Riccardo Moscone
Peer to Peer: un protocollo informatico e sociale
in evoluzione
Tesi di laurea in Scienze della Comunicazione
Università degli Studi di Teramo – a.a. 2012/1013
Peer to peer: un protocollo sociale e informatico in
evoluzione
Autore: Riccardo Moscone
Quest’opera è distribuita con licenza Creative Commons
Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate
2.5 Italia
Copertina e progetto grafico: Riccardo Moscone
Finito di stampare nel mese di settembre 2013
presso Print@, viale Vittorio Pepe, 17 - Pescara
Indice
Introduzione I
Capitolo 1: Il Peer to Peer e il concetto di coda lunga 3
- 1.1 Unicast, Multicast e Peer to peer
- 1.2 Come si individuano i file nei sistemi P2P
- 1.3 Il concetto di “coda lunga”
Capitolo 2: Legale ed illegale 19
- 2.1 Legalità e regolamentazioni
- 2.2 La dura battaglia contro il file sharing
- 2.3 Una giusta alternativa
Capitolo 3: La nuova televisione 29
- 3.1 Le nuove televisioni: IPTV e NetTV
- 3.2 La TV si sta spostando sul web?
- 3.3 Il P2P nella nuova televisione
- 3.4 Pro e contro
- 3.5 La TV di domani
- 3.6 Progetto P2P-next
Capitolo 4: L’impatto del P2P nella diffusione delle
nicchie 48
- 4.1 Mainstream e nicchie
- 4.2 Un passo fuori e uno dentro il mercato
Capitolo 5: Diffusione culturale 55
- 5.1 Premessa
- 5.2 Media culture
- 5.3 Un altro punto di vista
- 5.4 Sostenibilità e nuovi mercati basati sul P2P
Capitolo 6: Conclusioni 64
- 6.1 Approfondire
- 6.2 Uno sguardo al futuro
Bibliografia e sitografia 67
Glossario 72
Note 80
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IntroduzioneIntroduzioneIntroduzioneIntroduzione
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Oggi, ci troviamo in una società “evoluta”, in cui le
dinamiche delle relazioni interpersonali si stanno
modificando in maniera notevole. Quando parliamo di
Peer to Peer, oltre che a indicare una particolare
architettura informatica, si fa riferimento a relazioni di
tipo orizzontale tra soggetti, volte a creare un valore
comune, messe in atto grazie alla rete.
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II��
In questo volume verranno affrontati diversi argomenti
riguardanti e correlati al Peer to Peer; verranno chiarite
nozioni di tipo specificatamente tecnico ma utilizzando
anche esempi pratici, comprensibili anche da chi non
abbia confidenza con i temi trattati, che si possano
facilmente imprimere i vari concetti nella mente del
lettore.
I vari capitoli avranno un approccio introduttivo ad un
argomento per spiegarne le dinamiche principali e per
segnarne una breve cronologia dell’evoluzione, per poi
addentrarsi nella questione che interessa l’argomento
centrale del libro in quel campo: il Peer to Peer.
L'obiettivo è quello di offrire una veduta ampia della
situazione attuale riguardo le dinamiche e l’evoluzione del
Peer to Peer, in modo da rendere chiara l'ampiezza delle
possibilità che questo sistema rende (o renderebbe)
disponibili in diversi contesti.
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III��
Per facilitare la comprensione dei termini utilizzati
all’interno del libro, alcuni di essi saranno riportati in
corsivo e sarà possibile ricercarli in ordine alfabetico
all’interno di un breve glossario alla fine di esso.
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3�
CAPITOLO 1CAPITOLO 1CAPITOLO 1CAPITOLO 1
Il peer to peer e il concetto di coda lungaIl peer to peer e il concetto di coda lungaIl peer to peer e il concetto di coda lungaIl peer to peer e il concetto di coda lunga
1.1 1.1 1.1 1.1 Unicast, Multicast e Peer to peerUnicast, Multicast e Peer to peerUnicast, Multicast e Peer to peerUnicast, Multicast e Peer to peer
Internet è tradizionalmente noto come un ambiente
client-server (anche detto Unicast1). Ogni utente della
rete, detto client, richiede ad un server una specifica
risorsa. Il server riceve la richiesta, la analizza, la elabora e
quindi invia una risposta al preciso client che ne ha fatto
richiesta. Per poter mettere in atto questo processo, un
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1 Anderson Chris, The long tail - Wired Magazine US, San
Francisco, California, ottobre 2004, pag. 204.
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4�
server ha bisogno di risorse come computer di potenza
elevata (server appunto), hard disk molto capienti e banda
Internet abbastanza larga da poter gestire tutti i contenuti
che si vogliono trasmettere. Il problema si pone nel
momento in cui il numero di richieste aumenta. Per
poterle soddisfare nel miglior modo possibile, il server
avrà bisogno di risorse maggiori: se si vogliono servire
5000 utenze, la potenza dell’hardware a disposizione
dovrà essere rapportata in modo da poterne servire per
l’appunto 5000.
Possiamo dire quindi, che, in questo tipo di rapporto
“uno-ad-uno” la potenza di un server è direttamente
proporzionale alla quantità di utenti che dovrà servire. Di
conseguenza, anche i costi aumenteranno notevolmente
con l’aumentare della potenza necessaria.
Questo tipo di sistema è quello utilizzato dalla
maggioranza dei servizi presenti in Internet. Basti pensare
al colosso di Mountain View, Google: ogni giorno, in una
dozzina di edifici imponenti sparsi nei luoghi più disparati
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5�
(Iowa, Belgio, Hong Kong e Singapore), vengono
indicizzati circa 20 miliardi di pagine web. Grazie a questa
infrastruttura di centri di calcolo dal valore di miliardi di
dollari, “The big G” gestisce quotidianamente più di 3
miliardi di ricerche, offre spazio gratuito per la posta
elettronica a 425 milioni di utenti Gmail e trasmette agli
utenti milioni di video di YouTube.
L’alternativa al modello Unicast è il modello Multicast2,
che permette di inviare simultaneamente un segnale a
diversi utenti (indipendentemente dal loro numero). La
differenza con il modello Unicast sta nella possibilità di
trasmettere una sola volta un pacchetto di informazioni
ad un nodo (nel caso di un’applicazione “domestica”
rappresentato dalle centraline presenti sul territorio)
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2 Kurose James F., Ross Keith W., Computer networking: a tow-
down approach - Pearson Education, Upper Saddle River, New Jersey,
edizione del 2013, pag. 405
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6�
permettendone la ricezione da parte di un certo numero
di utenti.
A questo punto una domanda sorge spontanea: come si
individuano i client che dovranno ricevere i dati da una
certa trasmissione Multicast? La risposta a questa
domanda è in effetti il punto debole del Multicast, non
che il motivo per cui questo sistema non si pone come
reale alternativa al primo modello analizzato. Per ricevere
una trasmissione, gli utenti devono infatti,
necessariamente far parte di una rete privata collegata ad
uno specifico nodo abilitato a questo tipo di trasmissione
e quindi, capace di “moltiplicare” il segnale ed inviarlo a
tutti i destinatari a cui fa capo.
Per far parte di questo network riservato, ogni client dovrà
richiedere l’abilitazione all’operatore che gestisce il
servizio (solitamente grandi telecom operator). Per questo
motivo il Multicast è utilizzato principalmente (e in
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maniera limitata rispetto agli altri modelli) per alcuni tipi
di trasmissioni streaming, nelle teleconferenze e nella
gestione di database di grandi dimensioni.
Volendo confrontare i due modelli possiamo usare una
semplice analogia. Pensiamo ad una grande azienda
internazionale che debba inviare degli inviti per un evento
a tutti i suoi dipendenti. L’azienda potrebbe inviare
direttamente a casa di ogni dipendente l’invito, svolgendo
così una grossa mole di lavoro e creando un
congestionamento all’interno di un unico ufficio postale.
Inoltre la sede dovrà impiegare i suoi dipendenti per
individuare i nomi degli invitati, imbustare e spedire ogni
copia. Questo metodo può essere paragonato ad un
sistema Unicast.
L’azienda in questione, però, potrebbe inviare un solo
modello di invito per ogni filiale, incaricando un
particolare dipendente di effettuare tutte le copie
necessarie per poi spedirle localmente. In questo modo la
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sede potrà inviare un numero ridotto di modelli di invito,
indicando solo i pochi indirizzi delle filiali e non tutti i
singoli indirizzi personali dei dipendenti. In questo modo
si distribuirà anche il traffico nei vari uffici postali. Questo
metodo è più simile ad un sistema Multicast.
