Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma
IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 4 - N° 37 04 ottobre 2012 1€
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16
All’interno
Le Rubriche di Mauro Gasperini, Gino Tapinassi e Luca MarelliSprint & Sport, Giù le mani dalla Juve, Dal Campo al Foro, Campionato Sammarinese
Presidenza AIA: Boggi sfida Nicchi19
Il Lecce a caccia di record Riparte la Rappresentativa di D
ISS
N 1
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di Massimiliano [email protected]
L’avversario di Nicchi sarà Robert BoggiRobert Anthony Boggi. L’uomo del gran ri-
fiuto. Sarà l’ex arbitro internazionale, ed
ex designatore della Can C a sfidare alle pros-
sime elezioni dell’Associazione Arbitri l’attua-
le presidente Marcello Nicchi. A poco più di
un mese dall’Assemblea Generale dell’A.I.A.
(indetta per il 10 novembre), iniziano a trape-
lare le prime notizie, anche se l’ufficialità non
ci potrà essere prima dell’8 ottobre, a 30 gior-
ni precisi dal giorno delle elezioni. Grazie alle
regole, cambiate dall’attuale governante, anti
democratiche. Il duo Nicchi-Pisacreta si dovrà
scontrare con quello formato dall’ex arbitro
salernitano e Matteo Apricena. Proprio Apri-
cena, l’uomo sconfitto da Nicchi nell’ultima
tornata elettorale di 4 anni fa (ma qualcuno
dice che più che dall’aretino è stato sconfitto
da alcuni traditori dell’ul-
tima ora), ha deciso di
fare un passo indietro
per garantire la base e
lo spirito associativo che
anche i detrattori gli rico-
noscono. Se Robert Bog-
gi, che a giorni presen-
terà la propria squadra
(da non sottovalutare i
nomi che usciranno per-
ché saranno fondamen-
tali proprio i componenti
del team che accompagneranno uno o l’altro
candidato, forse anche più degli stessi presi-
denti), avrà solo 30 giorni per la propria cam-
pagna elettorale, l’attuale dirigenza è da mesi
che sta portando avanti la propria candidatura
anche a suon di minacce, leggasi deferimenti
ad hoc. Intanto, c’è stata, il 29 e 30 settembre
a Rimini, la riunione nazionale dei presidenti,
impossibile per noi non relazionarvi su quan-
to accaduto. Quando si è aperto il meeting le
note di Vasco Rossi hanno invaso la sala della
“modesta manifestazione”, così l’ha chiamata
Nicchi, completamente pagata dagli OTN che
per farlo, poverini, si sono privati di un radu-
no per poter risparmiare. Prima domanda:
l’A.I.A. non avrebbe potuto pagare per tutti
così come fatto per far seguire la Nazionale
Arbitri in quel di Livorno, dove ha messo a di-
sposizione un pullman per ogni sezione? Per
caso durante quei viaggi qualcuno tentava
di vendere pentole ai poveri arbitri accorsi?
Continuiamo con la riunione di Rimini. Nicchi
verso la fine del suo discorso, a dire il vero
leggermente, usiamo un eufemismo, morali-
sta verso la crisi e la decadenza dei valori, ma
nonostante tutto, anche e soprattutto i pirati,
l’A.I.A. grazie alla sua squadra è un oasi felice.
Dicevamo, alla fine del suo discorso Nicchi ha
ricordato che hanno conquistato l’autonomia
tecnica. “Alla faccia”, direbbe qualcuno. Dopo
una serie di spiegazioni tecniche (fuorigioco,
fallo da ultimo uomo, etc) una nuova canzone
inebria le orecchie dei presenti e questa volta
non è più Vasco ma Ligabue a rubare la sce-
na. Alla fine della musica
Nicchi si esalta e afferma
con convinzione che l’As-
sociazione Arbitri: “ha
raggiunto l’autonomia
economica”. Forse sarà
stata la musica, forse le
oltre tre ore di filmati e
slides (diapositive, per i
meno “british”) ma l’at-
tuale presidente ha ve-
ramente affermato che
l’A.I.A. è economicamen-
Robert Anthony Boggi in una foto di quando era arbitro in attività(Foto Archivio)
2 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
te autonoma. Seconda domanda: per Nicchi
l’autonomia economica vuol dire andare ogni
anno con il piattino (parole di Carlo Tavecchio,
vice presidente vicario della Federcalcio e nu-
mero uno della LND) a via Allegri? Perché non
ha voluto che l’Associazione da lui presieduta
fosse dotata di una propria partita Iva? Andia-
mo avanti. Braschi, designatore della Can A,
sbaglia sport e mostra l’Haka, la danza tipica
del popolo Māori, per enfatizzare l’impor-
tanza del gruppo. Terza
domanda: Braschi e Nic-
chi sanno che sono una
componente della FIGC?
Sanno che le componenti
dovrebbero essere una
squadra con la casa ma-
dre e se per loro è così
importante l’unione e l’u-
nità d’intenti perché due
anni fa furono gli unici ad
andare alla Lega di Mila-
no per i calendari di Serie
A dopo che Beretta e company non invitaro-
no il presidente Giancarlo Abete? Fare squa-
dra vuol dire farla sempre, non solo quando
conviene. Verso la fine della prima giornata
Nicchi e Pisacreta si scambiano i complimen-
ti e per restare in tema musicale ci viene da
cantare Claudio Baglioni: “rivedremo ancora li
sovrani/ che se scambiano la stima /boni ami-
chi come prima /sò cugini e fra parenti nun se
fanno i complimenti /torneranno proprio tutti
uguali /li rapporti personali /e senza l’ombra
d’un rimorso /sai che ber discorso ce faranno
tutti insieme /su la pace e sul lavoro /pè quer
popolo cojone …”. Il 30 settembre si parte dal-
la mattina con la solita canzone, per la verità
bellissima, di Vasco Rossi “Prendi la strada”,
che qualcuno vorrebbe anche come inno
dell’Associazione. Il primo a prendere la pa-
rola, come di costume in questi anni quando
c’era un microfono nei paraggi ci si è sempre
buttato a capofitto, unico preposto a parlare
tanto gli arbitri non sono in grado di farlo, è
stato Marcello Nicchi che ha spiegato cosa è
stato fatto in questi quattro anni. Riportiamo
l’elenco per voi: Gli arbitri nelle figurine pa-
nini - Il francobollo del centenario - Il museo
degli arbitri itinerante - La nazionale arbitri
- La cooperazione con gli organi di polizia a
Catanzaro – La sua presenza all’università di
Napoli a insegnare il regolamento, dove ha
promesso che riandrà - È stata fatta un’ope-
razione “miscidiale” (sì, miscidiale) che con-
sente agli arbitri a livello nazionale di avere
tutto prepagato – La creazione della sezione
di Lomellina come indice di serietà. Quarta
domanda: perché nel lungo elenco delle cose
fatte non c’è traccia di nessuno dei punti pre-
sentati nel suo programma elettorale di quat-
tro anni fa? La sezione Lomellina è un punto
dolente della gestione Nicchi perché l’attuale
presidente Tacchino è stato deferito, per via
della nostra denuncia di alcuni mesi fa, e Nic-
chi per far tacere tutti quelli che dicono, come
noi, che l’A.I.A. usa i deferimenti per togliere
forza al nemico, ha affermato che i tre pre-
sidenti deferiti potranno votare. “Tutto verrà
congelato”. Strano che tra quelli che potran-
no andare al voto ci sarà anche il presidente
Tacchino, fedelissimo di Nicchi. A proposi-
to della sezione di Lomellina, sapete che un
AO (Arbitro-Osservatore) di questa sezione
ha per anni infranto le regole arbitrando per
una Federazione amatoriale, la Futsal League
dove è stato anche regolarmente tesserato?
Stiamo parlando di Gabriele Tocchi, ci chie-
diamo se è possibile per la procura arbitrale
che chi si è beffato del
regolamento per anni,
possa giudicare da os-
servatore dei ragazzi.
