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Vol. 1 ~ N. 2 Kartika 2000 Ûrî Gauråbda 514 armonia 2.pdfEditoriale Attualmente e più che mai,...

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Vol. 1 ~ N. 2 Kartika 2000 Ûrî Gauråbda 514
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EditorialeAttualmente e più che mai, ogniqualvolta si utilizza la parola 'guru', sembra si faccia in riferimento ad un ar-gomento controverso. Infatti poichè il guru è una parte della potenza infinita, avvicinare l'infinito da partedell'anima infinitesimale implica automaticamente una contraddizione. Questo paradosso viene però sag-giamente risolto con la semplice e sublime affermazione di uno dei nostri maestri: "Se l'infinito non può far-si conoscere al finito, significa che non è infinito."Si potrebbe continuare questa argomentazione affermando in tono ardente che solo il proprio guru è jagat gu-ru, l'unico universale maestro, il solo guru per i prossimi diecimila anni, il "nuovo sampradåyika guru" e chesi deve dare l'iniziazione per suo conto soltanto come rtvik. Queste argomentazioni ignorano l'affermazio-ne di Mahåprabhu contenuta nella Ûrî Caitanya Caritåm®ta: "åmara ajñåya guru hañå tara ei deΩa - diventaguru su Mio ordine e libera questa terra!" e che questo ordine riposa prima di tutto nell'istruzione: "sii umi-le come un filo d'erba nella strada."Dobbiamo riuscire a discriminare con intelligenza per poter comprendere le istruzioni spirituali; non dob-biamo essere dei rigidi calcolatori, aggrappandoci al loro aspetto assurdo e alterare il loro significato lettera-rio. Perchè invece avviene questo? Perchè ogni parola ha un lato illusorio ed uno liberatorio. Prendiamo adesempio la frase di uso comune: "Il guru è eterno," se venisse considerata in modo troppo letterale, non do-vremmo preparare il samådhi per il nostro guru dopo la sua trascendentale dipartita. Al contrario dovrem-mo adorare giornalmente il suo corpo divino sul vyåsåsana anche dopo che la sua anima si è unita ai nitya-lîlå. Dovremmo continuare a cucinare per lui ed aspettare pazientemente il suo successivo ordine. La per-sona intelligente invece considererà la partenza del guru in modo spirituale e compirà i doveri necessari. Sepoi è veramente umile, tenterà sinceramente di diventare qualificato per portare avanti egli stesso il "ma-no'bhî߆a" del guru, sia dando istruzioni sia rivelando i mantra stessi, nonostante nel cuore non si sentirà maiqualificato. Se consideriamo invece questa frase "il guru è eterno", nel suo vero senso Ωåstrico, dovremmosempre ricordare la sådhaka-rüpa del guru, specialmente il bhåva-netram, l'occhio interiore dell'amore cheegli ha risvegliato nel nostro cuore, e allora saremo salvi. Ma il processo per diventare un guru qualificato indefinitiva deve essere compiuto con l'aiuto di elevati Vaiß∫ava che al momento ci sono vicini, altrimenti lemolte apparenti contraddizioni contenute nelle scritture, confondendoci ci scoraggeranno e ci impedirannodi raggiungere la meta ultima, il puro amore per K®ß∫a. Perciò non dovremmo sovraccaricarci di pensieri ri-dicoli, dovremmo invece provare a pregare sempre come pregava Narottama Êhåkura:

Ωuniyåchi sådhu-mukhe bale sarva-janaΩrî-rüpa-k®påya mile yugala-cara∫a prabhu lokanåtha kabe sange laiñå yåbe

Ωrî-rüpera påda-padme more samarpibehå hå prabhu! Sanåtana gaura-paribårasabe mili våñcha pür∫a karaha åmåra hena ki haibe mora narma-sakhî-gana

anugata narottama karibe ΩåsaneΩrî rüpera k®på yena åmåra prati hayase pada åΩraya yåra sei mahåΩaya

Tutti dicono: “Ho sentito dalla bocca dei sådhu che per la misericordia di Ûrî Rüpa Gosvåmî possiamo otte-nere i piedi di loto di Ûrî Rådhå-Krishna Yugala.”Oh Sanåtana Prabhu! Oh associati del Signore Gaurå∫ga! Vi prego gentilmente aiutatemi a soddisfare ilmio desiderio.Che la misericordia di Ûrî Rüpa e di qualunque mahåΩaya, o anima elevata che ha preso rifugio ai suoi piedidi loto sia su di me.Oh, quando il mio Prabhu Lokanåtha, Mañjualî, mi prenderà e mi offrirà ai piedi di loto di Ûrî Rüpa Mañjarî?Oh, quando poi le priya-narma-sakhî, le amiche più care di Ûrî Rådhå e Krishna, ordineranno alla loro pålya-dåsî, questo Narottama, Campakalata, di servirLi?

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SommarioPrimo Raggio √ Pubblicazioni

Jaiva-dharma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5di Ûrîla Bhaktivinoda Thåkura, traduzione a cura di Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Secondo Raggio √ Forum

Thåkura Bhaktivinoda. . . . . . . . . . . . . . . . 10Ûrîla Bhaktisiddhånta Sarasvatî Thåkura

La stalla vuota . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14Lettera di Mådhava dåsa

Una preghiera Vaiß∫ava . . . . . . . . . . . . . . . . 9Ûrîla Bhakti Promode Puri Mahåråja

Terzo Raggio √ Guru-tattva

Vyåsadeva può sapere o può non sapere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21Ûrîla Bhakti RakΩaka Srîdhara Mahåråja

Oµ ajñåna timirandasya. . . . . . . . . . . . . . . .15Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Quarto Raggio √ Parikramå

L’apparizione di Govardhana . . . . . . . . . . .25Ûrîla Bhakti Dayita Mådhava Mahåråja

Ûrî Govardhana Våsa-PrårthanåDaΩakam . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26Ûrîla Raghunåtha Dåsa Gosvåmî

Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

Commemorazione della scomparsa di Ûrîla Narottama Dåsa Thåkura . . . . . . . . .28Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Il Bhajana-Sthalî di Ûrîla Rüpa Gosvåmî . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Sesto Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-Krishna

Ûrî Bhakti-Rasåm®ta-Sindhu . . . . . . . . . . .38Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja

Ya∫ Kali Rüpa Ûarîra Nå Dharata . . . . . . .37Mådho Dåsa

Bhajåmi Rådhåm Aravinda-Netråµ . . . . .43Ûrîla Raghunåtha Dåsa Gosvåmî

In copertina:Srila Rupa Gosvami

Retro copertina: Il nuovo simbolo di Raggi di Armonia, ispiratoda Srila Bhaktivedanta Narayana Maharaja. Vi sono i quattro sim-boli che rappresentano Sri Visnu e i quattro simboli che rappre-sentano Sri Caitanya Mahaprabhu. Disegnato da Kaliya Dama-na Dasa, grafica di Syama Priya Dasi.

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Libri Pubblicati

dalla

Gaudiya Vedanta Pubblications in inglese:

The Nectar of Govinda-LilaGoing beyond Vaikuntha

Bhakti-RasayanaSri Siksastaka

Venu-GitaManah-Siksa

Sri Bhakti-Rasamrta-Sindhu-BindhuPrabandhavali

Pinnacle of DevotionTheir Lasting Relationship

Sri UpadesamrtaBhakti-Tattva-viveka

The Essence of all AdviceThe True Conception of Sri Guru-TattvaSrila Bhakti Prajnana Kesava Gosvami

His life and TeachingsLetters from America

My siksa Guru and Prya bandhuArcana-Dipika

Damodara-Lila MadhuriThe Secret Truths of the Bhagavatam

Gaudiya Giti-GuccaSrimad Bhagavad-gita

Jaiva-dharma

in italiano:

Il Nettare della Govinda-LilaAndare Oltre Vaikuntha

Lettere dall’AmericaLa Vera Concezione di Sri Guru-Tattva

L’Essenza di tutte le istruzioni

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

Sri Kesavaji Gaudiya MathMathura (U.P) 281001, India

A.V.G.V.Cantone Salero 5

13865 Curino (BI)e-mail: [email protected]

Tel.: 015-928173sito web: www.igvp.com/avgv

Rivista della International Gau∂îya Vedånta Pubblication e

dell’Associazione Vaiß∫ava Gau∂îya Vedanta

Sotto l’egida dellaÛrî Gau∂îya Vedånta Samiti:

Fondatore-åcåryaNityå-lîlå pravista om viß∫upada paramahaµsa 108

Ûrî Ûrîmad Bhaktiprajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Presidente-åcåryaÛrî Ûrîmad Bhaktivedånta Vamana Mahåråja

Vice-PresidenteFondatore di Raggi di Armonia

Tridandi Swåmî Ûrî Ûrîmad Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Edizione italiana curata daÛrîman Lîlå Purusottama dåsa

Traduzione e bozzeÛrîmatî K®ß∫a-Devi dåsî

Ûrîman Madhumangala dåsaÛrîman Partha dåsa

Ûrîman Gopinath dåsa

GraficaÛrîman Ambharish dåsa

Il nostro scopo è di spargere raggi di illuminazione nellospirito dei Gau∂îya Vaiß∫ava seguendo il desiderio di

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja. Il nostro re-taggio è la rivista 'Harmonist' o 'Ûrî Sajjanatosani' fon-data da Ûrîla Bhaktivinoda Êhåkura, più tardi pubblica-ta da Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Prabhupåda. Possa-no i Vaiß∫ava presenti concedere la loro grazia divina sui

nostri tentativi di compiacerli.

Raggi di ArmoniaGiriråjajî Mandira, Sevå Kuñja

V®ndåvana 281121Mathurå Distr., U.P., India

Telefono/Fax 0091-565-445294E-mail: [email protected]

Sito Web: www.igvp.com/raysπ

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Primo Raggio √ Pubblicazioni

5Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

La mattina successiva Sannyåsî Êhåkura non eb-be occasione di fare domande a Premadåsa Båbåjîche era immerso interiormente nel nettare del servi-zio con il sentimento dei residenti di Vraja. A mez-zogiorno dopo aver accettato del cibo dagli abitantidel villaggio, si sedettero entrambi nel cespuglio co-perto da un naturale riparo, un intreccio di piante dimådhavî e målatî. Pieno di compassione, Para-mahamsa Båbåjî Mahasaya quindi iniziò a parlare:"O migliore tra i devoti, a che conclusioni sei giuntodopo la nostra discussione di ieri riguardante il dhar-ma?"

Ascoltando questo Sannyåsî Êhåkura chiese congrande gioia: "O maestro, se la jîva è infinitesimalecome può il suo dharma eterno essere completo edinadulterato? E se la naturale funzione della jîva siforma nel momento in cui essa è generata, come puòquella funzione essere eterna?"

Ascoltando queste due domande, ParamahamsaBåbåjî meditò sui piedi di loto di Ûrî Ûacînandana esorridendo iniziò a parlare: "O rispettabile signore,sebbene la jîva sia infinitesimale (anupadartha) il suodharma è completo, inadulterato ed eterno. La suanatura minuta è solamente una caratteristica che laidentifica. Esiste solo una sostanza infinita (brhad-vastu) ed è il Brahman Supremo, Ûrî K®ß∫acandra.Le jive sono le Sue particelle atomiche e proprio co-me le scintille incessantemente emanano dal fuoco,così le jive emanano da Krishna, la personificazionedell'immutabile coscienza. Proprio come ogni scin-tilla contiene in sè la potenza del fuoco, ciascuna jîvapossiede le qualità adatte per manifestare la funzio-ne completa della coscienza. Una singola scintilla, incontatto con un oggetto infiammabile, può accende-re un fuoco ardente capace di incenerire l'interomondo. Similmente persino la singola jîva può por-tare una grande inondazione di amore ottenendo ÛrîKrsnacandra, che è il vero oggetto d'amore. Finchèessa manca di entrare in contatto con il vero oggettodella sua funzione spirituale (dharma-visaya), l'infi-

nitesimale e cosciente jîva è incapace di esibire il na-turale sviluppo di quella funzione. In realtà è sol-tanto quando l'anima entra in contatto con il suoobiettivo, che la funzione spirituale dell'anima vienealla luce.

"Qual è il nitya-dharma o la funzione costituzio-nale eterna della jîva? Devi esaminare con attenzio-ne questa domanda. L'eterna funzione per la qualeesiste la jîva è prema, il divino amore per Dio. La jî-va è una sostanza trascendentale rispetto alla mate-ria inerte, e la coscienza è ciò di cui essa è costituita.L'amore divino è la sua eterna funzione ed il servi-zio a Krishna è ciò che viene designato come divinoamore. Perciò il servizio a Krishna che è della natu-ra di prema, è la funzione costituzionale della jîva.

"La jîva esiste in due condizioni: siddhavastha, ilpuro stato liberato e baddhavastha, lo stato condi-zionato. Nello stato liberato la jîva è unicamente cin-maya, il che significa che possiede un corpo spiritua-le ed una totale coscienza spirituale. In questo statola jîva non ha alcuna connessione con la materiamondana. Tuttavia anche nello stato liberato la jîvaresta pur sempre un'entità infinitesimale.

"La jîva essendo caratterizzata dalla qualità del-l'infinitesimalità, può intraprendere un cambiamen-to di condizione. Krishna per Sua stessa natura di en-tità cosciente infinita, non intraprende mai un cam-biamento di condizione. Egli, per Sua essenziale co-stituzione vastu, è grande, completo, puro ed eterno.La jîva, per sua essenziale costituzione vastu, è mi-nuta, è una particella, è soggetta alla contaminazio-ne e a ripetuti cambiamenti. Nonostante tutto però,per virtù del dharma della jîva o inadulterata funzio-ne spirituale, essa è grande, completa, pura ed eter-na. Finchè la jîva è pura, la sua funzione spiritualemostra il suo carattere immacolato. Quando però lajîva è contaminata dal coinvolgimento con måyå, lasua vera natura si altera ed essa diventa impura, sen-za rifugio ed oppressa dalla felicità e dal dolore ma-teriale. Il corso dell'esistenza materiale della jîva di-

Il Jaiva-dharmadi Srila Bhaktivinoda Thåkura

La funzione eterna della jîva è pura ed eterna

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Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 26

venta effettivo nel momento in cui l'attitudine a ser-vire Krishna viene dimenticata.

"Finchè la jîva resta pura, essa si identifica con lasua funzione inadulterata. Il suo ego è quindi radi-cato nella concezione di essere una servitrice di Kri-shna. Ma non appena essa si contamina con l'asso-ciazione di måyå, quell'ego puro recede ed assumeforme diverse. Dovuto al legame con måyå, la puraidentità spirituale della jîva viene coperta dal corpogrossolano e sottile. Di conseguenza nel corpo sotti-le (linga-sarira), emerge un ego diverso. Quandoquesto ego si combina con l'identificazione che la jî-va ha di essere il corpo grossolano (sthula-sarira), es-sa assume un terzo tipo di ego. Nella sua forma spi-rituale pura la jîva è esclusivamente una servitrice diKrishna. Nel corpo sottile la jîva si considera invececome la goditrice dei frutti delle sue azioni. In quelmomento l'ego di essere una servitrice di Krishnaviene coperto dalla sua identificazione con il corposottile. La jîva ottiene allora un corpo grossolano epensa: 'Sono un bråhma∫a, sono un re, sono povero,sono miserabile, sono sommerso dalla malattia e dallamento, sono una donna, sono il padrone di moltepersone.' In questo modo essa si identifica con mol-ti e diversi tipi di concezioni corporali grossolane.

"La funzione costituzionale della jîva si altera inassociazione con questi diversi tipi di falso ego. Il pu-ro prema è lo svadharma della pura jîva. La manife-stazione alterata di prema viene esibita nel corpo sot-tile sotto forma di felicità e dolore, attaccamento eavversione e così via. Questa perversione viene os-servata nel corpo grossolano in una forma ancora piùconcentrata attraverso il piacere del mangiare, beree godere sessualmente. Devi capire con chiarezzache la funzione eterna della jîva, conosciuta comenitya-dharma, si manifesta solamente nel suo statopuro. Il dharma che nasce nello stato condizionato èconosciuto come naimittika, temporaneo. Il nitya-dharma è per natura completo, puro ed eterno. Spie-gherò il naimittika-dharma in modo più esteso un al-tro giorno.

"Il puro dharma Vaiß∫ava, come è stato descrittonello Ûrîmad-Bhågavatam, è il nitya-dharma. I varitipi di dharma che vengono propagati nel mondopossono essere divisi in tre categorie: i nitya-dharma,i naimittika-dharma e gli anitya-dharma. Tutte le re-ligioni in cui non si trova la concezione del SupremoSignore e non viene accettata l'eternità dell'anima,sono definite anitya-dharma, religioni non perma-nenti. Quelle religioni che riconoscono l'esistenzadel Supremo Signore e l'eternità dell'anima ma che

si sforzano di ottenere la misericordia del Signore so-lo attraverso metodi provvisori sono naimittika-dhar-ma, religioni temporanee o metodi di elevazione co-me per esempio il karma, il jñåna e lo yoga. Le reli-gioni che si sforzano di ottenere il servizio dell'infi-nitamente affascinante ed incantevole Supremo Si-gnore attraverso il puro prema sono conosciute co-me nitya-dharma.

"Sebbene il nitya-dharma può essere conosciutocon differenti nomi in accordo ai differenti paesi, raz-ze e linguaggi, è uno ed è supremamente benefico. IlVaiß∫ava dharma che è prevalente in India, è l'e-sempio ideale di nitya-dharma. Il dharma insegnatoal mondo da Bhagavån Ûacînandana, il Signore delnostro cuore, è l'originale dharma Vaiß∫ava. E' perquesta ragione che grandi personalità assorte nell'e-stasi del divino amore lo hanno accettato e lo hannopraticato."

A questo punto Sannyåsî Êhåkura a mani giuntedisse: "O maestro, vedo costantemente la superec-cellenza dell'immacolato dharma Vaiß∫ava rivelatoda Ûrî Ûacînandana. Ho realizzato chiaramente lasdegnosa natura della dottrina monistica portata daÛrî Sankaracarya; ma nella mia mente è nata una do-manda che sento di dover porre ai tuoi piedi di loto.Il mahåbhåva, il più alto stadio di prema che è statomanifestato dal Signore Caitanya, è diverso dallo sta-dio perfetto di unità con l'Assoluto, l'advaita-siddhi?"

Ascoltando il nome di Ûrî Ûaõkaråcårya, Para-mahamsa Båbåjî offrì prostrati omaggi all'åcårya edisse: "O rispettabile signore, devi sempre ricordareche Ûaõkaråcårya non è altri che Mahadeva-Ûaõka-ra o Ûiva. Ciò è stato espresso in questa affermazio-ne: 'sankarah sankarah saksat'. Ûaõkara è un guruper i Vaiß∫ava. Per questa ragione Mahåprabhu hafatto riferimento a lui come åcårya, il precettore spi-rituale. Da parte sua Ûrî Ûaõkara fu un perfettoVaiß∫ava.

"Nel momento in cui Ûrî Ûaõkara apparve in India,vi era un grande bisogno di un gunavatara come lui,di un'incarnazione che presiede le qualità della na-tura materiale. In India lo studio delle scritture Ve-diche e la pratica del varnasrama-dharma si eranopraticamente estinte dovuto all'influenza della filo-sofia nichilista del Buddhismo. Il nichilismo, cono-sciuto come sunyavada, è ardentemente opposto al-la concezione di un Dio personale. Sebbene essoparzialmente accetti il principio di jîvåtmå, entità co-sciente dell'essere vivente o anima spirituale, esso èun esempio estremo di anitya-dharma o religione

Primo Raggio √ Pubblicazioni

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Primo Raggio √ Pubblicazioni

7Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

l'adorazione del Signore Hari è il metodo per purifi-care il cuore ed ottenere la liberazione. Ûaõkara è ri-masto in silenzio solamente sulla questione che ri-guarda la destinazione straordinaria che la jîva ottie-ne dopo aver raggiunto la liberazione.

"Ûaõkara era completamente cosciente che se lejîve fossero state spinte a seguire seriamente il sen-tiero della liberazione attraverso l'adorazione di Ha-ri, gradualmente sarebbero diventate attratte al pia-cere del bhajana diventando quindi pure devote. Perquesta ragione Ûaõkara semplicemente indicò il sen-

tiero ma non rivelò ulterior-mente i segreti confidenzialidel dharma Vaiß∫ava. Colo-ro che hanno studiato scru-polosamente i commentari diÛaõkara possono compren-dere le sue profonde inten-zioni. Tuttavia coloro che so-no semplicemente preoccu-pati dell'aspetto esterno deisuoi insegnamenti, restanolontani dalla soglia del dhar-ma Vaiß∫ava.

"Lo stadio perfetto dell'u-nità assoluta conosciuto co-me advaita-siddhi e quello diprema, possono essere con-cepiti come identici da unpunto di vista specifico. L'in-terpretazione ristretta dell'u-nità assoluta è tuttavia certa-mente differente dal signifi-cato di prema. Devi capirechiaramente che cosa si in-tende per prema. La fun-zione inadulterata attraver-

so cui un'entità trascendentale è spontaneamente at-tratta ad un'altra entità trascendentale, è conosciutacome prema. Prema non può essere effettivo finchèvi è un'esistenza separata tra due entità trascenden-tali. Il dharma attraverso cui tutte le entità trascen-dentali sono eternamente attratte alla Suprema En-tità Trascendentale, Ûrî K®ß∫acandra, è conosciutocome k®ß∫a-prema. L'eterna esistenza separata diK®ß∫acandra, l'eterna esistenza separata delle jîve ela tendenza delle jîve a cercarLo, sono le tre veritàeternamente stabilite che costituiscono il principio sucui poggia prema. La presenza distinta di tre ingre-dienti separati: colui che gusta, l'oggetto che vienegustato e l'atto di gustare, sono un fatto. Se colui che

non permanente. I bråhma∫a di quell'era in effettierano tutti diventati Buddhisti ed avevano abbando-nato il dharma Vedico. Ûaõkaråcårya, l'incarnazionestraordinariamente potente di Mahadeva, apparveallora per ristabilire la rispettabilità delle scrittureVediche, convertendo la dottrina sunyavada del ni-chilismo in quella brahmavada dell'indistinto Brah-man. Questo fu un fatto non comune. L'India ri-marrà per sempre indebitata verso Ûrî Ûaõkaråcåryaper questo importante contributo.

"In questo mondo tutte le attività possono esseregiudicate in accordo adue differenti criteri: al-cune sono relative ad unparticolare periodo ditempo (tatkalika) ed al-tre sono applicabili a tut-ti i tempi (sarvakalika).Il lavoro di Ûaõkaråcåryafu relativo ad un partico-lare periodo di tempo.Attraverso il suo lavorosi ottenne un enorme be-neficio. Ûaõkaråcåryagettò le fondamenta sullequali grandi åcårya comeÛrî Ramanujåcårya e ÛrîMadhvåcårya eresserol'edificio del puro dhar-ma Vaiß∫ava. PerciòÛaõkaråcårya fu un gran-de amico e un åcårya pio-niere del dharmaVaiß∫ava.

"I Vaiß∫ava sono orafacilmente in grado diraccogliere il frutto deiprecetti filosofici insegnati da Ûaõkaråcårya. Per lejîve che sono prigioniere della materia, c'è un grandebisogno di sambandha-jñåna, della conoscenza del-l'imprigionamento dell'anima nella natura materialee della sua relazione con il Supremo Signore. SiaÛaõkaråcårya che i Vaiß∫ava accettano il fatto che leentità senzienti in questo mondo materiale sonocompletamente distinte e separate dai corpi materialisottili e grossolani, che le jîve hanno un'esistenza spi-rituale e che la liberazione o mukti implica l'abban-dono di tutte le connessioni con questo mondo ma-teriale. Fino al punto della liberazione, c'è una gran-de affinità tra la dottrina di Ûaõkara e quella degliåcårya Vaiß∫ava. Ûaõkara ha persino insegnato che

Ûrîla Bhaktivinoda Thåkhura

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Primo Raggio √ Pubblicazioni

8 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

gusta prema e l'oggetto da gustare fossero la stessacosa, prema non potrebbe essere una realtà eterna.

