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17 Dalla Parola di Dio al Dio della ParolaAssunzione della Beata e Semprevergine Maria [B] Dalla PAROLA di Dio al DIO della Parola 15 Agosto MMIX Sussidio a cura di TONINO FALCONE sdB [Dimensione teologico-biblica] e di JESUS MANUEL GARCIA sdB [Dimensione teologico- spirituale]. ASSUNZIONE DELLA BEATA E SEMPREVERGINE MARIA [ciclo B] A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].
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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

Dalla PAROLA di Dio al DIO della

Parola

15 Agosto

MMIX

Sussidio a cura di TONINO FALCONE sdB [Dimensione teologico-biblica]

e di JESUS MANUEL GARCIA sdB [Dimensione teologico-spirituale].

ASSUNZIONE DELLA BEATA

E SEMPREVERGINE MARIA [ciclo B]

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

ASSUNZIONE DELLA BEATA ASSUNZIONE DELLA BEATA E SEMPREVERGINE MARIA [B]E SEMPREVERGINE MARIA [B]

“Dalla PAROLA di DIO al DIO della“Dalla PAROLA di DIO al DIO della PAROLA!”PAROLA!”

1] Evangelo1] Evangelo11: : Luca Luca 1,39-561,39-5622

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto

il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

2] Esegesi e Teologia2] Esegesi e Teologia33 1 Prendiamo le Letture dal Lezionario del Messale Romano [LEV, 2007], preparato secondo l’editio typica altera dell’Ordo lectionum Missae, utilizzando la versione della Santa Bibbia curata dalla Conferenza Episcopale Italiana [CEI], approvata secondo le delibere dell’Episcopato. L’edizione 2007 del Lezionario del Messale Romano deve essere considerata “tipica” per la lingua italiana, ufficiale per l’uso liturgico. Il Lezionario si potrà adoperare a partire dal 2 dicembre 2007, Prima Domenica di Avvento; diventerà obbligatorio dal 28 novembre 2010.

2 Nell’anno B, nel mese di Agosto, il Lezionario domenicale propone la proclamazione del “discorso eucaristico” secondo l’evangelista Giovanni dalla Domenica XVIII alla XXI del Tempo per l’anno. Il capitolo VI dell’Evangelo di Giovanni si compone in realtà di un discorso sulla Parola divina discesa dal cielo sotto forma di Pane [vv. 22-40, o forse 22-46], e un discorso sul Pane e sulla Carne del Signore [vv. 41-58, o forse 47-58].

3 Si avvisa il lettore che nel commentare “liturgicamente” la Santa Scrittura ci si attiene all’ormai pluridecennale proposta del compianto amico e collega prof. TOMMASO FEDERICI pubblicata nei suoi numerosi scritti [a cui si rinvia in nota e in bibliografia] e da noi rilanciata con le diverse pubblicazioni sullo studio del suo metodo “unico” di lavoro. Per i dettagli cfr. ANTONIO FALCONE, Tommaso Luigi Federici [in memoriam], in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 576-583.801-806; La lettura liturgica della Bibbia: il Lezionario, in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 747-756; La Bibbia diventa Lezionario, in Atti della Settimana Biblica Diocesana [21-23 febbraio 2002], Piedimonte Matese 2002, 1-16; Profilo biografico e bibliografia di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 17-55; Il metodo della “Lettura Omega” negli scritti biblici, patristici, liturgici e teologici di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 71-95; La comunità religiosa oggi, “scuola di preghiera”, in A. STRUS - R. VICENT [a cura di], Parola di Dio e comunità religiosa, ABS-LDC, Torino 2003, 87-97; The religious community today “a school of prayer”, in M. THEKKEKARA [edited by], The word of God and the religious community, ABS, Bangalore 2006, 117-134; “Annuncia la Parola ...” [2 Tim 4,2], in R. VICENT - C. PASTORE [a cura di], Passione apostolica. Da mihi animas, ABS-LDC, Torino 2008, 161-172; Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte I], in Parola e Storia 3 [2008], 67-101; Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte II], in Parola e Storia 4 [2008], 241-288. È utile avere sotto mano anche TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

Il brano appartiene al cosiddetto «evangelo dell’infanzia» [Lc 1-2], una sezione caratteristica, propria di Luca, elaborata con molta accuratezza in un continuo confronto tra la figura del Battista e quella di Gesù. All’annuncio della nascita di Giovanni il Battista segue l’annunzio a Maria; alla narrazione della nascita del Precursore corrisponde quella molto più articolata della Nascita di Gesù. Il contesto dell’episodio è necessariamente nei “6 mesi dopo”, che ricollega la pericope con l’annuncio di Gabriele a Zaccaria sacerdote officiante la Liturgia della sera nel Tempio [Lc 1,5-23], e con la concezione santa di Giovanni di Zaccaria da Elisabetta [Lc 1,24-25]. Da sempre la Chiesa d’Oriente ha datato la concezione di Giovanni intorno al 23 settembre, quella del Signore 6 mesi dopo, il 25 marzo, e le rispettive Nascite al 24 giugno, e 6 mesi dopo al 25 dicembre. Si ha quindi una specie di dittico, rilevato da sempre. Si tratta di date storiche. Grazie a questo accostamento letterario, risaltano più marcate le differenze di contenuto e di significato: a] non più un uomo, Zaccaria, al centro dell’attenzione, e in secondo piano Elisabetta, ma una donna, Maria [che rimarrà ormai al centro dell’azione fino a 2,52], e in secondo piano Giuseppe [cfr. Mt 1,18-25, dove i fatti sono narrati dall’evangelista dal punto di vista di Giuseppe]; b] non si tratta più della nascita di un uomo, benché grande, ma della promessa di un uomo-Dio, della venuta del Messia-Salvatore.

Il genere letterario è quello biblico degli annunzi di nascite prodigiose, come quella di Isacco [Gen 18,10], di Sansone [Gdc 13,3], di Samuele [1 Sam 1,9], che contengono generalmente i seguenti elementi:

1] presentazione dei personaggi, di solito colti in una situazione di difficoltà; 2] apparizione d’un messaggero celeste; 3] turbamento della persona intervistata; 4] messaggio; 5] obiezione da parte del destinatario del messaggio; 6] segno offerto come convalida dell’annuncio.

Mentre il IV evangelo si apre con la solenne ouverture del Prologo, un inno stupendo per annunciare l’incarnazione del Verbo eterno di Dio, qui viene descritta in modo semplice e narrativo la stessa verità. La descrizione dell’Annunciazione, più che a livello cronachistico, va dunque letta come drammatizzazione d’un profondo intento cristologico. Esaminiamo il brano:

lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001; “Resuscitò Cristo!”. Commento alle Letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Quaderni di “Oriente cristiano” 8, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 1996; Cristo Signore Risorto amato e celebrato. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale, Dehoniane, Bologna 2005; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo C, Dehoniane, Roma 1988, III, 828; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Dehoniane, Napoli 1987, I, 444; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo B, Dehoniane, Napoli 1987, II, 587; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo A , Dehoniane, Roma 1989, IV, 1232.

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

vv. 26-27 - «Nel sesto mese»: [liturgico “In quel tempo”] è un dato cronologico che congiunge l’annuncio a Maria con quello fatto dal medesimo angelo Gabriele a Zaccaria. Il Signore ha già inviato il suo Messaggero, l’angelo Gabriele, all’anziano Zaccaria, sacerdote, nel Tempio, annunciandogli la nascita di un figlio dalla sua sposa sterile, Elisabetta [Lc 1,1-27]. Dopo 6 mesi il Signore invia il medesimo Gabriele a Nazareth di Galilea, allora un villaggio senza storia [v. 26]. «Nàzareth»: La scena si svolge in un insignificante villaggio della Galilea, noto nella tradizione per la composizione ibrida e poco ortodossa della sua popolazione. Il contrasto con l’apparizione a Zaccaria è palese: là un sacerdote integerrimo, a Gerusalemme, nel Tempio, durante il momento culminante della Liturgia; qui una ragazza di un paese e regione senza rilievo. Se Zaccaria era socialmente un povero [cfr. Lc 1,6-7 e Sof 2,3], Maria inaugura un’altra serie di poveri, quelli che offrono spazio all’iniziativa di Dio [v. 34]. «Vergine»: il termine ebraico ‘almah designa sia una ragazza vergine sia una donna appena sposata, senza esplicitare ulteriormente. L’intenzione di Luca nel nostro contesto è di sottolineare l’integrità di Maria; infatti più avanti [v. 34] rimanda al testo di Is 7,14 che parla di «vergine» nel testo greco. Il testo greco dei LXX è un testimone prezioso dell’interpretazione giudaica antica, che sarà consacrata dall’Evangelo: Mt 1,23 trova qui l’annunzio della concezione verginale del Cristo. Sulla santa Verginità di Maria insistono soprattutto Luca, e poi Matteo, nell’Annunciazione a Giuseppe [Mt 1,18-25], in specie quando, secondo il suo uso, Matteo riporta la formula dell’“adempimento profetico”:

«Tutto questo avvenne affinché si adempisse il detto del Signore mediante il Profeta che parla: “Ecco, la Vergine ha nel ventre e partorirà il Figlio, e chiameranno il nome di Lui Immanuel” [Is 7,14], che è interpretato “Con noi Dio” [Mt 1,23]».