Di seguito due esempi di modello Unicast e Multicast.
Con il tempo è emerso un terzo sistema per la dis
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ribuzione dei contenuti in rete: il Peer-to-Peer3 (che da
ora in poi chiameremo P2P). Nel sistema P2P ogni client
diventa anche un server. A differenza del modello Unicast,
nel quale all’aumentare degli utenti diminuiscono le
prestazioni (nel momento in cui i server non vengono
potenziati), il P2P funziona più efficacemente con un
numero elevato di utenti nella rete: più client posseggono
un file, maggiore sarà l’efficienza del sistema. Non si parla
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3 Kurose James F., Ross Keith W., Computer networking: a tow-
down approach - Pearson Education, Upper Saddle River, New Jersey,
edizione del 2013, pag. 14.
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più quindi di una gerarchia fissa client-server (cliente e
servente), ma di una logica di equivalenza, paritaria (in
inglese, appunto, “peer”).
Questo meccanismo, nel tempo, si è evoluto
ulteriormente: il processo di trasmissione diventa più
veloce una volta raggiunta una certa soglia di client
connessi, in quanto il file non viene più condiviso per
intero, ma vengono scaricate porzioni più piccole del file
totale da un numero variabile di utenti differenti. Quello
che rende tutto più rapido è la possibilità di scaricare da
più utenti contemporaneamente la stessa piccola porzione
di file.
Naturalmente nel momento in cui si è in possesso di una
porzione di un qualsiasi contenuto, la si può condividere
immediatamente con chiunque ne abbia bisogno. In
questo modo non c’è bisogno di essere in possesso
dell’intero contenuto per poterlo condividere, riducendo
così i tempi di diffusione delle fonti e aumentandone di
fatto il numero. Questo fa si che non si debbano più
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11�
sostenere i costi necessari all’acquisto di potenti server che
forniscano un servizio 24 ore su 24, ciò comporta che
chiunque sia in possesso di un computer può entrare a far
parte di un sistema P2P. È pur vero, però, che essendo i
fornitori delle fonti dei semplici utenti, non sempre
potremmo trovare la stessa qualità e la stessa costanza di
trasmissione dati che si presenta in un modello come
quello Unicast4.
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4 Buford John F., Yu Heather, Lua Eng Keong, P2P Networking
and Applications - Morgan Kaufmann Publishers,
Burlington, Massachusetts, edizione del 2009, pag. 12.
Consultare Tessarolo Tommaso, Net TV: come internet cambierà la
televisione per sempre - Apogeo Saggi, Milano, Italia, edizione 2007, pag.
76.
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12�
Di seguito un esempio di modello P2P:
Grazie alla sua grande velocità e praticità, il P2P si è
diffuso rapidamente al grande pubblico ma è noto per lo
più come strumento di diffusione illegale di contenuti, ma
questo è un argomento che approfondiremo più avanti, in
un capitolo dedicato.
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13�
1.21.21.21.2 ComeComeComeCome sisisisi individuanoindividuanoindividuanoindividuano iiii filefilefilefile neineineinei sistemisistemisistemisistemi P2PP2PP2PP2P
I sistemi P2P si sono cambiati nel tempo per risolvere uno
dei principali problemi che si sono posti con la nascita di
questo modello, cioè, come individuare i contenuti che si
desidera scaricare. Nella prima generazione di software
dedicati al P2P, come per esempio Napster, si utilizzava
un sistema di server che registrava le posizioni dei file
condivisi dai client in linea. Nel momento in cui un
utente cercava un file, il server avrebbe risposto con un
elenco di client che erano già in possesso del file. Sarebbe
bastato quindi selezionare un client e cominciare il
download. Questo sistema, evidentemente, ha delle
pecche non indifferenti. Innanzitutto il client richiedente
doveva mantenere per tutta la durata del download il
contatto con il client trasmettente; se la connessione si
fosse interrotta per qualsiasi motivo, il processo si sarebbe
dovuto ripetere con un altro client connesso.
Un secondo punto debole è sicuramente la centralità del
server. Questo fattore, per esempio, si è rivelato il vero
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tallone d’Achille di Napster che, chiuso il server centrale
a seguito di una lunga battaglia legale, ha letteralmente
cessato di funzionare.
Le nuove generazioni di P2P, sono state private proprio
della presenza di un server centrale, eliminando così il
punto di vulnerabilità del sistema. Quando si ricerca un
file, infatti, viene trasmessa una richiesta a tutti i client
conosciuti che ne siano in possesso. Se la connessione con
uno o più client si dovesse interrompere allora si
passerebbe al client successivo in lista. Essendo i file divisi
in piccoli pezzi, il client richiedente è in grado di scaricare
tutte le parti necessarie anche da diversi client
trasmettenti, per poi assemblarle ed ottenere il contenuto
finale.
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1.31.31.31.3 IlIlIlIl concettoconcettoconcettoconcetto didididi “coda“coda“coda“coda lunga”lunga”lunga”lunga”
Uno degli aspetti fondamentali del P2P è la quantità di
contenuti a disposizione degli utenti: raccolte dati infinite
di materiali come film, musica e libri, che nella realtà
avrebbero bisogno di spazi impensabili per essere
conservati. Questo fa si che, oltre ai titoli più diffusi,
anche i titoli normalmente più difficili da trovare o
addirittura fuori commercio, possano essere a disposizione
di tutti, in qualsiasi momento. Questo concetto è
chiamato “coda lunga5” (dall’inglese “long tail”).
Pensiamo per un momento ad un negozio di dischi:
all’interno la merce sarà sicuramente esposta in
raccoglitori, in scaffali o all’interno di schedari. Ognuno
di questi elementi occuperà spazio all’interno del negozio
stesso che, quindi, volendo disporre di un maggior
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5 Anderson Chris, The long tail - Wired Magazine US, San
Francisco, California, ottobre 2004.
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numero di titoli, dovrà aumentare la sua superficie e di
conseguenza aumentare i costi sostenuti (affitto, luce, gas,
ecc.). In questo modo il proprietario dell’attività avrà
maggior interesse ad esporre solamente la merce che sarà
venduta con più probabilità e che quindi, potrà garantire
il pagamento delle spese ed un profitto. La scelta, allora,
sarà indirizzata verso quei titoli che fanno parte delle
classifiche più importanti, come i dischi “top 100” e tutti
quei titoli che vengono comunemente chiamati “best
seller”. A questo va aggiunto il fattore della collocazione
fisica, cioè la possibilità di accogliere solo una clientela che
possa accedere fisicamente al negozio. Questo approccio,
all’antipode della coda lunga, può essere definito come
“coda corta”.
Con il concetto di coda lunga, invece, si possono creare
mercati più ampi sostenendo costi minori. Questo accade
grazie a diversi fattori:
- Abbattimento dei costi di stoccaggio. Tenere
stoccato un file ha costi molto vicini allo zero.
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Questo vuol dire che, anche vendendo una sola copia
di un titolo, si riesce ad avere un guadagno netto. Si
tende quindi ad avere archivi che nella realtà
avrebbero dimensioni impensabili.
- Diminuzione dei costi di distribuzione. Nel caso dei
contenuti esclusivamente digitali, si eliminano i costi
di trasporto, di stampa e in parte anche quelli di
commissione per la vendita al dettaglio.
- Maggior disponibilità di scelta. Anche la clientela
con i gusti meno diffusi può trovare ciò che cerca.
Non c’è più, quindi, un preciso target di vendita, ma
si possono soddisfare tutte le richieste, anche quelle
di nicchia.
- Aumento del volume di vendita. Non dovendo più
sostenere costi di stoccaggio e distribuzione elevati,
il prezzo finale al cliente viene ridotto sensibilmente,
generando un aumento del volume di vendita.
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Di seguito uno schema che esemplifica il concetto di coda
lunga ponendo nell’asse verticale il numero
di acquisti e in quella orizzontale la quantità di titoli
presenti.
Il fattore che risalta immediatamente, è il numero limitato
di titoli presenti all’interno del mercato principale e,
invece, l’aumentare del numero degli stessi man mano che
scende il numero di acquisti.
