antisom essendo equi-paggiati con radar, sonar, cannoni da 102, 76 e 40 mm, e scarica-bombe; erano le navi migliori della flotta reale, che a conflitto ini-ziato ottenne un terzo “Bangor” e i primi 2 dragamine costieri ti-po “YMS”, cui entro il 1950 se ne aggiunsero altri 7 formando laclasse “Arish”.Nel corso del conflitto del 1948-1949 gli incursori israeliani, ancheimpiegando barchini esplosivi ex-italiani della Xª MAS (con istrut-tori veterani come Fiorenzo Capriotti), affondarono l’Amir Farouqe un dragamine tipo “YMS”.Londra, appena cacciata dalla Palestina a suon di bombe dagliIsraeliani , all’epoca appoggiava l’Egitto dove ancora mantenevatruppe e basi: e dopo il 1949 continuò a fornire all’alleato naviglio.Oltre ai citati 8 dragamine, nel 1949-1950 furono consegnate 6moderne fregate: la Farouq, da 1.950 t. del 1943, tipo “BlackSwan” (in servizio attivo sino al 1980, e impiegata per addestra-mento sino al 2003), le 2 “Mohammed Ali” – tipo “Hunt” del 1940,una delle quali rimasta in linea sino al 1986, e le 3 “Rashid”, tipo

Marine Militari nel Mondo

L’Egitto si proietta sul mareGiuliano Da Frè - Giornalista e Socio del Gruppo di Monza

La battaglia di Navarino,cui nel 1827 partecipò la flotta egiziana

Note

(1) Altre 2, ex destroyer escort classe “Tacoma” acquistate dalla US Navy nel1950 e ai lavori dal 1953, erano incomplete e furono affondate nel Canale as-sieme ad altre unità militari e civili per ostruirlo

(2) Anche uno dei dragamine/corvetta tipo “Bangor” era affondato nel 1953 perincidente

La corvetta Emir Farouk,nave ammiraglia egiziana affondata nel 1948

Il C.T. israeliano Eilat,affondato nel 1967da motomissilistiche egiziane

Il caccia egiziano Ibrahim al-Awal,dopo la cattura da parte israeliana

nel 1956

La guerra del Kippur e i nuovi fornitori,per la Marina del XXI secolo

Nell’ottobre 1973 l’Egitto scese in guerra pertanto con 11 som-mergibili, 5 caccia, 4 fregate, 16 motomissilistiche, 56 tra motosi-luranti e cacciasommergibili, 8 dragamine, 3 navi da sbarco, per-dendo tuttavia 9 tra lanciamissili e siluranti e un paio di unità mi-nori. All’epoca l’alleanza con l’URSS si era già allentata, con l’e-spulsione di una missione di assistenza militare che aveva toc-cato quota 25.000 effettivi sovietici schierati in Egitto col control-lo di settori strategici dell’apparato militare di Sadat. Pragmaticoe senza le ambizioni ideologiche del predecessore Nasser –scomparso improvvisamente nel 1970, poco dopo aver gettato laspugna nella “guerra d’attrito” – Sadat si rivolse ad altre fontiper riprendere l’ammodernamento della flotta, guardando a Oc-cidente e alla Cina all’epoca riavvicinatasi agli Stati Uniti in fun-zione anti-sovietica.Proprio Pechino prese il posto di Mosca quale fornitore principa-le di naviglio alla Marina Egiziana: materiale poco sofisticato espesso copia di progetti sovietici ma di costruzione più recente.Tra il 1983 e il 1985 entrarono così in servizio 4 sommergibili “Ty-pe-033”, derivati dai “Romeo”, 2 fregate leggere antisom “Type-053H1” (classe “Al Zafir”), 6 motomissilistiche “Type-024” similialle “Komar”, 8 cacciasommergibili da 400 t. classe “Hainan” e 4pattugliatori costieri tipo “Shanghai-II”, più naviglio ausiliario.Tuttavia, Sadat – ucciso nel 1981 – e il suo successore HosniMubarak (al potere sino al 2011, e decisamente più filo-occi-dentale), guardarono sin dalla fine degli anni ’70 all’Europa permigliorare gli standard della flotta. Nel 1982 furono acquistatedalla Spagna 2 moderne corvette multiruolo tipo “Descubier-ta”, armate con sofisticati missili antinave e SAM (il sistema

italiano “Albatros/Aspide”), consegnate nel 1984 come classe“El Suez”, mentre già nel 1977 erano state ordinate all’inglese“Vosper Thornycroft” 6 potenti motomissilistiche da 300 t.(classe “Ramadan”), completate nel 1981-1982 e caratterizzateda armamento – missili Otomat-2, Compatto da 76/62 mm e Bre-da/Bofors da 40 mm – made in Italy. Sistemi d’arma in parteadottati anche sulle 6 più piccole motomissilistiche costruitenell’arsenale di Alessandria tra 1975 e 1982, basate sulle “Ko-mar” e con assistenza inglese, mentre pure di copia sovieticaerano 9 cisterne da 1.200 t. tipo “Toplivo” realizzate localmente

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L’Egitto di Nasser si era tuttavia alleato con Mosca, nel 1956: edall’URSS iniziò a ricevere ingenti quantitativi di materiale bellico,che avrebbero alimentato le successive tre guerre contro Israe-le. In campo navale i trasferimenti furono notevoli e continui, connaviglio dello stesso tipo ceduto in più lotti e varianti.Soprattutto, con l’aiuto di Mosca gli ammiragli egiziani procedet-tero alla costituzione di una numerosa componente subacqueache, alla vigilia della Guerra del Kippur, nel 1973, schierava ben 11sommergibili. I primi a giungere erano stati, nel 1957, un piccolobattello costiero tipo “Project-96”, impiegato sino al 1971 per ilsolo addestramento, e 2 poco sofisticati ma robusti sommergibilimedi tipo “Whiskey” (Project-613), seguiti da altri 3 esemplari nel1958, e un nuovo lotto di 3 nel 1962-1965. Cinque battelli sarebberostati restituiti a Mosca nel 1966-1968, che a sua volta ne cedettealtri 2 in versione migliorata, consegnati nel 1971-1972. Tutti co-struiti nel 1953-1957, i battelli restanti sarebbero stati radiati traanni ’80 e ’90. D’altra parte, la restituzione di 5 “Whiskey” fu com-pensata dall’arrivo, nel 1966-1967, di 6 battelli tipo “Romeo”, piùavanzati, realizzati nel 1958-19593: questi sarebbero stati disar-mati solo nel 1989-1996 e cannibalizzati per supportare i similari“Type-033” cinesi, di cui poi parleremo.La componente di superficie, decimata nel 1956, fu rafforzata coni caccia antisom da 3.000 t. tipo “Skory”, realizzati nel 1950-1952:6 unità (classe “Nasser”) trasferite a lotti di coppie, nel 1956, 1962e 1968, le ultime 2 in versione modernizzata appositamente perl’Egitto con nuovi sensori e apparati ASW, e la cui cessione coin-cise con la restituzione di altrettanti caccia dei primi lotti. I cacciaparteciparono ai conflitti contro Israele tra 1967 e 1973 e furonoradiati nel 1985.Un’altra componente potenziata fu quella leggera d’attacco. Siiniziò già nel 1956 trasferendo 12 motosiluranti tipo “P-6” quasinuove (2 affondate il 4 novembre 1956), cui tra 1960 e 1970 se neaggiunsero altre 24, trasferite in 3 lotti e anche queste decimatenei conflitti successivi, con 4 esemplati affondati nel 1967 e al-trettanti durante la “guerra d’attrito” nel 1969-1970. Ammoderna-te negli anni ’70, furono radiate tra 1980 e 1986, anche se 5 unitànel 1991 sono state riattivate e trasferite alla propria Guardia Co-stiera. Tra il 1962 e il 1967 furono poi cedute dall’URSS 8 nuove

motomissilistiche classe “Komar”, armate con 2 missili antinave“Styx”: 3 saranno affondate dagli Israeliani nel 1970 e 1973, mafu una coppia di queste unità a colpire al largo di Port Said il cac-cia israeliano Eilat, prima nave da guerra ad essere affondata daun missile (21 ottobre 1967). Nello stesso periodo, Mosca cedet-te alla Marina Egiziana anche 8 cacciasommergibili da 200 t., se-guiti da altri 4 nel 1971: tutti costruiti nel 1958-1960, ammodernatinegli anni ’70 e radiati nel 1986.Un ulteriore passo avanti nel potenziamento del naviglio leggero,fu l’entrata in servizio nel 1966-1968 di 9 motomissilistiche tipo“Osa-I”, più grandi e prestanti delle “Komar” e armate con 4 mis-sili, uscite però decimate al pari delle loro consorelle siriane dallaguerra del Kippur, con 4 unità perdute, 3 delle quali nella battagliadi Baltim, combattuta la notte dell’8-9 ottobre 19734. Sempre tra il1967 e il 1970, infine, l’URSS cedette all’Egitto 6 moderne motosi-luranti classe “Shershen” che, più volte ammodernate e conver-tite in cacciasommergibili, e con un esemplare cannibalizzato,sono ancora in inventario, mentre le 6 anziane “P-4” degli anni’50, consegnate nel 1970, oltre a vedere 2 esemplari affondati nel1973, furono radiate nel 1983.Anche la componente di mine warfare fu potenziata, attraversola cessione, in più lotti tra 1956 e 1970, di 8 dragamine tipo “T-43”:di questi (tutti costruiti negli anni ’50), uno fu restituito e unoaffondato nel 1970, 3 radiati nel 2002-2004; 3 risultano essere an-cora in servizio. Nel 1962 giunsero anche 2 piccoli dragamine co-stieri tipo “T-301”, radiati nel 1991, seguiti nel 1970-1971 da 4 mo-derni “Yurka” da 560 t., appositamente realizzati per la MarinaEgiziana e pure in servizio.Soprattutto in vista delle operazioni anfibie legate all’attraversa-mento del Canale, brillante e riuscita mossa d’apertura egiziananell’ottobre 1973, Mosca – accanto ad altro naviglio ausiliario emateriale da ponte – trasferì all’Egitto 3 “LST” tipo “Polnocny” co-struite in Polonia, in aggiunta a 15 “LCU” già cedute negli anni ’60.

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Marine Militari nel Mondo

La battaglia navale tra unita lanciamissili egiziene e israeliane di Baltim (1973) Una motomissilistica tipo Osa-I; l’Egitto ne acquistò diversi esemplari Fregata Toushka, tipo Perry

Note

(3) Seguiti secondo alcune fonti da 2 battelli in disarmo per cannibalizzazione(4) Si veda anche G.Da Frè: I grandi condottieri del mare, Newton Compton, Roma

2016; pp. 672-686

Esercitazione di sbarco da una LCT classe Vydra

leggere/corvettone multiruolo da 2.600 t. tipo “Gowind-2500”, piùaltre 2 in opzione. Il contratto, del valore di 1 miliardo di euro, pre-vede la realizzazione della prima unità (la El Fateh, consegnata il22 settembre 2017) nel cantiere di Lorient, mentre le altre vengo-no costruite ad Alessandria con adeguato trasferimento di know-how, e consegna nel 2019-2021.Nel giugno 2015 è poi entrata in servizio la fiammante fregataTahya Misr, una delle FREMM in costruzione per la MarinaFrancese, acquistata direttamente dal Governo egiziano mentreera ai collaudi, dopo alcune modifiche (è stata consegnata sen-za missili “cruise” e suite di guerra elettronica JASS): e mentrea bordo della sua fiammante ammiraglia il nuovo rais egizianoAl-Sisi inaugurava il raddoppiato Canale di Suez assieme all’al-lora presidente francese François Hollande, i due capi di Statohanno annunciato l’acquisto da parte egiziana anche delle 2grandi “LHD” anfibie da 23.000 t. tipo “Mistral” impostate nel2013 per la Russia, ma poi sottoposte a embargo, e girate all’E-gitto per 950 milioni di euro, in parte finanziati dall’Arabia Saudi-ta che ha ottenuto le isole di Tiran e Sanafir, nel Mar Rosso, oc-cupate dal Cairo nel 1949, e la possibilità di usare le 2 “LHD”. Ri-mossi i sistemi d’arma e i sensori russi5, le 2 unità, ribattezzateNasser e Sadat, sono entrate in servizio nell’estate 2016.Da sottolineare come alla Marina Egiziana siano arrivate anchealcune unità di seconda mano: nel 2015 la piccola corvetta d’at-tacco Fadel, una “Molnya” ex russa completata nel 2000 cui siè poi aggiunta la corvetta antisom Shahab Misr, ex-sudcoreana

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negli anni ’80. Tra 1980 e 1989 entravano anche in servizio 12guardacoste di costruzione nazionale e 6 vedette dell’italiana“Crestitalia”.Negli anni ’90, ormai consolidato il patto di ferro con Washing-ton, anche grazie all’intervento di un corpo d’armata egizianonella guerra contro l’Iraq del 1991, gli Stati Uniti presero il postodi Mosca e Pechino nel supportare il rinnovamento della flottaegiziana che all’epoca stava radiando il grosso del naviglio exsovietico.Il governo americano cedette pertanto all’Egitto prima 2 vecchiefregate classe “Knox” del 1974 (classe “Damyat”, 1994), quindi,nel 1996-1998, 4 decisamente più sofisticate fregate tipo “Perry”con appena 15 anni di vita, con capacità di difesa aerea di zona.La crisi delle mine rilasciate (forse dalla Libia) nel Mar Rosso, nel1984, comportò anche un ammodernamento nel settore minewarfare, presieduto all’epoca da un buon numero di unità ma or-mai superate: nel 1990 fu pertanto ordinato al cantiere americano“Swiftships” un “pacchetto” di 5 imbarcazioni costiere: 2 mezzi dicontrollo e appoggio classe “Safaga” e 3 cacciamine classe“Dat Assawari”; navi simili tra loro, con scafo in “GPR” e modernisistemi antimine – come i “ROV” Pluto italiani – e consegnate tra1994 e 1997.Assistenza e tecnologia americana permisero anche, tra gli an-ni ’90 e 2000, l’ammodernamento radicale dei 4 sommergibili“Type-033” (che tra 1993 e 1997 furono riequipaggiati con sen-soristica allo stato dell’arte, e l’integrazione dei missili antinave“Sub-Harpoon”), di fregate e corvette cinesi e spagnole, e diparte del naviglio leggero d’attacco. Quest’ultimo veniva raffor-zato acquisendo da Montenegro e Finlandia altre 9 “Osa I-II” (4convertite in pattugliatori/dragamine), e dalla Germania 5 moto-missilistiche dei primi anni ’70 classe “Tiger”, facenti parte di un“pacchetto” comprendente anche 2 vecchie unità logistiche;

tutte navi trasferite tra 2002 e 2007, anno in cui giunsero dagliStati Uniti 2 moderni cacciamine oceanici classe “Osprey”, de-rivati dai “Lerici/Gaeta” italiani, costruiti nel 1994-1998, e ribat-tezzati classe “Al Siddiq”.Ma sono i programmi lanciati nell’ultimo decennio che stanno or-mai cambiando la fisionomia della Marina Egiziana. In un primo tempo è arrivato dalla Francia il grosso delle piat-taforme destinate ad ammodernare la componente alturiera disuperficie, incentrata – alla vigilia della rivolta popolare del2011 – su 10 tra fregate e corvette degli anni ’70 e ’80, mentrela Germania ha inizialmente gestito solo il rinnovamento dellacomponente subacquea, anche se sono stati gli Stati Uniti asupportare il primo passo della marcia degli ammiragli egizianinel XXI secolo.Nel 2008 infatti furono ordinate all’americana “VT Halter Marine”3 piccole corvette d’attacco tipo “Ambassador Mk-3”, più unaquarta in opzione, confermata nel 2010: sofisticate unità “stealth”da 62 metri e 780 t., 35 nodi di velocità, armate con ben 8 missili“Harpoon”, un sistema antiaereo “Sea Ram” più CIWS “Pha-lanx”, Compatto-SR da 76/62 mm e un’avanzatissima suite senso-ristica. Consegnate tra 2013 e 2015, le 4 unità hanno formato laclasse “Suleiman Ezzat” che potrebbe essere ampliata con nuoviordini per una versione più avanzata.Nel 2011 il Governo egiziano, col supporto finanziario di vari pae-si (Arabia Saudita compresa), avviava poi i progetti più ambizio-si, ordinando alla tedesca “TKMS/HDW” i primi 2 sottomarini“Type-209/1400”, consegnati come S-41 e S-42 nel 2016-2017, se-guiti da un secondo ordine nel 2014 per altri 2 battelli, in costru-zione dal 2016 e che saranno consegnati entro il 2019, per un va-lore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro.Il rinnovamento della componente d’altura è invece stato avviatonel 2014 con un ordine all’allora “DCNS” per 4 fregate

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Marine Militari nel Mondo

Note

(5) Le 2 “LHD” imbarcheranno tuttavia elicotteri russi “Kamov Ka-52”, apposita-mente acquistati nel 2015 in 46 esemplari, in consegna entro il 2019

(6) E non dimentichiamolo, versione “combat” dei pattugliatori medi tipo “Saet-tia”, venduti a Malta, Iraq e Panama

La LHD Sadat, una delle due Mistralacquistate nel 2016

La corvetta El Fateh, tipo Gowind,alle prove in mare

classe “Pohang”, del 1988, trasferita nel 2017 per rafforzare i le-gami tra Seul e il Cairo.Al di là dei possibili trasferimenti di altre unità usate, gli ammiragliegiziani stanno considerando di rinnovare la numerosa flottigliadi unità leggere d’attacco: restano in servizio o in riserva 31 mo-tomissilistiche e 18 tra motosiluranti e cacciasommergibili, uscitidai cantieri tra 1966 e 1984; mentre dal 2011 hanno iniziato a en-trare in servizio 6 vedette di progettazione turca, e 6 pattugliatorida 150 t. della “Swiftships”, simili a 12 unità realizzate per la Guar-dia Costiera egiziana tra 2006 e 2014. Inoltre, per supportare leambizioni da Blue Water Navy della Marina Egiziana, che dal2015 è impegnata con le unità della squadra del Mar Rosso nelleoperazioni belliche nello Yemen, occorrerebbero moderne unitàlogistiche e di appoggio.Per dare risposta a queste esigenze è in corsa anche Fincan-tieri; l’industria italiana è rimasta sinora ai margini di questo gi-gantesco sforzo di ammodernamento avviato dalla Marina Egi-ziana, limitandosi a fornire sistemi d’arma e sensoristica, comeera già accaduto negli anni ’80: e per le nuove unità leggered’attacco, un certo interesse è stato espresso per le “Falaj-2”,già acquistate in 6 esemplari di due diverse varianti da EmiratiArabi e Qatar6. Per il potenziamento della componente alturie-ra, invece, nessun successo ha avuto (a meno che non rientriin gioco la versione antiaerea) l’offerta di ulteriori FREMM ita-liane o francesi, mentre anche l’opzione per ulteriori 2“Gowind” è congelata. Infatti, nell’aprile 2019 è arrivata a con-clusione la trattativa con la Germania per l’acquisto di ben 6fregate tipo “MEKO A-200” (simili a quelle acquistate da Alge-ria e Sudafrica), da realizzarsi in parte nei cantieri egiziani, conadeguato trasferimento di know-how tecnologico, per un valo-re di circa 3 miliardi di euro.

