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VIVERE LA SANTA MESSA - s3-eu-west-1.amazonaws.com · e triste, bensì un’azione gioiosa nel suo...

Date post: 03-Nov-2018
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VIVERE LA SANTA MESSA VIVERE LA SANTA MESSA “ Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole che senza la santa Messa!” S. Pio da Pietrelcina Per poter vivere un pienezza il dono che Dio ci fa nella Santa Messa, occorre necessaria- mente immergerci nella realtà stupenda di questo Dono, ed è per questo che un’adeguata preparazione potrà far altro che favorire quel raccoglimento così indispensabile per riusci- re ad aprire il cuore alla potenza trasformante di Dio. Cerchiamo allora di arrivare alla santa Messa in anticipo per poterci mettere in sintonia con il Signore che desidera riversare in ognuno di noi le sua grazie e le sua benedizioni. Come gli atleti si riscaldano prima di una gara, così la preghiera è il nostro “riscaldamento” prima della santa Messa. Santa Messa a tutti! L’acqua benedetta: ricordo del Battesimo Quando entriamo in chiesa, ci segniamo con l’acqua santa, che è stata benedetta nel nome di Cristo per guarirci e scacciare i demoni. Purtroppo l’abitudine frettolosa ha fatto sparire il significato reale di questo gesto. La croce tracciata con l’acqua benedetta dovreb- be propriamente ricordarci il nostro Battesimo: all’entrata e all’uscita dalla chiesa mi ricordo che io un giorno ho fatto il primo passo nella comuni- tà cristiana. Questo gesto, se fatto con fede, potrebbe essere una breve innovazione del mio Battesimo. Il saluto: Il Signore sia con voi! Dopo aver fatto il segno di croce con l’assemblea, il sacerdote rivolge un augurio: “ Il Signore sia con voi!” . Se questa forma di saluto è ripetuta quattro volte durante la celebrazione, vuol dire che la sua importanza è grande. Il sacerdote, salutando la comunità riunita, le manifesta la presenza del Signo- re.
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VIVERE LA SANTA MESSAVIVERE LA SANTA MESSA

“ Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole che senza la santa Messa!” S. Pio da Pietrelcina

Per poter vivere un pienezza il dono che Dio ci fa nella Santa Messa, occorre necessaria-mente immergerci nella realtà stupenda di questo Dono, ed è per questo che un’adeguata preparazione potrà far altro che favorire quel raccoglimento così indispensabile per riusci-re ad aprire il cuore alla potenza trasformante di Dio.

Cerchiamo allora di arrivare alla santa Messa in anticipo per poterci mettere in sintonia con il Signore che desidera riversare in ognuno di noi le sua grazie e le sua benedizioni.Come gli atleti si riscaldano prima di una gara, così la preghiera è il nostro “riscaldamento” prima della santa Messa. Santa Messa a tutti!

L’acqua benedetta: ricordo del Battesimo

Quando entriamo in chiesa, ci segniamo con l’acqua santa, che è stata benedetta nel nome di Cristo per guarirci e scacciare i demoni. Purtroppo l’abitudine frettolosa ha fatto sparire il significato reale di questo gesto.La croce tracciata con l’acqua benedetta dovreb-be propriamente ricordarci il nostro Battesimo: all’entrata e all’uscita dalla chiesa mi ricordo che io un giorno ho fatto il primo passo nella comuni-tà cristiana. Questo gesto, se fatto con fede, potrebbe essere una breve innovazione del mio Battesimo.

Il saluto: Il Signore sia con voi!

Dopo aver fatto il segno di croce con l’assemblea, il sacerdote rivolge un augurio: “ Il Signore sia con voi!”. Se questa forma di saluto è ripetuta quattro volte durante la celebrazione, vuol dire che la sua importanza è grande. Il sacerdote, salutando la comunità riunita, le manifesta la presenza del Signo-re.

Se la formula di saluto si presenta sotto formula di augurio, “Il Signore sia con voi” è perchè si implora davanti a Dio, la realizzazione della promessa fatta da Gesù: “Ecco, io sono con voi tutti giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

“E con il tuo spirito”

uando rispondiamo “ E con il tuo spirito”, vogliamo augurare al sacerdote: “ Lo Spirito che ti è stato dato il giorno della tua ordinazione sia con te e agisce in te, perchè possa adempiere bene il tuo ruolo di sacerdote e trasmetterci l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello Spirito Santo”.