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CAPITOLOCAPITOLOCAPITOLOCAPITOLO 2222
LegaleLegaleLegaleLegale edededed illegaleillegaleillegaleillegale
2.12.12.12.1 LegalitàLegalitàLegalitàLegalità eeee regolamentazioniregolamentazioniregolamentazioniregolamentazioni
In rete possiamo trovare una moltitudine di software
dedicati al file sharing. Ovviamente, tutti questi
programmi sono legali ed utilizzabili da chiunque, senza
alcun tipo di restrizione: ognuno può condividere i file in
proprio possesso con altri utenti. Il problema però, sorge
proprio analizzando i tipi di file che vengono condivisi.
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Nel momento in cui i dati in questione dovessero essere
protetti da diritti d’autore, si supererebbe il limite della
legalità, compiendo, di fatto, un reato punibile.
Questi software dedicati, quindi, possono esistere in
maniera legale; è l’utilizzo che se ne fa che determina la
commissione di un reato o meno. Facciamo un esempio
per cogliere meglio questo concetto: tutti possono
acquistare un paio di forbici legalmente, ed utilizzarle per
gli scopi più disparati, ma se dovessimo usare lo stesso paio
di forbici per ferire qualcuno o commettere un omicidio,
cadremo nell’illegalità, non per colpa delle forbici ma per
colpa dell’utilizzo inappropriato che ne abbiamo fatto.
Chiarito questo punto, cerchiamo di capire quali sono i
contenuti protetti da diritto d’autore, anche se la risposta
è molto semplice: quasi tutti i contenuti che vengono
venduti, sono protetti da diritti d’autore che tutelano il
lavoro detto “intellettuale”. Anche se questa definizione
sembrerebbe un po’ generica e poco precisa, si presta
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perfettamente a rendere chiaro il limite tra legalità ed
illegalità.
Grazie alla loro facilità d’utilizzo, i software per la
condivisione P2P di file, sono largamente diffusi tra gli
utenti in rete, così come è diffusa la pratica (illegale, come
abbiamo chiarito) di sharing di contenuti protetti da
diritti d’autore: circa il 30% della popolazione “consuma”
musica, film, software e videogiochi scaricati dalla rete
senza pagare6. Questo fenomeno è talmente diffuso, che
secondo alcuni pareri sarebbe impossibile da arrestare.
Le soluzioni per combattere la pirateria applicate dai
diversi paesi, ovviamente sono differenti. In Inghilterra ad
esempio, se un utente viene scoperto a scaricare o
condividere files illegalmente, viene prima multato, e
successivamente addirittura privato della connessione ad
internet. In Germania sono state raccolte e consegnate alle
autorità, informazioni sul traffico dati delle reti P2P. Il
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6�Fonte dati: www.blogstudiolegalefinocchiaro.it
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22�
risultato sono state una serie lunghissima di denunce ed
un’accesa polemica sui diritti di privacy violati. In Italia la
legge per chi “riproduce, duplica, trasmette o diffonde
abusivamente, vende o cede a qualsiasi titolo oltre
cinquanta opere tutelate da diritto d’autore”, prevede fino
a quattro anni di reclusione in carcere ed una multa da
2.500 a 15.000 euro. Inoltre è prevista anche una sanzione
amministrativa da 103 a 1032 euro per ogni esemplare
abusivamente riprodotto o duplicato.
Altri paesi come il Portogallo e la Svizzera invece, si stanno
muovendo verso un compromesso che porti ad una
soluzione duratura, e favorisca la graduale legalizzazione
del file sharing.
La soluzione dunque non sarebbe quella di agire con il
“pugno di ferro”, ma di permettere in futuro, un utilizzo
dei sistemi P2P legale e regolamentato.
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23�
2.22.22.22.2 LaLaLaLa duraduraduradura battagliabattagliabattagliabattaglia controcontrocontrocontro ilililil filefilefilefile sharingsharingsharingsharing
Prendiamo come esempio il famoso (ex) sito Megaupload.
Con 50 milioni di download al giorno (il 4% del traffico
mondiale in rete) e 25 milioni di dollari all’anno
guadagnati in pubblicità, e altri 150 milioni grazie al
servizio Premium a pagamento, è stato uno dei colossi del
file sharing7.
Ma secondo le autorità, l’attività legale è solo una
copertura. Il vero traffico di utenti che avrebbe prodotto i
guadagni sarebbe stato vivo grazie ad un centro di scambio
di 550 milioni di dollari in film, serie tv, musica, libri,
videogiochi e software. Il crimine: violazione del diritto
d’autore. Grazie a questi contenuti quindi, il sito si
sarebbe guadagnato la sua popolarità, e di conseguenza gli
introiti derivati.
Il proprietario del mega sito, Kim “Dotcom” Schmitz, è
stato monitorato dall’FBI e arrestato dalle forze speciali
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7 Fonte dati: Wired Magazine n°48 – febbraio 2013�
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24�
neozelandesi poco più di un anno fa. La pena che rischia,
insieme a 6 suoi collaboratori, è di 55 anni di carcere. Il
sito ovviamente è stato chiuso.
2.32.32.32.3 UnaUnaUnaUna giustagiustagiustagiusta alternativaalternativaalternativaalternativa
Secondo una ricerca dell’Entertainment Media Research
di Londra, circa la metà degli utenti Inglesi di piattaforme
P2P sarebbe disposta a pagare per continuare ad usufruire
del servizio in maniera legale: il 59% pagherebbe una
piccola quota attorno ai 4 euro, mentre un quarto degli
utenti arriverebbe addirittura a circa 16 euro. Dalla ricerca
è emerso anche che il 25% degli utenti, vede come
favorevole le leggi antipirateria applicate dal governo,
mentre un 34% ha dichiarato8 che l’introduzione
di nuove leggi più severe non cambierebbe le proprie
abitudini.
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8�Fonte dati: www.musicweek.com�
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25�
Nei primi 6 mesi del 2012, secondo le statistiche
registrate da Musicmetric, società che si occupa proprio
di raccogliere dati riguardanti l’industria
dell’intrattenimento, alcuni programmi di promozione
sono stati concordati tra la società di San Francisco che
gestisce il famoso protocollo P2P BitTorrent, e diversi
artisti. Confrontando il dato appena citato con il totale
dei download musicali registrati nello stesso periodo, circa
405 milioni, emerge con estrema chiarezza che all’interno
delle piattaforme P2P è presente un’importante quantità
di contenuti legittimi, e che questi ultimi aggiungono
valore alle carriere di editori ed artisti che hanno deciso di
pubblicare le loro opere attraverso questa modalità.
Possiamo dedurre quindi, che una fetta degli utilizzatori
dei sistemi P2P più diffusi, tendano in parte ad acquistare
i contenuti precedentemente scaricati. Secondo una
ricerca condotta dall’Information Society Unit di Siviglia,
per ogni aumento del 10% di download non legale, le
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26�
vendite nel mercato autorizzato aumentano del 2%9.
Questo dato sta generando un approccio differente al
sistema che ha rappresentato, fino a qualche tempo fa,
esclusivamente il lato negativo della medaglia del file
sharing.
Lavorando su una continua ricerca di nuovi modelli di
business alternativi al “pagamento per contenuto”, si
potrà giungere alla realizzazione di servizi più efficienti e
meno costosi (grazie al protocollo P2P), sia per i gestori
che per gli utenti.
A sostegno di questa tesi, possiamo analizzare i dati
significativi riguardo Netflix, compagnia californiana di
servizi di media streaming on-demand nata nel ’97, e che
attualmente conta più di 33 milioni di utenti in tutto
il mondo (ma non in Italia, visto che il servizio non è
attualmente presente sul nostro territorio).
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9�Fonte dati: Ansa�
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27�
Netflix, offre un abbonamento mensile al costo di 7,99
dollari (circa 6 euro), con il quale si può accedere in
streaming ad una libreria di contenuti (serie tv, film,
documentari, ecc.) in continua crescita. Il servizio inoltre,
permette di visualizzare il tutto, oltre che su pc, anche su
smartphone, tablet, smart tv e console.
Secondo il traffico dati fatto registrare, Ted Sarandos,
direttore della gestione contenuti di Netflix, afferma che
con la crescita delle opzioni legalmente disponibili, gli
utenti tendono ad avere un minor incentivo nel cercare
materiale “pirata” in rete. Sarandos ed il suo staff, infatti,
hanno registrato un calo costante del traffico su
piattaforme Torrent, ogni qualvolta il loro servizio è stato
introdotto in un nuovo paese10.
La strada per contrastare la pirateria quindi, va percorsa
offrendo agli utenti buone alternative ad essa. In questa
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10 Dichiarazioni presenti su www.torrentfreak.com�
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28�
maniera si può diminuire il traffico illecito di dati, ed
aumentare la copertura e l’espansione di nuovi mercati e
modelli di distribuzione anche in paesi nei quali alcuni
contenuti normalmente non sarebbero presenti.