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17Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

18 m dall’estrema prora: a poppa, esso pre-sentava una leggera pendenza per facilita-re l’appontaggio dei velivoli. La larghezzamassima del ponte di volo era invece pari apoco più di 26 m, naturalmente sviluppatanella zona centrale, e che si andava leg-germente restringendo verso le due estre-mità. L’hangar sottostante aveva una lun-ghezza complessiva di 160 m, presentavauna larghezza uniforme di 18 m, un’altezzadi 5,50 m ed era suddiviso in quattro sezio-ni. La zona prodiera del ponte di volo e l’a-rea sottostante erano invece occupatedalle catapulte pneumatiche tipo “Deut-sche Werke”: esse erano lunghe circa 23m e a esse facevano capo le due dirama-zioni dal binario centrale di collegamentocon gli elevatori: per il decollo, gli aereivenivano installati su carrelli, secondo unametodologia completamente sorpassata eabbandonata da tempo dalle altre Marinein possesso di portaerei. I cavi d’arrestodell’Aquila erano quattro e i relativi verri-celli, costruiti dalla “DEMAG”, erano posi-

zionati nella zona poppiera del ponte di vo-lo. Il collegamento fra hangar e ponte divolo avveniva fra due elevatori, sistematilungo l’asse longitudinale della nave. L’isola della portaerei Aquila era formatada tre ordini di tughe a scalini che sorreg-gevano il fumaiolo e il torrione di comando,per un’altezza massima di circa 25 m ri-spetto al ponte di volo. In cima al torrioneera prevista l’installazione di un radar tipo“EC 3/ter Gufo”, frutto di una lunga stagio-ne di prove e sperimentazioni eseguitepresso le strutture della Marina: il sistemaera dotato di due grandi antenne quadran-golari a imbuto che ruotavano sui 360° inmodo solidale alla struttura del telemetrosottostante. L’armamento artiglieresco de-finitivo dell’Aquila era concepito esclusiva-mente in funzione antiaerei e di contrasto aunità leggere di superficie. Il progetto defi-nitivo prevedeva 8 impianti singoli scudati

da 135/45 mm antinave (sistemati a gruppidi due su una serie di mensole posizionatenella zona centrale delle murate, al disottodel ponte di volo), 12 impianti singoli da65/64 mm antiaerei (anch’essi disposti suvarie mensole collocate nelle zone prodie-ra e poppiera delle murate) e 132 mitraglie-re da 20/65 montate su 22 complessi a seicanne, disposti sulle tughe all’estremitàdell’isola e su numerose altre strutture po-sizionate prevalentemente nella zona cen-trale della portaerei.Il velivolo prescelto per l’Aquila era il“Re.2001/OR”, un caccia derivato da unmodello terrestre sottoposto a un’intensacampagna di prove nell’aeroporto di S. Egi-dio, presso Perugia: se fossero stati dispo-nibili aerei ad ali ripiegabili, la portaereisarebbe stata in grado di imbarcarne untotale di 66, dimensionalmente simili al“Re .2001/OR”. I velivoli imbarcati, appar-tenenti alla Regia Aeronautica, sarebberostati pilotati da personale di quest’ultimaagli ordini diretti di un ufficiale superioreche era il coadiutore del comandante dellanave: anche quasi tutto il personale tecni-co e operativo per la condotta e la manu-tenzione dei velivoli imbarcati sarebbe sta-to dell’Aeronautica. La tabella d’armamento dell’Aquila com-prendeva perciò personale della Marina edell’Aeronautica. In particolare, erano pre-visti 65 ufficiali e 1.110 fra sottufficiali, gra-duati e comuni della Marina, più 44 ufficialie 293 fra sottufficiali, graduati e avieridell’Aeronautica; a questo personale si ag-giungevano 30 civili, portando il totaledell’equipaggio a 1.532 uomini. Le principalidimensioni definitive dello scafo dell’Aqui-la sarebbero state le seguenti:

Lunghezza fuori tutto (m) 231,4Larghezza massima fuori carena (m) 30,05Altezza di costruzione (ponte di volo) (m) 23,50Dislocamento standard (t) 23.350Dislocamento in carico massimo normale (t) 27.800Dislocamento in sovraccarico nafta (t) 28.800Immersione in carico massimo normale (m) 7,39

Per quanto riguarda la procedura di lanciodel velivolo, esso era rifornito e approntatoin hangar e posizionato sul carrello di lan-cio, il quale a sua volta veniva sistematosu un secondo carrello a ruote orientabiliper la manovra dentro l’hangar: una voltagiunto sul ponte di volo tramite l’elevatore,il carrello di manovra/trasporto veniva tol-to, il carrello di lancio veniva inserito sullarotaia di collegamento con le catapulte e

inviato infine verso una di esse per appron-tare al lancio il velivolo. Dopo il decollo diquest’ultimo, il carrello di lancio sarebbesceso in hangar attraverso un piccolo ele-vatore asservito a ciascuna catapulta. Perriutilizzarlo per uno dei velivoli successivi, ilcarrello di lancio sarebbe stato recuperatoattraverso un piano inclinato a 45° all’inter-no, verso l’asse longitudinale della nave,dal bordo estremo del ponte di volo al sot-tostante ponte “B”: tuttavia, per velocizza-re la procedura, anziché attendere il recu-pero del carrello usato per il lancio prece-dente, il velivolo successivo avrebbe im-piegato uno dei carrelli di lancio apposita-mente stivati sul cielo di un recesso postoall’estremità prodiera dell’hangar. Con unaddestramento adeguato, si prevedeva dilanciare una squadriglia di 8 caccia in 4 mi-nuti: in ogni caso, e come già accennato, laprocedura era alquanto complessa e mac-chinosa e una sua attuazione operativa-mente efficace avrebbe richiesto un adde-stramento molto intenso per il personaledestinato a operare sia sul ponte di volo,sia in hangar. Alla fine di agosto 1943, lo stato di appron-tamento dell’Aquila era il seguente: scafo99%, apparato motore 98%, allestimento70%, mentre molto arretrati erano invece ilavori per la sistemazione a bordo dell’ar-mamento previsto. Al momento dell’armi-stizio, l’Aquila fu catturata dalle truppe te-desche che la depredarono di tutto ciò chepoteva essere loro utile e quindi la abban-donarono. Il 16 giugno 1944 la portaerei fucolpita da velivoli statunitensi, danneggia-ta in maniera non grave nella zona prodie-ra e infine spostata dall’ormeggio origina-rio. Per evitare che i tedeschi potesserousarla per bloccare gli accessi al porto diGenova, la Regia Marina decise di affon-dare l’unità in banchina, ma l’azione con-dotta nella notte del 19 aprile 1945 dai mez-zi d’assalto non riuscì e l’unità rimase a gal-la, leggermente sbandata sul lato dritto. Almomento della liberazione del capoluogoligure, l’Aquila fu trovata abbandonata abloccare completamente lo stretto pas-saggio che separa la zona del vecchio por-to di Genova dal nuovo bacino di Sampier-darena, nella parte occidentale della città.Rimasta a Genova fino al 1949, la portaereifu trasferita a rimorchio alla Spezia dove,dopo esser rimasta per qualche tempo or-meggiata nella rada del Varignano, nel1951 fu trasferita a Cadimare e l’anno suc-cessivo ne fu avviata la demolizione.

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16 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Storie di navi

L a tragedia di Capo Matapan (28-29marzo 1941) evidenziò le condizionidi arretratezza tattica e tecnica

della Regia Marina nei confronti dellaRoyal Navy, soprattutto la completa im-preparazione al combattimento notturnoe l’indiscutibile insufficienza della coope-razione aeronavale. Di fronte a questa si-tuazione, Mussolini autorizzò la costru-zione di una portaerei e, spinti dall’urgen-za, gli organi tecnici della Marina miseromano agli studi sulla trasformazione dellaturbonave Roma avviati già diversi anniprima ma mai concretizzatisi. La Romaaveva una lunghezza massima di 215 me-tri e sviluppava una velocità massima di21 nodi; alquanto modesta per permettereil decollo dei velivoli, obbligando quindi aun processo di trasformazione che avreb-be comportato anche la sostituzionedell’apparato motore originario. A metàdel 1941 iniziò lo sbarco di numerosi arre-damenti e materiali d’allestimento e i la-vori di trasformazione furono affidati ai“Cantieri Ansaldo” di Genova, che aveva-no collaborato alla stesura del progettodefinitivo; ormeggiata presso le OfficineAllestimento e Riparazioni Navi (OARN,un’azienda consociata con l’Ansaldo),sull’unità furono avviati i lavori di demoli-zione delle vecchie strutture non più ne-cessarie e lo sbarco dell’intero apparatomotore originario.

Il progetto dell’AquilaIl progetto della portaerei, che a febbraiodel 1942 sarebbe stata ufficialmente bat-tezzata Aquila, si discostava nettamenteda quelli realizzati in precedenza per la tra-sformazione della Roma perché l’obiettivoera un’unità di elevate prestazioni in termi-ni di velocità e autonomia, adatta a fornirealle forze navali la necessaria coperturaaerea con velivoli da caccia e a concorre-re alle operazioni offensive con un repartodi velivoli d’attacco, possibilmente com-prendente sia cacciabombardieri, sia ae-rosiluranti, oppure un velivolo in grado disvolgere entrambi i ruoli. Basandosi sullanon molta esperienza acquisita con unprogetto di massima risalente al 1936, quel-lo dell’Aquila prevedeva un’unità con pon-te di volo esteso completamente per tuttala lunghezza dello scafo e privo di catapul-te, ma raccordato armonicamente con ildritto di prora. L’isola era sistemata in posi-zione centrale sul lato dritto, risultava di di-mensioni alquanto ridotte e incorporavaessenzialmente il fumaiolo, il torrione e lastruttura di sostegno della plancia. La lun-ghezza del ponte di volo coincideva conquella fuori tutto (pari a 223,8 m), mentre lecontrocarene necessarie per migliorare laprotezione avrebbero portato a una lar-ghezza massima di circa 29 m; il disloca-mento in carico massimo normale avrebbe

raggiunto le 25.500 t. Il progetto iniziale nonprevedeva la presenza di catapulte e cavid’arresto, ma dopo una fitta serie di collo-qui con la Marina tedesca e il consolida-mento del numero di velivoli da imbarcare- 51 velivoli, di cui 26 normalmente par-cheggiati all’interno dell’hangar, 15 sospesial cielo dell’hangar e 10÷12 normalmenterizzati sul ponte di volo - fu possibile instal-lare due catapulte e una serie di cavi d’ar-resto di provenienza germanica.Per il nuovo apparato motore, la soluzionefu trovata imbarcando i due impianti desti-nati agli incrociatori Paolo Emilio e il Cor-nelio Silla, la cui costruzione era stata an-nullata. L’apparato dell’Aquila sarebbe sta-to dunque formato da otto caldaie e quat-tro gruppi turboriduttori, per una potenzacomplessiva di 140.000 cavalli, ritenuti suf-ficienti per raggiungere 30 nodi di velocità.La disposizione dell’apparato motore fusviluppata in base a un innovativo concettodi affidabilità e efficienza globale, concen-trando in un unico locale le caldaie e le tur-bine collegate a uno dei quattro assi dell’u-nità, in modo da facilitare la conduzione e ilcontrollo degli apparati, semplificare le tu-bolature associate e intraprendere rapida-mente i provvedimenti necessari a fronteg-giare le avarie. I locali dell’apparato moto-re erano inoltre separati l’uno dall’altro dauna doppia paratia stagna, con un’interca-pedine interposta: questa soluzione confe-riva una maggior resistenza strutturale atutto l’insieme e rendeva più semplici lemanutenzioni e le verifiche di tenuta sta-gna. Le doppie paratie limitavano anche lapossibilità di allagamento contemporaneodi due locali contigui, non solo perché la di-struzione di una paratia non comportava ladistruzione anche di quella adiacente maanche grazie alle accresciute condizioni diresistenza rispetto a una singola paratia.Lo scafo modificato fu suddiviso vertical-mente in sette ponti (di cui quello superioreera il ponte di volo e quelli sottostanti deno-minati da “A” a “F”) con andamento per lopiù continuo: come già detto, la protezionesubacquea era affidata alle due lunghecontrocarene, in parte riempite con ce-mento armato, materiale usato per riempi-re anche i doppi fondi della nave sino all’al-tezza del galleggiamento: si trattava di unatecnica completamente nuova, applicataper la prima volta proprio sull’Aquila e lacui bontà era stata confermata dai risultatipositivi delle prove effettuate su modelli inscala. Il ponte di volo aveva una lunghezzadi 211,6 m ed era esteso fino a poco più di

La portaerei Aquila, ovvero l’opera incompiutaMichele Cosentino - Consigliere Nazionale Lazio Settentrionale

La portaerei Aquilain banchina a Genova

nel maggio 1945al termine della

Seconda Guerra Mondiale Collezione Maurizio Brescia

Alcuni dettagli della conversionedella turbonave Roma nella portaerei AquilaCollezione Maurizio Brescia

in legno d’epoca - dove, una volta posizionata sulle selle sareb-bero iniziati il progetto, la pianificazione ed i lavori di trasforma-zione e restauro grazie alle sapienti mani del Maestro d’AsciaGiorgio D’Andrea, presidente di detta Associazione.Il progetto di restauro/trasformazione appare da subito decisa-mente impegnativo per le difficoltà rappresentate dal dover man-tenere inalterate le linee dell’imbarcazione di Nave Vespucci e lanecessità di eliminare le paratie divisorie nonché modificare to-talmente il profilo delle falchette per consentire il contenimentodelle scalmiere fisse per i remi.Al primo impatto i costi delle lavorazioni appaiono già molto piùimpegnativi di quelli inizialmente preventivati e man mano che lapittura viene via via asportata purtroppo compaiono numerosemarciscenze sul fasciame che aumentano drammaticamente icosti d’intervento ben oltre le nostre disponibilità economiche.Decidiamo così di attivare una raccolta volontaria su Facebook(Crowdfunding) ma nonostante la lodevole partecipazione di al-cuni contributori nonché l’impegno personale di alcuni volontaridel Palio all’esecuzione di alcune lavorazioni, a fine febbraio2018 la situazione arriva ad un punto di stallo per esaurimentodei fondi. Dopo alcune riflessioni decidiamo però di proseguirecomunque per raggiungere l’obiettivo grazie soprattutto all’im-pegno personale del Presidente.Mentre continuano le lavorazioni seguite dal Presidente, cercodi sapere qualcosa di più della storia dell’imbarcazione e sco-pro così che si tratta di una delle motolance che erano a bordoquando da allievo prima classe dell’Accademia ho avuto il pri-vilegio di partecipare alla campagna di istruzione del Bicente-nario degli Stati Uniti nella primavera-estate del 1976 e dovemolto probabilmente ero salito più volte durante l’addestramen-to alla condotta delle motolance cui ogni allievo di Stato Mag-giore veniva sottoposto. Dalle reminiscenze relative all’incarico di Capo servizio marina-resco avuto da giovane Guardiamarina, mi metto quindi alla ricer-ca del libretto matricolare di cui doveva essere dotata l’imbarca-zione, che in prima battuta risultava non più reperibile ma che daqualche parte doveva pur essere!

Finalmente grazie alla perspicace azione condotta ed alla colla-borazione di vari ufficiali di Nave Vespucci e dell’Arsenale, riusci-vo a reperirlo ed a farvi registrare anche il formale passaggio del-l’imbarcazione dell’Arsenale della M.M. della Spezia all’Associa-zione “Palio di Vico”. Inoltre, data l’usura ed il cattivo stato del li-bretto provvedevo a farlo sottoporre a restauro presso la più an-tica tipografia di Ronciglione, che lo realizzava gratuitamente, eda reperire sul mercato un idoneo cofanetto in tipico stile Marinaper la conservazione dello stesso, il tutto naturalmente tenutoben celato alla presidenza del Palio per assicurarne la sorpresaal momento opportuno.Nel frattempo, allo scopo di contenere i costi per l’acquisto deiremi, il presidente coinvolge alcune professionalità di Ronciglio-ne per la realizzazione degli stessi che si offrono gratuitamente a

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T utto inizia nell’estate del 2016 quando Marco Petruccelli1,al termine della terza edizione del Palio di Vico, in relazio-ne ai miei trascorsi in Marina ed alla mia attiva partecipa-

zione all’organizzazione del Palio, mi chiama per aiutarlo a repe-rire un’imbarcazione per poter far cimentare i vogatori del Paliosulla voga con lance a 10 remi, disciplinaapprezzata dallo stesso in occasione delgemellaggio avvenuto in precedenza conl’Associazione remiera “Polisportiva Ta-ras” di Taranto .

