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Agenda Coscioni anno II n.09: settembre 2007

Date post: 09-Mar-2016
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Agenda Coscioni - settembre 2007
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MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI MARCO CAPPATO MARCELLO CRIVELLINI Ci sono patologie (la SLA è una di queste) che aggrediscono il siste- ma neuromuscolare e rendono i malati prigionieri del proprio cor- po, limitando progressivamente ogni movimento sino ad impedi- re loro di parlare e manifestare al- l’esterno volontà, pensiero, senti- menti e scelte. Eppure queste persone manten- gono viva la loro intelligenza e an- cor più vivace la volontà di collo- quiare e interagire con gli altri. E’ il caso di Luca Coscioni, Pier- giorgio Welby, Giovanni Nuvoli e tanti altri che, ciascuno a suo mo- do, hanno svolto un ruolo pubbli- co influenzando politica, istituzio- ni e società. Essi hanno potuto farlo perché dotati di sistemi tecnologicamen- te avanzati in grado di sfruttare piccoli movimenti residui (alla fi- ne il solo movimento oculare) per comandare un computer e dun- que parlare (tramite un software di sintesi della voce), scrivere, leg- gere e spedire e-mail, comporre documenti, navigare in internet, esprimere volontà in modo chia- ro e diretto. Hanno potuto usare questi siste- mi grazie alla ricerca biomedica e all’innovazione tecnologica che li ha resi disponibili sul mercato da anni e malgrado l’inerzia e la cini- ca indifferenza del Ministero del- la Salute. L’elenco dei dispositivi che il Servizio Sanitario Naziona- le riconosce (e dunque paga) è, in- fatti, fermo agli anni novanta quando questi sistemi non erano commercializzati o non esisteva- no. Per il SSN dunque questi siste- mi ancora oggi non esistono. L’ aggiornamento di questo elen- co (Nomenclatore Tariffario) a cu- ra del Ministero della Salute da ol- tre un decennio è stato proclama- to necessario ed urgente da tutti i governi di centrosinistra, centro- destra e ancora centrosinistra ma non è stato mai realizzato. Nel frattempo i diritti umani, civi- li, politici e costituzionali dei ma- lati che necessitano di tali sistemi sono stati nei fatti irrisi e calpestati. 3 - 9 SALUTE & SANITÀ Il dossier di Marcello Crivellini sulla spesa sanitaria in Italia MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI,PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI NOTIZIE RADICALI QUOTIDIANO SETTEMBRE 2007 AUT. TRIB. ROMA 11673 DEL 13.07.1967 - DIR. RESP. AURELIO CANDIDO VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA 11 - 14 WELBY - NUVOLI interviste a Mina Welby e Maddalena Soro. La situazione del testamento biologico e dell’indagine conoscitiva 16 - 19 SCIENZA Dal cordone ombelicale alla Legge 40 passando per gli Ogm. Storie del proibizionismo italiano. Interventi di Gilberto Corbellini, Roberto Defez, Antonino Forabosco, Filomena Gallo. allegato SPECIALE AGENDA Ambiente, energia, demografia: un rientro dolce. Agenda Coscioni Anno II - N. 9 Settembre 2007 Direttore Marco Cappato Vice direttore Rocco Berardo Staminali, apriamo anche ai privati le banche per i cordoni EMMA BONINO Il cordone ombelicale di vostro figlio ha il 90% di probabilità di essere butta- to via. Un evento straordi- nariamente felice come la nascita di un bambino, oggi in Italia non si accompagna - se non raramente - ad un gesto altrettanto importan- te quale la conservazione delle cellule staminali del sangue del cordone ombe- licale. Un patrimonio che viene colpevolmente non utilizzato sebbene la storia medica dimostri quanto il sangue del cordone ombe- licale così ricco di cellule staminali rappresenti un vero e proprio salvavita per combattere malattie del sangue molto gravi: leuce- mia, anemia, talassemia e altre rare patologie. Attacchiamo la spina GIANFRANCO SPADACCIA L’esclusione della candidatura di Marco Pannella alla segreteria del costituendo Partito Demo- cratico è purtroppo solo la con- ferma di una conventio ad exclu- dendum che Pannella ha avuto il merito di tentare di forzare, aprendo un spiraglio di dialogo e di confronto che è stato subito ri- fiutato. Eppure la candidatura di Pannella aveva anche provocato un gesto analogo e speculare da parte di Di Pietro, che aveva mo- strato quanto si sarebbe potuta allargare l’area di aggregazione del nuovo partito. Il giustizialista Di Pietro non ha ritenuto incom- patibile la sua presenza [...] Quelli che... il nome di Marco non si può continua a pagina 10 continua a pagina 17 continua a pagina 15 PIÙ SALUTE meno sanità Aumentare la spesa per il Sistema sanitario non gioverebbe alla salute dei cittadini. Aumentare la loro informazione e la valutazione dei servizi...sì! Uno speciale di Marcello Crivellini per Agenda Coscioni fornisce indicazioni preziose e controcorrente per un Governo della sanità “a misura di malato”. 10 MILIONI DI EURO PER “LIBERTÀ DI PAROLA” PARTITO DEMOCRATICO foto: Iguana Jo (flickr.com)
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MARIA ANTONIETTAFARINA COSCIONIMARCO CAPPATOMARCELLO CRIVELLINI

Ci sono patologie (la SLA è una diqueste) che aggrediscono il siste-ma neuromuscolare e rendono imalati prigionieri del proprio cor-po, limitando progressivamenteogni movimento sino ad impedi-re loro di parlare e manifestare al-l’esterno volontà, pensiero, senti-menti e scelte.Eppure queste persone manten-gono viva la loro intelligenza e an-

cor più vivace la volontà di collo-quiare e interagire con gli altri.E’ il caso di Luca Coscioni, Pier-giorgio Welby, Giovanni Nuvoli etanti altri che, ciascuno a suo mo-do, hanno svolto un ruolo pubbli-co influenzando politica, istituzio-ni e società.Essi hanno potuto farlo perchédotati di sistemi tecnologicamen-te avanzati in grado di sfruttarepiccoli movimenti residui (alla fi-ne il solo movimento oculare) percomandare un computer e dun-que parlare (tramite un softwaredi sintesi della voce), scrivere, leg-

gere e spedire e-mail, comporredocumenti, navigare in internet,esprimere volontà in modo chia-ro e diretto.Hanno potuto usare questi siste-mi grazie alla ricerca biomedica eall’innovazione tecnologica che liha resi disponibili sul mercato daanni e malgrado l’inerzia e la cini-ca indifferenza del Ministero del-la Salute. L’elenco dei dispositiviche il Servizio Sanitario Naziona-le riconosce (e dunque paga) è, in-fatti, fermo agli anni novantaquando questi sistemi non eranocommercializzati o non esisteva-

no. Per il SSN dunque questi siste-mi ancora oggi non esistono.L’ aggiornamento di questo elen-co (Nomenclatore Tariffario) a cu-ra del Ministero della Salute da ol-tre un decennio è stato proclama-to necessario ed urgente da tutti igoverni di centrosinistra, centro-destra e ancora centrosinistra manon è stato mai realizzato.Nel frattempo i diritti umani, civi-li, politici e costituzionali dei ma-lati che necessitano di tali sistemisono stati nei fatti irrisie calpestati.

3 - 9

SALUTE & SANITÀ

Il dossier diMarcello Crivellinisulla spesa sanitariain Italia

MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN A.P.

D.L. 353/2003CONV. L. 27/2/04 N°46

ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA

STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE

RACCOLTA FONDI

NOTIZIE RADICALIQUOTIDIANO

SETTEMBRE 2007AUT. TRIB. ROMA 11673DEL 13.07.1967 - DIR.

RESP. AURELIOCANDIDO

VIA DI TORREARGENTINA, 76 00186

ROMA

11 - 14

WELBY - NUVOLI

interviste a MinaWelby e MaddalenaSoro. La situazionedel testamentobiologico edell’indagineconoscitiva

16 - 19

SCIENZA

Dal cordoneombelicale allaLegge 40 passandoper gli Ogm. Storiedel proibizionismoitaliano. Interventi diGilberto Corbellini,Roberto Defez,AntoninoForabosco,Filomena Gallo.

allegato

SPECIALE AGENDA

Ambiente, energia,demografia: unrientro dolce.

Agenda CoscioniAnno II - N. 9

Settembre 2007Direttore Marco Cappato

Vice direttore Rocco Berardo

Staminali,apriamo anche ai privatile banche per i cordoni

EMMA BONINO

Il cordone ombelicale divostro figlio ha il 90% diprobabilità di essere butta-to via. Un evento straordi-nariamente felice come lanascita di un bambino, oggiin Italia non si accompagna- se non raramente - ad ungesto altrettanto importan-te quale la conservazionedelle cellule staminali delsangue del cordone ombe-licale. Un patrimonio cheviene colpevolmente nonutilizzato sebbene la storiamedica dimostri quanto ilsangue del cordone ombe-licale così ricco di cellulestaminali rappresenti unvero e proprio salvavita percombattere malattie delsangue molto gravi: leuce-mia, anemia, talassemia ealtre rare patologie.

Attacchiamo la spina

GIANFRANCO SPADACCIA

L’esclusione della candidatura diMarco Pannella alla segreteriadel costituendo Partito Demo-cratico è purtroppo solo la con-

ferma di una conventio ad exclu-dendum che Pannella ha avuto ilmerito di tentare di forzare,aprendo un spiraglio di dialogo edi confronto che è stato subito ri-

fiutato. Eppure la candidatura diPannella aveva anche provocatoun gesto analogo e speculare daparte di Di Pietro, che aveva mo-strato quanto si sarebbe potuta

allargare l’area di aggregazionedel nuovo partito. Il giustizialistaDi Pietro non ha ritenuto incom-patibile la sua presenza [...]

Quelli che... il nome di Marco non si può

continua a pagina 10

continua a pagina 17continua a pagina 15

PIÙ SALUTEmeno sanità

Aumentare la spesa per il Sistema sanitario non gioverebbe alla salute dei cittadini.

Aumentare la loro informazione e la valutazione dei servizi...sì! Uno speciale di Marcello Crivellini per

Agenda Coscioni fornisce indicazioni preziose e controcorrente per un Governo della sanità

“a misura di malato”.

10 MILIONI DI EURO PER “LIBERTÀ DI PAROLA”

PARTITO DEMOCRATICO

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MARCO CAPPATO

In questa fase di convegno si par-la del “compito della politica”.Personalmente, non pretendo dirappresentare tutta “la politica”,anche perché se così fosse l'Italiasarebbe un Paese dove è consen-tito l'uso delle cellule staminaliembrionali nella ricerca scientifi-ca, ammesso il trasferimento delnucleo cellulare, regolamentatal'eutanasia, il testamento biologi-co, le droghe, la fecondazione as-sistita eterologa,…. Invece ci tro-viamo nella paralisi assoluta.Dialogando con i decisori politi-ci, gli scienziati cercano di con-

frontarsi sui problemi e sulle esi-genze concrete, comportandosicome se l’interlocutore fosse inbuona fede, se stesse raccoglien-do informazioni e valutazioni perpoi decidere se consentire o no,ad esempio, la ricerca scientificasulle cellule staminali. Gli scien-ziati utilizzano perciò argomen-tazioni razionali e dati sperimen-tali, che ritengono lo strumentodecisivo per interloquire con lapolitica e con l'opinione pubbli-ca in generale. Ragionando inquesti termini, gli scienziati sipongono anche il problema dellaterminologia più adeguata: "mo-rula" meglio di "embrione"?"Trasferimento del nucleo cellu-lare" al posto di "clonazione tera-peutica"?.Sono sforzi utili. Purtroppo, però,il cuore del problema non è ter-

minologico. In Italia esiste unaparte del potere politico che sce-glie di sottomettersi alla volontàdi un altro potere, altrettanto po-litico, che paralizza le istituzioni,e che si chiama Vaticano e Chie-sa Cattolica, che non è certo la“chiesa” intesa come comunità dicredenti.Ecco perché non basta occuparsidelle “buone ragioni” del mondoscientifico. Esse giacciono scon-fitte e accantonate nella praticaquotidiana della politica, nonperché non siano state capite, maperché sono ideologicamente ri-fiutate. Non bisogna illudersi disuperare tale rifiuto creando unasorta di “concertazione bioetica”,di estenuante mediazione tra irappresentanti delle mille corpo-razioni religiose, etiche e filosofi-che. La legge non deve basarsitanto su un compromesso tra di-verse impostazioni, quanto sul-l’affermazione di diritti innanzi-tutto individuali. Una societàaperta si ottiene garantendo ilmassimo di libertà e di responsa-bilità dei comportamenti indivi-duali, attraverso una politica lai-ca che fornisca risposte semplici,sulle quali l’opinione pubblica sipossa confrontare. Un esempiodi tentativo concreto di laicizza-zione del dibattito era il referen-dum che avevamo proposto nel2005, che inizialmente propone-va la semplice abrogazione com-plessiva della Legge 40, in conti-nuità con le altre conquiste radi-cali, dal divorzio all'aborto. Ilquesito unico fu però respintodalla Corte (anti)costituzionale”,che impose un dibattito su quat-tro quesiti molto tecnici, con il ri-sultato che gli elettori si tennerolontani dalle urne.Proprio perché la politica è ostag-gio dell’ideologia, il “compito del-la politica” non può essere de-mandato alla classe politico-par-lamentare, ma è vostro, degliscienziati, tanto quanto dei co-siddetti “politici di professione”.Sono consapevole del fatto cheper voi si tratta di un carico anco-ra maggiore di responsabilità,che entra materialmente in con-flitto con lo scarso tempo a di-sposizione oltre a quello impie-gato in laboratorio. Ma è un’atti-vità altrettanto necessaria. Provoa spiegarmi con un esempio:Bernat Soria. Contattammo Sorianel 2004, in un momento in cuiall'ONU si discuteva la proposta(su iniziativa dello stato Vaticano,che ha potere consultivo alle Na-zioni Unite) sulla messa al bandoa livello mondiale della clonazio-ne, inclusa quella cosiddetta “te-rapeutica”. Luca Coscioni lanciòun appello contro tale divieto,che fu raccolto da ben 99 premiNobel. Quando ci recammo allaCommissione dei Diritti Umani

dell'ONU a presentare l'appello -possibilità concessaci grazie allostatus consultivo del Partito Radi-cale Transnazionale all’ONU -venne con noi uno scienziatospagnolo poco conosciuto in Ita-lia all'epoca, appunto Bernat So-ria. In seguito, partecipò anchealla Sessione costitutiva del Con-gresso mondiale, evento che or-ganizzammo soprattutto grazieal contributo di passione e di ca-pacità di Elena Cattaneo, GiulioCossu, Piergiorgio Strata, Gilber-to Corbellini, Antonino Forabo-sco e tanti altri. Oggi Soria è il Mi-nistro della salute spagnolo, ed èquesto l’esempio importante. La

politica adottata dal governo Za-patero è la soluzione auspicabile;il modello utilizzato è quello del-la politica laica, che prende adesempio il metodo scientifico inquanto esso è democratico nellasua natura, perché popperiana-mente si espone alla falsificazio-ne. Così dovrebbe essere la poli-tica, costantemente sottoposta algiudizio e al consenso dell'opi-nione pubblica. In casi comequello del sabotaggio dell'ap-puntamento referendario invece,si cerca di sottrarsi al consenso,come hanno fatto proprio i politi-ci in quella occasione rifugiando-si dietro l’astensionismo. Chi sivolesse fare forza, in Italia, dellapolitica laica rappresentata dalmetodo scientifico, proporrebbeuna persona come Elena Catta-neo a Ministro della salute. So

che può sembrare una provoca-zione, ma sarebbe la miglior ri-sposta a quanto sta accadendo.Per la campagna contro la Legge40, infatti, fu preziosa – ancorchéinsufficiente - la mobilitazionedegli scienziati, dei medici, deibioeticisti, con i loro molti giornidi sciopero della fame, con i labo-ratori di ricerca e i centri di fecon-dazione assistita rimasti aperti ilsabato e la domenica “come scio-pero al contrario”, alla rovescia,per manifestare contro la man-canza di reale informazione suireferendum.Quella mobilitazione trova il suoequivalente qualitativo nelle lotteoperaie dell'Ottocento e del No-vecento, con la difesa del dirittoalla qualità del proprio lavoro,con i movimenti operai che dalluogo di lavoro portarono leistanze nei luoghi della politica.Per quanto riguarda il mondodella ricerca, gli scioperi e le mo-bilitazioni riguardano quasi sem-pre i fondi richiesti per la ricerca.Tale richiesta è giustissima, ma lanuova frontiera di mobilitazioneriguarda proprio la condizione dilibertà del mestiere di ricercato-re. Il “compito della politica”, chedeve essere svolto insieme sia da-gli scienziati che dai “politici”, è dispiegare all'opinione pubblicache c'è un'esigenza di libertà diricerca, che riguarda l’etica pro-fessionale di ciascun ricercatore. Come Radicali e AssociazioneCoscioni abbiamo provato a of-frire i nostri strumenti: la nonvio-lenza e le cose che sapete. Se nepossono trovare altri, natural-mente. Non abbiamo alcuna pre-tesa di “guidare” un movimento.Allo stesso tempo, però, da partedegli scienziati credo vi debba es-sere il coraggio di esporsi in pri-ma persona; come AssociazioneCoscioni, mettiamo a disposizio-ne la nostra capacità di mobilita-zione, nella società e nei labora-tori, per una vera e propria lotta“sindacale”, ritrovando così il si-gnificato migliore di questa paro-la. Se qualcuno spera ancora chesia possibile riformare la Legge 40e approvare il testamento biolo-gico grazie agli accordi di media-zione fra burocrazie politiche, siillude di grosso. Per ottenere ri-sultati serve una spinta dalla so-cietà, che crei le condizioni perl'adozione di decisioni che altri-menti nessuno vorrebbe assu-mere. Il compito della politica èdunque “nostro”, nel senso di vo-stro tanto quanto mio.

@pprofondisciPer fare una domanda a MarcoCappato vai su: www.marcocappato.it

2TRA SCIENZAE POLITICA

RICERCA !POLITICA: UN COMPITO “SINDACALE”CHE È ANCHE DEGLI SCIENZIATIIl tentativo di spiegare ai decisori politici le questioni scientifiche è vanificato spessodall’ideologia. Ecco perché bisogna scendere in campo

Chi si volessefare forza, inItalia, dellapolitica laicarappresentatadal metodoscientifico,proporrebbeuna personacome ElenaCattaneo aMinistro dellasalute

ComeAssociazioneCoscioni, mettiamo adisposizione lanostra capacitàdi mobilitazio-ne, nella società e neilaboratori, peruna vera e propria lotta“sindacale”

Intervento di Marco Cappato

al Secondo congresso

del “Gruppo deiricercatori

italiani sulle cellule embrionali

staminali”, tenutosi a Romail 12 luglio 2007

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MARCELLO CRIVELLINI

Negli ultimi due decenni si èprogressivamente imposto al-l’ordine del giorno dei governidi tutti i paesi industrializzatiil problema dell’evoluzione edel controllo del sistema sani-tario.Esso è stato ed è vissuto prin-cipalmente come un proble-ma di controllo della spesa,anche perché il livello di que-st’ultima è sempre cresciutoed ha ora toccato valori enor-mi; inoltre anche in presenzadi tipologie di interventi di li-mitazione che in altri settori sisono dimostrati efficaci, laspesa tende a salire comun-que e la rincorsa “aumento deifinanziamenti-aumento dellaspesa” non sembra avere maifine. I valori più recenti dellaspesa sanitaria complessiva(The World Health Report2006 a cura della World HealthOrganization, cioè WHO o an-che OMS) in percentuale sulPil per l’anno 2003 sono: Au-stralia 9,5%, Austria 7,5%, Ca-nada 9,9%, Francia 10,1%,Germania 11,1%, Italia 8,4%,Giappone 7,9%, Spagna 7,7%,Svezia 9,4%, Svizzera 11,5%,United Kingdom 8%, USA15,2%, media UE 8,8%. Gene-ralmente la spesa è quasi rad-doppiata rispetto al 1970.

Pressoché tutti i paesi indu-strializzati da più di un decen-nio si affannano nella “rincor-sa” di questo problema coninterventi a posteriori che nelcaso migliore riescono solo arallentare gli aumenti di spesae di consumo sanitario.

Ad esempio in Italia ogni annoin occasione della Legge Fi-nanziaria si discute di “tagli”alla spesa sanitaria anche semai ne sono stati fatti di veri:la spesa è quasi sempre cre-sciuta comunque (enorme-mente nella legislatura passa-ta) e i famigerati tagli spessoaltro non sono che alcuni tic-ket che si aggiungono a mag-giori finanziamenti. Per capi-re la realtà della situazione,l’attuale perverso meccani-smo “più finanziamenti-piùdeficit”, il senso della spesa sa-nitaria, il senso o meno del-l’attuale assetto quantitativo equalitativo della sanità, in al-tre parole al fine di governarela sanità invece di esserne go-vernati, è necessario aver pre-sente che salute dei cittadini esanità sono due concetti di-versi, caratterizzati da storieed esigenze diverse, certo cor-relate ma a volte contrastanti.

La sanitàe la salute sono ossimori?Per Salute si intendono le realicondizioni di salute della po-polazione di un paese in un da-to anno. Grandezze di misura:aspettativa di vita (LE), aspet-tativa di vita in buona salute(DALE, HALE), mortalità, mor-talità infantile, mortalità evita-bile, ecc.. Per Sanità si intendel’insieme delle regole e delle ri-sorse umane, strutturali e tec-nologiche dedicate alla tuteladella salute. Grandezze di mi-sura: di dimensione (persona-le, numero di strutture, letti,tecnologie, ecc), di funziona-mento (tasso di ospedalizza-zione, di utilizzo, degenza me-dia, ecc), di spesa (% sul PIL,pro capite in $PPP, quotapubblica/privata, ospedaliera,farmaceutica, ecc), ecc… .La storia della salute è sintetiz-zabile dal grafico di Fig.1.

Sino alla fine ’800-primi ‘900 laquantità di vita è rimasta so-stanzialmente stabile. Negli ul-timi cento anni, nei paesi indu-strializzati la quantità di vita èraddoppiata. Il maggior incre-mento è avvenuto nella primametà del ‘900. La storia dellasanità è diversa ed è così sinte-tizzabile:

• fine ‘800. Prime leggi di or-ganizzazione sanitaria (mi-sure di igiene, prime regoledi copertura sanitaria a par-ticolari categorie); • sino a dopo la II° guerramondiale.Lotta alle malattieinfettive, poca spesa (1-2,5%del Pil), poche strutture e let-ti ospedalieri, pochi farmacie tecnologie, poco persona-le; • anni ‘50/’60 - anni ‘80/’90.Esplosione delle strutture,della spesa, del personale,delle tecnologie; • dagli anni ’90. Continuitentativi di controllo della

spesa e di riduzione dellaquantità di strutture; ricercadi nuove regole e di efficien-za.

Dunque le storie non coinci-dono, l’una non è la causa del-l’altra:

• il balzo della quantità di vi-ta si è avuto nella prima me-tà del ‘900 (poca sanità)sconfiggendo le malattie in-fettive (esempio della tuber-colosi: crollo dovuto più allaconoscenza dei meccanismidi sviluppo della patologiache ai farmaci, messi a puntosuccessivamente); • il balzo della quantità di sa-nità si è avuto negli ultimi 50anni con risultati di salutepositivi ma relativamentemodesti rispetto alla spesa.

Ciò non vuol dire che la sanitànon incida positivamente sul-la salute, ma solo che non èl’unico determinante della sa-lute. Anzi tutti gli studiosi con-cordano che non è neanche ilprincipale. Quello che si vuolesottolineare è che le politichedi quasi tutti i paesi industria-lizzati si sono basate, a partiredagli anni ’50-’60, quasi esclu-sivamente nell’aumentare laquantità di sanità senza chie-dersi e valutare quali erano esi-ti e risultati di questa incredibi-le massa di risorse. Esiti in ter-mini di salute dei cittadini, ov-viamente. La sanità è così dive-nuta enorme (come strutture,dipendenti e spesa) e ha fattodelle proprie necessità e aspi-razioni interne la vera motiva-zione di ulteriori finanziamen-ti, sfruttando un assunto (la sa-lute dipende quasi esclusiva-mente dalla sanità) che non èaffatto vero. Le Fig. 2 e 3 mo-strano per alcuni paesi negli ul-timi decenni il fortissimo au-mento della spesa sanitaria edil contemporaneo modesto in-cremento di salute.

Come si “calcola” la salute

A livello internazionale moltistudiosi e ricercatori si sonooccupati di capire e valutare dache cosa dipenda la salute deicittadini di un paese e molti so-no stati i modelli proposti.Volendo sintetizzare e sempli-ficare, si può dire che quattrosono i principali determinantidella salute: lo stile di vita, il pa-trimonio genetico, l’ambientee il sistema sanitario. Alcuni ri-cercatori si sono posti il proble-

POLITICA DI SALUTE, GOVERNO DELLA SANITÀAumentare la spesa per la sanità non fa aumentare i benefici per la salute. Il dossier di Agenda Coscioni dimostra con uno studio del Professor Marcello Crivelliniquanto questi due fattori siano indipendenti l'uno dall'altro.

Questo documento vuole essere uno strumento per definire a li-vello politico e istituzionale criteri di intervento ed obiettivi opera-tivi nel campo della sanità e della tutela della salute. In tutti i paesiindustrializzati la sanità è uno dei settori più estesi e complessi : as-sorbe ingenti risorse economiche, umane e organizzative, coinvol-ge centinaia di migliaia (se non milioni) di operatori, l’intera po-polazione ne costituisce l’utenza, è percorso profondamente dafattori culturali e del sentire. Proprio per la complessità dei fenomeni si è evitato di appesantirela trattazione con citazioni (che sarebbero state numerose), limi-tandosi a fornire solo la fonte dei dati numerici. Nel tentativo di fa-cilitare la lettura, alcune analisi sono state volutamente contratte.

DOSSIER

Fig. 1 Aspettativa di vita alla nascita in Inghilterra e GalesFonte: Office for National Statistics (vedi References Section)

Maggiori incrementi nell’aspettativa di vita dopo secoli di morte prematura

Qui Italia: si scoppia di sanità

ma di quantificare gli effetti deisingoli determinanti della salu-te anche in termini numerici;una delle prime analisi è quelladi Dever (1976). La Tabella 1mostra una sintesi delle valuta-zioni trovate e sul cui ordine digrandezza c’è concordanza.

La salute dei cittadini non di-pende solo dalla sanità; anziquest’ultima ha un effetto mi-nore rispetto agli altri determi-nanti. Lo stile di vita conta mol-to di più in termini di salute. Leabitudini alimentari dei giap-ponesi, ad esempio, sembranospiegare il loro primo posto co-me aspettativa di vita. Altroesempio è la cosiddetta dietamediterranea alla quale alcunistudi attribuiscono un surplusdi circadue/tre anni di aspettativa di vi-

ta per i paesi che la adottano.

SANITÀ E SALUTE NEL MONDO

Mentre in molti settori, ancheimportanti, si sono verificati ac-cordi e forme di governo sopra-nazionali (commercio, moneta,difesa,…) a seguito dei quali igoverni nazionali hanno cedu-to parte dei propri poteri ad en-tità comuni, per quanto riguar-da la sanità ogni paese ha man-tenutointegre le proprie caratteristi-che organizzative. Le organiz-zazioni adottate sono dunquediverse sia come modello cheper composizione e dimensio-

ni. Comunque la grandezza“spesa sanitaria complessiva”di ogni paese rappresenta perdefinizione l’insieme di tutte lerisorse (comunquecomposte ed assortite) impie-gate nell’organizzazione sanita-ria, mentre la “aspettativa di vi-ta” rappresenta il risultato intermini di salute ottenuto nelpaese considerato per un certoanno.La prima si misura in percen-tuale sul Pil o in $PPP (dollaristatunitensi a parità di potere diacquisto) pro capite.Sinteticamente la prima rap-presenta la quantità di sanitàimpiegata, la seconda il livellodi salute della popolazione.

La relazione tra sanità e salutepuò essere rappresentata in ungrafico in cui in ascisse c’è la mi-

sura della salute (Aspettativa divita alla nascita, in anni) e in or-dinate la misura della sanità(Spesa sanitaria pro capite, in$PPP) per tutti i paesi aderentiall’ONU, praticamente tutti ipaesi delmondo. La Fig. 4 mostra questolegame: ogni punto rappresen-ta un paese caratterizzato dallapropria Aspettativa di vita e dal-la propria Spesa sanitaria. I datisono presi dal Health World Re-port 2006 della WHO e sono re-lativi al 2003-2004.Come si può vedere molti paesi(i più poveri) spendono menodi mille dollari pro capite men-tre un numero minore di paesi(i più ricchi) spendono cifre su-periori. Ma fra i primi a parità dispesa (o con piccole differenze)i risultati in termini di salute so-no diversissimi (tra 40 e 78 annicirca) mentre i secondi presen-tano poche differenze in termi-ni di salute (77-82 anni circa) egrandissime differenze in ter-mini di spesa (da poco più di1000 a quasi 6000 dollari).

Fonte: elaborazione sua datiHealth World Report 2006,WHOFig. 4 Relazione tra Spesa sani-taria e Salute nei paesi del-l’ONU, anni 2003-2004.

Il complesso dei paesi ricchi hauna quantità di vita molto piùalta del complesso dei paesi po-veri, ma all’interno di ciascunodei due gruppi non c’è relazio-ne tra spesa sanitaria e salute.Lo stesso fenomeno si presentaper l’Europa, sostituendo aipaesi poveri molti di quelli sor-ti dal crollo dell’impero sovieti-co e ai paesi ricchi i tradizionalipaesi dell’Europa occidentale.Infine se si considerano alcunifra i maggiori paesi europei,comparabili con l’Italia, si può

costruire la Tabella 2. In essa ol-tre ai valori assoluti di Aspetta-tiva di vita e di Spesa sanitariasono riportate le percentuali ri-spetto al paese che presenta ilvalore più alto. Emerge che adesempio la Spagna (spendendoil 49,1% della Svizzera) ottiene il98,7% in termini di salute, che laGermania ottiene lo stesso ri-sultato di salute del Regno Uni-to ma quest’ultimo spendequasi un terzo di meno; l’Italiaottiene il massimo di salute conil 60% di spesa. Insomma anchefra questi paesi (fra loro compa-rabili per ricchezza) apparechiaro che a quantità maggioridi sanità non corrisponde unamaggiore salute.

Valori desunti WHO Health Re-port 2006; LE anno 2004, spesaanno 2003Tabella 2 Aspettativa di vita espesa pro capite per alcuni pae-si europei.

Consumati dalla sanità

Il consumo dei diversi “prodot-ti” sanitari (numero per perso-na di ricoveri ospedalieri, far-maci, esami clinici, esami dia-gnostici, visite mediche…) èquanto di più vario si possa im-maginare.Nell’ambito di paesi compara-bili (ad esempio i maggiori pae-si industrializzati) vi sono paesiin cui i cittadini “consumano”(o meglio i medici prescrivono)un numero cinque o sei voltesuperiore di esami del sangue,il doppio o il triplo di farmaci odi visite mediche, ecc…rispettoad altri paesi simili per econo-mia, tradizioni e livello di svi-luppo.Queste enormi differenze nondipendono da alcuna ragioneclinica o di salute ma solo edesclusivamente dal comporta-mento degli operatori sanitari(medici in particolare), da rego-le di gestione del sistema sani-tario e non ultimo da atteggia-menti “culturali” dei cittadini edalla loro mancata corretta in-formazione. Tali grandissimedifferenze sono misurabili trapaesi simili per livello economi-co e sviluppo ma con tradizionie regole “sanitarie” diverse, an-che in presenza di accesso e co-pertura sanitaria garantita.

Inoltre marcate differenze sonopresenti all’interno di ciascunpaese tra classi sociali o gruppidi cittadini. Molti sono gli studiin questo settore; mentre ini-zialmente l’attenzione è statarivolta alla suddivisione per li-vello di reddito, sempre più leindagini hanno messo in evi-denza la classe sociale in gene-rale e il livello di istruzione edinformazione in particolare.Gli studi mostrano che in gene-rale chi appartiene ad una clas-se sociale “superiore” propendeper un consumo sanitario mi-nore; i meno abbienti, chi hameno strumenti culturali e mi-nor possibilità informative ten-de a “consumare” più sanità.

Di contro lo stato di salute per-

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Il complessodei Paesi ricchiha una quantità di vitamolto più altadel complessodei Paesi poveri, maall’interno diciascuno deidue gruppinon c’è relazione traspesa sanitariae salute

cepita è invece proporzionale allivello sociale. La spiegazionenon è che “i ricchi” si possonopermettere più sanità: pur con-sumando una quantità inferio-re di servizi hanno una possibi-lità informativa superiore checonsente loro di scegliere servi-zi più appropriati e di migliorequalità.

