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Giovedì 3 giugno 2010 - ciatreviso.it · L'operazione prevede la creazione di ... rispondere al...

Date post: 16-Feb-2019
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Rassegna Stampa Giovedì 3 giugno 2010 TREVISO
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Rassegna Stampa

Giovedì 3 giugno 2010

TREVISO

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Giovedì 3 giugno, pag. 8

Antonveneta ha stanziato 50 milioni per i produttori del Prosecco

Fondi per le bollicineLa copertura alle esigenze delle aziende durerà diciotto mesi

Maxi finanziamento per il prosecco. Banca Antonveneta ha stanziato un fondo di cinquanta milioni

di euro per prestiti a favore delle imprese vitivinicole produttrici delle bollicine di Marca.

L'operazione prevede la creazione di uno specifico strumento, battezzato «Working capital», per

rispondere al fabbisogno di liquidità delle aziende appartenenti alla filiera del prosecco.

Antonveneta commercializzerà il prodotto in collaborazione con una serie di confidi del territorio,

chiamati a rilasciare garanzie a prima richiesta. La copertura delle esigenze di circolante verrà

concessa per un periodo massimo di diciotto mesi, con un sistema di prezzi molto competitivo.

L'istituto di credito, che fa parte del gruppo Montepaschi di Siena e può contare su 41 filiali

distribuite in tutta la Marca, con «Working capital» punta ad offrire un supporto personalizzato alle

imprese del settore che intendono eccellere nei mercati di riferimento. «Il plafond è un segno

tangibile dell'interesse della banca verso le aziende vitivinicole della filiera», conferma Enzo Nicoli,

responsabile corporate (la divisione dedicata ai clienti aziendali) di Antonveneta.

L'iniziativa si inserisce in una strategia di sostegno alle imprese, in particolare di piccole

dimensioni, spesso alle prese con carenza di risorse in cassa a causa della crisi e dei ritardi nei

pagamenti: il plafond, spiegano i vertici dell'istituto padovano, è un'ulteriore operazione nata

nell'ambito del «Progetto Distretti» del gruppo Montepaschi. L'obiettivo è offrire di servizi

personalizzati nell'interesse di imprese che intendono eccellere sul mercato di riferimento, partendo

dalla diagnosi dei fattori frenanti, dei fattori gestionali che condizionano il rating e dalla valutazione

congiunta del contesto competitivo, per arrivare a formulare proposte finalizzate a creare i campioni

di domani.

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Giovedì 3 giugno, pag. 8

VALDOBBIADENE Bottiglia commemorativa

La cantina Ruggeri festeggia60 anni all’insegna della docg

(mzan) Sessant'anni di bollicine doc. La cantina Ruggeri festeggia il suo sessantesimo anniversario

di fondazione. Una ricorrenza che assume una luce particolare, nell'anno in cui il prosecco ha

ottenuto la docg.

Il fondatore Giustino Bisol, aveva iniziato nel 1950 producendo poche migliaia di bottiglie: oggi

dallo stabilimento di Valdobbiadene, rinnovato nel 1993, escono un milione di bottiglie all'anno. Per

il 60 per cento vengono vendute in Italia, mentre il resto vola in Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e

in altri 23 stati esteri.

«Sono orgoglioso e felice di aver raggiunto questo traguardo di eccellenza, frutto di un costante e

preciso impegno volto sempre alla qualità del prodotto - spiega il titolare Paolo Bisol -. Siamo

riusciti ad ottenere tutto questo anche grazie al reciproco rapporto di stima, collaborazione e fiducia

che si è creato con gli agricoltori di tutta la zona di Valdobbiadene, più di un centinaio».

Venticinque di questi, conferiscono anche uve Cartizze: Ruggeri è la cantina che opera la maggior

pigiatura di tale varietà, particolarmente pregiata. Nei suoi sei decenni di attività, l'azienda ha

contribuito a scrivere la storia del prosecco moderno: tra l'altro, è stata una delle prime a produrre

prosecco spumante in autoclave. Per celebrare il «compleanno» nei prossimi giorni verrà donata a

tutti i conferitori una bottiglia unica, numerata, ottenuta da una vigna storica.

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Giovedì 3 giugno, pag. 4

Salvo un braccio dell’agricoltoreInfortunio in via K2: dopo sette ore di lavoro i medici amputano l’arto destro del 47enne Francesco

Bordignon

Roberto Ortolan

All’equipe di chirurgia della mano dell’ospedale di Pordenone il miracolo è riuscito, ma non

completo. Dopo 7 ore di lavoro gli specialisti, coordinati dal primario Ruggero Mele, sono riusciti a

ricostruire il braccio sinistro dell’imprenditore agricolo Francesco Bordignon, 47 anni, di Treviso. Il

braccio destro dell’uomo, maciullato dai rulli di una seminatrice, era compromesso in modo

irrecuperabile. La dolorosa decisione di amputarlo non è stata però un sacrificio fine a se stesso. I

tessuti e i tendini del braccio destro sono serviti a ricostruire e salvare l’arto sinistro che, salvo

complicazione, dovrebbe riottenere una discreta funzionalità. I rischi, a 24 ore dal complicato

intervento chirurgico, sono il rigetto della plastica ricostruttiva e un’infezione. Da quanto si è

appreso dal bollettino medico, i chirurghi pordenonesi si sarebbero dichiarati ottimisti su un decorso

post operatorio. Dopo l’intervento Bordignon è stato trasferito in terapia intensiva a Pordenone. La

prognosi è riservata.

L’imprenditore agricolo trevigiano era arrivato in ospedale di Pordenone intorno alle 24 di martedì.

