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VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO: Lun/Sab 9-12 www ... · LANI Maria – TANIVI Luigia – GAMBIN Maria...

Date post: 15-Feb-2019
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Periodico trimestrale - Anno 2011 - N. 4/2011 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 dcb Venezia 30125 Venezia, S. Polo 135 - (041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382 Realizzazione: CompuService, Venezia - info@compuservicevenezia.it SEDE PRESIDENZA UFFICI Canaletto, San Giacomo di Rialto, 1725-30, Gemäldegalerie, Dresden VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO: www.misericordiavenezia.org e-mail: info@misericordiavenezia.org TROVERAI NOTIZIE AGGIORNATE Lun/Sab 9-12 Un aiuto agli anziani Lun/Ven 9-12 - 16-18 Un sorriso per i bambini Lun/Sab 9-12 Venerdì 15-16.30 SQUADRA PRIMO SOCCORSO 3497927784 Il Messaggio 4-2011:Il Messaggio n3luglio06 7-11-2011 10:39 Pagina 1
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Periodico trimestrale - Anno2011 -N. 4/2011 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma1dcbVenezia30125 Venezia, S. Polo 135 - ( 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382

Realizzazione: CompuService, Venezia - [email protected]

SSEEDDEE PPRREESSIIDDEENNZZAA UUFFFFIICCII

Canaletto, San Giacomo di Rialto,1725-30, Gemäldegalerie, Dresden

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venerdì 15-16.30

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sommario

NEWS SODALIZIO

- CALENDARIO DELLE LITURGIE PER LA FESTIVITÀ DI TUTTI I SANTI E LA

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

- SABATO 15 OTTOBRE 2011: FESTA DEI VOLONTARI DELLE SEZIONI INTERNE

NEWS SEZIONI INTERNE

- Consuntivi 4° trimestre 2011 sezioni interne: “Filo d’Argento”, “Arcobaleno”, “Ambulatorio”, e SQUA-

DRA DI PRIMO SOCCORSO

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IN QUESTO NUMERO:

- Le “Scuole” a Venezia di Giuseppe Mazzariol

- Da un Patriarca ad un altro di Maurizio Del Maschio

- Kosovo, viaggio tra gli orrori post guerra di Francesco Bergamo

- Una società che cambia di M.Chiara Klinger Mazzarino

- Medici a Venezia di Giampaolo Contemori

- Ri-parliamone sottovoce di Luigi Ricci

- Quasi assente giustificata di A.Debora Turchetto

- Gustav Mahler nel centenario della morte di Angiolo Zoni

- Andar per mostre e musei con… M.Teresa Secondi

- Una vita tra i centenari di Giancarlo Bottecchia

- Le ricette di nonna Silvana di S.M.

- Curiosità veneziane di G.M.

Direttore Responsabile: GIUSEPPE MAZZARIOLCollaboratori e grafici di redazione: FALCIER ROBERTA, MUSACCO MARINA, SAMBO GINOArt director: MAURIZIO MANFRIN E FRANCESCO QUAGLIADirezione e redazione: Venezia – S. Polo, 135 – Tel. e fax 041.5224745

Sito: www.misericordiavenezia.orge-mail: [email protected]@[email protected]

Gli articoli firmati riflettono soltanto l’opinione degli autori.

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4 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

MISERICORDIA DI VENEZIAFESTA DEL VOLONTARIATO SABATO 15 OTTOBRE 2011

XVIII ANNO DI COSTITUZIONE DELLA SEZIONE“FILO D'ARGENTO”

XIII ANNO DI COSTITUZIONE DELLA SEZIONE“ARCOBALENO”

X ANNO DI COSTITUZIONEDELL'AMBULATORIO

PROGRAMMAOre 10,00 – 12.00Apertura dell’Ambulatorio in Campo S. Giacometto alla popolazione per controlli gli-cemici e misurazione parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca e respi-ratoria);

Ore 15,30 – 17.00Riapertura Ambulatorio (come sopra);

Ore 16,30Dimostrazioni simulate di primo soccorso da parte dei volontari;

Ore 18,00S. Messa per i volontari, alla presenza di autorità civili e militari, presieduta da Mons.Dino Pistolato – Delegato Patriarcale per l’azione caritativa e Responsabile delTriveneto per la Pastorale della Salute – e concelebrata dal Correttore delleMisericordie del Nord-Est, Sac. Vittorino Ghenda.

Durante la celebrazione liturgica il Prof. Gastone Mezzaroba e la soprano Lucilla Bigieseguiranno brani di musica sacra.

Al termine della liturgia saranno consegnati diplomi di benemerenza e medaglie aivolontari.

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NEWS sodalizio

4 IL MESSAGGIO

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA

PER CHI VOLESSE SOSTENERE CON UN’OFFERTA LENOSTRE MOLTEPLICI ATTIVITA’ DI VOLONTARIATO, RICOR-DIAMO I NOSTRI C/C BANCARI E POSTALE:

VENETO BANCA IBAN: IT16Q0503502001084570176956BANCO S. MARCO IBAN: IT09W0518802070000000039153BANCA DEL VENEZIANO IBAN: IT38N0840702003060000082938POSTE ITALIANE c/c 18513309Intestando le offerte all’ARCICONFRATERNITA DI S. CRISTOFORO E DELLAMISERICORDIA DI VENEZIA – S. POLO, 135 – 30125 VENEZIA

FAI ANCHE TU IL VOLONTARIO

SE DESIDERI ANCHE TU AIUTARE ATTIVAMENTEANZIANI, BAMBINI ED ALTRE PERSONE BISOGNO-SE DONA 2 ORE AL MESE DEL TUO TEMPO LIBERO !!!

(PER L’AMBULATORIO ABBIAMO BISOGNO DIINFERMIERI)

L’IMPORTANZA DI UN TESTAMENTO O LASCITOA FAVORE DELLA MISERICORDIA

Fare testamento o predisporre un lascito è sempre un atto di granderesponsabilità ed umanità. Non è incompatibile con la tutela degli eredilegittimi: ognuno di noi può lasciare una cifra modesta, un locale, unmagazzino, un alloggio che, “passando a miglior vita” non verrebbe uti-lizzato da nessuno e andrebbe magari all’asta ! Per la Misericordia,potrebbe essere utile e determinante per la realizzazione di un progettosociale (alloggi per persone non abbienti o senza fissa dimora, mense perdiseredati, ecc.). Lasciti e donazioni dunque, anche se modesti, possonocontribuire a portare a termine dei progetti e far progredire le iniziative sociali in atto.

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COMUNICATO PER GLI ISCRITTI IN CASO DI MORTE

I PARENTI DEGLI ISCRITTI CHE DESIDERASSERO CELEBRARE IL FUNE-RALE NELL’ORATORIO DI SAN CRISTOFORO IN CIMITERO, SONO PRE-GATI DI PRENDERE CONTATTI CON GLI UFFICI DELL’ARCICONFRATER-NITA APPENA AVVENUTO IL DECESSO DELLA PERSONA ISCRITTA

ORATORIO S. CRISTOFORO – CIMITERO

TUTTE LE DOMENICHE NELL’ORATORIO DI S. CRI-STOFORO IN CIMITERO VIENE CELEBRATA LA S.MESSA ALLE ORE 10.30.

FUNERALI A CURA DELLA MISERICORDIASOTTOSCRIZIONE DI UN CONTRATTO IN VITAPER I CONFRATELLI ISCRITTI.

L’Arciconfraternita si occupa, per tutti gli iscritti, previo contratto sottoscrit-to negli uffici amministrativi della sede di Rialto, S. Polo N. 135, dei FUNE-RALI una volta che viene a mancare un confratello. Da anni ormai, appog-giata ad un’impresa di pompe funebri cittadina, si prende cura dell’accom-pagnamento funebre, del funerale nella chiesa parrocchiale o nella Cappelladi S. Cristoforo in cimitero, della cassa, dei fiori, delle epigrafi e a secondadella scelta se a terra o in manufatto, viene fatta poi la croce, la pietra tom-

bale o le iscrizioni per chi ha già in concessione una nicchia, un ossario o un cinerario. Possiamoinoltre assegnare un cinerario per chi desidera farsi cremare. Il contratto viene sottoscritto INVITA e l’importo non subirà modificazioni fino a quando verrà a mancare il confratello o conso-rella. Per informazioni invitiamo gli iscritti interessati, ma soprattutto tutti coloro che sono soli eche non desiderano dare incombenze a parenti dopo il decesso, a contattare i nostri uffici dallunedì al sabato dalle 9.00 alle 12.00. Verranno presi in considerazione anche iscritti che abitanofuori città e che dovranno per l’ultimo viaggio essere trasportati nel camposanto di Venezia.

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FESTIVITA’ DI TUTTI I SANTIE COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

CALENDARIO DELLE LITURGIEMARTEDI' 1° NOVEMBRE 2011 : FESTIVITA’ DI TUTTI I SANTI

CHIESA S. GIACOMETTO DI RIALTOOre 10.00: S. Messa per i confratelli viventi e defunti.

CAPPELLA S. CRISTOFORO (CIMITERO)Ore 9.30: S. Messa celebrata in suffragio dei Padri defunti dell’Istituto Cavanis, sepolti nella

Cappella di S. Cristoforo e degli ex allievi e congregati mariani defunti;Ore 10.30: S. Messa per i confratelli viventi e defunti;Ore 15.30: S. Messa per i confratelli viventi e defunti.

MERCOLEDI' 2 NOVEMBRE 2011:COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

CHIESA S. GIACOMETTO DI RIALTOOre 17.30: S. Messa in suffragio dei confratelli defunti.

CHIESA DI S. MICHELE IN ISOLAOre 10.00: S. Messa presieduta da Mons. Orlando Barbaro – delegato Patriarcale , alla pre-

senza di autorità civili e militari cittadine e dei confratelli dell'Arci-confraternita. Altermine della S. Messa il Delegato Patriarcale si recherà con i rappresentanti dellaMisericordia alla Cappella di S. Cristoforo e dall'alto del pronao impartirà la tradi-zionale benedizione “AI CAMPI”.

CAPPELLA S. CRISTOFORO (CIMITERO)Ore 15.30: S. Messa in suffragio dei confratelli defunti.

. Giacometto di Rialto S. Cristoforo- Cimitero

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NEWS sodalizio

CONSORELLE NUOVE ISCRITTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)TOFFOLETTI Gabriella – CARRETTIN Silvia – CALZAVARA Nives – CALABRESE BariaAdelaide - TABACCO Alda – BARETTA Valeria – BELLEMO Elvira – TREVISAN Annita – BER-NARDI Luciana

CONFRATELLI NUOVI ISCRITTI(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)ROMANELLI Raffaello – DE COL Riccardo – SALVAGNO Cristiano – GRAZIATO Giancarlo –BALDO CHIORAN Gianni

NON SONO PIU’ CON NOI MA VIVONO NEL NOSTRO RICORDO:

CONSORELLE DECEDUTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)ALBERA Lina – DARAI Ada – SPINA Fernanda – DEGAN Lucia – CONTARDO Giovanna –PIANON Ermenegilda – TIEPOLO Marilda – CERASO Carmina – MEROLLA Eleonora –NEGRINI Isabella – SALVADORI Adele – CASTAGNA Maria – VENTURINI Lina – CASTEL-LANI Maria – TANIVI Luigia – GAMBIN Maria – GHEZZO Italia – MASTRAPASQUA Teresa –ZANDINELLA Silvana – BELLI Daniela – BUFFON Maria

CONFRATELLI DECEDUTI(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)LIUZZI Giovanni – TOFFOLO Sergio – GAVAGNIN Gianni – PELLARIN Fabio – VERNA Luigi

CONFRATELLI E CONSORELLE ISCRITTE IN MORTE(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)TREVISAN Cristiano – LIBERATI Altero – DEGAN Lucia – BALLARIN Alessandro – BELLIDaniela

“Dona a loro, Signore, la pace della tua compagnia

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)FOSCATO Antonio in memoria di MASO Anna – PANIZZUTTI Claudio – SANTI Orietta –BUFFOLO Sara – ALBERTINI Anna –Sigg.ri VANNONI – DELL’ANDREA Angela – CILIAGiuseppina