�
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29�
CAPITOLO 3CAPITOLO 3CAPITOLO 3CAPITOLO 3
La nuova televisioneLa nuova televisioneLa nuova televisioneLa nuova televisione
3.1 3.1 3.1 3.1 Le nuove televisioni: IPTV e NetTVLe nuove televisioni: IPTV e NetTVLe nuove televisioni: IPTV e NetTVLe nuove televisioni: IPTV e NetTV
Prima di affrontare questo capitolo, dobbiamo chiarire un
punto di fondamentale importanza: che differenza c’è tra
IPTV11 (Internet Protocol Television) e NetTV? La
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11Simpson Wes, Video Over Ip: Internet Video, H.264,P2P, Web TV,
and Streaming: A Complete Guide to Understanding the Technology – Focal
Press, Burlington, Massachusetts, edizione del 2008, pag. 2; Tessarolo
Tommaso, Net TV: come internet cambierà la televisione per sempre -
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30�
risposta a questa domanda potrebbe sembrare semplice,
ma data la genericità dei due termini ed il loro stretto
rapporto di parentela, ci soffermeremo sulla questione.
Di fatto, qualsiasi contenuto video presente su Internet
potrebbe essere classificato come IPTV, considerando il
fatto che tutte le tecnologie presenti in Internet e tutto ciò
che viene “trasportato” in Rete, si basa sull’Internet
Protocol (IP). La differenza fra le due tipologie di TV
però, si può individuare in alcuni elementi: nell’IPTV
abbiamo la presenza di un meccanismo di sintonizzazione
(IP tuner) attraverso il quale un set-top box collegato ad
una rete può individuare tutte le trasmissioni disponibili
(funzionamento simile ai decoder utilizzati per usufruire
dei servizi di TV via cavo). Inoltre, esiste uno standard
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Apogeo Saggi, Milano, Italia, edizione 2007, pag 86; Menduni Enrico,
Televisioni: dallo spettacolo televisivo alle piattaforme multimediali - Editrice
Il Mulino, Bologna, Italia, edizione del 2009, pag. 116.
�
�
31�
condiviso (DVB-MHP12), per lo sviluppo e la diffusione
di questo tipo di tecnologie. La NetTv invece non ha uno
standard di riferimento e, generalmente, questo tipo di
trasmissioni sono pensate per essere fruite su PC. Per
accedere all’elenco dei programmi, viene utilizzata
solitamente una pagina web o un set-top box configurato
appositamente con dei software esterni.
Per cercare di dare una definizione riassuntiva e meno
tecnica, potremmo dire che l’IPTV è rappresentata da
sistemi televisivi chiusi e proprietari forniti da grandi
operatori di telecomunicazione (come gli odierni servizi
via cavo), con un forte controllo sui contenuti presenti al
suo interno, e distribuita attraverso canali IP
appositamente configurati. La NetTV è invece una
struttura “open” e in continua evoluzione, in cui un gran
numero di piccoli e medi produttori video, forniscono
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12 Tessarolo Tommaso, Net TV: come internet cambierà la televisione
per sempre - Apogeo Saggi, Milano, Italia, edizione 2007, pag. 89.
�
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32�
contenuti altamente innovativi e di nicchia rispetto ai
tradizionali canali di distribuzione, con una forte
componente “non lineare” e libera.
3.2 3.2 3.2 3.2 La TV si sta spostando sul web?La TV si sta spostando sul web?La TV si sta spostando sul web?La TV si sta spostando sul web?
La NetTV è un fenomeno in costante crescita, ma ad oggi
ha dimensioni e meccanismi che non le permettono di
poter affiancare in maniera significativa o addirittura
sostituire l’offerta della TV “classica”. Quest’ultima,
infatti, ha un punto a favore da non sottovalutare: la TV
classica si guarda su un televisore. Sembrerebbe un
elemento ovvio, ma se pensiamo che chi usufruisce della
Net TV lo fa prevalentemente su PC, ci rendiamo conto
che bisogna avere un minimo di conoscenza tecnica, cosa
che non vale per un televisore, in quanto è un elemento
particolarmente facile da utilizzare.
Per essere davvero una tecnologia presente nella “vita di
tutti i giorni”, la NetTV dovrà porsi, quindi, con la
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33�
semplicità dei vecchi apparati ma con nuovi contenuti,
nuove funzioni e maggiore qualità. Un buon
compromesso sono, o meglio sarebbero, i televisori di
ultima generazione, le cosiddette “SmartTV”, apparecchi
capaci di accedere ai contenuti Web grazie ad una
connessione. Sarebbero, e non “sono”, un buon
compromesso perché la TV è un apparecchiatura che
mediamente viene sostituita ogni 6-8 anni, questo fa si che
alle SmartTV si debbano necessariamente affiancare dei
set-top box (ormai se ne trovano anche delle dimensioni
di una penna USB).
Un’altra barriera che si frappone fra il grande pubblico e
la NetTV sono le infrastrutture dedicate al servizio
internet (e i loro relativi costi); basti pensare che in Italia
la banda larga non va data ancora per scontata.
Di centrale importanza in questo tema sono le modalità
di trasporto dei flussi dati audio/video. La modalità più
semplice è il modello Unicast (client/server), dove più
utenti da gestire significano necessità di server di maggiore
�
�
34�
potenza e, conseguentemente, maggiori spese sia per i
gestori che per gli utenti. Dato i limiti dell’Unicast, si è
iniziato ad adottare un modello Multicast, capace di
trasmettere pacchetti dati ad un numero virtualmente
infinito di client collegati ad una rete, senza intaccare la
qualità. Questo sistema però, può essere autorizzato solo
da chi possiede un network Internet privato e decida di
abilitarlo ad una trasmissione dati di tipo Multicast. La
vera soluzione è quella nata spontaneamente dalla Rete
stessa: il P2P. Come abbiamo detto, nelle reti P2P ogni
client fa anche da trasmettitore (server) per altri client,
quindi nel momento in cui si scarica un contenuto e lo si
possiede, lo si può anche ridistribuire. Più soggetti
posseggono o stanno scaricando un contenuto, più
quest’ultimo avrà fonti disponibili per chi si appresta a
scaricarlo.
Già grandi networks come BBC e NBC stanno
utilizzando questo tipo di tecnologia per lo stream di
�
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35�
contenuti audio/video ottenendo risultati più economici,
affidabili e con una qualità pari a quella dei protocolli
“classici”. In paesi come gli Stati Uniti, ci sono compagnie
che stanno mettendo in atto una vera e propria
rivoluzione del concetto di televisione, ampliandone la
varietà di contenuti, la qualità e la quantità. In altri paesi,
purtroppo, questo processo di rinnovamento si prevede,
almeno per adesso, molto più lungo e faticoso.
3.3 3.3 3.3 3.3 Il P2P nella nuova televisione Il P2P nella nuova televisione Il P2P nella nuova televisione Il P2P nella nuova televisione
Facciamo prima un piccolo esempio per comprendere
meglio la portata del traffico dati di cui si parla: secondo
rilevazioni effettuate da TorrentFreak (un importate
weblog che riporta i maggiori dati del protocollo
BitTorrent), il season finale della famosa serie televisiva
Lost, ha fatto segnare circa 1 milione di download in sole
24 ore, nonostante venisse trasmesso in ben 59 paesi in
contemporanea all’originale sulla rete ABC. Incrociando
�
�
36�
diversi dati provenienti da ricerche sostenute negli ultimi
anni da compagnie specializzate (come Sandvine e
Ipoque), il P2P occuperebbe una fetta della rete internet
che oscilla dal 45% al 61% del totale mondiale. È chiaro,
quindi, che un’enorme parte degli utenti che utilizzano
internet ne usufruisce in maniera continuativa.
Di seguito un grafico dell’utilizzo mondiale della rete
Internet
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37�
Questi dati13 non possono che scaturire in una riflessione:
se l’utilizzo del P2P è così diffuso, può essere il sistema che
permetterà alla televisione di rinnovarsi, e quali sono i pro
e i contro?
