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Voci di Corridoio - Numero 104 - Settimanale fraccarotto · prego di leggere questo arti-colo fuori...

Date post: 06-Nov-2019
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Numero 62—Anno IV settimanale fraccarotto 28 febbraio 2008 http://www.collegiofraccaro.it/vdc [email protected] QUELLA TENTAZIONE CHIAMATA CENSURA di PampaNatale Che questo sia un autunno caldo per il Collegio Fraccaro non c’è dubbio. Se ciò che succede all’ombra delle torri varca la soglia di piazza Leonardo da Vinci e corre per chilometri e chilome- tri, in lungo e in largo, allora vuol dire che qualcosa è successo. Non so se “il giocattolo si è rotto” ma sicura- mente qualcosa è scattato. Colpa del- la matricolatio, colpa dei sardi, colpa del Comitato, colpa del Rettore, colpa del giornalino: questo non lo so, forse di tutti e di nessuno. Dall’allagamento di alcune camere, per dirla come gli estranei (noi quella la si chiama lagu- natio), la situazione è precipitata: la polizia, Panella, l’adunata generale, chi ha le palle e chi no, le iscrizioni ai tornei a rischio. Fin qui storia già vista, ricordate Anti- noro? È solo uno di una lunga serie di matricole dissidenti e prese di mira, poi giustamente tutelate dal Rettore, seguono convocazioni del Comitato o generali, ramanzine varie; la storia terminava con una vecchia Collegialità più forte e alcune giovani matricole sprofondate nel più totale anonimato. Questa è la prassi, una scena con interpreti sempre nuovi eppure sem- pre uguali. Questa volta però c’è la novità: nel calderone delle polemiche ci entra anche Voci di Corridoio. È il primo episodio in cui il giornalino non si limita a narrare i fatti dall’esterno, ma viene coinvolto come parte in causa nella vicenda interna. Vdc è stato obiettivo di attacchi più o meno diret- ti da parte del Rettore e del suo entourage perché ritenuto fazioso, in un’ipotetica disputa tra Anziani irre- sponsabili da un lato e Professori garantisti dall’altra. Tanto che questo numero, come il precedente, esce in clandestinità, non più ospitato dal sito del Collegio di cui narra vita e miraco- li. Perché? Segue a pag. 3 REGOLAMENTO CONCORSO I PERCHÉ ARTICOLO 3 Monto a pag.6 L’ULTIMO DEI MUSTACCHI Splendid a pag.8 IL SALTO DELLA QUAGLIA Somaini a pag.6 ECCEZZZIUNALE VERAMENTE ! NESSUNA ECCEZIONE di Monto A distanza di alcuni giorni da quel- la riunione generale, che forse sarà ricordata per l'inedita iniziativa del Rettore di ascoltare senza riserve la collegialità, avverto la medesima sensazione provata al termine del suo discorso: che andrebbero af- frontati troppi argomenti, che insi- stono sulla stessa questione, per fare davvero chiarezza. Ciò non toglie affatto che Panella, con la lettura degli articoli, la critica dei fatti e le relative incriminazioni, abbia reso un discorso molto ben strutturato e per giunta coinvol- gente; significa bensì che l'impo- nente varietà di riferimenti, talora fugaci, alla vita del nostro collegio, alla realtà collegiale pavese, non- ché al concetto stesso di comuni- tà, ha instillato almeno un dubbio in ognuno dei presenti. Dev'essere perciò questa stessa sensazione che ha trattenuto un po' tutti da un primo intervento, nonostante gli incoraggiamenti a farsi avanti. E infatti, grazie all'incipit di Messina, si è poi dischiuso via via il corag- gio a dire la propria, per portare almeno “un pezzetto” delle tante questioni oltre la loro superficie. In questo frangente, mi ero compia- ciuto del nostro comportamento, apprezzando il modo, individuale, molto personale e sempre discre- to, di tutti coloro che hanno repli- cato. E siccome in molti hanno contribuito, argomentando e dis- sentendo, a definire meglio la ma- teria del contendere (senza l'oppo- sizione di nessuno), dispiace al- quanto dover leggere, in seguito, che il Rettore sia convinto che il collegio funzioni in un certo modo a causa della volontà di “poche eccezioni” (sic). Un'espressione simile, per coincidenza, l'aveva usata per commentare ex ante il mio intervento, […] Segue a pag. 10 Voci di Corridoio Cosa non mi va giù e il Fraccaro che vorrei Carissimi amici collegiali, vi prego di leggere questo arti- colo fuori dal “caso” Sardi. Vorrei proporre un’analisi più ampia di quello che io reputo un problema molto più gran- de, e che non è legato ad una lagunatio, ma piuttosto all’andamento complessivo dei rapporti sociali nel nostro collegio. Non potendo scrivere una “fraccarotta commedia”, cercherò di essere sintetico, anche se per la delicatezza del tema dovrò essere il più preciso possibile. Romano segue a pag. 4 Perché non siamo un collegio di merito Il Rettore non perde occasio- ne per richiamare Ghislieri e Borromeo come esempi di Collegi che producono attivi- tà culturali, che sfornano persone che poi “diventano qualcuno”, che hanno un “nome” che li rende superio- ri agli altri. Ha senso confrontarci con altri collegi non-EdiSu? Si, ha senso perchè non si può non ambire a migliorare anche dal punto di vista delle atti- vità più strettamente cultura- li in cui sono dei buoni mo- delli. Mason segue a pag. 3 La collegialità non si lascia maltrattare da accuse di brigatismo. VdC non fa eccezione e risponde.
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Page 1: Voci di Corridoio - Numero 104 - Settimanale fraccarotto · prego di leggere questo arti-colo fuori dal “caso” Sardi. Vorrei proporre un’analisi più ampia di quello che io

Numero 62—Anno IV settimanale fraccarotto 28 febbraio 2008

http://www.collegiofraccaro.it/vdc [email protected]

QUELLA TENTAZIONE CHIAMATA CENSURA

di PampaNatale Che questo sia un autunno caldo per il Collegio Fraccaro non c’è dubbio. Se ciò che succede all’ombra delle torri varca la soglia di piazza Leonardo da Vinci e corre per chilometri e chilome-tri, in lungo e in largo, allora vuol dire che qualcosa è successo. Non so se “il giocattolo si è rotto” ma sicura-mente qualcosa è scattato. Colpa del-la matricolatio, colpa dei sardi, colpa del Comitato, colpa del Rettore, colpa del giornalino: questo non lo so, forse di tutti e di nessuno. Dall’allagamento di alcune camere, per dirla come gli estranei (noi quella la si chiama lagu-natio), la situazione è precipitata: la polizia, Panella, l’adunata generale, chi ha le palle e chi no, le iscrizioni ai tornei a rischio. Fin qui storia già vista, ricordate Anti-noro? È solo uno di una lunga serie di matricole dissidenti e prese di mira, poi giustamente tutelate dal Rettore, seguono convocazioni del Comitato o generali, ramanzine varie; la storia terminava con una vecchia Collegialità più forte e alcune giovani matricole sprofondate nel più totale anonimato. Questa è la prassi, una scena con interpreti sempre nuovi eppure sem-pre uguali. Questa volta però c’è la novità: nel calderone delle polemiche ci entra anche Voci di Corridoio. È il primo episodio in cui il giornalino non si limita a narrare i fatti dall’esterno, ma viene coinvolto come parte in causa nella vicenda interna. Vdc è stato obiettivo di attacchi più o meno diret-ti da parte del Rettore e del suo entourage perché ritenuto fazioso, in un’ipotetica disputa tra Anziani irre-sponsabili da un lato e Professori garantisti dall’altra. Tanto che questo numero, come il precedente, esce in clandestinità, non più ospitato dal sito del Collegio di cui narra vita e miraco-li. Perché?