"Se l'assoluta unità o advaita-siddhi, viene defini-ta come lo stato puro di un'entità trascendentale pri-va di ogni relazione con la materia inerte, allora pre-ma e l'advaita-siddhi potrebbero essere descritte co-me la stessa cosa. Ma gli studiosi di oggi che hannoadottato la dottrina di Ûaõkara, non sono soddisfattidell'idea che l'unità implicita nell'advaita-siddhi si ri-ferisce all'unità con la natura spirituale o cit-dharma.Con i loro tentativi di stabilire che le entità spiritua-li cit-vastu diventano esse stesse un'unità, essi tra-scurano la vera concezione della filosofia della nondistinzione esposta dai Veda e propagano al suo po-sto una visione distorta. Poichè questa opinione sicontrappone all'eternità di prema, i Vaiß∫ava hannodichiarato che questa filosofia si oppone ai Veda.

"Ûaõkaråcårya descrisse lo stato di non distinzio-ne semplicemente come una condizione inadultera-ta di sostanza spirituale. Tuttavia i suoi attuali se-guaci non essendo in grado di comprendere le inten-zioni profonde del loro guru, hanno rovinato la suareputazione. Descrivendo i vari stati di prema comeun fenomeno illusorio, essi hanno fondato in questomondo una dottrina veramente degradata conosciu-ta col nome di måyåvåda.

"I Måyåvådî di base negano l'esistenza di qualco-sa che non sia l'unica sostanza spirituale. Essi nega-no anche che la funzione di prema esiste all'internodi quella sostanza spirituale. Dichiarano che finchèBrahman resta in uno stato di unità, si trova al di làdi måyå. Quando Brahman si incarna e prende varieforme come jîve, diventa sommerso da måyå. Diconseguenza essi considerano la forma del Signore,che è eternamente pura ed è costituita da coscienzaconcentrata, come una manifestazione illusoria. Es-si credono anche che l'identità individuale della jîvasia un'illusione. Per questa ragione sono giunti allaconclusione che prema e le sue varie manifestazioni,sono illusorie e che la conoscenza della non dualitào advaita-jñåna, è al di là dell'influenza di måyå. Laloro concezione errata di advaita-siddhi o unità, nonpuò mai essere paragonata a prema.

"Il prema che il Signore Caitanyadeva insegnò almondo a gustare e che Egli personalmente mostròcon il Suo comportamento e le Sue attività, è total-mente al di là della giurisdizione di måyå ed è il piùalto grado di sviluppo dello stato puro di perfettaunità. La condizione conosciuta come mahåbhåva èuna manifestazione speciale di questo prema. In que-sta condizione la felicità trascendentale di k®ß∫a-pre-

ma, è straordinariamente potente. Di conseguenzasia la separazione che l'intima relazione del conosci-tore e dell'oggetto della conoscenza, sono elevate adun livello senza precedenti. La teoria non conse-quenziale måyåvåda non può essere di alcuna utilitàper comprendere il contenuto di prema in un qual-siasi suo stadio."

Sannyåsî Êhåkura con grande reverenza disse: "OMaestro, il mio cuore è stato profondamente scossodalla realizzazione che la dottrina måyåvåda è cosìinsignificante. Per tua misericordia oggi sono statidispersi tutti i persistenti dubbi al riguardo. Sento unintenso desiderio di abbandonare gli abiti di sannyå-sî måyåvådî."

Båbåjî Mahasaya disse: "O Mahåtma, ti consigliodi non avere alcun attaccamento o avversione per gliabiti esterni. Quando il dharma o la funzione spiri-tuale del tuo cuore diventerà purificata, i tuoi abitiesterni saranno facilmente e naturalmente adeguati.Dove vi è troppa preoccupazione per le apparenzeesterne, si diventa disattenti alla funzione internadell'anima. E' mia opinione che prima di tutto devipurificare il tuo cuore. Poi, quando l'attaccamentoal comportamento esterno di sådhu si svilupperà, po-trai cambiare i tuoi abiti esterni senza alcuna man-canza. Fissa completamente il tuo cuore nell'atten-ta ricerca di Ûrî Krishna Caitanya e più tardi potraiadottare gli aspetti esterni del dharma Vaiß∫ava peril quale hai un'inclinazione naturale. Dovresti sem-pre ricordare questa istruzione data da ÛrîmanMahåprabhu (Caitanya Caritåm®ta, Madhya 16.238-239):

marka†a-vairågya nå kara loka dekhåñåyathåyogya visaya bhuñja anåsakta hañåantare ni߆hå kara, båhye loka-vyavahåra

aciråt k®ß∫a tomåya karibe uddhåra

"Non adottare come una scimmia i segni esternidella rinuncia soltanto per impressionare la gente co-mune. Dovresti accettare senza alcun attaccamentoqualunque oggetto dei sensi sia adatto per mantene-re le tue pratiche devozionali ed abbandonare tutti idesideri contenuti nel tuo cuore. Mentre interna-mente sviluppi una fede incrollabile in Ûrî Krishna,esternamente devi portare avanti le tue responsabi-lità in modo che nessuno possa scoprire i tuoi senti-menti interni. Facendo questo Ûrî Krishna moltopresto ti libererà dall'esistenza materiale."

Sannyåsî Êhåkura comprese l'importanza di que-

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Secondo Raggio √ Forum

9Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

sta discussione e non fece ulteriori richieste sul cam-biare i suoi abiti. A mani giunte disse: "O Maestro,ho preso rifugio ai tuoi piedi di loto ed ora sono tuodiscepolo. Qualsiasi istruzione mi darai la porteròavanti senza discutere. Ascoltando le tue istruzioniho compreso che l'inadulterato k®ß∫a-prema è l'uni-co dharma Vaiß∫ava. Questo amore per Krishna è ilnitya-dharma delle jîve. Questo tipo di dharma ècompleto, puro e naturale. Ma come devo conside-rare queste diverse religioni, i vari dharma che sonoprevalenti nei differenti paesi?"

Båbåjî Mahasaya disse: "O Mahåtmå, esiste solouna religione, non due o molte. Le jîve hanno unasola religione ed è conosciuta come il dharmaVaiß∫ava. La religione non può cambiare dovuto al-le differenze di linguaggio, paese, o razza. Le perso-ne fanno riferimento al jaiva-dharma o funzione co-stituzionale delle jîve, con nomi diversi, ma esse nonpossono creare una funzione costituzionale differen-te. Il puro amore spirituale che l'entità vivente haper la Suprema Entità è conosciuto come jaiva-dharma. Poichè le entità viventi possiedono diffe-renti nature materiali, questo jaiva-dharma apparedistorto essendosi fuso in svariate forme mondane.E' per questa ragione che è stato dato il nomeVaiß∫ava dharma, per identificare la forma pura deljaiva-dharma. La purezza di ogni religione può es-sere misurata in base al grado di Vaiß∫ava-dharmacontenuto in essa.

(Questa edizione del Jaiva-dharma sta per esseretradotta in italiano e verrà pubblicata molto presto.)

Una preghiera Vaiß∫ava

Nitya-lîlå Pravista Oµ Visnupåda Ûrî Ûrîmad Bhakti Pramoda Purî

Mahåråja

Gaura-Caturthi (4° giorno di luna crescente) 1898Gaura-Caturdasi (14° giorno di luna crescente) 22

Novembre 1999

La misericordia di Ûrî Guru è tutto: guru-k®pa hikevalam, quindi si deve pregare così:

" O Signore, sono il più caduto e inutile. Che ilmio maestro spirituale sia compiaciuto di me. Possaegli infondermi la forza spirituale per seguire le suedirettive. Possano tutti gli ostacoli frapposti nellamia adorazione al Signore essere rimossi così che al-la fine del mio soggiorno in questo mondo, potrò se-dere da solo, lontano dal trambusto del mondo ma-teriale e con mente fissa, cantare i Santi Nomi consentimento. Che il Signore sia misericordioso e miconceda di esalare il mio ultimo respiro in questo mo-do. Coscientemente o incoscientemente, ho com-messo molto offese ai Suoi piedi di loto ed anche oracontinuo a commettere queste offese. O Signore tiprego, perdona tutte queste offese e concedimi unluogo vicino ai Tuoi piedi di loto. Rendi la mia vitacompleta donandomi la compagnia di coloro che Tisono cari...

O Signore, perdona tutte le mie offese sia volon-tarie che involontarie. Concedimi per sempre un po-sto tra i Tuoi servitori, ai Tuoi piedi di loto dove nonc'è lamento, paura, morte. I Tuoi piedi sono l'unicorifugio per una persona come me che non ha trovatorifugio in alcun luogo di questo mondo."

Bhumau skhalita-padanambhumir evavalambanam

tvayi jataparadhanamtvam eva saranam prabho

Skanda Purana

"Coloro che inciampano e cadono hanno solo ilterreno come aiuto per rialzarsi, o Signore, coloroche commettono offese a Te, non hanno altri che Tea cui ricorrere."

Quindi cari devoti, trattate con cura il sentiero del-la devozione. Pregate sempre per avere la miseri-cordia di Krishna, del guru e dei Vaiß∫ava. Ricorda-te che il progresso nella devozione dipende dal pro-gresso nell'umiltà, questa è l'arte del sådhana."

(Swåmî B.P. Purî Mahåråja, L'arte del sådhana)

Ûrî Ûrîmad Bhakti Promode Puri Mahåråja

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Secondo Raggio √ Forum

10 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Cogliamo l’opportunità offerta dalle celebrazionidell'anniversario dell’avvento di Êhåkura Bhaktivi-noda per riflettere sul metodo adatto ad ottenerequei benefici resi accessibili all’umanità per grazia diquesto grande devoto di Krishna. Êhåkura Bhakti-vinoda è stato particolarmente gentile verso quellepersone sfortunate totalmente assorte in speculazio-ni mentali di tutti i generi. Questa è la malattia pre-valente dell’era attuale. I precedenti åcårya apparsiprima di Êhåkura Bhaktivinoda non si rivolsero maicosì direttamente ai pensatori empirici (coloro chenon ammettono verità che non siano prima percepi-te dai propri sensi), furono più misericordiosi versocoloro naturalmente predisposti ad ascoltare i di-scorsi riguardanti l’Assoluto e non furono dissuasidai faziosi argomenti dei dichiarati oppositori di Dio.Ûrîla Êhåkura Bhaktivinoda si è preso il disturbo diconfutare le argomentazioni distorte degli specula-tori mentali con la suprema logica trascendentaledella Verità Assoluta rendendo così accessibile an-che al moderno lettore medio l'opportunità di avva-lersi dello studio accurato dei suoi scritti. Non è molto lontano il giorno in cui i volumi di ine-stimabile valore composti da Êhåkura Bhaktivinodaverranno tradotti con grande rispetto in tutte le lin-gue del mondo dai ricettacoli della sua grazia.Gli scritti di Êhåkura Bhaktivinoda costituiscono ilponte dorato tramite il quale gli speculatori mentalipossono attraversare in tutta sicurezza le agitate ac-que delle infruttuose controversie empiriche le qua-li disturbano la pace di coloro che hanno scelto diaver fede nella guida dei suoi scritti per trovare la ve-rità. Non appena il lettore congeniale si trova nellaposizione di apprezzare la genuina qualità della filo-sofia di Êhåkura Bhaktivinoda, la panoramica com-pleta delle scritture rivelate del mondo si spalancheràautomaticamente davanti alla sua recuperata visio-ne.Sono già sorti, tuttavia, seri fraintesi riguardo la giu-sta interpretazione della vita e degli insegnamenti diÛrîla Êhåkura Bhaktivinoda. Coloro che credono diaver compreso il significato del suo messaggio senza

essersi assicurati la grazia illuminante dell‘åcårya, so-no esposti ai controversi metodi di studio empiricodei suoi scritti. Ci sono persone che hanno imparatoa memoria quasi tutto quello che ha scritto senza es-sere in grado di afferrare anche la più piccola parti-cella del suo significato. Tale studio non può dar be-neficio a coloro che non sono preparati ad agire inaccordo alle istruzioni trasmesse chiaramente nellesue parole. Per loro non c’è alcuna onesta possibilitàdi far propri gli avvertimenti di Êhåkura Bhaktivi-noda. Coloro perciò che sono fuorviati dall’attentostudio dei suoi scritti, sono deviati dalla loro stessaostinazione perversa, rimanendo fedeli al corso em-pirico che essi preferiscono tenersi caro, contro i suoiespliciti avvertimenti. Lasciamo che queste sfortu-nate persone cerchino più attentamente nei loro stes-si cuori la causa della loro sventura. Il servizio per-sonale al puro devoto è essenziale per comprendereil significato spirituale delle parole di Êhåkura Bhak-tivinoda. L’editore di questo giornale [Ûrîla Bhakti-siddånta], originariamente avviato da ÊhåkuraBhaktivinoda, sta cercando di dirigere l’attenzionedi tutti i seguaci di Êhåkura Bhaktivinoda verso que-sto più importante punto dei suoi insegnamenti. Nonè necessario cercare di collocarci su un piano di egua-glianza con Êhåkura Bhaktivinoda. Non verremosoddisfatti da qualsiasi imitazione meccanica di unaqualunque delle pratiche di Êhåkura Bhaktivinodabasandoci sul principio opportunista che esse posso-no essere convenienti da adottare. Il guru non è uncomune mortale le cui attività possono essere com-prese dalla ragione fallibile dell’umanità irredenta.C’è una linea di demarcazione eternamente invali-cabile tra il Salvatore ed il salvato. Solo coloro chesono veramente salvi sanno questo. Êhåkura Bhak-tivinoda appartiene alla categoria dei maestri delmondo spirituale che sono eternamente in una posi-zione superiore.L’attuale editore ha sentito fin dall’inizio suo supre-mo dovere cercare di chiarire il significato della vitae degli insegnamenti di Êhåkura Bhaktivinoda attra-verso il metodo dell’ascolto sottomesso del suono

Êhåkura BhaktivinodaÛrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Prabhupåda

Pubblicato per la prima volta nel ‘Harmonist, dicembre 1931, volume XXIX n° 6

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11Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

trascendentale che proviene dalle labbra del puro de-voto. Il guru che realizza il significato trascendenta-le di tutti i suoni, si trova nella posizione di servirel’Assoluto attraverso la guida dell’Assoluto Stessoinsita in ogni suono. Il suono trascendentale è Dio,il suono mondano non è Dio. Tutti i suoni possiedo-no queste opposte attitudini, tutti rivelano il loro vol-to divino al devoto e presentano solo il loro aspettodeludente all'empirico pedante. Apparentemente ildevoto usa lo stesso linguaggio del deludente e pe-dante empirico che ha imparato a memoria il voca-bolario delle scritture. Ma non riuscendo a sostene-re l’apparente uguaglianza della performance, unonon ha alcun accesso alla visione della realtà, mentrel’altro è completamente libero da ogni illusione.Coloro che ripetono a memoria gli insegnamenti diÊhåkura Bhaktivinoda non necessariamente capi-scono il significato delle parole che essi ripetono inmodo automatico. Possono superare un esame ac-cademico che riguarda il contenuto dei suoi scritti,ma non sono necessariamente anime realizzate. Es-si non conoscono affatto il vero significato delle pa-role che hanno appreso con il metodo dello studioempirico. Prendiamo per esempio il nome “Krish-na”. Ogni lettore delle opere di Êhåkura Bhaktivi-noda dev’essere consapevole che il Nome Si manife-sta sulle labbra dei Suoi servizievoli devoti sebbenesia inaccessibile ai nostri sensi mondani. Una cosa èpassare l’esame riportando questa giusta conclusionetratta dagli scritti di Êhåkura Bhaktivinoda, e tutt’al-

tra cosa è realizzare la natura del Santo Nome di Kri-shna attraverso il processo trasmesso dalle parolestesse. Êhåkura Bhaktivinoda non voleva ascoltassimo ilsuono mondano di astuti recitatori meccanici per ac-cedere al trascendentale nome di Krishna. Personesimili possono essere a conoscenza di tutti gli argo-menti scritti che riguardano la natura del nome divi-no, ma se ascoltiamo questi argomenti da una sor-gente inaridita quelle parole accresceranno sola-mente la nostra delusione. Viceversa le stesse iden-tiche parole provenienti dalle labbra del devotoavranno un effetto diametralmente opposto. Il no-stro giudizio teorico non potrà mai afferrare la diffe-renza tra i due aspetti. Il devoto è sempre nel giusto;il non-devoto che si presenta sotto l’aspetto di empi-rico pedante è sempre e per forza di cose nell'errore.Nel primo caso è sempre presente la verità effettivae nient’altro che la vera realtà. Nell’altro caso è pre-sente l'ipotesi apparente o deviante, nient’altro chela non-verità. L’espressione in entrambi i casi puòavere lo stesso aspetto esteriore. Gli stessi identiciversi delle scritture possono essere recitati da devotie non-devoti, possono essere apparentemente citatiin modo esatto dal non-devoto, ma i valori corri-spondenti dei due processi rimangono sempre cate-goricamente differenti. Il devoto è nel giusto anchequando apparentemente fa delle citazioni errate, ilnon devoto è nell'errore anche se cita correttamen-te ogni singola parola, capitolo e verso delle scrittu-

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12 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

re. L’oggetto di ricerca del devoto non è la saggezza em-pirica. Coloro che leggono le scritture per raccoglie-re una saggezza empirica daranno solo la caccia adun’oca selvatica. Sono più coloro che imbroglianobasandosi sulla loro erudizione empirica delle scrit-ture. E questi imbroglioni ottengono l’ammirazionedi altri imbrogliati. Ma la reciproca ammirazionenella società degli imbroglioni non sfugge semplice-mente per la sua consistenza numerica, alle sfortunecausate dalla deliberata ricerca della strada sbaglia-ta seguendo il suggerimento del nostro infimo sè. Che cosa sono le scritture? Nient’altro che la ripeti-zione da parte dei puri devoti del divino messaggioche appare sulle labbra di altri puri devoti. Questomessaggio trasmesso dai devoti è lo stesso in ogniepoca. Le parole dei devoti sono sempre identiche aciò che affermano le scritture. Qualsiasi significatoricavato dalle scritture teso a minimizzare la funzio-ne del devoto, il quale è il comunicatore originale delmessaggio divino, contraddice la propria pretesa diessere ascoltato. Coloro che pensano che la linguasanscrita, nel suo senso lessicografico sia il linguag-gio della divinità, sono illusi come coloro che sosten-gono che il messaggio divino sia comunicabile attra-verso qualsiasi altra lingua dialettale.Tutti i linguaggi esprimono e nascondono simulta-neamente l’assoluto. Il volto mondano di ogni lin-gua nasconde la verità. Il volto trascendentale diogni suono non esprime altro che l’assoluto. Il purodevoto è colui che comunica il linguaggio trascen-dentale. Il suono trascendentale fa la Sua apparizio-ne solo sulle labbra del Suo puro devoto. Questa è ladiretta e non ambigua apparizione del divino. Sullelabbra dei non-devoti l’assoluto appare sempre nelsuo aspetto deludente. Viceversa l’assoluto si rivelaal puro devoto in ogni circostanza. Il linguaggio delpuro devoto può da solo porgere la conoscenza del-l’assoluto all’anima condizionata disposta ad ascol-tare con uno spirito sinceramente sottomesso. L’a-nima condizionata confonde l’aspetto illusorio perquello reale quando sceglie di prestare ascolto al nondevoto. E' per questa ragione che si consiglia all’a-nima condizionata di evitare qualsiasi associazionecon i non-devoti.Thakura Bhaktivinoda fu riconosciuto da tutti i suoisinceri seguaci come possedere i qui descritti poteridel puro devoto di Dio. Le sue parole devono esse-re ricevute dalle labbra di un altro puro devoto. Sele sue parole sono ascoltate dalle labbra di un non de-voto certamente creeranno confusione. Se si studia-

no le sue opere alla luce della propria esperienza ma-teriale, il loro significato rifiuterà di rivelarsi al letto-re. Le sue opere appartengono alla categoria dell'e-terna letteratura rivelata del mondo e per una loroadeguata comprensione devono essere avvicinate at-traverso l’esposizione fatta dal puro devoto. Senzaricercare l'aiuto di alcun puro devoto, le parole diÊhåkura Bhaktivinoda saranno grossolanamentefraintese da chi le legge. L'attento lettore di questeopere scoprirà di essere sempre guidato a cercare lamisericordia del puro devoto se non vorrà restare in-giustificabilmente auto soddisfatto dai risultati delu-denti del suo errato metodo di studio.Gli scritti di Êhåkura Bhaktivinoda sono preziosiperchè demoliscono ogni obiezione empirica contra-ria a far accettare nel giusto modo l’unico metodo diavvicinamento all’assoluto. I suoi scritti non posso-no e non furono mai intesi a dare accesso all’assolu-to senza l’aiuto del puro devoto di Krishna. Essi di-rigono il sincero ricercatore della verità, come fannodel resto tutte le scritture rivelate, verso il puro de-voto di Krishna e ad imparare ciò che Lo riguardaponendolo nella posizione di accettare di ascoltarecon mente aperta il suono trascendentale che appa-re sulle sue labbra. Prima di aprire uno qualsiasi deilibri scritti da Êhåkura Bhaktivinoda come prere-quisito indispensabile faremmo bene a riflettere unpo’ sull’attitudine con cui ci accingiamo al loro stu-dio. Trascurando di ricordare questo principio fon-damentale, i pedanti empirici si ritrovano confusi esenza speranza nel loro vano sforzo di riconciliare leaffermazioni dei differenti testi delle scritture.Per la medesima ragione la stessa difficoltà sta già co-minciando a colpire molti dei cosiddetti seguaci diÊhåkura Bhaktivinoda.La persona a cui l’åcårya è felice di trasmettere il suopotere è l'unica che si trova nella posizione di comu-nicare il messaggio divino. Questo costituisce il prin-cipio di base della linea di successione dei maestri spi-rituali. L’åcårya così autorizzato, non ha altro dove-re che quello di trasmettere intatto il messaggio rice-vuto dai suoi predecessori.Non c’è differenza tra le dichiarazioni di un åcårya equelle di un altro. Sono tutti medium perfetti adattia far apparire il divino nella forma di Nome trascen-dentale, il Quale è identico alla forma di Krishna, al-le Sue attività e così via.Il divino è conoscenza assoluta. La conoscenza as-soluta è contraddistinta da un’unità indivisibile. Unaparticella della conoscenza assoluta è in grado di ri-velare tutta la potenza del divino.

