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ZOGNO...ZOGNO e e Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in...

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notizie ZOGNO ZOGNO notizie Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, Comma 2, DCB (Bergamo) LUGLIO 2011 PARROCCHIA ANNO 101 N° 7 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE 14 luglio 1911 - 14 luglio 2011 Cent’anni di storia Zognese (primo notiziario parrocchiale)
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notiziePoste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, Comma 2, DCB (Bergamo)

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ANNO 101 N° 7 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE

14 luglio 1911 - 14 luglio 2011

Cent’anni di storia Zognese(primo notiziario parrocchiale)

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NUMERI UTILI

Don Angelo Vigani (Prevosto) 0345-91083

Don Samuele Novali (Direttore Oratorio) 0345-91138

Mons. Giulio Gabanelli 0345-91972

Don Umberto Tombini 0345-91141

Suore Scuola M. Cavagnis 0345-91246

Monache di Clausura 0345-91130

Giorgio Avogadro (sacrista) 3388644024

G.Mario Pesenti (sacrista) 0345-92647

Casa Mons. Giuseppe Speranza 0345-91029

Casa S. Maria - Laxolo 0345-53436

Redazione, amministrazioneI-24019 Zogno (Bergamo)Via XI Febbraio, 4Tel: 0345/91083http://web.tiscalinet.it/parrocchiadizognoe-mail: [email protected]@tin.it

Direttore responsabile: Don Lino LazzariEditore: Don Angelo Vigani

Registrato al Tribunale di Bergamoil 26-6-1975 al n. 9REALIZZATO DA CORPONOVE BERGAMOe-mail: [email protected]

IN COPERTINAIl primo numero del Notiziario parrocchiale

Calendario ParrocchialeLUGLIO 2011

Venerdì 1 SACRATISSIMO CUORE DI GESÙPrimo venerdì del mese e giornata mondiale di santificazione sacerdotale

Sabato 2 CUORE IMMACOLATO DI MARIAFesta alla Casa di Riposo Mons. Giuseppe Speranza con S. Messa alle ore 10.00Festa di N. S. del Sacro Cuore di Gesù alla Rasga ore 10.45 S. Rosario e S. Messa

Domenica 3 14ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO“Benedirò il tuo nome per sempre, Signore”

Venerdì 8 Da oggi al 16 luglio novena al Carmine NuovoOre 20.15 S. Rosario e S. Messa

Sabato 9 Ore 15.30 In Parrocchia corso di preparazione al Battesimo

Domenica 10 15ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO“Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli”

Giovedì 14 Ore 20.30 In Oratorio festa di chiusura del C. R. E.

Sabato 16 Festa della B. V. MARIA DEL MONTE CARMELOOre 7.15 S. Rosario e S. Messa al Carmine VecchioOre 10.15 e 10.30 S. Rosario e S. Messa al Carmine NuovoOre 15.30 In Parrocchia corso di preparazione al Battesimo

Domenica 17 16ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO“Tu sei buono, Signore, e perdoni”

Lunedì 18 Dal 18 al 24 luglio vita comune per i ragazzi dalla 3ª media in su24° anniversario della piena del fiume Brembo

Sabato 23 SANTA BRIGIDA, RELIGIOSA - PATRONA D’EUROPAOre 15.30 In Parrocchia corso di preparazione al Battesimo

Domenica 24 17ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO“Quanto amo la tua legge, Signore!”

Giovedì 28 Dal 28 al 5 agosto novena a TrefontaneOre 16.45 S. Rosario e S. Messa

Venerdì 29 SANTA MARTAIn Oratorio inizio della festa della Comunità

Domenica 31 18ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO“Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente”

AGOSTOVenerdì 5 Festa della DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE

Ore 10.15 S. Rosario e S. Messa a Trefontane

Sabato 6 TRASFIGURAZIONE DEL SIGNOREAnniversario della morte di Papa Paolo VI (1978)

Domenica 7 19ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO“Mostraci, Signore, la tua misericordia”In Parrocchia S. Perdono d’Assisi

MARTEDÌ 2 AGOSTOFESTA DEL SANTO PERDONO D’ASSISI

Indulgenza della Porziuncola o “Perdono d’Assisi”Condizioni richieste:

- Confessione e Comunione:

- Visita in chiesa recitando un Credo, un Pater e una preghiera per il Sommo Pontefice(esempio: un Pater. Ave e Gloria):

- Nella giornata si può acquistare una sola Indulgenza Plenaria. Eventuali altre visite frutta-no Indulgenze Parziali:

- L’indulgenza Plenaria può essere applicata a se stessi o a un defunto:

- L’Indulgenza Plenaria del 2 agosto può essere acquistata dalle ore 12 del giorno 1 agostoal tramonto del giorno 2 agosto.

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l futuro del nostro paese dipende dai nostri bambini, adolescenti e giovani. Non pos-siamo non essere rapidi per la formazione delle nuove generazioni, per la loro ca-pacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute nonsoltanto fisica ma anche morale.Nello sforzo di educare, quanti crediamo in Gesù Cristo, abbiamo la certezza che

Dio non ci abbandona, che il suo amore ci raggiunge là dove siamo e così come siamo, con lenostre miserie e debolezze, per offrirci una nuova possibilità di bene.Educare non è mai stato facile, ma oggi sembra diventare sempre più difficile. Si parla di unagrande emergenza educativa, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontroi nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un sensoalla propria vita. Viene spontaneo incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che na-scono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato.Dobbiamo dunque dare la colpa agli adulti di oggi, che non sarebbero più capaci di educare?Ne siamo tentati. Certamente, gli educatori sono soggetti alla tentazione di rinunciare al lorocompito educativo. Ed è da chiedersi, prima ancora, se gli educatori comprendono o menoquale sia il loro ruolo di educatori, la missione, IL SERVIZIO ad essi affidata.

Papa Benedetto XVI

Perché spendere il proprio tempo al servizio degli altri? Perché ci crediamo; perché si ha voglia di esprimersi; perché dà più un sorriso di un anziano so-lo al mondo che si va a trovare, che un’ora in una sala giochi; perché è bello vedere la gioia deibimbi... È quanto dicono coloro che regalano qualche ora del loro tempo al prossimo, e quellepersone che la pensano così, sono più soddisfatte di coloro che li guardano come dei “diversi”...No... non è vero! Vi posso garantire che non sono dei diversi, anzi, regalare tempo al prossimoè un dono “speciale” e loro sono veramente speciali, perché credono in quello che fanno. Chi si mette a disposizione dell’oratorio, della Parrocchia, spende con gioia le sue energie e do-na affetto a chi soffre, senza aver bisogno di un diploma o di qualche tecnica particolare persvolgere questo ruolo. Per mettersi a servizio degli altri basta essere se stessi e crederci vera-mente, qualsiasi incarico si abbia.In questo periodo di CRE è bello vedere tanti bimbi che giocano, saltano e ridono in compagniadi mamme, papà e ragazzi che animano insieme a loro questi giorni d’estate...Naturalmente, non sempre va come si vorrebbe, o perché un bimbo non vuole giocare, o perchélitiga con un compagno, oppure la propria squadra non riesce a vincere... ecco che si vedono imusi lunghi... i sorrisi al contrario... qualche lacrimuccia... lì veramente l’animatore si mette ingioco, deve essere capace di far capire che non sempre si può vincere, che i giochi non sono ve-re e proprie gare, che se il lavoretto non è perfetto non fa niente, è bello comunque perché ci siè messo cuore, mente e mani... Il servizio dell’animatore è... esserci per loro... per i ragazzi.Guai, se non fosse così... guai se si sceglie di fare l’animatore solo perché si va in gita gratis, sista fuori di casa, e si fa quello che si vuole...No! se si pensa a questo è meglio togliersi subito, non continuare... non servirebbe a nulla, anzisarebbe diseducativo per i ragazzi e per quegli animatori che veramente ci credono... Non voglio nemmeno pensarci che esistano animatori-educatori così...Anzi, a tutti voi, voglio dire grazie per il servizio prezioso, grazie per il grande aiuto che offritea don Samuele, ai ragazzi e a tutta la comunità... alla sera prima di coricarmi prego il Signoreche vi guidi e vi protegga in questo meraviglioso momento che stiamo vivendo... Auguri buon cammino

Angelo prete

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Educare...

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Ti amo, perché risvegli in mel’anelito per le grandi conquiste

dello spirito.Ti temo, perché svetti verso il cielomentre io giaccio ancora terra terrasul fondo valle.Ti penso, perché sei una presenzache incombe sulla mia vita che nonpotrò mai cancellare.Ti ammiro, perché, immensa e ardi-mentosa, affronti imperterrita le mil-lenarie calamità del tempo nei gine-prai dei suoi turbinosi sconvolgi-menti.Ti ascolto, perché possa raccoglierei misteriosi messaggi che mi tra-smetti nel turbine dei nubifragi enell’eco della risonanza delle valliammantate di verde tranquillità e dipace.Ti desidero, perché sei l’ideale dellemie conquiste con la potenza travol-gente del tuo fascino che innamora.Ti prego, di appagare la mia bramad’innalzarmi con te verso l’infinitosenza tramonto.Ti emulo, nella struggente tensionedi potermi elevare accanto a te perassecondare il lusinghiero richiamodi chi sta infinitamente al di sopra dite e di me.Ti voglio conquistare, per vincere inme ciò che contrasta coi miei ideali.Ti vorrei divorare, per sentirmi conte proteso verso l’eterno splendoredel cielo.Ti vivo, perché sei la mia vita anchequando, ripiegato su me stesso, non

potrò più elevare il mio sguardo a te,mentre tu continuerai a riflettere so-pra di me lo splendore della luce delsole sul vivo luccichio delle tue nevisempiterne.Ti lodo, perché lodando te, lodo ilCreatore che ti ha innalzato per mesopra di me.Ti ringrazio, di essere la guida lumi-nosa della mia esistenza nella gran-de conquista della montagna cheDio ha suscitato in me nella mia vita,affinché potessi raggiungere Coluiche mi ha fatto per se.Ti supplico, di restituirmi i compa-

gni di viaggio della mia vita cheavendo creduto in te sono caduti nelgrembo roccioso delle tue materneviscere.Insegnami, mia dolce e terribile ami-ca, a vivere sul fondo valle delle mi-serie umane come l’aquila rimastaprigioniera che non si dà pace finchénon abbia infranto le sbarre dellagabbia che la rinchiude per poter dinuovo tornare a inabissarsi col pro-prio volo sopra di te.

Cabianca 1985Mons. Giulio Gabanelli

Il Salmo della Montagna

Ol Vaticàno Mons. Giulio Gabanelli

Al’völ vìga resùde ospità töcc chèiche i rìa de disperàcccome se i fös fredei!

Che ai tép, pròpe de Turchiìa stàcc isbaragliàcca Lèpanto, in guèra,e iscé ne sé salvàcc!

Adès m’à spalancàti porte per salvàipròpe come fredèisensa pensàga ai guài!

Forse me gà bisògn,per v’ès piö cristià,d’öna persecüsciùche le me’ndrése là!

Per fàm capì che m’sécatòlech de strepàse m’gà de turnà ai tépdei Màrter per salvàs!

Tacàcc amò al Signùr,ma mìa de disperàcc,prima de’ndà de làper èser giüdicàcc!

Ricordo del Cabianca del 21 luglio 1985 per l’amico Gianpietro Cortinovis, de-ceduto il 13 aprile 1995, a cui è dedicato il presente “salmo della montagna” men-tre quanti figurano nella foto accanto a lui sono tuttora viventi con 26 anni in più.

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Mé scrìe ‘n cö, ‘l pensér, l’và ‘n dré de setant’àgn,per la fèsta de la Madóna, se cambiàa ‘n dòs i pàgn,se metìa chi piö bèi, ol còrp e ‘l cör i se emussiunàa,la césa piéna, la mèsa, sóta ‘l portegòt se la scultàa.

Sìe ü s-cèt, piö che ‘l pregà, alura l’valìa ‘l diertìs,ol prìm pensér, l’éra de cór söl campanel co i amìs,picà pögn sö chi palète e pruà i tre nòte del trapulì,ardà ‘nbas e trengót i banchècc con filato e söcherì.

In sagrestéa, a mirà i grassie riceìde, tacàde al mür,ol cüràt che me tacàa al còl i passiénse, per ès sigür,la zét che ‘mpiàa i candele per la grassia de otègn,ol fé l’restàa muntunàt e al fiàsch s’ghe fàa ‘l sègn.

Pasàt i agn, l’se cambiàt i tép e l’e riàt la césa nöa,ü mönümènt d’arte, la Madóna amò cóme öna pöa.La zét la cór istès, al sò Càrmen l’è sémper tacàda,la pénsa amò a chèla ègia, la parìa ön’ótra giornàda.

La diussiù l’è sémper tanta, canunsèi ‘mpo de meno,la ‘ndarà dösmentegàda e la farà la fì del póer treno,‘nfirmàda del sò porteghèt per ol via vài de lasà pasà,ü, laùr bèl de chèla nöa, che la strada l’è piö de lontà.

La generassiù che rimpiàns chi tép, l’è quase ‘ndàcia,chi de ‘n cö, a la fèsta, i è quase gréf a ardàs in fàcia.Ol tép nöf, l’pìsa sö i cossiènse, ‘l bé e l’amùr i ‘ndà.Che la Madóna co la sò bontà i la fàghe amò ragiunà.

