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Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

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Agenda Coscioni - novembre 2008
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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI,PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI AGENDA COSCIONI 1 AGOSTO 2008 AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007 DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO SPADACCIA VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA 8 - 9 SCIENZA E LAICITÀ Ratzinger attacca gli scienziati, gli scienziati rispondono. Interventi di Corbellini, Strata, Cossu, e altri 50 professori. Intervento di Farina Coscioni. 2 - 6 LA “COSCIONI” L’anagrafe pubblica dell’Associazione Luca Coscioni, e il confronto con Scienza&Vita. Una “tesi” di Anita Afonsi. Agenda Coscioni Anno III - N. 11 novembre 2008 Direttore Rocco Berardo ROCCO BERARDO Come da prassi radicale, anno nuovo tessera nuova. Si riparte. Non è fare ta- bula rasa, ma rinnovare l’impegno, mettere nel mirino nuovi obiettivi. Per farlo al meglio, consapevolmente, biso- gna però capire dove siamo. E allora proveremo a mettere a fuoco la situa- zione attuale dell’Associazione, parten- do da una sommaria analisi delle inizia- tive avviate, dei successi ottenuti e di quelli non raggiunti. “Ce l’hanno detto a scuola (Coscioni)” inserto continua a pagina 17 continua a pagina 2 Gilberto Corbellini pag. II Contro natura, per il liberalismo Piergiorgio Donatelli pag. X Il liberalismo non è (solo) neutrale Angiolo Bandinelli pag. 11 Disintegrazione a scuola Ricominciamo da zero BURTON RICHTER Premio Nobel, che parteciperà al Congresso Mondiale “La scienza, in particolare la fisica, si è trovata in una posizione relativamente privilegiata a partire dalla fine della Se- conda Guerra Mondiale. Il sostegno da parte del Governo è stato generoso e co- loro di noi le cui carriere hanno attraver- sato il periodo a partire dalla Seconda Guerra Mondiale hanno visto, fino ad ora, i fondi per la ricerca crescere in ter- mini reali. La scienza sotto esame Milleottocentosette iscritti hanno reso possibile nel 2008 la vita dell’organizzazione per la libertà di ricerca e di cura in Italia e nel mondo. Pubblichiamo in questo numero il rendiconto politico ed economico di ogni euro che abbiamo ricevuto. Un “tesoro”. E forse un modello, anche per i nostri avversari. È ora aperta la campagna iscrizioni 2009. Con i 28 centesimi al giorno (100 euro all’anno, quota minima) necessari per l’iscrizione all’Associazione Luca Coscioni sarà possibile realizzare il Secondo Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica. Con 160 centesimi al giorno (590 euro all’anno) per l’iscrizione al Partito Radicale Nonviolento e a tutti i soggetti costituenti continua la resistenza radicale per la vita del diritto e il diritto alla vita. Crisi o non crisi, conviene investire in (buone) azioni!
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Page 1: Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN A.P.

D.L. 353/2003CONV. L. 27/2/04 N°46

ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA

STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE

RACCOLTA FONDI

AGENDA COSCIONI 1 AGOSTO 2008

AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007

DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO

SPADACCIAVIA DI TORRE

ARGENTINA, 76 00186 ROMA

8 - 9

SCIENZA E LAICITÀRatzinger attacca gliscienziati, gli scienziatirispondono. Interventidi Corbellini, Strata,Cossu, e altri 50professori. Interventodi Farina Coscioni.

2 - 6

LA “COSCIONI”L’anagrafe pubblicadell’AssociazioneLuca Coscioni, e il confronto conScienza&Vita. Una“tesi” di Anita Afonsi.

Agenda CoscioniAnno III - N. 11

novembre 2008Direttore Rocco Berardo

ROCCO BERARDO

Come da prassi radicale, anno nuovotessera nuova. Si riparte. Non è fare ta-bula rasa, ma rinnovare l’impegno,mettere nel mirino nuovi obiettivi. Perfarlo al meglio, consapevolmente, biso-

gna però capire dove siamo. E alloraproveremo a mettere a fuoco la situa-zione attuale dell’Associazione, parten-do da una sommaria analisi delle inizia-tive avviate, dei successi ottenuti e diquelli non raggiunti.

“Ce l’hanno detto a scuola (Coscioni)”

insertocontinua a pagina 17

continua a pagina 2

Gilberto Corbellini pag. IIContro natura, per il liberalismoPiergiorgio Donatelli pag. XIl liberalismo non è (solo) neutraleAngiolo Bandinelli pag. 11Disintegrazione a scuola

Ricominciamoda zero

BURTON RICHTERPremio Nobel, che parteciperà al Congresso Mondiale

“La scienza, in particolare la fisica, si ètrovata in una posizione relativamenteprivilegiata a partire dalla fine della Se-

conda Guerra Mondiale. Il sostegno daparte del Governo è stato generoso e co-loro di noi le cui carriere hanno attraver-sato il periodo a partire dalla SecondaGuerra Mondiale hanno visto, fino adora, i fondi per la ricerca crescere in ter-mini reali.

La scienzasotto esame

Milleottocentosette iscritti hanno resopossibile nel 2008 la vita dell’organizzazioneper la libertà di ricerca e di cura in Italia e nelmondo. Pubblichiamo in questo numero ilrendiconto politico ed economico di ognieuro che abbiamo ricevuto. Un “tesoro”. Eforse un modello, anche per i nostri avversari.È ora aperta la campagna iscrizioni 2009.Con i 28 centesimi al giorno (100 euroall’anno, quota minima) necessari per

l’iscrizione all’Associazione Luca Coscionisarà possibile realizzare il SecondoCongresso Mondiale per la libertà di ricercascientifica. Con 160 centesimi al giorno (590euro all’anno) per l’iscrizione al PartitoRadicale Nonviolento e a tutti i soggetticostituenti continua la resistenza radicale perla vita del diritto e il diritto alla vita. Crisi o non crisi, conviene investire in (buone)azioni!

Page 2: Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

2LE ATTIVITÀ DEL 2008

RESOCONTO

2009: ANNO NUOVO RICOMINCIAMO DA ZERO

In modo trasparente, le iniziative, le persone, gli obiettivi della nostra associazione.

ROCCO BERARDO

Come da prassi radicale, anno nuo-vo tessera nuova. Si riparte. Non èfare tabula rasa, ma rinnovare l’im-pegno, mettere nel mirino nuoviobiettivi. Per farlo al meglio, consa-pevolmente, bisogna però capiredove siamo. E allora proveremo amettere a fuoco la situazione attua-le dell’Associazione, partendo dauna sommaria analisi delle iniziati-ve avviate, dei successi ottenuti e diquelli non raggiunti. Ovviamente, le note che esporremonon sono tutte positive: quasi chela recessione sia tanto globale dacolpire anche l’Associazione e altrisoggetti radicali, contiamo oggi 150iscritti in meno (siamo 1807) e uncentinaio di contribuenti in meno(sono 865) rispetto all’anno scorso.Preso atto, non senza amarezza eun po’ di doverosa preoccupazione,di questo arretramento, passiamoad esaminare come le risorse di-sponibili siano state utilizzate: il ca-lo degli strumenti comporta un im-pegno maggiore per il loro buonimpiego. Analizzando i dati messi a

disposizione, iscritti e sostenitoripotranno dare un giudizio su comei loro contributi siano stati impie-gati. Ci auguriamo che la nostrarendicontazione li soddisfi. In casocontrario li invitiamo a comunicar-ci le loro note ed osservazioni nega-tive: sarà un contributo non soloben accetto, ma necessario. Senzaquesto interscambio, questo dialo-go, il nostro resterebbe un lavoroburocratico, forzatamente inade-guato e non produttivo. Non voglia-mo gestire una azienda, ma cana-lizzare e rendere efficaci quelle chesono innanzitutto risorse umane,valori civili. In queste pagine è riportato il no-stro bilancio di missione. Come sene deduce facilmente, l’Associazio-ne Luca Coscioni si regge totalmen-

te (o quasi) sulle risorse provenien-ti dai suoi iscritti e sostenitori. Sonomalati e medici, professori e stu-denti, parlamentari e amministra-tori locali, ricercatori e scienziati,ma anche semplici cittadini,chenon vogliono negare la speranza almalato, le risorse alla scienza, glistrumenti di lotta alla democrazia,la laicità allo Stato. L’associazionevive in ognuno di loro, nella loro so-

lidarietà e nel loro contributo fi-nanziario (però anche, lo ricordia-mo subito, nella loro iniziativa enella loro capacità di attrazione al-l’iniziativa).Innanzitutto, dunque, l’Associazio-ne è nei suoi iscritti. Ma è anchenelle undici “Cellule Coscioni” uffi-cialmente attive nell’anno 2008 (sitratta di quelle che sono riuscite adiscrivere i 5 soci - nuovi, o confer-mati dall’anno precedente - neces-sari per la loro costituzione): Fran-cavilla Fontana (Brindisi), Friuli Ve-nezia Giulia, Lecco, Iniziativa Popo-lare Disabili Roma,Tortona e Pavia,Salerno, Milano, Sassari, Treviso,Genova, Pisa. L’Associazione è poipresente nelle Università con i 152professori iscritti per l’anno 2008, enella scuola grazie ai suoi “Studen-ti Luca Coscioni per la libertà di ri-cerca”, alcuni dei quali (assieme aprofessori iscritti o simpatizzanti) sisono incontrati a Marina di Came-rota nel primo esperimento di“Scuola Estiva Luca Coscioni, semi-nario di liberalismo e libera ricerca”. L’Associazione può sviluppare unanotevole presenza nelle istituzionigrazie alle iniziative dell’”Intergrup-po Coscioni-Welby per la libertà diricerca e l’autoderminazione” cheannovera, fra la scorsa e la presentelegislatura, 35 iscritti parlamentariitaliani e europei; per il 2009 potràcontare sull’attività di numerosiamministratori locali, iscritti all’al-bo dei Consiglieri regionali, provin-ciali e comunali della Coscioni.

Bilancio dimissione 2008

L'associazione siregge totalmente (o quasi) sulle risorseprovenienti dai suoi iscritti

La potenza di fuoco di oltretevere è di gran lungasuperiore alla nostra

Situazione al 24 ottobre 2008

Iscritti 1807 234.010 €Contributi 865 47.363 €Tot 281.373 €Spesa per iniziative 213.081 €

Le collaborazioniRocco Berardo 2.000Giulia Innocenzi 300Simona Nazzaro 800Carmen Sorrentino 1350Marco Valerio Lo Prete 300 (535 euro)

Compensi netti per 12 mensilità

2.0003008001350300

Contributi versati all’area radicale nel 2008

1000 euro450 euro200 euro400 euro535 euro

Quanti siamo,quanto diamo

L’anagrafe pubblica dell’associazione1807 iscritti, 850 contribuenti, 11 cellule, 35 parlamentari

Agenda CoscioniGennaio-Settembre: Costo per stampa e spedizione di 9 dei 12 numeri annuali100.952 euro

Sito InternetAnno 2008:Manutenzione eimplementazione2.244 euro

VI Congressodi Salerno

Febbraio: Spesecomplessive perrelatori e servizi

congresso23.514 euro

Page 3: Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

RESOCONTO

3LE ATTIVITÀ DEL 2008

TESSERA NUOVACi auguriamo che gli iscritti ci inviino giudizi e proposte.

Il quotidiano e complesso lavoroorganizzativo e di dirigenza è resopossibile dalla collaborazione di al-cune persone che ricevono un mo-desto (e comunque inadeguato)rimborso. Rendiamo pubblici i loronomi e l’entità dei rispettivi rim-borsi per adeguarci anche noi al-l’iniziativa dell’”anagrafe pubblica”promossa da Radicali Italiani. Rice-vono un rimborso, attraverso imezzi finanziari messi a disposizio-ne dal bilancio associativo, dall’uf-ficio del parlamentare europeo ra-dicale e segretario dell’Associazio-ne, Marco Cappato, o anche - attra-verso la Lista Pannella - dal contri-buto degli eletti radicali: Rocco Be-

rardo (tesoriere e direttore di Agen-da Coscioni), 12 mensilità di 2000euro (ha versato per il 2008 com-plessivamente 1000 euro ai sogget-ti dell’area radicale per il 2008); Giu-lia Innocenzi (coordinatrice deglistudenti Luca Coscioni), 12 mensi-lità di 300 euro (ha versato per il2008 complessivamente 450 euro aisoggetti dell’area radicale per il2008); Simona Nazzaro (responsa-bile dell’ufficio stampa e comuni-cazione), 12 mensilità di 600 euro,nei primi sei mesi 2008, trasforma-ti in 800 euro successivamente (haversato ai soggetti dell’area radica-le, per il 2008, 200 euro); CarmenSorrentino (coordinatrice del pro-getto “Congresso Mondiale per la li-bertà di ricerca”), 12 mensilità, leprime sei, di 1200 euro, le ultime seidel 2008, di 1350 euro (ha versatoper il 2008 complessivamente 400euro ai soggetti dell’area radicaleper il 2008).Una volta scorsi questi dati, è op-portuno chiedersi - per capire esat-tamente i termini della questione -come potrà l’Associazione, ma piùin generale il nostro movimento,crescere, lavorare e lottare conqualche speranza di successoavendo di fronte, tra i mille avver-sari ed ostacoli, una formidabile“macchina” vaticana, assoluta-

mente determinata a ridurre alnulla qualsiasi avversario, qualsia-si speranza di riforme in senso an-tiproibizionista. La potenza di fuo-co rappresentata dalla raccoltafondi su cui si può contare oltrete-vere è di gran lunga superiore allanostra o a qualsiasi altra possa es-sere realizzata su base volontaria sipensi all’azione di Scienza&Vitaconfrontata alla “Coscioni” nellepagine successive (si veda l’enor-me massa di volantini e opuscoli dipregevole e costosa stampa disse-minati in ogni parrocchia, e nonsolo, all’epoca dei referendum sul-la fecondazione assistita).Queste le nostre cifre essenziali,dalle quali ci si può giudicare. Lanostra azione è in tutto trasparen-te: nel metodo e non solo. Abbiamodimostrato di essere “capaci e inno-centi”, con Luca Coscioni, con Pier-giorgio Welby, con Giovanni Nuvoli,oggi continuiamo a lavorare assie-me a Severino Mingroni, a PaoloRavasin: “capaci” nell’immaginaree intraprendere iniziative, “inno-centi” perché abbiamo saputo e vo-luto sempre rendere pubblico i no-stri movimenti, senza tener nasco-sto nulla, anche in momenti e in si-tuazioni difficili, che ci hanno espo-sti alle critiche degli avversari.Sono questi, in sintesi, i validi mo-tivi per chiedere a te, amico lettore -anche per il 2009 - una (nuova)iscrizione all’Associazione LucaCoscioni per la libertà di ricercascientifica, ma anche al Partito Ra-dicale Nonviolento, transnazionalee transpartito e/o ai suoi soggetticostituenti, che articolatamenteconcorrono, con le loro iniziative,

alla pratica e all’affermazione deldiritto e della libertà nel nostro Pae-se e in Europa. Per la tessera annuale dell’Associa-zione Luca Coscioni ti chiediamo100 euro: costa perché (ora lo sai unpo’meglio) vale.

Come abbiamo speso i vostri soldi

Per la tesseraannualedell’associazioneti chiediamo 100 euro:costa perché vale

Rendiamopubblici i nostrinomi e l’entitàdei nostririmborsi

5 x 1000Marzo:Campagnainformazionecon invio a 100.000persone e call center8.810 euro

Atti CongressoMondialeVerso il 2009: Spese di spedizione a professori non italiani. 1.530 euro

Iniziative varieAnno 2008: comprese lespese per servizi dellasede, rimborsi spesa perviaggi, materiale, inviotessere, contributi perconvegno Amore Civile eper Assemblea dei Mille,spese telefoniche percampagna SOS pillola delgiorno dopo, etc.22.712 euro

Scuola Estiva Luca CoscioniSettembre: Spese per relatori e quota parte della partecipazione di 40 studenti. 13.494 euro

Seminario sulla disabilitàGiugno: Spese complessive

per relatori e servizi convegno.2.025 euro

Elezioni 2008Aprile: Informazione sui

candidati iscrittiall’Associazione

Luca Coscioni e sullacampagna al Comune di Roma per “una città a misura di disabile”.

37.800 euro

Page 4: Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

La “Coscioni” corre,Scienza&VitaMETODOLOGIE DI LOTTA

Da una tesi di Anita Alfonsi intitolata “Lobbying per la vita - L’attività di pressione didue associazioni nel campo delle scelte di fine vita” il confronto tra due modi di oppostidi operare e due visioni opposte della libertà. Associazione Luca Coscioni eScienza&Vita diverse non solo in quel che pensano ma anche nel modo in cui siorganizzano e trovano fondi.

ANITA ALFONSI

PREMESSA - Cos’è il lobbying in pratica?Quali sono le tecniche,quali sono i passag-gi da compiere e quali le strade per arrivarea influire sul decisore pubblico? Volevo ve-derci chiaro e devo dire che non è stato faci-le portare in superficie meccanismi che at-tengono al funzionamento interno e ai “se-greti”professionali di chi li utilizza.Nel cor-so della trattazione emerge che i contattipersonali e i colloqui informali sono un ca-nale prezioso. Riuscire a sapere come simuove una associazione sotto questo pun-to di vista è come rubare il brevetto a un in-ventore.Significherebbe essere assorbiti nel-l’organizzazione e nella gestione del lavorodi chi fa lobbying o indagare quasi comeuno 007 tutti i documenti resi pubblici.Compito ancora più difficile se si sceglie untema etico e si individuano due associazio-ni che non si muovono propriamente comelobby: temi l’eutanasia e il testamento bio-logico. Non intendo formulare giudizi dimerito in un lavoro che si prefigge di ana-lizzare la questione da un punto di vistaesclusivamente tecnico,ma devo anche di-re che a volte mi è stato difficile evitare chetrapelasse la mia soggettività.

INTRODUZIONE - Il presente lavoro ècentrato sul lobbying dell’associazione“Scienza e Vita” e dell’“associazione LucaCoscioni per la libertà di ricerca” in meritoalle tematiche legate alle scelte di fine vita,sull’attività di pressione e sui canali utiliz-zati per ottenere gli obiettivi. Associazioni come Scienza e Vita e l’asso-ciazione Luca Coscioni, con le loro batta-glie influenzano la società, contribuisconoal mutamento di essa e sono uno strumen-to attraverso il quale portare le richiestedella società nelle sedi decisionali. Si intro-duce, così l’interesse. Si è scelto di analizzare l’attività di due sog-getti che sullo stesso tema hanno obiettiviopposti: l’associazione Luca Coscioni perla libertà di ricerca e l’associazione Scienzae Vita, che saranno presentate in modo dafar emergere le loro particolarità di orga-nizzazione, di struttura e funzionamentointerno e di finanziamento, elementi chevanno ad incidere sul loro modo di agire.

1. PRESENTAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI

1.1.Associazione Scienza&Vita

L’associazione è nata nel dicembre del2005, dai soggetti provenienti dal mondodella scienza, della cultura, delle professio-ni, dell’associazionismo e della politica chehanno dato vita nel periodo febbraio-giu-gno 2005 al Comitato per la Vita, avente co-me obiettivo la difesa della legge 40 sullaprocreazione medicalmente assistita.

Nel manifesto si legge: solo la tutela e lapromozione della vita garantiscono il pie-no rispetto dei diritti di ogni essere uma-no. Solo una scienza al servizio di ogni es-sere umano è al sicuro da qualsiasi tenta-zione di onnipotenza. Solo l’alleanza trascienza e vita offre il fondamento stabile eoggettivo per una società capace di porreal proprio centro [...] la dignità intrinsecadi ogni essere umano in tutte le fasi dellasua esistenza, e in particolare quando è piùvulnerabile: all’inizio e alla fine del ciclo vi-tale, come anche nella malattia, nella de-bolezza e nella disabilità.L’associazione promuove «l’autentica ri-cerca per la vita e la incoraggia, impegnan-dosi a dedicare ogni sua energia a una for-mazione sempre più diffusa sui temi dellabioetica».L’obiettivo generale dell’associazione è,quindi difendere e promuovere il diritto al-la vita dal concepimento alla morte natu-rale e di affrontare i temi della ricercascientifica, raccogliendo e diffondendo idati della ricerca che tocca gli ambiti me-dico-biologici, filosofici, giuridici, relativialla bioetica, in modo da dar risposte aiproblemi posti dalla contemporaneità conle sue nuove frontiere in campo scientificoe alla “concezione utilitaristica dell’uomoe della società.Gli strumenti con cui sono perseguiti gliscopi dell’associazione sono la promozio-ne su tutto il territorio di convegni, incon-tri, dibattiti, iniziative culturali, formative,sociali e politiche, l’impiego di tutti i mez-zi di informazione per assicurare la pre-senza dei temi centrali dell’associazione ela collaborazione con altre organizzazionie con le realtà locali, provinciali e regiona-li, per realizzare a livello periferico campa-gne culturali, informative, educative,scientifiche e politiche.

Dalla lettura di queste righe di presenta-zione preliminare emergono tre elementiinteressanti per questo lavoro e per l’atti-vità di lobbying: la politica, la comunica-zione mediatica e il cittadino, i tre interlo-cutori, da cui una efficace azione di lob-bying non può prescindere. L’azione dilobbying va verso due direttrici: una con-duce al decisore pubblico, o seguendo unastrada diretta, servendosi dei canali istitu-zionali e dei veicoli messi a disposizionedall’ordinamento italiano, oppure passan-do per il tramite dei mezzi di comunicazio-ne di massa che fanno da cassa di risonan-za nei confronti delle istituzioni. L’altra di-rettrice raggiunge l’opinione pubblica, se-

guendo anche in questo caso il tracciatodiretto di una comunicazione in cui si ri-chiama il cittadino all’azione, oppure sa-lendo sul “carro dei media”, che danno il ri-salto necessario alle iniziative e ai temi det-tati dalle associazioni per essere accolti co-me istanze sulle quali è necessario soffer-marsi e per innescare quel circuito vitaledella democrazia, in cui l’opinione pubbli-ca controlla e incide sulle scelte della poli-tica. Il manifesto dell’associazione riportaesplicitamente gli strumenti di cui si servi-rà e che, non a caso, saranno ripresi nellaparte finale dell’elaborato dedicato alla co-municazione e alla sua funzione nell’am-

bito del lobbying, a conferma che la tela diuna efficace azione di pressione sul deci-sore pubblico non può prescindere dalletecniche comunicative.Il lobbying non può neanche prescinderedalla conoscenza della forma di organiz-zazione dell’associazione. Un passaggionon trascurabile per il lobbista è avere unquadro delle forma di finanziamento e digestione dei fondi della associazione. Nonesiste nessuna attività di lobbying senza lerisorse finanziare adeguate a mettere inpiedi una macchina organizzativa e co-municativa. Maggiori sono le entrate,maggiori sono le possibilità di essere effi-cienti e di investire sugli strumenti che conpiù facilità consentono di raggiungerel’obiettivo prefissato: si va dalla possibilitàdi avere un abbonamento on line per di-sporre con un solo clic della rassegnastampa quotidiana sui temi di maggioreinteresse, fino alla possibilità di organizza-re convegni in grande stile o di essere fi-nanziatori di progetti, per avere un ritornoin termini di reticoli sociali e di immagine.

4IL CONFRONTOLOBBYING

PER LA VITA

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rincorre (con qualche spinta?)Scienza e Vita si definisce associazionesenza scopo di lucro, per cui gli avanzi digestione sono interamente reinvestitinelle attività della associazione e negli ar-ticoli 17 e 18 dello statuto si legge: “il pa-trimonio dell’Associazione è costituitodagli eventuali versamenti effettuati daisuoi componenti o da terzi a tale titolo,[...] l’Associazione non ha scopo di lucro;essa trae i mezzi necessari per le sue atti-vità attraverso: a) eventuali quote dei So-ci, fissate annualmente dal ConsiglioEsecutivo; b) da oblazioni; c) i contributiliberali da parte di enti pubblici e/o pri-vati; d) ogni altro provento comunqueconseguito o contributo comunque as-segnato. L’Associazione promuove la raccolta dellerisorse finanziarie al fine della predisposi-zione dei singoli interventi”.

Le indicazioni fornite sono piuttosto va-ghe, soprattutto in questi ultimi punti chenon consentono di capire la natura deiproventi e contributi. Fermarsi alla letturadi queste poche righe è sicuramente utileper il lobbista, nella misura in cui lo indu-ce ad approfondire la questioni e a porsiinterrogativi: quali sono e di quale tipolo-gia sono gli enti pubblici e privati che elar-giscono contributi liberali? Chi ha facoltàdi assegnare contributi? L’otto per millealla Chiesa cattolica è destinato anche al-le casse di Scienza e Vita? C’è un rapportoprivilegiato con alcuni enti o fondazioni?Le risposte a queste domande possonovenire solo dalla diretta voce di chi è im-

pegnato direttamente nella attività dellaassociazione, dal Tesoriere o dall’ufficioamministrativo che gestisce la contabili-tà, dal momento che i bilanci non sonoaccessibili al pubblico. Purtroppo, però,non si è riuscita ad ottenere nessuna ri-sposta che derogasse dalla giustificazionedelle entrate della associazione mediantecontributo libero. Nel colloquio avuto conBeatrice Rosati, responsabile del coordi-namento generale e della comunicazio-ne, è stata enfatizzata la capacità di otte-nere grandi risultati con poche risorse ocon risorse a basso costo, come la postaelettronica. Si è sottolineata l’azione vo-lontaria di chi è impegnato nella causadell’associazione, ad esempio, nei conve-gni e seminari, i relatori prestano la lorodisponibilità senza nessun rimborso, lamaggior parte dei convegni e delle inizia-tive si svolge in sede per eliminare i costidelle location e le associazioni presenti sul

territorio provvedono autonomamentealla stampa e ai costi di riproduzione delmateriale informativo. Si afferma che è inprocinto di realizzazione un progetto peril fund raising, ma non si entra troppo neldettaglio, così come non si menzionanoin alcun modo strutture universitarie, en-ti privati o fondazioni che erogano finan-ziamenti per l’attività di “elaborazionescientifica” dell’associazione. Alla insi-nuazione sull’eventualità di fondi prove-nienti dall’otto per mille la risposta è ne-gativa e la domanda bollata come un luo-go comune veicolato dai media. Nel con-fronto tra le associazioni, il principio ditrasparenza è un codice di condotta checontraddistingue maggiormente l’asso-ciazione Luca Coscioni, ma di questoaspetto si parlerà nella parte dedicata alsoggetto in questione.

