Anno II - Numero II - Novembre 2014
I
ndic
e
2 Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
L’importante è lottare
di MATILDE DAL CANTO
C.P.I
di RACHELE PELLEGRINI
Cinema Italia, via del biscione, 32, Lucca
di ALICE MELOSI
Siamo in una botte di ferro
di ALESSANDRO MARCHETTI
Indagini dietro l'innocenza dei colorati Loom Bands
di MARAJA TEMPESTINI & SUNITA BARONTI
……………………………………
Dialogo di uno studente orientatore e di un istituto
di MARCO RIDOLFI
Intervista ai Rappresentanti d’Istituto
di MATTEO ANASTASIO & EMMA RONCAGLIA
Machiavelli grida “aiuto”
di GRETA ORSI
ISI Machiavelli: una banale formalità
di IACOPO COTALINI
…………………………………… This is all yours // Alt-J
di REBECCA BUCCHERI
Il rocker ai margini della città
di STEFANO SESTANI
……………………………………
Il Potere dei soldi: quando i soldi non
garantiscono successo
di DAVIDE INNOCENTE
……………………………………
Vittorio Corcos e i sogni della Belle Epoque
di CHIARA BARTOLI
……………………………………
Sofonisbe risponde... di SOFONISBE
Giochi
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C aro Matteo,
volevo complimentarmi con te per
il risultato ottenuto alle ultime
elezioni amministrative: i tuoi
candidati hanno vinto le elezioni regionali
con il 61,4 % in Calabria e con il 49,1 % in
Emilia, dove il tuo partito ha toccato quota
44,5 %. Certo, a votare sono stati il 44 % in
Calabria e il 37,7% in Emilia, dove alle scor-
se Europee si era recato alle urne ben il 70 %
degli aventi diritto. Ma, come hai detto tu,
questo è “un fattore secondario”. L’importan-
te è aver fatto “due su due”, come cantavano
gli Articolo 31. Complimenti
Matteo, hai demolito tutte le
opposizioni. L’unico partito
“superstite” è un movimento
che si professa antieuropeista
e che fomenta la xenofobia;
ma, come diresti tu, anche
questo è un elemento secon-
dario. Come hai più volte
ribadito, coloro che si oppo-
nevano al “fare” e alle rifor-
me sono stati sconfitti: se-
guendo questo pensiero, tra
qualche anno volerai al 90 %, la stessa per-
centuale con il quale, dal 1989, Nursultan
Nazarbaev viene eletto presidente del Kazaki-
stan. Ma lo sai, caro Matteo, cosa mi piace
particolarmente della tua politica? La coeren-
za. Ebbene, qualche tempo fa dicesti che i
sindacati, che rappresentano “solamente”
qualche milione di lavoratori, e le manifesta-
zioni di piazza non avrebbero bloccato le tue
indispensabili riforme; oggi affermi che un’a-
stensione del 60 % è un dato secondario. In
parole povere, di quello che pensano gli ita-
liani (o almeno una parte di essi) non ti im-
porta niente: ma tu, caro Matteo, puoi ben
permettertelo. Infatti non sei dovuto passare
per quel noiosissimo tran tran chiamato ele-
zioni politiche e non hai alcuna promessa
elettorale da rispettare. Fai bene, caro Matteo,
a non preoccuparti del perché una così alta
percentuale di italiani sia rimasto a casa,
snobbando le urne: il non avere più un partito
che li rappresenti è un ridicolo pretesto. Tu e
il tuo partito, infatti, potete bastare per tutti,
no? In sintesi, caro Matteo, grazie di esistere
e non ti crucciare troppo per quel 60 % che ha
ignorato le elezioni: si vede che domenica
faceva freddo e hanno preferito rimanere al
calduccio.
Un giovane futuro precario (e ti ringrazio
anche di questo)
P.s. Caro Matteo, ti volevo
anche dire di stare attento:
un gruppo di ragazzi di
una piccola città della tua
amata Toscana sta pensan-
do di fondare il P.A.
(Partito dell’Astensioni-
smo). Il loro obiettivo è
quello di raccogliere i voti
di tutti coloro che ultima-
mente hanno scelto di non
andare alle urne e di candidarsi alle prossime
elezioni politiche. Attento Matteo, perché se
le cose non cambiano, nel 2018, al Governo
ci finiscono loro.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
Caro Matteo ti scrivo... Alessandro Marchetti III C LC
Editoriale
“Fai bene a dire che un astensio-nismo del 60 % è un dato seconda-rio. L’importante è aver fatto ‘due su due’ ”
Att
uali
tà
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L a situazione delle donne Iraniane
non è cambiata rispetto al passa-
to: è tragica, oppressiva, limitati-
va. Quelle ad esser cambiate sono
le donne, che hanno preso maggior coscien-
za della loro situazione, si sono rese conto
(e ancora se ne stanno rendendo) di esser
vittime di numerose ingiustizie e hanno
cominciato, ovviamente non tutte, ma un
gran numero, a farsi valere, ad esempio
manifestando contro il regime in vigore, o
semplicemente provando a non indossare il
velo, a truccarsi, cose che per le donne di
numerosissimi paesi sono normalissimi
aspetti della vita quotidiana. Tuttavia, ciò
serve a poco o nulla, dato che in Iran, oggi,
nel 2014, sono considerati “reati” ad esem-
pio indossare un abbigliamento inappropria-
to, privo del velo. Addirittura Ali Khame-
nei, supremo leader religioso iraniano, ha
dichiarato che le donne iraniane non hanno
diritto ad un’attività politica e sociale, in
quanto il loro unico scopo nella vita deve
essere quello di rimanere a casa, di mettere
al mondo i bambini, allattarli, crescerli ed
educarli. A suo parere, anche dal punto di
vista psicologico, emotivo, le donne sono
troppo deboli rispetto all’uomo. Purtroppo
però, questo non è solo il pensiero di Ali
Khamenei, ma di moltissimi altri uomini di
quel paese e di molti altri.
La donna quindi è strumentalizzata, consi-
derata un mezzo per partorire e crescere i
figli, incapace di pensare, di lavorare se non
in casa. Ed è qui che, a parer mio, si sbaglia.
Le donne iraniane (come quelle di tutto il
mondo), sono ben altro che degli strumenti
psicologicamente, emotivamente, mental-
mente inutili e inferiori all’uomo. Sono
bensì coraggiose, intelligenti, determinate.
Ci sono tantissimi esempi, come quelli di
Reyaneh Jabbari o di Ghoncheh Ghavami.
Reyaneh è stata impiccata poche settimane
fa per aver ucciso colui che aveva tentato di
Matilde Dal Canto V A LC
L’importante è lottare!
I diritti delle donne iraniane vengono calpestati, ma non mancano
esempi di coraggio a cui ispirarsi
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
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stuprarla. È stata in prigione per vari anni, sin
dal 2009. E’ stata accusata di omicidio pre-
meditato nei confronti di un ex funzionario
dell’intelligence iraniana. Secondo i giudici,
si sarebbe procurata l’arma del delitto alcuni
giorni prima e avrebbe mandato un messag-
gio ad un amico per avvisarlo delle sue inten-
zioni. Il processo si è concluso lasciando
aperti numerosi interrogativi; a niente sono
serviti gli appelli delle varie istituzioni e or-
ganizzazioni. La richiesta di perdono da parte
di Reyaneh non è stata accolta dalla famiglia
della vittima, cosa che avrebbe potuto trasfor-
mare la condanna a morte in detenzione.
Ghoncheh è invece una giovane studentessa
anglo- iraniana che è stata arrestata perché ha
tentato di vedere una partita maschile di pal-
lavolo e non è stata ancora rilasciata. Le don-
ne non possono esprimersi liberamente, po-
tremmo dire che sono schiave della loro cul-
tura e degli uomini. Questi si considerano
superiori e lo si riscontra in qualunque aspet-
to: non devono portare il velo, decidono
della vita delle loro mogli e, esempio più
grave, se le tradiscono per loro non è prevista
alcuna pena, mentre in caso contrario, le don-
ne sono lapidate. Tra uomini e donne c’è
un’evidente disparità di diritti. Tutto ciò porta
a riflettere e porsi delle domande. Se al posto
di Reyaneh ci fosse stato un uomo incolpato
di aver ucciso una donna, anche lui sarebbe
stato sottoposto a un processo sommario?
Anche lui sarebbe stato condannato all’impic-
cagione? Non si sarebbe dato ascolto agli
interventi da parte delle istituzioni di tutto il
mondo? Purtroppo è difficile cambiare la
situazione delle donne iraniane e di molti altri
paesi, ma non è impossibile. L’importante è
che non vengano a mancare dei modelli di
coraggio e di determinazione a cui ispirarsi,
come Reyaneh, Ghoncheh, a tutte quelle don-
ne vittime di una mentalità restrittiva, ingiu-
sta, assurda, particolarmente radicata in tutti
quei paesi integralisti come l’ Iran , ma non
assente in tanti altri, dove spesso queste sono
vittime di profonde ingiustizie . L’importante
è quindi lottare, sempre e comunque, non
aver paura, come Malala, la ragazza Pakistana
che poco tempo fa, a soli sedici anni, ha rice-
vuto il premio Nobel per la Pace, la quale si
batte per il diritto all’istruzione delle bambine
pakistane e che recentemente ha detto, rife-
rendosi ai talebani: “Pensavano di zittirmi
con una pallottola, ma non ci sono riusciti".