PRO BARCA DEI MORTI(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)FAZZINI Lorenza e Chiara

OFFERTE a/m c/c postale o bancario(dal 1° luglio al 30 settembre 2011)SCARNATO Maria Pia – CARDAZZO Luisa – PINZONI Annina – GERMACK Mariagrazia

PER CHI NON AVESSE ANCORA PROVVEDUTO AL VERSAMENTOSI RICORDA CHE L’IMPORTO DELLA QUOTA PER IL 2011 E’ DI € 25,00

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Sezione “ARCOBALENO”Consuntivo 3° trimestre 2011

A -DIVISIONE PEDIATRICAOSPEDALE CIVILE DI VENEZIA

Assistenza ai bambiniin day hospital ore 56Assistenza ai bambini in sostituzione dei familiari ore -Servizio di ludoteca “ -Colloquio con personalemedico e paramedico “ -Assistenza patologianeonatale di Mestre “ 2

B -CASA CIRCONDARIALEFEMMINILE - GIUDECCA

Intrattenimento con i bambinidelle detenute ore 30Assistenza in ospedale “ -

C -CASA FAMIGLIA AURORA Assistenza ai bambini ore 95

D -IST. PROV. S.M. DELLA PIETÀ Dalla metà del mese di febbraio 2010 il ser-vizio presso l’Istituto Prov. S.M. della Pietà èattivo solo con “CULLA SEGRETA”

Sezione “FILO D’ARGENTO”Consuntivo 3° trimestre 2011

ATTIVITÀ SEDEGiorni 65 per un totale di ore 174Visite ricevute per informazioni,richiesta aiuto e compagnia 4Telefonate ricevute:- per informazioni e richiesteintervento 167- per servizio 52Telefonate effettuate:- per compagnia, assistenza,chiarimenti 26- per servizio 144

INTERVENTI EFFETTUATIRep. Geriatria/Lungodegenza Osp. Civile 187Altri Reparti Ospedale Civile -Hospice Fatebenefratelli 84R.S.A Fatebenefratelli 111Assist. e comp. Case di Riposo 126Animazione in Casa di RiposoS. Lorenzo -Assist. e comp. a domicilio 4Spesa a domicilio 88Accompagnamento a visite mediche 8Espletamento pratiche amministrative 24

Ambulatorio Consuntivo 3° trimestre 2011

- Visite ambulatoriali generiche 20- Richieste visite specialistiche 3- Richiesta esami lab. -2- Richiesta esami radiologici -- Richiesta interventi -- Richiesta esami strum. -

Servizio di consulenza psicologica

Su appuntamento presso AMBULATORIOtelefonando al mattino al 041-5224745

NEWS sezioni interne

Squadra di Primo SoccorsoInterventi effettuati

2011- 16 Luglio, Redentore- 14/15/16 Agosto, Campo S. Giacometto- 4 settembre, Regata Storica- Interventi nelle domeniche di agosto- Settembre/Ottobre c/o AmbulatorioS. Giacometto, Rialto

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NEWS sezioni interne

Tel e Fax: 041 2410480Cannaregio, 4610 - 30121 Venezia

www.fiorerianinfea.com - [email protected]. e c.f. 02946340274

FAI ANCHE TU IL VOLONTARIONELLA SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO !!!

Chi desiderasse far parte della squadra di primo soccorso della MISERICORDIA,ormai costituita per manifestazioni annuali cittadine quali: Vogalonga, Su e zò per iponti, Redentore, S. Lucia, Ultimo dell’anno e Carnevale, Ferragosto, Regata Storica ealtre manifestazioni pubbliche, può prendere contatti con la Segreteria dellaMisericordia aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 (tel. – fax e segreteria 041.5224745– e-mail: [email protected]

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“Lettere alla redazione”

Spett.le Redazione,preciso che trovo la Vs rivista, molto interessante sotto ogni punto di vista, nelle chiese di SanPantalon e dei Gesuati e che la leggo tutta con cura.Ora mi riferisco all'articolo pubblicato a pag. 27 del numero 3/2011, "Venezia sospesa", del Sig.Maurizio Del Maschio; e specificatamente alle ultime righe: "Del significato profondo di tutto ciònon rimane traccia nella coscienza della stragrande maggioranza dei Veneziani d'oggi. Coraggio,Venezia: déstati dal tuo torpore!", per fare alcune semplici osservazioni, senza voler insegnare nien-te a nessuno.Il mio pensiero è che la battaglia per Venezia sia ormai perduta, purtroppo. Dico questo con profon-da e grande tristezza. Il Sig. Del Maschio, persona molto colta, non può non ricordare le profeticheparole di Byron su Venezia; né può aver dimenticato le tremende parole di Ezra Pound - da far tre-mare le vene dei polsi - sul futuro di Venezia; né quanto a suo tempo scrisse sul Corriere IndroMontanelli e che suonava pressappoco così: da tutto e da tutti si poteva cercare di salvare Venezia,meno che dai Veneziani - parole che gli valsero diverse querele.E allora, in che cosa dobbiamo sperare, perché Venezia si salvi o sia salvata?Grazie per l'attenzione.Saluto distintamente.

Giuseppe Zoico, Venezia

Egregio Signor Zoico,La ringrazio per le sue osservazioni. Lord George Gordon Byron ed Ezra W. L. Pound erano ani-mati da un sincero e viscerale amore per Venezia. Il primo visse in un'epoca in cui ancora echeg-giava la grandezza passata della Serenissima, irrimediabilmente sepolta dagli stessi patrizi venezia-ni (non da Napoleone) che ne decretarono la fine il 12 maggio 1797 in una confusa riunione delMaggior Consiglio la cui legittimità è tuttora oggetto di discussione. Il secondo era amico di ItalicoBrass, forse l'ultimo grande pittore veneziano. Entrambi amavano incondizionatamente Veneziache, oltre tutto, stava vivendo un periodo di rinascita non solo economica ma anche culturale.Quanto a Indro Montanelli, basta ricordare le vicende legate al processo che gli fu intentato per lasua appassionata difesa di Venezia e della sua laguna dagli assalti dell'industria di Stato che si servìdella politica per tentare la nascita di quel mostro che doveva essere la terza zona industriale daFusina alle Valli di Chioggia. Montanelli denunciò il tentativo distruttivo. Celebre fu la frase da luipronunciata: “Perché un documentario su Venezia dopo che ne sono stati fatti tanti? Perché siamomossi da un desiderio non estetico ma polemico.” Pochi Veneziani lo sostennero: il conte AlessandroMarcello, l'architetto Giuseppe Rosa Salva e pochi altri. Non ci fu quell'indignata sollevazionepopolare dei Veneziani che il grande giornalista attendeva. L'amarezza fu tale che decise di non scri-vere più una riga in difesa di una città che, con Firenze e Portofino, rimasero fino all'ultimo nel suocuore. Che ci vuole per salvare Venezia? Ci vogliono i Veneziani, consapevoli della loro storia e dellastraordinarietà del loro ambiente, quelli che le Amministrazioni fin qui succedutesi hanno fattoscomparire. Aveva ragione Cristoforo Sabbadino, il grande ingegnere idraulico che nel XVI secolodeviò il Brenta e il Piave per impedire la scomparsa della città e della sua laguna: “La terra, il mare gli uomini tu hai per inimici”. Questi ultimi sono i peggiori.

Maurizio Del Maschio

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IL MESSAGGIO 1514 IL MESSAGGIO

Verso la fine del Medioevo nell'Italia centro-settentrionale le confraternite religiose ebbe-ro un rapido sviluppo .Esse venivano chiama-te con una varietà di termini : “compagnie”, “fraternità”, “collegio”, “congregatio”, “frata-lea”, ecc.- A Venezia le chiamavano “SCUO-LE” (dal latino “schola/ae” che significa cor-porazione).Inizialmente la parola “Scuola”indicava soltanto un locale, una sala per riu-nioni, generalmente annessa ad una chiesa ocappella; in seguito indicò anche la confrater-nita come entità legale. Le confraternite diVenezia avevano tutte un santo patrono; par-tecipavano a servizi religiosi, accompagnava-no i defunti alla sepoltura, prendevano partea liturgie commemorative, assistevano mate-rialmente e spiritualmente gli iscritti al sodali-zio in caso di malattia o di bisogno anchefinanziario, difendevano gli interessi della lorocomunità. All'inizio del XV secolo esistevanoa Venezia tre tipi di confraternite : “Scuolecomuni o di devozione”, “Scuole artigiane “ e“ Scuole dei Battuti”. Quest'ultime eranosorte sulla scia del movimento dei “flagellan-ti”, chiamati appunto “battuti”, movimentosorto a Perugia nel 1260. La caratteristica diquesto movimento consisteva nella autofla-gellazione pubblica, come atto di penitenzaper la redenzione non solo individuale maanche dell'intera collettività. Nel 1467 ladistinzione delle “Scuole” trovò confermanella terminologia ufficiale : le “Scuole comu-ni o di devozione “ costituirono le “ SCUOLEPICCOLE”, mentre i “Battuti” assunsero un

ruolo dominante fino a diventare “SCUOLEGRANDI” (Magnae Scholae), soggetteperaltro al controllo del Consiglio dei Dieci.Esistevano inoltre le “SCUOLE NAZIO-NALI” , rivolte a gruppi specifici di immigra-ti provenienti , sia da altri stati dell'Italia, chedall'estero, offrendo ad una parte della popo-lazione potenzialmente estranea un senso diappartenenza e fungendo da tramite per unaintegrazione nella vita civica di quei mercantistranieri che si trovavano temporaneamentea Venezia per i loro affari. Oltre quindi alleScuole dei Milanesi, dei Fiorentini, deiLucchesi, dei Bergamaschi, dei Friulani, c'era-no anche le Scuole degli Albanesi, degliSchiavoni o Dalmati, dei Greci, dei Tedeschi.Nei primi anni del XVI secolo ci fu anche un“riconoscimento” per gli Ebrei. Infatti, condecreto del 29 marzo 1516 la Serenissima“offrì” agli Ebrei una “CONDOTTA”, cioèuna sorta di contratto che consentiva loro diabitare stabilmente in città, a patto di accet-tarne tutti gli obblighi pattuiti. La “condotta”stabiliva che gli Ebrei dovevano abitare sol-tanto in una zona del sestiere di Cannaregio,presso l'isola del “geto novo”. Il “geto” erauna parola veneziana che veniva usata perindicare il luogo dove si fondevano i metalli; eda “geto” il termine si trasformò in “ghetto”.Il “ghetto nuovo” fu il più antico insediamen-to stabile ebraico, mentre il “ ghetto vecio”(vecchio), sede della più antica fonderia vene-ziana, sarà il secondo insediamento ebraico inCittà, concesso dalla Serenissima nel 1541.