L’ultimo aspetto è relativo al network di as-sociazioni satellite che supportano e de-terminano le azioni di Scienza e Vita. Ci siaccorge che si è nella galassia cattolica sianel campo dell’associazionismo che dellaeducazione e istruzione, che in campomedico. Per completezza di informazionese ne possono citare alcune e constatareche molti soci fondatori hanno funzioni didirigenza in esse: università Vita Salute, sanRaffaele di Milano, Azione Cattolica, Con-federazione Italiana Centri RegolazioneNaturale Fertilità (CICRNF), AssociazioneLoris Brunetta per la ricerca sulle cellulestaminali somatiche, Movimento per la Vi-ta, Associazione religiosa istituti socio-sa-

nitari (Aris), Associazione Giuristi CattoliciItaliani, Associazione Medici Cattolici Ita-liani, Unitalsi, Comunione e Liberazione,Comunità di Sant’Egidio. Testimonianzache il lobbying passa anche attraverso lasapiente tessitura di una tela di relazioniche, se ben costruite, danno il loro frutto,pervadendo la società come avviene inquesto caso, perché, come sostengono aScienza e Vita “ci siamo accorti che c’è unpopolo, c’è molta gente che intuisce la ne-cessità di un altro pensiero ed è poi la genteche scende in piazza”.

1.2. Associazione Luca Coscioniper la libertà di ricerca scientifica

Nella descrizione dell’associazione si se-guirà la stessa struttura tracciata nella pre-cedente presentazione, dando informa-zioni generali su di essa, sulla sua storia esui suoi obiettivi, affrontando la struttura

organizzativa, le risorse finanziarie e pre-sentando, infine i soggetti che la compon-gono. L’informazione preliminare che non si puòignorare e quasi tautologica è che l’asso-ciazione Luca Coscioni è soggetto costi-tuente del Partito Radicale Transnazionalee che tutta la sua attività e le impostazionidi metodo, nonché lo sfondo di ideali ap-partiene alla “galassia Radicale”. MarcoCappato, Segretario dell’associazione, nel-l’intervista concessa per questo lavoro,spiega che “l’associazione Coscioni rimanecollegata alla galassia radicale perchè noiriteniamo di non poterci limitare a unabattaglia associativa come quelle di tantealtre associazioni,o a fare l’associazioncinaper l’eutanasia - c’è Exit, che è una grandecosa;ma se tu fossi in una condizione di li-bertà mediatica, politica, di confronto, tupuoi sperare che, seppur piccolino ma conl’accordo di tanti sul tuo tema, diventeraigrande e farai le tue lotte e magari vincerai-invece qui il ragionamento è diverso. Il bi-sogno è quello di superare il malfunziona-mento del sistema democratico, hai biso-gno di aggredire il fatto che non c’è demo-crazia,che se il Vaticano parla non c’è con-traddittorio,se c’è il 60-70 % di persone cheè d’accordo su un tema non c’è dibattito daVespa. Queste cose sono parte integrantedella nostra battaglia.Quello che interessa a me non è la maggio-ranza dei consensi per il Partito Radicale,iovoglio semplicemente imporre il tema nel-l’agenda di regime, ai vertici della politica,andare al confronto lì e vincerlo ma nonperché io diventi il partito del 51%”.

Si ha di fronte un soggetto difficile da in-quadrare. È più semplice definirlo conquelle che i linguisti e grammatici chiama-no proposizioni negative, piuttosto che fa-re affermazioni su cosa è. Questo lavoro ditesi vuole porsi interrogativi in merito,escludendo ogni certezza e ammettendola possibilità che vi siano soggetti che diffi-cilmente rientrano in una categorizzazio-ne. Il lavoro di indagine che si è realizzatopermetterà di sviscerare meglio la questio-ne e di giungere a conclusioni giustificate.L’associazione ha lo scopo di promuoverela libertà di cura e di ricerca scientifica, dipromuovere l’assistenza personale auto-gestita ed affermare i diritti umani, civili epolitici delle persone malate e disabili. Co-sì come attestavano le dichiarazioni di in-tenti di Scienza e Vita, anche per l’Associa-zione Coscioni, il ruolo della comunicazio-ne e l’utilizzo degli strumenti disponibili intal senso rivestono importanza primaria.Il capitolo dello statuto dedicato alle risor-se palesa quali sono le modalità con cuil’associazione può avere finanziamenti. Inparticolare si legge: “Le risorse dell’Asso-

ciazione sono costituite da: - le quote deisoci; - le sovvenzioni provenienti da entipubblici o privati o persone fisiche; - i red-diti relativi ai beni di proprietà dell’Asso-ciazione; - le eventuali donazioni o lasciti;- le eventuali collette associative; - qualun-que risorsa o finanziamento non vietatodalla legge. I proventi derivanti dalle attivi-tà dell’Associazione non possono in nes-sun caso essere divisi fra gli associati, ne-anche in forme indirette. Gli eventualiavanzi di gestione vengono reinvestiti infavore delle attività istituzionali previstedal presente Statuto”.

I soci sono un valore per questa associa-zione sia in termini di capitale umano chedi risorse economiche. Chiunque può di-ventare socio, anche se appartenente anazionalità diversa da quella italiana, pur-ché rispetti il requisito dell’iscrizione nelregistro dei soci, previo versamento dellaquota associativa, che è di 100 euro per isoci ordinari, del doppio per i soci soste-nitori, e del quadruplo della quota ordina-ria per i finanziatori. Ciascun socio hainoltre diritto a un voto nell’assemblea ge-nerale dei soci.

Le quote provenienti dai soci rappresenta-no una fonte di entrata cospicua per l’as-sociazione, ma non si può trascurare an-che il finanziamento che proviene da enti,fondazioni e istituzioni. Per avere un quadro concreto e recentedella gestione delle spese e dei finanzia-menti dell’associazione Luca Coscioni,*nelle pagini seguenti* è riportato il bi-lancio di missione.

La considerazione preliminare da fare è ilcarattere pubblico del bilancio, consulta-bile on line sul sito dell’associazione, unmarchio che attesta la trasparenza anchein un ambito in cui, in un Paese democra-tico come l’Italia, paradossalmente, si re-sta stupiti della trasparenza nell’ambitodella gestione e nell’ordinaria amministra-zione di un ente o associazione.

LOBBYING PER LA VITA IL CONFRONTO

Nel confronto tra le due associazioni, il principio di trasparenza è un codice di condotta che contraddistinguemaggiormente l’associazione LucaCoscioni, dal momento che i bilancidell’associazione Scienza e vita non sono accessibili al pubblico.

MI ISCRIVO PERCHÉ

Salute laicaSosteniamo l’Associazione Luca Coscioni che - come il suofondatore e ispiratore nel corso della sua coraggiosa vita - si battecon determinazione e fermezza per la libertà di ricercascientifica, per la dignità del malato, per l’assistenza al malatonel rispetto delle scelte individuali, per un’erogazione dei servizimedici e inerenti la salute doverosamente laica e libera dapregiudizi e strumentalizzazioni.

MILENA ORTALDA(100,00 euro)

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6IL CONFRONTOLOBBYING

PER LA VITA

Si può, inoltre sottolineare quante risor-se siano investite in convegni, congressi,in pubblicazioni e in campagne di infor-mazione, che costituiscono l’ossaturadella associazione. Ciò permette di intui-re la portata delle azioni della associazio-ne, volte a diffondere conoscenza e infor-mazione.È invece intenzione di chi scrive analizza-re approfonditamente i canali di “nutri-mento economico” di una associazioneper cui è vitale disporre di una linfa che larenda indipendente da condizionamentiche inevitabilmente andrebbero ad inci-dere sui suoi contenuti. Il campo sarebbein balia del miglior offerente e a quel pun-to l’associazione non sarebbe più portatri-ce di un interesse generale, ma prostrata difronte al feudatario di turno, che nonavrebbe alcuno scrupolo ad utilizzarla co-me tramite per i propri interessi particola-ri, depredando le precedenti conquiste ot-tenute sul campo di battaglia dei diritti ci-vili, piegando risultati storici a mera stru-mentalizzazione e annientando cosìl’identità dell’associazione.Per fortuna, sotto questo punto di vista glianticorpi maturati nel corso della sua sto-ria sono robusti e resi tali dalla trasparenzache le è propria. Non è stato difficile, infat-ti, attingere alle tipologie di entrate finan-ziarie, come si è potuto constatare con latabella sopra riportata, ma come si puòconstatare anche dalla pubblicità a propo-sito della donazione del 5 per mille. Qual-siasi cittadino che abbia presentato dichia-

razione dei redditi, ha, infatti, potuto sce-gliere di devolvere il 5 per mille della pro-pria imposta sul reddito delle persone fisi-che (IRPEF) a sostegno di una delle tre ca-tegorie indicate dalla legge, tra cui ci sonole associazioni di promozione sociale. L’as-sociazione Luca Coscioni è una delle 137associazioni, iscritte in un apposito regi-

stro, tenuto presso la Presidenza del Consi-glio dei Ministri - Dipartimento per gli Af-fari Sociali, a cui viene riconosciuta tale de-nominazione. È, secondo la definizione,un’organizzazione in cui gli individui si as-sociano per perseguire un fine di naturanon commerciale. Sono esclusi da questadicitura tutti gli organismi che hanno co-me obiettivo la tutela esclusiva degli inte-

ressi economici dei membri, i partiti politi-ci, le organizzazioni sindacali, le associa-zioni dei datori di lavoro, le associazioniprofessionali e di categoria. Sono differen-ti anche dalle organizzazioni di volontaria-to, che, a differenza degli enti di promozio-ne sociale, non hanno la possibilità di re-munerare i propri soci. In base alla legge le

associazioni di promozione sociale posso-no avere particolari benefici fiscali e non,e la possibilità di ricevere donazioni e la-sciti.Di certo la constatazione che l’associazio-ne Coscioni fa parte di questa categoria,rende la definizione di essa ancora piùcomplicata, non comparandola ad esem-pio ai partiti politici.

I due soggetti sono essenzialmente diversifra loro: da un lato si hanno soci fondatorie non esiste altra possibilità di diventaresocio di Scienza e Vita per un semplice cit-tadino, ma solo la possibilità di versare uncontributi e di diventare sostenitori, dal-l’altro lato c’è una realtà che vive grazie aisuoi soci. Da un lato per la “Luca Coscioni”c’è un segretario, figura spiccatamenteconnotata politicamente e che raccorda gliindirizzi forniti dagli altri organi che han-no potere decisionale, dall’altro lato il se-gretario sembra avere una funzione menomarcata. Da un lato c’è un soggetto che si

dichiara esplicitamente politico e dall’al-tro lato, di Scienza e Vita, un’associazioneche, come la dott. ssa Rosati afferma, “èluogo di elaborazione scientifica”da cui poidiscende informazione e sensibilizzazio-ne al cittadino.I parallelismi tra le associazioni, però, ci so-no e si osservano sulle modalità di relazio-

ne con le istituzioni, in particolare con ilParlamento e con il Comitato Nazionale diBioetica e nel legame con il mondo dellamedicina, della giurisprudenza, della ri-cerca scientifica e della bioetica, individua-te come le aree privilegiate di sostegno e didiffusione della conoscenza. Tutti i sogget-ti interlocutori delle associazioni rappre-sentano un passaggio importante verso ilraggiungimento dei loro obiettivi e a talescopo esse tendono a fare in modo che ilrapporto sia con le istituzioni che con ipubblici influenti non sia un rapporto pu-ramente di interlocuzione. Si mira, infattia coinvolgerli in prima persona, affinché sipossa creare il consenso attorno ai temi euna adesione valoriale precedente al brac-cio di ferro dentro le sedi del potere.

CONCLUSIONI

La presidente dell’associazione, nell’inter-vista rilasciata precisa che «l’AssociazioneScienza & vita non ha fini politici se per“politica” si intende scegliere e appoggiareuno schieramento o un partito; di control’Associazione “Scienza & vita”ha fini poli-tici se per “politica”si intende partecipare inmodo attivo e propositivo al dibattito pub-blico su temi che riguardano il bene comu-ne e il bene di ogni essere umano».L’associazione Luca Coscioni ha comeobiettivo - come si è visto durante lo svolgi-mento del lavoro - modificare la situazionenelle sedi decisionali, quindi anche in que-sto caso è presente una finalità politica, laquale non può prescindere dal legame conla società, come fa notare Cappato: “Mipermetto di dire che l’associazione Coscio-ni, è un ibrido tra la politica e l’azione so-ciale.È un modello positivo e uno dei modiper cercare di recuperare il contatto tra lapolitica delle istituzioni e la realtà sociale,non considerando le due questioni comecompartimenti stagni”.Se si vuole definire univocamente le dueassociazioni, di certo si può dire che essesono un gruppo di interesse, in primis, eun gruppo di pressione in secondo luogo,per il carattere di accesso diretto al proces-so decisionale. Entrambe sono un gruppo

di interesse pubblico secondo la definizio-ne data da Olson: i vantaggi della loro azio-ne non vanno direttamente ai loro mem-bri, i quali non si aspettano vantaggi ma-teriali. Ma per quanto riguarda l’associa-zione Luca Coscioni non si è semplice-mente di fronte ad un gruppo di pressio-ne, ma ad una associazione che inserisce

Associazioni come “Scienza e Vita” e “Luca Coscioni”, con le lorobattaglie influenzano la società, contribuiscono al mutamento di essa e sono uno strumento attraverso il quale portare le richieste dellasocietà nelle sedi decisionali.

All’insinuazione sull’eventualità di fondiprovenienti dall’otto per mille, la risposta di Scienza e Vita, è stata negativa e ladomanda bollata come un luogo comuneveicolato dai media.

Parte integrante della battagliadell’Associazione Luca Coscioni è superareil malfunzionamento del sistemademocratico, imponendo determinati teminell’agenda di regime, ai vertici dellapolitica, per avere confronto lì e vincerlo.

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le sue issues all’interno di un paradigmapolitico di riferimento che è quello Radica-le e che promuove battaglie politiche, pro-ponendo anche schieramenti trasversaliin Parlamento sui temi della libertà di ri-cerca scientifica e i diritti della persona. L’associazione Luca Coscioni si pone al

crocevia tra rappresentanza e pressione aformare un ibrido che scardina ogni inter-pretazione univoca dei concetti di pressio-ne e lobby, di rappresentanza, di interesse,così come anche Scienza&Vita sfugge amolte categorizzazioni che la letteratura inmateria ha tracciato, testimoniando quan-to il campo di indagine in merito sia anco-ra da approfondire e da definire meglio, an-che in vista di una futura legislazione inmateria.Spostando l’attenzione dai soggetti al-l’azione, si possono tirare le somme sullemodalità e le strategie adottate dall’una edall’altra parte, evidenziando un dato lam-pante: la specularità di molte tecniche uti-lizzate. Negli atti parlamentari non c’è unaoccasione in cui ricorrono nomi dell’unasenza quelli dell’altra, il CNB è un canaleprivilegiato da entrambe, se un quotidianoriporta una notizia riguardante un aspettotematico di interesse di una associazione,si può star sicuri che ce n’è sempre un altroche offre il punto di vista opposto; persinol’articolazione dei siti internet si rispecchia,soprattutto se si analizza la suddivisione te-matica per link. Con la differenza che sottoalcuni aspetti “l’associazione Coscioni cor-re, Scienza&Vita rincorre”, parafrasandouno slogan elettorale di qualche anno fa. Ilsito internet è uno di questi aspetti, è ag-giornato con maggiore costanza, è più in-terattivo, è a tutti gli effetti lo strumento dicomunicazione ufficiale, mentre meno at-tento e meno valorizzato è quello di Scien-za&Vita; la prima ha un canale aggiuntivoper veicolare informazione, Radio Radica-le, di cui non dispone la seconda; una visio-ne più cosmopolita e una maggiore atten-

zione al contesto internazionale trapeladall’analisi dell’associazione Coscioni edinfine una strategia vincente è stata per es-sa “il caso Welby” che, come si è illustrato,ha esercitato una influenza maggiore diqualsiasi altra attività. Dall’altro lato si de-ve far notare l’esclusività di Scienza&Vitanel campo della formazione e istruzione edella salute, aspetti di vantaggio per il net-work che riesce a creare intorno a sé e perla possibilità divulgative e di informazioneche ciò comporta, contribuendo a creareun futuro di scienziati e ricercatori che con-dividono una determinata impostazionevaloriale, muovendosi sul piano culturale eavvicinandosi nel presente alle istituzioniin modo agevole. Non si deve sottovalutareneanche l’aspetto numerico, che può sem-brare superfluo ma non lo è in uno scena-rio in cui la maggioranza fa la differenza e,su questo un rapido conteggio dei membridel Comitato Nazionale di Bioetica e dei

soggetti auditi dal Parlamento riconducibi-li all’area di Scienza&Vita può bastare a da-re una conferma.Riguardo la struttura associativa, il sogget-to Radicale presenta un approccio piùaperto, tutti possono diventare soci e par-tecipare alle assemblee; le azioni di grassroots lobbying chiamano in causa comeprotagonisti tutti i cittadini di cui si richie-de il sostegno attivo attraverso lo strumen-to delle petizioni e hanno una preponde-ranza maggiore rispetto all’altro soggetto,in cui soci sono solo quelli fondatori ed incui la partecipazione è ristretta in modo dadare risalto ai contributi di ricercatori epersone con competenze tecniche e scien-tifiche attraverso convegni, seminari e cor-si, anche se la cesura non è così netta, con-siderando quanto in entrambi i casi sia ri-cercato il sostegno dei pubblici influenti. Adefinire il concetto di minore o maggioreapertura delle associazioni contribuisceinfine la trasparenza delle iniziative e di bi-lancio, che come si è visto è più tangibilenel caso dell’associazione Luca Coscioni,a testimonianza di un sistema di gestionedemocratico e trasparente.Di certo per l’associazione Luca Coscioni lastrada da percorrere è ancora lunga e il fer-vore che essa manifesta con la dinamicitàe costanza delle sue iniziative non può es-sere paragonato all’attività di salvaguardiadi interessi condotta da Scienza&Vita. Gliatteggiamenti sono differenti: da un latol’interesse è quello di cambiare le carte intavola, dall’altro lato è quello di opporsi aquesto cambiamento e di mantenere lostatus quo, da un lato le azioni sono da ri-volgersi ai decisori pubblici, perché la so-cietà è dalla propria parte, dall’altro lato sideve puntare sull’opinione pubblica e alconvincimento dei cittadini. Rimane unelemento paradossale in questa questione:l’opinione pubblica si esprime favorevol-mente per una legge sul testamento biolo-gico, ma per un gioco strano, le sedi deci-sionali, espressione della volontà popola-re, sono impermeabili a tali richieste e peradesso lo sono anche nei confronti del dia-logo sulla questione. Ciò apre un’ulteriorediscussione, che si lascerà alla riflessionedel lettore, sulla maturità del sistema de-mocratico italiano e sulla necessità di undialogo sano con i diversi portatori di inte-ressi, privo di condizionamenti sull’opera-to del decisore, che deve assumersi le sueresponsabilità in piena autonomia.

LOBBYING PER LA VITA IL CONFRONTO

Non esiste nessuna attività di lobbying senza le risorse finanziareadeguate a mettere in piedi una macchina organizzativa e comunicativa:maggiori sono le entrate, maggiori sono le possibilità di essere efficienti e di raggiungere l’obiettivo prefissato.

L’Associazione Coscioni, è un ibrido tra lapolitica e l’azione sociale. È un modellopositivo e uno dei modi per cercare direcuperare il contatto tra la politica delleistituzioni e la realtà sociale, nonconsiderando le due questioni comecompartimenti stagni.

Le due associazioniassumonoatteggiamentidifferenti: per l’una l’interesse è cambiare le cartein tavola, per l’altraquello di opporsi a questocambiamento e mantenere lo status quo.

Giuliano PastoriPubblichiamo alcune opere di Giuliano Pastori.Per visitare il suo sito vai su www.giulianopastori.eu

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8SCIENZA E VATICANO

LAICITÀ

La hybris della ragione meglio della hybris del dogma

UN PAPA MEDIEVALE

MARIA ANTONIETTA FARINACOSCIONI

Secondo il Papa tra la comunitàscientifica serpeggerebbe la ten-tazione dei «facile guadagno»,«l’arroganza di sostituirsi a Dio»,una forma di «hybris della ragio-ne che può assumere caratteri-stiche pericolose per le stessaumanità». Mi sembra di tornare a 500 annifa, ai tempi del cardinal Carafapoi Papa Paolo IV, alla sua intran-sigenza castigatrice e persecuto-ria. Quel pontefice impegnò ognisua energia contro l’impero spa-gnolo, per imporre il primato delpotere temporale vaticano. Oggiè altra la posta in gioco: si mette

in continua discussione la libertàdella ricerca scientifica, condan-nandola come arrogante. Tutto ciò non è accettabile, e miauguro che la comunità scienti-fica per prima opponga il suo«no» (come già hanno iniziato afare i professori legati all’Asso-ciazione Luca Coscioni) a que-sta concezione oscurantista an-cora una volta offerta dal ponte-fice. Da laica ritengo che gli Sta-ti non si devono intrometterenelle scelte confessionali; ma altempo stesso le Chiese non sidevono intromettere nelle scel-te normative degli Stati. La laici-tà degli ordinamenti, la distin-zione tra «reato» e «peccato», tranorma giuridica e norma «mo-

rale», costituiscono la migliordifesa della libertà religiosa: legerarchie ecclesiastiche hannoil pieno diritto di diffondere ipropri messaggi, ma i responsa-bili politici non devono consen-tire che le legittime convinzionimorali di alcuni si traducano inimposizione o proibizione pertutti gli altri. Fino a qualchegiorno fa, con i miei compagniradicali parlamentari, occupavoil corridoio antistante la com-missione di vigilanza Rai.In quel palazzo di San Macutovenne processato dall’Inquisi-zione Galilei, che se la cavò soloperché abiurò. In quei giorni hospesso pensato che fin da queitempi si è maturata la consape-

volezza che il metodo scientifi-co, la «conoscenza» che produ-ce, quasi sempre «naturalmen-te» mi verrebbe da dire, entranoin conflitto con le credenze delsenso comune, con le tradizionireligiose e le ideologie politiche.Si potrebbe fare una storia di de-cine di volumi per raccontare iricorrenti tentativi di censurarela libertà di pensiero e di ricerca.Va insomma rivendicato e dife-so il diritto dei laici, del liberali,degli antifondamentalisti, di de-nunciare che il risultato concre-to di alcune politiche propostedalle gerarchie vaticane è soloquello di proibire terapie, vieta-re ricerca, imporre inutili e cru-deli sofferenze. Opporsi alla li-

bertà della ricerca scientifica si-gnifica togliere speranza di vitaper milioni di malati come loerano Luca Coscioni, Piergior-gio Welby, Giovanni Nuvoli. Ilministro Gelmini propone chenelle scuole si torni a studiarel’educazione civica.Ben venga questo ritorno, perchésignifica studio della Costituzio-ne, dove spiccano due articoli dicristallina chiarezza. L’art. 9 diceche «la Repubblica promuove losviluppo della cultura e della ri-cerca scientifica e tecnica». L’art.33, afferma che «L’arte e la scien-za sono libere e libero ne è l’inse-gnamento». Se in questi due arti-coli c’è arroganza, lo confesso:sono un’arrogante.

Quegli scienziati che vogliono sostituirsi al Creatore

La dichiarazione di Benedetto XVI “Non sempre gli scienziati indirizzano le loro ricerche verso questi scopi. Il facile guadagno o, peggio ancora,l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante” e possono diventare “caratteristichepericolose per la stessa umanità”. Benedetto XVI punta il dito contro lo “slittamento da un pensieroprevalentemente speculativo a uno maggiormente sperimentale” in cui “la ricerca si è volta soprattuttoall’osservazione della natura nel tentativo di scoprirne i segreti. Il desiderio di conoscere la natura si è poitrasformato nella volontà di riprodurla”. La conquista scientifica e tecnologica ha “in qualche modo, emarginatola ragione che ricercava la verità ultima delle cose per fare spazio ad una ragione paga di scoprire la veritàcontingente delle leggi della natura”. Per il Papa è necessario riconquistare una dimensione etica, che “la scienzanon è in grado di elaborare”, ma che filosofia o teologia possono offrire.

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MI ISCRIVO PERCHÉ

La mia sferaCondivido le iniziative per la libertà di coscien-za. La sfera intima e privata degli esseri umaninon deve essere sottoposta a poteri pubblici edecclesiastici.

ELISABETTA CUSANO(100.00 euro)

LAICITÀ

9SCIENZA E VATICANO

Caro Ratzinger, la “dimensioneetica” nella scienza esiste

PROFESSORI AL PAPA

Relativamente alle affermazionidi Benedetto XVI sulla scienza del16 ottobre 2008 (riportate in fon-do a questo comunicato),i profes-sori Gilberto Corbellini,Piergior-gio Strata e Giulio Cossu anchecome dirigenti dell’AssociazioneLuca Coscionihanno rilasciato laseguente dichiarazione sottoscrit-ta,in poche ore,da altri 49 profes-sori:“È falso che non esista una “di-mensione etica” nella e dellascienza. Come diceva JacquesMonod, esiste un’etica della co-noscenza scientifica che, da Gali-leo in poi, coincide con il rispettodel postulato dell’oggettività. Gliscienziati comunicano sulla basedi questa norma, a differenzadel Vaticano che basa una serie diquestioni cosiddette “eticamen-te rilevanti” su dogmi imposti perfede anche a chi detta fede nonabbraccia. Non solo. La ricerca scientifica,oltre ad essere portatrice diun’etica di libertà, responsabilitàe conoscenza e ad essere respon-

sabile del triplicarsi delle aspetta-tive di vita media, ci aiuta oggi acapire meglio perché siamo “per-sone morali”, cioè quali ragioni efenomeni siano alla base, adesempio, dell’altruismo e del-l’empatia, oppure in quali condi-zioni siamo più disponibili a for-nire solidarietà al prossimo. Tut-to quanto di nuovo i ricercatoristanno scoprendo su questofronte fa riferimento diretto a unateoria scientifica sulla quale è dinuovo il Vaticano e il suo Magi-stero a manifestare perplessità eresistenze: la teoria darwinianadell’evoluzione. Quanto poi al riferimento dei fa-cili guadagni sarebbe utile che ilVaticano prendesse accurata vi-sione dei salari dei dottorati di ri-cerca italiani che spingono sullasoglia della povertà chi decide discegliere la scienza come propriolavoro”.