Per visualizzare e comprenderela complessità del fenomeno èutile riportare una famosa (tragli operatori e studiosi, non fragli utenti!) ricerca di G. Dome-nighetti, studioso e con respon-sabilità nella programmazionesanitaria in Svizzera. Domeni-ghetti ha misurato il ricorso aipiù comuni interventi chirurgi-ci suddividendo la popolazionein due categorie: popolazionegenerale, medici e loro familia-ri. Ebbene il ricorso agli inter-venti chirurgici è molto supe-riore (in alcuni casi quasi dop-pio) per la popolazione genera-le rispetto a quanto i mediciprescrivono per sé e la propriafamiglia. Assumendo che per séil medico assume le decisionicertamente più idonee e pren-dendo questo rapporto comeindice, Domenighetti ha calco-lato che in Svizzera la “sanità in-dotta” (dai medici sui cittadini)è fra il 25 e il 37% del totale. Inol-tre verso la particolare categoriadegli avvocati i medici ricorro-no all’intervento chirurgico congli stessi valori usati per se stes-si, a protezione di

eventuali ricorsi ed azioni lega-li.

Tutto ciò conferma che neiprincipali paesi industrializzatiin larga misura l’attuale fortedifferenza nel livello di consu-mo sanitario non è legato a ra-gioni di salute ma a fattori di in-formazione e sociali, oltre che

di interesse degli operatori sani-tari.Ai 4 classici determinanti dellasalute è dunque opportuno ag-giungere un altro fattore in gra-do di amplificare (o, se distorta,ridurre!) il loro effetto: l’infor-mazione.

COME FUNZIONAIL SISTEMA SANITÀ ITALIANO

Il sistema sanitario italiano è unServizio Sanitario Nazionale(SSN). Tale modello si fonda suiseguenti criteri generali: coper-tura sanitaria automatica di tut-ti i cittadini italiani, gratuità deiservizi (a meno di alcune limi-tate compartecipazioni allaspesa su alcuni servizi specifici,come farmaceutica e diagnosti-ca), finanziamento tramite fi-scalità generale e contributispecifici, ruolo dello Stato (Go-verno centrale e Regioni) asso-luto a livello di decisioni gene-rali e di programmazione, pre-valente a livello di gestione deiservizi. Il SSN è stato istituito nel1978 (sul modello del NationalHealth Service inglese) e rifor-mato, soprattutto in alcunimeccanismi di gestione, nel1992-’93. In effetti oltre di SSNbisognerebbe parlare di ServiziSanitari Regionali(SSR) in quanto a partire dall’ul-tima riforma l’erogazione, la ge-stione, l’organizzazione, il di-mensio-

namento, la programmazioneed il controllo dei servizi sanita-ri sul territorio sono affidati alleRegioni. A partire dal 2000 tra-mite un lungo e complesso re-gime transitorio (sino al 2013)anche le entrate necessarie al fi-nanziamento dell’intero siste-ma sono direttamente reperitein sede regionale (% sull’IVA,IRAP, quota sulla benzina, ad-dizionale IRPEF…). Mentre laspesa è già del tutto in manoalle Regioni, il finanziamentorimane tutt’ora a mezza via,sia per la presenza di un Fon-do centrale di Riequilibrio, siaperché le percentuali di impo-ste finalizzate alla sanità e cherimangono in sede regionalesono oggetto di periodica con-trattazione tra Regioni e Mini-stero; dunque per alcuni versiè come se il Fondo SanitarioNazionale (FSN) fissato cen-tralmente, formalmente abo-lito, continuasse ad esistere oquasi. Inoltre i contratti di la-voro del comparto sanitariosono nazionali: la spesa sani-taria è per larga parte spesa dipersonale e dunque sul costodel lavoro le Regioni “subisco-no” decisioni centrali. Conquesta impostazione, forte-mente (ma non completa-mente) regionale, il ruolo cen-trale del Ministero si è ormaimolto attenuato nell’ultimodecennio, tanto che nella pri-ma versione della riforma“Bassanini” al responsabiledella Sanità (oggi Salute) veni-va tolto il rango di Ministro. Il

“carattere” nazionale vienemantenuto princi-

p a l m e n t e

tramite la definizione centraledei Livelli Essenziali di Assi-stenza (LEA) che tutte le Re-gioni devono assicurare, la ga-ranzia che il cittadino ha co-munque il diritto di farsi cura-re dove vuole (Mobilità Sanita-ria, regolamentata a livelloeconomico fra le Regioni), unasede istituzionale di confronto

Il ricorso agli interventichirurgici è molto superiore perla popolazionegeneralerispetto aquanto i medici pre-scrivono per sé e la propriafamiglia

Chi appartienead una classesociale “superiore”propende perun consumosanitariominore; chi ha menostrumenti culturali e diinformazionetende a “consumare”più sanità

5DOSSIER

(Conferenza Stato-Regioni) etramite il fatto che le leggi e leregole generali di sistema so-no competenza del Parla-mento e del Governo, cuispetta (o spetterebbe!) ancheil controllo generale del ri-spetto delle leggi, accordi,normative…del SSN.La Fig. 5 rappresenta, in mo-do semplificato, lo SchemaIstituzionale del Servizio Sa-nitario Nazionale

Dal punto di vista dei dati delsistema sanitario (personale,strutture, risorse….) e di salu-te la situazione italiana, in re-lazione a quella dei paesicomparabili per sviluppoeconomico-sociale, è così sin-tetizzabile:

• i dati di salute sono buoni:fra i primi per Aspettativa divita ed in media per altregrandezze di salute• spesa sanitaria complessi-va praticamente in mediaeuropea (tra l’8,5 e il 9% delPil, ormai); inferiore a Fran-cia, Germania e Svizzera, chespendono sopra il 10%, e su-periore a Spagna edInghilterra, che spendonocirca l’8%• andamento del numero diletti ospedalieri in discesanegli ultimi trenta anni, co-me tutti i paesi industrializ-zati; meno letti per abitantidi Francia e Germania, più dialtri paesi europei e USA• lungodegenza, riabilitazio-ne, assistenza domiciliare eservizi extra ospedalieri: ri-dotti rispetto a molti altripaesi• spesa ospedaliera in per-centuale sul totale di spesasanitaria: alta (quasi il 50% inconfronto a valori fra il 35 e il43% circa di molti altri)• tasso di ospedalizzazione(numero di ricoveri osped.per abitanti): medio• tasso di utilizzo dei postiletto: medio basso (sottol’80%)• degenza media (numero digiorni medio per ricovero):non alta ma riducibile• uso del day hospital: in au-mento ma ancora molto al disotto di molti altri paesi• numero di medici per abi-tanti: doppio o triplo di altripaesi (Francia, U.K., Germa-nia, USA, Svizzera..)• numero di infermieri: bas-so• spesa farmaceutica in per-centuale sulla spesa sanita-ria: alta• uso di farmaci generici (oequivalenti): basso• quota pubblica della spesa(circa il 70%): comparabilecon molti altri paesi• meccanismi di gestionedelle strutture: più lenti ecomplessi• meccanismi di controllo evalutazione dei servizi sani-tari: quasi assenti o solo for-malmente presenti• strumenti di tutela degliutenti: esili; corrispondente-mente ipertutela sindacaledegli operatori; l’organizza-zione tiene maggiormenteconto degli interessi deglioperatori che delle

esigenze dell’utenza • forte ritardo in particolarisettori: informazione indi-pendente sulla reale efficaciadelle cure e sul livello dellestrutture, Health TechnologyAssessement, Gestione delRischio sanitario.

UNA POSSIBILEVIA DI RIFORMA

Alla luce delle considerazioni,dei fenomeni e delle grandez-ze illustrate è possibile avanza-re una serie di proposte con-crete di intervento, con lo sco-po di attuare una politica di sa-lute e di governo del sistemasanitario. Proposte cioè il cui fi-ne è la tutela degli interessi deicittadini in terminidi salute, di libera scelta e comecontribuenti. In questo ap-proccio la sanità diviene chia-ramente uno degli strumentiper la realizzazione degli obiet-tivi e non il fine. Per una miglio-re comprensione le propostepossono essere raggruppatenei seguenti settori:

• criteri generali di intervento; • modello di sistema; • composizione della spesa edei servizi;

• grandezze ed indici di fun-zionamento delle strutture; •dimensionamento dellestrutture ospedaliere; • composizione del persona-le sanitario; • diritti degli utenti; • gestione del rischio; • altri interventi.

Criteri generali di intervento

L’Italia è da decenni ai primis-simi posti per aspettativa di vi-ta e da poco in media europeacome spesa sanitaria; da unconfronto con gli altri paesi

non emerge alcun motivo perulteriori aumenti di spesa; anzigli aumenti di spesa negli ulti-mi anni oltre a fornire effettidifficilmente misurabili o mo-desti in termini di salute nonsono riusciti neanche a ferma-re la spirale “nuovi finanzia-menti- nuovi deficit”. Per unpaese avanzato come l’Italia(con una spesa sanitaria ormaivicina al 9% del PIL) tutti i datimostrano che un ulteriore au-mento di spesa va a garantire losviluppo della sanità così comecomposta e delle sue logicheinterne; ha pochi effetti sullasalute. Anzi ulteriori aumentisono un oggettivo ostacolo al-le esigenze di cambiamentodel sistema sanitario, garan-tendone l’assetto attuale, cioèuna configurazione dimensio-nata su vecchie esigenze di sa-lute. Il sistema sanitario è infat-ti uno dei sistemi più pesanti,estesi (per personale, strutture,

presenza territoriale…) e dun-que viscosi, e come ogni gran-de sistema si oppone natural-mente ai cambiamenti. Il siste-ma sanitario è in ritardo rispet-to alle nuove esigenze di salute(si pensi solo all’invecchia-mento della popolazione, al-l’esigenza di nuovi servizi nonospedalieri e domiciliari e al-l’attuale superconcentrazioneall’interno dell’ospedale) e laconcentrazione di interessi ecorporazioni rallenta se nonimpedisce il necessario cam-biamento.Per alcuni versi l’attuale situa-zione rischia di assomigliare aquella dei forestali della Cala-bria, che da anni sono presen-ti nella maggior concentrazio-ne al mondo senza che la tute-la dei boschi ne abbia risentitoin modo positivo e che invecedi essere la soluzione si sonotrasformati nel problema .Aumentare la spesa in modoindiscriminato significa ormaiprincipalmente consolidare laquantità di sanità così com’è e,consapevolmente o meno, im-pedire o ridurre a marginalitàle nuove forme di assistenzanecessarie. Dunque per co-stringere il sistema a cambiareè necessario non aumentare laspesa (anche perché non servealla salute) ma ridisegnare lasua allocazione nei vari servizie settori.Eventuali aumenti transitoridevono essere vincolati rigida-mente a specifici settori comela ricerca, l’ammodernamentotecnologico, l’ammoderna-mento strutturale, la diffusionedi strumenti di valutazione e diinformazione ecc..; ma soprat-tutto devono essere collegati ameccanismi automatici di pe-nalizzazione o di premio ri-spetto agli obbiettivi. L’aumento continuo ed indi-stinto dei finanziamenti (comeavvenuto negli ultimi anni)non provoca altro che continuiaumenti del deficit perché po-ne al centro le esigenze di vita edi sviluppo della sanità, nonquelle della salute. Il problema non è il deficit dispesa ma il deficit di informa-zione da fonte indipendentedisponibile sulla salute e suipercorsi di cura. La corsa alconsumo sanitario non è mo-tivata da ragioni di salute maviene principalmente indottadal sistema sanitario, utilizzan-do la scarsità e la parzialità diinformazione degli utenti, chedispongono di scarsi canali equasi tutti dipendenti da chiproduce e vende sanità a variotitolo (aziende cliniche, farma-ceutiche, operatori singoli edassociati, strutture...). Questaasimmetria informativa va cor-retta ed integrata con regole di-verse sul sistema e con l’attiva-zione di centri e fonti di valuta-zione indipendenti di facile ac-cesso, che pongano il cittadinoin grado di conoscere e con-frontare il grado di successodegli interventi terapeutici, ireali effetti e le eventuali con-troindicazioni connesse, il gra-do di bravura e di esperienzadegli operatori, il grado di ec-cellenza delle strutture, il livel-lo di sicurezza, di aggiorna-

Per costringereil Sistema acambiare ènecessario nonaumentare laspesa ma ridi-segnare la suaallocazione neivari servizi esettori

Qui Italia: si scoppia di sanità6

Fig. 5 Schematizzazione del Servizio Sanitario Nazionale

mento ecc… diogni struttura e servizio. Tuttociò per mettere i cittadini nellecondizioni migliori per decide-re sulla propria salute, operan-do scelte in base ad informa-zioni certe ed indipendenti enon basandosi sulle informa-zioni parziali fornite da chi haun oggettivo interesse al-l’estensione dei consumi sani-tari, anche se inutili. Dunque ilcriterio generale di interventoè non aumentare la spesa maaumentare quantità e qualitàdell’informazione: conosceregli effetti reali delle possibili cu-re sulla propria salute e cono-scere il livello delle strutture sa-nitarie per poter scegliere leune e le altre. In generale va de-finitivamente abbandonato ecombattuto il tradizionale ap-proccio autoreferenziale a tut-ti i livelli che il sistema sanita-rio applica a se stesso, a scapitodegli interessi collettivi e del-l’utenza in particolare.

Il modelloitaliano

Il sistema sanitario italiano èun Servizio Sanitario Naziona-le, nato sul modello inglese esviluppatosi in base alle carat-teristiche istituzionali e politi-che del paese. Tale modello ap-pare bisognoso di integrazioniquanto meno per tre motivi:

• manca un’azione di “indi-rizzo e filtro” sui consumi • sono praticamente assentimeccanismi di valutazione • sono carenti strumenti ditutela a disposizione degliutenti.

La situazione attuale è caratte-rizzata dal fatto che chi ha inte-resse a promuovere il maggiorconsumo sanitario possibile(aziende farmaceutiche, medi-ci, aziende ospedaliere, labora-tori, aziende produttrici di di-

spositivi medici e di servi-zi) è sostanzialmente libero difarlo e produce o controlla l’in-formazione del settore. Certoregioni e/o governo ogni tantoinvocano o programmano“tetti e limiti” che vengono si-stematicamente superati. Imedici vedono ogni eventualecontrollo dei dati come un at-tentato e non esistono regolereali per verificarne il compor-tamento. La situazione è assi-milabile a quella di un self ser-vice in cui alla cassa non c’èquasi mai nessuno e i controllisulle liste della spesa e sul con-tenuto dei carrelli sono inesi-stenti. Ciò provoca una obesi-tà sanitaria il cui effetto princi-pale è un danno per la salutedei cittadini e quello seconda-rio un forte aumento della spe-sa. A ciò concorrono spesso glistessi utenti che, senza un’in-formazione corretta ed ade-guata, favoriscono questo con-sumo improprio di sanità. Lasoluzione può essere trovataintegrando l’attuale sistemacon:

1. regole nuove che corre-sponsabilizzino (anche conun sistema di premi e di pe-nalità) i medici di famigliasulle prescrizioni, monito-rando costantemente i con-sumi (esempio del sistemasanitario Austriaco); 2.informazione corretta, fa-cilmente accessibile e di fon-te indipendente sulla realeefficacia di farmaci e proto-colli i termini di salute; 3. nuovi canali di indirizzodegli utenti ai settori giustidel sistema, sul modello diquanto sperimentato in altripaesi (esempio dei Walk-incentres e di NHS Direct, cen-tri e un numero verde, apertitutta la giornata con perso-nale infermieristico espertoin grado di risolvere proble-mi più semplici e comunquedi indirizzare l’utente al ser-

vizio di cui ha reale necessi-tà); 4. istituzione di un centronazionale di valutazionedeiprotocolli e delle strutturesanitarie (con indici, stel-le…sul modello inglese e re-centemente tedesco) cherenda disponibili i risultati acittadini e operatori, che co-stringa all’abbandono del-l’autoreferenzialità in favoredi valutazioni indipendenti eil più possibile quantitative; 5. ulteriori e più accessibilistrumenti di tutela a dispo-sizione degli utenti (vedipunto successivo “diritti de-gli utenti”).

Va ripensato il ruolo del Mini-stero (e del Ministro) della Sa-lute. Attualmente la sua occu-pazione principale è a portareavanti defatiganti e spesso inu-tili (visti i risultati a posteriori)mediazioni con le Regioni suifinanziamenti futuri e i deficitormai passati. Va rafforzata edesercitata senza timidezze lafunzione di valutazione e con-trollo sui risultati reali in termi-ni di salute e di qualità e appro-priatezza dei servizi; non unruolo burocratico-declamato-rio ma valutazioni e controllieffettivi, pubblici, trasparenti.(A proposito cosa sta facendotutto il personale ministerialededicato agli IRCCS, ormai re-gionali?). Meccanismi di pre-mio e di penalizzazioni neiconfronti delle regioni in baseai risultati effettivi. Il Piano Sa-nitario Nazionale è attualmen-te un documento generale egenerico che non serve a nien-te: riempirlo di obbiettivi gene-rali ma quantitativi, scadenza-ti e misurabili nel tempo(esempio dei documenti delNHS con Blair). I Direttori Ge-nerali delle Aziende Ospedalie-re e Sanitarie pubbliche sonoattualmente nominati dalleRegioni e fortemente dipen-

denti dalla politica (meglio“partitica”); spesso la logica cheli muove non è tanto il governoreale delle strutture loro affida-te ma la soddisfazione delleesigenze della maggioranza edelle aree politiche cui fannoriferimento. Non governanoma mediano interessi interni ecollaterali: anche in questo ca-so la vittima designata è l’uten-za (vedi Policlinico di Roma e

tutte le grandi strutture). Lalegge già prevede che essi do-vrebbero essere “premiati” osostituiti in base ai risultati rag-giunti o falliti. Affinché ciò pos-sa verificarsi gli obiettivi loro

affidati dalla Regionedovrebbero essere trasparentipubblici, pubblicizzati, quan-tificati e scadenzati nel tempo,così come i risultati di gestioneeffettivamente conseguiti. An-che in questo caso vanno usatiindicatori quantitativi e le valu-tazioni non devono essere au-toreferenziali o cosa segretadegli assessorati, ma devonoessere basati su valutazioni in-dipendenti di centri ed autori-tà terze con la massima traspa-renza e pubblicizzazione.

La spesa sanitaria e i servizi resi

Il sistema sanitario italiano ètroppo concentrato sul settoreospedaliero. La spesa ospeda-liera è di poco inferiore al 50%,mentre in molti paesi compa-rabili è più vicina al 40% ed inalcuni addirittura inferiore. Ciòha causato da una parte ilmantenimento di struttureospedaliere obsolete o (solo!)inutili e dall’altra impediscel’utilizzo di risorse verso serviziextra ospedalieri e domiciliari,che sono sempre più necessarianche dal punto di vista stret-tamente clinico, visto il pro-gressivo invecchiamento de-mografico. E’ peraltro lo stessofenomeno presente in altri set-tori dell’economia in cui laconcentrazione di personale einteressi (sindacali, politici,economici..) mantengono unassetto vecchio e contrario agliinteressi generali e dei cittadi-ni. Dunque è necessario ridur-re la spesa ospedaliera portan-dola al 40% circa della spesa sa-nitaria complessiva e liberan-do contestualmente almeno il10% in favore di servizi sanitarinon ospedalieri oggi margina-lizzati perché non finanziati.

Attualmente chi ha interesse a promuovere ilmaggior consumo sanitario possibile (aziendefarmaceutiche, medici, aziende ospedaliere,laboratori...) è sostanzialmente libero di farlo eproduce o controlla l’informazione del settore

In Italia il sistema provoca unaobesità sanitaria il cui effettoprincipale è undanno per la salute deicittadini equello secondario unforte aumentodella spesa

7DOSSIER

Anche la spesa farmaceutica(in percentuale sul totale dellaspesa sanitaria) presenta unvalore anomalo: supera il 20%rispetto al 10-15% degli altripaesi.Su questo fronte oltre adun’azione sui prezzi parzial-mente già in atto, vanno intra-presi ulteriori interventi, peral-tro di facile attuazione:

• regole più incisive che au-mentino l’utilizzo dei farma-ci generici (o equivalenti) ri-spetto a quelli “di marca”:l’Italia è il fanalino di codanell’utilizzo di tali farmaci(meno costosi del 30% e piùsolo perché il brevetto è sca-duto) rispetto agli altri paesi • decisioni più incisive a livel-lo di governo: molti farmacicostano meno in altri paesiEU, tant’è che è in atto il fe-nomeno del cosiddetto“mercato parallelo”: aziendecommerciali (lecitamente)comprano lo stesso farmaconei paesi dove costa meno elo rivendono (guadagnando-ci) in Italia; perché il Governonon decide semplicementedi fissare il prezzo minimovigente in Europa? • azione informativa-cultu-rale sulla reale efficacia deifarmaci, di controllo sulleprescrizioni anomale (esem-pio del sistema sanitario Au-striaco) coinvolgendo e re-golando l’azione dei medicidi base.

Grandezze ed indici specificidi funzionamentodel sistema

Numero di letti per acuti. Sonoi letti dedicati alla fase acutadelle patologie (quelli classiciospedalieri). Anni fa era statodato l’obiettivo di raggiungerei 4 letti per mille abitanti, ridu-cendo, razionalizzando, con-vertendo strutture e letti ospe-dalieri. E’ una tendenza comu-ne a tutti i paesi industrializza-ti. Tale obiettivo è praticamen-te raggiunto ma ora è giusto ri-considerarlo portandolo a 3per mille abitanti. Contestual-mente sarà così possibile au-mentare l’uso del day-hospitale il settore della riabilitazione,lungodegenza…, come è giu-sto soprattutto per motivi clini-ci e di salute dell’utenza.

Tasso di ospedalizzazione.Purnon essendo tra i più alti di Eu-ropa (Francia e Germaniastanno peggio) è necessario ri-durre il ricorso all’ospedale infavore di altri servizi sanitari sulterritorio (ambulatoriali ed ex-tra ospedalieri); d’altra parte inuovi protocolli di cura e la di-sponibilità di farmaci più effi-caci che non in passato lo sug-geriscono, soprattutto per mo-tivi di salute degliutenti. L’obiettivo è ridurlo eportarlo almeno sotto 140 rico-veri per mille abitanti rispettoa 150 circa attuale.

Tasso di utilizzo dei posti letto.C’è spazio per un utilizzo mi-gliore dei posti letto disponibi-

li, agendo anche sulla loro di-stribuzione e composizione.L’attuale tasso di utilizzo non èalto rispetto agli altri paesi: in-dicare come obiettivo almenol’80%.

Dimensionamentodelle struttureospedaliere

Molti ospedali italiani sonomalati di elefantiasi o di nani-smo. Sopprimere o riconverti-re i piccoli ospedali: per la salu-te non è importante avere vici-no una struttura nominalmen-te chiamata ospedale ma inca-pace di far fronte alle necessitàpiù gravi, è invece essenzialepoter ricorrere in poco tempoa servizi moderni e completi.Impedire costruzioni di ospe-dali-città (di 600, 800, mille opiù letti) chesono ingovernabili dal puntodi vista gestionale, di sicurezzaclinica, di personale, di rappor-ti umani e perfino di ordinepubblico. A livello internazio-nale tutti gli studi concordanonell’indicare come dimensio-ne da non superare quella di300-400 letti. Le grandi struttu-re ospedaliere presenti in mol-te città italiane sono quasisempre esempi di inefficienza,confusione e spreco. Sono sta-ti eretti pensando più alla di-mensione degli appalti e delleassunzioni che alla tutela dellasalute dei cittadini.

Composizionedel personale sanitario

Secondo i dati dell’OMS l’Italiaè il paese con il più alto nume-ro di medici del mondo (a par-te il principato di Monaco): ildoppio di Francia e Germania,il triplo del Regno Unito, piùdel doppio degli USA ecc…Naturalmente è fra quelli chehanno il minor numero di in-fermieri ed uno dei pochissimiin cui i medici sono in valoreassoluto più degliinfermieri. Questa palese ano-malia nel dimensionamentodel personale medico infer-mieristico si traduce in unacattiva assistenza per i cittadi-ni, uno spreco di risorse (unmedico costa come quattro in-fermieri) per i contribuenti eun’alterazione della politica sa-nitaria che avviene sotto lapressione di un numero ab-norme di medici. Peraltro se-condo un recente studio del-l’OECD i medici italiani sonofra quelli che lavorano meno.Per governare questa situazio-ne va rivista la politica di iscri-zione alla Facoltà di Medicinache attualmente risponde agliinteressi dei professori univer-sitari e dei medici ma non aquelli dei cittadini. Rispetto apaesi che hanno adottato lostrumento del numero chiusol’Italia (che ha già più del dop-pio dei medici operanti) pre-senta un numero di nuoviiscritti a Medicina doppio deglialtri, cioè continua a “produr-

Qui Italia: si scoppia di sanità8

Le foto utilizzate per questo Dossier sono state gentilmente concesse da _Drugo (flickr.com)

ne” un numero spropositato.Va quanto meno dimezzato ilnumero “chiuso” degli iscritti aMedicina, riportandolo a valo-ri comparabili con gli altri pae-si. Contestualmente va decisauna politica di assunzione de-gli infermieri, anche medianteforti incrementi salariali. Vainoltre ridotto il personale am-ministrativo (spesso poco effi-ciente e professionalmente ob-soleto) a favore di nuove figuregestionali ed ingegneristiche.

Diritti degli utenti

Nella seconda metà degli anni’90 sono stati introdotti (final-mente) i primi strumenti a di-sposizione degli utenti: UfficiRelazione con il Pubblico, Car-ta dei Servizi e poco altro. L’ap-plicazione di questi strumentiè spesso molto tenue, le Azien-de sanitarie non hanno molticontrolli in proposito e l’infor-mazione ai cittadini è carente;peraltro sono tutti strumentigestiti da una “parte” (l’Azien-da). Ai cittadini spesso non ri-mane che un’unica via: il Tri-bunale, cioè un percorso lento,incerto e costoso, in una paro-la di classe. Sull’esempio di altripaesi potrebbe essere istituitoun nuovo canale: uno o piùCommissari/Autorità indipen-denti (sul modello inglese) conil compito di controllare recla-mi e segnalazioni e con il pote-re di intervento sul sistema.

Gestione del rischio

Gli errori in sanità sono nume-rosi, diffusi e a volte di graveentità. Non esistono analisiquantitative in Italia, ma simu-lazioni in base a studi effettua-ti in altri paesi che portano astime diverse fra loro ma tuttepreoccupanti (20mila, 60milamorti l’anno, di più?). Recente-mente sono state avviate a li-vello centrale e regionale alcu-ne iniziative e non sempre rac-cordate. Va fatto un piano na-zionale forte, finanziato, tra-sparente, pubblico e pubbliciz-zato. Vanno introdotte (esem-pio americano) regole per glioperatori che favoriscano la re-gistrazione degli errori (ren-dendone possibile studio eidonee contromisure) ed ob-blighi per le Aziende sanitariedi introdurre Unità di Gestio-ne del Rischio. Vanno previstepenalizzazioni forti, anche difinanziamento, in caso di non

attenzione al problema e vafatta della gestione del rischiouna politica vera e dichiarata.Le emergenze non si nascon-dono ma si governano.

Altri interventi

Le regole del pubblico impiegonon vanno bene in sanità. Tu-telano gli operatori, non i ser-vizi e tanto meno gli utenti. At-tualmente c’è una situazionedi ipocrisia generalizzata: leAziende sanitarie ricorronosempre più all’esterno per evi-tare lacci, vincoli e assurdità delpubblico impiego. Le attualiregole sugli acquisti e sulle as-sunzioni non hanno impeditotruffe e clientelismi; hanno so-lo introdotto ritardi e tempismisurati di procedure a van-taggio dei privati. Vanno cam-biate regole di assunzione, mo-dificati i contratti di lavoro e leregole sugli appalti, avendo co-me riferimento primo l’inte-resse degli utenti. Trasparenzaed accesso a tutte le informa-zioni da parte di tutti sono lamigliore forma di controllo.Vanno tutelati, finalmente, icittadini e la salute, non esclu-sivamente gli operatori profes-sionali ed economici del setto-re. C’è infine un’altra questionegenerale che riguarda il gover-no delle strutture sanitarie:mentre per le aziende ospeda-liere regole ed obiettivi vengo-no fissati a livello regionale, irinnovi contrattuali (la spesadel personale supera media-mente il 60%) vengono decisi alivello nazionale. Che senso ha,se ormai la gestione della sani-tà è regionale e anche il finan-ziamento è progressivamentedecentrato (federalismo fisca-le)? Non sarebbe più logico unacontrattazione regionale, conassunzione diretta di respon-sabilità delle Regioni ? Si man-tiene la contrattazione nazio-nale solo per accontentareCISL, UIL e CGIL? E’ utile edopportuno incentivare il setto-re delle assicurazioni privateintegrative volontarie, dispo-nendo la detraibilità fiscale ditale spesa. Ciò favorisce i citta-dini ed ha effetti positivi su tut-to il sistema (sulle liste di atte-sa, ad esempio) decongestio-nando il settore pubblico dachi ha la possibilità (e il deside-rio) di ricorrere a strutture a pa-gamento.

CONCLUSIONI

Dall’esame dei fenomeni e dal

confronto dei dati relativi allasalute e alla sanità, nel tempo efra i diversi paesi del mondo,emergono alcune evidenze:

• la sanità è soltanto uno deideterminanti della salute enon il principale • il livello di spesa sanitariaitaliana è ormai in linea conquella di paesi comparabili • aumentare ulteriormentela spesa sanitaria avrebbepoco o nessuna incidenzasulla salute • il livello di consumo sanita-rio è causato principalmen-te dal sistema sanitario e daltipo di informazione dispo-nibile; non risponde a moti-vazioni di salute • politiche e scelte sono statesinora influenzate più dagliinteressi concentrati dellasanità (operatori, strutture,aziende) che da esigenze disalute dei cittadini • ciò spiega come pur in pre-senza di forti aumenti di fi-nanziamento (negli ultimi10-12 anni la spesa sanitariaitaliana è quasi raddoppiatain valore assoluto) il deficitnon diminuisca • l’informazione è un fattoreessenziale per i comporta-menti di sanità e di salute • in Italia c’è un forte deficitdi informazione indipen-dente sia sulla reale efficaciadelle cure, sia sul reale livellodi qualità/efficacia dellestrutture e dei servizi sanita-ri • mancano centri di valuta-zione in termini di salute • l’anello debole del sistemaè il cittadino, che dispone dipochi e deboli strumenti diinfluenza sul sistema e di po-ca o nulla informazione indi-pendente.

E’ dunque essenziale che dauna politica fatta per la sanitàsi passi ad una politica per lasalute. Obiettivi, tempi, spese,risultati devono essere pro-grammati e misurati esclusiva-mente in termini di salute. E’necessario invertire il proces-so: le scelte non devono esserefatte per soddisfare le esigenzeinterne della sanità, ma persoddisfare reali esigenze di sa-lute dei cittadini. A questo sco-po non serve aumentare ulte-riormente il livello di spesa sa-nitaria: aumenti di spesa servi-rebbero solo a mantenere gliattuali equilibri interni; la sani-tà va invece costretta a ristrut-turarsi secondo le esigenze disalute e la loro evoluzione (in-vecchiamento della popola-zione, nuove opportunità di

cura, nuovi contributi della ri-cerca…). E’ essenziale invececolmare il deficit di informa-zione, la sua asimmetria e lasua dipendenza. Gli interventisul modello di sistema devonodunque agire in questa direzio-ne, creando e rendendo dispo-nibili informazioni e valutazio-ni indipendenti in termini disalute su ogni protocollo e suogni struttura. Il sistema vaaiutato e costretto a cambiarefissando obiettivi numerici,scadenzati nel tempo e misu-rabili. Va ridata dignità, poteree libertà di scelta effettiva al cit-tadino. Vanno ricondotte a

normalità alcune anomalie dicomposizione (sulla spesa, sulpersonale, sul funzionamento)della realtà sanitaria italiana.Complessivamente le risorsededicate alla tutela della salutehanno raggiunto in Italia qua-si il 9% del PIL; sono più chesufficienti a patto che le sceltenon siano dettate dagli attualiequilibri ed interessi internidella sanità, ma siano motivateda risultati in termini di salute.In sintesi sono necessari politi-ca di salute e governo della sa-nità. Le conseguenti proposteoperative sono sintetizzatenella tabella seguente.