LE SCUOLE A VENEZIA di Giuseppe Mazzariol

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Sarebbe interessante descrivere , a questopunto , la vita condotta dalla Comunità ebrai-ca in Venezia, o meglio “imposta”. Mi limiteròsoltanto a dire che gli Ebrei abitanti nei due“ghetti” durante la notte venivano chiusi den-tro come in una “cittadella” da due porte chesi trovavano all'inizio dei due accessi (tutt'orasono visibili i cardini), mentre custodi “cristia-ni” percorrevano in barca i canali circostantiper impedire sia che gli Ebrei tentassero diuscire, sia che “cristiani” tentassero di entrare.Al suono della “marangona” ,la campana diSan Marco udibile tutt'ora in tutta la città, leporte venivano aperte e da quel momento lacircolazione era libera, purchè gli Ebrei fosse-ro riconoscibili in quanto dovevano indossareun cappello giallo. Essi potevano svolgere sol-tanto alcuni lavori, tra cui garantire il serviziodi prestito di denaro su pegno (mestiere chesecondo la mentalità del tempo portava alladannazione), fare gli “strazzarioli” (ossia com-merciare in abiti e cose usate), e laurearsi inmedicina, esercitando liberamente l'artemedica anche nei confronti dei “cristiani”. LeScuole nazionali, ad eccezione, a mio avviso,della “condotta” per gli Ebrei, sono unadegna espressione di quella Venezia cosmo-polita, celebrata peraltro da Sansovino, unacittà ove “si veggiono persone differenti ediscordi, di volti, di abiti et di lingue, ma tutticoncordi in lodare così ammiranda città”. Altempo le Scuole Grandi erano : “Scuola diSanta Maria della Carità” (soppressa daNapoleone ed ora Galleria della Accademia),“Scuola di San Marco” (soppressa egualmen-te ed ora Ospedale Civile di Venezia), “Scuoladi S.Giovanni Evangelista” (fondata nel 1261e attualmente esistente), “Scuola di SantaMaria della Misericordia” (fondata nel 1308 esoppressa dall'editto napoleonico nel1807/1808). E' opinione di molti che l'attuale“Arciconfraternita di San Cristoforo e dellaMisericordia” di Venezia sorta soltanto pochianni dopo la soppressione della ScuolaGrande di S. Maria della Misericordia, sia lacontinuazione della seconda ; al tempo venne

addirittura impedito dalle autorità austriacheche governavano Venezia (anche il Patriarcadi allora era “tedesco”) che la nuovaConfraternita prendesse il nome della ScuolaGrande cessata. Fu addirittura S.M.Ferdinando I° d'Austria a conferirle il titolo di“Arciconfraternita, un anno dopo della suaiscrizione al sodalizio. Tralasciando ogni com-mento sui motivi che le Autorità di allora non“gradivano” che rifiorisse la “Scuola Grandedella Misericordia”, evidenziamo qui di segui-to i fini statutari originari dei due sodalizi:SCUOLA GRANDE DELLA MISERI-CORDIA : Esercizio della preghiera;Celebrazione di messe per i defunti; Opere dicarità per contribuire alla salvezza delleanime e alla redenzione dei peccati. ARCI-CONFRATERNITA DI S.CRISTOFOROE DELLA MISERICORDIA : Aiutare idefunti con preghiere, indulgenze, operebenefiche e soprattutto con l'offerta del sacri-ficio della messa ; Provvedere speciali sepol-ture in cimitero ; Curare un convenienteaccompagnamento funebre degli iscritti.L'Arciconfraternita di S.Cristoforo e dellaMisericordia possiede una bolla di PapaBenedetto XV°, esposta nella sala consiliaredel sodalizio a San Giacometto di Rialto, incui essa viene chiamata “MAGNA SCHO-LA”. Transeat …..... !!! In origine, quindi, le “Scuole Grandi “ erano quattro come predet-to, soprattutto in virtù della loro prestigiosaorigine di Scuole di Battuti. Nel 1478 ci fu ilriconoscimento di Scuola Grande alla Scuoladi San Rocco e nel 1552 alla Scuola di SanTeodoro. Nel 1675 venne riconosciuta“Scuola Grande” la “Scuola di S.Maria delRosario” che aveva la sua sede presso la chie-sa dei Santi Giovanni e Paolo, nella Cappellatutt'oggi nota come “Cappella del Rosario”(scuola non più esistente). Nel 1689 venneclassificata tra le “Scuole Grandi” la Scuola diSanta Maria della Giustizia o dei “Picai”(impiccati), a San Fantin (scuola non più esi-stente). Il secolo successivo, e precisamentenel 1767, trent'anni prima della caduta della

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Serenissima, venne riconosciuta “ScuolaGrande” la Scuola dei Carmini o di SantaMaria del Carmelo, sorta inizialmente nel1593 su iniziativa del Priore dei frati carmeli-tani, con devozione alla vergine del Carmelo.Essa è tutt'ora esistente, con sede a fianco del-l'omonima chiesa dei Carmini. Attualmentele “Scuole Grandi “ esistenti sono cinque:Scuola di S. Giovanni Evangelista ( la più anti-ca ), Scuola di San Rocco, Scuola diS.Teodoro, Scuola dei Carmini e ScuolaDalmata o di S.Giorgio e Trifone, apparte-nente un tempo alle “scuole nazionali”. Nel1410 il Consiglio dei Dieci della Serenissimasanciva che in ogni Scuola dei Battuti le quat-tro cariche principali fossero riservate a citta-dini “originari” o “per privilegio” e a quest'ul-timi solo se membri della Scuola da almenoun ventennio. Dette cariche comprendevanoil “GUARDIAN GRANDE” (paragonabileal presidente di un consiglio di amm.ne), il“GUARDIAN VICARIO” (paragonabilead un vice presidente) , lo “SCRIVAN”, cioèil cancelliere o segretario e il “GUARDIANDE MATIN” (era questi un diretto collabo-ratore del “Guardian Grande”). In origineperò l'organizzazione gerarchica di una“Scuola” era presieduta da un “CASTAL-DO” che generalmente era un funzionario difiducia del Doge, più tardi eletto tra gli appar-tenenti al sodalizio; un “Vice Castaldo oVICARIO e due o più Compagni detti BAN-CALI che formavano il Consiglio o BANCA.Altre cariche della “Scuola” erano il“Massaro” o TESORIERE, I DUE sindaci oREVISORI DEI CONTI, lo “SCRIVANO”o segretario, l' “ESATTORE” (o più esattori)per la ripartizione degli aggravi. L'elezione diciascun membro avveniva con una particola-re e solenne cerimonia: il nuovo eletto dove-va , in ginocchio, toccando la Mariegola, impe-gnarsi con giuramento alla osservanza di tuttele prescrizioni fissate, ricevendo infine dalGastaldo il “ BACIO DI PACE”. L'iscrizione

era aperta a chiunque avesse compiuto i 15anni, senza distinzione di sesso. I confratellidovevano versare annualmente la tassa pre-stabilita, detta “LUMINARIA” che dava ildiritto di ricevere “pan e candela” in segno difraternità, sostituito in seguito da una candelae una immagine del santo protettore, stampa-ta su cartapecora e colorata a mano ad acque-rello. Ai nobili era vietato di accedere allecariche di governo della Scuola. Le Scuole piùimportanti, con il tempo, edificarono uno sta-bile da adibire a sede sociale, progettato tal-volta da architetti di fama e ornato con dipin-ti dei migliori artisti dell'epoca. All'internodegli edifici delle Scuole venivano custoditi ilgonfalone, le croci astili, i reliquiari d'oro ed'argento, i candelabri, i fanaloni, il baldacchi-no per le processioni esterne ed altri oggettiche venivano esposti il giorno del santo patro-no o in occasione di festività religiose o civili.Tra le cose interessanti delle “Scuole” non sideve dimenticare la “MARIEGOLA”(Madre regola), ossia lo statuto del sodalizio.La composizione delle Mariegole assumegrande importanza nel secolo XV quandodiverse di esse furono ricopiate su preziosepergamene decorate con oro zecchino. Nel1797, dopo la caduta della Serenissima, idecreti emanati dal primo governo provviso-rio francese e poi da quello austriaco, in segui-to al trattato di Presburgo del 1805, segnaro-no bruscamente, negli anni dal 1806 al 1810, lasoppressione di quasi tutte le “Scuole” vene-ziane, con la conseguente avocazione aldemanio dei beni di loro proprietà. Il destinodi Venezia, anche per quanto concerne l'esi-stenza delle “Scuole” o Confraternite, erasegnato : l'intento del nuovo assetto politicotrapelava la precisa volontà di disgregaredalla base il sistema su cui si era per secoliretta la Serenissima e, nello stesso tempo, diprivare i veneziani della loro precedente iden-tità socio-culturale.

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I mesi di maggio e giugno sono stati par-ticolarmente movimentati per ilPatriarcato di Venezia. Nel giro di pochesettimane, infatti, è stato privato del suoVescovo Ausiliare, mons. BeniaminoPizziol, e del suo Patriarca, card. AngeloScola. Mi sono chiesto più volte: perchédopo aver rinunciato all'Ausiliare elettoVescovo residenziale di Vicenza, in pochigiorni Venezia deve rinunciare anche alsuo Patriarca (e che Patriarca!)? Il tutto,poi, in coincidenza con la visita del Papa...Perché si vocifera che la diocesi rimarràsenza pastore per molti mesi? Quantisono i candidati a sedere sulla prestigiosacattedra marciana di S. LorenzoGiustiniani? Il Papa non decide più autonomamente erapidamente come faceva prima; ora,almeno per le diocesi più importanti, c'èuna defatigante trafila di riunioni delleConferenze Episcopali nazionali, di ela-borazioni di terne da sottoporre, tramite ilNunzio Apostolico, al giudizio del Papa(che peraltro, può anche non tenerneconto). Quella nata dal concilio è unachiesa in cui la responsabilità è più colle-gialmente condivisa. Accadrà per Veneziacome è accaduto per le diocesi di Parigi,Lione, Torino, Milano: la speranza è che itempi siano più brevi. Tutto lasciava prevedere un quinquenniodi consolidamento del Marcianum, diattuazione degli indirizzi, emersi nel corsodella visita pastorale appena conclusa,sotto la guida provvida di un pastore dallafede solida ma dialogante, il cui pensierola chiesa di Venezia ha finalmente inizia-to a comprendere e ad amare. Per anni illinguaggio del card. Scola è apparso indi-gesto a molti. Solamente in occasione dei

suoi pronuncia-menti negli ultimimesi molti hannocompreso qualeperdita la nostradiocesi avrebbesubito, a quale sacrificio era chiamata. Leomelie, le interviste, le confidenze espres-se dal Patriarca in varie circostanze hannoaddirittura commosso molti per il sinceroattaccamento a Venezia della quale si sen-tiva ormai cittadino. La successione alla cattedra ambrosiana èstata probabilmente determinata dalrisultato elettorale e dalla necessità diun'efficace preparazione del VII incontromondiale delle famiglie che si terrà nelcapoluogo lombardo nel 2012, tema carotanto al Papa quanto al card. Scola. Ilnostro Patriarca è tornato a casa, nellasua diocesi di origine, una delle più gran-di al mondo. Neppure lui, fino a qualchemese fa, poteva immaginare questoimprovviso mutare degli eventi, questasubitanea svolta nella sua vita. A quasisettant'anni, con soli cinque anni canonicidi ministero episcopale davanti, ora sitrova a capo della chiesa ambrosiana,dove forse ha conosciuto più dolori chegioie, ma dove è maturata la sua solidavocazione. In obbedienza, il card. Scola ha rispostodocilmente all'invito evangelico: duc inaltum, prendi il largo (Lc 5,4). È l'invitorivolto da Gesù a Simon Pietro sul lago diTiberiade. Simone, Andrea, Giacomo eGiovanni accolsero l'invito dopo tantainfruttuosa stanchezza e ottennero unapesca abbondante. È questo l'augurio checi sentiamo di rivolgere, riconoscenti, alPatriarca Angelo: faccia buona pesca là

DA UN PATRIARCAAD UN ALTRO di Maurizio Del Maschio

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dove la barca effigiata nel suo stemmaviene chiamata. La nostra preghiera loaccompagna.E del Patriarcato di Venezia che ne sarà?Che ne sarà della realtà appena nata delloStudium Generale Marcianum, fioreall'occhiello della nostra diocesi che ilcard. Scola ci lascia in eredità? Se lo silascia agire liberamente, lo Spirito nonfarà rimanere a lungo priva di guida lanostra Chiesa. L'auspicio è che succedaun Patriarca di forte personalità, integrafama, vasta cultura, teologicamente ebiblicamente solido, capace di entrare nelcuore della gente. A Milano, per due volte nella sua storia, ègiunto un Arcivescovo già cardinale. Danoi, è accaduto una volta sola con il card.

Roncalli. Conta poco. È importante, inve-ce, che a guidare la scelta non siano i per-sonalismi, i nepotismi, i carrierismi, ma lachiara e salda fede, l'amore di Dio, lasequela di Gesù e l'abilità pastorale. Ilresto, i pettegolezzi, le voci di corridoio, inomi carpiti a questo o quell'influenteecclesiastico sono chiacchiere di perdi-giorno che si occupano della vita dellaChiesa senza conoscerne gli ideali e imeccanismi. La preghiera, in questi casi, l'arma piùefficace per propiziare la scelta più ido-nea. “Io sto alla porta e busso. Se qualcu-no ascolta la mia voce, io entrerò” (Ap3,20). Facciamo, dunque, silenzio perascoltare il Signore e accogliere chi ciinvierà.