I medici del Cà Foncello, dopo aver stabilizzato il quadro clinico dell’uomo, avevano deciso di

trasferirlo nel centro specialistico del Friuli Occidentale. Francesco Bordignon aveva riportato ferite

gravissime alle braccia, stritolate e maciullate in un infortunio sul lavoro. Da quanto hanno

ricostruito i carabinieri di Treviso l’uomo, intorno alle 20 di martedì, era intervenuto sui rulli di una

seminatrice, avendo notato un’anomalia. Aveva però lasciato il motore del trattore acceso e il

cardano in funzione. Improvviso l’angosciante infortunio. I rulli della seminatrice avevano

intrappolato il braccio destro, trascinandolo nell’infernale ingranaggio. L’imprenditore - secondo i

carabinieri - aveva provato a liberarsi, aiutandosi con la mano sinistra. Drammatico l’esito. I rulli

avevano stretto nella morsa entrambe le braccia, schiacciandole e scarnificandole. Solo in quel

momento, spento il motore del trattore, l’ingranaggio era stato bloccato ed erano partiti i soccorsi.

Dopo alcune decine di minuti, segati i rulli, i pompieri erano riusciti a liberare Bordignon e ad

affidarlo alle cure del personale del Suem. Infine la corsa in ospedale e il trasferimento a

Pordenone.

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Giovedì 3 giugno, pag. 15

L’intervento a Pordenone. Amputato l’altro avambraccio. Choc a Santa Bona dopo l’incidente di

martedì

Bordignon per otto ore sotto i ferri Ricostruiti un arto e la mano all’imprenditore elettronico ferito sui campi

Prosegue l’indagine per chiarire le cause del dramma in via K2

Otto ore e mezza d’intervento. Centinaia di punti di sutura. Così l’equipe medica del dottor

Ruggero Mele, primario del reparto di chirurgia della mano dell’ospedale di Pordenone, ha

tentato di salvare la vita di Francesco Bordignon, 47 anni. Imprenditore elettronico, l’uomo

martedì sera è finito con le braccia tra le lame della macchina spargisale che le ha straziate.

Ora è in rianimazione. «Decisivi i prossimi giorni» dice Mele.

I medici hanno dovuto amputargli mano e avambraccio destro perchè gli ingranaggi non avevano

avuto pietà. Poi, con tessuti, microchirurgia vascolare e ore di massima concentrazione hanno

ricostruito l’arto sinistro. Bordignon è entrato in sala operatoria poco dopo le 11, dopo il duro

lavoro con cui vigili del fuoco e Suem l’hanno estratto dagli ingranaggi del macchinario agricolo, e

dopo la lunga corsa verso la sala operatoria del’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Lì

era già arrivata la telefonata che allertava l’equipe di Mele, un luminare in materia di chirurgia della

mano. Bordignon aveva già perso moltissimo sangue ed era in condizioni critiche. I medici sono

riusciti a stabilizzarlo e iniziare l’intervento.

«Per il braccio destro c’era poco o nulla da fare - ammette il primario - siamo riusciti a recuperare

gomito e parte dell’avambraccio ma poi siamo stati costretti ad amputare». Diverso il lavoro su

mano e avambraccio sinistro recuperato anche grazie ai tessuti del destro. Bordignon è uscito dalla

sala operatoria poco dopo le 7 del mattino di ieri, in prognosi riservata, ed è stato immediatamente

trasportato nel reparto di rianimazione. «E’ in condizioni gravi - dice Mele - ed è presto per fare un

bilancio dell’operazione anche perchè oltre a tutto, le lesioni da schiacciamento riportare da

Bordignon impongono massima cautela». Fuori dalla sala operatoria la moglie, partita dalla villetta

di via K2, a Santa Bona, al seguto delle ambulanze. In casa, in attesa di notizie, i due figli

dell’imprenditore e i parenti più prossimi. Tutti in ansia come il quartiere dove la famiglia e l’uomo

sono conosciuti.

Bordignon, classe’63, stava lavorando nei campi di famiglia, quelli che aveva iniziato a curare da

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solo dopo la scomparsa del suocero avvenuta circa un anno fa. L’agricoltura non era la sua prima

competenza, ma lui non si era mai perso d’animo. Poi, martedì sera, la tragedia consumatasi poco

prima delle otto destando la preoccupazione di tutto il vicinato che ha visto accorrere vigili del

fuoco, ambulanze, carabinieri. Come sia potuto accadere è ancora al vaglio degli uomini dell’arma

rimasti a lungo in sopralluogo a Santa Bona.

«Spero che la prognosi su Bordignon possa essere sciolta nei prossimi giorni - spiega il chirurgo di

Pordenone - perchè questo succeda però è necessario vedere quale sarà la risposta del’uomo

all’intervento. Le prossime ore sono decisive».

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Giovedì 3 giugno, pag. 33

«Il Cerletti non è la casa di Zaia»Il Pd: se insiste faremo un’interrogazione parlamentare

CONEGLIANO. Il Partito Democratico è pronto a fare un’interrogazione parlamentare se l’attuale

governatore del Veneto, Luca Zaia, continuerà a ricevere il pubblico alla scuola enologica Cerletti di

Conegliano. «Credo che si tratti di un uso improprio di una cosa pubblica - ha affermato il

segretario coneglianese del Pd, Alessandro Bortoluzzi - perché mai l’ex ministro e oggi presidente

della Regione deve usare la scuola enologica Cerletti per ricevere il pubblico anche per argomenti

che nulla centrano con l’istituto?». Il segretario del Pd non contesta il forte «attaccamento» al suo

territorio dell’ex ministro all’agricoltura, ma il luogo nel quale incontra la gente. «Ho anche chiesto

spiegazioni alla preside che si è stupita che io mi meravigliassi di questo fatto - ha aggiunto