Ad oggi il sistema che sembra essere alla base di una
rivoluzione della televisione è la OTT TV (Over The Top
Television). Questo tipo di TV permette di diffondere
direttamente all’utente finale contenuti audio/video
tramite Internet, senza aver bisogno di un network privato
dedicato (altrimenti parleremmo di un sistema simile
all’IPTV). Per avere accesso a questi contenuti basta avere
a disposizione un set-top-box o una Smart Tv ed avviare
l’applicazione dedicata. La differenza sostanziale con gli
altri tipi di TV sta nel fatto possono essere richiamati
���������������������������������������� �������������������
13 Kurose James F., Ross Keith W., Computer networking: a tow-
down approach - Pearson Education, Upper Saddle River, New Jersey,
edizione del 2013, pag. 10; Schulze Hendrik, Mochalski Klaus, Internet
Study – Ipoque, Leipzig, Germania, edizione del 2009.
�
�
38�
anche contenuti non forniti direttamente dai broadcaster;
si inseriscono, infatti, anche compagnie di “terze parti” ad
alto valore tecnico come YouTube, Hulu, Netflix,
Amazon e simili, che trasmettono un servizio aggiuntivo.
Inoltre, nella OTT TV, il fornitore può essere a
conoscenza del contenuto dei pacchetti IP inviati, ma non
è responsabile né in grado di controllare le capacità di
visualizzazione (cioè il bit-rate a cui il contenuto è
trasmesso), i diritti d’autore e l’eventuale ridistribuzione
dei contenuti. Possiamo dire, quindi, che l’OTT TV è
legata all’ISP solamente per quanto riguarda il trasporto
dei dati.
Due esempi di OTT TV che possiamo individuare oggi
sono My Sky HD di Sky e Premium Net TV di Mediaset.
Entrambi, grazie alla trasmissione di dati via banda larga,
forniscono contenuti on-demand agli utenti, anche in
maniera non lineare.
�
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39�
Ma il fattore che potrebbe portare ad un cambiamento
radicale, sarebbe l’inserimento delle dinamiche P2P in
questo tipo di televisione. In primo luogo, verrebbe
migliorata sicuramente la qualità della trasmissione ad un
costo minore: per molti fornitori di servizi il flusso dei dati
varia dinamicamente a seconda della qualità della rete e
della sua congestione facendo diminuire la qualità della
trasmissione (cioè il bit-rate) se necessario; con il P2P si
potrebbero trasmettere i pacchetti tra gli utenti, senza il
bisogno di un appoggio continuo ai server, ritardando le
situazioni di congestione. In secondo luogo si potrebbe
creare una fonte alternativa di fornitori di titoli,
indipendenti dai broadcaster e dalle società di servizi14; gli
stessi utenti potrebbero condividere i contenuti prodotti
autonomamente, creando gruppi tematici estendendosi
anche negli interessi di “nicchia” di cui parleremo nel
���������������������������������������� �������������������
14 Simpson Wes, Video Over Ip: Internet Video, H.264,P2P, Web
TV, and Streaming: A Complete Guide to understanding the technology –
Focal Press, Burlington, Massachussetts, edizione del 2008, pag. 33
�
�
40�
prossimo capitolo. Ogni utente creerebbe la propria lista
di interessi e canali preferiti, accessibile a tutti gli altri
utenti (proprio come accade nelle librerie P2P), che a loro
volta potranno decidere se ricevere gli aggiornamenti di
questi ultimi tramite un sistema automatico (simile agli
RSS)15. La presenza di canali ancora più specifici
porterebbe a nuove possibilità pubblicitarie con un target
preciso, aumentando gli investimenti in questo campo
(già in crescita del 4% dal 200916), andando a fornire
fondi per il miglioramento del servizio. L’ottica può essere
vista come simile a quella utilizzata da YouTube ma con
la semplicità e la dinamicità d’utilizzo della nuova
televisione. Inoltre, una volta scaricato un contenuto
potrà essere possibile metterlo a disposizione degli altri
utenti e ridistribuirlo. È ovvio che per fruire di un modello
di consumo di questo tipo si devono creare nuove
���������������������������������������� �������������������
15 Simpson Wes, Video Over Ip: Internet Video, H.264,P2P, Web
TV, and Streaming: A Complete Guide to Understanding the Technology – Focal Press, Burlington, Massachusetts, edizione del 2008, pag. 374;
16 Fonte dati: http://blog.streamcast.it
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41�
tipologie di offerta: una delle barriere principali
all’introduzione del P2P nella televisione è proprio la
mancanza regolamentazioni legali adeguate riguardanti i
diritti d’autore e i modelli pay-per-download.
3.4 Pro e contro3.4 Pro e contro3.4 Pro e contro3.4 Pro e contro
Proviamo a stilare un elenco dei principali pro e contro
riguardo l’utilizzo del modello P2P nella televisione:
Aspetti positivi
- Maggiore disponibilità di contenuti di nicchia e
conseguente creazione di nuovo capitale da investire
- TV “open”. Tutti possono creare e distribuire i
propri contenuti;
- Minor saturazione della rete Internet;
- Rimodellamento delle norme legate ai diritti
d’autore e alla distribuzione di contenuti;
�
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42�
- Diminuzione dei costi di distribuzione.
Aspetti negativi
- Infrastrutture non abbastanza evolute e quindi non
sempre capaci di garantire una velocità di banda
adatta;
- Mancato investimento nel miglioramento delle reti
da parte dei broadcaster, che non gestiscono più in
esclusiva la trasmissione dei contenuti;
- Inesistenza di un protocollo che consenta di
accertare la sicurezza del servizio e delle applicazioni
(come l’HTTPS per esempio);
- Possibile rallentamento della velocità di trasmissione
da parte degli ISP che limitano la banda dedicata al
P2P;
- Frammentazione eccessiva del mercato dovuta alla
molteplicità di canali.
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43�
3.53.53.53.5 La TV di domaniLa TV di domaniLa TV di domaniLa TV di domani
È chiaro che la TV debba aspettare qualche giorno in più
di “domani” per subire una rivoluzione così profonda e
radicale, ma cerchiamo di dare uno sguardo a come
potrebbe presentarsi.
Si darà maggior importanza alla fruibilità e al diritto di
avere accesso ad un titolo piuttosto che al possesso di
quest’ultimo. Acquistare un contenuto significherà, oltre
che poterne usufruire in qualsiasi momento, poterlo
ridistribuire, beneficiando allo stesso tempo di un costo
minore grazie all’eventuale applicazione meccaniche del
P2P.
Il vecchio modello di televisione unidirezionale sarà
sostituito da uno nuovo incentrato sull’utente, che sarà
indipendente soprattutto dal fattore tempo; la non
linearità della TV sarà sicuramente un elemento centrale
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44�
(per il 2020 è previsto che il 10% dell’utilizzo televisivo
sarà di tipo non lineare17).
I servizi di televisione saranno probabilmente fruiti da
SmartTV e dispositivi mobili con funzionalità prese in
prestito dai social network che consentiranno agli utenti,
per esempio, di commentare e votare in diretta ciò che
stanno guardando. L’esperienza televisiva sarà
armonizzata ed intuitiva anche grazie all’utilizzo di
applicazioni dedicate e ad una regolamentazione che
fisserà gli standard qualitativi e di interfaccia.
Il mercato europeo purtroppo è ancora molto
frammentato e gli le compagnie che forniscono il servizio
via etere e satellite hanno ancora un posto di importante
rilievo. Negli Stati Uniti, invece, la realtà è differente già
ad oggi si hanno diverse alternative alla TV “tradizionale”.
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17�Fonte dati: http://www.key4biz.it�
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45�
3.63.63.63.6 Progetto P2PProgetto P2PProgetto P2PProgetto P2P----nextnextnextnext
Nel 2008, un consorzio europeo formato da diverse
emittenti televisive ed istituti che si occupano di ricerca e
innovazione, ha ricevuto un finanziamento di 10 milioni
di euro da parte dell’Unione Europea, per l’elaborazione
di nuove forme televisive via Internet. Il fulcro del
progetto è stato individuato proprio nel P2P, che,
utilizzando le reti a banda larga già esistenti, consente di
condividere contenuti audio/video e flussi dati.
George Wright, a capo del dipartimento Future Media &
Technology della BBC, ha dichiarato che parte dei fondi
sarà utilizzata per il potenziamento del software
“Tribler”18, sviluppato dalla University of Technology di
Delft in Olanda. Questo software, inizialmente basato sul
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18 Buford John F., Yu Heather, Lua Eng Keong, P2P Networking
and Applications - Morgan Kaufmann Publishers,
Burlington, Massachusetts, edizione del 2009, pag. 65;
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46�
protocollo BitTorrent19 e poi su un protocollo
proprietario chiamato Swift, mette a disposizione un
canale video ad una tariffa fissa, indipendentemente dal
numero di spettatori; questo avviene grazie al fatto che la
distribuzione del video viene affidata agli spettatori stessi
grazie al P2P. Tribler permetterà di visualizzare un
contenuto trasmettendo i dati sul proprio schermo e,
contemporaneamente, ridistribuire i pacchetti agli altri
utenti.