Avviata la “rete” informativa verso il Co-mando Logistico della Marina Militare diNapoli, dopo varie ricerche presso gli Ar-senali, vengo a conoscenza della probabi-le presenza di alcune motolance dismessepresso l’officina lance a remi dell’Arsenaledella Spezia e, a seguito di richiesta for-male, insieme al Presidente ci rechiamoalla Spezia dove verifichiamo la presenzadi una motolancia in procinto di essere

rottamata con la sigla “IAN 2829” dismessa da qualche annonientemeno che da “Sua Maestà” Nave Amerigo Vespucci, lecui precarie condizioni generali e le consistenti modifiche da ap-portare non ci impedivano tuttavia di indirizzare la nostra atten-zione sulla stupenda opportunità di poter disporre di un’imbarca-

zione di tale “lignaggio”. Pur consapevoli dell’immane impegno ne-cessario per conseguire questo prestigio-so obiettivo in rapporto alle scarse risorsedisponibili, decidiamo comunque di avvia-re le necessarie richieste per acquisirla atitolo oneroso e finalmente dopo alcunimesi, espletate tutte le formalità, nel no-vembre 2017 ritiriamo l’imbarcazionedall’officina della Spezia e con un tra-sporto speciale iniziamo il viaggio allavolta di Civitavecchia, presso il Cantieredell’Asociazione “La Bilancella - Onlus”che si occupa dell’inclusione sociale dipersone svantaggiate mediante laboratoridi costruzione e restauro di imbarcazioni

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Testimonianze

Una Principessina sul Lago di VicoPiero (Pierino) Chiossi - Socio del Gruppo di Ronciglione

Nota

(1) Ideatore della manifestazione nonché Presidente della Associazione Paliodi Vico - Città di Ronciglione, che si svolge ogni anno l’ultimo fine settimanadi luglio e vede misurarsi nove piccole imbarcazioni a remi - con remata dicoppia - con i colori delle nove Contrade di Ronciglione

Premessa

O ccorre definire cosa sia il Radunoper poterlo organizzare al meglio

delle proprie capacità. Perché radunarsideve pur avere un significato profondo,se migliaia di persone si muovono dalleloro case, da nazioni estere per convenirein una città e vivere insieme questo even-to. Per noi marinai, persone legate dalprofondo sentimento di attaccamento almare ed la suo fascino, alla divisa blu edal servizio prestato alla Patria, al lavorosulle navi mercantili, negli uffici, nellebasi e negli stabilimenti, ritrovarsi e vive-re di nuovo ore, giorni, momenti insiemea tanti altri come noi è in ogni occasione,

più che un semplice incontro, una gioia o,come si diceva a bordo, “un intimo gau-dio”. Quando poi il Raduno è Nazionale,rivolto a tutti i Marinai, allora l’occasioneè un gaudio al quadrato perché riguardatutti e ciascuno.Penso sia il primo dovere di ogni sociopensare per tempo come fare a recarsi alRaduno Nazionale, informando e convin-cendo gli uomini e le donne del Gruppo,gli amici, le autorità del luogo, accanto-nando per tempo le risorse necessarie,mettendo in moto tutte le conoscenze perorganizzare, nella maniera più efficace, iltrasporto, il soggiorno, l’attività. Credosia già bella questa fase preparatoria, il“sabato del villaggio”, che determina le

attese, genera aspettative, prepara glianimi al grande evento. E giunge così iltempo di andare a ritrovare altri come noi,contare quanti siamo e quanta altra genteprova i nostri stessi sentimenti, l’orgogliomarinaro, la fierezza di far parte della“meglio gioventù”, della grande e onoratafamiglia marinara italiana.Il Raduno Nazionale è parte fondantedell’etica e della cultura del mare, di cui c’èbisogno estremo nella nostra società. Eccoallora spiegato cosa sia, per tutti noi, il Ra-duno Nazionale, ancora una volta impegnopersonale, proprio contributo al di là dellechiacchiere, dovere compiuto ancora unavolta e finché ne siamo e ne saremo capacie convinti. L’Italia merita il nostro sacrificio,

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collaborare al progetto; un architetto progetta e disegna i remi su“autoCAD” e, acquisito il necessario legname adeguatamentestagionato, una falegnameria locale dotata di attrezzature di tor-nitura avanzate li realizza materialmente.Nel giugno del 2018 finalmente l’imbarcazione è pronta e si orga-nizza il trasporto dal Cantiere al Lago di Vico per la messa in ac-qua prima della cerimonia ufficiale che sarebbe avvenuta duran-te la manifestazione del Palio 2018.Il giorno 28 luglio 2018 viene finalmente presentata a tutti i parte-cipanti del Palio, la nuova “IAN 2829” che, grazie ad un primo ar-mamento di provetti vogatori, sfila davanti al pubblico con l’ele-ganza che contraddistingue le sue origini. Alla presentazionepartecipa una rappresentanza della Marina Militare che in unasemplice ma emozionante cerimonia consegna nelle mie mani ilcofanetto che successivamente dono al Presidente dell’Associa-zione Marco Petruccelli, all’interno del quale vi avevo posto il li-bretto matricolare dell’imbarcazione, quale simbolo del passag-gio di consegne dell’imbarcazione dalla Marina Militare all’”ASDPalio di Vico”, richiamando in qualche modo e molto più mode-stamente, le nobili tradizioni marinare alla consegna della ban-diera di combattimento delle unità navali. Naturalmente da subito dopo il Palio, la “IAN 2829” ha destatol’interesse di curiosi ed ospiti, tanto da dover organizzare ognidomenica brevi gite a remi sul lago, ma soprattutto dei vogatoridell’Associazione, che consapevoli del prestigio e della tradizio-ne dell’imbarcazione hanno costituito il primo armamento con re-mata di punta ed hanno iniziato con entusiasmo gli allenamenti

per cimentarsi con tale nuova tipologia di voga i cui risultati nonsono tardati ad arrivare.L’Associazione “Palio di Vico” è stata formalmente accolta nella“FICSF “(Federazione Italiana Sedile Fisso) ed invitata alla se-conda edizione del “Palio del Mare” organizzato da MARINA-SUD a Taranto nello scorso mese di ottobre, dove alla sua primauscita la lancia a 10 remi armata dall’equipaggio del “Palio di Vi-co” è giunta terza, dopo un appassionante testa a testa con l’im-barcazione della Marina Militare che si è aggiudicata il Trofeo e,più recentemente, lo stesso equipaggio ha partecipato a mag-gio, sempre a Taranto, alla tappa di Coppa Italia nella disciplina“Gozzo Nazionale”, ottenendo il secondo posto dopo la società“Urania” di Genova, società Campione Italiana in carica. Inutile dire che i risultati conseguiti stanno dando i frutti speratipoiché sulle rive del Lago di Vico è ora attivo il circolo “Palio diVico” con annessa scuola di voga dove anche bambini e ragaz-zi, assieme ad una sana attività sportiva, potranno apprenderequei principi di socializzazione e solidarietà tipici della culturamarinara.Naturalmente chi dovesse percorrere la strada provinciale che daRonciglione porta a San Martino al Cimino costeggiando le rive dellago, posando uno sguardo tra i boschi o meglio fermandosi a ri-dosso delle varie spiagge, potrà ammirare, ormeggiata in prossi-mità della riva, questa figlia di sua maestà Nave Amerigo Vespuccidalle linee inconfondibili, apparendo inequivocabilmente per quel-la che è: una Principessina sul Lago di Vico.

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SPECIALE XX Raduno Nazionale Marinai d’Italia - Salerno 28/29 settembre 2019

Disposizioni di massimaper il XX Raduno Nazionale ANMI

Salerno 28/29 settembre 2019

Allegato 2 - Percorsi BUS

Testimonianze

Accentramentodei partecipanti

GeneralitàCome già disposto a tutti i Presidenti di Grup-po via e-mail tutti i pullman dei radunisti, acura dei rispettivi autisti/agenzie di viaggio,dovranno obbligatoriamente effettuare laregistrazione al sito: www.booking.salerno-mobilita.it per poter acquisire tutte le infor-mazioni e scaricare la documentazione ne-cessaria per l’instradamento dei pullman inSalerno il giorno 29/9, il punto di sbarco deiradunisti ed il punto di imbarco.In Allegato 2, a titolo puramente indicati-vo, sono riportati i percorsi che i pullmandovranno seguire con punto di sbarco inPiazza Mazzini, riposizionamente in Via Li-gea e punto di imbarco in Piazza Umberto.

Dalle ore 08.00 del 29 settembresaranno operativi:• posti tappa nei punti nevralgici dei per-

corsi stradali, presidiati da Soci ANMIdi Salerno, Vigili Urbani e personaleaggiunto del Comune di Salerno prepo-sto alla viabilità;

• un Gruppo di Ricezione nella zona di arri-vo dei pullman riservata allo sbarco deipartecipanti al defilamento (Piazza Maz-zini), composto da personale addetto allamobilità del Comune di Salerno/VV.UU..;

• un Nucleo di Pronto Soccorso, dotato diambulanza.

Saranno, infine, predisposte, per la matti-na del 29 settembre, idonee aree attrezza-te con servizi igienici biologici, punti dirifornimento di acqua nei giardini prospi-cienti Lungomare Trieste riservati alloschieramento.In Allegato 3 sono riportati i luoghi di inte-resse per il Raduno.

Attivazione Centrale OperativaIn occasione della Settimana del Mare edel XX Raduno Nazionale sarà attiva pres-so la sede del Gruppo di Salerno in Lungo-mare Trieste n. 13, una Cellula Operativaper eventuali richieste di informazioni e se-gnalazioni da parte dei Gruppi (PresidenteB. Catino cell. 333.6490601 • V. PresidenteG. Palatucci cell. 393.5692456 - e-mail: [email protected] • Segretario M. Parisicell. 333.9949318 - e-mail: [email protected].

Arrivo in pullmanGli arrivi in pullman e le operazioni di sbar-co devono essere completati entro le 09.30.I pullman dei Gruppi che alloggiano a Saler-no, o zone limitrofe, dovranno arrivare tra iprimi, così da non ostacolare l’arrivo deipullman che arrivano da più lontano.Per facilitare le attività di controllo e di in-stradamento, i pullman dovranno riportareben visibile, sul parabrezza e sul vetro po-steriore, un cartello col nome della Dele-gazione/Gruppo oltre a quanto indicato alsito di iscrizione.I Presidenti di Gruppo, od i designati CapiComitiva, hanno la responsabilità dei movi-menti dei pullman e dei loro occupanti. A talfine, essi devono mantenere sempre un col-legamento telefonico attivo con l’autista delmezzo, quando il personale è a terra. Devono, inoltre, predisporre ed attuare unarapida operazione di sbarco dei radunisti inPiazza Mazzini. Quando i pullman arrivanonell’Area di sbarco, gli autisti dovranno se-guire le istruzioni per il parcheggio che sa-ranno loro impartite dagli Addetti alla mobi-lità e alla sosta dei mezzi. A fine defilamen-to, i partecipanti raggiungeranno i pullmannell’area di imbarco a Piazza Umberto.

23Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

personale, familiare, finanziario, perchéha bisogno di vedere, di toccare con manoche ci sono ancora cittadini esemplari ecoscienti, come i marinai sono sempre sta-ti, sono oggi e sempre saranno, nella buo-na e nell’avversa sorte. Tutti insieme, co-me una volta, ogni quattro anni risaliamoper un giorno il barcarizzo di bordo, al ri-chiamo del fischio del nostromo che trilla“assemblea a poppa” della nostra amataNave Italia, equipaggio schierato, prontialla rassegna. Equipaggio at-tenti, alzaBandiera, per noi, per le nostre famiglie,per quelli di noi che non ci sono più, alzaBandiera, che sventoli fiera e visibile a tut-ti, questa nostra Bandiera. Bisogna anda-re al Raduno Nazionale, per quello che è eper cosa significa.

Lineamenti generali

Il Raduno Nazionale ha luogo, di massima,ogni quattro anni in una Città scelta dalC.D.N. tra quelle candidate dai singoliGruppi (Art. 51 dello Statuto), secondo uncriterio di alternanza Nord, Centro, Sud eIsole. L’organizzazione del Raduno fa capoalla Presidenza Nazionale per la parte ge-nerale e amministrativa, mentre la parteoperativa di dettaglio, in particolare sottol’aspetto logistico, compete al Gruppo del-la Città scelta per il Raduno, che assolve al-l’incombenza a mezzo di un “Comitato Or-ganizzatore del Raduno”.Il Raduno Nazionale, oltre a dare dimostra-zione della compattezza, serietà e unitàd’intenti degli iscritti, intende fornire l’oc-casione per unire tra loro tutte le compo-nenti della “Famiglia Marinara” per mani-festare insieme i valori etici e professionaliche li accomuna.Il XX Raduno Nazionale si terrà a Salerno e,nella circostanza, è stata altresì indetta dalC.D.N. l’Assemblea Nazionale dei Presiden-ti di Gruppo, massimo Organo deliberantedell’Associazione (Art. 26 dello Statuto).

Programma

Sabato 28 settembre

09.30Apertura Visite a bordo(Porto Mercantile)Compatibilmente con eventuali impegnioperativi, lo Stato Maggiore Marina ha pre-visto la presenza in porto di Nave Vespucci

ed una Unità tipo FREMM. Qualora gli im-pegni operativi lo consentissero, è previstala presenza anche di altre Unità. I GruppiANMI avranno la priorità nelle visite abordo, prenotazioni e coordinamento visitea cura Gruppo di Salerno che designerà erenderà noto l’apposito punto di contatto.

09.30/13.00Verifica Poteri, AssembleaNazionale dei Presidenti di Gruppo(ex Chiesa dell’Addolorata)Avranno luogo presso la ex Chiesa dell’Ad-dolorata in Largo Abate Conforti, 21. Parte-cipano: Presidente Nazionale, SegretarioGenerale, Consiglieri Nazionali, Sindaci Na-zionali, Probiviri, Delegati Regionali e Presi-denti di Gruppo/Delegati secondo le dispo-sizioni dell’Art. 26 dello Statuto. Al termine,è previsto un buffet per i partecipanti.

14.00Visite a bordo(Porto Mercantile)I Gruppi ANMI avranno la priorità nelle vi-site a bordo, prenotazioni e coordinamentovisite a cura Gruppo di Salerno.

16.30Santa Messa in Duomoin suffragio dei Marinaisalpati per l’ultima missioneCelebrazione officiata dall’Ordinario Mili-tare. È caldamente raccomandata la pre-senza dei Gruppi.

18.30Concerto della Banda Musicaledella Marina Militare(Piazza della Concordia)Partecipazione libera per tutti. Nel settoreriservato alle Autorità prendono posto, suinvito: Presidente Nazionale, SegretarioGenerale, Consiglieri Nazionali, Sindaci Na-zionali, Probiviri, Delegati Regionali, Presi-dente del Gruppo di Salerno, Presidenti deiGruppi nazionali esteri e Presidenti IMC.

20.30Ricevimento di benvenutoofferto dal Sindaco di SalernoDott. Vincenzo Napoli(Salone dei Marmi del Palazzo Comunale)Invito e lista invitati a cura del Sindaco.

22.30Spettacolo pirotecnicosu Lungomare Trieste (tbd)Partecipazione libera per tutti.

Domenica 29 settembre

09.00Inizio afflusso dei Gruppi ANMInella zona di schieramento(Piazza della Concordia - Lungomare Trieste)

10.00/13.00Veleggiata acque antistantiin Lungomare

10.30Completamentodello schieramento statico

10.30Ora prevista arrivoinvitati ed Autoritàinvitate sul Palco Autorità

10.45Arrivo della Massima Autoritàe rassegna delloschieramento staticoCerimonie di consegna M.O.M.M. al Vessil-lo ANMI e decorazione Vessilli Gruppi diMilano e Torino saranno oggetto di comu-nicazione a parte.

11.00Allocuzionemassima AutoritàUdibili su rete amplificata.

11.15Inizio del defilamento(da Piazza della Concordia a Piazza Umberto Ipercorso di deflusso come da Allegato 4)

14.00Vin d’honneur(a bordo di una U.N. presente in porto,offerto dal CSMM)Partecipano Autorità civili e militari presentialla cerimonia, Presidente Nazionale, Se-gretario Generale, Consiglieri Nazionali,Sindaci Nazionali, Probiviri, Delegati Regio-nali, Presidente del Gruppo di Salerno, Pre-sidenti dei Gruppi esteri e Presidenti IMC.

15.00Visite a bordoI Gruppi ANMI avranno la priorità nelle vi-site a bordo, prenotazioni e coordinamentovisite a cura Gruppo di Salerno.

18.00Eventuale Concerto di chiusuradella Banda Centrale dell’ANMI(Largo S. Teresa - Lungomare Trieste)Partecipazione aperta a tutta la cittadinan-za (tbd).

22 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

SPECIALE XX Raduno Nazionale Marinai d’Italia - Salerno 28/29 settembre 2019

Allegato 3 - Luoghi di interesse

al sodalizio stesso, per avanzare domanda dipartecipazione alle attività organizzate dal-l’ANMI (ivi incluso il Raduno Nazionale) edessere quindi inseriti nello schieramento del-le cerimonie, devono assicurare che tutti co-loro che interverranno come tali siano iscrittiall’ANMI ed indossino la prescritta divisa so-ciale (non sono ammessi elementi o capi divestiario particolari che richiamino l’apparte-nenza ad equipaggio o simile). I Sodalizi inte-ressati devono comunicare alla PresidenzaNazionale il nominativo del responsabile in-terno dell’organizzazione e della disciplina,che fungerà da p.d.c. e referente con la PN, inominativi dei partecipanti con specificato ilGruppo ANMI di iscrizione e l’accettazionedelle disposizioni emanate dalla PN. Lo stri-scione identificativo che il Sodalizio, unavolta autorizzato dalla P.N., potrà portare alRaduno ed esibire nello schieramento stati-co e successivo defilamento dovrà essere dicolore di fondo blu e dimensioni analoghe aquelle degli striscioni delle Delegazioni (cir-ca m. 6 x 1). Durante la rassegna statica e neldefilamento gli striscioni dovranno prende-re posto al termine dello schieramento delleDelegazioni ANMI, dopo la Delegazione

Campania e prima della rappresentanza delGruppo di Salerno che chiederà tradizional-mente il defilamento. Dovranno essere por-tati da sei Alfieri in divisa sociale ANMI sen-za alcun simpatizzante al seguito (eventualialtri simpatizzanti del Sodalizio in questionedovranno prendere posto nell’ambito delGruppo ANMI di appartenenza).

Cerimonia10.30Completamento dello schieramento statico

10.35Ingresso Labari, Gonfaloni, Medaglierie Bandiere

10.40Ora limite arrivo Invitati ed Autorità

10.50Arrivo della Massima Autorità, rassegnadello schieramento statico ed assunzionedello schieramento per il defilamento

11.00Allocuzioni

11.15Inizio del defilamento.