Segue a pag. 3

REGOLAMENTO CONCORSO I PERCHÉ

ARTICOLO 3

Monto a pag.6

L’ULTIMO DEI MUSTACCHI Splendid a pag.8

IL SALTO DELLA QUAGLIA Somaini a pag.6

ECCEZZZIUNALE VERAMENTE !NESSUNA ECCEZIONE

di Monto A distanza di alcuni giorni da quel-la riunione generale, che forse sarà ricordata per l'inedita iniziativa del Rettore di ascoltare senza riserve la collegialità, avverto la medesima sensazione provata al termine del suo discorso: che andrebbero af-frontati troppi argomenti, che insi-stono sulla stessa questione, per fare davvero chiarezza. Ciò non toglie affatto che Panella, con la lettura degli articoli, la critica dei fatti e le relative incriminazioni, abbia reso un discorso molto ben strutturato e per giunta coinvol-gente; significa bensì che l'impo-nente varietà di riferimenti, talora fugaci, alla vita del nostro collegio, alla realtà collegiale pavese, non-ché al concetto stesso di comuni-tà, ha instillato almeno un dubbio in ognuno dei presenti. Dev'essere perciò questa stessa sensazione che ha trattenuto un po' tutti da un primo intervento, nonostante gli incoraggiamenti a farsi avanti. E infatti, grazie all'incipit di Messina, si è poi dischiuso via via il corag-gio a dire la propria, per portare almeno “un pezzetto” delle tante questioni oltre la loro superficie. In questo frangente, mi ero compia-ciuto del nostro comportamento, apprezzando il modo, individuale, molto personale e sempre discre-to, di tutti coloro che hanno repli-cato. E siccome in molti hanno contribuito, argomentando e dis-sentendo, a definire meglio la ma-teria del contendere (senza l'oppo-sizione di nessuno), dispiace al-quanto dover leggere, in seguito, che il Rettore sia convinto che il collegio funzioni in un certo modo a causa della volontà di “poche eccezioni” (sic). Un'espressione simile, per coincidenza, l'aveva usata per commentare ex ante il mio intervento, […]

Segue a pag. 10

Voci di Corridoio

Cosa non mi va giù e il Fraccaro che vorrei Carissimi amici collegiali, vi prego di leggere questo arti-colo fuori dal “caso” Sardi. Vorrei proporre un’analisi più ampia di quello che io reputo un problema molto più gran-de, e che non è legato ad una lagunatio, ma piuttosto all’andamento complessivo dei rapporti sociali nel nostro collegio. Non potendo scrivere una “fraccarotta commedia”, cercherò di essere sintetico, anche se per la delicatezza del tema dovrò essere il più preciso possibile.

Romano segue a pag. 4

Perché non siamo un collegio di merito Il Rettore non perde occasio-ne per richiamare Ghislieri e Borromeo come esempi di Collegi che producono attivi-tà culturali, che sfornano persone che poi “diventano qualcuno”, che hanno un “nome” che li rende superio-ri agli altri. Ha senso confrontarci con altri collegi non-EdiSu? Si, ha senso perchè non si può non ambire a migliorare anche dal punto di vista delle atti-vità più strettamente cultura-li in cui sono dei buoni mo-delli.

Mason segue a pag. 3

La collegialità non si lascia maltrattare da accuse di brigatismo. VdC non fa eccezione e risponde.

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Né vincitori né vinti Ho deciso di scrivere questo articolo un mese fa, quando il germe della separazione, del muro contro muro, si è instaurato nel nostro collegio. Volevo analizzare le cause, mettere i puntini sulle i, nella speranza che non acca-desse ciò che tutti attendevano in silenzio. Invece è accaduto, ed ormai è troppo tardi: l’articolo che volevo scrivere non ha più sen-so, ma posso ancora esprimere il mio pensie-ro. La mia posizione si può riassumere con un esempio che mi permetto di rubare dalla filo-sofia classica: la morte di Socrate. Lui avrebbe potuto evitarla fuggendo, ma non l’ha fatto, ha preferito morire consapevole che lo Stato è un’entità superiore a una qualsiasi associazio-ne tra uomini, e quindi bisogna rispettarne le decisioni. Questo aneddoto si può ben appli-care nella nostra situazione: le leggi ci sono e non vanno violate. La nostra Costituzione pre-vede la possibilità di manifestare il proprio dissenso nel rispetto della libertà altrui. Sotto questo ragionamento ci sono i concetti di

legalità e di civiltà, alla base di un qualsiasi Stato moderno. Il compito che mi sento di avere non è quello del moralizzatore, del giudice. Non vo-glio schierarmi, se non per la sereni-tà in collegio. Il dialogo, quando era possibile, è stato evitato sul nascere (su que-sto fatto, come su tutti i restanti, ho versioni contra-stanti), ora è giunto il momento di iniziarlo, seria-mente, con tran-quillità. Ne approfitto per rispondere a un punto dell’articolo di Marce, un esterno che non ho ancora visto in collegio in questi due mesi. Il punto riguardava il gemello malvagio: tutto quello che è stato scritto è pura falsità. Ho fatto matricola con lui e penso di sapere quello che sto scrivendo: l’anno scorso si è divertito, avevamo creato un bel gruppo. Non è di certo la persona che se ne è fregata del collegio, partecipando alle actio a cui poteva

prender parte (ha saltato solo la penetractio per problemi famigliari) e aiutando sempre tutti. È una persona ricca di ideali e coeren-

te con se stesso, ma soprattutto rispetta le decisio-ni altrui. Se ha deciso di allonta-narsi dalla colle-gialità è perché sente che qualco-sa non va. Sono stati calpestati dei diritti per una paura infondata: l’anno prossimo rimarranno due dei quattro sardi,

Roberto (ex Wolverine) se ne va a maggio, quello della 78 cambia collegio. Un gruppo di due individui può rovinare la collegialità? È inutile e controproducente erigere dei muri e lottare di nascosto, è più saggio cambiare programmi e calmare gli animi da parte di tutte le barricate. La guerra non ha vincitori ne vinti, solo vittime.

Eleno

Testicoli Dopo due settimane passate a seguire un corso intensivo di italiano grazie ai consigli di un vecchio signore con doti comiche, mi ri-accingo a buttar giù due parole su quanto sta accadendo in collegio, sempre con un occhio esterno sperando di venir ancora visto come un vecchio saggio che cerca indicare la retta via. “Avere le palle o non avere le palle questo è il problema!” Che ridere! Avere le palle signifi-ca solo affermarsi nella vita come un anziana persona disse in una serata novembrina? Ma mi faccia il piacere: innanzi tutto dobbiamo distinguere cosa vorrebbe dire avere le palle a 10-15-20-30-50 anni e oltre; parlando a dei ragazzini di 19 anni appena usciti di casa è giusto inculcare che avere le palle sia affermarsi in ciò che si fa, intendendo solo lo studio? Per inten-derci, questo è im-portantissimo se non basilare; ma a quest’età avere le palle significa anche iniziare ad affrontare le difficoltà della vita, farsi accettare in un gruppo senza perde-re la propria dignità (cosa mai rubata a

nessuno, peraltro), saper affrontare le vicissitudini senza correre al telefono per chiedere aiuto al papa-rino, a mammina o addirit-tura a forze dell’ordine ( chissà quanto li prende-ranno in giro in caserma per una chiamata tanto pericolosa... scusatevi quin-di!), saper essere onesti con se stessi e con gli altri, mantenere la parola data, non tradire la fiducia, di-fendere ciò in cui si crede... questo è avere le palle! Così adesso anche lui sa cosa intendo quando dico che vi invito a “tirar fuori le palle”.