Gilberto Corbellini, co-Presidente dell’Asso-ciazione Luca Coscioni, Professore ordi-nario di Storia della Medicina, Universitàdi Roma La Sapienza

Piergiorgio Strata, co-Presidente dell’Asso-ciazione Luca Coscioni, Professore ordi-nario di Neurologia, Università di TorinoGiulio Cossu, consigliere generale dell’As-sociazione Luca Coscioni, Professore or-dinario di Embriologia e Istologia medi-ca, Università di MilanoAnna Laura Baldini, Ricercatore di Chimicagenerale e inorganica, Università di Mi-lano; Giovanni Berlucchi, Professore Ordi-nario di Fisiologia, Università di Verona;Elena Brambilla, Professoressa Ordinariadi Storia moderna, Univeristà di Milano;Paola Bruni, Professore ordinario di Bio-chimica, Università di Firenze; AntonioCardone, Professore Ordinario di Econo-mia, Università di Salerno; Elena Cattaneo,Professore Ordinario e Direttore del Cen-tro Ricerche sulle Cellule Staminali, Uni-versità di Milano; Diego Centoze, Ricerca-tore di Neurologia, Università di RomaTor Vergata; Orio Ciferri, Professore emeri-to, Facoltà di Scienze Matematiche Fisi-che e Naturali, Università di Pavia; GiorgioCoen, Professore associato di Nefrologia,Università di Roma La Sapienza; Paolo S.D’Aquila, Ricercatore di Farmacologia, Di-partimento di Scienze del Farmaco, uni-versità di Sassari; Roberto Defez, Ricerca-tore biotecnologico, Istituto di Geneticae Biofisica “A. Buzzati Traverso”; AntonioDe Flora, Professore Ordinario di biochi-mica, Università degli Studi di Modena eReggio Emilia; Michele De Luca, Professo-re Ordinario di biochimica, Universitàdegli Studi di Modena e Reggio Emilia; Di-no Di Berardino, Professore Ordinario diScienze dell’Ambiente, Università di Na-

poli Federico II; Antonio Forabosco, Profes-sore Ordinario dio Genetica medica, Uni-versità degli Studi di Modena; AndreaFrancioni, Professore associato di Storiadelle relazioni internazionale, Universitàdi Siena; Alessandro Gringeri, ProfessoreAssociato di Medicina Internazionale,Università di Milano; Angelo Gilio, Profes-sore ordinario di Probabilità e statisticamatematica, Università di Roma La Sa-pienza; Massimo Grossi, Professore asso-ciato di Analisi Matematica, Università diRoma La Sapienza; Yuri Guaiana, Assegni-sta di ricerca di Storia contemporanea,Università di Milano; Massimo Libonati,Professore Ordinario di Biochimica, Uni-versità di Verona; Demetrio Neri, Professo-re ordinario di Storia della Filosofia, Uni-versità di Messina; Alessandro Missale,Professore ordinario di Economia Politi-ca all’Università di Milano; Romano Scoz-zafava, Professore ordinario di Calcolodelle Probabilità, Università di Roma LaSapienza; Massimo Pandolfo, Chef de Ser-vice de Neurologie Hôpital Erasme, Uni-versité Libre de Bruxelles; Domenico Pas-safiume, Professore Associato di Psicobio-logia e Psicologia Fisiologica, Universitàdegli Sudi dell’Aquila; Paola Patrignani,Professore ordinario di Farmacologia,Università di Chieti; Anna Pintore, Profes-sore ordinario di Filosofia del diritto, Uni-versità di Cagliari; Pocchiari Maurizio, Di-rigente di Ricerca, Istituto Superiore diSanità; Silvano Presciuttini, Ricercatore diGenetica, Università di Pisa; Marco Scha-erf, Professore ordinario di Ingegneria In-formatica, Università di Roma La Sapien-

za; Stefano Schiaffino, Professore ordina-rio, Dip. di Scienze Biomediche Speri-mentali, Università di Padova; PierpaoloRighetti, Professore ordinario di ChimicaOrganica, Università di Pavia; AntonioScalamonti, Professore ordinario di Istitu-zione di sociologia, Università di RomaLa Sapienza; Giulia Simi, Vice-Segretariodell’Associazione Luca Coscioni, Ricer-catrice di Matematica, Università di Sie-na; Gianpiero Sironi, ProRettore alla ricer-ca, Università di Milano; Fabrizio Starace,Professore di Epidemiologia psichiatricadell’Università di Napoli; Roberto Strom,Professore ordinario di Biochimica Siste-matica Umana, Università di Roma LaSapienza; Alberto Turco, Professore Asso-ciato di Genetica Medica; Renza Vento,Professoressa ordinaria di Chimica Bio-logica, Università di Palermo; Mino Vianel-lo, Professore ordinario di Sociologia Eco-nomica, Università di Roma La Sapienza;Emma Villa, Ricercatore di Patologia Speri-mentale, Università di Pisa; Paolo Villani,Professore ordinario di Ingegneria Civile,Università di Napoli L’Orientale; MarcelloCrivellini, Professore Associato di Bioinge-gneria della riabilitazione e protesi, Poli-tecnico di Milano; Tullio Barni, ProfessoreOrdinario di Anatomia umana, Universi-tà di Catanzaro; Gabriella Dodero, Profes-sore Associato di Informatica, Universitàdi Genova; Pier Carlo Marchisio, Professo-re Ordinario di Anatomia, Università Vi-ta-Salute San Raffaele, Milano; LucianoProvini, Professore Ordinario di Fisiologiagenerale e Chimica biologica, Universitàdi Milano

Alle parole di Benedetto XVI rispondono poche ore dopo su iniziativa dell’AssociazioneLuca Coscioni e dei suoi dirigenti Corbellini, Strata e Cossu cinquanta professori.

Se solo Borgonovo avesse parlato di embrionali...

Un altro famoso calciatore,Stefano Borgonovo,è stato col-pito dalla sclerosi laterale amiotrofica! Lui,dopo due annidalla diagnosi,ha deciso di scendere in campo,facendo unappello affinché la ricerca sulla sla venga finanziata!L’eco del suo appello è stato fortissimo, e per alcuni giorniparole come ‘sla’ e ‘Morbo di Lou Gehrig’, sono impazzatesul web,sui giornali e in tv! Ad un tratto l’Italia sembra es-sersi accorta che c’è un problema sla nel nostro paese! L’ap-pello di Borgonovo è stato semplice,come quelli fatti da mee da altri malati,ma ovviamente vista la caratura del per-sonaggio,è maggiore la cassa di risonanza che ha! Pensatese Stefano avesse parlato di ricerca con le cellule embriona-li,cosa sarebbe successo! Meditate gente,meditate!

*malato di sla,iscritto all’Associazione Luca Coscioni

Luca PulinoPillole di speranza

“Qui non si prescrive la pillola”.Medico sanzionato a Pisa.La Cellula Coscioni di Pisa e l’associazione radicale LiberaPisa esprimono il loroapprezzamento per la decisione dell’Asl di sanzionare il medico autore del car-tello “qui non si prescrive la pillola del giorno dopo”affisso all’esterno della guar-dia medica “I Passi”.“È importante che la Asl abbia saputo correggere alcune stor-ture del sistema raccogliendo la denuncia che abbiamo presentato ad aprile.Que-sta decisione - dicono Mauriana Pesaresi,coordinatrice della Cellula Coscioni diPisa,e Marco Cecchi e Luca Nicotra di LiberaPisa - permette di fare chiarezza suun chiaro caso di disservizio di alcune strutture sanitarie a Pisa e costituisce unimportante precedente.Il fatto che la sentenza faccia riferimento al rifiuto di vi-sitare un paziente, di indicargli un’altra struttura e di accertarsi che il pazientesia da questa presa in carico come cause della penale inflitta al medico,mettonoal riparo da tentativi di sminuire la decisione. Crediamo che si tratti di un’impor-tante vittoria innanzitutto per i cittadini,che,anche grazie ai controlli attivati inseguito alla nostra iniziativa,saranno maggiormente al riparo dal ripetersi di epi-sodi simili.Resta comunque in piedi il problema dell’obiezione di coscienza,chenon e’in nessun modo possibile per un farmaco anticoncezionale e non aborti-vo quale la pillola del giorno dopo.Su questo - concludono gli esponenti radicali- continueremo nel nostro impegno e confidiamo che la denuncia da noi presen-tata alla Procura della Repubblica per “interruzione di pubblico servizio”possafare chiarezza”.

@pprofondisciPer conoscere le iniziative della Cellula Coscioni di Pisa vai su http://www.lucacoscioni.it/cellulapisa

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10IN PARLAMENTOINTERGRUPPO

COSCIONI-WELBY

Mai visto un Papa in coma INTERVISTA A LUCIO BARANI

Lucio Barani: “Con la deresponsabilizzazione del medico si potrebbe risolvere il pro-blema della dolce morte”. “L’eutanasia clandestina è prassi, anche in Vaticano”.GAIA CARRETTA

Socialista riformista, radicale,fiero di portare il garofano rossoall’occhiello della giacca daquando è stato eletto alla Came-ra dei Deputati nel 2006. Èl’onorevole Lucio Barani, Pdl,nuovo Psi, iscritto all’Associa-zione Luca Coscioni per il 2008.Ha cominciato a fare politica nel1970, con il FGSI, la federazionedei giovani socialisti, all’Univer-sità di Pisa, con i “compagni cat-tivi” Massimo D’Alema e FabioMussi. “Mi dicevano che ero unsocial-fascista, perché invece difare le battaglie studenteschecon le molotov studiavo”, rac-conta Barani ad Agenda Coscio-ni. “Poi però ho avuto ragione io,sia nella vita, io mi sono laurea-to e D’Alema no, sia nella storiapolitica”. Nel 1990 è stato elettosindaco di Aulla, dove eresse lastatua di Craxi nella piazza prin-cipale, “ho anche fatto la stelealle vittime di tangentopoli eAulla è stato il primo comunededipietrizzato”. Quello con lamagistratura è un filo condutto-re che ha caratterizzato sia lasua vita professionale di medi-co, che quella di politico: “Dob-biamo dare la possibilità ai me-dici di fare i medici, di avere undialogo con il paziente, di non

farlo soffrire, di rispettare la suavolontà”, dice Barani, ma “se ab-biamo i magistrati che ci stannosempre alle calcagna, che appe-na hanno un appiglio ci arresta-no e ci mandano un avviso digaranzia, è difficile riuscire a fa-re bene il nostro mestiere”. Lasoluzione per il deputato socia-lista sarebbe quella di “depena-lizzare l’azione del medico”, chenon significa, precisa, “dere-sponsabilizzare chi compie del-le azioni illecite, ad esempioprovocando la morte, questo èun reato e va condannato”. Laproposta di Barani semplifiche-rebbe il sistema di eutanasiaclandestina che oggi “ne-gli ospedali pubbliciitaliani è perpetuataogni giorno: i me-dici sospendonola cura senzadir nulla an e s s u n o ,questa è lap r a s s i ”.Ma an-cora dipiù lo èn e l l aChiesa:“A Pao-lo VIhannos e m -

plicemente interrotto le cure,non si è mai visto un Papa in co-ma, lo abbiamo sempre e solovisto morto, quindi anche laChiesa pratica di fatto l’eutana-sia”. I casi Englaro “sono rari”,perché difficilmente un medicoarriva a mantenere in vita percosì tanto tempo una persona esoprattutto “non passano cosìtanto sotto i riflettori mediaci”.L’impegno, come parlamentare,c’è: “Abbiamo appena iniziato,sono passati pochi mesi, ma perora sto già facendomolto:

sono il primo firmatario dellalegge per il riconoscimento del-le coppie di fatto, i Didore; hoappena firmato la proposta dilegge sulle cure palliative, e sicu-ramente presenterò una propo-sta sulla depenalizzazione del-l’azione medica, fatta quella,non ci sarà più bisogno dellalegge sull’eutanasia”. Per chi po-trebbe accusarlo di voler esseresimile ai suoi tanto odiati pm,che non sono responsabili delleproprie sentenze, Barani ricor-da che con i radicali era in piaz-

za proprio per raccogliere lefirme per il referen-

dum che introdu-ceva la respon-

sabilità civi-le dei

magi-

strati. Una storia che dura dapiù di dieci anni, quella del de-putato socialista con l’area radi-cale “ho sempre avuto la doppiatessera, per questo ho deciso diiscrivermi anche all’Associazio-ne Coscioni, perché credo intutte le battaglie di civiltà e di li-bertà individuale e, in particola-re, per la libertà di ricerca”. Unaricerca che oggi in Italia sta vi-vendo momenti difficili, con iltaglio dei fondi alle universitàdel decreto Gelmini. Ma per Ba-rani non è proprio così: “Queiragazzi che sono scesi in piazzaerano telecomandati da una re-gia, erano malinformati, non sa-pevano per cosa manifestavano.Perché non sono scesi in piazzaper avere un’istruzione miglio-re? Dicono che vogliono più ri-sorse, ma lo sanno che ci sonouniversità che spendono il120% del loro budget per il per-sonale?”. Per Barani, il ministro Gelmininon ha avuto la possibilità di es-sere ascoltata: “Il suo decretovuole solo mettere un po’ di or-dine e cercare di ottimizzare lerisorse che oggi non sono dicerto destinate alla ricerca”. Ot-timizzando le risorse e elimi-nando gli sprechi, forse, “un po’di soldi in più per la ricerca sal-teranno anche fuori”

CITAZIONI

Senza Dio, l’uomo piscia soprala propria ragione e si ritrova amangiar bava animale, non sa-pendo cosa è bene o male. (28maggio 2007)

Quando tipunge un’ape,

mica discriminile zanzare. (23

maggio 2007)

Se accadesse divedere un uo-mo maturoche nuota concostume, pin-ne e occhiali,str isciandosull’asfalto,

come fosse nella piscina olim-pica, cosa pensereste? (21 mag-gio 2007)

Sarebbe un atteggiamento si-mile a quello di quel tale che,per lavarsi i denti, si tuffa dalleCascate del Niagara. (16 maggio2007)

Insomma, se stamattina si alzaqualcuno, magari in diretta sututti i canali del globo terrac-queo e dichiara che tra una taz-za di caffè nero e una di petrolioscuro, dobbiamo bere il petro-lio per il nostro bene, tutti gli da-remmo del matto. (14 maggio2007)

Ragiona come quel tale che do-po essere stato accoltellato inPiazza, viene arrestato dal de-linquente in ospedale per aversporcato di sangue il suolo pub-blico. (14 maggio 2007)

In questo istante, mettete den-tro di voi la convinzione di esse-re il Mennea nei 200 metri delrecord, buttatevi in mezzo altraffico in giacca e cravatta dicorsa e finirete in ospedale conl’infarto o alla clinica dei matti.(10 maggio 2007)

Non si è mai visto, nemmeno inun lager dove scoppia una epi-demia che i malati trattino i sanicome reietti appestati. (10 mag-gio 2007)

È come dire che se uno ha sete,è bene che vada alla fontana e laprosciughi pure, se poi ‘sciopa’la colpa è del ghiacciaio alpinoche doveva sciogliersi prima. (9maggio 2007)

Come tagliare le mani a un fab-bro è il modo migliore per farballare il tip-tap. (9 maggio2007)

Temo che ci troveremo in ungiorno di sole con i Ministri im-bacuccati come piovesse a di-rotto, a convincerci che dobbia-mo salire sull’Arca di Noè. Par-don, Prodè. (5 maggio 2007)

Usiamo la ragione, come quan-do sentiamo i primi brividi difreddo, l’influenza che si avvici-na, evitiamo di rimanere im-mersi per ore in una montagnadi neve dal colore rosso sangue.(27 aprile 2007)

Tagliare le radici di un albero esperare che cresca rigoglioso èuna bella e folle scommessa,come se da domani piovesse

dal basso verso l’alto. (25 apri-le 2007)

Ci sono tipi strani nella politicae nella cultura italiana, vorreb-bero convincerci che per met-tersi a dieta bisogna infilarsi inun pentolone di olio bollente.(16 febbraio 2007)

Tommaso Padoa Schioppa do-po i fischi pensa al Bond 50en-nale; come chiedere di compra-re un diamante a uno che nonha gli occhi per piangere. (23gennaio 2007)

Beh, sapete che vi dico, io prefe-risco impegnarmi per la vita e sePannella vuol suicidarsi...pre-gherò per lui, ma esaltarlo è co-me mettere sullo stesso piano laPietà del Michelangelo con il ri-tratto della Jolie. (5 gennaio2007)

A cura di ALESSANDRO [email protected]

VOLONTEIDE - Il bestiarioPREMESSE LINGUISTICHEPrima di esaminare nel merito le opi-nioni di Luca Volonté, non senza averleopportunamente divise per argomento,sarà bene dedicare una puntata di que-sta rubrica al particolarissimo lessico incui esse sono espresse. Basta una velo-ce ricerca su Wikipedia per avere qual-che cenno sulle principali figureretoriche utilizzate nella lettera-tura italiana: la similitudine (DeAndrè: “Bianco come la luna il suocappello, come l’amore rosso il suomantello”), la metafora (Pasco-li: “I fili di metallo, a quando aquando, squillano immensa ar-pa sonora, al vento”), il paralleli-smo (Manzoni: “Come sul capo alnaufrago l’onda s’avvolve e pesa, (...)tal su quell’alma il cumulo delle me-morie scese”).Orbene, forse non tutti sanno che Lu-ca Volontè, deputato della PDL e prota-gonista della nostra rubrica, è un auten-tico maestro nelle tre figure retoriche te-sté citate, nonché in tutte le altre che lanostra lingua ci mette generosamente adisposizione. Godetevelo, non siamo difronte ad un autentico prodigio lettera-rio? Quanto al merito rimandiamo aprossime occasioni.

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I testi proposti rappresentano una parte delle relazioni svolte allaScuola Estiva Luca Coscioni, seminario su liberalismo e liberaricerca, tenutasi a Marina di Camerota dal 15 al 19 settembre 2008.Per riascoltare in audiovideo l’intero seminariowww.radioradicale.it/scheda/262189

“Ce l’hannodetto aScuola

(Coscioni)”

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II “CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI)”

GILBERTO CORBELLINI

1. Sono qui per colpa di Luca

Nel presentarmi per questa lezione mi fa pia-cere ricordare che i miei attuali interessi ecoinvolgimenti politici, sia di carattere teori-co sia di natura pratica, sono la conseguenzadell’invito a far parte dell’Associazione LucaCoscioni che diversi anni fa Luca mi rivolsecon una lettera. Al di là di quello che è stato epotrà essere il mio diretto contributo alle bat-taglie per la libertà di scelta e di ricerca scien-tifica, l’ambiente della Coscioni è stato e ri-mane per me una fonte di stimoli a rifletterecriticamente e, per quanto possibile, anche

un po’ creativamente su come la ricerca intel-lettuale e la scienza possono rinnovare il pen-siero e la prassi politica. Nondimeno il miocontributo non potrà essere quello di pensa-re e disegnare prospettive politiche, quanto dimettere a disposizione del confronto politicoriflessioni che scaturiscono della mia attivitàprofessionale di ricerca e insegnamento.

2. Pensiero liberale da aggiornare

C’è un grande fermento un po’ in tutti i con-testi della riflessione politica occidentale permettere a punto strumenti in grado di preve-dere e governare le trasformazioni sociali,nonché per spiegare come mai le sfide della

scienza e dell’economia suscitano paure e ri-sposte conservatrici; quindi per rinnovare leidee del liberalismo anche attraverso il rico-noscimento dei limiti, oltre che delle poten-zialità, del pensiero liberale tradizionale sulpiano della capacità di mettere in moto dina-miche politiche in grado di governare le nuo-ve sfide economiche, tecnologiche, ambien-tali, sanitarie, etc. La mia impressione è che ilpensiero politico liberale cominci a risentiredel fatto di non aver mantenuto aggiornate le

proprie coordinate teoriche, vale a dire le pro-prie assunzioni filosofiche sull’origine della li-bertà e la natura della democrazia, alla luce diquello che le scienze del comportamentoumano hanno messo in luce per quanto ri-guarda i processi individuali e sociali di co-struzione delle aspettative di libertà, egua-glianza e democrazia.Premetto subito di sapere che le idee di cui viparlerò oggi e la tesi che in qualche modo sugge-rirò alla vostra attenzione potranno essere bol-late da alcuni, forse la maggioranza, comeespressione di un atteggiamento scientista. Nonho tempo di spiegare perché non consideroun’offesa l’appellativo di “scientista”, e ritengoche chi lo usa in senso denigratorio abbia le ideeun po’ confuse sulla natura della scienza e nefraintenda l’epistemologia. Posso solo dire chepur rispettando il modo in cui ieri Pannella in-cludeva la ricerca scientifica tra le pratiche uma-ne di esplorazione conoscitiva del “mistero”, perme la scienza non ha nulla a che vedere con lacategoria del mistero. La scienza è un modo de-finito e allo stesso tempo non rigido (cioè nondogmatico) di riconoscere e risolvere dei proble-mi che sono risolvibili o lo sono diventati. Orbe-ne, se la scienza riesce a farci comprendere i pro-cessi biologici e culturali che sul piano evolutivoe funzionale danno senso alle strutture cogniti-

ve ed emotive umane individuali nel loro dispie-garsi quotidiano attraverso le dinamiche sociali,non vedo ragione perché non dovremmo con-siderare queste conoscenze del tutto pertinentianche per capire in che modo si strutturano lenostre esperienze e quindi prendiamo decisionia qualsiasi livello dell’esistenza umana. Inclusi icontesti politici ed economici. Come dirò, nonsi tratta, ingenuamente, di ricavare direttamen-te i valori morali e i diritti civili da queste cono-scenze, ma solo tener conto di come la nostrabiologia e la cultura possono resistere o favorirelo sviluppo di valori che promuovono meglio ilbenessere umano. L’unica ragione che vedo pernegare la rilevanza per il pensiero politico o eco-nomico delle conoscenze naturalistiche sull’uo-mo è ritenere che vi siano forze non naturali eche noi non conosciamo che ci governano, co-me implicitamente assumono le filosofie idea-liste e quelle spiritualiste.Il titolo della mia conferenza parte da que-st’ultimo presupposto. Nonché dai frainten-dimenti che caratterizzano l’attuale percezio-ne ‘politica’ della scienza, diffusa tra opinio-

nisti e filosofi. E, sulla base di una riflessionecritica sui rapporti tra scienza, società e de-mocrazia, propongo una riflessione disincan-tata sulle predisposizioni politiche per così di-re connaturare alla nostra specie, e quindi sulruolo della scienza nello sviluppo dei moder-ni sistemi sociali, economici e politici: ancheper quanto riguarda quest’ultimo aspetto nelmio approccio cerco di tener conto di quelloche la ricerca empirica ci dice essere il modoattraverso cui l’impresa scientifica sfrutta lepredisposizioni cognitive umane, e dell’im-

Contro natura, per aiutare il liberalismo

SCIENZA E DEMOCRAZIA

Gilberto Corbelliniè ordinario di Storia della Medicina presso l’Università La Sapienza di Roma

Dobbiamo tenerconto di come lanostra biologia e lacultura possonoresistere o favorirelo sviluppo di valoriche promuovonomeglio ilbenessere umano.

Il mio approccio si stacca dallatradizione piùmoderna delpensiero liberaleche rinuncia a qualsiasiriferimento allanatura qualeargomento per il riconoscimento di diritti.

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patto sulla cultura e sui rapporti sociali chepuò avere proprio la diffusione dell’atteggia-mento critico e pragmatico della scienza. Il mio approccio, come vi apparirà già chiaro,si stacca dalla tradizione più moderna delpensiero liberale, che ha scelto, diciamo inmodo abbastanza deciso da John Stuart Millin poi, di rinunciare a qualsiasi riferimento al-la natura e quindi anche alla natura umanaquale argomento a sostegno o contro il rico-noscimento di qualche diritto o libertà. Si ètrattato di una scelta del tutto ragionevole fi-no a quando i limiti delle conoscenze biologi-che sull’uomo di fatto favorivano soprattut-to una giustificazione ‘naturale’ dei pregiudi-zi. Ma hanno ancora senso oggi gli argomen-ti che rifiutano di affrontare il confronto suivalori e i diritti prescindendo da qualsiasi ri-chiamo alla natura umana? Per esempio alla

luce del fatto che la biologia oggi ci spiega siaperché è così diffuso il riflesso di richiamarsinei giudizi morali alla natura, ma allo stessotempo dimostra che questa natura non èqualcosa di predefinito, ma piuttosto un in-sieme di potenzialità?