Ammassamentoe defilamento

AmmassamentoL’ammassamento intende predisporre sulpercorso del defilamento i Reparti Militari, leRappresentanze Marinare e le DelegazioniANMI secondo l’ordine di successione ripor-tato in Allegato 6.Ultimata la rassegna dello schieramentoda parte dell’Alta Autorità, i Reparti Militarie le Rappresentanze Marinare per primiconvergeranno sulla carreggiata di Lungo-mare Trieste, assumendo la formazione peril defilamento, in modo da consentire allatesta dello schieramento delle DelegazioniANMI di occupare l’area lasciata libera sulmarciapiede del Lungomare Trieste, con-sentendo così di allargare gli spazi tra leDelegazioni e cominciare ad assumere sulmarciapiede stesso un primo embrione diformazione per il defilamento.I Reparti Militari e le Rappresentanze mari-nare defileranno quindi da Piazza dellaConcordia lungo Lungomare Trieste pas-sando davanti alle Delegazioni ANMI ancoraschierate sul marciapiede, per raggiungere

25Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Arrivo con auto private/camperI radunisti che intendono raggiungere Saler-no, il giorno del defilamento, con auto priva-te, dovranno dirigere allo Stadio Arechi edusufruire dei parcheggi ivi dedicati. Succes-sivamente potranno raggiungere il Lungo-mare Trieste con la metro di superficie. Leautovetture delle Alte Autorità/invitati po-tranno parcheggiare in Piazza Amendola(previa esposizione dell’apposito cartello).Per facilitare le attività di controllo ed instra-damento, i Soci che utilizzano autovettureprivate dovranno già indossare la divisa so-ciale. L’area riservata a coloro i quali arrivanoa Salerno con il proprio camper è l’area delParco del Mercatello provvista di 40 piazzo-le, videosorvegliata e recintata. L’area offrela possibilità di allacciamento elettrico poz-zetto scarico acque grigie e nere. Per ulterioridettagli visitare l’apposito sito web.

Arrivo in TrenoLa Stazione Ferroviaria di Salerno, ubicatain Piazza Vittorio Veneto, è prossima all’a-rea destinata allo schieramento dei raduni-sti, pertanto chi arriva in treno non dovrà fa-re altro che uscire dall’ingresso principaledella Stazione, dirigere verso il Lungomare

(200 mt. circa) e raggiungere il settore de-stinato alla propria Delegazione, riconosci-bile dallo striscione antistante il punto diammassamento.

Schieramento staticoe rassegna

SchieramentoLe Delegazioni ANMI saranno schierate inLungomare Trieste. In Piazza della Concor-dia saranno schierate le RappresentanzeMarinare ed i Reparti Militari; l’area riservataallo schieramento statico ed al successivodefilamento è riportata in Allegato 4.La successione delle Delegazioni nelloschieramento, riportata in Allegato 5, è inordine alfabetico inverso e tiene conto degliaccorpamenti realizzati per mitigare la ri-dotta partecipazione numerica di alcuneDelegazioni. L’area impegnata per lo schie-ramento delle Delegazioni è costituita dauna fascia lunga circa 500 m. che compren-de il marciapiede (ed i giardini) di Lungo-mare Trieste compresi tra Piazza della Con-cordia e Via Cilento.

Entro le 10.30, sotto il controllo del proprioDelegato Regionale, ogni Delegazione as-sumerà il seguente schieramento:• Consigliere Nazionale e Delegato Regio-

nale posizionati al centro, davanti alletransenne;

• Presidenti di Gruppo con i Vessilli, in pri-ma fila dietro le transenne, seguiti daiSoci con i Cartelli dei Gruppi;

• i 12 soci designati a portare la BandieraNazionale e quella dell’ANMI, posiziona-ti dietro le transenne dopo i Soci con iCartelli dei Gruppi;

• tutti i restanti Soci a seguire, posizionatidietro le transenne in modo continuo edordinato.

Partecipazione raggruppamentidi ex EquipaggiSi intendono tutte quelle organizzazionispontanee o regolamentate che, sempre rico-noscendosi nell’ANMI, indicano e perseguo-no come scopo quello di riunire appartenentia ex equipaggi di Nave, (es. di amici di NaveArdito, Nave Alpino, Nave Impavido, ecc.).Questi sodalizi, pur rimanendo autonomi nel-lo stabilire e controllare la reale esistenzadelle condizioni di iscrizione o appartenenza

24 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

SPECIALE XX Raduno Nazionale Marinai d’Italia - Salerno 28/29 settembre 2019

Allegato 5 - Successione delle Delegazioni nello schieramentoAllegato 4 - Schieramento statico e defilamento

firmando contestualmente una ricevuta. Altermine del defilamento, un gruppo di ad-detti di ANMIPRES provvederà a ritirare gliStriscioni e le Bandiere, rendendo la rice-vuta ai rispettivi Delegati Regionali.

Grandi Invalidi e Soci AnzianiLaddove richiesto dai Gruppi con la Schedadi Partecipazione, la Presidenza Nazionalepredisporrà dei mezzi idonei a consentire ildefilamento dei Grandi Invalidi.I Soci Anziani che non desiderano defilarepossono:• ritornare all’area di imbarco sui pullmanal termine della Rassegna;

• spostarsi presso la Villa Comunale per ri-congiungersi con il proprio Gruppo altermine del defilamento.

DefilamentoLe Delegazioni partiranno all’ordine del-l’Ufficiale addetto all’inquadramento,quando la precedente Delegazione sarà acirca 50 m. di distanza. Durante il defilamento, il Delegato Regio-nale responsabile della propria formazio-ne, regolerà il passo per mantenere inva-riata tale distanza.In prossimità del palco delle Autorità, cuirendere gli onori con “attenti a dest”, ilpasso sarà mantenuto dall’aliquota di Ban-da M.M. che rimane fissa a lato del palco.Bande musicaliLe eventuali “Bande marcianti” al seguitodelle Delegazioni devono porre la massimaattenzione a non interferire tra di loro. Sarà cura della Banda Musicale della Mari-na Militare, posta in prossimità della Tribu-na d’Onore, regolare le proprie esecuzioniin modo da evitare sovrapposizioni con leBande marcianti.

Onori alle Autorità Ogni sezione, all’interno della formazione,renderà gli onori alle Autorità automatica-mente durante l’intervallo di passaggiodella sezione stessa davanti alla Tribunad’Onore (inizio e fine della tribuna).Gli onori saranno resi dalle Sezioni nel mo-do seguente:• I Consiglieri Nazionali ed i Delegati Re-

gionali salutano militarmente;• La Bandiera Nazionale e la Bandiera AN-

MI vengono alzate all’altezza delle spalle;• I Vessilli dei Gruppi vengono inclinati a

45°, quindi riposizionati verticalmente;• I Soci ruotano il viso di 90° a destra e fis-

sano le Autorità con lo sguardo.

Termine del defilamentoIl percorso del defilamento si conclude inprossimità della Villa Comunale ove è si-tuata la postazione degli addetti di ANMI-PRES destinati al ritiro degli Striscioni edelle Bandiere. Al fine di non interferire conle formazioni che seguono, si raccomandaai Delegati Regionali di:• predisporre per la rapida riconsegna de-

gli Striscioni e delle Bandiere, garanten-do nel contempo che la propria formazio-ne prosegua la marcia senza rallentare;

• rompere le righe solo quando la formazio-ne ha consegnato gli Striscioni e le Ban-diere in prossimità del varco della Villa Co-munale, invitando i Soci a proseguire spe-ditamente, in ordine sparso, verso PiazzaUmberto per l’imbarco sui pullman.

Varie

Tenuta dei SociPer l’Assemblea Nazionale, il concerto edil ricevimento di sabato 28 settembre la

tenuta è la Divisa Sociale di cui al Capo 2°– art. 4 – punto 4 – Allegato 6 del Regola-mento (abito di colore blu – in alternativagiacca di colore blu e pantalone grigio scu-ro – camicia di colore bianco, scarpe, calzee cintura di colore nero, cravatta sociale, di-stintivo da occhiello o distintivo di carica.Per la deposizione corone di venerdì 27settembre la tenuta è la Divisa Sociale dacerimonia di cui al Capo 2° – art. 4 – punto4 – allegato 7 del Regolamento (costituitadalla predetta Divisa Sociale completatada solino, basco ed eventuali nastrini delledecorazioni).Per il defilamento di domenica 29 set-tembre la tenuta è la Divisa Sociale da ce-rimonia con medaglie di cui al Capo 2° –art. 4 – punto 4 – Allegato 8 del Regola-mento (costituita dalla predetta Divisa So-ciale da cerimonia con le eventuali decora-zioni metalliche al posto dei nastrini).I Soci appartenenti alle Componenti specia-listiche “Componente Nazionale Sommergi-bilisti”, “Varignano – Incursori”, “Leone S.Marco” e “X Mas” possono indossare la di-visa sociale modificata di cui al Capo 2° – art.4 – punto 5 – Allegato 13 del Regolamento.Non essendo stato possibile approvvigio-nare guanti, cavigliere e cinturoni bianchinel numero necessario a soddisfare le esi-genze di tutti i Gruppi, per assicurare lanecessaria uniformità nella tenuta i soliAlfieri dovranno indossare i suddetti ac-cessori mentre le scorte dei Vessilli diGruppo defileranno in Divisa Sociale dacerimonia.

Partecipazione di familiariLa partecipazione al defilamento, per quan-to auspicata, è facoltativa. Chi aderisce de-ve comunque: • indossare un abbigliamento adeguato al-

la manifestazione ed alla Divisa Socialeindossata dai Soci (per le signore possi-bilmente con camicetta bianca e gonna, opantalone, di foggia tradizionale e di co-lore grigio scuro o blu con foulard ANMI);

• posizionarsi in coda ai Soci della propriaDelegazione, senza creare discontinuità;

• mantenere disinvoltamente il passo dimarcia (per le signore si suggerisce di in-dossare scarpe comode o con tacco bas-so), senza separarsi dagli altri Soci.

Chi non desidera partecipare al defilamen-to, può assistere alla manifestazione con ilpubblico in Lungomare Trieste e ricongiun-gersi con il proprio Gruppo presso la VillaComunale al termine del defilamento.

27Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

il punto di partenza del defilamento vero eproprio (in prossimità incrocio con Via Cilen-to – vds. Allegato 4).Una volta defluiti i Reparti Militari e le Rap-presentanze Marinare l’ordine alle Delega-zioni di uscire dalle transenne e di riposi-zionarsi sulla carreggiata di LungomareTrieste sarà impartito in successione daiDelegati Regionali, d’intesa con il persona-le ANMI preposto all’inquadramento.L’ammassamento delle Delegazioni si svi-lupperà mantenendo lo stesso ordine disuccessione dello schieramento staticoprecedentemente attuato sul marciapiede,nell’ordine Gruppi esteri, Veneto Occ. etc..Le Delegazioni dovranno posizionarsi perl’ammassamento attraverso gli ampi var-chi tra le siepi disposte lungo tutto il per-corso e su indicazioni del Delegato Regio-nale e del personale di ANMIPRES.Raggiunta la posizione di ammassamento,ogni Delegazione assumerà, seppur a ran-ghi serrati, la formazione di defilamentostabilita. A schieramento per il defilamentocompletato, ogni Delegato Regionale infor-merà il personale della Presidenza Nazio-nale addetto all’inquadramento.Iniziato il Defilamento delle Delegazioniche precedono, rendendosi man mano di-sponibile dello spazio nella direzione dimarcia, lo schieramento sarà gradualmen-te adeguato per quanto riguarda le distan-ze interne alla formazione.Così facendo si contraggono al massimo itempi di attesa e la formazione può proce-dere lentamente verso la linea di partenza,pronta a partire nel corretto assetto di mar-cia, all’ordine del personale ANMI addetto.

FormazioniI Delegati Regionali sono responsabilidell’assunzione della formazione per il de-filamento della propria Delegazione. Nelcaso di più Delegazioni accorpate, la Presi-denza Nazionale designerà il Delegato Re-gionale responsabile della formazione, chesarà ovviamente coadiuvato nei compitidagli altri Delegati Regionali partecipanti.Sono state previste due formazioni di defi-lamento in funzione del numero di parteci-panti delle singole Delegazioni, la primanel caso defili una sola Delegazione (Alle-gato 7) e la seconda nel caso defilino piùDelegazioni accorpate (Allegato 8).Nel primo caso, lo striscione della Delegazio-ne sarà preceduto dal Consigliere Nazionalee Delegato Regionale.Nel secondo caso, gli Striscioni delle Dele-gazioni accorpate, ciascuno preceduto dal

proprio Consigliere Nazionale e DelegatoRegionale, si succedono con lo stesso ordi-ne previsto durante lo schieramento statico.In entrambe le formazioni, dopo lo/gli stri-scione/i, seguono la Bandiera Nazionale,portata orizzontalmente da sei personecon il verde in avanti e la corona turritaorientata a sinistra (lato della Tribuna d’O-nore) e la Bandiera dell’ANMI, anch’essaportata da sei persone con la corona turritaorientata a sinistra. In entrambe le forma-zioni, seguono i Presidenti di Gruppo con ilVessillo ed il Cartello del proprio Gruppo,disposti in ordine alfabetico, per tre su ognifila, da sinistra a destra (eventuali Sindacipresenti con fascia tricolore si posizione-ranno a fianco del rispettivo Presidente).A 10 metri di distanza, seguono tutti i Soci del-la formazione, senza distinzione di Delega-zione/Gruppo di appartenenza, schierati inmodo continuativo su un fronte di 9 persone.In coda ai Soci, se partecipanti, si posizio-nano i famigliari dei Soci. Eventuali Bande o gruppi folcloristici alseguito delle Delegazioni si posizione-ranno dopo i Presidenti di Gruppo e primadei Soci.Tenuto conto delle “schede di partecipazio-ne” pervenute, per il defilamento sono sta-te stabilite le seguenti formazioni, e relativiaccorpamenti di Delegazioni:• Gruppi esteri • Veneto Orientale • Vene-to Occidentale/Trentino Alto Adige • To-scana Meridionale • Toscana Settentrio-nale • Sicilia • Sardegna • Puglia Meri-dionale • Puglia Centrale • Puglia Set-tentrionale/Basilicata • Piemonte Orien-tale • Piemonte Occidentale/Valle d’Ao-sta • Marche/Umbria • Lombardia S.E. •Lombardia N.E. • Lombardia S.O. • Lom-bardia N.O. • Liguria • Lazio Meridionale• Lazio Settentrionale • Friuli VeneziaGiulia • Emilia-Romagna • Calabria •Abruzzo/Molise • Campania • Compo-nenti specialistiche ed Ex Equipaggi •Gruppo di Salerno.

Striscioni e Bandiere Prima dell’ammassamento, i Delegati Re-gionali designano le cinque persone dellapropria Delegazione incaricate di prelevarelo striscione dalle transenne (dove sarà si-stemato a cura PN - Gruppo Salerno), di por-tarlo durante il defilamento e di riconse-gnarlo a fine percorso sull’apposito mezzo.Per quanto riguarda la Bandiera Nazionale ela Bandiera ANMI, i Delegati Regionali pre-dispongono ed effettuano il loro ritiro il gior-no prima, durante l’Assemblea Nazionale,

26 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

SPECIALE XX Raduno Nazionale Marinai d’Italia - Salerno 28/29 settembre 2019

Allegato 6Ordine del defilamento1° Settore “Bandiere”• Banda Musicale Marina Militare in Divisa Storica• Grandi Invalidi• Comandante schieramento• Bandiera della Marina Militare e delle Forze Navali• Bandiera della Marina Mercantile• Stendardo delle Capitanerie di Porto• Rappresentanza ex Capi di Stato Maggiore Marina/ex Comandanti Generali CC.PP.• Medagliere Marina Militare• Rappresentanza Eredi Medaglie al Valore di Forza Armata• Medagliere Nastro Azzurro• Compagnia SOC

2° Settore “Gonfaloni”• Gonfalone delle 4 Repubbliche Marinare• Gonfaloni delle principali Città marinare• Gonfalone della Regione Campania • Gonfaloni di Capoluoghi di Provincia della Campania• Gonfaloni della Provincia e Comune di Salerno

3° Settore “Istituti di Formazione”• Reparto Scuola Navale “Morosini”• Reparto Scuola Nautica Guardia di Finanza – Nunziatella – Carabinieri• Compagnia degli Istituti Nautici• Associazioni e Federazioni nautiche e sportive

4° Settore “La Marina Militare”• Gruppo Bandiere di Bompresso• Compagnia in Uniforme Storica• Bandiera Marina Militare di 1 ̂grandezza (orizzontale)• Bandiera di Combattimento della Brigata San Marco• Reparto della Brigata San Marco• Bandiera di Combattimento delle Forze Aeree• Bandiera di Combattimento del Comsubin• Reparto Sommergibili• Reparto missioni estere• Reparto Unità Navali• Reparto Capitaneria di Porto

5° Settore “Componenti Marittime”• Reparto Carabinieri per la Marina• Reparto Guardia di Finanza di Mare• Reparto Polizia di Stato (Polmare)• Reparto Polizia Penitenziaria• Reparto Vigili del Fuoco• Reparto Infermiere Volontarie della C.R.I.AER• Reoparto Marina Mercantile

6° Settore “ANMI”• Banda Musicale dell’ANMI • 1° Tricolore Italiano con scorta in divisa storica• Bandiera donata all’ANMI dalla Presidenza della Repubblica con scorta• Presidente e Vice Presidenti Nazionali e Vessillo Nazionale ANMI • Presidenti delle Componenti specialistiche con Labari• Gruppi Esteri (in ordine alfabetico)• Delegazioni (in ordine alfabetico)• Componenti Specialistiche Associazione• Rappresentanza ex equipaggi Unità Navali• Rappresentanza familiari “Caduti del Monte Serra”• Delegazione Campania• Gruppo di Salerno• Bandiera Marina Militare di 1 ̂grandezza (or.)• Bandiere Regia Marina e Marina Militare • Striscione con scritta “I marinai che non sono rientrati alla base”