Concludo riportando una frase scritta da Rey-
aneh nella lettera di addio alla madre: “Tu mi
hai insegnato che si arriva in questo mondo
per fare esperienza e imparare la lezione e che
a ognuno che nasce viene messa una respon-
sabilità sulle spalle. Ho imparato che a volte
bisogna lottare”.
Reyhaneh Jabbari
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
Cro
naca
I ndagine e atteggiamen-
to critico occupano, io
penso, i primissimi
posti tra i doveri e le
armi di un giornalista; con
questo non pretendo certo di
spacciarmi per una giornali-
sta ma piuttosto di giustifi-
care quel palese orientamen-
to o tendenza di pensiero che
inevitabilmente sogliono
venir fuori durante la tratta-
zione di temi meramente
politici e che io non sono ne’
in grado ne’ probabilmente
intenzionata a nascondere.
Come spero sappiate, non
serve andare lontano per
sentir parlare di Casapound;
anzi, per la precisione, un
curioso giretto per la nostra
città basterebbe non solo a
sentirne parlare ma anche a
partecipare attivamente agli
incontri dei membri di que-
sto movimento politico
emergente, e chissà che
facendolo, i loro portavoce
non vi convincano a diventa-
re simpatizzanti del partito,
dato che, come le prime
pagine della recente cronaca
regionale hanno dimostrato,
devono essere particolar-
mente abili in fatto di arte
oratoria. Casapound Italia
infatti ha da poco - il 25
ottobre- inaugurato la sua
nuova sede cittadina in via
Michele Rosi, ma il fatto che
la città abbia riapertole sue
porte e garantito agibilità
politica ai rappresentanti del
partito neofascista italiano
ha scatenato la reazione di
giovani attivisti che propa-
gandando un ideologia di-
chiaratamente opposta si
sono dedicati, nello stesso
giorno, ad un convinto vo-
lantinaggio antifascista
all’interno delle nostre mura,
tentando di provvedere an-
che all’illegalissima opera di
copertura di alcune svastiche
“perfettamente integrate”
con i palazzi della zona dei
Borghi tanto quanto
“perfettamente integrata nel
quartiere” dice di sentirsi
Casapound stessa. A questo
punto la storia e la cono-
scenza della natura umana
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C.P.I. Rachele Pellegrini III B LC
La città riapre le porte al partito neofascista italiano.
Un militante ad una manifestazione di Casapound
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
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non ci rendono difficile im-
maginare come la notte del 26
ottobre si sia potuti arrivare
ad episodi di violenza e ad
attacchi di stampo squadrista
tra i piccoli eredi idealisti dei
fasci del così detto ventennio
e i giovani paladini della
sinistra radicale. L’esito dello
scontro sono state parole
offensive in aria e un pugno
sul viso di uno degli attivisti
di sinistra, anche se l’ammire-
vole audacia con cui i membri
di Casapound coinvolti, da-
vanti alle autorità, hanno
continuato a smentire che ci
fosse stato un qualche contat-
to fisico, sembrerebbe davve-
ro convincere che non sia
andata così, lasciandoci quin-
di dedurre che il ragazzo
tornato a casa con un occhio
nero fosse un semplice auto-
lesionista di vent’anni capita-
to causalmente sul luogo del
misfatto. Ma chi di voi inve-
ce, leggendo queste poche
righe, si è chiesto che cosa sia
Casapound, non si senta parti-
colarmente ignorante; Casa-
pound Italia è infatti un gio-
vane movimento politico la
cui ufficiale nascita risale al
26 dicembre 2003 quando
alcuni fautori di questa ritro-
vata ideologia occuparono
con evidente successo uno
stabile nel rione Esquilino a
Roma. Partendo da qua, i
“fascisti del terzo millennio”,
come essi stessi non esitano a
definirsi, sono riusciti a far
eleggere alcuni dei propri
candidati nelle elezioni am-
ministrative italiane del 2011
e a rivendicare un certo ruolo,
minimo ma comunque inne-
gabile, anche in quelle euro-
pee del 2014. Per permettere
a voi e a me di conoscerlo
meglio, mi sono permessa di
indagare un po’ sui punti che
fanno la forza di questo movi-
mento e ho scelto di riportarvi
direttamente alcune righe dei
documenti di propaganda
reazionaria sventolando i
quali questi guardiani di un
potere ormai in decadenza,
abili burattinai dell’esaspera-
zione del nostro secolo e
sostenitori di una politica- già
fortunatamente condannata
dalla storia- di annientamento
dell’individualità e della pe-
culiarità dell’uomo, sono
scesi in migliaia e più volte
nelle principali piazze italia-
ne: “La nazione italiana deve
tornare ad essere un organi-
smo avente fini, vita e mezzi
d’azione superiori, per poten-
za e durata, a quelli degli
individui, divisi o raggruppa-
ti, che lo compongono. Deve
tornare ad essere una unità
morale, politica ed economi-
ca, che si realizza integral-
mente nello Stato. Individui e
gruppi devono essere
“pensabili” in quanto siano
nello Stato il cui primo com-
pito è quello di riaffermare e
riconquistare la sovranità e
l’autonomia minacciate da
poteri di natura internaziona-
lista. Noi vogliamo un'Italia
libera, forte, prevaricatrice,
fuori tutela, assolutamente
padrona di tutte le sue ener-
gie. Un'Italia nazionale, se-
condo la visione risorgimen-
tale, mazziniana, futurista,
dannunziana, gentiliana, e
soprattutto mussoliniana.
Consideriamo nemico nostro
e della nazione tutto ciò che
antepone gli interessi del
singolo al bene comune, ogni
concezione dello Stato indivi-
dualistica e oligarchica, tutto
ciò che induce allo sfigura-
mento dei popoli, delle perso-
ne e alla contaminazione
delle culture, tutto ciò che è
nemico della forma. Conside-
riamo amico nostro e della
nazione chiunque operi
nell'interesse del popolo ita-
liano e ne abbia a cuore il
destino, la bellezza, la dignità
sociale. Per la sua storia e per
il suo destino, l'Italia deve
tornare a esercitare una fun-
zione avanguardista in Euro-
pa, non essere schiava di
quest’ultima e provvedere al
blocco dell’immigrazione in
virtù della quale stiamo ri-
schiando il tracollo della
nostra econo-
mia.” (www.Casapaunditalia.
it) E così noi guardiamo le
strade diventare la passerella
di centinaia di camice nere,
come è successo il 19 ottobre
nella nostra capitale, dove il
grido di un intero corteo era
uno: siamo fascisti e non ci
vergogniamo”.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
Cro
naca
M entre i proiet-
tori digitali
vanno a sosti-
tuire le vec-
chie pellicole e le multisala
fanno chiudere vecchi cinema
nei centri storici, la Curia
sceglie di mettere in vendita
l'immobile sede del cinema
Italia: Lucca rimane con tre
cinema. Centrale, Moderno e
Astra.
La piccola sala cinematogra-
fica di via del Biscione si è
trovata costretta a chiudere
quando, nello scorso aprile,
era rimasta l’unica non mu-
nita di proiettore digitale. Il
proiettore digitale non c’era
perché nessuno lo aveva
acquistato, nonostante la
Regione Toscana fosse dispo-
nibile a finanziare parte
dell’importo: il gestore per-
ché non voleva investire in
un macchinario cinematogra-
fico sapendo che l’immobile
era in vendita, l’Ezechiele,
perché lo avrebbe acquistato
solo se gli fosse stata conces-
sa la gestione del cinema.
Maximiliano Dotto, direttore
del cineforum Ezechiele, ci
racconta i fatti nel dettaglio:
“L’immobile è in vendita
ufficialmente da tre anni.
Durante questo periodo di
tempo abbiamo cercato di
vedere se era possibile far
cambiare idea alla Curia:
abbiamo raccolto più di 3000
firme che chiedevano al Ve-
scovo di ripensare a questa
decisione; poi però abbiamo
capito che per loro la vendita
era una scelta strategica:
avevano bisogno di vendere
per ristrutturare altre immobi-
li per loro più importanti del
cinema.
Il fatto determinante che ha
8
Cinema Italia, via del biscio-
ne, 32, Lucca Alice Melosi III C LC
Un altro cinema si spenge a Lucca. L’Ezechiele è costretto a trovare una nuova collocazione,
l’offerta culturale della Lucca-centro storico diventa più scarsa. Neanche una corposa raccol-
ta firme riesce a smuovere le intenzioni della Curia: il cinema Italia chiude.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
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portato al nostro abbandono
del cinema Italia e poi alla sua
chiusura è stato che nel corso
del 2014 sarebbe stato irrinun-
ciabile passare al digitale,
perché nessun film sarebbe
stato più distribuito in pellico-
la. Abbiamo quindi proposto
sia al parroco gestore del
cinema, che alla Curia di ac-
quistare noi il proiettore, per
una spesa di circa 40/50.000
euro, e insieme prendere in
gestione il cinema; d’altra
parte il locale era difficilmen-
te vendibile, causa i molti
lavori di cui aveva necessità.