Perdonarsi e perdonare

Ed eccoci giunti al rito penitenziale. questa è una grande occa-sione che il Signore ci dona, non possiamo lasciarcela sfuggire! Confessiamo allora a Dio le nostre debolezze e i nostri falli-menti, facciamolo con sincero pentimento e chiediamo a Lui il dono di capire perchè ci comportiamo in quel dato modo. Quando riconosciamo che non ce la possiamo fare da soli, solo allora il Signore può operare in noi. Deponendo davanti a Lui le nostre debolezze, saremo certi di ricevere in cambio la sua grazia che guarisce.

“Signore pietà”

“Signore pietà! ” Il grido di chi, come un naufrago, lancia un S.O.S. implorante verso il cielo. Se ci pentissimo dal profondo del cuore! Subito, dico subito, sarebbero cancellati tutti i nostri peccati veniali e il nostro cuore comincerebbe ad accogliere tutta quella grazia che Gesù Cristo ci ha meritato sulla croce.La Chiesa è un’assemblea di peccatori, che si appella alla Misericordia di Dio, e di rimando è anche un modello di misericordia per il mondo intero. I crisitani sono chiamati a portare guarigione alla società, ad essere aperti e compassionevoli verso gli altri, sono chiamati a elargire misericordia, a se stessi e al mondo.

“Gloria”

Nel “Gloria” che è uno dei più antichi canti di lode della Chiesa, noi entria-mo in una lode che è la lode stessa di Gesù al Padre.Nella lode, noi riceviamo guarigione.E’ veramente magnifico il “Gloria”. “il Gloria a Dio!” si rivolge al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Ciò che colpisce pregando attenta-mente questo inno di lode è il suo carattere gioioso. E’ pieno di vivacità, rende il cuore in festa, mette le ali a tutta la tua santa Messa, che non è, e non deve essere un momento cupo e

e triste, bensì un’azione gioiosa nel suo profondo. Si viene a Messa per rendere grazie a Dio, per lodarlo, cantarlo, glorificarlo, ringraziarlo, acclamarlo, celebrarlo. Cantare con entusiasmo il “Gloria” insieme ai fratelli di fede aiuta ad essere felici.

“Preghiamo”

“Preghiamo” è l’invito che il celebrante rivolge all’assemblea, affinchè essa partecipi consapevolmente e attivamente alla preghiera che dà inizio al divin sacrificio.Il sacerdote, dopo aver detto “preghiamo”, recita la preghie-ra iniziale usando i verbi al plurale. E’ la preghiera di tutta l’assemblea, di tutta la Chiesa che si rivolge al Padre, per mezzo del Figlio nella potenza dello Spirito Santo.Tutte le preghiere sono recitate al plurale perchè l’azione liturgica non è svolta dal solo celebrante principale ma da tutta l’assemblea! Siamo un popolo sacerdotale, non dimentichiamolo mai!Infatti mentre prega aprendo le braccia in atteggiamento di supplica, il sacerdote riunisce e raccoglie le preghiere e le necessità dei fedeli per presentarle a Dio.

“ Amen”

Quando diciamo Amen non esprimiamo solo un augurio (così sia) ma affermiamo una certezza (così è). Amen quindi vuol dire: “Credo, condivido, ci sto!”Questa è veramente una parola ricca di significati; una parola da non sminuire, da non snobbare e che comporta l’adesione piena del nostro cuore a tutto ciò che si sta dicendo e celebrando.

“La Parola”

La Bibbia è la lettera d’amore che Dio ha scrit-to agli uomini, ad ogni uomo, a te!Nella liturgia della Parola Dio vuole dire ad ogni presente quale è il progetto che ha nel cuore per lui. Quando Dio si mette a parlare così inizia un tempo di grazia speciale, e in questo tempo si instaura un meraviglioso dialogo tra Dio e il suo popolo. Da una parte c’è Dio che parla e che si propone, dall’altra l’assemblea che risponde e che accoglie la sua proposta d’amore.Quante grazie elargisce la Parola di Dio! Quante conversioni e cambi di vita opera nei ccuori docili e attenti! Ma soprattutto quante guarigioni fisiche, psichiche e spirituali opera del Verbo di Dio! E’ la Parola stessa che lo dice. “ Non li guarì nè l’erba nè un emoliente, ma la Parola, o Signore, la quale tutto risana” ( Sap 16,12).