Allegato 7 - Delegazione con consistentenumero di partecipanti

Allegato 8 - Accorpamento di delegazionicon ridotto numero di partecipanti

Settimana del Mare • Salerno 20/29 settembre

Lineamenti generaliUna certezza. Un riferimento, come per la stella polare: il Raduno Na-zionale, tra le molteplici attività che caratterizzano la vita della nostraAssociazione è quella più importante, ricca di significato. Non è solo ilpiacere di rincontrarsi dopo quattro anni, di essere orgogliosi di appar-tenere alla “grande famiglia marinara”; scopo di questo rilevante even-to, dedicato principalmente al grande pubblico, è quello di evidenziaremolteplici temi del vasto settore marittimo e navale. Ecco quindi che al-dilà della giornata clou, domenica 29 settembre p.v., quando oltre die-cimila persone tra reparti in armi, istituti nautici, addetti al settore dellamarineria e “Marinai d’Italia”, tutti convenuti a Salerno, defileranno da-vanti alle Alte Autorità presenti, è stata organizzata una intera settima-na, denominata per l’appunto “settimana del mare”, nel corso dellaquale verrà mostrato alla popolazione e soprattutto ai giovani ed aglistudenti, quanto la conoscenza dell’elemento mare sia fondamentaleper l’economia ed il progresso di un Paese come l’Italia che, non biso-gna dimenticarlo, da esso in buona misura dipende per ciò che concer-ne il costante flusso di materie prime che importiamo e, una volta sot-toposte al ciclo di trasformazione, vanno esportate.La “settimana del mare”, grazie soprattutto alla preziosa, corposa e si-nergica partecipazione della Marina Militare per tutta la durata del Ra-duno Nazionale, sarà caratterizzata da una sequenza di manifestazio-ni, condensati in un fitto programma, tutti a tema marinaro: tra le piùsignificative, l’Amerigo Vespucci, il “veliero più bello del mondo”, maanche la nuovissima Fregata Federico Martinengo sono le due Unità dipunta tra quelle della Squadra Navale che faranno tappa a Salerno. Inporto, saranno ogni giorno aperte alle visite a bordo per la gioia delledecine di migliaia di visitatori; la mostra istituzionale della Marina,comprensiva anche dei modelli di Unità Navali e di una selezione diquadri famosi dei “pittori di Marina”, presso Palazzo Fruscione e laStazione Marittima; quella altrettanto importante della PresidenzaNazionale dell’ANMI sempre a Palazzo Fruscione; il Centro MobileInformativo nella centralissima Piazza Sedile di Porta Nova per la co-municazione promozionale della Forza Armata; l’esibizione di soccor-so e salvamento in mare in sinergia tra la locale Capitaneria di Porto-GC, Protezione Civile, Vigili del fuoco, ecc.; attività convegnistica incen-trata su tematiche di grande attualità di geopolitica navale, della por-tualità futura della bellissima Città che ci ospita. I giovanissimi studen-ti della provincia salernitana daranno sfogo alla loro creatività in unconcorso a premi incentrato su temi marini (pittura, componimenti,ecc.). Sul lungomare, nei pressi di Piazza della Concordia, la tradizio-nale “cittadella del mare” dove i Soci ed i visitatori potranno goderedelle locali attrattive commerciali quali prodotti artigianali ed agroali-mentari di ispirazione marinara; sempre sul lungomare Marconi, all’al-tezza dell’ex-ostello della gioventù, la cerimonia di piantumazione diquattro alberi (che richiamano quelli del Vespucci: bompresso, trin-chetto, maestra e mezzana) quale segno, unitamente ad un’ancoramunita di spezzone di catena, di ringraziamento alla cittadinanza peraver ospitato questo Raduno Nazionale. E ancora: il trofeo “il marenel…piatto!”, giunto alla sua terza edizione; una vivace gara gastrono-mica tra sei blasonati istituti alberghieri provenienti da tutta Italia,ospitati presso il “Roberto Virtuoso” di Salerno, che grazie alla sapien-te conduzione dello chef Fabio Campoli vuole testimoniare l’amore edil rispetto dei Marinai d’Italia nei confronti di questo meraviglioso ele-mento naturale che abbiamo il dovere non solo morale di difendere econtinuare a preservare al meglio. Di più, il concerto che la Banda Mu-sicale della Marina sabato 28 sera offrirà alla Città.Una “settimana del mare”, in sintesi, così pregna di avvenimenti chepossa essere a lungo ricordata; e non solo dai nostri Soci. Un RadunoNazionale, questo XX dell’ANMI, animato dallo spirito di elevare Saler-no, fosse anche per un solo giorno, a ruolo di “Capitale italiana dellamarineria”!

Programma generaleNell’arco della settimana dal 20 al 29 settembre 2019 sono previste leseguenti attività, il cui programma dettagliato verrà pubblicato e tenu-to aggiornato in tempo reale sul sito www.marinaiditalia.com:• Veleggiata acque antistanti il Lungomare;• Mostra istituzionale della Marina Militare e dell’ANMI; • Stand con Annullo Postale;• Mostra Pittori di Mare;• Concorso nazionale di cucina (Il mare... nel piatto)

presso Istituto Alberghiero “Virtuoso” di Salerno”;• Show di fuochi di artificio;• Concerti e spettacoli;• Concorso di arti grafiche per il studenti della Provincia;• Concorso per la migliore vetrina di negozio arredata a tema marinaro;• Attività promozionale e conferenze divulgative su temi marinari;• Convegno su temi di medicina subacquea ed iperbarica, storici,

culturali tutti a temi marinari;• Dimostrazione di attività di Ricerca e Soccorso in mare

(dedicata agli studenti);• Cittadella del Mare con stand di artigianato e gastronomia locale;• Visite alle Unità Navali presenti in sede.

Programma della giornata inauguraleMercoledì 25 settembre15.00 • Inaugurazione della Cittadella del MareSarà inaugurata, con taglio nel nastro tricolore, la Cittadella del Mareallestita a Piazza della Concordia.Partecipano, su invito, con consorte:Presidente Nazionale, Segretario Generale, Consigliere Nazionale eDelegato Regionale per la Campania, Presidente del Gruppo ANMI diSalerno, Autorità civili e militari locali.

16.00 • Inaugurazione delle MostreSaranno inaugurate, in successione, con taglio del nastro tricolore:• Mostre istituzionali della Marina Militare e dell’ANMI

a Palazzo Fruscione e alla Stazione Marittima;• Mostra Pittori di Mare.

Programma degli eventi Marina MilitareIl programma è ancora in corso di definizione. Per il periodo della Set-timana del Mare è prevista la presenza della Mostra Istituzionale e delCentro Mobile Informativo. È prevista altresì la presenza di Nave Ve-spucci e Nave Martinengo (ormeggiate alla Banchina della StazioneMarittima/Porto Commerciale) con visite guidate a bordo delle scola-resche nelle ore mattinali e visite per la popolazione nelle ore pomeri-diane. I Gruppi ANMI avranno la priorità previa prenotazione e coordi-namento a cura del Gruppo di Salerno.Il giorno di giovedì 26 settembre in mattinata è prevista una conferen-za a favore degli studenti delle Scuole Medie Superiori da parte di Uf-ficiali M.M. e CC.PP. mentre lo stesso giorno è prevista una dimostra-zione di attività di ricerca e soccorso e Protezione Civile nelle acque an-tistanti la spiaggia di Santa Teresa.Il giorno di venerdì 27 settembre alle ore 12.30 verrà effettuato l’AlzaBandiera solenne in Piazza Amendola ed il giorno 28 settembre alleore 18.30 verrà tenuto il tradizionale concerto della Banda della Mari-na Militare in Piazza della Concordia.In occasione del defilamento, saranno presenti:• Reparti degli Istituti di Formazione;• Reparti degli Specialisti di Forza Armata;• Sorvolo di Harrier;• Lancio di paracadutisti di Comsubin con bandiera.

28 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Crociera dei Marinai d’Italia 2019

MSC LIRICAProseguendo nell’iniziativa che tanto successo ha sempre riscosso,

la Presidenza Nazionale organizza ancora una volta, in collaborazione con MSC CROCIEREche ha concesso tariffe speciali per i Soci ANMI, la “Crociera dei Marinai d’Italia 2019”

quest’anno dedicata, con un itinerario nel Mediterraneo Orientale, alla commemorazionedei marinai italiani caduti in combattimento nelle acque dell’Egeo e del Dodecaneso,con speciale riferimento al simbolo dell’eroismo subacqueo italiano, il R. Smg. Sciré

Tutte le informazioni di dettaglio, inerenti a tariffe, modalità di iscrizione,attività a bordo e terra, etc sono pubblicate sul sito

www.marinaiditalia.com

Associazione Nazionale Marinai d’Italiain collaborazione con MSC Crociere

Per tutte le informazioni, l’organizzazione e le prenotazioni, la Presidenza Nazionale,in accordo con MSC Crociere, ha dato l’incarico all’agenzia “I Viaggi delle Meraviglie S.r.l.”sita in Roma in Viale Trastevere, 117-121 (REFERENTE: dott. Armando Pietroni) contattabileallo 06.53.27.43.74 oppure all’indirizzo e-mail [email protected]’agenzia opera attraverso un service dedicato a disposizione dei Soci ANMI dal lunedì alvenerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.

Per motivi di semplicità ed omogeneità organizzativa si raccomanda a tutti i Gruppi e/o Soci di fare esclusivoriferimento alla citata agenzia la quale, tra l’altro, per chi lo desidera, offre modalità agevolate di pagamento(da richiedere e valutare direttamente).

TUTTE LE ATTIVITÀ PROGRAMMATE A BORDO E A TERRASARANNO RISERVATE ESCLUSIVAMENTE AI PRENOTATI PRESSO QUESTO UNICO REFERENTE

SPECIALE XX Raduno Nazionale Marinai d’Italia - Salerno 28/29 settembre 2019

Mar Tirreno

Mar Mediterraneo

Mar Egeo

Mar Nero

dit

La tragediadi Matapan

oL’azionedi Suda

Le imprese delR. Smg. Scirè

Le operazionidella Regia Marina

nell’Egeo

Le operazionidella Regia Marina

nel Mar NeroITALIA

CROAZIA

ALBANIA

ISRAELE

CIPRO

CRETA

Mar Ionio

Venezia

Bariri

ia

Ragusa(in croato Dubrovnik)

Rodi

Limassol

ISRAHaifa

Mykonos

Crociera dei Marinai d’Italia 2019MSC LIRICA28 ottobre ÷ 10 novembre

Heraklion

Rodi e i Cavalieridi S. Giovanni

Per i Soci ANMI sono previsti due porti di imbarco28 ottobre - Venezia partenza ore 16,30 • 29 ottobre - Bari partenza ore 17,00

a seguire l’itinerario prevede:

30 ottobrenavigazione 31 ottobre

Heraklion - Creta (Grecia)dalle 08,00 alle 18,00

1 novembrenavigazione

2 novembreHaifa- Israelearrivo ore 7,00

3 novembreHaifa- Israele

partenza ore 21,00

4 novembreLimassol- Ciprodalle 8,00 alle 18,00

5 novembre Rodi- Grecia

dalle 9,00 alle 18,00

6 novembreMykonos - Greciadalle 08,00 alle 18,00

7 novembrenavigazione

8 novembreRagusa- Croazia(in croato Dubrovnik)

dalle 07,00 alle 14,00

9 novembreVenezia

10 novembreBari

Il secondo fu la cooperazione delle Forze Italiane con quelle al-leate per ripristinare l’ordine in Russia e mantenere la sicurezzain Turchia. Infine si cominciò a preparare lo spostamento delletruppe in quelle che sarebbero state le aree di influenza italiane. La Regia Marina partecipò al perseguimento di tutti e tre gli obiet-tivi e si organizzò istituendo a Costantinopoli una propria base perla Squadra operante nel Mar Nero, la Divisione Navale del Le-vante che fu messa in collegamento radio con Roma; entraronoin funzione una Capitaneria di porto italiana ed un Ufficio Tecnicodel Genio Navale, con incarico interalleato e la responsabilità deltraffico di tutte le navi requisite.Subito le Regie Navi cominciarono a visitare i porti del Mar Neroed a raccogliere informazioni, scoprendo e recuperando i soldatiitaliani già prigionieri degli Austro-Tedeschi. In Turchia ce n’era-no pochi – un paio di centinaia di cui 40 furono ricoverati all’ospe-dale italiano – ai quali se ne aggiunsero altri 500 provenientidall’Anatolia e 100 dalla Bulgaria, ma poi si seppe che ce n’eranoben 11.000 in Romania, dov’erano arrivati scappando dai campiaustro-ungarici.I primi, insieme ad alcuni ufficiali e a una sessantina di soldati ex-austriaci provenienti dalle province redente, furono rimpatriati colpiroscafo Indiana. Gli altri, quelli della Romania, vennero aumen-tati da 1.500 irredenti che si riunirono a Odessa, rendendo il pro-blema del rimpatrio ancora più difficile. Si decise di requisire i pi-roscafi ex-nemici presenti nel Mar Nero, ma occorse un po’ ditempo per accordarsi cogli Alleati, visto che si trattava di predecomuni di guerra. Alla fine, tra il dicembre del 1918 e il febbraio del1919 3.000 ex-prigionieri tornarono in Italia a cura del Regio Eser-cito, viaggiando in treno fino a Salonicco, mentre gli altri 9.000 ve-nivano imbarcati. Gli stati maggiori delle Regie Navi Bassini eAgordat si erano accordati coi Franco-Inglesi e avevano requisitotra Odessa e la foce del Danubio otto piroscafi. Li armarono e rifor-nirono di vettovaglie e carbone e li avviarono a Costantinopoli, do-ve li attendeva il Vittorio Emanuele che provvide al ripianamentoviveri ed al carbonamento prima dell’ultimo tratto fino all’Italia.Contemporaneamente stavano arrivando a Roma le prime infor-mazioni sulla situazione nell’area e non erano promettenti.Cominciò il regio console a Mosca, Majoni1, e di fatto confermòquanto i comandanti, elaborate le informazioni raccolte nelle loca-lità da loro visitate, stavano comunicando sulla situazione russa.Come esempio basterà un rapporto del Capitano di Vascello Gio-vannini, comandante della corazzata Roma: “È da ritenere chel’Italia debba astenersi da un intervento militare nella Russia

Meridionale. Esso sarebbe dispendioso, sovrattutto inefficace eci frutterebbe soltanto le antipatie che già in larga messe stannoraccogliendo le truppe alleate di occupazione: è opportuno inol-tre salvaguardare le nostre truppe dalla pericolosa propagandaanarchica che con larghi mezzi è fatta a Odessa e Sebastopolifra le truppe alleate...Al contrario un nostro intervento commerciale sollecito può riu-scire di grande vantaggio alla Russia ed al nostro Paese e serviràa ricostituire quelle salde basi economiche che gli italiani per pri-mi avevano stabilito nei porti del Mar Nero.”2In base a documenti come questo, il Governo del Re decise dinon farsi coinvolgere militarmente in Crimea, lasciando allasquadra solo il compito di proteggere la colonia italiana e seguiregli eventi.

Le ragioni politiche interned’un intervento pacificoe la situazione nel Mar Nero

A parte l’aspetto militare, esistevano ragioni di politica internaitaliana che sconsigliavano l’impegno bellico in Russia. Quando, nel Novembre del 1919, si svolsero le prime elezioni deldopoguerra, i socialisti presero più del 32% dei voti e, con 156deputati su 508 alla Camera, divennero il partito di maggioranzarelativa. Nell’inverno 1918-19 tutto questo ancora non si sapeva, ma se nevedevano i segni, Di conseguenza il Governo, preso fra i guaieconomici del dopoguerra, l’intesa antitaliana ormai evidente fraInglesi, Francesi e Americani e il progressivo aumento delle ten-sioni politiche interne, cercò d’evitare ulteriori grane e decise dinon intervenire militarmente contro i bolscevichi sovietici, pernon irritare i socialisti italiani che in loro vedevano dei compagnie un esempio da seguire.

33Marinai d’Italia Giugno/Luglio 201932 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

L’ attività in Mar Nero iniziò coll’armistizio di Mudros. LaTurchia si arrendeva agli Alleati e apriva alle loro flottegli Stretti e il Mar Nero, con i suoi terminali fluviali, car-

bonieri e petroliferi, sia turchi sia russi. A causa della rivoluzione bolscevica, l’area era nel caos. Le for-mazioni bianche e le bolsceviche si combattevano furiosamentenella Russia Meridionale e nell’Ucraina. Le province a sud delCaucaso avevano dichiarato la propria indipendenza in altret-tante Repubbliche, di cui le più importanti erano la Georgia el’Armenia. Le forze turche erano in ritirata, quelle inglesi stavano arrivandodal Curdistan e quelle francesi da Salonicco si stavano spo-stando verso il Mar Nero. Ben presto si delineò con chiarezzal’intento franco-britannico di fermare la rivoluzione bolscevicae, già che ci si trovavano, di ritagliarsi delle aree d’influenza intutta la zona compresa tra il Mar Nero, il Caspio, il Golfo Persicoe il Mediterraneo.La prima mossa consisté nell’insediare a Costantinopoli gli AltiCommissari delle Potenze vincitrici e una serie di commissioniinteralleate a capo delle comunicazioni e delle banche per con-trollare l’Impero Ottomano e le vie d’acqua da e per il Mar Neroe la Russia. Questo consentiva di mandare truppe a sostenere i

“Bianchi”, a occupare i terminali petroliferi, le basi carboniferee le foci dei fiumi principali, spingendosi fino al Caspio e ai suoicampi petroliferi, per tramutare all’occorrenza l’occupazione po-stbellica in un mandato o in una colonizzazione vera e propria. Ovviamente lo strumento di maggior utilità per la sua flessibilitàd’impiego era per tutti la Marina e, come al solito, la Regia Mari-na fece la sua parte.La sua primissima azione postbellica fu l’arrivo a Mudros della 2ªDivisione della Squadra da Battaglia, proveniente dall’Adriatico,agli ordini del Contrammiraglio Mortola e composta dalle RegieNavi Vittorio Emanuele, Roma, Libia, Nievo, Ardente e Bassini:due corazzate, un incrociatore e tre caccia. La 13^ Divisione si presentò a Costantinopoli, vi sbarcò i marinaidel Battaglione Grado, destinati al presidio dell’Ambasciata, dellescuole e dell’Ospedale italiano e un gran numero d’ufficiali deglistati maggiori, nominati componenti delle varie commissioni inte-ralleate che si stavano formando. Però il Governo italiano si ten-ne fuori da questa corsa al guadagno economico e diede ordiniin merito. L’Italia non aveva interesse ad accaparrarsi territori sulMar Nero o sul Caspio. Cercava di rafforzarsi nel MediterraneoOrientale, specie sulla costa anatolica e su quella medio orienta-le di fronte al suo possedimento del Dodecanneso. Il Governo fissò degli obiettivi da perseguire, diversi per impor-tanza ed urgenza: il primo fu il rimpatrio dei prigionieri italiani,sia nazionali, sia ex-austro-ungarici, sparsi in quello che erastato l’Impero russo e in altre parti dell’Europa orientale o del-la Turchia.

La Regia Marinanel Mar Nero1918/1920Ciro Paoletti - Storico

Grande Guerra

Note

(1) Il Regio Console Generale a Mosca in missione a Odessa Majoni a S.E. ilMinistro degli Esteri barone Sidney Sonnino, rapporto riservato 193/43 daOdessa del 25 Febbraio 1919, in Ministero degli affari esteri, DocumentiDiplomatici Italiani, Sesta Serie 1919-1922, vol. II: 18 gennaio – 23 marzo1919, Roma, Libreria dello Stato, 1980, pag. 346-348.

