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VedetteIl clan Marfella non utilizzava

vedette per proteggerele zone di smercio

AnalogieL’organizzazione dello spac-

cio presenta analogie col multilevel dei Di Lauro

SostanzeHashish e cocaina, questele sostanze maggiomente

richieste sul mercato flegreo

LinguaggioNessuna precauzione veni-

va presa dagli indagatidurante le conversazioni

La ‘piramide della droga’ dei MarfellaI ruoli ricoperti dagli affiliati, due le ‘piazze’: via Monet e via Padula

In una intercettazione Vincenzo Pane riferisce: se trovano tracce di sudore sei fregato

di Giancarlo Maria Palombi

NAPOLI - Una struttura piramidale e benorganizzata. Certo, nulla a che vedere con ilfamigerato ‘multilevel’ di Paolo Di Lauro,ma nel concreto il sistema di distribuzionedi incarichi (e carichi) nell’ambito del nar-cotraffico messo in piedi dal clan Marfellafunzionava. Ad analizzare l’apparato illeci-to sono i carabinieri del Nucleo Investigati-vo del comando provinciale di Napoli. Duele strade ‘trasformate’ dagli affiliati in piaz-ze di spaccio in grado di smerciare migliaiadi dosi al giorno: via Monet e via Padula.Al vertice della ‘piramide della droga’ ven-gono collocati coloro che in seno all’orga-nizzazione rivestono un ruolo apicale, i‘capi’ o - per essere più precisi - i boss.Nella stesura delle trecento pagine di prov-vedimento il giudice per le indagini preli-minari Cimma elenca i nomi dei compo-nenti della narcostruttura. Giovanni Roma-no (il ‘rampollo’) e Carlo Tommasellivengono individuati come gli organizzatoridel traffico di sostanze stupefacenti e del-l’intera catena di produzione dello spaccio.I ‘capi’ comprano la droga, i gregari gesti-scono il rifornimento delle piazze, gli affi-liati vendono al dettaglio le dosi. Rispettoal sistema fondato dal clan Di Lauro la dif-

ferenza sostanziale inquesta ‘nuova Scam-pia’ sta nell’assenzadi vedette e pali, legiovani leve utilizza-te per la sorveglianzadei luoghi di smercio.I Marfella preferisco-no ‘blindare’ lepostazione in cuiavviene la cessione disostanze stupefacenti.Il gip del tribunale diNapoli ripercorre leindagini svolte daimilitari dell’Arma eindividua anche i‘quadri intermedi’.Vincenzo Pane,Massimiliano Schia-no e Alfredo Rosatiavrebbero ricoperto ilruolo di addetti alrifornimento deipusher (incarico cheprevedeva anche il

pagamento delle ‘settimane’). La vendita aldettaglio sarebbe stata invece affidata aVitale Luongo, Claudio Piano, PasqualeCrapetti e Giuseppe Zarra. Ciò che hasorpreso gli 007 della Benemerita è stataperò la totale ‘leggerezza’ con cui gli inda-gati parlavano di traffici illeciti al telefono.Benché potessero contare su schede sim percellulari intestate ad ‘ignoti’, questo strata-gemma certo non li teneva al riparo dalleintercettazioni telefoniche degli investiga-tori. Ed ecco che è possibile, per i carabi-nieri, ascoltare al telefono Alfredo Rosati eMassimiliano Schiano parlare di “fumo”consegnato e di approvvigionamenti da“mezzo chilo”, sostanza consegnata da unnon meglio identificato “zio”. Un particola-re: la strada in cui avveniva il rifornimentodei pusher era via Torricelli, la stessa dovetre delle quattro vittime della guerra tracosche sono state affrontate dai killer.

LE FORZE IN CAMPOOltre cinquanta militari della Bene-merita hanno preso parte all’opera-zione contro i clan Lago e Marfellache si è svolta nella notte tra giovedìe venerdì

GLI INQUIRENTILe indagini sono state coordinatedai magistrati dalla Direzione distret-tuale antimafia di Napoli e successi-vamente seguite dal gip del tribuna-le partenopeo

