UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN
EDITORIA E COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE
Corso di Teoria Sociale
-
prof. Alessandro Cavalli
L'ordine nei sistemi d'azione:
una teoria e la sua applicazione alle relazioni internazionali
di Matteo Verda
2
Prefazione................................................................................................................................... 3
1. L'ordine: natura e classificazione ........................................................................................... 4
1.1. Potere, libertà, sistemi d’azione ...................................................................................... 4
1.2. I due livelli di manifestazione dell'ordine ....................................................................... 5
1.3. Le tre dimensioni dell'ordine........................................................................................... 8
1.4. Una tipologia dell'intelligenza dell'ordine....................................................................... 9
1.5. Ordine e complessità ..................................................................................................... 10
2. L'ordine nella scienza politica .............................................................................................. 12
2.1. Arene politiche con governo ......................................................................................... 12
2.2. Arene politiche naturali ................................................................................................. 13
3. L'ordine nelle relazioni internazionali.................................................................................. 14
3.1. Attori del sistema d'azione globale................................................................................ 14
3.2. I tre tipi di ordine delle relazioni internazionali ............................................................ 15
3.2.1. L'ordine di tipo A ................................................................................................... 15
3.2.2. L'ordine di tipo C ................................................................................................... 16
3.2.3. L'ordine di tipo B ................................................................................................... 17
3.2.4. Schema dei tipi di ordine........................................................................................ 18
3.3. Caratteristiche dei tipi di ordine .................................................................................... 18
3.3.1. Caratteristiche dell'ordine di tipo A ....................................................................... 19
3.3.2. Caratteristiche dell'ordine di tipo C........................................................................ 20
3.3.3. Caratteristiche dell'ordine di tipo B........................................................................ 22
4. Considerazioni finali ............................................................................................................ 24
4.1. Considerazioni sull'ordine............................................................................................. 24
4.2. Considerazioni sull'ordine nelle relazioni internazionali .............................................. 24
Bibliografia............................................................................................................................... 26
3
Prefazione
Scopo di questo lavoro è tratteggiare una concezione di ordine relativa all'ambito
dell'interazione umana e provarne la validità tramite una sua breve applicazione all'analisi
delle relazioni internazionali.
Nel primo capitolo, partendo dai concetti di potere, libertà e sistema d'azione, si procede ad
una definizione dell'ordine e ad una sua classificazione in base al livello a cui si manifesta ed
alla dimensione cognitiva in base alla quale lo si analizza.
Nel secondo capitolo, si affronta brevemente la distinzione, operata nell'ambito della scienza
politica, tra arene politiche con governo ed arene politiche naturali.
Nel terzo capitolo, si analizzano le relazioni internazionali attraverso l'individuazione di tre
diversi tipi di ordine, che si manifestano a livello di Stato sovrano, di sottosistema geopolitico
e di sistema d'azione globale.
Nel quarto capitolo, si propongono alcune conclusioni, relative sia alla concezione dell'ordine
proposta, sia all'assetto delle relazioni internazionali.
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1. L'ordine: natura e classificazione
Quello dell'ordine è un problema che l'uomo si pone fin dall'antichità e che è intimamente
legato alla percezione che egli ha del mondo che lo circonda. La componente principale
dell'ambiente in cui l'uomo si trova ad agire è la società, ovvero l'insieme degli altri uomini
con cui si relaziona. L'analisi dell'ordine deve dunque prendere avvio dai concetti, centrali per
le relazioni umane, di potere, libertà e sistema d'azione.
1.1. Potere, libertà, sistemi d’azione
Il potere è, per Stoppino, “la capacità della determinazione intenzionale o interessata dei
comportamenti altrui”1, o, nelle parole di Friedberg, “la capacità di un attore di sfruttare a
proprio vantaggio dei processi di scambio più o meno durevoli, sfruttando i vincoli e le
opportunità offerti dalla situazione, al fine di imporre i termini dello scambio favorevoli ai
proprî interessi”2.
Sebbene con sfumature diverse, queste due definizioni sono sostanzialmente riconducibili ad
una concezione di natura relazionale del potere.
Il potere altro non è che l’esercizio dell’ineliminabile margine di libertà di cui l’individuo
gode, in qualunque contesto si trovi ad agire; questo margine è sempre presente, anche se in
misura differente, poiché ogni attore conserva in ogni circostanza il controllo di un minimo di
incertezza riguardo al proprio comportamento3.
Questo non significa che le regolarità non esistano, anzi, ma che laddove esistono sono il
frutto della somma delle scelte degli attori coinvolti4 e non il prodotto deterministico di
qualche legge universale.
Gli attori sociali si trovano a gestire il loro ineliminabile margine di libertà all’interno di
sistemi d’azione, ovvero di reti di rapporti interattivi che coinvolgono almeno un altro attore.
La presenza di altri attori, insieme ad i vincoli fisici e biologici dell’ambiente naturale, è il
fattore che limita la libertà di ogni individuo di scegliere tra tutti i corsi d’azione possibili5.
1 [Stoppino, 2001, p. 13]. 2 [Friedberg 1993, p. 87]. 3 Cfr. [Crozier e Friedberg 1977] e [Friedberg 1993]. 4 L’attore non sempre compie la scelta migliore (ammesso che ne esista una), ma questo è dovuto alla razionalità limitata degli individui e non compromette il fatto che l’attore agisca perseguendo il corso d’azione che ritiene migliore in relazione alla proprie preferenze ed ai proprî valori. 5 In realtà, ad un’analisi più approfondita la presenza degli altri attori risulta essere il presupposto di ogni libertà di scelta dell’individuo, che senza il resto della società umana sarebbe ridotto ad una condizione che di umano avrebbe ben poco. Per comodità espositiva, si dà questo aspetto come scontato, ovvero si presuppone la presenza di un contesto sociale al cui interno avvengono le azioni umane e si parla di libertà limitata dell’individuo intendendola tale in riferimento all’ipotetica libertà per l'attore di attuare all’interno della sistema d’azione ogni corso d’azione in esclusiva conformità alla propria volontà.
5
Il sistema d’azione pone dunque tutta una serie di vincoli e limitazioni alla libertà di scelta
dell’attore; tali vincoli altro non sono che i comportamenti e le reazioni degli altri attori.
Nell’operare le sue scelte, dunque, ogni attore è costretto a prendere in considerazione i
comportamenti degli altri attori coinvolti nel sistema e a tentare di prevedere le loro reazioni
ai suoi comportamenti. La situazione che si viene così a determinare è di “doppia
contingenza”.
Il sistema d’azione è un concetto di analisi che dispiega le sue potenzialità euristiche a partire
dall’unità minima di interazione umana, la coppia, e le conserva a tutti i livelli, fino a
giungere alla società globale.
Nell'analizzare le relazioni internazionali, che vanno ad iscriversi in un sistema d'azione
globale che ricomprende tutto il pianeta, si può utilizzare il sistema d'azione come strumento
di analisi e comprensione perché gli Stati sovrani sono metodologicamente comparabili agli
attori individuali. L'analogia tra il livello macro e quello micro è riconducibile al fatto che a
prendere le decisioni di politica estera sono sempre e comunque attori individuali, che
agiscono sulla base del principio di rappresentanza. Per quanto decidano e agiscano per conto
di un numero anche molto vasto di attori, i centri decisionali degli Stati sovrani sono
comunque composti dagli attori che formulano previsioni sulla base della loro razionalità
limitata.
