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Voltana On Line n.25-2011

Date post: 22-Mar-2016
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news, politics
8
loro corso. Se la manovra andrà male, ci sarà ampio modo per recriminare. Se andrà bene, sarà meritorio l’averla favorita. In verità la tecnica del rinvio non ha mai avuto estimatori. Ma aspet- tiamo per giudicare. La maggiore incognita, anche a parte i risvolti economici, riguarda www.voltanaonline.it Voltana On Line 25 2011 ritocrazia. 6 giovani su 10 sono pronti ad andarsene all'estero, alla prima occasione. La ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi. Poi. Il Paese non investe nel pae- saggio e nel turismo, anzi lo detur- pa con la cementificazione, falso indicatore di crescita economica. Perdiamo sicurezza alimentare e biodiversità. L'evasione fiscale è un cancro inestirpabile, la criminalità orga- nizzata lo è altrettanto, e in espan- sione. I tempi della giustizia sono infiniti. La corruzione idem. Le imprese esternalizzano, finan- ziarizzano, precarizzano. La classe imprenditoriale abbandona pro- gressivamente l'economia reale e predilige la Borsa e la finanza. Le imprese puntano agli oligopoli, ai monopoli, alle bollette dei cittadini, alle loro tasse. Le banche investono i soldi dei loro correntisti per finan- ziare progetti insensati, a volte criminali, degli amici degli amici. LA RESA DEI CONTI di Pietro Raitino ancor più faticoso arrivare alla fine del mese. Ma tutti zitti, così voglio- no i mercati. O meglio. A protestare è stata l’opposizione, ma sappiamo in che modo. Più si denunciavano alle Camere le nequizie vere o presunte della manovra (vere, ripetiamo, per le famiglie), più si andava di fretta per approvarle. Sempre per via dei mercati, e dell’Europa che se ne fa portavoce, è probabile che non si potesse agi- re in modo diverso. E’ lecito tuttavi- a un sospetto di doppiezza. Gli at- tuali reclami serviranno a futura memoria, quando dalle parole si passerà agli esborsi. Ma, per intan- to, lasciamo che le cose seguano il Il welfare è allo stremo, gli enti locali senza risorse, la coesione sociale sotto stress. Non investiamo in ricerca, istru- zione, tecnologia, banda larga, ser- vizi. Non investiamo nell'efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, e dipendiamo sempre più dall'este- ro per l'energia. Il debito pubblico è alle stelle. Infine, la classe politica (tutta) è di un'incompetenza inedita e inaudi- ta, e mentre è impegnata a salvare sé stessa e i suoi scandalosi privile- gi, pensa bene di tassare i rispar- miatori e non le rendite. E ci vengo- no a dire che è il momento dei sa- crifici. Chiaro il riassunto? Allora, di fronte a questa situazione, voi inve- stireste in un'azienda come l'Ita- lia? Prestereste i vostri soldi a un Pae- se così? Di fronte alla recente ma- novra del governo, avreste più fi- ducia nel futuro della Penisola? Vi stupite allora che la finanza interna- zionale, quel manipolo di perso- naggi che specula sui Manovra, il miracolo dei "coesi" di Marin Faliero Proviamo a mettere in fila gli elementi. L'Italia è un Paese vec- chio, uno dei più vecchi, dove il pe- so dell'assistenza e delle pensioni raggiunge vertici internazionali. Dall'altra parte, abbiamo un tasso di disoccupazione sopra la media, che però diventa drammatico se guardiamo alle fasce più giovani della popolazioni. 2 milioni di ragaz- zi tra i 15 e i 29 anni (due milioni) non studia, non lavora, non cerca lavoro. La mobilità sociale è inesistente, il conflitto generazionale (genitori privilegiati, giovani precari) è alle stelle. Un abisso separa i salari: dai 700 euro di un precario ai 700mila di un top manager. Vige la gerontocrazia, non la me- In Italia, mentre i ricercati trovano ottime sistemazioni nei Palazzi ai ricercatori rimane la … strada del precariato a vita ! Il presidente Napolitano ha par- lato di miracolo, e in effetti c’è da strabiliare. Una manovra econo- mica varata nei tempi che inter- corrono fra il sedersi su uno scan- no parlamentare e l’alzarsi per il voto: non si era mai visto. E chissà ma è assai dubbio - se accadrà ancora. Evento memorabile, insom- ma. E non è il solo. Per esempio i quaranta miliardi in gioco sono diventati di colpo un’ottantina, senza che nessuno battesse ci- glio. Si converrà che è una stra- nezza. A pagare dazio saranno le famiglie italiane: e se quelle che evadono il fisco non hanno preoccu- pazioni, per i nuclei a reddito fisso, già gravati da tasse e balzelli, sarà Manovra: CGIL, studio sugli effetti fiscali, i lavo- ratori pagheranno 1800 euro in più all’anno. (Segue a pag. 2) Ormai è diventata la paroletta magica per risolvere i problemi di maggioranza: "coesi". In famiglia ci sentiamo uniti, o affiatati, o solidali. In politica invece sono "coesi". (Segue a pag. 2)
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Page 1: Voltana On Line n.25-2011

loro corso. Se la manovra andrà

male, ci sarà ampio modo per

recriminare. Se andrà bene, sarà

meritorio l’averla favorita.