Non dovrebbe dare
il buon esempio? E
perché gli è stato per-
messo questo doppio
tesseramento? Possi-
bile che Tacchino e chi
prima di lui non si sia-
no mai accorti di nul-
la? È questa la serietà
della gestione della sezione Lomellina? Subito
dopo è il momento del programma elettorale
del prossimo futuro ed ecco i punti salienti,
che andremo ad intervallare con alcune con-
siderazioni: 1) Istituire una commissione ad
hoc per le violenze sugli arbitri. Dov’è finito il
fondo per la salvaguardia degli arbitri? Perché
si è continuato a mandare i ragazzi ad arbitra-
re anche sui campi dove sono stati aggrediti
dei colleghi, dopo che si era detto con forza
che mai più si sarebbero tollerati atti di vio-
lenza contro i propri associati? Perché sotto
il profilo assicurativo e della tutela personale
gli arbitri sono stati lasciati allo sbando? 2) La-
vorare per cercare di migliorare tutto. Il popo-
lardemocristiano per affermare tutto e niente
trova il suo apice in questa considerazione di
Nicchi. (continua a pagina 4)
w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 3
Marcello Nicchi(Foto Archivio)
4 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
(continua da pagina 3) Domandina veloce veloce
per Nicchi: perché non ha parlato della lettera
per l’aumento dei rimborsi per gli arbitri? La
mattina poi scivola via tra premiazioni e spie-
gazioni dei quiz. Il pomeriggio iniziano gli in-
terventi dei presidenti sezionali. C’è Nesi di
Foligno che si dice entusiasta di Nicchi e dei
suoi collaboratori. C’è chi chiede se mai sia
possibile equiparare i rimborsi dei presidenti
sezionali a quelli dei dirigenti e CRA. Zito da
Savona si innalza a grande elettore di Nicchi e
dopo un grazie di esistere (testuale) afferma
che il buon Marcello sarà il presidente del fu-
turo, ma non scrosciano applausi. Chi parla di
problemi reali è Cavanna da Pordenone che
afferma: “Gli arbitri non godono di un siste-
ma assicurativo adeguato. Abbiamo difficoltà
a reperire campi di gioco per allenamento.
Problema sedi sezionali: se una società di cal-
cio la chiede al Comune la danno, agli arbitri
no. Troppo volontariato e pochi soldi, nel fu-
turo sarà sostenibile?”. Se domandare è lecito
rispondere è cortesia e Nicchi infatti, risponde
solo a Cavanna, con un perentorio e anche un
po’ incazzato: “Voglio vedere cosa fai tu per
quelle cose che vuoi che si risolvano. Questa
è un’associazione di volontariato. Prima di
chiedere bisogna dare e chi ha avuto tanto
deve restituire”. Toccato un nervo scoperto
Herr president? Lei fa volo-
ntariato? E quel contrat-
tino di diritto privato che si
dice giri per le stanze della
Lega di Milano? Vincenzo
di Pescara merita una riga
perché la prima cosa che
dice è sintomatica : “Non
volevo intervenire”. Allora
nella sala la domanda è
nata spontanea: E allora
che intervieni a fare?. Nic-
chi conclude la due giorni,
rispondendo agli inter-
venti, con un salomonico:
“Se saremo ancora noi
cercheremo di risolvere
le situazioni esposte dai
presidenti. Io non prom-
etto niente a nessuno, mi
impegno solo”. Beh! Anche
su questo avremo da dissentire perché Nic-
chi durante la sua prima campagna elettorale
promise a non finire per poi non mantenere
nulla o giù di lì. Comunque l’aretino a Radio
Anch’io Lo Sport su Radiouno, ha lanciato la
sua candidatura, che sorpresina non ce lo as-
pettavamo proprio: “Sarò rieletto? Non lo so
e non mi interessa - spiega - (Ahahah scusate
ma ci viene da ridere.
Come non le interessa?
Allora perché si rican-
dida? Per sport?). Ho
lavorato tanto in modo
appassionato, continuo e
giornaliero, vedo grande
entusiasmo andando in
giro per le sezioni, ma
non mi preoccupo del
domani, fin quando farò
le cose le faccio con en-
tusiasmo, altrimenti ho
altro da fare. Mi ricandiderò? Sicuramente.
Concorrenti? Non lo so, non ho problemi,
sarei contento se ci fossero dieci candidati
oppure nessuno (Ma se le modifiche al regol-
amento elettivo sembrano studiate in Bul-
garia). Da migliorare c’è ancora tanto, perché
chi ritiene di essere arrivato alla perfezione
sbaglia, ci sono da seguire i vivai dove ci sono
tanti ragazzi di qualità, poi c’è la battaglia sul-
la violenza che vogliamo portare vicino allo
zero e cercare di avere sempre più autono-
mia economica”. Su quest’ultima riga, tralas-
cio l’autonomia economica perché ne ho già
parlato, mi vorrei soffermare, perché sarebbe
opportuno che Nicchi mostrasse i documenti
delle violenze subite dagli arbitri italiani. Non
bastano le parole ma servono dati di fatto
documentati. Altrimenti le sue parole le porta
via il tempo e il tempo dice che il 10 novem-
bre se la dovrà vedere con Rob-
ert Anthony Boggi.
Matteo Apricena(Foto Archivio)
Narciso Pisacreta(Foto Archivio)
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Juventus e Napoli vanno a braccetto, in
testa con quattro lunghezze di vantaggio
su Lazio ed Inter ed è su queste gare che ci
soffermeremo dettagliatamente. Reduce da
un martedi molto sofferto in quel di Fire-
nze, la Juventus ha comunque strappato
un prezioso pareggio in casa degli acerrimi
nemici di sempre per regalare poi, al palato
degli amanti del calcio, un suntuoso calcio
europeo, asfaltando la Roma. Le consider-
azioni sulla squadra del presunto “maestro”
Zeman, in questi giorni si sprecano: progetto
mancato, giocatori non adatti, gioco confu-
sionario e senza costrutto. In casa Roma è
già maretta, la Juve aspetta con ansia la diffi-
cle gara di Champions con lo Shakhtar di Lu-
cescu. Non sarà una passeggiata. Dicevamo
del Napoli. Ha strapazzato la Lazio e faticato
a Genova battendo ingiustamente una
rattoppata ma dignitosa Sanpdoria, anche
lei nel gruppo delle inseguitrici. Delude la
Fiorentina che dopo la sontuosa gara con-
tro la Juve, già faceva sognare i suoi fans ed
alcuni faziosi cronisti. Meglio non illudere!
L’Inter pian piano, con gioco raffazzonato ed
incertezze di modulo, sta risalendo posizioni
ed è tra le inseguitrici del duo di testa. Ha
sfatato il tabù S.Siro, ma dire che sarà tra
le protagoniste ce ne corre. Ed il derby
incombe. Anche il Milan, molto più stac-
cato, ha vinto per la prima volta sul nuovo
prato del Meazza, ma ha impattato a Parma
ed appare senza un progetto tecnico e con
giocatori privi di carisma e personalità. Si è
ripresa la Lazio, dopo la scoppola di Napoli,
battendo seppur a fatica, un ottimo Siena
che Cosmi cerca di pilotare verso una difficile
salvezza. Dramma per Cagliari e Chievo, le
cui rispettive panchine sono a rischio. Ultimo
in classifica, il club del Presidente Cellino si
interroga sui suoi errori e sulle
sue stravaganti iniziative.
La Juventus è un tritacarne. Milan e Inter, segnali di risvegliodi Mauro Gasperini
w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 7
La riconferma di Palazzi: cui prodest?“Ma è forse questa una mossa per influenzare le elezioni per la presidenza, ci siamo subito domandati? Noi ci auguriamo di tutto cuore che queste siano semplicemente delle illazioni, e che la giustizia sportiva - seppur domestica come qualcuno afferma - faccia il suo corso, senza influenze, senza interfer-enze e baratti di alcun tipo, come purtroppo sembra - a nostro avviso - ac-caduto in passato”.
Nell’ultimo Consiglio federale il presi-
dente Abete ha portato, con una solleci-
tudine quantomai sospetta, la conferma dei
vertici della giustizia sportiva. Che fretta c’era,
ci siamo subito domandati, di confermare il
procuratore federale, quello aggiunto e i vice
se vi era tempo per farlo, fino al mese di gen-
naio 2012, mese nel quale si terrà l’Assemblea
per l’elezione del presidente? Dopo aver pre-
so qualche informazione, la risposta è venuta
nei fatti, che portiamo a conoscenza dei nostri
lettori. Il procuratore federale, incassata la ri-
conferma, ha dato disposizioni per archiviare
tutte le denunce 2007-2008 perché colpite
da prescrizione, vista anche l’ennesima ma-
gra figura fatta con il “Caso Gaucci”. Lo stesso
procuratore ha dato disposizioni, e stanno
per arrivare i deferimenti di Conte, Agnelli,
De Laurentiis ecc. per le dichiarazioni e le in-
terviste a suo tempo rilasciate. E non si cap-
isce perché questi deferimenti arrivino così
in ritardo e non siano stati posti in essere
immediatamente dopo il loro rilascio, come
prescrive il codice di giustizia sportiva. Così
avremmo che le più grandi società della Serie
A saranno tutte tenute “sotto schiaffo”, in at-
tesa delle decisioni delle competenti commis-
sioni disciplinari. Ma è forse questa una mossa
per influenzare le elezioni per la presidenza, ci
siamo subito domandati? Noi ci auguriamo di
tutto cuore che queste siano semplicemente
delle illazioni, e che la giustizia sportiva - sep-
pur domestica come qualcuno afferma - faccia
il suo corso, senza influenze, senza interfer-
enze e baratti di alcun tipo, come purtroppo
sembra - a nostro avviso - accaduto in passato.