1.2. I due livelli di manifestazione dell'ordine
Un sistema d’azione si può dire tanto più ordinato quanto più le aspettative degli attori che
interagiscono al suo interno non sono sistematicamente frustrate, ovvero quando gli attori
riescono ad agire potendo fare affidamento su previsioni tendenzialmente corrette circa i corsi
d’azione futuri e collegati alle proprie azioni.
L'ordine è la tendenziale prevedibilità delle reazioni del sistema alle azioni dell'attore; un
livello minimo di ordine è dunque lo stato necessario in cui si trovano i sistemi d'azione:
senza un minimo di ordine, infatti, le interazioni all’interno dei sistemi d’azione non possono
avvenire. Se gli attori non potessero, almeno in minima parte, prevedere i comportamenti
degli altri, le interazioni non potrebbero avvenire, giacché si dovrebbe in occasione di ogni
singola interazione negoziare ogni termine.
6
L'ordine che si manifesta nei sistemi d'azione non è mai perfettamente e completamente
intellegibile6, né un ordine immutabile, ma resta comunque un attributo delle relazioni
costituenti il sistema d'azione.
L'ordine non esiste per l'uomo se non è prevedibile; le regolarità che sfuggono alla
comprensione umana o non sono riconducibili ad un ordine o sono riconducibili ad un ordine
metafisico7.
La tendenziale prevedibilità delle reazioni del sistema alle azioni dell'attore si colloca a due
livelli: quello della prevedibilità delle azioni da parte dell'attore coinvolto nell'interazione
(livello dell'interazione) e quello della comprensione dell’origine di questa prevedibilità
(livello della comprensione), che tende a collocarsi esternamente al sistema in cui
l'interazione avviene.
L’ordine si trova così innanzitutto ad essere collegato all'aspetto cognitivo degli attori
coinvolti nel sistema d’azione: c’è ordine laddove l'uomo riesce a capire il mondo (in primis,
sociale) che lo circonda.
Il livello a cui l’ordine si manifesta, nonché il più basso a cui viene esso percepito, è il livello
dell'interazione: il primo segnale dell’ordine è infatti che gli attori all’interno del sistema
d’azione possano almeno in parte prevedere le situazioni future e le reazioni alle proprie
azioni. Questo non implica che gli attori siano consapevoli dei meccanismi in base ai quali
l’ordine emerge (o è imposto), che tuttavia possono essere compresi (almeno in parte)
attraverso l’indagine scientifica.
Si passa così al livello della comprensione, quello a cui l’ordine viene appunto compreso nei
suoi meccanismi. A questo secondo livello, teorico, si può capire l’origine della prevedibilità
delle situazioni riscontrata dagli attori coinvolti nel sistema d’azione. La riflessione che si
colloca a questo livello può essere (e per lo più, è) esterna al sistema d’azione all’interno del
quale l’ordine si manifesta; la manifestazione dell’ordine è invece necessariamente interna al
sistema d’azione.
La comprensione dei meccanismi dell’ordine non può tuttavia mai essere una ricerca delle
leggi immutabili e deterministiche del mutamento sociale, che non esistono8; si possono
individuare dei meccanismi di ordine universali, come ad esempio l’ordine spontaneo del 6 Anche se, come si vedrà oltre, esistono diversi livelli a cui può avvenire la sua (sempre parziale) compresione. 7 La portata della comprensione umana, tutt'altro che data e immutabile, è soggetta a variazioni nel corso del tempo; questo spiega il variare del dominio considerato di pertinenza della metafisica. Questo, tuttavia, non significa che l'estendersi della conoscenza umana sia destinato ad erodere il campo della metafisica fino ad eliminarla, per due ordini di ragioni: in primo luogo, la razionalità limitata dell'individuo, per quanto possa essere potenziata dal suo interagire all'interno di una società complessa, non potrà mai del tutto essere eliminata; in secondo luogo, esistono aspetti che trascendono l'esistenza terrena dell'uomo. 8 Cfr. [Popper 1957] e [Boudon 1984].
7
mercato, e la loro istanziazione in concrete situazioni storico-geografiche9. La comprensione
dei meccanismi dell’ordine si pone ad un livello qualitativamente differente rispetto a quello
della semplice prevedibilità dei comportamenti degli altri attori nell’ambito delle interazioni
che costituiscono il sistema d’azione, poiché è anche un tentativo di astrarre e generalizzare le
previsioni dal contesto in cui sono formulate e trovarne la genesi e le motivazioni.
La nozione di livello è, in ultima analisi, collegata al tipo di riflessione sul sistema d'azione ed
ai suoi meccanismi di funzionamento: il livello dell'interazione è relativo ad una riflessione
operata da un attore interno al sistema e volta semplicemente ad orientare le sue azioni
all'interno di questo, o meglio, della parte di questo con cui l'attore si trova ad interagire10; il
livello della comprensione è invece relativo all'intelligenza dei meccanismi soggiacenti alla
manifestazione dell'ordine. In termini più semplici, a livello di interazione si cerca di capire
come si comporteranno gli altri attori con cui si interagisce, a livello di comprensione si cerca
di capire il perché del comportamento di tutti gli attori.
Lo scollamento tra i due livelli riceve una prima spiegazione grazie al concetto di razionalità
limitata11: gli attori non possono comprendere nella sua interezza il sistema sociale, i suoi
meccanismi e quindi non sono in grado di formulare previsioni esatte su l'esito complessivo
delle interazioni che avvengono all'interno del sistema12. Questo è tanto più vero quanto meno
rigorosa ed estesa è la riflessione che gli attori fanno sul sistema: il semplice attore coinvolto
nell'interazione del sistema d'azione, anche quando riesce ad agire al suo interno con
successo, ha un grado di conoscenza della rete di interazioni complessiva (soprattutto in
quelle sue parti che non lo coinvolgono direttamente come nodo) inferiore a quello
potenzialmente raggiungibile dallo scienziato sociale13 impegnato ad indagare la
configurazione di quello stesso sistema.
Lo scollamento tra i due livelli riceve inoltre una seconda spiegazione: esiste una differenza di
finalità tra l'attore coinvolto nel sistema e lo scienziato sociale che quel sistema analizza. Per
il primo, infatti, la comprensione del sistema d'azione è strumentale alla gestione dei rapporti
9 Cfr. [Boudon 1984]. 10 Ancor più precisamente, sarebbe "con la parte di questo con cui egli ritiene di trovarsi ad interagire e quindi ritiene pertinente al fine di valutare la reazione alle proprie azioni". 11 Cfr. Herbert Simon, “A Behavioral Model of Rational Choice”, Quarterly Journal of Economics, LXIII, 1955, pp. 129-148. 12 Questo non significa che gli attori non siano in grado di capire che cosa avviene all'interno del sistema in cui si trovano ad agire (il fatto che riescano a perseguire i loro scopi con successo dimostra il contrario!), ma significa che sfugge loro la comprensione dell'insieme delle interazioni del sistema, soprattutto di quelle che non li vedono direttamente coinvolti. 13 Così si potrebbe definire l'attore che supera il livello dell'interazione per collocare la propria riflessione al livello della comprensione.
8
di potere in cui è coinvolto e quindi, per ragioni di economicità14, si limita a cercare di capire
quanto gli basta per prevedere in modo relativamente affidabile le reazioni dell'ambiente in
cui si trova ad agire; per il secondo, invece, l'indagine e la comprensione del sistema sono
scopi assoluti e pertanto le risorse ed il tipo di comprensione perseguita sono molto più estesi.