Qui si sta travisando, la matricola con il razzismo: ma per piacere, nulla di più lontano; forse per certi versi l’esatto contrario. Il razzismo qui sta addosso a chi se lo sente. In tanti anni ho visto passare in colle-gio bianchi, neri, gialli e anche rossi (essere tutt’ora presente in colle-gio); nazi, comunisti e anarchici, fighetti e sfattoni, salutisti e non. Tutte queste personalità quando sono entrate in collegio hanno ripo-sto i loro abiti e indossato quelli tutti uguali che lo status di matrico-la impone; per poi pian piano torna-re ad indossare quelli vecchi od altri ancora. Quindi non accetto che si parli di razzismo nemmeno per ride-

re: non sono argo-menti leggeri su cui discutere e tanto meno scherzare. Vorrei poi sottolinea-re il fatto che casual-mente un pomerig-gio, passando in sala comune ho sentito “tieni il tempo” che interloquiva con una persona di età non definibile, intorno ai 30 comunque (brutto brutto per altro): mentre disquisivano animatamente aspet-tando il caffè, la mia

attenzione e il mio stupore è stato catturato da un'espressione di quest’ultimo: ”…non so cosa intendono loro qui in Italia…” Ebbe-ne... avete capito bene, “… qui in Italia…”; ma la bellissima terra sarda dove si trova? E allora chi è razzista? Siamo noi (che c'abbia-mo provato) che non abbiamo il senso dell'integrazione, o sono loro che discrimi-nano “noi come comuni italiani” diversi da loro! Sicuro che saprete leggere questi consigli e dimostrate di avere le palle, non permetten-do di far disfare quello in cui noi tutti cre-diamo da quattro o cinque ITALIANI come noi. A presto, sperando di aver passato l’esame di italiano del vecchio signore.

MARCE 

Risposte

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Voci di Corridoio

Megadirettore GALATTICO Simone Pellegrin

Direttore Responsabile Giorgio Montolivo

Art Dictactor Giovanni Mason

Caporedattore Carlo De Grazia

Redazione Elia & Giovanni Ferrari

Francesco Guida

Quaglie di Corridoio Patrizio D’Addario

Massimiliano Pizzutello Andrea Rombi

Quella tentazione chiamata censura Segue dalla prima Per vari motivi: il principale consiste nell’apparizione su queste colonne di un arti-colo firmato Marcello Macchi. Un pezzo che riportava l’opinione di un ex che esortava i suoi successori a cambiare la situazione, ad “avere le palle”; era un attacco dell’autore al las-sismo degli Anzia-ni, a suo dire, troppo permissivi; era un articolo che non risparmiava neppure il Diretto-re. Però è finito sul giornalino, come la libera voce di tutti quelli che vogliono dire la loro su queste pagine: come nella migliore tradizione della stampa libe-ra. Qui sopra hanno scritto tutti quelli che lo hanno voluto fare, sempre. Anche se a qual-cuno non piace, è giusto che continui ad es-sere così, perché solo così può esserci un

dialogo, che poi è lo scopo per cui vive que-sta magnifica creatura. Attaccare il giornalino e cercare di oscurarlo è un brutto passo falso. Agli articoli si può ri-spondere, è così che si fa tra persone civili. Se qualcosa che appare tra queste pagine non piace, si ha la possibilità di scriverlo e farlo sapere a tutti. Come un botta e risposta. Ma per ora io vedo soltanto la botta. La botta in testa ad un giornale che è libera espressione di punti di vista e che per farsi conoscere all’esterno può usare solo internet. Non pro-

lunghiamo questo er-rore, dettato senza dubbio dalla rabbia del momento. Ma non ripetiamone neppure un altro, ossia mettere in discussione chi por-ta avanti la baracca. Io so cosa vuol dire dedi-carsi a Vdc: le ore e la passione che si metto-no devono essere loda-te e riconosciute. Sem-pre e comunque. An-che se quello che com-pare tra queste colon-ne non piace. Anche se va contro quello in cui

crediamo e che vogliamo far rispettare. Anche se infastidisce talmente tanto da essere tenta-ti dalla Censura.

Pampanatale

Perché non siamo un collegio di merito Segue dalla prima Bisogna, però, essere chiari e specificare alcu-ne cose che il Rettore generalmente omette. Innanzitutto l’organigramma di Ghislieri e Borromeo, ma anche del Nuovo o del Santa Caterina, sono molto diversi da un qualunque collegio EdiSu. Se non si contano custode, portinai e donne delle pulizie, ogni collegio ha praticamente solo il Rettore e le/gli econome/i a disposizione, aggiungendo poi che, general-mente, tutto il lavoro di effettiva gestione delle incombenze quotidiane è totalmente sulle spalle delle econome, non rimangono molte risorse disponibili per l’organizzazione di convegni, corsi, seminari che invece carat-terizzano l’attività dei collegi di merito. A pre-scindere dalle risorse economiche (son pur sempre strutture private con canali di finan-ziamento e capitali, anche dal punto vista delle strutture, ben diversi dall’EdiSu) sono proprio le risorse umane quelle che fanno la differenza: tutti questi collegi hanno dei di-pendenti che si occupano esclusivamente della gestione delle attività culturali organiz-zate all’interno delle loro strutture. In un col-legio EdiSu sono solo gli studenti che posso-no, in parte, sopperire a questa differenza: il

corso sull’AIDS organizzato l’anno scorso in Aula Porro è stato possibile per l’impegno di alcuni studenti di medicina coadiuvati da un professore di immu-nologia, ex collegia-le, che ha collabora-to a titolo gratuito. Il secondo aspetto che il Rettore sem-bra ignorare è il tipo di accoglienza che viene riservato ai nuovi arrivi nei collegi di merito. Quella che noi chia-miamo la matricola o matricolatio e che loro chiamano più semplicemente cu-lo. E’ risaputo, non solo tra i collegiali ma più in generale da qua-si tutta la popolazione studentesca, che la matricola che si subisce al Ghislieri o al Borro-meo è la più pesante, fisicamente e psicologi-camente. Nessuna nostra matricola è mai dovuta stare in ginocchio sui ceci, a nessuna è mai stato legato un mattone ai genitali, mattone che poi viene lanciato dalla finestra (e, nonostante tutti sappiano che lo spago è sufficientemente lungo per non causare dan-ni, non dev’essere divertente); a nessuna matricola vengono sequestrate le chiavi di stanza dagli anziani per i primi mesi di per-

manenza, a nessuna matricola viene fatto il lavaggio dei capelli con lo sciacquone del vater. Ma la differenza maggiore è la libertà

di scelta: ogni matricola che entra al Fraccaro può decidere se stare al gioco o sfruttare il colle-gio solo in qualità di dormitorio e luogo tranquillo dove studiare. Un ragazzo che en-tra, dopo aver superato un esa-me di ammissio-ne, al Ghislieri e al Borromeo non ha molta scelta: o

sta alle regole non scritte o se ne va a casa. A me questa parte del modello non piace, non penso che sia il modo corretto per far integrare le matricole che arrivano in una nuova comunità. Penso invece, avendola subita e poi “somministrata”, che la matri-cola che si fa qui sia un buon compromesso tra divertimento, integrazione e insegna-mento di come funzionano la collegialità e le sue dinamiche.