In verità la tecnica del rinvio non

ha mai avuto estimatori. Ma aspet-

tiamo per giudicare. La maggiore

incognita, anche a parte i risvolti

economici, riguarda

www.voltanaonline.it

Voltana On Line 25

2011

ritocrazia. 6 giovani su 10 sono

pronti ad andarsene all'estero, alla

prima occasione. La ricchezza è

sempre più concentrata nelle mani

di pochi.

Poi. Il Paese non investe nel pae-

saggio e nel turismo, anzi lo detur-

pa con la cementificazione, falso

indicatore di crescita economica.

Perdiamo sicurezza alimentare e

biodiversità.

L'evasione fiscale è un cancro

inestirpabile, la criminalità orga-

nizzata lo è altrettanto, e in espan-sione. I tempi della giustizia sono

infiniti. La corruzione idem.

Le imprese esternalizzano, finan-

ziarizzano, precarizzano. La classe

imprenditoriale abbandona pro-

gressivamente l'economia reale e

predilige la Borsa e la finanza. Le

imprese puntano agli oligopoli, ai

monopoli, alle bollette dei cittadini,

alle loro tasse. Le banche investono

i soldi dei loro correntisti per finan-

ziare progetti insensati, a volte

criminali, degli amici degli amici.

LA RESA DEI CONTI di Pietro Raitino

ancor più faticoso arrivare alla fine

del mese. Ma tutti zitti, così voglio-

no i mercati.

O meglio. A protestare è stata

l’opposizione, ma sappiamo in

che modo. Più si denunciavano

alle Camere le nequizie vere o

presunte della manovra (vere,

ripetiamo, per le famiglie), più si

andava di fretta per approvarle. Sempre per via dei mercati, e

dell’Europa che se ne fa portavoce, è probabile che non si potesse agi-

re in modo diverso. E’ lecito tuttavi-

a un sospetto di doppiezza. Gli at-

tuali reclami serviranno a futura

memoria, quando dalle parole si

passerà agli esborsi. Ma, per intan-

to, lasciamo che le cose seguano il

Il welfare è allo stremo, gli enti

locali senza risorse, la coesione

sociale sotto stress.

Non investiamo in ricerca, istru-

zione, tecnologia, banda larga, ser-

vizi. Non investiamo nell'efficienza

energetica e nelle fonti rinnovabili,

e dipendiamo sempre più dall'este-

ro per l'energia.

Il debito pubblico è alle stelle.

Infine, la classe politica (tutta) è di

un'incompetenza inedita e inaudi-ta, e mentre è impegnata a salvare

sé stessa e i suoi scandalosi privile-

gi, pensa bene di tassare i rispar-

miatori e non le rendite. E ci vengo-

no a dire che è il momento dei sa-

crifici.

Chiaro il riassunto? Allora, di

fronte a questa situazione, voi inve-

stireste in un'azienda come l'Ita-

lia?

Prestereste i vostri soldi a un Pae-

se così? Di fronte alla recente ma-

novra del governo, avreste più fi-

ducia nel futuro della Penisola? Vi

stupite allora che la finanza interna-

zionale, quel manipolo di perso-

naggi che specula sui

Manovra, il miracolo dei "coesi" di Marin Faliero

Proviamo a mettere in fila gli

elementi. L'Italia è un Paese vec-chio, uno dei più vecchi, dove il pe-

so dell'assistenza e delle pensioni

raggiunge vertici internazionali.

Dall'altra parte, abbiamo un tasso di

disoccupazione sopra la media, che però diventa drammatico se

guardiamo alle fasce più giovani

della popolazioni. 2 milioni di ragaz-

zi tra i 15 e i 29 anni (due milioni)

non studia, non lavora, non cerca

lavoro.

La mobilità sociale è inesistente, il conflitto generazionale (genitori

privilegiati, giovani precari) è alle

stelle. Un abisso separa i salari: dai

700 euro di un precario ai 700mila

di un top manager.

Vige la gerontocrazia, non la me-

In Italia, mentre i ricercati

trovano ottime sistemazioni

nei Palazzi ai ricercatori rimane la

… strada del precariato a vita !