Bortoluzzi - a me sembra davvero una situazione impropria, nel senso che c’è comunque un via vai

di macchine e di persone che si recano al Cerletti per parlare con Zaia per i motivi più disparati e

che nella maggior parte dei casi non hanno nulla a che vedere con l’attività scolastica. In una scuola

si deve fare appunto attività scolastica, non politica». Bortoluzzi dunque è pronto a dare battaglia,

tanto da vigiliare sul proseguio di questi incontri. «Se dovessimo verificare che queste modalità di

incontro al Cerletti continuano allora attiveremo i nostri parlamentari a Roma in modo che

presentino un’interrogazione al ministro alla pubblica istruzione Maria Grazia Gelmini e al ministro

all’agricoltura Giancarlo Galan». «Tra l’altro - ha concluso provocatoriamente il segretario del Pd -

siamo pronti a ospitare Zaia nella nostra di sede, in piazza 4 Novembre, se ne ha bisogno». (sa.b.)

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Giovedì 3 giugno, pag. 13

Il mondo contadino e le donne a S. Cristina

QUINTO - (N.D.) Sta ottenendo il successo sperato il ciclo di incontri sul ruolo della donna nel

mondo contadino veneto, promosso dall'Associazione Cultura e Tradizione Contadina di Santa

Cristina. Gli incontri si svolgono nella sede di Cervara Cavalli in via Padovana 20 a Santa Cristina.

Stasera alle 20,30 è in programma "Le donne contadine venete nel dopoguerra: le ultime mondine",

per la relazione della professoressa Elisabetta Novello David Celetti, docente all'Università di

Padova. L'Associazione Cultura e Tradizione Contadina, fondata e animata da Giorgio Libralato che

nella sede di Cervara Cavalli ha realizzato anche un interessante museo delle testimonianze del

lavoro dei campi, è diventa un punto di riferimento a livello interprovinciale sulle iniziative e

manifestazioni dedicate alla divulgazione e valorizzazione del mondo rurale. Giovedì 10 giugno

toccherà alla serata dedicata alle esperienze di vita contadina delle donne quintine, con la

partecipazione del coro delle "Filandere di Arcade" diretto da Beppo Pilla. Coordinatore degli

incontri è Luigino Scroccaro, ricercatore di storia locale.

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Giovedì 3 giugno, pag. 28

In 2.500 per salvare l’oasi S.Daniele Pedemontana mobilitata contro le biomasse

CASTELFRANCO. Oltre 2.500 persone domenica all’oasi San Daniele di Liedolo per la quarta

«Oasinfesta». Riproposta dall’amministrazione comunale con la collaborazione di molte

associazioni locali, la manifestazione ha attirato gente da tutta la Pedemontana del Grappa.

L’evento, che fino allo scorso anno si svolgeva a settembre, ha puntato alla promozione dell’oasi e

anche alla salvaguardia della Pedemontana. Un messaggio lanciato dall’amministrazione di San

Zenone per dare un segnale forte agli altri amministratori locali e alla popolazione recentemente

mobilitatasi per scongiurare la realizzazione di un impianto di cogenerazione a olio vegetale per la

produzione di energia elettrica. Il progetto prevede la costruzione di quattro stazioni, su un’area di

circa 6 mila metri quadrati a pochi metri dal confine con San Zenone e l’oasi naturalistica e vicino a

Mussolente. Accanto al Comitato «No Biomasse nell’oasi» si è mossa l’amministrazione comunale

di San Zenone con un ricorso al Tar contro il Comune di Borso, le ditte proponenti, la Provincia e la

Regione in quanto i quattro progetti di impianto sono ipotizzati in una zona che appartiene al

corridoio ecologico predisposto dalla Provincia attraverso il Piano territoriale di coordinamento

provinciale. Ne è seguita la sospensiva pronunciata dalla Provincia stessa contro cui hanno fatto

ricorso al tribunale amministrativo le quattro ditte proponenti. La festa è stata anche il pretesto per

diffondere la proposta di Patto per il territorio della Pedemontana del Massiccio del Grappa che

prevede che nessuna opera può realizzarsi, se potenzialmente ritenuta inquinante, senza un

preventivo approfondimento sui rischi connessi e senza una consultazione con i residenti.

«Abbiamo centrato lo scopo - commenta il sindaco Luigi Mazzaro -: sensibilizzare all’importanza

dell’ambiente e alla sua difesa».

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Giovedì 3 giugno, pag. 15

CAVASO Una serata dedicata alla prevenzione dell’insetto infestante già segnalato in Veneto

Allarme castagni: in agguato la vespa cinese

Il nome scientifico è Dryocosmus kuriphilus e ha già devastato i castagneti della provincia di

Reggio Emilia. È un piccolo imenottero meglio conosciuto come «vespa cinese del castagno»,

insetto infestante e molto nocivo che sta creando più di qualche problema ai coltivatori di castagne

della Pedemontana. La sua azione devastatrice era appunto stata accertata in molti castagneti

reggiani (a Carpineti e Casina, poi nelle province di Parma, Modena e Forlì-Cesena). La vespa,

originaria del Nord della Cina, è stata rinvenuta per la prima volta in Europa nel 2002 in provincia

di diffondersi poi in Piemonte, Veneto e di recentemente anche in Toscana e in Friuli Venezia

Giulia.

I danni provocati sono potenzialmente molto rilevanti, soprattutto considerando la naturale assenza

di antagonisti nel territorio e le caratteristiche con piante ad alto fusto nelle quali risulta difficile

svolgere monitoraggi. Per questi motivi l'associazione dei produttori di marroni della Marca

Trevigiana ha indetto l’incontro preventivo domani sera in sala assemblee a Cavaso del Tomba alle

20,30 sulle "Problematiche della castanicoltura da frutta a seguito della piccola vespa del castagno".