Il progetto, inoltre, potrà essere migliorato in
continuazione essendo stato rilasciato con licenza open-
source, cioè aperto ad eventuali modifiche e
miglioramenti da parte di programmatori indipendenti.
La sfida principale sarà stabilizzare qualitativamente il
flusso di informazioni ricevuto dagli utenti; i pacchetti
dati audio/video, infatti, non possono essere inviati in
���������������������������������������� �������������������
19 Buford John F., Yu Heather, Lua Eng Keong, P2P Networking
and Applications - Morgan Kaufmann Publishers,
Burlington, Massachusetts, edizione del 2009, pag. 144.
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47�
ordine casuale ma devono essere inviati e ricevuti in
sequenza.
In collaborazione con Pioneer Digital Design, è già stato
sviluppato anche un decoder che potrà facilmente essere
incorporato nei dispositivi sul mercato. Grazie a questo
decoder l’Università di Lancaster, nel Regno Unito, ha
potuto analizzare dei risparmi notevoli sia in
miglioramento della qualità video che nel risparmio (65%
in meno rispetto ai sistemi Unicast20) di banda rispetto
alle altre tecnologie.
Ad oggi il progetto è ancora in fase di lavorazione ma si
pone come una più che valida soluzione per la creazione
di nuovi mercati e nuove tipologie di televisione.
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20 Fonte dati: cordis.europa.eu�
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CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO 4444
L’impatto del P2L’impatto del P2L’impatto del P2L’impatto del P2P nella diffusioP nella diffusioP nella diffusioP nella diffusione delle nicchiene delle nicchiene delle nicchiene delle nicchie
4444.1 Mainstream e nicchie.1 Mainstream e nicchie.1 Mainstream e nicchie.1 Mainstream e nicchie
In questo capitolo parleremo di come i mercati offerti dal
sistema P2P possano agire sulla scelta di determinati
contenuti piuttosto che altri, e come possano soddisfare
uno spettro più ampio di richieste e gusti rispetto ai canali
“tradizionali” utilizzati dai media. Per farlo però,
dobbiamo prima analizzare in che modo la rivoluzione di
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49�
Internet abbia cambiato radicalmente alcuni settori
dell’economia come quello dell’entertainment (musica,
film, libri, ecc.).
Abbiamo già precedentemente affrontato le
problematiche legate ai negozi di tipo fisico, nella parte
del libro dedicata al concetto di coda lunga: la scelta di
titoli che potrà offrire il venditore sarà limitata allo spazio
disponibile tra il negozio ed il suo magazzino; inoltre,
dovendo coprire determinate spese, saranno selezionati
solo i titoli di maggior successo, in modo da assicurarsi un
guadagno.
Questo meccanismo, da vita ad una selezione che vedrà
esposti nei negozi solamente una percentuale minima del
totale dei titoli che ogni anno vengono prodotti tra film,
libri e musica, così come porta nel tempo, ad una graduale
eliminazione dei titoli più datati o che semplicemente non
hanno venduto abbastanza. Un grande mole di materiale
quindi, non avendo la possibilità di essere esposto o non
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50�
trovando più spazio in un determinato tipo di mercato,
non verrà mai alla luce o lo farà solo per brevi periodi di
tempo.
La selezione di cui abbiamo appena parlato, non avviene
perché a tutti i consumatori piacciano le stesse cose, ma
semplicemente perché si ha la mancanza di uno spazio
adeguato all’offerta di contenuti. Questo limite porta ad
una sorta di “mainstream” culturale e ad un tentativo di
uniformazione dei gusti, senza tener conto della vastità di
richiesta di contenuti differenti, definiti di nicchia.
Se un utente volesse mettere in vendita un cd intitolato
“I suoni della foresta”, nel quale ha registrato tutti i suoni
provenienti da diverse foreste del mondo, non importa
quante copie di questo cd vengano vendute, perché, come
abbiamo già detto, i costi di distribuzione e stoccaggio
sono molto vicini allo zero. Questo permette di avere in
catalogo contenuti poco richiesti o contenuti datati che,
comunque, produrranno un guadagno anche con una sola
vendita.
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51�
Riflettendo bene, nei mercati “tradizionali”, i contenuti
che non rientrano tra i titoli più venduti o più attesi di
fatto si vedono negato il diritto di esistere, dato che non
vengono inseriti in catalogo. Nei mercati on-line, invece,
anche opere emergenti, che non hanno più l’obbligo di
passare attraverso un editore, trovano posto in un mercato
aperto ad un vasto pubblico.
Questo significa, come abbiamo detto, un guadagno a
costo quasi nullo per le grandi aziende distributrici e la
possibilità futura di investire su eventuali esposizioni di
un’opera ad un pubblico maggiore.
4444.2 Un .2 Un .2 Un .2 Un passo fuori e uno dentro il mercatopasso fuori e uno dentro il mercatopasso fuori e uno dentro il mercatopasso fuori e uno dentro il mercato
La diffusione dei contenuti di nicchia, è avvenuta anche
(e soprattutto) grazie a servizi come Amazon, iTunes,
Netflix, ecc. che registrano una quota sempre maggiore di
profitti provenienti proprio dalla vendita di prodotti e
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52�
servizi di nicchia che, se presi in analisi singolarmente,
generano un traffico decisamente minimo rispetto al resto
del mercato, ma se presi in analisi complessivamente,
riescono ad avere un numero di vendite addirittura
superiore rispetto ai (pochi) titoli che fanno parte di quel
“mainstream” culturale di cui abbiamo appena parlato.
Come abbiamo detto, i titoli presenti nella coda lunga del
mercato sono titoli relativamente poco conosciuti dal
grande pubblico. In che modo, allora, si arriva alla loro
condivisione tra utenti, e quali sono gli eventuali benefici
rispetto al mercato “tradizionale”? Un esempio lampante
di un utilizzo “studiato” del P2P è rappresentato
dall’album solista di Trent Reznor, frontman dei Nine
Inch Nails, famoso gruppo musicale statunitense. Il disco
fu rilasciato nel 2008 sul sito del cantante e inserito nel
circuito P2P grazie all’utilizzo di diritti Creative
Commons (particolari diritti d’autore mirati ad un’ampia
distribuzione di un’opera ad uso non prevalentemente
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53�
commerciale). I fans sono stati spinti a ridistribuire e
condividere attraverso il file sharing l’album,
contribuendo ad una diffusione massiccia dello stesso.
Questo tipo di approccio adottato, ha permesso l’ascolto
e il download gratuito del disco, senza produrre
apparentemente guadagni immediati. In seguito, però,
sono state messe in vendita sul mercato 2500 edizioni
deluxe del disco alla cifra di 300 dollari, e un’edizione più
economica. Tutte le copie hanno fatto registrare il sold
out nella prima settimana successiva al lancio, e gli artisti
hanno avuto un guadagno di oltre 1.6 milioni di dollari
dai diversi formati in cui è stato venduto il disco.
È facilmente intuibile come questo tipo di approccio
possa creare nuove opportunità e facilitare l’inserimento
di nuovi titoli ad un costo molto vicino allo zero e
individuando con più precisione i target d’interesse adatti.
La forza portante del sistema sta proprio nella
condivisione di file tra utenti e nelle dinamiche sociali di
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54�
scambio che si vengono a creare: un gruppo di utenti con
dei gusti simili potrà essere informato e ricevere titoli che
suscitano in loro interesse e condividerli a loro volta con
gli altri utenti di quello stesso gruppo.
Possiamo sintetizzare questa dinamica con un semplice
concetto: un passo fuori e uno dentro il mercato21:
inserendo un nuovo titolo nei circuiti P2P è come se si
facesse un passo fuori dal mercato non essendoci guadagni
immediati, ma inserendo successivamente eventi,
merchandising, e supporti fisici, si compierà un passo per
tornare al suo interno beneficiando della diffusione creata
dalla condivisione tra utenti.
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21 Buford John F., Yu Heather, Lua Eng Keong, P2P Networking
and Applications - Morgan Kaufmann Publishers,
Burlington, Massachusetts, edizione del 2009, pag. 17.