Ma un’altra domanda ci è venuta spontanea:
ma in quel consiglio federale i presidenti Ma-
calli e Tavecchio e il consigliere federale Lotito
che posizione hanno preso? A noi risulta - e
ci piacerebbe davvero essere smentiti - che
non abbiano battuto ciglio e che nessuno ab-
bia avuto il coraggio di alzare il proprio sedere
dalla poltrona e lasciare il Re nudo alle pro-
prie determinazioni con il solo appoggio delle
componenti tecniche e del compiacente presi-
dente Abodi. Ma se le cose stanno così, e nes-
suno ha mai avuto il coraggio in Consiglio fed-
erale di battere i pugni sul tavolo, che coraggio
pensate avranno i rappresentanti Serie A, Lega
Pro e LND nella prossima Assemblea federale
quando si dovrà decidere sulla riconferma di
Abete? Ormai da troppo tempo auspichiamo
che le tre leghe mostrino i loro attributi, ma
purtroppo fino ad oggi questa è rimasta solo
una mera chimera. Troveranno alla fine il cor-
aggio per porre fine a tutto questo stato di
cose? Il tempo è galantuomo, ma se il buondì
si vede dal mattino, c’è proprio
poco da sperare!!!
di Gino Tapinassi
Gino Tapinassi (Foto Archivio)
8 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Se non noi, chi? Movimento per la liberazione dell’AIA
La lettera di dimissioni di Boggi: un macigno per Nic&Pis
Incombe, sulla coppia Nicchi-Pisacreta (o Nic-Pis), il
per loro inquietante spettro (se non lo spettro,
cosa?), sempre più palpabile, sempre più concreto,
della lettera di dimissioni di Robert Anthony Boggi, il
grande arbitro (stratosfericamente al di sopra, sotto
il profilo tecnico e non solo, dalla coppia al vertice
dell’A.I.A.). La riportiamo integralmente. È un docu-
mento, per alcuni aspetti, “storico”. Soprattutto, è
un atto d’amore per l’arbitraggio, di delusione, di ri-
bellione, di indigeribilità del “tradimento” ai principi
ed ai valori fondamentali dell’attività sportiva, che
un tempo fu la più nobile (ma, dopo “Arbitropoli”, ce
ne vorranno, di anni): appunto, l’arbitraggio. È un
atto pregno, ricco di significato. Una breve premes-
sa: il recupero del testo di questa lettera è da ascri-
vere alle straordinarie capacità di giornalista (e, dun-
que, di archivista) di Massimiliano Giacomini, il
nostro direttore, che ringraziamo. Ma eccolo, il testo
delle dimissioni di Boggi: “Facendo seguito alla co-
municazione espressa verbalmente ai due commis-
sari della Can A e B e al presidente dell’Aia in data 4
agosto ultimo scorso, nel ritiro di Sportilia, confermo
in via definitiva le mie dimissioni dai ruoli di arbitro
della Can A e B. Ritengo non solo opportuno, ma
doveroso, chiarire e precisare i motivi di tale decisio-
ne, che è frutto di un’obiettiva valutazione, non sol-
tanto del contenuto della proposta di programma
presentata nel menzionato ritiro, ma anche della
genesi e delle modalità, nelle quali la proposta stes-
sa è stata formulata. In proposito, è perfino super-
fluo sottolineare che la mia personale situazione di
‘anziano’, appartenente alla categoria arbitrale, or-
mai giunto in prossimità del ‘capolinea’, mi salva dal
sospetto di essere mosso da interessi personali o di
carriera. Pertanto il mio deciso dissenso - e la prote-
sta che ne è scaturita - sono rapportabili esclusiva-
mente ad una valutazione negativa del nuovo pro-
gramma tecnico e dei rischi che esso comporta.
Innanzitutto, ritengo che esso non è frutto di medita-
ta e collettiva valutazione di tutti i lati positivi e ne-
gativi che la proposta/inno-
vazione comporta, ma
costituisce, invece, una for-
ma di autocratica imposi-
zione, concepita e voluta in
modo non limpido ed in sedi
non istituzionalmente legit-
time, nell’indifferente ac-
quiescenza degli organi diri-
genti dell’Aia. Nel merito,
essa rappresenta uno svili-
mento dei valori, in base ai quali devono essere ope-
rate le scelte, in quanto mira a sostituire, al criterio
della capacità delle prestazioni, quello della disponi-
bilità di tempo, come affermato pubblicamente dal
signor Bergamo, Commissario della Can A e B, e co-
stituisce, altresì, un ulteriore e forse definitivo passo
avanti nella marcia fatale verso il professionismo. È,
infatti, mia convinzione che tale tendenza, mentre
da un lato esalta l’importanza dell’elemento econo-
mico (con tutte le conseguenze che esso comporta,
sotto il profilo dell’asservimento della categoria ai
poteri forti, economici o gerarchici che siano), dall’al-
tro mira a limitare la libertà della funzione arbitrale,
nella quale la possibilità di errori deve trovare la sua
invalicabile barriera nella libertà e buona fede di chi
li ha commessi, senza essere mai rapportata ad una
precostituita e volontaria determinazione. Distinti
saluti”. La data della lettera è tutto un programma:
13 agosto 1999. La sua intitolazione (“Il professioni-
smo limita la libertà arbitrale”) era o una preveggen-
za, o una profezia, o un anatema, o una maledizione
alla Montezuma (se non Montezuma, chi?), o... la
banale previsione di un destino ineluttabile. Ma per-
ché mai era tutto un programma perfino la data?
Sveglia, amici: nel 1999 il Marcellone aretino era
vice commissario alla Can A e B. Fu invitato da Boggi
a seguirlo, ad allontanarsi anch’egli da quel mondo
che si avviava sempre di più, a marce forzate, verso
il professionismo, verso la parodia dell’autonomia,
verso il legame più infido, avvolgente a spirale, sof-
focante, mozzafiato, che si possa immaginare: quel-
Da novello Nostradamus, già nel 1999 l’ex arbitro previde gli sfasci dell’AIA
Robert Boggi(Foto Archivio)
NUMERO 37 - 04 ottobre 2012 9w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
lo economico (se non economico, cosa?). Il laccio
d’acciaio, il guinzaglio, la museruola: per arbitri nulla-
facenti, disoccupati, o con situazioni economiche
precarie (così, avevano più tempo da dedicare all’ar-
bitraggio ed agli allenamenti), erano irrinunciabili le
ricche prebende del calcio della nuova era. Nicchi,
dunque, fu inutilmente invitato da Boggi: non era
sdegnato, anzi... Più personaggi si toglievano dai pie-
di, meglio avrebbe potuto perseguire il suo disegno:
la presidenza dell’A.I.A. Guarda caso, in quello stesso
momento erano, a Sportilia (e lì rimasero, non “op-
time”, ma pessimamente), i Narciso Pisacreta (che
oggi si erge - che faccia tosta! - a custode dell’auto-
nomia arbitrale), i Pietro Contente e tutti gli altri
“eroi” (virgolette, prego: se non virgolette, cosa?)
dell’era Nicchi. Cominciamo con il rammentare agli
immemori che, con le sue dimissioni, Boggi rinunciò
ad un sostanzioso gruzzolo, che gli sarebbe stato
corrisposto nell’ultimo (o negli ultimi) anni sportivi,
quale arbitro internazionale di Serie A, come uno dei
pochissimi in grado di “cavare le castagne dal fuoco”
delle gare impossibili, altro che Nicchi (si legga su Wi-
kipedia, che stronca l’aretino per le sue “paperissi-
me” degli ultimi anni di carriera), altro che Pisacreta
(che, non si saprà mai con quale grado di volontà e
con quale di incapacità sopravvenuta, si segnalò per
errori stratosferici pro Juventus di Moggi e, ma che
coincidenza!, fu promosso designatore degli assi-
stenti di Serie A e B). “Contenuto, genesi e modalità
della proposta di programma tecnico... esso non è
frutto di meditata e collettiva valutazione... ma co-
stituisce una forma di autocratica imposizione, con-
cepita... in sedi non istituzionalmente legittime,
nell’indifferente acquiescenza degli organi dirigenti
dell’Aia”: versi e musica di Roberto Boggi. E Nicchi,
che assisteva silente, a-reattivo, per l’appunto “ac-
quiescente”, sarebbe un campione dell’autonomia?