All'ordine del giorno proprio il tema dell'invasione della vespa del castgano, quindi i sistemi di lotta

e le iniziative della regione Veneto. L'introduzione sarà di Michele Coppe del Servizio Forestale

quindi di Giovanni Zanini del Fitosanitario e Andrea Battisti, etmologo forestale all'Università di

Padova.

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Giovedì 3 giugno, pag. 24

La ricetta di Petrini «Scegliere il cibo, tutelare i

contadini»

MONICA VIVIANI

ROMA. La tutela della biodiversità, cui quest’anno viene dedicata la Giornata mondiale

dell’ambiente che si celebra il 5 giugno, passa anche attraverso le scelte alimentari di tutti noi.

Attraverso il saper produrre e consumare cibo in modo sostenibile.

Ne è convinto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che nel suo libro «Terra Madre. Come non

farci mangiare dal cibo» suggerisce una via d’uscita per riprendere le redini del nostro rapporto

vitale con la Terra: un’alleanza tra chi produce il cibo e chi lo mangia.

Petrini, come si realizza questa «alleanza»?

«Avendo cura di scegliere il cibo con comportamenti virtuosi. Ad esempio comprando direttamente

dai contadini, organizzando Gruppi di acquisto solidale, e riducendo lo spreco come l’eccesso. In

questo modo i consumatori diventano co-produttori e come tali un baluardo di difesa della

biodiversità. Con queste pratiche e tornando a un’agricoltura e a un’economia locale potremo

cambiare davvero le cose».

Come le economie locali possono tutelare la biodiversità?

«La difesa della biodiversità esige che molte specie più deboli, sia animali che vegetali, vengano

consumate localmente. Molte specie si sono perse perchè non sopportavano lunghi trasporti».

E gli Ogm?

«Sono l’ultima logica perversa. Negli Stati Uniti si stanno però accorgendo che tutta questa

convenienza non c’è perchè comportano un consumo d’acqua spropositato e non hanno una rendita

corposa».

Ma davvero rischiamo di essere «mangiati dal cibo»?

«Il cibo si è trasformato da elemento vitale in un prodotto come gli altri: viene prodotto soprattutto

per essere venduto e non per essere mangiato. La mercificazione ci ha portati a non distinguere più

il valore dal prezzo. Ciò sta generando in campo agricolo una situazione disperata, non c’è settore

agricolo in Italia che non sia in sofferenza e questo nel totale disinteresse della politica perchè i

contadini sono ormai talmente pochi che non hanno più peso elettorale. Mi chiedo fino a quando

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potrà andare avanti un sistema che disprezza così il settore primario. Perchè tra un po’ non ci

saranno più ontadini».

A proposito di spreco, lei sostiene che dobbiamo «re-imparare a fare la spesa». In che modo?

«E’ assurdo cercare prezzi bassi e poi buttare via metà del cibo che acquistiamo. Lo spreco ha un

costo enorme. Dobbiamo re-imparare a fare la spesa nel senso che bastano piccole pratiche

quotidiane per cambiare le cose: non comprare più del necessario, cercare solo prodotti stagionali,

prediligere quelli sfusi riducendo così i rifiuti. Oggi le amministrazioni sono attanagliate dal

problema di come eliminare i rifiuti ma il ragionamento più importante da fare dovrebbe essere

quello di capire come ridurne la produzione».

In sostanza il suo invito è a mangiare e consumare meno e meglio anche per aiutare

l’ambiente?

«Sì, anche perchè mangiare bene non costa caro. Basta cercare la qualità al di fuori del sistena

consumistico e recuperare le buone pratiche gastronomiche. La conoscenza del cibo deve portarci a

un consumo più razionale: il fatto che come Slow Food abbiamo aperto 300 orti scolastici in Italia

significa che si sta cercando di riconciliare i giovani con la terra e allo stesso modo bisogna tentare

di recuperare le pratiche una volta tramandate da madre a figlia, su come conservare i cibi o

recuperare gli avanzi».

La marea nera ci sta però mostrando l’impotenza dell’uomo a far fronte alle conseguenze del

«progresso».

«E’ un disastro così imponente che rischia di mettere in crisi una presidenza nata come innovativa.

Questa crisi deve portare ad avere più rispetto per l’ambiente».

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Giovedì 3 giugno, pag. 16

Affollata assemblea sul tema superstrada a Volpago con comitati anche dal vicentino

Pedemontana, sindaci in trinceaI primi cittadini con la Provincia: «Subito una moratoria dell’opera»

Laura Bon

Sindaci uniti in trincea. E il Comitato chiede una moratoria. La questione pedemontana si

arricchisce, a Volpago, di sviluppi significativi, emersi in occasione della riunione di martedì sera

che ha ha riempito la sala parrocchiale.

L'appuntamento ha visto, per la prima volta, uniti sul palco gli amministratori di quattro su cinque

Comuni del Montello (mancava solo Nervesa, che aveva comunque in mattinata contattato Volpago

per spiegare delle difficoltà nel partecipare): Volpago, Giavera, Montebelluna, Crocetta, tutti

d'accordo, al di là del colore politico, sulla necessità di realizzare un tracciato della Pedemontana in

trincea anche a Volpago, per tutelare un bene comune come il Montello. Con loro anche l'assessore

provinciale Franco Conte, in sostituzione del presidente Muraro. E proprio Conte ha espresso parole

di apprezzamento per il Comitato sorto a Volpago sulla questione, evidenziando il fatto che, per la

prima volta, non si tratta di un Comitato «contro» ma di un Comitato «per». In sostanza, a

differenza di altre realtà, Volpago non fa marcia indietro sulla Pedemontana, ma pone determinati

paletti, la realizzazione in trincea in particolare.