Parto per Pristina, la capitale, per unavisita alla sede dell'Eulex, alla base deicarabinieri e all'Unimik. Assieme allascorta dei carabinieri oltre alla consuetascorta dei militari salutiamo i soldati slo-veni e usciamo. La giornata è splendida.Secondo il tenente colonnelloLegrottaglie il tempo in Kosovo è estre-mamente variabile con improvvisi abbas-samenti di temperatura di molti gradi.Sfido la sorte e mi vesto adeguatamente,visto che dovrò rapportarmi in sedi dilevatura internazionale. Il convoglio esceda Pec e imbocca la strada per la capitale.Plevjane, Drenovac, Lapusnik sono soloalcuni dei molti paesi che il convoglioattraversa. Mi sto spostando da Ovest aEst. Quasi in orizzontale. Attraverso unponte di nuova costruzione e mi accorgo

che c'è una targa ricordo perché costruitodalla sezione Cimic (Cooperazione CivileMilitare) dell'Esercito Italiano con i civi-li del posto. Ecco, tutto diventa più chiaroperché il ponte si chiama “Bridge Italia”:la presenza delle nostre FFAA è impor-tante anche per questo. Dare nuova via-bilità ad una zona depressa significa dareun futuro certo all'economia locale, signi-fica fare da volano, significa evitare chetanti disperati cadano nella mani dei traf-ficanti di uomini e organi. Ma questo inItalia non lo dice nessuno o quasi. Inizio apensare seriamente che i soldi dei contri-buenti italiani siano spesi davvero beneper i militari, anche se purtroppo e ingiu-stamente sono tra i meno pagatid'Europa, pur essendo professionalmen-te al top. Il militare, nella vecchia conce-

KOSOVO, VIAGGIO TRAGLI ORRORIPOST GUERRA Reportage di Francesco Bergamo

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zione mentale, è solo quello che fa laguerra. Ma è sbagliato, invece, perchévedo che ci sono fior di professionisti (laRiserva selezionata lo dimostra chiara-mente) che si dannano l'anima per risol-vere problemi di tutti i tipi. Lontani dacasa, dagli affetti, vivendo nei containersper mesi e mesi non è proprio una pas-seggiata, eppure qualcuno persevera neldire che lo facciano solo per i soldi. Falso,perché i colleghi europei prendonomediamente lo stipendio in Patria tantoquanto i nostri lo prendono con l'inden-nità di missione nei luoghi più pericolosidel pianeta. Ma in Italia questo nessunolo dice o quasi. Il convoglio corre in mezzo alle tantestranezze kosovare: solitamente più ci siavvicina ad una capitale, più si vedeaumentare la concentrazione di benesse-re e miglioramento urbanistico. Quiancora no! La variazione non c'è, tutto ècostante, tranne per alcuni tratti.Sono a metà del trafficatissimo percorsoe noto che tutti i conducenti non hannoné le cinture di sicurezza allacciate né ilcasco. I trattori con la sega circolare dafilm dell'orrore viaggiano in entrambi isensi e i passeggeri si salutano reciproca-mente: evidentemente fanno parte di una“casta professionale”. Prima di un pontec'è un particolare cartello segnaleticogiallo con le indicazioni della portata: ilsimbolo del carro armato è ben messo inevidenza assieme a quello del camion.Legrottaglie mi anticipa un po' la vita diPristina. Dopo la dotta spiegazione (cheperaltro io apprezzo moltissimo) mi con-centro sui volatili che vedo un po' ovun-que: corvi. Il Kosovo è il paese dei corvi ese ne vedono a migliaia.Il convoglio rallenta a passo d'uomo perlavori alla costruzione di una super stra-da. Pristina è vicinissima. Il paesaggio nonmuta: case costruite quasi fossero statetagliate a metà per mancanza di fondi,

strutture plurifamiliari dalla forme sbi-lenche e dai colori impossibili e tanti“auto larje”. Sono gli autolavaggi. E sonodavvero in numero spropositato in rap-porto al contesto. Dal semplice tubo digomma per l'acqua con secchio e spugnaa quello più “sofisticato” con l'aggiunta diuna tettoia (spesso precaria). Sono idistributori di benzina con standard dapaesi nordici europei però che mozzano ilfiato. Le stazioni di servizio e gli alberghiextra lusso sono tra i tanti canali di rici-claggio degli investimenti dei soldi dellamafia kosovara. Questo riciclaggio va acozzare con la realtà economica del pove-ro paese e con la mancanza di turismo.Altra particolarità, l'abnorme numero digommisti a conduzione familiare.Le carcasse delle automobili teutoniche,per esempio, sono ammassate in quelliche si potrebbero definire campi di recu-pero, ma di fatto sono solo delle discari-che. Tra una riflessione e l'altra su questostrano paese, inizio a maturare un certoragionamento che mi porta a sostenereche la strada per poter diventare un paesenormale sia ancora lunga anche se nonimpossibile e ringrazio Dio che ci sono inostri soldati a semplificare le cose.Pristina! Il convoglio arriva alla periferiae subito viene risucchiato dal traffico cao-tico tipico dei paesi musulmani con tantodi nebbia da smog sovrastante. Sembra dientrare in un film d'epoca dai colori sgar-gianti. La capitale si sta facendo il maquil-lage per rendersi presentabile all'Europa:cantieri ovunque. Minareti e moscheecercano di essere accattivanti. La gentecammina sui marciapiedi non semprelastricati, qualcuno trascina dei grossiborsoni, altri stanno seduti a terra all'om-bra di una piantina sempreverde. C'èmolta gioventù perché il Kosovo ha unaltissimo numero di giovani. La maggiorparte delle persone indossa vestiti chetendono al marrone, ma non mancano

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abbinamenti stravaganti, ma sempre concolori accesi. Alcuni anziani hanno unostrano copricapo caratteristico locale inlana cotta di colore bianco e dalla formadi mezzo uovo. Il convoglio entra inClinton Boulevard, con tanto di statua, epoi gira attorno ad un complesso cuisopra c'è pure una copia esatta dellaStatua della Libertà. Vetrine con moltemercanzie si alternano a negozietti conpoche e povere cose. Si passa dal lussosfrenato degli edifici acciaio-vetro ecemento alle casupole che stanno in piediper miracolo. La vita impazza tra bar ditutti i tipi e di tutte le tasche ma i genera-tori di elettricità sono onnipresenti per-ché la luce manca spesso. Le donne difatto portano avanti l'emancipazione,sono più alla moda degli uomini e mag-giormente propense alle novità.Imperversa uno strano tic: le donne si tin-gono i capelli di colore biondo che sem-bra quasi bianco. Hanno uno strano fasci-no, sono alte e appariscenti. Le edicolehanno vari quotidiani e riviste e nonhanno l'obbligo della registrazione inTribunale come in Italia. Eulex è un complesso moderno sorve-gliato da guardie modernamente armate.Fanno il controllo ed entro. L'incontrocon i rappresentanti italiani mi aiuterà acapire quanto realmente sia stato fatto.La sala dell'incontro è la tipica salaincontri di una normalissima azienda, gliinterlocutori sono italiani. Il condiziona-tore è al massimo e il getto d'aria è fortis-simo. Il magistrato dr. Francesco Florit, ilsuper poliziotto dr. Enrico Gurnari, ilfunzionario del ministero degli Esteri dr.Romano e il dott. Corazza della GdF.Il dottor Florit, presidente dell'assembleadei giudici di Eulex, delinea chiaramentel'importanza del modello giuridico italia-no in Kosovo. Secondo Florit: “Il contri-buto italiano è dovuto alla maggiorematurità in ambito legale rispetto al resto

dell'Europa. L'Italia durante il periododel terrorismo e anche nella lotta allamafia ha forgiato una classe di magistratiche è consapevole della propria funzione.Il magistrato italiano in sé è apprezzatoall'estero. La componente Giustizia inKosovo ha due parti fondamentali: pro-curatori e giudici”.Florit, inoltre, dice: "Il commercio di stu-pefacenti qui si basa su grossi quantitativima non significa che sia indice di crimineorganizzato come lo intendiamo noi. Lamissione ha un compito fondamentale:far passare il messaggio che la nazionenon piò essere lasciata nelle mani digente così. Tra venti anni ce li troveremoin Europa ed è impensabile che si presen-tino così".Ci salutiamo e mi trasferisco di pochi chi-lometri fino alla base dei carabinieri delcomandante Edoardo Russo. Russo è unuomo atletico, alto circa un metro enovanta, moro, mascella volitiva e manie-re impeccabili anche se indossa la mime-tica d'ordinanza. Il suo ufficio tradisce ilegami e la nostalgia con la Patria, ma nonposso dargli torto vista la lontananza.Dopo il pranzo mi informa di quanto icarabinieri del MSU (MultinationalSpecialized Unit) siano impegnati in loco.Russo mi racconta, quasi fosse la cosa piùnormale del mondo, come i carabinieridurante l'inverno abbiano raggiunto le

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località più remote delle montagne perdonare viveri, scarpe e vestiti a quantierano stati isolati dalle avverse condizio-ni climatiche. Circa 6000 persone sonostate così aiutate. La popolazione orastravede per la Benemerita. Comunquesono soprattutto impegnati in pattuglia-menti e repressione del crimine.Addestrano la polizia kosovara (KPS) esono sempre operativi in caso di disordi-ni e tafferugli. L'impegno costante sulcampo ha permesso ai carabinieri di con-seguire importanti risultati sia alla lottadel crimine sia a quella degli illeciti. Icarabinieri hanno una caserma piccolama forse più a misura d'uomo rispetto aVillaggio Italia, con le casette in legno eun barbiere kosovaro che per 50 centesi-mi di euro taglia i capelli: solo a spazzola,però. Rinuncio! Prima di andarmenedegusto un caffè e mentre bevo noncredo ai miei occhi: il vessillo dellaRepubblica Serenissima di Venezia è inbella mostra tra le travi del bar. Chiedo seci sono veneti nei paraggi e mi vienerisposto di sì. Subito dopo arriva il capita-no Lo Priore che veneto non è ma prestaservizio a Mestre. Ci promettiamo che alrientro andremo a bere un caffè assieme. È tardissimo e rischio di non arrivareall'appuntamento con sua eccellenzal'ambasciatore Lamberto , rappresentan-te del Segretario generale dell'Onu inKosovo. Mi riceve una graziosa segretariadi nome Tanya, la quale mi fa trovare uncappuccino già pronto sul tavolo dellasala. Neanche il tempo di sedermi cheappare Zannier. Subito dimostra simpatiae affabilità. Tanya cerca di farlo sedere inmaniera che abbia sempre la bandieradell'Onu alle spalle. Zannier non se neaccorge. Tanya non transige al Protocolloe insiste. Zannier l'accontenta spostando-si con la sedia di soli 10 cm. La conversa-zione dura circa due ore. Esco con le ideepiù chiare e sono sempre più convinto

che i diplomatici italiani siano tra imigliori al mondo, perché hanno unamarcia in più oltre alla caratura profes-sionale: sanno entrare immediatamentein sintonia con gli interlocutori.Il convoglio viaggia spedito versoVillaggio Italia e approfitto per riorganiz-zare tutte le informazioni che ho acquisi-to. Cerco di elaborare delle domande acui dare delle risposte. Non è assoluta-mente facile lavorare in certe condizioni,perché caos, rumore, polvere, caldo, sob-balzi e scomodità non aiutano la concen-trazione. Cerco di farcela, ma mi addor-mento. Quando mi sveglio mi sentomeglio e subito mi pongo le domande acui do una prima risposta: La democraziakosovara è giovane e ha bisogno di tutto,ma quanto potrà durare il sostegno ester-no? Non ho motivo di dubitare del buonlavoro svolto dagli italiani, ma nutro seridubbi sulle decisioni a livello politico, piùche strategico. La vecchia mentalità èancora fortemente radicata e non saràfacile modificarla. Come può un paesegiovane reggersi energeticamente solo sudue centrali a carbone? Non potrà anda-re avanti all'infinito contando solo suigeneratori, perché questi daranno sì lacorrente ma in maniera discontinua,senza considerare che anche la catena delfreddo, che permette di congelare e tra-sportare gli alimenti, quasi non esiste pro-