Zogno Notizie:un compleannoimportanteII primo numero di Zogno-Notizie ha visto la luce il

14 luglio 1911. Allora era nato come giornaletto in-dirizzato agli emigranti e infatti il titolo recitava“Agli Emigranti della Vicaria di Zogno” e avevacome sottotitolo “Bollettino Notiziario Mensilepubblicato a cura della Federazione Giovanile”.Nel 2010 ricorreva quindi il centenario della nascitadel nostro notiziario che, nel corso degli anni, ha vis-suto numerose trasformazioni nel titolo, nel formato,nella frequenza e nella redazione.Ora vogliamo sottolineare alcune note che, ai più at-tenti e a chi ha la fortuna di avere una certa età e unabuona memoria, non possono essere sfuggite. Innan-zitutto la pubblicazione è sospesa dopo il numero del15 luglio 1914. Con l’Europa in guerra si arresta an-che l’emigrazione. Il notiziario riappare solo il 20febbraio 1925, dopo 10 anni di silenzio. Rimane dinuovo sospeso durante la Seconda Guerra Mondialedal 1943 al 1946, quindi altri 4 anni di silenzio. Dueinterruzioni sulla continuità che, peraltro, non infi-ciano la scadenza dell’anniversario.La seconda osservazione riguarda il numero dell’an-nata: quella del 2008 riporta il numero 99, un’eviden-te incongruenza con l’anno di nascita del notiziario.Cosa è successo? Si tratta evidentemente di errori ti-pografici nella numerazione delle annate: vediamo didarne una esauriente spiegazione.Il numero 6 del 1996 riporta l’annata 87ª ma eviden-temente dovrebbe riportare l’86ª come i precedenti;i numeri 1,2, 3 e 4 del 1997 riportano l’annata 88ª in-vece dell’87ª;il numero 5 del 1997 riporta l’annata 89ª invecedell’87ª;il numero 6 del 1997 riporta l’annata 88ª invecedell’87ª;l’anno 1998 è identificato con l’annata 89ª invece della88ª e così di seguito fino ad oggi dove l’anno 2008 èidentificato con l’annata 99ª invece che con la 98ª.Un po’ di confusione che ha determinato il fatto chesiamo avanti di una annata rispetto all’anno di pub-blicazione e quindi il centenario di Zogno-Notiziescatterà nel luglio 2010 invece che nel 2009 come sipotrebbe erroneamente credere.Dal numero 1 del gennaio 2009 riprendiamo quindicon l’annata corretta, la 99ª.

Ol Càrmen di Marco Pesenti

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Spirito SantoRicordando la Santa Cresima

V ieni Santo Spirito... ogni mattina chiedo un raggiodella sua luce.

Allo Spirito che soffia come il vento leggero e imprevedibiledelle sere di primavera, quando alla Pieve scende lasera, chiedo di non lasciarmi ingannare dal vivere ilpassato o il futuro senza vivere l’oggi.Chiedo allo Spirito di essere come il fuoco che miriscalda nei giorni d’inverno, quel fuoco che mi spingead essere forte con me e con la vita, di farmi violenzaquando il desiderio non diventa volontà e quando nonforzo il sogno a trasformarsi in realtà.Chiedo allo Spirito che mi faccia parlare con amore, conquell’unico linguaggio che tutti capiscono, amici e nonamici, bambini e anziani, credenti e non.Chiedo allo Spirito l’unità nelle nostre diversità, perchésolo se siamo uniti il mondo si disarmerà; uno Spiritoche scenda su tutti e sia per tutti, che metta insieme lepiccole fiammelle sparse in questo mondo.Chiedo allo Spirito il coraggio di spezzare i nostri atteg-giamenti di difesa, il nostro stare dietro i muri, la nostrapaura che nascondiamo dietro le leggi e le norme.Chiedo quello spiritonato dall’ulti-mo respiro diGesù sullacroce, che ba-cia il mondo eci ricordaquanto è diffi-cile permetterea Dio di amarci.L’eco del VieniSanto Spiritosulle pietre dellachiesa, ogni mat-tina mi dice cheLui entra se lolascio entrare, sevivo una vita au-tentica e se, come

un vero profeta, mi ricordo dell’avvenire. Mi dice diguardare indietro per ricordare, ma soprattutto di avereil coraggio di guardare avanti per inventare; senza lafantasia, la memoria diventa una prigione.Lo spirito crea ogni giorno, è nuovo ogni giorno. Nondobbiamo temere il nuovo che ci viene incontro; ciò chedobbiamo davvero temere è una vita senza un senso eche non da fastidio a nessuno, una vita rassicurante chenon ha più voglia di lottare.Gli Apostoli erano chiusi nel cenacolo dove l’unico so-stegno era la femminilità di Maria e il suo sguardo disperanza. Si attendeva che la paura passasse e il caloredel fuoco del camino diventasse il fuoco del cuore. Unamattina presto, accompagnato dalla stella del mattino, loSpirito aprì le porte per togliere la paura.Talvolta si può arrivare ad aprire le porte, ma poi rimanereingabbiati in uno spirito di timidezza che non testimonia,che non ha forza, che non ha amore, che non ha attenzione.Mentre lo Spirito è forza e libertà e non puoi fermarlo.Le porte del cenacolo, aperte verso il mondo continuano

a dirci che lospirito soffiadove vuole equando vuole eche occorretanta attenzio-ne, per coglier-ne la presenzaleggera. Quel-la porta apertaci dice ancheche non pos-siamo tratte-nerlo masolo seguirloe fargli spa-zio.

LuigiFraternitàdi Romena

“Spirito Santo, che mi attraversi da parte a parte.

Tu, mia ispirazione, mio fuoco interiore, mio refrigerio e mio respiro.

Tu che sei dolce come una sorgente e bruci come il fuoco,

o unione di tutti i contrari, radunaci, fa l’unità in noi e attorno a noi”

Jean Guitton

Fraternità di Romena

Pieve Toscana -

Gruppo Adolescenti

Estate 2mila10

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Cresima, arrivano i tutorAddio a padrini e madrine

Non si tratta solo di un adeguamento all’ “english style”. Ladecisione di cambiare nome a padrini e madrine della

Cresima e denominarli “tutor” ha un significato più ampio e dicarattere pastorale. Lo ha spiegato ieri monsignor MarcelloSemeraro, presidente della Commissione per la dottrina dellefede della Conferenza episcopale italiana, osservando che il«tutor» dovrà restare accanto ai ragazzi come testimone dellafede e non sparire come avviene di solito appena dopo la Cre-sima. Ieri all’assemblea dei vescovi italiani s’è discusso a lun-go di un Sacramento poco praticato, sul quale c’è una certapreoccupazione. Divisi in gruppi di studio, i vescovi hannopresentato alla Commissione della dottrina della fede della Ceialcune proposte. Tra queste, quella del «tutor» e quella di unamaggiore valorizzazione dei nonni nell’accompagnamento delcammino di fede dei nipoti.Monsignor Semeraro, che è vescovo di Albano, ha riferito aigiornalisti che la “famiglia resta un nodo nevralgico per la tra-smissione delle fede”, ma si pensa oggi “meno alle figure tra-dizionali dei padrini e delle madrine” e al loro posto si devetratteggiare la figura di un “testimone”, che sia “un aiuto ai ra-gazzi, ma anche alle famiglie”, spesso lasciate sole dopo laCresima. Molti vescovi, nella discussione, hanno messo in ri-lievo il ruolo dei nonni, come “anello che genera la fede e latrasmette di generazione in generazione”, soprattutto in untempo in cui “i genitori sono troppo impegnati con il lavoro”.Monsignor Semeraro ha aggiunto che una riflessione si sta fa-cendo anche sull’età della Cresima: “È un Sacramento che ten-de a sparire, oppure lo si chiede quando è indispensabile per

sposarsi. Dunque, un’analisi va fatta” La regola della Chiesaprevede una finestra dei 12 ai 15 anni, ma nelle diocesi, ha ri-velato Semeraro, “vi sono legittime diversificazioni legate allastoria e alle tradizioni locali” .Nei giorni scorsi la Congregazione vaticana per il culto divinoaveva sospeso, con una lettera al vescovo Karl Golser, un pro-getto pilota della diocesi di Bolzano che prevedeva 1’innalza-mento della Cresima a 18 anni. Ieri Semeraro ha annunciatoche 1’Ufficio catechistico nazionale ha avviato una ricogni-zione in tutta Italia sull’età della Cresima e non si può esclude-re una revisione della norma che prevede la finestra dei 12 ai15 anni. Tuttavia, ha spiegato, “la questione dell’età non èl’unico aspetto da tenere presente per ridare centralità alla Cre-sima, che è l’unico Sacramento veramente cattolico, poichénelle altre Chiese cristiane non esiste”.I vescovi hanno discusso anche dei cosiddetti “ricominciati”,cioè degli adulti che hanno abbandonato la pratica religiosa datempo e che ora sempre più spesso chiedono di tornare a fre-quentare la Chiesa ripercorrendo una sorta di cammino dei ca-tecumeni.Semeraro ha osservato che, tuttavia, per la fede “conservanouna nostalgia”. Dunque, “è molto importante per loro la cate-chesi, ma soprattutto il fatto che non abbiano a ritrovare lostesso clima che li ha spinti ad andarsene”. Secondo il vesco-vo, “è un fenomeno sempre più ampio e a far rinascere la fedespesso è la vicinanza di un amico, della fidanzata, di un com-pagno di scuola o di lavoro, ma accade che la si scopra nel belmezzo di un’esperienza di volontariato”.

“ESSERE NEI COLORI”EX-POSIZIONI

dal 23/07/11  al 15/08/11presso il Museo della Valle

Nunzia Busi (1957) da sempre appassionata di letteratura e di pittura, si sforza di mettere sulla tela “i suoi stati esistenziali”,passando dalla poesia alla pittura, dalle parole ai colori. L’arte dello scrivere e del dipingere non è solo ispirazione, ma so-prattutto lettura e impegno che lei ha sempre perseguito con passione e piacevole fatica nei ritagli di tempo tra lavoro e fami-

glia. Con l’aiuto di parole e colori opportunamente scelti, Nunzia, crede di “poter risvegliare le forzesegrete che sonnecchiano in ogni essere vivente e non vivente”.Scrive dei testi dedicati ai sassi, alle lampadine, dipinge alla Pollock o alla Schifano, buttando il co-lore sulla tela bianca... Sarà un poeta? Sarà una pittrice? Lei non ama essere definita con tali appel-lativi, si ritiene un caso tipicamente umano e l’unica verità è che scrivere e dipingere la fa sentire be-ne: lo fa perché le piace. Sarà un peccato? Da quest’anno ha una sua Opificina Pittorica a Zogno e puoi approfondire la sua poetica visitando ilsito www.nunziabusi.it.

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Santa Cresima

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Professione di fede

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Io credo - Professione di FedeNoi, ragazzi di terza media, il 29 maggio abbiamo

professato la nostra fede davanti all’intera comuni-tà! Per noi è stata una grande responsabilità decidere secontinuare il nostro cammino o semplicemente fermarciora, senza fingere di continuare a credere. Durante la ce-rimonia della professione di fede noi ragazzi dichiariamoil nostro Credo assumendoci la responsabilità di conti-nuare a seguire Gesù senza paura o vergogna, con i limitie i dubbi che comunque contraddistinguono sempre unaricerca.Nel nostro percorso di catechismo quest’anno abbiamoavvertito che ci viene richiesta una testimonianza “incisi-va”, come quella che idealmente è stata scritta sulla lava-gna del nostro cuore, tenendo conto del messaggiod’amore che Dio ci ha dato fin dall’inizio della nostra vi-ta, con il battesimo. Consapevoli che non dobbiamo maicancellare nulla di quello che può sembrarci faticoso, im-pegnativo, compromettente. Dio ci ha dato la libertà piùgrande: seguirlo solo se davvero lo vogliamo, nel più

grande rispetto del bene immenso che sempre e comun-que Lui ci vuole. Simbolicamente abbiamo ricompostoun pezzo di cuore “nato” ad Assisi, con quello che abbia-mo fatto crescere poi in seguito, nel nostro più assiduo econsapevole impegno all’incontro settimanale di cate-chismo e ai ritiri propostici dal Don e dalle catechiste.Spesso ci sentiamo come Tommaso; ci rifiutiamo di cre-dere se non abbiamo prove certe. Eppure la Bibbia diceesplicitamente : «Beato chi crederà senza vedere». Dob-biamo imparare a fidarci di più del nostro Dio, anche senon mettiamo la mano nel Suo fianco e le dita nei buchidei chiodi! “E allora perché dovremmo credere a qualco-sa che non vediamo?”, si chiedono molte persone. Nonpotremmo mai avere una risposta certa, ma si chiama ap-punto Fede, ed è basata sulla fiducia.Come potremmo mai avere il coraggio di definirci “Cri-stiani”, se non crediamo ai pilastri della nostra esperienzacristiana: FEDE, SPERANZA e CARITÀ?

Noi Ragazzi

Per la Chiesa € 869,38Funerale Teresa Ghisalberti € 450,00Funerale Giuliana Genini € 50,00In M. Francesco Pesenti € 50,00Battesimo € 100,00Battesimo € 20,00Battesimo € 200,00Battesimo € 150,00Dagli ammalati € 155,00Per le missioni € 100,001Affitto € 516,46Vendita Zogno Notizie (apr.) € 142,50Elemosine 25/4 - 1/5 € 909,80Elemosine 2/5 - 8/5 € 680,00Elemosine 9/5 - 15/5 € 1640,01Elemosine 16/5 - 22/5 € 1074,06

Elemosine 23/5 - 29/5 € 540,49Benedizione pasquale famiglie (mag.) € 617,02Festa alla Madonna di Caravaggio-Via Dei Mille € 200,00Carmine Nuovo (mag.) € 330,00Festa San Bernardino € 300,72Contrada San Bernardino - offerte libere € 812,00Rinfresco San Bernardino € 327,00Per armadio San Bernardino € 150,00Vendita grembiuli San Bernardino € 300,00San Bernardino (apr. - mag.) € 107,81Rasga (feb. - mar. - apr.) € 850,00Classe 1971 € 100,00Classe 1941 € 100,00Classe 1946 € 50,00

ENTRATE: € 11.892,25

RESOCONTO MAGGIO 2011

Preghiamo con la Chiesa (L’Apostolato della preghiera)Le intenzioni devono essere precedute dalla recitadella preghiera riportata qui sotto:

Cuore divino di GesùIo ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Ma-ria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eu-caristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sof-ferenze di questo giorno, in riparazione dei peccatie per la salvezza di tutti gli uomini, nella graziadello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre.