«Promessa sposa»: Maria è stata promessa sposa. Secondo la consuetudine ebraica, della quale si ha l’origine nell’A.T., la data del matrimonio tra giovani era di non oltre 18 anni per il ragazzo, e non oltre i 15 anni per la ragazza. «Giuseppe»: Il promesso sposo è Giuseppe, uomo di stirpe regale [v. 27], e questo si evince anche dalla genealogia di Gesù che redige Matteo [Mt 1,1-17, anche i vv. 18-25]. La menzione di Giuseppe, discendente di Davide, serve a giustificare, sul piano storico, e legale, la promessa riguardante il figlio di Maria: Dio gli affiderà il trono di Davide suo antenato [v.32]. «Si chiamava Maria»: L’angelo Gabriele giunge presso una Vergine di nome Mariam. Questo è il vero nome ebraico e poi aramaico, che il testo greco riporta anche ai vv. 30.34.39, e in seguito.

vv. 28-33: La narrazione centrale è dominata dal messaggio dell’angelo Gabriele, al quale fanno da contrappunto una riflessione e una domanda di Maria. L’intervento dell’inviato divino si sviluppa in tre momenti progressivi, nei quali il messaggio viene ripreso e approfondito. Prima un saluto ricco di significato; l’Angelo non aveva salutato Zaccaria, come ora fa con Maria. Ogni espressione del saluto è carica di risonanze bibliche, con

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

evidenti allusioni messianiche. L’Angelo viene a consegnare all’intangibile e inviolabile libertà della Vergine Figlia di Sion la suprema Proposta sovrana: il Disegno imperscrutabile, sapienziale ed eterno per la redenzione di tutti gli uomini mediante il Figlio eterno con lo Spirito eterno. La decisione spetta solo all’amore della Vergine per il suo Signore. Perciò l’Angelo le porge l’euaggelismós, l’annuncio evangelico, ed esordisce da buon ambasciatore con il divino saluto. «Ti saluto»: altre traduzioni portano «salve» o l’«ave» latino, un imperativo [ave, avete] di cui si è ormai perso il senso originale. Non è il semplice e quotidiano saluto greco «sta bene»; tutto il contesto invita a leggere l’espressione greca in un’altra chiave: «Rallegrati - Gioisci» [chàirô, verbo della Resurrezione, il quale sta già in funzione anticipativa]. In questo saluto si può ascoltare un’eco degli inviti profetici rivolti alla «figlia di Sion», rappresentante del popolo di Dio [Sof 3,14-15; cfr. Zc 2,14; 9,9; Gl 2,21-27; Is 12,6]. È un appello gioioso che proclama il favore della benevolenza di Dio e lascia intravedere la sua prossima visita, annunciata già dai Profeti e non un saluto convenzionale [Lc avrebbe usato «La pace sia[sta - è] con te» corrispondente appunto all’ebraico shalôm; cfr 24,36 e Gv 20,19.26]. «Piena di grazia»: come salve non traduce bene cháire, così piena di grazia non traduce esattamente kecharitomênê. Non si riferisce semplicemente al fascino fisico e non si tratta di grazia santificante, ma del favore divino riversato su Maria. Il titolo non designa soltanto l’elezione di Maria alla maternità del Messia, ma anche la sua preparazione con un cumulo di benedizioni celesti per tale compito sublime, come viene esplicitato nel Dogma dell’immacolato Concepimento di Maria. Maria, in altri termini, è stata prevenuta dalla grazia, è una privilegiata appunto perché ricolmata di grazia da parte di Dio. «Resa già graziata»: il participio è al perfetto perché Maria è stata da sempre e resta per sempre l’oggetto del favore eccezionale che il carisma della maternità messianica suppone. «Il Signore è con te»: anche questa parte supera il valore di un semplice saluto o di un generico augurio. Essa indica il motivo di quella gioia messianica: la presenza di Dio Salvatore. Dio si è impegnato a stare con tutti coloro con i quali ha intrecciato un rapporto di alleanza [cfr. Es 3,12; Gs 1,5; Gdc 6,12-17; ecc.] e con il suo popolo, di cui Mosé, Giosué e Gedeone sono rappresentanti e guide. Dio è con Colei che sarà la madre del Dio-con-noi [l’Emmanuele; cfr. Is 7,14 e Mt 1,23]. Alcuni manoscritti greci secondari aggiungono «benedetta tu sei fra le donne» che indica la scelta imperscrutabile di Maria tra tutte le donne ebree fedeli, le quali nella santità avevano atteso, o attendevano [cfr. Elisabetta, Anna] il Messia promesso. «Non temere»: il secondo intervento dell’Angelo dà un contenuto più preciso a quello che il saluto lasciava solo presagire. Con un collage di riferimenti alle promesse messianiche dell’A.T. [cfr. i rimandi sul testo biblico], Maria sarà la Madre del Messia atteso ed annunciato. Il turbamento di Maria, più che per l’apparizione, come accade a Zaccaria, è per il senso del saluto rivoltole. È più che chiaro il turbamento interiore della Vergine al “saluto” con parole di mistero, di cui si chiede il significato [v. 29]. L’Angelo, come in ogni Teofania, la rassicura con il: “Non temere, Mariam”. L’irrompere della Presenza divina è immane per la fragile struttura umana. Il medesimo “Non temete” sarà detto anche alle Donne

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

fedeli al sepolcro vuoto del Signore [vedi qui Mt 28,5]. Per rimuovere il suo legittimo turbamento, Gabriele annuncia a Maria che trovò grazia davanti al Signore, assicurandola che essa già si è riversata su lei in pienezza. [v. 30]. Anche qui è chiaro che la Grazia divina precede Maria, l’accompagna e la segue sempre. «Ecco concepirai ...»: è una formula stereotipa, tipicamente biblica [cfr. Gen 16,11; 17,19; Gdc 13,5-7]. L’Angelo dopo aver dichiarato che concepirà e partorirà un Figlio, le conferma anche il diritto di Madre di imporgli il Nome. «Lo chiamerai Gesù»: Iêsoús, che è l’abbreviazione del nome teoforico ebraico Jĕhôšû’āh”, “La Salvezza è il Signore”. Così, “imporre il nome” significa esprimere la totale appartenenza del nominato rispetto al nominante. Seguono una serie di titoli messianici: “sarà grande” [lo stesso titolo è dato a Giovanni Battista]; “Figlio dell’altissimo” [figli di Dio sono tutti coloro che si trovano in speciale rapporto di intimità con Dio: l’Angelo, Sal 29,1; il popolo eletto, Sap 18,13; Os 11,1; il Messia, 2 Sam 7,14; Sal 2,7; 89,27; una simile applicazione si vede anche nel N.T. in Lc 6,35] ] che preparano al significato teologicamente più pregnante che avrà l’espressione Figlio di Dio del v. 35.

v. 34: Maria non esprime un dubbio, non pretende un segno, come fece Zaccaria, ma espone un desiderio, esprime un proposito, quello di rimanere vergine [come l’esegesi dei Padri sapeva]. Un ideale certo difficile per il suo tempo, frutto sicuramente della grazia di Dio, ed una nascita da lei avrebbe sconvolto umanamente la sua oblazione. Tale è lo stato di Maria, ma ciò che ella considerava come un ostacolo per questa maternità gloriosa è, nel pensiero divino, la condizione necessaria. Dio le ha ispirato di rimanere Vergine, Dio le domanda oggi di diventare Madre: Dio non si contraddice. Come fu necessario che Abramo, perché potesse effettivamente diventare il padre di una posterità numerosa come le stelle del cielo e l’arena del mare, rinunciasse, accettando di immolarlo, all’unico figlio, sul quale riposavano le promesse divine. Salva la sua vita colui che accetta di perderla [cfr. Mc 8,34ss e Sinottici]; in altri termini l’uomo possiede solo ciò che ha donato. Allora anche la verginità di Maria assume un significato nuovo; non è un valore a sé stante, in quanto fatto biologico, ma è l’espressione della radicale povertà e disponibilità nella fede al progetto di Dio.

