+ All Categories
Home > Documents > FISICA APPLICATA 2 FENOMENI ONDULATORI - 1calvini/tsrm/onde1.pdf · In generale si de nisce onda...

FISICA APPLICATA 2 FENOMENI ONDULATORI - 1calvini/tsrm/onde1.pdf · In generale si de nisce onda...

Date post: 09-Nov-2018
Category:
Upload: dinhhuong
View: 216 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
22
FISICA APPLICATA 2 FENOMENI ONDULATORI - 1 DOWNLOAD Il pdf di questa lezione (onde1.pdf) ` e scaricabile dal sito http://www.ge.infn.it/calvini/tsrm/ 10/10/2017
Transcript

FISICA APPLICATA 2

FENOMENI ONDULATORI - 1

DOWNLOAD

Il pdf di questa lezione (onde1.pdf) e scaricabile dal sito

http://www.ge.infn.it/∼calvini/tsrm/

10/10/2017

FENOMENI ONDULATORI

Una classe di fenomeni fisici estremamente importanti e

caratterizzata dalla propagazione ondulatoria di una gran-

dezza fisica. Tra gli esempi piu semplici da presentare ab-

biamo le onde elastiche in una corda tesa (o in una sbarra

rigida) e le onde di compressione e rarefazione che costitui-

scono il suono.

In generale si definisce onda una qualsiasi perturbazione,

impulsiva o periodica, che si propaga in un mezzo con una

velocita ben definita.

L’onda ha origine da una sorgente, trasporta energia e puo

essere rilevata da un sensore.

2

Esistono grandezze fisiche scalari e grandezze fisiche di tipo

vettoriale. In corrispondenza esistono onde scalari, quando

la grandezza fisica interessata dal fenomeno ondulatorio e

scalare e onde vettoriali, quando e in gioco una grandezza

vettoriale.

Per semplicita si presenteranno esempi di onde scalari, senza

con questo perdere in generalita, poiche un vettore e as-

segnato mediante la sue componenti [V = (Vx, Vy, Vz)] e,

quindi, quanto si dira per un’onda scalare risultera pure ap-

plicabile alle singole componenti di un’onda vettoriale.

3

Una grandezza fisica scalare a da origine ad un fenomeno on-

dulatorio (si dice che si propaga come un’onda) quando varia

nello spazio ed evolve nel tempo nella seguente maniera: se

il profilo spaziale per a all’istante t = 0 e dato da

a(x,0) = f(x) , (1)

la sua evoluzione temporale sara data da

a(x, t) = f(x∓ c t) , (2)

dove c e la velocita di propagazione dell’onda. Per semplicita

si e considerata una situazione unidimensionale (1D, spazio

= asse x). Quando nella (2) si usa il segno −, l’onda si

propaga nella direzione positiva dell’asse x mentre con la

scelta del + l’onda viaggia nella direzione negativa.4

In ogni caso, indipendentemente dalla scelta del segno, la

propagazione ondulatoria quale viene assegnata dalla (2) e

caratterizzata dalla traslazione rigida a velocita costante c

del profilo geometrico dato dalla (1).

Risulta facile mostrare questo fatto se si sceglie per a un

andamento di tipo impulsivo, cioe abbastanza localizzato

nello spazio. Si consideri ad esempio la funzione f(x) data

da

f(x) =x

4 + x4[= a(x,0)] , (3)

la quale risulta apprezzabilmente diversa da zero nell’inter-

vallo [−10 ≤ x ≤ 10]. Il suo grafico e mostrato nella slide

successiva.5

6

La propagazione ondulatoria richiesta dalla (2) e applicata

all’esempio (3) da, se si sceglie il − e si prende c t = 30, la

seguente funzione

f(x− 30) =x− 30

4 + (x− 30)4[= a(x,

30

c)] , (4)

la quale non e altro che la funzione (3) traslata di 30 unita

nella direzione positiva dell’asse x.

Nella slide successiva viene mostrata la sovrapposizione degli

andamenti di a al tempo t = 0 ed al tempo t = 30c . Si puo

pensare a due istantanee di a scattate a istanti diversi (punto

di vista del fotografo).

7

8

PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE

Le condizioni affinche per una grandezza fisica a si abbia

propagazione ondulatoria non fissano l’espressione per il pro-

filo spaziale f(x) della (1), ma semplicemente richiedono che

la completa dipendenza spazio-temporale sia data dalla (2),

dove il valore di c dipende dalla natura di a e dall’ambiente

fisico in cui a si propaga.

Pertanto, se a1(x, t) e a2(x, t) rappresentano due onde per a

in quanto obbediscono alla (2), allora anche la loro somma

as(x, t) = a1(x, t) + a2(x, t) (5)

rappresenta un’altra possibile modalita di propagazione on-

dulatoria per la grandezza fisica in gioco.

9

ONDE SINUSOIDALI O ARMONICHE

Di fronte a questa indeterminatezza, che permette infinite

possibilita, risulta utile introdurre una classe di funzioni in

grado di descrivere tutti i possibili profili. Allo scopo ven-

gono introdotte le cosiddette onde sinusoidali dette anche

onde armoniche (o anche monocromatiche).

Un’onda sinusoidale propagantesi nel verso positivo dell’asse

x e data da

a(x, t) = a◦ cos[2π

λ(x− c t) + φ

](6)

dove a◦ e l’ampiezza dell’onda, λ rappresenta una lunghezza

caratteristica dell’onda armonica, detta lunghezza d’onda, e

infine φ indica la fase addizionale.

10

L’argomento della funzione coseno (ossia la quantita tra le

parentesi quadre) rappresenta la fase totale (o complessiva).