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13Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Chi vuole comprendere il contenuto dei libri scrittida Bhaktivinoda Êhåkura attraverso il metodo di ac-quisizione che viene applicato alla conoscenza illu-soria e che è a disposizione della mente sul pianomondano, è destinato ad auto imbrogliarsi. Solo co-loro che sono ricercatori sinceri della Verità sono ido-nei a trovarLa, attraverso e all'interno del metodoappropriato a tale scopo.Per poter giungere sulle orme dell’Assoluto è indi-spensabile ascoltare le parole del puro devoto. Ilpronunciare parole riguardanti l’assoluto è l’assolu-to stesso. E' l’Assoluto soltanto che può concedersialle parti costituenti il Suo potere. L’Assoluto appa-re all’orecchio in ascolto dell’anima condizionata,nella forma del Nome che si trova sulle labbra delsadhu. Questa è la chiave dell’intera posizione. Leparole di Bhaktivinoda Êhåkura dirigono il pedanteempirico a scartare il proprio metodo e la propria in-clinazione errata e dirigerlo verso la soglia della rea-le ricerca dell’Assoluto. Se ciò nonostante il pedan-te scegliesse di portare i suoi errori nel regno dellaverità assoluta, marcerebbe tramite il suo arrogantestudio delle scritture, sul sentiero ingannevole e se-parato delle regioni dell’ignoranza più cupa. Il me-todo dato da Bhaktivinoda Êhåkura è identico al-l’oggetto della ricerca. Questo metodo non può es-sere veramente afferrato se non per la grazia del pu-ro devoto. Gli argomenti in effetti sono questi ed es-si possono solo corroborare, ma mai sostituire, la pa-rola che proviene dalla sorgente vivente della Verità,che non è altri che il puro devoto di Krishna, la per-sona concreta e assoluta.Il dono più grande offerto al mondo da Bhaktivino-da Êhåkura consiste in questo: egli è stato la radicedell’apparizione di quei puri devoti che attualmentestanno portando avanti il movimento della devozio-ne incondizionata ai piedi di Ûrî Krishna attraverso illoro totale servizio spirituale offerto al divino. Lapurezza dell’anima analogamente non è descrivibilesoltanto tramite le risorse del linguaggio umano. Ilpiù elevato ideale della moralità empirica non è mi-gliore della più grezza cattiveria se paragonato allaperfetta purezza trascendentale dell'autentico devo-to dell'Assoluto. La parola stessa “moralità” è unafurbesca e impropria designazione quando applicataad una qualsiasi qualità dell’anima condizionata.L’appagamento ipocrita unito ad un’attitudine nega-tiva, è parte integrante del principio di immoralitàconcentrata.Coloro che pretendono di riconoscere la missione di-vina di Êhåkura Bhaktivinoda senza aspirare al ser-

vizio incondizionato rivolto a quelle anime pure cheseguono veramente gli insegnamenti del Êhåkuracon il metodo ingiunto dalle scritture così specifica-tamente adatto alle richieste della sofisticata menta-lità dell’era attuale, ingannano solo se stessi e le lorovittime compiacenti con le loro ipocrite professionie ostentate mostre di conoscenza. Queste personenon devono essere confuse con i membri autenticidel movimento.Êhåkura Bhaktivinoda ha predetto la piena attua-zione dell’unita religiosa del mondo con l’apparizio-ne di una sola chiesa universale che porta la designa-zione eterna di Brahmå sampradåya. Egli ha datoall’umanità l’agognata certezza che tutte le chiese tei-ste presto si fonderanno in un’unica eterna comunitàspirituale per grazia del Signore Supremo Sri Krish-na Caitanya. La comunità spirituale non è circo-scritta da condizioni di tempo e spazio, razza e na-zionalità. L’umanità è rimasta in attesa di questoevento divino per lunghe ere. Êhåkura Bhaktivino-da ha reso disponibile la concezione della sua prati-cabile forma spirituale, all'empirico dalla menteaperta che è pronto ad intraprendere il processo del-l’illuminazione. La chiave di volta è stata posta e for-nirà sotto le sue ampie braccia avvolgenti il necessa-rio rifugio a tutte le anime risvegliate. Coloro chevorranno concedere avventatamente al loro vuotoorgoglio di razza e alla loro pseudo-conoscenza opseudo-virtù, di interporsi sulla via di questa meta alungo sperata, dovranno ringraziare solo se stessi pernon essere stati incorporati nella società spirituale in-teramente composta da anime pure. Queste parole chiare non hanno bisogno di esseremal presentate da persone arroganti piene della va-nità dell’ignoranza empirica, come dichiarazioni disettarismo aggressivo. Il pronunciamento aggressi-vo della concreta verità è la palese necessità del mo-mento per poter zittire l'intraprendente propagandadi specifiche menzogne diffuse in tutto il mondo daipredicatori di trovate empiriche atte a migliorare ladifficile sorte delle anime condizionate.La propaganda empirica si veste con il linguaggiodell’astrazione negativa per confondere coloro chesono invischiati nell’egoistica ricerca del godimentomateriale.Ma c’è una funzione positiva e concreta dell’animapura che non dovrebbe essere perversamente confu-sa con nessuna forma di attività mondana utilitarista.L’umanità ha bisogno di quel valore spirituale posi-tivo di cui gli ipocriti impersonalisti sono totalmenteprivi. Persino in questo mondo materiale, nella so-

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Secondo Raggio √ Forum

14 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

cietà delle anime pure, la funzione positiva dell’ani-ma riconcilia le richieste di estremo egoismo conquelle di estrema auto-abnegazione. Nella sua for-ma realizzabile concreta questa funzione è comple-tamente inacessibile alla comprensione empirica. Laconcezione imperfetta e deviante è la sola cosa di-sponibile per le anime condizionate che non sonoaiutate dalla grazia senza causa dei puri devoti diDio.Questo articolo è stato presentato dalla

World Vaisnava AssociationWorld Headquarter OfficeWVA 146 GopeΩvara Road281121 Dist. Mathura

La stalla vuotaLettera di Mådhava dåsa

Sebbene Dhruva Mahåråja avesse solo cinque anni,andò nella foresta alla ricerca di Ûrî Nåråya∫a, ilQuale non era ignaro dei suoi sforzi e Nårada Muninon ebbe nessuna difficoltà a trovarLo. DhruvaMahåråja raggiunse il Signore grazie alla sua deter-minazione, non pensò neppure per un istante: “Oh,in questa foresta non ci sono altro che animali peri-colosi! Forse Nåråya∫a è stato qui in passato, ma orale cose devono essere cambiate! Meglio andarsene eprendere rifugio in qualche falso maestro che mi diràciò che voglio sentire, così passerò la vita senza ec-cessivi trambusti.”Dhruva Mahåråja non pensò mai in questo modo eperciò ebbe successo nella sua vita spirituale. Egli ri-cevette la misericordia di un guru autentico, Nårada,e successivamente ebbe il darΩana del Signore.Riponendo ferma fede nel guru, nei sådhu e negliΩåstra, i Vaiß∫ava ascoltano questo passatempo ecomprendono che Krishna agisce sempre in modoche i suoi bhakta, coloro che sinceramente Lo desi-derano, ottengano il successo. Lo Ûrîmad-Bhågava-tan è pieno di preghiere di grandi personalità tese adottenere la compagnia dei puri devoti del Signore.

Prahlåda Mahåråja prega:

“Caro Signore, ora ho raggiunto un’esperienza com-pleta per quel che riguarda l’opulenza di questo mon-do, i poteri mistici, la longevità e gli altri piaceri ma-teriali di cui godono tutti gli esseri, da Brahmå finoalla formica. Nella forma del tempo potente Tu li di-struggi tutti. Perciò io non desidero possederli. Miocaro Signore, Ti chiedo di mettermi in contatto colTuo puro devoto e fare in modo che io possa servir-lo come un sincero servitore.“ (SB 7.9.24)

V®tråsura prega:

“O mio Signore, mio maestro, sto errando da un ca-po all’altro di questo mondo materiale come conse-guenza alle mie attività interessate, perciò cerco sem-plicemente l’amichevole compagnia dei Tuoi devotipii ed illuminati. Il mio attaccamento al corpo, allamoglie, ai figli ed alla casa continua dovuto all'in-fluenza della Tua energia esterna, ma non desiderorimanere più a lungo attratto da queste cose. Lasciache la mia mente, la mia coscienza e tutto ciò che pos-seggo siano attratti soltanto a Te.” (SB 6.11.27)

Ma i “r†vik” affermano: “Oh, ora non ci sono più deipuri devoti, perciò non possiamo seguire le ingiun-zioni degli Ωåstra. Dobbiamo creare un nuovo meto-do ed arrangiarci da noi. Il sistema che abbiamo con-cepito è altrettanto buono dei metodi dati da Krish-na Stesso, e le nostre iniziazioni sono uguali a quelledate dai puri devoti.” Ciò è estremamente offensivonei riguardi di tutti i Vaiß∫ava. I rtvik hanno com-preso che è inutile adorare un guru non qualificato,e questo va a loro credito. E' meglio avere una stal-la vuota che una mucca maligna. Se essi semplice-mente pregassero per ottenere la compagnia dei pu-ri devoti, tutto andrebbe bene. Anche se non la tro-vassero in questa vita, sarebbero sicuri di aver suc-cesso nelle prossime vite. Invece hanno completa-mente abbandonato la loro fede e con una teoria in-ventata giustificano il fatto di prendere rifugio nellaloro stessa mente, perchè sono troppo orgogliosi perpoter accettare le opulenze dei devoti di Krishna. Difatto quindi non hanno ottenuto alcun rifugio.

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

15Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

oµ ajñåna-timirandåsya jñånanjana-salakaya

cakßur unmilitaµ yenatasmai Ωrî-gurave nama˙

Qual è il significato di questo verso? Quando ascol-tate, cantate o fate il kîrtana dovete conoscere il si-gnificato delle canzoni che cantate. Qual è il signifi-cato di "oµ ajñåna timiråndhasya?" Qualcuno co-nosce il significato di questo Ωloka?Devoto: Ajñåna significa ignoranza, timiråndhasya,ci siamo persi nell'oscurità più profonda, stiamo va-gando in questa bhavan budhi, esistenza materialeda innumerevoli vite, non abbiamo alcun rifugio edi nostri occhi sono accecati, ma con lo strumento del-la conoscenza trascendentale il guru che è come undottore, pratica l'operazione, apre i nostri occhi.Ûrîla Nåråya∫a Mahåråja: Qualcuno può spiegarequalcosa in più? Cosa ha appena detto? Chi può da-re una spiegazione più profonda?Syamarani didi: Syamasundara è all'interno del no-stro cuore ed anche all'esterno e gurudeva con lostrumento della conoscenza trascendentale unge conprema gli occhi del devoto così che possa vedere, persua misericordia, i passatempi di Syamasundarasempre ed ovunque. Perciò Egli è il mio Signore vi-ta dopo vita.Devoto: Nello Ûrîmad Bhågavatam si afferma che aj-nana, il balsamo, viene applicato attraverso il meto-do di Ωruti kiti pata˙, ascoltando da Vaiß∫ava auten-tici gli occhi potranno vedere.Ûrîla Nåråya∫a Mahåråja: Vorrei ascoltare ulteriorispiegazioni. Prima deve essere data la spiegazionedi questo Ωloka e poi si potranno citare anche altriΩloka come riferimento.Ajnana timiråndasya, cosa significa timi? Timi è lanotte. Di notte c'è molto buio e non si può vedere

nulla. Di notte siamo come ciechi ma in realtà non losiamo, poichè l'oscurità è molto profonda i nostri oc-chi non vedono, quindi la nostra ignoranza è cosìprofonda da non riuscire a vedere. Di che ignoranzasi tratta? Cinque tipi di ignoranza. La prima è che lanostra svarüpa è lì ma non possiamo percepirla, nonpossiamo vedere la nostra jîva-svarüpa. Noi pensia-mo che il nostro corpo sia il vero sè, invece non è lanostra svarüpa.La seconda ignoranza è di non sapere chi è Krishna,che cos'è la para-svarüpa, significa essere ignorantisu chi è l'i߆adeva del mondo intero e di tutti gli esse-ri e non riuscire a vedere Krishna.Poi c'è l'ignoranza per cui pensiamo che le cose ma-teriali ci appartengono: questa m®danga è mia, que-sta è mia moglie, questo è mio figlio, questa è casamia e così via.La prima nagara (oscurità) è non conoscere la nostrasvarüpa, poi non conoscere la svarüpa di Krishna ela terza pensare che in questo mondo le cose ci ap-partengano.Poi c'è l'attrazione verso gli altri e non per Krishna.Noi pensiamo di essere i goditori e di gioire di questomondo. C'è questa oscurità, non vediamo noi stessi,non vediamo Krishna e pensiamo che tutto ci appar-tenga, per questo vogliamo goderne. Poi c'è veda-ajñåna, siamo nell'oscurità, non vedia-mo nulla ma un pericolo potrebbe arrivare, un ser-pente, un nemico, la morte, la sofferenza, qualcunopotrebbe attaccarci, ucciderci, portarci via tutto. Cisono quindi queste cinque ignoranze. Il guru primadi tutto ci dà il balsamo, la tattva-jñåna: "Tu non seiquesto corpo fisico, sei una parte e particella di Kri-shna, sei un Suo servitore." Poi dà la para-tattva-jñå-na: "Krishna è Dio la Persona Suprema e devi pen-sare e servire sempre Krishna. Tutto questo non èfatto per il tuo godimento ma sono accessori per ilservizio a Krishna, per servirLo, altrimenti è come

Oµ ajñana timiråndhasya ...

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråjada una lezione in Olanda 21 Giugno 1996

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

16 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

veleno, non c'è morte o nascita, siamo sanatana, sia-mo particelle di Krishna e non moriremo mai; il no-stro amore ed affetto deve essere rivolto a Krishnaed ai Suoi associati, noi non siamo i goditori e non ciappartiene nulla." Se ci sarà questa tattva-jñåna, ilguru darà qualcosa in più, qualcosa di più potente,metterà del prema in quell'unguento così che potre-te vedere Braja, i passatempi di Krishna, di quandoLui gioca con i Ωakhå, con le gopî e di come YaΩodåe Nanda Baba Lo nutrono. Se questo avverrà sare-mo dei sådhaka, in quel momento saremo dei verisådhaka. Quindi gurudeva dà questo balsamo intri-so di prema.

Premåñjana cchurita bhaktivilocanenasanta˙ sadaiva h®dayeßu vilokayanti

(Brahmå Saµhitå 5.38)

Vedremo Krishna che gioca con le gopî econ noi e non sentiremo più le sofferenzeed i dolori di questo mondo. Gurudevaconcede tutto questo quindi cado ai suoipiedi di loto. Anche nel kîrtana "Ûrî guru carana rati eise uttama gati.." Qual è il significato?Dobbiamo provare a realizzarne il signifi-cato altrimenti non avremo imparato nullaed inoltre il kîrtana deve essere compiutoin modo positivo. "Ûrî guru carana rati" èuno stadio molto elevato. Chi non ha gurucosa sarà? Non potrà avere rati, non potràavere Ωraddhå, non avrà nessun padrone acui obbedire, sarà sempre nel dubbio: "Co-sa fare ora? Cosa dovrò fare e cosa no?"Sarà sempre immerso in un oceano di an-daka. Non ha il guru quindi non può farepranama, non ha fissato l'obiettivo dellasua vita. Non vede la necessità di andare aprendere rifugio ai piedi di loto di gurude-va. Andrà invece dai maestri di harmo-nium, andrà da gente che vuole fare solosoldi, andrà all'università di medicina perimparare a fare soldi, andrà alla scuolacommerciale per avere un diploma e tuttequeste cose. Andrà da questi tipi di gurued entrambi verranno trascinati nell'ocea-no di nascite e morti ripetute. Queste cosenon ci potranno mai aiutare; dopo uno,due, tre anni o dopo dieci, venti, trent'an-ni, vedremo che tutto andrà perduto. Co-me ad esempio una persona molto ricca

che ha circa 100 anni e sta per morire, è preoccupatasu che cosa fare, non ha figli, non c'è la moglie. Chefarà con tutti quei soldi? Ha molte automobili ed an-che un aereo personale, ma sta morendo. Ha ancheun cane, cosa farà il cane ora? E proprio in quel mo-mento, mentre pensa al suo cane, arriva la morte ecosì diventerà cane.Se invece pensiamo a tutte queste cose positive: chel'anima non muore, che nulla ci appartiene, saremofelici.Un giorno uno dei miei discepoli andò in Italia, a Ro-ma. E' una persona molto ricca, possiede molte fab-briche e si recò in Italia per vedere le fabbriche ita-liane e per portare lo stile italiano in India nelle suefabbriche. Si trovava assieme ad una persona moltoimportante e al termine dei loro discorsi di affari, ildiscepolo disse: “Penso che lei sia una delle personepiù ricche in Italia, ma ora ha sessant'anni, poi ne

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråyana Mahåråja

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17Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

avrà settanta o più e quando la morte verrà, cosa saràdi tutta questa ricchezza? Ora si sta impegnando inquesti affari, ma a chi lascerà tutto questo?” Quel-l'uomo si mise la testa fra le mani, non aveva scoponella vita, è in realtà come gli animali.Dobbiamo riflettere su questo. Possiamo avere qual-cosa per mantenere la nostra vita, ma non esiste so-lo quello. Se io vi chiedessi perchè lavorate, voi mi ri-spondereste che è per mantenersi in vita in qualchemaniera. Allora io domanderei: "Qual è lo scopodella vita? Mangiare? Sposarsi? Perchè vuoi man-tenere la tua vita? A quale scopo mantenersi in vi-ta?" Dobbiamo provare a realizzare tutte queste co-se. Il guru dà questa luce, chiunque dà questa cono-scenza è un vero guru, ma se non serve Krishna e ser-ve solo un corpo fatto di escrementi, ha molto falsoego, è invidioso, non è liberale, non ha questa tattva-jñåna, non potrà dare agli altri questa conoscenza an-che se egli crede di essere un pakka-sadhu, un utta-ma. Dobbiamo provare a prendere dal nostro guru-deva: "Ûrî guru carana rati..." Prima di tutto si fa-ranno gli omaggi "oµ ajñåna timiråndhasya" e poi siprenderà rifugio ai suoi piedi di loto. Ma ci deve es-sere un gurudeva, altrimenti non potrete avere tuttiquesti tipi di jñåna di cui ho parlato e non ci sarà nes-suno che vi controllerà, che vi darà istruzioni e nonseguirete alcun tipo di ordine. Penserete: "Io sono",ci sarà solo falso ego e verrete gettati nell'oceanoandhaka.Per prima cosa dobbiamo ricevere l'iniziazione dagurudeva, vedere come gurudeva è puro, quanta co-noscenza, tattva-jñåna possiede, quanto prema e tut-to il resto e tentare di seguire le sue orme.Cosa significa seguire nel vero senso? Guru-mukha-padma-våkya, cittete koriyå aikya. Ciò che gurudevadice è la verità e devo seguirlo. Se non facciamo co-sì diremo a gurudeva: "Devi seguirmi, devi ascoltarequello che io ti dico, devi andare là, devi comportar-ti così..." Allora gurudeva diventerà il discepolo edil discepolo diventerà il guru. Non provate a farequeste cose, non pensate che il guru sia semplice-mente un essere umano. Io so che Swåmîjî all'inizio installò le divinità diRådhå Krishna e poi tornò in India. Dopo circa unoo due anni tornò dall'India e vide che era stato cam-biato il nome alle divinità. Poichè quel tempio fuchiamato New Dvårakå un devoto che ora ha lascia-to la Iskcon, diede alle divinità il nome di Rukminî-Dvårakådisha. Swåmîjî si arrabbiò, chiamò quellapersona: "Perchè hai cambiato il nome? Non vediche Krishna ha il flauto, che lì c'è Rådhikå, ha anche

la piuma di pavone, Lui è il figlio di Nanda Baba eYaΩodå devi. In questa forma Lui non è Dvårakådi-sha." Ma quando di nuovo tornò in India il nome fucambiato ancora. Questo è rasåbhåsa, anzi rasådhu-stha. I rasåbhåsa sono di quattro tipi. Se volete es-sere devoti di Krishna dovete sapere tutte queste co-se altrimenti quando leggerete la Gîtå, lo ÛrîmadBhagavatam, come potrete capire? Prima di tuttocomprendere la Gîtå: non siamo questo corpo mate-riale, passo dopo passo. Il primo libro tattva-jñana èla Gîtå e poi viene lo Ûrîmad Bhågavatam. Vedo peròche ci sono delle ragazze che non leggono la Gîtå mavanno subito al libro Raså-panca-bihari, alla Brah-mara-gîtå, l'Uddhava sandeΩa. Ma cosa otterranno?Nulla. Quindi prima dobbiamo sapere tutte questecose. Stavamo parlando dei quattro tipi di rasåbhåsa: anu-rasa, aparaså, uparaså e rasåbhirdha.Qual è il significato di uparaså? Quando ÛrîmatîRådhikå o Subala, Ûrîdåma e i loro Ωakhå servonoKrishna come farebbero dei servitori è definito upa-raså. C'è qualcosa di buono ma non molto. I Ωakhådevono comportarsi da Ωakhå. Come ad esempioquando Krishna scomparve dal luogo dove si eranoriunite le gopî. Perchè se ne andò? Andò via per in-contrarsi con Rådhikå. Rådhikå però diventò orgo-gliosa di questo e Krishna pensò: "Oh, Lei sta la-sciando il suo madhurya-raså e sta mostrandosvakiya-bhåva, un sentimento da donna sposata.Questo non è il sentimento che si addice a ÛrîmatîRådhikå" Quindi Krishna scomparve anche da lì.Questo è uparaså, quando si lascia un sentimento e sipassa ad un altro inferiore. Poi c'è anuraså, quandonon è presente tutto, non è completo, quando non c'èrelazione con Krishna ma i dodici råsa sono attivi.Ad esempio quando le gopî vedono Rådhikå che fauna smorfia con il naso, come quando le scimmie fan-no kakkati, questo le fa ridere.In quel momento la relazione con Krishna è assente,loro ridono in modo superficiale, vedendo Rådhikåche fa kakkati . Questo è anurasa. Poi c'è aparasa.Quando Jarasandha inseguì Krishna e Krishnascappò verso Dvårakå. Jarasandha in modo sarca-stico disse: "Oh, come sei forte e coraggioso!" Quan-do ci sono due cavalieri che combattono non accadràmai che uno di loro mostri la schiena all'altro o si ri-tiri dal combattimento. In quell'occasione Krishnascappò mostrando la schiena a Jarasandha che si mi-se a ridere dicendo: "Ah, ah, come sei forte!" Que-sto è aparaså.Poi c'è rasåbhirdha: sapere ogni cosa ma fare co-