3. Perché gli scienziati non sono pericolosi

“Senza il progresso scientifico e tecnologicole democrazie o non sarebbero neppure nate”Le riflessioni che vi sto raccontando marca-no un percorso che ho attraversato in questianni, a partire proprio dai temi su cui si sonoconcentrare le battaglie dell’Associazione Co-scioni. Credo che possiamo essere tutti d’ac-cordo che negli ultimi decenni, e in modoparticolarmente accelerato e capillare negli ul-timi anni in alcuni paesi occidentali tra cuil’Italia, si è diffusa l’idea che la scienza e gliscienziati rappresentino una minaccia per lalibertà umana e la democrazia. Si potrebberofare innumerevoli citazioni, per le quali ri-mando a un libro che ho finito di scrivere eche sarà pubblicato col titolo Perché gli scien-ziati non sono pericolosi. (Longanesi, Milano2008 o 2009). In quel libro ricostruisco alcu-ni aspetti del dibattito pubblico e politico sul-

la scienza e cerco di dimostrare che la pauradella scienza si alimenta di una serie di equi-voci. Innanzitutto il fraintendimento che ilmoderno pensiero liberale e democratico siapensabile come genealogicamente indipen-dente dalla scienza: è stata la nascita dellascienza nel Seicento a diffondere, prima tragli scienziati e poi al di fuori grazie alle ricadu-te delle nuove conoscenze, il rifiuto del prin-

cipio d’autorità e ad affer-mare i valori della tolleran-za, del rispetto dei fatti edell’eguaglianza delle ca-pacità potenziali dell’uo-mo. Come ha ricordatoGiulio Giorello, basta leg-gere gli studi di Paolo Ros-si sulle forme di istituzio-nalizzazione del dibattitoscientifico in età modernaper rendersi conto del ruo-lo svolto dalla scienza co-me modello per la costru-zione della mentalità de-mocratica.Senza il progresso scienti-fico e tecnologico le de-mocrazie o non sarebberoneppure nate o non avreb-bero avuto il successo chehanno riscontrato. Tra levariabili che vengono di-scusse dai teorici della po-litica per definire le condi-zioni necessarie e sufficien-ti per lo sviluppo di unademocrazia, mentre si tro-va sempre il livello di istru-zione, praticamente mai si

entra nel merito di quale tipo di istruzione èpiù utile: umanistica, scientifica, tecnica? Co-me dirò più avanti, è probabile che sia neces-saria, il che non vuol dire che è sufficiente,proprio l’istruzione tecnico-scientifica. Peristruzione tecnico-scientifica non intendotanto l’apprendimento delle nozioni e delleprocedure scientifico-tecniche, ma l’acquisi-zione di conoscenze e competenze formaliz-zate applicabili per spiegare o governare situa-zioni concrete in generale. Da questo puntodi vista anche lo studio e l’insegnamento del-le materie umanistiche fondato su teorie emetodologie riproducibili e confutabili rien-tra epistemologicamente fra le attività tecni-co-scientifiche. Se è vero che la cultura scien-tifica favorisce lo sviluppo e la diffusione diuna mentalità democratica, allora le azioni dicensura politica nei riguardi della scienza e lelimitazioni della libertà di scelte in ambitomedico, che si sono manifestate in modo co-sì eclatante in Italia sull’onda dell’aggressionedella Chiesa Cattolica ai fondamenti liberalidella nostra Costituzione, non mettono a ri-schio solo la scienza. Ma anche la democra-zia.

Un fatto non meno evidente è che la pauradella scienza che si diffonde nella società di-pende da una percezione dei progressi scien-tifici e tecnologici come minacciosi per i valo-ri che sarebbero alla base della convivenza ci-

IIIINTERVENTI AL SEMINARIO

Il richiamo allanatura nelleargomentazionimorali riesce a far presanell’opinionepubblica più che non quello razionale.

Nella scienza non vale il principioche le decisioni si prendono amaggioranza.

C’è l’idea che lascienza crei unospazio troppoampio per le libertàdi scelta individualie che metta arischio alcunepratiche moltoconcrete eantropologicamente radicate chehanno a che farecon l’alimentazione,la riproduzione o lacomunicazioneinterpersonale.

Giuliano PastoriLe immagini cheaccompagnano la lettura di questo inserto sono di Giuliano Pastori.A pagina XII la suabiografia.Per visitare il suo sito vai suwww.giulianopastori.eu

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IV “CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI)”

vile. Che quando si va a vedere in che cosaconsistono, si scopre che questi non sonopropriamente i valori dell’eguaglianza e dellalibertà. Ma piuttosto l’idea che la scienza creiuno spazio troppo ampio per le libertà di scel-ta individuali e che metta a rischio alcunepratiche molto concrete e antropologicamen-te radicate che hanno a che fare con l’alimen-tazione, la riproduzione o la comunicazioneinterpersonale. In sostanza, il fatto che a livel-

lo politico le istanze illiberali facciano appel-lo alla natura per emettere giudizi morali ne-gativi sulle prospettive aperte dalle scienze edalle tecnologie corrisponde comunque a una‘naturale’ tendenza nella società a giudicarepositivamente o negativamente le innovazio-ni a seconda se corrispondono o confliggonocon un presunto ordine naturale dato, o conla tradizione ritenuta buona in quanto più vi-cina alla natura. Un’altra questione che ho affrontato nel libroscritto per Longanesi è l’equivoco oggi diffu-so per cui la scienza dovrebbe tener conto del-le logiche decisionali che valgono nei sistemidemocratici. Va da sé nella identificazione de-gli obiettivi e nelle decisioni riguardanti l’allo-cazione degli investimenti per la ricerca e l’in-

novazione i governi devono decidere in lineacon i programmi che hanno proposto ai loroelettori. E va da sé che all’interno di un siste-ma democratico quei governi che non hannosaputo guidare un paese verso risultati scien-tifici e tecnologici utili per lo sviluppo econo-mico e sociale possono essere licenziati attra-verso le elezioni. Ma uno dei presupposti per-ché i cittadini riescano a capire quando ungoverno fa promesse sensate o meno sul fron-te dello sviluppo scientifico e tecnologico, èche la comunità scientifica non si lasci coin-volgere nei giochi propagandistici e nelle di-namiche decisionali che caratterizzano la de-mocrazia. La comunità scientifica costituisceun modello di riferimento per quella che

Popper ha definito la “società aperta” e cheviene solitamente identificata con la demo-crazia. Ma non è viceversa. Nella scienza nonvale il principio che le decisioni si prendono amaggioranza. E il principio di maggioranza,che governa la logica della scelta democrati-ca, di fatto è uno degli elementi che allonta-nano la democrazia dal modello della società

aperta. Come aveva ben chiaro lo stesso Pop-per. Se vengono trasferiti nell’ambito del go-verno della ricerca e dell’innovazione i princi-pi della rappresentanza e di maggioranza, co-me purtroppo viene fatto in alcune democra-zie occidentali tra cui l’Italia, di fatto si vani-fica il processo interno di controllo critico re-ciproco che gli scienziati mettono in attospontaneamente per selezionare i risultati e iprogetti empiricamente validati e validabilida quelli che non lo sono. Nonché per sele-zionarsi come elite culturale.

4. Liberalismo e natura umana ambivalente

I fraintendimenti che caratterizzano la perce-zione sociale della scienza, e in particolare ilrichiamo al presunto carattere ‘contro natu-ra’ delle scoperte e invenzioni che incremen-tano le possibilità di scelta e quindi il poten-ziale di autonomia individuale, solleva alcuniproblemi dal punto di vista del pensiero libe-rale. Come già ricordato, tradizionalmentel’approccio liberale considera irrilevante ri-chiamarsi alla natura per identificare i valorimorali e giustificare i diritti.Tuttavia rimane il fatto che il richiamo alla na-tura nelle argomentazioni morali riesce a farpresa nell’opinione pubblica più che non quel-lo razionale. E questo perché, diversamente dacome si pensava fino a qualche anno fa nel-l’ambito delle dottrine economiche di impian-to liberista e liberale, la nostra specie non sichiama Homo economicus. E anche se ci siamoautodefiniti “sapiens”, il tipo di sapienza chepossediamo non si è selezionata per affrontarei rischi sociali, economici e sanitari che incon-triamo in una qualche metropoli o megapolioccidentale, ma per sopravvivere nella savanadel Pleistocene. E, infatti, la quantità di biascognitivi, sociali e psicologici che sono stati de-scritti dagli psicologi e dai sociologi che han-no studiato sperimentalmente le procedure de-cisionali umane, mettono in evidenza chequando scegliamo o giudichiamo in modospontaneo non lo facciamo certo calcolandorazionalmente per massimizzare i risultati chepossiamo ottenere. Per utilizzare delle strategiedecisionali davvero razionali, o per evitare digiudicare in modo intollerante dobbiamo met-

tere sotto controllo le nostre intui-zioni psicologiche e morali innate.Il fatto che la nostra specie sia riu-scita a produrre una mole immensadi conoscenze e a dar vita a unaquantità sterminate di esperienzedipende da come è fatto il nostrocervello. Quindi, comunque, dallanostra natura. Che è, però natura,ambivalente. Vale a dire che, da unpunto di vista naturale, noi possia-mo in potenza comportarci in di-versi modi a fronte di una data si-tuazione, che dipendono dalla sto-ria di ognuno di noi e da come la si-tuazione si presenta. Questo fattorende possibile ragionare di politicae altro anche prescindendo da qual-siasi riferimento alla natura umana.Ma non ci dovremmo dimenticareche in realtà molte risposte, anchese non tutte, sono prevedibile sullabase di quello che si sa della nostranatura. E, soprattutto, come ho già

Thomas Jeffersonscriveva che nonbasta la forma di governo aproteggere i dirittiindividuali naturali,ma serve ancheun’educazioneliberale.

Le religioni e la religiositàincarnano delle intuizionimolto naturali, che se nonvengono modulate dacondizioni favorevoli fannopercepire come innaturale e immorale il liberalismo.

Per utilizzare dellestrategie decisionalidavvero razionali, o per evitare digiudicare in modointollerantedobbiamo metteresotto controllo le nostre intuizionipsicologiche e morali innate.

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detto, che la naturalizzazione dei valori e deidiritti, allo scopo di negare quelli che nonrientrano nell’accezione normativa di naturaadottata da una particolare cultura, non èqualcosa di sovrastrutturale - come direbberoo avrebbero detto i marxisti. Di fatto, è qual-cosa di molto spontaneo e biologicamente ra-dicato. E che si esprime prevalentemente at-traverso la religiosità e la religione. Oggi di-sponiamo di una quantità rilevante di datiempirici, prodotti da antropologi evoluzioni-

sti ma anche da psicologi e neuroscienziati,che dimostrano come la religiosità e la reli-gione abbiano rappresentato delle risposteadattative o si sia sviluppate sfruttando mec-canismi cognitivi funzionali alla sopravviven-za nell’ambiente dell’adattamento evolutivo.In questo senso, le religioni e la religiositàcontinueranno a rappresentare per il pensie-ro liberale una sfida, perché incarnano delleintuizioni umane molto naturali, che se nonvengono modulate da esperienze e condizio-ni favorevoli fanno percepire come innatura-li e quindi immorali le istanze del liberalismo.

5. Il liberalismo che raccoglie la sfida della natura umana

La sfida che si para davanti alla politica, e inmodo particolare all’orientamento politico li-berale, diventa dunque anche quella di capi-re in che modo, e in quali condizioni, le ana-lisi, le visioni e i progetti riescono a catturaree al limite governare le dinamiche comporta-mentali che si organizzano spontaneamentenelle società. Tendo il più possibile conto deifatti che le scienze naturali ci dicono sulle no-stre predisposizioni comportamentali. Si trat-ta di una sfida che alcuni filosofi e teorici del-la politica stanno già raccogliendo, in modibipartisan. Mi riferisco per esempio al librodi Peter Singer, Per una sinistra darwiniana.E a quello di Larry Arnhart, il cui titolo par-la da solo: Darwinian conservatism. Il fattoche con la stessa teoria scientifica, quella chespiega l’evoluzione degli organismi biologici equindi dell’uomo per selezione naturale, sipossa arrivare in modo apparentemente al-trettanto coerente a sostenere due diversi pro-getti politici della società, ideologicamentecontrapposti, non deve indurre frettolosa-mente a dire che i contenuti di quella teoriasono irrilevanti sul piano del ragionamentopolitico. Qualsiasi teoria risulta irrilevante sela si cerca di usare in una forma opportuna-mente semplificata per sostenere che una vi-sione politica è migliore di un’altra in assolu-to. Come appunto tendono a fare alcuni pen-satori e ricercatori. In realtà, le conoscenzescientifiche che noi abbiamo circa le origini e

il modo di funzionare delle nostre intuizioninaturali che hanno anche una rilevanza poli-tica danno conto proprio del fatto che si pos-sano concepire e implementare a livello diprogetti di governo della società soluzioni ditipo conservatore o liberale. In altre parole, èuna conseguenza delle potenzialità di cui so-no stati dotati dall’evoluzione biologica e cul-turale i nostri antenati per sopravvivere nellasavana del Pleistocene. Quello che si va sco-

prendo sul funzionamento del nostro cervel-lo, sul piano delle negoziazioni che avvengo-no tra diversi sistemi e sottosistemi prepostia valutare le conseguenze dei nostri compor-tamenti nei diversi contesti suggerisce la pos-sibilità che il grado di liberalità che le personeriescono a maturare dipenda da quanto han-no avuto modo di confrontarsi o apprenderecriticamente il fatto che le nostre intuizioninaturali costituiscono delle limitazioni per la

libertà e l’autonomia personale. In altre paro-le, che se ci affidiamo acriticamente alle no-stre intuizioni ne risulta seriamente ridotta lacapacità di scegliere e sfruttare al meglio leopportunità che si sono create con l’allonta-namento dall’organizzazione sociale dei no-stri antenati cacciatori-raccoglitori.È proprio rispetto alla possibilità di modula-re e orientare le potenzialità naturali umanedescritte da antropologi, psicologi e neuroscienziati che forse si dovrebbe riconoscere ilruolo della scienza e della cultura scientifica.A me pare che il primo che comprese questoruolo fu Thomas Jefferson, il quale nello stes-so periodo in cui cercava di introdurre la se-parazione stato e chiese, con il Bill for Esta-blishing Religious Freedom (1779), propone-va, nel 1776, il Bill for the More General Dif-fusion of Knowledge - quest’ultima fu la primalegge da lui proposta al Congresso dopo laDichiarazione di Indipendenza del 1776. Nelpreambolo Jefferson scriveva che non basta laforma di governo a proteggere i diritti indivi-duali naturali, ma serve anche un’educazioneliberale, che è nell’intesse pubblico finanziare,per evitare che sfruttando l’ingenuità e i disa-gi delle persone alcuni possano instaurare latirannia.Oggi sappiamo che i timori di Jefferson sonoreali. Negli ultimi decenni gli studi di antro-pologia e psicologia comparate hanno messoin evidenza come nella natura umana convi-vano potenzialità ambivalenti, che a secondadelle caratteristiche individuali, dei contesti edel livello di istruzione possono dar luogo adatteggiamenti di cooperazione o egoismo, disolidarietà o di razzismo, di aggressività o didocilità, di moralità o di immoralità. La re-golazione culturale dell’espressione di questepredisposizioni non è ben compresa nei det-tagli, ma il fatto che in certe società che si so-no adattate a particolari ambienti prevalganoalcune combinazioni di caratteristiche, diver-se dalle combinazioni che sono prevalse incontesti diversi, dimostra che bisogna capirei rapporti di causa ed effetto tra le predisposi-zioni innate e i contesti per comprendere lalogica dei comportamenti sociali e politiciumani.

6. Il senso non comune della scienza

Ma perché la scienza e la cultura scientificaavrebbero contribuito e possono aiutare a co-struire un sistema di valori, come quello checaratterizza le moderne democrazie, basatosulla tolleranza, la libertà e il riconoscimento

VINTERVENTI AL SEMINARIO

Bisogna usare le conoscenzedisponibili sullacosiddetta “naturaumana, non soloquelle che cercanodi identificare lepredisposizioniinnate, masoprattutto, quelleche dimostrano la plasticità dellanostra natura.

Caratteristicheindividuali, contestie livelli di istruzionediversi possono dar luogo acooperazione o egoismo,solidarietà o razzismo,aggressività o docilità.

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VI “CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI)”

dei diritti individuali, nonché fondato una se-parazione dei poteri che garantisce un con-trollo incrociato per evitare abusi e discrimi-nazioni? Una risposta che mi sembra plausi-bile, su cui sto lavorando per capire se abbiasenso, è che ciò di dovuto al fatto che anche lascienza, come la democrazia, è qualcosa dinon del tutto naturale. Nel senso che richie-de di coltivare delle predisposizioni e capaci-tà che non si manifestano spontaneamente, erichiedono la costruzione di particolari conte-sti e il superamento di diversi bias innati. Al-meno per molti degli aspetti che caratterizza-no il modo di funzionare e il tipo di spiega-zioni che la scienza fornisce.Non mi posso dilungare sulle innumerevoliargomentazioni che sono state proposte da fi-losofi e scienziati circa il fatto che la scienza è“senso non comune”, cioè che le spiegazioniscientifiche sfidano le nostre percezioni e in-tuizioni naturali, nel senso che sono il risul-tato di un’attività di astrazione e calcolo for-male, applicati all’osservazione e alla manipo-lazione sperimentale dei fenomeni, che ri-chiedono di andare oltre i naturali bias cogni-tivi con cui gestiamo la vita ordinaria. Chiun-que, riflettendo sull’origine della fisica e del-l’astronomia moderne e poi contemporanee,così come della moderna biologia evoluzio-nistica e poi della biologia molecolare, si puòrendere conto che le spiegazioni fondamen-tali, che hanno dato la stura alla costruzionedegli edifici scientifici su cui si basa la com-prensione del mondo oggi validata, hannoimplicato l’abbandono delle spiegazioni ba-sate su un’elaborazione anche molto raffinatadel senso comune.Qualche filosofo, come John Dewey, aveva perla verità intuito, anche se gli mancavano granparte delle conoscenze di cui oggi disponiamo,gli stretti rapporti tra la diffusione dell’educa-zione scientifica, che libera l’uomo dalle trap-pole del senso comune, ed l’efficienza del siste-ma democratico di governo. Ma è necessariolavorare a un articolato esame delle implicazio-ni che le nuove conoscenze biologiche sull’uo-mo implicano per quanto riguarda le assunzio-ni e le aspettative delle dottrine politiche. E inmodo particolare per la teoria politica liberale.Vale a dire quali sono, date le caratteristiche

comportamentali che abbiamo ereditato dainostri antenati cacciatori raccoglitori, le con-dizioni che promuovono, nel corso dello svi-luppo della persona, l’autonomia e l’autode-terminazione, e quindi alimentano nella socie-tà le aspettative di libertà. Tra queste vi è certa-mente la scienza. Ma, molto verosimilmente,anche il mercato. Un’altra invenzione recente eanch’esso piuttosto innaturale. Nel procedere in questa ricerca, che per quan-to mi riguarda vuole essere anche un modomeno generico di contribuire all’innovazio-ne della politica, è comunque necessario pro-cedere senza tentare facili scorciatoie. Quelleche, per esempio, hanno intrapreso colorocercano di corroborare ‘naturalisticamente’ ladottrina politica preferita. In questo caso sitratta di partire dalla constatazione che la dot-trina liberale è quella che ha consentito me-

glio di altre il progresso umano, e di capire co-me rafforzarne la capacità di intercettare e ri-spondere alla crescente complessificazionedelle realtà sociali.Per fare questo bisogna comunque usare almeglio anche le conoscenze disponibili sullacosiddetta “natura umana”. Cioè non soloquelle che cercano di identificare gli universa-li e quindi le predisposizioni innate per deri-varne qualche implicazione politica. Ma an-che, se non soprattutto, quelle che dimostra-no la plasticità della nostra natura, cioè la suamodificabilità nel senso sia della capacità dimodulare sia di sostituire alle intuizioni inna-te illiberali, delle intuizioni che possono mi-gliorare la convivenza sociale. Nonché ci con-sentono di ampliare le nostre capacità di au-tonomia e quindi valorizzare il bisogno di li-bertà all’interno dello spazio politico.

Il pensiero politico liberalerisente del fatto di non avermantenuto aggiornate leproprie assunzionifilosofiche sull’origine dellalibertà e la natura dellademocrazia, alla luce diquello che le scienze delcomportamento umanohanno messo in luce.

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VIIINTERVENTI AL SEMINARIO

ANGIOLO BANDINELLI

Ho sempre interpretato le modalità di inter-vento e di iniziativa politica proprie dei radi-cali come una deviazione, ma anche come uncompletamento e arricchimento, del liberali-smo classico. So che molti, anche radicali,non amano quella definizione del partito - odella galassia - radicale che Pannella spessoripete e continuamente arricchisce: una defi-nizione che unisce e lega assieme tre ‘forme’di espressione culturale e politica tradizional-mente viste come diverse, se non proprio di-sgiunte ed opposte tra di loro: “liberale, libe-rista e libertario”. Mentre i due primi termini

giocano tra di loro una partita anche forte-mente dialettica (e le vicende economico-fi-nanziarie di questi giorni hanno riacceso laben nota disputa sui rapporti reciproci) mache li pone sullo stesso piano, come apparte-nenti alla stessa famiglia, il terzo termine - “li-bertario” - viene considerato come spurio, unintruso non appartenente all’albero genealo-gico dei primi due e da questi tenuto anzi indispregio. Pannella non ha certo la pretesa di conferire aitre termini una attestazione, una patente diconsanguineità, né vuole stabilire tra di essiun rapporto di pacifica coesistenza: conoscele loro differenze storiche, che non possono

essere stravolte o forzate. Vuo-le piuttosto ricordarci - ma dapolitico - quanto sia pragmati-camente importante e necessa-rio saper utilizzare l’uno o l’al-tro di essi per incidere nella re-altà contemporanea, con le suepeculiarità e difficoltà. Sa beneche l’iniziativa politica, se vuo-le svolgere una funzione au-tenticamente liberatrice, si tro-va di fronte avversari, ostacoli

e problemi che richiedono unarisposta modulata, di volta involta, su strumenti concettual-mente diversi: e sarà appunto,

di volta in volta, iniziativa liberale e/o liberi-sta oppure potrà - anzi dovrà - essere di stam-

po libertario. A quest’ultima categoria, o mo-dello, appartengono sicuramente le iniziativedi tipo nonviolento, gandhiano, quelle che ri-chiedono l’intervento del corpo quale stru-mento oltre che quale fine ed obiettivo etico. Non è la disquisizione liberale, non è l’oltran-zismo liberista, ma la presenza diretta del cor-po - nella sua fisicità - a muovere l’iniziativanonviolenta, a partire dalla disobbedienza ci-vile, dal sathyagraha, dagli scioperi della famee della sede, dai sit-in o da una o l’altra delleforme di lotta tipiche della cultura, della po-litica libertaria. Ecco dunque il corpo assun-to come attore e protagonista della politica.Non c’è una qualche deriva ‘antropologica’ inquesto modello operativo? Sicuramente sì, edè una deriva che ci aiuta a comprendere e apenetrare il senso della modernità, del nostrotempo, così come ce lo fornisce il professorCorbellini (anche quando dalle sue conclu-sioni si dissente, e io ne dissento...). Esplicita-mente, nel suo intervento, Marco Pannellatiene a sottolineare ancora una volta la di-mensione “antropologica” che sta assumendola politica contemporanea: se non altro comeconseguenza dell’aumento esponenziale del-la popolazione mondiale, un aumento cheinevitabilmente introduce mutazioni, se nonaltro di comportamenti, nella “specie” uma-na.Nella lunga storia della galassia radicale, que-sta consapevolezza si è esplicitata in forme va-rie. Oggi si manifesta con la massima chiarez-za nel formidabile lavoro della associazione“Nessuno tocchi Caino” come anche nell’at-tività in continua evoluzione della associazio-ne “Luca Coscioni”. Non a caso il suo mottoè “Dal corpo del malato al cuore della politi-ca”. Non è una formula riduttiva, è invece unampliamento della consapevolezza della fisi-cità dell’uomo nelle sue diverse forme, neisuoi diversi aspetti.Dovrà venire il momento per approfondireun po’ più da vicino le mille sfaccettature diquesta invenzione della galassia radicale, del-la sua “antropologia politica”. Che sia questol’impegno da affidare alla seconda edizionedella “Scuola Coscioni”?

È la presenzadiretta del corpo a muoverel'iniziativanonviolenta.

Pannella sottolinea la dimensione“antropologica” della politicacontemporaneacome conseguenzadell’aumentoesponenziale della popolazionemondiale

Sulla antropologiapoliticadeiradicali

Angiolo BandinelliConsigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni

Liberali, liberisti, libertari: tre termini, da saper usare tutti.

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VIII “CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI)”

GIULIO GIORELLO E MARCO PANNELLA*Marina di Camerota, 16 settembre 2008

Giulio Giorello L’argomento è “il solito”, quello della laicità.E dico “solito” con un certo senso di stan-chezza perché forse dieci o quindici anni fa,noi, un po’ imprevidenti, non avremmo pen-sato di dover tornare su argomenti che dava-mo per scontati. L’Italia era il paese che avevafatto dei balzi in avanti notevoli, vincendo al-cune grandi battaglie come quella sul divor-zio. Un grande momento di civilizzazione,durato fino alla approvazione della legge sul-l’interruzione di gravidanza. Davamo quindiun po’ per scontato che questi fossero puntiraggiunti che non sarebbero più stati messi indiscussione. Poi invece abbiamo scopertoche, come tutte le conquiste, anche questeerano suscettibili di andare perdute. Credoche questa sia la matrice da cui è nato concre-tamente questo dibattito. Per me personal-mente segnato anche dalla sconfitta – moltocuriosa tecnicamente e molto grave dal pun-to di vista della democrazia – dei famosi quat-tro referendum abrogativi contro la sciagura-ta Legge 40. Una legge allo stesso tempo illi-berale ed eugenetica nel senso peggiore deltermine. Una legge secondo cui lo Stato dicese le persone possono riprodursi o no. Il che ètipico dell’eugenetica autoritaria. Il primo punto che mi viene in mente, quan-do si parla di laicità, mi è suggerito da unabattuta che faceva Porfirio Diaz, dittatore delMessico, personaggio autoritario ma non stu-pido, il quale diceva: “Povero Messico, cosìlontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti”.Io direi “Povera Italia, così lontana da Dio,ma con il Vaticano direttamente al suo inter-no”. Questo fa la differenza immediata edevidente rispetto ad altri Paesi a maggioranzacattolica dove però tale presenza potente diun certo gioco politico legato alla Chiesa cat-tolica romana non è altrettanto forte. Io hol’impressione ci sia un vecchio clericalismo diritorno in questo Paese, un clericalismo chenon trovo nemmeno nella cattolicissima Ir-landa. La questione della laicità quindi si po-ne in termini fortemente concreti, legati ascelte di vita e scelte di morte, come è statoper la vicenda di Piergiorgio Welby. Riguardacome noi vogliamo vivere, scegliere in que-stioni di fondo, come noi concepiamo unafamiglia, una coppia e non riguarda alcunproblema di contrapposizione tra libero pen-

siero da una parte e dogma religioso dall’al-tra. Cioè non è in gioco un qualsiasi dogmadella chiesa cattolica romana o di qualsiasi al-tra religione; non stiamo facendo una lottatra vecchi liberi pensatori e temperamenti re-ligiosamente condizionati, non stiamo facen-do una questione tra anticlericali e clericali.[…] Noi abbiamo piuttosto la presenza poli-tica di un corpo, la Chiesa cattolica romana,che il suo stesso capo definiva – quando anco-ra non era Papa – come una struttura sacra-mentale e gerarchica. È importante sottoline-arlo, perché ci sono chiese cristiane che nonsono altrettanto sacramentali e gerarchiche eci sono religioni in cui questa strutturazionepiramidale non è così forte. Questa è una pe-culiarità dell’esperienza cattolica romana, cheha un peso anche nei rapporti con l’“altro”,con il diverso, con chi semplicemente non siriconosce in nessuna chiesa. Il problemaquindi non è tra credenti e non credenti ma èun problema istituzionale, è una contrappo-sizione in termini di scelte di libertà. La miasensazione è che queste scelte di libertà si stia-no riducendo sensibilmente nel nostro Pae-

se. Lo vediamo con questioni che d’un trattoscompaiono dall’attenzione del legislatore,come quella dei DICO o quella delle moda-lità con cui si sceglie di porre fine alla propriaesistenza; ma ciò vale pure, in maniera dram-matica, per la libertà di ricerca. Questo è unpunto fondamentale perché è sulla ricercascientifica che si gioca l’avvenire di un Paese.