La velocita di propagazione c e anche detta velocita di fase.

Possiamo effettuare un semplice studio delle proprieta della

funzione (6), che dipende dalla due variabili x e t, esaminan-

done la dipendenza dallo spazio x a t fisso (punto di vista

del fotografo) e, poi, esaminandone l’andamento temporale

a x fisso (punto di vista del naufrago).

11

Quindi studiamo l’andamento spaziale dell’onda armonica

ad un istante fissato. E il punto di vista del fotografo. Non

si perde in generalita ponendo t = 0. Dalla (6) si ottiene

una funzione della sola x, che possiamo scrivere come

a(x,0) = a◦ cos(

2πx

λ+ φ

). (7)

In base alle proprieta del coseno, le variazioni della grandezza

a sono comprese tra −a◦ e +a◦, l’andamento spaziale di a

e periodico e la minima distanza che separa profili identici

e la lunghezza d’onda λ. Pertanto λ specifica la periodicita

spaziale dell’onda. Il grafico generato dalla (6) risulta in-

variante per traslazioni avanti o indietro dell’asse x (o lungo

l’asse x) di un numero intero di lunghezze d’onda.12

13

Invece il punto di vista del naufrago corrisponde a studiare

al passare del tempo il comportamento dell’onda armonica

in un punto fisso dello spazio. Non si perde in generalita

ponendo x = 0. Utilizzando la parita della funzione coseno

[cos(−α) = cos(α)] si ottiene

a(0, t) = a◦ cos(2πc t

λ− φ) , (8)

per mezzo della quale si puo definire una grandezza T avente

le dimensioni di un tempo ([T ] = s) come

T =λ

c. (9)

Questa grandezza si chiama periodo dell’onda, puo essere

interpretata in base alla (9) come il tempo che l’onda sinu-

soidale impiega a spostarsi di una lunghezza d’onda.14

Grazie alla definizione (9), la (8) puo essere riscritta come

a(0, t) = a◦ cos(2πt

T− φ) , (10)

indicando per a una variazione temporale di tipo armonico

dove T corrisponde al tempo necessario affinche si svolga

un intero ciclo di oscillazione. La variazione temporale di a

e pertanto periodica di periodo T .

A questo proposito risulta utile ricordare che in cinematica

si definisce moto armonico il moto della proiezione su un

diametro di un punto che percorre una circonferenza di moto

circolare uniforme.

15

Vi sono due grandezze collegate al periodo T : la frequenza

ν e la pulsazione ω. La frequenza ν indica il numero di

cicli che hanno luogo in un secondo ed e data da ν = 1/T .

[ν] = s−1 = Hz dove Hz e l’abbreviazione di Hertz. La

pulsazione ω e data da ω = 2 π ν = 2 π/T .

La relazione (9) usata per introdurre il periodo e di fon-

damentale importanza in tutti i tipi di onde e viene scritta

anche come

λ = c T =c

ν(11)

oppure come

c = λ ν . (12)

16

17

18

LE ONDE NELLO SPAZIO

Finora si e considerata la situazione 1D di un’onda viag-

giante lungo l’asse x. In realta le onde si propagano nello

spazio tridimensionale e questo fatto permette l’introduzio-

ne di altre definizioni.

Si definisce fronte d’onda il luogo dei punti dello spazio in

cui l’onda ad un assegnato istante ha un determinato valo-

re della fase (totale). Al variare dei valori della fase si ha

una classe di superfici nello spazio, le quali viaggiano con la

velocita di fase c.

Definendo i raggi come le linee perpendicolari ai fronti d’on-

da si stabilisce un collegamento con l’ottica geometrica. I

raggi, punto per punto, danno la direzione di propagazione

dell’onda e, quindi, la direzione del vettore c.19

Nel caso di onde propagantisi nello spazio esistono due si-

tuazioni abbastanza semplici: quella delle onde piane, carat-

terizzate da fronti d’onda piani e quella delle onde sferiche,

caratterizzate da fronti d’onda che sono superfici sferiche di

raggio progressivamente crescente.

Nel caso delle onde piane i raggi risulteranno paralleli, men-

tre nel caso delle onde sferiche i raggi risulteranno divergenti

da un centro, dove presumibilmente si trova localizzata la

sorgente dell’onda.

20

INTENSITA DELL’ONDA

Tutte le onde trasportano energia dalla sorgente verso l’e-

sterno. Si definisce intensita I di un’onda l’energia traspor-

tata dall’onda nell’unita di tempo attraverso una superficie

unitaria disposta perpendicolarmente al verso di propaga-

zione. I ha le dimensioni di potenza su superficie (ossia

[I] = W ·m−2) ed e proporzionale al quadrato dell’ampiezza.

Vale cioe

I ∝ a2◦ . (13)

Nel caso dei fronti d’onda piani (e anche quando si puo

trascurare la divergenza dei raggi) l’intensita I resta costante

poiche la stessa potenza attraversa sezioni sempre uguali.

Questo vale se i fenomeni dissipativi sono trascurabili.21

LEGGE 1/r2 PER L’INTENSITA

Invece, nel caso delle onde sferiche la potenza della sor-

gente nel suo allontanamento dal centro attraversa superfici

sferiche di area via via crescente. Sempre sotto l’ipotesi

che i fenomeni dissipativi siano trascurabili, l’intensita I(r)

dell’onda puo essere calcolata in base alla sua definizione

come

I(r) =Power

4 π r2, (14)

dove con Power si indica la potenza emessa dalla sorgente

(... localizzata).

22


Recommended