Johnny Mason

Dittatori

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Cairoli. Non riscattano più niente, nemmeno una feluca. E nonostante le velleità da letterati, ci fanno ri-spondere da una cortigiana. Codice rosso, caso grave.

Sacha & Savini. Va bene amoreggia-re, ma farsi trovare insieme a Valle Lomellina, nel letto dei genitori, è da ragazzini. Attenzione la prossima volta!

Panzoni del Cus. Quando meno te l'aspetti, una proroga del termine e un'anticipazione di tasca propria, della quota d'iscrizione, possono salvare un torneo. Grazie a Perolfi e Marcone: un doppio semaforo verde

a qualcuno che ci tiene.

Cosa non mi va giù e il Fraccaro che vorrei Segue dalla prima Negli ultimi anni ho dovuto assistere (sempre contro la mia volontà) al progressivo cambia-mento di alcuni principî basilari della nostra comunità. Cito solo alcuni esempi: è stato messo in discussione il fatto di non usare le mani sulle matricole; è stato messo in discus-sione come in collegio si prendono le decisio-ni; c’è stata gente che è stata integrata senza la dovuta matricola; gente che non l'ha fatta e non è stata semplicemente ignorata; ci sono state colonne che si accanivano su singoli che hanno ignorato le indicazioni degli anziani; comitati che non hanno ratificato decisioni prese nelle riunioni (quando era stato deciso che oltre a Talio, anche a Violetto si dicessero due parole); ecc.. Di questi cambiamenti, gli aspetti generali che posso notare sono ad esempio il fatto che le riunioni tendano a ridursi a momento in cui vengono comunicate o presentate come scontate decisioni (già) prese in stanze dove è molto l’odio fomentato contro i “diversi”, non allineati o in ogni caso deboli. Odio rivolto non solo verso chi si è rifiutato di fare ma-tricola, ma che spesso ha colpito matricole e quindi persone che do-vrebbero far parte del “cuore” citato d a V i o l e t t o nell’articolo della settimana scorsa. Non solo: è succes-so che venissero ignorate questioni da me ritenute es-senziali, come pren-dere una posizione comune (alla luce di dubbi avanzati da più persone) sul fatto di salutare o m e n o u n “rinnegato”, col risultato che dopo la riunione

dov'è stata decisa la lagunatio, c’era gente che li salutava, i rinnegati. Quindi, nonostante la questione fosse sentita in modi diversi, nella collegialità, si è sorvolato su questo e si è passati al pun-to di prendere una decisione così innovativa quanto strava-gante. In pratica, ancor prima di riuscire ad igno-rarli completa-mente, si è deci-so di perseguitar-li. Da qui la mia idea che nella testa di qualcuno la decisione era già stata presa, evidenziata pure dal fatto che si alludeva al “da farsi” e alle pos-sibili conseguen-ze, senza aver prima illustrato esplicitamente cosa. Io, essendo stato nel Comitato, capisco i limiti delle riunioni e so bene quanto sia diffi-cile gestirle. Ma come avevo detto personal-mente a Messina, ritenevo necessaria una più

ferrea moderazio-ne. E’ successo che interventi con insulti diretti ad altri collegiali, an-ziché essere inter-rotti e additati, erano seguiti da grasse risate. Con questo artico-lo voglio dire che secondo me la sola matricola non è sufficiente a stabilire rapporti di fratellanza e tolleranza migliori di quelli che ci sono al di fuori delle nostre mura; che questo richie-

da anche uno sforzo molto più grande, che si

concretizzi giorno per giorno con il proprio atteggiamento. Ahimè devo far notare che qualcuno è troppo forte con i deboli e trop-po debole con i forti, il tutto in una diffusa

indifferenza. Negli anni passati, diver-se sono state le mie prese di posizione in difesa di ma-t r i c o l e “particolari”, mentre in mol-ti ignoravano il ruolo di garan-te che un an-ziano DEVE avere, e rima-nevano impas-sibili persino alla mia mi-naccia di aste-nermi dal fare matricola, nel

caso in cui alcuni principî base non fossero stati ripristinati. Il Collegio n.1 di Pavia deve essere un laboratorio sociale dove persone molto diverse tra loro vivono insie-me, nella condivisione di alcuni principî su cui non si transige e che portano ad un arricchimento personale e umano che ci renda migliori degli altri, più civili. Un arric-chimento che ognuno potrebbe portare con sé nella vita, anche oltre le mura del Frac-caro. Se qui dentro ognuno non si scrolla gli spiriti più bassi dell’animo umano, che tan-to caratterizzano la società odierna, non vi sarà mai vera fraternità. Io devo moltissimo al collegio, penso che in nessun altro posto al mondo avrei potuto avere tutto quello che qui ho avuto, e an-che per questo sono disposto a farmi tirare addosso le ire che seguiranno questo arti-colo. Ho deciso di scriverlo comunque, pro-prio perché voglio che certi valori tutt'al più vengano sensibilizzati, e non considerati secondari come spesso è accaduto. Valori che però devono essere tenuti in considera-zione verso TUTTI i Fraccarotti, a partire dai più deboli. E non mi riferisco ai Sardi.

RISPOSTA A RIZZI “Non riesco inoltre a comprendere chi parla

di Diritti lesi: questi “divini Diritti” paiono tan-to fratelli di quel disimpegnato concetto di

“Libertà” equivalente a fare quel che si vuole, e non partecipazione.”

Siccome è forte il dubbio che ti riferisca a me, ti rispondo che non mi stupisce che tu ti sen-ta più vicino a questo concetto di libertà. Se non sbaglio infatti le tue idee politiche sono orientate verso il “Popolo della Libertà”, dove il capo ha la libertà di fare quello che vuole e la partecipazione è contemplata solo al mo-mento degli applausi. Come vedi non è una novità che abbiamo opinioni diverse.