Ma a che punto è la vertenza volta ad ottenere tale risultato a Volpago? Sull'ampliamento del tratto

non ci sono certezze, dopo le indiscrezioni filtrate nelle ultime settimane (si parlava di 800 metri in

più). «Non ci è stato detto né si né no -ha spiegato il sindaco di Volpago Roberto Toffoletto- L'unica

certezza è il tratto di trincea già concesso. Del resto si parlerà dopo il 15 giugno, quando saremo

convocati da Veneto strade». Intanto, i Comitati (presenti anche molti rappresentanti del Vicentino,

fra i quali il sindaco di Villaverla, che ha apprezzato la coesione dei sindaci montelliani) vorrebbero

dai primi cittadini un documento comune, che chiedesse una moratoria dell'opera Toffoletto, però,

nicchia: «Nulla in contrario - dice - ma non vorrei che si spostasse semplicemente il problema.

Inoltre mi chiedo se una moratoria non possa comportare problemi contrattuali con la ditta

appaltatrice». Intanto, lo stesso Toffoletto sta percorrendo anche un'altra strada. «Quando avremo il

progetto convocherò il consiglio comunale per stilare un documento da sottoporre a tutti i sindaci

del Montello e farne il cavallo di battaglia in Regione».

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Giovedì 3 giugno, pag. 30

Sindaci compatti: tutta la strada in trinceaVertice con il Comitato, la Provincia conferma l’impegno, chiesta una moratoria di alcuni mesi

A breve un incontro con il commissario straordinario

VOLPAGO. I sindaci hanno promesso il loro aiuto per convincere il commissario

straordinario a far realizzare la Pedemontana tutta in trincea, a ridosso del Montello. E

appoggeranno la richiesta di moratoria per alcuni mesi per poter studiare meglio il progetto e

proporre alternative.

Era stato il Comitato Volpago Ambiente a chiamare a raccolta sindaci del Montello e la Provincia

per spingere per un interramento di tutto il tracciato nei sei chilometri volpaghesi, la zona dove la

nuova arteria passa a ridosso del Montello. Non si erano accontentati dei due tratti trasformati in

trincea rispetto ai sei chilometri tra rilevato e viadotto prima previsti. All’appello del comitato

hanno risposto la Provincia, che ha mandato l’assessore Conte, e i comuni di Volpago,

Montebelluna, Giavera e Crocetta, quattro dei cinque comuni a cui appartiene il Montello. Mancava

invece Nervesa.

In compenso c’erano i rappresentanti dei comuni di Resana e del vicentino Villaverla, trovatosi

inguaiato a causa di Montecchio Maggiore e con la superstrada che passerà a 80 metri dal centro

abitato. A tutti, davanti a oltre 200 persone arrivate da vari comuni, il comitato ha chiesto un

sostegno per portare in trincea anche i rimanenti tratti volpaghesi. La Provincia, per bocca

dell’assessore Conte, ha detto che si era già mossa in questa direzione e insisterà. Promessa di

intervenire presso il commissario straordinario Vernizzi hanno fatto anche i sindaci, compreso

quello di Crocetta il cui territorio non è interessato dal passaggio della Pedemontana Veneta ma ha

spiegato come abbia presenti le differenze tra chi si trova la strada in rilevato e chi in trincea come è

accaduto per la nuova Feltrina. «Adesso vedremo in che forma - dice il vicesindaco di

Montebelluna, Franco Andolfato - penso che faremo un ordine del giorno, uguale per tutti, da far

votare dai consigli comunale e mandare in Regione». (e.f.)

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Giovedì 3 giugno, pag. 24

CESSALTO Il comitato pronto a scendere in piazza per le adesioni. «Ci sarà un surplus di energia,

come verrà gestito?»

Firme alla Regione contro la centrale turbogas

Raccolta firme contro la centrale turbogas. Il Comitato Genitori per la Salute ora è pronto a partire.

Il gruppo tra l'altro ha anche commissionato diversi studi, tra cui uno sul monitoraggio della qualità

dell'aria, a una ditta certificata. «Questo passo - dice il portavoce Fabio Gabbana - si è reso

necessario per il mancato coinvolgimento dei cittadini sulla scelta del sito della centralina». Il

comitato dunque conferma la raccolta firme: «Visti i vizi e la mole di criticità emerse, sottolineate

dagli studi legali che stanno seguendo il caso, presenteremo istanza di riesame alla Regione. E per

questo, abbiamo iniziato una campagna di raccolta firme che ci vedrà nelle piazze». Il gruppo

fornisce anche qualche dato, sottolineando che «la Provincia stima un calo del 15% la richieste di

energia, nei prossimi 10 anni. Nello stesso periodo, grazie anche all'entrata in funzione di impianti a

vero impatto zero, ci sarà un surplus di circa 14 mw. Guarda caso, proprio dalle 8 alle 18, le ore in

cui, sarà in funzione la centrale». A questo punto la domanda: «Cosa se ne farà mai l'opitergino-

mottense dell'energia in più? Anzi cosa farà l'azienda proponente dell'energia in più? La venderà in

zona o in giro per l'Italia?» Da qui l'annuncio di un'assemblea pubblica che il comitato organizzerà a

breve. «Invitiamo i cittadini a sostenere con le firme la nostra azione in difesa della salute e degli

interessi della collettività».