Generale - Perché i cristiani contribuiscono ad alleviare, specialmente neipaesi più poveri, la sofferenza materiale e spirituale degli ammalati diAIDS.

Missionaria - Per le religiose che operano nei territori di missione, affinchésiano testimoni della gioia del Vangelo e segno vivente dell’amore di Cristo.

Dei Vescovi - Perché lo Spirito Santo sorregga coloro che si dedicano al vo-lontariato cristiano: il loro amore verso chi è nel bisogno contribuisca al-l’edificazione di una società più giusta e fraterna.

Mariana - La Vergine Madre ci ottenga un cuore puro e generoso.

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Come abbondantemente riportato dalla stampa locale,si è concluso con l’intervento del Vescovo Francesco

Beschi in Seminario di sabato 11 giugno, il convegnodiocesano “LAVORO E SVILUPPO UMANO: IL LA-VORO CAMBIA E CI CAMBIA”. Il tema era già statopresentato sull’ultimo numero di Zogno-Notizie con lariflessione del Vescovo “Il lavoro è un valore non solouna necessità” e discusso nel Consiglio Pastorale Vica-riale dell’11 maggio con l’intervento del sig. Carrara,membro CISL, incaricato dall’Ufficio Pastorale Socialedella Diocesi di introdurre e presentare l’argomento. Erapoi seguito sabato 21, presso l’Istituto Turoldo, un mini-convegno di preparazione sul tema delle prospettive dilavoro in Valle Brembana. Simili convegni si sono tenutianche in altre realtà diocesane per diffondere le linee gui-da del convegno fortemente voluto dal nostro Vescovo.Da tempo il tema del lavoro è didrammatica attualità e coinvol-ge una serie di problemi quali lapercezione della crisi in relazio-ne alle diverse fasce di età (sicu-ramente i giovani sono i più col-piti), il lavoro nero e l’evasionefiscale (fenomeni ampiamenteevidenziati dalle statistiche), ildialogo scuola-mondo del lavoro(che dopo i primi timidi passisembra avviato a un proficuo futu-ro), la globalizzazione (che sullabase delle leggi del guadagno aogni costo, giustifica il trasferi-mento all’estero di capitali e lineedi produzione con la conseguente chiusura di ditte e li-cenziamenti a catena). La conseguenza più immediata epiù evidente è quella del lavoro che manca o che è preca-rio oltre ogni limite compromettendo nei giovani la sere-nità di un progetto di vita familiare e , più in generale, losviluppo armonico della società. Anche il Papa ha recen-temente fatto sentire la sua voce unendosi “a quanti chie-dono alla politica e al mondo imprenditoriale di compie-re ogni sforzo per superare il diffuso precariato lavorati-vo” e invocando una nuova classe politica invitando i ve-scovi a “incoraggiare le iniziative di formazione ispiratealla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiama-to a responsabilità politiche e amministrative non riman-ga vittima della tentazione di sfruttare la propria posi-zione per interessi personali e per sete di potere”. Tor-nando al Convegno diocesano, il Vescovo ha detto: “Ab-biamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo ... Abbia-

mo bisogno di futuro e di ragioni di speranza che ci per-mettano di intravederlo non in termini fatalistici ... ” e hacontinuato: “Parlare di rilancio della centralità dellapersona umana rappresenta persino una ovvietà. Perso-na umana che non va considerata come risorsa per il la-voro, ma come primo e unico valore etico. L’uomo non ècomunque riconducibile al suo lavoro, alla sua produtti-vità. Quale prezzo siamo disposti a pagare per garantirequesta centralità? La regola dello sviluppo umano èquella dell’integralità. Sviluppo di tutto l’uomo e di ogniuomo”. Il Vescovo ha concluso il suo intervento affer-mando: “Dobbiamo assumere da cristiani la responsabi-lità di coniugare in termini di speranza il Vangelo con lavita di tutte le persone umane” e ha annunciato per ilprossimo autunno un incontro con i rappresentanti delle

istituzioni e del mondo politico.Credo che sia la società civile che ilmondo cristiano debbano reagirecon decisione per contrastare ilsentimento di sfiducia sempre piùdilagante soprattutto tra i giovani(cosa ho studiato a fare se poi nontrovo un lavoro in linea con i mieistudi?) e sono anche convinto chesi debba rivalutare l’eticità del la-voro, di qualsiasi lavoro (non sipuò lavorare tutti in banca o inposti dirigenziali) purché finaliz-zato al bene comune e alla realiz-zazione della persona. Non illu-diamoci! Non sarà possibile tro-

vare in tempi brevi, formule che miracolosamente ci fac-ciano uscire da questa situazione: o si cambia radical-mente la prospettiva di crescita e di sviluppo e gli obiet-tivi ad essa correlata o bisognerà rassegnarsi al fatto chebeni e servizi hanno raggiunto un costo limite che nonpuò essere ulteriormente abbassato. La sola possibilità di“concorrenza” imposta dal mercato è quella di limare laforza lavoro e allora avanti con le razionalizzazioni (=li-cenziamenti) o col trasferimento della produzione dove ilcosto della forza lavoro è decisamente più basso (ma nonsi parla di sicurezza, di diritti sindacali e previdenziali, diqualità del prodotto). Ciò non significa che bisogna as-suefarsi alla situazione attuale: al contrario, la speranza(virtù teologale delle fede cristiana) e la fiducia nel futu-ro devono sostenerci e spronarci nella ricerca di nuovevie di realizzazione personale e civile. Ne va della so-pravvivenza stessa della nostra civiltà, del nostro esserecittadini e anche del nostro essere cristiani. Bruno

“Lavoro e sviluppo umano”Note e pensieri in margine al convegno diocesano

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Anche quest’anno, la Chiesa di Bergamoè in festa: sabato 4 giugno 2011 tredici

giovani diaconi sono stati ordinati presbite-ri.Grazie a Bergamo TV chi lo desiderava hapotuto seguire l’avvenimento.La solenne celebrazione si è svolta in Catte-drale ed è stata presieduta dal Vescovo Mons.Francesco Beschi che ha subito rivolto il suosaluto all’assemblea con parole rassicuranti:«Vi saluto con affetto e vi auguro di viverebene questi momenti che sono l’inizio di unavita nuova». Il grazie di monsignor Beschi èandato subito ai genitori dei novelli sacerdoti,alle famiglie, alle comunità, alle persone chehanno trasmesso a loro la fede, al Seminario.

Nella sua omelia si è poi rivolto agli ordinandi,svelando la grandezza del dono del sacerdozioe dicendo loro: “Siete testimoni di speranza,testimoni della presenza e della vita di Gesù”.E il tema della speranza ha aperto la riflessio-ne. “Sappiamo quanto bisogno ne abbiamo.Voi siete testimoni di una speranza che è infi-nitamente più grande di voi.Nella testimonianza del sacerdote vi sono an-che -parole e segni che non sono vostri-” hacontinuato monsignor Beschi “siete mandati adire la Parola del Signore e a compiere i suoigesti. Voi stessi siete diventati un segno dellasua presenza, un sacramento vivente, una vi-vente Parola del Signore. Questa è la vostramissione”.Il Vescovo li ha chiamati “testimonidi Cristo, della sua vita, dell’unità fra la terrae il cielo” e, come spesso fa nelle sue omelie,ha regalato un’immagine, questa volta poetica,ed intimamente profonda: “Il cielo e la terra sitoccano sulla linea dell’orizzonte. Gesù è ilnostro orizzonte, la nostra meta. In Lui la ter-ra e il cielo non sono più separati, ostili, estra-nei. Il cielo e la terra si toccano nel cuore diogni uomo che è fatto di terra e di cielo”.

Dopo l’omelia la liturgia prevede dei momentisolenni, e raggiunge il suo culmine con l’impo-sizione delle mani; la Preghiera Consacrato-ria; l’Unzione Crismale; la consegna del panee del vino e la vestizione degli abiti sacerdotali.Da quel momento i novelli presbiteri possonopartecipare con il Vescovo alla concelebrazio-ne dell’Eucaristia.

“Voi siete testimoni di speranza”

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Anche per chi segue la funzione da casa, leemozioni si susseguono trasformandosi in rin-graziamento al Signore per questo momentodi Grazia.

Ecco i nomi e le parrocchie di provenienzadei tredici nuovi sacerdoti:don Gabriele Bonzi di San Pellegrino Terme,don Daniel Boscaglia di Cologno al Serio,don Alex Carlessi di Sedrina,don Giovanni Crippa di Pontida,don Daniele Filippoli di Cavernago,don Gianpaolo Ghisleni di Bonate Sotto,don Morris Pagnoncelli di Bottanuco,don Simone Pelis di Pedrengo,don Davide Perico di Azzano San Paolo,don Lorenzo Quadri di Torre de’ Roveri,don Mattia Ranza di Fino del Monte,don Davide Rota Conti di Torre Boldonedon Francesco Sanfilippo di Nembro.

* * *

Ho cercato di conoscere un po’ megliochi erano questi giovani, e ciò che più miha colpito è stata la consapevolezza daparte di tutti, che quello che stavano peraffrontare era “una cosa grande” dellaquale sentivano tutto il peso avvertendoun senso di sproporzione tra il loro esse-re e quello che andavano a ricevere.Considerando il fatto che la prima desti-nazione sarà sicuramente in un Orato-rio, il loro pensiero inevitabilmente

corre ai giovani, alle loro attese e alla testimo-nianza che in prima persona saranno chiamati adare.Ma in questa scelta di vita, sentono la felicitàdella loro vocazione e si affidano fiduciosi allapreghiera di tutti, soprattutto delle persone chesono nella prova e che ripongono in loro la spe-ranza per quello che rappresentano.Leggendo le loro interviste, guardandoli involto, ci si rende subito conto della gioia chealberga nei loro cuori e, come riferisce don Pa-squale Pezzoli -Rettore del Seminario-: “Cre-do in questi giovani che diventano preti, leggoin loro una passione vera per il Signore”.Come catechista chiedo al Signore di esserecapace anch’io di far nascere nel cuore dei ra-gazzi che mi affida, questa passione, che chia-ma me in prima persona e la Comunità tutta, adessere testimoni credibili.

Graziella

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Cari fratelli e sorelle,Oggi vorrei continuare a riflettere su come la preghiera eil senso religioso facciano parte dell’uomo lungo tutta lasua storia.

Noi viviamo in un’epoca in cui sono evidenti i segni delsecolarismo. Dio sembra sparito dall’orizzonte di variepersone o diventato una realtà verso la quale si rimane in-differenti. Vediamo, però, allo stesso tempo, molti segniche ci indicano un risveglio del senso religioso, una risco-perta dell’importanza di Dio per la vita dell’uomo, un’esi-genza di spiritualità, di superare una visione puramenteorizzontale, materialedella vita umana. Guar-dando alla storia recente,è fallita la previsione dichi, dall’epoca dell’Illu-minismo, preannunciavala scomparsa delle reli-gioni ed esaltava una ra-gione assoluta, staccatadalla fede, una ragioneche avrebbe scacciato letenebre dei dogmatismi re-ligiosi e avrebbe dissolto il“mondo del sacro”, resti-tuendo all’uomo la sua li-bertà, la sua dignità e la suaautonomia da Dio. L’espe-rienza del secolo scorso, con le due tragiche Guerre mon-diali ha messo in crisi quel progresso che la ragione auto-noma, l’uomo senza Dio sembrava poter garantire.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “Mediantela creazione Dio chiama ogni essere dal nulla all’esisten-za... Anche dopo aver perduto la somiglianza con Dio acausa del peccato, l’uomo rimane ad immagine del suoCreatore. Egli conserva il desiderio di colui che lo chiamaall’esistenza. Tutte le religioni testimoniano questa essen-ziale ricerca da parte degli uomini” (n. 2566). Potremmodire - come ho mostrato nella scorsa catechesi - che nonc’è stata alcuna grande civiltà, dai tempi più lontani finoai nostri giorni, che non sia stata religiosa. L’uomo è persua natura religioso, è homo religiosus come è homo sa-piens e homo faber: “il desiderio di Dio - afferma ancora

il Catechismo - è inscritto nel cuore dell’uomo, perchél’uomo è stato creato da Dio e per Dio” (n. 27). L’imma-gine del Creatore è impressa nel suo essere ed egli sente ilbisogno di trovare una luce per dare risposta alle domandeche riguardano il senso profondo della realtà; risposta cheegli non può trovare in se stesso, nel progresso, nellascienza empirica. L’homo religiosus non emerge solo daimondi antichi, egli attraversa tutta la storia dell’umanità.A questo proposito, il ricco terreno dell’esperienza umanaha visto sorgere svariate forme di religiosità, nel tentativodi rispondere al desiderio di pienezza e di felicità, al biso-

gno di salvezza, alla ricercadi senso. L’uomo “digitale”come quello delle caverne,cerca nell’esperienza reli-giosa le vie per superare lasua finitezza e per assicu-rare la sua precaria avven-tura terrena. Del resto, lavita senza un orizzontetrascendente non avrebbeun senso compiuto e la fe-licità, alla quale tendia-mo tutti, è proiettataspontaneamente verso ilfuturo, in un domani an-cora da compiersi. Il

Concilio Vaticano II, nella DichiarazioneNostra aetate, lo ha sottolineato sinteticamente: “Gli uo-mini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditienigmi della condizione umana, che ieri come oggi turba-no profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uo-mo [- chi sono io? -], il senso e il fine della nostra vita, ilbene e il peccato, l’origine e lo scopo del dolore, la via perraggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la san-zione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile misteroche circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la no-stra origine e verso cui tendiamo” (n. 1). L’uomo sa chenon può rispondere da solo al proprio bisogno fondamen-tale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora diessere autosufficiente, egli fa l’esperienza di non bastare ase stesso. Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o aqualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deveuscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmarel’ampiezza e la profondità del suo desiderio.