Inoltre, molte possibilità di indagine aperte allo scienziato sociale possono essere precluse ad
un attore interno al sistema, essendo la conoscenza una componente stessa delle strategie di
potere, con tutto ciò che ne deriva15.
1.3. Le tre dimensioni dell'ordine
L'ordine può essere affrontato con riferimento a tre diverse dimensioni16:
1. dimensione descrittiva, ovvero collegata al tentativo di ricostruire (sincronicamente o
diacronicamente) l’attuale configurazione della rete di rapporti intercorrenti tra gli attori;
2. dimensione predittiva, ovvero collegata al tentativo di formulare previsioni tendenziali
sull’esito delle interazioni degli attori;
3. dimensione prescrittiva, ovvero collegata al tentativo di esprimere una valutazione
dell'attuale configurazione del sistema comparandolo con un determinato sistema di valori.
Queste tre dimensioni si concretizzano in modo differente a seconda del livello a cui si
considera l'ordine del sistema d'azione.
A livello dell'interazione, la dimensione predittiva è sicuramente la più importante, poiché è
quella che permette agli attori di formulare delle previsioni circa le reazioni del sistema alle
sue azioni; la dimensione descrittiva è limitata a quegli elementi della comprensione dei
meccanismi di ordine del sistema necessarî a formulare le previsioni; la dimensione
prescrittiva è limitata alla selezione dei corsi d'azione da seguire17, ma non influisce sulla
percezione delle reazioni del sistema, giacché esse si pongono come date all'attore che agisce
al suo interno.
A livello della comprensione, la dimensione descrittiva è molto estesa, poiché è quella in cui
sono compresi i meccanismi che soggiacciono all'estrinsecarsi dell'ordine nei sistemi d'azione;
rispetto al livello dell'interazione, la dimensione descrittiva è molto più ampia ed articolata,
14 Risorse e tempo sono limitati per definizione, per tutti. 15 Ad esempio, gli altri attori possono non essere interessati a mostrare le loro vere intenzioni ad un attore col quale potrebbero interagire. 16 I termini associati alle accezioni di ordine sono gli stessi proposti in [Bonanate 1995], ma i significati sono in larga parte rimaneggiati; si è comunque deciso di mantenere tali denominazioni perché particolarmente espressivi. 17 Ovvero, un determinato insieme di valori di riferimento per il soggetto può orientare le sue azioni in base all'effetto che egli prevede esse avranno sul sistema in generale (e.g. può scegliere di scartare un'opzione di free riding sulla base del presupposto che se anche gli altri attori si comportassero così il sistema entrerebbe in crisi).
9
poiché non mira ad orientare le scelte di un singolo attore, ma a comprendere come le scelte
di tutti gli attori si intreccino ed interagiscano reciprocamente18. La dimensione predittiva si
basa in modo più sistematico, rispetto quanto accade a livello dell'interazione, sulla
componente descrittiva ed è finalizzata non all'orientamento delle scelte d'azione di un singolo
attore, ma alla comprensione dell'esito emergente dall'interazione delle scelte operate dagli
attori e dell'assetto futuro del sistema d'azione in relazione a tale esito. La dimensione
prescrittiva, infine, ha a livello della comprensione al sua effettiva e più completa
realizzazione: solo a questo livello, e dopo un'analisi delle dimensioni descrittiva e predittiva,
si possono proporre delle alternative di configurazione del sistema sulla base di variazioni
nelle norme e nei valori che ne sono alla base. La dimensione prescrittiva nasce dunque
dall’incontro, da un lato, della descrizione e delle previsioni formulate a livello della
comprensione e, dall'altro, di un dato insieme di valori, alla luce dei quali potrebbe essere
orientata l’interazione all’interno di un sistema. In pratica, lo scienziato sociale, dopo aver
indagato i meccanismi che contraddistinguono un sistema d’azione (dimensione descrittiva),
può formulare delle previsioni circa i futuri corsi d’azione (dimensione predittiva)19 e
confrontarli coi valori di riferimento. La discrepanza tra la situazione contingente e prevista
da un lato e la situazione ideale derivante dai valori di riferimento può dare origine ad ipotesi
di intervento sul sistema (o nel sistema) volte ad avvicinare la situazione contingente futura a
quella ideale (dimensione prescrittiva)20.
1.4. Una tipologia dell'intelligenza dell'ordine
Con riferimento ai sistemi d'azione, l'intelligenza dell'ordine può essere ricondotta ad una
tipologia, basata sul livello della manifestazione e sulla dimensione presa in analisi. A
seconda del livello a cui si manifesta l'ordine e della sua dimensione alla quale ci si riferisce,
l'intelligenza dell'ordine è:
18 La comprensione di questi meccanismi, soprattutto al crescere dimensionale del sistema, è una comprensione di tipo formale, non puntuale: ad esempio, si può capire il meccanismo in base al quale avvengono gli scambi commerciali senza avere intelligenza specifica di ogni singolo scambio avvenuto. 19 Ovviamente, saranno sempre previsioni tendenziali. A questo livello, le previsioni possono non essere limitate all'esito dei corsi futuri d'azione, ma estendersi anche all'esito che tali interazioni avranno sulla struttura stessa dell'ordine che si manifesta all'interno del sistema d'azione. 20 I processi di attuazione di questo genere di interventi trascendono la presente trattazione. Resta tuttavia valido come punto di partenza (e ad esso si rimanda) quanto asserito in [Popper 1957].
10
Livello dell'interazione Livello della comprensione
Dimensione
descrittiva
Limitata agli elementi che
permettono singole previsioni
contingenti
Estesa ai meccanismi che regolano
l'ordine contingente del sistema
Dimensione
predittiva
Finalizzata a prevedere le reazioni
del sistema alle azioni dell'attore e
ad agire in base a tali previsioni
Finalizzata a prevedere la
configurazione futura che
assumerà il sistema nel suo
complesso
Dimensione
prescrittiva
Presente come strumento della
selezione dei corsi d'azione degli
attori, non ha ruolo nella previsione
delle reazioni del sistema
Finalizzata a proporre soluzioni
alternative nella configurazione del
sistema attraverso il cambiamento
di norme e valori
1.5. Ordine e complessità
L'ordine, essendo determinato dalle capacità cognitive degli attori, sarà inevitabilmente
collegato alla complessità della rete in cui gli attori stessi sono inseriti. Al crescere della
complessità del sistema, la percezione che gli attori hanno dell'ordine tende a diminuire
perché il numero di fattori da tenere in considerazione aumenta esponenzialmente, sfuggendo
alle possibilità cognitive degli attori stessi.
Esistono diverse possibilità di risposta alla necessità degli attori di sopperire alle crescenti
difficoltà cognitive indotte dalla complessità; in particolare, due risultano significative.
La prima è quella dell'emersione (o introduzione) di norme e valori in grado di vincolare i
comportamenti degli altri attori coinvolti nell'interazione; mentre i valori sono osservati dagli
attori in modo interiore, le norme necessitano, per esistere ed essere efficaci, di un'autorità in
grado di farsi garante del loro rispetto da parte di tutti gli autori del sistema.
La seconda possibilità di risposta alla complessità è l'elaborazione di modelli formali in grado
di spiegare l'assetto del sistema d'azione e prevedere l'esito delle interazioni complessive;
tramite la conoscenza così elaborata l'attore può impiegare nuovi strumenti cognitivi in grado
di permettere una migliore comprensione del sistema d'azione e quindi l'implementazione di
azioni più efficaci.