(2) Rip. in G., DUCCI, La Marina italiana in Levante, su “Rivista Marittima”,anno LXIX, fascicolo III, marzo 1936, XIV E. F., pag. 267.

Corazzata Giulio Cesarecon mare mosso

Corazzata Duilio in navigazione L’Incrociatore Pisa

proprie truppe in Transcaucasia da quelle italiane, lasciando al-la Regia Marina il compito di sovrintendere ai servizi navali diBatum e più in generale del Caspio, dove si trovava naviglio rus-so “bianco”, armato e sostenuto dagli Inglesi.Per questo era partita dall’Italia la “Commissione Gabba”, incari-cata di studiare i quattro piccoli Stati appena creatisi, in partico-lare la Georgia, e preparare il necessario per un Corpo di spedi-zione che si stava allestendo in Italia. Si parlava di forze ingenti:non meno d’un corpo d’armata, più probabilmente due; ed occor-reva avere le idee chiare.Mentre la Commissione era in viaggio sul piroscafo Melfi, l’ammi-raglio Salazar, a contatto con la situazione e per nulla entusiasta,inoltrò a Roma un altro rapporto del comandante Giovannini, mol-to concreto e assai poco promettente. La mossa era quanto maiopportuna perché Orlando aveva pensato a una presenza italia-ne in Georgia, ma in giugno il suo gabinetto era stato sostituito daquello di Nitti il quale fuggiva da qualsiasi complicazione, perciò,quando arrivò a Roma il rapporto Giovannini, gli fornì la ragioneper cancellare l’intervento in Georgia. Ed era un’ottima ragione. Scriveva infatti Giovannini che gli Inglesi davano per scontatala sostituzione cogli Italiani, avevano iniziato l’avvicendamentodei loro uomini con unità indiane, ma “la tranquillità e l’ordinenel Paese non sono state ripristinate, la carestia continua ad in-fierire e le difficoltà politiche rendono precaria la situazione de-gli Inglesi.Il recente insuccesso dell’occupazione francese nella RussiaMeridionale è un esempio che gli Inglesi hanno l’amor proprio dinon voler imitare; con quanti ufficiali britannici ho avuto occasio-ne di intrattenermi sull’argomento, essi mi hanno manifestato,con un velo di cortese ironia, la loro gioia di andarsene e lasciareil posto a noi.” 3 Infine “Se l’Italia vuole essere in accordo con ilpartito di ricostituzione della Grande Russia… occorrerà daregaranzia che la nostra occupazione sarà temporanea. D’altraparte il nostro intervento nel Transcaucaso sarebbe gradito e fa-cilitato dagli abitanti della regione soltanto quando essa ne ga-rantisca l’indipendenza. Vi è quindi un contrasto fondamentalefra le due condizioni.” 4Il rapporto ebbe un’eco immediata fra i militari. Il 30 giugno il mi-nistro della guerra generale Albricci scrisse al presidente delconsiglio e al ministro degli Esteri “Il Comitato di guerra, nella riu-nione tenuta il giorno 26 c.m., ha deciso di non dar più corso al-l’intervento militare italiano già divisato nel Caucaso.” 5

Nonostante questo le opinioni del Governo non cambiarono. Lo sivide quando arrivarono gli ordini dell’ammiraglio Thaon di Revel,capo di Stato Maggiore della Regia Marina, il quale, il 20 giugno1919, scriveva all’ammiraglio Solari, comandante in capo dellaSquadra da Battaglia: “informo che probabilmente si effettueràfra breve tempo la spedizione di un Corpo di truppe italiane nelCaucaso, ove già si trova una Missione Militare Italiana di cui è a

35Marinai d’Italia Giugno/Luglio 201934 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Nel suo citato rapporto a Odessa, il regio console Majoni avevafornito a Roma un ampio panorama della situazione. Raggiunta No-vorossijsk il 19 febbraio sul caccia Agordat, era andato a Ekateri-nodar a incontrare Denikin, considerato da tutti come l’unico pote-re riconosciuto. Un volta là, s’era accorto che il Mar Nero in prati-ca era già stato spartito tra Francia e Gran Bretagna. La prima s’e-ra presa l’Ucraina e la Crimea, la seconda la Georgia, il Caspio, ilKuban, il Governatorato del Mar Nero e la regione del Don. InGeorgia c’erano 30.000 inglesi, mentre i Francesi, sostenuti da al-cuni battaglioni greci, occupavano Odessa e la zona circostante. Secondo Majoni questo non bastava: i “Rossi” erano forti eavanzavano, i “Bianchi” non superavano i 100.000 uomini; i co-sacchi del Don stavano un po’ meglio ma erano minati dalle di-serzioni e tirava una brutta aria. C’era da aspettarsi la cadutad’Odessa e al massimo si potevano stabilire delle relazioni com-merciali da cercare di mantenere qualsiasi fosse in futuro il go-verno di quelle zone.

Le operazioni della Marina

Data la situazione, ovviamente la prima operazione italiana fu aOdessa, tenuta dagli Alleati e dai “Bianchi” e minacciata sem-pre più da vicino dai bolscevichi. Mentre la loro morsa si strin-geva sulla città, il 20 febbraio 1919 il contrammiraglio Mortolalasciò il comando al parigrado Salazar.Il 16 marzo Salazar comunicò a Roma che le cose peggiorava-no: i bolscevichi stavano arrivando, i Francesi erano chiara-mente non in grado di fermarli e si temeva l’insurrezione di100.000 operai per cui sconsigliava qualsiasi intervento che nonfosse di salvataggio dei connazionali.Il 2 aprile, in seguito a una vittoriosa offensiva bolscevica, si de-cise l’evacuazione alleata d’Odessa e Salazar si trovò a sovrin-tendere allo sgombero. I comunisti chiesero la consegna dei vo-lontari “Bianchi”, ma la replica del generale francese, coman-dante il contingente franco-ellenico-polacco che presidiava lapiazza, fu secca: nessuno sarebbe stato consegnato e la città sa-rebbe stata bombardata al minimo segno di disordine. Gli Italiani cooperarono all’evacuazione con uomini e navi. Insie-me alle compagnie da sbarco delle navi francesi Justice e Fran-ce, fu messa a terra una compagnia di 100 marinai al comandodel sottotenente di vascello Biondi, che sorvegliò il molo nuovoe quello militare dove si temevano atti di sabotaggio da parte

bolscevica. Altri uomini furono destinati all’armamento del piro-scafo russo Imperatore Nicola I, al carbonamento di un’altra na-ve ed al ritiro di molte tonnellate di merci di proprietà italiana nonancora sdoganate. Mentre i piroscafi italiani Nippon, Albania eBulgaria caricavano militari alleati e volontari antibolscevichi,materiali ed armi, gli esploratori Guglielmo Pepe e DomenicoPoerio trasbordavano sul Roma la colonia italiana, quella ameri-cana, alcuni “Russi Bianchi”, l’agente diplomatico italiano, ilconsole spagnolo e, finalmente, la compagnia da sbarco. L’8 aprile 1919, lasciata indietro la corazzata Roma su richiestadei Francesi, per dimostrare l’accordo fra le Potenze Alleate, lasquadra italiana e le navi mercantili mollarono gli ormeggi, rottaad Ovest, mentre i marinai e gli ufficiali intonavano “La canzonedel Piave.”Qualche giorno dopo anche la corazzata rientrò a Costantinopoli,trainando il piroscafo italiano Levanzo, che non si era voluto la-sciare ai bolscevichi nonostante avesse il timone in avaria e fos-se privo della macchina e degli assi dell’elica.Da un punto di vista generale, i Francesi erano nei guai, perciòchiesero aiuto agli Italiani; domandarono l’invio in Crimea dell’in-tero Corpo di Spedizione italiano che aveva fatto la guerra sulfronte balcanico. Davanti allo scarso entusiasmo di Roma, Parigirilanciò: due sole Brigate? D’accordo col Governo, il 31 marzoDiaz in persona disse seccamente di no. Fu consentita solo lapresenza d’una piccolo missione militare, capeggiata dal genera-le Bassignano, che stava là già da anni per il rimpatrio dei prigio-nieri austriaci di nazionalità italiana. Nel frattempo i guai stavano toccando Sebastopoli. L’ammiraglioSalazar vi mandò la corazzata Roma ed il caccia Poerio a presen-ziare all’evacuazione delle truppe alleate. La prima ripartì il 29aprile portando 150 profughi. Una parte li sbarcò a Tuapse il 1°maggio, il resto a Novorossisk, dove si rifornì di tutto. Il Poerio invece proseguì per Yalta e Theodosia. Là il capitano difregata Dilda diresse lo sgombero prima dell’arrivo dei bolscevi-chi; inoltre imbarcò e portò a Costantinopoli più di 100 profughi.

Il Caucaso

Nel frattempo il Roma stava dirigendo su Batum per incontrare la“Commissione Gabba”; e qui occorre fare un passo indietro.Nel novembre del 1918, visto quanto si stava decidendo allaConferenza di Pace, l’Inghilterra aveva offerto di far rilevare le

Il cacciatorpediniere Agordat

1920 - Mar NeroL’alto commissario

italiano Massae l’ammiraglio Solariescono dalla Chiesa

di Sant’Antonioa Costantinopoli

La corazzata Roma Lo yacht Capitano Verri

1920 - Mar NeroBambini sul Roma a Sebastopoli

Grande Guerra

Note

(3) Rip. in DUCCI, op. cit., pag. 136. (4) Rip. in DUCCI, op. cit., pag. 136. (5) Il Ministro della Guerra, Albricci, al Presidente del Consiglio Nitti e al mini-

stro degli Esteri, Tittoni, a Parigi, Disp. Riservato 9485. Roma, 30 Giugno1919, in Documenti Diplomatici Italiani, VI serie (1918-1922), vol. IV, n. 39,pag. 32.

1920 - Mar NeroRifornimento di carbone a Galataper gli esploratori Nibbio e La Farina

L’occorrenza si presentò otto giorni dopo, quando, il 31 gennaio,il capitano di corvetta Vescia, comandante del Medici, fu invitatodal generale inglese Shilling a partecipare alla riunione in cui cisi doveva accordare su come difendere Odessa. Vescia risposeche aveva chiari ordini del Governo del Re: nessun interventomilitare contro i bolscevichi, tranne in caso d‘aggressione; mapiena disponibilità a portare via profughi di qualsiasi nazionalità,sia col caccia che con un piroscafo italiano appositamente trat-tenuto in porto.Dal 3 al 5 febbraio furono imbarcati gli averi della colonia italia-na; il 6 le navi inglesi cominciarono a sparare contro i bolscevi-chi in arrivo, il 7 la città cadde e, imbarcati tutti i profughi chepoterono, le navi italiane partirono per Costantinopoli insieme aquelle alleate. Poi toccò a Novorossisk, sulla sponda nordorientale del Mar Ne-ro, subito fuori dell’imbocco del Mar d’Azov. Vi si trovava la Mis-sione Militare italiana guidata dal generale Bassignano sostenu-ta dal Regio Incrociatore Etna, del comandante Gustavo Ponzadi San Martino. Anche qui gli Inglesi e i Francesi assicuravano ilnerbo della difesa, ma anche qui – come a Odessa – non basta-vano. Il 27 febbraio il generale Bassignano aveva ordinato a tuttigli Italiani di prepararsi a partire. Il 21 marzo, davanti all’incom-bente pericolo, l’Etna si era staccato dal pontile, ancorandosinelle acque del porto e proteggendo da vicino il piroscafo Cittàdi Venezia che imbarcava i connazionali, i materiali della Missio-ne e i beni della colonia italiana. Il 26 cominciarono i combattimenti, col tiro indiretto delle navi an-glo-francesi oltre la città, mentre il Città di Venezia lasciava ilpontile e si ancorava in rada, seguito nella notte dall’Etna. Il giorno dopo la situazione peggiorò ancora e, verso le 9 del mat-tino, l’Etna e il Città di Venezia salparono per Poti. Da là, d’ordinedel Governo del Re, l’Etna fu rimandato a Novorossisk per saggia-re la situazione e intavolare relazioni amichevoli coi Bolscevichi,i quali si dimostrarono per quelli che erano. Avevano invitato pub-blicamente le navi alleate a presentarsi; quando l’Etna il 21 aprilelo fece, chiesero se avesse un mandato ufficiale del Governo e,visto che non l’aveva, il 27 tentarono di bloccarlo in porto.Accusarono il comandante di spionaggio, cercarono di tratte-nerlo a terra, gli intimarono d’accettare una guardia sovietica abordo e di spegnere le macchine e lo minacciarono di canno-neggiamento se avesse tentato di partire.Spaventato e preoccupato, Ponza di San Martino protestò, tem-poreggiò, rientrò a bordo e diede disposizioni per partire e per la

distruzione di codici e archivi se le cose fossero andate male. Lasituazione non era buona, visto che l’Etna disponeva solo di 4cannoni da 57, ma lui non si scoraggiò.Fece sparire tutta la gente e gli ufficiali dalla plancia, mise lenta-mente in pressione le caldaie, si preparò a filare l’ancora per oc-chio e, alle 20,30 del 27, avendo capito che se avesse aspettatoancora sarebbe stato perso con tutta la nave, levò l’ancora emosse a tutta forza. Appena in moto, non meno di una dozzina dicannoni e molte mitragliatrici aprirono il fuoco sull’incrociatore,che a tutta forza e a luci spente imboccò l’uscita del porto e si mi-se in salvo. Restò sotto tiro per un’ora, incassò una cinquantinadi colpi ed ebbe un ferito, ma evitò la cattura; e a Ponza di SanMartino venne concesso l’Ordine Militare di Savoia. Intanto gli Alleati avevano aperto trattative coi Paesi rivieraschi,sperando che qualcuno di loro accogliesse i moltissimi profughidalla Russia; nel frattempo li concentrarono su varie isole delMar di Marmara, date in amministrazione temporanea alle mari-ne impegnate: alla Regia Marina toccò l’isola di Antigoni dove fu-rono concentrati, curati e assistiti oltre mille profughi e col no-vembre del 1920 terminò l’intervento in Russia.

nnn

37Marinai d’Italia Giugno/Luglio 201936 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

capo il Colonnello Gabba ….Quando sarà decisa la spedizionemilitare nel Caucaso, la Regia Marina dovrà provvedere a sosti-tuire la Marina Britannica nei servizi navali di Batum e del MarCaspio, dove si trova naviglio russo armato in guerra ed equipag-giato attualmente dagli Inglesi.” 6Nel frattempo la Regia Marina aveva cambiato la propria orga-nizzazione in Levante, prevedendo che ai primi di luglio del 1919si dislocasse a Costantinopoli la Squadra da Battaglia. Questaallineava le tre corazzate Andrea Doria, Giulio Cesare e CaioDuilio, gli esploratori Sparviero e Nibbio, i cacciatorpediniereGiacomo Medici e Domenico La Farina e lo yacht Capitano Ver-ri e doveva assorbire le forze navali del Comando SuperioreNavale del Dodecanneso e tutta la Divisione del Levante, menole corazzate Vittorio Emanuele e Roma, destinate a rimpatriarecol contrammiraglio Salazar.Si trattava d’un dispositivo imponente che mal si attagliava aun disimpegno; ma la crescente tensione fra l’Italia e gli altri trealleati e un attento esame della situazione alla fine portò pro-prio al disimpegno nell’area del Mar Nero. Il 9 luglio 1919 il segretario generale agli Esteri De Martinopreavvisò il capo di Stato Maggiore della Marina che la Marinanon avrebbe partecipato ad azioni contro i bolscevichi nel MarNero. Poi la stessa comunicazione fu fatta dal ministro degliEsteri Tittoni agli Inglesi formalmente.Infine lo stesso Presidente del Consiglio Nitti bloccò l’iniziativa.Perciò il 28 luglio Tittoni scrisse all’ambasciatore a Londra diavvertire gli Inglesi che l’Italia non avrebbe loro tolto le casta-gne dal fuoco.Venuta meno la possibilità dell’intervento italiano, agli Inglesi nonrestò che abbandonare Baku, Tiflis e Gagri nell’estate del ’19, re-stando a Batum fino al 10 luglio del 1920.Intanto nella Russia Meridionale le operazioni contro i bolscevi-chi proseguivano tra alti e bassi. I territori persi nella primaveradel 1919, inclusa Odessa, furono rioccupati dai “Bianchi” nell’e-state del medesimo anno, arrivando a Nord fino a Orel, doveperò lo slancio si esaurì e cominciò la ritirata verso Sud. Con-temporaneamente, nel novembre del 1919, il grosso della Squa-dra da Battaglia, cioè Doria, Cesare e Duilio lasciò il Mar Nero eil comando passò al contrammiraglio de Grossi.

Anche lui alzò la sua insegna sulla corazzata Sardegna e ten-ne alle sue dipendenze l’incrociatore Pisa, i caccia Bixio, LaFarina e Medici, gli esploratori Nibbio e Sparviero, il rimor-chiatore Luni, la cisterna Cocito, lo yacht Capitano Verri e duevedette. La base principale rimase a Costantinopoli, dove con-tinuavano a funzionare sia la Capitaneria di Porto italiana sial’Ufficio Tecnico del Genio Navale, sempre coi medesimi inca-richi interalleati.Alla fine del 1919 il regio console Maffei chiese per telegrafo uo-mini e navi per l’imminente nuova evacuazione d’Odessa. L’ammiraglio mandò il Pisa, che giunse il 1° gennaio del 1920 ma,pescando troppo, non poté entrare in porto e il 23 gennaio fu so-stituito dal Medici, che bastava a portare in salvo la piccola co-lonia italiana.

Note

(6) Rip. DUCCI, op. cit, pag. 137.