Quando ci siamo resi conto
che non c’erano margini per
sperare in un’evoluzione posi-
tiva, abbiamo deciso di andar-
cene prima che ci costringes-
sero a chiudere. Per quanto ci
sia dispiaciuto lasciare il cine-
ma Italia, quella dell’Astra, la
nostra attuale nuova sede, è
adesso per noi una situazione
ottimale e definitiva.”
Il cinema Italia non è mai
stato un cinema molto fortu-
nato. Sempre Maximiliano
Dotto racconta: “Pur essendo
uno dei cinema più antichi di
Lucca, è stato considerato un
cinema minore a causa della
programmazione di film di
seconda visione, anche dopo i
lavori di riammodernamento
del ‘95/’96. Noi avevamo
iniziato ad andare al cinema
Italia nel ‘98, sapendo che
don Balducci, gestore in que-
gli anni, aveva risistemato il
proiettore con l’aiuto di un
finanziamento. Ci parve im-
portante creare un cineforum
mettendo insieme le varie
figure che si occupavano di
cinema a Lucca: prendemmo
quindi contatti con Don Bal-
ducci, e facemmo un accordo
per la concessione della sala a
Ezechiele il lunedì e il merco-
ledì. Sull’onda del successo di
Ezechiele, che era una novità
rispetto al Circolo del Cine-
ma, nel quale doveva essere
fatto l’abbonamento a tutti i
film, anche il cinema Italia
cominciò ad essere rivalutato
dal pubblico lucchese che
iniziò a frequentarlo anche al
di fuori del cineforum”. Ma
allora cosa ha significato la
chiusura del cinema Italia?
Dotto risponde:” La chiusura
è un peccato perché rimango-
no tre cinema soltanto a Luc-
ca” . E in effetti mentre nel
tempo i cinema tradizionali in
tutta Italia hanno progressiva-
mente dovuto chiudere perché
sostituiti da tecnologiche
multisala, a Lucca le sale
cinematografiche si sono
progressivamente ridotte fino
a rimanere tre. Che la richie-
sta dei cittadini sia diminuita?
Oppure sta cambiando l’ap-
proccio generale al cinema? E
in che rapporto stanno i distri-
butori cinematografici e i
cinema di provincia?
Chiediamo a Maximiliano
Dotto in sintesi la storia dei
cinema a Lucca: “Dove c’è la
profumeria Gardenia in via
Fillungo, una volta c’era il
cinema Pantera ( chiuso nel
‘91), in piazzale Verdi si an-
dava al Nazionale, (cinema
che non era il massimo per
acustica e dimensioni) e esi-
steva anche il Mignon, una
piccola sala con programma-
zione di film a luci rosse: tre
cinema che in 15 anni hanno
chiuso (prima ce n’erano altri
ma bisogna risalire agli anni
70, quando ancora a S.Vito
esisteva l’Europa dove ora c’è
il bowling).” Dotto quindi
tiene a sottolineare il ruolo del
cineforum e del circolo del
cinema: “A Lucca tanti buoni
film, ora che ha chiuso il cine-
ma Italia, senza di noi e senza
il Circolo del cinema si perde-
rebbero. Le case di distribu-
zioni più potenti (Warner,
Walt Disney ecc.) riescono a
piazzare film in modo più
capillare, mentre quelle mino-
ri trovano poco spazio. Le
sale cinematografiche quindi
si trovano obbligate a proiet-
tare film piuttosto omologati,
a danno del pubblico.”
Ma la bolla di vetro che fino
ad ora ha protetto la realtà di
Lucca da un eventuale proget-
to di multisala e una conse-
guente chiusura degli altri
cinema può scoppiare? Forse
no: “Il boom delle multisala è
stato negli anni 2000 e proba-
bilmente Lucca, ancora senza
una multisala, non è una piaz-
za così ambita. La multisala
monopolizza la distribuzione
e il piccolo cinema non ce la
fa a sopravvivere: questo
rispecchia la realtà moderna, è
l’espressione di una società
sempre più solitaria.” Ci spie-
ga Dotto.
Ecco perché Lucca deve sen-
tirsi fortunata nel non essere
ancora stata sopraffatta dalle
multisala: le poltrone saranno
comode, il suono sarà miglio-
re, avranno l’esclusiva di
alcuni film, ma l’atmosfera
della sala cinematografica
cittadina non si può ricreare in
nessun modo. Per questo le
piccole realtà come il cinema
Italia devono sopravvivere:
per apportare una lieve ma
necessaria impronta di perso-
nalità e originalità in un
mondo soffocato dalla
tecnologia.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
Cro
naca
B uone notizie per
gli studenti del
nostro Istituto,
in particolare
quelli "ospitati" nella sede di
via San Nicolao. I lavori che
stanno letteralmente gettan-
do nel caos la sede di Via
San Nicolao, dove numerose
classi sono costrette a fare
lezioni nei diversi laboratori,
stanno per volgere al termi-
ne. Il 15 dicembre è la data
in cui impalcature e operai
spariranno e la scuola torne-
rà a funzionare al massimo
delle sue capacità struttura-
li. Questo secondo le parole
dell'assessore provinciale
alla Pubblica Istruzione
Mario Regoli, riportate da
diverse testate locali tra cui
"La Nazione" in data 19
novembre. Parole conferma-
te dal Presidente della Pro-
vincia in un incontro con
una rappresentanza di ragaz-
zi dell’Istituto. Tale incontro
è stata la conclusione di tre
giorni in cui si sono svolte
attività autogestite al Liceo
delle Scienze Umane, attivi-
tà volte a riqualificare (dove
possibile) e denunciare le
pessime condizioni in cui
versa la struttura. Con ciò
non vogliamo assolutamente
dire che gli interventi
dell'assessore Regoli e del
Presidente Baccelli e la ri-
presa dei lavori siano una
diretta conseguenza della
protesta dei nostri compagni:
significherebbe infatti affer-
mare un qualcosa di gravis-
simo, cioè che la provincia
si era sostanzialmente
"scordata" dei lavori in via
San Nicolao, interrotti per il
presunto ritrovamento di
alcuni affreschi. Affreschi di
cui, tra l'altro, non viene
fatta menzione nell'articolo
de “La Nazione”, dove la
sospensione dei lavori viene
attribuita alla necessità di
mettere in sicurezza la co-
10
Siamo in una botte di ferro Alessandro Marchetti III C LC
Tour nei successi (?) e nei fallimenti dell’edilizia pubblica lucchese
L’ex-caserma Lorenzini
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
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pertura, in quanto alcune
delle travi di sostegno del
tetto erano da sostituire. Gli
affreschi, secondo altri, si
troverebbero in un’ala dell’e-
dificio in cui i lavori non
sono ancora iniziati. Gli
amanti dell'arte si mettano il
cuore in pace: di questi affre-
schi, se mai sono esistiti,
difficilmente sentiremo anco-
ra parlare. Ma, messi da parte
affreschi e travi deteriorate,
su una cosa possiamo stare
sicuri: il 15 dicembre i lavori
saranno finiti. Sono state le
stesse istituzioni locali ad
affermarlo. Possiamo dire di
essere nella cosiddetta "botte
di ferro". Le istituzioni locali,
quando fanno una promessa e
si prendono un impegno,
piccolo o grande che sia,
l’hanno sempre mantenuto
nei tempi promessi… Un
esempio più che lampante di
questa “tempestività” ed
“efficienza” è il cosiddetto
progetto PIUSS (Piani Inte-
grati di Sviluppo Urbano
Sostenibile) che, grazie all’u-
tilizzo di fondi messi a dispo-
sizione dalla Regione Tosca-
na, prevedeva la riqualifica-
zione di numerosi spazi in
degrado presenti nella nostra
città. Il piano, che ha coinvol-
to altre città oltre Lucca, è
partito nel 2009. Il progetto
simbolo era quello riguardan-
te Piazzale Verdi, dove era
prevista la realizzazione di un
“anfiteatro verde”, al posto
del terminal dei bus, che do-
veva essere trasferito al Pala-
tucci o, in alternativa, nella
zona dei vecchi depostiti dei
treni alla stazione (che versa-
no in condizioni fatiscenti).