BENEDETTO XVISolo Lui può colmare

l’ampiezza del nostro desiderio

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L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia dieternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore,un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’As-soluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l’uomosa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di po-terlo pregare. San Tommaso d’Aquino, uno dei più gran-di teologi della storia, definisce la preghiera “espressionedel desiderio che l’uomo ha di Dio”. Questa attrazioneverso Dio, che Dio stesso ha posto nell’uomo, è l’animadella preghiera, che si riveste poi di tante forme e moda-lità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia epersino il peccato di ciascun orante. La storia dell’uomoha conosciuto, in effetti, svariate forme di preghiera, per-ché egli ha sviluppato diverse modalità d’apertura versol’Altro e verso l’Oltre, tanto chepossiamo riconoscere la preghie-ra come un’esperienza presentein ogni religione e cultura.

Infatti, cari fratelli e sorelle, co-me abbiamo visto mercoledìscorso, la preghiera non è legataad un particolare contesto, masi trova inscritta nel cuore diogni persona e di ogni civiltà.Naturalmente, quando parlia-mo della preghiera come espe-rienza dell’uomo in quanto ta-le, dell’homo orans, è neces-sario tenere presente che essaè un atteggiamento interiore,prima che una serie di prati-che e formule, un modo di es-sere di fronte a Dio prima cheil compiere atti di culto o ilpronunciare parole. La pre-ghiera ha il suo centro e af-fonda le sue radici nel piùprofondo della persona; perciò non è fa-cilmente decifrabile e, per lo stesso motivo, può esseresoggetta a fraintendimenti e a mistificazioni. Anche inquesto senso possiamo intendere l’espressione: pregare èdifficile. Infatti, la preghiera è il luogo per eccellenzadella gratuità, della tensione verso l’Invisibile, l’Inattesoe l’Ineffabile. Perciò, l’esperienza della preghiera è pertutti una sfida, una “grazia” da invocare, un dono di Coluial quale ci rivolgiamo.

Nella preghiera, in ogni epoca della storia, l’uomo consi-dera se stesso e la sua situazione di fronte a Dio, a partireda Dio e in ordine a Dio, e sperimenta di essere creaturabisognosa di aiuto, incapace di procurarsi da sé il compi-mento della propria esistenza e della propria speranza. Ilfilosofo Ludwig Wittgenstein ricordava che “pregare si-

gnifica sentire che il senso del mondo è fuori del mon-do”. Nella dinamica di questo rapporto con chi dà sensoall’esistenza, con Dio, la preghiera ha una delle sue tipi-che espressioni nel gesto di mettersi in ginocchio. E’ ungesto che porta in sé una radicale ambivalenza: infatti,posso essere costretto a mettermi in ginocchio - condi-zione di indigenza e di schiavitù -, ma posso anche ingi-nocchiarmi spontaneamente, dichiarando il mio limite e,dunque, il mio avere bisogno di un Altro. A lui dichiaro diessere debole, bisognoso, “peccatore”. Nell’esperienzadella preghiera la creatura umana esprime tutta la consa-pevolezza di sé, tutto ciò che riesce a cogliere della pro-pria esistenza e, contemporaneamente, rivolge tutta sestessa verso l’Essere di fronte al quale sta, orienta la pro-

pria anima a quel Mistero da cui si atten-de il compimento dei desi-deri più profondi e l’aiutoper superare l’indigenza del-la propria vita. In questoguardare ad un Altro, in que-sto dirigersi “oltre” sta l’es-senza della preghiera, comeesperienza di una realtà chesupera il sensibile e il contin-gente.

Tuttavia solo nel Dio che si ri-vela trova pieno compimento ilcercare dell’uomo. La preghie-ra che è apertura ed elevazionedel cuore a Dio, diviene cosìrapporto personale con Lui. Eanche se l’uomo dimentica ilsuo Creatore, il Dio vivo e veronon cessa di chiamare per primol’uomo al misterioso incontrodella preghiera. Come afferma ilCatechismo: “Questo passod’amore del Dio fedele viene

sempre per primo nella preghiera; il passo dell’uomo èsempre una risposta. A mano a mano che Dio si rivela erivela l’uomo a se stesso, la preghiera appare come unappello reciproco, un evento di alleanza. Attraverso pa-role e atti, questo evento impegna il cuore. Si svela lungotutta la storia della salvezza” (n. 2567).

Cari fratelli e sorelle, impariamo a sostare maggiormentedavanti a Dio, a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, im-pariamo a riconoscere nel silenzio, nell’intimo di noistessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla pro-fondità della nostra esistenza, alla fonte della vita, allasorgente della salvezza, per farci andare oltre il limitedella nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapportocon Lui, che è Infinito Amore. Grazie.

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Una esorbitante emanazione di rumore, di chiasso,di parole copre la dolce parola di Dio che attraver-

so il creato parla, anzi narra la gloria di Dio.I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani an-nuncia il firmamento (sal. 19). Dio ci parla nel silenziodelle sue opere, la natura comunica attraverso il suo elo-quente silenzio la grandezza di Dio Creatore.Il discorso sulla eloquenza di Dio attraverso le vestigia delCreatore ci torna proprio ad hoc, in questo tempo in cuiognuno pensa alla programmazione delle vacanze ristora-trici e ricreatrici di energie psichiche, mentali e fisiche.Uno spazio dedicato al silenzio contemplativo si rendenecessario per porre rimedio ai bombardamenti deimass-media, al chiacchiericcio che avvolge e penetraogni ambiente. Abbiamo bisogno di tornare alle fonti dacui scaturisce la parola vera.Parola creatrice che è un “dabar”, cioè parola che ricreanoi stessi parola umana, che crea un uomo nuovo secon-do il progetto di Dio.Un uomo non più materialista preda dei suoi istinti o deirichiami delle cose futili, ma un uomo con una caricaumana pienamente evangelizzata.Un uomo e una donna che sanno vivere le beatitudini deimiti, per cui erediteranno la terra.La terra per Israele è il dono più gradito, perché una per-sona senza terra e senza casa è come uno schiavo. Unuomo e una donna che sanno condividere anche il poco,

che non imbandiscono una mensa abbondante, mentre ilpovero bussa alla loro porta per cercare il necessario.Un uomo e una donna che sappiano farsi carico del-l’educazione dei giovani attingendo alle profondità delproprio silenzio e sappiano trasmettere ciò che essi han-no gustato nel silenzio.Un uomo e una donna che non hanno paura di compro-mettersi per la giustizia e la pace, che non hanno biso-gno di accumulare beni per il loro domani, perché sannoche l’Artefice di ogni cosa, come “provvede agli uccellidel cielo e ai gigli del campo” provvede anche all’uomoche si fida di lui. Dio parla nel silenzio, lo vediamosull’esempio di Elia quando viene a trovarsi sul monteOreb: «Il Signore gli disse “Esci e fermati sul monte allapresenza del Signore”, ed ecco il Signore passò. Ci fu unvento impetuoso e gagliardo ma il Signore non era nelvento; dopo il vento un terremoto ma il Signore non eranel terremoto; dopo il terremoto un fuoco ma il Signorenon era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brez-za leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il man-tello e venne a lui una voce» (1 Re 19, 11-13)E finalmente Elia percepì nel silenzio la presenza del Si-gnore. Dobbiamo fare spazio a Dio soprattutto nell’inti-mo del cuore dove avviene la vera conversione. Tantevolte siamo tentati di ribellarci perché tace, ci lascia neinostri dubbi e interrogativi e non cogliamo gli errori incui possiamo cadere.

Silenzio e preghieranutrimento d’amore

GIORNATE EUCARISTICHE

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Il suo linguaggio è sottile e può essere percepito solo nelsilenzio, facendogli spazio, allontanando immagini edesideri contrari alla sua volontà.L’attaccamento al peccato è il primo impedimento; poivi è il gusto smodato dei piaceri mondani, perciò perparlargli è necessario spegnere ogni attaccamento allecose della terra per accedere ai beni divini. È un eserci-zio che si prolunga nel tempo. Per entrare nel Suo silen-zio non dobbiamo avere paura delle purificazioni che ciattendono, ma dobbiamo abbandonarci ad esse con fidu-cia, pazienza e serenità d’animo, sicuri che ce ne verràun dono incommensurabilmente maggiore.Dal silenzio scaturisce l’ascolto della parola accolta di-latando il cuore e favorendo un dialogo d’amore che di-venta preghiera. La preghiera Shemà Israel (Dt.6,6-8) èla preghiera che il pio israelita recitava più volte al gior-no per predisporre l’animo all’ascolto. Anche noi uomi-ni e donne del nostro tempo non dobbiamo lasciarcisfuggire l’invito: ascolta o cristiano. Ascolta nel sensodi obbedire; non mi ascolti - dice la madre al proprio fi-glio - cioè non segui i miei consigli. Nell’adorazionesiamo invitati ad ascoltare questo eloquente silenzio:ascolta le emozioni che il Signore ti suggerisce, prenditra le mani il Vangelo, il libro per eccellenza, aprilo eascolta ogni parola poiché in esso vi è lo spirito del Ver-bo incarnato che ti parla. Ascolta e prega tu o giovane,che porti in mano le sorti di un mondo futuro che saràmigliore o peggiore secondo le tue scelte.Ascolta o adolescente, tu che fremi perché al più prestovorresti essere uomo o donna maturo, vivi bene questomomento di transizione per preparati all’ascolto, per po-ter discernere ciò che è valido e vale la pena di vivere.Quando ti poni davanti al tabernacolo adora e lasciaemergere quanto di buono di bello e di costruttivo il Si-gnore ti ha ispirato. Adora parla all’Eterno a cuore cuorecome all’amico più caro e fidato. Ascolta e prega.

La preghiera è 1’ humus vitale come è l’aria che respi-riamo, deve essere il nostro secondo abito la marcia inpiù che ci fa affrontare le difficoltà il segreto della nostrafelicità. La gioia di vivere una presenza che scalda ilcuore infondendo in esso il senso della vita, liberandocida ogni condizionamento e da ogni spirito di sopraffa-zione.Dico a te giovane non perdere tempo a sognare ad eva-dere verso desideri irrealizzabili e inutili cerca di farebene i tuoi doveri anche i più piccoli pregando il tuo Si-gnore che ti dia la forza di essere fedele. L’esempio dellaMadonna ci porti a dire tanti bellissimi “SI” alla volontàdi Dio come una bella corona di fiori da offrire a Gesù.Pregala perché essa è mamma premurosa e attenta ai bi-sogni dei suoi figli: con un’ave, una breve invocazione,un segno di croce prima di uscire di casa, prima dei pa-sti, prima di una decisione importante, è il modo permettere in moto nella tua interiorità un processo di cre-scita e di consapevolezza di essere davanti ad una “Pre-senza” che da un senso alle tue scelte. Coltivando lo spi-rito di preghiera avrai una gioia in più, quella di godereuna pace intramontabile, una propensione al perdono eall’accoglienza, che fa uomo libero di amare. Questo èciò che ci auguriamo tutti di vero cuore con l’aiuto diDio.

Le Monache francescane di clausura

La preghiera, la lettura la meditazione e la contempla-zione riempiono il “vuoto” apparente della solitudine edel silenzio con la realtà della presenza di Dio, e in talmodo veniamo a conoscere il vero valore del silenzio, ea sperimentare il vuoto e la futilità di quelle forme di di-strazione e di inutile comunicazione che non danno al-cun contributo alla serietà e semplicità della preghiera.