Plinio allenamenti Calcio: Basket: Lunedì ore 19: Corsa Mercoledì ore 18.30 al Valla Giovedì ore 19: Partitella Don Bosco

Opposizione

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Massive Attack Night Dopo essermi persa il concerto di Tricky per mia negligenza (e con grande delusione di mio papà), non potevo fare il bis e non anda-re nemmeno a quello dei Massive Attack, il 7 novembre al Palasharp. Il primo problema è stato “ci saranno ancora biglietti?” e poi “con chi andare?”. In primis ho comprato questo tanto bramato biglietto (a dir la verità è stato un regalo del mio papà!!), non è stato difficile trovarlo e, tra l'altro, mi sto ancora chiedendo se la serata fosse sold-out. Un po' più ardua è stato invece trovare la compagnia con cui andare. Tra i miei amici i Massive Attack o non sono conosciuti o non sono apprezzati o, se piacciono, piacciono poco, non così tanto da andare a vederli in concerto. Fortunata-mente i colleghi di mio padre, tutti di un'altra generazione, sono dei loro grandi fan (oltre che dei medici culturalmente e musicalmente attivi!) e sono stati felicemente disposti ad accettarmi nella loro combriccola. Ed eccomi così al Palasharp con mezzo Ospedale S. Anna di Como...erano presenti le più svariate spe-cialità, da radiologia a neurochirurgia, urologia e altro ancora. La mia conoscenza di questo gruppo musicale, devo ammettere, non è approfonditissima (se non per qualche album, in particolare “Mezzanine”) ed è anche stata la curiosità a spingermi ad andare a tale con-certo. Mi ha da sempre affascinato lo stile dei Massive ed i loro suoni (spesso e volentieri

colonna sonora di casa Tagliabue)...ma come fanno ad ottenere certi effetti? Le loro voci sono davvero così oppure c'è qualche aiuto dal computer? E' come se ci fosse un alone di mistero attorno alle loro note, infatti raramente gli attuali com-ponenti del gruppo (che ha subito diversi cambiamenti,oltre che avere spesso interpreti esterni), Robert Del Naja e Grant Marshall, appaiono nei video e in TV, e non fanno mai parlare di loro. Ero già convinta che per andare ad un loro concerto, e poterselo godere fino in fondo, fosse necessario comunque conoscerli. So che sa-rebbe stato un concerto inconsueto. La musi-ca dei Massive Attack non è facile da apprez-zare al primo ascolto, non che sia musica impegnata, ma è necessario entrare nell'ottica Massive. Come per tutti gli artisti difficili da apprezzare a primo impatto, vedi Chemical Brothers e Radiohead, risulta poi difficile se-pararsene e farne a meno. Il genere dei Mas-sive Attack è stato definito “trip pop” e da alcuni è considerato come la fusione di più generi e stili. Io non sono una esperta e me ne intendo ben poco, da profana posso solo dire che il concerto è stato davvero bello, sentire dal vivo, vicinissima al palco, canzoni come Teardrop (da sempre la mia preferita, anche per il video che ha come protagonista un embrione) e Karmacoma, è stato davvero emozionante. Ottimi i contributi dati dalle voci femminile. Altre perle sono state Angel e Iner-tia Creeps. Degne della loro bravura sono an-

che le nuove canzoni tratte dall'Ep di quat-tro tracce intitolato “Splitting the Atom”. La semplice scenografia non era male, purtrop-po non sono mancate le banalità, tra cui

aforismi scontati sulla libertà e sulla democrazie, i soliti insulti verso il Premier e allusioni alla guerra in Iraq. Mancavano solo i compli-menti ad Obama per il Nobel meritatissimo e sudatissimo (sono ovviamente ironica) e il festival delle banalità e dei buonismi sarebbe stato de-gnamente messo in atto. Scorrevano tra fasci di luce e

frasi in italiano, come per fare capire pro-prio a tutti che Berlusconi deve rispondere a quelle 10 domande. Conteni loro. Tornan-do a cose serie, mi aspettavo anche la sen-suale Protection e qualche altro brano (si sa che gli inglesi più di un ora e mezza di con-certo purtroppo non fanno), ma non si può pretendere troppo da una serata che mi ha già lasciato tanto ed emozionato. E come dopo tutti i grandi concerti che sono stati degni essere visti, ora ascoltare i cd non dà più una così grande soddisfazione, sembra tutta un' altra musica, una versione quasi scadente. Il cd, e ancora meno l'mp3, non rende la profondità e le sfumature delle loro voci e la base musicale, definita dai miei ormai colleghi medici (ovviamente solo colleghi di concerti!) come “di una perfezio-ne maniacale”. Alla prossima,

Elena

Howl è una poesia molto lunga, composta di tre parti: la prima, di cui ho pubblicato l’inizio la settima-na scorsa, è un lungo elenco alla Whitman, che dipende logicamente dal primo verso. Questa settimana vi offro l’incipit della seconda parte. Innanzitutto serve il significato di un termine, Moloch. Moloch era una divinità diffusa in tutto il Medio O-riente, presso i Fenici, gli Ebrei e gli Egizi. A lui si dedicavano sacrifici di

fanciulli. Il termine qui viene usa-to in un accezione più estetica, come simbolo del Male. La visio-ne di Moloch e il senso di terrore nacquero in Ginsberg dopo aver assunto del peyote. Si trovava nella camera di un albergo, quan-do vide dalla finestra un edificio come “teschio di Moloch”. <<La seconda parte [della poesia] de-scrive e rifiuta la società di Mo-loch che confonde e distrugge

l’esperienza e le forze individuali e costrin-ge l’individuo a considerarsi pazzo se non respinge le proprie sensazioni più profon-de>> questo forse è il commento più fedele al significato della poesia, rilasciato dall’autore stesso. Con Howl, Ginsberg rie-sce a liberarsi da ogni singolo pregiudizio morale, adottando la tecnica di Kerouac con una scrittura di getto direttamente sulla macchina da scrivere. Alla prossima settimana.

FRAMMENTI MANCANTI rubrica di poesia a cura di Eleno II What sphinx of cement and aluminum bashed open their skulls and ate up their brains and imagination? Moloch! Solitude! Filth! Ugliness! Ashcans and unobtainable dollars! Children screaming under the stairways! Boys sobbing in armies! Old men weeping in the parks! Moloch! Moloch! Nightmare of Moloch! Moloch the loveless! Mental Moloch! Moloch the heavy judger of men! Moloch the incomprehensible prison! Moloch the crossbone soulless jailhouse and Congress of sorrows! Moloch whose buildings are judg-ment! Moloch the vast stone of war! Moloch the stunned governments! II Quale sfinge di cemento e alluminio gli ha sfracellato il cranio e gli ha divorato il cervello e l’immaginazione? Moloch! Solitudine! Lerciume! Schifezza! Spazzatura e dollari inafferrabili! Bambini che strillano nei sotterranei! Ragazzi che singhiozzano ne-gli eserciti! Vecchi che piangono nei parchi! Moloch! Moloch! Incubo di Moloch! Moloch spietato! Moloch mentale! Moloch duro giudice di uomini! Moloch prigione incomprensibile! Moloch galera teschio di morte senz’anima e Congresso di dolori! Moloch i cui edifici sono sentenze! Mo-loch duro giudice di uomini!

Eleni

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6 “Il tempo, come il culo, fa quello che vuole lui.”

ARTICOLO 3 L'utilizzo degli spazi comuni di un collegio, quali sono le cucine, richiede l'osservanza di alcuni basilari

principi di civiltà. In seguito a svariati richia-mi da parte del Rettore, per via dello stato di disordine e sporcizia in cui le cucine sono state abbandonate da utenti forse distratti (e di certo negligenti), vorrei portare la vostra attenzione sui buoni propositi più volte e-spressi in assemblea (e che, comunque, si presumono di buona educazione), traducen-doli in regole alla portata di tutti. Oltre ai rapporti tra noi collegiali, non va dimenticato il rispetto per gli estranei, quali sono gli ospi-ti che pernottano in collegio e legittimamente si aspettano la disponibilità di cucine pulite ed attrezzate, dipendente non solo dal Retto-re, ma anche alla nostra comunità. Il seguen-te regolamento è frutto di riflessione su una lunga ed appassionante esperienza di fruizio-ne delle cucine, quale la si augura a tutti.