Nel dicembre 2013 è stato
sottoscritto il contratto d’ap-
palto tra il comune di Lucca e
l’azienda incaricata dei lavo-
ri; poco tempo dopo i bus
sono stati “dirottati” fuori
Porta Sant’Anna, causando
non pochi problemi alla cir-
colazione. L’intervento è
stato così rapido che, a luglio
2014, dopo i primi scavi, è
stato dato il contrordine: il
terminal bus torna a Piazzale
Verdi. Addio PIUSS e addio
400.000 euro dei contribuenti,
necessari, in sostanza, per
effettuare alcuni scavi che
sono stati ricoperti pochi mesi
dopo. Non ci rimane che
sperare allora che, nella rapi-
da chiusura del cantiere che
“assilla” una delle nostre sedi,
gli enti locali mettano lo stes-
so zelo con il quale è stato
affrontato il progetto
(anch’esso PIUSS) della vec-
chia caserma Lorenzini, edifi-
cio che versa in pessime con-
dizioni ormai da una decina
d’anni, i cui spazi interni
(come cortili e ex piazze d’ar-
mi) sono stati utilizzati come
parcheggi per residenti e non:
a gennaio 2013, il numero
degli stalli é stato ridotto da
115 ad una trentina, a cui si
può accedere da un ingresso
secondario, sconosciuto ai
più; dopo quasi due anni, i
lavori sono in uno stato avan-
zato, sì ma di abbandono. Per
rincuorarci e tranquillizzarci
possiamo però parlare del San
Francesco, uno dei gioielli
della nostra città, un comples-
so ex conventuale di circa
12.000 metri quadrati, acqui-
stato dal Comune di Lucca
nel 2003. Destinato a grandi
progetti, il convento, senza
che vi sia stato fatto alcun
intervento, è stato rilevato nel
2010 dalla Fondazione Cassa
di Risparmio che in soli tre
anni vi ha realizzato l’IMT,
da molti considerato il
“simbolo” dell’istruzione
privata a Lucca. Perciò, dopo
questo breve e inglorioso
“tour dei fallimenti”, gli stu-
denti di via San Nicolao, che
si erano sentiti rassicurati
dalla calda e confortante voce
del Presidente Baccelli, non
hanno di che stare così tran-
quilli. Anche perché, dietro
grandi proclami, si cela già
una piccola “magagna”: infat-
ti, come affermato dalle stes-
se istituzioni, il 15 di dicem-
bre finiranno i lavori in un’ala
dell’edificio. Serviranno al-
meno altri 45 giorni per com-
pletare i lavori nella parte
opposta, in cui è situata la
biblioteca. Sempre sperando
che non sbuchino fuori altri
“affreschi”. Alla fine, forse,
più che in una botte di ferro, i
nostri colleghi di via San
Nicolao rischiano di trovar-
si nella botte di Attilio Re-
golo.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
Cro
naca
12
S ono stati la moda e il passatempo
di grandi e soprattutto di piccini,
gli elastici colorati quest'estate
hanno attratto tutti.
Chi sotto l'ombrellone non ha passato del
tempo a fare un Loom Band? Chi non ne ha
indossato almeno uno?
Questi braccialetti così allegri, innocenti e
tutti colorati hanno avuto una grandissima
fortuna, ma ancor più grande è stato il tur-
bamento dopo la scoperta
della probabile natura
nociva degli elastici.
Ma qual è il vero motivo
per cui sono stati classifi-
cati come nocivi?
In seguito a segnalazioni
di cittadini che avevano
avuto reazioni allergiche è stata studiata la
composizione chimica del prodotto. La
plastica utilizzata contiene un'alta percen-
tuale di ftalati, agenti plastificanti (non gli
unici plastificanti in commercio, ma i più
economici) che a contatto con il sudore o
con la saliva trasudano dal composto e ven-
gono assorbiti attraverso la pelle.
All'inizio del mese di ottobre la polizia mi-
lanese ha intercettato venti milioni di elasti-
ci senza la marcatura CE (dunque non con-
formi alle Normative Europee) destinati alla
realizzazione di Loom Bands: una società
stava comprando illegalmente il prodotto (o
meglio, la versione non originale di esso) in
Cina e dopo averlo confezionato intendeva
rivenderlo sul mercato italiano. La stessa
merce cinese è stata inoltre sequestrata in
ben cinque depositi nella Chinatown mila-
nese, in via Giordano Bruno, per un valore
complessivo di circa tre milioni di euro.
Restano comunque fuori dall'accusa di esse-
re cancerogeni gli elastici americani: gli
unici originali e con il marchio CE.
Se però si analizza la situazione nei partico-
lari a partire dall'inizio, scopriamo che nel
2011 Choon Ng, ingegnere malese con cit-
tadinanza americana, inventò gli elastici e li
fece produrre in
Cina ed importare
in America.
Se tra gli elastici
sia quelli originali
americani sia quelli
"tarocchi" vengono
fabbricati in Cina,
c'è veramente differenza fra i due tipi? C'è
chi sostiene che l'America volesse, con la
mossa strategica di considerare originali
solo i propri elastici, ottenere il monopolio
del prodotto.
Cari lettori, per concludere l'articolo voglia-
mo lasciarvi con una massima latina:
"Fiducia pecuniam amisi, diffidentia vero
servavi", che tradurremo in italiano con
"Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio".
“Fiducia pecuniam amisi, diffidentia ve-ro servavi, Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”
Indagini dietro l'innocenza
dei colorati Loom Bands Maraja Tempestini & Sunita Baronti I A LC
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
13
I fatti dell’ultimo mese sono così esem-
plificativi della condizione del nostro
Istituto che mi spingono a parlare
chiaro. Basta avere timore, ora ci sono
tutti gli elementi per poterlo dire: unità,
collaborazione, senso di appartenenza e
brillante organizzazione sono delle costanti
nel nostro Istituto. “L’hai capito finalmen-
te”. Ma certo che sì, è palese. Chi ancora
mette in dubbio l’unità di questo Istituto?
Quale più emblematica immagine in questo
senso se non gli incontri ufficiali con le
autorità, l’unico ed efficientissimo sito sco-
lastico, e soprattutto le assemblee al cinema
Moderno, dove, all’unanimità, decretiamo
che non esiste punto su cui siamo d’accor-
do.
L’interesse, il senso di appartenenza e la
collaborazione si vedono chiaramente alle
affollatissime riunioni del COS, dove tutti,
secondo una ferrea e condivisa disposizione
comune, decidiamo se sarà autogestione o
cogestione, se di ottobre o di novembre,
ponderando attentamente l’opzione ponte
per i Comics. Certo, delle lievi incompren-
sioni capitano: può accadere che taluni oc-
cupino una sede, nonostante il no categorico
del Collettivo degli Studenti e dei Rappre-
sentanti d’Istituto. Ma in fondo è compren-
sibile che una minoranza non rappresentati-
va occupi un edificio in ristrutturazione,
mandi in tilt una segreteria già nel caos,
blocchi le votazioni per i Rappresentanti
d’Istituto, venga riconosciuta e ascoltata. La
sede di via San Nicolao non voterà ma non
lasciamoci distrarre da queste piccolezze:
questi ragazzi stanno lottando per i nostri
diritti. Almeno hanno ottenuto ben altri tre
giorni di autogestione dopo gli altrettanti
della settimana precedente: che instancabili
attivisti della causa!
Mentre la seconda protesta può dirsi piena-
mente riuscita dopo le rassicurazioni del
presidente Baccelli sullo stato dei lavori,
bisogna ammettere che a scuola sussiste
anche un qualche problemino con le circola-
ri. Per fortuna si tratta di comunicazioni di
poco conto. Che importa infatti se i rappre-
sentanti di classe non conoscono il giorno
del consiglio, se l’avviso di una scadenza
non arriva per tempo, se gli studenti addetti
al seggio elettorale non hanno ricevuto alcu-
na comunicazione; se manca il verbale per
le elezioni, se le schede devono tagliarle i
ragazzi, se la griglia per il conteggio la si fa
artigianale, se i professori non sono mini-
mamente informati né che ci sono le elezio-
ni né che i loro alunni girano per la scuola
nelle loro ore senza autorizzazione. D’al-
tronde qui ognuno ha il suo daffare: la pre-
sidenza, la segreteria non possono mica
pensare a tutto. Bisogna sapere un po’ ar-
rangiarsi. L’Istituto non si blocca di fronte a
queste quisquiglie. Infatti è proprio qui che
si riscontrano collaborazione e organizza-
zione: alcune componenti dell’Istituto dan-
no una mano a sopperire le mancanze delle
altre. Se questa non è solidarietà! Certo,
magari per seguire una circolare o per trova-
re ciò che si cerca, bisognerà stare in segre-
teria una mattinata, ma quale esempio più
alto di valore di fronte a queste inevitabili
problematiche?
“Questo è puro delirio” . No, questo è l’ISI
Machiavelli.
Dialogo di uno studente
orientatore e di un istituto Marco Ridolfi III C LC
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
14
l’
Int
ervi
sta
Intervista ai Rappresentanti
d’Istituto Matteo Anastasio II C & Emma Roncaglia III C LC
L i vediamo avvicinarsi a passo sicu-
ro: due coppie, due diversi luoghi.
Non abbiamo potuto fare a meno
di dividerli questi nostri rappresen-
tanti nel porre loro le domande, e se questa
carenza da una parte ha compromesso la
coerenza del risultato, dall’altra ha delineato
le figure. Svelti, decisi, furbi i primi; più
rilassati, teneri e affiatati i secondi; tutti mol-
to cordiali.
Cediamo quindi la parola a loro, per farveli
“assaporare” in maniera il più possibile diret-
ta, non senza prima averli ringraziati per la
loro disponibilità.
Nome, cognome, due aggettivi.
M.G.: Marta Garfagnoli, responsabile e ma-
tura. Ma questo è già scontato, l’ho già detto
mh… responsabile e tosta.
I.C.: Io sono Iacopo Cotalini e… ma per
descrivermi in che ambito?
M.G.: Ehi..
Ahah, non specificato.
I.C.: Okay, allora responsabile e intrapren-
dente.
A.M.: Angelica Maccanti, molto diplomatica
e sensibile.
F.T.: Filippo Treggi, ansioso..
A.M: Eh ? Ah no avevo capito “anzi Oso” !
