18 OTTOBRE 2016 | SALERNOSCUOLA E MERCATO DEL LAVOROUNA PROSPETTIVA STORICA
CONVEGNO SCIENTIFICOLA SCUOLA IN ITALIA: I PROTAGONISTI, I FATTI, I DATI
SALERNO | PALAZZO DI CITTÀ18 OTTOBRE 2016
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SCUOLA E MERCATO DEL LAVORO Una prospettiva storica
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Tre fasi 1. 1861 – 1950: uscita dall’analfabetismo2. 1951 – 2000: centralità dei titoli di studio3. 2001 – : le competenze
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Prima fase: 1861 – 1950Per istruzione si intende: «saper leggere»
L’istruzione della popolazione è quasi assente dalle prime 8 rilevazioni censuarie.
L’unico aspetto monitorato riguarda la progressiva crescita dell’alfabetismo (grosso modo da ¼ ai 9/10 della popolazione).
I dati sulle diverse professioni, molto analitici, non vengono posti in relazione con i titoli di studio.
La messa a fuoco dei concetti di occupazione e disoccupazione è ancora di là da venire (dal 1931).
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1861 1866 1871 1876 1881 1886 1891 1896 1901 1906 1911 1916 1921 1926 1931 1936 1941 1946 1951 1956 1961 19660
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
% di "sa leggere" al censimento (da 6 anni in su) % sposi che sottoscrivono l'atto di matrimonio
Un secolo per uscire dall’analfabetismo
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Fino al 1951 le informazioni relative al titolo di studio non sono state oggetto di rilevazione censuaria: dunque i dati, molto analitici, sulle professioni non sono leggibili in funzione del grado di istruzione.L’unica informazione che coniughi dimensione lavorativa ed istruzione ricavabile dal censimento 1931 è la quota di analfabeti per grandi categorie professionali.Ma a fare la differenza è soprattutto la circoscrizione: agricoltura in Piemonte = 4,8% analfabeti; agricoltura nelle Calabrie = 64,3% analfabeti;industria in Lombardia = 1,4% analfabeti; industria in Sicilia = 28,4% analfabeti.
PA, credito, assicurazioni, prof.liberali
commercio
industria
trasporti e comunicazioni
servizi domestici
totale
condizioni non professionali
agricoltura
0 5 10 15 20 25 30 35
3.5
8.3
9.1
13.6
19.9
20.9
23.1
29.6
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Seconda fase: dal 1951 al 2011La centralità dei titoli di studio
L’Italia accelera la sua rincorsa ai paesi avanzati in campo educativo.
Dal 1951 il grado di istruzione della popolazione diventa un tassello importante delle rilevazioni censuarie.
Si adotta un sistema a 5 livelli (Laurea-Diploma-Scuola Media Inferiore-Lic. Elementare –Senza Titolo).
Dal 1959 in via sperimentale e dal 1964 regolarmente vengono realizzate le indagini sulle forze di lavoro.
Gli anni di istruzione e il titolo di studio diventano le «credenziali» per l’accesso al mercato del lavoro e la mobilità sociale.
Crescono i livelli di istruzione fra le donne, che finiranno con il superare gli uomini.
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La scolarità in ItaliaAnni di scolarizzazione media popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni.
Negli ultimi centocinquanta anni l’Italia ha ridotto il divario con i paesi più avanzati come anni di scolarità.Fonte: The Century of Education, C. Morrison F. Murtin, 2009
0
3
6
9
12
15
1870 1880 1890 1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
francia giappone germania regno unito stati uniti italia
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v
Tassi di scolarità per le scuole secondarie superiori e l’università per genere
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1950/51 1960/61 1970/71 1980/81 1990/91 2000/01 2012/13 2013/140.0
10.0
20.0
30.0
40.0
50.0
60.0
70.0
80.0
90.0
100.0
Secondaria superiore: uomini Secondaria superiore: donne Università: uomini Università: donne
Anni
Tass
i di s
cola
rità
%
Fonte: Istat, Elaborazioni su dati Miur e ANS
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v
v
v
v
v
9
2005 20150%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Donne Laurea e oltre Donne Diploma Donne Fino alla licenza media
Occupati per sesso e titolo di studioFonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro.