(Thomas Merton)

Gruppo Adolescenti durante l’adorazione eucaristica - Toscana 2mila10

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L’educazione e la formazione dell’uomoLa formazione dell’uomo si articola nelle istanze del-l’identità, della libertà, della relazionalità. Queste ri-spondono alle domande esistenziali di chi si è (identi-tà); chi si vuole diventare (libertà); come si vuole vive-re (relazione)

IdentitàPer quanto riguarda la prima istanza, è noto che la for-mazione dell’identità avviene di norma con il riferi-mento a dei criteri che costituiscono una sorta di “con-fine” tra due determinate realtà. Il confine, per un ver-so, separa e divide una realtà da un’altra, una nazionedall’altra, un’istituzione dall’altra, per un altro verso,costituisce l’elemento che consente l’identificazione disé. Il confine separa e divide, ma non allontana; tienedistinte e allo stesso tempo vicine due realtà. Queste,infatti, continuano ad essere contigue, a confinare, ap-punto, a delineare qualcosa insieme. I criteri più noti epiù comuni per determinare l’identità di ciascun indivi-duo vanno dal radicamento in una specifica comunità,all’appartenenza a una tradizione religiosa e a una sto-ria particolare, alla condivisione di una lingua e di unpatrimonio culturale. Il processo identitario mediantel’assimilazione di questi criteri può svilupparsi comel’innalzamento di una barriera che tende a chiudere, aisolare, a difendere l’identità di un soggetto contro in-fluenze esterne, portando a fenomeni di intolleranza, diarroganza, di fondamentalismo, o può svilupparsi co-me l’apertura al confronto, al dialogo con il “diverso”,all’incontro con l’altro, così come avviene nella pro-spettiva psicologica dell’identità individuale nella qua-le ogni singolo individuo si costruisce in tempi, modi eambienti diversi, crescendo nella relazione, negli affet-ti, nei rapporti interpersonali.L’identità è una realtà molto complessa e articolata.Non è la stessa cosa, per esempio, parlare di identitàbiologica, identità politica, identità religiosa, identitàculturale, identità sociale di una persona, e così via.Tutte queste manifestazioni di identità sono una decli-nazione al plurale della stessa essenza di identità.L’esperienza ci insegna, infatti, che un singolo uomoed una singola donna possono essere considerati secon-do la loro credenza religiosa o la loro appartenenza po-litica o nazionalità geografica o stato sociale. Bisognadistinguere sempre, perciò, i segmenti di identità e la

risultante dell’identità. L’identità, in se stessa, è sem-plicissima, tanto è vero che viene continuamente rico-nosciuta da tutti senza difficoltà, ma al tempo stesso faproblema perché non è mai chiaramente definito il rap-porto tra i cambiamenti che l’identità stessa può tolle-rare e quelli che la distruggono. In qualche modo, tuttosi gioca nella dialettica tra gli accidenti che cambiano ela sostanza che deve permanere nella sua consistenza enei cosiddetti principi di vera unità.Proprio per questa polivalenza dell’identità, è necessa-rio ribadire chiaramente che l’identità da promuovere èquella personale, che viene prima di tutte le altre formedi identità e delle quali costituisce la base portante. Lariaffermazione dell’identità personale è oggi più chemai necessaria, per il fatto che, nella crisi generalizzatadi riferimenti ideologici sicuri, si è ormai al trionfo del-l’indistinto, cioè di una caratteristica sfuggente di tuttoil mondo contemporaneo dove le identità storiche, na-zionali o ideologiche che siano, si dissolvono e al loroposto si insedia un insieme di comportamenti (di con-sumo, di comunicazione di massa, di mobilitazioneemotiva) strutturalmente troppo labili e generici pergarantire nuove e significanti identità.

LibertàLa seconda istanza è la libertà. Ora, per l’antropologiacristiana, la libertà è il segno altissimo dell’uomo crea-to a immagine di Dio.Anzitutto, va rilevato che la concezione dell’immaginesottolinea che tutto l’uomo è immagine di Dio, nel sen-so che la dimensione dell’immagine, in stretto rapportodi dipendenza dall’archetipo personale che è Dio, siestende anche alla realtà corporea e non rimane confi-nata solo nella realtà spirituale (cf Gal, 5; 1 Ts 5, 23-24). Nel passato, lontano e vicino, è spesso prevalsanella teologia e nella pedagogia spirituale del mondooccidentale un’antropologia dualistica che, penaliz-zando il corpo e privilegiando lo spirito, produsse unsoggetto angelicato, slegato da vincoli corporei e mate-riali. Nel presente, soprattutto nel mondo adolescenzia-le e giovanile, si avverte una situazione di disagio nelmodo di gestire il rapporto con la propria corporeità,quasi si facesse fatica a concepire in unità esistenzialela dimensione spirituale-mentale-psichica e quella ma-teriale corporea. Gli estremi opposti di questo disagiosi manifestano con il rifiuto del corpo o con la sua esal-

Appuntamento sulla famigliae sull’emergenza educativa

(Continua)

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tazione quasi feticistica, che producono una “corporei-tà inventata”. Una corretta teologia dell’immagine cor-regge questa visione riduttivistica dell’uomo e delladonna e ne rivaluta la dimensione integrale di spiritoincarnato.In secondo luogo, la concezione dell’immagine sottoli-nea anche che tutti gli uomini sono immagine di Dio (cfGal 3, 28; Ef 2). L’estensione dell’immagine a tutti gliuomini, oltre a costituire la base della vera universalitàdella natura umana, è anche la base di una vera demo-craticità ed uguaglianza degli uomini. Mentre, infatti,nella tradizione delle religioni orientali solo i sovranierano considerati rappresentanti delle divinità naziona-li, nella tradizione biblica ogni uomo in quanto tale èuna manifestazione di Dio.In terzo luogo, la concezione dell’uomo immagine diDio afferma che l’uomo è uomo davanti a Dio (Cf Rm 8,37-39). Questo fatto evidenzia la radicale relazionalità diogni essere umano, documentata sin dai primordi dellastoria della salvezza. È esperienza condivisa, d’altra par-te, che l’uomo vive di relazione, che ha bisogno dellosguardo d’un altro per essere veramente se stesso. Que-sto altro, per l’autore biblico, non può che essere Dio.L’uomo è immagine non di se stesso, ma di un Altro cheegli non riuscirà mai ad afferrare e che gli sfuggirà con-tinuamente. I due termini ebraici che indicano immaginee somiglianza, selem e demut, evocano una copia cheesiste solo in dipendenza dal suo modello. Perciò, il testobiblico intende affermare che per l’uomo vivere in dialo-go non solo con il suo simile, la donna, ma anche con ilsuo dissimile, Dio, è una necessità assoluta. Come la co-pia non la si può capire se non in rapporto al suo model-lo, così non si può comprendere l’uomo se non in rappor-to e in dipendenza da Dio. L’uomo è il tu di Dio nellastessa misura in cui Dio è il tu dell’uomo.

RelazionalitàLa terza istanza è la relazionalità. Una costante del pro-cesso identitario è senza dubbio la dimensione dialogi-ca dell’esistenza umana, attestata dalla saggezza anticae moderna che ha sempre considerato l’uomo come un“animale sociale”.L’esistenza dell’individuo, all’alba della sua avventu-ra umana, per così dire, inizia con lo sguardo della ma-dre che ogni neonato attira su di sé. Grazie a quellosguardo materno, il neonato si sente accolto, ricono-sciuto, amato. Alla sua nascita, il piccolo di un uomonon si distingue radicalmente da quelli delle altre spe-cie animali, per esempio le scimmie superiori: il bam-bino aspira a essere confortato, scaldato e nutrito, cosìcome i piccoli delle scimmie. Ma ci sono delle grossedifferenze. Una differenza molto significativa è che aun’età corrispondente più o meno alla settima o ottava

settimana di vita, il lattante fa un gesto che non hauguali nel mondo animale. Egli non si accontenta piùdi guardare la madre. Questo lo fa dal momento stessodella sua nascita. Ma egli cerca di catturare il suosguardo, per esserne guardato. Ricerca e contempla losguardo che lo contempla. Questo è l’avvenimentoprimordiale grazie al quale il bambino entra in unmondo inequivocabilmente umano.Se si tiene conto di questo dato sperimentato universal-mente, si conviene nel ritenere che la relazione con glialtri sia il cuore stesso della nostra umanità. L’altro ef-fettivamente nella storia di ognuno precede e non segueil nostro io. Il nostro senso di identità, la possibilità didire io dipende infatti dal fatto che qualcuno ci abbia ri-volto la parola, lo sguardo, l’affetto, ci abbia detto tu, ri-conoscendoci e volendoci nella nostra specificità e di-versità. La formazione di una coscienza dialogica e re-lazionale, perciò, dovrebbe essere alla base di ogni per-corso educativo: essere persone e cittadini di dialogo edi relazione è condizione indispensabile per lo sviluppodi un’identità e di una soggettività capace di aprirsi al-l’altro, al mondo, alla realtà, senza paure di essere assor-biti e fagocitati. Anzi, l’apertura ai bisogni dell’altro di-venta chiave di accesso per comprendere se stessi, inuna tensione costante fra appartenenza/identità e rela-zione/alterità. È in questa tensione permanente tra iden-tità/appartenenza e alterità/relazione che l’esperienzaumana si apre o alla gioia dell’incontro o all’amarezzadell’esclusione e del rifiuto.La società occidentale, ricca e supertecnologica, è po-polata di uomini e donne disperati che vagano in un de-serto popolato di oggetti, alla ricerca affannosa della fe-licità. La felicità inseguita è quella della piena gratifica-zione dei desideri, dei sogni, confusamente nutriti dalproprio ego. Questa società fondamentalmente indivi-dualistica ed egoista fa dimenticare spesso che la ric-chezza della vita umana si manifesta essenzialmentenella gratuità delle relazioni. Ogni essere umano ha bi-sogno di essere amato ed accolto, di amare e di acco-gliere. Questa società, invece, propone come unica real-tà accettabile e fondante quella del possesso. Anche i fi-gli sono un possesso che deve essere conseguito con lagaranzia della legge. Si afferma sempre più la convin-zione che avere un figlio, magari solo per metà proprio,sia un diritto insindacabile, che viene prima di ogni altrodiritto, compreso quello della salute. Si pensa che siapossibile vincere i limiti imposti dall’età e dalla sterilità,e, pur di superarli, ci si sottopone a qualsiasi esperimen-to che può essere tentato dalle biotecnologie.In conclusione, ricordiamoci che secondo RomanoGuardini, si insegna prima con quello che si dice, poicon quello che si fa, infine con quello che si è. Per esserebuoni educatori, allora, bisogna essere buoni cristiani.

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Quello che era da principio, quello che noi abbiamoudito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi,

quello che contemplammo e che le nostre mani toccaro-no del Verbo della vita.La vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciòdiamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, cheera presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello cheabbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi,perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostracomunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia pie-na.(1 Gv 1, 1-4).Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno cre-duto? Come crederanno in colui del quale non hanno sen-tito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcunoche lo annunci? E come lo annunceranno, se non sonostati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi dicoloro che recano un lieto annuncio di bene!Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia:Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? Dunque,la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola diCristo. (Rom 10, 14-16).

Se la fede è dono e nasce sempre dalla testimonianza dialtri, in se stessa ha la forma del riceversi da Altro e da al-tri. Essa è in se stessa generata e generante (si vedano i te-sti appena citati: 1 Gv 1, 1-4; Rom 10, 14-16).Non a caso l’esperienza della paternità - maternità nellospirito ha segnato fortemente fin dall’inizio l’esperienzacristiana. Fin dall’inizio c’è qualcuno che è generato allafede e c’è qualcuno che genera alla fede. O, meglio, cia-scuno è generato e genera alla fede. Nelle maniere più di-verse.Nella Prima Lettera ai Tessalonicesi, al Capitolo secon-do, Paolo si dice fratello, padre e madre. Lui, generato al-la fede, cammin facendo scopre una generatività nelloSpirito, che non riesce a definire in maniera univoca: è,insieme, figlio generato alla fede, fratello che si accom-pagna al cammino, padre che guida e sostiene, madre chegenera e cura. Imparerà, così, a far vibrare il proprio cuo-re, a scoprire un’umanità nuova in sé, un modo nuovo ediverso di essere uomo e cristiano. Impara a diventare pa-dre, madre, fratello. Nelle Lettere ai Romani e ai Galati,Paolo in qualità di “padre”, “madre”, “fratello” aiuterà arileggere la vita sotto la guida dello Spirito, come uncammino di maturazione che passa costantemente attra-verso una tensione, una lotta tra la “carne” e lo “spirito”:Ecco dunque messa in luce la situazione presente del cri-stiano: essa comporta tensioni e lotte. Sin dal momento

del battesimo, il credente è consegnato allo Spirito santoe si trova sotto il suo influsso, in tutta verità. In lui lo Spi-rito dispiega instancabilmente la sua attività, per lo piùall’insaputa del battezzato, apparentemente incapace diprenderne coscienza. Ma in lui abitano anche un’altraforza e un’altra attività che, a loro volta, sono difficil-mente localizzabili o identificabili e che segnano tutta lasua esistenza di un’ambiguità insormontabile. È questodinamismo, estraneo alla vita dello Spirito, che Paolo in-dica con il termine carne (... ).Tutta la nostra esistenza cristiana si svolge al tempo stes-so nella carne e nello Spirito, il che rende particolarmentearduo il discernimento da operare tra i due (A. Louf, Ge-nerati dallo Spirito. L’accompagnamento spirituale oggi,Magnano, 1994, Qiqajon, 17-18).E, potremmo aggiungere, rende particolarmente difficileil cammino di maturità cristiana.

