Società di San Vincenzo De PaoliDipartimento Politiche Sociali – Settore Carcere e Devianza
pianeta carcere
il carcere in cifre
204 istituti penitenziari
58.000 detenuti
30% stranieri
5% donne
5% minori
sovraffolamento fino al 200%
(stima gennaio 2003)
il carcere in cifre20.000 tossicodipendenti
10.500 affetti da epatite C e B
5.000 sieropositivi
5.200 scioperi della fame
3.500 atti di autolesionismo
852 tentativi di suicidio nel 2001
70 suicidi riusciti(fonte: Vita online del 20/06/2002 – dati ultimo congresso dei medici penitenziari)
VIAGGIO NELLA “CITTA’ DOLENTE”
“Per me si va nella città dolente,
per me si va nell’eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente”...
(Dante, Inferno, canto III)
VIAGGIO NELLA “CITTA’ DOLENTE”
La condizione di sofferenza dei reclusi, ovvero di quella “dannata gente”, non deve
essere accettata come ineluttabile conseguenza di
chi ha commesso azioni riprovevoli e che non merita
pietà né perdono.
VIAGGIO NELLA “CITTA’ DOLENTE”
Nell’altra città che è il carcere, così vicina e
lontana allo stesso tempo dalla nostra città, vive il
nostro prossimo, che attende di essere aiutato a ritrovare una collocazione
nella società civile.
Visitare i carcerati, come il visitare i poveri e gli
infermi sta alla base dei doveri cristiani ed è con questo spirito che hanno
operato i nostri padri fondatori e sono nate le
nostre Conferenze
Oggi noi siamo ancora qui a cercare di convincerci quanto sia opportuna la nostra attenzione e
il nostro supporto a quegli abitanti dell’altra città.
Un giorno usciranno, tutti i giorni escono da quei gironi danteschi
della disperazione e della solitudine, uomini diversi:
abbrutiti o riscattati?
Salviamo
gli
affetti
Le relazioni familiari e affettive sono fondamentali nel percorso di reinserimento dei detenuti
L’attuale legge penitenziaria, non favorisce i contatti e gli incontri con i propri cari, ma li rende difficili e frustranti, tanto da accelerare processi disgregativi delle famiglie
Nell’esecuzione della pena è essenziale che i reclusi non siano privati del diritto di coltivare i loro affetti, nel momento in cui viene loro tolta la libertà
Specialmente i figli minori del condannato subiscono un forte trauma affettivo e patiscono dure sofferenze, senza avere alcuna colpa, rischiando di vedere la loro vita segnata per sempre
Spesso pesanti condizioni di miseria impediscono di coltivare persino i pochi rapporti consentiti dal regolamento. Non ci sono soldi neppure per i bisogni primari, tantomeno per affrontare viaggi da un capo all’altro della penisola…
Ma anche quando si realizzano gli incontri colloqui tra i detenuti e i loro cari, che vi sia o no il vetro sopra il bancone, la separazione di fatto rimane
C’è sempre un agente che guarda e decide fino a che punto sia lecito abbracciarsi, mettere una mano sulla spalla, scambiarsi un bacio o una carezza, il tutto in ambienti affollati, chiassosi e deprimenti quali sono i parlatori.
Confinati con i loro problemi, privati del sostegno economico e morale del loro congiunto, i familiari sono emarginati dalla gente benpensante, dimenticati dalle istituzioni e spesso anche dal mondo sociale.
C’è poi l’aspetto
della sessualità,
su cui solitamente viene steso
un velo, ipocrita più che pietoso
Questa innaturale, improvvisa e forzata rinuncia alla sessualità provoca nel detenuto effetti degenerativi, che possono sfociare in deviazione, aggressività, violenza e nella malattia fisica e mentale
il sesso, il sesso, avulso dagli avulso dagli
affetti, è affetti, è vissuto in vissuto in
modo modo nevrotico e nevrotico e deformato, deformato,
con con conseguenzconseguenze facilmente e facilmente immaginabilimmaginabil
ii
Perché non consentire ai
detenuti e ai loro familiari o conviventi
d’incontrarsi in locali separati dalla
prigione, in totale sicurezza e
riservatezza, come avviene in Svizzera,
Spagna, Olanda, Danimarca, Svezia,
e in altri paesi ?
Fine pena: mai !
Fine amore: mai !
X X X
Ero carcerato e mi avete visitato (Mt 25,36)
Il detenuto, poiché “ristretto” in una condizione spesso meritata, è forse
meno fratello e meno povero di altri
poveri ?SOCIETA’ DI SAN VINCENZO DE PAOLI
Fondata da Federico Ozanam nel 1833
Ero carcerato e mi avete visitato (Mt 25,36)
Aiutiamolo a riacquistare fiducia in se stesso e negli altri
Aiutiamolo a ristabilire un collegamento col mondo civile
Aiutiamolo a ritrovare il proprio posto nella società
SOCIETA’ DI SAN VINCENZO DE PAOLI
Fondata da Federico Ozanam nel 1833