La vicenda risale al 2009, fu necessario l’intervento di RomanoIl pizzo

Il racket imposto anche al fratello di un poliziotto

NAPOLI (gmp) - L’attivitàestorsiva rappresenta ancheper il clan Marfella, alla stre-gua delle altre organizzazionidi stampo mafioso, l’estrinse-cazione più naturale del vinco-lo associativo e della condizio-ne di assoggettamento che nederiva. Proprio nel periodooggetto di indagine venivaregistrata nel quartiere di Pia-nura una forte pressione estor-siva sui commercianti e sugliimprenditori locali, spessocostretti a pagare il “pizzo” ad

esponenti dei contrappostisodalizi della zona. Gli investi-gatori dell’Arma delegati alleindagini hanno provvedutoinfatti a mettere insieme ledenunce relative ai diversi epi-sodi connessi a richieste acarattere estorsivo poste inessere nel periodo compresotra il l0 gennaio 2009 ed ilmese di maggio 2011, denuncesignificative del perdurare del-l’attività criminosa per unsignificativo lasso temporale esenza soluzione di continuità,nonostante i numerosi arrestidi esponenti di spicco delsodalizio Marfella. C’è un epi-sodio particolare che riguardala richiesta estorsiva fatta aidanni di un cantiere edile. Gliemissari della cosca si presen-tano nell’area interessata dailavori e intimano ad un geo-

metra di “levare mano pervenire a parlare con il masto...si deve parlare dei lavori”. Laricostruzione dell’episodioviene fornita dalla stessa vitti-ma che riferisce anche di unincontro all’interno di una caf-fetteria. Nel provvedimento sisottolinea come un personag-gio in particolare (Grillo)venuto a conoscenza che lavittima dell’estorsione era fra-tello di un appartenente allapolizia di Stato si rifiutasse didesistere. “E a noi che ce nefotte, per mezzo che è fratellodi un poliziotto... qua devonopagare tutti quanti”: questa lafrase che scatena la reazionedell’aspirante boss GiovanniRomano che dopo aver molla-to un ceffone all’interlocutorelo redarguisce: “Qua ci arre-stano a tutti quanti”. E fu pro-

prio l’intervento del ‘rampol-lo’ alias Maccarone a limitare idanni. Scorrendo le pagine cheraccolgono gli episodi estorsi-vi posti in essere dagli indagaticoinvolti nella retata dellascorsa notte sembra che ad

essere tra i ‘preferiti’ del clanfossero gli imprenditori ediliimpegnati in lavori di ristruttu-razione di stabili condominialie i titolari di piccola impreseper la fornitura di materiali perla pavimentazione

NAPOLI (gmp) - C’èun al tro aspetto chediviene una caratteristi-ca tipica delle associa-zioni di stampo camorri-stico come i Marfella edè la disponibilità dellearmi. Questo, dal puntodi vista penale, configu-ra una circostanzaaggravante per il reatoassociativo. Dal punto divista criminale, invece, èil termometro con cui simisura l’efferatezzadegli affiliati. E’ il col-laboratore di giustiziaBavero a fare un quadrodi come le armi fosserosempre nella disponibi-l i tà dei Marfella ,

soprat tut to nei primianni duemila quandoancora non era statasiglata la pace con iLago e si temevanoagguati da parte deigruppi di fuoco del bossPietro . “Portavamopistole o fucili mitra-gliatori, delle volte por-tavano i kalashnikov euna volta pure unabomba” è così che Bave-ro descrive il clima ditensione. Altret tantosignificativa è una con-versazione captataall’interno dell’autovet-

tura in uso al “sistema”ed intestata al ras Gio-vanni Romano nelcorso della quale Vin-cenzo Pane (alias Biril-lo) si rivolgeva a dueinterlocutori rimasti sco-nosciuti asserendo cheproprio quel giorno nonera in possesso dellapistola che aveva conse-gnato ad un amico inca-ricato di “ripulirla” ecioè, come i l Bir i l lostesso aveva modo dispiegare ai suoi interlo-cutori, di cancellare letracce e le impronte

digitali eventualmentepresenti sul la canna.Peraltro il tenore dellaconversazione è talmen-te esplici to anche inordine dell’utilizzo fattodell’arma. “No se lametti qua dentro... nonte ne accorgi sai... spari,fai cose... butti la pisto-la, oppure t i cade didosso.. . con il sudoredentro... quelli vanno afare il Dna e sei fottu-to...”. Le armi vengonoutilizzate principalmenteper le azioni intimidato-rie e per gli agguati. Le

semiautomatiche sono lepreferite dai killer men-tre, stando a ciò cheemerge dagli atti delleinchieste, sono i revolvera piacere ai ‘capi’. Aspi-ranti boss, capipiazza erifornitori delle piazze dispaccio quando possonogirano con maneggevolie potenti calibro 38 Spe-cial , particolare cheemerge da diverse inter-cettazioni telefoniche.Ma le armi vanno ancheoccultate e questo ruolopare sia delegato esclusi-vamente alle donne.