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

18 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

munque quello che si vuole, sapere chi sono Rådhå eKrishna ma chiamarli Rådhå-Parthasarathi. Io chie-si a Swåmîjî perchè avesse dato quel nome ma lui ri-spose di non averlo dato lui. Nei suoi libri lo ha det-to, Dvårakådisha non può essere l'amato di ÛrîmatîRådhikå, non potrà mai esserLo. Rukminî non puòessere a V®ndåvana assieme alle gopî. Ûrîla Bhakti-siddånta Sarasvatî Prabhupåda ha detto che questisono dei rasåbhåsa dhu߆ha folli. Come possiamo sa-pere tutto questo? Jñånåñjana salakaya. Il guru ciaprirà gli occhi e vedremo tutto questo. Altrimentisarà come il muri e il misri, come il riso bollito e lozucchero candito. Il prezzo di queste due cose nonpotrà mai essere uguale. Un giorno un guru assieme al suo discepolo partiro-no per recarsi a predicare nella casa di un g®hastha.Lungo la strada incontrarono una città dove vivevaun re. Il discepolo disse al guru: "Sono molto affa-mato, devo mangiare qualcosa." Gurudeva gli diedeuna rupia, in India una rupia si chiama taka, una ru-pia, un taka e disse: "Và al mercato, compra qualco-sa da mangiare e portalo qui." Il discepolo andò a chiedere il prezzo del muri, ed ilnegoziante disse: "Un chilo, una rupia." Andò al negozio dei vegetali in foglie, di quelli checostano 2 paisa ogni 5 chili: "Un chilo, una rupia." Andò al negozio di misri: "Un chilo, una rupia." Poi andò dove vendevano il makkana, il burro: "Unchilo, un taka." "Oh, il burro costa molto di più, ma qui costa solouna rupia. Comprerò quello. Al mio villaggio il bur-ro costa 50 rupie al chilo, qui un taka, un chilo!" Lo comprò e lo portò a gurudeva. "Hai comprato qualcosa?" "Sì, sì, del burro ad un buon prezzo." "Ma perchè non hai preso dei roti, dei chapati, delmuri o altro?""Guruji i prezzi erano tutti uguali così ho pensato dicomprare la cosa che vale di più, con quello saremosubito sazi, il burro è molto nutriente." Gurudeva disse: " Oh, lasciamo subito questo posto,scappiamo via.""No, no, gurudeva, sono molto debole, dammi deisoldi, vivrò qui per un mese e prenderò burro ognigiorno, diventerò molto forte e poi ti raggiungerò.Dammi l'indirizzo della casa del grhastha, ti raggiun-gerò là." Gurudeva rispose: "Non farlo, morirai.""No, non morirò, diventerò molto forte.""Se dovessi avere dei problemi chiamami subito.Dove il riso bollito e lo zucchero candito hanno lo

stesso valore, là ci deve essere un re pazzo ed unacittà cieca."Lui però non diede ascolto a gurudeva e dopo un po'di tempo fu perpetrata una rapina da qualche parte.La persona derubata andò dal re: "Mi hanno rubatotutto.""Hai visto la persona che ti ha rubato tutto?""Non l'ho vista in faccia, ma ho visto che era moltograssa."Il re chiamò il capo della polizia e gli ordinò: "Devicercare per tutto il regno le persone grasse e portar-le tutte qui." Alla fine presero questo discepolo per-chè era la persona più grassa."Sei tu che hai rubato tutti i gioielli a quella perso-na?" Chiese il re."No signore, non sono stato io.""Ma tu sei grasso e quindi devi essere stato tu, il la-dro era molto grasso. Vieni, verrai processato subi-to."Il discepolo non potè fare nulla, iniziò a piangere mail re decise per la pena di morte, decise che dovevaessere impalato. Il discepolo piangeva: "Oh, guruji,vieni aiutami!" Il re chiese: "Qual è il tuo ultimo de-siderio?""Oh, vorrei che il mio guru fosse qui, è andato in quelvillaggio, portatelo qui." Il guru arrivò: "Qual è ilproblema?""Sto per morire," disse il discepolo, "mi hanno con-dannato.""Hai capito ora che non devi disobbedire ai miei or-dini?""Sì, ora ho capito.""Allora ti salverò. Quando verrà il re devi dire di es-sere pronto a morire ed anch'io dirò di voler morire,così dovremo iniziare una disputa. Poi tutto si ag-giusterà." Quindi davanti al re il guru ed il discepolo iniziaronoa litigare: "Devo morire!""No, devo morire io!""Non lo permetterò!""Morirò io al suo posto!" Il re incuriosito chiese al guru: "Perchè vuoi morire?""Oggi è un giorno molto auspicioso, specialmente

per morire. Se oggi qualcuno verrà impalato, andràdirettamente in paradiso, quindi oggi voglio morire"affermò il guru."No guruji, morirò io.""Oh, no, no, non dovete morire," disse il re, "mia ma-dre è molto vecchia, morirà lei!"Gurudeva saltò sul patibolo: "No, no, non può esse-re, morirò io." Il discepolo disse: "No, no, o re, io so-

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

19Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

no stato condannato ed io devo morire!""Ritiro la mia condanna, mia madre verrà qui e mo-rirà lei." Il guru prese il discepolo: "Scappiamo da qui subito,qui è tutto uguale, sia il muri che il misri, qui tutto halo stesso valore. Qui Ganesh è ÈΩvara, Ûaõkara èÈΩvara, Laxmiji e gli altri sono tutti alla pari. La muk-ti e prema sono alla pari, il paradiso e tutte queste co-se materiali si equivalgono. Dove accade questo si-gnifica che non c’è il guru."Dobbiamo stare molto attenti a tutte queste cose.Non pensate che Ganesh sia come Krishna, altri-menti succederà come a questo discepolo. Non pen-sate che Ûaõkar sia Krishna. Ûaõkara è un servitore,Hanuman è un servitore, Ganesh è il servitore delservitore del servitore. Questo viene affermato nel-la Gîtå e noi dobbiamo seguirla, altrimenti tutto saràrovinato. Tutti coloro che non seguono gurudevapensano: "Tutto è uguale, tutti sono la stessa cosa,anch'io sono Brahman. Io sono brahmasmi, tu seibrahmasmi, mio figlio è brahmasmi, anche mia mo-glie è brahmasmi, tutto è brahman." E' stato spiega-to tutto, specialmente nella Gîtå. Quindi dobbiamoavere un guru e dei Vaiß∫ava autentici che ci guida-no e ci portano sulla buona strada; così verràΩraddhå, ni߆hå, ruci, ashakti, bhåva, prema, ruci,sneha, mana, pranaya, raga, anuraga. Coloro chenon possiedono queste caratteristiche e che non so-no di mente aperta, non hanno k®ß∫a-tattva, non han-no la bhakti e non vogliono onorare nessun Vaiß∫ava.Swåmîjî è venuto per dare queste cose. Non ha inse-gnato a considerare le cose come tutte uguali.Nåråya∫a non è uguale a Krishna, ma non è altri cheKrishna. Nåråya∫a, Mathuresha, Ramacandra sonouguali a Krishna come tattva, ma come råsa non so-no uguali. Mia moglie è una donna, mia sorella è unadonna, anche mia figlia è una donna, ma non sonotutte come la moglie. C'è la madre, la madre dellamadre, le figlie, le sorelle; non sono tutte uguali co-me avviene tra gli animali. Si devono sapere tuttequeste cose. Dove c'è falso ego non c'è differenza,non c'è Vaiß∫ava tattva. Bhakti significa che si deveonorare il guru. Ma onorare il guru significa onora-re anche i Vaiß∫ava. Se non si onorano i Vaiß∫ava sa-remo rovinati. Questa è la cultura Vedica. Se qual-cuno, anche un nemico, venisse a casa nostra, do-vremmo onorarlo, in quel momento dovremmo di-menticarci di tutto. Non possiamo sapere perchè èvenuto, dobbiamo considerarlo come un fratello, co-me un amico. Ci deve essere un'etichetta, un com-portamento corretto, altrimenti come potremo esse-

re dei Vaiß∫ava? Tutti i Vaiß∫ava sono bråhma∫a, manon tutti i bråhma∫a sono Vaiß∫ava, tutti i Vaiß∫ava de-vono possedere le qualità dei bråhma∫a, come quelledel perdono, del dare onore a tutti, anche a una formi-ca. Se qualcuno vi dice di insultare una persona e direspingerla, vi sta insegnando un comportamento nonbrahminico, come potrà essere un Vaiß∫ava? Dobbia-mo onorare tutti, Krishna è ovunque, dobbiamo ono-rare tutte le jîve, che dire dei Vaiß∫ava. I Vaiß∫ava de-vono essere onorati più di Krishna. Senza la grazia deiVaiß∫ava non potremo capire chi è gurudeva, non po-tremo onorare gurudeva e non potremo onorare Kri-shna. Tra tutti i Vaiß∫ava il guru è superiore, ma è co-munque un Vaiß∫ava. Prima di tutto quindi dobbiamorispettare i Vaiß∫ava. Avrei voluto parlare della K®ß∫a-katha, ma senza co-noscere tutte queste cose non possiamo comprenderela K®ß∫a-katha. Tutti i Vaiß∫ava vanno onorati, persi-no i Vaiß∫ava di terza classe. Ci sono tre classi diVaiß∫ava: uttama, madhyama e kani߆ha. Si deve ono-rare l'uttama come superiore ma con amicizia, deve es-sere servito, ma come amico. E coloro che ci sono in-feriori ma sono Vaiß∫ava, devono essere onorati conl'Hari-katha, con tattva-katha. Coloro che si oppongo-no come Kamsa e Jarasandha invece devono essere re-spinti, non fate nulla con loro. Non aiutateli, non as-sociatevi con loro, non mangiate con loro, ma non di-sonorateli neppure; gli si deve offrire pranama ma dalontano. Se qualcuno vi aggredisce, non reagite, nonsarebbe un comportamento Vaiß∫ava. Siate come Ha-ridas Êhåkura. Dobbiamo provare a imparare l'eti-chetta ed il comportamento dei Vaiß∫ava se vogliamocrescere. Conoscete qualche kîrtana sui Vaiß∫ava? Sì,'Ohe! Vaiß∫ava Êhåkura':

Ohe! Vaiß∫ava Êhåkura doyåra sågarae dåse koru∫å kori

diyå pada-chåyå Ωodha he åmåretomåra cara∫a dhari

chaya vega domi chaya doßa Ωodhichaya gu∫a deho dåse

chaya sat-sanga deho he åmårebosechi sangera åΩe

"O adorabile Vaiß∫ava Êhåkura! Oceano di miseri-cordia! Sii misericordioso verso questo servitore e po-nendomi all'ombra dei tuoi piedi, purificami. Io mi ag-grappo ai tuoi piedi di loto!

Aiutami a vincere le sei urgenze e purifica i miei sei di-fetti, per favore concedimi le sei qualità del devoto eoffrimi i sei tipi di associazione devozionale. Mi siedoin tua compagnia sperando di ricevere tutto questo.

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

20 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Devoto: Chaya vega. Le sei cose da controllare: vå-ca˙-vega, la parola; manasah-vega, la mente; krodha,la rabbia; jihvå-vega, il controllo della lingua; udara-upa߆ha-vega, l'ugenza dello stomaco e dei genitali.Chaya doßa: sono i sei doßa difetti che guastano il

bhajana: atyåhåra, mangiare troppo o sovraccarica-re i nostri sensi di cose materiali; prayåsa˙, sforzarsitroppo per ottenere delle cose che non sono in rela-zione ai devoti, alla devozione e a Dio, quindi biso-gna evitare gli sforzi per ottenere cose materiali;prajalpa, parlare di cose che non siano direttamenteo indirettamente in relazione alla k®ß∫a-katha; niya-ma-ågraha è di due tipi: uno avere eccessivo riguar-do nel seguire le regole e non per Krishna e per i de-voti, essere attenti solo alle regole. Come ad esem-pio se si sta facendo arcana ed in quel momento arri-va gurudeva e non si serve gurudeva, è una grave of-fesa e si andrà all'inferno. Gurudeva misericordio-samente ci ha impegnato nell'arcana, ci ha dato latattva-jñåna, ci ha spiegato tutto ma noi lo ignoriamo,questo è niyama-agraha. "Quando avrò finito l'ar-cana potrò servire gurudeva." L'altro niyama-agrahaè aver accettato delle regole ma non poterle mante-nere: "Devo cantare 32 giri e fare molto servizio maa volte ne canto solo due o anche nessuno." Non c'èonore per le regole ed i regolamenti. Poi c'è asat-ja-na-sanga, la cattiva compagnia. Quando ci si associacon persone dalla mentalità materiale si diventeràcome loro, la nostra mente sarà assorta in cose brut-te quindi quando verrà la morte, il krsna-nama nonverrà nella nostra mente che sarà invece attratta a co-se materiali e dovremo quindi subirne le conseguen-ze. Poi viene laulyam, il sesto difetto, trascurare lak®ß∫a-bhakti ed avere desiderio solo per le cose ma-teriali. Se ci saranno questi sei dosa la nostra bhaktisarà rovinata.Chaya gu∫a, sono le sei qualità che accrescono ilbhajana: utsåha, avere entusiasmo per servire Hari, ilguru ed i Vaiß∫ava. Dobbiamo servire gurudeva sot-to la guida dei Vaiß∫ava, se si ignorano i Vaiß∫ava esi pensa solo a servire il guru senza curarsi deiVaiß∫ava non è la giusta etichetta Vaiß∫ava: "Seguiròsoltanto gurudeva,non seguirò nessun altro Vaiß∫ava.Non ci sono Vaiß∫ava, il solo Vaiß∫ava è il mio guru-deva." Questo non è Vaiß∫avismo. Sotto la guida deiVaiß∫ava si servirà gurudeva e sotto la guida di guru-deva e dei Vaiß∫ava si servirà Krishna. NiΩcayåt, fer-ma fede. Pensare: "Un giorno Krishna darà la Suamisericordia, quindi fisso la mia mente sulla devo-zione, praticherò la devozione ed il servizio devozio-nale regolarmente. Sicuramente avrò Krishna." C'è

questa fede. Dhairya, perseveranza nell'ottenereprema. Stabilità nelle nostre pratiche significa pro-cedere gradualmente. Se non ci sarà regolarità nel-le nostre pratiche, non potremo avanzare. Bhakti-anuküla-prav®tti: praticare quelle attività che con-durranno a dare piacere al guru e ai Vaiß∫ava. Permantenere la nostra vita dobbiamo seguire la lineadi comportamento che gli åcårya precedenti hannointrodotto. Ûrîla Nåråya∫a Mahåråja: Ci sono due vie: il g®hasthaaΩrama ed il tyagi aΩrama. Nårada, Ûukadeva Go-svåmî, Rüpa e Sanåtana sono nella linea tyaga. Nel-la linea grhastha c'è Ambarish Mahåråja, i gopa e legopî, Ûrîvåsa Åcårya. "Voglio costruire una fabbricadi incensi e sono un tyagi Vaiß∫ava," non va bene."Sono un tyaga Vaiß∫ava, non ho nulla ma mi uniscoalla scuola di filosofia," a quale scopo? Non va bene,bisogna essere impegnati nel canto del k®ß∫a-nama.Quale åcårya ha costruito una fabbrica ed era un tya-gi? Nessuno. E il g®hastha bhakta che ogni giornova a raccogliere soldi e dice di utilizzarli per il seva alguru e a Krishna, non fa una cosa giusta, sarà rovi-nato, non è un tyagi. Chi è g®hastha deve seguireAmbarish Mahåråja e gli altri, utilizzare ciò che ha efare pazientemente il bhajan; se si è tyagi bisogna in-vece fare come i discepoli di Ûrî Caitanya Mahå-prabhu e raccogliere i soldi per costruire templi emolte altre cose. I nostri åcårya hanno mostrato lavia verso Krishna per tutti, i tyagi e i g®hastha, lorovolevano che tutti mettessero le loro energie in Kri-shna. La cosa migliore però è rendere il vostro cuo-re un tempio. Facendo questo la nostra bhakti au-menterà. Devoto: Chaya sat-sanga, i sei veri modi per asso-ciarsi con i devoti: rivelare la mente in confidenza adun altro Vaiß∫ava ed ascoltare un altro devoto che ri-vela la propria mente e offrirgli la propria guida. Of-frire prasåda agli altri Vaiß∫ava e ricevere prasåda daloro, dare del mahåprasåda ed accettare le rimanen-ze del mahå prasåda Ricevere dei doni da altriVaiß∫ava ed in cambio donare qualcosa di utile ad al-tri Vainava, del mahå-prasåda, la Gîtå da leggere odell'Hari katha. Ûrîla Nåråya∫a Mahåråja: Si deve sempre contrac-cambiare, se un devoto dà, bisogna rispondere dan-do a nostra volta, ma deve sempre essere qualcosa inrelazione alla bhakti.. Tutto questo è sådhu-sa∫ga.In questa canzone si prega gurudeva di darci la forzaper poter seguire tutte queste coseGaura premanande!

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

21Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Ûrîla Ûrîdhara Mahåråja (SSM) : Allora, a quanto pa-re, Mahåråja è il leader, il più anziano... Devoto (D): E' il devoto più anziano. Il primo di-scepolo di Ûrîla Prabhupåda (Ûrîla BhaktivedåntaSwåmî Mahåråja).SSM: Sì, il primo discepolo, e ha installato là Swåmîjîcome un re.D: Sì, effettivamente ora milioni di persone vengonoa vedere Ûrîla Prabhupåda.SSM: Lo ha installato là in uno “stile regale”.D: Volevamo venire e parlare un po’ con te, poichèsiamo ansiosi di ricevere le tue benedizioni, e siamoancora più ansiosi che tu comprenda noi, cosa stia-mo cercando di fare per Prabhupåda...SSM: Chi sta parlando? Sì, sì Swåmî è un uomo mol-to sobrio e non parla molto, non è così?D: Beh, quando c’è uno sciocco, se apre troppo labocca, si farà scoprire...SSM: Parla un po’ più lentamente, non riesco a se-guire. Questa è stata la ragione, sebbene mi fosse sta-to richiesto dal mio guru Mahåråja di andare in occi-dente, ionon sono andato perchè non riesco a segui-re l’intonazione della pronuncia occidentale. Que-sto è un mio limite.D: Ho detto che solitamente non parlo molto, poichèsono uno sciocco, ed uno sciocco può passare inos-servato se non apre bocca.Secondo devoto: Mahåråja ha detto: “Io non parlomolto, ” ha detto molto umilmente, “perchè sonouno sciocco”.SSM: Sciocco?Secondo devoto: Sì, se qualcuno apre la bocca, allo-ra si potrà scoprire se è sciocco.SSM: Naturalmente, è affermato nel Kautila Ωåstra:tavat yaΩo bati, mukha yavat kiñcid nå bhåsate. Manoi siamo interessati a parlare del Signore Supremo,e con questo processo tutte le cose indesiderabili checi sono in noi possono svanire. Dedicarsi al kîrtana,

parlare, questo è il nostro consiglio in generale. Par-lare sempre e solo di Krsna. Parlare significa ‘ri-pro-durre’. Quando parliamo di qualcosa non possiamo che por-vi la piena attenzione. Piena attenzione. Non pos-siamo dire delle stupidaggini. Perciò, quando par-liamo, dobbiamo essere attenti. E' difficile avere unaconcentrazione interiore, quindi predicare o parlareci porta forzatamente a concentrarci su un punto par-ticolare. Riproduzione, quindi non può essere con-siderata come una stupidaggine per la gente. Devoprestare attenzione a ciò che si sta dicendo. Questometodo (kîrtan), particolarmente nell'era attuale Ka-li-yuga, è stato riconosciuto come il più elevato. Maanche il parlare dev’essere fatto in modo appropria-to.

na yad vacaΩ citra-padaµ harer yaΩojagat-pavitraµ prag®∫îta karhicit

tad våyasaµ tîrtham uΩanti månasåna yatra haµså niramanty uΩikßyå˙

“Le parole che non descrivono le glorie del Signore,Colui che da solo può santificare l’atmosfera dell’in-tero universo, sono considerate dalle persone santecome luoghi di pellegrinaggio per i corvi poichè lepersone pure e perfette che risiedono nella dimoratrascendentale non traggono alcun piacereda esse.”(SB 1. 5. 10)

tad-våg-visargo janatågha-viplavoyasmin prati-Ωlokam abaddhavaty api

nåmåny anantasya yaΩo’nkitåni yatΩ®∫vanti gåyanti g®∫anti sådhava˙

“Viceversa, la letteratura colma delle descrizioni del-le glorie trascendentali del nome, della fama, delleforme e dei passatempi, ecc. dell’illimitato Signore

Vyåsa Vetti Nå Vetti Vå “Vyåsadeva può sapere o può non sapere”

Ûrîla Bhakti Rakßaka Ûrîdhara Gosvåmî Mahåråja

Una Discussione del 5 Marzo 1982

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

22 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Supremo, è una creazione differente, essendo costi-tuita di parole trascendentali dirette a creare una ri-voluzione nelle vite empie delle persone che vivonoin questa civiltà materiale deviata. Questa letteratu-ra trascendentale, anche se composta in modo im-perfetto, è ascoltata, cantata e accettata dagli uomi-ni puri che sono veramente onesti.” (SB 1. 5. 11)

Solo quando il contenuto del nostro discorso, l’argo-mento del nostro discorso è l’Assoluto dovremmosempre cercare di ripetere quel tipo di parole anchese non è colorito e grammaticalmente corretto o checontiene qualche difetto formale; non dovremmosoffermarci su queste cose se il tema riguarda l’As-soluto. Ciò è stato consigliato nel Bhågavatam, neidieci versi scelti dati da Narada a Vedavyasa, essi so-no la base dello Ûrîmad Bhågavatam così come lo co-nosciamo ora. E' il tuo Gurudeva che ti ha dato ilnome? Come puoi dire allora di aver timore del kîr-tana? Ma il tuo kîrtana dev’essere autentico. Non dobbia-mo cantare cose superflue e prive di sostanza. Qual-siasi cosa dici, che sia la verità. Dobbiamo conside-rare la cosa in questo modo...D: Sto cercando semplicemente di ricordare ciò chePrabhupåda mi ha detto, e di rimanere fedele a quel-la istruzione.SSM: Va bene. Ma nello stesso tempo dobbiamopensare che vyåsa vetti nå vetti vå: “Vyåsadeva puòsapere o non sapere”. Vyåsadeva che è consideratoun ΩaktyåveΩa-avatåra e che ha scritto la maggior par-te delle scritture rivelate, ha tuttavia ricevuto da De-va®si Nårada delle puntualizzazioni critiche e censo-rie. Egli gli fece notare: “Ciò che hai dato finora almondo è come un danno in senso positivo.” Il suoGuru lo rimproverò. Perciò comprendere le paroledi Gurudeva non è così facile. E' infinito. Gurudevaè infinito: åcåryaµ måµ vijånîyån (SB 11.17.27, CCÅdi-lîlå 1.46). Le sue parole fanno parte dell'infini-to e noi non possiamo limitarle, nel senso di pensaredi aver terminato ciò che lui voleva dare, che lo ab-biamo compreso e abbiamo finito tutto. Siamo sem-pre come studenti; rimarremo studenti per sempre,poichè l’infinito non pùo avere limiti. Dobbiamo re-stare studenti dall'inizio alla fine... per sempre... Pen-sare di aver finito tutto significa trovarsi nella relati-vità di måyå, non nella relatività dell’infinito.D: La sua istruzione è sempre là...SSM: Il nostro Guru Mahåråja disse di essere il ca-poclasse, il leader degli studenti. Nel suo discorso aMadras, in un discorso scritto, egli, Bhaktisiddånta

Sarasvatî Prabhu espresse: “Io sono un capoclasse.”Qualcosa del genere. Tutti noi siamo studenti, con-tinueremo ad esserlo e consideriamo una fortuna ri-manerlo per tutta la durata della nostra vita. Nonpuò finire. Nessuno può ritenere di aver finito. Per-sino i devoti più elevati di ogni tipo sono della stessaopinione, essi sono sempre insoddisfatti. Insodisfat-ti perchè pensano di non essere in grado di rendereun vero servizio al Signore. Questa dovrebbe esserel’attitudine.Per quel che abbiamo capito, siamo giunti a com-prendere la cosa...D: Prabhupåda ci ha dato molti, moltissimi libri, pos-siamo cominciare a capire tutto quello che ci ha da-to.SSM: Sì, egli svolse un’opera notevole. Ma il pro-blema non riguarda lui. Siamo noi che dobbiamoporci la questione nei nostri riguardi. “Tu sei com-pleto, mai io sono così sciocco da non poter com-prendere la tua completezza.” Questa dovrebbe es-sere l’attitudine di un vero studente del mondo spiri-tuale, particolarmente per coloro che sono studentidella coscienza di Krishna. Mahåprabhu Stesso di-ce: “Non possiedo neppure un pizzico d’amore divi-no.” (na prema gandho’sti daråpi harau - CC.Madhya-lîlå 5.2.45). Kaviraja Gosvåmî si poneva lo stesso problema af-fermando: “Sono il peggiore tra i peggiori, il più in-significante tra gli insignificanti.” Questa non è so-lamente un’affermazione formale, è un sentimentosincero. Come avrebbe potuto produrre un’operacosì grande? C'è una spiegazione anche a questo:“Qualcosa mi costringe a scrivere.” Anche SanåtanaGosvåmî affermò: “Chi sono io per narrare gli affariinterni dell’"harem" del Signore? Che regine? Qua-le audacità! Ma qualcuno sta costringendo la miamano, spingendomi a scrivere tutte queste cose."Noi però siamo molto bassi, siamo molto insignifi-canti... Loro si trovavano in quella posizione: "Noisiamo nulla, ma Lui è tutto."Un gentiluomo appartenente all’Arya Samåj, il lea-der dell’Arya Samåj di Karachi, mi chiese: “Se il fi-nito può conoscere l’infinito, significa che non è infi-nito.” Avrei potuto rispondergli con la stessa mone-ta: “Se l’infinito non può farSi conoscere al finito, si-gnifica che non è infinito.”