L’Italia poi è un paese curioso: con altissimepunte nella ricerca scientifica – abbiamo ri-cercatori di alto livello in diversi settori – macon una struttura generale che è carente, nonincoraggiata ma anzi dimenticata dal nostrostesso ceto politico. La battaglia per la ricercascientifica non è perché alcuni tipi stravagan-ti facciano i loro esperimenti, ma è una que-stione di libertà di tutti. Perché la scienzamette a disposizione tutta una serie di stru-menti e di aperture che cambiano potente-mente la nostra vita, in bene o in male. Nelnostro Paese questi argomenti non vengonotanto messi in luce, nonostante siano di sen-so comune e nonostante la ricerca scientificasia alla base anche della forza economica diun Paese. Un secondo punto mi preoccupa ed è la que-stione delle libertà di tutti. Nelle questioni dilibertà che si trattano nel nostro Paese, spessodimenticate dalla nostra classe politica così at-tenta a ricercare l’approvazione dell’altrasponda del Tevere, sono in gioco libertà chesono di tutti, anche quando non ne vogliamousufruire, come nel caso dell’impresa scienti-

fica. Io, ad esempio, non ho nessuna inten-zione di sposare un mio assistente, ma mi dàfastidio il fatto che un parlamentare della co-siddetta “sinistra” mi venga a dire che questoè un problema di “coppie che non rispondo-no a quello che - secondo lorsignori - è il ‘di-ritto naturale’”, un problema di “una infimaminoranza”. Ma se anche fossero due persone

sole, il loro diritto andrebbe riconosciuto!Non possiamo ragionare in termini di quan-tità e di sensibilità della maggioranza; se ra-gionassimo così nella scienza, non curerem-mo mai malattie rare – ma dure – e invece èproprio la ricerca in quei settori che può farcompiere passi avanti a tutti, anche in altricampi. Terzo punto che a me sta a cuore, nonostan-te non abbia un temperamento portato allareligione: il fatto che una religione stia di-ventando un sistema di normazione politi-ca, che l’istituzione prevalga sulla grazia – sevogliamo usare i termini cari al protestante-simo – non è un pericolo, oltre che per chi siritiene ateo o agnostico, anche per coloroche hanno una fede genuina? L’uso politicodella religione cattolico-romana non è unaviolenza agli stessi cattolici più sinceri e pro-fondi? Non segna una involuzione rispettoalle aperture che si erano ottenute con ilConcilio Vaticano II?

Marco PannellaNon che parlare della libertà non sia interes-sante; il fatto è che te hai detto, nell’essenzia-le, quello che pensiamo e siamo. Sappiamoche se si parla di diritti di libertà, è innanzi-tutto del diritto di libertà dell’“altro”, del di-verso da te, di quello che ti considera nemicoche parliamo. Io faccio un po’ un titolo dimerito della storia radicale, del fatto che noici siamo preoccupati e occupati concreta-mente di difendere i diritti e le libertà dei neo-paleo-fascisti o presunti tali, contro i rischi difascismo di noi antifascisti. Una storia moltoesplicita, direi. […] Se oggi dovessi individuare “il perché”delle prospettive piuttosto nere e preoccupan-ti che viviamo, direi: perché non c’è il rispet-to del diritto e della legge. Perché l’Italia nonè – e quella che vorrei fare è anche una batta-glia semantica – democrazia, non è Stato didiritto. Quello su cui si discute e su cui si liti-ga non sono riforme in senso democratico,consapevoli della realtà istituzionale del no-stro Paese. Ricordiamolo, anche perché mol-ti di noi, pur avendo vissuto questi ultimi 50,40 o 30 anni, è come se di molte cose non cifossimo accorti. Noi abbiamo avuto quellaCostituzione, una costituzione democratica,una costituzione che ha dato la vita – nelle in-tenzioni del costituente – ad una alternativademocratica al fascismo. E non solo al fasci-smo storico, ma alternativa alle posizioni to-talitarie, autoritarie, le posizioni in qualchemisura violente dello Stato che hanno con-traddistinto lo scorso secolo. E sapete perché?Perché dopo il primo decennio del Novecen-to si era fatta strada l’illusione di poter gua-dagnare riforme sociali, il welfare, senza la li-bertà. Il fascismo ha dato un suo welfare, co-me anche lo Stato sovietico. Ma lo ha fatto adiscapito della libertà. Il prezzo dei treni chearrivavano in orario è stato che poi venti an-ni sono passati relativamente presto e, da unregime che mandava in orario i treni – senzascioperi, senza sindacati… -, siamo poi pas-sati a vivere in un Paese in cui le stazioni era-no distrutte, molti dei potenziali viaggiatorierano morti ed in cui quasi tutto era da rico-struire. Questo era il prezzo di quella riformasociale fatta con l’illusione che la libertà ri-guardava “i borghesi”. Si diceva ancora a noi,negli anni Sessanta e Settanta, che ci batteva-mo per “riforme borghesi”. Che l’operaio sipreoccupava del salario, della busta paga; chei contadini volevano la terra ma non la liber-tà. Tutte cose assolutamente cretine ma dette,

2008 Italia: il sonno dellademocrazia genera mostri

COLLOQUIO TRA GIULIO GIORELLO E MARCO PANNELLA

Giulio GiorelloClasse 1945, è uno dei più illustri filosofi della scienza contemporanei. Lau-reato in filosofia e matematica, nei suoi scritti tratta spesso questioni legatealla laicità, alla libertà religiosa e a quella di ricerca scientifica. Nel 2004 si èspeso nella battaglia per l’abrogazione della Legge 40 sulla fecondazione assi-stita.

Marco PannellaClasse 1930, è il leader storico dei radicali ed attualmente deputato al Parla-mento Europeo. Assieme al Partito Radicale è stato, ed è ancora oggi, tra imassimi esponenti ed animatori della realtà laica nel Paese. Quelle per l’abor-to, il divorzio, l’abrogazione del Concordato e della Legge 40, sono solo alcu-

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allora, con convinzione. Mentre la verità èche proprio nei ceti non dominanti si soffri-va la mancanza di diritto e di libertà. Spessoho detto che noi siamo stati storicamente ilpartito delle nonne. I fatti lo hanno dimostra-to. Le donne, cattoliche, silenziose, che cono-scevano la vita, che conoscevano nel nostroMezzogiorno le vedove bian-che, le mogli di immigrati e ca-pifamiglia che partivano e spes-so non tornavano e però aveva-no a che fare con l’indissolubi-lità del matrimonio, un matri-monio che spesso non esistevapiù. […] Bene queste personesentivano il problema, non lesignore borghesi. […] Possia-mo dire adesso che grazie a queldivorzio che avrebbe dovuto di-struggere la famiglia, abbiamooggi 1.700.000 famiglie che al-trimenti non ci sarebbero state.Questo abbiamo costruito.Quando si è detto che noi vo-levamo l’aborto: ma chi è cosìcretino da volere l’aborto? Noivolevamo sconfiggere l’abortodelle mammane, quello clande-stino, quello sui tavoli di cuci-na, quello per il quale eri colpe-volizzato. Bene, ora da1.200.000 aborti clandestini diallora – stima dell’OMS – neabbiamo di legali 100.000, dicui 25.000 tra la popolazioneimmigrata. E non ci sarebberonemmeno questi 70.000 se nel-le scuole ci fosse l’informazionesulla pillola del giorno dopo. Inoltre ricordo che la Costituzione repubbli-cana ci dava due schede, non una. La primaper eleggere, l’altra per un referendum che se-condo il Costituente non avrebbe dovuto tra-sformarsi in plebiscito, magari nelle mani del-l’informazione di massa, ma esclusivamenteabrogativo. Noi abbiamo potuto usare la se-conda scheda, quella del referendum, soloquando alla Chiesa si è concessa quella rifor-ma per potere abolire la legge sul divorzio.

Che poi invece la stragrande maggioranzadelle cattoliche e dei cattolici volle mantene-re perché si rese conto che significava dare lapossibilità di avere una famiglia anche dopoun errore, santificare l’amore all’indomani diun amore sfortunato. Poi però la Corte Co-stituzionale ha fatto nel ’77, ed ha continua-

to per lungo tempo a fare, cose che un temposi potevano realizzare solamente con i carri ar-mati ed i colonnelli. Pensate, nei sondaggiavevamo il 70% di voti assicurati per l’abro-gazione dei Codici Rocco e del Concordatoe la Corte costituzionale non ce li ha fatti fa-re. Ancora: non ci siamo accorti che i codicifascisti, i codici Rocco, per 8 anni sono statiimposti dal fascismo, ma per quaranta dal-l’anti-fascismo? Perché il calcolo di DC e PCI

era: se poi vinciamo noi quegli altri fa-ranno la rivoluzione e quindi dobbiamoavere queste norme violente per difende-re la democrazia; e i comunisti facevanolo stesso ragionamento. Ancora adessoabbiamo situazioni incredibili: Giorelloricordava il referendum sulla legge 40; losapete che c’è un articolo del codice elet-torale italiano che dice che se i ministridel culto – dal cardinale al parroco – fan-no campagna politica o invitano al-l’astensione sono passibili di 5 anni in sudi reclusione? La campagna per l’asten-sione l’hanno fatta, ma la legge, il diritto,non è uguale per tutti. Allora la primacosa da fare non sarebbe quella di ren-derci conto che noi non siamo una de-mocrazia, che noi siamo una partitocra-zia? La mia fierezza è che la mia forma-zione si chiama “Partito” da 54 anni enon abbiamo smesso questo nome, nonl’abbiamo cambiato. Perché è vero, nelledemocrazie il partito è importante, apatto che sia un partito che organizza lalibertà. […] L’urgenza è quella di con-quistare la democrazia.[…]

Giulio Giorello[…] Prendiamo il caso della sciagurataLegge 40: uno dei punti più interessan-ti è che in una Europa unita una singlenon può ricorrere alla fecondazione assi-stita in Italia ma può farlo tranquilla-mente in Inghilterra. Eppure lì non so-no tutti anticristiani, atei. Ciò si tradu-

ce in un privilegio di ceto: potrà farlo chi hala possibilità, la cultura o i canali giusti, men-tre per gli altri niente. Questa è una delleconseguenze più anti-democratiche ed anti-egualitarie di questa legge. Voglio usare que-sto come elemento per indicare come la lot-ta per la libertà di tutti sono lotte che per-

mettono ad un Paese di avanzare e vannocontro quella che è l’essenza della anti-demo-crazia. Uno dei grandi padri della democra-zia, l’americano Thomas Jefferson, dicevache la democrazia si definisce sostanzialmen-te per la negativa, ed è in primo luogo “as-senza di discriminazione”: assenza di discri-minazione per il ceto, per il colore della pel-le, per il credo religioso, etc. Sono d’accordocon quanto diceva Marco prima, quando af-fermava che la nostra è una democrazia solodi nome. Direi che è una democrazia retori-ca, linguistica, gestita da una classe politicache ha le caratteristiche di una casta, comeuna di quelle che potevano esistere in Indiasecoli fa. Questo è un elemento di profondadebolezza perché dove la democrazia è debo-le, lì si insinua un corpo diverso, una stranastruttura, ovvero la potenze, allo stesso tem-po spirituale e temporale, di uno Stato stra-niero. […] Più saremo una democrazia ma-lata, più questo corpo sarà presente. La bat-taglia della laicità, sono d’accordo con Mar-co, deve passare per una riforma della politi-ca. Bisogna avere il coraggio di ritirare fuoriun tema di cui spesso dicono: “Non è il mo-mento giusto, meglio aspettare”. Occorre-rebbe rileggere quelle paginette di AntonioGramsci dedicate al Concordato, in cuiGramsci mostra che la questione del Con-cordato non è questione di scontro tra cleri-cali ed anticlericali, tra vecchie tendenze dellibero pensiero contro le incrostazioni reli-giose, ma invece uno scontro essenzialmentepolitico in cui uno Stato – quello italiano –facendo un compromesso con un altro Stato– quello vaticano -, finisce per concedere acoloro che danno obbedienza soprattutto aquell’altro centro di potere dei privilegi chesono discriminatori per il resto dei cittadiniitaliani. Il Concordato è uno strumento didiscriminazione, nei confronti dei credentidi altre fedi ma anche tra cittadine e cittadi-ni che vengono divisi in prima e secondaclasse. Credo che un coraggioso movimento

laico non possa esimersi dal tenere presenteche, per una civile convivenza tra Stato e fe-di religiose, non c’è bisogno di alcun concor-dato. […]

Marco Pannella[…] Il ‘che fare’ famoso. Noi radicali siamo

5.000. I partiti di oggi, pernon parlare di PCI e DC diun tempo, contano circa tremilioni di iscritti. E voi avetevisto: Veltroni, Berlusconi,DI Pietro in televisione e poimezza volta Emma, mezzavolta me e Marco Cappato.Questo miracolo di qualchemigliaia di persone che nonusano finanziamenti pubbliciper il partito, con Radio Ra-dicale che è la radio di tutti glialtri, non può sopravvivere sead un certo punto non ci sirende conto che serve una ri-forma radicale su cose sempli-ci. La prima: secondo tutte le co-stituzioni democratiche, se-condo la nostra Costituzione,una libertà fondamentale èquella di esprimersi, che èconcretizzata e si traduce nellalibertà di associazione. Maquesto che è un dogma dellostato e della società democrati-ca, poi invece – se ti iscrivi adun partito, ormai parapubbli-co e di Stato – allora quello tidice che non ti puoi iscriveread un altro. Sembra una bana-

lità? Eppure è la grande battaglia da fare: noi cisiamo trovati grazie ad Umberto Terracini, aVittorio Vidali e poi grazie a Loris Fortuna,grazie ai tanti socialisti e comunisti che han-no avuto anche la tessera radicale. Adesso […]tutti i partiti scomparsi dal Parlamento chie-dono di unirsi contro la legge elettorale per su-perare l’eventuale sbarramento al 5%. Questoè quanto traggono dal fatto di essere riusciti,nonostante andassero in televisione continua-mente, a scomparire dal Parlamento? Non c’èda fare una riflessione un po’ più profonda? Iodico che noi radicali rischiamo di scomparire,Radio Radicale rischia di scomparire. Eppureper anni abbiamo tirato fuori i conigli dal ci-lindro; spesso siamo stati sul punto di creparema alla fine ce l’abbiamo sempre fatta. Manon è che questo accadrà sempre. Secondo punto: si va a votare e poi chi ne saniente di quello che fa l’eletto? In America ciappassioniamo alle primarie perché lì si vota-no le persone, con il Partito che è dietro. Ilproblema non è la preferenza, ma votare perla persona. Qui l’eletto scompare, mentrel’eletto americano rappresenta il mondo mi-nerale, vegetale e animale del suo collegio.Dobbiamo riportare la politica all’intelligibi-lità della persona, alla storia di quella personadi cui conosciamo tutto, i difetti, i limiti…enon al fatto di raggiungere il 5%. […] Noiproponiamo che su internet si abbia una ve-ra e propria anagrafe degli eletti: il reddito di-chiarato, il suo stato patrimoniale cosa ha fat-to, come vota e come ha votato. Per questoserve una riforma all’anglosassone, all’ameri-cana. Dicono che l’Italia che non si appassio-na al gioco politico. Ma se nel gioco del calcioesistessero le stesse regole incomprensibili,difficili, che vigono per la politica, credete chequalcuno si potrebbe appassionare? Le rego-le devono essere poche e chiare, si deve potertifare, sperare, perché si sa che se quello pren-de un voto in più può essere eletto.[…]

* Interventi non rivisti dagli Autori

IXINTERVENTI AL SEMINARIO

La laicità nel nostro Paese non gode di buona salute. Responsabilità del Vaticano, dellaclasse politica o del fatto che l’Italia è, sempre più, una “non democrazia”? Ne discutonoGiulio Giorello e Marco Pannella.

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X “CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI)”

PIERGIORGIO DONATELLI

La cultura liberale ha messo al centro due fa-miglie di idee, legate da una parte al rifiutodella crudeltà e dall’altra al rispetto della sog-gettività. In termini più tecnici, possiamoparlare del valore della promozione del benes-sere e del principio di libertà, come JohnStuart Mill lo definisce, e cioè la sovranità suse stessi nei limiti in cui ciò non danneggial’eguale libertà degli altri. Le idee di libertàpersonale e il rifiuto della crudeltà si sono im-poste nelle nostre società come il frutto di unatrasformazione culturale complessiva. Insistosu questo punto perché è molto diffusa, in-vece, la tesi di una neutralità delle idee libe-rali rispetto alle altre idee che compongo levisioni personali degli individui. Bisogna farechiarezza perciò sul concetto di neutralità.L’idea di neutralità è collegata a due linee im-

portanti nella tradizione liberale: è collegataa quella che potremmo chiamare un’interpre-tazione etica del liberalismo, rappresentata ades. da John Rawls, secondo cui il cuore delpensiero liberale consiste nell’affermazione diun principio di non interferenza della vitapersonale; ed è connessa a un’interpretazioneche potremmo chiamare economica del pen-siero liberale, come una concezione gradua-lista e antingegneristica della società (ad es.von Hayek). Questa seconda interpretazionedel liberalismo può portare a pensare che ilconsolidarsi di una società liberale non puòinterferire con la logica che governa la socie-tà stessa, che si tratta invece di comprendere

questa logica (di tipo economico e sentimen-tale) per farla funzionare al meglio. Anche inquesta luce, quindi, sembra di nuovo che i li-berali si debbano tenere fuori dalla contesacirca le visioni del mondo, che debbano ri-manere neutrali. Vi è un senso in cui i liberali tengono neces-sariamente alla neutralità: essi sono impegna-

ti a difendere la libertà personale e quindil’antipaternalismo e la battaglia contro il diri-gismo. È ovvio che la componente etica delliberalismo (la protezione di una sfera di di-screzionalità assoluta nella vita degli indivi-dui) e la componente economica (la difesa diun assetto politico che promuove l’iniziativaprivata) sono essenziali per la posizione libe-rale. Però credo che sia importante non carat-terizzare questa vena neutralista del liberali-smo in modo tale da non riconoscere che ilpensiero e la tradizione liberale si sono carat-terizzati come una fonte di revisione criticadella cultura complessiva delle società. Anchenella ricezione più recente nel nostro paese,poniamo nei confronti delle religioni, sem-bra che la linea liberale debba dettare un la-sciar stare, una non ingerenza in sfere comela religione. Mentre la storia del pensiero edella pratica liberale (sociale, politica, costi-

tuzionale) è stata caratterizzata da una dop-pia mossa: dalla protezione della religione, adesempio, e con essa l’intera sfera degli orien-tamenti personali, assieme alla critica nettadella religione come potere politico e istitu-zionale. I liberali hanno visto bene che il prin-cipio di libertà di confessione religiosa può es-sere difeso e realizzato solo nei limiti in cui sicombatte la religione come fonte della vita as-sociata, solo attraverso una dislocazione dellareligione dentro la sfera della coscienza. Inquesto senso, il pensiero liberale non ha dife-so solo la neutralità del pubblico rispetto alprivato (poniamo l’orientamento religioso)ma lo ha fatto operando una revisione criticadelle tradizione religiose, del loro significato edel loro ruolo nella società. Ma ciò è accadu-to per tutti i materiali culturali e sentimenta-li su cui la tradizione liberale è entrata in con-tatto. Mill è un autore classico che ci può aiu-

Liberalismo dei fini oltre che dei mezzi

LIBERTÀ E NEUTRALITÀ

La società liberale alla prova della rivoluzionebio-scientifica

La mossa di distinguere tra sfera privata e pubblica tende ad assomigliare a una mossa in cui si abbandona il privato a se stesso.

Le idee di libertàpersonale e il rifiutodella crudeltà si sono impostenelle nostre societàcome il frutto di una trasformazioneculturale.

Piergiorgio DonatelliProfessore Ordinario di Filosofia Morale

all’Università La Sapienza di Roma

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XIINTERVENTI AL SEMINARIO

tare a comprendere questo punto. Egli è il piùlimpido difensore dell’idea di neutralità, cheegli spiegava nei termini della tesi della sovra-nità assoluta di ciascuno nel proprio privato ecioè sul proprio corpo e sulla propria mente,nei limiti in cui non mettiamo a repentagliol’eguale sovranità degli altri individui, ma alcontempo non lascia il privato a se stesso maimpegna invece la società liberale a criticare ea educare gli individui nella sfera privata.Sto segnalando quindi un problema per il li-beralismo contemporaneo: la mossa di distin-guere tra sfera privata e pubblica tende ad as-somigliare a una mossa in cui si abbandona ilprivato a se stesso. È come se il liberalismoneutralista avesse fatto propria, nella sfera pri-vata, l’idea tipicamente scettica e positivistasecondo cui dei fini non si può disputare. Orami sembra che la posizione di Mill sia moltodiversa e che valga la pena di sottolineare e disviluppare questa distanza da linee importan-ti del liberalismo contemporaneo, le qualihanno generato poi la vicenda complessa, incui ancora ci troviamo, di risposta a questoneutralismo e di difesa invece del ruolo delleidentità e delle culture nella sfera pubblica.Mill è lontano da questo orizzonte perché eglinon fa della distinzione tra pubblico e priva-to una dicotomia. Le due sfere sono connes-se tra di loro. Ciò che rientra nella sfera priva-ta è funzionale alla definizione del pubblico

e viceversa. Allo stesso modo non si trattasemplicemente di spostare materiali che abi-tano nella sfera pubblica in quella privata (co-me le credenze religiose), ma di reinterpreta-re e di trasformare tali materiali per renderlicandidati adeguati a rientrare nella sfera pri-vata. Secondo Mill la dislocazione nella sferaprivata va vista da due punti di vista. Da unaparte si deve controllare che i materiali dislo-cati nella sfera privata siano tali da consentireagli individui di essere capaci di avere una vi-ta pubblica e cioè di mantenere vivo il princi-pio di libertà, sviluppando un rispetto attivonei confronti delle esistenze individuali deglialtri, un interesse rispettoso della loro sfera dilibertà, un interesse verso credenze e stili divita da cui si potrebbe imparare e migliorare.Dall’altra si deve controllare che i materialitrasferiti nella sfera privata consentanol’espressione e lo sviluppo di sé e non costi-tuiscano invece un ostacolo alla possibilità difare di sé qualcosa di unico e personale. Perciò il liberalismo di Mill richiede da unaparte la distinzione, tipica della tradizione li-berale, tra pubblico e privato, dall’altra nonabbandona il privato e i suoi materiali a sestessi ma si impegna in una reinterpretazionee trasformazione di essi, in un’operazione cri-tica. La possibilità di costruire una società li-berale rispettosa verso la libertà individualerichiede che nutriamo un interesse critico ver-so le modalità di educazione e di espressionedel proprio io, un interesse critico verso i ma-teriali della cultura interna dell’individuo. Se consideriamo ora i temi della bioetica, pos-siamo vedere come essi tocchino in modocentrale i principi del pensiero liberale e chia-mino in causa una revisione della culturacomplessiva. Da una parte, è chiaro che tuttii temi dei cambiamenti delle scienze biologi-che e in generale della bioetica all’inizio maanche alla fine della vita sono temi liberali,cioè chiamano in causa aree da proteggere co-me personali e che sono quindi fonti di dirit-ti inalienabili, e al contempo occasioni perminimizzare la sofferenza o positivamente permigliorare le condizioni delle persone e delgenere umano. Prendiamo ad esempio lequestioni all’inizio della vita, che riguardanotra le altre cose le nuove tecniche riprodutti-ve, la diagnosi preimpianto, l’uso delle cellu-le staminali per la ricerca. Qui sono chiama-ti in causa: la sovranità della donna sul suocorpo, in sfere così intime e significative comela sessualità e la procreazione, e la qualità del-la vita e la salute del nascituro. La ricercascientifica in questo campo è essa stessaespressione di vari temi liberali: la ricerca è in-nanzitutto un esempio significativo del temadella libertà di pensiero; ma la libertà di ricer-ca consente di dare contenuto alla individua-zione concreta di condizioni di vita miglioriper il genere umano, che è sia parte dell’idea

liberale di promuovere per quanto è possibi-le il benessere e la qualità della vita sia del-l’idea, espressa ad esempio nella nostra Costi-tuzione, di un diritto alla salute, cioè della di-fesa delle condizioni minime che consento-no di avere una vita da vivere in modo pro-prio e personale. Cosa fanno i liberali quando leggono in que-ste circostanze, come quelle legate alla pro-creazione, i loro principi di libertà e di quali-tà della vita? Ho suggerito finora che non do-vremmo pensare alla tradizione liberale comela difesa di certi principi, che sono neutrali eindipendenti rispetto alla cultura complessi-va e ai modi di vedere delle persone, ma comeun motore di revisione critica della società edelle sue tradizioni culturali. Quindi, la dife-sa della libertà e della qualità della vita nei te-mi della bioetica, poniamo all’inizio della vi-ta, costituisce un modo di cambiare la perce-zione di queste circostanze, di trasformare iconcetti coinvolti: di nascita, di procreazio-ne, di ciò significa preoccuparsi del bene dei

nascituri. Nel mettere in collegamento que-ste aree della vita con le idee di libertà e di fe-licità i liberali hanno contribuito a trasforma-re il significato di queste aree. Non credo chesia una ricostruzione adeguata quella di soste-nere che la tradizione liberale si è mantenutaneutrale. Al contrario, l’idea stessa di neutra-lità è stata conquistata trasformando radical-mente la scena concettuale delle nostre socie-tà. Prendiamo ad esempio il concetto di procrea-zione. L’idea che ci sia una libertà della don-na sul suo corpo in questo campo, che la pro-creazione sia una questione di scelta e quindisia di libertà sia di responsabilità, è stato l’esi-to di una trasformazione radicale del concet-to di procreazione, di dislocazione della pro-creazione dalla sfera della natura che fa il suocorso, e che va rispettata e onorata in quantointangibile, alla sfera di ciò su cui si sceglie e siinterviene. Mettere la libertà della donna al

centro delle questioni procreative, come hafatto la storia liberale, ha significato trasfor-mare radicalmente il concetto di procreazio-ne, e quindi anche di donna, il significato del-la distinzione tra maschile e femminile, equindi di corpo e di cosa significa che il cor-po è fonte di scrupoli morali. Possiamo vede-re in modo chiaro il contrasto tra come il cor-po è fonte di scrupoli morali in questioni co-me la sessualità nelle società tradizionali, at-traverso il concetto di onore e di castità delledonne, e nelle società moderne, attraverso ilconcetto di rispetto della privatezza e dell’in-timità. Questo è un contrasto concettualefondamentale, una differenza di visioni, dipercezioni e di sentimenti. Penso che do-vremmo vedere i liberali e la loro tesi centra-le che è quella di distinguere tra pubblico eprivato, e quindi l’idea di una neutralità delpubblico rispetto alle scelte nel privato, comeil frutto di una trasformazione culturale econcettuale radicale e non semplicemente co-me l’applicazione dell’idea di neutralità a que-

ste situazioni, come il corpo e la sessualità. Iliberali hanno fatto valere l’idea di una sovra-nità della donna sul suo corpo in scelte intimecome quelle della sessualità e della procrea-zione trasformando le nozioni di corpo, disessualità e di ciò che significa essere donne euomini. Ho insistito sull’idea che la cultura liberale èuna vera e propria cultura complessiva e che isuoi meriti non dipendono dal fatto che ci so-no principi liberali extra-storici, universali,invulnerabili, sul modello trascendentale diKant o sul modello giusnaturalista dei dirittinaturali. I meriti della cultura liberale si ve-dono se confrontiamo cosa significa vivere inuna società, ad esempio, con le idee di rango,onore, castità, o in una società con le idee dieguaglianza, preferenza sessuale, intimità.Questa insistenza, questa rilettura della tradi-zione liberale ha vari scopi. Innanzitutto, at-traverso di essa arriviamo a vedere come i

La possibilità di costruire unasocietà liberalerispettosa verso la libertà individualerichiede chenutriamo uninteresse criticoverso le modalità di educazione e di espressione del proprio io.