Nella storia della Spiritualità questa esperienza continuaa segnare profondamente il cammino di molti credenti,che, dall’esperienza spirituale accolta, vissuta e riletta,traggono, nella carità, sotto la guida dello Spirito, la forzadi diventare padri e madri, vivendo così un modo raffina-to e forte di vivere il cammino cristiano (Non è amore,fraternità, comunione, questo? E non apre prospettivenuove? Non fa crescere nella maturità chi assume la for-ma ed il servizio della paternità - maternità facendo, così,crescere altri?).Sarebbe interessante accostare in questa prospettiva i Pa-dri del Deserto e le Madri del Deserto, con il loro sforzodi rilettura, insieme, della Parola e dell’animo umano finnei suoi meandri più riposti, con una sagacia ed una pro-fondità ancora stupefacenti, capaci, così, di far crescerealtri e di crescere con loro.Gregorio Magno, nella Regola Pastorale, consegna e tra-smette un’esperienza approfondita di ascolto - incontro -crescita, che si preoccupa, tra l’altro, insieme di ciascunoe della crescita di tutta la Comunità.Nel Medioevo sono molte le esperienze di paternità, ma-ternità e fraternità esercitate da figure significative, comeFrancesco e Domenico, Chiara e Caterina da Siena - percitarne alcune - che, in condizioni storiche nuove intrave-dono ed iniziano percorsi nuovi di sequela Christi, sottola guida dello Spirito.’esperienza di Ignazio di Loyola e la paternità - maternitàdi Giovanni della Croce e Teresa d’Avila, in un momentostorico nel quale incomincia ed emergere il soggetto edincominciano ad essere valorizzati in maniera forte gliaspetti emotivi-affettivi dell’esperienza umana, mettono

Diventare padri e madri nello SpiritoAuto-formazione e accompagnamento

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in movimento tutto un lavoro di rilettura della propriaesperienza, ed aprono la strada al discernimento cristia-no. Proprio così contribuiscono in maniera seria alla ri-forma ed al rinnovamento della Chiesa.Sarebbe interessante prestare attenzione anche al presen-tarsi di figure capaci di crescere e di diventare padri e ma-dri, in questi ultimi decenni. Si potrebbero incontrare legrandi figure ecclesiali - come Giovanni XXIII o Paolo VI- capaci di leggere i segni dei tempi e di aprire cammino“nuovo” di maturità per la Chiesa e per i Cristiani, chepassa attraverso il ripensamento del proprio collocarsinella storia e di dialogare con essa. E si potrebbero incon-trare anche figure significative di preti e laici che apronostorie di ri-lettura dell’esperienza cristiana e che tentano didare forme nuove e di aprire percorsi rinnovati sulle stradedella sequela Christi (Madre Teresa, Frère Roger di Taizé,Enzo Bianchi, Madre Canopi, d. Giuseppe Dossetti e mol-ti altri). A partire dalla propria esperienza o dalla propriaricerca e dalla consapevolezza della necessità di trasmet-

tere ad altri o di condividere con loro il proprio cammino,essi diventano spesso padri o madri, fratelli o sorelle dimolte altre persone. D’altra parte spesso l’esigenza di vi-vere in Comunità nasce proprio dalla scoperta che propriola fraternità è necessaria per poter vivere il Vangelo.Ad attraversare tutta la storia, però, non sono solo legrandi figure, che per altro, non sono mai isolate, madanno voce o aprono strade a moltitudini di fratelli, sorel-le, figli e figlie. C’è il cammino che le Comunità cristiane- ed in esse tanti preti, religiosi e religiose, laici e laiche -compiono per trasmettere la fede ed educare ad essa, peraiutare i cristiani a leggere l’esperienza dello Spirito in sée a trasmetterla o condividerla con altri. C’è il lavoro ditanti genitori cristiani che trasmettono la fede ai loro figlinella maniera più naturale possibile. E che scoprono pro-prio così la rilevanza ed il gusto della fede giocata nelquotidiano, nelle piccole cose di ogni giorno; che impa-rano, insegnando ai figli, ad intessere vita e fede, fede evita. Vescovo Francesco

18 giugno • Coscritti 1941 28 maggio • Coscritti 1971

2 giugno 2011I coetanei del 1946 si sono ritrovati per festeggiare i loro “stupendi”65 anni in visita alla Certosa di Pavia. A tutti tanti cari auguri...

15 luglio 2011I Sigg. Orsola Ceroni e Ivo Zanchi taglianoil traguardo dei 50 anni di matrimonio.Dai parenti un augurio speciale per questagioiosa ricorrenza. Auguri

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Con una cena, alla quale hanno partecipato sessan-ta persone (le alunne con i loro familiari ed ami-

ci, le insegnanti volontarie e qualche simpatizzante)si è concluso il terzo corso d’italiano “Donne che aiu-tano donne”. Il festoso incontro conviviale si è effet-tuato sabato 14 maggio nella sala pranzo dell’orato-rio di Ambria e don Claudio è stato, come sempre,squisito anfitrione.Cucina esotica e piatti tipici delle più svariate nazio-nalità.Sì, certo, perché quest’anno il corso è statofrequentato da donneprovenienti dal Maroc-co, dal Ghana e dal To-go, dalla Costa D’Avo-rio, dal Senegal, dal-l’Egitto e dall’Eritrea,dalla Thaylandia e dalBangladesh, dall’Al-geria e dal Madaga-scar, dalla Bosnia edalla Romania, dalleFilippine e dal Giappo-ne. Sono passate per lanostra scuola ben qua-rantadue alunne nel-l’arco di quest’annoscolastico, che è statosuddiviso in due trime-stri: dal 7 ottobre al 18dicembre 2010 e dal 3febbraio al 16 aprile2011.Gli incontri - lezione sisono tenuti presso i locali della Scuola Secondaria diprimo grado di Zogno, ogni giovedì e sabato, dalle ore14.00 alle ore 16.00; aver potuto disporre delle aule didisegno e di musica poste al piano terreno si è rivelatoveramente molto positivo perché i bambini che lemamme-studentesse portano con sé, hanno potutousufruire dell’ampio e riscaldato corridoio antistante.A turno, alcune alunne dell’istituto Turoldo hanno ef-fettuato l’operazione “baby-sitteraggio”, sotto la gui-da preziosa e attenta della signora Lisetta o di un’altravolontaria.Nel complesso il corso ha avuto buoni risultati anche

se non sono mancate difficoltà. Il problema più gros-so (non certamente l’unico!) per le donne straniere èquello del trasporto: come raggiungere in tempo lascuola con i mezzi pubblici, per di più se nevica opiove e se ci sono bambini al seguito? A volte certemamme sono eroiche!Per la programmazione scolastica è di grande “im-piccio”, la discontinuità delle presenze, più ancoradella diversa provenienza e dei diversi curricula sco-

lastici. Ci si può ritro-vare con sei o settedonne oppure conventi e più. Questo si èverificato in modoparticolare nei mesi dimarzo e aprile, quandoalcune persone si sonopresentate per esserepreparate all’esame diitaliano per ottenere ilprolungamento delpermesso di soggior-no. È stata una bellaimpresa, ma ce l’ab-biamo fatta!Un giovedì mi prepara-vo per la scuola, di cor-sa, e mi è stato chie-sto:” Che cosa insegnioggi, mamma?” “Nonlo so!” ho risposto for-se un po’ disarmata,convinta però che qual-che cosa io l’avrei sicu-ramente imparata.

Nella speranza di poter continuare in futuro, gratitu-dine sincera a tutti coloro che hanno permesso la rea-lizzazione del corso: alla Caritas, al Dirigente Scola-stico, alla D.S.G.A. ed ai collaboratori dell’ IstitutoComprensivo di Zogno, alle volontarie e, in primis, atutte le donne non italiane che hanno avuto voglia diimparare!In maniera molto, molto semplice, alla fine del corsosiamo riuscite nell’impresa ed abbiamo realizzato ilCD “Canti di donne dal mondo”, che raccoglie nin-ne-nanne, canti popolari e filastrocche di varia pro-venienza. Grazia

Caritas InterparrocchialeDonne che aiutano Donne 2010/2011

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Anche quest’anno, a distanza di due anni, la nostra co-munità ha voluto celebrare il ricordo di una persona,

Barbara Aramini, che ha lasciato un’impronta indelebilenel cuore di chi ha avuto la fortuna (e il piacere) di condi-videre un tratto di strada con lei. E, come lo scorso anno(siamo infatti giunti alla seconda edizione), il ricavatodella tre giorni di eventi e iniziative è stato devoluto a Te-lethon, un’associazione che Barbara aveva sostenuto epromosso sul nostro territorio con anima e corpo.Questo vuole solo essere un’umile rendiconto delle emo-zioni che il ricordo di lei e la passione profusa nella rea-lizzazione dell’evento hanno suscitato in chi scrive e intutti coloro che hanno contribuito a fare di questa tregiorni un’esperienza a suo modo indimenticabile. Certo,non sono mancate le difficoltà, sia dal punto di vista or-ganizzativo che dal punto di vista strettamente umano (sipensi, ad esempio alla scelta delle iniziative da proporre,al tentativo di offrire un “pacchetto” che soddisfasse ipartecipanti e, allo stesso tempo, fosse in sintonia con lospirito stesso dell’evento); ma queste stesse, unitamentealla consapevolezza che il confronto e il dialogo, attra-verso il semplice trovarsi insieme, e nonostante la (o, for-se, grazie alla) diversità di ognuno di noi, possono sem-pre contribuire a costruire un edificio solido, hanno per-messo di realizzare al meglio quanto ci si era proposti diallestire.A partire dalla serata culturale che, venerdì 27 maggio, haaperto, messo in moto l’intera macchina organizzativa. Siè trattato di un dibattito, che si è prolungato fino a quasimezzanotte, sul tema della vita e, in particolare sulla vitaintesa come dono e come diritto. Grazie agli interventi didon Massimo Epis e del prof. Piercarlo Gentili ma, so-prattutto, alla partecipazione attiva degli allievi di quartaliceo dell’Istituto Turoldo, ne è scaturita una riflessioneche, se non altro per chi vi scrive, rimarrà scolpita (Al-zheimer permettendo) nella memoria. Dalle suggestionipoetiche di Neruda alla provocazione che la consapevo-lezza dell’essenza del vivere nasce e trae origine dallameraviglia di fronte al miracolo del semplice atto del re-spirare; dalla profonda riflessione sugli elementi struttu-rali che caratterizzano, indipendentemente dalle posizioniideologiche di ognuno, il vivere dell’uomo (l’indisponibi-lità dell’origine della vita, la “condanna” a dover cercare,in ogni vissuto e per ogni passo, la felicità, la consapevo-lezza che questa debba poter essere cercata nel rispettodelle prerogative dell’altro, che erge la giustizia a criteriodi ricerca, e, infine, la prospettiva che l’unione sinteticafra ricerca della felicità e senso di giustizia debba poter es-sere trovata nell’amore) alle emozioni evocate da “Il cer-

chio della vita”, colonna sonora de “Il re leone”; dalla si-gnificativa rilettura della storia dell’universo quale storiadi un procedere incessante dal caos all’ordine, all’inci-denza che la tecnica e il progresso hanno (e avranno ancorpiù in futuro) nella definizione dei confini e dei tratti es-senziali della vita; dalla difficoltà di poter trovare le paro-le adatte per definire questi ultimi, specie se si tiene contodelle esperienze estreme con i (e degli interrogativi susci-tati dai) malati terminali, alla cura silenziosa che ognunodi noi, indipendentemente da ciò che pensa, è chiamato adoffrire a chi si trova in difficoltà; fino alle domande, sen-tite, meditate e filosoficamente rilevanti, dei ragazzi chesedevano in platea ed hanno dimostrato, oltre ad una ca-pacità di ascolto significativa, una capacità di ri-flessioneche va ben al di là dei giudizi sulle giovani generazioniche spesso sentiamo per strada piuttosto che in televisio-ne. Come potete intuire, si è trattato di una serata speciale,che al di là del nubifragio atmosferico, ha dato modo dipoter scorgere un raggio di sole sul futuro, quello stessoraggio che Barbara ha saputo offrire a ogni persona che haincontrato sul suo cammino.Quello stesso sole che ha illuminato le due giornate suc-cessive, dedicate al tema del gioco e della socialità con-divisa: dal circo allestito per i bambini più piccoli, ancheper dar modo ai genitori di trascorrere un pomeriggio“diverso” con i figli, alla possibilità di cimentarsi, per ipiù grandi, con le diverse attività sportive e ludiche cheanimano la vita delle associazioni del nostro territorio,dando modo a chi già ne fa parte, di diventare maestroper un giorno e trasmettere, in questo modo, la sua pas-sione agli altri; dalla cena sotto il tendone, che permette,nella semplicità del gesto del sedersi assieme, la condivi-sione di tempo e parole, alla musica che ha allietato laprima serata e che tutti ha avvicinato nell’ascolto; dallamessa, momento liturgico di condivisione solenne, aigiochi senza frontiere dell’ultimo giorno, che hanno per-messo di superare le barriere che intercorrono fra le di-verse generazioni e hanno unito grandi e piccini nellacondivisione di un unico obiettivo. Un obiettivo che, senel contesto dei giochi si è tradotto nel tentativo di condi-videre le proprie forze per vincere, nel contesto, ben piùampio, di questa iniziativa si è invece ri-definito qualetentativo comune e condiviso di percorrere il camminoverso la felicità (o l’ordine), nella consapevolezza che,unendo le proprie risorse (ciò che si è, ciò che si ha da of-frire) con quelle altrui, la vita sarà, forse, maggiormenteaccessibile, rivelando i suoi segreti ogni qual volta duemani si incroceranno per afferrarla.

Sandro

Ricordando Barbara...Vivere è condividere il cammino verso la meta

27-28-29 MAGGIO

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notizie24

Beato Giovanni Paolo II a Zogno

Dopo l’estate, l’eco di questa iniziativa, lascia una serie di proposte alle quali stiamo lavoran-do e delle quali vi daremo presto informazioni più dettagliate: perché tutti siate partecipi delmessaggio di fratellanza e comunione che Giovanni Paolo II ha lasciato alle generazioni future!

Carissimi lettori di ZOGNO NO-TIZIE,

vorremmo sottolineare l’incredibilenovità di quest’anno inerente la seradi apertura della Sagra di SAN LO-RENZO 2011: un super-mega con-certo proprio il 29 luglio, in oratorio,con ospiti importantissimi del cali-bro di Ivana Spagna, Francesco Ren-ga, Gatto Panceri, Paolo Meneguzzi,Emma Marrone...Avete letto bene, proprio loro! E lorosi sono mossi dietro nostro invitoproprio perché hanno un affettuosaparticolare devozione per il nostroBeato Giovanni Paolo II, che è il“fulcro ispiratore” del nostro proget-to! Molti racconteranno, oltre checantare, anche della propria espe-rienza di incontro personale con ilPapa. Tutti conosciamo la propen-sione di Giovanni Paolo per i giovanie per la musica, che lui stesso ha de-finito binomio prezioso per ascoltaree far ascoltare al mondo i messaggid’amore di Dio per l’uomo, attraver-so il genio e la creatività di molti ar-tisti e di molti strumenti, nonché del-la voce. Anche il canto è preghiera!