11
La differenza tra i due tipi di risposta è che mentre nel primo si mira a configurare il sistema
d'azione per renderlo prevedibile21, nel secondo si mira a migliorare il tipo di conoscenza
dell'attuale configurazione del sistema d'azione. Il rapporto tra i due tipi di risposta è molto
complesso, giacché se si sostiene che norme e valori emergano spontaneamente, allora la
risposta del secondo tipo è l'unica veramente percorribile; se invece si sostiene la possibilità di
cambiare con un intervento volontario norme e valori di riferimento, allora anche la prima
opzione diventa percorribile come risposta alla complessità. In quest'ultimo caso, tuttavia, non
bisogna trascurare il fatto che un'adeguata comprensione dei modelli formali in grado di
spiegare l'assetto del sistema d'azione è propedeutica ad un adeguato intervento sulle norme e
sui valori vigenti all'interno del sistema d'azione. In assenza di tale comprensione, il rischio di
incorrere in effetti perversi cresce enormemente.
21 Trascende questa sede ogni giudizio di merito sui valori e ogni discussione circa l'esistenza di valori universali.
12
2. L'ordine nella scienza politica
Stoppino22 propone una distinzione tra due diversi tipi di arene politiche:
- arene politiche naturali (ovvero l'ambito della politica internazionale), “nelle quali il potere
garantito attribuito a ciascun attore dipende unicamente dalla forza strategica delle sue stesse
risorse sociali”;
- arene politiche dotate di governo (ovvero l'ambito della politica interna), “nelle quali il
potere garantito attribuito a ciascun attore sociale dipende anche e essenzialmente dalla
«funzione politica» svolta da un attore terzo, che può dirsi politico in senso stretto e che è
insediato in una «istituzione politica»”23.
Stoppino dice che la “monopolizzazione della violenza […] spiega la differenza che esiste tra
la politica interna e la politica internazionale […]. Il carattere distintivo dei rapporti tra stati
risiede nel fatto che essi si verificano in un contesto (la pluralità delle unità politiche dotate
degli apparati e degli strumenti della violenza), che rende normale l’alternanza tra la guerra e
la pace e dove perciò la struttura delle aspettative vigenti dà per scontata la possibilità del
ricorso alla violenza per risolvere le controversie”24.
2.1. Arene politiche con governo
L’arena nazionale è caratterizzata da un sostanziale monopolio della violenza da parte dello
Stato guidato da un’élite ed in grado di garantire un livello minimo di sicurezza ai cittadini (o
comunque alla parte politicamente rilevante della società), presupposto essenziale per il
dispiegarsi di qualunque altra attività. All’interno dell’arena con governo si assiste ad una
sostanziale pacificazione della società e, nei sistemi più avanzati, alla completa sublimazione
dello scontro armato interno nella competizione politico-elettorale.
L’ordine che si può individuare all’interno delle arene con governo è quello che si
concretizza, in parte significativa, in un ordinamento giuridico. Grazie alla presenza di regole
stabilite e fatte rispettare grazie al monopolio della violenza (legittima), i comportamenti sono
relativamente prevedibili e le sanzioni per i comportamenti considerati come devianti sono
conoscibili a priori. Chiave di volta dell’ordine che si può riscontrare all’interno delle arene
con governo è la presenza dello Stato, inteso come attore terzo in grado di farsi garante del
rispetto della legge in caso di conflitto tra parti della società (siano essi singoli cittadini o
gruppi di cittadini aggregati); la presenza delle Stato rende tendenzialmente prevedibile la
22 [Stoppino 2001] 23 [Stoppino 2001, p. 227] 24 [Stoppino 2001, p. 82]
13
conformità degli altri attori alla legge o comunque rende prevedibile la punibilità della
mancata conformità.
Stoppino sostiene che "la decisione, nella quale si concreta la produzione politica di un'arena
dotata di governo, è collettiva nel senso che è valida per tutti gli attori in gioco", ovvero
"quello che conta è che la decisione sia di fatto valida, anche se tale validità è ottenuta
mediante costrizione"25.
2.2. Arene politiche naturali
L’arena naturale è definita tale perché ogni soggetto, nel caso specifico gli Stati nazionali,
dispone di un potere determinato unicamente dalle sue risorse strategiche e non può fare
affidamento su un attore terzo garante delle proprie relazioni con gli alti soggetti. In questo
contesto, non esistendo un monopolio della violenza non esiste un ordinamento giuridico vero
e proprio in grado di rendere prevedibili i comportamenti e le sanzioni degli attori. Il grado di
imprevedibilità è dunque destinato ad essere molto maggiore rispetto alle arene con governo;
di pari passo, l’ordine è percepito come molto meno evidente, fino all’estremo di chi
considera la situazione internazionale come una vera e propria situazione di anarchia.
"Nelle arene politiche naturali, quando le risorse sono disperse tra gli attori in gioco, gli
ordinamenti vincolanti sono messi in essere da accordi tra gli attori o anche da patti o equilibri
taciti tra di essi, che stabilizzano quote rispettive di conformità garantita"26.
25 [Stoppino 2001, p. 247] 26 [Stoppino 2001, p. 247].
14
3. L'ordine nelle relazioni internazionali
Il crescere delle relazioni internazionali27 rende gli Stati sempre più interconnessi, con la
conseguenza che "la politica internazionale risulterà essere nient'altro che il prodotto,
continuamente cangiante, delle influenze reciproche che gli Stati esercitano uno negli affari
dell'altro"28, ovvero un sistema d'azione29.
Basandosi su questa premessa, si può formulare un'ipotesi di comprensione dei diversi tipi di
ordine che sono individuabili nella configurazione.
3.1. Attori del sistema d'azione globale
I 19330 Stati sovrani che attualmente sono presenti nel mondo sono molto eterogenei, per
dimensioni, popolazione, potenziale militare ed economico, prestigio e ruolo sulla scena
internazionale.
Una possibile distinzione che si può operare è quella tra:
- Stati-hub31: Stati sovrani aventi risorse di violenza, economiche e simboliche nettamente
superiori agli altri Stati sovrani. Il livello minimo di salienza (ma di per sé non sufficiente)
delle risorse di violenza necessarie per considerare uno Stato-hub è che disponga di un
arsenale nucleare di rilievo. Questo tipo di Stati è iperconnesso, ovvero mantiene un numero
di relazioni qualitativamente e quantitativamente superiore a quello degli altri Stati.
- Stati-nodo: Stati sovrani che, pur detenendo risorse di violenza, economiche e simboliche,
non ne hanno a sufficienza per condurre politiche attive su scala globale. Questo tipo di stati
può far parte o meno dell'area di influenza di uno Stato-hub.
- Stati marginali: Stati sovrani che, a causa dell'esiguità delle risorse detenute32, non sono
rilevanti sul piano internazionale.
Intorno agli Stati-hub tendono a raccogliersi Stati-nodo33, nell'ambito di aree di influenza.
Per area di influenza34 si intende un insieme di Stati connessi ad uno Stato-hub, omogenei tra
loro a livello di modello economico e politico, spesso anche a livello culturale e geografico35.