La difesa della libertà e della qualità della vita neitemi della bioetica, poniamoall’inizio della vita, costituisceun modo di trasformare i concetti coinvolti: di nascita,di procreazione.

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XII“CE L’HANNO DETTO A SCUOLA (COSCIONI)”

principi liberali siano come delle espressioniabbreviate di qualcosa di più vasto e largo cheè un’intera cultura, un modo di vedere le co-se, un modo di reagire, atteggiamenti e senti-menti. E chiaramente questo è un modo one-roso di porre la questione liberale. In partico-lare, significa che la difesa dei principi libera-li chiama in causa la difesa di un’intera cultu-ra, in particolare nel significato riflessivo cheha il concetto di cultura e cioè non semplice-mente le condotte ma anche la consapevolez-za critica e riflessiva del perché si agisce in uncerto modo (che è il problema dell’Italia). Ciòha varie conseguenze.Come ho detto, non è adeguato l’atteggia-mento liberale facilmente neutralista declina-to in vari modi, tra cui il lasciar fare, come se

la società liberale potesse convivere anche incondizioni culturali in cui nessuno è animatoda convinzioni liberali. Qui si vede come i li-berali non possono conciliarsi troppo facil-mente con culture che avversano profonda-mente il liberalismo (ad esempio il cattolice-simo interpretato come una dimensione di

vita antimoderna, che è l’autointerpretazioneche caratterizza il presente pontificato).Inoltre, dovremmo respingere le interpreta-zioni della società liberale che la concepisco-no secondo uno schema prefissato e chiuso.Ciò che è fertile e interessante nel punto divista liberale sono i nuovi modi di vivere chesono scoperti. In effetti, non sappiamo cosapotrà significare libertà, individualità e felici-tà nel futuro, e quella liberale è anche unabattaglia per questo tipo di avventura in cuinon sono scritti gli esiti sin dall’inizio. In que-sto senso, al posto dell’immagine del pensie-ro liberale come una forma di liberazione daipregiudizi per elevarsi alle vette della ragionepurificata, mi sembra migliore l’idea della so-cietà liberale (difesa da Isaiah Berlin, ad esem-pio) come un luogo in cui scopriamo nuovimodi di vivere, nuovi modi di essere felici edi essere se stessi, di sperimentare solidarietà elegami. In questo senso credo che le nuovescoperte nella ricerca biologica costituiscanochances di cambiamento positivo, perchéconsentono di sperimentare forme di vitanuove: di minimizzare la sofferenza, di mi-gliorare la qualità della vita, di preoccuparsiin modo responsabile e attivo del benesseredelle generazioni future. Ma ciò dipende e di-penderà dalla capacità di costruire una cultu-ra attorno a queste innovazioni e a questicambiamenti. Possiamo vedere i temi più recenti della bioe-tica in questa luce. Portare la procreazione perintero nel campo della scelta e della respon-sabilità, e perciò estendere la responsabilità amolti aspetti che ora fanno parte di ciò chenon controlliamo, trasforma radicalmente ilconcetto di procreazione e di ciò che signifi-ca volere il bene del proprio figlio. Ci sonochances molto positive ma anche pericoli, adesempio che un allargamento ampio della re-sponsabilità nei fatti (attraverso un uso gene-ralizzato del counseling genetico) non sia ac-compagnato da un concetto di responsabilitàall’altezza delle nuove circostanze. I liberalidevono e sono in grado di affrontare questitemi. In questo senso, però, è meglio se pen-siamo alla tradizione liberale come l’invenzio-ne e la costruzione di una cultura e non solocome un arbitro neutrale di un gioco a cui es-sa non prende parte.

Non dovremmopensare alliberalismo comeuno schemachiuso: nonsappiamo cosapotrà significarelibertà, individualitàe felicità nel futuro

Percorso al confine dell’immagineBiografia di Giuliano Pastori

(autore delle opere pubblicate in questo numero)

N ato nel 1975 a Roma, prima ancora di conseguire la MaturitàArtistica Sperimentale comincia a disegnare e a dipingereseguendo la madre Fiorella Saura scenografa, nel 2002 si laurea

in Lettere-Scienze Umanistiche indirizzo Storico-Artistico, pressol’università La Sapienza di Roma.Dal 2003 al 2005 studia e lavora a Milano dove frequenta un Master inMovie Design presso il Politecnico, accanto ad un’esperienzaprofessionale come fotografo pubblicitario e fotografo di scena percinema e teatro, continua la sua ricerca artistica fra pittura e fotografia. I due linguaggi sono contemporaneamente esplorati: le tele si fanno nerecome un negativo da impressionare, mentre la fotografia divieneapproccio concettuale ed estetico prima ancora che tecnico. Nel 2004 a Roma all’interno del progetto Workshop espone QuotidianeImpressioni; un ciclo di fotografie ed un video per un possibileautoritratto, dove l’immagine, nelle sue differenti espressionilinguistiche, ricostruisce una personale memoria.Dal 2005, lavorando con l’immagine smaterializzata del digitale, la suapittura sperimenta un nuovo supporto: la plastica… Con la tecnica“antica” della pittura, l’immagine viene ancorata ad un supportoartificiale, un corpo che manifesta una propria concretezza ed unafragilità paragonabile a quella di un negativo fotografico. Il tema della percezione degli spazi urbani è affrontato con l’impiego dimateriali sintetici, (plastiche dipinte con smalti) esplorando laconnotazione artificiale e “autenticamente” umana dell’esperienzametropolitana.La materia e la sua durata divengono cifre espressive di un linguaggioartistico che oscilla fra attimi immediati e tecniche pazienti, atmosferefotografiche e pennellate immediate; riflessione sulla natura del tempo ele convenzioni adottate per misurarlo. Esplorazione del movimento edelle sue tracce spaziali e temporali, sui modi della percezione e lamemoria. Una ricerca pittorica e fotografica in relazione continua con lediverse forme e luoghi dell’espressione artistica, come gli spazi del Museodella Memoria e della Storia di Roma, in cui l’artista ha realizzatoun’installazioni ambientale - “Berlino06: MemorieQuotidiane” per unapersonale riflessione sul concetto di “memoria” attraverso l’impiego dellatecnica fotografica e pittorica.Confronto proseguito con l’esperienza teatrale del 2007/2008, con leperformance pittoriche eseguite all’interno dello spettacolo teatrale E,ùcarestia? di B.Sicca al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli.Fin dal 1996 ha esposto in diverse manifestazioni collettive e personali inItalia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Marino-Roma.

Per visitare il suo sito vai su www.giulianopastori.eu

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SCUOLA E UNIVERSITÀ 11

INTERVENTI

Alla Gelmini far sapere come riformare senza tagliare

UNIVERSITÀ E NON-RIFORMA GELMINI

Dalla peer review all’abolizione legale del titolo di studio per affermare la migliore ricerca,l’università si cambia anche a costo zero.

Disintegrazione a scuola

LA MOZIONE DELLA LEGA

GIULIA INNOCENZI

Non si può che essere contrari a una “rifor-ma”, quella Gelmini, che riduce di un mi-liardo e mezzo i fondi all’università e im-pone la legge del turnover, ovvero l’assun-zione di un solo ricercatore ogni cinqueprofessori congedati. Ma siamo sicuri chel’occupazione a oltranza, l’interruzione di-dattica e il no ideologico - che si traducepiù come la difesa del presente piuttostoche l’apertura alla riforma che vorremmo -siano la risposta migliore? Vi è una questio-ne sia di merito che di metodo da appro-fondire e da promuovere nel dibattito incorso.Per il merito, tre riforme possibili a costozero, anzi sottocosto, potrebbero essere at-tuate da subito per alzare le sorti dell’uni-versità. Innanzitutto, l’abolizione del valo-re legale del titolo di studio. Per liberare ilsapere dal potere delle corporazioni, oc-corre liberare la selezione dei professoridal valore legale dei concorsi, che con la tu-tela della “legalità” hanno ben poco a chespartire. Riprendendo un editoriale diFrancesco Giavazzi pubblicato sul Corrie-re della Sera dello scorso anno, “per miglio-rare la qualità delle nostre università, l’uni-co modo è metterle in concorrenza l’una

con l’altra”, attraverso l’abolizione del va-lore legale del titolo di studio. La secondariforma necessaria è la peer review, un si-stema che distribuisce i fondi attraverso lavalutazione a carico di revisori anonimi.Grazie a tale meccanismo, le università so-no incentivate ad assumere ricercatori eprofessori capaci di ottenere finanziamen-ti autonomi e a pubblicare su riviste presti-giose. Come ricorda il professor Piergior-gio Strata, co-Presidente dell’AssociazioneLuca Coscioni, “questo è il meccanismochiave di reclutamento negli Stati Uniti,dove non esistono concorsi, ma vige unmeccanismo di cooptazione, in cui si va acaccia di ricercatori capaci di acquisire ri-sorse che si riversano sulle istituzioni chesvolgono la ricerca”. Il finanziamento è as-segnato ai singoli ricercatori, rendendo co-sì gli scienziati liberi di compiere ricercheautonome, libere e incondizionate, svin-colate da direttori e superiori. Infine l’ab-battimento dei costi superflui: via gli am-ministrativi in eccesso, eliminazione deicorsi di laurea superflui, che ad oggi sonoin totale 5500 - e che servono soprattutto agarantire cattedre ai professori - e un deci-so no al proliferare delle sedi distaccate,che tolgono finanziamenti agli studentifuorisede e alle borse di studio, ma che ne

danno in abbondanza ai potentati politiciin loco.Per il metodo, invece, la riflessione dovreb-be vertere su quale possa essere il modomigliore per gli studenti per richiamarel’attenzione del governo e della società nelsuo complesso sui tagli all’istruzione pre-visti dalla finanziaria. Manifesti del tipo“Non pagheremo la vostra crisi” di questigiorni sembrerebbero voler tutelare comeminimo la continuità della didattica. Tut-tavia, in molte università d’Italia si fa avan-ti la richiesta della sospensione delle lezio-ni - spesso sponsorizzata da minoranze -che va a detrimento degli studenti in pri-mis. Di altissimo valore culturale e sociale,invece, la risposta di alcune università, chehanno organizzato le lezioni in piazza dimeccanica quantistica relativistica a Romae di geografia dello sviluppo a Firenze. Eper far sì che l’occupazione sia un autenti-co momento di dialogo fra studenti e pro-fessori, tale da garantire comunque la fun-zione primaria dell’università - che è la tra-

smissione del sapere e quindi della didatti-ca - perché non occupare di notte e nei fi-nesettimana? Si potrebbero aprire le por-te ai cittadini, dar vita a iniziative culturalidi rilievo, spiegare alla società l’importan-za del finanziamento dell’università, evi-denziandone il valore con la garanzia del-la continuità stessa dell’insegnamento.Perché la riflessione sull’università e sulladifesa del suo finanziamento, che i cittadi-ni per primi dovrebbero richiedere, non siaappannaggio di pochi ma sia condivisa datutti. Perché per primi sono proprio i citta-dini che dovrebbero volere che percentua-li più cospicue dei loro tributi all’Erario va-dano alla ricerca. Perché gli studenti pos-sano trovare altre soluzioni rispetto alla so-spensione del loro apprendimento per di-fendere il loro stesso sapere.

*Coordinatrice Studenti Luca CoscioniCandidata a Segretario dei Giovani Demo-cratici

ANGIOLO BANDINELLI

La mozione, presentata dalla Lega ma vo-tata dalla maggioranza, che invita il mini-stro dell’educazione a istituire classi diffe-renziali dove i bambini extracomunitari ocomunque figli di migranti possano rice-vere uno specifico insegnamento per lalingua italiana, non regge ad una qualsiasianalisi e riflessione didattica e pedagogicasensata: tutti sanno bene che i bambiniimparano le lingue non tanto dagli inse-gnanti quanto piuttosto dalla frequenta-zione coi i coetanei dei giochi o della scuo-la. Abolire la mescolanza significa ritarda-re quell’apprendimento linguistico che sidice di voler favorire. Ma, come si vede subito, la faccenda inve-ste temi e problemi ben più generali, chevanno ben oltre l’ambito scolastico: la mo-zione è apparsa subito come l’ennesimamanifestazione di xenofobia tipica dellapolitica leghista, nutrita di una mitologia“sangue e suolo” non dissimile, nelle suemotivazioni, da quella hitleriana. L’opposi-

zione è stata subito vivace e trasversale,non tutta le destra, non tutta la maggioran-za ha digerito l’iniziativa dei padani di Bos-si, anche dopo averla votata per disciplinaparlamentare. Ci pare anche di poter direche buona parte del mondo cattolico e lastessa Chiesa abbiano assunto una posi-zione corretta, civile e democratica, re-spingendola. Più in generale, alla Chiesa vadato senz’altro atto di aver resistito e di es-sersi anche opposta con grande chiarezzaalle aggressioni della Lega e della maggio-ranza nei confronti dei diritti dei migranti,degli extracomunitari, dei rom o romeni,aggressioni che sono una delle caratteristi-che che denotano questo governo, con lasua esasperata politica di “law and order”.Così, su un tema che riguarda i diritti civilied umani, i radicali e il mondo cattolico sitrovano - come si usa dire - a marciare divi-si per colpire uniti. Non è la prima volta:basti ricordare la lunga campagna controlo sterminio per fame nel mondo che videpiù volte i radicali, con le loro marce pa-squali in Piazza San Pietro, appellarsi al pa-

pa per averne un sostegno morale. Che ar-rivò, quando Marco Pannella ed EmmaBonino vennero ricevuti in Vaticano daGiovanni Paolo II. Dovremmo essere soddisfatti, per la sceltacompiuta dai cattolici sul tema dell’inte-grazione? Si e no: perché non possiamonon avvertire come l’atteggiamento odier-no della Chiesa sia ben diverso da quelloche la stessa Chiesa assunse all’epoca delreferendum del 2005 sulla fecondazioneassistita, o che assume ogni volta che en-trano in ballo i temi etici o che riguardinola libertà di scelta dell’individuo, dal testa-mento biologico all’eutanasia. Basterebbe

la metà dell’intransigenza e dell’intolleran-za mostrata dal Vaticano su questi temi perliquidare o mettere in crisi irreparabile laxenofobia, se non l’aperto razzismo, cheoggi dilaga nel paese.Ma, ahimè, la politica dei due pesi e duemisure, dell’opportunismo di fronte ai po-teri, fa parte dell’armamentario - diploma-tico ma punto ecclesiale - che distingue dasempre il Vaticano/Chiesa; almeno - per itempi moderni - dall’epoca delle ambigui-tà di Pio XII sulle leggi razziali e l’Olocau-sto. È una delle forme in cui si manifesta,in modo nefasto, il famoso “Date a Cesarequel che è di Cesare...”.

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12LE SENTENZEELUANA

ENGLARO

Ceccanti:non c’èconflittoLa Corte Costituzionale si è pro-nunciata, respingendola, in Came-ra di Consiglio sull’accusa di unainvasione di campo da parte dellaMagistratura nei confronti delleprerogative del Parlamento, inquanto la sentenza emessa da que-sta sul caso Englaro consideratauna sentenza con valore legiferan-te. Stefano Ceccanti, membro dellaCommissione Affari Costituzionalie Professore Ordinario di DirittoPubblico all’Università La Sapien-za di Roma, spiega ai microfoni diRadio Radicale la pronuncia dellaCorte: “La cosa evidente a tutti è larapidità e la brevità con cui la Corteha deciso. La decisione, infatti, harichiesto poche ore e non più didieci righe, così com’è regola quan-do una richiesta è palesemente in-fondata. In particolare il giudicehanno usato tre argomenti, il pri-mo si riferisce alla considerazioneche un conflitto di attribuzione esi-ste, come indica la relativa legge del1953, quando c’è un organo cheesprime una volontà definitiva delpotere a cui appartiene, condizio-ne che in questo caso non era pre-sente. Il secondo si riferisce alla conside-razione che una sentenza non puòessere considerata legge in quantonon ha un valore erga omnes; il ter-zo si riferisce alla considerazioneche per sindacare la legittimità del-la sentenza era stata preso in con-siderazione il merito della senten-za, operazione che non era possibi-le porre in essere. Il Parlamento,con riferimento a questa situazio-ne, è come se avesse detto che ungiudice quando non c’è una normache regola un caso specifico, nonpuò fare niente, ciò che non è vero,in quanto, quando non c’è unanorma che regola un caso specifi-co, il giudice deve rinvenire nell’or-dinamento una norma che lo rego-li al fine di non negare la giustizia aicittadini.Questa vicenda non stava in piedisin dall’inizio, si è solo perso tempoimpegnando le commissioni par-lamentari, tempo che magari pote-va essere utilizzato per discutereuna legge sul testamento biologicoe non per fare una cosa che la Cor-te Costituzionale ha liquidato inpoche ore e in poche righe”.

Presidente Formigoni,faccia come reBaldovino: si dimetta!

INTERVISTA ALL’AVVOCATO VITTORIO ANGIOLINI

ILARIA DIONISIRadio Radicale

La regione Lombardia ha di re-cente rifiutato la richiesta delpadre di Eluana Englaro di po-ter usufruire di una strutturasanitaria, in cui poter sospen-dere le cure, che tengono in vi-ta la donna. Dai microfoni diRadio Radicale, il legale di Bep-pino Englaro, padre di Eluana,affronta gli ultimi risvolti delcaso. Alla domanda su qualisiano le intenzioni della fami-glia risponde: “Noi siamo con-vinti che la decisione della re-gione Lombardia sia un atto il-lecito, perché la decisione dellaCorte d’Appello, che è esecuti-va, sia pur impugnata in Cassa-zione dalla Procura generale,prevede che, a determinatecondizioni che dichiara soddi-sfatte, il tutore possa disporrela cessazione dei trattamenti inatto. A questo punto - continual’Avvocato Vittorio Angiolini -sia sulla base del comune buonsenso sia per questioni di dirit-to, la regione Lombardia hal’obbligo di erogare i tratta-menti sanitari secondo le di-sposizioni del tutore. Il rifiuto

è, in diritto, ingiustificato. Ciaspettiamo che il servizio pub-blico Asl abbia altre voci chedecidano di ripristinare la lega-lità”.

Se la sentenza è esecutiva,quali sono le implicazioni,an-che penali,di questo rifiuto?

Il rifiuto è illecito sotto il profilocivilistico, perché lede un dirit-to fondamentale, quello di ave-re trattamenti sanitari che sia-no conformati alla legge e nonal volere del potere politico. Laregione Lombardia pretende distabilire al posto del medicoquello che deve essere fatto. C’èsicuramente una responsabili-tà di tipo civilistico, ci può esse-re una responsabilità penaleper l’inottemperanza per gli or-dini legalmente dati dall’auto-rità giudiziaria, che può avereanche una aggravante perchériguarda una persona incapacedi intendere e di volere, Eluanainfatti è interdetto. L’atto è ille-gittimo anche sotto il profiloamministrativo, perché la re-gione ha anche l’obbligo di ero-gare il trattamento sanitario inmodo conforme alla legge e ai

p r o n u n c i a -menti dei giu-dici. Quindi chie-derete i dannicivili?

Questo a suotempo, si. Ilprimo proble-ma è non la-sciare scopertauna situazionedi illegalità. Ve-dremo poi co-sa fare su que-sto, dato cheogni rimediogiuridico ri-chiede deltempo.

Per la leggeuna persona èlibera di accet-tare o meno lecure, il Presi-dente della re-gione Lom-bardia,Formi-goni, dice: leinon può ri-s p o n d e r equindi è no-stro dovere

somministrarle le cure.Comerisponde?

Il problema dell’incapacità diEluana Englaro è stato ben pre-sente ai giudici, che hanno sta-bilito il seguente principio: an-che una persona incapace diintendere e volere non può es-sere soggetta indefinitamenteal potere del medico. Il proble-ma non è come dice Formigo-ni che abbiamo a che fare conun trattamento che dà la mor-te, ma siamo di fronte alla ri-chiesta di cessazione di un trat-tamento che posticipa artifi-cialmente la morte, il medicoha in questo modo il potere ditenere in vita. Eluana Englaromorirebbe abbandonata a sestessa, la mano dell’uomo pro-lunga la sua vita. Fino a chepunto un uomo può prolunga-re artificialmente la vita di unaltro uomo? Questo è un pro-blema che si pone dal punto divista della libertà individualeche se garantita a tutti, deve es-sere garantita a maggior ragio-ne anche a una persona inca-pace di intendere e di volere.

Il Presidente Formigoni ha di-chiarato che se anche la Cas-sazione confermasse quantodetto dalla Corte d’Appello,ciò comunque non bastereb-be perché serve una legge,spetta al Parlamento interve-nire.

La legge serve per stabilirel’obbligatorietà dei trattamen-ti sanitari che siano invasividel corpo di una persona, inassenza di una legge vale ilprincipio secondo cui nessu-no può mettere le mani ad-dosso a un altro, un principiochiaro espresso nell’art. 13della Cost. In questo caso For-migoni non ottempererà agliobblighi della sentenza per-ché non rispondono ai suoiconvincimenti personali, maquesto francamente è un pro-blema che sfiora l’assurdo.Una carica pubblica deve es-sere esercitata in conformitàalla legge e prestando i servizisecondo tali condizioni previ-ste dalla legge; i suoi persona-li convincimenti non possonoottundere il suo dovere di ot-temperare agli obblighi giuri-dici. Se per Formigoni ritienedi non poter eseguire le dispo-sizioni della legge, non ha che

da seguire l’esempio di re Bal-dovino, che per non promul-gare una legge che era contra-ria alla sua coscienza, si è so-speso dalla carica. Per seguirei propri liberi convincimentidovrebbe dimettersi dalla suacarica, altrimenti non gli restache adeguarsi al rispetto deldiritto.

Quali sono le vostre prossimemosse?

Aspettiamo il giudizio dellaCassazione, su questo ulterio-re ricorso presentato dalla Pro-cura generale di Milano.

La vicenda Englaro non sareb-be esistita se in Italia ci fossestata una legge sul testamen-to biologico?

Il caso Englaro resta per forzalegato ai pronunciamenti deigiudici, perché mi sembra dif-ficile pensare a una legge retro-attiva. Una legge fatta oggi nonrisolve il problema di Eluana,che si protrae da anni. Però ilcaso Englaro proprio a far capi-re quanto sia necessaria ed ur-gente oggi una legge sul testa-mento biologico.

Da parte di un Consigliere delPd della regione Lazio,è venu-ta la proposta di ospitareEluana in un centro ospeda-liero del Lazio, prenderete inconsiderazione l’offerta?

Noi ringraziamo di cuore perl’offerta ricevuta, ma vorrem-mo semplicemente che fosseeseguita la pronuncia, senzadover andare in giro per l’Italiaa mendicare l’adempimentodel diritto.