Può capitare che alcune parole, a differenza di altre, colpiscano il nostro spirito. sono queste le parole che lo Spirito Santo ha scelto quel giorno per noi.

”Alleluja”

Nella liturgia della Santa Messa, ci sono dei momenti di ascolto, di riflessione, di acclama-zione; uno di questi è un piccola parola, ma ricca di significato: l’”Alleluja!”.Alleluja è composto da due regole ebraiche: “ Allelu” che vuol dire “lodate”, e ” ja“ una abbreva-zione di Javhè, cioè Dio. La parola Alleluja signi-fica dunque: “lodate Dio”.Il senso dell’Alleluja è molto chiaro: si tratta di acclamare Dio come un eroe.

“I tre segni di croce”

Quando un sacerdote annuncia quale Vangelo sarà proclamato nella Messa, facciamo un segno di croce sulla fronte, sulle nostre labbra e sul nostro cuore. Il triplice segno di croce ha il senso di una bene-dizione. Con il triplice segno di croce sulla fronte, labbra, cuore, chiediamo al Signore che le parole del Vangelo che tra poco ascolteremo, ci penetri-no interamente per poter piantare solide radici nella nostra intelligenza e nel nostro cuore.Ancora con questo segno vogliamo, a fronte alta, farci garanti della parola che Cristo ci ha portato e che ci ha consegnato nel Vangelo, confessarla con la nostra bocca e soprattutto conservarla fedel-mente nel nostro cuore.

“Il Vangelo”

Ci si potrebbe chiedere: “ Perchè si sta seduti durante le prime due letture e si sta in piedi per il Van-gelo? ” Perchè questa è la lettura più importante della Messa. E’ Gesù in persona che si rivolge a noi quando si leggono i Vangeli!Restando in piedi durante questa lettura manifestiamo la grande venerazione, la grande stima, il grande amore che abbiamo per Gesù, per le sue parole, per tutto quello che ha fatto. Inoltre stare in piedi è un segno di salute e di vita, di rispetto e di vittoria e rivela che, grazie a Gesù siamo dei figli riscattati, risuscitati, salvati.

Lo scopo delle letture e in particolare del Vangelo, è di ispirarci a volere essere aperti ed a lasciare che Gesù agisca con noi allo stesso modo con cui agiva duemila anni fa nelle strade della Galilea e della Giudea.

“Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Dobbiamo essere radicati nella Parola di Dio!

La Parola deve infiammare il nostro cuore così che pos-siamo rispondere agli inviti del Signore.

La Parola di Dio per il modo in cui l’ascoltiamo e ad essa corrispondiamo può significare guarigione ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa.Quando ascoltiamo la Parola di Dio, è lo Spirito Santo stesso che ci insegna le più profonde verità della vita.

“L’Omelia”

Dopo la proclamazione delle letture, il sacerdote pronuncia l’omelia; “omelia” che vuol dire “discorso semplice”. Un’omelia ben fatta riscalda il cuore e risveglia il coraggio dei credenti, stimola a mettere in pratica il Vangelo, fa vedere com’è bello camminare sull’esempio di Gesù; l’omelia ha come scopo l’annuncio di buone notizie da dare alle persone con-venute alla celebrazione eucaristica. deve ravvivare la speranza e dare il gusto di vivere.Ciò che attira la gente è la predicazione efficace: quando la predicazione è efficace ed incisiva le chiese si riempiono e la gente riesce a fare esperienza della Parola di Dio.

Il predicatore che porta incoraggiamento e speranza, porta vita. Quando il messaggio del Vange-lo viene spiegato con l’unzione dello Spirito Santo emergerà un pensiero, un’ispirazione o una provocazione che aiuterà l’ascoltatore ad aprirsi maggiormente all’amore del Signore che tutto risana. L’omelia ha la grande facoltà di aprire il nostro cuore e vedere la presenza guaritrice di Gesù attraverso le Scritture.