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donnelaureate
donnediplomate
donnelicenza media
uominilaureati
uominidiplomati
uominilicenza media
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Persone di 25 anni e più per sesso, generazione e percorso di istruzione. Anno 2009
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Prima _x000d_del
19401940-49
1950-59
1960-69
1970-79
1980-840 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Uomini
Prima _x000d_del
19401940-491950-591960-691970-791980-84
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Donne
Conseguito titolo universitario Ancora studia università Abbandonato università Fermato alle superioriAbbandonato alle superiori Fermato alle medie Abbandonato alle medie Fermato alle elementari
Per 100 persone della stessa generazione. Fonte: Istat, Famiglia e soggetti sociali.
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Una costante: più studi, più lavori Tassi di occupazione della popolazione da 15 a 64 anni
19921993
19941995
19961997
19981999
20002001
20022003
20042005
20062007
20082009
20102011
20122013
20142015
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
80.6 78.576.3
60.766.8
62.9
43.346.1
42.2
Laureati Diplomati Lic. Elem. e Medie
Fonte: European Union Labour Force Survey, Eurostat.
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Effetti del titolo di studio sulla distribuzione dei redditi da lavoro.Anno 2014 Percentili di reddito e differenze percentuali rispetto alla mediana.Fonte: Elaborazione su dati Istat, Eu-silc.
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0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1-60
-40
-20
0
20
40
60
Laurea (o superiore) Media inferiore, elementare (o nessuno)
Percentili di reddito
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Effetto di uno status socio-economico della famiglia d’origine “alto” (a) vs. “basso” sul reddito attuale delle persone di 30-39 anni.Anno 2011Fonte: Istat, Elaborazione Istat su dati Eurostat, Eu-Silc Indagine sul reddito e le condizioni di vita, Modulo ad hoc “La trasmissione intergenerazionale degli svantaggi”(a) Istruzione universitaria*prof. non manuale superiore*abitazione di proprietàGiovanni A. Barbieri | Istat
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Francia Danimarca Spagna Italia Regno Unito0.0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
1.2
1.4
1.6
1.8
1.37 1.391.51
1.63
1.79
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Condizione occupazionale dei giovani laureati (a) a tre anni dal conseguimento del titolo – Anni 1991, 1995, 2004, 2007, 2015Composizione percentuale.Fonte: Istat, Indagine sull'inserimento lavorativo dei laureati.(a) Per motivi di comparabilità coloro che svolgono un'attività di formazione retribuita non sono compresi fra gli occupati.
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1991 1995 2004 2007 20150
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
77.166.0
73.7 73.1 72.0
16.4
23.5 12.7 14.3 15.5
6.6 10.5 13.6 12.6 12.5
Non cercano lavoro Cercano lavoro Occupati
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Giovani laureati occupati (a) a tre anni dal consegui-mento del titolo per tipo di occupazione e anno di indagine – Anni 1991, 1995, 2004, 2007, 2015Composizione percentuale.Fonte: Istat, Indagine sull'inserimento lavorativo dei laureati.(a) Per motivi di comparabilità coloro che svolgono un'attività di formazione retribuita non sono compresi fra gli occupati.Giovanni A. Barbieri | Istat
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1991 1995 2004 2007 2015
42.0
55.8 59.5 62.453.2
24.7
18.1 13.8 12.8
14.3
33.426.0 26.7 24.8
32.5
Occupazione ottimale Occupazione quasi ottimale Altra occupazione
15
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16
6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
MODELLO SCANDINAVO
Struttura unica(primaria + secondaria inferiore)
Secondaria superiore (generale)
6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
MODELLO ITALIANO
Primaria Secondaria inferiore Secondaria superiore Secondaria superiore (indirizzi professionali)
Liceo
Ist. Tecnico/ Ist. ProfessionaleIstruzione e formazione prof.
Secondaria superiore (indirizzo professionale)
MODELLO TEDESCO
6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20Primaria Secondaria inferiore Secondaria superiore (generale) Secondaria superiore (indirizzi
<professionali)
Gymnasium
Realschule (istituti tecnici)
Hauptschule (indirizzi prof.)
Bien
nio
orie
ntam
ento
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A differenza del modello tedesco, in Italia la formazione professionale in Italia è gestita in concorrenza fra Stato e regioni; concentra studenti difficili e provenienti da famiglie svantaggiate; manca di prospettive nell’istruzione terziaria e «passerelle» con gli altri indirizzi; suscita poca collaborazione da parte delle imprese.
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La terza fase:dai titoli alle competenze
Si mette in dubbio la validità assoluta dei titoli di studio come indicatori delle conoscenze e delle abilità realmente possedute dagli individui e della loro capacità di applicarle ai problemi del lavoro e dello studio.