Il presidente Napolitano ha par-

lato di miracolo, e in effetti c’è da

strabiliare. Una manovra econo-

mica varata nei tempi che inter-

corrono fra il sedersi su uno scan-

no parlamentare e l’alzarsi per il

voto: non si era mai visto. E chissà – ma è assai dubbio - se accadrà

ancora. Evento memorabile, insom-

ma. E non è il solo. Per esempio i

quaranta miliardi in gioco sono

diventati di colpo un’ottantina,

senza che nessuno battesse ci-

glio. Si converrà che è una stra-

nezza. A pagare dazio saranno le

famiglie italiane: e se quelle che evadono il fisco non hanno preoccu-

pazioni, per i nuclei a reddito fisso,

già gravati da tasse e balzelli, sarà

Manovra: CGIL, studio sugli effetti fiscali, i lavo-

ratori pagheranno 1800 euro in più all’anno.

(Segue a pag. 2)

Ormai è diventata la paroletta magica per risolvere i problemi di maggioranza: "coesi". In famiglia ci sentiamo

uniti, o affiatati, o solidali. In politica invece sono "coesi".

(Segue a pag. 2)

Page 2: Voltana On Line n.25-2011

Pagina 2 www.voltanaonline.it

un duplice ordine di

problemi: non solo la tenuta della

maggioranza ma pure quella

dell’opposizione. Chi legge i gior-

nali e ascolta la tv avrà notato

l’invadenza di un vocabolo che nes-

suno usa nelle normali conversazio-

ni. Non si osa parlare di schiera-

menti o partiti “compatti”, aggettivo

che farebbe ridere. No. Si ricorre a

quest’altro termine, “coesi”. In

famiglia ci sentiamo uniti, o af-

fiatati, o solidali. In politica si

dicono coesi.

È vero che in fatto di termini

come compattezza e coesione i

dizionari non sottilizzano troppo.

Qualcuno li presenta anzi come

sinonimi. Se però si va ad appro-

fondire, una distinzione esiste, e

non da poco. In senso figurato, compattezza vuol dire unità rigoro-

sa di intenti e vedute. In petrografi-a, proprietà delle rocce prive di

vuoti e scissioni, per capirci il gra-

L'unica battaglia che ho perso è

stata quella che ho avuto paura di

combattere.

La storia del capitalismo è la storia

della pirateria organizzata da pochi

che si appropriano del lavoro di mol-

ti.

Nessuno è libero finché anche un

solo uomo al mondo sarà in catene.

Ogni vero uomo deve sentire sulla

propria guancia lo schiaffo dato a

qualunque altro uomo.

Quando si sogna da soli è un sogno,

quando si sogna in due comincia la

realtà.

Ricordatevi che è la Rivoluzione a

essere importante e che ciascuno di

noi, preso isolatamente, non vale nul-

la. Soprattutto, nel più profondo di

voi stessi, siate capaci di sentire ogni

ingiustizia commessa contro chiun-

que in qualunque parte del mondo. È

la più bella qualità del rivoluzionario.

Ernesto Che Guevara de la Serna

Tra questi, anche resistenza e ri-

bellione: il mercato, la Borsa non

sono entità astratte o divine, i cui

comportamenti non sono modifica-

bili né giudicabili.

Mercato e finanza sono fatti da

uomini, che devono rispondere

delle conseguenze delle loro azio-

ni, delle responsabilità cui sono chiamati. Lo stesso vale per tutti

quei personaggi -giornalisti, eco-

nomisti, politici, imprenditori,

manager, banchieri- che si sono

riempiti la bocca di chiacchiere e

ancora non ammettono il loro torto,

mentre gozzovigliano a spese no-

stre.

Smettiamo di dare ascolto a que-

sta gente, smettiamo di dare i no-

stri soldi a chi ci condanna a un fu-

turo di fatica. Non è detto che deb-

ba andare per forza così.

dal sito www.altreconomia.it

disastri altrui, tenti di

far capitolare questo Paese? Da mol-

to tempo abbiamo puntato il dito

contro i CDS, i credit default swap,

strumenti finanziari derivati dalla

diffusione impressionante che

“scommettono” sul fallimento di

imprese, banche e nazioni. Aver

lasciato che proliferassero è una

delle cause delle paure che in que-

sti concitati giorni assillano gli italia-

ni.

Prepariamoci a giorni difficili.

Sappiamo però anche qual è la

soluzione, e che non è troppo tar-

di. La via d'uscita ha tanti nomi: filiera corta, economia delle relazio-

ni, dono, efficienza energetica, fonti

rinnovabili, agricoltura biologica,

sostenibilità ambientale, beni comu-

ni, equità nella distribuzione delle

risorse, giustizia, istruzione, ricerca,

scambi non monetari. Altri nomi li

potete aggiungere voi.

LA RESA DEI CONTI di Pietro Raitino

Il sito … ufficiale di quelli

della Val di Susa è

http://www.notav.eu/

Tutti i PDF di Voltana On Line

sono disponibili nel sito

www.voltanaonline.it ,

nel sito

http://issuu.com/voltanaonline/docs

e anche su facebook come foto .

info: [email protected]

nito. La coesione è un’altra cosa.

Deriva dal latino dotto, e più o me-

no significa “essere attaccati”. Per

certi partiti, o schieramenti, meglio

sarebbe dire “appiccicati”.

