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2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it
All’interno le immagine inviateci
dai nostri naviganti in occasione
della Moto Salsicciata 2013.
“L’unica possibilità e la condizione pregiudiziale di una ri-
costruzione stanno proprio in questo: che una buona volta le
persone coscienti ed oneste si persuadano che non è confor-
me al vantaggio proprio, restare assenti dalla vita politica e
lasciare quindi libero campo alle rovinose esperienze dei di-
sonesti e degli avventurieri.”
Giuseppe Dossetti - marzo 1945
Sempre più posseduti dal lavoro e sempre più spogliati della vita. di Mario Paganini Che cosa fare?
Si può fare qualche cosa quando
si è in tanti a riflettere cercando
risposte e soluzioni. Quando si è in
tanti ad usare il cervello, non sola-
mente sul posto di lavoro, che -
anzi - spesso richiede una modesta
quantità di materia grigia, ma nella
vita di tutti i giorni, le soluzioni si
trovano! La cultura dominante, at-
traverso i messaggi propinati dai
mass-media, tende a condizionare,
a guidare i pensieri e, soprattutto,
ad indirizzare o suggerire le con-
clusioni. Ed allora, troviamo il co-
raggio di percorrere strade nuove,
e diavere idee nuove!
Proviamo a mettere al centro la
persona. La vita umana è più im-
portante del “mercato”. Tutti, poi,
hanno diritto ad un lavoro con una
retribuzione idonea ad una esisten-
za dignitosa.
“Aprile dolce dormire”. Assoluta-
mente falso! Finalmente il sole è
tornato a splendere, ma non c’è
tempo per accorgersene. Ed anche
quando splende e scalda, non
splende e scalda per tutti allo stes-
so modo! Chi ha un lavoro, ha ulte-
riormente incrementato la foga con
cui svolge le sue mansioni. Ma la
retribuzione non è cresciuta. Anzi,
non tiene il passo con il costo della
vita. Chi, invece, un lavoro non ce
l’ha … ha incrementato la sua de-
pressione. Costui diventa “lo spet-
tatore”, “il pubblico”, “l’estraneo”
di una società della quale lui non è
parte.
C’era un Nord, ricco ed opulento.
E c’era un Sud, miserabile. Ora c’è
una ristretta oligarchia planetaria,
sempre più ricca. Mentre anche nel
Nord sono comparse estese sacche
di povertà.
Un forsennato incremento dei rit-
mi di lavoro comporta, indubbia-
mente un aumento di produttività,
ma non aiuta l’occupazione. Inoltre
sono possibili effetti negativi sia
per la qualità della vita sia per i
rapporti interpersonali.
Abbiamo tanti segnali, tanti casi
umani, che ci evidenziano il diffon-
dersi di soluzioni estreme. Si muore
in conseguenza del lavoro e si muo-
re per la mancanza di un lavoro.
Occorre disinnescare una situa-
zione che sta diventando pericolo-
sa. Le rivolte possono tornare ad
essere una eventualità. Inoltre lo
stress, la competizione, l’antagoni-
smo possono facilmente essere tra-
sferiti dai gruppi ai popoli. Da sem-
pre le guerre mettono … in regola i
conti e … rilanciano le economie.
Ma gli uomini di buona volontà
hanno delle proposte assai diverse.
Mercoledì
24 aprile 2013 ore 20,45
Circolo Parrocchiale
Pier Giorgio Frassati
Piazza della Chiesa
Voltana
Le testimonianze di
Don Felice Marchi, Maria
Buzzi, Monica Facchini,
Sergio Melandri, Mario
Paganini, Maddalena Rizzi.
Attraverso le immagini di Maddalena Rizzi e Monica Facchini
Il nostro Pellegrinaggio in Terra Santa info: [email protected]
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Trovate in Rete e segnalate da Cristina, Marcello, Pierpaolo, Rita e Vittoria
Ci sono persone che, succeda quel che succeda, da quando le conosci
non smetterai mai di voler loro bene. Perché stanno in quell’angolo di
cuore dove quando uno ci entra da lì non uscirà mai.
Ti preoccupi trop-
po per ciò che era
e ciò che sarà.
Ieri è storia, do-
mani è un miste-
ro, ma oggi … è
un dono. Per que-
sto si chiama pre-
sente.
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Voltana Motosalsicciata 2013. Immagini di Milena, Roberta e Franco
Immagine trovata su Internet e
segnalata da Ombretta.