27 Che nella presente fase storica ha assunto il nome di globalizzazione. 28 [Bonanate 1996, p. 41] 29 Vedi anche 1.1. 30 191 membri ONU, a cui si aggiungono Città del Vaticano e Taiwan (dati dell'ONU, Dipartimento dell'informazione, ABC des Nations Unites, 2000). 31 Il termine nasce con riferimento alle configurazioni delle reti ad invarianza di scala. Cfr. [Buchanan 2002] e [Barabàsi 2002]. 32 Riconducibile alle più disparate cause. 33 E anche Stati marginali, il cui ruolo, data la loro scarsa significatività, non è preso in considerazione in questa sommaria trattazione. 34 O sottosistema geopolitico, con riferimento al sistema d'azione costituito dalla rete delle relazioni internazionali.
15
Condizioni dell’appartenenza di uno Stato ad un’area di influenza sono il rapporto di affinità
(ovvero un rapporto che, oltre ad una semplice alleanza economico-militare, sia
contraddistinto anche da un livello minimo di prossimità simbolica) con lo Stato-hub di
riferimento per quell’area ed il fatto che i rapporti con gli altri Stati-nodo appartenenti alla
medesima area di influenza non sono lasciati alle decisioni autonome di questi Stati, ma
devono far comunque riferimento allo Stato-hub.
La differenza qualitativa tra una semplice alleanza tra uno Stato ed uno Stato-hub e
l’appartenenza di uno stato all’area di influenza dello Stato-hub è che nel primo caso il
rapporto nasce e si esaurisce nell’interazione tra i due; nel secondo caso, invece, lo Stato-hub
riveste un ruolo regolatore nei rapporti che intercorrono tra i diversi Stati-nodo appartenenti
all’area d’influenza. Il confine tra i due tipi di rapporto resta comunque sottile.
3.2. I tre tipi di ordine delle relazioni internazionali
Nella configurazione dei rapporti internazionali, si possono individuare tre diversi tipi di
ordine: il tipo A, che si configura all'interno di ogni Stato sovrano; il tipo B, che si configura
all'interno di ogni sottosistema geopolitico; il tipo C, che si configura nell'ambito del sistema
d'azione globale.
3.2.1. L'ordine di tipo A
L'ordine tipo A, che si configura all’interno di ogni Stato sovrano, è quello garantito
dall'autorità dello Stato stesso, fondata sulla credenza nella sua legittimità36. Per questo tipo di
ordine valgono le considerazioni formulate con riferimento alle arene con governo37.
Si può analizzare questo tipo di ordine seguendo alcuni aspetti di riferimento rilevanti:
1. monopolio violenza: presente; l'autorità statale ha il monopolio tendenziale della violenza,
necessario a garantire il rispetto della legge e in grado di alimentare la credenza nella
legittimità dell'autorità;
2. ordinamento giuridico: presente; si tratta della formalizzazione delle relazioni di potere;
3. attore - garante: presente; si tratta dell'autorità statale, che si fa appunto garante delle
relazioni intercorrenti tra gli attori appartenenti al sistema d'azione;
35 La prossimità geografica, per quanto importante, non è necessariamente presente o comunque la sua presenza è meno importante delle altre forme di vicinanza, soprattutto in considerazione degli attuali livelli di integrazione dei sistemi comunicativi e dei trasporti di persone e merci, nonché dell'operatività immediata su scala globale degli attuali armamenti. 36 Per una completa trattazione dell'argomento, v. [Stoppino 2001, pp. 99-131]. 37 Essendoci una sostanziale coincidenza tra l'arena con governo e lo Stato sovrano. V. 2.1.
16
4. omogeneità culturale: presente; ogni comunità nazionale, anche se con grandi differenze di
omogeneità da un caso all'altro, si basa su un nucleo di valori e norme di riferimento;
5. pacificazione: presente; anche se ci possono essere conflitti interni o avvicendamenti nelle
élites, all'interno degli Stati sovrani la società gode tendenzialmente di pace e stabilità38;
6. imposizione dell'ordine: presente39; l'autorità statale, soprattutto attraverso l'ordinamento
politico vigente, esprime i valori di riferimento e le norme che dovrebbero indirizzare la
condotta degli attori40.
3.2.2. L'ordine di tipo C
L'ordine di tipo C è quello che si configura nei rapporti tra Stati appartenenti ad aree
d’influenza differenti (e marcatamente tra gli Stati-hub che fanno da fulcro a queste aree); si
tratta di un ordine decisamente meno marcato e più instabile, tant'è vero che la guerra è
ancora un’alternativa politica plausibile solo a questo livello.
Si può analizzare questo tipo di ordine seguendo gli aspetti di riferimento rilevanti utilizzati
per il tipo A:
1. attore - garante: assente; sebbene esistano attori con maggior peso internazionale41 (v.
Stati-hub), nessuno è in grado di farsi garante di tutte le relazioni intercorrenti tra attori terzi;
ogni attore può contare solamente sulle proprie risorse strategiche;
2. omogeneità culturale: assente; nel sistema internazionale si assiste alla convivenza di
ideologie e culture molto diverse se non, in alcuni casi estremi, tra loro antagoniste42;
3. pacificazione: assente; nonostante la tendenziale riduzione dei conflitti armati43, essi
permangono ancora (e solamente) in questo tipo di ordine;
4. imposizione dell'ordine: assente; considerata l'assenza di un'autorità in grado di farsi
garante dell'ordine tra attori terzi, l'ordine non può che essere emergente dall'interazione delle
politiche perseguite dai diversi Stati sovrani che interagiscono sulla scena internazionale;
5. monopolio violenza: assente; le risorse di violenza sono per definizione distribuite (anche
se in modo asimmetrico) tra i diversi Stati sovrani esistenti44.
38 Soprattutto negli Stati più avanzati, laddove sono presenti regimi democratici e liberali. 39 Non rileva in questa sede il fatto che l'ordine imposto dall'autorità statale sia espressione della volontà popolare attraverso il meccanismo della rappresentanza od una vera e propria imposizione da parte di un regime non-democratico: l'esito risulta essere lo stesso, anche se il differenziale di credenza nella legittimità dell'autorità sicuramente influenza l'efficacia dei suoi ordini. 40 Ovviamente, i valori preesistono alla loro formalizzazione nell'ordinamento e lo trascendono, completandone le (necessariamente) incomplete disposizioni. 41 Si tratta soprattutto degli Stati-hub (v. 3.1.). 42 E.g.: le democrazie liberali occidentali contrapposte al comunismo cinese. 43 Cfr. [Easterbrook 2005].
17
6. ordinamento giuridico: in parte; ogni Stato è sovrano e, in linea di principio, non accetta di
limitare la propria sovranità in nessun caso; esiste tuttavia una rete di convenzioni ed accordi
internazionali che, anche se non in modo vincolante, comunque costituiscono una bozza di
ordinamento internazionale, che forse sarebbe più corretto chiamare coordinamento
internazionale, in quanto non esiste alcuna autorità in grado di imporlo o di farlo rispettare45.
Come ha dimostrato Bonanate46, quella che si configura nel sistema internazionale non è una
situazione anarchica, ma una situazione di ordine asimmetrico e tendenzialmente ingiusto (o
comunque ingiusto almeno per alcune parti) derivante da una guerra costitutiva. Il fatto che
l’assetto attuale derivi dall’esito della Seconda guerra mondiale (o dalla Prima, a seconda dei
punti di vista) non significa tuttavia che un nuovo ordine debba necessariamente passare per
una nuova guerra; tuttavia, si potrebbero avere dei cambiamenti significativi nell’assetto
dell’ordine internazionale anche per altre vie, come guerre economiche o simili. L’opzione
militare costitutiva è attualmente molto difficile in considerazione del fatto che gli Stati-hub
dispongono di arsenali nucleari in grado di distruggere il pianeta e quindi non c’è effettivo
interesse per nessuna parte ad impegnarsi in una escalation militare planetaria, con esisti
imprevedibili, potenzialmente catastrofici e quindi tendenzialmente indesiderabili.