Art. 3 - Il tavolo e le sedie posso-no essere spostati e integrati se-condo necessità, purché l'ordine iniziale sia ripristinato dopo l'u-so. Il resto dell'arredamento (cornici, mobiletti, frigoriferi, ter-mosifoni, lavandino) non deve essere arbitrariamente spostato od espiantato. Eventuali guasti vanno tempesti-vamente segnalati al personale della portineria da chiunque li rilevi. La bacheca è a disposizione di avvisi concernenti la cucina.

COMMENTO Le nostre cucine favoriscono se non altro la socializzazione. Infatti, non essendo stato possibile ad oggi realizzarne più di due per tutto il collegio, va da sé che sia spesso inevitabile mangiare insieme, se non si vogliono immaginare mostruosi turni indivi-duali. La condizione di condividere i pasti incontra il favore di molti, perché gradevo-le, come è giusto che sia tra persone “sociali”; ma deve essere gestita con dili-genza. Non essendo sempre possibile cena-re in camera di qualcuno, è assai comune optare per la cucina stessa: in questo caso, si possono utilizzare il tavolo e le sedie, portando altre sedie (personali) per i posti mancanti. Ciò che conta, in ogni caso, è ristabilire presto l'ordine iniziale, senza mai privare a lungo la cucina del proprio arredo, che dev'essere a disposizione di tutti. Quando si verifica un guasto all'impianto elettrico od idraulico, la prima persona che lo rileva ha il dovere di comunicarlo alla portineria, anche se non ne fosse responsa-bile. Posto che l'accuratezza nell'uso delle attrezzature è richiesta a tutti, le riparazioni delle stesse sono comunque di competenza della struttura; così, in caso di evenienza, qualunque utente ha il dovere di informare tempestivamente il personale, anche se fosse di turno Emilio.

REGOLAMENTO delle CUCINE a cura di Monto

I PERCHÉ DEL SOMA Perché si dice 'Fare il salto della quaglia'? Cominciamo dal principio: la quaglia salta? Ebbene sì: quando la quaglia si sente in pericolo (ad esempio se inseguita da cani da caccia) scappa zam-pettando ve-loce, e prima di fermarsi ed acquattarsi da qualche par-te, spicca un salto in modo da disorienta-re i cani die-tro di lei. Il “salto della quaglia” è anche il nome in romanesco del vecchio gioco della “cavallina”. Ecco la descrizione del gioco tratta dal "Vocabolario romanesco" di Filippo Chiappini: « Il primo ragazzo s'inchina rimanendo colle braccia penzoloni fin quasi a toccar la terra colle mani. Un altro ragazzo, posto diretta-mente dietro di lui, gli grida da lontano: "Salta la quaglia". Il primo gli risponde: "Che ddiavolo ài?" Il secondo replica: "Alzeme er cuderizzo, che mmò lo vederai". Così dicen-do, questo piglia la rincorsa, salta sulla

schiena del ragazzo, e gli riesce dalla testa» Come modo di dire, il “fare il salto della quaglia” viene utilizzato in politica col signi-ficato di “essere un voltagabbana”. Questa

particolare acce-zione potrebbe essere intesa in analogia al com-portamento della quaglia, cioè di una mossa che lascia disorientati gli altri, oppure in analogia al gioco, nel senso di pas-saggio da una parte all’altra del-lo schieramento. Inoltre, il “salto della quaglia” è anche il nome con cui comunemente

si intende la pratica del coito interrotto. Anche in questo caso, tale modo di dire potrebbe essere visto in analogia al gioco bambinesco, vista la posizione, oppure al comportamento della quaglia: basti pensare al caso in cui il vostro “salto della quaglia” arrivi a distanza di 2-3 secondi dall’inizio del rapporto: la vostra mossa lascerebbe terribil-mente disorientata la relativa patner!!! Alla prossima!!!

Spider-Salto della quaglia !

I detti di Emilio Saggezza popolare tinivellica

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PRESENTATI ! Giuseppe Zuccalà “Vizzini” (per Uzzino “Pigmeo” ) 22/08/1990 Residente a Vizzini (CT) Diplomato con la valutazione di 60/100 al Liceo Classico “B.Secusio” Tento di studiare Scienze Biologiche Stanza n°80 (a due camere da Emil, una grande fortuna per il mio quarto hobby) Hobby: figa, calcio, ping pong (non nello stesso momento) Inoltre sono un fan di Bob Marley… “Nella botte piccola c’è il vino buono”…o almeno è ciò che tento di ripetermi dato che sono la più bassa delle matricole, e il nuovo nano e giullare di corte preferito da Uzzino (che saluto affettuosamente, ricordando le belle serate passate assieme ad ammirare la bellezza della fonta-na e a praticare del sano jogging…). Come tutte le matricoline fancazziste sono finito al piano, dove, a solo pochi metri da Emil, mi sono ambientato subito, con pessimi risultati per i miei già piccoli polmoni. Nonostante la mia amicizia con Ciolla vi assicuro che sono completamente eterosessuale (non posso garantire per lui, però…quei capelli sono molto ambigui…). Del resto non è che io sia un gran bel ragazzo, anzi Violenza tiene a ricordarmi che sono “brut’

come il pecao”. Spero un giorno, a furia di frequentarlo, di diventare alto e bello come il mio caro conterraneo e amico Uzzino…

Ciao a tutti, mi chiamo Giuseppe Iuvara, soprannominato ‘Juara’, nato ad Avola l' 8 settembre 1990. Prima di risiedere in collegio vive-vo a Noto, un paesino in provin-cia di Siracusa. Mi sono diplomato presso il liceo delle scienze socia-li ‘Matteo Raeli’ con la votazione di 76/100, e adesso tento di stu-diare Giurisprudenza. Sto al Frac-caro non da molto tempo però devo dire che già mi sta davvero entusiasmando l'idea di un grup-po forte e unito che persegue tanti interessi! Considerato un fattone da tutti i collegiali, la do-manda che mi viene posta più frequentemente è: “Juara quante te ne sei fatte oggi??”. OVVIAMEN-

TE NON FACCIO USO DI DROGHE! I miei hobby sono sesso, verdura e rock’ n’ roll!!!! Per quanto riguarda gli sport, non sono un atleta molto prometten-te, ma vi garantisco che sarò un tifoso molto accanito!!! In ogni caso avre-te modo di conoscermi!! scappo va'...

Tommaso Pugliese (... soprannome...?!?) sono nato a Voghera (PV) il 15 Gennaio 1988 ma sono residente a Ricadi (VV)! Depilato presso il Liceo Classico P. Gallupi di Tropea con la valutazione di 94/100 Tento di studiare Giurisprudenza (ma sono affetto da immunodeficienza) Stanza 64 Hobby: Figa e Calcio, il PLINIO SOCCER in particolare! Sono contento di aver avuto la pazienza di aspettare qualche giorno dopo lo “shock” iniziale (ma cosa vogliono 'sti qua, perché mai dovrei flettere a comando?!) e di aver accettato con serenità il percorso di mqm, che mi sta aprendo le porte di una nuova, grande famiglia! Nonostante sia passato un mese e mezzo da quando sono arrivato qui al Fraccaro, non ho ancora un nome di Collegio, anche se ci sono alcune proposte: il mio “amico” Juara ha proposto “checca”, e in effetti sono un po' una puttana, ma preferisco “mamma”, come ogni tanto mi chiama Nadal! Spero di entrare nella squadra di calcio del Collegio, e non vedo l'ora che arrivi la Coppa cairoli MERDA, per poter suonare per bene i maialini cairolini! Per il resto passo le mie giornate facendo matricola con Uzzino oppure sui siti porno, cerco soprattut-to donne mature, con la speranza di vedere la mamma di qualche collegiale! p.s. tra i miei hobby ho scordato la musica, mi piacciono diversi generi, ma ormai sono consapevole di essere diventato Ornella Vanoni-DIPENDENTE!!! Non riesco più a farne a meno, AIUTATEMI! IO NON CE LA FACCIO!