vv. 35-37: Quello che sta per accadere è ricondotto all’iniziativa diretta di Dio, indicata prima con lo Spirito Santo e poi dalla Potenza dell’Altissimo, ed è definito come una presenza speciale di Dio, indicata prima con: “scenderà su di te”, e poi con: “ti coprirà con la sua ombra”. Non si tratta di una presenza qualunque, come quella che nell’A.T. Dio riservava ai grandi uomini, ma di una presenza divina speciale: lo indica il verbo episkiázein, assai raro nell’A.T. e denso di significato, come quando in Es 40,35 indica la Nube che fa ombra sopra il Tabernacolo e simboleggia la Gloria di Dio che riempie la Dimora. È la prima casa del Dio fatto uomo; Maria è l’arca di quell’alleanza definitiva che sarà ratificata sulla Croce e che, sacramentalmente, noi riviviamo nella Celebrazione eucaristica. L’espressione richiama, dunque, la presenza misteriosa di Dio nei luoghi a lui consacrati: la Tenda del deserto ed il Tempio di Gerusalemme [cfr. 1 Re 8,10]. Un altro possibile riferimento biblico, degno di attenzione lo troviamo nei Sal 17,8; 57,2; 91,4; 140,8 dove Dio è paragonato ad un uccello che

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protegge coprendo con l’ombra delle sue ali. Questi due temi sono entrambi presenti in Es 25,20 e 1 Cr 28,18 dove il gesto dei Cherubini che coprono con le loro ali l’Arca dell’alleanza è espresso col verbo quasi identico [su]skiazein. L’uccello che copre con le sue ali può semplicemente proteggere i suoi piccoli, ma può anche covare le uova per farne schiudere la vita, come evoca l’altra immagine biblica dello Spirito creatore alle origini del mondo [Gen 1,2]. «Anche Elisabetta ...»: a Maria viene dato un segno: la concezione di Giovanni da parte di Elisabetta nella sua vecchiaia. Questa è la norma del comportamento di Dio con l’uomo: offrire dei segni che rendano credibile, e in qualche modo accettabile, la proposta divina.

v. 38 L’accettazione di Maria è strettamente legata alla rivelazione contenuta nel dialogo con l’Angelo; Maria di Nazareth ha accettato che il proprio progetto scomparisse in quello di Dio. Con un atto di fede e di obbedienza è iniziata la storia della salvezza [Gen 12,1ss: Abramo]; con un atto di fede e di obbedienza la storia della salvezza continua nella pienezza dei tempi [Maria]. Ancora una volta ritorna l’immagine del “servo”, quale simbolo di umiltà e di disponibilità. L’offerta al Signore si fa ancora più totale; l’esistenza verginalmente consacrata per atto umano, adesso accetta di esserlo ad opera dello Spirito Santo. Questo è «essere la serva del Signore» fino alla fine; questo è accettare tutto da Dio, e solo da Dio, ma «secondo la Parola» onnipotente. La pericope odierna, ma ampliata fino ai vv. 46-56 per comprendere il Magnificat, è usata oltre che il 15 Agosto per l’Assunzione della Madre di Dio anche il 31 Maggio per la festa della Visitazione. Maria, “annunciata”, si affretta con grande carità a fare visita alla sua parente Elisabetta, che dall’Angelo sa che ormai è restata incinta. La “prima carità” divina è comunicare la Parola della Grazia. Maria lo sa bene. Lo sa anche la Chiesa, che riconosce come sua “prima carità” annunciare l’Evangelo della Grazia. La Parola vivente, che Maria porta nel suo seno verginale, al momento dell’incontro delle due Donne come primo effetto comunica lo Spirito Santo ad Elisabetta [vv. 39-41]. Nello Spirito Santo, lo Spirito profetico che la riempie, questa, dal saluto di Maria, l’Aspasmós, sente sobbalzare in seno il bambino, il futuro Giovanni. Perciò tributa a Maria un omaggio di venerazione che è la “liturgia dell’arca” della divina Presenza [v. 42a]. Il contenuto dell’acclamazione è: “Benedetta tu tra le donne, e benedetto il Frutto del seno tuo” [v. 42b]. Poi rivolge la domanda: “Quale grazia [è] che la Madre del Signore mio venga a me?” [v. 43]. Lo Spirito Santo fa percepire la Venuta del Signore. Infatti ecco anche l’esultanza di Giovanni ancora nascituro [v. 44]. Ed ecco il makarismós, la beatitudine che Elisabetta tributa a Maria, la credente nelle Parole potenti del Signore, che traducono sempre a effetto quanto annunciano [v. 45]. La Parola, lo Spirito Santo, Maria la Madre di Dio, portano in tre modi diversi ma confluenti, l’Annuncio divino del Signore che viene. Adesso la Chiesa può applicare a se stessa il Magnificat [vv. 47-55]. Il Rito bizantino chiama l’Aspasmós, “il Saluto” di Elisabetta a Maria, la festa della Visitazione. L’inizio indica il movimento rapido. Maria ha ricevuto l’Annuncio dell’Angelo [Lc 1,26-38]. Il suo “Sia fatto a me” ha reso possibile al Verbo di incarnarsi “dallo Spirito Santo e da Maria Vergine”. Dall’Angelo ha anche udito del prodigio avvenuto ad Elisabetta, che non è più sterile, ma si trova

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al 6° mese della sua gestazione. Maria perciò subito “alzatasi”, parte “in fretta” [v. 39a]. L’accurata annotazione lucana fa comprendere che mentre Maria adesso sa di Elisabetta, questa non può materialmente sapere dell’Annuncio a Maria. La distanza di Nazareth dalla zona montagnosa di Giuda dove Elisabetta sta in vita ritirata richiede almeno una settimana di cammino, e le comunicazioni tra la gente povera erano allora scarse, se non inesistenti. Inoltre, la fretta della Vergine è anche segno di sollecitudine per le divine realtà che si verificano per la sua parente, e così corre da lei per dare insieme gloria a Dio. Ed infine, corre per l’affetto delicato che la lega ad Elisabetta, al di là della distanza generazionale, “avanzata nei giorni suoi” [1,18], di certo sta oltre i 60 anni. La Madre di Dio è consapevole che il Signore ha visitato prima Elisabetta, anziana e sterile, adesso madre al di là della natura ordinaria. Poi ha visitato Lei, in forma di “paradossale Meraviglia” poiché è giovane e vergine, e il Prodigio in lei va al di là di ogni possibilità della creazione naturale. Non si tratta di guarigione della sterilità. Si tratta infinitamente di più: che la Vergine resti in tale sua condizione di consacrazione totale al Signore suo, ed insieme offra il suo seno immacolato, con totale dedizione all’Amore di Dio Padre, nella volontà espressa, umile e perciò lucida, di diventare la Madre del Figlio suo Monogenito. La sua comunione con il Padre è totale, anche per il fatto che di Lui è la Figlia più benedetta di ogni altra pur santa donna. La sua comunione con il Figlio che adesso le nasce nel seno è altrettanto totale, donando a Lui la carne per l’”indicibile Unione secondo l’Ipostasi”. La sua comunione con lo Spirito Santo è totale, sia per quanto lo Spirito Santo ha operato in Lei per il suo “Sì”, sia perché ormai Maria è inseparabile da Lui, che in Lei dimora, resa la prima Penumatophóra, Portatrice dello Spirito. Il luogo dove corre Maria non è nominato. Luca lo lascia nella genericità topografica: “verso la zona montagnosa [oreinê]”, “verso una città di Giuda” [v. 39b]. Anche se in fondo non è indispensabile per comprendere i fatti, si potrebbe ragionare così. Zaccaria è sacerdote, ed abita perciò in una città assegnata ai sacerdoti. In Gios 15,48-60 sono assegnate al territorio di Giuda tra l’altro 38 città “sulla zona montagnosa”. In Gios 21, ai leviti del gruppo familiare di Caat [Qehat in ebraico] sono assegnate 13 città distribuite nel territorio delle tribù di Giuda, Simeone e Beniamino. Però di esse solo Hebron sta sulla “zona montagnosa di Giuda”: Gios 21,9-11. Essa sta nel territorio della sottotribù dei Qeniti [Qainiti], il cui capo è Kaleb figlio di Iefunne [21,12]. Se è così si spiegherebbe anche la risalenza parentale di Maria con Elisabetta, poiché Betlemme sta al settentrione di Hebron, circa a 20 chilometri. La Vergine allora entra nella casa di Zaccaria, e saluta [aspázomai] la parente Elisabetta [v. 40]. Tra gli Ebrei in genere, salutare era augurare sinceramente il bene, la salute, la pace. La formula usuale era: šālôm!, se poi con il pronome al femminile, šālôm lak!, o in aramaico šlāmâ ‘lak [i]! La formula intendeva sempre che il Signore stesso concedesse il contenuto dell’augurio, lo šālôm -eirênê, la pace-salvezza, e così il salutato fosse posto dal salutante in comunione con Lui. E di fatto, al saluto di Maria avviene ad Elisabetta un duplice fatto. Il primo, e molto sensibile, il bambino in seno sussulta di gioia [skirtáô]. Per la sola sua presenza, dunque, Maria è “causa della Gioia” divina. Il secondo fatto è che