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Giovedì 3 giugno,

AGRICOLTURA: NITRATI E LA NUOVA

DIRETTIVATre Comuni insieme per far chiarezza. L’assessore Nadal auspica che all’incontro assistano anche i

cittadini

SANTA LUCIA DI PIAVE - Si parla della direttiva nitrati e sugli adempimenti delle aziende

agricole. Questa sera, giovedì 3 giugno nella filanda vecchia a Santa Lucia di Piave alle 20,30.

Organizzano l’incontro tre amministrazioni comunali: Santa Lucia, Mareno di Piave e Susegana.

“E’ assurdo che in comuni limitrofi abbiano regolamenti diversi sulla stessa materia con il risultato

di disorientare cittadini e imprese del territorio. Ora, finalmente, l’approccio cambia con un

regolamento uguale per tutta la Regione Veneto”.

Parola di Alberto Nadal, assessore all’Ecologia, ambiente e agricoltura del Comune di Santa Lucia

di Piave. Ad organizzarla sono tre amministrazioni comunali: Santa Lucia, Mareno di Piave e

Susegana. “Si tratta di un momento informativo importante sia per gli addetti ai lavori del mondo

dell’agricoltura che per tutta la cittadinanza.

La questione della direttiva nitrati è importante per il territorio, l’ambiente e la gestione delle

aziende agricole. Ci tengo a sottolineare che ancora una volta l’agricoltura si dimostra come quel

settore più vicino alla tutela ambientale e a concetti di sviluppo sostenibile” spiega Nadal che

aggiunge.

In passato, tuttavia, le regole erano diverse e lo spargimento dei liquami creare delle difficoltà

assurde per le imprese. L’assessore Nadal si augura che all’incontro partecipi anche la cittadinanza,

non solo i diretti interessati, gli imprenditori agricoli, affinché possano comprendere gli sforzi

importanti e le buone pratiche agricole che vengono applicate per non creare disagi alla popolazione

nel corso delle necessarie attività stagionali di fertilizzazione dei terreni agricoli”.

All’incontro interverranno anche Fernando Derosa del servizio Politiche Agrocambiente della

Regione Veneto, Paolo Giandon del servizio osservatorio suoli e rifiuti di Arpav Treviso e Valter

Brisotto, tecnico del Servizio Ecologia Ambiente della Provincia che tratterà i i controlli sulla

regolarità delle operazioni di spandimento e sul rilascio delle autorizzazioni. Infine, il dottor Brino

dell'Ulss affronterà l'aspetto puramente sanitario.

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Giovedì 3 giugno, pag. 30

MOSTRA MERCATO

Appuntamento con le ciliegie

MONTEBELLUNA. Domenica appuntamento con le ciliegie. Si terrà infatti, organizzata

dall’amministrazione comunale e dalla Pro loco, la seconda mostra Mercato della Ciliegia. Aprirà i

battenti alle 10 nella piazzetta del Sedese. Saranno undici gli espositori della zona. «L’edizione

dello scorso anno - spiega l’assessore al turismo Edo Cornuda - era stata un

successo e già nellla mattinata le ciliegie erano andate tutte esaurite. Quest’anno, vista la stagione

più favorevole, l’offerta si prospetta ancor più ricca». (e.f.)

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Giovedì 3 giugno, pag. 3

Badanti in fuga nonni in affannoOttiene il permesso di soggiorno, grazie al decreto Maroni per regolarizzare colf e badanti

clandestine, ma poi "scappa" verso un lavoro migliore, lasciando da solo e affamato il nonnino

novantenne del quale si prendeva cura da oltre 2 anni. È una delle tante storie di ordinario delirio

nelle quali si sono imbattuti i poliziotti della Questura, che si sono occupati delle 3525 domande di

sanatoria presentate da clandestini della Marca. «Solo a maggio - ha spiegato Elena Peruffo,

dirigente della Polizia - sono state segnalate oltre trenta badanti in fuga. Ottenuto il permesso di

soggiorno alcune sono scappate per una visita parenti in Ucraina, Romania o Russia. La

maggioranza ha scelto di andarsene, senza comunicarlo a chi le aveva assunte e messe in regola,

verso un lavoro e uno stipendio migliori». Il caso più eclatante è stato segnalato da un medico

trevigiano, che vive e lavora a Brescia. Da 2 anni il padre, 90 anni, era assistito da una badante

ucraina. «Un persona seria - ha spiegato - che si era sempre comportata in modo corretto». Tutto ciò

finché il medico non voluto regolarizzarla, con la sanatoria. Non appena la donna, 37 anni, ha

ottenuto il permesso di soggiorno è sparita. Probabilmente verso un lavoro di cameriera. Altre ex

clandestine hanno mollato il lavoro di badante per quello di parrucchiera o commessa. «A far

scattare l’allarme - ha spiegato Peruffo - i vicini del novantenne, che hanno avvisato il figlio medico

che il padre, da 48 ore, attendeva il ritorno della badante. La donna aveva fatto i bagagli e se ne era

andata». Il pensionato - solo, disperato e affamato - si era sdraiato a letto e attendeva fiducioso chi

mai sarebbe tornato. Lei, col permesso in tasca, era andata in cerca di fortuna.