3.2.3. L'ordine di tipo B
Ad un livello dimensionalmente intermedio tra l'A ed il C, si può individuare un terzo tipo di
ordine, il tipo B, che si configura all’interno dei sottosistemi geopolitici47 di ciascun Stato-
hub. I rapporti tra gli attori non sono qui riconducibili ad ordinamenti giuridici codificati, ma
restano comunque vincolati ad un numero limitato di gradi di libertà a causa della presenza
dello Stato-hub che si fa garante dei rapporti tra i singoli e dei singoli con esso, imponendo,
anche se non in modo completo e formale, il proprio ordine.
Si può analizzare questo tipo di ordine seguendo gli aspetti di riferimento rilevanti utilizzati
per gli altri due tipi di ordine:
1. attore - garante: presente; all'interno del sottosistema, anche se in modo molto meno
completo e con un'autorità più limitata rispetto a quanto avviene per l'autorità statale, lo Stato-
44 Che, in ultima analisi, sono sovrani proprio perché autonomi detentori di risorse, in primis di violenza. Si danno tuttavia anche delle eccezioni, come quello della Santa Sede, detentrice di straordinarie risorse simboliche e per questo accreditata ad agire sul piano internazionale a dispetto dell'esiguità (quasi simbolicità) delle sue risorse di violenza. 45 Cfr. con la nozione di "cooperazione sociale" in [Stoppino 2001, p. 246]. 46 Cfr. [Bonanate 1995]. 47 Si ricordi che il sottosistema geopolitico (ovvero l'ambito di manifestazione dell'ordine di tipo B) è chiamato così in relazione al sistema d'azione globale, quindi è sottodimensionato rispetto al tipo C; nel contempo, in quanto composto da una pluralità di Stati sovrani, è sovradimensionato rispetto al tipo C.
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hub si fa garante delle relazioni intercorrenti tra (e con) gli Stati-nodo appartenenti alla
propria area d'influenza;
2. omogeneità culturale: presente; sebbene con differenze a volte anche marcate, gli Stati
appartenenti ad un sottosistema geopolitico condividono un minimo di valori e norme
comuni;
3. pacificazione: presente; la presenza dello Stato-hub quale attore garante inibisce lo scoppio
di conflitti armati;
4. imposizione dell'ordine: parziale; lo Stato-hub, anche se con molta meno incisività di
quanto non avvenga nel caso delle autorità statali, impone un proprio assetto alla relazioni tra
gli Stati-nodo della propria area d'influenza;
5. monopolio violenza: parziale; sebbene le risorse di violenza siano distribuite tra tutti gli
attori, che sono pur sempre Stati sovrani, la quantità e la qualità delle risorse di violenza
detenute dallo Stato-hub è molto superiore a quella degli Stati-nodo.
6. ordinamento giuridico: in parte; ogni Stato è sovrano e, in linea di principio, non accetta di
limitare la propria sovranità in nessun caso; tuttavia, una rete di trattati e accordi militari e
commerciali aumenta il livello di interdipendenza all'interno del sottosistema, portandola a
livelli molto superiori rispetto a quanto accade nel caso delle convenzioni e degli accordi
internazionali pur presenti nel sistema d'azione globale.
3.2.4. Schema dei tipi di ordine
livello A livello B livello C
attore - garante sì sì no
omogeneità culturale sì sì no
pacificazione sì sì no
ordine imposto sì in parte no
monopolio violenza sì in parte no
ordinamento giuridico sì in parte in parte
3.3. Caratteristiche dei tipi di ordine
Nel paragrafo precedente sono stati indicati i principali aspetti di riferimento finalizzati alla
caratterizzazione dei tre tipi di ordine individuati nell'assetto delle relazioni internazionali.
Occorre ora analizzare come in concreto questi aspetti si combinino per generare gli ordini
19
che si manifestano negli Stati sovrani, nei sottosistemi geopolitici e nel sistema d'azione
globale.
3.3.1. Caratteristiche dell'ordine di tipo A
I sistemi d'azione costituiti dalle comunità nazionali, raccolte generalmente in uno Stato
sovrano, sono quelli che, tra quelli affrontati in questa sede, coinvolgono il maggior numero
di attori. Questo perché ogni cittadino interagisce direttamente con il proprio Stato48, nonché
con un vasto numero di altri attori, generando una massa di interazioni ampissima.
Lo Stato, per mezzo dell'ordinamento giuridico, si trova a disciplinare e a farsi garante di
alcuni aspetti delle relazioni tra gli attori: in particolare, ha il ruolo, attraverso il monopolio
della violenza, di garantire la sicurezza dei proprî cittadini, nei confronti delle minacce esterne
ed interne49. La garanzia della sicurezza è propedeutica al perseguimento, da parte degli attori,
dei loro scopi. Il primo aspetto dell'ordine che viene percepito dai cittadini-attori all'interno
degli Stati sovrani50 è dunque il fatto di poter tendenzialmente escludere l'ipotesi che gli altri
attori possano impiegare la violenza nell'ambito delle interazioni sociali, o comunque che se
un altro attore userà o tenterà di usare violenza nei suoi confronti lo Stato lo proteggerà in
modo prevedibile e certo.
Accanto a questa fondamentale dimensione della sicurezza, lo Stato garantisce la tendenziale
prevedibilità di tutta una serie di comportamenti: si pensi alla vastità degli argomenti in
qualche modo disciplinati dalle leggi vigenti in uno Stato. Disciplinare una qualsiasi materia
attraverso la legge significa aumentare l'ordine nel sistema51, poiché la previsione di legge,
laddove vincolante per il cittadino-attore, rende il comportamento di quest'ultimo
necessariamente prevedibile.
A livello minimo, lo Stato tende ad impedire tutti quei comportamenti che distruggerebbero la
convivenza civile, come ad esempio raggiri, abusi, ricatti.
Nel definire il ruolo dello Stato, ovvero fin dove deve spingersi il suo ruolo di garante terzo
rispetto ai rapporti tra individui, giocano un ruolo fondamentale i valori di riferimento della
società, che possono variare molto, nello spazio e nel tempo.
48 La personalizzazione dello Stato è fittizia e destinata a facilitare l'esposizione; naturalmente, in realtà, esistono solo gli individui. 49 Per quanto concerne l'importanza della dimensione della sicurezza, cfr. [Lasswell 1965]. 50 Se uno Stato non garantisce la sicurezza dei proprî cittadini non è veramente sovrano. 51 Laddove l'attività normativa si svolta in modo adeguato.
20
L'ordine di tipo A è, grazie alla presenza di un ordinamento, un ordine in linea di principio
molto forte, perché garantisce all'attore la prevedibilità di molti comportamenti degli altri
attori e fornisce una parziale descrizione dell'assetto del sistema d'azione52.
Tutto ciò è tanto più effettivo quanto più è radicata la credenza della legittimità dell'autorità,
ovvero quanto più gli attori che formano il sistema riconoscono come legittimo il ruolo di
garante delle relazioni53 svolto dallo Stato.