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Elisabetta in quel momento è riempita di Spirito Santo [v. 40]. Ora, lo Spirito Santo è la Comunione divina e l’Onnipresenza divina. Il Figlio di Dio nasce come Uomo “dallo Spirito Santo e da Maria Vergine”, la quale dello Spirito Santo è resa il Santuario immacolato [1,35]. Giovanni ha la mano del Signore, lo Spirito Santo, su lui fin dal seno della Madre [1,66], nello Spirito Santo sussulta di gioia [1,40], nello Spirito Santo cresce e si fortifica [1,80]. Elisabetta dal saluto della Vergine è riempita di Spirito Santo [1,40]. Zaccaria profetizza nello Spirito Santo [1,67]. E perciò Elisabetta, di famiglia sacerdotale, dallo Spirito Santo è fatta anche profetessa ispirata: esegue la “liturgia dell’Arca”, e pronuncia un oracolo su Maria. La “liturgia dell’Arca” è indicata da termini tecnici inequivocabili. Luca narra che Elisabetta “innalzò la voce con voce grande”. Tutto qui, sembra. Il greco anephônêse phônê megále rimanda subito al verbo anaphônáô, provocando sorprese meravigliose. Esso in tutto il N.T. è usato 1 volta, qui. Nell’A.T. greco è usato 5 volte, nei libri delle Cronache, che tra il 5°-4° sec. a. C. [comunque prima del 333 a.C., data in cui comincia l’epopea di Alessandro Magno, che rimbombò nel mondo antico, e che gli autori avrebbero di certo dovuto annotare] descrivono gli antichi ordinamenti del culto nel tempio, intorno all’arca dell’alleanza, organizzato da David. Ora, i 5 testi nell’ordine portano questo materiale:

1] 1 Cron 15,28: “e l’intero Israele sorreggendo l’arca dell’alleanza del Signore con grida esultanti e con suono di corno [sacerdotale] e con trombe e cimbali innalzavano la voce [anaphônáô] e con arpe e cetre”. Qui anaphônáô corrisponde all’ebraico šāma’, “ascoltare”, far sentire, ed indica il grande grido che accoglie l’arca del Signore che si sta trasportando dalla casa di Obed Edom alla Città di David [cfr. 1 Cron 14,1-14; 15,1-28];2] 1 Cron 16,4: David “poi ordinò davanti all’arca dell’alleanza del Signore, tra i leviti, gli officianti [leitourgoúntas] che innalzavano la voce [anaphônáô], e per celebrare e lodare il Signore Dio d’Israele”. Qui anaphônáô corrisponde all’ebraico zākar, fare memoriale. Il contesto è sempre la “liturgia dell’Arca”, nell’ambito dell’organizzazione del culto [vv. 4-7]. 3] 1 Cron 16,5: tra gli addetti speciali per il culto intorno all’arca, tra gli altri è nominato “Asaf, con i suoi cimbali per innalzare la voce [anaphônáô]”. Qui il verbo ebraico è šāma’;4] 1 Cron 16,42: i leviti ricevono i loro incarichi liturgici, e con essi “stavano Eman e Iditum, con trombe e cimbali per innalzare la voce [anaphônáô] e organi per i canti del Signore”. Qui anaphônáô corrisponde ancora a šāma’;5] 2 Cron 5,13: “e vi fu un’unica voce nel suono di tromba e di salterio [chitarra particolare] e nell’innalzare la voce [anaphônáô] con unica voce per celebrare e lodare il Signore”. Per anaphônáô, qui ancora l’ebraico šāma’. Il contesto [5,1-10] è adesso il trasporto dell’arca nel tempio nuovo, quando il Signore stesso sull’arca prende possesso del santuario, coprendolo con la Nube della Gloria [vv. 11-14].

Si vede con chiarezza, che i LXX rendevano con anaphônáô, così specializzandolo, i verbi con cui l’ebraico esprimeva il “saluto reso all’arca” del Signore; l’uso restò esclusivo. In sé si voleva indicare il grido corale e

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veemente che accoglieva l’arca quando rientrava dentro il Santuario dopo una processione, nell’entusiasmo del popolo. Luca, ottimo conoscitore del testo dei LXX, usa il verbo raro, ma tecnico, anaphônáô per indicare qui il fatto preciso: Elisabetta riconosce ormai nella parente Maria l’Arca che contiene la divina Presenza. E poiché Elisabetta non sa della gestazione della Vergine, lo Spirito Santo le fa conoscere che quella Presenza in Maria è il Figlio di Dio concepito. La Presenza divina aveva già cominciato a non restare solo nel santuario, nel “Santo dei santi”, vivente verginale mobile, con cui cominciare a visitare gli uomini. Perciò, salutata l’Arca dell’alleanza nello Spirito Santo, Elisabetta da buona Ebrea devota, rivolge a Maria la bĕrākāh-eulogía, la benedizione, ripetendo senza saperlo le parole dell’Angelo a Nazareth [1,28]: “Benedetta tu tra le donne!”. E vi appone una clausola che prolunga la benedizione in modo significante: “e benedetto il Frutto del seno tuo!” [v. 42]. Si deve comprendere la “benedizione” biblica come la messa in comunione tra benedicente e benedetto. Qui si ha allora una comunione complessa: Maria è benedetta da Dio, con cui sta in comunione, ma benedetta è anche Elisabetta, con cui entra in comunione. Il suo Frutto verginale è benedetto da Dio, con cui sta in divina eterna Comunione, ed è benedetto anche da Elisabetta, con cui entra in comunione. Al centro della comunione adesso è posta la Benedetta con il mirabile suo Frutto vivente. Così Maria è la portatrice delle Realtà messianiche: del Frutto divino, della Benedizione, della gioia di Giovanni nascituro, dello Spirito Santo per Elisabetta. Tale è la capacità dell’aspasmós della Madre di Dio, ancora oggi per noi. Elisabetta però nella piena del cuore seguita ad esporre quanto le è accaduto in un istante. Anzitutto le è accaduto un prodigio di cui non si sente degna: “Da dove [viene] a me questo, che la Madre del Signore mio sia giunta a me?” [v. 43]. Il principale e più significante e vero titolo della Vergine, è pronunciato per la prima volta da una donna, che rappresenta adesso il nucleo acclamante della Chiesa nei secoli: hê Mêtêr toú Kyríou, dove “il Signore” indica il Dio Unico. Sotto forma delle varianti Mêtêr toú Theoú o Theotókos, il titolo che indica che Dio si è incarnato nella Madre sua, resta imperituro nella Chiesa, ed in un certo senso da esso dipendono tutti gli altri titoli subordinati, che si tributano alla Vergine. Quando si tenterà di mutare rovinosamente tale titolo, la Chiesa interverrà in modo drastico a ristabilirlo come garanzia dell’ortodossia [Efeso, a. 431]. Poi Elisabetta parla del secondo prodigio: “Kái idoú, Ed ecco”, formula che introduce nella Scrittura ad un fatto miracoloso, “il bambino” di lei quando le orecchie di lei hanno ascoltato l’aspasmós di Maria, ha sussultato di gioia [v. 44, che ripete il fatto ancora nascosto del v. 41a]. “Il bambino” è Giovanni, che questa gioia manterrà. La madre sua ascoltò “la voce del saluto” della Vergine. Giovanni invece ascolterà “la voce dello Sposo” e come suo Amico sarà riempito di gioia [Gv 3,29]. La piena del cuore di Elisabetta non è ancora terminata. Adesso si rivolge di nuovo alla Vergine con il makaría, beata, e la sua motivazione, la fede: Maria credette che le parole del Signore da Lei ricevute, si sarebbero adempiute [v. 45]. Il rinvio è a 1,38: “Avvenga a me secondo la Parola tua”. Tuttavia il testo permette una lettura aperta. Anche Elisabetta ha creduto alla Parola dell’Angelo, quando avendo concepito riconosce che il prodigio

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viene dal Signore [1,25]. E nei secoli, anche i fedeli credono all’adempimento della divina Parola. Da Elisabetta vengono dunque due piloni della preghiera della Chiesa: l’invocazione della “Madre del Signore”, e l’elogio di Lei, quando la Liturgia canta che “noi La beatifichiamo”.