Civili italianisull’Andrea Doriaa Costantinopoli

1920 - Mar NeroL’Andrea Doria in rotta per Odessa

1920 - Mar NeroL’ammiraglio Solaricoi bambini delle scuole italianedi Costantinopoli

Grande Guerra

Veduta della città di Baku Il cacciatorpediniere Nino Bixio

della nave nemica, agganciava le due navi rendendole solidalie permettendo così un combattimento corpo a corpo.In ogni caso, la classis ebbe un ruolo fondamentale con i suoimarinai, che rimanevano in servizio in modo permanente peralmeno 26 anni. Le due basi principali e permanenti erano a Miseno, nelle vici-nanze di Napoli, (Classis Praetoria Misenensis) per la difesadel Mediterraneo occidentale ed a Ravenna (Classis PraetoriaRavennatis) per la difesa di quello orientale, ognuna con circa50 navi e 10 000 marinai (classiarii).A questo punto vi starete chiedendo ilmotivo di questa digressione storica.Semplice. È proprio nella flotta romanaravennate che trovo l’inaspettato colle-gamento tra la Val Camonica ed il mare. Vi è, infatti, traccia a Ravenna, in una epi-grafe dell’epoca, che un anonimo “Ca-munnus“ si arruolò (forse non troppospontaneamente, suppongo) nella ClassisRavennatis e morì dopo 24 anni di servizionavale, all’età di 49 anni. “nat(ione) Camunn(us) / milit(avit) ann(os)XXIIII / vixit ann(os) XXXXIX / hunc titulum/ fecer(unt) Cale et Sa/turnina liber/tae /sibi et patron(o) / de se bene m(erenti) /interveniente Bae/bio Sero vet(e)ran(o)h(erede)”La presenza di un montanaro nella flottaromana si può forse spiegare con la ne-cessità di avere molti carpentieri (fabrinavales) esperti nel taglio del legno e lecostruzioni che i romani trovarono nellavalle li convinsero delle qualità dei lavo-ratori locali. Ritengo che questo Camunnus non siastato l’unico tra i fabri navales a lavorare presso l’Arsenale diRavenna ed, escludendo con una buona dose di certezza checi possano essere stati anche dei marinai imbarcati è sicura-mente interessante che dei Camuni abbiano avuto un ruolo at-tivo nelle conquiste ad oriente dell’Impero romano.

Troviamo, infatti, legioni (vexillationes ) anche nel regno del Bo-sforo Cimmerio ed alcune vexillationes sembra che abbianopartecipato alla spedizione contro l’antica Persia, arrivandovivia mare. Infine, dal “porto di Classe” (Ravenna) sembra cheebbia avuto inizio anche la seconda campagna contro i Daci(Rumeni/Moldavi ) da parte di Traiano, come ben rappresentatosulla omonima Colonna ubicata a Roma ai Fori imperiali.Il lago di Iseo riserva, però, ben altre sorprese, come la costru-zione/presenza di idrovolanti per la Regia Marina e di minisom-

mergibili. Infatti, presso la cittadina diIseo, in località Montecolino, sorgevauno stabilimento della ditta Caproni checostruì 16 esemplari dell’idrovolante “Ca316” destinati ai gruppi di osservatori edoperò la trasformazione di battelli dellaclasse “CA”, appunto dei minisommergi-bili. Sul “Ca 316” non vi è molto da scrive-re perché presentò fin dall’inizio difficoltàdi manovra e , dopo alcuni incidenti an-che mortali, la sua costruzione fu abban-donata. È, invece, decisamente più inte-ressante la storia dei minisommergibili“CA 1” e “CA 2”. Lo Stato Maggiore della Regia Marina, suun’idea del Tenente di Vascello EugenioWolk (già ideatore degli autorespiratori ti-po “GAMMA” che evitavano la fuoriusci-ta di bolle d’aria durante la respirazioneper l’utilizzo da parte degli operatori deiSiluri a Lenta Corsa – i famosi maiali – chetanto danno e beffe procurarono al nemi-co) decideva nei primi anni della SecondaGuerra Mondiale di modificare due minisommergibili della Classe “CA” in mododa renderli trasportabili da sommergibili

maggiori. Minisommergibili che la ditta Caproni progettò nel1937 suscitando da subito l’interesse della Regia Marina. Sebbene le prove effettuate a Venezia non abbiano messo in evi-denza deficienze tecniche di particolare importanza, venne peròsubito rilevato che i piccoli battelli tenevano mediocremente il

39Marinai d’Italia Giugno/Luglio 201938 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

I Soci raccontano

L a Val Camonica ed il lago di Iseo (Sebino), allargandoci al-la vicina Franciacorta, vedono la presenza di numerosiGruppi ANMI. Ragione per la quale, abitando in zona, ho

iniziato a cercare storie, eventi, uomini e curiosità che presenti-no un nesso, un collegamento, tra queste aree così lontane dalmare ed il mondo militare navale. Spinto in questa ricerca anchedal clamore internazionale dato al Sebino dall’installazione tem-poranea “The Floating Piers” dell’artista Christo, che ha unito laterraferma con Montisola (isola lacustre più grande d’Europa).Ho avuto molti riscontri di storie di marinai che hanno servito laPatria fino all’estremo sacrificio, imbarcati su Unità come laNave da Battaglia Regina Margherita, il C.T. da Noli, e molti al-tri, ma voglio soffermarmi su due riscontri che, riferiti ad areedi montagna e di lago, sono a dir poco particolari.Il primo collegamento lo trovo, del tutto inaspettato, nienteme-no riferito a duemila anni fa! Siamo in piena epoca augustea, nel 15 a.C., quando Publio SilioNerva, governatore dell’Illirico (in pratica corrispondente all’o-dierno territorio della ex-Iugoslavia e dell’Albania), procedettea completare la conquista romana del fronte alpino orientale,con l’assoggettamento delle valli da Como al lago di Garda,comprendendo il Sebino ed i Camuni della Val Camonica.

Conquiste che vennero celebrate con la costruzione in Francia,a La Turbie nel Dipartimento delle Alpi Marittime, di un monu-mento chiamato Trofeo delle Alpi (detto anche Trofeo di Augu-sto), in latino Tropaeum Alpium o Tropaeum Augusti di cui si ri-porta la scritta integrale:

IMP · CAESARI DIVI FILIO AVG · PONT · MAX · IMP · XIIII · TR ·POT · XVII · S · P · Q · R · QVOD EIVS DVCTV AVSPICIISQVE GEN-TES ALPINAE OMNES QVAE A MARI SVPERO AD INFERVMPERTINEBANT SVB IMPERIVM P · R · SVNT REDACTAE · GEN-TES ALPINAE DEVICTAE : TRVMPILINI · CAMVNNI · VENOSTES(ndr: seguono i nomi delle altre 43 popolazioni sottomesse).

« All’imperatore Augusto, figlio del divo Cesare, pontefice mas-simo, acclamato imperatore per 14 volte, essendo investito perla 17a volta della potestà tribunizia, il senato e il popolo romanopoiché sotto la sua guida e i suoi auspici tutte le genti alpine,che si trovavano tra il mare superiore e quello inferiore sonostate assoggettate all’impero del popolo romano. Genti alpinesconfitte: I Trumpilini, I Camuni, I Venosti, …omissis…. ».

Ciò, ancorché inatteso, non è del tutto singolare perché, comenoto, i romani non solo esportavano la propria cultura, ma era-no maestri nel saper cogliere a loro vantaggio gli aspetti delleculture locali e delle loro capacità e professionalità. E tra le ca-pacità più importanti dell’Impero romano figurava sicuramentequella marittima anche se la “marina militare romana” (classis)che, pur nascendo durante la prima guerra punica cominciò adoperare in modo permanente nel Mar Mediterraneo e sui prin-cipali fiumi dell’Impero romano solo con l’avvento di Augusto,non godette mai del prestigio delle poderose ed invincibili le-gioni romane. Nel corso della loro storia, i Romani rimasero principalmente“ancorati” alle truppe di terra, apprendendo da Cartaginesi,Greci ed Egizi l’arte del costruire le navi. Forse a causa di ciò lamarina militare romana non fu mai del tutto assimilata dalla Re-pubblica e venne sempre gestita come un completamentodell’esercito romano “di terra”.Tanto che i romani inventarono i “corvi”, ovvero delle passerel-le dotate di un gancio (corvo) che, penetrando nella coperta

Il Sebino salatoAlberto Fiorentino - Socio del Gruppo di Iseo

The Floating Piers di Christo che univa Sulzano con Montisola Particolare della Colonna Traiana – Roma, Fori imperiali

Francia, La Turbie,Dipartimento delle Alpi Marittime.

Trofeo delle Alpi (detto anche Trofeo di Augusto)Tropaeum Alpium

L’idrovolante “Ca 316”

i “CA 1” e “CA 2” furono pronti per l’impiego. Poiché in Medi-terraneo esistevano già, in relativa abbondanza, altri mezzispeciali (“MAS”, “SLC”, “Grilli”) si pensò d’impiegare i “CA”per azioni contro i porti atlantici degli Stati Uniti, nei pressi deiquali avrebbero dovuto essere trasportati, come anzi detto,con un sommergibile atlantico apposita-mente adattato allo scopo. Nel luglio del 1942 venne studiato un at-tacco della “X^ Flottiglia MAS” al porto diNew York. Fu scelto il sommergibile Leo-nardo da Vinci della base “BETASOM” diBordeaux come mezzo avvicinatore. Ilsommergibile avrebbe dovuto trasportarefino alla foce del fiume Hudson un piccolosommergibile tascabile tipo “CA” (fu in-viato via treno a Bordeaux, per l’opera-zione, il “CA 2”) in un apposito “pozzo“ ri-cavato al posto del cannone prodiero.Il tenente di vascello Eugenio Massanoavrebbe dovuto guidare il piccolo Classe“CA” con a bordo alcuni «uomini gamma»(sommozzatori d’assalto) e 28 caricheesplosive da 20 a 100 kg per il minamentodel porto e delle navi.I lavori furono effettuati nell’agosto 1942 ein settembre furono svolte le prove di rila-scio del “CA 2” dal da Vinci con risultatiapprezzabili nel corso delle quali il battello

in immersione a circa 12 metri riusciva a rilasciare il piccolo“CA” ed a recuperarlo. In realtà il recupero era un’ipotesi moltoremota e si era già previsto che i membri del “Gruppo Gamma”avrebbero dovuto distruggere il mezzo al termine dell’operazio-ne per poi raggiungere la terraferma.La missione fu rinviata in seguito alla perdita del da Vinci il 23maggio 1943 e poi annullata a seguito dell’armistizio di due me-si dopo.Il “CA 2” rimase così inutilizzato a Bordeaux fino all’evacuazio-ne della Francia da parte delle truppe tedesche; fu poi demolitodopo la fine del conflitto.Il “CA 1” e le due unità della seconda serie, “CA 3” e “CA 4”,ebbero un’attività limitata esclusivamente alle prove di collau-do e di accettazione.All’armistizio del settembre 1943 queste tre unità si trovavano aLa Spezia presso la sede della “X^ MAS“ e furono autoaffon-date. Recuperate in un tempo successivo vennero rimesse inefficienza ma tenute in secco; una di esse fu prelevata dallaMarina Germanica a scopo di studio per la progettazione deisommergibili tascabili “XXVII B” (Seehund).Seppur le foto dell’epoca non siano nitide, credo che sia di ef-

fetto vedere dei sommergibili navigarenelle calme acque del Sebino. Una sortadi mostri di Lochness nostrani.

Giunti a questo punto, ritengo che si pos-sa affermare, senza timor di smentita,che la Val Camonica ed il lago di Iseo sia-no stati protagonisti di vicende che rimar-ranno negli annali della marineria militareitaliana. Insomma, un Sebino “salato”,dove si poteva respirare l’aria salmastradel mare.

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41Marinai d’Italia Giugno/Luglio 201940 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

mare e non riuscivano a mantenere la quota periscopica (peri-scopio fisso da m. 2,50) con mare forza tre; in tali condizioni dimare anche i movimenti di rollio e di beccheggio rendevano lavita a bordo intollerabile dopo poco tempo.Ulteriori prove effettuate alla Spezia confermarono quantoemerso a Venezia e misero in particolare evidenza deficienzenon facilmente eliminabili nelle sistemazioni per il lancio.Dopo numerosi tentativi di modifica ai lanciasiluri, che non por-tarono a risultati soddisfacenti, le due unità vennero messe asecco (autunno 1939) riconoscendo in tal modo la loro insoddi-sfacente riuscita.All’inizio del 1941 le due unità furono pertanto inviate presso ilcantiere di Montecolino (Iseo) per essere modificate secondole indicazioni della Regia Marina. Le principali modifiche consistettero nella eliminazione del mo-tore termico per la navigazione in superficie, che venne sosti-tuito da un motore elettrico di notevole potenza, unico mezzo dipropulsione del battello sia in superficie sia in immersione; nel-lo sbarco del periscopio, dei siluri e delle sistemazioni per illancio: ed infine nella sistemazione di un portello in chiglia perla fuoriuscita dell’uomo rana.Al posto del periscopio fu sistemato un abitacolo con cupola avetri; i siluri e i lanciasiluri furono invece sostituiti da specialisistemazioni per otto cariche da 100 Kg. ubicate nella stessaposizione dei lanciasiluri.Il “CA 2” fu pronto nel novembre 1941 ed il “CA 1” lo seguì nelfebbraio 1942; la lunga serie di prove effettuate sul lago d’Iseomise in evidenza tutta la delicatezza di queste piccole unità efurono necessari continui lavori per la messa a punto delle va-rie apparecchiature prima che fossero raggiunti risultati di-scretamente soddisfacenti.La Regia Marina, dopo essersi resa conto che, messi bene apunto, sarebbe stato possibile impiegare i “CA” con buoneprobabilità di conseguire concreti risultati, nella primavera del1942 ordinò altri due battelli alla Caproni, battelli che, tenendoconto dei difetti della prima serie, furono costruiti su piani leg-germente diversi per quanto riguardava sia le dimensioni delloscafo, sia la sistemazione dei doppi fondi esterni che, nellanuova versione, conferirono allo scafo esterno forme più ra-zionali ed avviate.Le sistemazioni interne e quelle per la fuoriuscita del sommoz-zatore rimasero praticamente uguali a quelle della prima serie.Dopo la loro conversione in “mezzi speciali“ ed il lunghissimoperiodo di prove effettuate sul lago d’Iseo nel corso del 1941,

Minisommergibili classe CBa Sebastopoli (Mar Nero)

Il sommergibile “CA 1”alle prove a Venezia nel 1938

Il sommergibile CA 2durante le modifiche in mezzo d’assaltoin navigazione di prova sul Lago d’Iseo

Il CA 2 posizionatoa bordo del Da Vinci a Bordeaux

Trasporto su carro ferroviariodi un mini sommergibile classe “CA”

Minisommergibili classe “CA 1-2”

Bibliografia

• L. Giarelli, “Camunni: una popolazione alpina aiconfini d’Italia” «Bollettino della Società Geogra-fica Italiana», serie XIII, vol. IX, 2016, pp. 229-240

• Paolo M. Pollina “I sommergibili italiani” - USMM- 1963

Sitografia

• www.stenos.it (Montecolino, Iseo)• www.betasom.it

I Soci raccontano

Eratostene ipotizzò che Siene fosse esat-tamente sul Tropico del Cancro. A mezzo-giorno del solstizio d’estate (intorno al 21giugno nell’emisfero settentrionale) il solesi sarebbe trovato allo zenit, con i raggi delsole perfettamente verticali. Misurandonello stesso tempo l’angolo di incidenzadei raggi solari ad Alessandria, è possibileottenere in maniera geometrica l’angolo

con il vertice al centro della Terra conte-nuto tra le semirette che congiungono ledue città. Il suo valore era di 1/50 di angolo giro, diconseguenza la misura dell’intera circon-ferenza terrestre era di 250 mila stadi egizi(ottenuta da 50 per la distanza tra Siene eAlessandria). Essendo uno stadio egiziocirca 157,5 metri si ottiene un valore di39.375 km, con un’errore di circa 1,4% ri-spetto a quello reale. Una scoperta ecce-zionale che solo secoli dopo sarebbe statacompresa perfettamente.Ma sembrerebbe che la sua scoperta siarimasta solo uno sforzo accademico.

Raccontiamo ora la storiadi una navigazioneai confini del mondo

La nostra storia inizia nel 232 a.C. quan-do Rata ed il navigatore Maui, due esplo-ratori cirenei, partirono dall’Egitto conuna flotta di sei navi per circumnavigarela Terra forse per verificare le teorie diEratostene.Uno degli strumenti di navigazione cheportarono a bordo era un misuratore an-golare chiamato “Tanawa”, usato per

determinare l’altezza degli astri rispettoall’orizzonte. Uno strumento che si ipotiz-za fsia stato concepito per misurare l’al-tezza delle stelle in tre serie di coordinate:orizzontale, equatoriale ed eclittica. Lostrumento si ritrova con il nome di “tor-quetum” (o torqueto) ai tempi di Colomboe veniva ancora citato nel XVII secolo.

Il viaggio

Secondo alcuni studiosi la spedizioneviaggiò verso Oriente, effettuando nume-rose tappe attraverso l’Oceano Indiano ePacifico. La spedizione raggiunse le costedelle Americhe che furono esplorate daNord a Sud, per circa 7.000 chilometri, pro-babilmente dalla Baja California (alla lati-tudine del Tropico del Cancro) sino alle co-ste attuali del Cile (33° Sud), alla ricerca diun possibile passaggio verso Oriente.

Fantasia o realtà?

Al di là dei racconti, alcuni archeologi ri-tengono di aver ritrovato numerose testi-monianze dipinte o incise in alcune loca-lità del Pacifico. Testimonianze del loro

43Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

E sistono storie che narrano di spe-dizioni negli oceani in tempi antichi.Forse una delle più affascinanti fu

raccontata da Eratostene di Cirene: mate-matico, astronomo, geografo e molto dipiù, del III secolo a.C.Sebbene fosse uno degli intellettuali piùversatili della sua epoca, terzo biblioteca-rio della grande Biblioteca di Alessandriae precettore di Tolomeo IV Filopatore, eb-be anche lui i suoi denigratori che arriva-rono a soprannominarlo ”Beta” ovvero ilsecondo, in quanto non primeggiava innessuna delle scienze in cui si applicava.Eppure a questo grande scienziato dob-biamo il fatto che misurò per primo e, conottima approssimazione, le dimensionidella Terra. Misurò l’inclinazione dell’eclit-tica, effettuata con un errore di soli 7’ , ecompilò un catalogo di 675 stelle purtrop-po oggi andato perduto.

Si dice che intorno al 255 a.C. inventò la“sfera armillare”, uno strumento per rap-presentare la sfera celeste ed il moto dellestelle maggiori intorno alla Terra.Strabone riporta che Eratostene si occupòdelle maree, studiandone il ciclo legato al-le fasi della Luna ipotizzò che potesse in-fluire sulle correnti negli stretti.Ad Eratostene va sicuramente attribuito iltermine “geografia” con il significato didescrizione della Terra e l’applicazionedelle coordinate sferiche necessarie perdefinire la latitudine e la longitudine di unpunto sulla sfera terrestre. Non ultimo Era-tostene compilò una mappa dell’Egitto chedescriveva il percorso del fiume Nilo dalsuo delta fino a Khartoum, ed una cartadell’intero mondo conosciuto, dalle IsoleBritanniche fino a Ceylon e dal Mar Caspiofino all’Etiopia. Voglio sottolineare chequesto avvenne nel II secolo a.C.