F.T: Ansioso ma anche sicuro, un po’ bipola-
re.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
15
Migliore qualità e peggior difetto, e poi in
che modo potrebbero influire sul vostro
operato?
I.C.: Beh, la mia più grande qualità è anche il
mio peggior difetto: ho tanta voglia di fare, a
volte attivo tanti progetti e ne porto a conclu-
sione la metà di quelli che magari vorrei fini-
re.
M.G.: Io direi… come difetto il fatto di essere
una persona molto testarda, quindi quando
scelgo di intraprendere un progetto cerco
comunque di portarlo a
termine nelle condizioni
che ho prestabilito, e
questo è vero potrebbe
anche non essere solo un
difetto ma anche una mia
qualità.
Tra le qualità potrei inve-
ce dire il fatto di, sì esse-
re una persona responsa-
bile e una persona che sa
fare comunque ad ascol-
tare gli altri e trarre le
conclusioni non in ma-
niera affrettata ma pen-
sandoci bene e pensando
comunque al bene non soltanto mio ma anche
altrui.
A.M: Penso che il mio peggior difetto sia il
fatto che spesso e volentieri non riesco a tro-
vare le parole esatte per esprimermi. Mentre
un pregio è che sono brava ad ascoltare e a
capire i bisogni dell’altro, cosa che penso sia
fondamentale per un rappresentante.
F.T: Io entro facilmente in crisi e spesso ri-
schio di balbettare, penso che questo potrebbe
infierire negativamente per esempio nelle
assemblee d’istituto o in situazioni simili. Un
pregio è che tendo sempre a migliorare..
A.M: No posso suggerirtene uno ? La dispo-
nibilità !
F.T: Si modestamente sono molto disponibile,
cosa che però mi porta spesso a caricarmi di
troppi impegni e a non portarne a termine
molti, cosa che potrebbe essere vista come un
difetto.
Letterati o scienziati?
I.C: Letterato.
M.G: Letterata.
A.M: Letterata
F.T: Letterato, assolutamente letterato.
Passando alle vostre proposte, a quale siete
più affezionati?
I.C: Beh io sicuramente dal al giornalino
scolastico Devo ammettere che questa è quel-
la che mi sta più a cuore Ma perché la porto
avanti già da un anno e mi piacerebbe diven-
tasse un'entità maggiore all'interno della vita
scolastica, e che coin-
volgesse più ampiamen-
te tutto l’Istituto Sicura-
mente la sfilata che
abbiamo proposto è un
altro elemento impor-
tante del nostro pro-
gramma perché è una
cosa realizzabile E
potrebbe anche far ve-
dere al di fuori della
scuola Che il liceo clas-
sico il liceo delle scien-
ze umane e il Civitali
vogliono Trovare un
accordo fra di loro E
vogliono dimostrare di essere un I.S.I Ma-
chiavelli.
M.G: Secondo me non è giusto parlare del
progetto che mi sta maggiormente a cuore
poiché tutti mi sono cari, altrimenti non li
avrei proposti. Il progetto che comunque
secondo me è più interessante è la sfilata
perché a mio parere il problema più importan-
te della nostra scuola è quello legato ai soldi:
mancano fondi e la sfilata potrebbe essere
un'ottima occasione per farci vedere anche
all’esterno, nella nostra città. Potrebbe anche
essere un modo per valorizzare alcune perso-
ne che frequentano il Civitali che sono già
indirizzate verso il settore della moda e quin-
di potremmo trasmettere un maggior senso di
collaborazione all'interno della nostra struttu-
ra scolastica. Inoltre tengo molto all’unifor-
mazione dei regolamenti d’istituto, forse il
nostro compito principale.
A.M: Sono sicura che Papo avrà risposto: il
giornalino. L’obbiettivo al quale sono più
affezionata è l’unità di tutte e tre le scuole,
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
16
l’
Int
ervi
sta
perché, anche se molto differenti per forza di
cose, sono state unite e le cosa che sento più
importante in questo momento è proprio
l’unità a livello di persone.
F.T: Avrei potuto dire l’idea dei tornei sporti-
vi, ma probabilmente sarà irrealizzabile poi-
ché non ci è permesso farli all’interno della
scuola, nonostante l’anno scorso fosse possi-
bile. Sto cercando comunque di trovare
un’alternativa. Penso però che un’altra cosa
importantissima e fondamentale sia il cos,
per avere innanzitutto una collettività e per
condividere e cercare di
risolvere i problemi.
Se si fossero presentate
altre liste cosa avrebbe
dovuto comunque spin-
gervi a votarvi? E cosa
ne pensate del fatto che
non si sia candidato nes-
suno?
I.C: Sicuramente il fatto
che non ci siano presenta-
te altre liste secondo me
un po' penalizza anche la
nostra perché veniamo
visti come dei banali ap-
profittatori che non hanno avuto modo di
dimostrare le loro reali qualità perché alla
fine di fatto siamo già rappresentanti d'istitu-
to anche senza elezioni. Però d'altronde ab-
biamo avuto una migliore occasione per ini-
ziare già a collaborare tra di noi in un'ottica
differente, infatti noi non ci riunivamo per
discutere della nostra lista ma per parlare
dell'approccio che avremmo avuto poi In
consiglio d'istituto per tutto l’anno.
M.G: Questa cosa, vorrei aggiungere, ci ha
spronato fin dall'inizio a prendere sul serio il
nostro ruolo E a prendere coscienza del fatto
che saremmo stati noi Rappresentanti e que-
sto quindi ci ha dato qualcosa in più spronan-
doci a progetti più sensati e concreti possibi-
le.
Pensate che l’esservi candidati solo voi e
che quindi non ci sia stata concorrenza
possa rendere la vostra rappresentanza
meno efficace ?
A.M: Io penso che sia triste che in un istituto
così grande che riunisce tre scuole non si sia
candidato quasi nessuno e soprattutto che un
scuola sia rimasta scoperta. Ci vedo una sorta
di sottovalutazione della figura di rappresen-
tante, che però non è coerente con l’apparen-
te sopravvalutazione delle nostre possibilità
che è venuta fuori all’assemblea d’istituto.
F.T: Una delle mie paure più grandi in questo
momento è di non essere all’altezza di questa
carica.
Voi siete dei piccoli
politici, cosa ne pen-
sate dell’esempio poli-
tico italiano?
M.G: Bella questa
domanda, io direi che
la politica è un qualco-
sa di affascinante, qual-
cosa che comunque
dovrebbe servire a tutti
e non soltanto qualcosa
che sta aldilà dell'espe-
rienza quotidiana. Poli-
tica infatti vuol dire
scegliere, e noi compiamo scelte ogni giorno,
ogni decisione che noi facciamo è un'azione
politica.
I.C: Anche secondo me un politico deve
avere alcune caratteristiche fondamentali
come ad esempio saper parlare , essere cari-
smatico e riuscire a piacere se non a tutti
almeno ai suoi elettori. Una cosa che purtrop-
po è venuta a mancare in questo periodo in
Italia secondo me è il prendere seriamente lo
schieramento politico di appartenenza. Ulti-
mamente vedo spesso persone che passano
da una parte all'altra più per quello che sem-
bra un vantaggio personale che per le loro
stesse idee.
Come vi siete sentiti all’assemblea d’Istitu-
to?
A.M: Volevo mettermi a piangere, stavo per
scoppiare da un momento all’altro. Ci sono
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
17
rimasta molto male del fatto che non sono
riuscita a trovare le parole per esprimermi
come volevo, come dicevo prima, e in quel
momento ho provato invece molta invidia per
Marta e Papo che invece anche se erano in
ansia sono riusciti a dire tutto quello che pen-
savano in una maniera molto bella e scorrevo-
le.
F:T: Io ero veramente in crisi, tremavo. Per
prima cosa al biennio mi hanno acclamato
troppo. Ti dico solo che un uomo mi ha chie-
sto se ero single. Ci sono rimasto malissimo.
E adesso la posta dei lettori…
Tatuaggi o segni particolari?
I.C: Beh se il mio dread si può considerare un
segno particolare quelli però tatuaggi non ne
ho ne penso di avere cicatrici evidenti.
M.G: Dovete aspettare qualche mese, io vole-
vo farmi un tatuaggio sulle natiche
(l’espressione non è stata esattamente questa,
ma tale il senso)
olè!
M.G.: Con scritto “kiss this”
I.C: Bello Marta, mi sembra un’ottima idea!
A.M: Non ho tatuaggi, un segno particolare
potrebbe essere il fatto che cammino storta.
F.T: Io ripudio tatuaggi e segni particolari.
A.M: Ma i segni particolari ce li hai anche se
non vuoi !
F.T: Ah no aspetta ! Qual era la domanda ?
No io pensavo che fosse se volevo un pier-
cing ! No non ho tatuaggi, un segno particola-
re potrebbero essere i dread.
5 animali con la e
M.G: Elefante
I.C: Ermellino!
M.G: E…
I.C: Eucalipto!
M.G: Quello è un fiore!
A.M: Equini in generale?
F.T: Elefante, ermellino..
Ti arrendi?
F.T: Nonono, non mi arrenderò mai!
A.M: Via Filippo c’ho d’andare a casa!