I sacerdoti devono comunicare quell’amore nell’omelia. Ma l’omelia non è solo una responsabilità del sacerdote, bisogna che ciascun fedele vi metta qualcosa di suo: l’ascolto, l’attenzione e soprat-tutto l’accoglienza sincera e amorosa del messaggio evangelico.

Sarebbe utile e proficuo, prima che l’omelia inizi dire al Signore: “ Io credo che Tu mi parlerari attraverso il sacerdote, che le parole che ascolterò penetreranno nella mia mente e metteran-no radici nel mio cuore. Sono convinto che mi aiuteranno a rivedere la mia vita e a sviluppare atteggiamenti positivi per il mio futuro”.

Anche quando l’omelia è veramente banale e il predicatore scarsamente efficace bisogna sforzar-si di cercare una parola, un’idea che tocchi il cuore e che interpelli il profondo dell’anima... Dio parla anche attraverso mezzi scarsamenti efficaci!

“ Il Credo”

Durante la Messa uno dei momenti più espliciti, più forti di adesione alla Parola di Dio è la proclamazione del Credo o Simbolo degli Apostoli. La parola deriva dal greco (syn-ballein), e significa“ mettere insieme, riassu-mere”.Il Credo mette insieme e riassume l’essenziale della Parola di Dio contenuta nella Bibbia.Proclamando il Credo, i cristiani esprimono la loro adesi-sone e la loro fede in tutto quello che è contenuto nella Sacra Scrittura, dal libro dellla Genesi a quello dell’Apocalisse.

Proclamare il Credo è dunque dire di “sì” a tutta la Parola di Dio, a tutta la rivelazione, all’intero contenuto della Bibbia.Credete con tutto il cuore: questa è una preghiera molto potente contro le forze del male.

“La Preghiera dei fedeli”

Dopo la professione di fede segue quella che viene chiamata comunemente “preghiera dei fedeli”.E’ una preghiera “universale”: una preghiera che si occupa di tutto i mondo, una preghiera aperta sull’universo, attenta a tutto quello che avviene vicino o lontano da noi. Una preghiera ben fatta si interessa non soltanto delle persone presenti in chiesa, ma di tutta la gente del mondo, di ogni età e condizione sociale.“Portate i pesi gli uni verso gli altri, così adempirete la legge di Cristo” (Gal 6,2).In quanto intercessori siamo chiamati a dare il nostro consenso, ad aiutare a portare i pesi degli altri affichè non ne verranno liberati.

“L’offertorio”

Ed eccoci giunti al cuore del mistero. Per celebrare la Santa Messa è necessaria l’ostia: dove la troviamo? Risponde Sant.Agostino: “Non cercare al dì fuori di te l’ostia di cui hai bisogno: quest’’ostia la trovi in te stesso, devi essere tu!”. In ogni Santa Messa, dunque dobbiamo essere noi l’ostia per il sacificio, noi il pane e il vino per l’offertorio.Siamo offerta gradita quando offriamo noi stessi con tutto ciò che siamo, abbiamo e facciamo. La vera parte-cipazione consiste in questo dono personale. Dio non

vuole le nostre cose, ma la nostra vita! L’ostia che offriamo è segno di ben più intima e profonda offerta: quella del nostro cuore! Tutto è suo e tutto deve tornare a Lui.

“ Pane”

Il pane presentato all’altare è terreste: quello che ci verrà riconsegnato è celeste! Il pane offerto a Dio ha il potere di conservare la vita dei nostri corpi mortali, quello che ci viene da Dio ha la capacità di farci vivere eternamente! Noi portiamo quasi nulla, di rimando ci vengono date tutte le ricchezze di Dio. Noi portiamo la nostra vita: una vita fragile e ferita, una vita segnata dal peccato, in cambio riceviamo la vita del Risorto. Sì, è uno scambio meraviglioso!

“Vino”

Quando ci riferiamo all’Eucarestia ci riferiamo princi-palmente al pane, tuttavia non dobbiamo dimentica-re il vino. Nell’ultima cena Gesù gli ha dato la stessa importanza del pane: non si può celebrare valida-mente l’Eucarestia se non si ha il vino. Il simbolismo del vino è poi estremamente ricco. Il vino, soprattutto quando è rosso evoca il sangue. non ci stupiamo, allora che Gesù, prendendo la coppa del vino nelle sue mani , abbia detto: “Questo è il mio sangue, il segno della nuova alleanza”.