Luca non riporta le parole esplicite di Maria ad Elisabetta nel loro incontro, le chiama “saluto”, e per il resto introduce a parlare solo Elisabetta. Ma le parole finali sono della Vergine. Esse sono un poema straordinario, che letterariamente deve essere considerato come un vero e proprio Salmo del genere “inno di lode” fuori del Salterio: il Megalýnei hê psichê mou tón Kýrion [1,46-55]. Esso è pieno di reminiscenze dell’A.T., e in qualche punto ha assonanze con il “cantico di Anna”, la madre di Samuele [1 Sam 2,1-10]. Ora, la critica moderna rileva che Gesù tra le sue qualità umane riportate dalla narrazione evangelica, mostra un’intensa sensibilità poetica. Essa emerge ad esempio nelle sue parabole, quando rinvia alla vita dei campi, ai fiori e agli uccelli, a guardare il cielo, e quando accenna alla vita di tutti i giorni della gente umile, come impastare la farina per il pane, o cercare una dracma perduta. Non deve essere escluso che questo dono gli provenisse dalla Madre. Maria di certo conosceva a memoria molte pagine della Scrittura, ed il Salterio. Se certa critica ritiene che il suo Canto sia opera lucana con il “metodo antologico” [ossia componendo un mosaico di testi precedenti], l’argomento è possibile, ma ipotetico, perché suppone a priori senza poterlo dimostrare, che Maria non fosse capace di attività “letteraria”. L’inizio del Cantico della Vergine è una dossologia: “Magnifica, l’anima mia, il Signore” [v. 46]. Il verbo megalýnô traduce l’ebraico gādal, che in senso dossologico è molto usato nella Scrittura, e si trova ancora nelle dossologia della Liturgia sinagogale. “Magnificare” significa riconoscere la grandezza divina, e farla conoscere al mondo, celebrandola e superesaltandola. In parallelismo sinonimico il test prosegue: “e gioì lo spirito mio su Dio, il Salvatore mio” [v. 47]. La causa della gioia è Dio Padre. Tuttavia viene qui un’assonanza di sôtêr, salvatore, con il Nome di “Gesù”, “Il Signore è la salvezza, Jĕhôšû’āh”. La dossologia è sempre motivata, e qui al v. 48 in modo duplice: perché il Signore si è chinato a guardare l’umiltà della Schiava, già proclamatasi tale in 1,38 con generosità e dedizione. Il Signore sceglie sempre le realtà umili per confondere quelle superbe; e poi perché Maria anticipa la devozione delle future generazioni, che guardando a Lei la “chiameranno beata”. Questa parola era stata già detta da Lea, la prima moglie di Giacobbe, ma limitatamente alle donne del tempo [Gen 30,13]. Per Maria però si tratterà di un prodigio lungo le generazioni: “Idoú, Ecco!”, tanto che da allora non è cessato più, avendo preso inizio proprio da Elisabetta [v. 45a]. Una seconda motivazione della dossologia viene dal v. 49: il Potente opera i suoi megaléia, perciò Santo è il Nome di Lui. La reminiscenza è il Sal 144,13cd e 17: il Signore è il Fedele e il Giusto nel suo agire, ed è il Santo in ogni generazione che compie. I megaléia, i “grandi fatti” di Dio hanno inizio nel N.T. dalla vita della Madre di Dio, proseguono in crescendo con il Figlio, culminando con la Croce e la Resurrezione e la Pentecoste nella creazione della Chiesa fino alla Parousía. Ma la Visita di Maria non finisce di far meditare. La Vergine con carità delicata e tenera resta ad assistere Elisabetta per i 3 mesi che le restano fino al parto. Luca

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qui non esplicita, ma si può immaginare senza forzare i testi, che Maria assistette al parto e dunque vide Giovanni alla sua nascita. Poi in discreto silenzio torna a casa sua, a Nazareth [v. 56]. Tutto nello straordinario: le due Madri, le due vicende, i due Figli. E straordinari saranno stati i colloqui delle due Donne sui loro Figli.

3] Lettura e Meditazione3] Lettura e Meditazione44

Maria ha detto a Dio il sì più bello e più grande; nessuno, più di lei, ha aperto a Dio la porta del cuore; nessuno più di Maria continua a spendersi totalmente per la realizzazione dei disegno di salvezza, che è la passione di Dio verso l’umanità. Per questo Maria continua a parlarci per orientarci a Gesù. La Madre di Dio nel corso dei secoli ha fatto sentire la sua “maternità attiva”. È un fatto commovente! Ed è in perfetta linea con lo stile di Dio, che gioisce quando qualcuno si sintonizza sui suoi sentimenti e collabora con il suo progetto di recupero dell’umanità: un progetto che è ancora in pieno svolgimento. Maria ricorda bene che Gesù le ha affidato il discepolo Giovanni e, in lui, tutta l’umanità: Maria passa il suo cielo facendo la Madre! Per questo tutte le apparizioni di Maria non aggiungono nulla all’Evangelo, ma soltanto lo richiamano: Maria, come una buona mamma, prende la penna del cuore e sottolinea alcune frasi di Gesù per imprimerle nuovamente nella nostra memoria. Maria non fa altro che ripeterci quanto disse alle nozze di Cana: “Fate quello che Gesù vi dirà” [Gv 2,5]. E qual è il criterio con cui Maria continua a parlarci? Lo svela nel suo Magnificat. Rispondendo alle parole di saluto di Elisabetta, Maria esclama con disarmante lealtà: “Elisabetta, io sono felice nel Signore e lodo con tutta l’anima Dio, mio Salvatore. Perché lui ha rivolto il suo sguardo sulla piccolezza della sua serva. Lui ha fatto tutto, mentre io mi sono abbandonata alle sue mani. Per questo Maria può cantare ancora: “Dio ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” [Lc 1,51-52]. Maria fa suo lo stile di Dio: anch’ella posa lo sguardo sulle persone umili e ripete: “Ricordatevi quanto è scritto nell’Evangelo, perché vi rivela quali sono le scelte e le preferenze di Dio. Ricordatevi le parole di Gesù: “Beati sono i poveri nel cuore, perché di essi è il Regno dei Cieli” [Mt 5,3]. La Madre di Dio ci ricorda che Dio sta spingendo la storia verso il trionfo finale degli umili e dei poveri. E continua a parlarci tra le lacrime del dolore, tra le gioie degli affetti veri e puliti, tra le fatiche del lavoro quotidiano. Maria continua a parlarci per orientarci a Gesù. Ella infatti ha un solo nome da dire: Gesù! Ella ha una sola certezza da proporre: Gesù! Ella ha un solo segreto da svelarci: Gesù! Gesù è la strada da percorrere ed è anche la meta da raggiungere. Gesù è Dio che si è fatto vicino, ma è anche Dio da cercare ogni giorno. E Maria cammina tra le onde delle “Ave Maria” che si rincorrono da un capo all’altro della terra e spinge le nostre fragili vele verso l’approdo della pace, al di là delle guerre, al di là delle lacrime e al di là della morte. Sì, perché l’ultima parola sarà la Vita: la Vita eterna condivisa con Dio, oceano inesauribile e instancabile

4 ANGELO COMASTRI, L’angelo mi disse. Autobiografia di Maria, San Paolo, Milano 2007.

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della gioia vera, la gioia che tutti cerchiamo! E Maria ci sarà accanto: accenderà tutte le lampade della festa, assicurandoci che non ci sarà mai più una carestia di felicità, ci presenterà i santi del Cielo e tutto sembrerà un sogno a occhi aperti: un sogno diventato vita, una vita diventata sogno!

Maria assunta in Cielo, noi stiamo ancora faticando sulle strade del mondo e sentiamo l’affanno e le insidie del viaggio. Prendici per mano e mentre camminiamo parlaci del cielo e metti le ali al nostro cuore, affinché vinciamo il peso di ogni peccato. Prega per noi il Padre delle misericordie, perché tocchi i nostri cuori induriti, pieghi le volontà ribelli, ci scuota dal torpore spirituale, ci converta al suo amore fedele. Maria assunta in Cielo, il più bello della vita deve ancora venire, perché la risurrezione di Gesù è un seme divino gettato dentro di noi: un giorno trasformerà il nostro corpo e lo renderà libero da ogni connivenza col male. Libera il mondo intero dal flagello della guerra, ottieni all’umanità la sospirata pace e l’universale fraternità. Maria, assunta in Cielo, tu sei il futuro che noi aspettiamo! La tua carne materna è stata raggiunta dalla potenza del tuo Figlio Risorto e sei entrata nella festa dei redenti. Ora sei la Madre che aspetta i figli nel tanto atteso abbraccio di Dio. Donna del nostro futuro, inizia il futuro quaggiù! Amen.

4] Prima lettura [Profezia]: 4] Prima lettura [Profezia]: ApAp 11,19a; 12,1.3-6a.10ab 11,19a; 12,1.3-6a.10ab

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

La presente lettura è un chiaro “adattamento”. La Chiesa apostolica, infatti, vedeva nel Segno grande, la Donna, la Comunità messianica, la sua storia di dolore e di persecuzione fino al parto travagliato e doloroso del Figlio suo, il Messia, ma nella vittoria regale finale di questo, “il Figlio maschio”. Più tardi il testo, trascurando alquanto il suo contesto, fu applicato in senso mariologico. La Chiesa può operare applicazioni e lo spiega opportunamente. Tuttavia oggi la spiegazione ecclesiologica resta confinata quasi alla sola esegesi di scuola, mentre è corrente solo quella mariologica. Così le due spiegazioni, ambedue vere e legittime, non sono raccordate tra esse in modo opportuno. La sola soluzione conveniente, invece, è di tenere conto di ambedue le visuali in armonia. Si tenga conto, qui, dello schema dell’Apocalisse.