Un pensieroLa sentenza della Corte Costituzionale:un sorso d’acqua per Eluana

abbaIl dito nell’occhio

Respinta la richiesta di sospensione dell’esecutività della sentenzasul caso di Eluana. Parla l’avvocato della famiglia Englaro.

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AL CINEMA

13AMORE CIVILE:

Libero amore in Spagna“VICKY, CRISTINA, BARCELLONA” DI WOODY ALLEN

GIANFRANCO CERCONE

Ecco come un narratore puòcompiere uno studio psicolo-gico su due personaggi dalleopposte personalità: li mette aconfronto con una stessa si-tuazione, meglio se inaspetta-ta e abnorme, tale che non vi sipossa reagire secondo conven-zione. E osserva il loro diversocomportamento.È un esperimento che, per chiha memoria cinematografica,Woody Allen aveva in partetentato in un film di qualcheanno fa, “Melinda e Melinda”. Eche ora rinnova con “Vicky,Cristina, Barcellona”. La situazione abnorme è la se-guente: durante un viaggio inSpagna, due ragazze america-ne sono abbordate da un pitto-re locale, il quale, senza mezzitermini, propone loro un rap-porto a tre. Una accetta; l’altrarifiuta.La ragazza che accetta è curio-sa, allegra, sensuale, affascina-ta dall’arte e dagli artisti. Quel-la che rifiuta, senza essere unarepressa, è più rigida e pianifi-catrice; crede nel matrimonio;ed è incline alla malinconia.Ma ognuna delle due ragazzeincarna, in una certa misura, illato in ombra della personalitàdell’altra. E così la ragazza cu-riosa allegra eccetera, con la

stessa graziosa volubilità concui ha accettato il rapporto atre (il terzo lato sarà una ex delpittore), finisce per stancarse-ne, e se ne ritrae. Quella più ri-gida, dopo una notte d’amoretrascorsa con il pittore, resta in-quieta, tormentata: non accet-ta più la prospettiva di una vitamatrimoniale con l’uomo chepure ama.Come risultato dell’esperi-mento che ho detto, si può ap-prezzare l’evidenza con cuisbalzano i due ritratti: sfu-mati, variegati, morbida-mente contraddittori; de-scritti con partecipazione,ma anche con distaccoumoristico; tali comunqueda darci l’impressione diessere vivi (merito, certo,anche delle attrici: ScarlettJohansson è la prima ragaz-za; e Rebecca Hall, la secon-da).Ma “Vicky, Cristina, Barcel-lona” probabilmente vuoleessere anche un apologointorno al seguente proble-ma: è meglio l’amore libero,senza vincoli legali, senzaruoli prestabiliti e senzal’appartenenza reciprocaed esclusiva della coppiatradizionale; o è meglio lasicurezza del matrimonio?Nel film la risposta è sospe-sa. Il bene e il male non so-

no prestabiliti o attribuibili concertezza.È vero che il triangolo, dopouna crisi iniziale, conosce unafase di profonda armonia. Maè anche un’armonia precaria; equando uno dei tre compo-nenti si ritira dal gioco, i due ri-masti si abbandonano, comefatalmente, a un comporta-mento distruttivo.E la seconda ragazza finisceper concludere che, per il pro-prio carattere, il matrimonio

non è una soluzione esaltante,ma è forse la più adeguata.La vera morale, pessimistica,dell’apologo è che nessuno, inamore, riesce mai a essere dav-vero soddisfatto.Però, la soluzione del dilemmaè demandata al pubblico.E caso mai a qualcuno inte-ressasse, per quanto mi ri-guarda, trovo che il personag-gio interpretato dalla Johan-sson sia, tutto sommato, piùsimpatico.

DanielJames,aiutato daDignitasCostretto su una sedia a rotelle damarzo 2007 in seguito ad un inci-dente di Rugby che lo aveva para-lizzato dalla vita in giù, facendogliperdere l’uso di braccia e gambe,Daniel James, lo scorso 12 settem-bre, è andato a Berna accompa-gnato dai genitori. È entrato in un appartamento,dove un volontario gli ha portouna miscela di barbiturici. Si è ad-dormentato dopo un paio di mi-nuti ed è morto nel sonno dopoun’ora. In Svizzera, la legge preve-de il suicidio assistito posto che sitratti indiscutibilmente della vo-lontà del paziente e che nessunotra amici e familiari possa trarneprofitto. “La sua morte è stata sen-za dubbio un sollievo dalla prigio-ne che sentiva essere diventato ilsuo corpo”, è stata la dichiarazio-ne dei genitori. Il caso di Daniel è destinato a riac-cendere la discussione sulla euta-nasia in Gran Bretagna, dove, seb-bene sia illegale aiutare qualcunoa suicidarsi, fino ad ora si è sceltodi non perseguire i familiari e gliamici di coloro che hanno com-piuto una simile scelta, una voltaverificato che questa sia statacompiuta in assoluta libertà.

La lotta diBaravaglioEra iscritto ad EXIT-Italia e a Dignitas e voleva andare in Sviz-zera per morire.È morto il 15 ottobre scorso a Pray Biellese(BI) Adolfo Baravaglio.Aveva cinquantatre anni e da dician-nove,in seguito a un incidente d’auto,era in una condizionedi tetraplegia pressoché completa,bloccato in un letto.Pote-va muovere solamente il collo e il braccio destro,ma non lamano. Operaio, fino all’incidente, aveva raccontato la suastoria in un libro dal titolo significativo “Perché mi tortura-te? Storia dell’uomo rinchiuso in una gabbia grande quantoil suo corpo”,a cura di Gabriele Vidano e Letizia Moizzi,edi-to da TEA.Di se Adolfo diceva “Ci obbligano a marcire in unagabbia grande quanto il corpo; va rispettato il principio se-condo cui un essere umano non può disporre della propriavita:un dogma,un credo religioso che ci impone lo Stato.Ioinvoco una vera e propria legge sull’eutanasia”.Grazie Adol-fo.

@pprofondisciMina Welby incontra Adolfo Baravaglio:http://www.radioradicale.it/ scheda/235577

Buchi nell’acqua...e in Abruzzo

SEVERINO MINGRONI*[email protected]

Luca diceva che, se fosse nato in Africa, sarebbevissuto molto poco con la sua SLA. Io, molto pro-babilmente, se fossi stato nello stesso luogo, nonavrei superato gli ultimi giorni di ottobre del1995, quando ebbi la trombosi alla arteria basi-lare. E invece. Invece, Luca è vissuto fino al 20febbraio 2006 e io sono ancora vivo perché, l’Ita-lia è un Paese dove anche i disabili gravissimi vi-vono a lungo: però la qualità della vita a noi ri-servata da troppi nostri politici e non, è vera-mente pessima; e, se non si ha l’immensa fortu-na di poter comunicare pure tramite Internetcome me, si deve soffrire - per tutto - e tacere.

Tuttavia, pur comunicando e “lottando” così, ame sembra di avere fatto i classici buchi nell’ac-qua. Mi spiego scendendo nel mio particolarevivere, come al solito: da quasi un anno, ho sem-pre più problemi di assistenza, soprattutto la se-ra e nei giorni festivi; pensavo che, con la immi-nente Legge regionale abruzzese sulla Vita Indi-pendente, anche per me, in qualche modo, sipotessero finalmente risolvere tali problemi; tut-tavia, la Giunta della mia Regione è caduta il 14luglio scorso per motivi ben noti, e, il 30 novem-bre prossimo, si voterà di nuovo. Quindi, biso-gna, forse, lottare ancora, ma non ne ho perniente più voglia. Poi, ho quasi speso tutti i 3000euro della Regione Abruzzo per rimborsi per ac-quisti informatici da parte di noi disabili abruz-zesi; quindi, dovrò lasciare passare tre anni e piùper avere diritto ad altri 3000 euro. Però, ho giàproblemi al computer: perciò, se non ne potròpiù di essi, dovrò sperare nella carità privata.Inoltre, dall’inizio della recente estate ad oggi, hoavuto ed ho due piccole ferite che mi danno fa-stidio solo quando sto sulla sedia elettronica, manon se sto seduto o sdraiato a letto. Di conse-guenza, mi pongo delle domande: assumo unaposizione sbagliata sulla mia sedia particolare?Sto troppo tempo su di essa? Ma esiste un com-puter da letto per me? Se Si, con quali soldi loposso comprare, visto che ho temporaneamen-te quasi terminato i rimborsi della mia Regione?Amiche ed amici della Agenda Coscioni, nontrovate pure voi che, ora, in Italia, ci viene garan-tita una pessima qualità della vita? E fortuna cheio ho un HeadMouse e Internet.

* Severino è locked-in e Consigliere generale del-l'Associazione

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14DIRITTI SENZA FRONTIERE

NOTIZIE DAL MONDO

L’aborto e le staminali agli antipodi del Vaticano

REPORTAGE DALL’AUSTRALIA / 1

In concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù ed i moniti papali, in Australia si liberalizza la legislazione su aborto e ricerca sulle staminali embrionali.MARCO VALERIO LO PRETE

La nostra centenaria tradizione“Come è possibile che lo spazioumano più bello e più sacro, ilgrembo materno, sia diventatoluogo di violenza indicibile?”.Così lo scorso 17 luglio il PapaBenedetto XVI, in occasionedella Giornata Mondiale dellaGioventù, aveva deciso di af-frontare il tema dell’aborto difronte a decine di migliaia digiovani riunitisi per l’occasionea Sidney, in Australia. Come suc-cede spesso per gli interventipapali, i livelli di lettura sonomolteplici: c’è l’appello univer-sale rivolto ai media del globo,ma allo stesso tempo c’è il fen-dente alla classe politica locale.Infatti la “pacata riflessione”proseguiva con un monito: “I di-ritti umani sono universali, fon-dati sulla legge naturale e nondipendono da alcun negoziatoo patrocinio, tantomeno da uncompromesso”. Quel compro-messo che poche settimane pri-ma proprio a Sydney, nel Parla-mento dello Stato del NewSouth Wales, il governatoreMorris Iemma aveva cercato etrovato, guidando i colleghi al-l’approvazione di una legge cheha cancellato il bando sull’usodi embrioni umani per la ricer-ca sulle cellule staminali. Catto-lico, oltre che governatore, Iem-ma aveva così sfidato contem-

poraneamente la minaccia discomunica lanciata, in una con-ferenza stampa della vigilia, dal-l’arcivescovo di Sydney, il Cardi-nale George Pell. Secondo lo storico Geoffrey Blai-ney “la distanza è stata la tiranniasotto la quale si è forgiato il pas-sato dell’Australia”. Ma c’è da giu-rare che qualcuno, nel Paese, difronte agli anatemi papali lancia-ti in occasione della sua visita, ab-bia pensato pure agli aspetti po-sitivi che derivano dall’avere uncontinente ed un oceano frappo-sti tra sé ed il Cupolone. In realtànel dibattito politico locale gli in-terventi delle autorità religiose -non solo cattoliche, vista la plura-lità delle confessioni presenti nelPaese (vedi box) - non mancano;eppure l’Australia rientra tra queiPaesi liberal-democratici in cuil’agenda politica, pur influenzatada quanti legittimamente deci-dono di misurarsi alla pari contutti gli altri nell’arena pubblica,in fin dei conti è dettata dai citta-dini e dai loro rappresentantieletti. Il recente dibattito sulla le-gislazione in materia di interru-zione volontaria di gravidanzache si è svolto nel Parlamentodello Stato di Victoria, il secondopiù popoloso del Paese, ne è laconferma. Il dibattito sull’aborto nel Parla-mento di VictoriaPur non esistendo una legge a li-vello federale, l’aborto in Austra-

lia è permesso in tutti gli Stati (6) eTerritori (2) del Paese; in alcuni diessi l’interruzione di gravidanzaè però inclusa tra le offese crimi-nali, non punibile solamente acerte condizioni. Con il voto del-l’assemblea dello Stato di Victo-ria, salgono a quattro le entità fe-

derate che hannocompletamente de-penalizzato l’abor-to. Infatti, a nem-meno tre mesi dalleparole di BenedettoXVI, il Parlamentodi Melbourne hadeciso di metteremano alla legisla-zione in materia diaborto e riformarlain senso maggior-mente liberale. Il 10ottobre scorso il Se-nato ha approvatoalcuni cambiamen-ti fondamentali allalegislazione vigente:l’aborto è stato de-pennato dalla listadei reati presenti nelCriminal Act del1958; la nuova legi-slazione permettealle donne di acce-dere all’aborto, sepraticato da un me-dico opportuna-mente registrato,nelle prime 24 setti-mane di gestazionee, nel rispetto di ul-

teriori e più gravose condizioni,anche oltre le 24 settimane;l’obiezione di coscienza, infine,viene regolamentata. Tanto è ba-stato per scatenare alcune reazio-ni scomposte: “Vergogna! Avete lemani sporche di sangue!”, conquesto slogan alcuni giovani del

gruppo “Youth 4 Life” hanno ac-colto il risultato in aula. Di parolegrosse, d’altra parte, ne erano vo-late anche nelle settimane prece-denti. Alla vigilia del voto JosephOudeman, vescovo e membrodel consiglio di Catholic HealthAustralia, aveva minacciato lachiusura di tutti i reparti di oste-tricia degli ospedali cattolici nelcaso la legge fosse stata approva-ta senza modifiche. Ciò che nonva giù è la clausola in materia diobiezione di coscienza: “La leggeafferma che un medico obiettoredi coscienza rispetto alla praticaabortiva deve indirizzare il pa-ziente presso un dottore o unastruttura ospedaliera che possapraticare l’aborto”, aveva dichia-rato il vescovo alla stazione radio3AW. Ciò vorrebbe dire “coopera-re” nel compimento di un omici-dio. Christine Tibett invece, pre-sidente del Royal Australian andNew Zealand College of Obstetri-cians and Gynaecologists, ha di-chiarato: “La legge riflette la at-tuale pratica clinica, per questosono soddisfatta che la votazionesia andata così”. Anche sul cam-pus dell’Università di Melbourne,la più importante dello Stato ed

una delle più grandi del Paese, glistudenti non hanno mancato didire la loro: i collettivi della sini-stra antagonista hanno smessoper alcuni giorni la loro veste “an-ti-capitalista”, accettando di rac-cogliere firme a sostegno del di-segno di legge assieme a Laburi-

sti, Liberali e quanti altri volesse-ro unirsi, esclusivamente in no-me di “libertà ed autodetermina-zione”. Gruppi di studenti “per lavita” hanno invece scelto di tap-pezzare l’università con grossimanifesti; lo slogan: “Tutti quelliche sono a favore dell’aborto so-no già nati”. Tautologie a parte, enonostante alcune speculazionigiornalistiche che volevanoun’opinione pubblica semprepiù conservatrice in materia, leindagini demoscopiche più re-centi dimostrano che oggi, e or-mai da anni, i cittadini australianisono convinti che la legalizzazio-ne dell’aborto sia la via più effica-ce per regolare il fenomeno edeventualmente sconfiggerlo. Nel-l’ultima autorevole indagine a di-sposizione, l’Australian Survey ofSocial Attitudes del 2004, alla do-manda “Una donna dovrebbeavere il diritto di scegliere se ave-re o meno un aborto?”, l’81% de-gli intervistati si dichiarava “mol-to d’accordo” o “d’accordo”, consolo il 9% di contrari. Opinionecondivisa, praticamente nellestesse proporzioni, tra credenti enon credenti e tra fedeli di diver-se religioni.

Credenti e non credenti in AustraliaSecondo l’ultimo censimento nazionale, risalente al 2001, il 26,4%dei cittadini Australiani si dichiara cattolico, il 20,5% anglicano edun altro 20,5% cristiano in generale. Tra le religioni più diffuse se-guono il Buddismo (1.9%) e l’Islam (1.5%). Il 12,7% della popola-zione preferisce “non specificare”, mentre il 15,3% assicura di nonseguire alcuna fede rivelata. I dati sui praticanti effettivi sono piùdifficili da raccogliere: secondo un volantino diffuso dall’agenziadel turismo australiano in occasione della Giornata Mondiale del-la Gioventù, solo il 7,5% dei 21 milioni di Australiani si reca rego-larmente a messa. Alla vigilia della visita papale il canale di Stato SBS definiva l’Au-stralia come “uno dei paesi meno religiosi all’interno del mondooccidentale, classificatosi al 17esimo posto tra i 21 Paesi presi inconsiderazione dalla Fondazione Bertelsmann in Germania”. “Lamaggioranza degli Australiani, quasi tre su quattro, affermano dinon essere per nulla religiosi o che la religione non gioca un ruo-lo centrale nella loro vita”. Secondo uno studio durato tre anni econdotto dalla Monash University, dalla Australian Catholic Uni-versity e dalla Christian Research Association, tra gli adolescentied i ventenni australiani in particolare ci sarebbe stato “un forteimpulso ad allontanarsi dalla Cristianità”. (MVLP)

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NOTIZIE DAL MONDO 15

DIRITTI SENZA FRONTIERE

Welcome back David!INTERVISTA CON IL MINISTRO OMBRA PER LA GIUSTIZIA DEI LIB-DEM

Nel 1989 era a Budapest con i radicali per difendere i diritti di un popolo oppresso. Oggi, divenuto Ministro ombra liberale in GB, si batte contro proibizionismo e nucleare. MATTEO ANGIOLI

On.Howarth,il parlamento bri-tannico torna a riunirsi questasettimana dopo tre mesi di pau-sa estiva.È accaduto qualcosa diparticolare in questo periodonel suo collegio?

Molti dei problemi che interessa-no il mio collegio riguardano leabitazioni. Cambridge è una cit-tà molto costosa, inserita inun’area che non lo è. Da qualchemese, molte persone che ricevo-no sussidi dal Governo per l’affit-to, stanno ricevendo una sommaminore, perché il governo ha ri-calcolato l’ammontare in base al-la media degli affitti dell’intera re-gione, non solo di Cambridge.Per questo circa 800 abitanti diCambridge non potranno piùpermettersi di abitare in questacittà. Purtroppo è un problemache si verifica spesso nella miacircoscrizione.

Venendo alle politiche proibi-zioniste sulla droga, il governolaburista ha inasprito le peneper il consumo di cannabis, ri-classificandola da droga di “tipoC” a “B”. Come giudica questadecisione?

Credo che la riclassificazione siastata una mossa veramente stra-na, dettata soprattutto dal biso-gno di ammansire il pubblicocon titoli forti sui giornali. Biso-gna affrontare il problema basan-doci sull’evidenza scientifica. Erastata creata una commissione diesperti nel settore col compito difornire un parere autorevole sulloscopo della riclassificazione esull’eventuale riclassificazionedella cannabis. Poi il Governo hadeciso andando nella direzioneopposta da quella indicata dallacommissione. Un atteggiamentodel tutto irrazionale.

Il Ministro degli Inter-ni ha detto che lacommissione era me-ramente consultiva...

Che quella commis-sione non avesse ca-rattere regolatore maconsultivo era ovvio,ma che il Governo pre-tenda di essere piùesperto di quella com-missione in materiascientifica è semplice-mente assurdo. I mini-stri non sono esperti discienza e non dovreb-bero agire come se in-vece lo fossero.

Pensa che un approc-cio diverso aiuterebbemaggiormente a ri-solvere la questioneafgana con tutti i pro-blemi legati alle colti-vazioni di papaveroche vengono attual-mente distrutte?

Direi che la politica at-tuale in quel paese è prevalente-mente d’ispirazione americana:il tentativo di distruggere i campidi papavero è assolutamenteinefficace. Dovremmo smetterlacon questa “guerra alla droga”.Secondo me se il governo britan-nico potesse scegliere autono-mamente adotterebbe un ap-proccio più costruttivo. Compre-remmo il papavero, anche per-ché vi è una mancanza di deriva-ti da papavero con cui produrremedicinali antidolorifici che col-pisce soprattutto i paesi più po-veri. Per quanto riguarda il problema

della droga più in generale, dob-biamo renderci conto che l’ap-proccio attuale non ha funziona-to e si sta affermando sempre dipiù la convinzione che si tratta diun problema medico. Per questo,affidarsi a misure penali e di de-tenzione per affrontarlo non ser-virà. Le nostre prigioni ospitanonumerosi tossicodipendenti oindividui che commettono cri-mini per poter soddisfare i lorobisogni quotidiani. Dire sempli-cemente “ok, hai commesso uncrimine e per questo ti puniamo”,senza fare nient’altro, non puòfunzionare. Dobbiamo dirottare

queste persone verso un sistemadi trattamento e cura che possa,nel lungo termine, aiutarle.

Cosa ne pensa delle “sale del bu-co”?

Questo è proprio un esempio sucui c’è bisogno di aprire il dibat-tito. L’esperienza del Portogallo,di cui pochi sono a conoscenza, èmolto interessante. Queste salehanno dato risultati molti buoni.

Fino a pochi mesi fa lei è statoMinistro ombra dei Liberali perl’energia e l’ambiente. Gordon

Brown e Silvio Berlusconi han-no concordato sulla necessità difar ricorso all’energia nucleareper far fronte alle crescenti do-mande di energia. Cosa ne pen-sa?

Sono assolutamente contrario al-l’espansione dell’energia nuclea-re. È un terribile errore. Ogni vol-

ta che si è fatto ricorsoall’energia nuclearenon abbiamo mai otte-nuto i risultati che cierano stati promessi.Anzi, si è dimostratadannosa dal punto divista ambientale, ineffi-cace e straordinaria-mente costosa. L’esitodell’incontro tra Browne Berlusconi illustra ilproblema legato allascelta del Regno Unitodi optare per il nuclea-re. Mi spiego: il RegnoUnito in passato nonha mai investito moltonel nucleare; se lo fac-ciamo adesso indurre-mo molti altri paesi afare lo stesso. E se que-sto accadrà, allora avre-mo altri problemi, pro-blemi di pace, di proli-ferazione di armi nu-cleari, di sicurezza, diterrorismo. Poi vi è unaspetto politico ed am-bientale, non solo eco-nomico: l’energia nu-cleare è così pericolosa

che richiede misure interne di si-curezza che da sole rappresenta-no una minaccia alle libertà indi-viduali. È l’unica forma di energiaad avere questa caratteristica.

Sono già stati approvati progettiche puntano sul nucleare?

No, il Governo ha approvatol’idea del progetto, ma nessunprogetto specifico è stato adotta-to finora. Comunque, dovremmoinvestire massicciamente nellerinnovabili e nel risparmio ener-getico, perché il risparmio rimar-rà sempre meno costoso che pro-

durre energia. E per produrreenergia rispettosa dell’ambiente,in grado di soddisfare i bisognifondamentali su larga scala, dob-biamo ricorrere alla tecnica detta“cattura e sequestro della CO2”(carbon capture and storage).Non è la soluzione permanenteal problema, ma questo tipo ditecnologia ci permetterà di gua-dagnare tempo per sviluppare unintero sistema rinnovabile, nonnucleare.

Il Partito Radicale Nonviolentoha lanciato il Grande Satyagra-ha per la Pace,la Libertà e la De-mocrazia, una campagna chemira alla ricerca della verità instile gandhiano e che ha avutoorigine dalle menzogne raccon-tate da Bush per invadere mili-tarmente l’Iraq.L’iniziativa si ri-chiama a quattro grandi nomi:Kant,Gandhi,M.L.King jr e Pop-per.Come la valuta?

Intanto devo dire che tre deiquattro nomi evocati sono mieieroi. Rispetto molto Popper e ilsuo lavoro, ma non lo definireiesattamente un eroe. Kant è ilmio eroe intellettuale, mentreGandhi e Luther King sono quel-li politici, davvero straordinari.Mi pare che se vogliamo progre-dire verso la pace e la libertà ab-biamo bisogno non solo di unapproccio intellettuale, ma an-che di uno emotivo e spirituale,che possiamo trarre dagli altridue. Uno sforzo necessario èconcentrarsi sulle persone al difuori del conflitto, cercando di fa-re qualcosa per aiutare quelli al-l’interno. È raro che chi sta al difuori produca un piano, un’idea.Credo sia importante lavorare sulsupporto politico ed emotivo perle persone intrappolate nel con-flitto che vogliono la pace, in basead una filosofia di libertà.

Lei ha partecipato al Congressodel Partito Radicale del 1989 aBudapest. Si può dire che fu unesercizio molto efficace di prati-ca nonviolenta?

Eccome se c’ero! Ricordo cheMarco cercò a lungo di farsi arre-stare, e non ci riuscì! Quando ca-pimmo che le autorità ungheresinon lo avrebbero arrestato, cirendemmo conto che stava suc-cedendo qualcosa di molto inte-ressante in Ungheria. Il Ministrodel Lavoro ungherese intervenneal Congresso dicendo “guardate-vi attorno, guardate cosa sta suc-cedendo in questo paese, è qual-cosa che approverete sicuramen-te”. Allora uscimmo con Marco avolantinare, aprimmo lo striscio-ne in favore della libertà politicae non fummo arrestati. Fu un at-to estremamente significativo.Mostrò al mondo che qualcosa

David HowarthClasse 1958, è un deputato inglese. Dal 2005 rappresen-

ta il collegio di Cambridge alla Camera dei Comuni ed è MinistroOmbra della Giustizia per i Lib-dem, il terzo partito a Westminsterdopo Laburisti e Conservatori. In precedenza ha avuto il portafo-glio Energia e Ambiente. Nel 1989 David era tra i partecipanti al35mo Congresso del Partito Radicale che si tenne a Budapest.

In Afghanistandovremmosmetterla conquesta “guerraalla droga”.Sarebbe piùlogico comprareil papavero daicontadini edusarlo perprodurre imedicinaliantidolorifici,sempre piùscarsisoprattutto neipaesi poveri.