“L’acqua”

Probabilmente la sera dell’ultima cena Gesù, secondo l’usanza ebraica, ha mescolato il vino con un pò d’acqua.

E’ un gesto simbolico del nostro fine ultimo: si tratta di manifestare che Cristo (rappresentato dal vino) e la Chiesa (significata dall’acqua) sono strettamente uniti nell’offerta della Messa. Cristo non si offre da solo, si unisce alla Chiesa di cui è capo. La Chiesa non si offre da sola, ma si presenta al Padre con Cristo-capo, di cui si ralle-gra e si onora di essere il corpo.

La Preghiera Eucaristica

La preghiera eucaristica è la più importante di tutte quelle della Messa. Senza questa preghiera non c’è la santa Messa. La preghiera eucaristica si apre con un invito a rendere grazie a Dio: “ Rendiamo grazie a Dio!”E’ lo scopo stesso dell’Eucarestia. Partecipare all’Eucarestia è rendere grazie al Signore del cielo e della terra per tutti i suoi benefici: quelli di ieri, di oggi e di domani.

La preghiera eucaristica è la preghiera di tutta l’assemblea. Il sacerdote non usa mai l’ “io”, bensì il “ noi”. ”Rendiamo grazie al nostro Dio”; “in alto i nostri cuori”; cantiamo ad una sola voce.

Nella santa Messa il sacerdote simbolizza Cristo e agisce a suo nome in modo speciale. La santa Messa è prima di tutto azione di Cristo. La preghiera eucaristica è anzitutto preghiera di Cristo.

Spetta al sacerdote far vedere che Cristo è nel mezzo e alla testa dell’assemblea, quando si celebra un’Eucarestia. E’ stato ”ordinato” per adempiere a questa funzione. Che il sacerdote dunque presieda la preghiera eucaristica e che i membri dell’assemblea vi prendano parte con tutto il loro cuore, con tutta l’anima, con tutto lo spirito... con i canti, le risposte, i gesti. E anche con i loro silenzi!

Ora per entrare gioiosamente nella preghiera eucaristica, bisogna essere convinti che Dio è Dio e che vale la pena essere lì, davanti a Lui, unicamente per adorarlo e ringraziarlo con la vita e con il canto.La preghiera Eucaristica è qualcosa di gratuito, è l’amicizia espressa verso Dio in risposta all’immenso amore che Egli ha per noi.

“Santo”

Il “Santo”, questa meravigliosa acclamazione si rivolge al Signore dell’universo e a Colui che egli ha mandato sulla terra. E’ composta da un brano dell’Antico Testamento ” Santo Santo, Santo è il Signore Dio dell’universo: Tutta la terra è piena della sua gloria“ (Is. 6,3) e da una frase pronuncia-ta dalla folla durante l’entrata di Gesù in Gerusa-lemme: “ Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Mt 21,9).

Unendoci agli angeli che cantano eternamente la gloria di Dio e del Figlio suo, il “Santo” dà alla nostra Messa un’ampiezza che merita di essere sottolineata.

Il “Santo” ci fa prendere coscienza che la Chiesa che celebra non è soltanto quella della terra, è anche quella del cielo: angeli, arcangeli, serafini e cherubini, santi e sante di Dio, tutti gli eletti vi prendono parte. Se non ci fosse il “Santo” avremmo la tendenza a restringere il nostro orizzonte. Il “Santo” ci obbliga a vedere le cose in grande, a pensare in grande, a dare alla nostra azione di grazie tutta l’ampiezza che deve avere.

“Manda il tuo Spirito”

Due volte almeno, durante la preghiera eucari-stica, si fa appello allo Spirito Santo.La prima volta avviene prima della consacra-zione, quando il sacerdote pronuncia queste parole: “ Manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo affinchè diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore”.La Chiesa chiamo lo Spirito, invoca l’effusione dello Spirito sul pane e sul vino: è la Pentecoste sull’Eucarestia.

Si fa appello allo Spirito per la seconda volta dopo la consacrazione, quando il sacerdote dice:“ Ti preghiamo umilmente per la comunione al corpo e al sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo”.La Chiesa sente il bisogno d’implorare umilmente lo Spirito perchè nei nostri cuori avvenga una Pentecoste. E’ necessaria la forza dello Spirito Santo perchè il pane e il vino diventino il corpo e il sangue di Cristo. Ci vuole ancora la presenza operante dello Spirito Santo perchè tutti noi, riuniti per l’Eucarestia, diventiamo il corpo di Cristo! Quello che lo Spirito tocca diventa consacrato, san-tificato e trasformato.