Marcello Crivellini è Professore di Automazione e Organizzazione Sanitaria al Politecni-co di Milano. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di-dattiche nell’ambito dell’elaborazione dei dati, dell’organizzazionesanitaria. Dal 1979 al 1987 è eletto Deputato nelle liste del Partito Ra-dicale ed è membro della Commissione Bilancio della Camera. DelPartito Radicale è tesoriere dal 1979 al 1982. Per il periodo 1990-92 ènominato Consigliere presso la Presidenza del Consiglio dei Mini-stri. E’ Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni dal 2002,anno della sua fondazione.

l’autore9DOSSIER

SETTORE PROPOSTE

Criteri generali - non aumentare la spesa ma l'informazione- eliminare l'asimmetria informativa

Modello di sistema

- responsabilizzazione medici di famiglia- nuovi canali di accesso e indirizzo al sistema(modello Walk-in -Centres e Direct inglese)centro nazionale di valutazione dei protocolli edelle strutture sanitarie- maggiore funzione di controllo del Ministero- Commissari/Autorità indipendenti a disposi-zione dei cittadini, con potere di intervento- meccanismi di premi e penalizzazioni per leregioni, rispetto agli obiettivi- Piano Sanitario Nazionale con obbiettiviquantitativi e scadenzati- misura, trasparenza, pubblicizzazione deirisultati di gestione dei Direttori generali delleAziende Sanitarie

Composizionedellaspesa e dei servizi

- progressiva diminuzione della spesa ospeda-liera al 40% del totale della spesa- contestuale impiego delle risorse in ulterioriservizi extraospedalieri- regole che incentivino un maggior utilizzo deifarmaci generici- diminuzione dei prezzi dei farmaci utilizzan-do la logica del "mercato parallelo"- azioni informative diffuse sulla reale efficaciadei farmaci

Indici specifici

- diminuzione verso il 3 per mille del numerodi letti per acuti- aumento day hospital, letti riabilitazione elungodegenza- riduzione tasso di ospedalizzazione (nonpiù di 140 per mille)- aumento tasso di utilizzo dei posti letto(almeno 80%)

Dimensionamento strutture ospedaliere

- ostacolare nanismo o elefantiasi delle strut-ture ospedaliere

Composizionedel personale

- ricondurre l'Italia alla normalità internaziona-le per numero di medici, tramite forte riduzionedell'attuale numero chiuso di iscritti a medicina- aumento del numero di infermieri e incre-menti salariali- riduzione del personale amministrativo edintroduzione di nuove professionalità gestiona-li ed ingegneristiche

Diritti degli utenti

- effettivo e forte potenziamento degli stru-menti già definiti.. (URP, Carta dei Servizi…)- politica di informazione indipendente sullareale efficacia delle cure- accesso semplice e diffuso ai risultati di valu-tazione (con indici quantitativi) delle strutturesanitarie- Commissari/Autorità indipendenti a disposi-zione dei cittadini

Errori e Gestione del Rischio

- analisi quantitativa reale in Italiapolitica vera e dichiarata sul problema

- obbligo di Unità di Gestione del Rischio elegislazione che favorisca la comunicazione eraccolta dei dati da parte degli operatori

Altri interventi

- riconsiderare regole di assunzione ed appaltinormativa pubblico impiego spesso in contra-sto con i dirittidegli utenti- garantire facilità di accesso e trasparenza suqualsiasi dato di gestione- riconsiderare la contrattazione nazionale deicontratti- detraibilità fiscale per assicurazioni integrati-ve volontarie

LA VITTORIA POSTUMA DI COSCIONICARLO CIAVONIVenerdì di Repubblica, 17 agosto 2007

Le richieste dell’associazione Luca Coscioni, relative all’inseri-mento dei comunicatori vocali di ultima generazione (i co-siddetti sistemi di comunicazione aumentativa alternativa)nel nuovo Nomenclatore tariffario nazionale della Sanità,hanno finalmente trovato risposta. Le persone affette damalattie degenerative del sistema nervoso e muscolare,che hanno perso l’uso della parola, potranno d’ora in poiavere gratis le apparecchiature che danno loro la possi-bilità di comunicare, per esempio scrivendo testi al com-puter.La commissione ministeriale sulle problematiche deipazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica, nata loscorso mese di gennaio, ha varato il nuovo Nomen-clatore tariffario dei presidi, delle protesi e degli ausi-li, sottoponendolo, per la prima volta, a un’ampiaconsultazione da parte delle organizzazioni di tu-tela, compresa l’Associazione Luca Coscioni, inti-tolata al presidente del Partito Radicale scompar-so nel 2006 e che negli ultimi anni di vita avevacondotto una battaglia politica per la libertà diricerca in campo biomedico, in particolare sul-l’uso delle cellule staminali. L’operazione di ag-giornamento del tariffario dovrebbe conclu-dersi entro il prossimo autunno.Per accorciare i tempi e mettere al più prestoi comunicatori a disposizione dei pazienti, il

ministro della Salute Livia Turco ha deciso di creareuna corsia preferenziale per lo stanziamento di 10 milioni di

euro necessari al loro acquisto: le Regioni che intendono dotarei malati tetraparetici di questi strumenti possono accedere giàdall’inizio di agosto a queste risorse.

10LIBERTÀ DI PAROLA

INTERVENTI ;ATTACCHIAMO LA SPINAIl Ministro Livia Turco stanzia 10 milioni di euro per i sistemi di comunicazione dei disabili gravi. Per migliaia di persone, è arrivato il momento di attaccare la spina!

Su questo l’ Associazione Coscio-ni e i radicali da anni, a livello na-zionale e regionale, hanno pro-mosso una battaglia che LucaCoscioni volle chiamare “libertàdi parola”.I tanti che, addolorati e piangen-ti, si sono levati a “difendere la vi-ta” non hanno mosso un dito perrendere concreto il diritto a par-lare e comunicare di chi è vivo,malato e sofferente; tutti coloroche gridano allo scandalo se unmalato chiede di “staccare la spi-na” di una apparecchiatura che locondanna a prolungare una tor-tura indicibile, sono rimasti mutiquando Luca Coscioni e noi radi-cali abbiamo continuato a chie-dere che ai malati impediti a co-municare fosse possibile “attac-care la spina” di un sistema ingrado di far sentire la voce, pen-sieri e l’espressione dei loro sen-timenti.Per le migliaia di malati come Lu-ca, Piergiorgio e Giovanni conti-nua ad essere quasi impossibileancora oggi “parlare” e comuni-care.Il tempo, così dolcemente lieveper la burocrazia ministeriale,trascorre tragicamente rapidoper i malati. In tutti questi anninei fatti si è scelta la soluzione fi-nale: basta aspettare senza far

nulla e la malattia si incarica dieliminarli uno ad uno, senza ec-cezioni, chiusi nel silenzio dei lo-ro corpi.Ora finalmente qualcosa è cam-biato. Dopo anni di battaglie, ini-ziative, interrogazioni parlamen-tari e manifestazioni c’è un atto digoverno concreto, positivo e a tu-tela dei diritti dei malati. La Ministra della Salute nei primigiorni di agosto ha emanato undecreto per semplificare l’accer-tamento delle condizioni di inva-lidità di chi presenta gravi disabi-lità (quasi sempre irreversibili) eha concordato con le Regioni laripartizione dei 10 milioni di eurogià stanziati per l’acquisto dei piùmoderni sistemi di comunicazio-ne anche a controllo oculare. Sono atti di governo che aveva-mo richiesto insistentemente eper i quali vogliamo ringraziare laMinistra Turco : ha mantenutoquanto annunciato.Ma poiché come è noto i radicalisono incontentabili, subito solle-citiamo un controllo della realeoperatività delle decisioni e so-prattutto della loro traduzionesul territorio. Nel nostro paeseinfatti spesso norme e decisionigiuste rimangono sulla carta per-ché le procedure stentano a tro-vare fisica applicazione. Il sistema sanitario regionale e lo-cale, se non altro per le sue di-mensioni, è tradizionalmente vi-scoso, lento e propenso a recepi-re i cambiamenti in base a tempidettati da esigenze interne piut-

tosto che a quelli dei malati e deicittadini.Saremo tranquilli solo quando imalati di SLA o di patologie simi-li potranno percepire fisicamentegli effetti delle giuste decisioniministeriali di questi giorniNoi siamo per difendere la vita;vivere senza poter trasmetterevolontà, sentimenti e scelte(qualsiasi esse siano), senza par-

lare e comunicare con i propri ca-ri può essere un dolore troppogrande.Per questo chiediamo che gli attiformali del governo si traducanosubito in realtà fisica, rendendopossibile “attaccare la spina” del-la comunicazione e della parolaper coloro che malattia prima eindifferenza poi hanno sin’oraimpedito.

@pprofondisci

“Libertà di parola e di lettura”, la campagna dell’Associazione Coscioniwww.lucacoscioni.it

LA NOTIZIA

CONFERENZA STATO-REGIONI: APPROVATO STANZIAMENTO DI 10 MILIONI DI EURO DA DESTINARE ALLA FORNITURA DEI COMUNICATORI SIMBOLICI

La campagna "Libertà di parola", da anni con-dotta dall'Associazione Luca Coscioni, sembraaver raggiunto un primo successo. La Conferen-za Stato-Regioni ha ufficialmente recepito laproposta del Ministero della Salute Livia Turcorelativa allo stanziamento di 10 milioni di euroda destinare per la fornitura di comunicatori adalto contenuto tecnologico ai malati di Sla. Diseguito riportiamo un estratto dal comunicatostampa del 3 Agosto 2007 del Ministero.

“Il 1 agosto, la Conferenza Stato-Regioni ha rati-ficato in via definitiva il provvedimento con ilquale il Ministro della Salute ha destinato 10 mi-lioni di euro, ripartiti tra le singole Regioni, perl'acquisto di comunicatori vocali (sistemi di co-municazione aumentativi alternativa) per pa-zienti affetti da Sclerosi laterale amiotrofica o daaltre gravi patologie croniche ad andamento de-generativo che comportino la perdita della pa-rola lasciando intatte le capacità cognitive. Nel-la fasi più avanzate della malattia, quando resta-no solamente i movimenti oculari a collegare ipazienti con il mondo circostante, la tecnologiapuò fare molto per consentire a questi stessi pa-zienti di rimanere collegati con l'ambiente cir-costante. I dispositivi a controllo oculare garan-tiscono tutto ciò grazie ad una telecamera con-nessa ad un computer e ad un software, consen-tono di scrivere, navigare in Internet, leggerescrivere e spedire e-mail, comandare luci ed ap-parecchi domestici, e molto altro ancora. Unabattaglia di civiltà, a sostegno della qualità dellavita in tutte le fasi della malattia, che raccoglie,peraltro, una domanda pressante provenientedalle associazioni di tutela più impegnate sulcampo, come l'AISLA e la Luca Coscioni”.

MARIA ANTONIETTAFARINA COSCIONIMARCO CAPPATOMARCELLO CRIVELLINIcontinua dalla prima

INTERVENTI

11LAICITÀ.

MENTRE I “LAICI” DORMONO, IL VATICANO CI SCAVA LA BUCAGli avversari del testamento biologico si preparano per un dibattito che auspicano sia il piùpossibile confuso e scorrettoGILBERTO CORBELLINI www.ilsole24ore.com, 18 agosto 2007

Che cosa sta accadendo in Italia?Viviamo ancora in uno stato so-vrano e laico? Siamo sempre go-vernati in base ai principi dellanostra Costituzione? Oppure nonviviamo più in uno stato laico, maetico? So bene che queste do-mande sarebbero giudicate irri-cevibili da quasi tutti i politici,nonché dai direttori dei principa-li quotidiani e da una larga partedi intellettuali italiani. Ma sono ledomande a cui chi scrive vorreb-be sentirsi dare qualche rispostachiara e convincente. Che non siala solita accusa di “laicismo” achiunque s’azzardi a interrogarsi

sulle sostanziali ingerenze politi-che della Chiesa cattolica nel fun-zionamento della nostra repub-blica democratica. Perché, primadi affrontare qualsiasi discussio-ne alta e dotta sulla libertà e lagiustizia, ovvero sui criteri più ef-ficaci perché l’esercizio della li-bertà personale si accompagni,nell’interesse del buon funziona-mento delle relazioni sociali, al-l’adesione responsabile e consa-pevole a un insieme di normecondivise, è il caso di capire se,mentre cerchiamo di guardareavanti, qualcuno non stia sca-vando qualche buca per farci im-provvisamente mancare il terre-no sotto i piedi.Ebbene, alla luce di quello che èaccaduto prima, con e dopo lalegge 40 del 2004 sulla feconda-zione assistita, considerando il

penoso spettacolo messo in sce-na intorno ai cosiddetti Dico (Di-ritti delle coppie stabilmenteconviventi) e di fronte al dibatti-to sulle Dichiarazioni anticipatedi trattamento (impropriamentechiamate ‘testamento biologico’)penso che non sia peregrino o al-larmistico domandarsi se il no-stro Legislatore opera ancora nelrispetto della Costituzione o co-noscendone gli artt. 9, 13, 32 e 33.Senza sottovalutare l’art. 3, eavendo ben presente che i Costi-tuenti non hanno scritto da nes-suna parte (forse perché sovrap-pensiero?), nell’art. 29 e seguenti,dove si parla di famiglia, matri-monio, genitori, paternità e ma-ternità, i termini, “coppia etero-sessuale”, “maschio”, o “femmi-na”.La legge 40 del 2004 è stata pro-mulgata, su esplicita e perentoriarichiesta della Conferenza Epi-scopale Italiana, dal Parlamentoitaliano in spregio dei principi co-stituzionali che affermano il dirit-to alla salute (art. 32) e la libertà diricerca (artt. 9 e 33). Si tratta pe-raltro di una legge che impone aimedici di violare la deontologiaprofessionale, in quanto li co-stringe a praticare un trattamen-to anti-infertilità con metodicontrari a tutte le linee guida in-ternazionali di buona pratica cli-nica. La Chiesa cattolica e la Con-ferenza Episcopale si sono inoltrefatte carico della campagna poli-tica in difesa dei referendum,manipolando l’informazione,deviando il dibattito su temi nonpertinenti (es. la sacralità della vi-ta) e sfruttando l’impianto anco-ra paternalistico della nostra de-mocrazia (leggi il quorum per ireferendum). Nel caso della legge sulle diretti-ve anticipate o “testamento bio-logico” il rischio è che si verifichiqualcosa di analogo. Stavolta nelsenso di impedire, come è statoper i Dico, una legge di civiltà, cheè prevista dalla nostra Costituzio-ne, e che è in vigore in quasi tuttii paesi democratici occidentali.Le direttive anticipate di tratta-mento servono a garantire a chilo desidera di decidere in antici-po quali trattamenti rifiuterebbequalora venisse a trovarsi privo dicoscienza. La legge ribadisce sol-tanto il principio del consenso in-formato, che la Costituzione pre-vede sulla base degli art. 13 e 32,per cui ogni cittadino capace diintendere e volere può rifiutareun trattamento medico. Anchequando la conseguenza del rifiu-to è il decesso di quella persona.Orbene, le due questioni su cuiverte la controversia tra chi vuoleuna legge utile e rispettosa dei di-ritti costituzionalmente garantitie chi invece sostiene che la leggeverso cui è orientata la Commis-sione Sanità del Senato aprireb-be le porte all’eutanasia sono le

seguenti: il diritto di rifiutare lanutrizione e l’idratazione artifi-ciali, e il carattere vincolante del-le direttive per il medico. Il Presi-dente della Commissione Sanità,il senatore Ignazio Marino, che ècattolico ma anche un chirurgodi fama internazionale, ritieneche le direttive debbano vincola-re le decisioni del medico, o diret-tamente o tramite l’indicazionedi un tutore, e che le tecniche dialimentazione e idratazioneartificiale siano conside-

rate dei trattamenti medici, e co-me tali rientrino nel diritto dellapersona, che può chiedere chenon vengano messe in atto an-che qualora si trovi nella possibi-lità di rifiutarle consapevolmen-te.Su esplicita richiesta della Confe-renza Episcopale Italiana e delministro della sanità della Cittàdel Vaticano, Mons. Barragan, hapreso forma un’onda politica, be-nedetta da papa Ratzinger, chemira ad affossare o stravolgere inParlamento la proposta di leggeche va nel senso delle posizionidel Senatore Marino, il quale in-terpreta correttamente non solola lettera della Costituzione Italia-na, ma anche le direttive in mate-ria di bioetica emanate dall’Unio-ne Europea. Per non lasciar dub-bi, l’ex sindacalista Savino Pez-

zotta ha pubblicamente dichia-rato che, dopo i Dico, il movi-mento del Family Day impediràche la legge sulle direttive antici-pate introduca in Italia l’eutana-sia.Viene anche da chiedersi che fi-ne hanno fatto tutti i costituzio-nalisti che spaccano il capello inquattro su questioni di architet-tura costituzionale, legge eletto-

rale o conflitto di interesse.Non hanno niente da

dire di fronte all’ordinanza delGIP che ha rinviato coattivamen-te a giudizio il dottor Mario Ric-cio, il quale soddisfò la richiestadi Piergiorgio Welby di interruzio-ne del trattamento, con motiva-zioni di natura etica e non giuri-dica, peraltro in nome dei princi-pi di un’etica confessionale, chesecondo il giudice starebbero amonte di quelli espressi nella let-tera della Costituzione formale?Non si tratta forse di un’ordinan-za più consona a uno stato eticoo teocratico che a uno laico e de-mocratico?Sfruttando l’autoreferenzialitàdegli approcci messi in campodal mondo laico, le organizzazio-ni cattoliche, sostenute dal Vati-cano, che è paese straniero, stan-no mettendo in atto anche nellabattaglia contro il testamentobiologico una strategia comuni-cativa analoga a quella praticatacon successo durante la campa-gna referendaria sulla legge 40 eper i Dico. Nel caso della legge 40non si è quasi per nulla parlatodel diritto delle coppie infertili diutilizzare tecnologie mediche si-cure per realizzare il naturale de-siderio di avere un bambino, odei milioni di malati colpiti da pa-

tologie degenerative di sperarenelle nuove cure che la ricercasulle cellule staminali potrebbetrovare. Si è discusso in un climadi emergenza e di terrorismo ver-bale a partire da falsità scientifi-che e insensatezze etiche diffusedalle organizzazioni cattoliche inmerito agli embrioni umani e alloro statuto morale, nonché ri-spetto alle prospettive della ricer-

ca biomedica. Per quanto riguar-da i Dico, le gerarchie cattolichehanno di fatto ridotto la questio-ne al problema del matrimoniotra omosessuali e del loro dirittoalla genitorialità, rispetto al qualesapevano di poter contare suipregiudizi da bar dello sport pur-troppo largamente diffusi in Ita-lia. Nel caso della legge sulle di-rettive anticipate gli esponenti re-ligiosi e politici cattolici stannopaventando lo spauracchio del-l’eutanasia. Che non è oggettodella legge. La legge mira a garan-tire davvero che i malati termina-li non subiscano proprio quelleforme di cosiddetto “accanimen-to terapeutico” che tutti in Italiadicono di giudicare immorali e il-lecite. Se il mondo laico e gli intel-lettuali non si attiveranno rapida-mente, al di là dei personalismi edei distinguo inutili, per sma-scherare l’ennesimo ingannodelle gerarchie cattoliche a dan-no della buona fede dei cittadiniitaliani, il destino della legge sulledirettive anticipate sarà segnato.E il declino della libertà, della giu-stizia, e quindi della democrazia,segnerà in Italia un ulterioreavanzamento.

Nel caso dellalegge 40 non siè quasi pernulla parlatodel diritto dellecoppie infertilidi utilizzaretecnologiemediche sicureper realizzare ilnaturale desi-derio di avereun bambino

Nel caso dellalegge sulledirettive anticipate gliesponenti religiosi e ipolitici cattolicistanno paventando lo spauracchiodell’eutanasia

Gilberto CorbelliniCo-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni, è professore distoria della medicina e bioetica presso la Facoltà di medicina della Sapienza - Università di Roma. Si interessa di storia, epistemologia ed etica della biomedicina. Ha appena pubblicato, per Laterza, “EBM. Medicina basata sull'evoluzione”. È tra l’altro membro del Comitato Nazionale diBioetica.

12GIOVANNINUVOLI

AUTODETERMINAZIONE ,LA LOTTA DI GIOVANNI NUVOLIRaccontata dalla moglie Maddalena

Intervista a Maddalena Soro

GIORGIO PISANOUnione Sarda, 13 agosto 2007

Si sgangherava, Nuvo’.

Come,si sgangherava?L’ultimo periodo è arrivato a pe-sare venti chili. Lavandolo ri-schiavi di spezzargli le costole.Solo gli occhi gli rimanevano.Grandi, disperati.

È finita,per fortuna.Quale fortuna? Nuvo’ si è suicida-to perché non gli hanno consen-tito di morire con dignità. Lamorte del cane gli avete fatto fa-re». Giovanni Nuvoli, Nuvo’ e ba-sta per tutti, se n’è andato pas-sando dalla finestra: la bara eratroppo larga per il corridoio stret-to stretto che porta all’ingresso.Nella casa di via degli Orti, perife-ria di Alghero, è rimasto il lettoneortopedico, il computer che go-verna il materasso, il sintetizzato-re vocale coi suoi messaggini illu-minati sul display come post-it:voglio morire addormentato,senza dolore… aiutatemi a stac-care la macchina della ventilazio-ne… non ce la faccio più conquesta vita… Maddalena, ti amo.

Maddalena è una donna da com-battimento.Piccola,mora,sguar-do che non chiede mai compas-sione. Quando il marito s’è am-malato di Sla (sclerosi lateraleamiotrofica),ha chiuso la saraci-nesca sul mondo ed è scesa in trin-cea con lui. Contro tutto e controtutti.Fino a vederlo in quella tom-ba sistemata al quarto piano delcimitero. Il reparto di Rianima-zione dell’ospedale di Sassari,do-ve è stato a lungo ricoverato,era alquinto.È sceso di un piano.E pen-sare che voleva andare sottoterra.Manco quel desiderio hannoesaudito. Dovevate vederlo: sem-brava un bambino caduto in unvestito del babbo. Era l’abito dasposo. Io gli ho baciato le maniperché la sua anima era concen-trata nelle mani:forti,sicure,lavo-ratrici,oneste».

Mezza età portata con qualchesofferenza,Maddalena conservail diario degli infermieri che sichiude come un film: Nuvò nonc’è più... FINE. Conserva le ulti-me foto, documentazione atrocee spietata di un calvario terreno.Conserva la memoria della feli-cità passata. «Era spiritoso,quando usciva da casa per an-dare al lavoro,si inginocchiava emi faceva il baciamano. Miaprincipessa...».La casa di via de-gli Orti è buia, ha un giardinoquasi dimenticato, le pareti tap-pezzate di quadri che Maddale-na ha dipinto in una vita lonta-na. Nuvo’ non le ha lasciato nul-la perché erano una coppia difatto:sposati in chiesa ma non inMunicipio. «Dunque niente mispetta.Adesso ho bisogno di dor-mire ma poi dovrò cercare un la-voro».

Rimbalzata su giornali e tivù, lastoria di Giovanni Nuvoli la cono-scono tutti.Agente di commercio,arbitro per passione, fisico impo-nente, nel 2000 s’accorge di in-ciampare troppo spesso. «Sono lescarpe», dice lui. «La verità è chesei distratto»,rettifica Maddalena.Nell’arco di sei mesi perde l’usodelle gambe e delle braccia, pianpiano si paralizza tutto il corpo.Non sente più gli odori e i sapori.«Qualche volta gli davo birra ebriciole di pizza. Sorrideva mu-to e poi scriveva: è inutile, nonsento nulla, nulla».Violando ledisposizioni dei medici (che l’-hanno tenuto in vita a dispettodella pietà), la moglie lo ha fattofumare fino a quando le labbrasono state in grado di aspirare.«Toh Nuvo’ fuma e fregatene, glidicevo ridendo.Lui fumava,boc-cate piccole, e intanto con gli oc-chi mi diceva grazie». Maddale-na ama e odia i giornalisti.«Sen-za di voi, nessuno avrebbe sapu-to di mio marito». Questo non leha impedito di cacciare un in-viato che prendeva appunti sulbordo della bara,accompagnarealla porta la cronista di un setti-manale che parlava di spettaco-larizzazione della morte, odiarecon tutte le sue forze una croni-sta che le ha chiesto una cortesia:mi avverta quando sta propriomorendo,così faccio uno scoop eil giornale mi assume definitiva-mente.

Che significa l’avete ucciso comeun cane?Neanche un cane si lascia moriredi fame e di sete. Il Pubblico mi-nistero che seguiva la vicenda sa-peva benissimo che il 16 luglioNuvo’ lasciava cibo e acqua. E voipronti a scrivere sciopero della fa-me, macchè sciopero della fame .

Perché,cos’era?Lo sciopero è una forma di prote-sta. Nuvo’, visto che non gli stac-cavano le macchine, è stato ob-bligato a lasciarsi morire. Direiche è qualcosa di molto diversoda uno sciopero.

Umiliato?Umiliato, vilipeso, oltraggiato.Quand’era ricoverato ha dovutofare i conti anche con personaleche neppure lo salutava. Ho pro-testato e mi dicevano: scusi, noisiamo abituati alle persone in co-ma. Lui aveva la colpa di esserevivo, vigile, sveglio. Manco damorto lo hanno rispettato.

In che senso?Il magistrato ha ordinato di tene-re comunque in funzione la ven-tilazione assistita per tre lunghis-sime ore. Nuvo’ era cadavere macontinuavano a mandargli arianei polmoni. Era un fagottino sulletto: sembrava che stessero gon-fiando un canotto.

L’attimo peggiore.Non è un attimo ma sette anni di

attimi peggiori. L’aspetto più cru-dele per lui era stare in ospedale.L’avevano ricoverato due volte ela viveva sempre come una pri-gione, implorava di poter torna-re a casa.

* * *

Messaggino sul display: A Orista-no nel 2004 mi hanno tracheoto-mizzato e io non volevo. Mi han-no assicurato che dopo sarei statomeglio.Non era vero.

* * *

Le ha mai chiesto di staccare laspina?Molte volte, soprattutto di notte.Fallo ora, Maddalena, ché non tivede nessuno. Voleva che portas-si una pistola in ospedale per far-lo fuori, e io: Nuvo’ quando maiuno sparo in Rianimazione, sve-gliamo tutti. Una volta a casa, miha anche proposto di impiccarloall’albero d’ulivo. Nuvo’ aspettia-mo la raccolta, poi ne parliamo.

Non ha mai vacillato?Mai. Durante la prima intervistaconcessa ai giornali, ha detto unabugia. Ha dichiarato di voler sta-re attaccato alla macchina per-ché era l’unico modo per riuscirea scappare dall’ospedale.

Paura di finire all’inferno?Sì. Pazienza, diceva. Sono natosolo, mi rimetterò alla misericor-dia di Dio. L’anestesista gli chie-deva: hai grandi affetti, non ti di-spiace lasciarli? E lui: moltissimoma non ce la faccio a reggerequesta sofferenza.

Ai suicidi,come lui e come Pier-giorgio Welby,non si fanno fune-rali cattolici.Welby no. Ma per mio maritohanno fatto un’eccezione. DonPotito Niolu, che era suo amico egli voleva bene, non avrebbe maiconsentito che partisse senza labenedizione.

* * *

Maddalena scorre sul telefonino

le foto dell’ultimo minuto.Riflet-te a voce alta: un uomo che vio-lenta cento bambininon vienetrattato come lui. Gli hanno fat-to fare una fine ignobile, lo han-no costretto a una decisione ag-ghiacciante: rifiutare cibo e ac-qua. È giustizia, questa?

* * *

Com’è andata col dottor Ciacca?Tommaso Ciacca ha raccoltol’appello disperato di mio mari-to....

Sa cosa dicono le malelingue?Diranno che Nuvo’ non volevamorire... .

Dicono soprattutto che il cervel-lo dell’operazione era lei.Io, e in che modo?.

Regista occulto per decidere egestire una morte in diretta.Infami. Quando la sofferenza èdiventata insopportabile, miomarito non ha smesso un soloistante di volere la morte. Hannopreferito vederlo impazzire di do-lore.

Ciacca non doveva staccare laspina?Certo. Ha informato la Procurache l’avrebbe fatto. E la Procuraha mandato i carabinieri. Nonsolo..

Che altro?Non dimenticherò mai quellasera. I carabinieri sono piomba-ti a casa con l’ordine del magi-strato. Il dottor Ciacca ha chie-sto di poterlo leggere a Nuvo’:aveva il diritto d’essere informa-to. L’ufficiale dei carabinieri haacconsentito, fatto entrare Ciac-ca nella camera di mio maritoobbligandolo però a stare sul la-to opposto a quello del respira-tore.

Aveva paura che staccasse tuttoall’improvviso?Evidentemente. Il dottor Ciaccaha letto a voce alta ed è stato al-lora che c’è stata quella scenatremenda.

Che scena?Mentre l’anestesista leggeva Nu-vo’ ha cominciato a piangere. Gliho asciugato le lacrime. Purtrop-po quella sera ho pianto anch’io.E lui non voleva che piangessi,me lo aveva proibito.

Com’è finita?Dopo un minuto di sbandamen-to, Nuvò si è incollato al sintetiz-zatore vocale. Non finisce qui, hadetto, lascerò cibo e acqua. L’uffi-ciale dei carabinieri ha sentitobenissimo, tutti hanno sentitobenissimo .

Vi aspettavate un contrordinedella Procura?Debbo essere sincera: il Pm è sta-to molto partecipe ma nella fasefinale ci ha lasciato soli. Se n’è la-vato le mani .

Voleva che autorizzasse l’euta-nasia di suo marito?Volevo che si rispettassero le vo-lontà di mio marito. Ottenere chevenisse staccata la ventilazioneassistita era una sua decisione.Andava rispettata.

Nessuno da ringraziare?Molti. In particolare gli infermie-ri e i medici che l’hanno seguitonegli ultimi mesi. Sono stati stra-ordinari.

E i radicali?Ci hanno offerto sostegno. Sonostati leali. Marco Cappato, presi-dente dell’associazione Luca Co-scioni, ha speso le sue ferie aiu-tandoci in casa.

E adesso?Mi manca il ronzio del ventilato-re. Mi manca Nuvo’ che mi scri-veva frasi bellissime. Di notte micapita di spalancare gli occhi sulsoffitto: e mi viene paura. Sonostanca, ho voglia di dormire. Lui,intanto, è in viaggio.

In viaggio?Forse è già arrivato o forse è anco-ra in marcia. Avrà ripreso a cam-minare. E’sereno, finalmente.

Maddalena Soro legge le email inviate a Giovanni dopo la sua morte

AUTODETERMINAZIONE

13PIERGIORGIOWELBY,

IO, COMPLICE DELLA NONVIOLENZA DI PIEROLa vicenda giudiziaria è chiusa; la battaglia di Welby no. Mina racconta, ringrazia e guarda avanti

Intervista a Mina Welby

CHIARA LALLI

Nel settembre 2006 PiergiorgioWelby ha inviato un messaggiopubblico chiedendo di morire. Adicembre Mario Riccio lo ha se-dato e ha scollegato il ventilatoremeccanico che simulava il suorespiro.L’autopsia ha conferma-to che Welby è morto in seguitoad arresto respiratorio e non al-la somministrazione del sedati-vo. L’8 giugno il giudice RenatoLaviola ha rifiutato l’archivia-zione e ha delineato una ipotesidi reato che prevede dai 6 ai 15anni di reclusione: omicidio delconsenziente (Articolo 579 delCodice Penale).Il 23 luglio il giu-dice Zaira Secchi ha ascoltatoMina Welby, e ha definito la ri-chiesta di Welby legittima e ilcomportamento di Ricciol’adempimento di un preciso do-vere medico: rispettare le volon-tà del paziente. Si conclude cosìla vicenda di Welby, ma la suabattaglia è solo all’inizio.

Mina, il giudice ha stabilito chenon si tratta di omicidio del con-senziente,ma di doveroso com-portamento medico. Un abissoche rischiava di essere cancella-to dall’ordinanza di Laviola, in-sieme all’autodeterminazionedel paziente e alle fondamentadel consenso informato. Qual’èl’importanza della decisione diSecchi?

La decisione del giudice confer-ma della legittimità della liberascelta delle persone: l’ultima pa-rola è quella del paziente. (Ho lasensazione che Piero sia resusci-tato!) Non può essere un’altrapersona che decide, gli altri pos-sono solo consigliare, non im-porre. Oltre Piero, riguarda tuttele persone che si trovano in con-dizioni simili – un pensiero spe-ciale va a Giovanni Nuvoli: mi di-spiace moltissimo che abbia do-vuto lasciare questa vita con unsenso di abbandono e non di aiu-to e vicinanza da parte delle isti-tuzioni. Se fosse andata diversa-mente ero pronta ad essere pro-cessata anch’io. Perché sonocomplice della richiesta di Piero,ho permesso che il medico venis-se a casa, che lo sedasse. Comemoglie ho aperto la porta, e avreipotuto invece chiamare le forzedell’ordine. Così come la sorellaCarla, Marco Cappato, MarcoPannella. Tutti saremmo staticorrei di omicidio del consen-ziente.Riccio non è di certo l’unico re-sponsabile, lo siamo tutti noi, enon solo moralmente. È quantoabbiamo scritto io e Carla Welbyin una memoria inviata a Lavio-la: siamo colpevoli anche noi.