E Pisacreta, che non apriva la bocca e non batteva
ciglio, sarebbe un autonomista di ferro? Ma mi fac-
ciano il piacere (se non il piacere, cosa?)... Breve con-
siderazione: eccola qui, l’origine della “morte dell’au-
tonomia”, consumata nelle mani dei Nicchi e dei
Pisacreta, che oggi si ergono
a tutori virginei e strenui
dell’autonomia più sacra,
sacrale ed inviolabile che si
possa immaginare. Si ergo-
no e mistificano: perché chi
lavorò per l’autonomia tec-
nica arbitrale e la conquistò
fu Cesare Gussoni, altro che
l’aretino... “... il mio deciso
dissenso... la protesta... va-
lutazione negativa del nuo-
vo programma tecnico e dei rischi che esso compor-
ta... svilimento dei valori... mira a sostituire, al criterio
della capacità delle prestazioni, quello della disponi-
bilità di tempo, come affermato pubblicamente dal
signor Bergamo... forse definitivo passo avanti nella
marcia fatale verso il professionismo... esalta l’im-
portanza dell’elemento economico (... conseguen-
ze... asservimento della categoria ai poteri forti, eco-
nomici o gerarchici che siano)... mira a limitare la
libertà della funzione arbitrale, nella quale la possibi-
lità di errori deve trovare la sua invalicabile barriera
nella libertà e buona fede di chi li ha commessi, sen-
za essere mai rapportata ad una precostituita e vo-
lontaria determinazione”: una splendida lezione
etico-morale, tecnica, comportamentale. Un esem-
pio di pre-veggenza. In una futura, marmorea epi-
grafe funeraria dell’A.I.A., andrebbe scolpita la frase
di Boggi: “Asservimento della categoria ai poteri for-
ti, economici o gerarchici che siano”. Si soffermino,
Nic & Pis, su quell’aggettivo: “gerarchici” (se non
gerarchici, cosa?). Fischiano loro le orecchie? Nel
leggere, si strabuzzano i loro occhi? Non c’è com-
mento, non c’è chiosa, non c’è interpretazione da
aggiungere. Boggi aveva capito tutto. Nicchi e Pisa-
creta o non avevano capito, o ritenevano non con-
veniente (ai loro fini personali) comprendere. Ed
ecco spiegato anche il perché, il 29 e 30 settembre
scorsi, Nicchi e Pisacreta hanno prodotto, a Rimini,
nella riunione mussolinian-oceanica che preludeva
alla proclamazione della data dell’assemblea eletti-
va nazionale, un’edizione aggiornata del film comico
“Rimini Rimini”. Solo che si è passati dal trionfo della
seduzione eterosessuale del film del regista Sergio
Corbucci (si era nel 1987: non era, per buona sorte
di allora, ancora il tempo della seduzione, un tantino
confusa, dei nostri tempi), a quella arbitrale. A Rimi-
ni ha fatto “proselitismo” (il non meno comico ter-
mine del nuovo regolamento A.I.A.), la coppia Nic-
Pis. L’ha fatto, manco a dirlo, a spese (indirette) delle
sezioni A.I.A., alle quali (povere) Nic & Pis tolgono,
per riservare risorse agli altri (ai ricchi). “Ed io pago”,
direbbero i giovani arbitri, impoveriti per arricchire
chi è già benestante di suo. “Ma che volete: è il prez-
zo della gloria”, diceva il Napoleone di Renato Ra-
scel. Napoleone, Napoleone: chi, dell’universo arbi-
trale italiano, vi viene in mente,
pensando a Napoleone?
Marcello Nicchi(Foto Archivio)
Sabato mattina, al Circolo della Stampa di
Torino, Chiaffredo Gallo ha annunciato uf-
ficialmente la sua candidatura. Uomo di calcio,
la volontà di Gallo è quella di tornare a mettere il
calcio al centro della politica. Invertire quindi la
deriva. Un desiderio ancor più forte se possiedi
un’esperienza calcistica pluridecennale, non solo
come dirigente, ma anche come calciatore. E non
sono quindi casuali i tanti riferimenti all’esperienza
di campo, inteso come rettangolo di gioco: dalla
breve e sintetica autopresentazione, ad alcuni
simpatici siparietti come nell’occasione della pre-
sentazione di Giuliano Ciravegna come possibile
consigliere di Cuneo: «Abbiamo giocato insieme
e mi ha fatto segnare tanti gol. Speriamo che la
storia si ripeta…». Alla carriera da calciatore, Gallo
però ha fatto seguire un altrettanto lunga carriera
da dirigente, culminata nell’ultimo quadriennio
anche nella carica di consigliere regionale. E pro-
prio dal giudizio negativo quest’ultima esperienza
nasce la candidatura: «Di tutta la mia lunga car-
riera nel mondo del calcio, quella come consigliere
regionale è stata certamente l’esperienza più inutile
che abbia vissuto». L’attacco a Ermelindo Bacchetta
e ai suoi anni da presidente regionale viene anche
meglio circostanziato: «A differenza di quello che è
successo in questi ultimi anni, dico che è assoluta-
mente necessario che i consiglieri regionali parlino
di più con le società». E rincara la dose, presentando
Maurizio Martino, un altro consigliere in fuga da
Bacchetta: «Martino ha patito come me questi ul-
timi anni. Siamo stati definiti contestatori, quando
abbiamo semplicemente suggerito. I consiglieri non
sono l’ombra del presidente...». E capire che il de-
siderio di un gioco di squadra non sia un semplice
e vuoto slogan, è semplice, basta accorgersi che
praticamente a ogni presentazione di un possibile
nuovo consigliere regionale corrisponda un chiaro
intento programmatico. Tra tutti: necessità di una
migliore e più efficiente comunicazione (Luciano
Borghesan), valorizzazione e riorganizzazione delle
rappresentative (Giuliano Ciravegna), attenzione
e sensibilità verso il mondo arbitrale (Paolo Forte),
impiantistica sportiva (Gianni Ventura), aiuto e vici-
nanza alle società (Roberto Gagna), necessità di ris-
trutturare e far crescere il calcio femminile (Nadia
Germano). Non solo; sempre Gallo: «Tante volte in
questi anni ho sentito dire che il settore giovanile è
una competenza di Roma o di Rivera, non è così: il
Comitato deve assistere da vicino l’attività del set-
tore giovanile, perché la collaborazione deve essere
totale»; o ancora: «è necessario che il Comitato ab-
bia rapporti diretti con le istituzioni e che con essa
abbia rapporti, perché solo così si possono assistere
al meglio tutte le società nelle loro attività». Centri
nevralgici Non semplici e vaporosi intenti, ma idee
chiare e precise Gallo sembra averle soprattutto su
temi delicati che coinvolgono gli aspetti finanziari e il
settore giovanile. Sul primo così si è espresso: «Sen-
za rincorrere vuote promesse, dico che se il Veneto
applica il minimo federale in fatto di tasse, anche il
Piemonte è in grado di andare in quella direzione.
Anche perché la perdita, come successo quest’anno,
di quasi 70 società è una sconfitta per tutto il nostro
movimento su cui riflettere»; sul secondo, invece:
«Va rimesso all’ordine del giorno la possibilità di
costituire un campionato di Juniores d’élite, perché
il livello della Juniores Regionale oggi è molto basso.