F.T: No mi dispiace io fino alla morte! Era..
eru..te te la sei cavata con equini in generale?
Premio Nobel per la pace?
I.C: Non l'ha vinto Obama qualche anno fa?
Quest'anno lo vinceremo noi se riusciremo ad
attuare tutti i punti della nostra lista!
M.G: Ma non l'ha vinto Putin?
I.C: No! Era candidato…
F.T: Mandela!
A.M: No dai aspetta, c’ero a cena l’altra sera!
Quest’anno.
F.T: Una ragazza di colore che era una specie
di bidella?
Nerd hypster o pottini?
I.C: Ma, a parte che sono contrario alla classi-
ficazione… però non lo so dipende, faccio
molte cose da nerd, però mi vesto anche in
modo molto classico
M.G: E la pensi Hypster…
I.C: No sono in un gruppo di dungens and
dragons, so un sacco di cose sul signore degli
anelli che probabilmente non dovrei sapere…
a parte che gli hypster non esistono…q2
M.G: Non potrebbe essercene una quarta…?
Ma io mi vesto come mi trovo la mattina…
I.C: Si vede Marta, si vede.
M.G: Grazie
no comunque
direi potino,
dipende dalle
occasioni.
A.M: Nerd no
di sicuro, so
fare giusto ad
usare word.
F.T: Mi asten-
go.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
C
rona
ca S
cola
stic
a
C onfrontandoci
durante l’assem-
blea d’Istituto,
nelle mattine di
cogestione e in classe con
alcuni professori è emerso il
profondo disagio che ognu-
no di noi si trova costretto a
vivere a scuola ogni giorno:
le aule sono sporche, i cortili
in stato di degrado, una pale-
stra della sede in Via San
Nicolao chiusa, i lavori an-
cora in corso nel cantiere, i
laboratori adibiti ad aule,
per non parlare della man-
canza di materiale scolasti-
co e non.
Un gruppo di studenti si è
reso conto che la sola prote-
sta non basta e non porta alla
risoluzione dei problemi: è
giusto reclamare il nostro
diritto ad avere una scuola
pulita e ben attrezzata, ma
sappiamo che il personale è
ridotto all’osso, senza conta-
re che scarseggia perfino il
detersivo (che spesso viene
comprato dalle bidelle) e che
tutti i collaboratori scolastici
sono indaffarati e sempre in
movimento per qualche
incombenza.
Nonostante l’impegno della
dirigenza, del personale e
dei professori, che stanno
facendo di tutto per garantire
uno svolgimento lineare
delle attività scolastiche, i
disagi cominciano a farsi
sentire, così come la sensa-
zione che le istituzioni ci
abbiano abbandonato a noi
stessi, visti i reclami e le
proteste rimaste a lungo
senza risposta.
Di fronte a questa situazio-
ne, abbiamo deciso di affian-
care alla cogestione l’impe-
gno di pulire gli ambienti
18
Machiavelli grida “aiuto” Greta Orsi IV D LSU
In seguito alla cogestione e alla pubblicazione degli articoli sui
quotidiani locali, la Provincia ha chiarito i tempi e le modalità di
svolgimento dei lavori nella sede di Via San Nicolao.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
19
scolastici: alcuni si sono or-
ganizzati, hanno comprato
detersivi e cenci e, armati di
buona volontà hanno ripulito
le proprie aule, sebbene que-
sto compito non spetti a noi
studenti.
Inoltre, per richiamare l’at-
tenzione delle istituzioni sulle
problematiche che affliggono
la sede del Paladini-Civitali,
gli studenti del gruppo
“fotografia” hanno documen-
tato le condizioni della scuola
e l’attività della pulizia e, al
termine della cogestione,
sono state contattate le reda-
zioni dei giornali locali.
In seguito alla pubblicazione
di articoli riguardanti le con-
dizioni dell’Istituto sui quoti-
diani, il presidente della Pro-
vincia, Stefano Baccelli, ha
personalmente contattato noi
studenti e ha richiesto un
incontro, che si è svolto la
mattina del 20 novembre, per
confrontarci sulle problemati-
che della sede di Via San
Nicolao e a cui si sono pre-
sentati 137 studenti.
Il presidente, l’assessore Re-
goli e i responsabili del pro-
getto di ristrutturazione
dell’edificio hanno accolto
una delegazione e hanno
chiarito le motivazioni riguar-
danti il ritardo dei lavori e il
progetto stesso, che è stato
rallentato sia dal maltempo
sia dalla necessità di interve-
nire sulla trabeazione con la
sostituzione di alcuni travi
particolarmente rovinati.
Entro metà dicembre la zona
interdetta sarà riaperta e sa-
ranno a disposizione sei aule
nuove, mentre i lavori si spo-
steranno nel corridoio oppo-
sto e dovrebbero concludersi
entro due mesi circa.
La ristrutturazione riguarderà
successivamente anche l’atrio
di ingresso della scuola, ma i
lavori non sono stati iniziati a
poiché sono stati rinvenuti
degli affreschi e i responsabili
stanno valutando come me-
glio svolgere le operazioni di
ristrutturazione.
Al termine del confronto, il
presidente Baccelli e i tecnici
della Provincia hanno visitato
il complesso scolastico, ac-
compagnati dalla preside e da
alcuni studenti, e hanno deci-
so di fissare un nuovo incon-
tro per rispondere alla lettera
consegnata questa mattina.
I n seguito ad un breve
sondaggio è stata ri-
scontrata una diffusa
“ignoranza” tra gli
studenti dell’istituto: molti
dei partecipanti alla manife-
stazione del 14 novembre
non era a conoscenza né delle
motivazioni di questa né dei
problemi derivanti dalla ri-
forma della scuola del mini-
stro Giannini.
Un gruppo di studenti, duran-
te le ore di cogestione, ha
deciso di riunirsi per fronteg-
giare il problema della disin-
formazione riguardo a “La
Buona Scuola” e ha girato
per la scuola cercando di
informare più studenti possi-
bile sui punti principali della
riforma.
Il gruppo stampa della sede
in San Nicolao ha, inoltre,
intervistato alcuni professori
chiedendo il loro parere in
merito ai disagi provocati
dalla presenza del cantiere e
riguardo alla cogestione.
Le opinioni dei professori
sono state varie perciò speria-
mo di poterle sintetizzare al
meglio.
I disagi ci sono, spaziano
dalla mancanza di gessetti,
del telefono, delle aule ai
problemi derivanti dalla pre-
senza del cantiere, ma la
maggior parte dei docenti
cerca di vivere la situazione
con ottimismo e con spirito
di adattamento.
Per quanto riguarda la coge-
stione, alcuni professori
l’hanno apprezzata, altri la
ritengono una tradizione o
preferirebbero vedere nuove
forme di protesta, qualcuno
ha glissato con un: “poteva
essere organizzata meglio”.
Notizie dal Gruppo Stampa
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
C
rona
ca S
cola
stic
a
D a diversi anni,
ormai, il nostro
liceo classico è
accorpato con
altri due istituti: il liceo delle
scienze umane Paladini e
l'istituto professionale Civi-
tali. Ovviamente, benché le
sedi siano separate, la parte
amministrativa e la dirigenza
sono le stesse per le tre
scuole ed anche, quindi, tutti
gli organi minori, come il
COS, ovvero il collettivo di
noi studenti. Grazie, infatti,
a questo strumento, siamo
stati in grado di coordinarci
come unico istituto nelle
attività, che ci riguardano,
come le assemblee o le
eventuali forme di protesta.
Tuttavia gli avvenimenti di
metà novembre hanno dimo-
strato il contrario, dato che,
nonostante la maggioranza
degli studenti presenti al
COS, compresi noi rappre-
sentanti, non fosse d'accordo
ad effettuare un'occupazio-
ne, cinque “baldi” giovani
hanno deciso di prendere in
mano la situazione. Lunedì
17 novembre, infatti, il Li-
ceo delle Scienze Umane è
stato occupato da alcuni dei
propri studenti, uniti ad un
piccolo drappello di ex-
alunni e ragazzi di altre
scuole. Durante la mattinata,
i famigerati “capi” della
protesta si sono accordati
con la Preside e la polizia
per poter effettuare un'auto-
gestione di altri due giorni.