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55�
CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO 5555
Diffusione culturaleDiffusione culturaleDiffusione culturaleDiffusione culturale
5.15.15.15.1 PremessaPremessaPremessaPremessa
P2P non è soltanto un’espressione informatica
riguardante file sharing, ma una definizione che racchiude
in se le diverse forme di lavoro comunitario, condivisione
�
�
56�
sociale e cooperazione che si svolgono in maniera libera ed
indipendente.
5.2 5.2 5.2 5.2 Media cultureMedia cultureMedia cultureMedia culture
La tecnologia è ormai parte integrante della vita di tutti i
giorni e contribuisce a creare e rafforzare quella che si
chiama “media culture”22. La media culture non è altro
una cultura comune sviluppata grazie ai mass media. Essa
contribuisce a creare le immagini e le ideologie più diffuse;
molte volte è associata ad un tipo di società consumistica.
Questo tipo di cultura contribuisce a plasmare e a volte
modificare le notizie e le storie che giungono alla pubblica
opinione, proprio per questo è spesso oggetto di forti
critiche.
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22 Augè Marc, La guerra dei sogni - Elèuthera, Milano, Italia,
edizione del 1998, pag. 15
�
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57�
Grazie alla diffusione massiccia dell’utilizzo della
tecnologia però, si sono create anche alternative valide alla
stessa media culture, nate proprio dal bisogno di avere più
punti di vista rispetto a quelli offerti dai mezzi tradizionali
di diffusione di massa (televisione, giornali, libri, radio,
cinema, ecc.).
Questo meccanismo ha fatto si che, al giorno d’oggi, in
rete si abbia una massiccia produzione di materiale
“sociale”23, per il puro scopo di fornire beneficio ad altri
utenti. Questa meccanica non è molto lontana da quello
che è il P2P, cioè lo scambio tra pari, tra utente ed utente.
Questo tipo di produzione (parliamo di diversi campi, dai
libri ai giornali, dai documentari alla musica) ha un fattore
caratterizzante che non troviamo dalla produzione
“classica” di contenuti, mirata al profitto immediato: il
modus operandi degli autori non dipende da un
���������������������������������������� �������������������
23 Tessarolo Tommaso, Net TV: come internet cambierà la televisione
per sempre - Apogeo Saggi, Milano, Italia, edizione 2007, pag. 135.
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58�
committente o dalla previsione di eventuali vendite; alla
base troviamo passione ed interesse personale. Basti
pensare ai software open-source per avere un esempio
lampante.
5.3 5.3 5.3 5.3 Un altro punto di vistaUn altro punto di vistaUn altro punto di vistaUn altro punto di vista
Sul piano della diffusione di contenuti culturali, i network
P2P sono già riusciti a sfidare le pratiche dominanti
associate al giornalismo, ad alcune forme di produzione
artistica e di proprietà intellettuale in generale. I vantaggi
della collaborazione all’interno della rete si possono
trovare soprattutto nel suo modello privo di gerarchie,
decentrato e fondato sulla collettività come condizione
d’esistenza.
La rapida diffusione delle notizie su Internet ha permesso
di far avvicinare sempre più il confine tra produttore di
contenuti e consumatore, così come l’introduzione di
attrezzature che rendono possibile produzioni
�
�
59�
audio/video a basso costo con qualità più che buona
hanno permesso di diffondere punti di vista differenti
altrimenti irraggiungibili dai fruitori dei media attraverso
i canali “tradizionali”.
Per alcuni individui, infatti, il multiculturalismo, la
formazione dei gusti e le idee politiche rimangono
strettamente legati al contesto della propria nazione
d’appartenenza. Il P2P non ha fatto altro che fornire
nuove possibilità per la distribuzione, fuori da canoni
filtrati e controllati del mainstream.
Volendo analizzare un caso limite, basti pensare a
situazioni come quella del “Great Firewall of China”,
gioco di parole tra “wall”, che sta per muraglia e “firewall”,
elemento di difesa delle reti informatiche. Dal 2006
infatti, è stato attivato dal Ministero di pubblica sicurezza
della Repubblica popolare cinese un sistema che permette
di bloccare l’accesso ai siti vietati dal Governo cinese.
Della lista di questi siti proibiti ci sono anche siti di
�
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60�
propaganda occidentale, d’informazione indipendente o
non censurata dal Governo cinese e addirittura alcuni
termini di ricerca come “libertà”, “democrazia”,
“corruzione” o “Tibet indipendente” su Google. Grazie
alla condivisione (in questo caso illegale) di contenuti e
notizie tra utenti attraverso il P2P, si è potuto avere
accesso a materiali altrimenti irraggiungibili dal territorio
cinese.
Per primi sono stati i giornali e le trasmissioni televisive e
radiofoniche a legare insieme le comunità, fornendo un
unico punto di vista e di opinione ma la rete ha diramato
la distribuzione di informazioni e contenuti mettendola a
disposizione di chiunque abbia accesso ad un computer e
un modem, e lo ha fatto gratuitamente. Questo processo
�
�
61�
ha costruito una comunità dai gusti largamente condivisi
e con una conoscenza culturale più ampia24.
L’idea di fornire contenuti “su misura” basati sugli
interessi degli utenti aiutano sicuramente ad avere una
conoscenza comune più estesa e a costruire una sfera
pubblica più consapevole ed informata. Nel caso di
comunità con interessi comuni, di fondamentale
importanza sono i feedback degli altri utenti, volti al
miglioramento di un servizio o di un particolare lavoro.
Questi permettono di migliorare continuamente il
servizio offerto agli altri utenti ed individuare eventuali
errori.
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24 Uricchio William, Cultural Citizenship in the Age of P2P
Networks - Intellect Press, Chicago, Illinois, edizione del 2004.
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62�
5.4 5.4 5.4 5.4 Sostenibilità e nuovi mercati basati sul P2PSostenibilità e nuovi mercati basati sul P2PSostenibilità e nuovi mercati basati sul P2PSostenibilità e nuovi mercati basati sul P2P
Negli ultimi anni diversi gruppi di lavoro come la P2P
Foundation stanno lavorando alla creazione di una licenza
P2P simile ai Creative Commons. I Creative Commons
non sono altro che un particolare diritto d’autore che
permette la diffusione di proprietà intellettuali ma
riservando, appunto, solo una parte di esso. I creatori, in
pratica, hanno la possibilità di scegliere a quali diritti
rinunciare a favore dell’utilizzo e della condivisione del
proprio lavoro ai destinatari.
Poniamo che un nuovo processore per PC a basso costo,
sviluppato in open-source, venga introdotto sul mercato.
Tutte le informazioni e i progetti per produrlo sono messi
a disposizione di chiunque voglia accedervi. Se un’azienda
contribuisce a migliorare questo processore e ad
aggiungere le informazioni necessarie per farlo a quelle già
disponibili, allora questa azienda potrà produrre
gratuitamente in proprio il processore, senza doverne
�
�
63�
pagare i diritti. In caso contrario l’azienda dovrà
corrispondere le royalty come per qualunque prodotto
brevettato.
Il P2P significa anche questo, condividere la conoscenza e
porre le basi per costruire nuove forme di produzione e
nuovi mercati.
�
�
64�
CAPITOLO 6CAPITOLO 6CAPITOLO 6CAPITOLO 6
ConclusioniConclusioniConclusioniConclusioni
6.16.16.16.1 ApprofondireApprofondireApprofondireApprofondire
Se avete trovato interessanti gli argomenti trattati in
questo saggio e vorrete approfondire le vostre conoscenze
autonomamente, dovrete tenere conto che: molte delle
informazioni e dei dati riportati hanno un alto tasso di
obsolescenza, tendono quindi ad avere una validità che nel
tempo potrebbe non persistere; internet è un valido mezzo
�
�
65�
per venire in possesso di statistiche e trattati ma i materiali
richiedono un’attenta verifica di attendibilità; le
informazioni e i dati più aggiornati spesso sono venduti
da vari enti di ricerca.
Vi rimando, inoltre, ai vari siti e volumi che potete trovare
nel capitolo “Bibliografia e sitografia”. I volumi “meno
tecnici”, come quelli di Tessarolo o Menduni, possono
aiutarvi a creare una visione abbastanza ampia
dell’argomento, senza approfondire eccessivamente
questioni puramente tecnico-informatiche.
6.26.26.26.2 UnoUnoUnoUno sguardosguardosguardosguardo alalalal futurofuturofuturofuturo
Gli spunti riflessivi e i brevi chiarimenti tecnici offerti dal
libro, rendono chiaro che il P2P potrà essere uno degli
elementi che andranno a costituire, negli anni a venire,
una nuovo tipo di tecnologia dal volto più “open” e che
�
�
66�
tenda, in modo diretto, ad essere influenzata in maniera
sempre più consistente dagli utenti.