Così come credo sia necessario porre dei paletti per
la partecipazione ai campionati regionali per Al-
lievi e Giovanissimi: per poter partecipare alcune
condizioni devono essere imprescindibili. Inoltre, mi
permetto di sottolineare la pessima figura del Comi-
tato fatta con la categoria Cadetti: le società che si
erano iscritte sono state poste a fatto compiuto, una
volte deciso per l’annullamento». Ma ancor di più
Gallo, in chiusura e a nostra precisa domanda, si è
così appellato alle società: «I motivi per cui le società
dovrebbero sceglierci sono essenzialmente tre: la
nostra volontà di avere un diverso approccio, meno
ingessato e certamente più operativo; la serietà di
non vendere solo promesse: non credo sia normale
aprire le sedi di Alba e Susa nell’ultimo mese di un
mandato che dura quattro anni; la necessità di ritor-
nare a vivere il calcio solo con il sorriso, rinunciando
alla minaccia ingombrante, come invece è capi-
tato negli ultimi mesi, della procura
federale». Insomma, si cambia?
di Giovanni Teolis
Piemonte, ecco lo sfidante di BacchettaChiaffredo Gallo presenta la sua squadra di governo
Chiaffredo Gallo(Foto Archivio)
10 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . s p r i n t e s p o r t . i t
È come se il tempo non passasse mai, siamo
sempre fermi alle promesse e alle buone in-
tenzioni, tranne poi scoprire, nei fatti, che nessun
passo avanti è stato compiuto e che le buone in-
tenzioni non sono altro che parole al vento. Fioc-
cano interviste in tempo di elezioni ed è arrivato
il turno di Albertini, vice presidente della Figc. In
un’intervista concessa alla Gazzetta dello sport,
il vicario di Abete definisce «scandaloso» il caso
Verratti. Si sofferma sui problemi del calcio, più
preoccupato ad assicurarsi sovvenzioni «a mo’di
sussidio» che «non degli investimenti».. Poi spazio
a un lungimirante progetto: le squadre B come in
Spagna. «Perché da noi no? Dicono che togliereb-
bero posti. Ma il professionismo è meritocrazia:
prenderebbero solo i posti che meritano. E con il
progetto sportivo arriva anche quello economico: ti
finanzi vendendo i giocatori». Un’ottima proposta
se non fosse che in Italia il problema principale è
quello della gestione (e di chi gestisce) il carrozzone
del calcio. Gestione affidata a chi si barcamena tra i
doveri imposti dal ruolo e mille altri interessi in ap-
erto contrasto con tutto quello che è meritocratico
dove, per far girare la ruota, più che la competenza
serve l’incompetenza al momento giusto. Il circolo
è chiuso da anni, le riforme dovrebbero essere
fatte da coloro che fino ad oggi hanno distorto le
regole. D’altra parte chi rinuncerebbe volentieri a
una gestione che da così tanto lustro? Il Coni - ad
esempio - è un ente pubblico che gestisce oltre 400
milioni l’anno di fondi governativi (409 nel 2012,
448 nel 2011), più le sponsorizzazioni (un centin-
aio). Una gallina dalle uova d’oro che assicura den-
aro, prestigio e visibilità. E la realtà fallimentare, che
prima ci ha declassato a livello internazionale, ora
è ben visibile anche dentro le nostra mura: il crollo
delle presenze allo stadio, anche in zone dove da
sempre la passione ha resistito anche agli scarsi ri-
sultati sul campo, esprime il disappunto del tifo più
di mille parole. Una dimostrazione che questa po-
litica sportiva non ha premiato nemmeno il calcio
giocato e la passione, allora perché riconfermarla?
C’è un unico modo per ripartire: passare dalla teo-
ria ai fatti. Le teorie che oggi ruotano intorno alla
politica sportiva, quella con cui amano riempirsi
la bocca di buoni propositi per poi bloccarsi dietro
alla macchinosa via del compromesso, devono las-
ciare lo spazio alla concretezza. Il campionato va
riformato? Bene, si inizi da subito, senza permet-
tere che interessi di facciata procrastinano la de-
cisione all’infinito. Servono manager competenti
per snellire e velocizzare un arcaico modo di gov-
ernare, non politici con il loro clientelismo. Inutile
continuare a leggere delle mille sfaccettature rela-
tive alle legge sugli stadi. Chi ha avuto la volontà e
la lungimiranza di voler costruire uno stadio, senza
necessità di coprire le lacune di una gestione che
non permette di investire sulle strutture, l’ha fatto
e i risultati sono ben visibili (Juventus Stadium). Chi
vuole continuare a crogiolarsi dietro questa fanto-
matica legge, comprendo l’intento di colonizzare
intere aree senza dare priorità al progetto sportivo,
può rimanere in attesa ancora per diversi anni. A
chi conviene questo immobilismo? A chi è in attesa
di accaparrarsi di capre e cavoli o al calcio? Istituzi-
oni sportive serie, come dovrebbero essere la Figc
e il Coni, devono vigilare affinché interessi priva-
tistici non mettano in crisi lo sport o meglio, non
dovrebbero approvare quei progetti utili solo per
rinsaldare amicizie politiche sostenendo realtà in
crisi attraverso l’abuso di potere di un sistema mal-
leabile (scorretto). Il fatto che Palazzi, il procuratore
della Figc, sia stato appena riconfermato per altri
quattro anni fa capire che non c’è interesse a rifor-
mare la giustizia sportiva: si va avanti con le stesse
persone, pur avendo le stesse mostrato la loro ina-
deguatezza. Negli anni sono stati invitati ad entrare
nell’esclusivo circolo sportivo, imprenditori che
potevano investire soldi, favorendo la loro ascesa
con i più svariati compromessi (illeciti prescritti,
inchieste mai aperte, amnistie varie, eliminazione
a tavolino degli avversari più pericolosi…) ; bastava
finanziare e tutto era perdonato e superato. Scelta
sbagliata anche questa, perché non accompagnata
da un vero progetto di crescita. È logico chiedersi a
questo punto, senza ritornare a elencare situazioni
note: sarà più forte la volontà di salvare il calcio o
quella di salvare il proprio orticello
con ogni mezzo?
Le riforme fatte da chi ha distorto per anni le norme?di Paola Cicconofri
NUMERO 37 - 04 ottobre 2012 11w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
14 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Dopo la traumatica conclusione del campionato
2005/2006, culminato in una mattina di mag-
gio con l’arrivo delle forze dell’ordine a Coverciano
per la consegna degli avvisi di garanzia agli arbitri
coinvolti nell’inchiesta nota come Calciopoli, la sta-
gione successiva si aprì con una novità per la CAN:
un nuovo designatore, Stefano Tedeschi, nominato
dall’allora commissario (a sua volte indicato dal
commissario della FIGC Guido Rossi) Luigi Agnolin.
Era l’occasione giusta per portare una ventata di
aria fresca nella categoria che, oltre ad essere stata
ringiovanita dagli avvenimenti giudiziari, aveva as-
soluta necessità di riabilitarsi di fronte all’opinione
pubblica. Il primo atto posto in essere da Stefano
Tedeschi venne rappresentato dall’introduzione
della trasparenza, vale a dire la conoscenza diretta
delle valutazioni da parte degli arbitri. Alla fine di
ogni mese, dunque, ogni arbitro avrebbe ricevuto
una lettera personale contenente sia il voto otte-
nuto dall’osservatore in una determinata gara sia i
punti salienti trattati nel colloquio di fine gara. Per i
non addetti ai lavori l’osservatore è un ex direttore di
gara transitato fuori quadro (vale a dire non più im-
pegnato nell’attività sul campo) che valuta l’operato
di un arbitro e che, a fine gara, espone le proprie
valutazioni durante un colloquio che si svolge negli
spogliatoi. Fino all’anno prima, infatti, non vi era
alcun riscontro relativamente alle prestazioni of-
ferte in campo: non un voto, non una graduatoria,
niente di niente. La carriera e le fortune di un arbi-
tro erano legate solo ed esclusivamente alla fiducia
negli Organi Tecnici (tradotto: i capi della CAN) i quali
decidevano della vita e della morte sportiva di un
arbitro sulla base delle convinzioni personali senza
che nessuno potesse avanzare dubbi o perplessità.