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prio. Però ci sono le piscine in costruzio-ne e questo significa che si sta passandodi livello, perlomeno psicologico. Nel frat-tempo i nostri Cimic hanno presentato unpiano per rilanciare l'agricoltura locale, inmodo da rendere autosufficienti le fami-glie con poca terra. Ma ci sono ancoramolte domande sul futuro del Kosovoche aspettano risposta.A JENI MIRE, KOSOVA?Pristina, 24 giugno- A jeni mire, Kosova?Come va, Kosovo? La giornata è caldissi-ma. Un giro a piedi per la capitale mi fapercepire nuovi aspetti del Kosovo e ache punto si trovi sul percorso verso lademocrazia autogestita e non più ser-voassistita. La miglior cosa è cercare dicapire girando per le strade e osservandotutto.Molti vecchi si riparano all'ombra di ungiardinetto. Non ci sono panchine e tuttisi siedono o si sdraiano a terra. Dueanziane mussulmane stanno sedute sulcordolo di un'aiuola e parzialmente ripa-rate dall'ombra di una pianta.Questo mi impressiona, perché in Italia

non si vedono queste cose. A Roma nonsi vedono anziani seduti sul cordolo, aparte gli zingari. Queste differenze mifanno riflettere molto sulla mentalità cheancora c'è. Ho sete da morire, ma nonbevo nulla, perché non ho fatto l'antitifi-ca e le condizioni igieniche non sonodelle migliori. Evito di mangiare e bere senon sono assolutamente sicuro degli stan-dard di pulizia.Dei bambini salutano i militari della scor-ta. Passo davanti ad un'officina meccani-ca che è solo una stanza con alcuni attrez-zi. Il parcheggio dove parcheggiano levetture del convoglio è uno spiazzo cir-condato da case diroccate ma parzial-mente coperto dall'ombra di un palazzo-ne che dalla fattura sembrerebbe risalen-te ai tempi di Tito.Ci sono anche dei graffiti fatti con lebombolette spray ad imitazione dellapeggior subcultura occidentale.Giovani kosovari sono seduti fuori deibar a guardarsi l'un l'altro e questo con-ferma il triste e preoccupante dato del60% di disoccupazione. In Kosovo, a

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parte il carbone che c'è in abbondanza,l'economia gira solo grazie alle rimessedall'estero dei connazionali emigrati. Lostato di diritto è ancora troppo debole ela scarsa capacità produttiva aggravatadalla crisi energetica e infrastrutturaleostacolano lo sviluppo economico. Tantoper essere chiari: un poliziotto prendeattorno ai 250 euro, un operaio 200, unacommessa 150, una farmacista 200. Il40% della popolazione vive con meno di100 euro al mese. Il Kosovo è la terradelle kulla, le fattorie circondate da altemura.Solitamente una kulla è composta daparecchie stanze da letto, cucina e giardi-no o terra da lavorare. Mediamente inuna kulla vivevano 15 o più persone. Lametratura complessiva di una kulla siaggira sui 150 metri a piano (PT e 1P). Lekulla hanno formato la mentalità impe-rante e anche se il Kosovo è un paese conmoltissimi giovani, rimane il fatto che lamentalità non si può azzerare di colpo masolo diluire col tempo.Dunque, la mentalità locale è lenta nell'e-

volversi in quanto sono prettamentemontanari e con un retaggio atavicoall'insegna dell'isolamento. La durezzanel carattere rende i kosovari molto com-battivi. Sono mussulmani e questo lirende poco malleabili e impermeabili alleemancipazioni veloci. Anche se al primoimpatto visivo si può essere tratti ininganno soprattutto se hanno internet,parabole e cellulari. Il popolo general-mente possiede irriducibili istinti conser-vatori, un rispetto feticista per le tradizio-ni e un orrore inconscio per tutte lenovità. I kosovari non fanno eccezione,perché il popolo viene forgiato dall'am-biente circostante di riferimento assiemeall'ereditarietà. La somma, pertanto,costituisce l'anima stessa del popolo. Icaratteri tipici, sempre riferiti al popolo,sono ancestrali e molto stabili. La verastoria non è quella che ci impressiona perla durata del conflitto o la particolare vio-lenza, perché i veri cambiamenti vedonola luce attraverso le opinioni, i concetti ele credenze. Ma sono solo due i passaggiche generano novità e influenzano gli

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eventi: la fine delle credenze religiose,politiche e sociali di riferimento; produ-zione da parte della scienza e dell'indu-stria di nuove scoperte che vanno a modi-ficare le condizioni di vita e di pensieroprecedenti. Ovviamente uno Stato giova-ne deve avere regole fisse condivise datutti e tese a portare disciplina, raziociniofinalizzato alla convivenza pacifica, pre-veggenza politica e una adeguata cultura.Tutte queste qualità al momento nonsono presenti tutte assieme in Kosovo eproprio per questo ci sono ancora proble-mi, seppur in entità minore all'immediatopost '99.Il fattore razza è comunque preponde-rante nella questione kosovara, perchétutti gli atti coscienti vengono elaboratida un substrato, peraltro inconscio, chesubisce pesantemente le influenze eredi-tarie e i residui ancestrali appartenentialla razza stessa. Uomini della stessarazza si assomigliano solo grazie al sub-strato in questione. È questo che determi-na l'anima della razza e il conseguentesenso di appartenenza. Ogni popolo ha

origine da poche idee fondamentali equasi mai rinnovate. Ora il Kosovo è alcentro del dilemma: rientra tra le ideecreate al momento da mode o influenzepasseggere, oppure rientra nelle idee fon-damentali e pertanto stabili grazie ai fat-tori ereditari e della pubblica opinione?Le idee democratiche e sociali rientranonel secondo caso, ma quanto è vicino ilKosovo a queste? È il tempo che fa daregolatore al dilemma. Ma il maggiorrischio odierno è quello che i kosovari sisiedano sugli aiuti esterni e non percorra-no fino in fondo il cammino verso lademocrazia più per pigrizia che per altro.Districarsi non è facile e sempre di piùcapisco le grandi difficoltà in cui le FFAAitaliane sono costrette ad operare.Volendo fare un confronto storico, le ideefilosofiche che fecero maturare le condi-zioni che portarono alla Rivoluzionefrancese ci misero moltissimo per farbreccia e radicarsi nell'anima popolare.Non ci fu nulla di veloce e immediato e ilpopolo solitamente, almeno per quantoriguarda la maturazione di certe idee, è

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sempre in ritardo di varie generazionisugli scienziati e sui filosofi.Neppure i 33 MLD di euro spesidall'Unimik e versati (500 Ml)dall'Europa per sostenere il Kosovo tra il1999 il 2011 sono stati sufficienti a porta-re totalmente la giovane democrazia acamminare con le sue gambe.Evidentemente quello che non ha funzio-nato non è l'apparato operativo, in questocaso le FFAA, L'Eulex e l'Unimik ma leidee politiche. Ci sono ancora delle encla-ve serbe che fanno quello che vogliono enon riconoscono lo stato del Kosovo.Prova ne sia che non pagano né acqua nétasse ai municipi locali. Oltre il fiume Ibara Mitrovica Nord, zona abitata solo daserbi, le automobili girano senza targhe,sono ancora armatissimi e la polizia koso-vara ha paura di intervenire. Perché? Peril kanun, soprattutto. C'è anche l'incredi-bile caso di una città che ha eletto con-temporaneamente due sindaci: un koso-varo-serbo e un kosovaro-albanese.Dunque in questo contesto non è assolu-tamente facile muoversi. Le FFAA italia-

ne fanno un lavoro magnifico, ma sonosempre subordinate a livello di interven-to e possono solo consigliare al meglio ikosovari. Secondo il filosofo ingleseDavid Hume, due eventi sono in relazio-ne (associazione) costante (abituale) seuno è causa dell'altro quando si verifica-no entrambi (congiuntamente), con l'av-vertenza che un evento dovrà sempreprecedere l'evento successivo se fra i dueelementi c'è un legame. Cioè:• A è causa di B quando A e B si verifi-cano sempre congiuntamente e maiseparatamente,

• A dovrà verificarsi per primo e• tra A e B dovrà esserci un legame cau-sale costante.

La chiave di lettura del problema è tuttaqui. È un paese dove le carte d'identitàvengono emesse dai municipi solo dietrosemplice presentazione dell'interessatoallo sportello. Non esistono controlli disorta e una volta rilasciata, il signor XYva nella città confinante e può fare unanuova carta d'identità con un nuovonome e via così. È il paese del bengodi dei

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malavitosi. Questa incredibile situazionesi è creata quando i serbi si sono ritiratidalla regione kosovara portandosi viatutti i libri del Leviatano pubblico.Catasto compreso. Questo ha creato ilcaos amministrativo. La polizia kosovarasi trova ad avere problemi enormi nelriconoscimento della persona, operazio-ne che sta alla base di ogni iniziativa poli-ziesca per il buon funzionamento dellademocrazia. A jeni mire, Kosova? Dopo la guerra del1999 anche l'emancipazione sessuale haavuto una svolta e i rapporti prematrimo-niali sono diventati quasi la norma. Imatrimoni combinati però non sonoancora spariti. Inoltre gli sposi vengonosalutati ancora sparando in aria. Oggi ilKosovo rischia di avere ulteriori infiltra-zioni mafiose, oltre a quelle autoctone:quelle straniere, italiane, anche, attiratedai contributi europei per lanciare l'eco-nomia.Mi trasferisco al ristorante Pinocchio per-ché gentilmente invitato a colazione dasua eccellenza l'ambasciatore d'Italia inKosovo Michael L. Giffoni. L'ambiente èaccogliente e molto accurato, standardeuropeo, i camerieri impeccabili. Le guar-

die del corpo hanno bloccato le uscite.Giffoni arriva e si scusa del lieve ritardo,mi stringe la mano con una certa grinta.Denota sicurezza e dinamismo e non acaso è considerato forse uno dei massimiesperti dell'area balcanica. Un ottimocarpaccio accompagna una dettagliatissi-ma spiegazione dell'attuale situazionepolitico-economica. Al tavolo sono sedu-ti il generale Enrico Spagnoli, il colonnel-lo Russo, il colonnello Cipullo e il tenen-te colonnello Legrottaglie. Spagnoli comanda la HeadquartersKosovo Force, ha una notevole esperien-za sul campo ed è dotato di una visioned'assieme e strategica di ottimo livello. Ciscambiamo i bigliettini da visita e ci salu-tiamo tutti con la promessa che un giornoci rivedremo e che comunque ci terremoin contatto.A questo punto, dopo aver avuto tutti ichiarimenti, voglio entrare nel vivo dellaquestione: i monasteri cristiano-ortodossiche sono ancora presidiati dai militari esono probabilmente la questione più spi-nosa e delicata della cultura locale. Maormai è tardi e inizia a fare freddo.Rientro alla base.