Se così è, i cittadini gradirebbe-

ro che in avvenire i partiti si mo-

strino compatti, non coesi. Come appunto il granito, che fa massa;

non come elementi tenuti insieme

con la colla. Oggi si dice coesa una

destra litigiosa che oltre tutto, per una settimana e passa, ha visto as-

sente il primo ministro. Si dice coe-

sa una sinistra che non riesce nem-

meno a esprimere sindaci del Pd

ma deve ricorrere a prestiti ester-

ni. Quindi attenzione, quando si

sente la fatal paroletta. Coesi, ma

chi mai parla così fra la gente co-

mune. Coesi, cioè appiccicati con

un attaccatutto pronto a sciogliersi.

www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/articolo/manovra-

economica_150711224630.aspx

(Segue da pag.1)

Manovra, il miracolo dei "coesi" di Marin Faliero

(Segue da pag. 1)

14 Agosto 2011 - ore 21,00

Sagrato del Santuario

B. V. dell'Arginino

Voltana via Comunetta, 8

Sai cantare, suonare, ballare,

recitare, far divertire.

Partecipa alla

CORRIDA DELL'ARGININO

Info: 338 8927111 Bid

347 9797069 Roberto.

Page 3: Voltana On Line n.25-2011

Pagina 3 www.voltanaonline.it

L'orchestrina del Titanic la tremortiana. La prima classe si è già salvata. Ha accumulato capitali,

ha portato i soldi all'estero. La prima

classe ha ottenuto dal Governo bi-

glietti omaggio per la traversata con

lo Scudo Fiscale con il solo 5% di tas-

“L'orchestrina del Titanic continua a suonare mentre l'iceberg si avvici-

na. Tremorti (…) ci rassicura "O si va

avanti o si va a fondo" (forse entram-

bi...) e "Come sul Titanic, la prima

classe non si salva". È l'ennesima bal-

sazione sui capitali occultati al

Fisco. Insieme ai viaggiatori di

prima classe si salveranno i loro

cuochi, i valletti, i camerieri dei

giornali, ma anche i gigolò e le

puttane da camera e gli armatori

delle banche e di Confindustria.

La citazione del Titanic è una

rassicurazione buona soltanto

per i poveracci. Lavoratori di-

pendenti, precari e disoccupati

sono già immersi nella merda

fino al collo. Nell'affondamento

del Titanic in prima classe si sal-

vò il 61,81% dei passeggeri, 204

superstiti su 330. In seconda

classe il 42,5%, 119 su 280. In

terza classe il 26,85%, 105 su

391. Un biglietto di prima classe

garantiva tre volte di più la sal-

vezza rispetto a uno di terza.

Tremorti dopo trent'anni di

frequentazioni politiche e di

ciance economiche si è sveglia-

to. Ha bisbigliato, come se fosse

sdraiato sul letto in attesa del

trapasso "Introdurre nella Costi-

tuzione una regola d'oro che vin-

coli al raggiungimento del pa-

reggio di bilancio". Lo dice ora,

quando tutto tracima, tracolla,

esonda e il debito è una monta-

gna di ghiaccio che sfiora i 2.000

miliardi (…) Non puoi indebita-

re il cittadino senza il suo per-

messo per fare finanza elettora-

le, per comprare cacciabombar-

dieri dagli Stati Uniti, per mante-

nere le nostre truppe in Afghani-

stan, per puttanate da 22 miliar-

di di euro come la Tav, per un miliardo di finanziamenti pub-

blici ai partiti spacciati come

rimborsi. Non puoi buttare nel

cesso centinaia di milioni dei

contribuenti con cazzate come

quella voluta da Maroni di disac-

coppiare il referendum dalle

elezioni amministrative o per

mantenere in vita le Province. O

fare il Ponte di Messina, la Gron-

da e il cazzo che ti pare per de-

cine di miliardi di euro attinti dal

debito pubblico. I soldi sono

nostri, dei cittadini. Ve li siete

fumati (…) “.

Sintesi dal sito

www.beppegrillo.it/2011/07/lorchestr

ina_del_titanic/index.html

Carta di

Laura Canali

tratta dal volume di

Limes 1/2009

"Il buio oltre Gaza"

Page 4: Voltana On Line n.25-2011

Pagina 4 www.voltanaonline.it

IN LAVORAZIONE

“ In una tavola Maya conosciuta come Co-

dice Troano tavola P1.XXVIIL v'è raffigurato

un essere dall'aspetto poco umano (…) in-

tento ad azionare una presunta “macchina

per volare” o vimana. L'essere della Foto a

sx è intento a scaldare manualmente con

una fiamma la scatola marcata con una “X”

che si suppone essere un'endobatteria,

mentre con l'altra mano è presumibile che

stia fornendo con un attrezzo il movimento

iniziale al mercurio presente nel motore

tipo “lampada” posizionato sulla sommità.