Page 28: Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

segnalazioni - www.lucacoscioni.it/tag/in_libreriaPaolo Bonetti, Il purgatorio dei laici.Critica del neoclericalismo, Dedalo,2008,pp.224,euro 15,00

Un libro di battaglia, di po-lemica e di satira control’avanzata dei nuovi farisei,di coloro che vorrebbero fartornare l’Italia al clima bi-gotto e opprimente dei pri-mi anni della Repubblica,quella che Gaetano Salve-mini definì icasticamente la“repubblica monarchicadei preti”. I nuovi farisei di-cono di voler difendere la li-bertà della Chiesa cattolicadalle prevaricazioni del lai-cismo e dalla disgregazionedel relativismo. Ma a nessu-no come al laico (che non èil contrario di credente) staa cuore la libertà religiosa,poiché egli sa benissimoche è il fondamento di ognialtra libertà. Il volume, nelricordo di alcuni autenticimaestri di laicità, vuolemettere in guardia controquesta pretesa che attentaalla nostra libertà di uominie di cittadini.

Massimiano Bucchi, Scegliere ilmondo che vogliamo.Cittadini,poli-tica tecnoscienza, Il Mulino, 2006,pp.200,euro 12,00

Energia nucleare, Ogm, cel-lule staminali, treni ad altavelocità: quanto più lascienza e la tecnologiaavanzano rapidamente,tanto più la società sembrafare resistenza. Questo librosostiene che simili questio-ni non tollerano né una “ri-sposta tecnocratica” (la de-lega agli esperti), né una “ri-sposta etica” (il rinvio ai va-lori morali dell’individuo).Quella che si rende neces-saria è piuttosto una “rispo-sta politica”: poiché ognitecnologia incorpora unavisione dell’uomo, della na-tura, della società, diventa-no indispensabili sedi, isti-tuzioni e procedure traspa-renti e affidabili attraversocui giungere ad una sceltapubblica tra alternativepossibili per mezzo, in pri-mo luogo, dell’aperto con-fronto democratico fraesperti e cittadini.

Renato Pocaterra,Oltre il naufragio.Crescere accanto a un figlio disabi-le, Giunti Progetti Educativi, 2008,pp.96,euro 7,00

Cosa succede quando lanavigazione della vita èsconvolta da una tempestaalla nascita di un figlio? Latempesta che trasforma igenitori in naufraghi alla ri-cerca dell’approdo è unarara malattia neuromusco-lare, l’amiotrofia spinale(SMA), che è diagnosticataal bambino nei primi mesidi vita, una malattia che im-pedisce di camminare e,nei casi più seri, di effettua-re anche i movimenti piùsemplici. Renato Pocaterra,presidente dell’Associazio-ne Famiglie SMA, ha raccol-to numerose interviste e te-stimonianze di genitori, sa-nitari e insegnanti, riguar-danti la percezione e la ge-stione dei bambini con di-sabilità motoria. Sono lestorie di chi, dopo il dolore,ha ripreso a navigare se-guendo rotte inconsuete esospinto da una nuova spe-ranza.

a cura di Maria Pamini

16LE NOSTRESEGNALAZIONI

LETTURE !

Il diario dei giorni di Welby

Gianna Milano, Mario Riccio, Storia di una morte opportuna, Sironi, 2008,euro 18,00

Mario Riccio è il medico anestesista di Cre-mona che ha aiutato Piergiorgio Welby adesercitare il proprio diritto all’autodeter-minazione. In questo diario scrupoloso hadescritto gli avvenimenti che vanno dal-l’autunno del 2006 (quando comincia adinteressarsi al caso del malato di distrofiamuscolare progressiva che ha scritto alpresidente della Repubblica perché gli siastaccato il ventilatore polmonare) all’otto-bre del 2007 (allorché la sentenza del Giu-dice per l’Udienza Preliminare stabilisce ilnon luogo a procedere nei suoi confronti).Lo scopo dichiarato dell’autore è quello diliberare la vicenda di Welby dalle nebbie edalle semplificazioni ideologiche che nonhanno consentito di mostrare, in tutta lasua evidenza logica, la distinzione tra l’eu-tanasia, che ancora in Italia necessita di undibattito aperto e franco a tutti i livelli, e lasospensione delle terapie, un diritto giàsancito dalla nostra Costituzione. Il GUPZaira Secchi così motiva il proscioglimen-to di Riccio: “Il diritto al rifiuto dei tratta-menti sanitari fa parte dei diritti inviolabi-li della persona, di cui all’articolo 2 dellaCostituzione, e si collega strettamente alprincipio di libertà di autodeterminarsi ri-conosciuto all’individuo dall’articolo 13della Costituzione stessa”.In questi mesi in cui assistiamo (con il ca-

so ancora aperto di Eluana Englaro e conla discussione in Parlamento di una leggesul testamento biologico più restrittiva ri-spetto alla legislazione vigente) ad un to-tale oblio dell’insegnamento che Welby havoluto offrire a tutti noi, è necessario affi-darsi alla correttezza del dibattito e all’one-stà intellettuale. Lo sottolinea Stefano Ro-dotà nella sua prefazione al libro: “Proprionel momento in cui si mostrava come il si-stema giuridico avesse già in sé tutti glistrumenti necessari per affrontare e risol-vere i dilemmi del morire in modo rispet-toso della volontà e della dignità delle per-sone, è scattata una reazione che vuol ri-mettere tutto in discussione. (...) Ma pro-prio una memoria non retorica di Piergior-gio Welby ci dice che è possibile prosegui-re sulla strada dell’incivilimento”. Riccio cerca di tenere fede a questo inten-to di chiarezza ed obiettività tralasciandoil più possibile la descrizione dei suoi sen-timenti e lasciando che sia il lettore a riem-pire i fatti rievocati delle proprie emozionie riflessioni. Mi ha colpito come, in diverse occasioni,Riccio ci tenga a definirsi “un normale me-dico ospedaliero” di provincia. Forse pro-prio in una città piccola e tranquilla comeCremona, lontana dalla baraonda politicae televisiva, è stato più semplice raggiun-

gere e comprendere le parole di Piergior-gio Welby. Si è detto che gran parte della so-cietà civile fosse coinvolta e turbata ma èanche vero che, malgrado tutti fosserod’accordo con Welby, come lui stesso rac-conta nel suo libro, Lasciatemi morire, nes-suno però era disposto a “sporcarsi le ma-ni”. Il dottor Riccio è stato l’unico che ha ri-sposto all’appello di Piergiorgio e che è sta-to pronto a rischiare la propria tranquillitàe sicurezza per “fare la volontà di Welby” esalvaguardare i propri principi. E proprioquesta coerenza e questo coraggio faran-no dire a Marco Pannella che “sono le per-sone come [lui] a dargli la forza di crederenelle sue battaglie politiche”, le personeche non si accontentano del ruolo di sem-plice spettatore passivo e rassegnato.La preoccupazione maggiore Riccio sem-bra averla avuta per la piccola figlia Letizia,che ritorna spesso nei suoi pensieri e inqueste pagine: “Chissà cosa penserà Leti-zia, una volta diventata adulta, di ciò che hafatto suo padre. Se approverà o dissentirà.Mi piacerebbe fosse già grande per parlar-gliene. Temo il suo giudizio? Capirà le ragio-ni della mia decisione? Sono certo di sì’”.Prezioso, per chi voglia approfondire i di-versi spunti che il testo offre, l’ampio e do-cumentato apparato critico curato dallagiornalista scientifica Gianna Milano.

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PAGINA3

17POTERE E GENERE:

Richter: la scienza sotto esameLETTURE

BURTON RICHTER*

“La scienza, in particolare la fisi-ca, si è trovata in una posizionerelativamente privilegiata a par-tire dalla fine della SecondaGuerra Mondiale. Il sostegno daparte del Governo è stato genero-so e coloro di noi le cui carrierehanno attraversato il periodo apartire dalla Seconda GuerraMondiale hanno visto, fino adora, i fondi per la ricerca crescerein termini reali. Il sostegno a noisi basava su due presupposti: lascienza avrebbe migliorato le vi-te dei cittadini e la scienza ciavrebbe resi sicuri in un mondoche sembrava molto pericoloso acausa dello scontro USA/URSS. La situazione mondiale è cam-biata radicalmente sia in terminipolitici che economici. L’URSSnon esiste più e le preoccupazio-ni economiche appaiono moltomaggiori poiché il nostro deficitè cresciuto e i nostri rivali econo-mici sono diventati molto piùforti. Con questi cambiamenti sisono rimessi in discussione an-che molti degli assunti riguar-danti le priorità nelle attività delgoverno. Non dovrebbe sorpren-dere il fatto che la quota di finan-ziamento per la scienza è sogget-ta a riesame. Essere riesaminatinon è molto confortevole per

quelli che stanno sotto il micro-scopio, perché in effetti ci vienechiesto di giustificare nuova-mente la nostra esistenza in ter-mini di rilevanza del nostro lavo-ro rispetto ai problemi che la so-cietà percepisce come più im-mediati. Per lo scienziato ciò è

strano, perché non è forse veroche la rivoluzione scientifica -iniziata 400 anni fa con il lavorodi Galileo - e la tecnologia gene-rata daquesta ri-voluzio-ne hannotrasfor-mato ilmondo?Infatti co-sì è stato.Una per-sona chein qual-che mo-do fossetraspor-tata quida solocento an-ni fa tro-verebbe ilmondo dioggi mol-to diffe-rente e persino sconcertante. Aquei tempi la vita media era piùbreve, la mortalità infantile erapiù elevata e la malattia uccide-va più persone di quanto non fa-cesse l’età avanzata. Le comuni-cazioni erano primitive, esisteva-no solo rozzi telefoni e non esi-stevano la radio o la televisione.La persona media sapeva moltopoco del resto del mondo. I tra-sporti erano lenti e non c’eranoauto o aeroplani. Non si avevaconoscenza del mondo subato-mico, no c’erano computer ecc.In effetti molto del lavoro che lepersone fanno oggi si svolge inaree che non esistevano allora edè basato sulle tecnologie derivatedalla rivoluzione scientifica co-minciata con Galileo. Attualmente una delle principalipreoccupazioni della nostra so-cietà - e quindi dei politici di Wa-shington - è la sicurezza econo-mica. Se ne discute in termini dideficit, politica per la tecnologia,competitività, sostegno all’indu-stria avanzata, ed è in questi ter-mini che si rivaluta la politica perla scienza. E’ giustificabile chequesto renda nervosi coloro chesi occupano di ricerca di base,poiché la ricerca di base porta be-nefici di lungo periodo mentre ildibattito si esprime in termini diprogressi nel breve periodo. Men-tre c’è consenso sul fatto che la

scienza di base è “buona”, c’è il pe-ricolo che la mancanza di com-prensione di come la scienza por-ta allo sviluppo di nuove tecnolo-

gie e ap-plicazio-ni porte-rà a ba-rattare ilb r e v econ ill u n g operiodo,danneg-g i a n d ocosì leprospet-tive disuccessoper quel-lo che ipoliticis t a n n ocercan-do di fa-re. Lamia pro-

spettiva è quella di un fisico cheha fatto ricerca in un’università,ha diretto un ampio laboratoriocoinvolto nello sviluppo di seriedi ricerche e tecnologie, è statocoinvolto con industrie grandi epiccole e ha una certa esperienzadi come interagiscono la scienza,il Governo e l’industria. Io so chela strada che porta da una scoper-ta scientifica di base allo sviluppodelle applicazioni di nuove tecno-logie non è l’autostrada ampia edritta che molti vorrebbero cre-dere. A dire il vero le scoperte dibase sono al cuore dello sviluppodi nuove tecnologie, ma ci sononumerose curve e intrecci sullastrada prima che le applicazioniindustriali siano realizzate, cosìcome ampi investimenti di risor-se tanto intellettuali che finanzia-rie. Si potrebbe discutere all’infi-nito e probabilmente inutilmentese sia la scienza a creare la tecno-logia o la tecnologia a creare lascienza. Questi argomenti conta-no poco perché entrambe le af-fermazioni sono vere. La tecnolo-gia di oggi è basata sulla scienza diieri; la scienza di oggi è basata sul-la tecnologia di oggi. La scienzache perfino ora sta facendo dellescoperte che creeranno nuove in-dustrie non può essere fatta sen-za, per esempio, i laser e i compu-ter che sono stati sviluppati a par-tire dalla scienza precedente. (…)

Finora mi sono concentratoesclusivamente sugli effetti prati-ci derivanti dalla ricerca scientifi-ca. Comunque come scienziatomi sento vicino ad un’altra di-mensione dell’impresa scientifi-ca – quella della scoperta di nuo-va conoscenza per amore di sa-perne di più sull’universo in cuinoi esistiamo e sul posto che

l’umanità occupa in esso. Lamaggior parte della comunitàscientifica fa il suo lavoro per lagioia e la soddisfazione di impa-rare ciò che non è mai stato cono-sciuto prima o di fare qualcosache nessun altro ha fatto prima.E’ questa motivazione che portail giovane scienziato a lavorare ti-picamente 60 e più ore a settima-na, non le tecnologie che potreb-bero derivare dal suo lavoroscientifico. (…) Naturalmente ciauguriamo dei benefici pratici equesta speranza è stata ampia-mente soddisfatta. Tuttavia nondovremmo cercare di focalizzarcitroppo strettamente sul pratico,perché ciò significa negare le esi-genze dello spirito. A quelle per-sone molto pratiche che vorreb-bero negare l’importanza dellospirito: tenete a mente i limiti del-la nostra immaginazione. Ricor-date quando Gladstone chiese aFarraday: “A cosa serve mai que-sto?” e Farraday rispose: “Signo-re, un giorno lo tasserete”.

@pprofondisciDa THE ROLE OF SCIENCE INOUR SOCIETY, aprile 1995, ver-sione integrale su www.slac.stan-ford.edu/pubs/slacpubs/9250/slac-pub-9284.pdf, traduzione diCarmen Sorrentino.

Burton Richter, Premio Nobel per la fisica 1976, par-teciperà al prossimo incontro del Congresso Mon-diale per la libertà di ricerca scientifica, che si terràpresso il Parlamento europeo di Bruxelles dal 5 al 7marzo 2009. Questo articolo fu scritto dal prof. Ri-chter nel 1995 pochi anni dopo la fine della guerrafredda.

Un Nobel del Congresso Mondiale di Bruxelles in difesa della scienza “di lungo periodo”e “per amor di conoscenza”.

La maggiorparte dellacomunitàscientifica fa il suo lavoro per la gioia e lasoddisfazione di imparare ciòche non è maistato conosciutoprima

Gladstonechiese: “A cosaserve maiquesto?” e Farradayrispose:“Signore, un giorno lo tasserete”

La prima pagina dell’inserto di Agenda Coscioni di ottobre. Tutti i numeri diAgenda Coscioni sono scaricabili su www.agendacoscioni.it

Page 30: Agenda Coscioni anno III n.11: novembre 2008

Un anno fa non avrei mai creduto che un giorno misarei ritrovato qui, candidato alla vicesegreteria deigiovani del PD al fianco della radicale Giulia Innocen-zi.Mi chiamo Marco Gentili, ho 19 anni, abito a Tarquiniae sono affetto da SLA2 (Sclerosi Laterale Amiotroficafamigliare), una malattia degenerativa che mi costrin-ge a stare su una sedia a rotelle. Ho terminato il LiceoClassico con un bel 98 e adesso sono iscritto presso laFacoltà di Scienze Politiche di Roma Tre.La mia malattia è genetica, mi è stata trasmessa conmodalità chiamata autosomica recessiva. Ossia sononato malato perché ho ricevuto una copia difettosa delgene da ciascuno dei miei genitori, entrambi portato-ri sani dell’alterazione genetica.La malattia è comparsa subito. Cominciai con il cam-minare in punta di piedi e anche se mangiavo biscot-ti Plasmon, come la maggior parte dei bambini, nonho imparato a camminare molto bene. Come vi dice-vo la malattia degenera progressivamente ed ora ec-comi qua, a comunicare con voi grazie al mio compu-ter.La mia storia con l’associazione Luca Coscioni iniziain un freddo giorno di febbraio del 2008 quando ca-sualmente, guardando la televisione, la mia attenzio-ne è stata catturata da un’interessante puntata di TGParlamento dedicata interamente ad essa. Era già dadiverso tempo che volevo mettermi in contatto conl’associazione e avevo battuto varie strade, per esem-pio scrivendo a Pannella, a Bonino e a Cappato peravere informazioni su voi-noi. Ma inutilmente! Il ser-vizio pubblico televisivo, per una volta, è stato davve-ro utile, perché attraverso il numero di telefono sonoriuscito a chiamare direttamente l’associazione.Da quel giorno mi si è aperto di fronte un “mondonuovo”, fatto di idee semplici ma nel contempo rivolu-zionarie, portate avanti da un gruppo di giovani stu-denti, gli Studenti Coscioni appunto. Ho partecipatoalla prima riunione degli Studenti Coscioni, apportan-do il mio contributo, comodamente da casa tramitevideoconferenza, come faccio ancora adesso, dal mo-mento che mi è impossibile recarmi alla sede dell’as-

sociazione a causa delle famose barriere architetto-niche.Amo la politica e credo che attraverso essa si possacambiare molto nel nostro Paese.Ho accettato subito la proposta di candidarmi a vicesegretario del PD giovanile perché credo che all’inter-no di questo partito sia necessaria la presenza viva econcreta di un disabile, presenza che dovrebbe essererinforzata anche in Parlamento. Con questa candida-tura spero di portare al centro del PD i problemi deigiovani disabili. Inoltre mi auguro di riuscire a dare aGiulia un forte sostegno per il suo programma che, na-turalmente, condivido in pieno. Sinceramente di queste primarie (la cui data è slittataal 21 novembre, grazie soprattutto all’azione di Giulia)qui a Tarquinia e dintorni i giovani sanno poco o nien-te, la disinformazione è quasi totale. Tutta la vicendami sembra partita con il piede sbagliato, da cui si so-no creati alcuni problemi a catena, che hanno fattoperdere la voglia di partecipare a molti ragazzi, diretta-mente o indirettamente, andando a votare.Ritengo sarebbe necessario un maggior impegno daparte del Partito Democratico, attraverso un’infor-mazione più capillare e mirata, e facendo chiarezza sulCPN, (il Comitato Promotore Nazionale che coordinala fase costituente dell’organizzazione giovanile) e suiCPR, (Comitati Promotori Regionali, che coordinanolo svolgimento delle elezioni primarie dell’organizza-zione in ciascuna regione). Penso che una delle regole primarie per la riuscita diqualsiasi progetto, soprattutto se politico, sia la chia-rezza e la conseguente efficienza organizzativa.Per conoscere meglio i miei progetti e il mio lavoro dal-la parte dei “diversamente abili” si può visitare il we-blog: http://gentilimarco.wordpress.com/. Qui si puòleggere il mio programma elettorale, pensato per fa-vorire quei giovani che vivono spesso emarginati e di-scriminati a causa della loro disabilità. Mi farebbemolto piacere ricevere le vostre idee e osservazioni: so-no a disposizione di tutti!Scrivetemi, scrivetemi, scrivetemi!

MARCOIO MALATO MICANDIDO A

VICE DI GIULIA

SLA

18STORIA DISPERANZA

DAL CORPO DEIMALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

Il 21 novembre se hai tra i 14 e i 29 anni puoi votare alle primarie per eleggere il segretario nazionale dei giovani del Partito Democratico.

Giulia Innocenzi coordinatrice degli Studenti Luca Coscioni è candidata comesegretario della giovanile e ha scelto come suo vice Marco Gentili.

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Iscritti al “Pacchetto area radicale”

Si sono iscritti all’Associazione Luca Co-scioni con la formula del “Pacchetto arearadicale” (iscrizione a tutti i soggetti costi-tuenti il Partito Radicale Nonviolento,Transnazionale e Transpartito, quota 590euro)Enrico Barison ; Roberto Bartolucci; Miche-le Cavasin; Tiziana Garlato; Maurizio Mor-ganti; Michele Pansa; Flavia Tassellari

Iscritti (per cui vale abbonamento a Agenda Coscioni)

Gerolamo Domenico Zucchi € 500; MariaAiello € 100; Claudia Andretta € 100; Fran-cesco Baudi € 100; Giorgio Begliuomini €100; Luigi Bonifaci € 100; Claudia Castellini €100; Violetta Cesaroni € 100; Maria Ludovi-ca Cuccurullo € 100; Elisabetta Cusano €100; Erminia De Felice € 100; Paolo Del Gal-lo € 100; Giovanni Florenzano € 100; GuidoFoa € 100; Sabina Fresch € 100; Ionnes Lu-cia Grosso Albertoni € 100; Lucia Lucchesi €

100; Rossano Mencarini € 100; Lorena Pa-leari € 100; Gabriele Peroni € 100; GraziellaSforza € 100; Francesco Sircana € 100; Ulia-na Juanita Vergoni € 100; Carla Welby € 100

Contribuenti e abbonati Agenda Coscioni

Raffaella Bazzecchi C € 160; Aurora Paoli €100; Lia Bergamaschi € 86,25; Luca Di Mu-zio € 75; Mario Brociner € 50; Elisabetta Ca-bibbe € 50; Isa Di Domizio € 50; SimoneMenghini € 50; Giampiero Pignone € 50;

Fernando Scandola € 50; Mario Veglia € 50;Fulvio Zanoni € 40; Gianni Bertossi € 30;Maria Antonietta Massucci € 30; Andrea Ri-naldi € 30; Aldo Robiolio Bose € 25; ClaudiaBaldasso € 20; Giuseppa Berti € 20; PatriziaBullo € 20; Umberto Clanetti € 20; DonatoDe Seta € 20; Francesco Gagliardi € 20;Alessandro Itta € 20; Simone Luciani € 20;Diana Maggio € 20; Giuseppe Malanducco€ 20; Oronzo Pede € 20; Goffredo Troiani €20; Silvia Vetrano € 20; Anna Padalino € 15;Maria Demuro € 10; Giancarlo Gamberoni€ 10; Gabriella Girani € 10

ISCRITTI NEL MESE DI OTTOBRE

DETTA L’AGENDA 19

LETTERE

Ho letto, sul numero di settembre di Agen-da Coscioni di settembre l’articolo “Con-senso disinformato” e mi ha colpito la no-tizia che molti medici non intendono co-me vincolante la volontà espressa dai pa-zienti. È veramente demoralizzante, per-ché viene da chiedersi: a che serve darsi dafare per avere una legge sul testamentobiologico, in un paese in cui molti profes-sionisti non intendono rispettare né le leg-gi né la Costituzione? Si direbbe che primadi ogni altra azione sia urgente fare un la-voro di formazione dei cittadini, e in parti-colare dei medici, al rispetto delle norme.Nel caso degli “addomi aperti dalla disin-

formazione” (p.5) la tabella è illuminante:si vede che vi sono regioni (Piemonte,Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) incui, per 100 pazienti trattati con la tecnicameno invasiva, ce ne sono meno di 25 sot-toposti all’operazione invasiva, poi ci sonocasi “di mezzo” e infine ci sono regioni(Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Basilicata,Calabria, Sardegna) in cui il numero deglioperati in modo invasivo supera quello de-gli operati con la tecnica meno invasiva. Inlinea di massima, siamo alla solita divisio-ne tra Nord e Sud dell’Italia. E poi c’è qual-cuno che nega l’esistenza di una differen-za culturale! Paolo Beltrame

Purtroppo la demoralizzazione non è so-lo sua! Ho avuto più volte occasione - inqueste settimane - di riprendere il discor-so anche con colleghi e la risposta è più omeno sempre la stessa: c’è una illegalitàdiffusa,non viene rispettata nemmeno la194, non si può pretendere di cambiare lasituazione italiana.In realtà sono sempre più convinto chequesta sia una battaglia per la legalità, e

per la trasparenza:non pretendo di dotaretutte le strutture pubbliche dei livelli di as-sistenza ottimali, o di avere in ogni repar-to ospedaliero tutti Christian Barnard,machiedo - questo si - che i pazienti venganoinformati adeguatamente sul fatto che inquesta o in quella struttura Christian Bar-nard non c’è,e che per trovarlo devono an-dare altrove oppure accontentarsi di risul-tati inferiori o di costi (per la salute) piùelevati! Nessuno si fa illusioni sulla possi-bilità di avere in ogni centro pubblico unaequipe disposta 24 ore su 24 ad offrire ilmassimo degli attuali standard chirurgici:ma almeno che gli interventi eseguiti ab-biano il crisma della liceità,e non venganoestorti grazie ad una deliberata disinfor-mazione. Si chiede troppo? Luigi Montevecchi

Per ObamaAlla luce delle considerazioni dell’edito-riale di Agenda Coscioni di ottobre mi so-no convinto ulteriormente che deve vin-cere assolutamente Obama. Immaginia-

moci, infatti, che vinca McCain e che a luiin un secondo momento succeda qual-cosa, v’immaginate gli Usa, e di conse-guenza le direttive mondiali, governatida una pazza insensata, irragionevole co-me la Palin? Sarebbe una disfatta totaleper la scienza e le persone di cultura! Cristian

Ti ringrazio di aver letto l’editoriale.Ti pos-so rassicurare che non sei l’unica persona aldi fuori degli Stati Uniti che si augura cheObama vinca le elezioni.Per farti un’idea (eper confortarti), visita questo sito dell’Eco-nomist (www.economist.com/vote2008).Oltretutto,sembra che gli elettori america-ni non smentiranno le aspettative della co-munità internazionale, a differenza diquattro anni fa. A livello personale, il miosupporto per Obama è nato dopo aver vistoquesto powerpoint di Larry Lessig(www.lessig.org/blog/2008/02/20_minu-tes_or_so_on_why_i_am_4.html), che eramio professore a Stanford. Se guardi il vi-deo, vai al minuto 19:44 e vedrai perché ilmio supporto va a Obama.Andrea Boggio

[email protected] lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo [email protected] oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma

DIRETTORERocco Berardo

CAPO REDATTORIMarco Valerio Lo Prete Tina Santoro

GRAFICAMihai Romanciuc

HANNO COLLABORATOAngiolo Bandinelli, MarcoCappato, AlessandroCapriccioli, Josè De Falco,

Filomena Gallo, Giulia Innocenzi,Simona Nazzaro, Maria Pamini,Alberto Pati, Roberta Siclì,Carmen Sorrentino, Giulia Simi,Emiliano Vigilante

Illustrazioni: Paolo Cardoni

IL NUMERO UNDICI/08 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO MARTEDÌ 28 OTTOBRE 2008Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo ventiquattresimo numero, ha una tiratura media di 40.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale.

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni”sono liberamente scaricabili all’indirizzo:

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