Le prospettive più rosee lascerebbero prevedere una
riduzione dei costi di produzione dei servizi e quindi,
conseguentemente, una riduzione dei costi di vendita di
questi ultimi ai clienti finali.
A coadiuvare questo processo ci sarà un maggiore tasso di
alfabetizzazione informatica, in crescita nel tempo, e la
disponibilità di nuovi sistemi che permettano di mettere
in atto in maniera funzionale i processi di cui abbiamo
parlato nei diversi capitoli del saggio.
Attendiamo ed entriamo a far parte di questa evoluzione.
�
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67�
BibliografiaBibliografiaBibliografiaBibliografia e sitografiae sitografiae sitografiae sitografia
Le pubblicazioni che mi hanno dato degli spunti di
riflessione per produrre questo lavoro sono diverse.
Alcune di esse sono in lingua italiana mentre altre,
purtroppo, non sono state tradotte e quindi reperibili solo
in lingua originale (in questo caso in inglese). La
sitografia, ovviamente, è riportata al momento in cui si
scrive e alcune pagine, quindi, potrebbero non essere
raggiungibili in futuro.
�
�
68�
BibliografiaBibliografiaBibliografiaBibliografia
Anderson Chris, The long tail - Wired Magazine US, San
Francisco, California, ottobre 2004.
Menduni Enrico, I media digitali: tecnologie, linguaggi e
usi sociali - Editori Laterza, Roma-Bari, Italia, edizione del
2007.
Tessarolo Tommaso, Net TV: come internet cambierà la
televisione per sempre - Apogeo Saggi, Milano, Italia,
edizione 2007.
Augè Marc, La guerra dei sogni - Elèuthera, Milano, Italia,
edizione del 1998.
Menduni Enrico, Televisioni: dallo spettacolo televisivo alle
piattaforme multimediali - Editrice Il Mulino, Bologna,
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peer/
8http://www.musicweek.com/news/read/pirates-could-
be-subscribers-claims-report/042700
9http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/tecnologia/201
3/03/20/Musica-piratata-penalizza-
vendite_8433176.html
10http://torrentfreak.com/netflix-says-its-killing-
bittorrent-traffic-130504/
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16http://blog.streamcast.it/2011/04/ott-tv-on-line-e-
tradizionale-in-un.html
17http://www.key4biz.it/News/2012/06/08/Tecnologie/
OTT_TV_ISIMM_Broadcaster_Google_Apple_Netflix
_Hulu_Facebook_Microsoft_Vodafone_TivuPrivacy_21
0996.html
20http://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=OFFR_TM_I
T&ACTION=D&RCN=8784
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GGGGlossariolossariolossariolossario
Nodo: in informatica un nodo è un qualsiasi
dispositivo hardware del sistema in grado di comunicare
con gli altri dispositivi che fanno parte della rete; può
quindi essere un computer, una stampante, un fax,
un modem ecc. In ogni caso il nodo deve essere dotato di
una scheda di rete. I nodi sono collegati tra loro da un
pannello di connessione (in inglese Hub), chiamato
anche concentratore, che ha la funzione di semplificare
la connessione fisica tra i vari nodi e
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di instradare isegnali che vengono inviati da un nodo
all'altro.
Telecom operator: un operatore telefonico è un'azienda che
fornisce il servizio dati e il servizio di telefonia sulla Rete
Telefonica Generale.
Streaming: il termine streaming identifica un flusso di
dati audio/video trasmessi da una sorgente a una o più
destinazioni tramite una rete telematica. Questi dati
vengono riprodotti man mano che arrivano a
destinazione.
On-Demand: letteralmente “su richiesta”, l’on-demand è
un servizio interattivo che permette agli utenti di fruire,
gratuitamente o a pagamento, di un programma
televisivo in qualsiasi momento lo desiderino.
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Set-top box: il set-top box, in sigla STB, è una tipologia di
apparecchio elettronico televisivo non portatile destinato
ad aggiungere alcune funzionalità televisive ad
un televisore, un monitor, o un videoproiettore,
funzionalità inizialmente non previste in tali apparecchi
elettronici.
Banda larga: con il termine “banda larga” ci si riferisce in
generale alla trasmissione e ricezione di dati informativi,
inviati e ricevuti simultaneamente in maggiore quantità,
sullo stesso cavo o mezzo radio grazie all'uso di mezzi
trasmissivi e tecniche di trasmissione che supportino e
sfruttino un'ampiezza di banda superiore ai
precedenti sistemi di telecomunicazioni detti invece
a banda stretta.
VoIP: in telecomunicazioni e informatica con VoIP o
Voice over IP (Voce tramite protocollo Internet), si
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intende una tecnologia che rende possibile effettuare una
conversazione telefonica sfruttando
una connessione Internet o una qualsiasi
altra rete dedicata a commutazione di pacchetto che
utilizzi il protocollo IP senza connessione per il trasporto
dati.
Più specificamente con VoIP si intende l'insieme
dei protocolli di comunicazione di strato applicativo che
rendono possibile tale tipo di comunicazione. Grazie a
numerosi provider VoIP è possibile effettuare telefonate
anche verso la rete telefonica tradizionale (PSTN).
In realtà più in generale VoIP consente una
comunicazione audio-video real-time su rete a pacchetto
(es. videotelefonata, videochiamata e videoconferenza).
Tunneling: il termine tunneling si riferisce a un insieme di
tecniche per cui un protocollo viene incapsulato in un
altro protocollo per realizzare configurazioni particolari
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ovvero inserire funzionalità protocollari aggiuntive di
elaborazione non presenti nel protocollo iniziale, ma
presenti in altri protocolli.
Bit-rate: in informatica e telecomunicazioni, la velocità di
trasmissione (o di trasferimento detta anche frequenza di
cifrao bit-rate) indica la quantità di dati digitali che
possono essere trasferiti, attraverso
una connessione/trasmissione, su un canale di
comunicazione in un dato intervallo di tempo ovvero: bit-
rate = quantità delle informazioni / tempo di
trasferimento.
Broadcaster: un broadcaster è un ente o una persona che
effettua una telediffusione.
RSS: RSS (acronimo di RDF Site Summary, spesso
riportato come Really Simple Syndication o Rich Site
Summary) è uno dei più popolari formati per la
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distribuzione di contenuti Web; è basato su XML, da cui
ha ereditato la semplicità, l'estensibilità e la flessibilità.
L'applicazione principale per cui è noto sono i flussi
RSS che permettono di essere aggiornati su nuovi articoli
o commenti pubblicati nei siti di interesse senza doverli
visitare manualmente uno a uno.
HTTPS: in telecomunicazioni e informatica HyperText
Transfer Protocol over Secure Socket Layer (HTTPS) è il
risultato dell'applicazione di un protocollo di crittografia
asimmetrica al protocollo di trasferimento
di ipertesti HTTP. Viene utilizzato per garantire
trasferimenti riservati di dati nel web, in modo da
impedire intercettazioni dei contenuti.
ISP: in informatica e telecomunicazioni un Internet
Service Provider (termine mutuato dalla lingua inglese che
tradotto letteralmente in italiano significa "fornitore di
servizi Internet"), in sigla ISP (anche abbreviato
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in provider se chiaro il contesto informatico), è una
struttura commerciale o un'organizzazione che offre agli
utenti (residenziali o imprese), dietro la stipulazione di un
contratto di fornitura, servizi inerenti all'Internet, i
principali dei quali sono l'accesso a Internet e la posta
elettronica.
Mass Media: i Mass Media sono un mezzo attraverso cui è
possibile diffondere un messaggio, secondo le
caratteristiche proprie del mezzo, ad una pluralità di
indistinti e diffusi destinatari, senza che sia necessaria
l'interazione tra i due poli. Un esempio di Mass Media
sono i giornali, la televisione, internet, la radio, il cinema,
i libri.
Firewall: In informatica, nell'ambito delle reti di
computer, un firewall (termine inglese dal significato
originario di parete refrattaria, muro tagliafuoco, muro
ignifugo; in italiano anche parafuoco o parafiamma) è un
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componente passivo di difesa perimetrale di una rete
informatica, che può anche svolgere funzioni di
collegamento tra due o più tronconi di rete, garantendo
dunque una protezione in termini di sicurezza
informatica della rete stessa.
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NoteNoteNoteNote
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