Fonti informative per i piani di sviluppo:lo sviluppo sostenibile nellaprogrammazione regionale
2007-2013Roma 10-11 febbraio 2010
di Pierfrancesco FigheraEsperto senior - MATTM
Azioni orizzontali per l'integrazione [email protected]
Considerazioni introduttive
Leggere il territorio e le dinamiche dello sviluppoche lo attraversano, oggi in Europa significaconfrontarsi principalmente con:
- Il paradigma della sostenibilità dellosviluppo:evoluzione dei principi, delle politiche e delle strategie
- Le trasformazioni dei sistemi politici e
amministrativi:evoluzione della domanda, delle risposte e degli strumenti
Gli impatti ecologici
Impatti, bisogni e possibili risposte
L’opinione pubblica prende coscienza sempre più rapidamente della gravitàdi alcuni problemi ambientali su scala globale. Le principaliistituzioni e le organizzazioni sociali a livello internazionale tentano dielaborare risposte a problematiche globali come ad esempio ilfenomeno del cambiamento climatico.
Secondo il Rapporto Stern (The economics of climate change,2006), il riscaldamento globale potrebbe costare all’economia mondialealmeno 5.500 miliardi di euro: se nulla verrà fatto per arginare leattuali emissioni di Co2 i danni per l’economia globale equivarranno auna perdita complessiva del Pil del 20% pari all’impatto negativodelle due ultime guerre mondiali. L’unico modo per fare fronteall’emergenza è sostenere costi equivalenti all’ 1% del Pil mondialeentro il 2050.
Quanto territorio per quale sviluppo?
Regione Territorio equivalente1 Basilicata 0,542 Molise 0,643 Valle D'Aosta 0,744 Trentino Alto Adige 0,765 Calabria 1,16 Abruzzo 1,347 Sardegna 1,348 Umbria 1,519 Marche 1,82
10 Toscana 2,311 Piemonte 2,3912 Campania 2,613 Friuli V. Giulia 2,9614 Sicilia 3,115 Emilia Romagna 3,3516 Puglia 3,8817 Lazio 3,9818 Veneto 4,2719 Liguria 4,620 Lombardia 5,75
Fonte: dati CRES e WWF 2006 - impronta ecologica delle regioni
Lo sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile rappresenta la principale risposta culturale, scientificae politica, alle tendenze in atto su scala globale.
Il concetto nasce nell’alveo dell’economia ambientale e viene introdotto sullascena politica internazionale dalla Commissione Bruntland nel 1987. Iriferimenti più importanti sembrano essere il concetto di bisogno e il principiodi equità inter-generazionale.
“Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisognidelle generazioni presenti senza compromettere
le possibilità per le generazioni futuredi soddisfare i propri bisogni”
Quante sostenibilità … per quale sviluppo?
• Sostenibilità debole Alle generazioni future devono essere garantiti (soltanto)gli stock aggregati di capitali (naturale, sociale, tecnologico…) senza distinguernela natura; i capitali sono interscambiabili tra loro. Quello che interessa èl’aggregato complessivo mentre ci sono diverse possibilità di sostituzione dellaricchezza prodotta dall’uomo con quella relativa a beni ambientali
2. Sostenibilità rilevante Non sono tollerate ulteriori riduzioni degli stock dirisorse naturali critiche, mentre sono consentiti sostituzioni tra altre risorsenaturali non sfruttate a livello critico e beni prodotti dall’uomo
3. Sostenibilità forte Non è consentita la diminuzione dello stock complessivo dicapitale naturale (la diminuzione di una risorsa può essere compensatadall’aumento di un’altra)
• Sostenibilità eccessiva Non è tollerata alcuna sostituzione tra le diversetipologie di capitale naturale, ogni stock deve mantenere nel tempo i livelli attuali
da “Blueprint for a green economy” (David Pearce et al., 1989)
Lo sviluppo sostenibile nelle pratiche
Nelle politiche e nelle strategie a livello internazionale e nell’evoluzione delladottrina, lo sviluppo sostenibile non è inteso come una meta daraggiungere, ma piuttosto come un insieme di condizioni che devonoessere rispettate nel governo delle trasformazioni del pianeta.
Di questo insieme di condizioni fa parte significativa l'assunzione di obiettiviespliciti di qualità e di quantità dei beni ambientali, sociali ed economici(calibrati in base al loro mantenimento a lungo termine), e l’individuazionedelle modalità per raggiungerli: dimensione istituzionale edorganizzativa dello sviluppo sostenibile.