Fatta la legge trovato il cavillo per aggirarla. Una morale antica, ma tornata d’attualità con la

sanatoria per colf e badanti. È quanto emerge dall’analisi delle richieste di regolarizzazione, frutto

del Decreto Maroni. In provincia di Treviso sono stati 3525 i clandestini che hanno versato 500

euro, chiedendo di ottenere il permesso di soggiorno quali colf o badanti. Il 35 per cento (1250

persone circa) delle domande è stato però bocciato. Chi aveva chiesto la regolarizzazione non ne

aveva i requisiti. Le altre 2300 persone hanno invece avuto il permesso di soggiorno. La

maggioranza, circa la metà dei clandestini, sono di nazionalità cinese. Non a caso, almeno in

provincia di Treviso, la regolarizzazione, avviata nell’ottobre 2009, ha preso il nome di "sanatoria

cinese". A farla datori di lavoro cinesi che hanno dichiarato di dare lavoro a un connazionale. In

molti casi non si trattava però di colf o badanti, ma di operai di laboratori tessili. A essere messe in

regola anche tante badanti nigeriane: di solito molto scrupolose, attente e fedeli al vecchietto che è

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stato loro affidato. Tra chi ha cercato di fare il furbo anche un romeno, spacciatosi per badante, ma

in realtà mendicante a 300 km da Treviso. Tra i fenomeni fuorilegge, la Polizia ha scoperto un

cinquantina di italiani senza scrupoli che, facendosi pagare 3mila euro, giuravano d’aver assunto un

clandestino e di volerlo mettere in regola. Cinquecento euro servivano per l’avvio della procedura,

gli altri 2500 erano l’utile. Appena il clandestino otteneva al permesso di soggiorno, la legge veniva

aggirata licenziando il clandestino ormai diventato regolare. Sono stati però smascherati e

denunciati.

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Giovedì 3 giugno, pag. 16

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Giovedì 3 giugno, pag. 3

I RAGGIRI Smascherati dall’Inps: avevano aggirato il decreto Maroni fingendosi colf

Furto d’identità per mettersi in regolaMolte pratiche presentate a nome di ignari datori di lavoro

(Ro) In giro per l’Italia, con permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Treviso, ci

dovrebbero essere un centinaio di clandestini, che si sono regolarizzati in modo fraudolento,

aggirando il Decreto Maroni per colf e badanti. Il raggiro, grazie all’Inps, è stato fatto emergere

dalla Polizia. Quel documento - spiega la Polizia - potrà essere usato ancora per poco. Stiamo

inserendo nei computer del Ministero i nomi di chi ha ottenuto la regolarizzazione in modo

fuorilegge. Saranno smascherati, arrestati e allontanati dall’Italia.

Singolare lo stratagemma utilizzato dai clandestini per mettersi in regola, aggirando il Decreto del

ministro Roberto Maroni. Gli stranieri irregolari, in svariati modo, rubavano l’identità a ignari

cittadini italiani. A loro nome e a loro insaputa, versando 500 euro, presentavano la domanda di

permesso di soggiorno, che passavano a ritirare in Questura. Un meccanismo solo in apparenza

perfetto. Ogni raggiro è stato scoperto alla prima richiesta di contributi (400 euro) da parte

dell’Inps. L’italiano al quale era stata rubata l’identità sconfessava la richiesta di sanatoria, la

conoscenza del clandestino e la volontà di pagare il conto. Tra le vittime una pensionata di Onè che

si è vista recapitare un bollettino da 1200 euro per tre clandestini cinesi, spacciatisi per suoi

dipendenti. «Non so chi siano», ha spiegato. Il furto d’identità è stato così scoperto e il permesso di

soggiorno annullato.

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Giovedì 3 giugno, pag. 46

TREVISO

I boschi del Veneto

Chiesa San Gregorio Oggi ore 18 Terzo incontro dell’iniziativa «Presente e futuro della montagna

veneta», con cui Fondazione Mazzotti e CAI Treviso inaugurano il Centro studi sulla montagna

trevigiana. Paola Berto di Veneto Agricoltura parlerà de «I boschi del Veneto: da patrimonio tutelato

a risorsa economica». Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili.

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Giovedì 3 giugno, pag. 14

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Giovedì 3 giugno, pag. 15 edizione NAZIONALE

Incubo cavallette sui Colli EuganeiDevastati campi e vigneti, danni ingentissimi per gli agricoltori

La Coldiretti: «Mai vista una concentrazione simile di insetti»

Divorano tutto e nessuno sa da dove provengano

Picchiettio sui vetri, fruscio di mandibole e una processione incessante di zampette. Ma soprattutto

quanto di verde esiste nel raggio di qualche chilometro che scompare come vaporizzato. Un incubo

di antica memoria quello che gli abitanti di un paio di comuni del colli Euganei, Torreglia e Teolo,

stanno vivendo: sono arrivate le cavallette e con i voraci ortotteri sono scomparse in tempo di

record le foglie delle viti (già rigogliose di uva), il mais, le verdure e quanto di commestibile esiste

all’interno del raggio d’azione degli insetti.

Da dove siano arrivate nessuno lo sa, su dove albergano ci sono dei fondati sospetti: pare che le

cavallette si siano posizionate all’interno del bosco, zona quindi quasi irraggiungibile e lì abbiano il

loro "quartier generale", con tanto di "madri e nidi".

«Una concentrazione così non si era mai vista - lamenta Marco Calaon, presidente della Coldiretti

padovana, che chiede anche un intervento urgente della Provincia e dell’Ente Parco - Forse la colpa

è del cambio climatico, che all’interno del bosco ci sia una rigogliosa colonia di insetti è positivo,

ma in questo caso l’impatto è negativo e devastante. Mangiano tutto: vigne, mais, parte verde,

spennano le piante in fase di grande vegetazione e questo le fa soffrire, è come togliere ossigeno ad

una persona».