La Consacrazione

Nel cuore della santa Messa, al momento della consacrazione , Cristo si fa corporalmente presente. Potessimo vedere con i nostri occhi ciò che accade in quel momento sull’altare!!!! ( vedi testimonianza Catalina Rivas).E’ un mistero immenso per il quale non resta che un atteggia-mento solo: la FEDE. La presenza di Gesù sotto la specie del pane e del vino non è scientificamente dimostrabile; ma la fede, da sola, dà una certezza che supera ogni altra certezza di ordine umano, perchè si fonda sull’unica Parola, che non può sbagliare, la parola di Gesù: ” Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue“. E in questo corpo e sangue c’è una presenza vera, reale, sostanziale: nostro Signore Gesù Cristo in corpo, sangue, anima, umanità e divinità e quindi tutto il Cristo, vero Dio e vero uomo.Le parole della consacrazione si riferiscono a Gesù, è vero, ma si dovrebbero riferire anche a noi. Ognuno di noi, nel silenzio del proprio cuore, dovrebbe dire: “ Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”, come dire: “ il mio corpo, Gesù si unisce al tuo; il mio sangue si mescola al tuo. Ci sono anch’io a soffrire con te. Sono qui, con la mia realtà corporale, a fare la mia parte, a completare in un certo modo, il suo sacrificio”.

“Prendete e mangiate” significa impossessatevene, fatela vostra, nutritevene. ASSIMILARE LA PERSONA DI CRISTO! Basterebbe questo pensiero ad elettrizzare le nostre comunioni.Assimilare la sua persona, farla calare in me, impossessarmene completamente al punto di farla diventare parte di me stesso: assumo la sua persona perchè lui assuma la mia persona. La fusione di due persone! La fusione di due estremi: la persona divina che si fonde con la persona fragile, di peccato. CHE MISTERO DI AMORE IMMENSO!!!!!

“ Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti....”(Mt 26,27). Il calice nella mentalità di Gesù è scelta di vita, sofferenza, prova nella vita. Gesù tiene in mano la sua esistenza e le scelte fatte per noi, tiene in mano il calice delle sue sofferenze e lo porge a noi.Sì, perchè è una grazie immensa prendere parte in qualche modo alla sua sofferenza, anche se oggi non lo comprendia-mo. Gesù, per così dire, ci invita a prendere per noi un fram-mento della sua croce.

“ Bevetene tutti” (Mt 26,27): Gesù ci invita ad entrare nella sua passione e ce ne dà la forza. Lo facciamo insieme, allo stesso calice, per avere la forza anche degli altri; quel che non sappiamo fare da soli possiamo farlo uniti a tutti gli altri. Poi beviamo per entrare nella forza stessa di Gesù.

Bere un sorso al calice di Gesù è come dire: “Scelgo anch’io oggi la mia piccola missione di soffe-renza con Lui. Alla prima contraddizione della giornata capirò se ho veramente scelto di soffrire con Lui o se ho compiuto un gesto soltanto formale senza significato. Quando bevo il mio sorso di sangue è per dire: ” Signore, anch’io farò la mia parte. accetto la sofferenza, la lotta le contraddi-zioni unito a te e a tutta la Chiesa , per contribuire così alla salvezza del mondo“.

Così Gesù completa nel suo Corpo mistico, la Chiesa, la sua Passione e Morte; e attende di far proprie le infinite sofferenze che lacerano le membra di questo suo corpo vivo e dolorante che siamo noi. L’offerta di Cristo diventa dunque la nostra offerta; e la nostra offerta si unisce alla sua, diventa sua. Qui siamo nel cuore della Messa!

Quando dice “ Questo è il mio corpo”, non intende certo dire questo è il mio fisico. La parola “corpo” per gli ebrei aveva il significato di “ persona” in tutta la sua interezza. Gesù quindi ha inteso: “ Qui in questo pane, è tutta la mia persona, perciò è tutta la mia presenza”.

L’Eucarestia non è una cosa: è una persona viva, che sente, che percepisce, che parla.