Quindi un progetto ambizioso ma as-solutamente non presuntuoso, illu-strato a chi di dovere presso la Dio-cesi di Bergamo e la Curia prima, ein Vaticano poi ...Le risposte si sono fatte attendere unpoco, però non hanno scalfito l’entu-siasmo e la voglia di impegnarci inquella che è sembrata da subitoun’occasione speciale per la nostracomunità intera.Vi abbiamo incuriosito? Volete co-noscere i particolari?Il seme di questa idea viene gettato in

“terra fertile” proprio il 1° maggio,proprio durante la visione della diret-ta televisiva: il viaggio a Roma, inoccasione della giornata di beatifica-zione di Giovanni Paolo II; piano pia-no, questo seme ha allungato le pro-prie radici fino a raggiungere queinutrienti vitali di cui aveva bisognoper germogliare e svilupparsi... e nelgiro di qualche settimana, con forzadi volontà e passione, tutte le ramifi-cazioni hanno coinvolto entusiasmi eappoggi sufficienti per poter dire:CREDIAMOCI!

In concreto perché questo concerto in memoria di Giovanni Pao-lo II?Vari i motivi: perché è stato un Papa così vicino a noi giovani dafarci innamorare di Gesù e capire quanto Lui, sia importantenella nostra vita; perché quest’anno in occasione della GiornataMondiale della Gioventù a Madrid, questo concerto, potrebbeessere una buona occasione per incontrarci fra giovani, per can-tare e parlare di Giovanni Paolo II che per primo ha desideratoquesti raduni, perché la serata del 29 luglio vuole raggiungeree toccare il cuore di tutti, grandi e piccoli, l’invito a partecipareè per i ragazzi, i giovani, i nonni e le famiglie… Giovanni pao-lo II ha desiderato incontrare e parlare con tutto il mondo…anche noi a Zogno, vogliamo incontrare la nostra comunità etutti coloro che desiderano ricordare il Papa dei giovani.

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Cervelli in fuga

Rota Beatrice,14 anni, frequenteròil Liceo Scientifico a Zogno

(se non mi bocciano!! XD ahah!)

Ho deciso di fare la Professione di Fedeper continuare il mio cammino verso Dio

e “rispolverare” il mio rapportocon il Signore.

La nascita della mia cuginetta Sofia!È stra tenera!

Sono contro il nucleare e laprivatizzazione dell’acqua! Il nucleare ci

può rovinare ma tante persone non locapiscono!! Sì, beh, produce molta

energia ma se produrre energia significarischiare disastri come Chernobyl eFukushima, preferirei ridurre il mio

consumo di energia e quello della genteche mi sta intorno! O usare fonti di

energia rinnovabili!

Si mi trovo abbastanza bene... è un punto di ritrovo x tutti... =)

Il mio sogno nel cassetto?!?Vorrei ritornare nella Grande Mela!

New York!!

Prima cosa penso a passare gli esami..!!poi andrò in Toscano con il gruppo Ado...

andrò al C.R.E. e dopo... boh!! Si vedrà!L’unica cosa certa è che mi divertirò

o almeno spero... non vedo l’oradi queste attesissime VACANZA

e di questa splendida ESTATE!! =)

Presentati

Perché hai decisodi fare la Cresima

Professione di Fede?

Qual è la cosache ti ha reso più felice

in questo periodo?

Cosa pensidei referendum

riguardo il nuclearee la privatizzazione

dell’acqua?

Ti trovi benein Oratorio?

Qual è il tuo sognonel cassetto?

L’estate è alle porte... che cosa farai?

Lucia Belotti, 11 anni, l’anno prossimofrequenterò la 2ª media.

Ho deciso di fare la Cresima,e come cristiana ho la possibilitàdi conoscere lo Spirito Santocosa che voglio e che ho fatto!!

Questo periodo mi ha cambiato la vita:il 10 febbraio 2011, infatti è nato miofratello, Tommaso, che mi ha cambiatoil modo di vivere. Sia questo fattosia il fatto di avere ricevuto lo SpiritoSanto, ogni giorno mi rallegra..!! =)

Riguardo alla presenza delle centralinucleari in Italia sono decisamentecontraria. Poiché l’Italia è una zonaabbastanza sismica, la probabilità che unadi queste centrali esploda è molto alta. Ilrischio è troppo alto. Sul fatto dellaprivatizzazione dell’acqua sononuovamente contraria. L’acqua è qualcosadi indispensabile per la vita di qualsiasipersona. L’acqua è e deve essere un benecomune e spero che lo resterà sempre.

Si!! Durante l’anno ho frequentato lezionidi chitarra con il Don. Mi piace moltissimoe continuerò... Spero... mi trovo moltobene in oratorio. Prima del catechismo miritrovo con le amiche a parlare, giocare escherzare insieme. Qualche volta sonovenuta anche con la mia amica Valentinaa fare i compiti. Il don ci ha messo adisposizione un’aula. Il fatto di essere inoratorio però inganna: dopo neanchemezzora siamo uscite, andate al bar emessaggiato e giocato con i nostri amici.

Il mio sogno nel cassetto è diventare ungrande architetto. Mi piace disegnarepiantine di case e soprattutto arredarle.

Quest’estate frequenterò il CRE.Il fatto di passare dal CRE-elementari

al CRE-medie mi fa essere impaziente.Poi andrò anche a Londra (per la secondavolta) e in crociera. È un anno che aspettoquest’estate... ... CHE BELLO!!

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AUGERE: una fondazione a sostegno dell’AssociazioneQuando si nomina l’associazione

Augere il pensiero va subito a Ri-no Berlendis e al gruppetto di volonta-ri che da tempo sostengono il Centrodi S. Maria di Rilima con il loro lavo-ro, e che nel 2002 hanno creato l’asso-ciazione Augere proprio con l’obietti-vo di dare rilevanza e definizione al-l’impegno ormai più che trentennaleper il Centro, alla cui realizzazione Ri-no ha contribuito fin dagli inizi.Il Centro S. Maria è infatti nato all’ini-zio degli anni 80 per volontà dell’allo-ra Parroco di Rilima e dei responsabilidella Diocesi di Kigali, per sostenere ibimbi malnutriti ed orfani nei primianni della loro vita, e per provvederealla riabilitazione motoria di bambiniaffetti da malformazioni ossee conge-nite o acquisite nei primi anni di vita.Iniziata la costruzione nel 1985, nel lu-glio del 1988 veniva inaugurata unapiccola struttura comprendente un pa-diglione di assistenza per bambini da 0-3 anni, una piccola palestra per la tera-pia riabilitativa motoria di bambini eragazzi handicappati, l’abitazione deiprimi Volontari.Nel corso del 1989 si iniziò la secondaparte della costruzione del Centro;vennero realizzati in quella fase ilblocco operatorio (sala operatoria, sa-la di rianimazione, sala per sterilizza-trice, farmacia, camere di degenzaecc.), la palestra per la riabilitazionemotoria, la lavanderia, i vari magazzi-ni, gli alloggi per i Volontari, che perdiversi mesi si alternavano per dotareil Centro di tutta l’ impiantistica elet-trica, idraulica e sanitaria. Vennero poicostruite le cisterne per l’acqua, colle-gate ai nuovi serbatoi innalzati che ga-rantivano l’acqua per caduta, mentreper la produzione di energia elettricafu installato un sistema elettrico colle-gato a dei motogeneratori e alcune bat-terie di pannelli fotovoltaici.Durante la tragica guerra civile del1994, il Centro fu per diversi mesi uti-lizzato dalle ONG internazionali (Mé-decins sans Frontières, Croce RossaInternazionale, CUAM) in regime diemergenza, terminata la quale si do-vette provvedere ad un generale riordi-

no e collaudo di tutta la struttura al finedi garantire la ripresa delle attività insicurezza e funzionalità.Attualmente il Centro si estende suuna superficie di 70.000 mq., disponedi 60 posti-letto, di due sale operatorieorganizzate, ambulatori per visite me-diche, infermeria, laboratorio di radio-logia ortopedica, laboratorio di analisi,sala-gessi, palestra per rieducazionemotoria e funzionale, officina ortope-dica e laboratorio di ortopedia per lagestione di tutori e protesi ortopedi-che. Oltre alla riabilitazione fisica, so-ciale e professionale di bambini e ado-lescenti disabili, il Centro provvedepoi con una struttura nutrizionale al-l’accoglienza e assistenza di bambinida 0-3 anni in grave stato di necessità.È gestita da una Direzione italiana, cheguida personale locale sia sanitario (fi-sioterapisti, infermieri professionali,assistenti della prima infanzia) sia lo-gistico di supporto (cuochi, addetti al-la manutenzione del Centro, operai,guardiani); sempre dall’Italia giungo-no teams di chirurghi ortopedici, che sifermano per brevi periodi di volonta-riato, mentre gli interventi chirurgicicomplessi sono effettuati con costanteimpegno da equipe di medici belgi vo-lontari, aderenti all’ONG “MédecinsSans Vacances”, e gli interventi di lie-ve entità sono assicurati dalla presenzadi un medico chirurgo ortopedicoruandese. Da alcuni anni l’associazio-ne Augere è partner della fondazione“Don Carlo Gnocchi onlus”, a cui è af-fidata soprattutto la formulazione deiprogetti sanitari e di gestione comples-siva del Centro.Provvedere al funzionamento di unCentro di questa ampiezza e comples-sità è impegno davvero oneroso: da unlato si deve provvedere all’invio delmateriale sanitario non acquistabile inRuanda, alla manutenzione delle ap-parecchiature chirurgiche, radiologi-che, sanitarie, ai lavori di manutenzio-ne dei fabbricati; dall’altro vanno te-nute vive l’attenzione e la sensibilitàdelle nostre comunità perché sosten-gano sia con la solidarietà umana siacon le donazioni economiche il Centro

stesso. Nasce così all’interno di Auge-re l’idea di una Fondazione che, af-fiancando l’Associazione, assuma sudi sé alcune attività specifiche chel’Associazione fatica ormai a gestire.La Fondazione si costituisce dunquecon l’intento di collaborare con Auge-re alla realizzazione degli obiettividell’Associazione stessa, senza so-vrapporsi ad essa, anzi individuandoalcune tipologie di attività sue proprie;mentre lo specifico di Augere resta larealizzazione di tutte le opere connes-se al funzionamento del Centro S. Ma-ria, la Fondazione adotta come obietti-vi qualificanti quello della sensibiliz-zazione del territorio e quello della cu-ra degli aspetti economici.In particolare la Fondazione si propo-ne di:- sollecitare in genere attenzione e so-

lidarietà verso i problemi legati allepovertà di ogni genere, soprattuttonei Paesi in via di sviluppo;

- diffondere la conoscenza dell’asso-ciazione “Augere”, dei suoi progettie delle sue attività attraverso iniziati-ve varie (mostre, dibattiti, incon-tri...);

- diffondere la conoscenza del CentroS. Maria e delle sua attività contro lamalnutrizione e le malattie ad essaconnesse;

- cogliere le disponibilità delle perso-ne alla collaborazione e all’attività divolontariato;

- curare il patrimonio già in disponibi-lità di “Augere”;

- sviluppare iniziative utili alla raccol-ta di fondi a favore dei progettidell’Associazione;

- promuovere collaborazione e contat-ti con Gruppi o Enti affini per moti-vazioni e obiettivi.

La Fondazione ha un Consiglio Diret-tivo di cui fanno parte Rino Berlendis,presidente, don Giancarlo Bresciani,Ambrogio Calvi, Giuseppina Carmi-nati, Mauro Ferrari, Fiorenzo Gerva-soni, Marilena Riva, Lucia Salvetti,Luisa Zambelli.Revisore dei conti è il dott. RobertoMazzoleni.

Fondazione Rilima Augere

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Mélgòt o mérgòt? Ai posteri l’ardua sentenza!In questi anni trascorsi a Casa S. Maria dobbiamo ancora capire se in bergamasco il gra-

noturco si chiama mélgòt o mérgòt! Bhe, disquisizioni linguistiche a parte, sta di fattoche il grano turco è stato un vero spasso per i nostri ospiti. L’anno scorso vi avevamo rac-contato della nostra piccola pianta-gione, dei suoi progressi e delleenormi piante di grano turco cheavevamo visto spuntare e crescere adismisura. Quest’anno abbiamo ri-tentato l’esperimento utilizzando igrani delle bellissime pannocchieche avevamo raccolto lo scorso an-no! Gli ospiti si sono divertiti unsacco a sgranarle e ci hanno messoanche molto impegno: non è affattoun lavoro semplice! Sicuramente èqualcosa di ben conosciuto e speri-mentato per molti di loro. C’è chi ciracconta che si portava il grano amacinare per avere la farina della polenta, chi ci dice che con la foglia del mélgòt si im-bottivano i materassi e chi ancora si ricorda quanto fossero buone la pannocchie brustu-lide. Insomma, questo grano turco è stato motivo di gioia e di bei ricordi per noi: che civuol proprio poco per essere contenti! Buona estate a tutti!