Come si è svolto il colloquio conil giudice Zaira Secchi?

Il clima era molto disteso. Il giu-dice mi ha salutato con un sorriso– di solito non sorridono. Ancheil pubblico ministero era moltosorridente, incoraggiante. Mihanno messo a mio agio. Mi han-no avvertito che avrebbero postodomande delicate, che potevanofarmi male, evocando ricordi eferite non rimarginate. Mi hannochiesto di raccontare il decorsodella malattia, le informazionifornite a Piero, e il suo rapportocon i medici. Il suo consenso allasedazione e la sua richiesta dimorire. Io ho cominciato daquando ci siamo conosciuti.

Quali sono le tappe principalidella vicenda di Piero?

Nel 1998 abbiamo comprato uncomputer e abbiamo cercato conGoogle informazioni sull’eutana-sia. Piero ha trovato le discussioniin Olanda (di inglese capiva poco,io lo aiutavo a tradurre, soprattut-to dal tedesco). Nel 2001 ha co-minciato a peggiorare. Ha datovita a un Forum, i malati termina-li come me non hanno speranza,diceva, e il primo scritto s’intito-lava: “Sveglia!”. Per me vedere chefaceva queste ricerche era un do-lore interno, era come vederlomorire. “Eutanasia” voleva dire perderlo,significava la sua morte. D’altraparte, dicevo, non ci sarà mai inItalia… Piero aveva capito che imalati di cancro hanno la possi-bilità di morire con una overdosedi morfina, invece che cosa suc-cede a chi è attaccato a un respi-ratore? Serve una soluzione di-versa: poterli scollegare, peròsenza condannarli a morire sof-

focati. Ricorrere alla sedazione, oall’eutanasia, per morire in pace.Nel 2005 c’è stato un altro peggio-ramento: aveva spesso delle crisidi soffocamento, gli mancava ilrespiro. Dalla primavera 2006non riusciva più a scrivere. Era ungrande dolore. “Scrivi un po’ me-no”, gli dicevo. E lui mi risponde-va che avrebbe avuto tantissimoda scrivere. Infine a giugno haavuto una bronchite da cui non siè più ripreso. “Mina non ce la fac-cio più, mi sento talmente stancoche non puoi immaginarlo”. No-nostante mangiasse e prendessele vitamine non migliorava. Hadeciso di scrivere la lettera nel-l’estate. I radicali gli hanno datola possibilità di renderla pubbli-ca. Con il video il messaggio è ar-rivato in molte case. Ma la politi-ca non ha mai risposto.

Di fronte a questo silenzio checosa ha deciso Piero?

Ha chiesto all’Associazione LucaCoscioni di cercare un medicoche lo sedasse. Marco Cappatoha contattato Giuseppe Casale.Hanno parlato, Piero gli ha chie-sto fermamente di essere sedatoe scollegato dal respiratore, maCasale ha detto che non potevafarlo, perché di fronte alle difficol-tà respiratorie sarebbe stato “co-stretto” a ricollegare. Piero si è ri-volto al giudice, e nonostante laprocura avesse dato parere posi-tivo, il giudice popolare ha rispo-sto che esiste il diritto di rifiutareun trattamento, ma nessuna ga-ranzia affinché sia rispettato. Pie-ro ha scelto la disobbedienza ci-vile. Mario Riccio è venuto lunedì18 dicembre, hanno parlato alungo. Piero ha chiesto l’aneste-sia (per non soffocare) e il distac-co, Riccio ha promesso. Piero, dabravo regista, ha deciso: “Merco-

ledì dopo i pacchi” (la trasmissio-ne su Rai1). E così è stato. Ha det-to chi voleva presenti: la sorella, ilnipote Simone, me, Cappato epochi altri. Ci ha salutato.Poi ha mandato tutti nella stanzaaccanto, tranne me, Carla, Cap-pato e Pannella. Abbiamo assisti-to all’incannulazione nella venafemorale, e poi gli ho chiesto perl’ennesima volta “Piero sei sicu-ro?”, ha detto “Sì”, e io ho detto“Allora sono sicura anche io”.

Quale potrebbe essere il peso diquesta decisione sul destino del-le direttive anticipate?

Spero che infonda nei politici unpo’ di coraggio; spero che anchela politica possa decidere a favoredella libertà di scelta. Una dichia-razione anticipata – che non èmai eutanasia! – rinforza il rap-porto medico paziente, non lo

mette in pericolo. Il medico deveinformare e il paziente deve sem-pre poter dire “questo lo voglio,questo no!”. È il paziente che devescegliere. Questa è l’alleanza tera-peutica.

Un tentativo,piuttosto goffo,perlimitare la libertà del paziente èquello di definire la nutrizione,l’idratazione e la ventilazione ar-tificiali come atti non medici alfine di sottrarli dai trattamentiche si possono rifiutare.Come seun atto non medico potesse es-sere imposto! Che cosa avrebberisposto Piero a questo tentati-vo?

Piero nelle ultime settimane de-glutiva male; gli dissi che avevopaura. “Guarda, io il sondino nonlo voglio!”, mi diceva, “Non ci pro-vare nemmeno. Mai!”. Non loavrebbe mai accettato, né cometrattamento medico, né cometrattamento di altra natura.

Sono stati in molti a definireWelby uno strumento in mano a… Difficile immaginare una per-sona come Welby strumentaliz-zato da qualcuno.

Era Piero a “strumentalizzare” glialtri e non il contrario!

Per concludere, è doveroso ri-cordare le battaglie di Piero edell’Associazione Luca Coscionidi cui era co-Presidente: quelleper il voto ai disabili intraspor-tabili,quelle per la libertà di pa-rola, per la diffusione delle tec-nologie che potrebbero rime-diare al silenzio di malattie qua-li la SLA, tutte battaglie legatedall’amore per la libertà.

E dall’amore per i diritti civili. Lalegge per il voto ai disabili, soloper fare un esempio, deve esseremigliorata: non solo per i malatiattaccati alle macchine, ma pertutti quelli che non si possonomuovere. Tutti quelli che vannoaccompagnati a votare sonostressati. Dovere uscire in ambu-lanza, mobilitare medici, infer-mieri, autisti, etc. Bisogna snellirela burocrazia.Desidero ringraziare tutti i soste-nitori delle spese processuali perMario Riccio, e ricordare che ledonazioni saranno destinate aportare avanti la battaglia di Pieroe per i diritti civili.

@pprofondisciIl blog di Mina Welby:calibano.ilcannocchiale.it

La legge per ilvoto ai disabilideve esseremigliorata: nonsolo per imalati attaccatialle macchine,ma per tuttiquelli che nonsi possonomuovere

14L’INDAGINECONOSCITIVA

EUTANASIA ,EUTANASIA: ANCHE LA REGIONETOSCANA RIFIUTA DI CONOSCEREIl botta e risposta tra i dirigenti dell’Associazione Luca Coscioni e l’assesore Rossi

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Biologico tutto, tranne il testamento di Michele Rana

E' un po’che ci vado pensando.Poi una domeni-ca estiva, come questa, priva di grandi notizie eriflessioni prodotte da altri,può essere d'aiuto ascrivere qualcosa sul mio diario.Evidentemente c'è un percorso semantico chefanno le parole (prendendo a prestito il titolo diun film, non molto considerato in Italia, si po-trebbe dire "La vita segreta delle parole") che vie-ne sedimentato,nelle coscienze,grazie alla moledel consumo,per lo più incosciente,quotidianodegli scritti e dei parlati (soprattutto televisivi).L'aggettivo “biologico” è una di queste. Ci sonol'agricoltura e i prodotti alimentari biologici, icosmetici biologici, il turismo biologico, le casecostruite sulla base di criteri biologici,la autovet-

ture biologiche, le centrali elettriche biologiche,le fonti biologiche...Tutto biologico, tutto (ed èquesta la sistematica connessione che c'è stataindotta) naturale,e naturalmente positivo.Così ciò che viene aggettivato come “biologico”assume,per noi,una valenza familiare,rassicu-rante e consolatoria (tanto che nelle città si mol-tiplicano i negozi e nei supermercati gli scaffalidedicati ai prodotti che ci vendono anche il mar-chio “biologico”). "Biologico" è divenuto sinoni-mo di certezza di vita sana,efficiente,persino fe-lice.In quest’orgia volta a consumare anche l'impor-tanza di questa parola, la sofferenza e la mortesono state completamente espunte dalla vita,dal vissuto e dal tempo biologico.In una parolasemplicemente rimosse. Esse o non ci sono op-pure appartengono,interamente,al divino.Nonè possibile per noi uomini e donne concepire equindi vivere (non solo la sofferenza) ma persinonella sofferenza e negli attimi (o nei giorni) che

ci conducono alla morte con le qualità che ha unuomo: la ricerca, la relazione con, la sperimen-tazione e di qualcosa di migliore,di meno tragi-co.Profittare della conoscenza,dunque,per con-servare sino all'ultimo e per l'ultimo istante lapossibilità di contatto umano positivo e fecondoche poi vuol dire far serbare un ricordo di noinon abbrutito dal dolore e dallo strazio.Non è biologico (o è rimosso dal biologico),quin-di, il prodotto umano (dunque vitale) storicodella scienza che si occupa delle scelte della finedella nostra vita.Esse finiscono o forse sono,irre-ligiosamente e materialisticamente,affidate al-l'oscurità del mistero e del caso; molto più pro-babilmente alla decisione di al-tri rispetto al titolare della vi-ta che soffre e che va verso iltermine.Ecco perché è tutto biologi-co tranne il testamento.

WWWfainotizia.

radioradicale.it

LA REPLICA

GIULIA SIMI

Gentile Assessore,

La ringraziamo per laSua cortese risposta allarichiesta dell’Associa-zione Luca Coscioni diun’indagine conoscitivasul fenomeno dell’euta-nasia clandestina e sia-mo lieti che esprimapiena condivisione del-lo spirito dell'iniziativa,“motivata – come Leigiustamente scrive –dalla precisa esigenza digarantire, ove possibile,la consapevole parteci-pazione del paziente al-le scelte di trattamento,in condizioni di insoste-nibile sofferenza, alla fi-ne della vita”.

Tuttavia a questa pre-messa fanno seguitouna serie di argomenta-zioni a nostro giudizionon pertinenti, o cheadombrano questionidi legittimità franca-mente incomprensibili.

Non possiamo che con-dividere l’impegno del-la Regione Toscana apromuovere le cure pal-liative, la terapia del do-lore, l’ampliamento del-la rete degli hospice, ma

non comprendiamoperchè queste iniziativefacciano venire meno ilbisogno di conoscerecome sono prese le de-cisioni di fine vita, equesto proprio per con-sentire la riflessione“etica” e le attività d’in-formazione e formazio-ne nelle quali la Regioneè impegnata.

In secondo luogo noncapiamo a quali dubbidi legittimità Lei facciariferimento, dal mo-mento che la Toscanapartecipa al progettoEureld, grazie al qualequalche anno fa è statarealizzata una prima in-dagine parziale sulle de-cisioni di fine vita in seipaesi europei, tra cuil’Italia. Quanto, poi, allapotestà della Regione dipromuovere o patroci-nare iniziative di questotipo, tenderemo a direche sia compito specifi-co delle istituzioni, loca-li o nazionali, acquisirequante più informazio-ni possibile prima dioperare, indipendente-mente dalla “valenzadeontologica” delle sin-gole questioni affronta-te.

Con tutto il rispetto, co-me diceva Ernesto Ros-

si, fino a qui la risposta è“aria fritta”.

Se intendiamo bene, lareale motivazione delSuo cortese rifiuto è che“nella fase attuale” nonè opportuno sollevareun dibattito politico epubblico sulle scelte difine vita. Più che inda-gare su come si muoreall’italiana pare sia im-portante informare i cit-tadini su quanto posso-no chiedere nelle fasi fi-nali della loro vita, fin-gendo di non sapereche perfino nell’ottimasanità toscana il pazien-te più informato, marantolante, deve augu-rarsi di essere capitatonella struttura giusta, diessere curato da un me-dico compassionevole edi poter contare sullasolidarietà dei familiari.Non Le sembra che siauna bella scommessa?

Ciò detto, e proprio peronorare la premessache ha fatto, non pos-siamo considerare laSua risposta come defi-nitiva e restiamo impe-gnati a ricercare tutto ilsostegno politico-istitu-zionale necessario a in-cardinare un'iniziativache Lei pure ha così po-sitivamente valutato.

LA NOSTRA RICHIESTA

Gentile Assessore,

Le scriviamo perché pensiamo chedalle Regioni possa venire un contri-buto importante al dibattito sulle de-cisioni di fine vita che si è sviluppatonel nostro Paese a partire dalla vicen-da di Piergiorgio Welby.[...] Le chiediamo di promuovere nellaSua Regione una indagine conoscitivaanonima sul fenomeno dell’eutanasiaclandestina. Noi, come AssociazioneLuca Coscioni, ci adopereremo perchéanaloghe indagini conoscitive sianorealizzate nel maggior numero possi-bile di regioni, in modo che i risultati,presi nel loro complesso, abbiano unavalenza nazionale. A tal fine sarebbeimportante che il lavoro scientifico e larilevazione dei dati statistici fosse co-ordinato da un’unica struttura in mo-do da ottenere dati omogenei e con-frontabili: fra gli istituti di ricerca a cuisi potrebbe affidare il compito, segna-liamo alla Sua attenzione il Centro In-terdipartimentale di Biostatistica eBioinformatica dell’Università degliStudi di Roma “Tor Vergata”. Il Centroha le competenze adeguate per svolge-re una simile indagine, che rientra trale attività previste dal suo Statuto.Restiamo in attesa di una Sua gentilerisposta.Molti cordiali saluti,

Wilhelmine Schett WelbyMarco Cappato, membro del Parla-mento Europeo e segretario dell’Asso-ciazione Luca CoscioniGiulia Simi, vice segretario dell’Associazione Luca Coscioni

LA RISPOSTA

2 agosto 2007

Spett.le Associazione,

la vostra richiesta di un attivocontributo della Regione To-scana nella rilevazione del fe-nomeno, in massima partesconosciuto, della eutanasiavolontaria e non, non puòche essere positivamente va-lutata, in quanto motivatadalla precisa esigenza di ga-rantire, ove possibile, la con-sapevole partecipazione delpaziente alle scelte di tratta-mento, in condizioni di inso-stenibile sofferenza, alla finedella vita. [...] Tuttavia, al di là dei fortidubbi di legittimità su quan-to sia di potestà della Regionepromuovere o patrocinareiniziative di questo tipo, pe-raltro su argomenti con espli-cita valenza deontologica,nella fase attuale ci sembrapiù proficuo l’impegno inogni più assidua e coerenteattività di informazione deicittadini e di tutela del rispet-to della legittima volontà delpaziente giunto nelle fasi fi-nali della vita (desistenza te-rapeutica, terapie palliative,testamenti di vita). [...]

Enrico RossiAssessore alla Salute della Regione Toscana

GIANFRANCO SPADACCIA

L’esclusione della candidatura di MarcoPannella alla segreteria del costituendoPartito Democratico è purtroppo solo laconferma di una conventio ad excluden-dum che Pannella ha avuto il merito ditentare di forzare, aprendo un spiragliodi dialogo e di confronto che è stato su-bito rifiutato. Eppure la candidatura diPannella aveva anche provocato un gestoanalogo e speculare da parte di Di Pietro,che aveva mostrato quanto si sarebbepotuta allargare l’area di aggregazionedel nuovo partito. Il giustizialista Di Pie-tro non ha ritenuto incompatibile la sua

presenza con quella del garantista Pan-nella e viceversa. In un partito che sichiama democratico le presenze di ga-rantisti e giustizialisti non solo possonoma devono coesistere e confrontarsi. In-vece le due candidature sono state boc-ciate prima dal comitato elettorale, poidal comitato dei garanti e la loro boccia-tura ha trascinato con sé la esclusionedalla competizione, sia pure con diversemotivazioni, di Furio Colombo, un altrocandidato “scomodo” (peraltro anche luiiscritto all’Associazione Coscioni).Le giustificazioni ufficiali di questa esclu-sione sono praticamente pretestuose:non ha alcun fondamento quella secon-do la quale si sarebbe dovuti partecipareprima al processo di convergenza da cuiscaturirà la futura unificazione nel nuovopartito; meno che mai quella secondo laquale la candidatura avrebbe dovutoavere come presupposto lo scioglimentodella forza politica di cui Marco Pannellaè leader. Per partecipare ad un processodi convergenza bisognerebbe aver avutola possibilità di esserne coinvolti mentreè accaduto esattamente il contrario: gliapparati dei DS e della Margherita ne so-no rimasti i protagonisti esclusivi, nono-

stante le conclamate e ripetute afferma-zioni di apertura alla società civile e alle“altre” culture democratiche, in primoluogo a quelle liberale e liberalsocialista.Quanto alla presunta necessità di unoscioglimento pregiudiziale, è sotto gli oc-chi di tutti come i due apparati, nono-stante le decisioni dei rispettivi congres-si, non abbiano ancora proceduto alloscioglimento delle rispettive organizza-zioni come dimostrano il contempora-neo e concorrente svolgimento delle tra-dizionali feste estive dell’Unità e dellaMargherita, accompagnate dalle polemi-che a proposito delle fondazioni tra il te-soriere ds Sposetti ed esponenti dell’altroapparato. Al contrario l’ammissione del-la candidatura, nel mezzo di un proces-so ancora in fieri, avrebbe consentitotranquillamente di trattare e risolvere an-che questi problemi.

Le ragioni reali di questa esclusione van-no dunque ricercate altrove. Se la candi-datura di Pannella è stata rifiutata, que-sto è avvenuto per le sue battaglie e le sueposizioni politiche che sono state evi-dentemente ritenute incompatibili con icompromessi fondativi del nuovo parti-to. E non credo di poter essere accusatodi ipersensibilità, in quanto aderente al-la Associazione Luca Coscioni, se indivi-duo queste ragioni soprattutto nei temidella laicità e nelle questioni cosiddette“etiche” su cui la Chiesa pretende d’im-porre al Parlamento e alle altre istituzionidella Repubblica l’ipoteca del proprio as-solutismo morale. Su questi temi – dalla

lotta per il diritto alla fecondazione assi-stita a quella per la libertà di ricerca, dal-la lotta per i diritti dei disabili (a comin-ciare dal diritto di parola) a quella perporre al centro la volontà e l’autonomiadell’individuo nelle scelte che riguarda-

no la propria vita – Luca Coscioni e l’as-sociazione che porta il suo nome sonostati gli indiscussi protagonisti di un con-fronto e di uno scontro che ha consenti-to di contrapporre a quelle imposizioniassolutistiche e illiberali una visione lai-ca, liberale, umanistica. E qui e non altro-ve il motivo dell’ostracismo a Pannella.Ed è qui e non altrove il motivo reale del-la irriducibilità di Pannella alla culturadominante e del timore che essa provo-ca in chi invece i complessi equilibri po-litici e sociali che su di essa si fondano.Non è che non esistano per Pannella eper i radicali altri terreni di confronto e discontro: basti pensare alla riforma dellepensioni e a quella del welfare, alla politi-ca di forte liberalizzazione dell’economiae del mercato o alla continua e forte de-nuncia del conservatorismo sindacale edel massimalismo dell’estrema sinistra.Ma su questi terreni esistono altre forze“riformiste” all’interno del nascente par-tito democratico e fuori di esso da Bersa-ni a Letta, da Treu a Dini allo stesso Ru-telli, da Ranieri a Morando, alle quali sipuò rimproverare l’incapacità di portarea compimento la loro politica di riformema che certo non potrebbero accettaresu questi temi un ostracismo che nonpotrebbe non coinvolgerli.

Del resto è stata proprio la senatrice Bi-netti a dichiarare che se entrava Pannel-la lei e i teodem sarebbero usciti dal Par-tito Democratico: una dichiarazioneesplicita di incompatibilità e di intolle-ranza che da questa parte nessunoavrebbe espresso, neppure nei confrontidella Binetti. Ma la Binetti è solo un epife-nomeno di scelte che coinvolgono benaltre sfere sia dei DS sia della Margherita;basta pensare alle posizioni assunte inParlamento e nel Governo dal MinistroTurco o dalla senatrice Serafini e bastaleggere, per rendersene conto, la dichia-razione rilasciata da Francesco Rutelli, ilquale senza nominare Pannella e senzapronunciarsi direttamente sulla sua can-didatura, ha reso noto proprio in quelleore un sondaggio che rivelerebbe un pas-saggio consistente di elettorato cattolicodal centro sinistra al centro destra, unelettorato che bisogna recuperare e nonrespingere come, era la tesi implicita an-che se contestabile, avverrebbe con l’in-gresso di Pannella.

Alla luce dell’esclusione della candidatu-ra di Pannella ora sappiamo cosa si in-tende quando si afferma che su questi te-mi, sui nostri temi, occorrono “soluzionicondivise”: soluzioni condivise dallaChiesa.

Senza alcun settarismo cercheremo oradi capire quanti nel PD rimangono fede-li a una politica liberale e laica. Ad essi leporte dell’Associazione Coscioni sono erimangono aperte per un lavoro e unalotta comune. Sappiamo infatti che, se lasituazione per noi può apparire politica-mente più difficile, la nostra azione è inprofonda sintonia con la sensibilità civi-le ed anche con la sensibilità religiosa diquesto paese.

Il nome radicale che scandalizza

Come nelle regionalidel 2005 quandovennero rifiutate leliste Coscioni –Radicali, anche oggiil nome radicale nonpuò partecipare allacompetizione interna per la candidatura asegretario nazionaledel PartitoDemocratico.Allora era Luca oggiè Marco.

POLITICA

15UN PARTITO“DEMOCRATICO”!

QUELLI CHE... IL NOME DI MARCO NON SI PUÒL’ostracismo sulla candidatura radicale viene in particolare dal respingere le lotte radicali dell’Associazione Coscioni: libertà di ricerca, fecondazione assistita,autoderminazione della persona

In un partito che si chiamademocratico lepresenze di cattolici e laici non solopossono ma devono coesistere e confrontarsi

Ora sappiamo cosasi intende quandosi afferma che suquesti temi, suinostri temi,occorrono “soluzio-ni condivise”:soluzioni condivisedalla Chiesa

16LEGGE 40STAMINALI (

LEGGE 40 E REVISIONE LINEE GUIDA: ISTRUZIONI PER L’USOPromemoria per Livia Turco, affinché l’occasione non vada sprecata

ANTONINO FORABOSCO

Il Ministro della Salute, Livia Tur-co, ha annunciato l’intenzione dimodificare «entro fine ottobre» lelinee guida sulla procreazionemedicalmente assistita (PMA)che erano state emanate dal Mi-nistro della Salute del primo go-verno Berlusconi, Girolamo Sir-chia, con DM 21 aprile 2004 pub-blicato nella G.U. n.191 del 16agosto 2004. Queste modifiche siavrebbero così con qualche me-se di ritardo rispetto a quantoprescritto dalla stessa legge 40che recita : «Le linee guida sonoaggiornate periodicamente, al-meno ogni tre anni, in rapportoall'evoluzione tecnico-scientifi-ca,…». Poco male se il ritardo ser-ve a migliorare un testo il quale,anche per esplicita ammissionedello stesso Ministro, contienenorme che sono una contraddi-zione del principio di rispettodell'embrione e della salute delladonna.

Purtroppo, chi attende questomiglioramento non è molto in-coraggiato dalle parole del Mini-stro secondo cui «….sbagliavachi riponeva nelle linee guidaaspettative eccessive e le consi-derava uno strumento per cam-biare pagina. La struttura dellalegge 40 è molto rigida. Sono nor-me che non lasciano margine al-l'interpretazione. Per stravolger-le ci vuole il Parlamento, non io». Vi possono essere, in effetti, degliaggiornamenti molto importantidelle linee guida che non tocca-no la struttura della legge e chepossono quindi aversi anchesenza il ricorso al Parlamento.

Due sono in particolare questipossibili aggiornamenti.Il primo interessa le coppie chehanno un elevatissimo rischio digenerare un bambino affetto dauna malattia genetica e che pos-sono evitare questo rischio anchemediante indagini genetichepreimpianto e non solo con le in-dagini genetiche prenatali, comeattualmente avviene. In pratica, si tratta di consentire aqueste coppie l’accesso alla PMAe di permettere loro di essere in-formate sullo stato di salute degliembrioni prodotti, come preve-de la stessa legge 40 all’articolo 14comma 5.

Per ottenere questo risultato èsufficiente: primo, seguire le pro-poste del Consiglio superiore disanità (CSS) di certificare un lorostato di «infertilità» per accertataimpossibilità di rimuovere altri-menti le cause impeditive dellaprocreazione; secondo, consen-tire, sull’embrione preimpianto,non solo le indagini di tipo osser-vazionale ma anche quelle congli altri procedimenti di laborato-rio, ad esempio con i test genetici.Tutte le evidenze tecnico-scienti-fiche sono infatti concordi nel in-dicare le indagini genetiche suiblastomeri come quelle che me-glio definiscono lo stato di salutedegli embrioni.

Non è accettabile - e Livia Turcose ne renderà conto - che si conti-nui a far rientrare il legittimo de-siderio delle coppie di avere un fi-glio non affetto dalla malattia dicui loro sono portatori, nell’am-bito del divieto previsto all’art.13comma 5b della legge 40. Innan-

zitutto, è bene ribadirlo, perché leindagini genetiche di uno o dueblastomeri non manipolano, néalterano il patrimonio geneticodell’embrione e nemmeno pre-determinano le sue caratteristi-che genetiche. Risulta poi difficil-mente comprensibile come mai,mentre è consentita la selezionedegli embrioni a seguito di inda-gine di tipo osservazionale, la se-lezione dopo indagine di tipo ge-netico debba essere vietata in

quanto considerata avere una «finalità eugenetica» Il secondo degli attesi aggiorna-menti delle linee guida, che nontoccano la legge 40 e che posso-no perciò aversi anche senza il ri-corso al Parlamento, riguarda lapossibilità del congelamento del« ootide ». La legge 40 ammette ilcongelamento dell’oocita mavieta la crioconservazione del-l’embrione. Non c’è alcun riferi-mento nella legge, né nelle lineeguida alle altre realtà biologicheche si susseguono nel corso dellatransizione dall’oocita alle inizia-lissime fasi del nuovo embrioneumano. In effetti, questa transi-zione non è istantanea ma consi-ste di una successione di fasi cheavvengono nel tempo, con larghesovrapposizioni morfologiche efunzionali. L’ootide è una di que-ste fasi e si identifica con l’oocitache possiede i due pronuclei,materno e paterno, che stannoduplicando il loro DNA. Per que-sto è anche chiamato «oocita adue pronuclei ».

Nel precedente Comitato Nazio-nale per la Bioetica (CNB), solle-citato ad elaborare una visionesulla eticità del congelamentodell’ootide, erano emerse opinio-ni contrastanti in merito all’inter-pretazione della rilevanza eticadelle varie fasi che descrivono lafecondazione. La maggioranzadel comitato era dell’opinioneche, essendo il processo di fecon-dazione continuo ed irreversibi-le, l’inizio dell’esistenza di unnuovo essere umano dovesse es-sere posta all’avvio di questo pro-cesso e quindi con l’attivazionedell’oocita. Questa maggioranza

si era pertanto espressa contro ilcongelamento dell’ootide (Do-cumento del 15 luglio 12005). Lasua minoranza – in accordo peròcon la maggioranza degli studio-si di embriologia umana e medi-ca - riteneva invece che l’inizio diun nuovo essere umano dovesseessere fissato in una fase succes-siva a quella dell’ootide e, speci-ficamente, quando avviene l’as-semblamento del nuovo assettocromosomico diploide e l’avviodella segmentazione. Accettandoquesta impostazione il congela-mento dell’ootide è possibile an-che per la legge 40.

Sull’inizio della vita vi sono, comesi vede, opinioni contrapposte. Ilproblema deve quindi essereriaffrontato, non fosse altro inquanto l’evoluzione tecnico-scientifica ha dimostrato che ilcongelamento dell’ootide puòfornire risultati, in termini dibambino in braccio, migliori diquelli ottenibili con il congela-mento degli oociti.

Coraggio dunque ministro Turco,ora spetta a lei studiare e verifica-re se, oltre a quelli proposti dalCSS il 19 luglio scorso, anche que-sti due aspetti della PMA posso-no essere aggiornati. Si prendatutto il tempo necessario edascolti tutti quelli che hanno levere competenze tecnico-scien-tifiche su questi argomenti, ma cidia delle linee guida che consen-tano alle italiane di ricorrere ainuovi ausili medici alla maternitàalmeno come lo possono fare letedesche e le austriache, che pu-re hanno normative sulla PMAmolto restrittive.

Lo Stato si impiccaal cordone

[email protected] DAL WEB

W l’Italia parla di legge 40 ma dimentica le lotte di Luca Coscioni di Giuseppe Candido

Iacona racconta le storture di una legge che vieta la diagnosi pre-impianto, co-stringe le donne a gravidanze trigemine molto a rischio. Come sempre Iacona èprofessionale ma dimentica completamente le battaglie sulla legge 40 che l’as-sociazione Luca Coscioni prima e la rosa nel pugno dopo hanno portato avanti.Dimentica la tiepida e tardiva scesa in campo del centrosinistra per aderire alcomitato promotore del referendum poi andato fallito per le ingerenze vaticaneche si sommarono ai terzo-posizionisti del non voto. E in questa dimenticanzaspunta - nella trasmissione - Russo Spena in rappresentanza della sinistra che siappella “radicale”. E bravo Iacona che, con grande professionalità, ha eliminatol’Associazione Luca Coscioni e i Radicali Luca Coscioni e Piergiorgio Welby che,mentre la sinistra radicale sopiva in attesa di levar Berlusconi, lot-tavano per la laicità.W L’Italia in cui l’Informazione è complicedi un centrosinistra concentrato nell’eliminazione dei Radica-li. Ma i temi radicali rispuntano fuori e non si dissolvono neanche nell’acido.

WWWfainotizia.

radioradicale.it

FILOMENA GALLO

Ogni giorno in tutto il mondomilioni di donne partoriscono.A questo evento bellissimo digrande gioia per la nascita diun bimbo, si affianca un altroevento grazie ai risultati dellaricerca scientifica: la possibili-tà di salvare la vita di molti ma-lati, grazie alla raccolta del san-gue da cordone ombelicale, ol-tre alla possibilità di scoprirenuove terapie. Infatti, le cellulestaminali emopoietiche delcordone ombelicale, possonoricostituire il sistema emopo-ietico (del sangue) umano, e

pertanto curare gravi malattiecome ad esempio le leucemie,malattie per cui un tempo eranecessario il trapianto di mi-dollo osseo, e molte altre. Il Re-gistro Internazionale sui Tra-pianti di Sangue Cordonale(EUROCORD), in base ai datiraccolti su 43 Paesi che hannofornito informazioni, ha evi-denziato che dal 1988 al 2006sono stati effettuati 2.970 tra-pianti con tale materiale (fon-te: www.eurocord.org). Al finedi promuovere il livello più ele-vato possibile di protezione atutela della salute pubblica, perquanto concerne la qualità e la

Servono lineeguida che consentanoalle italiane di ricorrere ai nuovi ausilimedici allamaternità,almeno comelo possono farele tedesche e le austriache

STAMINALI

17DALCORDONE)

STAMINALI, APRIAMO ANCHE AIPRIVATI LE BANCHE PER I CORDONI

L’intervento di Emma Bonino, Ministro per le Politiche Comunitarie, sulla questione del cordone ombelicale

Il cordone ombelicale di vostro fi-glio ha il 90% di probabilità di es-sere buttato via. Un evento stra-ordinariamente felice come lanascita di un bambino, oggi inItalia non si accompagna - se nonraramente - ad un gesto altret-tanto importante quale la con-servazione delle cellule stamina-li del sangue del cordone ombe-licale. Un patrimonio che vienecolpevolmente non utilizzatosebbene la storia medica dimo-stri quanto il sangue del cordoneombelicale così ricco di cellulestaminali rappresenti un vero eproprio salvavita per combattere

malattie del sangue molto gravi:leucemia, anemia, talassemia ealtre rare patologie. Tutto ciò avviene non certo permancanza di volontà delle don-ne o loro disinteresse, ma per ca-renze del sistema sanitario italia-no. La conservazione del cordo-ne ombelicale può essere infattieffettuata esclusivamente dalle"banche" di strutture sanitariepubbliche e assimilate. Appenacinque quelle oggi realmentefunzionanti, di cui quattro alNord. In pratica, l’intero centro eSud del paese, è completamentesfornito di tale importantissimo

servizio. E non a caso, finora lamaggior parte di coloro intenzio-nati a donare o conservare il cor-done ombelicale sono stati co-stretti, avendone la possibilitàeconomica, a rivolgersi a centriesteri. Non si può donare in tutti ipunti nascita, non in tutti i giornidella settimana, e non in tutte leregioni. Solo un cordone ognidieci viene raccolto dalle struttu-re pubbliche. Una situazione chesi sarebbe potuta sanare venerdìscorso. Il Consiglio dei Ministri hainfatti recepito una direttiva eu-ropea che disciplina la donazio-ne e la conservazione dei tessuti

e delle cellule, in particolare pro-prio delle cellule staminali delcordone ombelicale. Sarebbe sta-ta l'occasione giusta per ammet-tere anche in Italia, accanto allestrutture pubbliche, l'apertura dibanche private. E' quanto hoproposto e sostenuto convintache il monopolio del settore pub-blico sia ingiustificato soprattuttose dimostra, come in questo ca-so, di non saper offrire un servizioefficiente ai cittadini. E ho ricor-dato anche che in Europa, ben 16paesi membri su 27 ammettononel loro ordinamento bancheprivate. Èperò prevalsa la diversa

posizione sostenuta dal Min. del-la Salute e ho preferito in quellasede non oppormi all'approva-zione di un testo che su questopunto non condivido. L’ho fattoanche per non far scadere i ter-mini di recepimento della diretti-va che avrebbe comportatol'apertura di una procedura di in-frazione. Il provvedimento oradovrà seguire un iter parlamen-tare e spero che si possa rivederequesta posizione così da recepireappieno lo spirito europeo delladirettiva e mettere la parola fine aquesta intollerabile pratica dellaesportazione dei cordoni.

sicurezza di tessuti e cellule, e dirispondere alla necessità di unquadro unificato che assicurinorme elevate di sicurezza e qua-lità, in un settore che determinascambi a livello mondiale, il Par-lamento Europeo e il Consigliodell’Unione Europea (Direttiva2004/23/CE del 31 marzo 2004)hanno definito le “norme di qua-lità e di sicurezza per la donazio-ne, l’approvvigionamento, il con-trollo, la lavorazione, la conserva-zione, lo stoccaggio e la distribu-zione di tessuti e cellule umani”.Attualmente nella maggior partedei Paesi dell’Europa sono pre-senti sia strutture pubbliche cheprivate per la conservazione dicellule emopoietiche da cordoneombelicale, ed inoltre vi sono duemodalità di utilizzo: sia la dona-zione che la conservazione peruso autologo di queste cellulestaminali.