Mogli, compagne, cugi-ne e parenti trasformanogli appartamenti in luo-ghi sicuri dopo ‘parcheg-giare’ per qualche giornorivoltelle e fucili mitra-gliatori prima di affidarliagli esperti armaioli cheprovvederanno a smon-tare le armi da fuoco perripulirle da residui dipolvere da sparo e tracceorganiche. Un tecnicasperimentata e ben col-laudata che - sempresecondo quanto si evincedalle intercettazionitelefoniche - garantireb-be maggiore sicurezza incaso di controlli da partedelle forze dell’ordine.

Alcuni sodalinon volevanorinunciarealla riscossione

Pane, Schianoe Rosati vengonocollocati come‘quadri intermedi’

Il diktat: pistole pulite per cancellare il Dna

In primo piano

Luigi Cuomo (Sos Impresa)

“Importante scacciarela paura dal quartiere”NAPOLI (gmp) - “L’associazione antiracket diPianura e Sos Impresa esprimono ringraziamentoalle forze dell’ordine e alla magistratura perl’importante operazione portata a termine nellaperiferia flegrea”, è con queste parole che LuigiCuomo (nella foto) - responsabile regionale diSos Impresa - commenta la retata che ha portatoin manette 21 persone decapitando di fatto lecosche Lago e Marfella.“Si tratta di una operazio-ne molto importante,soprattutto in un momentocome questo che vede nelquartiere una paura diffu-sa. Dobbiamo rilevare - haspiegato Cuomo - che lapresenza delle forze del-l’ordine con quotidianiinterventi di prevenzione erepressione dei reati nonultima l’operazione ‘AltoImpatto’, ha contribuito arisollevare le sorti di unquartiere che sembravaessere ripiombato negli anni bui delle guerre dicamorra. Certo - ha aggiunto - è necessario chetali attività proseguano affinché si possa porrefine al clima di paura e si possano rimuoveretutte le ragioni di preoccupazione”. Cuomo hapoi rinnovato l’appello rivolto ai cittadini e relati-vo ad una sempre maggiore collaborazione con leforze dell’ordine e con le associazioni impegnatenella lotta per la legalità.

Nel mirino i cantiere edili dell’area di Pianura

Lo strozzinaggio

Prestiti con interessi al 200%nella rivendita di bibite

NAPOLI (gmp) - C’era anche l’usura tra i reatipresenti nelle voci di bilancio del clan Marfella.“Dal 2003 al 2009, a causa delle mie difficoltàeconomiche ero costretto a chiedere danaro atale Pasquale Coccia, che è commerciante che hala propria rivendita di bibite ed altro in via Mon-tagna Spaccata a Pianura”. Inizia così il raccon-to di una delle vittime del sistema di strozzinag-gio ricostruito dai militari dell’Arma e dai magi-strati della Direzione distrettuale antimafia diNapoli. Impressionanti i tassi applicati alle vitti-me. Si iniziava con l’8% per il periodo relativo aiprimi trenta giorni per poi arrivare al 200% indodici mesi. Una delle vittima da un prestito di120mila euro si è vista richiedere - dietro minac-ce - la restituzione di oltre 250mila euro dopoappena un anno.

I COMPENSI

Agli spacciatori2mila euro al meseNAPOLI (gmp) - Unparticolare interessanteper ricostruire l’orga-nizzazione dello spac-cio e i ricavi del clanMarfella è emerso dauna intercettazionetelefonica. Due giovaniparlano di una conse-gna fatta con unascooter (si fa riferimen-to ad un mezzo HondaSh), poi uno dei dueragazzi si mostra entu-siasta per aver ricevutodei complimenti riguar-do la velocità con cuiha portato a terminel’incarico e aggiunge“Fra poco senza cheandiamo e veniamocomincia a darmianche la settima-na...500 euro”. Il riferi-mento - così comeinterpretato dagli inve-stigatori - è al cambiodi mansione, da corrie-re a spacciatore. Cin-quecento euro alla set-timana è invece la cifracorrispondente al com-penso per il lavorosulla piazza di spaccio:duemila euro al mese.

Gli affari

dei sodalizi

CRONACHE di NAPOLI16 Sabato 6 Luglio 2013