Alla settima tromba il Cielo si manifesta e si rivela, aprendosi e mostrando l’Arca dell’alleanza, la Dimora della divina Presenza che interviene nella storia. Avviene allora una teofania grandiosa nei segni della tempesta [11,19]. Insieme si manifesta il Segno grande, la Donna, la Regina e la Sposa, con l’adornamento regale divino, i segno cosmici ed astronomici

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posti come trofeo sotto i suoi piedi [v. 12,1]. Per lei viene ormai il momento cruciale di partorire, in modo terribile, doloroso, nell’angoscia [v. 2, fuori lettura]. È qui allusa la Croce, da dove nasce alla vita eterna l’Umanità del Figlio adesso generato. L’altro segno, permesso dal Cielo come anti-segno, è il Drago, l’Anti-Dio, con le insegne della regalità terrestre ed infernale [v. 3], e con i segni cosmici negativi, la distruzione del creato e la riduzione di questo al caos [v. 4a]. Esso si pone in guerra contro la Donna partoriente per divorare il Figlio. Qui sono alluse le tentazioni e le persecuzioni mortali contro Cristo, dal diavolo nel deserto, dai parenti, dai discepoli, sotto la Croce, che sono di necessità anche le tentazioni contro la sua Chiesa [v. 4b]. La Donna partorisce il Figlio maschio. Qui si nota l’applicazione a Maria, che costringe a rilasciare il v. 2, sui tremendi dolori del parto messianico, fondamentale per la spiegazione, e sposta così l’asse del significato. Il Figlio è il Re messianico [Sal 2,7-9] che dopo la Croce è assunto al Cielo nella gloria regale del Trono divino [v. 5]. Resta sulla terra la Donna, la Comunità, la quale è oggetto di persecuzione e di tribolazioni, e deve fare un lungo e tribolato esodo nel deserto, pellegrinaggio disposto e protetto da Dio [v. 6a].

Il testo qui espunto [v. 6b] parla del nutrimento di 1.260 giorni, disposto da Dio per la Donna, e sono 42 mesi; questo è il numero simbolico del tempo della persecuzione sofferta dai santi dell’Altissimo al tempo della dissacrazione del Tempio da parte di Antioco IV Epifane, poi consacrato dai Maccabei vittoriosi [1 Macc 1,10-64; 4,36-59; Dan 7,24-27]. Nei vv. 7-9 avviene la grande battaglia, vinta da Michele contro il Drago, il Serpente antico, il Diavolo, Satana, il Seduttore del mondo, precipitato con i suoi angeli ribelli sulla terra. Dopo la vittoria finale, dal Cielo stesso si proclama che è avvenuta la salvezza e la potenza e il Regno del Dio e la Sovranità del Cristo suo [v. 10ab]. La motivazione è che fu precipitato il grande Accusatore dei fratelli fedeli, nell’abisso da cui sarà detenuto fino al momento stabilito nel Cielo. Si è avverata la primordiale profezia di Gen 3,15: la Discendenza della Donna ha schiacciato la testa del serpente.

5] Salmo responsoriale5] Salmo responsoriale55: : Sal Sal 44,10.11-12ab.16, SR [“Salmo regale”] 44,10.11-12ab.16, SR [“Salmo regale”]

Il Versetto Responsorio, v. 10b, canta la visione della bellezza della Regina alla Destra del suo Re.

5 T. FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001. Cfr. anche Comprendiamo e celebriamo i Salmi. A. I Salmi di Supplica e Fiducia, «Doxologia» 9, pro manuscripto, P.U.U., Roma 31994, 1-307; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. B. I Salmi di Lode, «Doxologia» 10, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1990, 307-482; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. E. I Salmi di Azione di Grazie, «Doxologia» 19, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1996, 858-1020; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660; A. WEISER, I Salmi, I-II, Edizione italiana a cura di T. FEDERICI, Paideia, Brescia 1984.

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6] Seconda lettura [Apostolo]:6] Seconda lettura [Apostolo]: 1 1 CorinziCorinzi 15,20-27 15,20-27

Fratelli, Cristo è Risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Il centro della storia è Cristo Risorto, la Primizia del grande raccolto messianico dei “dormienti”, i redenti che saranno “risvegliati” dal Signore, che saranno resuscitati [v. 20]. Qui Paolo argomenta che come per l’unico Adamo antico venne ai figli suoi la morte, così per l’unico Adamo Nuovo viene la resurrezione dai morti. Per cui, tutti morendo di necessità in Adamo, tutti per grazia gratuita resusciteranno in Cristo [vv. 21-22]. L’ordine della resurrezione comune, di tutti, è preciso. Anzitutto, è ovvio, viene Cristo, che con la sua venuta attrae a sé i suoi [v. 23] per il Giudizio. E questo è il télos, il Termine ed il Fine. Allora, vinti i nemici, Cristo riconsegna il Regno al Padre [v. 24], secondo la profezia del Sal 109,1. Perciò Cristo regna fino a che il Padre pone i nemici del Figlio come pedana dei suoi piedi [v. 25].

Ma il Nemico personificato, l’ultimo, il più terribile, è la Morte [Ap 20,11-15; 21,4]. Il tema è impressionante e pare che qui Dio stesso quasi tremi di fronte alla Morte delle sue creature [v. 26]. Tuttavia anche la Morte sarà posta sotto i piedi regali del Figlio di Dio. È la vittoria divina finale [v. 27]. Allora Cristo potrà riconsegnare per intero il Regno al Padre e finalmente “Dio sussisterà del tutto in tutti” [v. 28]. Ed uno dei segni preclari di questa Vittoria è l’Assunzione di Maria, che apre per lei il varco verso la Vita divina e le fa percorrere la medesima via già percorsa dal Figlio nella Resurrezione e nell’Ascensione. È la medesima via, allora, che la Grazia concede ai fedeli di percorrere per grazia, benché ancora in tribolato e lungo esilio, ma nella fede e nella speranza certe.

7] Preghiera e Contemplazione7] Preghiera e Contemplazione

A] MARIA, ANTICIPO DI PIENEZZA E DI PERFEZIONEA] MARIA, ANTICIPO DI PIENEZZA E DI PERFEZIONE

1.1. “Se a Cristo, dunque “Se a Cristo, dunque ancheanche a Maria!” a Maria!”

La Vergine Madre è l’ icona di Cristo Dio nel più alto grado di pienezza e di perfezione. Essa è come persona umana, “la perfetta assimilazione al Figlio di Dio”, il Verbo incarnato, perfetta imago Dei, tanto da meritare il titolo di “nuova Eva”, là dove Cristo è l’ “Adamo nuovo ultimo” [Rom 5,12-21]. Da ciò si comprende come molte, se non tutte quelle dinamiche analizzate nell’ambito ecclesiologico, sono qui puntualmente recuperate per la Vergine Madre di Dio. Ella è, infatti, come un “microcosmo” stupendo antropologico - ecclesiologico che assomma in sé e realizza quanto la Chiesa sta realizzando, ancora attendendo vigilante nella speranza. Non solo. La

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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tensione alla pienezza, tipica nella Chiesa, in Maria è cessata, poiché l’Avvento parusiaco di Cristo Signore in lei si è già manifestato pienamente. Maria, “nuova Eva”, è la figura della Chiesa e con la sua Assunzione al Cielo, è la Sposa fedele, sfolgorantemente adornata per lo Sposo celeste6

[Sal 44, 9.14-15]. Pertanto, è da che dire l’opera della Madre è strettamente unita a quella del Figlio [Cfr. SC 53], e che la sua presenza segue “con amore di Madre” tutti e singoli gli episodi della vita storica del Signore nostro. E condivide la stessa Gloria che rifulge sul volto di Cristo [Mt 17, 2] e dalla quale ella è divinizzata in eterno. Rifacendoci alla “lettura omega” e partendo dal fatto storico della Resurrezione di Cristo Signore, momento in cui è “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione” [Rom 1,3-4], e valutando che anche al momento dell’Annunciazione si verifica che lo Spirito Santo scende sulla Vergine Madre e la prende sotto la sua protezione, possiamo concludere che il Bambino che nascerà è il Santo che avrà il nome da Dio e dalla Madre: “Figlio di Dio” [Lc 1,35]. Maria, dunque, in trafila è Colei che collabora all’evento della manifestazione filiale di Gesù Cristo come Figlio di Dio preesistente, che tuttavia nasce “nella pienezza dei tempi” [Gal 4,4]. Pienezza che è incominciata con il “sì” di Maria e che vede la Madre come un “aiuto” che Dio si sceglie per innalzare l’umanità decaduta a causa del peccato antico. Lì, infatti, dove Adamo ed Eva furono sconfitti, ecco che Cristo “Nuovo Adamo”, e Maria “Nuova Eva”, hanno trionfato. E come il Padre resuscitò l’umanità del Figlio crocifisso, morto e sepolto, ad opera dello Spirito datore di Vita, così Questi, ad opera del medesimo Spirito, assimila la Madre al Figlio, spettando a lei per prima di entrare nella Gioia divina del Figlio, che è lo Spirito Santo stesso [Cfr. Gal 5,22]. Così, in Maria assunta7 in Cielo “in anima e corpo”, la Morte quale orrida personificazione del peccato e delle sue conseguenze è vinta già per la seconda volta da Dio, e si apre quindi per ogni uomo la speranza fondata sulla fede che deriva dalla Rivelazione: “Se a Cristo ed alla Madre di Dio, dunque anche a noi” [Rom 8,11].