Per quanto concerne la dimensione prescrittiva dell'ordine, i regimi democratici sono quelli
che permettono di tradurre le preferenze dei cittadini in trasformazioni del sistema d'azione,
grazie al ruolo centrale ed ineliminabile della politica54. Sono i politici, infatti, che si fanno
mediatori tra i due livelli di manifestazione dell'ordine: i cittadini esprimono con il voto i loro
valori di riferimento, che spetterà ai politici tradurre in linee politiche adeguate questi valori.
Quest'ultimo aspetto si ricollega al fatto che tra i livelli di intelligenza dell'ordine di tipo A
esiste, a causa dell'elevata complessità del sistema d'azione, una distanza marcata tra
interazione e comprensione dei meccanismi dell'ordine.
3.3.2. Caratteristiche dell'ordine di tipo C
Dal punto di vista dimensionale, il sistema d'azione globale è quello più vasto. Tuttavia, il
numero di attori che interagiscono al suo interno è più esiguo di quanto non avvenga
all'interno di uno Stato sovrano. Questa situazione è determinata dal fatto che, mentre nello
Stato sovrano ogni individuo a cui sono riconosciuti diritti è un nodo della rete relazionale del
sistema d'azione, nella rete relazionale del sistema d'azione globale sono gli Stati sovrani55 a
costituire i nodi56. Questo determina l'esistenza di un numero naturalmente più esiguo di
relazioni ed una maggiore prevedibilità per gli attori delle reazioni del sistema. La
conseguenza è un marcato avvicinamento dei livelli dell'interazione e della comprensione
dell'ordine, anche in considerazione del fatto che gli attori coinvolti come centri decisionali in
questo sistema d'azione sono molto più attenti e consapevoli della configurazione complessiva
52 Per quest'ultimo aspetto, occorrerebbe riflettere sull'impatto della normazione sulla configurazione del sistema d'azione e sulla percezione che l'attore ha di questa configurazione. 53 E in particolare, il ruolo di garante della conformità delle azioni degli attori alle disposizioni della legge. In pratica, la legge dispone un comportamento vincolante e ruolo dello Stato è di garantire che ogni attore possa dare quanto più possibile per prevedibile la conformità degli altri attori alla legge. 54 Per questioni di estensione, questo aspetto è solo accennato per quanto riguarda le democrazie, mentre esula totalmente dalla trattazione ogni considerazione circa la dimensione prescrittiva e la sua possibile implementazione in regimi non-democratici. 55 Ad essi si aggiungono quegli attori, vocazionalmente economici come le multinazionali o vocazionalmente sociali come le ONG internazionali, che pur non svolgendo un'attività direttamente politica si inseriscono ugualmente nel sistema d'azione globale in virtù delle risorse economiche o simboliche che detengono. 56 V. 1.1.
21
del loro ambiente di quanto non accada nei sistemi d'azione caratterizzati da un ordine di tipo
A.
Nell'ordine di tipo C il peso degli attori nel sistema d'azione concreto dipende, in larga parte,
dalle risorse che detengono. Si tratta sostanzialmente di una situazione di arena naturale57,
priva di autorità e di monopolio della violenza, all'interno della quale non sussiste un vero e
proprio ordinamento giuridico vincolante. Esistono tuttavia accordi internazionali, trattati e
convenzioni che completano i semplici rapporti di forza. Questi aspetti, più che un
ordinamento costituiscono un coordinamento, poiché sono sempre collegati ad una libera
accettazione da parte degli Stati sovrani e mai a meccanismi di coercizione legati assimilabili
a quelli presenti nel caso dell'ordine di tipo A.
La situazione che si configura a livello di sistema d'azione globale non è una situazione
anarchica: infatti “la logica anarchica immagina che [la costituzione dei rapporti
internazionali] sia una sorta di prolungamento ideale delle varie costituzioni interne, come se
la politica internazionale non fosse altro che la mera somma delle politiche estere degli Stati
[…]. Ma le cose non stanno così: la politica non è formata dagli Stati, ma tra essi, nel senso
che l’ambito ideale nel quale gli Stati danno vita alle loro interrelazioni è autonomo e
originale, non una conseguenza (come una sorta di «prolungamento») della loro semplice
compresenza. La politica internazionale si forma e si svolge in una sfera problematica che è
altra rispetto a quella dei singoli Stati, ha regole e obblighi diversi e distinti rispetto a quelli
che ciascuno di essi ha nei confronti dei suoi cittadini”58.
Proprio l'esistenza di regole ed obblighi, che vanno ad affiancarsi alle semplici situazioni di
fatto derivanti dai puri rapporti tra le risorse strategiche controllate dai diversi attori,
garantisce un livello di prevedibilità delle reazioni del sistema (id est un livello di ordine)
nettamente superiore a quello di un'ideale situazione di anarchia. L'origine di tali regole ed
obblighi è da rintracciarsi nell'esito delle guerre cosiddette costituenti, ovvero quelle guerre
che coinvolgono gli Stati dominanti59 e gli Stati che ambiscono a sostituirsi a loro e che hanno
come esito un cambiamento dell'assetto del sistema d'azione globale60.
Un aspetto essenziale dell'ordine di tipo C, derivante dal mantenimento della sovranità degli
Stati, è dunque che esso sia l'unico a prevedere lo strumento della guerra come componente
possibile delle relazioni tra Stati. Si può dire che "tra ordine e anarchia si dia non
57 V. 2.2. 58 [Bonanate 1995, pp. 33-34] 59 Stati detentori di risorse strategiche superiori a quelle degli altri ed in grado di imporre, anche se in modo necessariamente parziale, un loro ordine all'assetto del sistema. 60 Cfr. [Bonanate 1995, p 56]
22
un’opposizione assoluta, ma una forma di successione: l’uno e l’altra si inseguono nella
storia, e i loro nomi sono «guerra»e «pace». Se la manifestazione empirica dell’ordine
esistente può essere ritrovata (come si è già osservato) nella produzione giuridica
internazionale, ciò avviene per il semplice fatto che anche un «ordinamento»61 politico è
raggiunto nei rapporti tra gli Stati, nel senso che la vita pacifica tra questi è uniformata alle
condizioni generali all’interno delle quali ciascuno Stato, sulla base della sua collocazione
gerarchica (ottenuta nel modo che abbiamo visto [ovvero, in base al risultato della guerra]),
svolgerà il ruolo che gli è dato badando di osservare le regole del gioco a cui tutti (vincitori e
vinti, dominanti e dominati) sono tenuti. È proprio quando questo legame si scioglie che si
ricade nell’anarchia, id est in guerra - tutto ciò, come si vede, tende ad assomigliare
notevolmente alla dinamica costituzionale che contraddistingue gli Stati (senza per altro
limitarsi a scimmiottarla)”62.
La dimensione prescrittiva dell'ordine internazionale, vista la relativa esiguità del numero di
attori coinvolti, si traduce per gli attori detentori di grandi quantità di risorse strategiche in un
tentativo di assicurarsi la prevedibilità dei comportamenti degli altri attori mediante
l'imposizione, che passa attraverso l'esito delle guerre, di determinate condotte. Questa
situazione si configura come un ordine creato in funzione delle esigenze di una o più potenze
dominanti, ma resta comunque un ordine, in quanto si manifesta in una tendenziale
prevedibilità dei comportamenti degli attori coinvolti.