Certamente tale avvenimen-
to ha procurato un notevole
rallentamento dei program-
mi degli insegnanti, poiché,
sia il Paladini che il Machia-
velli, avevano appena con-
cluso una cogestione di tre
giorni; inoltre, questi cinque
“capi”, sostenitori della
democrazia e della giustizia,
hanno non solo deciso le
sorti di una sede, che conta
un migliaio di persone, ma
hanno anche fatto saltare le
votazioni per la rappresen-
tanza studentesca in Consi-
glio di Istituto, le quali si
sarebbero tenute, appunto,
lunedì mattina. Benché que-
20
Iacopo Cotalini II A LC
Il Presidente della Provincia Baccelli (a sinistra) con una delegazione di studenti e la
Preside Iolanda Bocci (al centro) nella sede di via San Nicolao
ISI Machiavelli: una banale
formalità
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
21
sti nuovi leader della rivolu-
zione studentesca non avesse-
ro preparato alcuna lista di
gruppi, come conviene in
un'autogestione, i giorni se-
guenti hanno visto gli studen-
ti partecipare ad attività col-
lettive utilissime, come scri-
vere su di un numero conside-
revole di cartelloni frasi sim-
boliche e ricche di creatività,
purtroppo sprecata, poiché la
manifestazione studentesca si
è svolta una settimana prima
di tale forma di protesta. Pro-
babilmente, se il problema
più grosso del Paladini è la
mancanza di carta igienica,
tutta quella carta avrebbe
potuto trovare un migliore
utilizzo. Tuttavia, questi ma-
nifesti della rabbia giovanile
sono stati sfruttati giovedì
mattina, dinanzi alla Provin-
cia. In seguito, infatti, a tale
dimostrazione, il presidente
del suddetto organo ammini-
strativo ha concesso un ap-
puntamento ad un piccolo
gruppo rappresentativo per
parlare dei problemi struttura-
li riguardanti l'istituto, o me-
glio, riguardanti il solo Liceo
delle Scienze Umane. Consi-
derando che nessun rappre-
sentante di istituto è stato
avvisato, o quantomeno con-
tattato, si sono investiti di tale
autorità i geniali organizzatori
dell'occupazione, come ormai
hanno abitudine di fare. Forse
anche per questo hanno prefe-
rito occupare il giorno delle
elezioni, Adam Kadmon sen-
za alcun dubbio urlerebbe al
complotto, ma sopravvalute-
rebbe gli accusati. Quindi i
problemi relativi alla sede di
via degli Asili non sono stati
menzionati in questa occasio-
ne di dialogo con le autorità,
perché d'altronde c'è chi si
ostina a non voler rendersi
conto del fatto che siamo e
saremo un solo ed unico isti-
tuto. In data, quindi, giovedì
20 novembre, Stefano Bac-
celli, Presidente della Provin-
cia, ha effettuato un piccolo
tour all'interno della sede in
via s. Nicolao. Purtroppo i
ragazzi sono rimasti un po'
delusi. La struttura, infatti,
non ha subito immediate
modifiche, poiché, a quanto
dicono le fonti, il governatore
lucchese era privo del suo
magico equipaggiamento,
ovvero la bacchetta e il cap-
pello con le stelline, di cui
ogni uomo del suo calibro è
provvisto, come narrano le
leggende popolari. Se ovvia-
mente i risultati della visita
non possono essere visibili
nell'immediato, tuttavia non è
possibile nemmeno sperare in
un completo rinnovo della
scuola. Sono moltissimi i
progetti della provincia ini-
ziati e mai portati a termine,
quindi non è possibile pensa-
re che i gessetti appariranno
nelle aule o che i termosifoni
smetteranno di nascondere i
pregiati funghi. Certo spero,
da studente, che almeno i
lavori iniziati al Paladini
vengano portati a termine
entro la fine di questo anno, e
spero vivamente di non essere
troppo ottimista.
Quindi la vera realtà dei fatti
è evidente: I.S.I. Machiavelli
è un nome, utile soltanto a
semplificare apparentemente
la gestione di tre istituti, i
quali non vogliono unirsi, non
vogliono collaborare. Vorrei
che tutto questo fosse solo
una banale congettura, ma per
adesso la situazione mi fa
credere il contrario. Purtrop-
po questo episodio non è che
uno dei tanti esempi di una
evidente mancanza di fiducia
nella collettività e di quanto
stiamo diventando facilmente
manipolabili; Baccelli, infatti,
ha soltanto dato un contentino
ai ragazzi del Paladini, li ha
messi a tacere in modo ele-
gante e misurato. Probabil-
mente, come ogni anno, la
protesta finirà qui, niente o
nessuno si muoverà nella
nostra città fino all'ormai
famoso Ottobre “rosso”, du-
rante il quale questi garanti
della democrazia torneranno
di nuovo alla carica, urlando
gli stessi slogan e senza cam-
biare davvero le cose.
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
M
usic
a
D ue infiniti anni dopo l'uscita di
"An Awesome Wave", final-
mente gli Alt-J, il 22 settembre,
si sono fatti avanti con il loro
secondo album, "This Is All Yours". I singo-
li che hanno preceduto questa data, forse con
qualche Miley Cyrus di troppo (nel primo
singolo uscito, "Hunger of the Pine", è stato
infatti utilizzato un sample di "4x4" della
Cyrus stessa), hanno un po' spaventato ma
soprattutto incuriosito quelli che, come me,
non aspettavano altro che un nuovo album
da amare quanto il primo -se non di più-.
La critica si è, naturalmente, subito divisa in
due fazioni contrapposte: amore o odio. Io,
personalmente, ne sono rimasta affascinata.
L'intro ci prepara ad affrontare uditivamente
ed emotivamente il viaggio sotto la cui for-
ma si presenta "This Is All Yours": sin dalla
seconda traccia ("Arrival in Nara") ci trovia-
mo infatti catapultati nel mondo di Nara,
fisicamente città del Giappone e allegorica-
mente simbolo di rinascita (Nara è infatti
nota per la presenza di numerosi cervi, ani-
male che secondo la tradizione simboleggia
proprio questa rigenerazione vitale, dato il
rinnovarsi periodico delle sue corna). Un
viaggio sicuramente non semplice da intra-
prendere, che si distacca in parte dalla poten-
za e prepotenza della maggior parte dei brani
di debutto, dando spazio a sonorità decisa-
mente più eleganti e raffinate, ma non per
questo meno d'impatto. Un'opera in cui il
caratteristico sound di questa band, difficil-
mente riconducibile ad un genere definito
(basti pensare al "folktronica" usato da Wi-
kipedia per rendersi conto della gravità della
situazione), si fa ancora più concettuale,
dandone a mio parere una prova emblemati-
ca nel brano "Nara". Una pausa da questa
avventura viene concessa dalla più classica
"Left Hand Free", secondo singolo divulgato
dalla band, che non manca comunque, in
qualche strano modo, di integrarsi con il
resto dell'album. Senza lasciare troppo spa-
zio alla semplicità, l'astrattismo prende di
nuovo il sopravvento calandoci in un mondo
di citazioni di ogni genere, dall'Aslan de "Le
Cronache di Narnia" all'ostile blocco ad "L"
del gioco arcade Tetris; non passa inosserva-
ta nemmeno la collaborazione d'eccezione
con Conor Oberst, leader dei Bright Eyes, in
"Warm Foothills". I virtuosismi e i giochi
vocali di "The Gospel of John Hurt" e
"Bloodflood Pt. II", che costruisce un ponte
di collegamento con il precedente album per
i continui riferimenti ai testi di "An Aweso-
me Wave", ci portano alla fine di questo
meraviglioso viaggio con "Leaving Nara".
Consiglio l'ascolto di questo album a chiun-
que, in particolare agli amanti di Radiohead,
Sigur Ros e compagnia bella, a tutti quelli
che i generi musicali indefinibili li amano
particolarmente,insomma.
Buon viaggio.
Rebecca Buccheri III B LC
This is all
yours // Alt-J
22 Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
23
E ' il 1978 e un 29enne del New
Jersey, reduce con la sua band da
un buon successo radiofonico con
l'album “Born to Run”, torna negli
studi di registrazione dopo una pausa durata
3 anni a causa di cavilli giudiziari con il suo
manager.
Questo ragazzo altri non è che Bruce “The
Boss” Springsteen, uno dei più grandi can-
tautori di tutti i tempi, a capo della mitica E
Street Band, la più oliata macchina rock che
i palchi di tutto il mondo abbiano mai visto.
L'album che verrà pubblicato il 2 giugno
1978 è “Darkness on the Edge of Town”,
disco che segna la maturazione dell'artista e
un significativo cambio di marcia: se infatti
Born to Run è l'epico disco del riscatto della
gioventù e dell'”American Dream”,
Darkness è invece la desolazione e la scon-
fitta che aleggiano nei bassifondi statuniten-
si, è la prova che nascere negli U.S.A. non è
sempre garanzia di una vita migliore.
Il disco si apre ruggente sulle note di Bad-
lands, un maestoso inno rock per tutti coloro
che si trovano a vivere in quelle periferie che
l'album andrà cantando traccia dopo traccia.
La segue “Adam Raised a Cain” (il titolo
con evidenti richiami biblici è una metafora
per affrontare il delicato rapporto padre-
figlio), graffiante e acida canzone dall'essen-
za punk ma con radici quasi blues; è ora il
turno di “Something in the Night”, pezzo
malinconico che esprime l’angoscia irrazio-
nale che la notte ci riversa addosso al termi-
ne di una giornata “normale”.
La quarta traccia è “Candy's Room”, un
loureediano crescendo di chitarre che Bruce
dirige mentre ci racconta di una giovane
prostituta. Dopo questo picco di euforia, le
Fender si diradano lasciando spazio al piano-
forte di Roy Bittan che magistralmente ac-
compagna la magnifica “Racing in the
Street”, uno degli apici compositivi del
Boss, incentrato sul senso di vuoto e di falli-
mento che accompagna molti giovani:
“Alcuni smettono di vivere e cominciano a
morire un po’ alla volta, altri tornano a casa,
si fanno una doccia ed escono a gareggiare
in strada”. Il rocker quindi ci salva dall'abis-
so di malinconia in cui siamo sprofondati
con “The Promised Land” e “Prove it all
Night”, pezzi rockeggianti dalle musicalità
vivaci, entrambi impreziositi dagli incredibi-
li assoli di sax di Clarence “Big Man” Cle-
mons. “Factory” e “Streets of Fire” hanno
l'unica colpa di essere belle canzoni circon-
date da gemme che le fanno passare in se-
condo piano.