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Con che cosa si può distruggere
l’uomo ?
Con la politica senza principi.
Con la ricchezza senza lavoro.
Con l’intelligenza senza sapienza.
Con gli affari senza morale.
Con la scienza senza umanità.
Con la religione senza fede.
Con l’amore senza il sacrificio di sé.
Gandhi
Martone: Fuoricorso sfigati? Lo di-
rei ancora. Così l’allora vice Ministro
al Lavoro ha ribadito al Tgcom24:
«Sicuramente sì, perché sollevò un
dibattito importante e perché l'ho
detto col cuore in mano e per sprona-
re gli studenti perché il mondo che li
aspetta è difficile. Credo che i giova-
ni lo abbiano capito».
La notizia è vecchia (ripresa con un
copia/incolla da quanto pubblicato
con riferimento sabato 28 luglio 2012
nel sito www.diariodelweb.it) però io
(e, credo, molti altri) “ce la siamo
segnata”. Quelle parole erano inac-
cettabili. Questa, però, non vuole
essere una “vendetta postuma”. È,
invece, un tentativo di ristabilire la
verità, di descrivere la realtà per
quello che è. Ieri, come oggi, non è
stato purtroppo riconosciuto, a tutte
le parti, quindi anche agli “sfigati”, il
diritto di parola. Solo ascoltando le
parti e cercando di conoscere la real-
tà delle cose è possibile farsi un’idea
ed esprimere, a ragion veduta, un
giudizio. Dopo di che … assegniamo
pure la meritata patente di “sfigato”.
Magari potrebbero esserci delle sor-
prese!
I professori, nelle Università italia-
ne, sono in funzione (anche) degli
studenti iscritti nell’anno di compe-
tenza. Chiarisco con un esempio. Al
terzo anno di quella specifica facoltà
è previsto un insegnamento, al termi-
ne del quale avrà luogo l’esame. Gli
studenti, che si iscrivono per la prima
volta al terzo anno di corso, sono - ad
esempio - quattrocento. A quei quat-
trocento studenti saranno assegnati
quattro docenti. Poco importa se nu-
merosi studenti, negli anni preceden-
ti, non hanno superato quell’esame.
Fossero questi studenti altrettanti, il
numero dei professori rimarrebbe
determinato in quattro!
Non occorre essere particolarmen-
te dotati od informati per sapere che
molti studenti non hanno alle spalle
famiglie che possano permetter loro
di sopportare il costo degli studi e/o
di garantire ai giovani un ammontare
della paghette consono ai tempi ed ai
costumi. Pertanto molti studenti svol-
gono dei lavori o dei lavoretti che
consentono loro di continuare negli
studi e/o di poter confidare su pa-
ghette nella media.
Ma chi dedica ore al lavora inevita-
bilmente sottrae ore allo studio! Inol-
tre lo studente che lavora spesso non
ha la possibilità di frequentare tutte
le lezioni e seguire gli insegnamenti
dei professori.
Poiché tutti i lavoratori (in regola)
concorrono, attraverso il pagamento
delle imposte sul reddito, al manteni-
mento della Pubblica Amministrazio-
ne, anche i genitori e gli studente
lavoratori medesimi, pagano per una
Università della quale alcuni giovani
non potranno fruire appieno.
Poi, negli anni, se lo studente è un
fuori sede, dovrà pagare per i tra-
sporti. Mentre se fosse un residente,
dovrà pagare affitti, pigioni, canoni,
tasse di soggiorno, ecc. ecc.
Inoltre, per i fuori corso, le tasse
universitarie sono sovente e sensibil-
mente più onerose.
Pertanto, crescendo il numero degli
anni di iscrizione (e scarsa frequen-
za), cresce anche l’ammontare delle
spese complessivamente sostenute.
L’onerosità non è, dunque, in pro-
gressione lineare.
Insomma: non solo gli “sfigati”
allo Stato costano di meno, ma lo
Stato opera affinché gli “sfigati”
paghino qualche cosa in più.
Con altre parole, il giovane che
oggi deve lavorare per poter stu-
diare, domani dovrà lavorare mol-
to di più. Oppure smettere di colti-
vare l’illusione di poter continuare
a studiare.