nåyam åtmå pravacena labhyona medhayå na bahunå Ωrutenayam evaißa v®∫ute tena labhyas

tasyaißa å†må viv®∫ute tanüµ svåm

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

23Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

“Il Signore che risiede nel cuore non può essere co-nosciuto con la logica, l’intelligenza, o con una qual-siasi quantità di erudizione. Quando la jîvåtma vol-ge lo sguardo verso il Signore e inizia a servirLo, ilSignore gli concede la misericordia di poterLo com-prendere. A quel punto il Si-gnore Stesso Si manifestadavanti a lui nella forma diΩrî vigraha.” (Ka†ha 1.2.23)Solo attraverso una via, lavia discendente. Lo possia-mo incontrare sulla via di-scendente. Non possiamoincontrarLo salendo. Tuttodipende da Lui. Egli èadhokßaja, al di là dei sensimateriali.D: Questa conoscenza di-scende attraverso il Guru.SSM: Attraverso il Guru, at-traverso le scritture, noi nondobbiamo pensare che il Gu-ru sia limitato in un partico-lare corpo o in una particola-re mente. Mahåprabhu af-fermò che ogni parola delBhågavatam è Krishna, ogniparola è infinita. Siamo co-stretti ad entrare in connes-sione con la relatività dell’in-finito. Quando Mahåprabhudiede le spiegazioni del versoåtmåråma in 61 modi diversi,Sanåtana Gosvåmî disse: “Oh, Tu sei il Signore infi-nito, puoi dare un’infinita varietà di significati.”Mahåprabhu replicò: “Perchè Mi glorifichi, Sanåta-na? Non sai che lo Ûrîmad-Bhågavatam è KrishnaStesso e che ogni sua lettera è Krishna?” Ciascunaparte dell’infinito è infinita. Non che qualsiasi nu-mero finito possa produrre l'infinito. Quindi nel ten-tativo di avvicinarci all’infinito, dobbiamo essere co-scienti allo stesso tempo, del fatto che Lui è infinito,non finito. Per quanto vicino si possa aspirare ad ar-rivare, si cercherà sempre di restare nella relativitàdell’infinito, in connessione con l’infinito.D: Sì noi accettiamo Prabhupåda in quel modo, poi-chè Lui è il nostro guru.SSM: Questa è una concezione materiale: mat guru-si jagat guru: ‘il mio Guru è jagat guru’.Åcåryaµ måµ vijånîyån “Si deve sapere che l’åcåryaè il Mio Stesso Sè.” (SB 11.17.27) Dobbiamo avere

una concezione universale del nostro Guru.D: Però quella è la via che lui ci ha insegnato. SSM: Insegnato? No. Non può aver insegnato que-sto. Il nostro Guru Mahåråja un volta disse: “Se mivenisse chiesto di dare una spiegazione su questo

Ωloka del Bhågavatam,åcåryam måµ vijånîjån -’Si deve sapere chel’åcårya è come il MioStesso Sè’ , se mi trovassinella necessità di spiegarequesto Ωloka, dovrei forselasciare il mio seggio escappare via? Dovrò purdare una spiegazione aquesto particolare Ωloka.”Come? Perciò, può darsiche egli abbia dato unaspiegazione di questoΩloka, e di molti altri; ilGuru è infinito. Egli diceanche che il suo Guru èinfinito. In un sistema te-lescopico l’infinito siespande. Ognuno pensa,dal suo punto di vista, cheil suo Guru sia infinito . Ionon sono niente e tuttosta giungendo dal mioGuru. In questo modo èpossibile, altrimenti saràuna mentalità sahajiyå af-fermare: “Io sono il Guru,

io sono infinito.” Un vero Guru non lo affermeràmai. Madhvåcårya scrisse il Måyåvåda-Sata-Dußani,perciò il nostro Guru Mahåråja, Bhaktisiddånta Sa-rasvatî Mahåråja, scrisse il Prak®ta-Ûata-Dußani, do-ve viene affermato che il Guru non dice mai: “Io so-no il guru, io sono infinito.”D: No, no, Prabhupåda non ha mai detto di essere in-finito, di essere Dio. Noi però possiamo vedere Dioattraverso di lui.SSM: Naturalmente, tentare di vedere... se si può ve-dere correttamente. Noi non dobbiamo pensare divedere Guru Mahåråja correttamente, ma al massi-mo delle nostre possibilità, come la nostra condizio-ne ci permette.D: Ma per vedere, io dipendo da lui. Riuscirò a ve-dere ciò che lui vuole che io veda.SSM: Dobbiamo sempre provare a pensare in que-sto modo. Allo stesso tempo però dobbiamo pensa-

Ûrîla Bhaktiraksaka Ûrîdhara Mahåråja

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Terzo Raggio √ Guru-tattva

24 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

re: “Non posso raggiungere il massimo grado. Pro-verò, sono qui per tentare di ottenere ciò che è im-possibile, conoscere l’infinito. Sono qui per tentare.Ma non posso provare, quando ci provo fallisco!”Questa è l'attitudine più sana. “Ci sto provando, manon in modo soddisfacente, perciò non ottenengo ilrisultato, mi manca sempre qualcosa...”D: La nostra preoccupazione non è tanto di cono-scere l’infinito, quanto di servire l’infinto. ÛrîlaPrabhupåda ci ha chiesto di servirlo predicando intutto il mondo, perciò il nostro è un movimento dipredica.SSM: Questa non è una cosa nuova. Voi state predi-cando, d’accordo. Va bene, state predicando comeordinato dal vostro Guru Mahåråja, per quello chepotete afferrare, per quello che potete capire di lui, inmodo sincero, lo dovete fare. Ma molti altri sono co-me voi. Anche noi stiamo cercando di muoverci nel-lo stesso modo.D: Noi non diciamo di essere gli unici, ma tentiamodi predicare...SSM: Non pensiamo affatto che siate i soli. Sonomolti, e non solo ad un livello, a differenti livelli...Dai loro differenti livelli stanno cercando di fare delloro meglio, ed alcuni possono anche non cercare difarlo. C’è anche il Guru-bhogî. Il Guru-bhogî vuolesfruttare gli altri in nome del Guru. Esiste anchequesto, lo vediamo. Guru-bhogî, lo sfruttamento delGuru. Si deve considerare anche questo, è una cosapossibile. Quindi le critiche di molti “cosiddetti gu-ru” della Gau∂îya Ma†ha, abbiamo trovato...D: Penso che non hai capito bene...SSM: Io penso che ti stai preoccupando molto dellaformalità, dell’amministrazione, e stai togliendole ilsuo vero spirito. Questa è la mia comprensione. Sie-te tutti in preda alla grandezza, allo splendore, e nonmolto attratti dallo spirito interiore o dalla vera... D: Personalmente provo un grande affetto, e so chetu avevi, che molti dei tuoi confratelli...SSM: Non pensare di aver creato un monopolio sul-la verità, sulla Verità Assoluta. Voi, pochi dirigenti,di aver ottenuto il monopolio, di pensare che sia unoggetto di scambio. Io non sono così sciocco da da-re un riconoscimento al comitato composto da pochidirigenti come te. Io vi considero studenti, siete tut-ti studenti, non professori. Nella mia considerazio-ne voi siete tutti studenti. E rimarrete sani se potre-te pensare di essere degli studenti e non dei profes-sori.

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Quarto Raggio √ Parikramå

25Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Apparizione diGovardhana

Ûrîla Bhakti Dayita Mådhava Gosvåmî Mahåråja

Dal ‘Ûrî Vraja-Mandala Parikrama’, 1984

La narrazione dell’åvirbhåva di Govardhana, l’ap-parizione in questo mondo, e il nome ricevuto “Giri-raja” sono descritte nel secondo capitolo del V®indå-vana-kha∫∂a della Garga-Saµîta di Ûrî Gargåcårya.In un consiglio di anziani e saggi gopa di Vraja, tracui vi erano Nanda Mahåråja e suo fratello Sananda,venne discusso questo argomento. Pa∫∂u e Bhîßmasollevarono la questione in discussione e poi Sanan-da lo riportò a Nanda Mahåråja. Poichè il desiderio di Krishna di apparire con ÛrîRådhå in questo mondo era correlato al desiderio didiscendere per risollevare il mondo dal suo fardello,Rådhå disse: “Dove non c’è V®ndåvana, lo Yamunåe Giri-Govardhana, là Rådhårå∫î si rifiuta di appari-re.” Allora Ûrî Krishna Stesso mandò personalmen-te sulla terra il Suo dhåma composto da84 kroΩa, oltre 250 chilometri di terra di-vina, la collina Govardhana ed il fiumeYamunå. [La trascendentale Ûrî Vraja-mandala-dhåma, non è una qualche por-zione o trasformazione di questa Terra. Ildhåma del Signore è stato veramente in-viato in questo mondo].Sul lato occidentale dell’India c’è Ûål-malådvîpa, dove discese Govardhana, ilfiglio della Collina Dro∫a. Quando ap-parve Govardhana i deva felici fecero ca-dere una pioggia di fiori. Le altre regalimontagne capeggiate dall'Himålaya, Sumeru e cosìvia, si rallegrarono e adorarono Govardhana. Can-tando le glorie di Govardhana dissero: “Govardha-na è il luogo di Goloka perfettamente completo incui si svolgono i divertimenti di svayam Bhagavan ÛrîKrishna; Govardhana è il re di tutte le montagne, lamuku†a o corona di Goloka, è l’ombrello di purna-brahma Krishna, e V®ndåvana riposa nel suo grem-bo. D’ora innnanzi, il nome di Govardhana sarà fa-moso come ‘Giriråja’.”Una volta Pulastya, uno dei 7 muni, mentre stava vi-sitando i luoghi santi, rimase stupito nel vedere i me-ravigliosi alberi, gli splendidi fiori, i frutti e i giardiniche possedeva Giriraja Govardhana, il meravigliosofiglio di Dro∫acala. Pulastya Muni andò da Drona-cala e mostrandogli grande onore e rispetto gli disse

di essere un KaΩi-våsî muni. A KaΩi c’è il Gange,ViΩveΩvara Mahådeva, e là le persone peccaminosecome meta finale, ricevono sadhya-mukti, la libera-zione, ma vogliono compiere tapasya per portare Go-vardhana a KaΩi. Pulastya Muni pregò quindiDro∫acala di consegnargli suo figlio Govardhana.Dro∫acala era molto affezionato a suo figlio, ma te-mendo la maledizione del Muni gli indicò il luogosanto di Bharata: “Come potrai prendere Go-vardhana? Govardhana è lunga 8 yojana (104 chilo-metri), larga 5 yojana (65 chilometri) e alta 2 yojana(26 chilometri).” A questa domanda Pulastya Munireplicò che avrebbe potuto prenderla facilmente conuna mano! [La Garga-Samhita descrive l’ampiezzadi Giriråja Govardhana di 8 yojana, che corrispon-dono a 104 chilometri. Ma attualmente alla visionemateriale è visibile e percepibile solo per 11 chilo-metri. Il suo parikramå è di 22,5 chilometri.] Govardhana acconsentì ad andare con il Muni aduna condizione: “Muni, in qualunque luogo mi pose-rai, dovuto al mio grande peso, là io resterò.” Pula-stya Muni promise di portare Govardhana a KaΩi,

evitando di posarla lungo la strada. Il po-tente padre di Govardhana, Dro∫acala,offrì pra∫åma e poi il muni sollevò Go-vardhana con la mano destra e lenta-mente si avviò. Mentre procedeva, il mi-gliore dei muni giunse a Vrajama∫∂ala.Nel vedere l’impareggiabile bellezza diVrajama∫∂ala, dove Ûrî Krishna svolse isuoi balya-lila, i passatempi d’infanzia, ei kaiΩora-lîlå, i passatempi dell’adole-scenza, ricordandosi dello Yamunå, deigopa e delle gopî, dei passatempi di Kri-shna con la giovane Ûrî Rådhikå e le Sue

compagne, Govardhana non desiderò più andare innessun altro posto. Così diventò molto pesante tan-to che il muni si sentì male, dimenticò la promessafatta e posò Govardhana sulla terra di Vraja. Com-pletate le sue purificazioni fisiche, il migliore dei mu-ni chiese di nuovo a Govardhana di posarsi sulla suamano come aveva fatto precedentemente. Ma Go-vardhana non accettò la sua richiesta.Il migliore dei muni cercò allora di sollevarla lui stes-so, ma non ci riuscì. Fedele alla promessa, Go-vardhana non volle muoversi così Pulastya Muniestremamente adirato, disse: “Poichè tu non soddi-sfi il mio desiderio, ogni giorno ti abbasserai dellospessore di un seme di sesamo.“ Da quel giorno lacollina Govardhana si abbassa nella misura di un se-me di sesamo al giorno.

Ûrîla Bhakti DayitaMadhava Mahåråja

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Quarto Raggio √ Parikramå

26 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Ûrî Govardhana-Våsa-Prårthanå-DaΩakam

Dieci preghiere per ottenere la residenza aÛrî Govardhana

Ûrîla Raghunåtha Dåsa Gosvåmî

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nija-pati-bhuja-da∫∂acchatra-bhåvaµ prapadyaprati-hata-madadh®ß†od-da∫∂a-devendra-garva

atula-p®thula-Ωaila-Ωre∫i-bhüpa! priyaµ menija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Ûrîman Govardhana, eminente re di enormi mon-tagne,! Ti prego, concedimi di risiedere vicino a te:questo è il desiderio a cui più aspiro. Poichè hai as-sunto la forma di un ombrello, il cui manico era lamano del tuo Signore Ûrî Krishna, tu hai polverizza-to l'arroganza di Indra che era intossicato dalle sueopulenze.

-2-

pramada-madana-lîlå˙ kandare kandare tera-cayati nava-yünor-dvandvam asminn-amandam

iti kila kalanårthaµ lagna-kastad-dvayor menija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Ti prego, concedimi di risiedere vi-cino a te, dove io possa facilmente osservare i giova-ni amanti, Ûrî Rådhå-Krishna Yugala, mentre svol-gono estatici amorosi passatempi all'interno delle tuegrotte.

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anupama-ma∫i-vedî-ratna-siµhåsanorvî-ruhajhara-darasånudro∫i-sangheßu-rangai˙

saha bala-sakhibhi˙ sankhelayan sva-priyaµ menija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Ti prego, concedimi di risiedere vi-cino a te. Se mi dici: "Ûrî Rådhå-Krsna compiono deipassatempi anche in altri luoghi nelle foreste, come aSanketa, perchè dunque non desideri stare là e ascol-tarli?" Ti risponderò che nei tuoi incomparabili al-

tari incastonati di perle, sopra i tuoi siµhåsana in-gioiellati, sotto i tuoi alberi, nei tuoi crepacci e bur-roni, sulla tua cima, e nella moltitudine delle tue grot-te, Ûrî Krishna e Baladeva sempre traggono piacereda gioiosi passatempi accompagnati dai sakhå ca-peggiati da Ûrîdåma.

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rasa-nidhi-∫ava-yünoh såkßi∫îm dåna-keler-dyuti-parimala-viddham Ωyåma-vediˆ prakåΩya

rasika-vara-kulånåµ modam åsphålayan menija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Ti prego, concedimi di risiedere vi-cino a te poichè manifestando un nero e lucente seg-gio rialzato in uno scenario incantevole, hai facilita-to la visione dei passatempi dåna-keli messi in attodai giovani amanti Ûrî Rådhå-Krsna, i Quali sono unoceano di deliziosi råsa o nettari. Tu aumenti il pia-cere trascendentale dei devoti più elevati di Ûrî Kri-shna, i rasika, i quali gustano quei nettari.

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hari-dayitam apürvaµ rådhikå-ku∫∂am åtma-priya-sakham iha ka∫†he narma∫a 'lingya gupta˙

nava-yuva-yuga-khelås-tatra paΩyan raho menija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Concedimi ti prego, di risiedere vi-cino a te. Il Rådhå-ku∫∂a, il ku∫∂a ineguagliabile, èil più caro a Ûrî Krishna, ed anche il tuo caro amico.Abbracciandolo con un sentimento scherzoso, tu ri-mani nascosto là osservando Ûrî Rådhå-Krsna chegioiscono di passatempi amorosi, nel fiore della Lo-ro fresca giovinezza. Quel luogo nascosto è adattoanche a me: fà che possa sedermi anch’io là e gusta-re i Loro passatempi assieme a te.

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sthala-jala-tala-Ωaßpair-bhüruhacchåyayå caprati-padam anukålaµ hanta saµvardhayan gå˙tri-jagati nija-gotraµ sårthakaµ khyåpayan me

nija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Permettimi di risiedere vicino a te.Con i tuoi bellissimi e spaziosi prati, con ruscelli e ca-

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Quarto Raggio √ Parikramå

27Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

scate, foreste, erba fresca e alberi ombrosi, tu nutri eincrementi in ogni momento le amate mucche di ÛrîKrishna. Per questo il tuo stesso nome, Govardhana,- gå˙ che significa mucche, e vardhayati che significanutrire e aumentare - è estremamente famoso e dànutrimento ai tre mondi. Se potessi risiedere vicinoa te, sarei anch'io in grado di ricevere il darΩana del-la mia i߆adeva o adorabile Divinità Ûrî Krishna, ilQuale viene da te quando porta le Sue mucche al pa-scolo.

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sura-pati-k®ta-dîrgha-drohato go߆ha-rakßåµtava nava g®ha-rüpasy åntare kurvataiva

agha-baka-ripu∫occair-dattamåna! drutaµ menija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Ti prego, concedimi di risiedere nel-le tue vicinanze. Ûrî Krishna, l'uccisore di Aghåsurae Bakåsura, ti ha mostrato un onore speciale portan-do Vraja sotto di te mentre ti sollevava: ti ha trasfor-mato in questo modo in una nuova casa per i Vraja-våsî proteggendoli dall'ostilità del re Indra. La na-tura di Krishna è di essere misericordioso con colo-ro che,anche se non qualificati, risiedono vicino a chiLui onora, perciò risiedendo vicino a te anch'io ot-terrò certamente la misericordia di Krishna.

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giri-n®pa! haridåsa-Ωre∫î-varyeti-nåmå-m®tam idam uditam Ωrî-rådhikå-vaktra-candråtvraja-nava-tilakatve klrpta! vedai˙ sphu†aµ me

nija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Giriraja Mahåråja! Ascolta, dalla bocca di luna diÛrîmatî Rådhikå sono sgorgate le seguenti parole:hantåyam adriråbalå hari-dåsa-varya "Oh, questacollina Govardhana è il migliore tra tutti coloro chesono conosciuti come Haridåsa."

Queste parole dello Ûrîmad Bhågavatam (10.21.18)hanno rivelato il nettare del tuo nome, e tutti i Vedati hanno indicato come il fresco tilaka di Vraja-ma∫∂ala. Quindi in accordo alla logica di adhika-syådhikaµ phalam, cioè: “i frutti buoni aumentanosempre di più”, il luogo più desiderabile ove risiede-re è vicino a te, o Govardhana! Ti prego, concedimiuna dimora vicino a te.

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nija-janayuta-rådhå-k®ß∫a-maitrî-rasåkta-vraja-nara-paΩu-pakßi vråta-saukhyaika-dåta˙

aga∫ita-karu∫atvån-maµ urî-k®tya tåntaµnija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Tu sei assorto nel nettare dell'ami-cizia nei confronti di Sri Radha-Krsna che sono cir-condati dalle Loro sakhî e Ωakhå, e sei l'incompara-bile sorgente di felicità per uomini, donne, uccelli,animali, e tutte le entità viventi di Vraja. Poichè seiinfinitamente compassionevole, ti prego, accettaquesta persona misera e caduta e concedigli miseri-cordiosamente di risiedere vicino a te. Rendimi undegno recipiente dell’affetto di Ûrî Krishna.

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nirupadhi-karu∫ena sri saci-nandanenatvayi kapati-satho'pi tvat-priye∫årpito 'smi

iti khalu mama yogyåyogyatåµ tåmåg®h∫annija-nika†a-nivåsaµ dehi govardhana! tvam

O Govardhana! Sebbene io sia un imbroglione e unfurfante, per Sua immensa misericordia il tuo caroÛacînandana Ûrî Krishna Caitanyadeva, mi ha offer-to a te, perciò tu sei stato obbligato ad accettarmi.Non considerare se sono o no qualificato, ti pregoconcedimi una residenza vicino a te.

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rasada-daΩakam-asya Ωrîla-govardhanasyakßiti-dhara-kula-bhartur-ya˙ prayatnådadhîtesa sapadi sukhade 'smin våsamåsådya såkßå-

cchubhada-yugala-sevå-ratnam åpnoti tür∫aµ

Chiunque studi e ricordi diligentemente questo Go-vardhana-VåsaPrårthanå-DaΩakam, “Le Dieci Pre-ghiere per Ottenere la Residenza a Sri Govardhana”che glorificano Ûrîman Govardhana, il monarca ditutte le montagne, otterrà molto rapidamente quel-la estatica residenza direttamente vicino a Go-vardhana, ricevendo così molto presto il fortunatogioiello del servizio diretto a Ûrî Rådhå-Krsna.[Questo Prårthana-DaΩakam di dieci preghiere sicanta seguendo la melodia conosciuta come Målinî,che contiene quindici sillabe in una quartina].

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Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

28 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Oggi si commemora la scomparsa di Ûrîla NarottamaÊhåkura, perciò è uno dei giorni più sacri. Egli nac-que nel Bengala Occidentale come figlio di un gran-de re. In realtà, c’erano due fratelli che occupavanoil trono regale, ma avevano un solo figlio. Sin dall’i-nizio della sua vita, Narottama Dåsa era molto puroe devoto e non acconsentì a sposarsi. Lasciò la casaall’età di sedici anni e si recò a V®ndåvana. Volevaavere il darΩana di Caitanya Mahåprabhu, che in quelmomento si trovava a Purî. Ma sulla via di Purî, sentìdire che Mahåprabhu e i Suoi associati, come Svarü-pa Dåmodara, Råya Råmånanda e GadådharaPa∫∂ita, erano tutti dipartiti da questo mondo unodopo l’altro.Il cuore di Narottama si spezzò e così decise di recarsia V®ndåvana. Lungo la strada sentì dire che ancheRüpa e Sanåtana erano scomparsi. Anche Ûyåmå-nanda Prabhu e Ûrînivåsa nel frattempo stavano di-rigendosi a Vraja così, insieme, i tre si recarono daÛrîla Jîva Gosvåmî che a quel tempo viveva a V®ndå-vana nel tempio di Rådhå Dåmodara. Ûrîla Raghunåtha Dåsa Gosvåmî risiedeva al Rådhå-ku∫∂a; la sua arådhana, o adorazione, era così inten-sa che nessuno poteva seguire il suo esempio: nonmangiava niente, piangeva sempre, cantava conti-nuamente, ricordava, pieno di lacrime si rotolava aterra lungo le sponde del Rådhå-ku∫∂a. RaghunåthaDåsa era a Jagannåtha Purî quando Caitanya Mahå-prabhu, Svarüpa Dåmodara, Råya Råmånanda e an-che Gadådhara Pa∫∂ita scomparvero. A quel tem-po egli decise di andare a V®ndåvana e togliersi la vi-ta gettandosi nello Yamunå. Ma quando arrivò, si ac-corse che c’era ben poca acqua: sentendo separazio-ne da Krishna, lo Yamunå si era prosciugato. Alloraegli pensò: “Andrò a Govardhana e mi butterò giùdalla cima, in questo modo metterò fine alla mia vi-ta.” Rüpa e Sanatana erano a V®ndåvana in quel mo-mento e lo consolarono: “Se togliendosi la vita si po-tesse avere il darΩana di Rådhå e Krishna e servirLi,allora noi saremmo i primi a farlo. Ma noi sappiamoche Krishna non si raggiunge in quel modo, quindinon lo devi fare. Piuttosto dovresti fare il bhajana.”