Il paradigma, nonostante il dibattito in corso e le ambiguità del concetto, inducead una profonda rivisitazione dei processi di formulazione ed attuazionedelle politiche pubbliche sia a livello centrale che locale, andando adincrociare il processo di europeizzazione e di revisione dellagovernance.
Le dimensioni costitutive della sostenibilità
Le resistenze al paradigma
Secondo Hirischman (1995) esistono almeno tre retoriche reazionarie che,per motivi diversi ma accomunabili, si oppongono allo svilupposostenibile:
Le retoriche che si oppongono al concetto di sostenibilità:
1. Gli effetti non previsti dell’azione
1. Il libero mercato e le dinamiche dello sviluppo
1. Gli stili e la qualità della vita
L’istituzionalizzazione dello sviluppo sostenibile
Paradigmi, strumenti, assetti istituzionali emodelli organizzativi
Fonte: Fighera P.(2010)
PrecauzionePrevenzioneRiparazione e correzioneApproccio delle politiche ambientali
Insieme di tutte le risorsedisponibili (capitale naturale,
sociale, economico …)
Interazione fra risorse naturali eattività umana
Insieme delle risorse naturali(ambiente è ciò che è intorno)Significato di ambiente
Regolazione, valutazione erendicontazionePianificazione e gestioneComando e controlloTipologia di strumenti
Partecipazione (concertazione,negoziazione e integrazione)
Competizione (domanda eofferta)Autorità attraverso le regoleLogiche di azione
Efficacia (rapporto outputprevisto/output realizzato)Efficienza (rapporto input/output)Legalità (conformità rispetto alla
norma)Principi di riferimento
ReticolarePrivatistico e piramidaleGerarchicoModello organizzativo
Integrazione fra attori pubblici eprivatiAgenzie e autorità indipendentiMinisteriAssetto istituzionale
New Public GovernanceNew Public ManagementBurocraticoParadigma istituzionale
Economia della conoscenzaPost-fordismo o toyotismoFordismo o taylorismoModello di produzione
Sviluppo sostenibileSviluppoCrescitaParadigma economico
Anni 90 - oggiAnni 60 - 80Anni 20 - Anni 50
Le politiche per lo sviluppo sostenibile in Europa
Il Trattato di Lisbona definisce lo sviluppo sostenibile come l’obiettivoglobale a lungo termine dell’UE da perseguire attraverso azioni capaci diintegrare lo sviluppo sostenibile in tutte le politiche, a partire dalla politica dicoesione.
L’impegno in direzione della sostenibilità in Europa attraversa oggi una fase di ridefinizioneche sembrerebbe attribuire ai sistemi locali di governo, regionali, sub-regionali ed inter-regionali, un ruolo determinante lungo l’intero ciclo di vita delle politiche.
Il carattere ad elevata complessità dei problemi in questione, l’evoluzione degli scenari,degli approcci di policy e l’aumento dell’incertezza, favoriscono l’aumento d’importanzae di interesse nei confronti della dimensione cognitiva dei processi di policy: nuovistrumenti e metodologie a supporto del processo decisionale si sperimentano e sidiffondono in particolar modo a livello locale.
Strategie Europee, nazionali,regionali e locali per lo
sviluppo sostenibile
Strumenti integrati divalutazione, accountability e
partecipazione
Strumenti e azioni finalizzati all'integrazione ambientale
La sostenibilità come modello europeo
L’Europa sembra aver scelto la direzione dello sviluppo sostenibile (Strategia diGoteborg del 2001 e aggiornamento del 2006):
“In occasione del rilancio della strategia di Lisbona, il Consiglio Europeo riafferma che questastrategia si inscrive essa stessa nel contesto più vasto del bisogno di svilupposostenibile secondo cui conviene rispondere ai bisogni presenti senza compromettere lacapacità delle generazioni future di soddisfare i loro”
La sostenibilità ambientale sembra poter divenire il motore di un nuovo sviluppo.