Le animatrici Milena e Cinzia

A Casa Monsignor Speranza si semina... e si raccoglie!ACasa Monsignor Speranza si semina e si raccoglie... Ma cosa stiamo

seminando?... Occasioni per stare insieme, per permettere alle per-sone di condividere emozioni, di fare qualcosa di bello insieme, perchédalle relazioni tra le persone nascono frutti che danno sapore alla vita.E così vogliamo raccontarvi alcune delle iniziative di questo mese...Quando in Casa di riposo parliamo degli Alpini pensiamo senza dubbioalle belle feste che il gruppodi Zogno ci ha regalato inquesti anni. Per ben due vol-te all’anno, infatti, i nostriAlpini guidati dal presidenteLuigi Garofano vengono atrovarci con allegria, sensi-bilità e la loro proverbialegenerosità offrendo la festadi metà quaresima e la tradi-zionale anguriata estiva...Quest’anno, però, c’è unabella novità. Sabato 16 luglio, abbiamoorganizzato insieme a loro un “pranzoallegro e gustoso” presso il gazebo diCasa Monsignor Speranza al quale sonoinvitati ovviamente i nostri ospiti con iparenti e gli amici che desiderano condi-videre una giornata gioiosa e spensiera-ta. La buona compagnia è garantita maanche il pranzo non è niente male! Po-lenta taragna, spiedino, cotechino, fra-gole con gelato e, come per ogni sagrapaesana che si rispetti, tanta bella musica con Angelo e Liliana Oprandi.Sempre a luglio, più precisamente sabato 2, ricorre anche la festa dellanostra casa dedicata al Cuore Immacolato di Maria. Al mattino ci sarà laS. Messa nel parco, a pranzo il “menù della festa” e nel pomeriggio a par-tire dalle 14.30 la festa all’aperto con uno spettacolo di teatro-canzonedel duo Nadine e Marcusdardi dal titolo “c’era una volta l’avanspettaco-lo”.

Vi vogliamo anche aggiornare riguardo al progetto “adotta un nonno2011” che sta proseguendo in modo positivo. Il mercoledì pomeriggio (intempo di CRE al mattino) i ragazzi, a turno, vengono in casa di riposo e,insieme agli ospiti coinvolti nel progetto, si stupiscono di ciò che vedonocrescere. La prima fragola se l’è mangiata il nostro Egidio; aveva talmen-te paura che sparisse che non ha nemmeno aspettato che fosse bella ma-

tura! I ravanelli sono “an-dati in somèsa”, in com-penso l’insalatina eraproprio bella ed è stato unpiacere raccoglierla, la-varla e mangiarla! Anchele zucchine non sononiente male... La menta eil basilico iniziano ademanare il loro profumofresco e appetitoso; le ca-rote hanno fatto un bel

ciuffo, ma chi lo sa se sonocresciute anche sotto terra! Lacosa bella è che un po’ tutti sisono affezionati al nostro pic-colo orto e quando passano dalparco dell’istituto non posso-no fare a meno di dare un’oc-chiata ai nuovi frutti. Ringra-ziamo i ragazzi che si sono ap-passionati alla nostra propostae, nonostante i numerosi impe-

gni estivi, vengono sempre a trovarci per vedere cosa è cresciuto di nuo-vo e fare i piccoli lavoretti di cura dell’orto.Le occasioni per stare insieme non mancano... esprimiamo quindi il no-stro GRAZIE a tutte le persone che, con la loro presenza, impreziosisco-no le giornate dei nostri ospiti. Ciao!Le animatrici

Grazia, Valentina e Anastasia

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Come al terminedi una recita

mentre si tira il si-pario, iniziano gliapplausi... i salutidegli attori, i rin-graziamenti vari,così ora, a scuolaappena chiusa, èora di passare a ri-spolverare la paro-la “grazie”.“Grazie” è una parola che profuma di tene-rezza, parola che consola, parola che sa diregalo e i genitori lo sanno.Per questo fra le parole che si insegnano adun bambino “grazie” è al primo posto! Inse-gnare ad un figlio a dire “grazie”è addolcirele mente di un ragazzo è aprirgli gli occhiperché vedano e apprezzino ciò che gli altrifanno per lui. Una persona che sa dire grazieè una persona intelligente e generosa, unapersona che sente un moto al cuore che la fasentire utile e pre-ziosa. Chi sente“grazie” sente unaparola serena cherasserena e chel’aiuta a sopportarele fatiche di unagiornata intera.Dopo un anno discuola è giunto ilmomento di tirarele somme, di quan-tificare il lavoro fatto, l’amore pro-fuso nell’educare i bambini a noiaffidati, la portata della nostra se-mina in campo didattico educativoe di verificare la validità del nostroinsegnamento.Se al termine di questo esame po-tremo affermare di aver interessatoi nostri piccoli alunni, di averli fattisorridere, di essere riuscite a dar lo-ro insegnamenti senza stancarli, ma

divertendoli... di aver contribuito afarli crescere nel migliore dei modie di aver ricevuto anche un piccologesto di riconoscenza che solo ibambini sanno fare (un bacio, unabbraccio) allora quello sarà pernoi il più bel “grazie”. Un “grazie”che ha il profumo della riconoscen-za silenziosa, che non ama far cla-more, mettersi in evidenza, ma che

c’è e che sa farsi percepire. In que-sti tempi in cui tutto è dovuto, e do-ve il ringraziamento viene annien-tato dalla affermazione “è un miodiritto” trovare genitori che sannoancora ringraziare è come trovareun ago nel pagliaio, ma noi questinostri genitori ce li abbiamo e di lo-ro ne andiamo fiere!

Grazie genitori peraverci affidati i vo-stri figli. Grazie perla vostra disponibi-lità e collaborazio-ne! Grazie per avercamminato insie-me in una cordatache ha il difficileruolo di “EDUCA-RE”!!!!!

Suor Nives

È ora del... “GRAZIE”SCUOLADELL’INFANZIAPARITARIACAVAGNIS

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Nel percorrere gli anni dall’unità d’Italia incontriamo ora la scrittrice sarda Grazia Deledda (1871-1936). Par-ticolare è il suo percorso di formazione: deve lasciare la scuola alla 4ª elementare perché solo ai maschi erapermesso proseguire negli studi. Ella si nutrirà allora di tutte le poche letture a sua disposizione, aiutata perbreve tempo da un precettore. L’ispirazione della scrittrice denota per questo un netto carattere di originalitàe non la si può collocare in una ben definita corrente letteraria. Apprezzabile la semplicità della scrittura, nonfrutto di ingenuità ma di lungo e paziente lavoro. Nel 1926 la Deledda riceverà il premio NOBEL per la lette-ratura. Già dalle prime pagine del romanzo viene presentata la fisionomia del personaggio chiave Elfix e lasua filosofia di vita “Sperare sì, ma non fidarsi anche. Star vigili come le canne sopra il ciglione che ad ognisoffio di vento si battono l’una contro l’altra le foglie come per avvertirsi del pericolo”. Elfix è il servo fedeledelle tre sorelle Pintor, così descritto dall’autrice “Era ormai vecchio e debole, ma era sempre un uomo e ba-

stava la sua ombra per proteggere le tre donne”. A lui vengono fatte promesse annuali di remunerazione mai mantenute. Le tre so-relle: “Noemi ancora giovane, donna Ester anziana e donna Ruth già vecchia, ma di una vecchiaia forte, nobile e serena”. Attornoalle tre sorelle, nobili decadute nella Sardegna di fine ‘800, una stretta miseria e una casa decadente: “Anche la cucina era medie-vale ... non c’era pericolo che la corrente sbattesse e rompesse i vetri (mancavano da tanti anni !)”. Elfix, oppresso dal rimorso perun antico delitto, vive una vita santa ricercando l’espiazione suprema. Solo lui saprà lenire il disastro finanziario procurato dal ri-torno dello sbandato nipote Giacinto, figlio di una quarta sorella. E sempre lui condurrà a buon fine il matrimonio di Noemi, la so-rella più giovane. Sullo sfondo della vicenda una salda religiosità popolare, vissuta soprattutto nelle feste attorno ai santuari di cam-pagna, dove si rinsaldano usi e costumi, tradizioni e legami famigliari. Il finale del libro e’ aspro e dolce, come aspro e dolce è ilpaesaggio sardo, rude e gentile e denso di profumi. Paesaggio che l’autrice sarda dipinge magistralmente.Grazia Deledda - CANNE AL VENTO - Ed. Oscar Mondadori - €. 9.00

Simonetta Agnello Hornby, autrice di romanzi che le sono valsi numerosi premi letterari e che sono stati tra-dotti in diverse lingue, ha scelto proprio un bel modo per raccontare di sé e della sua famiglia. “Da anni de-sideravo trascrivere le ricette dei dolci di nonna Maria ... Avevo in mente un lavoro a quattro mani con miasorella Chiara ... cuciniamo ancora come ci hanno insegnato mamma e zia Teresa ... ” Partendo dal ricetta-rio, seguito quasi come un rito durante le lunghe vacanze estive nella casa padronale “Mosè”, nell’agrigen-tino della seconda metà del Novecento, la Agnello fa rivivere personaggi, luoghi, situazioni, atmosfere diun mondo passato, ma non perduto. Si intrecciano storie di parenti, amici, contadini e servitori in modo ar-monioso e delicato. Non mancano pagine che descrivono persone e situazioni originali, aneddoti esilaranti.(Per certi aspetti il libro ricorda”lessico famigliare” di Natalia Ginzburg). La seconda parte è un vero e pro-prio ricettario curato dalla sorella Chiara Agnello: cibi estivi, prevalentemente vegetariani, dettati dalla sta-gionalità dei prodotti, suddivisi nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre: giusto il lungo periodo del soggiorno nellatenuta di Mosè. Ricette tutte da provare e legate da “un filo d’olio”, l’ottimo olio ricavato dai cinquecenteschi olivi di Mosè; ricettesperimentate dagli amici mentre il libro prendeva forma; ricette scritte “senza nostalgia, ma con amore e gratitudine per mamma ezia Teresa, due sorelle unitissime che mai ebbero il pur minimo dissapore”. Un libro simpatico, ben scritto, fresco, per una piace-volissima lettura estiva.Simonetta Agnello Hornby -UN FILO D’OLIO- Sellerio - pagg. 263 - €. 14,00

Se molte cose dividono gli Italiani, una, da sempre, li unisce: il cibo. “Italia Buonpaese” ripercorre 150 annidella nostra storia attraverso ciò che si mette in tavola. Gli autori compiono una simpatica passeggiata storico-culinaria e per ogni decennio, scelgono una ricetta esemplificativa: Agnolotti alla borghese, Minestrone con ilbattuto di lardo, Costoletta alla milanese... via via fino al Raviolo aperto e ai Cyber Eggs. Da leggere e da gu-stare.Clara e Gigi Padovani - ITALIA BUONPAESE - Gusti, cibi e bevande in 150 anni di storia. Blu edizioni - pagg 320 - €. 16,00

Invito alla lettura luglio 2011

Due isole, due periodi storici, due nuclei familiari molto diversi fra loro:lo stesso forte legame fra sorelle.

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SALVATOREFUSTINONI

† 29 agosto 1988

notizieZOGNOZOGNO

notizie30

Ricordiamoli “Chi vive e crede in me, anche se muore vivrà”

GIUSEPPEAVOGADRO

† 31 luglio 1987

PIETROCORTINOVIS

† 31 luglio 1996

GIUSEPPEBOSIO

† 1 luglio 2001

GIULIANOSONZOGNI

† 19 luglio 2006

STEFANOFERRARI

† 28 luglio 2006

BORTOLOFARINA

† 17 luglio 2007

CATERINA PESENTIFiglia di S.Angela Merici

† 25 maggio 2011

ELISA DOLCIved. Gherardi

† 8 giugno 2011

Cav. VITTORIOPOLLI

† 27 luglio 2007

GIOVANNINOSARI

† 3 luglio 1993

ZELINDACALVI

† 1 luglio 2009

TERESAGHISALBERTI

† 4 maggio 2011

GIULIANAGENINI

† 22 maggio 2011

SERGIOCOLLEONI

† 15 luglio 2008 (Ambria)

ANGELA SONZOGNIved. Fustinoni† 7 luglio 1993

PIETROFUSTINONI

† 3 luglio 1998

MARCIANOCALZAVACCA† 4 luglio 1971

IDA SILINIved. Calzavacca

† 13 ottobre 1998

LUIGIGHISALBERTI

† 15 giugno 1971

ANGELA PESENTIved. Ghisalberti† 16 luglio 1982

CAMILLORUGGERI

† 29 ottobre 1979

CATERINA LICINIved. Ruggeri

† 11 luglio 2005

LORENZORUGGERI

† 24 aprile 1979

PALMA PESENTIved. Ruggeri

† 11 luglio 1983

LUIGIZANCHI

† 10 giugno 1979

DINA SALVIved. Zanchi

† 30 luglio 2002

CARLOSONZOGNI

† 17 maggio 1962

BRUNA DALLA RIVAved. Sonzogni

† 16 marzo 1996

Hannoraggiuntola Casadel PadreElisa Dolcived. Gherardi,di anni 81 l’8 giugnoArturo Tiraboschi,di anni 79 il 13 giugno

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notizieZOGNOZOGNO

notizie31

Nati in Cristo

MATILDE ANNA CARRARA di Giuseppe e Roberta Pesentinata il 15 marzo 2011, battezzata il 12 giugno 2011

NICOLE LOCATELLI di Massimo e Miriam Scaglianata il 16 dicembre 2010, battezzata il 12 giugno 2011

LORENZO BAGGI di Fulvio e Roberta Milesinato il 6 aprile 2011, battezzato il 12 giugno 2011

CRISTIAN GOTTI di Marco e Daniela Pellegrininato il 18 febbraio 2011, battezzato il 12 giugno 2011

LUCA LOCATELLI di Juri e Giuliana Ghisalbertinato il 18 gennaio 2011, battezzato il 12 giugno 2011 a Sombreno (Bg)

Sposiin Cristo

ROBERTA SALVIe ALFREDO VITALIsposi il 28 aprile 2011al Pozzo Bianco (Bg)

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