Infine c'è la title track, “Darkness on the
Edge of Town”, un riassunto di tutto l'album
che ci ricorda che “Viviamo sul confine
dove i sogni sono trovati e perduti”, insom-
ma, l'ennesimo capolavoro.
Darkness rappresenta uno dei più importanti
lavori di Springsteen, che sempre di più
porta il rock verso terreni inesplorati e urla
nel cuore della notte che “ Pagherà il prezzo
per volere le cose che possono essere trovate
solo nel buio ai margini della città” ovvero
là, dove la realtà e il sogno si incontrano con
dolore e con magia.
Stefano Sestani I B LC
Il rocker ai margini
della città
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
C
inem
a
24
N ew York, Brooklyn, Adam
Cassidy (Liam Hemsworth) è
un giovane ambizioso, impie-
gato della Wyatt, colosso infor-
matico specializzato in telefonia, sedotto da
ricchezza e potere in primo luogo per curare
il padre malato, poi perché completamente
corrotto dall’avidità. Lui ed il suo team rap-
presentano il futuro della tecnologia, giovani
che lavorano per i giovani, le iniziative e le
proposte dei quali non vengono accettate dal
boss Nicholas Wyatt (Gary Oldman). Dato il
loro scarso rendimento si trovano ben preso
senza lavoro. In cerca di vendetta i ragazzi
sfruttano la carta aziendale per passare una
notte da veri ricchi. Il gesto non passa inos-
servato e il giovane Adam è minacciato dal
suo ex datore di lavoro; si scende a un com-
promesso e il ragazzo è costretto a diventare
una spia industriale e a farsi assumere dall’a-
zienda rivale, la Eikon, fondata dal visiona-
rio Jock Goddard (Harrison Ford). L’obbiet-
tivo è rubare il prototipo del nuovo cellulare
Eikon, con intenzione di sfondare il mercato
anticipandone l’uscita. Come accade ormai
spesso nel cinema moderno, i giovani attori
vengono affiancati a vecchie glorie, un po’
per inserire meglio i primi nel complesso
mondo cinematografico, un po’ per proporre
nuove sfide a chi il cinema l’ha vissuto e
l’ha creato. Succede anche in questo film, ed
è la causa del suo fallimento. La prima parte
è grandiosa, ben costruita e molto credibile.
Liam Hemsworth nelle vesti del protagonista
riesce ad esprimere tutto il suo talento e
sembra destinato ad un’ottima carriera
(come il fratello Chris, Thor per intenderci).
Ciò che però affonda la sua performance è il
cambio di programma. Nella prima parte del
film i suoi obbiettivi erano ottenere successo
e garantire buona salute a suo padre, ora
tutta la sua voglia di andare avanti è assorbi-
ta da una donna (Amber Heard, anche lei
nuova leva del cinema). Da questo momento
in poi la scena è tutta dei due colossi Olda-
man e Ford che diventano così l’unico moti-
vo di orgoglio di un lungometraggio delu-
dente, dove le giovani voci sono poco credi-
bili. E’ chiaro che il regista puntasse a un
intreccio ambizioso e molto originale, pur-
troppo il lavoro iniziale finisce per franare
nel momento in cui il protagonista si rende
frivolo e dunque incoerente. Senza dubbio la
lotta tra Wyatt e Eikon richiama lo scontro
tra Apple e Samsung, i cui prodotti sono
presenti in questo film. Esatto, purtroppo
presenti. Creare dei telefonini con marchi
Eikon e Wyatt sarebbe stato troppo difficile?
Perché usare tra una scena e l’altra prodotti
reali e non appartenenti alla finzione cine-
matografica? In sintesi la più chiara denomi-
nazione per questo lungometraggio è
“capolavoro malriuscito” perché è molto
ambizioso ma si rovina nel compiersi. E’
però un film che dà un duro schiaffo al so-
gno americano, ormai corrotto e avvelenato
da ambizione e avidità e che non lascia spa-
zio alla famiglia
Davide Innocente I A LC
Il Potere dei soldi: quando i
soldi non garantiscono suc-
cesso
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
25
F ino al 14 dicembre
2014 la città di Pado-
va ospiterà, a palazzo
Zabarella, una mo-
stra dedicata al pittore livorne-
se Vittorio Corcos.
Una delle principali opere
dell’artista rappresenta una
donna seduta su una panchina
assorta nei suoi pensieri.
La donna è altrove e noi, di
fronte a lei, siamo capaci di
cogliere solo le sue fattezze,
ma incapaci di comprendere il
suo mondo.
E’ difficile dire a cosa stia
pensando, forse a un ricordo
lontano, a un amore finito, o
alle vicissitudini della vita.
I suoi occhi fissano lo spetta-
tore, al tempo stesso attratto e
respinto dall'intensità dello
sguardo.
Alle spalle della giovane è
presente un muro scalcinato
che fa da sfondo all’opera.
Il muro è esposto alle intem-
perie, all’abbondanza delle piogge e alla
violenza del sole che hanno contribuito a
modificare il suo colore originario: così la
vita subisce innumerevoli trasformazioni,
che si manifestano inspiegabilmente.
Un piccolo bocciolo di rosa in fiore emerge
dai tre libri, posti accanto a lei, quasi a voler
simboleggiare il continuo mutamento, voluto
da una natura prepotente e dominatrice,
sempre incline al cambiamento.
I libri rappresentano le armi che la storia ha
fornito all’uomo contro l’insensatezza del
vivere.
Vittorio Corcos compie la sua rivoluzione
attribuendo ad una donna, e non ad un uomo
(spesso rappresentato come esponente indi-
scusso del sapere), l’elaborazione di un pen-
siero intangibile. In questo modo l’artista
libera la donna dalla consueta veste di mo-
glie e di madre, rendendola pensante, e quin-
di viva, volta a proteggere uno scrigno di
idee e di pensieri riassunti nella purezza di
un sogno.
Vittorio Corcos e i sogni
della Belle Epoque Chiara Bartoli I B LC
Arte
Vittorio Corcos, Sogni, 1896
Machiavelli Espresso VII | Novembre 2014
Pos
ta
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I mprevedibile Sofonisbe,
Sono un ragazzo che a giugno dovrà
affrontare la temutissima maturità.
Quest'anno, però, il mio problema
non è solo l'esame finale ma anche il test
d'ammissione all'università.
Da sempre sogno di seguire le orme di mio
padre e diventare un affermato cardiologo.
Ma come faccio a conciliare ciò che devo
fare con ciò che sogno di fare?
Maturando.96
Carissimo sognatore,
Che bello avere giovani come te con grandi
speranze...Ma anche con la testa sulle spal-
le!
Segui il tuo sogno, e se veramente è quello
che desideri, vedrai che riuscirai ad
"incastrare" tutti i tuoi impegni.
Organizzati al meglio e lasciati un po' di
tempo anche per te stesso perché il cammi-
no che hai davanti è ancora lungo.
Non ti scoraggiare mai perché quando, un
giorno, ti sentirai chiamare "Dottore" sarà
un'emozione così grande che ripagherà tutti
i tuoi sforzi!
E ricorda : "Dum differtur vita transcurrit".
A mata Sofonisbe,
Alcuni giorni fa ho ricevuto un
invito da un ragazzo che per
giunta mi piace da morire!!
Mi ha proposto di andare a prendere una
birra.
Fin qui tutto bene...Se non fosse che la
birra proprio non mi va giù!!!
Non posso assolutamente rifiutare il suo
invito. Consigliami tu!
AffogatainunaHeineken
Cara affogata,
Il tuo salvagente è arrivato!
Diciamo che più che in una birra sei affo-
gato in un bicchiere d'acqua.
Se lui è un GRANDISSIMO PEZZO
D'UOMO, il sacrificio vale la candela!
Vai, tappati il naso e buttala giù pensando
che questa sia la cosa migliore che tu possa
fare.
Raccogli tutto il tuo coraggio e bevi, bevi
come se non ci fosse un domani! ( e forse
non ci sarà ).
Ma se sei debole d'anima e soprattutto di
stomaco proponi un'alternativa e se lui
accetterà sarà veramente l'uomo della tua
vita!
XoXo
Sofonisbe
Sofonisbe risponde... Pensavate di esservi liberati di me...Ebbene no, ed infatti eccomi di
nuovo qua con le mie perle di saggezza! Allora cosa aspettate:
scrivete a [email protected] !
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Giochi
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G
ioch
i
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Ringraziamenti
Prof.essa Elisabetta Visconti ,
Prof.essa Donatella Batistoni per la correzione
delle bozze
Sig. Stefano Giampaoli per il supporto tecnico
Contatti
Sito: stiudentimachiavelli.wordpress.com
Email: [email protected]
Profilo Facebook: Machiavelli Espresso
Copertina e vignette: Marco Ridolfi
la Redazione
Marco Ridolfi
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Rebecca Catani
Marianna Savonetti
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