La dimensione locale assume un ruolo strategico, non solo nell’attuazione degliinterventi, ma sempre di più lungo l’intero ciclo di vita delle policy. Il Consigliosuggerisce un nuovo approccio basato su tre elementi interconnessi:
1. identificazione più chiara delle priorità2. miglioramento della messa in atto delle priorità con un più forte
coinvolgimento degli Stati e delle Regioni3. razionalizzazione delle procedure di follow-up
L’approccio europeo alla sostenibilità
La valutazione delle strategie messe in campo a livello Europeo e nazionale ha evidenziatoun deficit nella realizzazione degli obiettivi, individuando nel miglioramento dellagovernance e dei processi decisionali, nella fase di attuazione degli interventi, uno degliaspetti principali su cui intervenire, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori ingioco, ai diversi livelli di governo.
Anche se le tendenze non sostenibili costituiscono un problema di lunga durata cherichiedono soluzioni sia globali che locali sul lungo periodo, secondo l’Unione Europea ilsolo modo di assicurare che le società evolvano nella giusta direzione, consiste nelfissare obiettivi intermedi chiari e traguardi finali misurabili, monitorando i progressicostantemente:
“Le azioni poste in essere dovranno essere messe in relazione costantemente ai risultatifinali cercando di evidenziare le causalità e gli effetti diretti e indiretti sulle differenti
dimensioni, ambiente, economia e società, al fine di migliorare continuamente leprestazioni e favorire la partecipazione consapevole ai processi decisionali”[1].
[1] Communication de la Commission au Conseil et au Parlement européen - Rapport de situation sur la stratégie 2007 en faveur dudéveloppement durable SEC(2007)1416 - COM(2007) 642 final.
Le innovazioni della nuova strategia
Gli elementi di innovazione introdotti dalla riformata EU-SDS fanno riferimento piùai processi di attuazione che agli obiettivi:
• Si individuano 7 sfide principali e i relativi target integrandopienamente gli aspetti internazionali
• Si introducono politiche trasversali a sostegno• Si introduce un sostanziale cambiamento del processo di
attuazione e monitoraggio nell’UE e negli Stati Membri• Si propone di far uso di reti e comunità per facilitare lo scambio di
buone pratiche ed esperienze come ad esempio la EuropeanSustainable Development Network (ESDN) o la EuropeanNetwork Environmental Autority (ENEA)
• Si invita a rafforzare o istituire consigli consultivi indipendentisullo sviluppo sostenibile
• Si invita a rivedere le strategie nazionali per lo sviluppo sostenibilein funzione e in coerenza con quella comunitaria
Conclusioni della Presidenza - Bruxelles, 16 e 17 giugno 2005Obiettivi chiave1. TUTELA DELL'AMBIENTE2. EQUITÀ SOCIALE E COESIONE3. PROSPERITÀ ECONOMICA4. ASSUMERCI LE NOSTRE RESPONSABILITÀ A LIVELLO INTERNAZIONALE
Dichiarazione sui Principi Direttori
dello Sviluppo Sostenibile
Principi Direttori• PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI• SOLIDARIETÀ INTRAGENERAZIONALE ED INTERGENERAZIONALE• UNA SOCIETÀ APERTA E DEMOCRATICA• PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI• PARTECIPAZIONE DELLE IMPRESE E DELLE PARTI SOCIALI• COERENZA DELLE POLITICHE E GOVERNANCE• INTEGRAZIONE DELLE POLITICHE• SFRUTTAMENTO DELLE MIGLIORI CONOSCENZE DISPONIBILI• PRINCIPIO DI PRECAUZIONE• PRINCIPIO "CHI INQUINA PAGA"
Sfide prioritarie
1. Cambiamento climatico ed energia pulita
2. Trasporti sostenibili
3. Consumo e produzione sostenibili
4. Conservazione e gestione delle risorse naturali
5. Salute Pubblica
6. Inclusione sociale, demografica e immigrazione
7. Povertà mondiale e sfide dello sviluppo
…e politiche trasversali
1. L’istruzione e la formazione2. La ricerca e lo sviluppo3. Strumenti economici di finanziamento4. Comunicazione, mobilitazione degli attori e moltiplicazione dei successi5. Attuazione, monitoraggio e seguito
Lo sviluppo sostenibile nella politica di coesione
La politica di coesione rappresenta tra le “politiche trasversali” il principalestrumento a disposizione dell’UE per promuovere lo sviluppo sostenibile atutti i livelli di governo e in tutti i settori di azione:
“Gli obiettivi dei fondi sono perseguiti nel quadro dello svilupposostenibile e della promozione, da parte della Comunità, dell’obiettivo ditutelare l’ambiente conformemente all’art. 6 del Trattato” (art. 17 delRegolamento generale sui fondi strutturali Reg. CEE 1083/2006).