Successivamente Raghunåtha Dåsa andò a Go-vardhana, ma quando seppe che Rüpa Gosvåmî ave-va lasciato questo mondo ed era entrato negliapraka†a-lîlå, sentì molta separazione. In quel mo-mento non aveva più lacrime nel cuore per esprime-re il suo dolore e disse: “Non voglio vivere al Rådhå-ku∫∂a, perchè sembra come...

Ωünyåyate mahå-go߆aµ girîndro’jagaråyatevyåghra-tu∫∂åyate ku∫∂aµ jîvåtu-rahitasya me

‘E' come la bocca di una tigre, vyåghra-tu∫∂åyate.Giriråja Govardhana sembra come un grosso ser-pente, un pitone. Tutto a Vraja sembra essere vuoto.Non posso più vivere.’”Egli scrisse molte preghiere che esprimevano la suaseparazione.Nel frattempo, Ûyåmånanda Prabhu, Narottama Då-sa Êhåkura e Ûrînivåsa Åcårya, giunsero a V®ndåva-na. Anche loro provavano questo sentimento di se-parazione e cercavano l’ombra dei piedi di un qual-siasi Vaisnava sotto cui rifugiarsi, per ricevere anu-gatya. Avvicinarono i piedi di loto di Ûrîla Jîva Go-svåmî, che si trovava lì. Jîva Gosvåmî fu molto feli-ce di vederli e pensò che Krishna e Caitanya Mahå-prabhu avevano fatto in modo di portargli questi tregiovani devoti affinchè venissero istruiti. Egli vole-va dare loro tutti gli insegnamenti di Rüpa Gosvåmî,Caitanya Mahåprabhu, Sanåtana Gosvåmî e tutti glialtri. Fu molto felice di averli come studenti, e iniziòad insegnar loro tutti gli Ωåstra, il Sat-Sandarbha, ilB®had-Bhågavatåm®ta, le spiegazioni di Ûrîla Sanå-tana Gosvåmî, il B®had-Vaiß∫ava Toßani, l’Hari-Bhakti-Vilåsa, il Bhakti-Rasåm®ta-Sindhu, l’Ujjvala-Nîlama∫i e tutti i libri autentici. Molto presto essi di-ventarono esperti in tutti questi argomenti. Ûrîla Jî-va Gosvåmî chiese loro di accettare l'iniziazione daun Vaiß∫ava qualificato. Ûyåmånanda Prabhu, eragià iniziato da H®daya Caitanya di Kalna, ma Narot-tama Êhåkura e Ûrînivåsa Åcårya non lo erano an-cora, quindi dissero: “Vogliamo essere iniziati da te.Pensiamo che in tutta l'area di Vraja non ci sia nes-

Commemorazione della Scomparsa di Ûrîla Narottama Êhåkura

Mathurå, 2 Novembre 1996

Srimad Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

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cettare discepoli, ma ora vedo che tu sei una personaqualificata. Quindi ti accetterò come unico discepo-lo.” Gli disse di fare il bagno al mattino successivonel vicino Yamunå e poi di andare da lui.Narottama fece il bagno nello Yamunå e poi andò daLokanåtha Gosvåmî e iniziò a servirlo e a seguire lesue istruzioni. Egli gli diede l'iniziazione con il gopå-la mantra e con il kåma-gayatrî, “klîµ k®ß∫åya” e“klîµ kåmadevåya”, solo questi due mantra. Gli die-de molte istruzioni. “Non devi avere nessun tipo didesiderio mondano, abbandona tutte queste cose.Per poter seguire tutti questi insegnamenti devi es-sere t®nåd api sunîcena, taror api sahiß∫una.” Egli ini-ziò così a mettere in pratica cantando seduto nellasua capanna, in un luogo solitario.Un giorno d’estate arrivò un contadino che disse:“Sono molto assetato, vorrei dell’acqua.” Dapprimachiese a Lokanåtha Gosvåmî, che non rispose perchèera molto assorto nell’harinåma, “hare k®ß∫a harek®ß∫a, k®ß∫a k®ß∫a hare hare,” e nel ricordo dei pas-

Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

29Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

suno qualificato quanto te. Tu sei akiñcana, nißkiñ-cana, e sei un Vaiß∫ava parama-tattva-jñå rasika.Vorremmo ricevere l'iniziazione da te.” Ma Jîva Go-svåmî obiettò: “Io non sono qualificato per questo.”Perciò indirizzò Narottama Êhåkura versoLokanåtha Gosvåmî, l’associato di Ûrî CaitanyaMahåprabhu venuto per primo a V®ndåvana conBhügarbha Gosvåmî a fare il bhajana. LokanåthaGosvåmî aveva fatto promettere a K®ß∫adåsa Ka-viråja Gosvåmî di non menzionare il suo nome neisuoi scritti, e K®ß∫adåsa Kaviråja Gosvåmî fece ono-re alla sua richiesta. Era molto akiñcana. Seguendol’indicazione di Ûrîla Jîva Gosvåmî, NarottamaÊhåkura andò da Lokanåtha Gosvåmî e si prostrò aisuoi piedi di loto pregando: “Vorrei ricevere l'inizia-zione da te. Io non sono qualificato, tuttavia voglioessere iniziato da te.” Lokanåtha Gosvåmî rifiutò,dicendo: “ Tu sei il figlio di un re molto potente, seimolto bello, pieno di energia ed erudito. Hai già avu-to tutto da Ûrîla Jîva Gosvåmî. Perciò io non ti pos-so iniziare. Non ho discepoli e non ne voglioavere affatto.” Ma Narottama fece questovoto: “Io riceverò l'iniziazione da te soltan-to. Non accetterò nessun altro guru.” Quel-la notte pulì la strada e il luogo doveLokanåtha Gosvåmî durante la notte anda-va a fare escrementi. Gettò gli escrementilontano e sparse sterco di mucca per purifi-care il luogo. Narottama Dåsa fece questotutte le notti per qualche tempo. Trascorsimolti giorni Lokanåtha Gosvåmî iniziò achiedersi: “Chi è che tutti i giorni pulisce illuogo dove faccio gli escrementi, pulisce ilsentiero e tutto il resto?” Così iniziò ad in-dagare. Egli era solito fare il bhajana senzadormire ed una notte vide la persona che an-dava a pulire il luogo da lui usato come latri-na. Nel mezzo della notte, a svolgere quel la-voro, c’era un principe meraviglioso, quelNarottama Êhåkura. Quando si stava accin-gendo a gettare gli escrementi, LokanåthaGosvåmî lo afferrò e gli chiese: “Chi sei?Dimmelo, e dovresti dirmi anche perchè faiquesto.” Narottama Êhåkura iniziò a pian-gere e rispose: “Sono duhkhî, l’infelice Na-rottama. Sono una persona inutile e senzavalore, ma voglio fare il bhajana di Krishna.Perciò tu dovresti essere misericordioso ver-so di me.” Lokanåtha Gosvåmî replicò: “Sì,sono molto felice. Sono soddisfatto del tuoservizio. Dapprima avevo deciso di non ac- Ûrîla Narottama Thåkura

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Quando cantiamo il nome di Krishna, dobbiamo es-sere completamente assorti, ricordare i passatempidi Krishna, di Caitanya Mahåprabhu e pensare allamisericordia di Nityånanda Prabhu. Dobbiamo cer-care di seguire le orme di Rüpa Gosvåmî, SanåtanaGosvåmî e Raghunåtha Dåsa Gosvåmî. Essi canta-vano sempre il Santo Nome e servivano Rådhå e Kri-shna, erano soliti sedersi completamente assorti, enon erano affatto consapevoli del trascorrere deltempo. Non riuscivano a capire quando era giorno equando sopraggiungeva la notte. Così LokanåthaGosvåmî gli ordinò: “Devi lasciare questo luogo eandare al tuo g®hasta åΩrama.” Narottama Êhåkuralo supplicò di riesaminare la situazione, ma lui fu ir-removibile.Alla fine Narottama Êhåkura partì e iniziò a predi-care ovunque le glorie del suo Gurudeva, le glorie diRådhå e Krishna e tutto il resto. Fondò sette templiin Bengala e invitò tutti i Vaiß∫ava di Vraja, di Na-vadvîpa-dhåma, di Navadvîpa-ma∫∂ala, di Kßetra-ma∫∂ala, Gau∂a-ma∫∂ala. Tutti si recarono là. Jåh-navå-devi presiedeva l’assemblea a Kheturî e Narot-tama Êhåkura cantava tutti i kîrtana composti da lui.Mentre cantava Gaurå∫ga balite habe pulaka Ωarîra,completamente assorto, improvvisamente CaitanyaMahåprabhu, Nityånanda Prabhu, Haridåsa Êhåku-ra, Advaita Åcårya, Gadådhara Pa∫∂ita e tutti gli as-sociati di Mahåprabhu, apparvero e si unirono al kîr-tana, unendo le loro voci a quella di NarottamaÊhåkura. Tutti i presenti rimasero meravigliati.“Com’è potuto accadere ciò? Che cosa stiamo ve-dendo? E' un sogno o sta accadendo veramente?”Poi, quando il suo kîrtana terminò, tutti scomparve-ro. Narottama Êhåkura era un bhakta molto puro;si capiva che aveva della Ωakti, del potere che gli ve-niva da Ûrî Caitanya Mahåprabhu. Una volta Narottama Êhåkura, accompagnato daÛyåmånanda Prabhu e Ûrînivåsa Åcårya, stava por-tando tutti i libri riguardanti la bhakti, da V®ndåvanaal Bengala per predicare. Ma lungo la via, con un as-salto da brigante il re s’impossessò di tutti i libri. Il repensava si trattasse di tesori e gioielli di gran valore.Erano davvero dei gioielli, ma non in termini di va-lore mondano, erano gioielli spirituali. Ûrînivåsa in-viò Ûyåmånanda e Narottama Êhåkura in giro alla ri-cerca dei libri. Anche Ûrînivåsa continuò la ricerca einfine trovò i libri nelle mani del re del Bengala, VirHambhir, che essendo comunque un Vaiß∫ava quali-ficato, comprese ciò che aveva fatto, si scusò e caddeai piedi di loto di Ûrînivåsa Åcårya diventando suc-cessivamente suo discepolo.

Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

30 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

satempi di Krishna. Era immerso nell’oceano delrasa, e poichè era completamente assorto non ave-va nessuna jñåna o consapevolezza esterna. Allorail contadino andò dal giovane mahåtmajî e gli fecequesta richiesta: “Oh Chota Baba, sono molto asse-tato, non ho nè una corda nè un secchio. Per favo-re dammi dell’acqua.” Narottama Êhåkura stava fa-cendo il bhajana, ma immediatamente abbandonòil suo harinåma e andò a prendergli l’acqua. Soddi-sfatto, il contadino se ne andò. Nel frattempoLokanåtha Gosvåmî riprese coscienza, e si rese con-to dell’accaduto. Chiamò: “Giovane båbåjî, Narot-tama Êhåkura, devi andartene immediatamente acasa. Non voglio un discepolo come te. Devi la-sciare subito questo luogo. Perchè hai dato quel-l’acqua?” Narottama Êhåkura iniziò a piangere erispose: “Era molto assetato.” Ma Lokanåtha Go-svåmî replicò: “Forse tu non sai che nåma e nåmî so-no la stessa cosa. Quando stai cantando il santo no-me devi pensare che stai servendo Rådhå e Krish-na. Hare Krishna, Hare Råma. Hare è ÛrîmatîRådhikå, e Råma è Rådhå-Rama∫a Krishna. Hareè riferito a Ûrîmatî Rådhikå che controlla il cuore ela mente di Krishna. Lei rapisce il Suo cuore, cosìlei è Hara, e da Hara viene Hare. Hare Krishna si-gnifica Rådhå-Krsna, e cantando si ricordano e siservono i Loro passatempi. Ma abbandonando ilservizio a Rådhå e Krishna sei andato a spegnere lasete di quella persona. Pensavi che dare dell’acquafosse più importante che servire Rådhå e Krishna.Perciò devi andare a vivere nel mondo e là compie-re delle attività pie. Non mi piaci.” Comprendete ilsuo punto di vista sul siddhånta? Molto elevato, maè reale. Come dice quello Ωloka?

nåma cintåmani˙ k®ß∫aΩcaitanya-rasa-vigraha˙

pür∫a˙ Ωuddho nitya-mukto‘bhinnatvån nåma-nåmino˙(BRS. Pürva-vibhåga 2.108)

Il Nåma e Krishna sono la stessa cosa. In altre pa-role, Krishna ha manifestato tutto il Suo potere nelnåma, persino più che nella Sua svarüpa. Dall’iniziodi questo mondo e per tutta la sua durata, il nomedi Krsna può liberare chiunque, ma Krishna Stessonon può fare queste cose. Per un nåma-aparådhî,per un offensore del Santo Nome, Krishna non farànulla, ma il Suo nåma lo potrà liberare. Perciò in al-cuni casi il Santo Nome di Krishna è superiore a Kri-shna Stesso, perchè nel nåma Egli ha investito tuttele Sue potenze.

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diosi eruditi, ma si presentarono come negozianti or-dinari e, quando il primo gruppo di bråhma∫a arrivòin città, alcuni si misero a vendere noci di betel, riso egrano, mentre altri spazzavano e facevano altre atti-vità ordinarie. Questi bråhma∫a si fregiavano digrandi appellativi, molto elevati, erano grandi Mahå-Ûåstrî, Sat-Åcårya, Pañca-Åcårya, Pañca-Nyåya,Nyåya-Ratna e tutti si riunirono là. Fu annunciatoche all’indomani ci sarebbe stato un dibattito a cui an-che Narottama Êhåkura aveva acconsentito di parte-cipare.I pa∫∂ita che erano giunti da ogni parte dell’India nelfrattempo andarono a fare compere. Ad alcuni pia-cevano le noci di betel, altri che desideravano cucina-re da sè, andarono a prendere legna secca, pentoled’argilla, riso e tutto l'occorrente. Quando uno di lo-ro andò nel negozio della legna, incontrò un Vaiß∫avadall’aspetto molto semplice che gli chiese: “Che cosavuoi? Kahas tvam? Chi sei?” Il bråhma∫a risposedicendo qual era il suo nome. Il negoziante in san-scrito disse: “No, stai mentendo.” E gli chiese: “Chisono io?.” S’inoltrarono così in una grande discus-sione, con il negoziante che affermava che siamo tut-ti Krishna dåsa, servitori di Krishna e il bråhma∫a cheinsisteva: “Siamo bråhma∫a, o kßatriyå.” Il nego-ziante insistette: “Tu ti riferisci allo jåti, alla discen-denza di questo corpo fisico, alla materia, ma noi sia-mo åtmå, quindi non puoi essere tutte queste cose.” Così discutendo tutti i bråhma∫a furono completa-mente sconfitti. Anche coloro che andarono al ne-gozio delle noci di betel, furono accolti nello stessomodo. Quel negoziante chiese: “Chi sei?” I bråh-ma∫a gli esposero le loro designazioni mondane, e co-sì, argomentando con il negoziante, anche loro furo-no sconfitti. Tutti i bråhma∫a erano mahå-mahå-vidyan, bha††åcårya, ma furono tutti sconfitti. Al so-praggiungere della notte si riunirono e dissero: “Co-me possiamo farci vedere domani? Qui in questo vil-laggio tutti i negozianti sono molto eruditi tanto daessere in grado di sconfiggerci, come possiamo dun-que presentarci nell’assemblea di Ûrîla NarottamaÊhåkura?” Così nella notte fuggirono tutti.In seguito Narottama Êhåkura rimase paralizzato. Inrealtà egli diventò così di proposito. In quella condi-zione si fece portare al Gange dai suoi discepoli. Tut-ti i suoi discepoli erano là e pregavano: “Oh Êhåku-rajî, oh Gurudeva! Se lasci il corpo ora e vai da Kri-shna, tutti i bråhma∫a diranno: ‘Egli diede iniziazio-ne ai bråhma∫a perciò è rimasto paralizzato. Quindiha sofferto molto e poi se n’è andato all’inferno.’ Noipreghiamo perciò che tu guarisca. Torna ad essere

Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

31Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Narottama Êhåkura apparteneva alla casta kåya-stha, era come un vaiΩya. Ma in realtà non facevaparte di nessuna casta. Essendo un eterno associa-to di Krishna e di Caitanya Mahåprabhu, era ben aldi là del sistema sociale. Non dobbiamo cercare diconsiderare i Vaiß∫ava in termini di casta o credo, al-trimenti commetteremo un’offesa. Essi sono al di làdi qualsiasia casta e credo. L’åtmå non ha nè castanè credo, non appartiene a questo mondo.

nåhaµ vipro na ca nara-patir nåpi vaiΩyo na Ωudro

nåham var∫î na ca g®ha-patir no vanastho yatir vå kintu

prodyan-nikhila-paramånanda-pürnåm®tåbdhergopî-bhartu˙ pada-kamalayor dåsa-

dåsnudåsa˙(Padyåvalî 74)

Siamo solo i servitori di Ûrîmatî Rådhikå, servitoridei servitori dei servitori dei servitori della polveredei Suoi piedi di loto. Questa è la nostra identità.Noi non siamo bråhma∫a, kßatriyå, vaiΩya o Ωüdra.Non siamo g®hastha, brahmacårî, vanaprastha osannyåsî o qualsiasi altra cosa di questo mondo. Noisiamo solo i dåsa di Krishna. Questa è la nostra pu-ra identità.Così, come associato di Krishna, Narottama Êhåku-ra era al di là delle caste e dei credo. Era venuto aservire Caitanya Mahåprabhu e aveva indirizzatotutta la gente di questo mondo verso Krishna. Ma ibråhma∫a non compresero la gloria di NarottamaÊhåkura. Pensavano: “Lui è un Ωüdra, non è unbråhma∫a. Noi siamo bråhma∫a e lui sta dando l'i-niziazione anche ai bråhma∫a e per questo andrà al-l’inferno. E' destinato ad andare all’inferno e sof-frirà in questo mondo e nel prossimo. Gli Ωåstra af-fermano che un bråhma∫a può dare iniziazione aqualsiasi bråhma∫a e anche a tutti gli altri. Il bråh-ma∫a è un jagat guru. Ma tu, essendo un ßüdra, staidando l'iniziazione ai bråhma∫a e a tutte le caste didevoti. Ciò è completamente errato ed è contro gliΩåstra.”A quel tempo, Narottama Êhåkura era molto mala-to. Aveva ottant’anni o più, e non poteva cammina-re. Egli voleva ritornare dal suo santo maestro e daRadha e Krishna. I bråhma∫a di casta volevanoconfrontarsi con lui, ma egli disse loro che non sa-rebbe potuto andare. Quindi Råmacandra Kaviråjae tutti gli altri suoi discepoli si recarono in quellacittà e si travestirono da negozianti. Erano tutti stu-

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com’eri prima.” Sentendo questo Narottama Êhåku-ra ringiovanì e iniziò a correre qua e là. Poi ritornòal suo åΩrama, non mostrando più sintomi di malat-tia o paralisi. I bråhma∫a che si erano opposti a lui videro la suamiracolosa guarigione. Alcuni di loro divennero pa-ralizzati, alcuni ciechi, altri furono morsi da un ser-pente e furono colpiti da molte altre sciagure. Alla fi-ne diventarono così preoccupati che si scusarono get-tandosi ai piedi di loto di Narottama Êhåkura. Na-rottama Dåsa li perdonò. In seguito assunse di nuo-vo la sua apparente condizione di paralizzato e ri-tornò sulle rive del Gange. Da lì entrò nel regno diGoloka V®ndåvana-dhåma o Navadvîpa-dhåma,Svetadvîpa. Ci sono molte cose da dire su Ûrîla NarottamaÊhåkura. Aveva un’amicizia molto intima con Ûrî-nivåsa Åcårya ed ecco perchè un discepolo di Ûrî-nivåsa Åcårya chiamato Råmacandra Kaviråja eraanche il suo amico più intimo. Narottama Êhåkurascrisse molte canzoni: Gaurå∫ga balite habe pulakaΩarîra, Rådhå-K®ß∫a prå∫a mora yugala kiΩora, Yeånilo prema dhana karuna - tutte canzoni bellissime.Nell’intera Gau∂îya Vaiß∫ava-paramparå fu il piùgrande scrittore di padåvalî, di canti devozionali. Edopo di lui, soltanto il saptama ovvero il settimo Go-svåmî, Ûrîla Bhaktivinoda Êhåkura, fu come lui.Nessuno può essere paragonato a loro, sono impa-reggiabili. Entrambi erano associati di Krishna eMahåprabhu. Imploriamo ai piedi di loto di Narottama Êhåkura af-finchè oggi ci conceda la sua misericordia. Siamomolto squalificati, indegni ed insignificanti. Per suamisericordia possiamo cantare puramente ed entra-re nella linea di Ûrî Caitanya Mahåprabhu e dei Suoiassociati, nella guru-paramparå e diventare qualifi-cati. Dovremmo cercare di implorarlo oggi. Pre-ghiamo che i canti che egli ha scritto si manifestinonei nostri cuori, e di poter sinceramente realizzare epraticare tutte queste cose.

Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

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Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

33Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Abbiamo raggiunto questo luogo conosciuto comeTer Kadamba, a metà strada tra Nandagaoñ e Yå-va†a. Per la misericordia di Durvåsa Rßî, ÛrîmatîRådhikå era una cuoca perfetta e qualsiasi cosa Leicucinasse era nettare. Ecco perchè YaΩodå pensava:“Il mio figliolo Krishna non mangia mai niente e stadiventando sempre più debole. Ora è cosi debole, epensare che ovunque ci sono dei demoni, come faràa combatterli? Non mangia nulla, così diventeràsempre più magro e scarno.” Con l’aiuto di Yogamåyå e Ku∫∂alatå, YaΩodå face-va solitamente venire lì Ûrîmatî Rådhikå. Yogamåyådiceva a Jatila, la suocera di Ûrîmatî Rådhikå: “Jati-la, se non manderai Rådhikå, tutte le tue mucche mo-riranno, quindi mandala in fretta.”Così Ûrîmatî Rådhikå, guidata da Ku∫∂alatå, era so-lita passare attraverso questa foresta molto fitta incompagnia di tutte le Sue sakhî. Una volta Rådhikåstava passando con molte sakhî, Krishna era lì chemungeva le mucche e bloccò la strada, lasciando so-lo un piccolo passaggio, un passaggio stretto vicinoal luogo dove stava mungendo. Lalitå suggerì: “ Nondovremmo passare per quello stretto passaggio, ci so-no altre vie per passare.” Ma Rådhikå disse: “Nonaver paura di Lui, di questo ragazzo scuro! Passere-mo proprio per quella via.” Così Lei passò attraverso quel sentiero circondata datutte le sakhî; quando si avvicinò a Krishna che sta-va mungendo le mucche, Lui si mise a mungere inmodo tale da spruzzarLe il latte su tutto il viso e daschizzarLa di latte dappertutto . Tutti i ragazzi ap-plaudirono, Krishna era molto contento, ma Rådhikådivenne furiosa. Procedendo oltre, la Sua collana di perle si ruppe, ele perle si sparsero qua e là. Rådhå iniziò a racco-glierle, ma in modo tale da guardare verso Krishna.Lei Stessa aveva allentato il nodo del filo affinchè leperle si sfilassero. Questo era il Suo piano e nessunopotè capire perchè le perle si erano sfilate. Tutto ciòche si sapeva era: “Oh, si sono sparpagliate tutte!”Qui quando Rådhå giungeva da Yåva†a accadevano

sempre nuovi tipi di passatempi.Col Suo flauto Krishna usava richiamare le centinaiae centinaia di migliaia di mucche – Ûyåmalî, Padma,Thanlî, K®ßangî, Gargî, Yamunå. Nanda Baba neaveva 900.000, V®ßabhånu 1.100.000, Upananda800.000, e poi c'erano quelle di Ûrîdåma, di Subala:tutte le loro mucche. Ûrîdåma era proprietario di1.100.000 mucche. Lui è il figlio di V®ßabhånuMahåråja e fratello di Rådhikå. Così tutte le mucchesi riunivano qui, e la sera Krishna era solito arrampi-carsi sulla cima di quest’albero e chiamarle tutte.Tutte le mucche, facendo risuonare la coda, arriva-vano di corsa saltellando sulle quattro zampe. Krishna era solito contare tutte le mucche sulla suaghirlanda. Se ne mancava anche solo una avrebbecontrollato se era rimasta ferita o il motivo per cuinon era arrivata. Avrebbe richiamato quella parti-colare mucca con il Suo flauto, lei sarebbe immedia-tamente saltata in piedi rinvigorita e si sarebbe riu-nita. Questo accadeva intorno a mezzogiorno. E che co-sa accadeva di notte? Egli saliva sulla cima dell’al-bero kadamba. Chiamava Ûrîmatî Rådhikå con ilsuono kliµ. “Rådhe! Rådhe! Oh Lalite, oh ViΩåkhe,oh Citre, oh Campakalate, Tungavidyå, Indulekha,Rangadevî, Sudevî, Rüpa Mañjarî, Rati Mañjarî!Tutte queste sakhî Lo raggiungevano pensando:“Nessuno mi ha scorta, sono la sola ad essere qui.”Ecco perchè questo posto è chiamato “KadambaTer”. Ter significa “chiamare”. Pukharna, Pukha-ratha e Kokilavan, sono molto vicini a questo luogo.Ci andremo domani.A Yåva†a vi sono molti posti dove si sono svolti dol-ci passatempi. Ecco perchè dopo 5000 anni RüpaGosvåmî venne qui. A quel tempo era una forestamolto fitta. Ancora oggi qui ci sono tanti briganti.Nessuno può vivere da solo qui. I briganti attacche-rebbero chiunque vi venisse, e lo farebbero scappa-re verso Nandagaoñ. In ogni modo si può restare quifino al tramonto, dopo di che diventa molto perico-loso. Di notte questo luogo diventa il centro dei bri-

Il bhajana-sthalî di Ûrî Rüpa Gosvåmî al Ter Kadamba

Ûrî Vraja-Ma∫∂ala Parikramå - 8.11.97

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

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Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

34 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

ganti. Si può vivere qui solo per grazia di Rüpa Go-svåmî. A quel tempo qui era pieno di serpenti, c’erano an-che tigri, e molti animali pericolosi. Ma Rüpa Go-svåmî viveva qui, egli era un nißkiñcana Vaiß∫ava.Rådhikå era solita fare pahara, fare la guardia per-sonalmente a Rüpa Gosvåmî. Qui Lei cucinò persi-no per Rüpa e Sanåtana. Molti passatempi si sonosvolti qui.Qui Rüpa scrisse molti libri e compose molti Ωlokasugli incontri tra Rådhå e Krishna. A quel tempo,mentre descriveva i Loro incontri, questo albero fa-ceva spuntare foglie nuove e fresche, e quando inve-ce spiegava il sentimento di separazione di Rådhå eKrishna, le foglie si seccavano e cadevano.Nel Vilapa-Kusumañjalî 1, Raghunåtha ha offerto unpra∫åma al suo Gurudeva. Quale pra∫åma?

tvaµ rüpa mañjarî sakhi prathitå pure’sminpuµsa˙ parasya vadanaµ nahi paΩyasîtibimbådhare kßata manågata-bhart®kåyå

yat te vyadhåyi kim utac-chuka-pu∫gavena

Egli pregava così: “Oh Rüpa Mañjarî, oh sakhî! Tusei famosa in tutta Vraja per essere una ragazza mol-to casta. Non guardi mai in faccia nessun altro uo-mo. Da alcuni giorni tuo marito è lontano da casaperchè è andato in un altro villaggio, tuttavia le tuelabbra sono tagliuzzate di fresco. E' possibile chequalche eccellente pappagallo le abbia morse scam-biandole per un frutto bimba?”Un giorno Rüpa Gosvåmî stava facendo il bhajanaqui con Sanåtana. Sanåtana era venuto a trovarlo edessi discorrevano su come Rådhå era giunta lì e comeKrishna si incontrava con Lei: "Così tanti lîlå si sonosvolti qui. Quant’è meravigliosa Rådhå! Com’è gen-tile e generosa." Discorrendo di Lei in questo modo, arrivò mezzo-giorno. Non avevano mangiato nulla sin dal giornoprima e Rüpa Gosvåmî pensò: “Dovrei offrire qual-cosa a Sanåtana, ma non ho nulla da dargli.” Im-provvisamente vide arrivare una ragazza meravi-gliosa, tutta sola con del latte in una brocca, che glidisse: “Baba, Mi ha mandato Mia madre, state par-lando e parlando, e continuate a parlare da stamatti-na, è giunto mezzogiorno e non avete ancora presoniente. Così Mia madre ha mandato questo latte equesto riso. Dovresti preparare qualcosa, darlo a tuofratello e prenderne il rimanente.” Essi non avevano prestato attenzione a ciò che Leistava dicendo. Pensavano si trattasse di una comune

ragazza di villaggio. Dopo Lei li lasciò. Trascorso deltempo però ritornò: “Baba, non hai fatto nulla? Do-vrò mettermi a farlo io!” Così dicendo immediata-mente raccolse un po’ di sterco di mucca, soffiò unpo’ d’aria dalla Sua bocca e subito si sviluppò un fuo-co. Molto rapidamente fu pronto un ottimo dolcekhîra dall'aroma fragrante. Lei disse: “Baba, offrilo

al tuo Prabhu, e poi dovreste prenderlo voi. Io vadoaltrimenti Mia madre Mi sgriderà dicendo: 'Perchèhai fatto così tardi?' Meglio che vada, ma voi lo do-vete prendere.” Rüpa Gosvåmî pensò: “Chi è questa ragazza?” Pre-parò rapidamente, fece l’offerta alla sua Coppia Di-vina, dopo di che offrì il tutto a Sanåtana Gosvåmî.Sanåtana Gosvåmî ne assaggiò un po’ ed iniziò a gri-dare forte piangendo: “Rådhe! Rådhe! Rådhe! Oh,questo non è un sapore comune! Com’è dolce! Qua-le fragranza! Non ho mai gustato qualcosa di similein tutta la mia vita in nessun luogo, neppure a Re-munå. Sono andato dappertutto. Sono andato daKsîra-Cora Gopinåth, da Nåthådvara e in ogni luogo

Ûrîla Bhaktivedanta Nåråya∫a Mahåråja porge gli omaggial samådhi di Ûrî Rüpa Gosvåmî durante il Parikramå,

Kartika 1998

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Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

35Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

di V®ndåvana, ma non ho mai preso del riso dolce co-sì delizioso.” Poi si sommerse nel prema per Rådhikåe iniziò a piangere. Quando in qualche modo siplacò, disse: “Fratello mio, Rüpa Gosvåmî, che cosahai fatto? Quella ragazza non era una qualsiasi co-mune ragazza. Era certamente Ûrîmatî Rådhikå.Avevi forse desiderato qualcosa?”“Non c’era nulla da dare a mio fratello maggiore.” “Che cosa ti ha portato?”“Mentre pensavo ho visto quella ragazza arrivare condel riso e del latte.”Così Sanåtana Gosvåmî piangendo gli disse: “Nondesiderare niente, altrimenti, per soddisfare il tuo de-siderio, Lei verrà e ti servirà. Non chiedere niente.Cerca invece di servire Lei.”Qui sono successe delle cose come questa. Sanåtanaera solito venire qui e Rüpa Gosvåmî andava al Ku-suma-sarovara per discutere di tutte queste cose. Co-noscete quel kîrtana: ya∫ kali rüpa Ωarira nå dhara-ta? “Cosa sarebbe avvenuto se Rüpa Gosvåmî nonfosse venuto?” Il significato di questo kîrtana è chese Ûrîla Rüpa Gosvåmî non fosse venuto, chi avreb-be scritto tutte queste cose? C’era un grandissimomagazzino di prema, un oceano di prema. Era tuttoin un enorme magazzino, e in quel magazzino c’erauna porta molto solida. Prima della venuta di Rüpa Gosvåmî, c’era solobhakti. C’erano quattro åcårya (delle quattro sam-pradåye), ma essi praticavano bhakti-sadhana se-guendo Ωrava∫am, kîrtanam, viß∫u-smara∫am, comeviene descritto nello Ûrîmad-Bhågavatam (1.2.6):

sa vai puµsaµ paro dharmo yato bhaktiradhokßaje

ahaituky apratihatå yayåtmå suprasîdhati

Era stato già spiegato tutto, ma non vi era il bhak-ti-rasa. C’e una grande differenza tra bhakti e bhak-ti-rasa. Perciò prima di Rüpa Gosvåmî c’era la bhak-ti generica, non bhakti-rasa. Rüpa Gosvåmî è venu-to e ha spiegato che cos'è bhåva, che cos'è sthayi-bhå-va, che cos'è alambana, uddîpana, vibhava, anubhå-va, sattvikå e vyabhicårî. E in quale proporzione van-no dosati così da sviluppare un rasa molto dolce. Eche cos'è rasa? Prîta-rasa, sakhya-rasa, våtsalya-ra-sa e poi madhura-rasa. E madhura-rasa è di molti ti-pi. Precedentemente non furono analizzate questecose, ma Rüpa Gosvåmî è venuto e con il suo poteree misericordia, impotenziato da Mahåprabhu, egliscrisse tutto: il Bhakti-Rasåm®ta-Sindhu, l'Ujjvala-Nîlama∫i e narrò il Lalita-Mådhava, il Vidagda-

Mådhava. Perchè li scrisse? Non vi erano esempi innessuna parte dello Ûrîmad-Bhågavatam; quindi luidiede un esempio in questi libri e due in specifico co-me esempio di mahabhava. Diede la definizione dimahåbhåva e adhirüdha-mahåbhåva, di cos'è moda-na e madana. Per questo diede degli esempi in tuttiquesti libri, e ciò diventò il bhakti-rasa. Successiva-mente Raghunåtha Dåsa Gosvåmî lo trasformò in ra-sa.

Rüpa Gosvåmî ha narrato tutte queste cose: bhå-va, mahåbhåva, sañcari, svarüpa-siddhi, ruci, asakti,vastu-siddhi, prema, sneha, råga, anuråga, bhåva omahåbhåva, måna, pra∫aya. Egli ha narrato tuttoquesto. Mai nessuno lo aveva fatto prima.

Perciò Rüpa Gosvåmî ha aperto la porta solidissi-ma di quel khajånå o tesoro del bhakti-rasa. Quindiquando aprì la porta, il bhakti-rasa incominciò a scor-rere come il Gange e lo Yamunå, con una forte cor-rente inondò l’intero Bengala, e in seguito tutto ilsud dell’India e anche Vraja, andò dovunque. Per-ciò se Rüpa Gosvåmî non fosse venuto, chi avrebbepotuto rivelare tutte queste cose? Nessuno...

Egli disse:

nîra-kßîra haµsan, påna-vidhåyankaun p®thak kari påyat

Nîra-kßîra- che cosa è sakhya-rasa? Che cosa èvåtsalya-rasa e come diventa? Com’è madhura-ra-sa? I Vaiß∫ava Gau∂îya offrono pra∫åma al sakhya-rasa. Offriranno pra∫åma ad Hanumån per il suo då-sya-rasa. Essi hanno molto rispetto per våtsalya, perYaΩodå Maiyå e Nanda Baba. Tutti venivano e can-tavano. Là sono tutti seguaci di Nanda Baba eYaΩomati. Fanno il kîrtana, molto bello, ma solo kîr-tana di våtsalya-rasa. E voi che cosa cantate? Oh,parakîyå-rasa, molto elevato. Loro non lo possonoimmaginare. Rüpa Gosvåmî lo ha fatto.

Nîra kßîra haµsam. Haµsa significa ‘cigno’. Il ci-gno non prende l’acqua. Lui separerà l’acqua e pren-derà solo il latte. Quindi dov’è våtsalya-rasa? Dov’èdåsya-rasa? Il cigno separerà tutto e che cosa gu-sterà? Solo il madhura-rasa. Quale madhura? Pa-rakîyå e nel parakîyå entrambi i parakîyå. I Tat-tat-bhåvecchåtmikå. Prenderà solo quelli. Questa è lacosa più elevata. Quello che Rüpa Gosvåmî ha det-to...

Lalitå, ViΩåkhå, Citra, tutte sono molto elevate.Sono eroine, alla pari di Ûrîmatî Rådhikå. RüpaMañjarî è una speciale dåsî di Ûrîmatî Rådhikå.Quando Lalitå desidera vedere Rådhå e Krishna

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Quinto Raggio √ I Sei Gosvåmî

36 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

mentre sono in un sentimento coniugale, dovrà chie-dere il permesso a Rüpa Mañjarî, altrimenti non po-trà. Ma per andare nel luogo dove Rådhå e Krishnastanno gioiendo e giocando, Rüpa Mañjarî non do-vrà chiedere il permesso a nessuno ci andrà diretta-mente. Questo è il beneficio di essere una dåsî alle dipen-denze di Rüpa Mañjarî. Tutti i Vaiß∫ava Gau∂îya se-guono questo. Essi sono palya-dåsî, ancelle di Ûrî-matî Rådhikå. Chi ha stabilito questo se non RüpaGosvåmî? Tutta la nostra paramparå da Rüpa Gosvåmî fino ainostri giorni è indebitata verso di lui per questo. Luiha chiarito tutte queste cose. Quindi ora che siamogiunti in questo luogo, dobbiamo prendere la polve-re dei piedi di Rüpa Gosvåmî e pregare in questo mo-do.

Ûrî caitanya mano’bhî߆amsthapitam yena bhütale

svayaµ-rüpa kadå mahyam dadåti sva-pada∫tikam

(Ûrî Prema-Bhakti-Ca∫drikåÛrîla Narottama Êhåkura)

“Quando Ûrîla Rüpa Gosvåmî Prabhupåda, che hastabilito in questo mondo la missione che soddisfa ildesiderio più intimo di Ûrî Caitanya Mahåprabhu, miconcederà il rifugio dei suoi piedi di loto?”

ådadånas t®∫aµ dantair idaµ yåce puna˙ puna˙Ωrîmad-rüpa padåmbhoja-dhuli˙ syam janma

janmani(Ûrî Mukta-caritraµ, Ûrîla Dåsa Gosvåmî)

“Con un filo di paglia tra i denti umilmente prego an-cora ed ancora: ‘Oh Ûrîmad Rüpa Gosvåmî, fà che iosia, vita dopo vita, una particella di polvere ai tuoipiedi di loto’!”

priya-svarüpe dayita-svarüpeprema-svarüpe sahajåbhirüpenijånurüpe prabhur eka-rüpetatåna rüpe sva-vilåsa-rüpe

(Cc. Madhya-lila)

“In effetti Ûrîla Rüpa Gosvåmî, il cui caro amico eraSvarüpa Dåmodara, era l’esatta replica di Ûrî Cai-tanya Mahåprabhu, ed era molto, molto caro al Si-gnore. Essendo la personificazione dell’amore estatico di Ûrî

Caitanya Mahåprabhu, Rüpa Gosvåmî era natural-mente bellissimo. Egli seguiva accuratamente i prin-cipi enunciati dal Signore ed era la persona più com-petente per spiegare in modo appropriato i passa-tempi del Signore Ûrî Krishna. Caitanya Mahåprabhu donò la Sua misericordia aÛrîla Rüpa Gosvåmî affinchè egli potesse rendereservizio scrivendo la letteratura trascendentale.”

Mailing-list della AVGVAbbiamo il piacere di comunicare ad amici e let-

tori che sono disponibili le lezioni tradotte in italianodi Srila Bhaktivedanta Narayana Maharaja prove-nienti dai tours mondiali che ha compiuto negli ulti-mi quattro anni.

Chi ha a disposizione un collegamento ad internetpuò iscriversi all’interno della mailing list e riceveràdirettamente a casa le lezioni ed eventuali informa-zioni sui festivals organizzati in vari luoghi del mon-do in occasione delle visite di Srila BhaktivedantaNarayana Maharaja. Inoltre potrà ricevere il calen-dario Vaisnava della Gaudiya Vedanta Samiti, foto-grafie, e altro ancora.

La richiesta di iscrizione si trova all’interno del-l’Internet Gaudiya Vedanta Portal il cui indirizzoweb è: www.igvp.com, poi entrare nel sito AVGV;oppure andare direttamente al sito della AVGV alseguente indirizzo web: www.igvp.com/avgv ed ese-guire la procedura di iscrizione nel menu mailing-li-st.

C’è un grande bisogno di ispirazione ed incorag-giamento e questa opportunità potrà essere sicura-mente di aiuto a chi sinceramente ricerca la coscien-za di Krsna.

Vaiß∫avadåsanudåsaLîlå Purußottama dåsa

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Sesto Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

37Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

yaõ - se; kali - Kali-yuga; rüpa - Ûrîla Rüpa Gosvåmî; Ωarîra - laforma; nå dharata - non apparso; taõ - allora; vraja-prema - l’a-more delle vraja-gopî verso Krishna; mahånidhi - grande teso-ro; ku†harika - grande magazzino; kaun - chi; kapå† - la porta;udhårata - aperta.

nîra - acqua; kßîra - latte; haµsan - cigno; pån-vidhåyan - che stabevendo; kaun - chi; p®thak - separato; kari payåt - beve il latte;ko - chi; sab - tutto; tyaji - abbandonando; bhaji - adora; v®ndå-van - V®ndåvana; ko - chi; sab - tutto; grantha - scritture; viraci-ta - scritto.

jab - quando; pitu - fiori gialli; vanphula - fiori di bosco; phalat- frutti; nånå-vidhi - vari tipi di; manoråji - incantevole; aravin-da - fiori di loto; so - egli; madhukar - come un’ape; vinu - sen-za; pån - bevendo; kaun - chi; jånata - conosciuto; vidyamån -presente; kari bandha - chiuso.

ko jånata - chi avrebbe conosciuto; mathurå-v®ndåvan - le glo-rie di Mathurå e V®ndåvana; ko jånata - chi avrebbe conosciu-to; vraja-gîta - le glorie di Vraja; ko jånata - chi avrebbe saputo;rådhå-mådhav - Rådhå e Mådhava; rati - l’amore; ko jånata -chi avrebbe conosciuto; soi p®ita - un tale amore.

jåkar - i cui; cara∫a - piedi di loto; prasåde - per misericordia di;sakal jan - tutte le persone; gåi - cantano; gavåi - dando istru-zioni di cantare; sukha - felicità; påvat - ottiene; cara∫a-kamale- i piedi di loto di; Ωara∫ågata - le anime arrese; mådho - MådhoDåsa; tab - così; mahimå - le glorie di; ura lågat - abbracciando.

Se Ûrîla Rüpa Gosvåmî non fosse apparso in quest’era di Kali,

chi avrebbe aperto il grande magazzino di vraja-prema conte-nente il supremo amore delle vraja-gopî? Chi avrebbe apertola porta e distribuito liberamente e ovunque il suo contenuto?

Proprio come un cigno separa il latte dall’acqua e gusta solo ildolce nettare del latte, chi avrebbe potuto essere più espertonel suddividere le nettaree dolcezze - dåsya, sakhya, våtsalya,madhura - da gustare? Abbandonando tutto per andare a com-piere il bhajana a V®ndåvana, egli mise tutto per iscritto in testirasika come il Bhakti-Rasåm®ta-Sindhu, l'Ujjvala-Nîlama∫î, ilVidagdha-Mådhava, il Lalita-Mådhava, e molti altri poemi ecanti devozionali.

Nella stagione in cui i fiori gialli della foresta sono in piena fio-ritura e varie specie di frutti maturano, egli viveva come un’a-pe che raccoglie il nettare dagli incantevoli fiori di loto. Chiavrebbe potuto comprendere il meraviglioso nettare che stavaraccogliendo? Ancor oggi sarebbe rimasto sigillato.

Chi avrebbe compreso i divini passatempi di Krishna a Mathuråe a V®ndåvana? Come avremmo potuto conoscere i dolci pas-satempi di Vraja e gli scambi di amore tra Ûrî Rådhå e Mådha-va? Chi avrebbe potuto comprendere il Loro prema - sneha,måna, pra∫aya, råga, anuråga, mahåbhåva, adhirudhamahåbhåva, modana, mohana, e madana?

Per misericordia dei suoi piedi di loto tutte le persone ora pos-sono cantare e dare istruzioni su come ottenere un simile sta-dio di divina beatitudine! Quest’anima sottomessa, Mådho Då-sa, si pone ai piedi di loto di Ûrî Rüpa Gosvåmî, pregando sem-pre di poter abbracciare le sue dolci glorie.

Yan Kali Rüpa Ûarîra Nå Dharata?Che cosa sarebbe successo se Rüpa Gosvåmî non fosse apparso?

1yaõ kali rüpa Ωarîra nå dharata

taõ vraja-prema- mahånidhi-ku†harika,kaun kapå† udhårata

2nîra kßîra haµsan, pån-vidhåyan,

kaun p®thak kari påyatko sab tyaji bhaji v®ndåvan,

ko sab grantha viracita

3jab pitu vanphula, phalat nånå-vidhi,

manoråji aravindaso madhukar vinu, pån kaun jånata,

vidyamån kari bandha4

ko jånata, mathurå-vrndåvan,ko jånata vraja-gîta

ko jånata, rådhå-mådhav rati,ko jånata soi prîta

jåkar cara∫a, prasåde sakal jan,gåi gavåi sukha påvat

cara∫a-kamale, såra∫ågata mådhotab mahimå ura lågat

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Sesto Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

38 Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

Testo 1

akhila-rasåm®ta-mürti˙ pras®mara-ruci-ruddhatårakå-påli˙

kalita-Ωyåmå-lalito rådhå-preyån vidhur jayati

akhila - che comprende ogni cosa; rasa - relazione;am®a - nettare; mürti˙ - forma; pras®mara - che siespande; ruci - caratteristiche attraenti; ruddha - con-trollando; tårakå - di nome Tårakå; påli - di nome På-li; kalita - influenzata da; Ωyåmå - di nome Ûyåmå; la-litå - di nome Lalitå; rådhå - Ûrîmatî Rådhårå∫î;preyån - il più caro; vidhuh - consorte; jayati - è glo-rioso.

"Il Signore Ûrî Krishna, il più caro consorte di Ûrî-matî Rådhårå∫î, esiste eternamente con ogni gloria.Egli è la persona che contiene in Sè tutte le nettareerelazioni, e la Sua forma è eterna e trascendentale.EspandendoSi in innumerevoli forme attraenti, Egliè la divinità che controlla le pastorelle come Tårakåe Påli ed influenza Ûyåmå e Lalitå."