“ Fate questo in memoria di me”

Prendere il pane, benedirlo dicendo una preghiera di ringrazia-mento, spezzarlo, poi distribuirlo. Ecco quello che facciamo nella santa Messa, in memoria di lui.Una volta compiuto questo, abbiamo forse realizzato tutto quello che Gesù si aspetta che noi facciamo “in memoria di lui? Bisogna rispondere di ”no”! Gesù non si è accontentato di dare ai suoi amici pane e vino: ci ha donato se stesso; la sua vita! Non era dono fittizio. Non era fatto solo di belle parole! La prova che è il giorno dopo la cena, Gesù era inchiodato a una croce. Ciò che aveva compiuto alla vigilia, con i segni del pane e del vino, lo ripeteva sulla croce con i segni dei chiodi.

Allora? Cosa si aspetta da noi? Che facciamo questo in memoria di lui! Ci dice : “ Prima celebrate l’eucarestia in Chiesa. Con il pane e il vino manifestate la volontà di donare la vostra vita per amore. Poi usciti di chiesa, continuate a donare la vostra vita a quelli che vi circondano. Donatela, anche se è talvolta è dura, anche se fa soffrire. Sapete che non si può amare, veramente e profon-damente senza affrontare ogni giorno la sofferenza e la croce come ho fatto io”.La cena e la croce furono un tutt’uno per Cristo. Lo devono essere anche per noi.

“ Per Cristo, con Cristo e in Cristo”

La preghiera eucaristica termina in modo solenne e suggestivo. Il sacerdote prende nelle sue mani il pane e il vino consacrati e li innalza verso il cielo dicendo o cantando: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo a Te, Dio Padre Onnipotente nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli”.Questo grande finale riassume tutto il senso della preghiera eucaristica che ha per scopo quello di rendere gloria a Dio, di benedirlo, lodarlo, acclamarlo rendendogli grazie per i suoi innumerevo-li benefici: quelli di ieri, di oggi e anche quelli di domani .

Ascoltando questa preghiera il pensiero ci porta subito a Cristo innalzato da terra sulla croce. La croce è stata il luogo dove il Figlio si è donato interamente per la nostra salvezza e per la gloria più grande del Padre. questo atto di donazione continua affinchè anche noi possiamo esservi uniti. La santa Messa lo rappresenta, ce lo rende presente.

Dopodichè diciamo AMEN e tra tutti gli amen che siamo invitati a pronunciare durante la santa Messa, quello della preghiera eucaristica è senza dubbio il più importante e deve essere grida-to, da un’assemblea in piedi, perchè è il canto dei risorti, di coloro che sono morti e sepolti in Cristo, ma che sono stati risuscitati con lui.

“ Padre Nostro...”

Per prepararci a ricevere il pane e il vino consacrati, comin-ciamo col pregar il Padre Nostro. Siamo invitati ad alzarci in piedi e a pregare nostro Padre celeste, insieme a Gesù, Maria e ai santi, come Gesù stesso ci ha insegnato.E’ la preghiera dei bambini, di tutti gli uomini e le donne che si riconoscono figli e figlie di Dio.

Pregare il “Padre nostro” è manifestare il proprio desiderio di trasformare il proprio cuore in un cuore di bambino per entrare nel regno dellEucarestia.

“ Il segno della Pace”

Il segno della pace è un gesto difficile: è esigente. Ma lo scambio della pace deve avere il suo posto nella liturgia della domenica. La santa Messa è il luogo dove i cristiani scoprono e riconoscono che hanno il medesimo Padre: che dunque sono fratelli e sorelle. Non basta dirlo, bisogna espri-merlo con gesti adeguati. Richiede di uscire da se stessi e di considerare l’altro come una persona da rispettare e da amare. In certi casi, per scam-biarsi autenticamente il segno di pace è necessa-rio aver perdonato nel proprio cuore a colui o a colei verso cui si tende la mano. Non è facile! Ma come potremmo però avvicinarci a Cristo nella Santa Comunione e dirgli che lo amiamo e

e dall’altra rifiutare di voltarci verso questo fratello o sorella che ci è a fianco?“ Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” ( Gv 4,20).Invece con la parola e con il gesto della pace dice. “ Io ti voglio bene. Voglio che il mio rapporto con Dio scorra anche attraverso ogni altra mia relazione”.A volte, noi entriamo in chiesa e preghiamo per la pace nel mondo, mentre non siamo in pace con noi stessi, con le nostre famiglie e con gli amici. Eppure, essa deve cominciare nei nostri cuori.