In Italia, nel corso dell’ultimoCongresso sulle biobanche tenu-

tosi a Roma il 17 maggio 2007, èemerso che su 600.000 parti an-nui solo il 5% del sangue da cor-done ombelicale viene raccolto,mentre il 95 % viene buttato. Manon solo: a tutto ciò si aggiungeche su 18 mila unità di sangue dacordone ombelicale raccolto nel2006 il 65% ancora non è stato ti-pizzato, ed che su 15 banche diconservazione in Italia solo 5 ef-fettivamente sono funzionanti –e nessuna nel sud Italia. Questidati sono allarmanti, uno sprecodi cellule staminali che invece ri-sultano utili ai malati, e che gra-zie all’avanzare della ricercascientifica possono essere fontedi cura per ognuno di noi. Oggi lemamme italiane per conservareil proprio cordone ombelicaleper un eventuale uso autologo, incaso di malattia per il proprio fi-glio e in assenza di patologie inatto, devono esportare all’esterotale materiale preziosissimo. Ciòaccade perché attualmente inItalia non è consentita l’apertura

di banche private per la conser-vazione di cellule staminali emo-poietiche da cordone ombelica-le. La legislazione italiana peròprevede le banche private e pre-vede alcune forme di conserva-zione autologa.

Ma allora si può o non si può con-servare per uso autologo il san-gue da cordone ombelicale? Per chiarire la situazione bisognaleggere il contenuto delle normein vigore sul nostro territorio.Nel 2005 fu emanata la Legge 219,che all’art. 10 comma 3, prevede:“Entro nove mesi dalla data dientrata in vigore della presentelegge, il Ministro della salute, conproprio decreto, predispone unprogetto per l’istituzione di unarete nazionale di banche per laconservazione di cordoni ombe-licali ai fini di trapianto, nonchéprogrammi annuali di sviluppodelle relative attività, individuan-do le strutture trasfusionali pub-bliche e private idonee sulla base

di specifici accreditamenti”.Il ministro Storace non emise ildecreto previsto e ad oggi la leggerisulta inattuata per quanto pre-visto all’art. 10 comma 3. Il 4 maggio 2007 è stata emanatal’Ordinanza del Ministro della Sa-lute, che reitera il divieto presen-te nelle precedenti ordinanze diapertura di banche private, maconsente la conservazione peruso autologo del cordone ombe-licale dopo autorizzazione, nonsul territorio italiano e quindi al-l’estero. Quindi attualmente solole mamme che possono a pro-prie spese conservare le cellulestaminali da cordone possonogarantire ai propri figli un possi-bile utilizzo futuro in caso di ma-lattia.

Questa Direttiva prevede siastrutture pubbliche che privateper la conservazione di tessuti ecellule, ma Ministro della Salutenel testo del Decreto Legislativo(che ora dovrà seguire un iter Par-

lamentare), tra le strutture auto-rizzate alla conservazione di cel-lule emopoietiche, ha previsto ilpubblico, le strutture no profit,ma non le strutture sanitarie pri-vate.

Dunque in fin dei conti le mam-me italiane non possono conser-vare il proprio cordone per usoautologo e hanno una alternativaforzata quella di donarlo, ma aquattro condizioni: la prima èpartorire in una struttura attrez-zata per la raccolta, la seconda èche una delle 5 banche funzio-nanti sulle 15 in Italia possa con-servare il cordone donato, la terzacondizione è che il parto avven-ga in orari di apertura delle ban-che di conservazione - cioè nondi domenica e neppure di notte -e in ultimo che la struttura abbiai fondi per la tipizzazione. Inmancanza di queste condizioninon sarà possibile conservaredelle cellule preziosissime.

Il Ministro della Salute reitera il divieto di apertura di banche private

foto: Marco Mastalli

18TRA RICERCAE PROIBIZIONE

OGM !ANTI-OGM: TRA FANATISMO E FONDI PUBBLICIUn sistema produttivo garantito da aiuti economici compensatori e un’ideologia anti-scientifica e tecnofobica rischiano di portare il paese al declino,economico e civile

GILBERTO CORBELLINI

Immaginiamo che in un paesedemocratico un cartello di inte-ressi economici, per esempio le-gati alla grande distribuzione e aun sistema produttivo garantitoda aiuti economici compensato-ri, che vedono nelle sfide dell’in-novazione tecnologia e negliavanzamenti scientifici una mi-naccia per privilegi e posizioni dimonopolio, si allei con movi-menti e associazioni politico-cul-turali alimentate da ideologietecnofobiche per impedire la ri-cerca scientifica e tecnologicavolta a sviluppare quelle innova-zioni. Immaginiamo inoltre chequesta alleanza abbia ottime en-trature nei mezzi di informazio-ne, nonché disponga di un con-sistente potere di ricatto politicoe di ingenti risorse per la propa-ganda, così da riuscire a inganna-re efficacemente i cittadini, ma-nipolando l’informazione e ca-povolgendo la verità. Al puntoche persino coloro che guada-gnerebbero dall’introduzionedelle nuove tecnologie non com-prendano l’inganno, anche acausa dell’indifferenza per quelsistema economico-produttivoche da anni dimostra dalla classepolitica e di governo. Cosa do-vrebbero fare i veri esperti del set-tore scientifico-tecnologico inquestione, e i politici o i gover-nanti più avveduti, i quali sannoche tale perversa strategia cause-rà devastazioni all’economia e al-la cultura di quel paese? In que-sto caso non sono la scienza e latecnologia che minacciano la de-mocrazia. Come sostengonoquasi ogni giorno Ferrara e GalliDella Loggia. Bensì sono le “rego-le” democratiche che consento-no il realizzarsi di strategie chevanno contro l’interesse genera-le, addirittura impedendo che ivalori di trasparenza e obiettivitàche scienza e tecnologia apporta-no alle procedure decisionali de-mocratiche consentano di com-piere le scelte giuste. Addiritturauno dei padri del liberalismo,John Stuart Mill, subordinava lalibertà di parola ai valori dello svi-luppo civile individuale e sociale.Aveva presagito quello che sareb-be accaduto quando si fosse con-sentito alle ideologie totalitarie disfruttare la libera discussione de-mocratica per cancellare i pre-supposti stessi della democrazia.A cominciare dal rispetto dellaverità dei fatti empiricamente di-mostrati. Per passare quindi allepersone.

Per chi non l’avesse già capito, ilpaese immaginato esiste. E’ l’Ita-

lia. E l’operazione descritta po-trebbe essere una delle tanteazioni di sabotaggio praticatenell’ultimo decennio contro lapossibilità che si sviluppi anchein Italia un’economia basata sul-la conoscenza scientifica e tecno-logica. Soprattutto contro lo svi-luppo degli organismi genetica-mente modificati nell’ambitodella produzione agricola. Mapoiché in Italia al peggio sembranon esserci limite, ecco arrivareMario Capanna con la consulta-zione popolare anti-ogm che sa-rà lanciata dopo l’estate. Dopoaver contribuito a smantellare lameritocrazia nelle università – la-sciando intatta la mafia dei baro-ni – il Jeremy Rifkin nostrano,forte della debolezza culturaledella politica italiana, ha deciso –in timing perfetto con le primariedel Partito Democratico – di af-fossare definitivamente anche ilsistema della ricerca bioetecno-logia e il suo indotto e derivatoeconomici. Tanto, data l’età, lui ei suoi amici forse non pagheran-no la scomparsa di quei prodottitipici italiani che dicono di volerdifendere e che, in questo modo,cioè senza l’aiuto delle biotecno-logie, sono destinati all’estinzio-ne.

Sono trascorsi quasi sette anni daquel 5 novembre del 2000 in cuigli esponenti più prestigiosi dellacomunità scientifica italiana, gui-dati dal Nobel Renato Dulbecco,sottoscrivevano un appello, pub-blicato sulle pagine del Sole 24Ore, per la libertà di ricerca nelcampo della agrobiotecnologiein Italia. A quel tempo era il mini-stro Pecoraro Scanio che volevavietare la ricerca con organismigeneticamente modificati, per fi-nanziare invece l’agricoltura teo-sofica. In quasi sette anni nullasembra è cambiato. La politicapregiudizialmente anti-ogm èstata proseguita da Alemanno (exMinistro, di Alleanza Nazionale),e l’alba del governo Prodi e delPartito Democratico si è apertacon una serie di inquietanti ini-ziative. Come ministro dell’am-biente Pecoraro Scanio ha datoparere negativo ai protocolli spe-rimentali preparati dal suo colle-ga De Castro, e quest’ultimo hasubito il diktat. A dar man forte aPecoraro Scanio, cioè a intimidireDe Castro, ci ha pensato ovvia-mente Coldiretti, che tutela solol’assistenzialismo, il parassitismoe l’arretratezza tecnologica del si-stema economico agricolo italia-no, organizzando l’11 luglio scor-so una manifestazione appuntocontro De Castro, reo tra altre co-se di voler “sperimentare gli

ogm”. Nel frattempo Greenpeaceha lanciato una ridicola campa-gna contro Parmigiano Reggiano,che non metterebbe al bando imangimi contenenti derivati diogm. In tutto ovviamente servivaa preparare l’operazione guidatada Capanna.

Le tesi dei fanatici oscurantistianti-ogm sono un vero e proprioimbroglio della credulità popola-re, non diversamente dalle falsitàdelle religioni. E non diversa-mente da come la Chiesa Catto-lica ha cercato di fornire della giu-stificazioni scientifiche all’ingan-no attraverso cui ha imposto al-l’Italia l’immorale legge 40 sullafecondazione assistita, anche glianti-ogm provano in ogni manie-ra a fornire anche argomentipseudoseri. Negli ultimi anni haprovveduto a ciò nientemenoche l’Istituto nazionale di ricercaper gli alimenti e la nutrizione(INRAN), un ente pubblico di ri-cerca vigilato dal Ministero dellepolitiche agricole e forestali(MPAF). Grazie al finanziamentoper 6,2 milioni di euro di un Pro-getto di ricerca “OGM in agricol-tura”. L’esito di queste ricerche sipuò più o meno evincere da unapublicazione che l’INRAN fino aqualche settimana fa metteva adisposizione per la modica cifradi 70 Û. Ma dopo alcune critichemosse da chi scrive sulle paginedel Sole 24 Ore, tra cui si definivaindecente far pagare un libro cheera già stato pagato con le nostretasse e che veniva presentato co-me un prodotto divulgativo, il vo-lume è scomparso dal sito.

I ricercatori e collaboratori del-l’INRAN, guidati dal Direttore ge-nerale Giovanni Monastra, dico-no nel testo che finora, è vero, gliogm non hanno causato alcunproblema sanitario o ambienta-le, ma bisogna essere prudentiperché non si sa ancora abba-stanza e le biotecnologie interfe-riscono con sistemi molto com-plessi e imprevedibili. In primabattuta si nota che diversi autoridegli articoli non si erano mai oc-cupati prima di ogm. Quindi vie-ne da chiedersi come mai in unprogetto definito così importantesono stati coinvolti estranei alsettore, invece di Salamini, Sala,Delledonne, Spena, Defez, Ru-berti, Costantino, etc.? Cioè i mi-gliori biotecnologi vegetali italia-ni. La risposta viene da sola. Ba-sta constatare che diversi articolisono redatti da ricercatori dasempre ‘ideologicamente’ impe-gnati nella propaganda anti-ogm.

Certo, i veri scienziati ed espertidel settore avrebbero trovato im-morale chiedere finanziamentiper dimostrare qualcosa che nonesiste, cioè la pericolosità degliogm. Infatti nel 2004 e 2006 le piùimportanti accademie scientifi-che italiane hanno pubblicatodue documenti riguardanti la si-curezza degli ogm e la coesisten-za tra ogm e coltivazioni tradizio-nali, i quali dicono che gli OGMsono sicuri, come dimostranodecenni di studi internazionali,tra cui quelli condotti in decine dilaboratori europei e già costati 70milioni di euro ai contribuenti

Un’interrogazione parlamentarepresentata il 6 giugno 2007 stig-matizza, tra l’altro, il comporta-mento di Giovanni Monastra, ilquale parla pubblicamente di da-ti scientifici che sarebbero scatu-riti dalle ricerche INRAN, e chedimostrerebbero effetti sulle ri-sposte immunitarie nei topi nu-triti con mais ogm, ma che nonmai stati pubblicati. L’INRANnon ha neppure reso noti i risul-tati degli studi sui livelli di fumo-nisina (una micotossina del maisdavvero dannosa) nel mais tran-sgenico e in quello tradizionale.Monastra sostiene che i dati inquestione sono stati presentati inoccasione di un convegno moltopubblicizzato dall’INRAN ma dicui Francesco Sala ha scritto chein quella sede “sono state fatte af-fermazioni scientifiche, che conla vera scienza hanno ben poco ache fare” (Informatore agrario2007, n. 13, p. 5). E dice anche, inoccasione di una polemica conchi scrive, che il mais ogm contie-ne meno fumonisine e che gliesperimenti sono stati fatti, percosì dire, “alla carlona”.

Il dottor Monastra oggi dunquedice l’opposto che in precedentipronunciamenti pubblici(www.cacciafotone.it/archivio-puntate/2006-03-18.mp3). Peròla Commissione agricoltura del-la Camera insiste nel pretenderedalla Commissione Europea chei livelli minimi di micotossine delmais vengano mantenuti più ele-vati in quanto le coltivazioni tra-dizionali italiane, non ogm, nonrientrerebbero nei limiti che sa-rebbe salutare imporre. Insom-ma, alla faccia del salutismo ver-de: pur di difendere l’ideologiaanti-ogm sono disposti a consen-tire una maggiore intossicazione!

Certo, sarebbe il caso che il nuovodirettore dell’INRAN e il ministroDe Castro dicessero qualcosa,perché Giovanni Monastra, no-minato direttore generale del-

l’INRAN dal ministro Alemannonel 2005 e noto non tanto comescienziato sperimentale quantopiuttosto come autore di libri earticoli pseudofilosofici, antidar-winiani, e ispirati da dottrine eso-teriche (cioè da Evola e HosseinNasr) non appare scientifica-mente molto credibile. Peraltro,ha pubblicato in tutto 19 articoliindicizzati da pubmed, su argo-menti alquanto diversi. Tra que-sti, due soltanto riguardano gliogm. Insoma, è lecito dubitareche, con i suoi titoli, il dottor Mo-nastra avrebbe coordinato unprogetto di ricerca equivalente inqualsiasi altro paese scientifica-mente davvero avanzato.Tra le cose che sarebbe interes-sante sapere c’è anche come so-no stati spesi i 6,2 milioni di euro(o non so quanti). Quante pub-blicazioni e quanti brevetti han-no prodotto i soldi assegnati alProgetto “OGM in agricoltura”coordinato da Monastra? In unapaese afflitto da carestia persi-stente dei finanziamenti alla ri-cerca quei soldi forse potevanoessere destinati a scopi di mag-gior utilità.Intanto la Società Italiana di Ge-netica Agraria e l’AssociazioneGalileo 2001 hanno redatto, ri-spettivamente, un appello e unalettera al Presidente della Repub-blica, pubblicate sul sito della SI-GA. Ci sono certamente in Italianumerosi politici, imprenditori,scienziati, economisti e intellet-tuali che non possono non accor-gersi delle drammatiche conse-guenza che avrà per le future ge-nerazioni il prevalere dell’ideolo-gia antibiotech nel settore agroa-limentare. Possibile che non siriesca a organizzare una strategiaper neutralizzare l’azione politi-ca di una minoranza che sta tra-scinando il paese verso il declinoeconomico, civile e culturale?

@pprofondisci“Coesistenza tra colture tradizio-nali, biologiche e geneticamentemodificate”, il Consensus Docu-ment di un gruppo di SocietàScientifiche in rappresentanza dicirca 10.000 scienziati italiani:www.pharmtox.org/sitox/docs/sitox_consensus_ogm_2006.pdf

“Sicurezza alimentare e OGM”, ilConsensus Document di ungruppo di accademie e societàscientifiche italiane:www.siga.unina.it/circolari/Consensus_ITA.pdf

OGM

19TRA RICERCAE PROIBIZIONE:

L’ITALIA PROIBISCE PERSINO LA RICERCA SUI POSSIBILI DANNIIl paradossale effetto di politiche che sugli Ogm non accettano alcun confronto, meno che mai quello scientifico

Intervista a Roberto Defez

MIRELLA PARACHINI

Professore, sugli Ogm il cittadi-no comune riceve informazionispesso “terrorizzanti”, che pos-sono spingerlo a dire:“Visto chenon ci capisco nulla,per il famo-so principio di precauzione, in-tanto,è meglio che gli OGM nonsi usino”. Come nascono questepaure?

Dovrebbe far riflettere il fatto che,proprio come lei dice, c’è una sin-tonia di tutti i mezzi di informazio-ne nel segnalare pericoli presunti,evocati, teorici o immaginari chesiano, derivanti dall’uso degliOgm. Il solo fatto che ci sia tantoaccordo trasversale tra gli schiera-menti, dall’estrema destra, da Alle-anza Nazionale, a Rifondazione,già dovrebbe far nascere il sospet-to che qualcosa di strano ci deveessere sotto. Per questo mi sembraparticolarmente giusto partire dal-le paure della gente e dal principiosecondo cui “se non si sa, è megliofermarsi”. Gli Ogm sono una tec-nologia ormai matura, mediantela quale si fa innovazione in agri-coltura. Quest’ultima è la grandemadre della civiltà moderna. Co-stituisce il momento in cui dall’uo-mo raccoglitore-cacciatore si di-venta comunità, città, nasce la so-cietà civile. L’uomo da 12.000 annifa innovazioni in agricoltura. Le faper produrre derrate alimentari,per potersi sfamare o per poter nu-trire gli animali che lo accompa-gnano in questo lavoro, ma ancheper crescere piante che gli servonocome medicinali o per i tessuti. Persvolgere questo compito ha biso-gno di migliorare costantementele piante di cui si serve.

E di manipolarle…

E di manipolarle, assolutamente.Potrebbe sembrare parola “inna-turale”, ma è la nascita stessa del-l’agricoltura ad essere “innaturale”.La prima volta che l’uomo hapiantato un seme ha compiuto ungesto totalmente innaturale. Ha al-terato l’equilibrio della natura ed èstraordinario vedere cosa è succes-so subito dopo. Nel giro di pochianni, i circa 5 milioni di uomini cheabitavano il pianeta sono divenuti50 milioni, proprio perché abbia-mo accresciuto la sicurezza ali-mentare. Poter disporre di raccoltiha permesso di sfamare più perso-ne, di proteggere la prole e di con-sentire lo sviluppo delle società,delle comunità, delle famiglie, deiclan, insomma di una aggregazio-ne civile. Il primo gesto, quello di seleziona-re una certa pianta , un certo semeda riprodurre, è un gesto che se ri-vediamo con gli occhi di oggi è dispaventosa manipolazione biolo-

gica. Per la prima volta 12.000 an-ni fa abbiamo piantato grano inMedio Oriente e abbiamo sceltouna pianta paradossale, che mai sisarebbe potuta riprodurre in natu-ra.

Perché era paradossale?

Perché al contrario di altre piantenon liberava i semi ma li tenevasulla spiga e quindi non consenti-va ai semi di andarsi a cercare ter-reno fertile per far nascere unanuova generazione. Se non avessi-mo scelto quel tipo di spiga, il con-tadino avrebbe perso il raccoltoogni anno. Dovremmo quindistaccarci dall’idea di Madre Naturabenevola e protettrice intoccabile.Per migliaia di anni l’uomo ha al-terato volutamente l’equilibrio na-turale per far sì che si sviluppasse asuo vantaggio. Tutto quello che èavvenuto in 12.000 anni è stato unlento tentativo, per lo più a cassac-cio, di migliorare le varie specie ve-getali. Quello che oggi si può fare èsmettere di tentare di migliorare albuio una pianta, ma farlo con unaprecisione estrema, con un detta-glio che non ha pari nella storiadell’agricoltura. Soprattutto pos-siamo avere la pianta che vera-mente ci serve, finalizzare questenuove piante secondo gli interessiben precisi della nostra agricoltu-ra moderna. Per fare l’esempio piùconcreto: abbiamo aumentato ilnumero di piante che si difendonomolto meglio dall’attacco dei pa-rassiti; questo significa poter ridur-re la quantità di pesticidi da usaresu queste piante.

Esempio utile per introdurreun’analisi costo-beneficio…

Certo, ed anche per controbatteread altri scenari, spesso al centrodell’attenzione. Alcune aziendeche producono questi semi si av-vantaggerebbero. E’ vero, parlia-mo spesso di aziende nordameri-cane che hanno sviluppato neglianni questa tecnologia, mentre al-tre aziende – come quelle che pro-ducono pesticidi – non hanno pia-cere di vedere i loro mercati ridur-si. Quello che tengo a sottolineare,dunque, è che questo non è un di-battito neutro, con buoni da unaparte e cattivi dall’altra. Si confron-tano interessi commerciali diversie credo sia inutile illudersi di avver-sare qualcuno e fare la parte deibuoni prendendo le parti dei po-veri contadini diseredati, ancheperché il dissidio è tra le agricoltu-re più sviluppate del mondo.

È vietata anche la ricerca ten-dente a verificare eventuali dan-ni?

Il paradosso è proprio questo. Gil-

berto Corbellini, con un articoloapparso su Il Sole 24 ore l’8 luglioscorso, ha innestato una polemicacon l’ultimo dei tre scienziati italia-ni che hanno un approccio cauto,se non scettico, verso gli Ogm. Cene sono tre in circolazione e tutti etre ritengono oramai che sia indi-spensabile sperimentare le piantegeneticamente modificate in pie-no campo, non in laboratorio, evalutarne così gli effetti, i rischi o glisvantaggi. Il paradosso tutto italia-no è che quindi anche nel campodei tre scienziati che avversano gliOgm, c’è la convinzione che la ri-cerca debba andare avanti. Oggi sipuò dire che non esiste un soloscienziato italiano che dica chenon si debba sperimentare in pie-no campo. Chi lo sta vietando so-no dei politici destituiti di qualun-que cultura scientifica – in primiscitiamo due ex avvocati come Pe-coraro Scanio e Gianni Alemanno– che in assenza di qualunqueconsulenza scientifica in merito,hanno preso una decisione arbi-traria non supportata in nessunmodo.

Questo mi sembra importanteda sottolineare. La stessa deci-sione è stata presa sia da Pecora-ro Scanio che da Alemanno.

La ricerca scientifica si confrontain questo caso con una sintoniaparadossale di contrarietà politi-che. Uno schieramento propria-mente trasversale che parte da Al-leanza Nazionale, passa per alcunisettori di Forza Italia – ricorderetela vicenda di Enzo Ghigo che, 4 an-ni fa, da governatore del Piemon-te, fece distruggere 381 ettari dimais non transgenico per la venti-lata eventualità, mai verificata, checi fossero piccolissime contamina-zioni di mais ogm nei campi – maanche settori dei DS, la parte dellaMargherita legata a Legambientee poi i Verdi e Rifondazione, i piùferocemente contrari ed attivi per-ché vedono negli Ogm lo sbarcodelle multinazionali americane,senza tra l’altro accorgersi chestanno facendo un lavoro che av-

vantaggia le multinazionali dei pe-sticidi e dell’agrochimica.

Il Ministro Emma Bonino so-stiene che non si può pensare adun’isola ogm-free in un sistemaglobale, visto che già da tempomangiamo cibi che contengonoogm, importiamo 40 milioni ditonnellate di soia ogm che entranei mangimi degli animali e nel-le merendine.È d’accordo?

Emma Bonino è a fianco di questabattaglia sin dal suo sorgere, cheper la comunità scientifica italianavuol dire dalla fine del 2000. Quel-lo che dice è esattamente la realtà:l’intero parco zoo-tecnico italianoed europeo, quindi soprattuttomaiali e mucche, vengono nutriticon soia ogm che ormai costitui-sce il 60% circa della soia cjhe sisteal mondo. la soia produrce solol’1% dellai quella che consuma.Nel giorno in cui la nave arriva dal-l’Argentina, è soia trasngenica al100%. Ma la carne argentina èbuona, come è buona la fiorentinae tutto il latte che beviamo. Mentreè vietata la ricerca, il consumatoreè ingannato in due modi diversi,pur senza illecito perché non si de-ve indicare sulla confezione il fattoche gli animali si nutrano conogm. Io che non voglio gli ogmnon posso avere la libertà di sape-re come è fatto quel prodotto. Manemmeno io che magari voglio unmais con meno pesticidi sono li-bero di andare al supermercato edacquistarlo, perché a mia cono-scenz ain tutti i supermercati cheho visitato non esiste un solo pro-dotto presentato come “contenen-te mais ogm”. Quindi è un vetro at-tacco alla libertà dei consumatori,che sono pilotati dalle grandi cate-ne della distribuzione dle cibo cheora vogliono solo vendere megliocerti prodotti con etichette che tra-sudano salubrità. “Privo di ogm”,come se gli ogm fossero un proble-ma. Tutte le accademie scientifi-che del mondo, incluse purel’OMS, la FAO, le NU e l’UE, ricor-dano che non esiste un solo dan-no da consumo di ogm documen-

tato al mondo. Chiamare qualcheprodotto “ogm-free” non ha alcu-na rilevanza sanitaria, è solo unvezzo, un’inclinazione che va ri-spettata. Una polemica recentissi-mamente scoppiata verteva pro-prio sul punto che è stata permes-sa in Italia un’unica prova in cui si ècoltivato mais transgenico e maisnormale e proprio quella prova,condotta dagli oppositori del maisogm, finanziata da Alemanno econdotta da una persona a lui vici-nissima, che il mais normale eramolto più rischioso per la saluteumana ed animale di quello ogm.Conteneva delle tossine estrema-mente pericolose sia per animaliche per l’uomo e quelle tossineerano fino a 100 volte nel maistransgenico.

Qual’è la situazione in Europa?

Solo quest’anno i francesi hannoaumentato di 10 volte il numero diettari coltivati con mais transgeni-co e certo Parigi non è capitale delfilo-americanismo! La stessa Ger-mania, dove il partito dei Verdi èall’8-9%, ha 4.000 ettari coltivaticon mais transgenico. La Spagnaha da sempre coltivato mais Ogmed ha 70.000 ettari coltivati in que-sto modo; ora, con il governo Za-patero, sta pensando di introdurredue nuovi tipi di Ogm. Così gliscienziati italiani restano comple-tamente isolati e pure gli agricolto-ri si trovano in una totale dipen-denza dall’estero. A ottobre, conl’entrata in vigore di una normati-va europea molto stringente, qua-si la metà del mais italiano si po-trebbe trovare fuorilegge per l’ec-cessiva quantità di tossine. Cosafaremo allora?

@pprofondisciL’intervista integrale: www.radioradicale.it

Anna Meldolesi, “Organismi gene-ticamente modificati. Storia di undibattito truccato”, Einaudi, 2001Francesco Sala, “Gli ogm sonodavvero pericolosi?”, Laterza, 2005

OGM: CONOSCERE PER [email protected] dall’articolo del prof. Gilberto Corbellini e dall’intervista al prof. Roberto Defez (ricercato-re presso l’Istituto di Genetica e Biofisica di Napoli), Agenda Coscioni torna ad approfondire la te-matica degli organismi geneticamente modificati (OGM). Proprio il testo della mozione del Consi-glio Generale luglio 2006 citava, tra i punti chiave sui quali far convergere scienziati e politici a livel-lo transnazionale in vista del Congresso Mondiale per la Libertà di ricerca,“il problema della perce-zione della bioetica come limite delle innovazioni biotecnologiche (vedi abuso del principio di pre-cauzione) e divulgazione scientifica (brevetti, biotech, OGM, nanotecnologie)”. Intendiamo mettere a disposizione i nostri siti internet, le colonne di questo mensile, oltre che lospazio radiofonico de “Il Maratoneta”, perché quanti più cittadini possano “conoscere per delibera-re”. Per commenti o segnalazioni, scriveteci a [email protected] o commentate direttamen-te l’articolo su www.agendacoscioni.it

20CASOITALIA

UNIVERSITÀ !FRANCO CUCCURULLO. E PLURIBUS UNUMMeritocrazia all’italiana: “controllato” e “controllore” convivono nella stessa persona. L’irre-sistibile cursus honorum di Franco Cuccurullo, dalle università telematiche alle linee guidadella legge 40.