3.3.3. Caratteristiche dell'ordine di tipo B
Il terzo tipo di ordine individuabile nelle relazioni internazionali è quello rintracciabile
all'interno dei sottosistemi geopolitici, ovvero all'interno di quelle reti di Stati-nodo che si
raccolgono attorno ad uno Stato-hub e sono ad esso strettamente collegati. La natura di questo
collegamento non è semplicemente riconducibile a rapporti di forza, ma anche a rapporti di
prossimità economica e culturale (simbolica).
L'ordine di tipo B è l'esito degli sforzi di uno Stato-hub di imporre ad un insieme di Stati-nodo
un comportamento prevedibile e quanto più possibile conforme alle proprie esigenze. L'ordine
di tipo B non è tuttavia semplicemente l'imposizione univoca della volontà della parte dotata
di maggiori risorse: si tratta di qualcosa di più complesso, poiché ai fattori militari ed
economici si vanno a sommare componenti simboliche63. Lo Stato-hub e gli altri Stati sono
61 Come precedentemente già specificato, sarebbe a mio avviso più corretto parlare di "coordinamento". 62 [Bonanate 1995, p. 52] 63 Cfr. [Lasswell 1965]
23
accomunati dalla condivisione di un minimo di valori e norme comuni, nonché da un
coordinamento, composto da accordi, trattati e convenzioni come accade nell'ambito del
sistema d'azione globale, ma rispetto a questo caso molto più stretti e complessi.
Nell'ambito di questo coordinamento esiste tuttavia una sostanziale differenza rispetto
all'ordine di tipo C: nel caso del tipo B, infatti, lo Stato-hub si erge a garante proprio del
mantenimento dell'ordine; sebbene questa azione non sia incisiva come quella svolta
dall'autorità statale nel tipo A, risulta tuttavia efficace al fine del mantenimento della
pacificazione all'interno del sottosistema geopolitico. Questa condizione di pacificazione
costituisce il presupposto per l'allacciarsi di rapporti più stretti tra gli Stati appartenenti al
sottosistema.
Il ruolo di garante dello Stato-hub è la vera chiave di volta dell'ordine di tipo B, poiché questo
attore non solo impiega le proprie risorse strategiche per garantire la conformità alle proprie
previsioni del comportamento degli altri attori, ma le utilizza (per lo più come deterrente) per
garantire la conformità alle aspettative nell'ambito delle relazioni intercorrenti tra gli Stati-
nodo appartenenti al sottosistema. Il livello di prevedibilità dei comportamenti risulta essere
conseguentemente molto più elevato di quanto non avvenga a livello di sistema globale.
Mentre nel tipo C permane un’effettiva situazione di arena naturale, la validità esplicativa di
questo concetto perde molte delle sue potenzialità nel tipo B, dove lo Stato-hub assume
almeno in parte un funzione politica64.
64 "Chiamo «funzione politica» l'opera di produzione politica dell'attore specializzato che detiene autorità in un'arena monetaria", dice Stoppino, distinguendo diverse funzioni politiche chiave a seconda dell'arena (in ordine dalla più semplice alla più complessa): protezione esterna, arbitrato, giurisdizione, protezione interna, regolazione e allocazione [Stoppino 2001, pp. 256-257].
24
4. Considerazioni finali
Al termine di questo breve percorso, si possono trarre alcune conclusioni, riferibili a due
aspetti: quello della concezione generale dell'ordine e quello dell'ordine nell'ambito delle
relazioni internazionali.
4.1. Considerazioni sull'ordine
Per quanto concerne l'indagine sull'ordine, risulterebbe interessante indagare quale rapporto
intercorre tra i due livelli di ordine, ovvero quanto la comprensione dei meccanismi
dell'ordine può influenzare l'interazione, ovvero quanto i modelli formali frutto dell'indagine
scientifica sociale possono essere applicati alle prassi operative degli attori coinvolti nei
sistemi d'azione. Inoltre, sarebbe necessario capire a fondo l'origine di valori e norme ed il
rapporto intercorrente tra la loro genesi e diffusione e l'ordine all'interno dei sistemi d'azione.
Infine, sarebbe interessante indagare confrontare la nozione di ordine qui espressa con la
nozione di conformità garantita di Stoppino, per comprendere il posto dell'ordine nelle
relazioni di potere.
4.2. Considerazioni sull'ordine nelle relazioni internazionali
Analizzando diacronicamente l'emersione dei tipi di ordine individuati, si può parlare di una
tendenza all’espulsione della violenza e dello scontro sempre a più alto livello nel corso della
storia, ovvero al fatto che si è assistito ad una progressiva pacificazione delle arene interne,
che in tempi recenti si è estesa, anche se con dinamiche diverse, anche ai sottosistemi
geopolitici.
Si può sperare di arrivare ad una pacificazione dell'intero sistema d'azione globale? Sì, ma
soltanto mediante uno sviluppo di regole a livello internazionale in grado di garantire un
livello minimo di convivenza pacifica; presupposto di uno sviluppo efficace di regole è la
presenza di un'autorità, o di un attore che svolga una funzione politica, in grado di farsi
garante della conformità delle condotte. Affinché avvenga un fenomeno del genere occorre
tuttavia che gli Stati sovrani accettino di cedere parte proprio della loro sovranità; ciò può
accadere solo a partire da un riferimento condiviso a criterî di giustizia ed equità, gli unici in
grado di garantire l'instaurazione di un ordine duraturo e stabile, finalizzato a permettere, oltre
alla pacificazione, anche lo sviluppo delle società.
Un'altra considerazione relativa all'ordine delle relazioni internazionali è che esistono processi
di slittamento da un tipo di ordine all'altro: si pensi a quanto sta avvenendo, pur lentamente,
nell'ambito dell'Unione Europea: da parte di sottosistema geopolitico (quello collegato agli
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Stati Uniti d'America) gli Stati dell'Europa occidentale si stanno unendo, cedendo quote di
sovranità, in uno Stato sovranazionale, con un passaggio da un ordine di tipo B ad un ordine
di tipo A, sicuramente più stabile e completo. Esito di questo processo sarà la nascita di un
nuovo Stato-hub.
Un'ultima considerazione è relativa alla persistenza, anche se decrescente, del fenomeno della
guerra. La presenza degli armamenti nucleari e la loro detenzione da parte di una pluralità di
Stati (per lo più Stati-hub) costituisce un deterrente formidabile nei confronti della possibilità
di un conflitto tra sottosistemi geopolitici, nell'ambito del quale l'escalation militare
porterebbe alla distruzione del pianeta. Non tutti gli Stati, tuttavia, sono ricompresi all'interno
di un sottosistema: esistono Stati che si affacciano direttamente sull'ordine di tipo C e, in
quest'ambito, perseguono le proprie politiche estere. In ogni conflitto in corso, almeno un
fronte è costituto da questo genere di Stati; in pratica, le guerre o si svolgono interamente tra
Stati non appartenenti ad alcuna area d’influenza o tra Stati di questo genere da una parte e
Stati-hub o Stati appartenenti alle loro aree di influenza dall’altra. La soluzione a questa
situazione può darsi in due diversi modi: o attraverso l'ingresso di ciascuno di questi Stati in
uno dei sottosistemi geopolitici (fatto di per sé molto difficile, poiché mentre è sempre
possibile stipulare un accordo o un'alleanza militare, risulta praticamente impossibile imporre
una prossimità culturale, presupposto essenziale per la partecipazione ad un sottosistema), o
attraverso un'evoluzione del tipo C verso le dinamiche (in particolare, verso la presenza di un
attore-garante) dei tipi A e B.
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