“ Il pane spezzato”

Mentre si canta l’ “Agnello di Dio”, il sacerdote spezza l’ostia consacrata in tre pezzi. Questo gesto rimanda subito a Cristo che la sera dell’ultima cena “prese il pane e lo spezzò” (Mt 26,26).Dopo aver spezzato l’ostia mostrata a i fedeli nel momento della consa-crazione, il sacerdote ne mette un pezzetto nel calice. E’ un gesto ricco di significati. Quando il corpo e il sangue di una persona sono separati è la morte. Al contrario, quando sono riuniti insieme è la vita. Il gesto di met-tere un pezzettino di pane nel calice ha dunque per scopo di manifesta-re che Cristo, era morto, ora è vivo. E’ risuscitato!

“ La Comunione” ( vedi anche “Come ricevere Gesù”)

L’Eucarestia è come la continuazione e il prolungamento dell’incarnazione; infatti per mezzo di essa, la sostanza del Verbo incarnato si unisce nel modo più intimo ai singoli fedeli.I frutti della Comunione: - accresce l’intima comunione con Cristo;- ci separa dal peccato;- ci preserva dal peccato mortale;- cancella i peccati veniali;- sorregge nelle avversità;- dà forza nella lotta;- custodisce per la vita eterna.

E’ meravigliosa e stupenda la presenza di Gesù nel sacramento della Comunione Eucaristica. Egli viene a guarirci fisicamente, spiritualmente, emozionalmente e psicologicamente. Egli ci assicura che vuole che noi risorgiamo e viviamo con Lui in eterno.

“Il saluto”

La santa Messa è al termine. i fedeli stanno per ritornare alle loro occupazioni. Le ultime parole, con le quali sacerdote e partecipanti all’Eucarestia si lasciano, sono nello stesso tempo brevi e dense di significato: “Il Signore sia con voi”, dice il sacerdote; “ E con il tuo spirito”, risponde l’assemblea. La medesima formula era stata pronunciata all’inizio della Santa Messa per sottoline-are la presenza del Risorto, in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome.Il sacerdote, con questo saluto, augura loro di continuare a vivere alla presenza del loro Salvatore.

“ La benedizione”

A questo punto il sacerdote impartisce la bnedizione finale: “ Vi benedica Dio Onnipotente: Padre, Figlio e Spirito Santo”. Un segno di croce accompagna queste parole. La benedizione finale della santa Messa implora la protezione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo su tutti i membri dell’assemblea che stanno per allontanarsi. Implora che rimangano in loro i doni che hanno ricevuto, perchè continuino a vivere secondo lo spirito dell’Eucarestia che hanno appena celebrato.Il segno di croce tracciato sopra di loro ha un significato carico di suggestioni. Tracciandolo lenta-mente il sacerdote domanda alla Trinità di fare in modo che siano protetti dalla croce e che lascia-nod la chiesa portino come bagaglio tutte le ricchezze della croce. Per quelli che credono in Cristo, è dalla croce che nascono la gioia, la pace, il perdono, l’amore, l’unità, la speranza.

“ Andate in pace”

“Andate in pace”: sono le ultime parole che il sacerdote pronuncia nella santa Messa. E’ stato sottolineato giusta-mente e spesso che non hanno per scopo soltanto quello di mettere un punto fermo all’azione liturgica, rimandando tutti a casa, ma sono anche un invio, una missione.“ Voi che avete ascoltato la Parola di Dio - potrebbe dire il sacerdote - voi avete meditato e acclamato l’insegnamento di Cristo, andate ora a metterlo in prati-ca.Andate a testimoniare ciò che avete ascoltato e ciò in cui credete”.

La Comunione è dunque un’unione ineffabile da persona a persona, è perfetta fusione d’amore, in modo di dimorare in Cristo, come Cristo prende dimora in noi. Ne consegue che chi fa la Comunio-ne, chi entra in rapporti così intimi col Signore, col Cristo vivo, ha la certezza di non essere più orfano, di non essere più solo.


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