(…) Nella tavola P1.XXIX dello stesso codi-

ce è raffigurato questa volta un uomo ( Foto

a dx ) intento nello stesso atto ma questa

volta la manovra è sbagliata, infatti viene

usata la fiamma verso il motore tipo

“lampada” e l'attrezzo per il movimento

iniziale verso l'endobatteria (scatola marca-

ta “X”) vanificando l'operazione come mo-

stra l'espressione delusa dello stesso. (…) ”.

L'Astronauta di Palenque “ Pelenque è un sito archeologico maya

situato nello stato messicano del Chiapas,

a circa 130 km a sud di Ciudad el Car-

men. È un sito di medie dimensioni, più

piccolo rispetto a Tikal e Copàn, ma con-

tiene alcune delle più belle opere di ar-

chitettura e scultura che i Maya abbiano

prodotto. (…) Scoperta nel 1952 dall'ar-

cheologo Alberto Ruz Lhiullier, all'interno

della piramide nota come “il Tempio del-

le iscrizioni” la lastra monolitica (380 cm

per 220 cm con uno spessore di 25 e circa

5 tonnellate di peso) risalente al 692 D.C.,

copriva il sarcofago contenente i resti di

un uomo dal volto coperto da una ma-

schera di giada e madreperla, le cui ca-

ratteristiche differivano dalla media e

dalle usanze della popolazione, con i suoi 173 centimetri d'altezza (20 cm in più della media) e per la forma “normale”

del cranio, invece di essere “allungato” come si conveniva ai nobili di quel popolo. Il monarca Pacal, l'uomo sotto la

maschera di giada, sembrava essere un uomo robusto, tra i 40 e i 50 anni. I suoi denti sebbene dipinti di rosso, erano

normali, e non erano né appuntiti e né adornati, cosa inusuale per un maya adulto d'alto rango. (…) ” .

Commento: Navigando per Internet si trova … di tutto. Un esempio ? Quanto proposto in questa pagina

che è tratto dal sito http://fortunadrago.xoom.it/main/?page_id=584 .

Page 5: Voltana On Line n.25-2011

Entro

fine 2011

meno

soldati

italiani

nel mondo

Pagina 5 www.voltanaonline.it

umanizzare, si può solo abolire".

Questa profonda verità va ribadita

continuamente: che queste parole

si imprimano nelle nostre menti,

che si diffondano ad altri, fino a

diventare un mantra ripetuto in

tutto il mondo, che il loro suono si

faccia assordante e infine sommer-

ga il rumore dei fucili, dei razzi e

degli aerei».

Emergency è contro la guerra,

contro tutte le guerre. Ce lo im-

pongono la nostra esperienza, la

nostra etica e la nostra cultura, la

nostra umanità prima ancora che la

nostra Costituzione.

Chiediamo che tacciano le armi e

che si riprenda il dialogo, anche

attraverso l'invio degli ispettori

delle Nazioni Unite e di osservatori

della comunità internazionale;

chiediamo l'apertura immediata di

un corridoio umanitario per porta-

re assistenza alla popolazione libi-

ca.

Così GINO STRADA nel sito

www.emergency.it

e pubblicato nel n. 58 di EMERGENCY

Era lunedì 21 marzo 2011 e “Emergency” in un comunicato condannava la guerra

in Libia. Dopo quattro mesi, che cosa è cambiato e che cosa dicono i politici ?

Ancora una volta i governanti han-

no scelto la guerra. Oggi la guerra è

"contro Gheddafi": ci viene presen-

tata, ancora una volta, come umani-

taria, inevitabile, necessaria.

Nessuna guerra può essere umani-

taria. La guerra è sempre stata di-

struzione di pezzi di umanità, ucci-

sione di nostri simili. "La guerra u-

manitaria" è la più disgustosa men-

zogna per giustificare la guerra:

ogni guerra è un crimine contro l'u-

manità.

Nessuna guerra è inevitabile. Le

guerre appaiono alla fine inevitabili

solo quando non si è fatto nulla per

prevenirle.

Se i governanti si impegnassero a

costruire rapporti di rispetto, di e-

quità, di solidarietà reciproca tra i

popoli e gli Stati, se perseguissero

politiche di disarmo e di dialogo, le

situazioni di crisi potrebbero essere

risolte escludendo il ricorso alla

forza. Non è stato questo il caso del-

la Libia: i nostri governanti, gli stes-

si che ora indicano la guerra come

necessità, fino a poche settimane fa

hanno finanziato, armato e sostenu-

to il dittatore Gheddafi e le sue con-

tinue violazioni dei diritti umani dei

propri cittadini e dei migranti che

attraversano il Paese.

Nessuna guerra è necessaria. La

guerra è sempre una scelta, non

una necessità. È la scelta disumana,

criminosa e assurda di uccidere,

che esalta la violenza, la diffonde,

la amplifica. È la scelta dei peggiori

tra gli esseri umani.