Azioni dirette: nel periodo 2007-2013 saranno spesi circa 105 miliardi dieuro pari a circa il 30% del totale delle risorse assegnata alla politica dicoesione
Azioni indirette: promozione di meccanismi istituzionali, organizzativi egestionali, azioni di ricerca e sviluppo e sostegno a ICT
Fonte: Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche dell’UE: riesame 2009 della strategiadell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile COM 2009/400 def del 4.7.2009
La sostenibilità nel Quadro Strategico Nazionale2007-2013
Il QSN: “La strategia è volta a potenziare le sinergie tra la dimensioneeconomica, sociale ed ambientale della politica regionale, attraverso
l’integrazione degli aspetti ambientali nella definizione e attuazione dellapolitica stessa, nell’ottica dello sviluppo sostenibile”.
Il principio dovrebbe caratterizzare l’intera strategia delle politiche di svilupporegionali in modo trasversale.
Alcune priorità sono dedicate in modo diretto:
Priorità 3 “Energia e ambiente: uso sostenibile ed efficiente dellerisorse per lo sviluppo”
Priorità 5 “Valorizzazione delle risorse naturali e culturali perl’attrattività per lo sviluppo”
Fonte: nostra elaborazione su dati DPS (2007)
N. Priorità del Quadro Strategico Nazionale 2007-13 Valore medio (%)1 Risorse umane 9
di cui: Istruzione 5
2 Ricerca, sviluppo tecnologico e Innovazione 14
3 Risorse ambientali (acqua, rifiuti, difesa suolo, energie rinnovabili) 15,80
di cui: Energie rinnovabili (interregionale) 2,80
4 Risorse naturali e culturali 9
di cui: Grandi attrattori naturali e culturali e turismo (interregionale ) 2,30
5 Inclusione sociale, qualità della vita e sicurezza 8
di cui: Sicurezza (PON) 1,40
6 Reti e servizi per la mobilità 17
7 Sistemi produttivi e occupazione 16
8 Città e sistemi urbani 7,20%
9 Apertura internazionale 1,20%
10 Governance e assistenza tecnica 2%
TOTALE QSN (EURO) 124,7 miliardi
Distribuzione delle risorse QSN Italia 2007-13
La sostenibilità nel Quadro Strategico Nazionale2007-2013
Valenza aggiuntiva assumono altre iniziative, in materia di informazione,formazione ambientale oltre a quelle relative al miglioramento dellagovernance.
In realtà la partita della sostenibilità si gioca in modo trasversale, intutti i settori (o priorità) di intervento e in tutte le politiche di settore(mobilità, sistemi produttivi, sistemi urbani, sistemi rurali…).
Le questioni ambientali sono integrate tra le priorità strategiche del QSN2007-2013 ma nonostante questo la commissione ha espresso alcuneperplessità in relazione all’impostazione della strategia nazionale e allacapacità di integrare tutti gli ambiti di intervento. La commissione, adesempio, ha richiesto un vincolo di destinazione sostenibile per lerisorse relative alla priorità 3 Energia (…segue)
Modalità organizzative della programmazioneunitaria
POR FESR
POR FSE
PSR
POIn
PAR FAS
Autoritàdi
Gestione
Autoritàdi
Gestione
Autoritàdi
Gestione
Autoritàdi
Gestione
Autoritàdi
Gestione
Autoritàdi
Certific.
AuditAutorità
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Autoritàdi
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Audit
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Docum
ento
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PrioritàQSNPSN
NR
VVIP
Lo sostenibilità ambientale nellaprogrammazione regionale
24,6635,513TOTALE ex Ob. 1
18,3146,72Basilicata
23,9147,02Sicilia
26,8131,03Calabria
26,6133,52Sardegna
23,5124,82Puglia
25,2133,92Campania
% risorseeconomiche sulTOT PO
N. Assidedicati allosvilupposostenibile
% risorseeconomichesul TOT PO
N. Assidedicati allosvilupposostenibile
Programmazione
2000-2006Programmazione 2007-2013
Fonte: Fighera (2010)
L’integrazione della sostenibilità ambientale nelQSN e nei PO
Se qualche passo in avanti può registrarsi dal punto di vista quantitativo dellerisorse dedicate e quindi dal punto di vista dei processi di integrazioneverticale degli obiettivi di sostenibilità ambientale negli strumenti diattuazione (nei PO), anche grazie all’applicazione della direttiva 42/01, dalpunto di vista dell’integrazione orizzontale in tutti i settori di intervento,le esperienze appaiono ancora poco mature e sedimentate nonostante ladelibera CIPE 166/2007 per l’attuazione del QSN 2007-2013 richiedesseesplicitamente specifiche misure tecniche e organizzative ai finidell’integrazione orizzontale del principio di sostenibilità ambientale in tuttele fasi del ciclo di programmazione (analisi dei bisogni, formulazione degliinterventi, attuazione e monitoraggio e valutazione).