Conclusione: cari figli di disoccu-
pati, cassaintegrati, malpagati, pre-
cari ed immigrati; cari figli di vedo-
ve/i e divorziati; cari giovani con sa-
lute cagionevole o che state attraver-
sando un periodo nero della vostra
esistenza; cari tutti è con “il cuore in
mano” che il Martone s’impegna a
rendervi il mondo più difficile, dicia-
molo pure: ostile. Di fatto il buon
Martone sta organizzando una cor-
sa con ulteriori handicap. Ed è an-
che convinto di aver ottenuto la colla-
borazione non solo dei giovani, ma
anche dei non giovani. Od, almeno, il
silenzio complice dei più.
Il mio, allora, vuole essere un sug-
gerimento molto semplice: “Cacciate
via Martone da quel Ministero!”
Mario Paganini
Quel sassolino nella scarpa di Mario Paganini
Immagine
trovata su
Internet
e segnalata
da
Alessandra
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Dalla Repubblica dei partiti alla Repubblica dei cittadini di Giovanni Cominelli
sempre provocato l'orticaria agli
esponenti delle culture politiche
costituenti democristiane, comuni-
ste, socialiste. Presidenzialismo fa
rima con fascismo, totalitarismo,
autoritarismo, berlusconismo. In
realtà, l'opposizione a questo pas-
saggio necessario e decisivo della
democrazia italiana nasconde un
pregiudizio inconfessabile: che il
popolo voti solo con le viscere, so-
prattutto se vota gli avversari. Que-
sta concezione aristocratica della
democrazia viene non solo dal libe-
ralismo conservatore dell'Ottocento,
ma - soprattutto a sinistra - dal gia-
cobinismo e dal leninismo. Occorre
una coscienza "esterna" che filtri
quella grezza e corporativa degli
elettori. Serve un pre-stomaco rumi-
nante, che pre-digerisca l'erba trop-
po frettolosamente ingozzata dagli
elettori. Il rumine spetta ai partiti.
Ora i cittadini si sono stufati. Hanno
intelligenza sufficiente per decidere
da soli. Il Parlamento dovrebbe solo
prenderne atto. A quanti esaltano
ipocritamente la democrazia diretta,
non delegata, si deve solo chiedere:
che cosa c'è di più direttamente de-
mocratico dell'elezione diretta del
capo dello stato e del governo?
articolo di Giovanni Cominelli
pubblicato nel sito www.qdrmagazine.it
L'involuzione dell'Italia verso un
conglomerato instabile di corpora-
zioni, verso una società civile anar-
co-corporativa rissosa, ingiusta,
non governata dipende da una sor-
ta di destino storico-antropologico
italico oppure il sistema politico-
istituzionale ne porta per intero la
responsabilità e le colpe? Questa
seconda è l'ipotesi.
All'indomani dell'8 settembre
1943, in un deserto di macerie, ri-
masero la neonata DC, lo PSIUP di
Nenni, il PCI di Togliatti, i liberali
di B. Croce. Il CLN guidò la lotta di
Liberazione, scelse i candidati per
la Costituente, scrisse la Costituzio-
ne italiana. I partiti si accordarono
su un'architettura istituzionale pro-
gettata per impedire il ritorno del
"tiranno". Perciò: centralità del Par-
lamento (e quindi dei partiti), due
Camere, sistema elettorale propor-
zionale, legislativo forte, esecutivo
debolissimo. Democrazia zoppa: la
gamba legislativa lunghissima,
quella dell'esecutivo cortissima.
Perciò la società fu costretta ad
"autogovernarsi". Governo debole,
partiti sempre più forti. Dal 1954, la
DC fanfaniana incominciò, in con-
flitto e concorrenza con il PCI, una
rapida occupazione delle istituzioni
e delle "casematte": Partecipazioni
statali, banche, giornali, sindacati,
associazionismo agricolo, commer-
ciale, artigianale, Amministrazione
centrale e periferica, dal boiardo
di Stato fino al bidello. Nacque il
partito-stato.
Dopo la crisi sociale, culturale e
politica del 1968/69, sempre di più
i partiti di opposizione entrano nel
sistema: dal partito-stato ai partiti-
stato. Prima conseguenza è stata la
dilatazione abnorme della spesa
pubblica, già a partire dal 1976,
per "comprare" legittimità e con-
senso di interi settori sociali. Il pas-
saggio del '94 alla "Repubblica uno
e mezzo" non ha cambiato il siste-
ma, ne ha accentuato i lati peggio-
ri. Il susseguirsi dei sistemi eletto-
rali - dal proporzionale, al maggio-
ritario, al porcellum - non ha scalfi-
to il nocciolo duro del sistema: la
scelta dei governi fatta in Parla-
mento dai partiti.