Tutti al cinema Gli appuntamenti fino a Natale

mer 18 nov | Festival dei Diritti | "Inside I’m dancing" di Damien O'Donnell (2004) mar 24 nov | Berliner Cafè | "M - Il mostro di Düsseldorf" di Fritz Lang (1931) mer 25 nov | Festival dei Diritti | Serata Corti: -"In viaggio senza valigie" di Mirko Locatelli -"Radio La Colifata” di Valentina Monti -"Un inguaribile amore" di Giovanni Covini mar 8 dic | Cinestesia | "The winning of Barbara Worth" di Henry King (1926) gio 10 dic | Berliner Cafè | "L'angelo azzurro" di Joseph Von Sternberg (1930) Vedi legenda più dettagliata nel numero precedente.

Presentati!

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“Un uomo senza baffi è come una donna con i baffi” – E. Hutz

[Avviso agli scienziati motori: nel seguente articolo si fa uso di un lessico inusitato, barocco e finanche aulico; coloro che lo desiderino, si sentano liberi di saltare il corpo del testo: troveranno le informazioni di loro interesse in corrispondenza dell’elenco puntato] Amici, Fraccarotti, collegiali, prestatemi orecchio; è giunta l'ora per il popolo di Plinio di elevare lo spirito ad un più alto stato di consapevo-lezza, di aprire la mente a più vasti orizzonti, di abbracciare una nuova condizione di maturità morale ed intellettuale, insomma: è giunta l’ora di farsi crescere i baffi. Senza baffi, un uomo non raggiungerà mai il suo pieno potenziale; in quella manciata di bulbi piliferi, infatti, è racchiusa la possibilità di cambiare il corso delle umane vicende. La Storia (e l’Arte) trabocca di esempi: Confucio, Carlo Magno, Gino Paoli, Tom Selleck, Genghis Khan, Albert Einstein, Super Mario, Attila, Charlie Chaplin, Zorro, Friedrich Nietzsche, i Beatles, Adolf Hitler, Groucho Marx, Mohandas Gandhi, Jo-seph Stalin, Vito Corleone, Salvador Dalì, Ned Flanders, Marcel Proust, Walt Disney, Sean Connery, il Grande Fratello, Pancho Villa, Hércule Poirot, Theodore Roosevelt, Roberto Da Crema, Clark Gable, Jimi Hendrix, Burt Reynolds, Otto von Bismark, Asterix, Edgar Allan Poe, Saddam Hussein, Ciccio Ingrassia, Luca Giozzi, Hulk Hogan. Solo per citarne alcuni. Sarebbero stati gli stessi con un viso imberbe? Riflettete: senza un bel paio di mustacchi non potrete mai leccarvi i baffi dopo un piatto di Montolivo; non potrete mai farvi un baffo dell’opinione di Savini; non potrete mai ridere sotto i baffi sparlando di Derpo. Vi state perdendo tutto il meglio che la vita ha da offrire. Perché ciò accade? Dopo millenni passati ad adornare i volti di quelle anime coraggiose (vedi sopra) che hanno fatto grande e terribile il nome dell’Uomo, a partire dal secondo dopoguerra l’icona baffuta è lentamente uscita dall’immaginario collettivo: colpa di Hitler? Di Stalin? Forse. Eppure il follicolo ribelle torna ad affermarsi nel ’68, e domina un’intera decade finché, da qualche parte negli anni ’80, scompare di nuovo: incompatibilità con lo sniffare coca? Forse… O forse no? La verità è che il baffo vi rende unici. Il baffo – il pelo – è una forma di resi-stenza. All’estetica. A una società uniformata, coercitiva, iper-standardizzata. Una società che si è così connotata proprio durante quegli anni ’80 dai quali, si dice, non siamo ancora usciti. Fino ad oggi. All’alba del nuovo millennio, i tempi sono maturi: la Crisi smantella certezze e (dis)valori di un’intera generazione, e il momento è propizio per cancellare quell’ideale di virilità metrosessuale e androgina che per troppo tempo ha regnato incontrastato. Il baffo è il nostro ultimo baluardo di autodeterminazione in questa folla di cloni eunuchi: riprendiamoci uno straccio di identità maschile, perdiana. La Santa Missione di cui vi investo, lo so, è irta di difficoltà e di pericoli. Le vostre donne e le vostre madri tenteranno di dissuadervi (Dio sa di quali temibili deterrenti esse dispongono!); voi siate inamovibili come uno scoglio tra i flutti. Tacete e sopportate, e non fate l’errore di controbattere: davanti alla vostra nuova, ruvida mascolinità le loro proteste svaniranno come sabbia nel vento (per citare Bogart: “Mai con-traddire una donna: basta aspettare e lo farà da sola”). Visti gli ostacoli che dovrete affrontare nel corso della vostra crociata contro il labbro glabro, è stato deciso di incentivare i meno risoluti tra voi facendo leva su un carattere innato in ogni Pliniano: l’agonismo. Sono pertanto lieto di annunciare il primo grande concorso di pogonotomia (ovvero “l’arte di radersi”) ospitato da Voci di Corridoio: L’Ultimo dei Mustacchi. Di seguito sono riportate, senza ulteriore indugio, le regole della tenzone. E ricordate: ne resterà solo uno.

Il Bardo Splendid [Gli scienziati motori possono riprendere a leggere]

L’ULTIMO DEI MUSTACCHI

L’immagine che vale mille parole.

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Regolamento: Art. 1: Si tratta di una gara di resistenza sulla lunga distanza: vincerà

chi porterà più a lungo un paio di baffi. Non si tratta di una gara di lunghezza: i baffi possono essere regolati nella foggia desiderata.

Art. 2: I baffi vanno portati con continuità: non è ammesso raderli per alcuna ragione.

Art. 3: Devono essere BAFFI: non è consentita alcuna forma di barba o pizzetto (ossia la crescita di peli su mento, guance, collo, labbro infe-riore). Il volto deve essere libero da ogni altra crescita. È ammessa solo la cosiddetta barba di tre giorni, purché i baffi rimangano chiara-mente visibili, a discrezione dei giudici; sono inoltre ammesse le ba-sette, purché non superino in lunghezza il lobo dell’orecchio.

Art. 4: Devono essere BAFFI: in caso di crescita nulla o irrisoria, i giu-dici si riservano di escludere il concorrente dal partecipare al concor-so.

Art. 5: I concorrenti che dovessero assentarsi dal collegio per più di una settimana, sono tenuti a fornire prova fotografica della sussisten-za dei propri baffi; la prova va fornita una volta alla settimana finché dura l’assenza.