Ai governanti che vedono la guer-

ra come unica risposta ai problemi

del mondo, rivolgiamo di nuovo

l'appello del 1955 di Bertrand Rus-

sell e Albert Einstein nel loro Mani-

festo:

«Questo dunque è il problema

che vi presentiamo, netto, terribile

e inevitabile: dobbiamo porre fine

alla razza umana oppure l'umanità

dovrà rinunciare alla guerra?»

Come ha scritto il grande storico

statunitense Howard Zinn: «Ricordo

Einstein che in risposta ai tentativi

di "umanizzare" le regole della

guerra disse: "la guerra non si può

Commento: Vorrei essere smentito ma, direi che, dopo quattro mesi, non è assolutamente cambiato

nulla e la guerra prosegue !

Carta di

Laura Canali

tratta dal volume di

Limes 3/2011

"(Contro)Rivoluzioni

in corso"

in edicola e in libreria

dal 5 luglio

Page 6: Voltana On Line n.25-2011

Pagina 6 www.voltanaonline.it

di Massimo Gramellini

Desidero condividere

questa bellissima poesia

che Chaplin scrisse in

occasione del suo

settantesimo compleanno.

Un “grazie” per la

segnalazione ad A. F.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto

che la sofferenza e il dolore emozionale sono un avvertimento

che mi dice di non vivere contro la mia verità.

Oggi so che questo si chiama AUTENTICITA'

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito

che è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,

pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,

anche se quella persona ero io.

Oggi so che questo si chiama RISPETTO PER SE STESSI

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso

di desiderare un'altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda

è un invito a crescere.

Oggi so che questo si chiama MATURITA'

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre

ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello

che succede va bene.

Da allora ho potuto stare tranquillo.

Oggi so che questo si chiama RISPETTO PER SE STESSI

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di privarmi del mio tempo

libero

e di concepire progetti grandiosi per il futuro.

Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento,

ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.

Oggi so che questo si chiama SINCERITA'

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò

che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò

che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso,

all'inizio lo chiamavo "sano egoismo" ma oggi so che questo è AMORE DI SE’

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre

ragione.

E così ho commesso errori.

Oggi mi sono reso conto che questo si chiama SEMPLICITA'

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono rifiutato di vivere nel

passato

e di preoccuparmi del mio futuro.

Ora vivo di più nel mio presente, in cui tutto ha un luogo.

E' la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo PERFEZIONE

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto che il mio pensiero

può

rendermi miserabile e malato.

Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore, l'intelletto è

diventato un compagno importante.

Oggi a questa unione do' il nome di SAGGEZZA DEL CUORE.

Quando dobbiamo continuare a temere i contrasti, i conflitti e i problemi con

noi stessi e con gli altri

perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi

mondi.

Oggi so che questo QUESTO E' LA VITA !

AMORE DI SE'

Page 7: Voltana On Line n.25-2011

Pagina 7 www.voltanaonline.it

“SCILIPOTI, Re dei Peones”

PERCHÉ LA MANOVRA NON CI SALVERÀ di Loretta Napoleoni

La manovra di Tremonti in realtà serve a ben poco. Pri-

ma di tutto perché è troppo piccola, 60/70/80 miliardi di

Euro non bastano sicuramente a rassicurare i mercati nei

confronti di un debito complessivo italiano di 1.800 mi-

liardi di Euro, il che vuole dire che il debito pubblico dell'Italia è maggiore della somma del debito di tutti gli

altri paesi Pigs, quindi parliamo del Portogallo, Grecia,

Irlanda e Spagna. In più questa è una manovra che avrà

un impatto reale, quindi dal punto di vista proprio delle

entrate dello Stato, nel 2013 e nel 2014. Sicuramente

troppo lontano. ricordiamoci che l'anno prossimo l'Italia

si deve presentare sul mercato dei capitali nuovamente

e deve contrarre una serie di contratti, quindi deve ven-

dere una serie di Bot a un mercato che questa settimana gli ha quasi voltato le spalle. E in più abbiamo da luglio

fino alla fine dell'anno, altri 80 miliardi di Euro che dob-

biamo racimolare su questo stesso mercato.

Questa è una manovra che in un certo senso è stata o-

sannata, proprio perché siamo un po' alla fine della situa-

zione. Qui ci vuole una nuova politica. E quale può esse-

re questa politica? Sicuramente non quella che sta se-

guendo il governo. Capisco che molti italiani sono pre-

occupatissimi all'idea di un default, però in realtà questa

potrebbe essere la soluzione migliore. Se noi avessimo una classe politica di persone veramente esperte di que-

ste cose, quindi di professionisti, ci avrebbe già pensato

e vi spiego perché:

L'Italia è molto diversa dalla Grecia. la Grecia pren-de soldi in prestito per poter sostenere la propria econo-

mia, noi invece prendiamo soldi in prestito regolarmente

e semplicemente per pagare gli interessi sul debito, il

che vuole dire che un default non avrebbe un impatto

sulla crescita economica del paese, noi non dipendia-mo dai mercati dei capitali per crescere, noi dipendiamo

dai mercati dei capitali per pagare gli interessi. Un de-

fault ordinato, ragionato com'è stato fatto per esempio in

Islanda potrebbe garantire tutti quanti i Bot acquistati dagli italiani. Quindi dividiamo il debito in due parti che

è esattamente quello che hanno fatto gli islandesi, la par-

te internazionale, la parte sottoscritta dalle banche inter-

nazionali, viene messa da parte e viene organizzato per

questo un pagamento posticipato che può essere una

ristrutturazione del debito.