E i cittadini? Sempre fuori dal giro
che conta! Se le cose stanno così, il
passaggio da fare è quello dalla
repubblica dei partiti alla repubbli-
ca dei cittadini. Nel linguaggio del
diritto costituzionale, dalla repub-
blica parlamentare a quella presi-
denziale, nella quale gli elettori
scelgono direttamente il governo e
gli eletti. Il "presidenzialismo" ha
Chi vuole dare 30mila euro ad ogni famiglia Rom di Pierpaolo Farina dei terreni per impedire la rioccu-
pazione;
Ospitalità nei centri di emer-
genza sociale, nei dormitori ge-
stiti dalla Protezione civile, Terzo
settore e controllati dalla Polizia
locale;
Un percorso di integrazione pro-
posto dal “Piano Rom” che pre-
vede, a fronte dell’assistenza, l’ob-
bligo a mandare i figli a scuola,
seguire un percorso di formazione
professionale e la disponibilità a
collaborare con i servizi sociali.
Ora, non è Pisapia che decide di da-
re i soldi alle famiglie Rom: è la legge
Maroni che vincola quei 5 milioni di
euro. E in ogni caso, il Piano Rom ap-
provato dalla giunta non prevede l’e-
rogazione di contributi nella misura di
30mila euro per ogni famiglia rom. E
dunque? E dunque, smettete di legge-
re Libero, se mai foste talmente maso-
chisti da spendere soldi per restare
disinformati.
Per inciso, poi il Piano Rom della
Moratti fu bocciato il 6 novembre
2011 dal Consiglio di Stato, in quanto la presenza Rom non è
straordinaria, e quindi di natura
emergenziale, bensì ordinaria.
Il Piano Rom varato dalla giunta Pi-
sapia il mese scorso ha sbloccato 5
milioni di euro di fondi statali,
vincolati dalla legge Maroni del 2008 ad azioni per la gestione della
presenza rom sul territorio milanese
(dunque, se non si possono utilizza-
re per fare altro, il centrodestra se
la prendesse con il proprio ex-
ministro e attuale presidente della Lombardia).
In ogni caso, per rassicurare i patiti
dello slogan “L’Italia agli italiani”, il
piano Rom della giunta Pisapia prevede
tre tappe, tutte finanziate dallo Stato:
Allontanamenti programmati dai
campi abusivi e messa in sicurezza
Pisapia dà 30mila euro ad ogni fa-
miglia rom. Questo, in soldoni, il
messaggio che nelle ultime ore è
rimbalzato per tutti i social net-
works, facebook in primis. La noti-
zia, ovviamente, l’ha data Libero,
che parla anche di 20 case prefab-
bricate, per una spesa complessiva di 700mila euro.
Peccato che non sia vero. Perché il
Piano Rom varato dalla giunta Pisa-
pia a luglio non prevede affatto di
dare contributi di natura economi-
ca a ciascuna famiglia rom, come
invece prevedeva quello varato
dalla giunta Moratti nel
2008: furono spesi 8 milioni di eu-
ro,(15mila euro a ciascuna fami-
glia), ma il problema non fu risolto, perché dopo un breve soggiorno
nei paesi d’origine, i Rom lautamen-
te pagati dalla Moratti tornarono in
città.
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Come isolarsi con la … comunicazione ! Selezione tematica proposta da Livia
“Temo il giorno in
cui la tecnologia
andrà oltre
la nostra umanità:
il mondo sarà
popolato allora da
una generazione
di idioti.”
Albert Einstein
Fidanzati felici
Godendosi la città in
una decapottabile
Colazione in famiglia
In spiaggia con gli amici
Tra le meraviglie del museo
Il piacere di un incontro
Facendo il tifo allo stadio Due chiacchiere al ristorante
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Perché il Papa veste di bianco? di Don Aldo Figliuzzi
Antonio Ghisleri, eletto Papa nel
1566 col nome di Pio V, era nato a
Bosco Marengo, in provincia di
Alessandria, nel 1504.
In verità, fu un Papa scomodo, co-
me sono scomodi tutti i riformatori
dei costumi.