Inutile affermare, dunque, che la novità introdotta
da Tedeschi venne accolta con molto favore da
parte di noi tutti, ben consci che, in questo modo,
avremmo potuto conoscere il nostro andamento
ed essere consapevoli delle negatività tecniche su
cui impegnarsi. A dicembre 2006 si svolsero le elezi-
oni per il nuovo presidente nazionale che avrebbe
sostituito il commissario Luigi Agnolin. Tali elezioni
vennero vinte da Gussoni che sconfisse nettamente
Marcello Nicchi (a volte ritornano…). Appena eletto
presidente, Gussoni decise di chiedere un aiuto a
Pierluigi Collina. Fino alla conclusione della stagione
2006/2007 la CAN di Gussoni e Collina continuò
ad inviare mensilmente la lettera conoscitiva, nella
quale venivano indicati sia la valutazione numerica
espressa dall’osservatore sia i punti di discussione
in sede di colloquio post gara. A luglio 2007 Col-
lina venne nominato da Gussoni responsabile unico
della CAN per la modica cifra di 500mila euro a sta-
gione (remunerazione adeguata per designare 10
arbitri di serie A e 11 di B…). La prima decisione di
Collina, come annunciato velatamente durante la
stagione precedente, fu di eliminare qualsiasi comu-
nicazione della dirigenza con gli arbitri. Fondamen-
talmente si tornava, di nuovo, alla segretezza più
assoluta con l’ovvia conseguenza che ogni decisione
(nomine internazionali, dismissioni a fine anno) non
era vincolata ad un’oggettiva classifica di merito ma,
semplicemente, ad una decisione di Collina che,
per sintetizzare, aveva il potere di fare ciò che gli
pareva. Postilla importante: l’unico modo per po-
ter venire in possesso delle proprie valutazioni (ieri
come oggi) consiste nell’ottenere un provvedimento
dell’autorità giudiziaria ordinaria dato che, anche in
presenza di una richiesta di accesso ai propri dati,
l’AIA nega ad un associato che ne faccia richiesta di
poter ottenere documenti che lo riguardano (espe-
rienza diretta). Nicchi, durante la campagna eletto-
rale del 2009, annunciò che il suo mandato sarebbe
stato all’insegna della trasparenza, condannando
duramente il metodo in uso che non consentiva agli
associati alcun controllo sull’attività decisionale degli
Organi Tecnici. Sono passati 3 anni e mezzo, Collina
si è trasferito (volentieri?) all’UEFA, il nuovo desig-
natore della CAN è Braschi. Come funziona oggi la
CAN? La novità più importante è che la CAN è stata
divisa in due categorie, la CAN A e la CAN B (con
lievitazione dei costi, moltiplicazione dei dirigenti e
aumento considerevole dell’organico complessivo),
gli arbitri non sanno assolutamente nulla del proprio
andamento (le valutazioni e le graduatorie sono se-
grete come prima), gli Organi Tecnici decidono sem-
pre in autonomia, le scelte devono semplicemente
essere accettate (e guai a sollevare dubbi sulle de-
terminazioni dei capi…). In sostanza Braschi ed il
Comitato Nazionale decidono chi deve rimanere,
chi deve abbandonare e chi deve essere promosso
internazionale senza giustificare nulla. Le graduato-
rie? Secretate e custodite gelosamente nelle stanze
di Via Tevere, conosciute da pochi soggetti e total-
mente inaccessibili a coloro che dovrebbero con-
oscerle, almeno in un’associazione dove dovrebbe
prevalere la meritocrazia. Una meritocrazia basata
sul segreto dell’elemento oggettivo. È come se,
dopo una consultazione elettorale, durante la quale
i cittadini esprimono la propria preferenza, il presi-
dente della Repubblica comunicasse al popolo il vin-
citore e lo sconfitto senza alcun numero a supporto.
Semplicemente un’entità ha perso e
l’altra ha vinto, dovete fidarvi…
La trasparenza è il vero caposaldo dell’AIAdi Luca Marelli
Lecce a caccia della Serie B, ma anche
Lecce a caccia di record. Ma se nel primo
caso la formazione di Franco Lerda dovrà at-
tendere ancora un po’, e più esattamente
almeno l’avvento della prossima primavera,
nel secondo i giallorossi stanno già gettando
le basi per mettere a referto numeri e statis-
tiche destinati a rimanere nella storia loro
e dell’intero campionato di Lega Pro. Dopo
infatti la vittoria con il Tritium di domenica
scorsa, la quinta in altrettante partite dispu-
tate, il Lecce formato 2012-2013 è riuscito
ad eguagliare la striscia positiva di successi
di fila fatta registrare dalla formazione del
‘96-’97, con Ventura in panchina, e de quella
del 2007-2008, sotto la guida di Giuseppe Pa-
padopulo. In entrambi i casi, però, si parlava
di campionati di Serie B. Se vogliamo invece
risalire al record di vittorie consecutive in Se-
rie C, oltre che a quello assoluto nella storia
del club salentino, bisogna smo-
bilitare addirittura la formazione
che nella stagione 1945-1946,
guidata in panchina dal duo un-
gherese Hirzer- Plemich, riuscì
nell’impresa, a dir poco storica,
di realizzare il filotto più lungo
di sempre: dieci vittorie nelle
prime dieci partite disputate.
Guardando a tempi più recenti,
e soprattutto ai record assoluti
da quando nella terza categoria
del calcio italiano vige la regola
dei tre punti per vittoria, diffi-
cile, ma non impossibile, riuscire per questo
Lecce nell’intento di eguagliare il record fatto
registrare nel girone d’andata dall’Arezzo di
Mario Somma nel gruppo A della Serie C/1
2003-2004. Gli aretini quell’anno arrivarono
al giro di boa con ben quarantadue punti
all’attivo, ed una media, spaventosa, di quasi
due e mezzo a partita. Somma e i suoi raga-
zzi a maggio festeggiarono la promozione in
Serie B, ed anche in quel caso cominciarono
la loro cavalcata verso le serie cadetta con
cinque vittorie in altrettante partite, prima di
perdere, alla sesta giornata, contro il Cesena.
Alla portata, se consideriamo sempre il rendi-
mento avuto fin questo momento dal Lecce, è
anche il record di punti totali in un intero cam-
pionato di Prima Divisione, per il momento in
coabitazione tra la Cremonese 2004-2005 e la
Nocerina 2010-2011. Entrambe queste squa-
dre riuscirono a chiudere i rispettivi gironi con
72 punti complessivi e con una media di poco
più di due punti a partita. Anche in questo
caso i giallorossi sembrano assolutamente in
linea, almeno stando alle cifre di questo inizio
di stagione, visto che se nel 2004 i grigiorossi
lombardi di Giorgio Roselli avevano ottenuto
solo, si fa per dire, dodici punti nelle prime
cinque partite disputate, nel 2010 i rosso-
neri campani di Gaetano Auteri erano partiti
ancora più a rilento, con appena nove punti
conquistati in quindici totali. Lerda e i suoi
dovranno ancora lavorare molto per raggiun-
gere questi numeri, ma non è detto che non
sia arrivato il tempo di aggiornare le statis-
tiche dalle parti del Via del Mare e
negli archivi della Lega Pro.
Ferenc Plemich: con quattro stagioni e mezzo è il più longevo tecnico della storia del Lecce
(Foto Archivio)
Mario Somma: il suo Arezzo nel 2003-2004 chiuse il girone di andata con 42 punti e poi vinse il campionato festeggiando la promozione in B
(Foto Archivio)
Lecce: una stagione per riscrivere i recordLa formazione di Lerda può ricalcare le orme di alcune grandi squadre del passato in Lega Pro
16 NUMERO 37 - 04 ottobre 2012w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
di Filippo [email protected]
La Massese è tornata a casa dalla trasferta a Castel-
franco con 3 punti in tasca, centrando così la sec-
onda vittoria consecutiva in campionato. Merito di
una partita giocata alla grande, con i bianconeri molto
offensivi e sempre alla ricerca della porta, trovata poi
in due occasioni, prima all’inizio del secondo tempo
con Mammetti e poi al 22esimo con Taddeucci. I
padroni di casa sono riusciti ad accorciare le distanze
solo al 49esimo, grazie a un rigore assegnato a causa
di un fallo di mano di Taddeucci e realizzato da De
Vecchis, ma quando è ormai troppo tardi per qualsia-
si rimonta, tempo che la palla finisce in rete e l’arbitro
fischia la fine del match. Episodio quindi ininfluente
per la Virtus Castelfranco ma pesantissimo per la
Massese, il fallo di mano è infatti costato il secondo
cartellino giallo all’attaccante bianconero che salterà
la prossima gara con il Forcoli. Assenza importante,
come lo stesso mister Tazzioli sottolinea: «Abbiamo
fatto una bella partita su un campo molto difficile, e
siamo felici perché ci voleva una vittoria esterna che
ha confermato le nostre capacità - spiega l’allenatore
della Massese - purtroppo, però, abbiamo perso Tad-
deucci per una grande ingenuità. Ha toccato con la
mano la palla in area, ma addirittura era comunque
finita in rete, è chiaro che il fallo non era intenzionale.
Magari l’arbitro avrebbe potuto convalidare il gol ma
evitare l’ammonizione, ma ormai è andata così». Le
assenze sembrano essere una brutta costante nel
campionato della Massese: «Ci capita spesso di avere
giocatori non disponibile - commenta mister Tazzi-
oli - Taddeucci ha già scontato diverse giornate per
l’espulsione rimediata contro la Pistoiese e abbiamo
avuto dei problemi fisici per alcuni dei nostri giovani.