CHIARA LALLI

Prima Preside della Facoltà diMedicina e Chirurgia, nel 1997Franco Cuccurullo è eletto comeRettore della Università degli Stu-di “G. d’Annunzio” di Chieti. Oggiè ancora in carica, al quarto man-dato. È potenzialmente rieleggi-bile ad aeternum perché, contra-riamente alla maggior parte diAtenei nei quali c’è un limite perla rielezione, lo statuto dellad’Annunzio non pone limiti alladivina provvidenza.È Presidente della Fondazioned’Annunzio dopo averla creata(2002): “La Fondazione ha perso-nalità giuridica di diritto privatoe non ha scopo di lucro, non puòdistribuire utili ed opera esclusi-vamente nell’interesse della Uni-versità. […] La Fondazione perse-gue i propri scopi con tutte le mo-dalità consentite dalla sua natu-ra giuridica ed opera nel rispettodei principi di economicità dellagestione” (Articolo 1, Costituzio-ne – sede – delegazioni).Perché creare una Fondazione?Che cosa fa la Fondazione d’An-nunzio?L’articolo 2 dello Statuto (Finalitàe attività strumentali, accessoriee connesse) stabilisce che: “Per ilperseguimento delle sue finalitàla Fondazione può, fra l’altro:a) promuovere la raccolta di fon-di privati e pubblici e la richiestadi contributi pubblici e privati lo-cali, nazionali, europei e interna-zionali da destinare agli scopi;b) stipulare contratti, convenzio-ni, accordi o intese con soggettipubblici o privati;c) amministrare e gestire i beni dicui abbia la proprietà o il posses-so, nonché le strutture universi-tarie delle quali le sia stata affida-ta la gestione;d) sostenere lo svolgimento di at-tività di formazione, ricerca e tra-sferimento tecnologico, ancheattraverso la gestione operativa distrutture scientifiche e/o tecno-logiche dell’Università medianteproprio personale amministrati-vo e di ricerca;” e così via. (Al-quanto bizzarro deve’essere unaccordo tra l’Ateneo e la Fonda-zione siglato Cuccurullo/Cuccu-rullo).In altre parole, viene snellito l’iterburocratico pubblico. SecondoFabio della Lista Studentesca 360(Fondazioni “G. d’Annunzio”: co-sa accade in caso di inadempien-za??, Il Rombo, I, 1, p. 5) “si fa piùin fretta. Come? Evitando le pro-cedure pubbliche di appalto epassando per le chiamate direttedi ditte e tecnici al momento oc-correnti e con criteri mai chiariti;insomma si passa ad una gestio-ne privatistica. Ciò equivale a di-

re che alcuni servizi dell’Univer-sità si PRIVATIZZANO.[…] Alcuni “autorevoli” esponen-ti del nostro Ateneo hanno rac-contato che l’efficienza e l’effica-cia sarebbero state le peculiaritàprincipali della Fondazione percui si potevano tranquillamentetrasferire (o assegnare o delegare)alcuni servizi a questo ente stru-mentale: la manutenzione ordi-naria e straordinaria degli immo-bili dell’Università, la gestione delCESI, ITAB, CedUc e i servizi diguardiania e uscierato sono stati

trasferiti alla FONDAZIONE.Proprio la MANUTENZIONE haun costo annuo superiore ai 3 mi-lioni di euro. Il risultato è sotto gliocchi di tutti […]. Questo Ente didiritto privato sembra non stiasvolgendo i compiti concordaticon l’Ateneo. A questo puntol’Università dovrebbe intervenirenei confronti della Fondazioneper far rispettare la Convenzionestipulata; ma perchè tarda tanto?È semplice: gli uomini che guida-no la FONDAZIONE G. d’Annun-zio sono gli stessi ai vertici del no-stro Ateneo. Quindi anche il con-trollore e il controllato coincido-no. La legislazione e le norme diriferimento in materia di Fonda-zioni universitarie affermano: “incaso di mancata o grave irregola-rità nell’attuazione delle linee

guida di attività o di grave impe-dimento delle convenzioni, glienti di riferimento possono pro-cedere alla revoca ed alla sostitu-zione dei componenti del consi-glio di amministrazione dallostesso designati”. Nel nostro casoi designatari sono anche membridegli organi “nominanti”. Comesi risolve la situazione? È lecito ri-flettere su questa contraddizione.La realtà dei fatti ci obbliga a sol-levare la questione anche a livellonazionale”.Con quali soldi è tenuto in vita laFondazione d’Annunzio?Secondo quanto riportato daAlessandro Biancardi in un dos-sier accurato sull’impero di Cuc-curullo (Imperatore Cuccurullo,PrimaDaNoi.it, agosto 2005) il 3febbraio 2003 “il Consiglio di am-ministrazione dell’Università sta-bilisce «su proposta dei professo-ri Bonetta e Falaco… una dota-zione iniziale di 600.000 euroquale fondo capitale iniziale edha stabilito di attribuire con de-correnza dal 2004 un contributoannuo di 500.000 euro». Chi cac-cia questi soldi? L’Ateneo (pubbli-co)”.Il Consiglio di Amministrazione ècomposto al massimo da 8 mem-bri compreso il Presidente e, inbase all’articolo 11 dello Statuto(Consiglio di Amministrazione),i componenti sono: il Presidente;2 membri nominati dal Consigliodi Amministrazione dell’Univer-sità; 2 membri nominati dal Se-nato accademico dell’Università;1 membro designato dal Ministe-ro. Siamo a 6 membri; i posti libe-ri sono solo 2. Difficile immagi-nare che un privato o un entepubblico investa in una condi-zione in cui a priori la maggioran-za del Consiglio di Amministra-zione sarà “universitaria”. I soldigestiti dalla Fondazione sono, ve-rosimilmente, soltanto quelli del-l’Università, ovvero soldi pubbli-ci. Come non domandarsi insie-me a Bianciardi: “È giusto gestirecon regime privatistico, per lagran parte, soldi pubblici? E poi,siamo davvero sicuri che un enteche gestisce soldi pubblici possadefinirsi di diritto privato? I soldirimangono pubblici anche sepassano di mano: questo è sicu-ro”.Aggiunge Fabio della Lista 360 ri-guardo alla gestione dei fondi(Fondazione Universitaria “G.d’Annunzio, Rombo, I, 1, p. 4):“Successivamente le attività “tra-sferite” dalla gestione “pubblica”dell’Ateneo a quella “privata” del-la Fondazione sono incrementa-te; […]. Nel pratico la Fondazione“affida direttamente” il servizioad una ditta esterna che poi svol-ge queste attività; l’azienda asse-

gnataria del servizio è la stessache c’era prima. Allora, cosa ècambiato?”.In conclusione (ancora Bianciar-di): “Per gestire lo stesso ente(Università) c’è bisogno di un se-condo organo (Fondazione) cheassorbe numerose risorse. Se poi,grosso modo, sono le stesse per-sone ad occupare le poltrone nonsi capisce l’utilità del «bracciooperativo». Rettore, dirigente, re-visori si ritrovano anche in Fon-dazione. In definitiva, che cosaquelle stesse persone non posso-

no fare nel Consiglio di ammini-strazione dell’Ateneo (pubblico)ed invece possono fare in quellodella Fondazione (privata)?”.Il logo della Fondazione strappaun sorriso: “Il vero viaggio di sco-perta non consiste nel cercarenuove terre, ma nell’avere nuoviocchi” (Marcel Proust). Difficileadattarlo a un vero e proprio con-quistatore di “terre” quale Cuccu-rullo!Ma non è finita qua con il mono-polio delle cariche. Perché Fran-co Cuccurullo è anche nel Consi-glio di Amministrazione dellaUniversità Telematica (2005), ilCampus online dell’Università“G. d’Annunzio” che si chiamaLeonardo da Vinci (che ha comeslogan: “Oggi. L’Università di do-mani”), nella duplice veste di Pre-

sidente della Fondazione e Retto-re dell’Ateneo.L’Ateneo da Vinci è privato, “èun’iniziativa dell’Università Ga-briele d’Annunzio di Chieti-Pe-scara e dell’omonima Fondazio-ne. Una realtà nuova, “giovane”,che da un lato completa l’offertaformativa dell’Ateneo, dall’altrodà impulso alla ricerca nel cam-po dell’Information and Com-munication Technology” (dal si-to www.unidav.it).Costa 2.000 euro per un anno dicorso.Promosso e sostenuto dalla Fon-dazione (Articolo 1, Statuto) perperseguire le sua finalità didatti-che e di ricerca può (Articolo 5,Perseguimento delle finalità):a) accedere a fondi pubblici e pri-vati, nazionali ed internazionali;b) stipulare contratti, convenzio-ni, accordi o intese con soggettipubblici o privati, anche ai fini dicui all’art. 8, comma 2, del DM17.04.2003;c) amministrare e gestire i beni dicui abbia la proprietà o il posses-so, nonché le strutture ed infra-strutture universitarie e le risorsestrumentali affidate alla sua ge-stione con atto convenzionale;d) sostenere lo svolgimento di at-tività di ricerca e sviluppo tecno-logico, formazione e alta forma-zione, anche in cooperazionecon Università italiane e del-l’Unione Europea e partecipare aconsorzi, associazioni e fonda-zioni, che condividano le mede-sime finalità.Gli Organi dell’Ateneo sono (Ar-ticolo 6): il Presidente del Consi-glio di Amministrazione; il Retto-re; il Senato Accademico; il Con-siglio di Amministrazione; i Con-sigli di Facoltà; i Consigli di Corsidi Studio; il Direttore Generale; ilCollegio dei Revisori; il Nucleo diValutazione.Il Consiglio di Amministrazione ècomposto (Articolo 11): dal Presi-dente della Fondazione “Univer-sità Gabriele d’Annunzio”, che lopresiede; dal Rettore, nominatoex art. 8; da due professori di ruo-lo dell’Università degli Studi “Ga-briele d’Annunzio”, designati dalConsiglio di Amministrazionedella Fondazione previa autoriz-zazione dell’Università, dai duecomponenti scelti dal Consigliodi Amministrazione dell’Univer-sità degli Studi “Gabriele d’An-nunzio”; da un rappresentantedel MIUR; dal Direttore Genera-le.I soliti noti, dunque.A fronte delle esorbitanti cifre de-stinate alla Fondazione, delle ro-boanti dichiarazioni di intentidell’Università Telematica e deiproventi delle tasse universitariegli studenti lamentano una situa-

Finanziamentiesorbitanti,roboantidichiarazionidi intenti, lautiproventi delletasse universitarie.Ma gli studentilamentano unasituazionedrammaticanell’UniversitàTelematica

Il CdAdell’Università“G.d’Annunzio”di Chieti haapprovato lacostruzione diuna Chiesaall’interno delCampus universitariononostante ce ne fosse una a 100metri

UNIVERSITÀ

21CASOITALIA:

zione drammatica nell’Universi-tà, quella fatta di mattoni e ce-mento (Tasse d’iscrizione univer-sitarie: una montagna di soldi,Rombo, I, 1, p. 6): “Non seconda-ria è la considerazione in tema diservizi offerti: sono scadenti, in-sufficienti e talvolta obsoleti. Tra itanti dati sfoderati dall’U.dA. nonvengono mai citati il numero dipostazioni informatiche, quelliriguardanti gli spazi dedicati allebiblioteche, quanti e quali sono ilaboratori di Facoltà (quelli ac-cessibili agli studenti). Noi, anchenon conoscendo quei dati uffi-ciali, possiamo solo prendere at-to che i 28.5 milioni di euro ven-gono utilizzati in maniera al-quanto discutibile; ad esempioqualcuno ci spieghi perché asse-gnare ai fondi per l’E-learning lasomma di 1,2 milioni di euro edotare di attrezzature informati-che una struttura che sta a Torre-vecchia Teatina lasciando le Fa-coltà di Scienze MM FF NN, Far-macia, Scienze Sociali, Psicolo-gia, Scienze della formazione pri-ve di aule informatizzate.Non serve un analista per affer-mare che le postazioni informa-tiche sono clamorosamente in-sufficienti, che i laboratori sonoquasi inesistenti e che le bibliote-che sono piccole rispetto al nu-mero enorme di studenti; inveceserve un analista per capire per-chè ogni volta che poniamo al-l’attenzione queste problemati-che veniamo ignorati come setutto fosse normale”.Da aggiungere a tutto ciò ci sonole barriere architettoniche, le se-die divelte, le finestre sigillate ecosì via che la Lista 360 ha im-mortalato in una galleria degli or-rori (il reportage fotografico èpubblicato su Rombo, I, 1 e onli-ne: www.360press.com).Da aggiungere c’è la decisione delConsiglio di Amministrazione,nell’estate 2006, di costruire unaChiesa nel campus di Chieti euna nella sede di Pescara (per

una spesa di circa 40.000 eurociascuna).Nelle Ultimissime dello UAARdell’1 agosto 2007 Roberto Anzel-lotti, coordinatore del circolo diPescara, scrive: “Avendo letto sul

numero di sabato 29 luglio scorsodel quotidiano “Il Centro” di Pe-scara la notizia dell’approvazioneda parte del CdA dell’UniversitàG. d’Annunzio di Chieti del pro-getto per la costruzione di unaChiesa all’interno del Campusuniversitario, noi del Circolo UA-AR di Pescara ci siamo immedia-tamente messi in contatto con ilRettore dell’Ateneo, spedendogliuna lettera in cui segnalavamo lanostra contrarietà al progetto echiedevamo spiegazioni sui mo-tivi. La risposta del Rettore non siè fatta attendere, stringata e defi-nitiva: la decisione è stata presa in

forma democratica ed a larghis-sima maggioranza dal CdA e per-tanto il progetto si realizzerà!”.Non è possibile saperne molto dipiù,dal momento che i verbalidei Consigli di Amministrazionee dei Senati Accademici sono sulsito della d’Annunzio ma sonoprotetti da una password(http://www.unich.it/orggov/verbali/index2006.htm) e non ècomprensibile se e in che modo èpossibile ottenerla. Curiosa pro-cedura, soprattutto alla luce delfatto che in genere questi docu-menti sono accessibili libera-mente e facilmente nei siti dellealtre Università. Certo è che leChiese non mancavano nell’areacircostante: secondo la CEI ci so-no 14 parrocchie a Chieti e 4 aChieti Scalo, dunque vicino alCampus (Ss. Crocifisso, Ss. XIIApostoli, S. Pio X e Madonna del-le Piane: quest’ultima addiritturain via dei Vestini 178 – il civico del-la d’Annunzio è il 31 – ovvero escidal Campus, giri a destra, cam-mini per 100 metri ed ecco la par-rocchia di don Rocco Marsibilio).Da aggiungere, infine, ai proble-mi logistici e di carenza di serviziofferti l’inchiesta sulla gestionedisinvolta dell’Ateneo abruzzesee sulla abbondanza di “geni” ingrado di laurearsi a tempo di re-cord: la percentuale nazionale dilaureati prima del previsto è di5,1%, quella della d’Annunziomolto, molto più alta. Lauree fa-cili, dottori “Speedy Gozales”,scorciatoia: in una inchiesta su IlMessaggero del 19 maggio 2007(Vi fidereste di un infermiere lau-reato in un mese? Ormai perprendere il pezzo di carta ci vuo-le davvero poco. Colpa delle uni-versità che per attirare soldi fa-rebbero di tutto, ma lo scandaloera scoppiato già un anno prima)Anna Maria Sersale introducel’argomento: “L’Italia sta diven-tando il Paese delle lauree facili.Con accordi vantaggiosi per tut-ti. Gli atenei aumentano gli iscrit-

ti e attingono più soldi dal fondodi finanziamento ordinario,mentre gli ordini professionali ele associazioni di categoria assi-curano ai loro aderenti il bigliettoda visita con scritto dott”. A Chie-ti su 3.653 laureati 2.354 sono“precoci”. Il finale è davvero ama-ro: foga nel concedere crediti,equipollenza sfrenata, un vero eproprio dottorificio – come lo de-finisce Gianantonio D’Orazio, As-sociato in Scienze dell’Alimenta-zione e vicepresidente del corsodi laurea in dietistica, che bruciala concorrenza laureando preco-cemente il 95,6% di iscritti.Quali sono questi corsi di laureamagici? “Scienze del Servizio so-ciale e Scienze manageriali,32,9% e 60%. Offerte ghiotte peresperti dei servizi, finanzieri, po-liziotti e ministeriali. C’è chi spe-ra di fare il salto dal quadro B aquello A. Ma per le Scienze ma-nageriali (sede a Pescara) qual-che cosa non ha funzionato. Èscattata un’inchiesta della magi-stratura in base alle denunce diun gruppo di agenti di polizia.Questi, dopo avere pagato per lelezioni, si sono trovati senza cre-diti, senza voti, senza alcun rico-noscimento degli studi fatti.L’ateneo, convenzionato con ilSiap, in questo caso era estraneoai fatti. Sembra che ci fosse un si-to web, creato da due napoletani,che avrebbe rastrellato centinaiadi iscritti ai quali sarebbe stataprospettata la possibilità di avereuna serie di “agevolazioni”. C’èanche chi parla di bus organizza-ti per portare carrettate di agentiagli esami. Nelle maglie larghedella legge si inseriscono abusi edistorsioni. Riuscirà Mussi, chetre giorni fa ha scritto agli atenei,a fermare fenomeni così inquie-tanti?”.Incredibile ma le attività di Fran-co Cuccurullo non si limitino albaronato universitario. Infatti èanche Presidente del ConsiglioSuperiore di Sanità per il triennio

2006/2009. Dal 2001 è Presidentedel Comitato di Indirizzo per laValutazione della Ricerca (CIVR),che ha il compito di valutare i ri-sultati della ricerca e di determi-narne i criteri (rieletto nel 2003).Questa ultima carica sembrereb-be proprio entrare in conflittocon la gestione di un ente depu-tato alla ricerca (di nuovo, il con-trollato e il controllore vivononello stesso corpo!). Nel 1999 èstato Membro del Comitato diIndirizzo per la Valutazione dellaRicerca (Ministero dell’Universi-tà).Non basta. È Presidente dellaCommissione per l’aggiorna-mento delle Linee Guida sullaLegge 40/2004 sulla procreazio-ne assistita, la cui decisione ab-biamo avuto il piacere di cono-scere nel luglio passato.Tutto questo, e molto altro anco-ra, in una persona sola! Ai limitidel miracolo, misterioso quasiquanto la transustantazione, è larappresentazione migliore del-l’italian way of life. Del baronatouniversitario, della concentrazio-ne di poteri nelle mani di un solouomo.Capolavoro di ubiquità, com-muove immaginare Cuccurullocorrere da un incarico all’altro, daun dovere all’altro senza nemme-no il tempo di prendere fiato. Echi osa dire che gli italiani sonopigri? Gli italiani, almeno alcuni,si sacrificano per il bene del-l’umanità. Altro che pigrizia!Convinto assertore della merito-crazia (come dichiara nella rela-zione inaugurale dell’anno acca-demico 2006/2007, L’Universitàdelle avanguardie), forse ritienedi essere l’unico meritevole.

@pprofondisci“L’imperatore Cuccurullo”. L’in-chiesta del giornale on-line Prima-DaNoi.it http://www.primada-noi.it/modules/news2/article.php?storyid=103

Attuale, e già per quattro volte, Rettore dell’Università degli Studi

“G. d’Annunzio” di Chieti

Presidente della Fondazione “G. d’Annunzio”

Membro del CdA dell’Università Telematica

Presidente del Consiglio Superiore di Sanità

Presidente del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca

Presidente della Commissione per la revisione delle Linee Guida della legge 40

CommuoveimmaginareCuccurullocorrere da unincarico all’altro, da undovere all’altrosenza nemme-no il tempo diprendere fiato

22RICERCA SENZAFRONTIERE

STAMINALI !

EUROPA STAMINALENelle ultime settimane numerose iniziative politiche e scientifiche hanno riguardato la ricerca sulle cellule staminali

STAMINALI: EUROPA CHIAMA ITALIAAntiscientifici i limiti al finanziamento che in Italia riguardano la sola ricerca sulle cellule staminali embrionali

CARMEN SORRENTINO

Nei mesi scorsi la ricerca sulle cel-lule staminali è stata al centro diconferenze, dibattiti e interroga-zioni, iniziative promosse talvol-ta dalla stessa Associazione Co-scioni, che sempre ha manifesta-to il proprio appoggio alle posi-zioni più libertarie a livello italia-no e internazionale. Per cominciare lo scorso 12 lugliosi è tenuto l’incontro annuale delGruppo dei Ricercatori Italianisulle Cellule Staminali Embrio-nali (IES), con il patrocinio e lacollaborazione dell’AssociazioneCoscioni. Dall’incontro è uscito ilmanifesto per la ricerca scientifi-ca sulle cellule staminali embrio-nali “Una nuova frontiera perl'etica” - prima firmataria la pro-fessoressa Elena Cattaneo – giàpubblicato sullo scorso numerodell’Agenda. Il manifesto sottoli-neava tra l’altro che l’Unione eu-ropea ha finanziato ben 110 pro-getti sulle staminali adulte e solo7 che prevedono l’impiego anchedelle embrionali, mentre in Italianon sono previsti finanziamentipubblici per le staminali embrio-nali umane, motivo per cui gliscienziati dell’IES hanno chiestoche si proceda al finanziamentopubblico della ricerca sulle sta-minali embrionali già derivate,permessa dalle leggi italiane. L’evento seguiva di poco il 5° in-contro annuale dell’ISSCR, Inter-national Society for Stem Cell Re-search, il principale appunta-mento mondiale in materia di ri-cerca sulle cellule staminali, chequest’anno si è tenuto in Austra-

lia dal 17 al 20 giugno. Scopo del-l’incontro è stato quello di condi-videre le conoscenze, discutere leultime scoperte e scambiarsi ideee teorie in merito ad aspetti tec-nici e commerciali della ricercasulle cellule staminali di base eapplicata. La scelta dell’ISSCR diorganizzare per la prima voltal’incontro fuori dall’America delNord, in particolare in Australia,ha una valenza fortemente poli-tica, dal momento che il Parla-mento centrale australiano loscorso dicembre ha definitiva-mente legalizzato la clonazioneterapeutica. Nondimeno occorrericordare che l’Australia ha un or-dinamento federale e i parla-menti dei vari stati si stanno sololentamente adeguando alla leg-ge, sottoposti a dure critiche eammonimenti da parte dellaChiesa. Per questo motivo nellasua relazione di apertura l’On.dott. Kay Patterson, senatore diVictoria e personaggio chiave nelprocesso che ha portato all’ap-provazione della clonazione tera-peutica, ha accolto i delegati al-l’incontro ricordando l’interdi-pendenza tra ricerca e media e ilbisogno di bilanciare il messag-gio di speranza con la cautela. E’ del 27 luglio, invece, la dichia-razione congiunta dei direttori diEuroStemCell e ESTOOLS, i duemaggiori consorzi europei di ri-cerca sulle cellule staminali, chehanno denunciato gli ostacoli al-la ricerca esistenti in alcuni paesipartner, in particolare la Germa-nia e l’Italia. I due consorzi, finan-ziati dal Sesto Programma Qua-dro nell’ambito di due progetti

integrati, comprendono un am-pio partenariato di 29 team di ri-cerca provenienti da istituzioniaccademiche e aziende biotechdi 12 paesi dello Spazio europeodella Ricerca. Questi progetti rap-presentano una significativa for-za per l’integrazione degli sforziin materia di ricerca sulle cellulestaminali, tuttavia gli scienziati dientrambi i consorzi sono preoc-cupati che l’eterogeneità dellanormativa e delle politiche sullecellule staminali nei vari paesiostacoli seriamente il progressodella ricerca e la condivisionedella conoscenza biomedica inquesto campo. Sempre il 27 luglio la prof.ssa Ele-na Cattaneo, che fa parte di en-trambi in consorzi, assieme alcollega dott. Giuseppe Testa(ESTOOLS), hanno firmato uncomunicato congiunto per chie-dere al governo italiano di predi-sporre un piano a sostegno dellaricerca sulle cellule staminali em-brionali (vedi box adiacente).Solo qualche giorno prima il Mi-nistero della Sanità aveva fornitouna seconda risposta evasiva al-l'On. Donatella Poretti (RNP) chein collaborazione con l’Associa-zione Coscioni aveva presentatoun’interrogazione per chiedere difare piena luce sul comporta-mento della Commissione Na-zionale sulle Cellule Staminali,istituita dal Ministro Sirchia pres-so l’Istituto Superiore di Sanità edecaduta nel 2004, senza lasciarecompleta evidenza o pubblicitàdei finanziamenti erogati, dellemodalità adottate e dei risultatiprodotti dai progetti finanziati. Il

cittadino italiano non ha quindidiritto a conoscere i motivi percui è decaduta la Commissionenazionale sulle Cellule Stamina-li, ma neanche gli importi deiprogetti da essa finanziati, con-clusi e non; non ha diritto a cono-scere chi - e come - ha scelto i re-visori di tali progetti; le modalitàdi valutazione da essi adottate; iconsuntivi amministrativi escientifici delle attività concluse efinanziate; il motivo dell'even-tuale aumento dei fondi per ilprimo bando da 7,5 milioni di eu-ro, dichiarati dal comunicato 442(2001) della Commissione nazio-nale, agli 11 milioni di euro di-chiarati dall'ISS; chi e come abbiavalutato i progetti del secondobando e perché non sia stato pos-sibile distribuire i finanziamentiin modo da poter finanziare an-che il terzo bando atteso dalla co-munità scientifica. Per questol’Associazione Coscioni si è unitaai ricercatori europei per chiede-re non solo che il governo finanzila ricerca sulle cellule staminali

embrionali, ma anche che vigilisulla legalità dei finanziamentistanziati o già erogati per i pro-getti di ricerca sulle staminaliadulte e sulle eventuali lacune ditrasparenza messe in atto dallasuddetta Commissione.Con riguardo alla Germania, è dasegnalare che il 16 luglio 2007 ilNationaler Ethikrat (il CNB tede-sco) ha adottato un parere dimaggioranza favorevole ad unasensibile riduzione di limiti e di-vieti alla ricerca sulle cellule sta-minali e si è dichiarato aperto aduna revisione della tutela del-l’embrione prevista dalla leggetedesca sulle cellule staminali (laStammzellgesetz di cui abbiamogià avuto modo di parlare sul-l’Agenda). L’Associazione Co-scioni si è complimentata con isingoli membri dell’Ethikrat e hacolto l’occasione per inviare lorogli atti del Congresso Mondiale,augurandosi “che la ricerca inGermania così come in tutta Eu-ropa sia più libera ancorché rego-lamentata”.

GIUSEPPE TESTA ELENA CATTANEO

La ricerca sulle cellule stamina-li è uno dei campi più dinamicie significativi della modernabiologia. Affronta le questionifondamentali dello sviluppo de-gli organismi, consente di inda-gare i meccanismi responsabilidelle malattie e della tossicità dafarmaci, e pone le basi per svi-luppare terapie cellulari rigene-rative per varie malattie. L'Euro-pa ha una posizione di leader-ship nella ricerca sulle cellulestaminali, grazie soprattutto aquelle collaborazioni trans-na-zionali che sono una caratteri-stica unica e distintiva della ri-cerca europea.

In Italia è legale lavorare su lineedi cellule staminali embrionali

già derivate altrove da embrionisovrannumerari, ma è illegalederivare nuove linee di cellulestaminali embrionali. I nostriscienziati sono potenzialmenteal passo dei colleghi europeinella ricerca sia sulle cellule sta-minali adulte che su quelle em-brionali. Tuttavia, la possibilitàdi lavorare legalmente in Italiasulle linee di cellule staminaliembrionali è resa del tutto vanadalle politiche di finanziamentopubblico adottate dall'Italia: lerisorse sono negate alle ricerchesulle cellule staminali embrio-nali e allocate unicamente allericerche su cellule staminaliadulte. Questa discriminazionenei finanziamenti impediscel'efficace collaborazione dei la-boratori Italiani ai progetti euro-pei ed è contraria allo spirito deifinanziamenti europei, che pre-

vede che le risorse nazionali si af-fianchino a quelle europee nellapromozione del progresso scientifico. Riteniamo natural-mente molto importante la deci-sione del governo Italiano di riti-rare il proprio appoggio dall'ini-ziativa di alcuni paesi che miravaa bloccare i finanziamenti allecellule staminali embrionali nel-l'ambito dei programmi quadroeuropei. Ma per restare competi-tiva in questo campo, e per spe-rare di essere in prima linea neibenefici sociali ed economici diquesto tipo di ricerca, il governoItaliano deve agire anche sulla re-golazione delle politiche di finan-ziamento.

Non vi è alcuna evidenza scienti-fica che permetta di distinguerela ricerca sulle staminali umaneadulte da quella sulle staminali

embrionali riguardo alla loro po-tenziale utilità nella cura di con-dizioni attualmente incurabili.

[…] E’ importante non distingue-re artificiosamente la ricerca sul-le cellule staminali embrionali daquella sulle cellule staminaliadulte e riconoscere che:

- allo stato attuale delle cosenon è possibile predire, peruna data malattia, quale saràla fonte più utile di cellule sta-minali;- con tutta probabilità in futu-ro troveranno applicazione inclinica sia terapie derivantidalle cellule staminali embrio-nali che da quelle adulte;- il trasferimento alla clinica ri-chiede la comprensione dellabiologia di base delle cellulestaminali, la quale necessaria-mente include lo studio delle

cellule staminali embrionali edel loro differenziamento;- la biologia delle cellule stami-nali è una scienza singola; glistudi sulle cellule staminaliembrionali ed adulte si com-pletano e trovano vicendevol-mente sostegno; sono en-trambe essenziali per la com-prensione della biologia fon-damentale e delle potenzialiapplicazioni mediche.

I limiti al finanziamento che inItalia riguardano la sola ricercasulle cellule staminali embriona-li umane vanno contro le provescientifiche e l'opinione della co-munità scientifica internaziona-le. Esortiamo il governo italiano acambiare questa situazione, pre-disponendo un piano volto al so-stegno del grande potenziale del-l'Italia in questo ambito.

DARWIN

23CONFRONTI:

CREAZIONISMO VS. DARWINISMOMichael Behe, docente di biochimica alla Lehigh University in Pennsylvania, “sfida” Corbellini sulla teoria del disegno intelligenteGIULIA INNOCENZI

Professor Behe, in un editorialecomparso sul New York Times,lei ha affermato che la teoria deldisegno intelligente discute del-la possibilità che la mutazionecasuale e la selezione naturalepossano spiegare completa-mente la profonda struttura del-la vita. Non crede che sia un’af-fermazione lontana da una ipo-tesi scientifica?

Behe: Non credo, perché le no-stre conclusioni sul disegno intel-ligente non dipendono da alcuneintuizioni, bensì dalla struttura fi-sica degli elementi. Per esempio,negli Stati Uniti vi sono dellemontagne che sono state scolpi-te nelle immagini di quattro pre-sidenti, e sono chiamate MountRushmore. Dalla struttura fisicadelle montagne si nota che quel-le sono state progettate e nonmodellate da forze casuali e na-turali. Il mio argomento sul dise-gno intelligente è che fenomenicome questo esistono anche nel-le cellule. Queste sono come del-le piccole macchine fatte di mo-lecole che agiscono come uncomputer, che in questo caso è ilDNA. Noi crediamo che ogni vol-ta che vediamo questi fenomeni,ci troviamo davanti a un disegnointelligente, che è essenzialmen-te un’idea scientifica.

Nell'ultimo libro del ProfessorBehe,The edge of evolution,i li-miti della teoria darwiniana so-no rintracciabili nella rarità chei cambiamenti molecolari si-multanei avvengano.Questi so-no necessari per passare dastrutture cellulari semplici astrutture cellulari più comples-se, cioè per permettere a unaspecie di evolversi. Science hadefinito questa teoria "un saltoin avanti da una circostanza raraa una impossibile".

Behe: Credo che le conclusionicui arrivo sono basate sulla mi-gliore evidenza a nostra disposi-zione. Nel libro parlo della mala-ria, che abbiamo studiato circaventi anni fa. L’organismo dellamalaria è un parassita e si espan-de in centinaia di miliardi di mi-liardi di parassiti ogni anno. Ma atutt’oggi, quando analizziamo laresistenza del parassita ai farma-ci contro la malaria, notiamo co-me questo sia stato in grado diprodurre soltanto dei piccolicambiamenti. Perciò, ragionan-do sul fatto di quanto sia difficileper un enorme numero di mi-crorganismi costruire un nuovosistema di malaria che sia in gra-do di resistere ai farmaci, è possi-bile constatare che l’evoluzionedarwiniana non può fare granche.

Corbellini: Behe ama utilizzaredegli esempi che crede di potersiinventare e poi interpretare a suopiacimento. Andare a scegliereproprio il sistema malaria comecaso in cui l’evoluzione darwinia-na non potrebbe fare gran che èridicolo, se non insultante per lemigliaia di scienziati che studia-no questa tragedia e i milioni dimorti e malati che ne sono prota-gonisti. La malaria è la malattiache più di altre dimostra l’azionedella selezione naturale sulla co-stituzione genetica delle popola-zioni umane (da dove vengonoquelle condizioni ereditarie co-me la talassemia o la falcemia chesono più diffuse in zone malari-che in quanto proteggono controil parassita?) e proprio lo svilup-po della resistenza ai farmaci daparte dei parassiti malarici sispiega come risultato della muta-zione e selezione di un numeroristretto di geni (non è che tutti igeni del parassita intervengonoin ogni situazione; l’ha studiatala genetica Behe?)

Il processo Kitzmiller control’area distrettuale della scuola diDover rappresenta il tentativo,poi fallito,di rendere obbligato-rio l’insegnamento della teoriadel disegno intelligente nellascuola pubblica. Proprio inquella occasione,la difesa del di-segno intelligente disse che al fi-ne di considerare questa teoriacome scientifica, le basi su cuipoggia la scienza devono allar-garsi per includere anche le for-ze soprannaturali. L’ipotesi nonè contraria all’essenza stessadella scienza?

Behe: Innanzitutto, la sentenzaKitzimiller non richiedeva che lateoria del disegno intelligentefosse insegnata nelle classi, ma

chiedeva soltanto che venisse let-ta una dichiarazione che infor-masse sulla possibilità di consul-tare un libro in biblioteca riguar-do queste questioni. Inoltre, cre-do che ciò che costituisce le basisu cui poggia la scienza sia apertoa un dibattito. Non c’è alcun libroche fa una lista di quali siano lebasi della scienza. Così, le perso-ne del campo darwiniano fannole regole man mano che vannoavanti, che cercano di escluderecose come il disegno intelligente.Nella storia della scienza, però,domande su cosa costituisce lascienza sono state abbastanzafrequenti. Per esempio, nella se-conda metà del XX secolo, quan-do la teoria del Big Bang fu inizial-mente proposta, una parte degliscienziati la riteneva contraria aiprincipi scientifici, perché lascienza richiedeva un universoeterno, e il fatto che l’universoavesse un inizio, li colpì, perchéavrebbe potuto portare a unaspiegazione religiosa, che nonvolevano. Perciò, non ritengo chela teoria del disegno intelligentevada contro le basi della scienza,perché non penso che la scienzasia legata a regole prestabilite, mava dove essa è guidata.