2. Eletta in terra e Assunta in cielo2. Eletta in terra e Assunta in cielo

Nella “pienezza del tempo” stabilito da Dio, il kairos divino imperscrutabile e sapiente [Gal 4,4], “nel sesto mese, l’ angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine” [Lc 1,26-27a] a manifestare il divino Disegno, che è espresso dalle parole: “Ti saluto [Gioisci], o piena di grazia, il Signore è con te. Benedetta tu fra le donne” [Lc 1, 28.42]. Le conseguenze, come già accennato sopra, sono immani. Ed anzitutto l’imperativo “Gioisci” che rimanda alla profezia di Sofonia, consistente nell’invogliare la “Figlia di Sion” ad esultare di gioia grande e a

6Cfr. NUNZIO CONTE, Benedetto Colui che viene. L’ eucarestia e l’ escatologia, Dehoniane, Napoli 1987, 284-287.

7Il papa Pio XII nella Costituzione Munificentissimus ha annunciato il dogma dell’ assunzione con le parole:”... pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’ Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Cfr. PIO XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, 1 nov. 1950: DenzH 3903.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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rallegrarsi enormemente, perché “il Signore ha revocato la sua condanna” e sta in mezzo ad essa quale “Salvatore potente”, lui che è il Re d’Israele [Sof 3, 14-18].

Il resto dell’”Annunciazione” va letto quindi con questo rimando meraviglioso. Maria è la Vergine Figlia di Sion, il nucleo della Comunità messianica, e la Madre del Messia che adesso secondo il Disegno del Padre è reso presente dall’opera dello Spirito Santo [Cfr. Lc 1,35; Mt 1,20]. Per questo ella è la “Vergine che concepirà e partorirà un figlio” [Is 7,14] che “sarà chiamato Emmanuele”. Da lei scaturirà per tutto il genere umano la “Promessa e la Benedizione” di Abramo che è lo Spirito [Gal 3,13-14] essendo ella stessa “la Donna benedetta tra tutte le donne”. Per questo il Padre la elesse e fece in modo che lei “Terra vergine”, in una situazione uguale e contraria a quella procurata dalla prima vergine Eva, divenisse la “terra” verginale da cui voleva nascere il Figlio di Dio8. La partenza di ciò è facilmente rintracciabile nel testo: “Il Signore Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” [Gen 2,18]. Il Padre aveva quindi necessità di “un aiuto simile a sé” e per questo scelse Maria, “Nuova Eva” e “Terra Vergine”. Ma anche Cristo stesso, il Verbo incarnato, aveva bisogno di un “aiuto simile a sé”, da cui nascere, per creare a sua immagine e somiglianza altre ed altre “icone”. L’Eva nuova allora è inseparabile dalla Vita del Figlio, il tipo dell’”aiuto” è Cana9. Maria assiste, infatti, ai tre “Misteri del Silenzio”: la Concezione immacolata del Figlio con il primo “sì”; la Nascita nella carne; la Morte salvifica. Ma anche lo Spirito aveva bisogno di un “aiuto simile a sé” per la sua “economia della carne” che è “economia della Vergine”. Dopo il Figlio suo inoltre, la Madre divinizzata è “segno di sicura speranza e di consolazione” [SC 68] per ogni uomo e per l’intera Chiesa santa di cui è “icona”.

8Cfr. EMMANUEL TESTA, La fede della Chiesa Madre di Gerusalemme, Dehoniane, Roma 1995, 127-148.

9Per la problematica alquanto complessa ma interessante sull’ “aiuto simile a sé” a Cana, cfr. T. FEDERICI, Resuscitò Cristo, 1782-1786.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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B] B] BBRUNORUNO F FERREROERRERO, , A volte basta un raggio di soleA volte basta un raggio di sole, , in in Il Libro dellaIl Libro della saggezza interiore, saggezza interiore, LDC, LDC, Torino Torino 332009.2009.

Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.

Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani col grembiule e lesse quanto vi era scritto:

“Per aver strappato le erbacce dal vialetto: Euro 5,00.Per avere ordinato la mia cameretta: Euro 10,00.Per essere andato a comperare il latte: Euro 1,00.

Per aver badato alla sorellina [tre pomeriggi]: Euro 15,00.Per aver preso due volte ottimo a scuola: Euro 10,00.

Per aver portato fuori l’immondizia tutte le sere: Euro 7,00.Totale: Euro 48,00”.

La mamma fissò il figlio negli occhi, teneramente. La sua mente si affollò di ricordi.

Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse:

“Per averli portato in grembo per 9 mesi: Euro 0,00.Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: Euro 0,00.

Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: Euro 0,00.Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: Euro 0,00.

Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno: Euro 0,00.Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho

preparato: Euro 0,00.Per la vita che ti do ogni giorno: Euro 0,00.

Totale: Euro 0,00”.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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* PER L’ELABORAZIONE DELLA «* PER L’ELABORAZIONE DELLA «RIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIORIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIO» DI QUESTA» DI QUESTA SOLENNITÀ DELLA BEATA E SEMPREVERGINE MARIA [B], OLTRE AL NOSTROSOLENNITÀ DELLA BEATA E SEMPREVERGINE MARIA [B], OLTRE AL NOSTRO MATERIALE DI ARCHIVIO, CI SIAMO SERVITI DI:MATERIALE DI ARCHIVIO, CI SIAMO SERVITI DI:

- Lezionario domenicale e festivo. Anno B, a cura della Conferenza Episcopale Italiana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008;- TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001;- TOMMASO FEDERICI, “Resuscitò Cristo!”. Commento alle Letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Quaderni di “Oriente cristiano” 8, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 1996;- TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale, Dehoniane, Bologna 2005; - TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo C, Dehoniane, Roma 1988, III, 828;- TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Dehoniane, Napoli 1987, I, 444;- TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo B, Dehoniane, Napoli 1987, II, 587;- TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo A, Dehoniane, Roma 1989, IV, 1232;- TOMMASO FEDERICI, La Trasfigurazione del Signore. Saggio d’esegesi antica e moderna per una «tradizione ermeneutica», P.I.B., Roma 1971, 35;- TOMMASO FEDERICI, Echi d’Oriente, La Trasfigurazione “Ascolto” del “Figlio diletto”, in La vita in Cristo e nella Chiesa, 7 [1979], 13; - TOMMASO FEDERICI, La «narrazione visiva» della Trasfigurazione, in «L’Osservatore Romano», 06.08.1995, 3;- TOMMASO FEDERICI, La Trasfigurazione gloria dell’uomo, in «L’Osservatore Romano», 03.08.1997, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. A. I Salmi di Supplica e Fiducia, «Doxologia» 9, pro manuscripto, P.U.U., Roma 31994, 1-307;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. B. I Salmi di Lode, «Doxologia» 10, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1990, 307-482;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. E. I Salmi di Azione di Grazie, «Doxologia» 19, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1996, 858-1020;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862;- TOMMASO FEDERICI, Celebriamo Cristo Risorto Battezzato nello Spirito. La grande Festa del Battesimo del Signore - Domenica 1 per l’Anno, in Culmine e Fonte, II/7 [1981], 1-10;- TOMMASO FEDERICI, Teologia Biblica. La Resurrezione, «Doxologia» 16, P.U.U., Roma 1994, 146;- TOMMASO FEDERICI, Unica Fonte: la Resurrezione e lo Spirito, in Cristo e lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento, 49-110;- TOMMASO FEDERICI, Dopo la Resurrezione il tempo ha un senso, in «L’Osservatore