Sono però difficoltà che ci rafforzano e si fanno cres-
cere, è proprio questa la nostra caratteristica: affron-
tare i problemi senza mollare, lottando
con grinta fino alla fine».
Mister Tazzioli(Foto Archivio)
È un Aquila diverso quello sceso in campo con-
tro la Sarnese, un Aquila forte e determina-
to che vince e convince, lasciandosi alle spalle lo
spettro delle ultime partite. Gli abruzzesi veni-
vano infatti da una serie di risultati decisamente
non entusiasmanti: se la prima di campionato
aveva regalato sorrisi grazie alla vittoria sulla Sa-
lernitana, la situazione non ha impiegato molto
a capovolgersi. Un solo punto in tre partite: due
sconfitte con Aprilia e Pontedera e un pareggio
con il Fondi ultimo in classifica. Servivano rispo-
ste, occorreva tornare a vincere, e gli uomini di
mister Graziani l’anno fatto, asfaltando per 3-1
la Sarnese. Il tecnico rossoblù ha commentato la
buona prestazione del suo gruppo ma, special-
mente, ha spiegato cos’è stato a causare il pe-
riodo negativo dell’Aquila: «Sono felice di questo
risultato e dei commenti positivi - spiega mister
Graziani - ma io sapevo benissimo quelle che era-
no le capacità dei ragazzi, semplicemente nelle
ultime partite non siamo mai potuti scendere in
campo con il nostro undici titolare, e questo ha
influito parecchio. Avevo 5-6 giocatori che non
erano in perfette condizioni fisiche e chiaramen-
te ne ho dovuto tener conto quando ho scelto
chi schierare, c’era un attimo di differenza tra chi
avrei fatto giocare e quelli che hanno giocato e
domenica con la squadra al completo questa dif-
ferenza si è vista». Il tecnico abruzzese ha anche
voluto chiarire come mai la società abbia optato
per il silenzio stampa dopo la gara col Fondi: «Il di-
scorso del silenzio stampa non è dipeso dal pareg-
gio, risultato che i pontini hanno raggiunto solo al
91esimo, ma dalla voglia e dal bisogno di far lavo-
rare i ragazzi con la massima tranquillità. Adesso
speriamo di dare continuità a questa vittoria, do-
mani con il Perugia in Coppa Italia darò spazio a
chi ha giocato di meno, facendo riposare i ragazzi
che impiegherò nella prossima di campionato con
l’Hinterreggio. Sono sicuro che se continueremo
così l’Aquila avrà un ruolo da prota-
gonista in questo campionato».
Graziani: “L’Aquila sarà protagonista”
w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 17
La Massese fa i conti con le squalifiche
servizi di Delfina M. D’[email protected]
w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 19
È cominciata questa settimana la stagione
agonistica della Rappresentativa di Serie D
allenata da Giancarlo Magrini. Sessanta, comp-
lessivamente, i ragazzi selezionati dai venti-
due osservatori in organico per il primo raduno
dell’anno a Pomezia. Lunedì e martedì c’è stata la
doppia seduta di lavoro per i trenta provenienti
dai gironi del centro Nord, mercoledì e oggi, in-
vece, è toccato ai trenta che militano nei gironi
del centro Sud. Tutti, rigorosamente, agli ordini
di mister Giancarlo Magrini e del suo staff. Per il
tecnico di Sarsina inizia così l’ennesima avventura
a stretto contatto con i giovani: «Lunedì abbia-
mo inaugurato ufficialmente la nuova stagione
agonistica. Purtroppo le difficoltà non mancano,
prima fra tutte quella di poter selezionare uni-
camente giocatori di proprietà di società dilet-
tantistiche, visto che quelli che giocano in Serie
D ma sono di proprietà di squadre professionis-
tiche non possiamo convocarli. Inoltre si è deciso
di abbassare di un anno il limite d’età, saltando
di fatto una generazione, quella del ’93, ed im-
postando la squadra su ragazzi molto giovani.
Ciò nonostante, lavoreremo come ogni anno con
la consueta serietà e la massima passione possi-
bile, coadiuvati anche dall’ottimo contributo che
la Federazione riesce a fornire in ogni occasione».
Ritornando al limite d’età, il gruppo a disposizione
di Magrini è, e sarà, composto prevalentemente
da ragazzi classe ’94, con l’eccezione di tre fuori
quota del ’93. Una decisione che non soddisfa
totalmente lo stesso ex allenatore del Cervia: «Il
fatto di dover lavorare con giocatori così giovani
ci penalizza, soprattutto, dal punto di vista della
fisicità. Si tratta comunque di una disposizione
impartita direttamente dal Coordinatore tecnico
delle Nazionali giovanili Arrigo Sacchi, e come tale
la dobbiamo necessariamente condividere oltre
che rispettare». In termini di impegni, il primo,
per importanza e tradizione, sul calendario della
Rappresentativa di Serie D rimane, ovviamente,
l’edizione 2013 del Torneo di Viareggio. Un ap-
puntamento al quale bisognerà arrivare pre-
parati, per confermare quanto di buono è stato
fatto nell’ultima edizione, con i giovani dilettanti
che riuscirono a raggiungere addirittura i quarti di
finale: «Anche quest’anno proveremo ad arrivare
alle fasi finali del Torneo di Viareggio, per bissare
quanto fatto nella passata stagione. Per questo
motivo, nei mesi che ci separeranno dall’evento
abbiamo in programma, oltre che un altro radu-
no fissato per la fine ottobre, anche una serie di
amichevoli prestigiose contro Bologna, Juventus
e la Nazionale Under 18 di Evani, e non è detto
che non se possano aggiungere delle altre». Sec-
ondo obiettivo, ma non meno rilevante, rimane
anche quello della valorizzazione di giovani
promesse da lanciare nel calcio professionistico,
come ci conferma sempre Giancarlo Magrini: «Lo
scorso anno siamo riusciti, a giochi fatti, a proiet-
tare trenta-trentacinque giocatori in rose di Serie
A e Serie B, ed altri quindici in quelle di Lega Pro.
Quest’anno cercheremo di ripetere queste stesse
cifre, perchè l’importante in fin dei conti, ancor
prima dei risultati, è di rappresentare una risorsa
ed un serbatoio di giovani calciatori
per l’intero calcio italiano».
Giancarlo Magrini(Foto Archivio)
Parte la nuova Rappresentativa della DSessanta ragazzi convocati per il primo stage della stagione agli ordini di Magrini
“Saltare la generazione dei ‘93 non ci favorisce, ma la passione non ci manca”
di Filippo [email protected]
w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 21
Dal campo al foroI reclami di parte e ricorsi di organi federali
Anche nel diritto sportivo, così come nel
diritto comune, il processo segue un pro-
cedimento attraverso il quale si esprime e si
esercita la funzione giurisdizionale. L’articolo
cardine in tema di procedimenti è l’articolo
33 CGS attinente i reclami di parte ed i ricorsi
degli organi federali FIGC. Secondo il comma
1 del suddetto articolo, possono proporre
reclamo solamente le società ed i soggetti
che ne abbiano interesse diretto. Ciò segue
il principio cardine del diritto processuale ci-
vile secondo cui l’interesse ad agire (art. 100
c.p.c.) è una condizione dell’azione: “per pro-
porre una domanda o per contraddire alla st-
essa è necessario avervi interesse”. Il Tnas con
lodo n. 2308/2009 ha rafforzato tale dettame
asserendo che, anche in ambito federale,
l’interesse deve essere attuale e concreto e
va accertato al momento della proposizione
del ricorso/reclamo e fino alla decisione fi-
nale. L’art. 33 CGS ai commi 2 e 3 pone una
distinzione per i reclami in ordine allo svol-
gimento delle partite secondo cui solo le so-
cietà ed i loro tesserati sono portatori di un
interesse diretto (e quindi “capaci” ad agire
in giudizio) e per le ipotesi di illecito sportivo
per le quali possono proporre reclami anche
soggetti terzi portatori di interessi diretti.