42 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Cultura marinara

Rata e Maui,un viaggio ai confini del mondo

Tratto dal blog OceanFuture (di Andrea Mucedola)

Eratostene(Cirene 276 a.C. circa -

Alessandria d’Egitto nel 194 a.C. circa)

La verticale di Alessandriadista con quella di Siene

di 1/50 di cerchio

Un modello d’ottone del “Tanawa” di Maui,costruito dal Dr. Sentiel Rommel.

La base (A), sul piano dell’orizzonte dell’osservatore,è orientata in modo che l‘asse di simmetria

sia parallelo al meridiano, (B) è il piano equatoriale,(C) è il piano dell’eclittica (visto di lato,

nel disegno di Maui, appare come una linea)

Disegno di Matt Makowski,in “The Epiqraphic Society Occasional Publications”,

val. 32, n. 29, feb. 1975

Tra le tante scoperte dei suoi studi la mi-sura del meridiano terrestre fu certamen-te il risultato più eclatante, stimato in unalunghezza di 252.000 stadi, con un errorevalutato tra il -2,4% e il +0,8% rispetto alvalore corretto. Sebbene il suo processodeduttivo sia andato perduto, fu ritrovatoun suo breve resoconto divulgativo scrittoda Cleomede.

Vediamolo in breve

Eratostene prese in considerazione duecittà, Alessandria e Siene, l’odierna As-suan, distanti tra di loro cinquemila stadiegizi.

L a squadra “Assoarma - Ekofarma”Trento ha riportato sabato scorsouna straordinaria vittoria in campo

internazionale classificandosi al primoposto assoluto al Military Cross di Bellin-zona in Svizzera.La formazione, composta tutta da atletitrentini-alto atesini, si è battuta in questacompetizione particolare a staffettabiathlon, duathlon, raggiungendo congrande soddisfazione il podio più alto.La gara si snodava su un percorso diquattro tratte nella fantastica cornice deicastelli della città di Bellinzona.La capitale del Ticino ha ospitato questaventesima edizione, richiamando squadrenon solo svizzere ma anche provenientida altri paesi europei, tra le quali Germa-nia e la Slovenia per un totale di trentacin-que teams.La prima tratta ha portato il primo podista,l’Assistente Capo Riccardo Baggia dallaPiazza del Sole al Ponte della Torretta do-ve è avvenuto il lancio del corpo di grana-ta (un simulacro di gomma).

Poi Baggia ha passato il testimone all’As-sistente Scelto di Anterivo Armin Dalvai,che ha percorso a tempo di record in sellaalla sua mountain bike un percorso ad

anello lungo gli argini del fiume Ticinoper 14 km. complessivi.Poi è stata la volta del terzo frazionista,Don Franco Torresani, Cappellano Mili-tare. Egli ha effettuato un durissimo per-corso che lo ha portato a passare attra-verso tutti e tre i castelli di Bellinzona edarrivare al Sasso Corbaro.L’ultimo frazionista, Capitano di FregataGiorgio Martini, dell’Associazione Na-zionale Marinai d’Italia di Trento, dopoun tratto scosceso e pericoloso ha attra-versato un sentiero con una salita conun dislivello di un centinaio di metri perpoi ridiscendere sulla città ticine.È quindi giunto al traguardo posto doveha effettuato i tiri con la carabina; per luisi è trattata della quindicesima parteci-pazione.Agli atleti azzurri sono stati attribuiti tuttigli onori con la consegna di medaglie edi un trofeo in cristallo, raffigurante lemura ed i tre castelli bellinzonesi.La squadra “Assoarma - Ekofarma”Trento oltre che come squadra prima as-soluta e come prima delle categorie mi-litari ed estere ha totalizzato i miglioritempi di tratta. Da ricordare che il Comandante Martini,a quasi sessant’anni, ha preceduto atletipoco più che diciottenni.La cerimonia ha avuto l’onore della pre-senza di tutte le milizie ticinesi in unifor-me storica, con gli intervalli musicali del-la civica filarmonica della città di Bellin-zona dove si terrà la prossima edizione il21 marzo 2020.

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45Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

passaggio sarebbero state trovate nelle“Grotte dei Navigatori”, nella baia di Mc-Cluer, presso Sosora, in Irian Jaya (NuovaGuinea Occidentale) e in alcuni graffiti ri-trovati nell’isola di Wamera (Wamerei),sempre in prossimità della costa Sud-oc-cidentale della Nuova Guinea.Raffigurerebbero delle primitive mappecelesti con la rappresentazione di unostrumento (identificato come il “tanawa”)che potrebbe essere stato usato per sti-mare la longitudine. Sembrerebbe quindiche i due navigatori abbiano voluto lascia-re una traccia della loro spedizione perquelle successive e per rivendicare il pos-sesso di quelle terre per l’Egitto. In seguitola spedizione, non trovando un passaggioverso Oriente, probabilmente decise di ri-tornare verso Ovest, incontrando nellatraversata l’isola di Pasqua.Interessante il fatto che le leggende localiparlino dell’arrivo di un popolo che costruìi Moai (Maui?). Altrettanto curioso il fattoche nella attuale Nuova Zelanda si svilup-parono i Maori (anch’esso un nome che

richiama Maui) e, in particolare, l’uso ditatuaggi sul volto e sul corpo simili a quellidei membri della spedizione.Stranamente nella tradizione orale poline-siana la divinità del sole era chiamata Ra,come in Egitto.Questo andrebbe a sconvolgere la teoriasecondo cui Rapa Nui (grande isola) siastata colonizzata intorno al IX secolo dopoCristo da popoli polinesiani. Forse i sopravvissuti raggiunsero l’Austra-lia e vi si stabilirono. In particolare sull’iso-la di Pitcairn fu trovata un’altra possibileiscrizione che potrebbe essere stata la-sciata da membri della spedizione di Ratae Maui.Dobbiamo immaginare che all’epoca lespedizioni non fossero limitate agli esplo-ratori ma comprendessero anche colonicon il compito di creare delle basi logisti-che dove seminare in modo da poter viveredei prodotti del suolo. Mescolandosi con ilocali (che probabilmente li consideravanocome degli dei) essi lasciarono tracce del-la propria cultura (linguistica e materiale)

oltre quella genetica. Curiose sono le simi-litudini degli alfabeti e dei loro simboli fra ipopoli dell’area del Pacifico e quelli dellaLibia e del Cile. Similitudini linguistiche si ri-trovarono anche tra la lingua Maya e quellagiapponese, prove o di una mescolanza trapopoli molto distanti fra loro, che forse intempi antichissimi avevano già instauratoattività commerciali, o di una discendenzacomune. Una coincidenza?

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Bibliografia

• http://www.larouchepub.com/eiw/public/1998/eirv25n46-19981120/eirv25n46-19981120_023-a_voyage_around_the_world_in_the.pdf

• http://www.liutprand.it/Gallez.pdf• http://www.wikipedia.it

44 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Testimonianze

Nei graffiti dell’isola di Wamera, Fell riconosce le costellazioni dell’Ariete (1),del Toro (2), del Triangolo (3) e di Perseo (4).

Egli legge le scritte nell’antica lingua Maori e le traduce come segue: Za ga-za za-hu = lo Zodiaco a testa in giù; Da-za sha-o = primo nodo;

Sha-za = testa del BufaloConfronto fra gli alfabeti Maori e quelli dell’antica lingua libica

e dell’iscrizione trovata in Cile

La squadra italianavince il 20° Military Crossdi BellinzonaGiorgio Martini - Socio del Gruppo di Trento

Cultura marinara

47Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Isola di Tinos, 15 agosto 1940

L’isola di Tinos ospita il Santuario marianodedicato alla “Panaghia Evangelistria”.Il 15 agosto si festeggia la ricorrenza dellaDormizione della Beata Vergine Maria(“Theotokos”) che richiama folle di pelle-grini da tutta la Grecia, cattolici ed orto-dossi. Dall’alba nella zona del porto è giàradunata la folla dei fedeli, altri stannogiungendo in processione dal santuario,più di 10.000 pellegrini cristiani. Nella rada, accanto alle barche dei pe-scatori pavesate a festa, è ormeggiato ilvecchio incrociatore leggero Elli (2.600 t.,del 1914), della Marina Militare greca, fat-to giungere nell’isola delle Cicladi comesegno di devozione alla Vergine. In porto ci sono all’ancora anche due vec-chie navi passeggeri, Elsi (1.375 t/1891) edEsperos (1.461t/1917) che hanno traspor-tato sull’isola tanti pellegrini.Fuori i siluri di poppa 5, 6 e 7. Alle 08.25, sisentono tre boati; tra i fedeli si assiste a

scene di panico. La gente scappa e si ac-calca terrorizzata.L’incrociatore Elli viene colpito da uno deitre siluri lanciati dal sommergibile Delfino.

Un Sottufficiale rimane ucciso, inoltre visono 4 dispersi e 24 feriti. Gli altri due siluri lanciati in rapida suc-cessione verso le due navi passeggeri si

46 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

Seconda Guerra Mondiale

A llo scoppio della Seconda GuerraMondiale la Grecia proclama lasua più stretta neutralità; il dittato-

re Ioannis Metaxas ambisce a una garan-zia del rispetto dello status quo greco daparte di tutti i principali belligeranti, intrat-tenendo, in particolare, contatti con laGermania perché faccia da moderatricedelle mire italiane sul Paese. Al momento dell’entrata in guerra dell’Ita-lia, il 10 giugno 1940, Mussolini rilascia va-ghe dichiarazioni circa il rispetto dellaneutralità ellenica ma i vertici italiani con-tinuano a mantenere un atteggiamentoostile verso la Grecia. Mentre ad Atenel’ambasciatore italiano Emanuele Grazzitenta di mantenere rapporti cordiali con ilgoverno greco e rassicura Metaxas sul ri-spetto della neutralità del Paese, le auto-rità italiane denunciano ripetutamente ve-ri o presunti atteggiamenti di connivenzadei greci nei confronti dei britannici. Il Go-vernatore italiano del Dodecaneso, il qua-drunviro Conte Cesare Maria De Vecchi, ètra i più accesi sostenitori di questa lineaaggressiva, lanciando ripetute accuse

circa l’appoggio che le navi britanniche innavigazione nel mar Egeo potessero rice-vere dai greci. Sono segnalati vari attac-chi a sommergibili italiani da parte di navio aerei britannici provenienti dalla terra-ferma greca, eventi mai del tutto verificati,e in varie occasioni aerei italiani attacca-no navi greche in navigazione nell’Egeo.Un altro acceso sostenitore della neces-sità di muovere guerra alla Grecia è Ga-leazzo Ciano, Ministro degli Esteri: consi-dera l’occupazione dell’Albania un suosuccesso personale e l’invasione dellaGrecia come un prolungamento naturaledi questa impresa.L’11 agosto 1940, con il pieno sostegnodel Luogotenente Generale del Regnod’Albania, Francesco Jacomoni (nel 1945condannato, in Italia, a 24 anni di carcereper la dura repressione in Albania), Cianodà il via a una massiccia campagna pro-pagandistica anti-greca: con articoli sullasituazione della Ciamuria, regione dell’E-piro abitata da una minoranza di albanesi,sostenendo che fossero vittima di sopru-si, massacri e deportazioni da parte delle

autorità greche occupanti. Viene esaltatala figura di Daut Hoggia, un albanese ri-cercato dalle autorità greche per brigan-taggio e omicidio, assassinato in quelfrangente da due suoi connazionali, di-pinto invece dalla stampa italiana comeun patriota del popolo ciamuriota e ucci-so su mandato del Governo di Atene.Le azioni provocatorie contro la Greciahanno il loro culmine il 15 agosto1940. Il giorno prima il Capitano di Corvetta Ai-cardi, comandante del sommergibileDelfino, alla fonda nel porto di Lero, rice-ve l’ordine, da parte del Governatore DeVecchi e del contrammiraglio Luigi Bian-cheri, Comandante delle forze navalidell’Egeo, di portarsi in acque grecheper attaccare navi mercantili (non speci-ficato navi da guerra) impegnate nel tra-sporto di materiali bellici in favore deibritannici, come da direttiva dei verticimilitari a Roma.L‘attacco è pianificato in gran segreto;neppure il Ministro Ciano ne è informato.De Vecchi consiglia l’area delle isole di Ti-nos e Siros.

Isola di Tinos (Grecia) - 15 agosto 1940

Tre siluricome prodromi alla operazioni belliche

Francesco Vizioli - Socio del Gruppo di Ladispoli

L’incrociatore leggero greco ElliIl Regio sommergibile Delfino

48 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2019

dirigono invece verso la diga foranea delporto; uno esplode creando un piccolovarco, l’altro, pur urtando la diga, nonesplode affondando. Lo stesso verrà re-cuperato: porta ben impresso la naziona-lità del mezzo.Con l’esplosione del secondo siluro, tra lafolla presa dal panico, una donna muored’infarto.Il comandante del Delfino, nel suo rappor-to di missione, giustifica il siluramentodella piccola nave da guerra con l’idea dineutralizzare in anticipo un eventuale ag-gressore nel quasi certo coinvolgimentodella Grecia nel conflitto. Ora, pero, al 15agosto del 1940, si tratta di una nave ap-partenente ad un paese non belligerantee all’ancora, con il gran pavese, in una ra-da pacifica e non difesa.Il Comandante riporta anche di aver silu-rato un mercantile; siluramento non con-fermato dai fatti: gli altri due siluri finisco-no contro il molo. A Tinos sono raccolti per l’occasione solopellegrini, non già navi da carico al servi-zio degli Inglesi, come probabilmente ilC.te Aicardi avrà rilevato dal periscopiodel sommergibile immerso, ad appena 700metri dal porto.Al rientro nel porto di Lero l’equipaggiodel Delfino resta consegnato a bordo e Ai-cardi condotto con un idrovolante a Rodidall’Amm. Biancheri. Nel suo diario, al 15 agosto 1940, il Mini-stro Ciano, ancora all’oscuro della nazio-nalità del sottomarino, già prefigura chesia stata opera “dell’intemperanza diquell’ubriacone di De Vecchi”.Una interessante cronaca del siluramentoè riportata nell’articolo “Mari in fiamme”

che il giornalista, scrittore, accademicogreco Spyros Melàs (1882-1966) pubblicasuccessivamente sul quotidiano di Atene“Embros”.Melàs è presente avanti al santuario,dall’alto della collina. Alle ore 06.45 circavede un aereo ricognitore, con le marchecoperte da vernice, provenire da Est, faredue giri intorno al porto, a 1.200 metri diquota, e dirigersi infine verso Ovest (conil sole in coda). Dalla sagoma lo ricono-sce, per sua esperienza di corrisponden-te di guerra, come aereo italiano, mentrela folla lo saluta come gradito ospitedell’aviazione greca. Il tutto è ben de-scritto in dettaglio. Il giornalista, nell’articolo si chiede anchese il ricognitore abbia inviato segnalazioni,

magari attraverso il comando di Rodi, alsommergibile Delfino che alle 08.25 lanciasul porto i suoi 3 siluri. Nelle stesse ore altro ricognitore, se nonlo stesso, privo di marche, è segnalato involo sul mare prospiciente l’isola di Sirosdove, da circa 2.000 metri di quota, sgan-cia 8 piccole bombe sui cacciatorpedinie-re greci Queen Olga e Re George senzacolpirli. Coincidenza, la stessa isola dovesi dirigerà il sommergibile Delfino dopol’attacco a Tinos.Siamo al 15 agosto 1940, giorno di festae il Governo italiano sembra anticiparel’Operazione ”G” (invasione della Gre-cia) senza un atto formale di dichiarazio-ne di guerra.Il giorno dopo l’Assunzione, mentre granparte dei Greci ha dei sospetti su chi eperché dell’aggressione, il Capo del Go-verno Metaxas riunisce gli editori di gior-nali nell’hotel “Grande Bretagne” ad Ate-ne e annuncia che la nazionalità del sotto-marino è italiano ma per ragioni politiche(non provocare l’Italia) dovrà essere pub-blicato solo di un attacco di un sommergi-bile non identificato.

Il Governo greco rende noto la nazionalitàdel sottomarino solo il 30 ottobre 1940, duegiorni dopo che l’Italia dichiara guerra allaGrecia; ormai non vi è alcuna necessità dimantenere la segretezza. Il siluramento diElli crea, così, un clima di unità nazionalein Grecia e sentimenti di rabbia e indigna-zione contro Mussolini. Come osserval’ambasciatore d’Italia in Grecia, Emanue-le Grazzi: “Il Governo italiano poteva van-tarsi di essere riuscito a radunare in unacompatta unicità di pensiero una nazioneprofondamente divisa da differenze politi-che inconciliabili e di odii politici profondie antichi, che aveva ispirato la ferma e co-raggiosa volontà in tutto il popolo greco amorire per il proprio Paese, combattendocontro gli invasori del Pindo”.

A guerra finita, la Grecia chiede e ottienela cessione del moderno incrociatore leg-gero italiano Eugenio di Savoia, ribattez-zato Elli. Sull’isola di Tinos, all’interno del Santua-rio si trova un piccolo museo sacrario inricordo delle vittime dell’incrociatore Elli.Vi è esposto il siluro italiano che colpì lanave. Il 28 ottobre è festa di solennità civile inGrecia nel ricordo del “Giorno del No”,“ μέρα του όχι” riferito al rifiuto oppo-sto dal Primo Ministro greco Ioannis Me-taxas alla richiesta-ultimatum italiana difar entrare sul territorio greco le proprieforze armate.Era il 28 ottobre 1940, iniziava la disastro-sa campagna di Grecia che si trascinò peroltre sei mesi tra cocenti sconfitte e ritira-te ben oltre i confini dell’Albania da cui letruppe italiane erano partite “per spezza-re le reni alla Grecia”.Alla fine la Grecia capitolò ma solo grazieall’intervento della Germania di Hitler checon azioni fulminee invase la Iugoslavia ela stessa Grecia.

nnn

15.8.1940 - TinosEsplosione caldaia incrociatore Elli

15.8.1940 - Processione allo santuario di Tinos

Seconda Guerra Mondiale


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