Spiegazione

Il Signore Ûrî Krishna, che è Dio la persona supremanella Sua forma eterna, viene glorificato poichè sirende caro attraverso le Sue azioni benevole che dis-seminano i differenti tipi di rasa o “gusti”. Il Rasa èpsicologicamente descrittto come un senso di perce-zione. Ma il senso di percezione che sperimentiamonella nostra concezione materiale della vita è un ri-flesso distorto di quella reale. La realtà si può avvi-cinare con la comprensione e la realizzazione dellaforma personale del Supremo che contiene ogni co-sa ed è l'infinitamente affascinante Ûrî Krishna. Ilnome stesso Ûrî Krishna richiama alla mente un con-

cetto di completa attrazione essendo colmo di ric-chezza, forza, influenza, bellezza, conoscenza e ri-nuncia. La personificazione completa di tutte que-ste opulenze combinate insieme nella loro pienezzaviene esibita dalle attività che il Signore manifestaquando Si pone per Sua immotivata misericordia, nelnostro campo di capacità visiva, anche se la PersonaSuprema trascende le azioni speculative del pensare,sentire e volere dell'essere vivente.Il compagno eterno di Ûrîmatî Rådhårå∫î è il Signo-re Ûrî Krishna, che si manifesta pienamente nell'e-nunciare la Bhagavata-Gîtå. Egli ha i Suoi innume-revoli raggi di espansioni, e ognuno di essi è il com-pleto vidhuh o “colui che vince tutti i tipi di soffe-renza del devoto”. Persino gli asura o gli atei che so-no nemici del Signore traggono beneficio dalla Suamisericordia senza causa, sebbene in apparenza sem-bra vengano uccisi dal Signore.Anche gli asura uccisi dal Signore ottengono la muk-ti o liberazione, la destinazione dei filosofi empiriciimpersonalisti. Egli è infinitamente attraente sia pergli asura, o gli esseri materialisti non devoti, che peri sura o devoti. Egli è glorificato con evidenza inugual modo da sura e da asura. Sul campo di batta-glia di Kurukßetra, il Signore Ûrî Krishna venne glo-rificato persino dal campo avverso nel momento incui Bhißma si rivolse a Lui chiamandolo parente diArjuna, il guerriero vittorioso. E coloro che moriro-no sul campo di battaglia di Kurukßetra ottennero illivello più alto di liberazione semplicemente fissandolo sguardo su di Lui al momento della morte in bat-taglia.Poichè possiede tutte le opulenze, essendo l'Unosenza uguali ed essendo il Signore di tutte le creatu-re, viene adorato persino dai dirigenti supremi dellacreazione cosmica. Egli è attraente anche nei Suoipersonali aspetti decorativi. Il Signore Ûrî Krishna è

Ûrî Bhakti-Rasåm®ta-Sindhudi Ûrîla Rüpa Gosvåmî

dal “Back to Godhead”, Vol. III, parte 17, 5 Aprile 1960

Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja

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Sesto Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

39Raggi di Armonia Vol. I ~ N. 2

decorato con svariati ornamenti posti in varie posi-zioni. I Suoi orecchini, la Sua corona, i Suoi braccia-li, la Sua collana, la Sua cintura, e così via, incasto-nati di gioielli del massimo valore e il Suo attraentevolto sorridente cosparso sulla fronte da polpa di san-dalo, i Suoi abiti di seta gialla, ognuno di questi di-versi aspetti concorre a formare la Sua piena ed at-traente personalità. L’intero Bhågavata Purå∫a è praticamente una vivi-da descrizione del Suoestremo fascino e all’i-nizio di questa stessascrittura il Signore ÛrîKrishna viene distintoda tutte le altre mani-festazioni o incarna-zioni plenarie eviden-ziando il fatto cheLui è l’originale formadi Dio la persona su-prema. Considerandotutti questi aspetti del-le Sue qualità perso-nali e trascendentalicosì come sono espo-ste in tutte le scritturevediche rivelate, il Si-gnore Ûrî Krishna èindubbiamente la for-ma pienamente at-traente ed eterna ditutti i rasa.Nel presente contestodei Suoi aspetti tra-scendentali Egli è ilSignore predominan-te dei primari rasa de-finiti Ωånta, l'inattivitàtrascendentale; dåsya,il servire trascendentale; sakhya, l'amicizia trascen-dentale; våtsalya, l'affetto trascendentale dei genito-ri e madhura, il sentimento coniugale trascendenta-le. Nella Sua forma trascendentale, relazionata agliabitanti di Vrajabhümi, Egli è la personificazione del-la felicità spirituale. Questa felicità spirituale vienedescritta anche nel Brahma-sütra. Per quanto riguarda gli altri rasa che sono secondarie individualmente connessi a Lui, Krishna viene de-scritto in modo appropriato nel Bhågavatam(10.32.17) nell’arena del re Kaµsa a Mathurå, comesegue: “Mallånåm-aΩani, è come un fulmine agli oc-

chi dei lottatori [vîra-rasa]; n®∫aµ naravara, per l’uo-mo ordinario appare come la forma più perfetta diuomo [adbhuta-rasa]; Ωtri∫åµ smaro mürtimån, alledonne appare come Cupido personificato o il più de-siderabile del sesso opposto [madhura-rasa];gopånåµ svajana, ai pastori appare come l'amico piùcaro [sakhya-våtsalya-håsya]; asatåµ kßiti-bhüjåµΩåstå, ai governatori colpevoli e corrotti appare co-me il governatore più opulento [raudra-rasåbhåsa];

e sva-pitro˙ΩiΩu˙, per i geni-tori è come unpiccolo bambino[våtsalya e ka-ru∫a-rasa];m®tyur bhojapa-ter, al re deiBhoja, Kaµsa,apparve come lamorte personifi-cata [bhayånakaråsåbhåsa];virå†a-vidußåµ,ed appare comel’onnipervaden-te sè universaleper le persone diminore intelli-genza [vîbhatsarasåbhåsa]; tatt-vaµ paraµ yo-ginåµ, ai misticiappare come laVerità Assoluta[Ωånta-rasa];v®ßninam para-deva, per iVaiß∫ava o i di-scendenti di Vi-

snu appare come la divinità più adorabile [dåsya-ra-sa]. Essendo in tal modo visto dai rispettivi conosci-tori in accordo al loro rispettivo potere di conoscer-Lo, il Signore Ûrî Krishna entrò nell’arena del reKaµsa accompagnato dal fratello maggiore Ûrî Ba-ladeva.”Nelle scritture rivelate vengono descritti i rasa in do-dici differenti gruppi come segue: 1) raudra, ira; 2)adbhuta, meraviglia; 3) s®ngåra, coniugale; 4) håsya,scherzo; 5) vîra, combattimento; 6) dayå o karu∫a,misericordia; 7) dåsya, servitù; 8) sakhya, amicizia; 9)bhayånaka, spavento; 10) vîbhatsa, disgusto; 11) ßån-

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ta, neutralità; e 12) våtsalya, affetto dei genitori.S®ngåra e madhura-rasa sono la stessa cosa. Questidodici rasa sono i rasa basilari e il Signore Ûrî Krish-na è in modo chiaro la personificazione di tutti que-sti rasa. Egli non è solamente Colui che gioisce delmadhura-rasa o del s®ngåra-rasa con ÛrîmatîRådhårå∫î, ma gioisce anche del vîbhatsa-rasa quan-do uccide asura come Kaµsa e Jaråsandha. Nella creazione del Signore, per quanto concerne larelazione reciproca tra persone, non c’è niente oltrequesti sopra menzionati dodici rasa basilari. Le atti-vità degli esseri viventi vengono suscitate da uno deirasa, o nella loro forma originale o in una forma per-vertita, ma tutti i rasa emanano dalla trascendenza.Non può esistere alcuno scambio di råsa che nonemani dal Supremo.Tutto ciò che esiste trae la sua origine nel SupremoEssere e ciò è confermato dal sütra uno del Vedanta-sütra (janmådyasya yata˙). Essendo Ûrî Krishna laforma originale di Dio, Egli è in definitiva la fonte ela riserva di tutti i rasa descritti prima. Quindi il rå-sa che si scambia con Lui, diventa per natura assolu-to. Il Signore è la Verità Assoluta ed ognuno deisuddetti rasa è per natura assoluto in relazione allareciprocazione del servizio che Gli viene rivolto. IlSignore essendo Colui che gode di tutti i rasa, è Co-lui che reciproca, direttamente o indirettamente conl'entità vivente che per natura costituzionale è Suoservitore, scambiando differenti rasa. Perciò i devo-ti che servono direttamente il Signore nei principalirasa di dåsya, sakhya, våtsalya e madhura sono deisuper-servitori o servitori eterni, molto più di coloroche Lo servono nei rasa secondari, sette in tutto, diraudra, adbhuta, håsya, e così via.La vera posizione dell’essere vivente è di servire il Si-gnore e niente più. L’essere vivente non può diven-tare il padrone assoluto in nessuno stadio della suaesistenza, nè materialmente nè spiritualmente. Ma-terialmente può in modo innaturale atteggiarsi a pa-drone, ma diventando frustrato in quel tentativo de-sidera annullare la sua esistenza diventando uno conil Signore. Questo desiderio di diventatre uno con ilSignore non si trova neppure nell'ambito del Ωånta-rasa, l'inattività trascendentale, e perciò ad eccezio-ne dei cinque rasa principali, tutti gli altri rasa ven-gono posti al di fuori del regno spirituale. Questaunione è comunque trascendentalmente realizzatanei principali cinque rasa poichè nel regno assoluto,sebbene ci sia una reciprocazione costante nei rasaprimari tra il Signore e i Suoi eterni reciprocatori oeterni compagni, non c’è differenza qualitativa tra il

Signore e i Suoi servitori.Nel regno assoluto non c’e differenza tra Rådhårå∫îe Krishna o tra YaΩodå e Krishna, e così via. I reci-procatori che si trovano nel regno assoluto e quelliche si trovano nel mondo relativo, sono intrinseca-mente e qualitativamente uguali, ma esiste una dif-ferenza sul piano quantitativo tra il Signore ed i Suoiservitori. Il Signore è l’inesauribile sorgente di tuttii rasa, mentre le entità viventi sono soltanto dei reci-pienti limitati alla loro capacità.In altre parole, il Signore è il tutto mentre i Suoi ser-vitori sono costituzionalmente solo delle particelleinfinitesimali. Le particelle hanno perciò potenza li-mitata di godimento, e come tali le particelle del Si-gnore di fatto non possono essere definite, nel verosenso, dei goditori. Perciò questi reciprocatori di ra-sa, propriamente definiti servitori che prendono par-te al godimento, vengono gioiti dal Signore. Sebbe-ne il rasa come scambio reciproco sia equamentecondiviso tanto dal Signore quanto dai servitori, il Si-gnore è il goditore che predomina, mentre le parti-celle sono goditori predominati. La vera felicità del-l’essere vivente viene realizzata in questo modo, al-trimenti egli potrà semplicemente fondersi con il Si-gnore annullando la sua posizione costituzionale ine-rente di essere emanato dal Supremo. Questa posi-zione costituzionale di particella esiste in modo pre-dominante nel regno assoluto, mentre i rasa secon-dari vengono manifestati nel mondo relativo. Quan-do il Signore desidera perciò gioire con i suoi servi-tori del rasa secondario, per Suo desiderio tale scam-bio viene a manifestarsi nel mondo relativo. Questirasa secondari in realtà quando sono in relazione al-la Persona Assoluta, generano un risultato simile aquello dei rasa primari. Quindi il viîbhatsa-rasa chevenne a manifestarsi tra il Signore e Kaµsa terminòanch’esso con la liberazione di Kaµsa, per il fatto cheÛrî Krishna è la Persona Assoluta.Se vuole davvero assaporare uno qualsiasi dei sud-detti rasa, l’entità vivente servitrice deve perciò reci-procare alla pari con Ûrî Krishna che è la sorgentedell'illimitato oceano di tutti i rasa. Essa può otte-nere qualsiasi quantità di rasa direttamente alla fon-te semplicemente reciprocando con Ûrî Krishna. IlGopåla-Tåpanî afferma perciò in modo conclusivoche Krishna è la fonte suprema di tutti i rasa, il che èconfermato anche dagli Ûruti o Veda. Bisogna quin-di meditare sempre su Krishna per sviluppare un par-ticolare tipo di rasa, relazione, in accordo al propriogusto e seguendo le appropriate direttive del mae-stro spirituale.

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Krisna apparve a Kaµsa come la morte personifica-ta poichè Kaµsa voleva uccidere Krishna sin dall’i-nizio della Sua apparizione. Similmente le gopî vo-levano avere Krishna come loro amante e perciò Kri-shna le ha trattate come il più affascinante amantemanifestando il madhura-rasa, la trascendentale re-lazione amorosa.La conclusione è che Dio la Persona Suprema reci-proca con i Suoi servitori in proporzione e in accor-do alla qualità del servizio a Lui reso. Nessuno com-pie nient’altro se non questa reciprocazione di rasacon Krishna e così ognuno raccoglie il risultato desi-derato in proporzione ed in base alla qualità del ser-vizio misto alla contaminazione dell’energia mate-riale, mentre lo stesso servizio è trascendentale nelRegno Assoluto, dove l’illusione si nota solo perchèassente. La qualità di servizio rivolto a Ûrî Krishna,nella forma più elevata, viene manifestata dalle gopîe tale servizio è glorificato nel Bhågavatam con le se-guenti parole: “Quali particolari austerità hannocompiuto le gopî per avere il privilegio di gioire be-vendo il nettare della bellezza del Signore? Questonettare è tanto insondabile quanto le Sue altre opu-lenze.”Perciò la più alta qualità trascendentale di rasa av-viene nella reciprocazione del Signore con le gopî, etra di loro quelle menzionate in modo speciale, sonole gopî Tårakå, Påli, Ûyåmå, Lalitå e ÛrîmatîRådhårå∫î. Nei Purå∫a vengono menzionati i nomidi gopî come Gopålî, Pålikå, Dhanyå, ViΩåkhå, Da-ni߆ha, Rådhå, Anurådhå, Somåbhå, Tårakå e cosìvia. E nel Dvårakå Måhåtmya i nomi di Lalitå, Ûyå-malå, Ûaibyå, Pådmå, Bhadrå, e ViΩåkhå vengono de-scritti come quelli di capogruppo tra le damigelle diVrajabhümi. Si fa tale menzione dei nomi delle gopîanche nello Skåndha Purå∫a. Queste gopî erano af-fascinate dalla bellezza e dalle attraenti caratteristi-che della forma di Ûrî Krishna. Esse non erano sol-tanto affascinate, ma erano di fatto sotto il controllodel Signore tramite il sentimento di amante e amate.Tali puri sentimenti trascendentali delle gopî non de-vono mai essere paragonati ai principi erotici delmondo materiale. In questi scambi dei più elevatisentimenti, rasa, Ûrîmatî Rådhårå∫î si erge come lasuprema, Lei è perciò il vero emblema della recipro-cazione di tutti i rasa scambiati con Krishna in unamaniera così particolare da essere sconosciuta persi-no a Krishna. Essendo entrambi ugualmente com-pleti e perfetti, vi è una esuberanza costante di esta-si trascendentale che è la forma più pura di competi-zione dell’energia hladinî (o elemento trascendenta-

le del dare piacere), potente nel Signore, ma resa ma-nifesta da Rådhårå∫î.Nell’Uttara-kha∫∂a del Pådma Purå∫a queste reci-procazioni della più elevata e trascendentale dolcez-za, vengono descritte ponendo in luce il luogo cono-sciuto come Rådhå-ku∫∂a, dove il Signore Krishnae Rådhårå∫î hanno mostrato la Loro reciproca com-pletezza: “Il Rådhå-ku∫∂a è perciò altrettanto caro aÛrî Krishna come lo è Ûrîmatî Rådhårå∫î.” “A Dvå-rakå, Rukmini è la principale regina del Signore, e si-milmente a V®ndåvana Rådhårå∫î è la suprema trale gopî.” (Måtysa-ska∫∂a).La funzione dei passatempi di V®ndåvana è di rap-presentare un livello di reciprocazione di rasa più ele-vato di quello che si trova a Dvårakå. PertantoRådhårå∫î è più importante di Rukmini. Là Lei è lacontroparte più affascinante del Signore infinita-mente affascinante e perciò Lei è la massima perso-nificazione della potenza di piacere hladinî del Si-gnore. Il Signore Si sdoppia volontariamente comeRådhå e Krishna per poi riunirSi di nuovo nell’ancorpiù attraente forma di Ûrî Caitanya Mahåprabhu. Inaltre parole, i devoti del Signore Ûrî Caitanya Mahå-prabhu sono i candidati idonei ad avvicinare la sor-gente di tutti i rasa. In accordo a Ûrîla Jîva Gosvåmî entrambi i nomi diRådhå e Krishna vengono menzionati nel Âg Vedacome Rådhå e Mådhava. Uomini dotati di poca co-noscenza e cosiddetti seguaci dei Veda indulgono indiscussioni pragmatiche riguardanti Rådhå e Krish-na senza consultare le autorevoli affermazioni deiGosvåmî capeggiati da Ûrîla Rüpa Gosvåmî e in se-guito da Ûrîla Raghunåtha Dåsa Gosvåmî. PerciòÛrîla Narottama Dåsa Êhåkura raccomanda agli stu-denti seri della scienza dei rasa di porsi sotto la pro-tezione dei misericordiosi Gosvåmî i quali hanno ab-bandonato ogni compagnia materiale di aristocraziae comodità ed hanno accettato volontariamente laparte di rigorosi mendicanti per dare alle anime ca-dute come noi, il loro più grande e benedetto dono:gli scambi d’amore di Rådhå e Krishna.La scienza trascendentale degli scambi d’amore traRådhå e Krishna non è cosa facilmente comprensi-bile anche per le persone che possiedono il più altotalento nè dagli opportunisti materialisti. Coloro checercano perciò di comprendere gli scambi d'amoretra Rådhå e Krishna con l'attitudine orgogliosa del-l’erudizione materialista, si perderanno nel grembodell’oblio poichè sono riluttanti a consultare i libri la-sciati dai Gosvåmî. Il Bhakti-Rasåm®ta-Sindhu, dicui noi stiamo cercando di produrre una versione in-

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glese seguendo le orme dei Gosvåmî, è il primo diuna serie di libri a questo riguardo. Lo studio preli-minare della scienza del servizio di devozione deveperciò essere compiuta cautamente facendo delle ri-cerche sul soggetto trascendentale mantenendo la vi-sione di studenti seri.Metaforicamente vidhu significa la “luna”. Qui il Si-gnore è paragonato alla luna sebbene talvolta sia pa-ragonato con il ben più potente sole. In questo casoEgli è paragonato alla luna per eccellenza, ma nonnel senso della minor potenza della luna rispetto alsole. Al contrario, Egli non è paragonato al sole per-chè soltanto la luce della luna può mitigare la faticain una persona stanca. Così noi vogliamo bere il ra-sa per trovar ristoro dagli effetti della stanchezzache deriva dall’arida vita materiale. La gente stanca,allo scopo di mitigare la fatica del lavoro, cerca diastenersi da un particolare tipo di rasa, quello cheproviene dai più stancanti suoni della radio e di altristrumenti materiali di rilassamento, ma la gentesciocca non sa che il vero rasa scorre sotto i piedi diloto del Signore Ûrî Krishna. Egli emana costante-mente il flusso dei trascendentali rasa, rinfrescanticome la luce lunare. In primavera la luce della lunaè ancor più rinfrescante.

La luna primaverile è la somma totale di tutti i rasadelle altre stagioni, perciò Ûrî Krishna è paragonatoa questa luna che si mostra deliziosamente insiemealle scintillanti stelle di nome Tårakå e così via. Inquesta spiegazione metaforica la parola ruddha si-gnifica “coperta” e påli significa la “schiera”. In al-tre parole i raggi della luna hanno coperto la lucesplendente della schiera di stelle. Questi meravigliosiaspetti della luna si manifestano durante la notte, cheè paragonata alla scura Ûyåmå. In questa metafori-ca combinazione di parole, lalitå significa “passa-tempo” e am®ta è la “luce lunare” stessa.Le stelle, così come la luce lunare, e i loro reciprocipassatempi si manifestano tutti soltanto la notte, co-sì analogamente i passatempi del Signore Ûrî Krish-na nell'apice del rasa trascendentale, sono possibilisolamente di notte in compagnia di ÛrîmatîRådhårå∫î e delle Sue eterne compagne. Nella not-te illuminata dalla luna, la stella conosciuta comeAnurådhå o Rådhå fu connessa più intimamente conla stella conosciuta con il nome di ViΩåkhå. Come laluna è molto più bella nella notte di luna piena di pri-mavera, similmente l’attrazione verso Krishna si mo-stra pienamente nello scambio dei rasa.

Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja iniziò una nuova onda globale di bhakti. Qui lo sivede mentre dirige l'harinåma saõkîrtana in Thompkins Square Park, New York, nella metà

degli anni sessanta.

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Ho sentito dal mio Gurudeva, o da qualche Vaiß∫ava, che Rådhå è così meravigliosa, così misericordiosa ecosì madhura, così dolce – perciò prego ai Suoi piedi. Non ho alcuna qualificazione per ascoltare tutte que-ste cose, ma vedendo le qualità di Ûrîmatî Rådhikå ho osato pregarLa e so che mi ascolterà perchè Lei è sar-vajña, onnisciente. Certamente Lei ascolterà. Bhajåmi rådhåm aravinda-netråµ. Aravinda-netråµ signifi-ca avere occhi come petali del loto. Perchè? Perchè i petali del loto sono fragranti, hanno un buon profumo,un buon profumo, e sono molto soffici, molto morbidi. Qui “soffice” sta a significare che se qualcuno provadel dolore o si trova in difficoltà e piange, il cuore di Rådhå si intenerisce e Lei gli concederà certamente laSua misericordia. Raghunåtha Dåsa porta quindi l’esempio di un loto. I suoi occhi sono come un loto.Anuråga significa “rosso”. Lei è immersa nel k®ß∫a-anuråga, e gli angoli dei Suoi occhi sono come un loto,sono sfumati di rosso. Io voglio questo tipo di anuråga e Tu Rådhå lo puoi dare. Ci sono dei significati na-scosti in queste parole. Oh Ûrîmatî Rådhikå, bhajåmi rådhåm aravinda-netråµ, smårami rådhåµ madhura-smitåsyåm. Ricordo ilTuo dolce volto sorridente. Perchè sorride? Aveva mostrato måna, e Krishna tentava di rappacificarLa maLei non era soddisfatta. Rådhå disse a Krishna: “Tu non puoi amare nessun’altra oltre Me, nessun’altra.”Krishna fa ciò che Rådhå Gli dice e così Lei è soddisfatta. Ora Lei sorride: “Ho conquistato Krishna e Luifa tutto quello che Gli dico di fare.” Lei è madhura-smitåsyåm. Guarda le gopî come per dire: “Ora ho con-quistato Krishna.” E Lui è saubhågyavatî, Si sente immensamente fortunato. Voglio ricordare tutti questi lîlå.Vadåmi rådhåµ karu∫å-bharådråµ, pronuncio sempre il nome di Rådhå che è sempre tanto misericordiosa.Lei dà sempre la misericordia a tutti coloro che vogliono servirLa. Tato mamånyåsti gatir na kåpi: non ho al-tra meta eccetto Te. Non ho nessun altro che Te a cui badare. Voglio solo servire Te. Non c’è nessuno ec-cetto Te.

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

bhajåmi rådhåm aravinda netråµsmaråmi rådhåm madhura-smitåsyaµvadåmi rådhåm karu∫å-bharådråµ

tato mamånyåsty gatir na kåpi

Ûrî ViΩakhånandåbhidha-Stotram, 131Ûrîla Raghunåtha Dåsa Gosvåmî

“Adoro Rådhå dagli occhi di loto. Me-dito su Rådhå che sorride dolcemente.Glorifico la supremamente misericor-diosa Rådhå. Lei è la sola meta dellamia vita. La mia vita non ha altro senso.”

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