L’entità dei danni è ancora tutta da valutare, ma Coldiretti considera che per la zona sia proprio una

catastrofe. «Agli agricoltori sono state fornite le sostanze per eliminarle, ma ci sono in zona molte

aziende che hanno arnie e quindi si è reso necessario il trasferimento in un’altra zona, il successivo

recupero degli sciami, per evitare di danneggiare le api con i presidi sanitari - continua Calaon - Ma

si eliminano le cavallette che si vedono, non quelle che restano nascoste nel bosco, dove

giustamente non si può utilizzare nessun tipo di sostanza, e la nostra paura è che si ripresentino da

un momento all’altro».

Non sono cavallette molto grandi, dai 3 ai 4 centimetri, nulla a che vedere con le locuste migratorie

che possono raggiungere dimensioni maggiori, si tratta di una specie tutta locale "barbitistes

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vicentinus". «Diciamo che è una versione europea - continua il presidente della Coldiretti - Di

dimensioni ridotte, ma ugualmente vorace. Con lo spostamento delle merci negli ultimi anno sono

arrivate decine di insetti per noi nuovi. La metcalfa pruinosa, ad esempio. É una farfallina bianca

che vive nei boschi, ma se aggredisce l’uva crea una patina gelatinosa sul chicco che rilascia un

cattivo sapore che poi si trasferisce nel vino. Fino a qualche anno fa non sapevamo neppure che

esistesse, oggi è una dei peggiori nemici delle nostre viti». Alessandro Minelli, professore ordinario

di zoologia all’Università di Padova, autore di numerose pubblicazioni, ritiene il fenomeno, almeno

per le nostre zone, alquanto singolare. «Premetto che non ho visto l’insetto e non posso dire con

certezza se si tratti o meno delle specie recentemente scoperta nelle nostre zone, ma è presumibile

visto le descrizioni - aggiunge - Se è una barbitiste, non si sposta volando perchè ha ali molto corte

e corpo tozzo, ma camminando, ed è estremamente vorace. In Francia c’è una specie analoga che

attacca soprattutto le viti, provocando danni pesanti».

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Giovedì 3 giugno, pag. 33

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Giovedì 3 giugno, pag. 3 edizione di VENEZIA

I pescatori non mollanoRientrato il presidio alle Zattere, resta però alta la tensione

Le barche si sono trasferite a Chioggia, oggi vertice in Regione

Paolo Navarro Dina

Alle 11.30 hanno mollato gli ormeggi facendo suonare all’impazzata le sirene di bordo. Dopo

l’«invasione» di ieri, un primo segnale di tregua in attesa delle future decisioni del Governo sul

decreto Pesca dell’Unione Europea.

Così, ieri mattina, i 295 pescherecci alla fonda in Canale della Giudecca, davanti alla sede della

Capitaneria di Porto, hanno voluto concludere questa prima tranche della loro protesta sobria e

composta nonostante il loro lavoro - a cause delle norme europee - rischi di non avere un futuro. Ma

la rabbia è solo rinviata in attesa dei segnali distensivi da parte di Palazzo Chigi e in particolare del

ministro per la Pesca e l’Agricoltura, Giancarlo Galan che ha convocato le parti per mercoledì

prossimo a Roma, ma anche dai risultati del tavolo di crisi regionale programmato per questa

mattina a Palazzo Balbi dove una delegazione di pescatori delle cosiddette "Marinerie del Veneto"

si incontreranno con l’assessore regionale alla Pesca, Franco Manzato.

Ma nell’attesa di questi due appuntamenti, al di là della protesta in Canale della Giudecca, ciò che

prevale è il malumore. «Ci saremmo aspettati piu rispetto dal ministro Galan - sbotta Denis Padoan

di Agrital - e soprattutto maggiore attenzione dal governatore Luca Zaia. Così non è stato. Non

possiamo che esprimere il nostro rammarico per non aver risposto alle nostre proteste».

E se tra i pescatori serpeggia la rabbia tanto che qualcuno in questi giorni di crisi sta anche

pensando di consegnare la licenza di pesca alla competenti Capitanerie, dall’altra si sta con il fiato

sospeso pur continuando la lotta. A Chioggia, al rientro dei pescherecci proprio in queste ore è stata

proclamata una "assemblea permanente" al locale Mercato Ittico. «Continueremo nello stato di

agitazione - fa sapere Antonio Gottardo della Lega Pesca - Vedremo quali saranno le iniziative del

Governo e se necessario torneremo a protestare via mare». E i provvedimenti all’esame già oggi nel

"tavolo di crisi" saranno tre: lo slittamento delle norme Ue; l’avvio di un piano di gestione e la

ricerca di formule per la cassa integrazione in deroga per i lavoratori.

Anche Enzo Fornaro della FederCoopesca ribadisce: «Aspettiamo una risposta concreta e di

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massimo impegno per la categoria - dice - Di certo la lotta continuerà». Nel frattempo, tutte le

"Marinerie del Veneto hanno sottoscritto un ordine del giorno annunciando, prendendo atto degli

impegni sottoscritti dalla Regione per quanto di competenza, di considerare conclusa, almeno in

questa prima fase la presenza delle imbarcazioni a Venezia, ma di mantenere lo stato di agitazione

in attesa delle riunioni previste con Regione e Comune.

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Giovedì 3 giugno, pag. 8 edizione di PORDENONEPASSI CARRAI

Firme contro la tassa Il Comitato passi carrai sta raccogliendo le sottoscrizioni per l’abolizione del comma 23

dell'articolo 55 legge 449 del ’97, per abrogare la tassa. Le sottoscrizioni vengono raccolte da Friul

Formaggi, Poincicco di Zoppola (Ss 13), Bar Libertà, Pordenone, Nonsolobar, a Cornadella di

Sacile e a Fontanafredda, lungo la statale, Ambiente tessile e Snack bar "Al Caminetto".

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Giovedì 3 giugno, pag. 21

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Giovedì 3 giugno, pag. 23


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