[Continua 3]

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Il Messaggio 4-2011:Il Messaggio n3luglio06 7-11-2011 10:39 Pagina 26

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Qualche anno fa, passeggiare d’agostonelle città italiane era come fare una gitanon guidata nel deserto del Goblin. Glianni passano, le abitudini cambiano …: invacanza si va, soldi permettendo, anche inaltri periodi dell’ anno, soprattutto perchéla nostra cara, vecchia Italia ha cambiatovolto. Da popolo di emigranti, adesso citroviamo ad accogliere, per la verità nonsempre a braccia aperte, persone di etnie eculture diverse, che approdano nelloStivale con la stessa intenzione di miglio-rarsi dei nostri bisnonni quando s’imbar-cavano per l’ America e per l’ Australia.La realtà sociale del Belpaese è semprepiù variegata: bambini dagli occhi a man-dorla e pelle scura sono e si sentono italia-ni, pure se di cognome si chiamano Chingo El Zarawi, e si trovano a studiareLeopardi e Manzoni sui banchi di scuola.Anche la condizione economica degliimmigrati ricalca quella dei nostri avi dalmedesimo destino, e non se ne parla pro-prio di spendere i risparmi – se ci sono -accumulati a fatica per qualche giorno diferie. I dati che ci sono stati proposti daIstat durante l’ inverno pare parlino chia-ro: le famiglie straniere sono il 7% dellapopolazione totale, pari a circa 4 milioni e250mila anime. Nel 60% dei casi abitanoin affitto e circa la metà è in arretrato conil pagamento della pigione e delle bollette.Il 65% non potrebbe affrontare una spesaimprevista di 750,00€ e il 28% non hasoldi sufficienti per l’ abbigliamento.Insomma, sembra difficile già potersigustare un gelato, figurarsi trascorrerequalche giorno a Riccione. Di conseguen-za, salvo i pochi che tornano a casa, moltirestano in città a lavorare, per la fortuna di

famiglie e aziende. Oggi,infatti, la loro presenza èdiventata fondamentaleper l’ economia delnostro – e loro – Paese,anche in virtù di un“effetto sostituzione” che li vede protago-nisti in alcuni settori produttivi.Certamente i nostri nuovi compatriotisvolgono lavori che gli italiani non voglio-no più. Sarà forse anche per questo cheaumenta la disoccupazione dei giovani trai 15 e i 34 anni …?!!! Tra le priorità trico-lore, una volta in cima alla hit c’erano casadi proprietà, beni di consumo, vacanze; orasi rincorre l’ ultimo modello del cellulare enon si parte neanche più. Complice lascarsità di finanze generale, anche se sem-bra impossibile che si rinunci a qualchegiorno all’ estero o al rito della partita dicalcetto in spiaggia (che dire, noi venezia-ni siamo fortunati, la spiaggia è a pochiminuti da casa!!!). Eppure, la flessione deiviaggi si attesta al 11% e sale quasi al 20%quando si tratta di periodi brevi. L’unicoindicatore in crescita è quello delle ferieprenotate su internet, magari proprio allaricerca di un più economico last minute.Incredibile pensare a come eravamo, all’immagine della mitica 500 anni ’70 colmadi suppellettili, con l’ ombrellone chespuntava dal tettuccio, pronta ad imbocca-re la statale di turno in direzione ‘MARE’.Era l’ epoca del dopoguerra e del boomeconomico, della lavatrice e delle primeTV. Di quei tempi resta un po’ di nostal-gia, e anche la calura che ogni anno bacialo Stivale, spingendo oggi molti a rintanar-si nei centri commerciali in cerca di refri-gerio!!!

Una Societàche cambia di Maria Chiara Klinger Mazzarino

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Avevo lasciato il dottor C. ai primi diluglio. Gli ultimi giorni di giugno erano tra-scorsi in bicchierate tra amici, cene con icolleghi, tramezzinate ufficiali in ospedale( cussì i lavora!! Aveva mormorato unanervosa vecchietta, sentendo il vociare cheproveniva dagli studi medici, adibiti a selfservice di pizzette, tartine , cocacole, equalche prosecco di contrabbando). Il dot-tor C aveva incassato in silenzio. Va a spie-gare che, se finisci un rapporto professio-nale iniziato 40 anni prima ( giugno 1971!)un po’ di stralunamento e uno strappo allaregola ci può stare, ma era inutile farlocomprendere alla “nostra” incavolata chevedeva malasanità in tutti i cantoni . E,questa volta, non aveva torto! Il dottor Caveva in programma la solita estate.Spiaggia con i nipoti, montagna con gliamici ( e, se possibile, ancora con i nipoti) .Ciò significava che l’impatto con la pensio-ne era rimandato a settembre, quandoricominciavano le scuole, la casetta delLido era chiusa, le giornate si accorciavanoe la moglie era incombente. Temeva ( osperava) la cerimonia d’addio. Suo padre,il giorno della pensione, era stato invitatodal questore a presentarsi per il commiato.Pompa magna, per fortuna in borghese,perché nella divisa ormai erano anni chenon c’entrava, due ali di colleghi , applausi,medaglietta, discorso , lacrime ,commozio-ne. La ULSS 12 Veneziana è molto piùumana, capisce lo stress psicologico del suodipendente, l’illusione della retorica , l’i-nutilità delle parole roboanti, quindi nes-suna cerimonia, nessuna lettera di ringra-ziamento e di saluto, anzi, proprio nessunalettera! Risparmio ed efficienza e, soprat-tutto , comprensione! Non aveva neancheun amico al Gazzettino o alla Nuova chene facesse il necrologio professionale “

Oggi lascia lasua attività ildott…, 40 annidi onorato ser-vizio… loricordano ic o l l e -ghi….rimpianto nell’ambiente di lavoro…chi lo sostituirà?... Padoan dà rassicurazio-ni…la Sanità veneziana non corre rischi.”.Il 29 giugno il dottor C aveva telefonatoall’Ufficio Personale per la conferma delsuo pensionamento. Il 30 giugno avevatimbrato, h 14. 15, per l’ultima volta il suocartellino. E lo stress del pensionato?Macchè stress! si ripeteva tra sé e sé, comeun Fantozzi qualunque. E il calo delle dife-se immunitarie? E il testosterone che siblocca? Ho 67 anni, Berlusconi ne ha 75!Adesso non ho più guardie notturne, saleoperatorie, non sono più reperibile! Sport,sesso, lifting, training, jogging.Il dottor C è iscritto al TC Lido. Sono 25anni. Viene ritenuto il socio più benemeri-to , dato che il rapporto tra la cifra di iscri-zione e le ore effettivamente giocate lopone al primo posto. Pare che ogni sua oragli venga a costare tra i 20 e i 30 euri. Pienodi sacro ardore il primo luglio, venerdì, ildottor C era già sulla terra rossa. Bella par-tita, ci rivediamo domenica: per il pensio-nato ogni giorno è domenica. La sera delladomenica, dopo la seconda partita, il dot-tor C era sdraiato sul divano in preda alcolpo della strega. La moglie lo accompa-gnò a letto e gli massaggiò i lombi col bal-samo di tigre. Da allora non ne avevoavuto più notizie. So che , per tutto luglio,non ha giocato più a tennis, perché anch’iosono iscritto, e non l’ho più visto. So ancheche non ha giocato a calcio: gli si è girato ilginocchio e il menisco è saltato. Ad agosto,

Medici a Venezia di Giampaolo Contemori

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dopo la prima gitarella in montagna , haavuto delle coliche renali . Gli episodi siripetevano ogni volta che si muoveva . Nelfrattempo erano venuti i nipoti. Il giorno diferragosto si è ammalata la nipote. Unabella bronchite. E’ stata una fortuna per-ché il nostro eroe, costretto a casa dallecoliche, poteva accudire all’ammalatasenza così rovinare le vacanze dellamoglie e della suocera ( sì, c’è anche lasuocera! Chi non ce l’ha!) Alla fine di ago-sto ha espulso un calcolo, nel frattempo siè ammalato il nipote, un’altra bella bron-chite. Per fortuna è tornato a casa . Labronchite del nipote era virale . Avevaprenotato un’ora di tennis per l’otto set-

tembre. La notte del sette, febbre , bron-chite, e seconda colica renale con espulsio-ne di un altro calcolo. La mattina dell’ottonon ha giocato a tennis. Il suo spread coltennis, adesso si usano questi termini, èsalito a trenta- trentacinque euro /ora. Lamoglie era molto preoccupata. Poteva sal-targli la settimana in Sardegna a cui tene-va tanto. Il dottor C si è ripreso e ha por-tato la moglie in Sardegna. Tutto bene.L’ho incontrato al ritorno . L’ho vistoabbastanza bene. Mi ha raccontato tutto.Gli ho domandato se, in tutte queste cir-costanze, almeno il sesso era migliorato.Mi ha inseguito con una Pattada sardasguainata.

Ri-parliamone!… sottovoce di Luigi Ricci

È trascorsa un’altra estate, tra manovre eco-nomiche, crisi finanziarie, crolli di borse euna situazione che diventa ogni giorno piùinsopportabile; si è potuto anche continuaread assistere allo squallore e alla volgarità chegovernano lo stile di vita dei nostri politici,tra festini e cene alla presenza di avvenentiadolescenti che ben hanno imparato la lezio-ne: cedere alle lusinghe dei potenti per avereun posto nel mondo dello spettacolo e,magari, in futuro, un Ministero (i casi sononoti e sarebbe tedioso continuare a parlar-ne). Ciò che colpisce, tuttavia, è il tipo diinformazione di massa che circola, che noncontempla, o tratta sommariamente, di cosedavvero utili e interessanti. Basta sedersi dalbarbiere, dal parrucchiere o dal medico perrendersene conto. Non più notizie sulle stardi Hollywood, oppure sulla famiglia realeinglese come ai tempi d’oro di Diana eFergie, ma pettegolezzi di scarso valoreanche per pettegoli D.O.C. che hanno comeoggetto il tronista di circa cinque anni fa (mapoi che vuol dire tronista? Il computer fa di

tutto per correg-gere tale abortol i n g u i s t i c o ) ,oppure sullacognata del fra-tello di una cheavrebbe potuto vincere il Grande Fratello(non quello vero di Orwell, intendiamoci)ma che invece è stata eliminata all’iniziodella prima puntata, che si è lasciata colmoroso metalmeccanico sbattuto, anche lui,in prima pagina, in costume da bagno sullaspiaggia di Ostia. E poi, ancora quest’estate,l’immancabile Vasco Rossi che pontificavadall’etere impalpabile del web, incantandomilioni di fans. Era su tutte le prime paginedei giornali! Non quelli dei pettegolezzi diserie C, ma sui quotidiani! Per carità, in unmondo, quello dei media e dell’informazio-ne che non bada a cose davvero serie che lagente dovrebbe conoscere, ognuno ha ildiritto di esprimersi, e se lo fa la cognata diquella del Grande Fratello può farlo ancheVasco. Il problema è: chi se ne importa?

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Quando nel 1982 (mi sembra) si presentò aSanremo con “Vita spericolata” nessuno siaspettava che il Blasco diventasse un feno-meno musicale, culturale e di costume; maviene da chiedersi: ha voluto la vita sperico-lata? L’ha avuta. E ora siamo ammorbati daisuoi sermoni sulla depressione e sulla crona-ca, minuto per minuto, delle cure, dai bollet-tini dell’equipe di medici che lo seguono, trai migliori, mica quelli che toccano alla gentenormale. I quotidiani riportavano anchel’ora del mattino, quando usciva con la suacostosa automobile, dalla sua costosa villa,per andare in ospedale. Ciò che cantavatrent’anni fa in realtà si è rivelata una vitaspericolata falsa, da mentecatti, perché ades-so si corre disperatamente ai ripari, cercan-do di salvare il salvabile. Le altre persone,che non sono Vasco Rossi, che hanno avutoo stanno avendo una vita spericolata, nepagano quotidianamente le conseguenze:davanti ai SERT c’è la fila per avere il meta-

done, e se sei depresso non te ne accorgineppure perché la mattina bisogna alzarsiper andare a lavorare nella prospettiva diuno stipendio che non basta per un mese.Purtroppo, però, anche le persone famoseche hanno voluto una vera vita spericolatane hanno pagato le conseguenze: penso aAmy Winehouse, trovata esanime alla sogliadei trent’anni, sola, senza che nessuno l’ab-bia soccorsa, senza che abbia chiesto aiuto:una diva maledetta di cui sono state sfrutta-te le debolezze per farne un prodotto com-merciale. Non contava se fosse brava omeno (e lo era). L’importante era vender-la…

… e le stelle stanno a guardare.

P.S.: ringrazio di cuore il signor Frizziero che miha inviato interessanti spunti di riflessione circal’ultimo Riparliamone; gli suggerisco, tuttavia, diinviare la sua lettera anche al Messaggio inmodo da poter essere pubblicata.