Al fine di favorire il processo di integrazione orizzontale in tutti i settori diintervento dei programmi, la delibera CIPE 166/2007, invita a fare tesoroanche all’esperienza realizzata nel precedente ciclo di programmazionedalle Autorità Ambientali, la Linea 3 del POAT ha messo a punto e inalcuni casi sperimenta nelle Regioni Obiettivo Convergenza, strumenti eprocedure tecniche e gestionali al fine di garantire il presidio degli obiettividi sostenibilità ambientale in tutti i settori di intervento dei programmi:
• Strumenti per la cooperazione istuituzionale (ad esempio PianoOpertivo di Coperazione Sistematica)
• Strumenti per la selezione degli inetrventi (ad esempio criteri diselezione, di premialità e di ammissibilità)
• Osservazioni e pareri ambientali su bandi, procedure negoziali, progettiintegrati
• Metodologie e strumenti conoscitivi di supporto ai processidecisionali in materia di ambiente e sviluppo sostenibile (strumenti divalutazione e monitoraggio, di accountability e partecipazione, indicatori…)
Esperienze di integrazione orizzontale
Gli strumenti di valutazione dei PO: obiettivi diservizio
Per evitare di incorrere in alcuni errori commessi nel precedente periodo diprogrammazione, nel nuovo ciclo si introducono misure di premialità legate airisultati effettivi, misurati in relazione ad alcuni indicatori e target concordatifra i differenti livelli di governo.
Sono stati individuati 4 obiettivi di servizio che rappresentano servizifondamentali per cittadini ed imprese, ambiti indispensabili per assicurare lasostenibilità delle scelte di sviluppo, per creare opportunità e condizioni favorevoliallo sviluppo, all’attrattività e alla qualità della vita:
• qualità dell’educazione,• cura dell’infanzia e degli anziani,• gestione dei rifiuti• gestione del servizio idrico
Il fine è di evitare che a fronte del rispetto formale degli indirizzi comunitari vengariconosciuto un premio che non consideri l’efficacia e la coerenza delle iniziative.
La capacità di attuazione degli interventi da parte delle amministrazioni nel precedenteperiodo di programmazione si misurava come capacità di spesa, determinandoparadossi come quello del 2004: concessione della premialità sui rifiuti inCampania.
Gli strumenti di valutazione: La VAS dei PO nelleregioni del Mezzogiorno
Fonte: Fighera (2010)
11
37
5
8
4
6
0
15
Osservazioni epareri
7noSardegna
301Campania
151Calabria
301Basilicata
131Molise
303Puglia
83Sicilia
30noLombardia(benchmark)
Giornate per laconsultazione
AlternativeRegione
Gli strumenti per il monitoraggioambientale
Raccolta dati ed informazioni previste
nel Piano di monitoraggio
ambientale PSR
Dati ambientali del PSR(Indicatori prestazionali)
Indicatori di contestoPSR
Raccolta dati ed informazioni previste
nel Piano di monitoraggio
ambientale FESR
Indicatori di contestoPO-FESR
Raccolta dati ed informazioni previste
nel Piano di monitoraggio
ambientale POin
Dati ambientali del POin
(Indicatori prestazionali)
Indicatori di contestoPOIn
SCENARIO DI RIFERIMETNOSTATO DELL’AMBIENTE AD INIZIO PROGRAMMAZIONE
(INDICATORI DI CONTESTO ISPRA, ARPA E ALTRI FORNITORI)
Integrazione deirisultati del
monitoraggio nellagestione dei PO
Consultazione dei soggetti interessati e del pubblico
Autorità Ambientale
Rapporto di MonitoraggioAmbientale PSR
Rapporto di MonitoraggioAmbientale FESR
Rapporto di MonitoraggioAmbientale POIn
(Piano Unitario di Monitoraggio Ambientale)
DSSAggiornamentoSCENARIO DIRIFERIMETNO
Dati ambientali del FESR(Indicatori prestazionali)
Selezione indicatoririlevanti per laValutazioneAmbientale
Verificadell’andamentodegli indicatoriprestazionali e
stima degli effettiambientali
1. osservare l’evoluzione del contesto ambientale di riferimento dei diversiprogrammi anche al fine di individuare effetti ambientali imprevisti nondirettamente riconducibili alla realizzazione dei singoli interventiprogrammatici;
2. individuare gli effetti ambientali significativi positivi e negativi derivantidall’attuazione dei singoli programmi;
3. verificare l’adozione delle misure di mitigazione previste nella realizzazione deisingoli interventi;
4. verificare la qualità delle informazioni contenute nel Rapporto Ambientaledel programma di riferimento;
5. verificare la rispondenza dei programmi agli obiettivi di protezionedell’ambiente individuati in fase di elaborazione del Rapporto Ambientale;
6. consentire di definire e adottare le opportune misure correttive che sirendano necessarie in caso di effetti ambientali significativi.