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Romano», 15.04.1992, 7;- TOMMASO FEDERICI, La Notte del Natale e la Notte della Resurrezione, in «L’Osservatore Romano», 12.04.1995, 6;- TOMMASO FEDERICI, La Resurrezione: mandato missionario perenne, in «L’Osservatore Romano», 20.04.1997, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Resurrezione dono di pace, in «L’Osservatore Romano», 11.04.1993, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Resurrezione recupero della certezza, in «L’Osservatore Romano», 07.04.1996, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Sulla Resurrezione una letteratura portatrice di enormi sviluppi, in «L’Osservatore Romano», 03.04.1996, 8;- TOMMASO FEDERICI, Notte della Resurrezione. Omelia di s. Giovanni Crisostomo per la Resurrezione, pro manuscripto, 2;- TOMMASO FEDERICI, Una Pentecoste continua, in Diaspora 5 [1972] 1-5;- TOMMASO FEDERICI, Parola Sapienza Spirito, Una Pentecoste continua: la normale vita di fede della Chiesa è la Pentecoste in atto, in La vita in Cristo e nella Chiesa, 5 [1977], 4;- TOMMASO FEDERICI, Quella Pentecoste che è pienezza e totalità, in «L’Osservatore Romano», 31.05.1998, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo: Amore vivificante che feconda l’opera della Redenzione, in «L’Osservatore Romano», 9-10.05.1997, 6;- TOMMASO FEDERICI, «Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Lo Spirito Santo nella Theologia e nell’Oikonomia, pro manuscripto, «Incontri con il clero dell’Archidiocesi di Manfredonia-Vieste», 76;- TOMMASO FEDERICI, «Spirito Vivificante». Cristo e lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento, «Doxologia» 2, P.U.U., Roma 51995, 270; - TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo nell’Anno Liturgico. Annotazioni al Messale Romano di Paolo VI, in RL 62 [1975] 246-270;- TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo Protagonista della missione [RM 21-30], in Cristo Chiesa Missione. Commento alla «Redemptoris Missio», «Studia Urbaniana» 38, Urbaniana University Press, Roma 1992, 107-151 + Preliminare; - TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo Protagonista della Missione, in L. SACCONE [Ed.], Pozzuoli: una Chiesa in cammino, «Puteoli Resurgentes» 8, Pozzuoli 1993, 211-249;- TOMMASO FEDERICI, Testi Trinitari del Nuovo Testamento, «Doxologia» 7, P.U.U., Roma 1993, 400;- TOMMASO FEDERICI, Sulla devozione al Corpo di Cristo, in «L’Osservatore Romano», 09.06.1996, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Un Popolo Corpo e Tempio, in «L’Osservatore Romano», 28.09.1997, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, L’Eucarestia convito. Verso una gerarchia di valori, pro manuscripto, 85-118;- TOMMASO FEDERICI, Come valorizzare la presenza di Maria nella liturgia, in La Madonna, 41-56;- TOMMASO FEDERICI, L’uso della Parola di Dio nelle liturgie mariane orientali. Il significato teologico liturgico spirituale, in Liturgie dell’Oriente cristiano a Roma nell’Anno mariano 1987-88, LEV, Città del Vaticano 1990, 1199-1225;- TOMMASO FEDERICI, Le immagini mariane punto d’incontro di differenti tradizioni culturale e storiche, in «L’Osservatore Romano», 25.03.1993, 3;- TOMMASO FEDERICI, Maria al Getsemani, in «L’Osservatore Romano», 12.08.1990, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Eletta in terra Assunta al Cielo, in «L’Osservatore Romano», 15.08.1993, 4-5.

- AA.VV., Temi di predicazione, Editrice Domenicana Italiana, Napoli 2002-2003; 2005-2006; 2006-2007; 2007-2008;

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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- ALCESTE CATELLA - RINALDO FABRIS, Guidami nelle tue vie. Anno B, Dehoniane, Bologna 1998;- ANNA MARIA CENCI, La Parola di Dio nel Vangelo di Matteo, Piemme, Casale Monferrato 1995;- ANTONIO FALCONE, Trasfigurazione di Cristo e trasfigurazione dell’uomo icona di Dio. Sintesi dei trattati teologici alla luce della Trasfigurazione, pro manuscripto, UPS, Roma 1997; - ANTONIO FALCONE, Tommaso Luigi Federici [in memoriam], in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 576-583.801-806;- ANTONIO FALCONE, La lettura liturgica della Bibbia: il Lezionario, in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 747-756; - ANTONIO FALCONE, La Bibbia diventa Lezionario, in Atti della Settimana Biblica Diocesana [21-23 febbraio 2002], pro manuscripto, Piedimonte Matese 2002, 1-16; - ANTONIO FALCONE, Profilo biografico e bibliografia di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 17-55; - ANTONIO FALCONE, Il metodo della “Lettura Omega” negli scritti biblici, patristici, liturgici e teologici di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 71-95; - ANTONIO FALCONE, La comunità religiosa oggi, “scuola di preghiera”, in A. STRUS - R. VICENT [a cura di], Parola di Dio e comunità religiosa, ABS-LDC, Torino 2003, 87-97; - ANTONIO FALCONE, The religious community today “a school of prayer”, in M. THEKKEKARA [edited by], The word of God and the religious community, ABS, Bangalore 2006, 117-134; - ANTONIO FALCONE, “Annuncia la Parola ...” [2 Tim 4,2], in R. VICENT - C. PASTORE [a cura di], Passione apostolica. Da mihi animas, ABS-LDC, Torino 2008, 161-172; - ANTONIO FALCONE, Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte I], in Parola e Storia 3 [2008], 67-101; - ANTONIO FALCONE, Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte II], in Parola e Storia 4 [2008], 241-288;- ANTONIO FALCONE, L’incontro di Gesù con i Greci in Gv 12,20-36, pro manuscripto, PUU-Roma 2000, 18-55;- ANTONIO FALCONE, Il detto di Gesù sul fuoco in Lc 12,49. Esegesi e Teologia, pro manuscripto, Roma 2004, 275;- CHRISTOPHE SCHÖNBORN, L’icona di Cristo. Fondamenti teologici, Paoline, Cinisello Balsamo 1988;- DANIEL J. HARRINGTON, Il Vangelo di Matteo, LDC, Torino 2005; - DONATO GHIDOTTI, Icone per pregare. 40 immagini di un’iconografa contemporanea, Ancora, Milano 2003.- ENZO BIANCHI ET AL., Eucaristia e Parola. Testi per le celebrazioni eucaristiche di Avvento e Natale, in «Allegato redazionale alla Rivista del Clero Italiano» 88 [2007] 10, 69 pp;- ENZO BIANCHI, Le parole della spiritualità, Rizzoli, Milano 21999;- ERMANNO ETTORRI, La liturgia dell’evangelo. Annuncio, carità, culto in Paolo apostolo, Dehoniane, Roma 1995;- FILIPPO CONCETTI, «Non in solo pane vivit homo» [Mt 4,4; Dt 8,3]. Studio di antropologia teologica liturgica della Messa della Domenica 1 di Quaresima. [Ciclo A], P.I.L., Tesi di licenza moderata dal Prof. TOMMASO FEDERICI, 1981-1982; - FRANCESCO ARMELLINI, Ascoltarti è una festa. Le letture dominicali spiegate alla comunità. Anno A, Messaggero, Padova 2001;- GIORGIO CASTELLINO, Il Libro dei Salmi, LSB, Torino 1965;- GIORGIO ZEVINI - PIER GIORGIO CABRA [edd.], Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000;- GIUSEPPE GIOVANNI GAMBA, Vangelo di San Matteo. Una proposta di lettura, Las-Roma 1998; - GIUSEPPE POLLANO, Alla mensa della Parola. Omelie per l’anno B, LDC, Torino 2007; - GIUSEPPE SALA - GIULIANO ZANCHI [postfazione di SILVANO PETROSINO], Un volto da contemplare, Ancora, Milano 2001;- JESUS MANUEL GARCIA, pro manuscripto, UPS-Roma 2004-2009;- JOACHIM JEREMIAS, Il messaggio centrale del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1968; - LORENZO ZANI, I Salmi preghiera per vivere. Breve guida al Salterio, Ancora, Milano 2003;

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Assunzione della Beata e Semprevergine Maria [B]

- MANLIO SODI - GIUSEPPE MORANTE, Anno liturgico: Itinerario di fede e di vita, LDC, Torino 1988;- MARC GIRARD, I Salmi specchio della vita dei poveri, Paoline, Cinisello Balsamo 1994; - MARIO CIMOSA, Con te non temo alcun male. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1995;- MARIO CIMOSA, Nelle tue mani è la mia vita. Lettura esegetica e spirituale della bibbia , Dehoniane, Roma 1996;- MARIO CIMOSA, Se avessi le ali di una colomba. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1997;- PIERRE GRELOT, Il Mistero di Cristo nei Salmi, Dehoniane, Bologna 22000;- SALVATORE GAROFALO, Parole di vita. Commento ai vangeli festivi. Anno A, LEV, Città del Vaticano 1980.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].


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