Corbellini: L'ipotesi del disegnointelligente non è né contraria néfavorevole alle basi della scienza.Semplicemente non è scientifica,come ha spiegato persino un giu-dice (repubblicano e religioso!).Perché? Perché non è formulatain modo da poter essere confuta-ta, ovvero non consente alcun ti-po di predizione che possa esseredimostrata attraverso osservazio-ni controllate ed esperimenti. Pe-raltro, i fautori del disegno intel-ligente non sono altro che crea-zionisti camuffati. Uno dei libriche hanno lanciato il movimen-to, Of Pandas and People, cambiòtutti i richiami al "creazionismo"in "disegno intelligente". Questofatto è stato accolto dal tribunaleche ha emesso la sentenza, sullabase della testimonianza di unastorica della scienza, BarbaraForrest, la quale appunto ha scrit-to un libro dove dimostra chenon esiste alcuna differenza fracreazionismo e dottrina del dise-gno intelligente. I creazionisti uti-lizzano questo trucco terminolo-gico per insinuarsi con argomen-ti e pressioni di natura politica ereligiosa. L'insegnamento di taliteorie nelle scuole non ha sensonelle classi scientifiche. In realtà,esse meriterebbero certamentedi essere discusse sulla base dianalisi logico-filosofiche della lo-ro struttura argomentativa per fa-re comprendere agli studenti cheappunto sono soltanto delle fa-vole.

Ben il 54% degli americani noncrede che gli essere umani siano

evoluti da una specie preceden-te, mentre soltanto 700 su480.000 scienziati sono dellastessa opinione.Crede che ci siauna mancanza di comunicazio-ne fra i due?

Behe: Non credo. Tutti gli ameri-cani imparano biologia a scuola.Semplicemente, molte personetrovano le spiegazioni date dagliscienziati non convincenti. Inol-tre, vi sono molte comunità pro-testanti negli Stati Uniti che han-no obiezioni religiose rispetto al-la teoria dell’origine comune.Perciò, fanno valere le loro ragio-ni religiose contro quelle scienti-fiche e decidono, così, di crederealle loro idee religiose. Devo ag-giungere che io stesso credo chegli esseri umani discendano daforme primitive di qualche vitaanimale, semplicemente noncredo che il processo in questio-ne sia stato casuale. Credo che siastato o diretto o pianificato. Così,la teoria del disegno intelligentenon è uguale al creazionismo, perniente. Un fautore del disegno in-telligente può credere all’originecomune e all’età della terra, chesi aggirerebbe intorno ai miliardidi anni, secondo i fisici. La diffe-renza critica risiede nella questio-ne se il processo che ha prodottola vita è stato casuale o pianifica-to appositamente.Corbellini: Credo la divergenzadipenda dal credo di alcuni indi-vidui. Il problema, però, è chequando si ha a che fare con le teo-rie scientifiche, non si tratta dicredere, ma di elaborare delleipotesi, che devono essere messea confronto della prova. A menon sorprende che una gran par-te di cittadini americani, e proba-bilmente anche di italiani, abbia-no certe credenze, perché le no-stre funzioni cognitive si sonosviluppate per garantire la so-

pravvivenza ai nostri antenatinella savana del Pleistocene, nonper consentire loro di pensarescientificamente o avere più suc-cesso ne licei e nelle universitàche sarebbero state create alcunecentinaia di migliaia di anni do-po. Soltanto da poche centinaiadi anni gli scienziati ci hanno in-segnato a elaborare e costruire suqueste credenze delle visioni delmondo più coerenti. Pertanto,credo che la divergenza dipendada un problema psicologico, po-litico e sociale, non di certo scien-tifico.

Professor Corbellini, in epocarecente anche l'Europa ha risen-tito delle influenze del creazio-nismo. In Turchia soltanto il25% della popolazione credenell'evoluzionismo; in ItaliaBerlusconi minacciò di ritirarelo studio dell'evoluzionismodalle scuole medie. In Polonia,infine, il sottosegretario al-l'Istruzione dichiarò nel 2006che l'evoluzionismo "è una del-le tante bugie insegnate nellascuola pubblica".Vede il rischiodi un'ondata anti-evoluzioni-smo in Europa?

Corbellini: Vi sono alcuni politiciche, forzando i principi fonda-mentali delle società liberali ov-vero confondendo le credenzepersonali o le tradizioni culturalicon le spiegazioni scientifiche,vorrebbero insegnare il creazio-nismo a scuola. In questo qua-dro, è soprattutto la Chiesa catto-lica a rappresentare un'incognitanei confronti dell'evoluzione.Perché l’integralismo islamico siè da tempo schierato contro ildarwinismo e le sue implicazioniper quanto riguarda il ruolo diDio nel mondo. L'avversione cre-scente della Chiesa nei riguardidella teoria darwiniana, rintrac-ciabile anche in un intervento delcardinale Schoenborg sul NewYork Times, è ben evidente anchenell'ultimo libro di BenedettoXVI, frutto di un seminario a Ca-stelgandolfo e pubblicato in Au-stria, e che fra qualche mese sarànelle librerie italiane. Una cam-pagna religiosa contro l'evoluzio-ne è paradossalmente meno pe-ricolosa negli Stati Uniti, dove lacomunità scientifica è molto for-te e capace di esercitare un'im-portante pressione politica sulgoverno, che non vuole di certomettere in discussione il primatoscientifico degli USA davanti allacomunità internazionale. In Ita-lia, dove non c'è alcun primatoscientifico da difendere, la comu-nità scientifica potrebbe non es-sere pronta a fronteggiare un at-tacco da parte della Chiesa. La di-mostrazione di ciò si è avuta conl'approvazione della Legge 40 el’esito della campagna referenda-ria del 2005.

Gilberto CorbelliniMichael Behe

Intervista doppia

24DIRITTI CIVILISENZA FRONTIERE

NOTIZIE DAL MONDO !

INDIA Polemica sui brevetti dei farmaci: lagiustizia indiana chiude il caso apertoda Novartis (da Le Monde, 7/08/07)L'Alta Corte di Giustizia di Chennai hachiuso il caso aperto da Novartis, cheintendeva rimettere in causa la leggeindiana sui brevetti. Introdotta nelgennaio 2005, la legge ha come scopoquello di conformare la legislazioneindiana alle regole dell'OMC. La casafarmaceutica svizzera si era opposta inparticolare a un articolo della legge, chedispone che è brevettabile soltanto unamolecola nuova e innovatrice, e non ilderivato di una già esistente. Il verdettodella Corte è stato favorevole alla leggeindiana, che sarebbe in conformità con leregole dell'OMC, e Medici SenzaFrontiere ha definito la sentenza "lavittoria maggiore per l'accesso ai farmaciabbordabili per i malati dei paesi insviluppo".

CANADANuova tecnica permetterà la fecondazioneassistita a migliaia di donne (da TheGuardian, 2/07/07)Un team di medici diretto da HananelHolzer del McGill Reproductive Centrein Montreal ha dato il via a un nuovotipo di fecondazione assistita. Latecnica consiste nell'estrazione di ovuliche non hanno seguito il normaleprocesso di maturazione e che nonsarebbero normalmente utilizzabili perla fecondazione in vitro. Dopol'estrazione, gli ovuli sono sottoposti auna stimolazione ormonale, prima diessere congelati e conservati. La nuovatecnica utilizzata apre le porte deitrattamenti fecondativi anche alledonne affette da sindrome di ovaiopolicistico e alle donne cui èdiagnosticato il cancro, che devonoimmediatamente sottoporsi allachemioterapia e che rischiano dirimanere sterili.

CANADADonna dona i propri ovuli alla figlia di 7anni (da The Guardian, 4/07/07)Una bambina di sette anni, affetta dauna rara malattia legata alla fertilità, haricevuto in dono dalla madre ovuli sani.Se la figlia e il futuro partnerdecideranno di usare gli ovuli in futuro,la donna diventerà la prima al mondo afar nascere la propria sorellastra ofratellastro. La madre, dopo moltiripensamenti riguardo ai "benefici eagli svantaggi", ha reputato che ibenefici fossero maggiori, visto che "c'èin ballo il bene per la propria figlia".L'operazione è stata conclusa dallaMcGill University di Montreal, che haprima sottoposto il caso al comitatoetico dell'università. La madre hainoltre dichiarato: "Non voglioobbligare mia figlia a utilizzare i mieiovuli. Voglio soltanto darle l'opzione dipoterlo fare".

VATICANOAmnesty sfida la Chiesa cattolica suldiritto di abortire delle vittime di stupro(dall'Independent, 13/08/07)Lo scontro riguarda il diritto delledonne africane di abortire, sia dopouno stupro, sia per condizioni disalute gravi. L'allargamento delladefinizione di "diritti umani" da partedi Amnesty, che dovrebbe essereconfermato in questi giorni allaconferenza in corso in Messico, hafatto infuriare la Chiesa Cattolica. IlCardinal Renato Martino ha fattosapere che, a meno che non ci saràun passo indietro, il Vaticanochiederà ai cattolici di tutto il mondodi boicottare l'organizzazione. Ladecisione di Amnesty segue lo stuprodi massa utilizzato come armapolitica nel Darfur.

KEVIN DOWLING*

L'Africa è consideratal'epicentro del virus dell'HIV:vi sono più di 25 milioni dipersone infette nell'Africa Sud-Sahariana, su un totale di 34.3milioni di malati nel mondo.Dal 2001 una parte dellacomunità cattolica si è unitanella campagnaCondoms4Life, un movimentoche cerca di sensibilizzarel'opinione pubblica suglieffetti devastanti della messa

al bando del preservativo daparte dei vescovi. Al motto di"Proibire i PreservativiUccide", i promotori dellacampagna attaccano la

politica del Vaticano e sfidanole sue lobby, che sono controla reperibilità e l'accesso aipreservativi nelle aree più arischio del mondo. Lacampagna è sponsorizzata, tragli altri, da Catholics for a FreeChoice, una voce dellacomunità che crede che latradizione cattolica debbasostenere le scelte morali elegali di una donna in materiasessuale e riproduttiva."Quando i preti predicano

contro l'uso del contraccettivo,

commettono un errore graveche costa vite umane" ha dettoPeter Piot, capo delProgramma per le NazioniUnite sull'AIDS, a seguito di

una conferenza dell'ONU sullaquestione, precisando che nonviene chiesto alla chiesa di"promuovere i contraccettivi,ma semplicemente di smetteredi proibirne l'uso". Legerarchie cattoliche nonsembrano però recepire ilmessaggio. Il vescovo JavierLozano ha proposto comestrategia preventiva la "fedeltàmatrimoniale" e "la castità el'astinenza", escludendo"campagne associate conmodelli dicomportamento chedistruggono la

vita e promuovono ladiffusione del male inquestione", con riferimentoalle campagne sul sesso sicuro.La sorprendente ironiariguardo all'AIDS in Africa èche, nonostante la messa albando della Chiesa neiconfronti di uno deglielementi chiave per laprevenzione del virus, laChiesa cattolica è uno dei piùgrandi fornitori di cure eservizi per i malati di AIDS.Attorno al 12% delle cure perl'AIDS nel mondo èpredisposto dalleorganizzazioni della Chiesacattolica, mentre il 13% èprovvisto dalle organizzazionicattoliche non-governative,rendendo la Chiesa lamaggiore istituzione a livellomondiale per la curadell'AIDS.Nonostante la completachiusura del Vaticano riguardoal cambiamento della suapolitica sui preservativi comeprevenzione all'AIDS, leconferenzeepiscopalinel

PILLOLE TRANSNAZIONALI

CATTOLICI PER IL PRESERVATIVO

mondo lasciano pensare chel'uso del preservativo possaessere accettabile in alcunecircostanze per prevenirel'AIDS. Nel 1989 il Consigliodei Vescovi Francesi fu uno deiprimi a schierarsi contro ilVaticano sulla questione,affermando che "l'interapopolazione e soprattutto igiovani dovrebbero essereinformati riguardo i rischidell'AIDS. Lo strumento delpreservativo esiste".

* Vescovo di Rustenburg,Sud Africa

@pprofondisciIl sito della campagna www.condoms4life.org

In Africa, epicentro della piaga dell’HIV, una parte della commuità cattolicainizia a dire che “proibire i preservativi uccide”

Peter Piot(Capo programmaNazioni Unite contro l’Aids)

Quando i pretipredicano con-tro l'uso delcontraccettivo,commettonoun errore grave

ASSOCIAZIONECOSCIONI 25

I NUMERI

ENTRATE:Autofinanziamento al 31/07/07

SPESE GENERALI SALDO

CAMPAGNE DI INFORMAZIONE EAUTOFINANZIAMENTO

SERVIZI COMUNI

215.888€ 153.669 €, di cui:- 111.717€ stampa e allestimento materialeeditoriale- 33.887 € spedizioni- 3.540€ gestione indirizzari- 4523€ tessere, distribuzione giornali,telemarketing

8.357 €, di cui:- 2.472€ attrezzature- 1.180€ rimborsi spese per stage- 1.111€ giornali- 3.594€ consulenze, oneri bancari,manutenzione, etc.

53.862€

ENTE FINANZIATORE

CONTRIBUTOSTANZIATO

TOTALE Û PROGETTO

TOTALE SPESO

CONTRIBUTO ADOGGI RIMBORSATODALLA FONDAZIONE

RESIDUO DA SPENDERE

CONGRESSO MONDIA-LE PER LA LIBERTA' DIRICERCA SCIENTIFICA -ATTI

Fondazione Montedei Paschi di Siena

100.000€ a rimbor-so

119.000 72.785 50.184 49.815€ interamente utilizzatoentro il 30/11/07

CONGRESSO TECNO-LOGIA E RIFORME CON-TRO LE DISABILITA'

Fondazione 7Novembre ONLUS

75.000 100.000€ 64.112€ interamente versati 10.888€ per atti

DISABILITÀ NELLACOMUNICAZIONE–PROGETTO LIBERTA' DI PAROLA

Provincia di Firenzecon la collaborazio-ne del Politecnicodi milano

9.600€ 9.600€ 0 9.600€ 9.600€

SCOLAR-MENTE: lascienza nelle scuole

Provincia diSalerno

8.600€ a rimborso 17.930€ 5.931€ 2.669€

VERDESTELLA (progettoper l’informazione globalesulla malattia) + SITOLUCACOSCIONI.IT

Fondazione 7Novembre ONLUS

26.000€ 111.320€ 12.480€ 26.000€ 13.520€

BILANCIO DI MISSIONEAi lettori e ai soci spieghiamo come spende i soldi l’Associazione Coscioni

LE CAMPAGNE TEMATICHE (e relativi progetti e finanziatori)

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26LA NOSTRABIBLIOTECA

LETTURE !IN LIBRERIALe segnalazioni dell’Agenda CoscioniA CURA DI MARIA PAMINI

Maurizio Ferraris, Babbo Natale, Gesù adulto.Bompiani, 2006, pp. 151, euro 11,00

“In cosa crede chi crede?” può sembrare una questionefacilmente risolvibile: ogni “vero” cristiano reciterebbe le211 parole del Credo. Ebbene, in cosa? Ferraris nel suo li-bro si prende la briga di rispondere e il risultato è unaanalisi puntuale e stringente dell’incredibilità dei dog-mi e delle contraddizioni di chi si dice credente. In unmomento storico in cui si parla di ritorno della religione,i nuovi credenti sono molto diversi dai vecchi – che si in-terrogavano sul mistero trinitario o sulla natura divina,sulla resurrezione o sulla vita eterna – e sembrano “incu-ranti del sesso degli angeli e persino della resurrezione,benché curiosissimi del sesso degli uomini e stregati daPapi, santi, incensi e miracoli”. Sorge il sospetto “che sia-no semplicemente degli increduli che non sanno di es-serlo”: è impossibile “credere di credere in ciò che noncredo”. Se è ammissibile che una credenza sia incom-pleta, incoerente o bizzarra, non è ammissibile che l’og-getto della credenza sia privo di contenuto. Il riferimen-to della fede è oscuro e il referente (Dio) è tanto sfuggen-te e misterioso da rendere l’affermazione “credo in Dio”non molto differente da quella “credo nel Sarchiapone”.Specificare che Dio è infinito complica ulteriormente lasituazione, perché significa credere in qualsiasi cosa.Com’è possibile credere in una entità priva di identità? Ese Dio può essere qualunque cosa, se il mistero delloSpirito Santo non trova soluzione alcuna e la resurrezio-ne di Cristo è simbolica e non letterale, che cosa rimanedella credenza religiosa? Una specie di scommessa pa-scaliana per cui è più conveniente credere, o meglio cre-dere di credere, adottando un atteggiamento più spe-ranzoso che religioso: in un parola la “secolarizzazione”.La Chiesa secolarizzata cerca di imporre il proprio do-minio sulle questioni morali, trascurando le questioniteologiche e concentrandosi sulla gestione di un vero eproprio “monopolio del cuore” (il vero amore è quellocristiano, i veri valori quelli religiosi). Benedetto XVI af-fronta con il polso di un uomo politico consumato gliargomenti più vari e “terreni”: Auschwitz e gli embrio-ni, l’aids e la fame nel mondo, le leggi dello Stato e le fic-tion. In cosa crede il credente oggi? In qualcosa di mol-to più umano e intelligibile dei misteri della fede, la cuipresenza è ai limiti dell’ubiquità (almeno una caratteri-stica divina è salva). Basta accendere la televisione percapirlo, identità ben riconoscibile e poco misteriosa (ri-spetto alla resurrezione): il Papa in mondovisione hasoppiantato il deus absconditus. (Chiara Lalli)

Roberta De Monticelli,Sullo spirito e l’ideologia.Letteraai cristiani, Baldini Castoldi Dalai, 2007, pp. 156, euro10,00

Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della personapresso l’Università “Vita Salute San Raffaele”, prendespunto per questa “lettera” indirizzata ai cristiani dal di-battito intorno alla morte di Piero Welby, soffermandosisulle dichiarazioni rilasciate in quei giorni da politici e uo-mini della Chiesa. Esse, infatti, rivelano come nel linguag-gio pubblico si sia ormai diffusa l’abitudine al disprezzodella logica nonché all’uso di una massiccia dose di ipo-crisia. Citando una dichiarazione di Rosy Bindi secondocui la legge deve garantire la libertà di scegliere la vita enon la morte, la De Monticelli sottolinea che per “sceglie-re” devono essere possibili entrambe le opzioni.Per l’autrice Welby aveva tutto il diritto di vedersi ricono-sciuta l’autorità della sua coscienza. Ma il libero arbitrioindividuale viene piegato al principio della “solidarietà”perché l’individualismo richiama i mostri del pensieromoderno, la spietatezza del ciascuno per sé, del relativi-smo, del nichilismo. Ma possono “i molti” prendere an-che le decisioni del singolo?Ma il grande merito di Welby, secondo la De Monticelli, èquello di aver combattuto una battaglia per cui ha dato lavita: “ha lottato per i valori del libero arbitrio e della tra-sparenza, puntando il dito su un vuoto legislativo che co-stringe a fare di nascosto ciò che il libero arbitrio umano el’umanità dettano, chiedere e dare aiuto contro la soffe-renza”. Medici e sacerdoti gli hanno risposto con le armidell’ideologia, spesso contraddicendosi, tralasciando i lo-ro principi, la loro deontologia. Così la tanto demonizza-ta “Tecnica”, figlia sempre di questa nostra temuta moder-nità, nel caso di Welby viene deificata e il respiratore che loha tenuto in vita è definito un dono di Dio. Per non screditare la ricerca del sentimento del divino, diun regno della grazia che è oltre e non contro la ragione,“simile alla rosa dei mistici, che fiorisce per fiorire o muo-re per amore, occorre che la ragione sia onorata e adulta –cioè laica”. Le autorità cattoliche hanno invece deciso dischierarsi (come succede ormai di sovente), malgrado“poche cose siano estranee al Vangelo quanto l’uso dellareligione come mezzo di pressione politica e istituziona-le”. E allora una delle domande cardine del libro è se sia“possibile per una fede cristiana fondare e poi abitareun’istituzione terrena senza perdersi”.

Laetitia Bohn-Derrien, Io parlo, Corbaccio, 2007,pp. 222, euro 16,00

Laetitia è una giovane donna francese sposata e ma-dre di due figli, con un carriera ben avviata come ad-detta alle pubbliche relazioni presso una grossa azien-da farmaceutica. Nel 1999, durante un viaggio di lavo-ro negli Stati Uniti, è colpita da un ictus che le provocauno stato di sindrome locked-in, una rara forma di pa-ralisi di tutte le funzioni vitali che la lascia però perfet-tamente cosciente. Un caso simile a quello di Jean-Do-minique Bauby, che aveva per primo raccontato lamedesima esperienza in un libro (Lo scafandro e lafarfalla, Tea, diventato ora anche un film grazie al regi-sta Julian Schnabel). “[Allora] entro a far parte di unapiccola comunità. Un piccolo popolo che non tossisceper schiarirsi la voce, che non consulta il dizionario perarricchire il proprio vocabolario, che non teme più ivuoti di memoria, la gaffe a una cena, la risata tropposquillante. Un clan che non sta tanto a pensarci su, pri-ma di esprimersi, che non dice più ahi, quando fa ma-le. Che non dice assolutamente più nulla, nemmenoti amo”.Il libro raccoglie le testimonianze dei medici e dei fa-migliari che le sono stati vicino nella faticosa lotta peruscire dall’immobilità, dal primo ricovero in un ospe-dale americano alla riabilitazione in Francia. In que-sto penoso percorso Laetitia si trova ad affrontare i li-miti e le rigidità del sistema ospedaliero francese, mol-to simile a quello italiano: ”Visite limitate a due ore algiorno! Le regole ospedaliere francesi mancano di fles-sibilità. L’atteggiamento rigido di un reparto di morti-viventi rischia di annichilire i benefici delle cure stesse.Ogni medico dovrebbe saper misurare l’effetto psico-logico della presenza di un parente al capezzale delmoribondo, come negli Stati Uniti. Qui, in questo ve-tusto ospedale della sanità pubblica, urla e rantoli diagonia attraversano le porte”. Naturalmente il rappor-to che il personale sanitario instaura con i pazienti(che troppo spesso sono trattati in modo paternalisti-co, quasi da “minorati mentali”) è di fondamentale im-portanza, perché se è vero che il processo di guarigio-ne comincia dalla forza interiore del paziente è altret-tanto vero che questa è potenziata dall’ambiente fa-miliare e relazionale. E i parenti di Laetitia si sono mo-bilitati da subito, rinunciando a progetti personali eprofessionali e riorganizzando la loro vita attorno allasua, come una vera “tribù”.

PAGINA 3

27SENECA:

SENECA “IL SUICIDIO È LECITO ETALVOLTA È DOVEROSO SCEGLIERLO”LUCIO ANNEO SENECA

Lettera 70Dopo molto tempo ho rivisto latua Pompei. Mi ha riportato aglianni della mia adolescenza; tut-to quello che là avevo fatto dagiovane, mi sembrava di poter-lo ancora fare e di averlo fattopoco prima.Abbiamo compiuto rapidamen-te, Lucilio, la traversata della vi-ta e come in mare, come dice ilnostro Virgilio, terre e cittàscompaiono all'orizzonte, cosìin questa corsa rapidissima deltempo ci siamo lasciati dietroprima la fanciullezza, poi l’ado-lescenza, poi l'età intermediatra giovinezza e vecchiaia, checonfina con entrambe, infine glianni migliori della vecchiaia; direcente comincia a mostrarsi al-l'orizzonte quella che è la finecomune di tutti gli uomini.Noi, nella nostra dissennatezza,crediamo che essa sia uno sco-glio: invece, è un porto, cui tal-volta dobbiamo tendere, chenon dobbiamo mai rifiutare; seuno vi è stato portato nei primianni della vita, non deve lamen-tarsi più di chi ha concluso velo-cemente la sua traversata permare. Infatti, sai bene, c'è chi ètrattenuto da venti deboli che siprendono gioco di lui e lo stan-cano esasperandolo con unabonaccia assoluta, c'è chi è por-tato alla meta molto veloce-mente da un vento costante.

Pensa che a noi accade la stessacosa: la vita conduce alcunimolto rapidamente alla metacui, anche indugiando, doveva-no giungere, altri li consuma e litormenta. La vita non sempre vaconservata: il bene, infatti, nonconsiste nel vivere, ma nel vive-re bene.

Perciò, il saggio vivrà quanto de-ve, non quanto può. Osserveràdove gli toccherà vivere, con chi,in che modo e che cosa dovràfare. Egli bada sempre alla quali-tà della vita, non alla lunghezza.Se gli capitano molte avversitàche turbano la sua serenità, sene va: e non soltanto in condi-zioni di estrema necessità, manon appena comincia a dubita-re del favore della sorte, consi-dera attentamente se sia il casodi farla finita. Ritiene che nonabbia importanza por fine allavita o accettarne la fine, che essaavvenga presto o tardi: non lateme come se fosse un gravedanno; l'acqua che cade gocciaa goccia non può causare a nes-suno grandi perdite.

Non importa morire presto otardi, importa morire bene omale; morire bene significasfuggire al pericolo di vivere ma-le. Pertanto, giudico effemina-tissimo il detto di quel famosorodiese che, gettato dal tiranno

in una gabbia e nutrito comeuna fiera, a chi gli consigliava diastenersi dal cibo, rispose: “Fin-ché c’è vita, c’è speranza”.

[...] Scribonia, donna seria, erazia paterna di Druso Libone, ungiovane stupido quanto nobile,che nutriva speranze più grandidi quelle che chiunque avrebbepotuto in quell'epoca o egli stes-so in ogni altra. Malato, riporta-to dal Senato in lettiga, accom-pagnato da non molta gente

(tutti i parenti lo avevano ab-bandonato senza compassione,ormai non come un colpevole,ma come un cadavere), comin-ciò a riflettere se darsi la morte oaspettarla. Scribonia gli disse:“Che piacere provi a svolgere uncompito che spetta ad altri?”.Non riuscì a convincerlo: egli sisuicidò, e non senza ragione. In-fatti, chi deve morire fra tre oquattro giorni per arbitrio delsuo nemico, se vive, svolge uncompito che spetta ad altri.

Pertanto, quando una forzaesterna minaccia la morte, nonpuoi stabilire in generale se la si

debba prevenire o aspettare; so-no molti, infatti, i fattori chepossono farci decidere per l'unao per l'altra alternativa. Se unamorte è accompagnata da tor-menti, l'altra è agevole e facile,perché non dovrei decidere perquest'ultima? Come per viag-giare per mare sceglierò una na-ve e per abitare una casa, cosìsceglierò un tipo di morte peruscire dalla vita. Inoltre, comeuna vita più lunga non è senz'al-tro migliore, così una morte at-

tesa più a lungo è senz'altropeggiore. In nessuna cosa piùche nella morte dobbiamo asse-condare il desiderio del nostroanimo. Esca per quella via versocui ha preso la rincorsa: sia chevoglia la spada o il cappio oqualche veleno che penetri nel-le vene, avanzi e spezzi le catenedella schiavitù. La vita ciascunodeve renderla accetta anche aglialtri, la morte solo a se stesso: lamigliore è quella che preferisce.

[...] Troverai anche uomini chehanno fatto professione di sag-gezza e sostengono che non sidebba far violenza alla propria

vita e giudicano empio suicidar-si: bisogna aspettare la fine chela natura ha stabilito. Chi affer-ma questo non si accorge che sipreclude la via della libertà: lalegge eterna non ha fatto nientedi meglio che darci una sola viad'entrata alla vita, ma molte vied’uscita.

Dovrei aspettare la crudeltà diuna malattia o di un uomo,quando posso sottrarmi ai tor-menti e sbaragliare le avversità?Questo è l'unico motivo per cuinon possiamo lamentarci dellavita: non trattiene nessuno. Lacondizione umana è buona:nessuno è infelice se non perpropria colpa. La vita ti piace?Vivi. Non ti piace? Puoi ritornarelà donde sei venuto.Per liberarti dal mal di testa,spesso hai fatto ricorso a un sa-lasso; per far calare la pressionesi apre una vena. Non occorrelacerarsi il petto con una largaferita: con un bisturi si apre lavia a quella straordinaria liber-tà, e la serenità dipende da unforellino. E allora, che cos'è checi rende pigri e inerti? Nessunodi noi pensa che una volta o l'al-tra dovrà andarsene da questadimora; l'attaccamento a essa el'abitudine ci trattengono comevecchi inquilini anche in mezzoai disagi.

Vuoi essere libero nei confrontidi questo corpo? Abitalo comeuno che dovrà trasferirsi. Tienipresente chi questa convivenzaverrà a mancare: sarai più fortedi fronte alla necessità di andar-tene. Ma come potrà venire inmente il pensiero della sua finea chi ha desideri senza limiti?

[...] Nessun ostacolo si oppone achi vuole aprirsi un varco e usci-re: la natura ci tiene in custodiain un luogo aperto. Colui al qua-le le circostanze lo consentonocerchi una via d'uscita agevole;chi ha a portata di mano diversimezzi con cui liberarsi faccia lasua scelta e consideri con qualepossa liberarsi nel modo miglio-re: colui al quale mancano occa-sioni favorevoli afferri la primache gli capita come se fosse lamigliore, sia pure nuova e insoli-ta. Non mancherà l'ingegnositàa colui al quale non manca il co-raggio.

[...] Il coraggio che hanno anchesciagurati e delinquenti, non loavranno coloro che sono statipreparati contro simili casi dauna lunga meditazione e dallaragione, maestra di vita? Essa ciinsegna che le vie che conduco-no alla morte sono diverse, mache il punto d'arrivo è il medesi-mo, che non importa dondeparta ciò che arriva senz'altro.La stessa ragione ci consiglia dimorire <come ci piace> se ci èconsentito, <altrimenti> comepossiamo, e di gettarci su qua-

lunque cosa capiti per darci lamorte. È disonesto vivere di ra-pina, invece è bellissimo moriredi rapina. Stammi bene.

Lettera 101Ciò che conta è vivere bene,non vivere a lungo

[...] Si può trovare qualcuno chevoglia consumarsi fra i tormen-ti e morire un membro dopol'altro e mandar fuori l'animagoccia a goccia piuttosto chetutta in una volta? Si può trovarequalcuno che, attaccato a queldisgraziato legno, ormai sfinito,ormai deforme e ridotto a unagobba repellente sulla schiena esul petto, avendo già avuto an-che prima della croce molti mo-tivi per morire, voglia trascinareuna vita che porta con sé tantesofferenze? E ora dì che non èun gran beneficio della natural'inevitabilità della morte.[...] Bisogna scrollarsi di dosso labrama della vita e imparare chenon importa quando subiraiquello che prima o poi devi su-bire; ciò che conta è vivere bene,non vivere a lungo; ma spesso ilvivere bene consiste nel non vi-vere a lungo. Stammi bene.

Lucio Anneo Senecafilosofo e drammaturgo dell’antica Roma. Nato a Cordova, inSpagna, tra il 4 a.C. e l’1 d.C. Trasferitosi a Roma ancora moltogiovane, cadde vittima di una congiura e fu condannato all’esi-lio dall’imperatore Caligola. Si distaccò anche dall’imperatoreNerone, dopo che questi fece uccidere la madre Agrippina cheaveva richiamato il filosofo a Roma. Tra i temi centrali della sua fi-losofia, che secondo Giovanni Reale mira in fondo a “risanarel’animo umano dai suoi mali”, c’è la riflessione sulla morte. E sul-la morte opportuna. Riportiamo alcuni stralci delle lettere indi-rizzate a Lucilio che potrebbero porre l’autore latino come ca-postipite di un’etica della “qualità della vita” contrapposta a quel-la della “sacralità” o dell’“indisponibilità della vita”. @pprofondisci: Seneca,Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale,Rusconi (1994)

Nella nostradissennatezza,crediamo chela morte siauno scoglio:invece, è unporto, cui tal-volta dobbia-mo tendere

La vita ciascuno deverenderla accet-ta anche aglialtri, la mortesolo a se stes-so: la miglioreè quella che preferisce

Se una morte èaccompagnatada tormenti,l'altra è agevolee facile, perchénon dovreidecidere quest'ultima?

28CELLULE DI ALTERNATIVA

DIVENTA AZIONE

UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTEPER LA LIBERTÀ DI CURADalla città del medico Mario Riccio migliaia di firme e di euro a sostegno della lotta dell’Associazione Luca Coscioni

ERMANNO DE ROSA

Pare che a Cremona la raccolta difondi e di solidarietà per la difesadel dott. Mario Riccio in seguitoagli esiti del caso Welby, abbiaconseguito un risultato che la po-ne in testa alla “classifica nazio-nale” della campagna entro laquale si è svolta: 1120 firme per lasolidarietà e 1.200,00 Û per il fon-do. Il tutto in cinque tavoli seralialla festa dell’Unità.