Per quanto riguarda invece la parte detenuta dai ri-

sparmiatori italiani, proprio per non penalizzare gli ita-

liani che hanno sostenuto lo Stato in tutti questi anni, ri-

mane costante, quindi il governo si impegna a onorare

quella parte di debito. Dopodiché si torna alla lira o a qualsiasi moneta vogliamo adottare e si produce una

svalutazione della moneta, chiaramente sarà una svaluta-

zione molto, molto grande e questo ridarà automatica-

mente competitività alla nostra economia. Dal punto di

vista del commercio internazionale, non cambierà nulla,

anzi molto probabilmente i nostri importatori, chi impor-

ta dall'Italia, sarà ben contento di pagare meno di quanto

paga adesso, quindi le esportazioni italiane avranno

sicuramente un effetto benefico. Diversa sarà la situa-zione delle importazioni. Dobbiamo essere disposti a

fare dei sacrifici, ma tanto in ogni caso questi sacrifici li

dovremo fare lo stesso, l'obiettivo però è fare dei sacrifi-

ci per poter riuscire a uscire da questa situazione, non

per poter affondare ulteriormente nella situazione debi-

toria.

Le critiche a questo tipo di politica drastica sono tutte relazionate a un modo di far politica che è ancora tipico

dell'Italia, svalutazione selvaggia, attitudini nei con-fronti dei mercati internazionali anche queste selvagge

ecc. Una decisione di questo tipo, quindi un default ra-

gionato, un default preparato, sicuramente porterebbe a un cambiamento della classe politica, perché questa

classe politica una politica di questo tipo non la fa. In I-

slanda è successo esattamente questo, il governo è stato

fatto fuori completamente dalla popolazione e una nuova

classe politica, gente che non aveva mai fatto politica

fino a ora, è salita al potere e ha organizzato questo tipo

di default. I sacrifici sicuramente, le conseguenze di brevissimo periodo di una politica di questo tipo saranno

tremende. Noi avremo una contrazione del Pil, ci sarà un

aumento della povertà, sarà sempre più difficile riuscire

a arrivare alla fine del mese. Però questo sarà un periodo

limitato, come abbiamo visto addirittura in Argentina

dove non c'è stato un default ragionato, ma un default

improvviso. Nel caso dell'Argentina c'è stata una contra-

zione del Pil del 20% nel 2002 quindi l'anno successivo al

default, dal 2003 in poi l'economia ha ripreso a crescere

dal 7,5% e continua a crescere al 7,5%.

Penso che noi dobbiamo prenderci le responsabilità di 50 anni, perché qui non si tratta di 10 anni, qui si tratta

di 50 anni di politiche sbagliate ed è giunto il momento

di prendersi queste responsabilità, pagheremo perché

dobbiamo pagare, però che questo pagamento non sia

un pagamento che finisce nel tasche delle banche inter-

nazionali, che sia invece un pagamento che finisce nelle

tasche degli italiani, che dà la possibilità all'economia

italiana di riprendersi perché altrimenti così noi nel giro

di 6 mesi, 9 mesi, un anno, sicuramente andremo in

bancarotta e da allora sarà ancora più difficile ripren-derci!

Loretta Napoleoni

Fonte: www.cadoinpiedi.it

GIUSEPPINA CERBINO

INTRODUZIONE DI SILVIO BERLUSCONI

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Page 8: Voltana On Line n.25-2011

“Finché la violenza dello Stato si

chiamerà giustizia, la giustizia del

popolo si chiamerà violenza.”

G. Mazzini

discussioni, una nuova banca nazio-

nale e stampare in proprio la mone-

ta necessaria al bilancio dello Stato.

I titoli dello Stato li compreranno

esclusivamente i suoi cittadini

(come avviene in Cina, in Russia e

ovunque ci siano governi degni di

questo nome) e non saranno collo-

cati nella borsa mondiale alla mercé

di chiunque voglia impadronirsene.