"Sono in ritardo, sono in grave ritardo, sono inritardo..." Così ripete lungo tutto il racconto ilConiglio Bianco (Bianconiglio) in "Alice nelpaese delle meraviglie".Questo mese anche io sono in ritardo nel pre-parare ed inviare il mio "pezzo" per IlMessaggio.Tento di spiegare esponendo la mia"Giustificazione" come si faceva a scuola,quando un impegno familiare o un malesserepomeridiano ( febbre, influenza etc) ci avevaimpedito di fare i compiti .Insomma, ecco, caro Messaggio, questo meseho deciso di andare in pensione, terrorizzatadalle novità che il governo pensa di varare inambito previdenziale.Detto fatto, in una calda mattinata del 31 ago-

sto ho deciso edato luogo aprocedere spe-dendo Urbi etOrbi (cioè sva-riati Uffici dellaAsl) le miedimissioni.La metamorfosi da Specialista Ambulatorialee Consultoriale a placida pensionata è quindi incorso e si completerà il 31 ottobre 2011.Attualmente quindi sono una larva umana(beh, non esageriamo, diciamo farfalla affatica-ta) dato che questi ultimi giorni di lavoro nelpoliambulatorio dell'ASL sembrano " l'assaltoalla diligenza" dei vecchi film di cow boy , conle pazienti di una vita che vogliono, comprensi-

Quasi AssenteGiustificata di Antonella Debora Turchetto

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bilmente, un ultimo consiglio o terapia.Soprattutto, però, c'è un mio lavoro psichicoche è contemporaneamente di lutto per le coseche lascio e una trepida aspettativa per la vitache verrà. E' davvero strano, e molti dei mieilettori me lo possono confermare, come si arri-vi a questi traguardi "adulti" ancora incredulidi essere arrivati a quel punto e a quella età

della vita. Mi sembra ieri il mio primo giorno dilavoro al Distretto di Marghera, che ora è anco-ra là, sempre identico e quella che va via, dopo33 anni, sono io. La Pensionata sono io. Saròancora in ritardo, o potrò prendere il miotempo e viverlo compiutamente? In seguitoalla prossima puntata.

RIALTO: Chiesadi S. Giacometto di Rialtoe il mercato. di Angiolo Zoni

Prima di buttar giù un rapido profilo delmusicista Mahler, è bene fare una premessasu come i suoi contemporanei lo giudicaro-no: grandissimo direttore d’orchestra, genia-le riformatore (e regista) dello spettacololirico, alquanto discusso come compositore.Il musicologo Luigi Rognoni, nell’introdu-zione del libro di Alma Mahler “G. M.Ricordi e lettere”, scrive che “l’opera diMahler attende ancora di essere studiata intutta la sua ricchezza e nei suoi complessisignificati” e ancora “Mahler è il solo musi-cista di fine secolo che giunga veramente adoperare una decisa rottura nel linguaggiomusicale cristallizzato e che abbia coscienzadella missione dell’artista nella crisi socialedel nuovo secolo. Se la consapevolezza del-l’ineluttabile destino dell’uomo segnata nel-l’opera di Mahler può accostare la visionedel musicista a quella di un Dostoievskij, ilsuo mondo interiore appare assai più vicinoa Nietzache o a Kierkegaard”. Secondo idodici figli, Mahler nasce a Kaliste inBoemia il 7 luglio 1860 da Bernhard, com-merciante ebreo discretamente colto, e daMarie Hermann: dolcissima la madre, irasci-bile e violento il padre. Superato il ginnasio,Gustav va a Vienna con il padre e, per inte-ressamento di Julius Epatein, entra nel

Conservatorio perstudiare pianofortecon lo stessoEpstein, armoniacon Fuchs e com-posizione conKrenn. Conseguitala maturità, nel1877 si iscriveall’Università diVienna, frequen-tando i corsi di filosofia e storia. L’annodopo si diploma al Conservatorio stringen-do amicizia con alcuni condiscepoli tra iquali Hans Rott e Hugo Wolf (morti poi tra-gicamente) e con il maestro AntonBruckner, della cui Terza Sinfonia Mahleraveva fatto una riduzione per pianoforte a 4mani. A 19 anni inizia la sua carriera di diret-tore d’orchestra al teatro Hall dirigendooperette e vaudevilles (spettacoli leggeri) ela sua attività procede fino al 1907 a Kassel,Praga, Budapest, Amburgo, Vienna, dovenel 1897 ottiene la nomina a vita di diretto-re artistico dell’Opera. Ed è proprio aVienna che Mahler realizza la riforma delteatro lirico che avrà ripercussioni sui teatridi tutto il mondo. Con mano ferrea dirigeesecuzioni perfette di tutto Mozart, di tutto

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Wagner ed imponendo le opere di RichardStrauss. Oltre Weber e Gluck, porta in scenaopere di Ciaikovskij, Smetana, Bizet,Puccini, Leoncavallo e Wolf-Ferrari. Il perio-do più importante della riforma si ha nel1903 quando, intuendo il talento di AlfredRoller, lo assume come scenografo e registastabile. Nel 1902 la sua vita privata subisceun radicale mutamento: sposa la bellissimaAlma Schindler, figlia di un noto pittoreviennese, dalla quale avrà due figli. Tramitela moglie, di diciannove anni più giovane,Mahler conosce Zemlinsky, maestro dimusica di Alma, che gli fa conoscere ArnoldSchoenberg e i suoi allievi. Durante ladecennale permanenza a Vienna, componecinque sinfonie (dalla Quarta all’Ottava,Sinfonia dei Mille) che si aggiungono allealtre tre composte in precedenza, oltre aiLieder su poesie di Friedrich Ruckert.Nell’estate del 1907 due sciagure si abbatto-no sul tormentato musicista: la morte perdifterite della sua primogenita e la diagnosidi una grave malattia di cuore. A fine anno,anche per evitare gli intrighi orditi a suo cari-co, Mahler rassegna le dimissioni dalla cari-ca di direttore artistico. Dopo Vienna, va aNew York come direttore del Metropolitanprima e della Filarmonica dopo. Dirigeopere e sinfonie, tra cui l’intero ciclo dellesinfonie di Bruckner. Durante le vacanzeestive in Alto Adige e a Vienna compone laNona Sinfonia e la Decima che rimaneincompiuta più “Das Lied von der Erde” (lacanzone della terra) che è l’addio di Mahleral mondo pubblicati ed eseguiti dopo lamorte a cura di Bruno Walter. Nel febbraiodel 1911, dopo aver diretto un concerto aNew York, ha un collasso. Rapido ritorno inEuropa, ma il 18 maggio muore nel sanato-rio Low di Vienna. Mahler nel comporre achi si ispira ? Sappiamo della sua ammira-zione per Mozart, Beethoven e Wagner e lasua predilezione per Bruckner anche setaluni critici usano un termine che provoca

sofferenza al nostro Autore:“Kapellmeistermusik” cioè musica di diret-tore d’orchestra con tutte le implicazioniconnesse. Il musicologo Riccardo Malipierone “Le nuove frontiere” (Ed. ArnoldoMondadori) annota che la produzione mah-leriana “può semplicemente piacere o nonpiacere, ma senza procurare disgusti per ilsuo tessuto armonico e per la sua masto-dontica costruzione. Sicuramente essa è ter-ribilmente legata al suo tempo, quantomeno le sue sinfonie. Ecco una possibilità dischematizzazione, per esempio: mentre inqueste opere, sovente c’è la tipica sovrab-bondanza che si ritrova nelle altre arti coeve,nei Lieder c’è una pregnanza espressiva euna contenutezza quantitativa e temporaleammirevole. “Tra le composizioni più belledei Lieder da citare: “Canti sulla morte dibambini” (i “Kindertotenlieder” su testo diF. Ruckert per oce e orchestra. E’ un ciclo dipoesie scritto in morte dei due bimbi delpoeta e presago della morte della primoge-nita di Mahler. Prima ancora aveva musica-to Lieder tratti da “Des knabenWunderhorn” (il corno meraviglioso delfanciullo) in due libri e alcuni su testo pro-prio. Come Wagner porta la sinfonia nel tea-tro, così Mahler porta il teatro nella sinfonia.“La struttura delle sue sinfonie-annota ilsuccitato Luigi Rognoni – si giustificaappunto in ragione delle proporzioni diun’opera lirica che occupa un’intera serata.Il primo tempo ha quasi sempre l’ampiezzadi un vero atto d’opera in un unico quadro,dopo il quale si prevede un lungo intervallo;i tempi successivi costituiscono generalmen-te i differenti “quadri” di un unico “atto”sinfonico che si succedono senza interruzio-ne o con brevi pause”. Cinquant’anni faMahler figurava pochissimo nei concerti inItalia. Poi ci fu un crescendo d’interesseanche, in misura modesta, per il film diLuchino Visconti “Morte a Venezia”, dovefanno da commento musicale la Terza in re

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min. e la Quinta sinfonia in do diesis min., inparticolar modo l’Adagietto della Quinta.Nel novembre 1984 fino a luglio 1985 ebbimodo di assistere alla Fenice all’intero ciclodelle nove sinfonie magistralmente diretteda Eliahu Inbal. Il critico musicale delGazzettino, in tale occasione, scriveva un’i-deale discografia mahleriana con i direttoriprediletti: “Nella “Prima” segnalerei BrunoWalter, intimo ed elegiaco, nella “Seconda”Otto Klemperer di una severa monumenta-lità, nella “Terza”Leonard Bernstein gran-dioso, narrativo, estroverso, ma anche dota-to di una sottile vibratilità. Nella “Quarta”ritornerei ancora a Walter proprio perché èla sinfonia più carica di memorie viennesi,più classicistica. Della “Quinta” l’esecuzioneprediletta è sempre quella di HermannScherchen, memorabile nell’adagietto. Nella“Sesta” emerge, per la rovente tragicità,Jasha Horenstein, uno dei maggiori mahle-riani del secolo, ma poco noto in Italia. Nella

“Settima” ripenso allo ieratico Klemperer enell’”Ottava a VBernestein, che disegna l’af-fresco cosmogonico con commossa euforiacantabile. Infine nella “Nona”, soprattuttoper la straziata concezione del primo tempo,ricorderei Bruno Walter”. Quale corollariodirò che Mahler è un valido rappresentantedella visione del mondo (la“Weltanschauung”) dell’espressionismomusicale, come van Gogh e Munch lo sonoper quello pittorico. Alma Schindler, autricedel libro succitato, fu moglie di Mahler dal1902 al 1911, anno della morte del composi-tore. Rimasta vedova, ebbe nel 1915 una dif-ficile relazione col pittore Kkoschka, poi siunì in matrimonio con l’architetto WalterGropius dal quale poi divorziò per sposare,nel 1929, lo scrittore tedesco Franz Werfel, ilmaggior rappresentante della lirica espres-sionistica. Dopo la morte di Werfel (1945),Alma non volle più staccarsi dalla suamemoria.

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BIZHAN BASSIRI.“LA CADUTA DELLE METEORITI”

E’ un ricco ed elegante volume -catalogo, initaliano e inglese, che illustra le opere e ilpercorso artistico di un autore italo persia-no, e della sua filosofia, “Bizhan Bassiri. Lacaduta delle meteoriti” a cura di BrunoCorà (edizione Skira 2011). Il processocreativo dell’artista nasce alla vista dell’e-ruzione del Vesuvio circa trent’anni fa. Daquel momento la viva impressione che l’ar-tista ne trasse, lo ispirò portandolo a pensa-re al binomio eruzione-intuizione e all’av-vio di un lavoro plastico di elaborazionetrasformativa della materia. Ed è sorpren-dente come le sue imponenti installazioniabbiano trovato posto al MuseoArcheologico Nazionale di Venezia spo-sandosi benissimo con le opere di marmogreche, romane, egiziane di tempi antichis-simi in un dialogo “universale” che solol’arte consente. Bronzo e cartapesta,

acciaio ed elementilavici, elaborazionifotografiche, ermee “specchi”. Nehanno parlato allaB i b l i o t e c aMarciana, MichelaSediari, direttricedel Museo Archeologico, Bruno Corà, criti-co d’arte, Philippe Van Cauteren, direttoredel Museo S.M.A.K., Gent, Belgio. Lamonografia riporta “Il pensiero magmati-co” (1984) e il Manifesto teorico delPensiero Magmatico” (1986). L’autore hapoi voluto leggere un brano da cui emergela sua poetica. “Incline al buio / la luce ospi-te rara infrange e nutre la quiete nel chia-rore appena sbocciato/ il tesoro emergedalle profondità con ardore/ la morte siarrovella nel ventre incandescente dellabestia…” è l’incipit. Si conclude con “…laporta bussata trema versandosi sui mieipensieri riscaldati da tempo”.

Andar per mostree musei con… Maria Teresa Secondi

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“IL GUFO” di Asolo, ha gentilmente donato alla Sezione “Arcobaleno” di que-sta Misericordia, alcuni capi di vestiario per bambini da portare nel CARCEREfemminile della Giudecca - Sezione NIDO.Ringraziamenti vivissimi!!!