L’interesse diretto, nell’ambito del procedi-
mento, si pone come questione pregiudiziale
e quindi deve essere logicamente affrontata
e discussa per prima. Sono inoltre legittimati
a proporre ricorso sia il Presidente Federale,
anche quando la segnalazione provenga dal
Presidente delegato del Settore giovanile e
scolastico e dai Presidenti delle Leghe come
previsto dall’art. 33 c.4 lett a) CGS., sia la Pro-
cura Federale contro i provvedimenti relativi
ai deferimenti da questa disposti (art. 33 c.4
lett. b) CGS). Il comma 5 dell’articolo in esame,
prevede che, i reclami ed i ricorsi per non es-
sere colpiti da inammissibilità, devono essere
motivati. Motivi di fatto e diritto che hanno la
triplice funzione (1) di spiegare il fatto, (2) far
si che il giudice e l’eventuale controparte ab-
biano cognizione della causa e (3) di proporre
controdeduzioni a difesa (art. 38 c.7 CGS). Ri-
guardo alla trasmissione degli atti, bisogna ri-
cordare che i reclami ed i ricorsi, vanno inviati
a cura degli interessati agli organi interessati,
entro e non oltre i termini stabili dal comma
5 dell’art. 38. Questo perché, in caso di con-
testazione, la parte interessata dovrà esibire
la copia dell’avviso di ricevimento della racco-
mandata tempestivamente spedita. L’articolo
38 c.6 CGS prevede che tutti i termini per la
presentazione dei reclami e dei ricorsi sono
perentori (perentorio è quel termine, previs-
to espressamente dalla legge, il cui decorso
comporta ipso iure la decadenza dal potere di
compiere l’atto; art. 152 c.p.c.). Le modalità di
invio dei motivi di reclamo o del ricorso, sono:
corriere espresso, posta celere, telegramma,
telefax e posta elettronica, a condizione che
sia provabile la loro recezione da
parte dei destinatari.
di Guido Del Rewww.studiolegaledelre.it - [email protected]
Ecco il primo crocevia della stagione, almeno
per le milanesi: il derby della Madonnina, una
stracittadina che può segnare in maniera indelebile
il campionato delle meneghine. Il Milan, in crisi nera,
si aggrappa al Faraone, l’Inter, in apparente ripresa,
alle giocate di Cassano. Una gara che è un enigma
per chi scommette e per chi fa le quote: lo dimostra
l’equilibrio pressoché totale della lavagna Match-
point. Nel dubbio meglio evitare e provare l’under,
magari dettato dalla paura di perdere. La Juve prova
a proseguire la sua marcia inarrestabile col povero
Siena di Cosmi, costretto a un tour de force (in 2
settimane Inter, Bologna, Lazio e ora la Juve). Qui
sul pronostico c’è poco da dire, forse l’1.45 per la
Vecchia Signora è anche troppo. Giusto invece l’1.50
per il Napoli sull’Udinese: i friulani hanno enormi dif-
ficoltà e i partenopei viaggiano spediti. A Pescara ar-
riva la Lazio: i romani possono confermarsi contro gli
abruzzesi, ma attenzione perché la squadra di Strop-
pa pare aver trovato due elementi che mancavano
ad inizio campionato, ovvero convinzione e fiducia.
Per chi crede al Pescara, meglio provare un over o
un goal. All’Olimpico Roma e Atalanta si affrontano
in cerca di riscatto: Zeman vuole cancellare a suon di
gol la disfatta con la Juve, Colantuono prova invece a
dimenticare la débacle casalinga col Toro. L’ago della
bilancia pende decisamente sul segno 1, soprattutto
vista la sconcertate prova difensiva dei nerazzurri coi
granata. A proposito di Toro, l’undici di Ventura può
bissare in casa con un Cagliari in crisi, il segno 1 ha
una quota al raddoppio a dir poco allettante. Chievo-
Samp, Genoa-Palermo e Catania-Parma hanno il
sapore del pareggio, mentre per la Fiorentina, dopo
tanto bel gioco senza punti, è arrivato il momento di
ingrassare la classifica con 3 punti col
Bologna.
Il derby di Milano è il primo crocevia della stagioneA cura di Cristiano Cinotti
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w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 37 - 04 ottobre 2012 23
R ifondazione: questa la parola che vige
rigorosa in casa Tre Fiori dopo anni di
successi e scorpacciate. Taglio al budget,
largo ai giovani del vivaio e si ricomincia
da capo. Naturalmente scordatevi i fasti di
un tempo, con campionati, Coppe Titano,
Champions League con annesso passaggio
al secondo turno sfiorato ai calci di rigore
eccetera, eccetera. Spazio agli altri, quelli
che hanno mangiato la polvere, le briciole
in queste ultime stagioni, potendo solo
guardare dal basso in alto la corazzata
gialloblu. Ne sanno qualcosa La Fiorita,
Murata, Libertas, quelle che quest’anno
sembrano avere qualcosa in più delle
altre. Soprattutto la formazione guidata
da Nicola Berardi, sostanziosamente
rinforzata in estate e con l’organico più
competitivo del lotto delle partecipanti.
Domenica ha riposato, e davanti si trova
proprio le due avversarie più agguerrite.
E il prossimo fine settimana c’è lo scon-
tro diretto contro la Libertas che, non
dirà molto per quanto riguarda classifica,
prospettive play-off e quant’altro, ma
una leggera spolverata sulle ancora flebili
nebbie che avvolgono i rapporti di forza a
San Marino può darla, eccome. Zitto zitto
il San Giovanni, reduce da due stagioni
in crescendo, quest’anno può dire la sua.
Occhio poi naturalmente ai campioni in
carica, che dopo aver sfiorato il titolo per
anni non hanno nessuna
voglia di abdicare subito.
Nessuno a punteggio pieno dopo tre giornate. La prossima settimana c’è Libertas-La Fiorita
Campionato Sammarinesedi Flavio Grisoli [email protected]
Il Tre Fiori non risorge. Vola il Murata
CAMPIONATO SAMMARINESE
CLASSIFICA GIRONE A
Murata 7
Libertas 7
La Fiorita 4
Cailungo 4
Faetano 1
Juvenes/Dogana 4
Virtus 0
4° Giornata 06-07/10/2012
Domagnano-CosmosFolgore/Falciano-Tre Penne
Libertas-La FioritaMurata-Cailungo
Pennarossa-Tre FioriSan Giovanni-FiorentinoVirtus-Juvenes/Dogana
Riposa: Faetano
MARCATORI
GIRONE A
3 Gol: Casadei (Murata)
2 Gol: 5 calciatori
GIRONE B
3 Gol: Ugolini (San Giovanni)
2 Gol: 7 calciatori
3° Giornata 28-29-30/09/2012
Cailungo-Juvenes/Dogana 2-2
Cosmos-Tre Penne 1-2
Faetano-Libertas 0-3
Fiorentino-Pennarossa 2-0
Murata-Virtus 2-1
San Giovanni-Domagnano 3-1
Tre Fiori-Folgore/Falciano 1-2
Ha riposato: La Fiorita
CLASSIFICA GIRONE B
Tre Penne 7
San Giovanni 7
Fiorentino 5
Folgore 5
Cosmos 4
Domagnano 2
Pennarossa 1
Tre Fiori 0
COPPA TITANO
GRUPPO A
Tre Fiori 4
Folgore 3
San Giovanni 3
Cailungo 1
Cosmos 0
3° Giornata 21/09/2012
San Giovanni-Folgore
Libertas-Domagnano
Cosmos-Tre Fiori
La Fiorita-Virtus
Pennarossa-Murata
Juvenes/Dogana-Tre Penne
MARCATORI
4 Gol: Zaboul (Juvenes/Dogana)
3 Gol: Ugolini (San Giovanni)
2 Gol: Santini (Juvenes/Dogana)
Berretti (Pennarossa)
Vitaioli (Fiorentino)
Cibelli (Tre Penne)
Andreini (Tre Fiori)
Parma (La Fiorita)
2° Giornata 05/09/2012
Domagnano-Murata 0-0
Juvenes/Dogana-Fiorentino 2-2
Pennarossa-Faetano 2-1
Tre Fiori-Cailungo 1-1
San Giovanni-Cosmos 3-1
Virtus-Tre Penne 0-3
GRUPPO B
Domagnano 4
Libertas 3
Pennarossa 3
Murata 1
Faetano 0
GRUPPO C
Juvenes/Dogana 4
Tre Penne 3
La Fiorita 3
Fiorentino 1
Virtus 0
Reg. del Tribunale di Roma n° 1/2009
Amministrazionevia Carlo Emery, 47 - 00188 Roma
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Direttore responsabileMassimiliano Giacomini
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CaporedattoreFlavio Grisoli
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RedazioneFilippo Gherardi
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Hanno collaborato Guido Del Re, Delfina Maria D’Ambrosio
Mauro Gasperini, Gino Tapinassi
[email protected] [email protected]
Realizzazione GraficaWalter Fantauzzi - www.walterfantauzzi.com
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