Art. 6: Il concorso è aperto anche agli ex-collegiali. Costoro sono tenu-ti a presentarsi in collegio, all’esame dei giudici, almeno una volta alla settimana; in caso di impossibilità a presentarsi, sono tenuti a fornire prova fotografica della sussistenza dei propri baffi.

Art. 7: I concorrenti che fossero sorpresi nelle violazioni di cui agli artt. 2 & 3 (rasatura dei baffi, altra crescita follicolare non ammessa), saranno automaticamente squalificati. I concorrenti che fossero sor-presi nella falsificazione delle prove di cui agli artt. 5 & 6 (collegiali ed ex-collegiali), saranno squalificati con disonore e saranno soggetti ad ulteriori provvedimenti disciplinari a discrezione dei giudici.

Art. 8: Il concorso avrà ufficialmente inizio in data venerdì 20 novem-bre 2009, e terminerà in data 20 marzo 2010: se al termine del con-corso si avranno ancora due o più concorrenti in gioco, si procederà allo spareggio, nella forma di una gara di “Tiro dell’Orecchio” (disciplina ufficiale delle Olimpiadi Eschimo-Indiane), sotto la supervisione dei giudici.

Art 9: Ai giudici non è consentito prendere parte al concorso. Art. 10: Le matricole sono obbligate a partecipare. Ovviamente.

MILITARI

ALL’INGLESE

ALLA MESSICANA

A TORCIGLIONE

A TRAPEZIO

A MANUBRIO

A MATITA

A FERRO DI CAVALLO

A SPAZZOLINO

ALL’UNGHERESE

ALLA CINESE

DISEGNATI

DA TRICHECO

SUPERMARIO

PREMI Al vincitore andranno in premio la gloria im-peritura di essere stato l’alfiere della nuova virilità del ventunesimo secolo; un tangibile riconoscimento terreno, nella forma di una splendida chiavetta USB miniaturizzata (la più piccola al mondo!) da 8 GB della Exagerate; un’indulgenza di centoquaranta anni sulla penitenza da scontare in Purgatorio.

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SAPEVATELO

Segue dalla prima […] con il quale avevo tentato di spiegare che, se altre regole vi sono, queste non dipendono dall'imperio di alcuno. Lo ribadisco e aggiungo, nella speranza che non sia altrettanto vano, che l'oligarchia melodrammaticamente additata è proprio ciò che consente di arginare fenome-ni sregolati ed impulsivi. Come indicato da Longobeach nell'articolo di oggi, il ruolo di un anziano non è mettere in discussione il siste-ma, ma garantire che esso funzioni senza stra-ne prevaricazioni. E su questa linea era anche il mio editoriale sul n. 102, sul quale è compar-so anche il primo articolo di Marce. Con il pre-sente, mi permetto di sconsigliare interpreta-zioni affrettate sul sentimento della collegialità; per il semplice fatto che dette eccezioni, da eliminare od oscurare, non esistono. Si consi-deri piuttosto che il collegio è ben unito sotto una propria idea di accoglienza e convivenza, storicamente convalidata, senza per questo soggiacere all'attuale contaminazione negativa di qualcuno. Per quanto concerne la serietà di questa redazione, che è stata tirata in ballo con grande disinvoltura, posso solo rimarcare quanto esposto da Mason nell'ultimo editoriale. Articoli potenzialmente provocatorî non vengo-no mandati indietro per molteplici ragioni, ma rimessi al discernimento dei lettori. Piuttosto che condannarli, suggerisco di considerare non solo che, su queste stesse pagine, è sempre stato possibile rispondere, ma anche che ad essi sussistono sufficienti contraltari, nelle altre testimonianze pubblicate.

Cari (?) Fraccarotti, ho letto su "Voci di Corridoio" la lettera con cui rispondete alla pubblicazione della "Cairolina Commedia" ed alla presentazione itinerante della stessa. Innanzitutto, rivolgo a voi il medesimo appellativo con cui avete apostrofato i vostri sempiterni avversari. In secon-do luogo, voi vi dichiarate campioni di "fatti" e non di "parole". I vostri "fatti" sono invero egregi e degni della levatura intellettuale di voi che li commettete. Ho apprezzato, in parti-colar modo, la prodezza di depositare 40 kg di letame davanti al portone del Collegio Cairoli: un dono deve essere specchio di chi lo invia e voi avete rispettato questo principio in modo ineccepibile. Quanto al perdersi in "parole", sono sicura che non correrete questo rischio; per elaborare il linguaggio, infatti, occorre un cervello evoluto allo stadio (almeno) di "Homo sapiens". Accusate i Cairolini (sempre siano lodati) di vigliaccheria. Al contrario, la proposta di far entrare il nemico fra le vostre mura, ove sarete a perfetto agio ed in schiacciante maggio-ranza, denota veramente un cuore impavido. La sfida che avete lanciato, infine, mal cela la curiosità e la voglia di ascoltare qualcosa che, peraltro, merita profonda attenzione. Sono sicura che i Cairolini non hanno bisogno né di dare peso alle vostre trombe di guerra, né di temere il vostro valore. A questo punto, vi starete ponendo una domanda: chi sono io, che vi invio questa e-mail? L'interrogativo è sensato (mi stupirei se ve lo foste posto). Ebbene: s'io fossi foco, arderei 'l Fraccaro; ma sarò comunque un palo nel vostro c**o... so che vi piace! Porgo distinti saluti, Sabrina Angiolieri

Non abbiamo avuto molti interrogativi, perché la tua identità non ci interessa poi molto. Una ragazza affiliata al cairoli si presenta da sé: non servono altre informazioni. Il tuo ama-to pollaio, tanto esperto di goliardia, ha fallito ogni chance di confrontarsi con noi secondo

gli schemi tradizionali, che comprendono anche toni volgari. Se è la frustrazione di ogni aspirazione giovanile che ha portato i tuoi amici cairolini ad abbracciare la letteratura, noi preferiamo approfondire Leopardi. Questi livelli alti li frequentiamo privatamente, come è normale, senza bisogno di ostentarli. Saremmo vigliacchi se venissero qua con il libro, al

posto delle uova, e noi approfittassimo della loro minoranza; ma non è nostra intenzione. Comunque si voglia, è ben difficile rispondere ad atti inesistenti. Grazie della lettera: scrivi

bene, ma fai sicuramente meglio altre cose.

Nuova settimana nuovo sapevatelo. L’intruso dello scorso numero era il cairolotto fastidioso alias Toz, mentre il fraccarotto misterioso era Adolfino: il porto di Pesaro, la Nissan SILVIA (nome della morosa) e Costantino (palestrato dalle dubbie tendenze sessuali). Era facilissimo! (solo perché l’ha fatto Tram) Il vincitore comunque è nientepopodimenoche boh! Lo sa trameri e al momento non è reperibile.. è al concer-to di Gunther a Vergate sul Membro. Questa settimana quindi non essendoci lui sarà difficilerrimo. Da questo numero, in caso di più rispo-ste corrette, il premio verrà assegnato a chi darà le migliori motivazioni sugli abbinamenti foto-fraccarotto e in caso di ulteriore parità si procederà al caro vecchio sorteggio. Quindi meditate sul fraccarotto misterioso e trovate l’intruso nella foto. In palio il solito squirting toy. Attendiamo le vostre numerose (ovvero 1 o 2) risposte alla camera 15.

Lo sapevate?


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