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Una vita tra i centenari di Giancarlo Bottecchia

Nel 1990, per la prima volta in sette anni ilGazzettino fu costretto a pubblicare unafotografia scattata l’anno precedente percorredare l’articolo che annunciava il 107°compleanno di Giuseppina Nicolini. E ciòperché, scriveva il cronista: “Solo un attac-co influenzale le ha impedito, ieri, di rice-vere i consueti festeggiamenti da parte diamici, conoscenti e personale della Casa.Ha avuto, per ora, solo gli auguri: la festa èrimandata di alcuni giorni.” In compenso,pochi giorni dopo, la vegliarda veniva pre-miata con una medaglia d’oro ed ilGazzettino pubblicava una fotografia cheimmortalava l’avvenimento, che venivacosì commentato: “C’è anche una venezia-na, sia pure all’ultimo posto (del tutto rela-tivo, si capisce) tra i dieci italiani più anzia-ni, pattuglia “d’oro” su di una schiera di1600 ultracentenari. Dieci anziani che gliufficiali di stato civile dell’anagrafe, asso-ciati nell’Anusca, hanno voluto premiarecon una medaglia d’oro, in occasione delrilevamento degli ultracentenari compitodall’Anusca. La “nonna” veneziana èGiuseppina Nicolini, 107 anni, ospite dellaCasa di Riposo S.S. Giovanni e Paolo, nellaquale si sono recati ieri pomeriggio l’asses-sore ai servizi demografici del Comune,Gianfranco Pontel, ed il capo ripartizionedell’anagrafe, Ferdinando Pannella, che èanche responsabile regionale dell’Anusca.Li ha accompagnati un nipote diGiuseppina, che non si è sposata. Li haaccolti il dr. Bottecchia, direttore dellacasa. Assieme alla medaglia le hanno con-segnato un grande mazzo di rose. In buonaforma nonostante l’età, ha accolto gli ospi-ti con uno scherzoso, impaziente: “ma dovexea sta medaja ?” prima di scartare da solail pacchettino. Pontel le ha rivolto il salutoe l’augurio affettuoso di tutta la città;

Pannella le ha por-tato gli auguri degliufficiali di statocivile.”. Il 27 feb-braio il Gazzettinoricordava il com-pleanno diF i l o m e n aB a r b a r e s c o :“Cento tre anni. Ha felicemente tagliatoquesto traguardo Filomena Barbaresco,detta Marina, veneziana purosangue, nubi-le, ospite da più di tre anni della Casa diriposo. A festeggiarla, ieri mattina, nelreparto S. Matteo, sono stati, in mancanzadi parenti diretti, alcuni amici ed il perso-nale infermieristico guidato dal Prof. G.Bottecchia. L’ancora vivace Filomena, cheha superato anche il dolore per la recentescomparsa della sua adorata gattina, hatagliato ed assaggiato la torta augurale conbuon appetito. Marina occupa intanto ilsecondo posto per longevità nel manipolodelle centenarie, guidate da GiuseppinaNicolini (107 primavere !) e che andrà, neiprossimi giorni, ad arricchirsi di una sestacomponente: Caterina Canella, la qualefesteggerà proprio l’otto marzo, festa delladonna, il suo…ingresso nel secolo”. Maaccanto alle buone notizie, vanno registra-te anche quelle tristi. Nella medesima pagi-na il Gazzettino riportava l’annuncio deldecesso del Prof. Francesco Rossi, insignegrecista: “Si è spento ieri a 84 anni nellaCasa di Riposo S.S. Giovanni e Paolo, doveera ospite da qualche anno, il Prof.Francesco Rossi, insigne grecista. Con luihanno studiato latino e greco generazionidi giovani veneziani, molti dei quali sono aloro volta diventati professori e ricordanocon grande ammirazione la preparazione ela personalità forte e dolce al tempo stesso

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di questo insegnante. Francesco Rossi inparticolare si era occupato del poetaTirteo, su cui aveva anche pubblicato degliscritti. Aveva insegnato latino e greco alLiceo Classico Marco Polo e letteraturalatina all’Università di Ca’ Foscari”.L’ottomarzo venne la volta di Caterina Canella.Al di sotto della classica fotografia, il cro-nista de “Il Gazzettino”, così commentava:“Festa della donna specialissima ieri per lasignora Caterina Canella che ha festeggia-to in piena forma il suo centesimo com-pleanno. Nata a Venezia l’otto marzo 1890,la signora è vissuta per molti anni nellacasa natale in calle dell’Angelo, vicino a S.Maria Mater Domini. Rimasta orfana gio-vanetta, si è dedicata alla cura dei fratelli edelle sorelle più giovani. Dopo la mortedell’ultima sorella, è stata ospite della Ca’di Dio ed ora della Casa di Riposo S.S.Giovanni e Paolo, che ha ieri organizzatouna festa per la neo centenaria, che è statasimpaticamente circondata da nipoti, pro-nipoti, medici, infermieri e dalle altre ospi-ti del reparto S. Pietro, dove soggiorna laSignora Caterina”. Il 4 maggio vennefesteggiato il 101° compleanno di GraziaIsidoro che, come si ricorderà, non dispo-neva di una certificazione certa della datadi nascita: ebbene, nel frattempo, il “miste-ro” è stato risolto con il reperimento dialcuni documenti prevenienti dalla Puglia,dove è nata, che fissano la data di nascita al4 maggio.Ma la notizia più importante e sconvolgen-te dell’anno apparve (ovvero riapparveperché già se ne parlava l’anno preceden-te) sul Gazzettino del 2 settembre: “LACASA DI RIPOSO ACCETTA LOSCAMBIO E VENEZIA AVRA’ UNGRANDE OSPEDALE. L’ULSS CEDEIL GIUSTINIAN E POTRA’ UTILIZ-ZARE PER IL CIVILE LOCALI PERANZIANI DELL’IRE. Venezia avrà dun-que il suo grande ospedale. Qualcunopotrebbe non crederci, ma questa volta

anche se siamo ancora in fase di imposta-zione, sembra ormai cosa fatta, avendo ilconsiglio di amministrazione dell’Ire, riuni-tosi l’altra sera, dichiarato la sua disponibi-lità a scambiare una parte della sua Casa diRiposo S.S. Giovanni e Paolo, conl’Ospedale G.B. Giustinian. L’ULSS 16potrà così concentrare al Civile tutti i suoireparti del centro storico e trovare lo spa-zio per quelli che finora non era riuscita adattivare, malgrado gli fossero stati assegna-ti da anni dalla Regione. Particolarmentesoddisfatto il sindaco Ugo Bergamo, alquale va il merito di aver concretamenteripreso in mano, sollecitato anchedall’ULSS un vecchio progetto ingiusta-mente lasciato languire da molto temponei cassetti. Ottenuta la disponibilità delleparti, ha detto il sindaco, ora bisogna strin-gere i tempi per realizzare l’operazione nelpiù breve tempo possibile. Appunto perquesto, a metà mese, farò una prima riu-nione con il presidente dell’ULSSDomenico Barborini e l’Avv. MarioVianello dell’Ire per creare le condizionimigliori per lo scambio, che avverrà nelpieno rispetto di garanzie patrimoniali.Parleremo anche della rigorosa tempisticache dovranno avere i vari trasferimenti edella necessità di reperire funzionali conte-nitori intermedi affinché i ricoverati e gliospiti delle due strutture ”cambino casa”senza alcun disagio. Mi riferisco in modoparticolare agli anziani per i quali potreb-be essere l’occasione per realizzare spazipiù funzionali”. Bè veramente un’ottimanotizia – ha sottolineato il presidenteBarborini – per la verità è anni che noi sta-vamo dietro a questo progetto, l’unico ingrado di risolvere – data la realtà della città– i più gravi problemi della sanità venezia-na. Sono contento poi che le nostre tesiabbiano prevalso in un momento in cui èancora possibile recuperare ed indirizzarecospicue risorse già stanziate per soluzionidi ripiego (trasferimento al Lido, ad esem-

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pio, delle malattie infettive che andrannoinvece al Civile) verso impieghi èpiù razio-nali e redditizi”. La struttura, adiacente alCivile, che ci verrà ceduta dalla Casa diRiposo – ha detto il dott. Tommaso Ghio,direttore del presidio ospedalierodell’ULSS 16 – dovrà contenere circa 300posti letto per accogliere dal Giustinian ledue divisioni di Geriatria, le due di lungo-degenti e la chirurgia vascolare. In più sipotranno attivare il servizio autonomo diallergologia e l’ematologia. “Parere favore-vole anche da parte della Regione.“L’operazione, prevista fra l’altro dalPiano socio-sanitario – ha detto l’assessoreregionale alla sanità Luigi Covolo – è posi-tiva. Concentrando in una sola strutturatutti i servizi ospedalieri del centro storiconon solo si fornirà una miglior assistenza aimalati, ma si otterranno, alla distanza,notevoli risparmi di risorse che potrannoessere impegnate con miglior frutto nelterritorio. Per i costi dell’operazione – hadetto l’assessore – la Regione farà senz’al-tro la sua parte, ma è anche l’ULSS a doverfare la sua, trovando gli specifici mezzi

finanziari venendo con le dovute cautelequella parte del suo patrimonio legato adattività socio-sanitaria (cinema Olimpia,ecc.)”. Due giorni dopo, sempre ilGazzettino, pubblicava una lettera denun-cia che il Comitato dei familiari degli ospi-ti della casa di riposo aveva inviato al pre-sidente Vianello: “Molti problemi preoccu-pano il comitato. Il più importante è quellodel futuro nuovo assetto dell’istituto, di cuiha parlato la stampa. Chiediamo urgente-mente una sostanziale presa di posizionedel presidente Vianello – conclude la peti-zione – perché deve darci immediatamenteuna risposta sulle questioni che ci assillanoparticolarmente perché “corrono” vocinon solo di nuove riduzioni di personale,ma anche di posti per degenti. “Da partemia, essendo all’oscuro delle decisioni delconsiglio di amministrazione, telefonai algiornalista autore dell’articolo, il dottorGiuseppe Sandrelli, il quale venne a dintervistarmi e pubblicò, pochi giorni dopo,il mio pensiero. Ne riferirò nel prossimonumero. Continua…

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TORTA DI PERE E YOGURT

INGREDIENTI

N. 2 VASETTI DI YOGURT

NATURALE

N. 6 VASETTI DI FARINA

N. 2 VASETTI DI ZUCCHERO

N. 1 VASETTO DI OLIO

EXTRA VERGINE D’OLIVA

N. 4 PERE

50 GR. AMARETTI

N. 1 BUSTINA DI LIEVITO

N. 1 BUSTINA DI VANILLINA

SALE

Lavorare le uova con lozucchero, aggiungere loyogurt, gli amaretti tritati,la vanillina e l’olio.Incorporare la farina setac-ciata con il lievito ed unapresa di sale.

Sbucciare le pere,tagliarle acubetti eu n i r l eall’impa-sto mesco-lando bene.Versare in uno stampo imburrato e infarina-to e cuocere per un ora in forno caldo a 180°.

Sfornare e togliere il dolce dallo stampoquando è freddo. Guarnire con granella dizucchero.

La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dal Gruppo “Veneto Banca”

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Le ricette di nonna Silvana di S.M.

COTTO, ASSAGGIATO E POI MANGIATO….

CASARIA - A San Giacometto di Rialto

Così si chiamava il luogo ove si vendevacacio e “grassina”.

Altra Casaria si trovava a San Marco, dietrola Zecca, ove si estendono ancora iGiardinetti Reali.

L’arte dei casaroli, eretta nel 1436, sa raduna-va in chiesa di S. Giacometto di Rialto, ove

venne edificato l’altar maggiore con l’impor-tante statua del Vittoria, rappresentante ilprotettore di detta arte, San GiacomoApostolo maggiore e con adornamenti diangeli pur essi in marmo.

All’arte dei casaroli era unita quella dei salu-mieri che però nel 1653 se ne staccarono.

L’arte dei casaroli si chiamava anche consor-zio.

Curiosità Veneziane di G.M.

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La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dal Gruppo “Veneto Banca”

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La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dalla “Banca del Veneziano”

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