Sono già pronti molti studi e molti

progetti, elaborati da economisti

italiani e stranieri di grande compe-

tenza, per la rinascita della moneta

nazionale, e sono anche molti i poli-

tici, presenti in diversi Partiti, dal

Pdl alla Lega, a Io amo l’Italia

all’Italia dei Valori (con un’ interpel-

lanza parlamentare dell’on. Di Pie-

tro sulla questione della sovranità

monetaria) che sarebbero favorevo-

li a questa decisione e aspettano

soltanto che qualcuno prenda la pa-

rola per primo. Si tratta di una deci-

sione che comporterà moltissimi

sacrifici, ma alla quale non c’è scel-

ta perché uno Stato che intraprende

la strada dei prestiti a interesse con

la Banca centrale europea, non sarà

mai in grado di restituirli e alla fine

crollerà. Abbiamo la Grecia sotto

gli occhi: dopo un orribile tira e

molla, indegno di un qualsiasi con-

cetto di civiltà, per concederle dei

prestiti ad altissimo interesse, oggi

la Bce dichiara che il fallimento del-

la Grecia è inevitabile. Non è forse

stato imposto pochi giorni fa

all’Italia, di cui a sua volta si dice

che stia per fallire, di contribuire

per il 17% al totale dei miliardi pre-

stati alla Grecia? Debitori sull’orlo

della rovina costretti a prestare de-

naro a chi sta per fallire? C’è in Ita-

lia qualche politico che abbia con-

servato il minimo di buon senso ne-

cessario per rendersi conto della

“follia” (se è follia e non rapina pre-

ordinata) di simili comportamenti?

È indispensabile abbandonare

ladri e folli al loro destino. Nessuno

Pagina 8 www.voltanaonline.it

“In dieci anni la mia pensione e

cresciuta del 18 %, il mio tenore di

vita è rimasto uguale, ma le spese

sono cresciute del 55 % ! ”

Il sabato 9 luglio 2011 è una data

che gli Italiani non debbono dimen-

ticare. E’ il giorno, infatti, in cui il

Ministro Tremonti, senza dare nes-

suna giustificazione del fatto che

non paga l’affitto della casa dove

abita, ha risposto ai giornalisti che

gli domandavano se avesse inten-

zione di dimettersi, con una frase

lapidaria: “Non mi dimetto perché

sono io che garantisco l’Italia

davanti all’Europa: se cado io,

cade l’Italia e se cade l’Italia ca-

de l’euro. È una catena.” In nes-sun periodo della storia d’ Occi-

dente un uomo politico, quale che

fosse la sua importanza, ha mai po-

tuto fare una simile affermazione.

Né un conquistatore come Napoleo-

ne, né uno Zar come Pietro il Gran-

de né un Re come Luigi XIV, né un

Imperatore come Filippo di Spa-

gna, perché essi rappresentavano

l’immagine politica, non la dimen-

sione concreta degli Stati, la forza

dei popoli che vi vivono.

Quelle di Tremonti, invece, per

quanto terribili, non sono parole

vane. La situazione è proprio quella

che lui ha riassunto nell’ afferma-

zione: se cado io cade l’Italia e ca-

de l’euro. In altri termini, l’Europa

va in rovina perché il potere è nelle

mani di una decina di banchieri, e

sono essi a quantificarne la forza,

giocandola in Borsa. Giocatori che

soltanto la penna di Dostojewski

sarebbe in grado di descrivere,

questi banchieri hanno messo sul

tavolo da gioco le Nazioni e non si

alzeranno fino a quando non le a-

vranno giocate tutte, essendo loro

ad avere in mano il banco.

Il dramma, dunque, è tutto qui.

Firmando il trattato di Maastricht i

politici hanno trasferito il proprio

potere nelle mani dei banchieri.

Oggi debbono riprenderselo, non

possono fare altro che riprenderse-

lo. Il che significa avere il coraggio

di creare, senza indugio e senza

150

"La ragione è un'isola piccolissima

nell'oceano dell'irrazionale"

Immanuel Kant

si illuda che esistano alternative alla

decisione di produrre in proprio la

moneta. Il meccanismo che sta por-

tando alla rovina gli Stati europei

non è dovuto a un qualche impreve-

dibile incidente, ma è intrinseco

alla creazione dell’euro, cosa che è

stata detta e ripetuta innumerevoli

volte da economisti e monetaristi di

ogni tendenza politica. Non può

sussistere una moneta che non fa

capo a uno Stato e che non risponde

alle necessità di questo Stato, in

quanto la moneta di per sé è stata

inventata proprio per essere uno

“strumento” e non un “fine”. In

Europa, invece, gli Stati sono stati

costretti a mettersi al servizio

dell’euro, piegandosi a poco a po-co a costruire un mercato adatto

all’euro, limitando le possibilità di

scambio delle merci, coltivando

carote su misura, uccidendo muc-

che, distruggendo arance … Per gli

storici di domani l’Europa dell’ U-

nione costituirà l’esempio più evi-

dente di una società che delira. Sia-

mo però ancora in tempo a cercare

di non morirne.

Ida Magli

Fonte: www.italianiliberi.it

Link:

http://www.italianiliberi.it/Edito

11/politici-e-banchieri.html

12.07.2011

POLITICI E BANCHIERI di Ida Magli


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