Farla conoscere meglio è uncomprensibile desiderio di pro-motori e partecipanti. Ammessoche sia anche importante, perso-nalmente ne dubito, me ne sem-bra significativa la semplice cro-naca. Che però parte da un ante-fatto lontano. Da quando i temidei diritti civili, trascurati in Italiatranne che dall’iniziativa dei Ra-dicali, cominciarono a prenderelo strano nome di “temi delicatieticamente sensibili”.

L’antefatto

A Cremona, dai tempi del refe-rendum sulla legge 40 (feconda-zione assistita), l’associazione lo-cale per l’iniziativa radicale hacostituito, con altri esponentidell’opinione pubblica di centro-sinistra e non solo (basterebberoi nomi di Cesare Galli e GiovannaLazzari), un Comitato cittadinoper la libertà di cura e di ricercascientifica. Questo Comitato si èpoi affiancato all’azione dell’as-sociazione radicale nell’iniziativa“Luca Coscioni” di raccolta firmeper la petizione sul testamentobiologico e per l’indagine parla-mentare e medica sulla praticadell’eutanasia in Italia. Ne fuprincipale promotore Piero Wel-by, allora fieramente in campocontro il male e per la nuova leg-ge. Nell’ambito di questa campa-gna, ad una conferenza col prof.Giorello e con la direttrice del lo-cale centro di terapia del doloredott.ssa Giannunzio, il dott, Ma-rio Riccio, anestesista all’ospeda-le di Cremona, intervenne dalpubblico e manifestò l’opinioneche si era fatto del caso Welby e lasua disponibilità ad approfondir-ne la conoscenza. Dopo la mortedi Piero, nell’incertezza sulla sor-te giudiziaria e professionale delmedico cremonese, i tavoli radi-cali di raccolta firme furono sem-pre più marcati dal ComitatoCremonese e l’afflusso di cittadi-ni mosso dal comprensibile ef-fetto emotivo della vicenda delconcittadino in pericolo. Oltre2000 firme di solidarietà furonoconsegnate a Mario Riccio. Dopola richiesta di archiviazione daparte del PM, dopo l’archiviazio-ne all’unanimità da parte dell’Or-dine dei Medici di Cremona, Ma-rio Riccio viene comunque im-putato dal GIP con l’accusa diomicidio del consenziente.

La raccolta di luglio allafesta dell’Unità

L’associazione radicale locale,che nel frattempo ha assunto ilnome di Piergiorgio Welby ecomprende un coordinamentodi gruppi di province limitrofe,

ottiene dal Comitato Cittadinopieno appoggio per la raccolta difondi promossa dall’associazio-ne Coscioni su un’idea lanciatada Furio Colombo. Il fondo è “perla difesa del dott. Mario Riccio”; ilpromotore è “il Comitato Cremo-nese per la Libertà di Cura e di Ri-cerca Scientifica”; le firme a so-stegno sono raccolte su un regi-

stro apposito; i volti e le voci chesi rivolgono ai passanti per chie-dere ed attirare l’attenzione sonoRadicali. Si fermano al nostro ta-volo prendendosi e dandoci perun attimo la sensazione di esseredei nostri: il ministro Bersani, isindaci Chiamparino, Corada,Cofferati, gli artisti Paolo Hendele Paolo Rossi, un fiume di con-sensi e qualche isolato e sporadi-co “digrignar di denti”. Il 23 Lugliosi chiude la festa. Doveva essere ilgiorno di un incontro significati-vo con il senatore dott. IgnazioMarino sulla legge per il testa-mento biologico, ma due eventisi incrociano pesantemente adinterrompere la presenza del no-stro tavolo. Quello lieto ed inspe-rato dell’assoluzione di Mario equello terribile ed ammonitoredella morte di Giovanni Nuvoli.Se il primo faceva felicementemancare la ragione immediataper tenere aperto il tavolo, rima-ne il rammarico per non aver rac-colto l’ammonimento del secon-do, di Giovanni Nuvoli, in tempoper intervenire subito lì, presen-te il senatore Marino, a sollevarecon forza la contraddizione in cuiGiovanni pone coloro che lo han-no costretto al suicidio per famee sete.

* Presidente Associazione radicalePiero Welby

@pprofondisciIl sito web dell’associazione radi-cale “Piero Welby”: www.radicali-cremona.it

Per ricevere maggiori informa-zioni scrivi a: [email protected]

Cellula Coscioni di Cremona

Paolo Rossi con Mario Riccio,subito dopo aver firmato emanifestato la sua solidarietàalla lotta di Piergiorgio Welby Sergio Chiamparino, Sindaco di Torino al tavolo radicale firma la

petizione a sostegno di Mario Riccio. Accanto Sergio Ravelli.

MINA WELBY ATTRAVERSA LO STIVALE

MINA WELBY

Non ci crederete, ma a Cortina ci sonostata per la prima volta il 6 agosto 2007.Ero molto emozionata e mi ero prepara-ta un intervento per benino, sperando diandare in coda. No, mi ci buttano nellapiscina vuota. Faccio mente locale perun attimo e, con calma, continuo la miameditazione che avevo fatto la mattinadopo aver letto un brano filosofico di Ro-berta de Monticelli. Una meditazionesulla morte. Oggi penso che forse avrò

sconcertato un po’ i presenti, ma nonimporta. La morte è veramente tabù, èbandita dalla vita moderna. Non sonosadica né masochista, ma ho imparato aconviverci accanto a una persona cheaveva detto di voler imparare a morire,essendo la prima volta che lo doveva faree guardava tutti divertito. Gli interventidei relatori: prof. Ignazio Marino, On.Carlo Giovanardi, prof. Boncinelli e dott.Guizzetti erano puntuali e ognuno par-lava con cognizione di causa e anche conpassione, chi a favore che contro una leg-ge sul testamento biologico. Verso la finele relazioni sfociarono in un caldo dibat-tito. Spero che molte persone abbianopotuto chiarire la propria opinione a ri-guardo. A Bolzano l’11 agosto ho cercato di met-

tere sul tavolo varie portate, per qualcu-no anche indigeste. Cerco di dire le cosesempre in maniera non ideologica. L’im-patto nella realtà di fine vita è semprecausa di conflitto interiore. L’ho speri-mentato sulla mia pelle e bisogna lascia-re il tempo alle persone di meditare e ri-flettere. Non tutti siamo uguali e spessoabbiamo bisogno di molto tempo per ca-pire e condividere. Le domande che misono state fatte mi erano gradite e mi fa-cevano capire quanto profondo è l’ani-mo umano. A Melizzano, in provincia di Benevento il17 agosto, fu un incontro con una realtàdi una cittadina nei pressi di Telese. L’in-contro faceva parte di una quattro gior-ni sui diritti civili, organizzata molto be-ne da un gruppo di studenti. Cercai in

una piccola relazione di far conoscerel’Associazione Luca Coscioni, il suo im-pegno dal “corpo dei malati al cuore del-la politica. Anche qui in un libero dibatti-to spontaneo i cittadini testimoniaronoil loro parere a favore dell’autodetermi-nazione. Don Libero che ho conosciutopiù tardi nella serata mi ha dato l’imma-gine di un vero amico di tutti senza volersopraffare nessuno con la sua opinione,lasciando a ciascuno la scelta della pro-pria coscienza. L’incontro con una giova-ne donna che da un anno e tre mesi assi-ste a casa il marito in stato vegetativo miha sconvolto per la sua dolcezza. I suoigrandi occhi mi bruciano dentro l’ani-ma. Non sapevo cosa dirle, ma so che fa-rei ciò che lei sta facendo: amare e cura-re l’uomo della sua vita.

MARCO CAPPATOMAURIZIO BOLOGNETTI

La Basilicata detiene il recordnazionale di medici obiettori dicoscienza all’aborto. Nel 2007,mentre all’interno di ospedalicome quello di Lagonegro si re-gistra il 100 per cento di mediciobiettori di coscienza all’abor-to, il 50 per cento delle donnelucane che decide di praticarel’IVG è costretto a recarsi fuoridai confini regionali.

Siamo oggi a Lagonegro, per unsit-in dalle 17.00 per tornare achiedere che, a Potenza come aLagonegro e in tutta la Basilica-ta, sia effettivamente garantitala possibilità di praticare l’IVG(Interruzione volontaria di gra-vidanza) senza vessazioni otrasferimenti in altre regioni, e

senza rischiare di dover ricor-rere all’aborto clandestino.

Chiediamo perciò al MinistroLivia Turco di realizzare un’in-dagine conoscitiva della realtàlucana e di prendere tutti gli ur-genti provvedimenti per l’affer-mazione dei diritti delle donnedi questa regione. Ai clericali ditutte le fazioni, tanto diffusi epotenti in Basilicata, vogliamodire che l’unica azione legitti-ma e doverosa “contro l’abor-to” è quella della prevenzione,della contraccezione e dell’in-formazione sessuale, e noncerto il sabotaggio strisciantedella legge, inflitto sulla pelledelle donne.

DIVENTA AZIONE 29

CELLULE DI ALTERNATIVA

DIRITTI: S.O.S. BASILICATA!A Lagonegro 100% dei medici sono obiettori di coscienza all’aborto

Cellula Coscioni della Basilicata

MOBILITAZIONE IN CALABRIA

Cellula Coscioni di Sellia Marina

Sit-in per chiedere al ministro Turco intervento per garantire diritti alle donne lucane

GIUSEPPE CANDIDO

Quando l’Associazione Coscio-ni decise di promuovere la costi-tuzione delle Cellule decisi di fa-re qualcosa per sostenere Pier-giorgio Welby che, scrivendo alPresidente Napolitano ha stimo-lato le coscienze degli italiani eci ha motivato a raccogliere lefirme sulla Petizione Popolareche chiedeva, assieme alla di-scussione dei disegni di legge sutestamento biologico ed eutana-sia, un’indagine conoscitiva sul-l’eutanasia clandestina. In pochigiorni abbiamo raccolto quasi500 firme –assieme alla miacompagna Patrizia e assieme aFranco Callipo che da subito si èreso “super disponibile”-per so-stenere Piergiorgio. Abbiamo in-tuito che questo era un modo(nuovi iscritti, unico obiettivo ol-tre che raccogliere le firme) perdare forza all’Associazione Co-scioni e al progetto politico cheessa condivide. Abbiamo coin-volto tante altre persone ed èstato possibile organizzare la ve-glia il 16 dicembre con e perPiergiorgio anche da Sellia Ma-rina. Siamo riusciti, poi, a proiet-tare film “Io Luca Coscioni” nel-la sala del Consiglio Comunaledi Sellia Marina ed un piccoloconcerto con annessa “crespel-lata” per la libertà di ricerca

scientifica lo scorso 17 febbraio,evento utile per far conosceremeglio a Sellia Marina l’Associa-zione Coscioni oltre che per ri-cordare Luca e le sue battaglie .Ho sempre creduto nei versi diuna canzone di un famoso can-tautore italiano: “ciò che è poli-tico è anche personale”. E credoche la cosa valga anche al con-trario.Una Cellula Coscioni puònascere anche per questo.

Ci attivammo nell’ottica di fareuna sorta di staffetta con Lucaconvertendo in pratica quelleparole che ogni tanto si leggononegli sms: “siate voi il cambia-mento che volete vedere nelmondo”. Abbiamo chiesto amolte persone di iscriversi al-l’Associazione Coscioni, chiede-vamo loro la firma per la Petizio-ne e per l’Agenda Coscioni per illegislatore ai vari tavoli organiz-zati o casa per casa. Dieci perso-ne lo hanno fatto. Non è statodifficile, è stato sufficiente infor-mare la gente su quello che Wel-by chiedeva e di quali lotte si oc-cupasse l’Associazione Coscio-ni. La gente si iscrive, secondome, perché quando conosce,quando è informata delibera afavore e, se può, sostiene. Capi-to questo avevamo già raggiun-to e doppiato l’obiettivo dei 5nuovi iscritti all’Associazione

Coscioni e ci siamo resi contoche la campagna informativaera essenziale. E credo che ciòvalga ancora e valga anche pergli altri 30 punti di Fiuggi.

Ho ritenuto dovermi impegnareper far crescere e potenziarel’Associazione che porta il nomedi Luca Coscioni anche in Cala-bria, perché essa rappresenta un? di quel soggetto – la Rosa nelPugno - che si occupa e si preoc-cupa anche dei questi benedettitemi “eticamente sensibili” che– come dice il Sen. Ignazio Mari-no – dopo la rivoluzione france-se dovrebbero essere considera-ti semplici diritti civili.

Una Cellula dell’AssociazioneLuca Coscioni per la libertà di ri-cerca scientifica ma anche unaCellula Coscioni per la ricerca dilibertà.

Diciamo che Luca ci ha insegna-to che possiamo fare. Possiamofare la politica – quella vera - an-che dal nostro piccolo. Piergior-gio ci ha invece insegnato la suadeterminazione. La sua forza nelperseguire quello che lui ritene-va essere un suo diritto e che og-gi sappiamo essere un dirittoprevisto dalla Costituzione mache non risulta però effettivo perl’assenza di una legge.

Mina Welby con il Premiodel Festival dell’impegno

civile ricevuto aMelizzano (Benevento)

il 17 agosto

www. lucacosc ion i . i t

30STORIA DISPERANZA

DAL CORPO DEIMALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

FRANCESCO NARDUCCI

Cosa significa essere ventenne nel duemila con leanomalie, e le conseguenti abitudini, che il Dna tiha con forza trasmesso?

Mi chiamo Francesco Narducci e sono nato il 18novembre 1982 ad Andria, in Puglia. La miafamiglia è composta di cinque persone: oltre ame, i miei genitori e due fratelloni, Riccardo eNicola. Ho una ragazza che si chiama Rosanna edè la ragazza più bella del mondo: ha due occhimeravigliosi ed una straordinaria nobiltà d’animo.Gli amici mi chiamano “Plettro“ perché hosempre avuto il pallino della musica, un marchioa fuoco INDELEBILE nei miei pensieri. Ho amatola musica italiana e gli Scorpions è stato il primogruppo musicale straniero che mi ha influenzato;non davo più tutta la mia attenzione al testo, maalla melodia: fu in quello “scontrarsi” di rock durocon soavi melodie che si forgiò in me laPASSIONE PER LA CHITARRA ELETTRICA! Amola musica perché sprigiona emozioni: a noi nonresta che scegliere come lasciarci suggestionare, inassoluta libertà.Nel dicembre del 2003 iniziai ad accusare unfastidio all’occhio sinistro (me lo sentivo “tirare,ma pensai che avevo solo bisogno di cambiare lelenti agli occhiali quindi prenotai una visitaoculistica. Mi dissero che era un problemaneurologico. Il mio primo ricovero lo feciall’ospedale del mio paese. Durò 15 giorni con ladiagnosi: “malattia demielinizzante”. Poco dopo,nel febbraio del 2004, entrai al centro IRCCS“Santa Maria Nascente”, Fondazione Don Gnocchi

di Milano. Vi rimasi per circa un mese e, dopomolti accertamenti, la diagnosi diventò: “SCLEROSI MULTIPLA”… se proprio ci vogliotrovare qualcosa di positivo, in questa malattia, èche NON è contagiosa, così non faccio male anessuno!!!A Milano la cosa che più mi faceva compagnia erauna chitarra acustica che mi aveva prestato unasuora. Ricordo che la sera ci raggruppavamo fuoridal reparto e cantavamo alla vita.Poche sono le cose che si sanno della SM. Traqueste si sa che ci sono delle ricadute periodichee che bisogna considerarsi fortunati se undisturbo iniziale non diventa permanente.Chiunque m’incontri per strada in questi giorninon potrebbe mai immaginare la mia gravemalattia perché cammino ancora “normalmente”,ma NESSUNO può dirmi fino a quando ne avrò leforze! Soprattutto adesso, che non ho nessun tipodi disturbo visibile, cresce in me la paura per ilfuturo: quando la prossima ricaduta?Sento di pagare un prezzo alto nei confronti dellasocietà perché (purtroppo) tutti i miei conoscentie amici... hanno troppi impegni per dedicarsi ame! Per chi soffre di una malattia come la SM nonè importante soltanto “essere curati” ma anche (esoprattutto) che qualcuno “si prenda cura” di lui.

@pprofondisciPer leggere altre “storie di speranza” collegati awww.lucacoscioni.it

FRANCESCO CHIAMATEMI

PLETTRO

IscrittiYasmine Ravaglia 500 €; Marco De Amici 200€; Daniela Finotto 200 €; Caterina Mognato200 €; Mauro Mugnai 155 €; Silvana Mattiello150 €; Barbara Venchi 110,82 €; Luisa Acerbi100 €; Valentina Angeli 100 €; Fulvia Bandoli100 €; Tiziana Bartolotti 100 €; FrancescaBatta 100 €; Silvio Boschi 100 €; SilviaBrunelli 100 €; Luca Bussandri 100 €;Stefano Cademartori 100 €; MarcoCalamassi 100 €; Antonietta Caparrotti 100€; Patrizia Cattaneo 100 €; Gianluca Cavazza100 €; Bruno Ceresoli 100 €; Simona Cicconi100 €; Bruna Colacicco 100 €; EleonoraCretella Caparrotti 100 €; Francesco DeChirico 100 €; Marco Del Ciello 100 €; Nicolo'Di Grado 100 €; Maria Giovanna Di Salvo 100€; Silvia Giacomelli 100 €; Santina Giraudo100 €; Laura Gribaldo 100 €; AlessandroGringeri 100 €; Maurizio Ianni 100 €; MarioLana 100 €; Georgia Manzi 100 €; RobertoMazzeri 100 €; Giuseppe Mazzone 100 €;Gabriele Paci 100 €; Claudio Palumbo 100 €;Antonio Panti 100 €; Lucia Pellegrini 100 €;Bruno Piperno 100 €; Mauro Piva 100 €;Brunella Polignano 100 €; Cristiana Pugliese100 €; Elettra Rinaldi 100 €; Paolo Romanelli100 €; Antonio Russo 100 €; Aldo Saia 100 €;Alba Sasso 100 €; Liliana Saviozzi 100 €;Marco Serventi 100 €; Michele Specchiarelli100 €; Daniela Maria Stabile 100 €; SaverioMauro Tassi 100 €; Manuela Tonini 100 €;Nicola Viceconte 100 €; Adolfo Zizza 100 €;Gerolamo Domenico Zucchi 100 €

Contributi liberiCarmela Imbrogno 140 €; Elena Manghi 100€; Pietro Raffaldi 100 €; Elda Tozzi 100 €;Oreste Zito 100 €; Italo Benso 50 €; FrancoBertarelli 50 €; Antonietta Cancian 50 €;Claudio Da Boit 50 €; Luca Di Muzio 50 €;Giorgio Dobrilla 50 €; Paolo Filippini 50 €;Carlo Giordano 50 €; Vissia Mattioli 50 €;Manila Michelotti 50 €; Paolo Neyroz 50 €;Marcello Palumbo 50 €; Filippo Piazza 50 €;Andrea Saltelli 50 €; Gustavo Fraticelli 40 €;Emanuele Concone 30 €; Antonella Nappi

30 €; Pasquale Longobucco 28 €; GiuseppeGiovannella 25 €; Riccardo Gordiani 25 €;Alessandro Montefusco 25 €; RaffaelaSenatore 25 €; Maria Paola Zamagni 25 €;Maria De Pasquale 21 €; Milva Betto 20 €;Sandra Di Majo 20 €; Giovanni Gagliardi 20€; Alessandro Missale 20 €; AntonioPaganini 20 €; Gabriele Peroni 20 €; AdelePolli 20 €; Mauro Sottile 20 €; AlessandroTenuta 20 €; Angelina Gerbasio 18 €; MariaDe Pasquale 15 €; Vittorio Stanzione 15 €;Paolo Tirassa 15 €; Giuseppe Brusca 10 €;Costantino Campatelli 10 €; Giovanni Colao10 €; Alessandro Federici 10 €; MarcoAntonio Giacomoni 10 €; Elisabetta Intini 10

€; Luca Maggioni 10 €; Maria Mancini 10 €;Carla Minerbi 10 €; Rossella Pagliani 10 €;Genny Piccioli 10 €; Salvatore Speciale 7 €;Emilia Del Prete 5 €

Contributi e aumenti quotaAnna Cristina Pontani Coscioni 300 €;Giorgio Inzani 250 €; Marco Slavik 110 €;Roberto Bracco 100 €; Vito Alberto Carilli100 €; Mario Ciocca 100 €; Diego Galli 100€; Alberto Lorenzi 100 €; Stefano

Marchiafava 100 €; Alfredo Mazzucchelli100 €; Luciano Montecamozzo 100 €;Ghislaine Paquet 100 €; Raffaele Proto 100€; Antonio Sisto 100 €; Lucia TengerAvogadri 100 €; Mauro Uberti 100 €;Andrea Buscema 98 €; Mario Aluigi 50 €;Nice Baroni 50 €; Maria Consales 50 €;Franca Gentile 50 €; Carlo Alberto Tassini50 €; Federica Troni 50 €; GiovanniCascione 30 €; Violetta Cesaroni 30 €;Giuliano Rizzi 30 €; Andrea Murialdo 25 €;Violetta Cesaroni 20 €; Alba Viglienghi 20 €;Franca Moretti 18 €; Pierluigi Guarisco 10€; Calogero Maria Scime' 10 €

Fondo processo WelbyIgnazio Monaco 55 €; Enrico Bozzoni 50 €;Gianfranco Bucchi 50 €; Riccardo Chiari 50€; Maria Margherita Garbatini 50 €; VincenzoMaggiulli 50 €; Giovanni Sperandeo 50 €;Matteo Spigaroli 50 €; Laura Vincenzi 50 €;Renata Baldi 30 €; Roberto Corsi 30 €;Gabriele Patassi 30 €; Luigi Battiston 25 €;Giacomo Castiglione 25 €; DanielaDell'occhio 25 €; Giorgio Cantoni 20 €;Nadia Chiaramonte 20 €; GiorgioDebernardis 20 €; Marco Galoforo 20 €;Giuseppe Pavone 20 €; Carla Visconti 20 €;Giorgio Bertinetti 15 €; Umberto Gatto 15 €;Antonio Cantatore 10 €; Piero Mancini 10 €;Rosa Pace 10 €; Giorgio Paolucci 10 €;Gaetano Da Ponte 5 €; Paola Nuvola 5 €;Livio Cassoni 50 €; Silvia Pancotti 20 €;Giovanni Goni 5 €; Nicola Zamorra 5 €;Grazia Guerra 1 €

PacchettoFabio Enzo Arnese; Giovanni UmbertoColucci; Alessandro Diliberto; RobertoFabris; Marco Favara; Marina Filippini;Michele Pansa; Carmine Pappalardo;Luciano Pecorelli; Paolo Ricci; ErnestoSomma

ISCRITTI NEL MESE DI AGOSTO

SCLEROSI MULTIPLA

DETTA L’AGENDA 31

LETTERE

DIRETTOREMarco Cappato

VICE DIRETTORERocco Berardo

GRAFICAMihai Romanciuc

CAPO REDATTOREMarco Valerio Lo Prete

HANNO COLLABORATOAnita Alfonsi, Angiolo Bandinelli,Viviana Blaiotta, Josè De Falco,Maria Antonietta FarinaCoscioni, Filomena Gallo,Giulia Innocenzi, Chiara Lalli,

Simona Nazzaro, Maria Pamini,Mirella Parachini, MarcoPerduca, Carmen Sorrentino,Giulia Simi, GianfrancoSpadaccia.Illustrazioni: Paolo Cardoni

Assurdo proibizionismo

Io e mia sorella, abbiamo 39 e 33 anni, siamostate recentemente fermate dai carabinieri earrestate per possesso illegale di sostanze stu-pefacenti, avevamo 25g di hashish, una scortaper andare in vacanza, abbiamo fatto resisten-za alla perquisizione delle nostre borse lì inmezzo alla strada, il panico..hanno chiamatorinforzi via radio, per noi è stato il panico, han-no trovato il pezzo ci hanno ammanettato da-vanti alla gente che si era radunata, eravamoin centro città, piccola città di provincia, cihanno caricato su due diverse gazzelle e a ve-locità impressionante e sirene spiegate hannoattraversato il pieno centro, non bastava, chepiù centro non si può: il principale corso pe-donale della città. in breve tre ore in caserma,senza poter fare una telefonata, perquisizionepersonale, alla macchina(negativa!!) poi se-questrata, sequestrati i soldi(220euro) e unacatenina in borsa, l'invio in carcere, dove ab-biamo trascorso 3gg senza poter comunicarecon nessuno, il GIP al 3°giorno, come gesù ri-sorto ci ha sentite e disposto la scarcerazione.fine della storia (per il momento)...a chi dob-biamo questo trattamento che io pensavo fos-se riservato a terroristi e camorristi, ora cosa cidobbiamo aspettare ancora, il ritiro della pa-tente..l'umiliazione del sert, io e mia sorella la-voriamo da diversi anni ed eravamo stimatesul lavoro, non abbiamo mai rubato a nessu-no o fatto del male, ora lo abbiamo fatto ai no-stri genitori, cosa abbiamo ora...eravamo in-censurate..ed ora per una cazzata se ci ribec-cano con una canna ci fanno nere lo sappia-mo, come si fa a vivere così, perché la libertàindividuale viene così calpestata. Sabrina R.

L'idiozia di questa legge fa rabbia.Marco Cappato

Per le liste Welby-Coscioni all’Università di Perugia

Caro Marco, sono uno studente di 19 anni di medicina echirurgia alla Università degli Studi di Peru-gia. Seguo da diversi anni, con grandissimo in-teresse, le vostre iniziative, sia come Radicali,sia come Associazione Luca Coscioni. Leggen-do il numero di Luglio della Agenda Coscioniche mi avete inviato, ho letto la proposta difondare delle liste Coscioni-Welby per le ele-zioni universitarie. Con la presente voglio sem-plicemente (ma non è poco!) manifestare ilmio entusiasmo e la mia gioia riguardo questavostra iniziativa, che spero venga effettiva-

mente realizzata. Nelle università (soprattuttoa Perugia), infatti, è necessaria la presenza diuna lista che si richiami a tutti i valori e idealiradicali e a quelli, in particolare, dell'Associa-zione Luca Coscioni per la libertà di ricercascientifica. Valori e ideali che, tra l'altro, sonoparticolarmente sentiti nelle università e, so-prattutto nelle facoltà scientifiche, comequella di medicina. Nel corso delle varie ele-zioni di quest'anno, infatti, non ho potuto farea meno di notare il malumore dei miei com-pagni per l'assenza di liste "serie", vicine a ciòche è effettivamente importante realizzare (e,di conseguenza, molti di loro hanno preferitonon votare affatto). Ritengo, infatti, che le listeCoscioni-Welby possano risolvere questi ma-lumori e creare, finalmente, un serio progettopolitico-sociale per le università italiane. Gra-zie per l'attenzione. Antonio Russo

Ho 15 anni, ho seguito Welby, ora voglio partecipareLa prima email - Salve mi presento, mi chiamoErika ho 15 anni. Sono di Modena, ma vivo aNovara. Frequento la 2° superiore all’istitutoaziendale corrispondente in lingue estere. Neimesi scorsi ho seguito molto le vicende di Pier-giorgio Welby e me ne sono molto occupataqui a Novara. Quello che Vi chiedo è di poterricevere del materiale (foto, video, articoli) incui mi possiate spiegare di cosa si occupa lavostra associazione. Lo so che Vi starete chie-dendo il perché di questo mio interessamentoil fatto è che io mi sono sempre dedicata allepersone meno fortunate di me e mi piacereb-be in qualche modo (anche una piccola parte)essere partecipe della Vostra associazione.

La seconda email - Salve sono di nuovo Erika,avete ricevuto una mia email qualche tempofa, volevo dirVi che sono andata sul vostro sitointernet e volevo dirVi che sono davvero inte-ressata a far parte della Vostra associazione, nesarei davvero felice. Ci tengo davvero tanto…spero che riusciate a realizzare questo mio de-siderio… Erika.

Cara Erika, il tuo entusiasmo ci restituisce ilsenso di quel che facciamo, dobbiamo noi rin-graziare te per questa tua bellissima espressionedi voglia di partecipazione. Ovviamente valeper te come per altri che ci leggono questa rispo-sta:per partecipare alle attività dell’associazio-ne ci si può iscrivere seguendo le modalità illu-strate in ultima pagina e associarsi alle inizia-tive delle Cellule Coscioni (o costituirle ove nonvi fossero) che sono i gruppi di iscritti all’asso-ciazione che si organizzano in azione sul pro-

prio territorio. Per trovare le informazioni dicontatto con tutte le cellule coscioni si deve an-dare all’indirizzo internetwww.lucacoscioni.it/cellule;per chi non avesseun collegamento internet può contattarci allo06-68979286.Speriamo che questo tuo entusia-smo possa coinvolgere altri lettori.Rocco Berardo

Per i prossimi “casi Riccio”

Ciao a tutti voi, presto manderò un piccolocontributo per il fondo riservato alle spese le-gali di eventuali altri “casi Riccio”. Giulio S.

Voglio fare qualcosa della mia esperienza

Salve, ricevo la vostra newsletter per assonan-za con la mia esperienza . Nutro da tempo ildesiderio di fare qualcosa della mia esperien-za; vivo (finalmente) in una casa famiglia e so-no riuscito ad abbandonare il mio paese natio.Senza entrare nel dettaglio, vorrei scrivere epubblicare delle cose della sofferenza in ri-guardo alle cause seguenti ; attaccamentomancato alla madre, sofferenza psichica, in-fluenza della chiesa sul senso di realtà . Daniele I.

Se due condomini (su 19)imprigionano un disabile

Cari Amici Ieri ho visto alla trasmissione di rai tre "comin-ciamobenelestorie" di Michele Mirabella alle12,15Una Sig.a con il marito con la SLA, (non ricor-do il nome) che ha denunciato un fatto a dirpoco sconcertante. Ha fatto richiesta al con-domino dove abita, la possibilità di un'apertu-ra del Loro appartamento al piano terra di unaporta, che permetta a Suo marito di poter usci-re con la carrozzina nel loro giardino. Su un to-tale di 19 condomini, solo due imbecilli (scu-sate non saprei come chiamarli altrimenti)hanno detto no e per tanto non si può fare.Alla domanda a questi individui, il perché ne-gano la possibilità a una persona in questecondizioni di poter uscire, la risposta data percitofono al giornalista inviato, è stata "non de-vo rendere conto a Lei di ciò che faccio" solouna BESTIA può rispondere in questo modo,ad una richiesta fatta da persone disabili, so-pratutto a chi ha la SLA. Non voglio fare altricommenti, putroppo esistono al mondo indi-vidui di questa specie. Gianni

[email protected] lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo [email protected] oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma

IL NUMERO NOVE/07 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO MARTEDÌ 28 AGOSTO 2007

Il mensile “Agenda Coscioni”, ormai giunto al suo tredicesimo numero, ha una tiratura di 50.000 copie, distribuite viaposta su scala nazionale. Per continuare a ricevere l’Agenda, scrivi a [email protected]

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni”sono liberamente scaricabili all’indirizzo:

www.agendacoscioni.itCommenta gli articoli sul sito!

www.flickr.com/photos/associazionecoscioniIMMAGINATI ASSOCIAZIONE COSCIONI

Dal 2002 una lunga serie diimmagini, di momenti, di

storie hanno segnato eraffigurato le lotte della nostra

associazione: Luca Coscionialla prima riunione radicale,

le firme sul referendum,scienziati venuti da ogni parte

per il Congresso mondiale,Severino Mingroni che

dimostra la tortura di un votoper i disabili intrasportabili,

Piergiorgio Welby che scrive alPresidente Napolitano,

passando per iniziative emanifestazioni in tutta Italia.

Immagina se in questeimmagini ci fossero più storie,più medici, più impiegati, più

universitari, più persone a dire“non ci sto” a chi vuole vietare

libertà di ricerca eautoderminazione. Immagina

se in queste immagini ci fossianche tu. Immaginati

Associazione Coscioni.

Con queste due magliette abbiamo volutoricordare alcune celebri frasi di Luca Co-scioni. Una azzurra con la scritta “Le nostre esi-stenze hanno bisogno di libertà per la ricer-ca scientifica. Ma, non possono aspettare.Non possono aspettare le scuse di uno deiprossimi Papi”Una grigia con la scritta “E, tra una lacrimaed un sorriso, le nostre dure esistenze nonhanno certo bisogno degli anatemi dei fon-damentalisti religiosi, ma del silenzio dellalibertà, che è democrazia”

Se vuoi riceverla o regalarla ai tuoi amici, in-via un’email a

[email protected] o telefonaci allo 0668979286

(contributo per una maglietta, 5 euro +spese di spedizione); (contributo per 10magliette, 45 euro + spese di spedizione);(contributo per 25 magliette, 100 euro +spese di spedizione).

Per contribuire e iscriversi all’associazione usa le informazioni contenute a pagina 25

“PAROLE DI LUCA”


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