Finalità del Piano Unitario diMonitoraggio Ambientale (PUMA) - 1
Il monitoraggio di contesto tiene sotto osservazione la situazioneambientale ed eventuali scostamenti, sia positivi che negativi, rispettoallo scenario di riferimento descritto nel Rapporto Ambientale(particolare importanza assumeranno i dati derivanti dai Programmi diAzione adottati in forza dell’art. 5.1 della direttiva 91/676/CEE relativaalla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati diorigine agricola).
Il monitoraggio degli effetti verifica le prestazione ambientali delprogramma e delle attività da questo realizzate. Il confronto fra lavariazione nel contesto ambientale e le informazioni elaboraterelativamente alle prestazioni del programma sarà la base dellavalutazione di efficacia ed efficienza dei programmi in campoambientale.
Il monitoraggio ambientale
Gli indicatori per il monitoraggio ambientale
Le attività si sviluppano attraverso due diverse tipologie diindicatori:
- indicatori sul contesto: espressi come grandezze assoluteo relative, usati per la caratterizzazione della situazioneambientale. Con riferimento al modello logico DPSIR(Determinanti; Pressioni sull’ambiente; Stato; Impatti sullasalute e sulla qualità della vita; Risposte)
- indicatori sul processo: indicatori che permettono diverificare il raggiungimento degli obiettivi in termini diefficacia, anche in rapporto alle risorse impiegate e alletipologie di attività realizzate (efficienza).
Scheda per il Monitoraggio Ambientale (Allegato III PUMA)
INFO
RM
AZI
ON
I AM
BIE
NTA
LIIN
TEG
RA
TE N
EL D
SS P
UM
A
Acqua
Suolo
Biodiversità
Paesaggio
Anagrafica (informazioni sul beneficiario elocalizzazione dell’intervento)
Aria e Cambiamento Climatico / Energia
CO
NFR
ON
TO F
RA
IND
ICA
TOR
I EO
BIE
TTIV
I DI S
OST
ENB
ILIT
A’
PER
FAVORIRE
ANALISI
IN
RELAZIONE
AI
FABBISOGNI,
AI VINCOLI E
ALLE
OPPORTUNITA’
DEI
TERRITORI
Gli strumenti per la raccolta delleinformazioni per il monitoraggio
Correlazione fra obiettivi e indicatori dicontesto e di processo
Contributo delprogramma alcontesto
Indicatore diprocesso(proxy)
Tipologia diazione
Misure deiprogrammi
Indicatore dicontesto
Obiettivo disostenibilità
Componente ….
Il report di monitoraggio ambientale avrà cadenza annuale esarà organizzato secondo il seguente schema logico:
Il monitoraggio degli effetti verifica le prestazione ambientali delprogramma e delle attività da questo realizzate. Il confronto frala variazione nel contesto ambientale e le informazioni elaboraterelativamente alle prestazioni del programma sarà la base dellavalutazione di efficacia ed efficienza in campo ambientale.
Affinché tali considerazioni abbiano efficacia e adeguatadivulgazione saranno raccolte e sistematizzate in un DSSfinalizzato a migliorare l’accessibilità delle informazioniambientali.
Monitoraggio e comunicazione ambientale