Delgado, Henderson e Parmeter, 2014 confrontano diverse misure di attainment (anni di scolarità): nessuna è significativa in equazioni di crescita multi-country. Solo misure di achievement alla Hanushek e Woessmann hanno potere esplicativo.
Studi comparativi internazionali sviluppano tentativi sempre più ambiziosi di misurare le competenze effettive degli studenti e degli adulti, estendendole a quelle trasversali, sociali ed emotive.
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Fonte: Michael S. Delgado, Daniel J. Henderson and Christopher F. Parmeter, 2014. “Does Education Matter for Economic Growth?” Oxford Bulletin of Economics and Statistics, 76(3), 334-359.
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Millennium Development Goals 2000 – 2015 Target 2.A: Ensure that, by 2015, children everywhere, boys and girls alike, will be able to complete a full course of primary schooling.
Target 4.1: By 2030, ensure that all girls and boys complete free, equitable and quality primary and secondary education leading to relevant and effective learning outcomes.Target 4.4: By 2030, substantially increase the number of youth and adults who have relevant skills, including technical and vocational skills, for employment, decent jobs and entrepreneurship.Target 4.6: By 2030, ensure that all youth and a substantial proportion of adults, both men and women, achieve literacy and numeracy.Target 4.7: By 2030, ensure that all learners acquire the knowledge and skills needed to promote sustainable development, including, among others, through education for sustainable development and sustainable lifestyles, human rights, gender equality, promotion of a culture of peace and non-violence, global citizenship and appreciation of cultural diversity and of culture’s contribution to sustainable development.
Sustainable Development Goals 2015 - 2030
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Secondo le stime, 25 punti PISA in più comportano circa 5 decimi di Pil all’anno in più.
L’OCSE stima che il vantaggio cumulato fino al 2090 per l’Italia sarebbe di circa 5mila miliardi di euro, più del doppio del debito pubblico.
L’investimento in conoscenza fa aumentare la produttività ed è un presupposto per ricerca e innovazione
Hanusheck e Woessman mostrano una correlazione significativa fra le competenze, misurate dai test Pisa, e la crescita economica.
Punti PISACr
esci
ta m
edia
PIL
pro
cap
ite
5,25
3,50
1,75
corea
austria
francia
giappone
belgio
regno unitoaustralia
norvegia
italiastati uniti
nuova zelandagrecia
turchia
messico
portogallo
irlanda finlandia
spagnadanimarca oland
asvezia
svizzera
islanda
canada
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Quali sono le competenze rilevate?
Dal 2000 a oggi l’Ocse si è concentrato sulle cd «competenze per il lavoro e la vita»: comprensione dei testi, logica matematica, applicazione del metodo scientifico ai problemi.
Negli ultimi anni a queste si sono affiancate le competenze finanziarie e quelle digitali.
Si tratta comunque di competenze individuali, fortemente legate a conoscenze disciplinari.
L’Ocse sta introducendo competenze «sociali», come il problem solving collaborativo.
Sta inoltre crescendo l’attenzione sulle soft skills e le competenze non cognitive, sull’onda del lavoro di Heckman.
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L’espansione dei campi di competenza delle principali indagini Ocsetipologia 2000-2009 2011 2012 2015 2018
PISA
Cognitive - Lettura- Matematica- Scienze- Problem solving
- Matematica- Lettura- Scienze- Literacy finanziaria
- Scienze- Lettura- Matematica- Literacy finanziaria- Problem solving collaborativo
- Scienze- Lettura- Matematica- Literacy finanziaria- Problem solving collaborativo
Non cognitive - Atteggiamenti, percezione di sé
- Strategie meta-cognitive- Atteggiamenti, percezione di sé
- Strategie meta-cognitive- Atteggiamenti , percezione di sé- Competenze socio-affettive- Consapevolezza ambientale
- - Strategie meta-cognitive- Atteggiamenti , percezione di sé- Competenze socio- affettive- “Competenze globali”
PIAAC
Cognitive- Literacy- Matematica- Problem solving
Non cognitive- Abilità non cognitive- Tratti di personalità
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A ogni titolo di studio le sue competenze trasversaliCompetenze che le imprese ritengono molto importanti, per titolo di studio del candidato all’assunzione (fonte: Excelsior, 2015) quota % sul totale di segnalazioni di ciascuna competenza.