Ma è titolo di merito per lui di ave-
re debellato la simonia della Curia
romana e il nepotismo. Ai numerosi
parenti accorsi a Roma con la spe-
ranza di qualche privilegio, Pio V
disse che un parente del Papa può
considerarsi sufficientemente ricco
se non conosce l'indigenza.
Tra le riforme in campo pastorale,
da lui promosse sulla scia del conci-
lio di Trento, si ricordano l'obbligo
di residenza per i vescovi, la clausu-
ra dei religiosi, il celibato e la santi-
tà di vita dei sacerdoti, le visite pa-
storali dei vescovi, l'incremento
delle missioni, la correzione dei
libri liturgici, la censura sulle pub-
blicazioni.
La rigida disciplina che il santo
pontefice impose alla Chiesa fu nor-
ma costante della sua stessa vita.
Prima come vescovo e cardinale,
poi come Papa, attuava l'ideale
ascetico del frate mendicante.
Accondiscendente con gli umili,
paterno con la gente semplice, ma
irriducibilmente severo con quanti
compromettevano l'unità della
Chiesa, non esitò a scomunicare e a
decretare la destituzione della regi-
na d'Inghilterra, Elisabetta I, ben
sapendo quali conseguenze tragi-
che avrebbe avuto questo gesto per
i cattolici inglesi.
Il 30 aprile la Chiesa commemora
il papa San Pio V: egli è ricordato
principalmente come il Papa della
vittoria di Lepanto, non perché fos-
se un uomo bellicoso, ma perché
con la sua autorità e col suo presti-
gio personale riuscì ad imporre una
tregua nelle risse casalinghe degli
Stati europei e a spingerli in "santa
alleanza" per arginare la minaccio-
sa avanzata dei Turchi.
Il 7 ottobre del 1571 la flotta cri-
stiana inflisse nelle acque di Lepan-
to una sconfitta definitiva a quella
turca.
Quel giorno stesso Pio V, che non
disponeva dei rapidi mezzi di co-
municazione attuali, ordinò di suo-
nare le campane di Roma invitando
i fedeli a ringraziare Dio per la vit-
toria ottenuta che seppe in modo
prodigioso: mentre pregava per la
risoluzione della battaglia, a mezzo-
giorno ebbe in visione la vittoria
dei cristiani a Lepanto e sopra al
cielo cori di Angeli attorno al trono
della Beata Vergine che teneva in
braccio il Bambin Gesù il quale
aveva in mano la corona del Rosa-
rio.
Il Papa chiamò quelli che gli era-
no vicino e con entusiasmo disse
loro di far suonare a festa tutte le
campane dell'Urbe perché i cristia-
ni avevano vinto.
Due giorni dopo arrivò il messag-
gero che confermava la vittoria.
Nasce da quel giorno l'Angelus
di Mezzogiorno che ricordo l'In-
carnazione del Verbo e la difesa
del Cristo nelle lotte cristiane quo-
tidiane
A lui si deve l'abito bianco del
Pontefice, infatti fino alla sua ele-
zione il Papa vestiva di rosso co-
me i vescovi, ma lui, Domenicano
nel cuore, non volle abbandonare
il suo abito, e fu il primo Papa non
solo a vestire di bianco, ma a
mantenere l'abito del carisma ori-
ginario alla sua vocazione.
Ben presto ci si accorse che il co-
lore piaceva e dopo la sua morte
nessuno osò cambiarne il colore,
ma venne fatto uguale all'abito dei
cardinali solo di colore bianco.
Pio V morì il 1 maggio 1572, a
sessantotto anni. Fu canonizzato nel
1712.
Tratto dal sito
http://donfigliuzzi.blogspot.it/
Articolo segnalato da Mauro
Immagine
trovata su
Internet e
segnalata
da
Milena
Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 5 - 2013
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Immagine
trovata su
Internet
e segnalata
da
Alessandra
Immagine
trovata su
Internet, del
muro eretto
dagli
israeliani e
trasformato
in “murales”
dai
palestinesi,
e segnalata
dagli amici
di
Vittorio
Arrigoni
Immagine trovata su Internet e
segnalata da Cristina
Immagine trovata su Internet e
segnalata da Roberta
Immagine trovata su Internet e
segnalata da Cristina
Immagine trovata su Internet e
segnalata da Ivano
Tutti vogliono
la felicità,
nessuno vuole
il dolore,
ma non si può avere
l’arcobaleno
senza
un po’ di pioggia.