capacità comunicativa scritta e orale
capacità di utilizzare professionalmente internet
capacità di lavorare in gruppo
capacità di pianificare e coordinare
capacità di risolvere problemi
capacità di lavorare in autonomia
intraprendenza, creatività e ideazione
flessibilità e adattamento
0 10 20 30 40 50 6054
50
36
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15
14
Nessuna formazione specifica Diplomati Laureati
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Peraltro, imprese, atenei e laureati hanno diversi punti di vista sull’importanza delle competenze trasversaliLE 8 COMPETENZE TRASVERSALI ANALIZZATE
Capacità di comunicare efficacementetrasmettere informazioni e idee in forma sia orale sia scritta in modo chiaro e formalmente corretto, esprimendole in termini adeguati rispetto agli interlocutori specialisti o non specialisti del settore.Capacità di lavorare in gruppocoordinarsi con altre persone, anche di diverse culture e specializzazioni professionali, integrandone le competenzeCapacità di risolvere problemiapplicare in una situazione reale quanto appreso, individuando gli ambiti di conoscenze che meglio consentono di affrontarla.Capacità di analizzare e sintetizzare informazioniacquisire, organizzare e riformulare dati e conoscenze provenienti da diverse fonti.Capacità di formulare giudizi in autonomiainterpretare le informazioni con senso critico e prendere decisioni conseguentiCapacità di organizzare e pianificarerealizzare idee e progetti tenendo conto anche del tempo e delle altre risorse a disposizione.Essere intraprendentesaper sviluppare idee innovative, progettarne e organizzarne la realizzazione, gestire le necessarie risorse ed essere disposto a correre rischi per riuscirci.Capacità di apprendere in maniera continuativasapere riconoscere le proprie lacune e identificare strategie efficaci volte all’acquisizione di nuove conoscenze e competenze.
AZIENDE
1
2
3
4567
*
DOCENTI
5
3
2
1478
6
LAUREATI OCCUPATI A 1 ANNO
1
4
2
6837
5
I numeri indicano la posizione nella graduatoria di importanza relativa. 1 = più importante. Fonti: CT3, Excelsior-UnionCamere, AlmaLaureaGiovanni A. Barbieri | Istat
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E nei prossimi 90 anni? Autor, Levy e Murnane (2003) e Acemoglu e Autor (2012) classificano le skill in tre grandi categorie: analitiche, interpersonali e di routine.
L’evidenza (Brynjolfsson e McAfee, 2014, Autor 2015) è che l’automazione ha sostituito i lavori a elevato contenuto di skill routinarie, privilegiando ai due estremi i lavori caratterizzati da competenze analitiche e interpersonali.
La polarizzazione del mercato del lavoro favorisce problem-solving, creatività, adattabilità, flessibilità e capacità di giudizio.
Frey e Osborne (2013) individuano tre aree in cui l’intelligenza artificiale non è in grado di sostituire competenze umane: manipolazione, creatività e intelligenza sociale. Su questa base costruiscono un indicatore del rischio di sostituzione da parte dei robot.
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Acemoglu, Daron, and David Autor. 2011. “Skills, Tasks and Technologies: Implications for Employment and Earnings.” Handbook of Labor Economics, vol. 4, chapter 12. Elsevier, 1043–1171.
Autor, David, Frank Levy, and Richard Murnane. 2003. “The Skill Content of Recent Technological Change: An Empirical Exploration." The Quarterly Journal of Economics 118.4, 1279-1333.
• Autor, David. “Why Are There Still So Many Jobs? The History and Future of Workplace Automation.” Journal of Economic Perspectives—Volume 29, Number 3—Summer 2015—Pages 3–30
• Brynjolfsson, Erik, and Andrew McAfee. 2014. The Second Machine Age: Work, Progress, and Prosperity in a Time of Brilliant Technologies. New York and London: W.W. Norton & Company.
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Fonte: www.kent.ac.uk/careers/sk/top-te-skills.htm www.itf.org/futureworkskills/ Giovanni A. Barbieri | Istat
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VS
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Competenze presenti e future
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Lavoro e computerizzazione
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La distribuzione dell’occupazione statunitense del 2010 //distinta per attività settoriali e in relazione alla probabilità di automazione-computerizzazione.
Fonte: Fonte: Frey, C.B., Osborne, M.A. (2013), The future of Employment: How susceptible are Jobs to Computerisation? Working Paper, Oxford Martin School, University of Oxford.
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