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GoriziaEuropa n. 1/10

Date post: 07-Mar-2016
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Giornale del Partito Democratico di Gorizia
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due mezzi ospedali declassati

Giuseppe Cingolani pag. 3sanità: al lavoro le due commissioni

intervista a Sivano Ceccotti pag. 4ospedali: l’integrazione fra Gorizia

e San Pietro

Giuseppe Cingolani pag. 5una strategia per Gorizia capoluogo

Bruno Crocetti pag. 6bilancio 2010: solo ordinaria amministrazione

Federico Portelli pag. 8Anche i vigili urbani in bicicletta

Daniele OrzanLe farmacie comunali per le fasce più deboli

Contro la chiusura dei pubblici locali

pag. 9PD: salvare i quartieri pag. 10PD: verso i Congressi dei

circoli e provinciale

Omar Greco pag. 11Documento di indirizzo per le

attività culturali del PD isontino

Hans Kitzmueller, Barbara Macor, Angiola Restaino, Franco Miccoli pag. 12

Crisi: si comincia a pensare a come ripartire

Marco Rossi pag. 14Incontro con i Sindacati

Alberto Zaccardo pag. 16Cooperazione transfrontaliera:

nasce il GECT

Italico Chiarion pag. 17Gorizia: vendesi-offresi

Stefano Podlipnik pag. 18La scuola a pezzi

Angiola Restaino pag. 19Donne!

Una penna al pepe vi salverà pag. 19Prevedere e programmare l’immigrazione

Alberto Zaccardo pag. 20Ridurre gli emolumenti dei Consiglieri regionali

Giuseppe Cingolani pag. 21La Mediateca “Ugo Casiraghi”

Marco Menato pag.22Qualche risposta all’Assessore Devetag

Carlo Michelutti pag.23 A trent’anni dalla morte di Basaglia

Italico Chiarion pag.24Consorzio universitario e Conference

Nicolò Fornasir pag.26Provincia: cinque milioni di euro per la scuola

Maurizio Salomoni pag.28

2 - goriziaeuropa n. 1/10

TESSERAMENTO 2010

in questo numero:

Iscriviti al PD

L’iscrizione può essere fatta presso lanuova sede del Partito,

a Gorizia in viale d’Annunzio 15la sede è aperta con orario 10.00-12.30

e 16.00-19.00 dal lunedì al venerdì

Recapiti telefonici:0481 533456 0481 531436

fax 0481 549222indirizzo di posta elettronica del Circolo:

[email protected]

goriziaeuropaGiornale del Partito Democratico

di GoriziaAnno 2° - febbraio 2010 - numero 1

Reg. Tribunale di Gorizia del 27/11/09 n. 08/2009

Direttore responsabile: Marzio Lamberti Segretario di redazione: Salvatore Simoncini

Grafica e layout: Salvatore Simonciniin copertina: sanità isontina (s.s.)

Stampato in proprio - Gorizia

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La recente intervista di Fasola al IL PICCOLO chiariscedefinitivamente gli obiettivi che lo hanno guidato fin daquando era Assessore regionale alla Sanità.

Ma proprio entrando nel merito delle questioni sollevateda Fasola, salta all’occhio la pericolosità delle sue argo-mentazioni. Quali vantaggi concreti porterebbe al nostroterritorio, o anche solo a Monfalcone, la sua proposta dieliminare la Provincia di Gorizia per accorparla a quellaTrieste? I risultati che otterremmo saranno quasi certa-mente: la perdita della Camera di Commercio (e quindi delcontrollo sull’Ente Porto di Monfalcone), la chiusura delFondo Gorizia, della Prefettura, del Tribunale, l’accentra-mento a Trieste di tutto il sistema dei partiti, e quindi delfulcro d’interessi delle scelte politiche.

Tra le principali competenze della Provincia ci sono l’edi-lizia scolastica e la gestione dei rifiuti. Fasola pensa che lescuole di Monfalcone sarebbero valorizzate se il lorodimensionamento dipendesse da Trieste? E che ci guada-gneremmo spostando la gestione dei rifiuti a Trieste, dovela raccolta differenziata e il riciclaggio (oggi obiettivi primarie irrinunciabili) sono ai minimi termini, ostacolate dalla pre-senza di un affamato inceneritore? E che fine farà il Portodi Monfalcone di fronte al mega progetto Unicredit se nonci sarà alle sue spalle la Provincia di Gorizia? Sarà facileprevedere dentro la grande provincia di Trieste la fine diogni autonomia e la sua riduzione a deposito del Porto diTrieste.

Oggi l’Isontino (principalmente Gorizia ma anche Mon-falcone) può aspirare ad essere l’interlocutore privilegiatodelle valli dell’Isonzo e della Slovenia settentrionale. L’isti-tuzione del GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Ter-ritoriale), può essere un passo avanti nella collaborazionetransfrontaliera. Se passeremo ai fatti, realizzando progetticoncreti, Gorizia e l’Isontino, con i vicini Comuni sloveni,potranno candidarsi a svolgere un ruolo centrale nell’Eu-roregione. Quale spazio avremmo invece sotto l’accentra-trice Trieste?

L’Isontino avrà un peso (e lo ha avuto storicamente) dif-ferenziando le proprie alleanze, costruendo intense colla-borazioni con le realtà più aperte di Udine, Trieste, Porde-none e della Slovenia. Uno dei problemi principali dellanostra classe politica è rappresentato proprio dalla menta-lità espressa da Fasola. Invece che progettare insieme ilfuturo dell’Isontino, ci si lacera in ciechi campanilismi inter-ni, con l’unico risultato di indebolirci ulteriormente. Glionnivori centri di potere regionali se la ridono, continuandoa farci pagare i loro sperperi di risorse pubbliche (vedi,appunto, i doppioni di Udine e Trieste in campo universita-rio e sanitario).

Ma quello che è successo in questi anni nella Sanità èesemplare. Fasola quand’era Assessore si è opposto allacreazione di un unico ospedale provinciale.. Il risultatofinale è che oggi la nostra Azienda ha due mezzi ospedali,

nessuno dei due di rilievo regionale, ulteriormente declas-sati dalla bozza del nuovo piano sanitario. È l’unico casoin regione, e forse in Italia: uno scenario desolante, elo-quente biglietto da visita della strategia di Fasola.

Il “nuovo” ospedale di Gorizia è costato oltre 50 milionidi euro. Ebbene, è utile ricordare che il trasferimento alSan Giovanni è stato imposto dal leghista Fasola, spin-gendo i Fatebenefratelli a chiudere. E’ stato concepitosotto l’egida di Romoli e Tondo (al tempo Assessori regio-nali), sostenuto da Valenti quando era Sindaco di Gorizia,proseguito e sviluppato da Illy e Brancati, e oggi portato atermine con Romoli Sindaco e Tondo Presidente dellaRegione. La struttura rischia oggi di non essere utilizzataadeguatamente, dato che, diventato inopportunamenteospedale per acuti, pare oggi destinato ad un progressivosvuotamento di servizi e funzioni.

L’intera operazione è stata un gigantesco “spreco utile”dal suo punto di vista perché ha ridimensionato drastica-mente l’ospedale di Gorizia “a vantaggio” dell’ospedaleSan Polo di Monfalcone. Questo è infatti il cuore della“profonda” visione di Fasola: se Gorizia scende, Monfalco-ne sale.

Fasola, furbescamente, torna a farsi sentire oggi, quan-do può riaccendersi la tensione tra i due ospedali provin-ciali a causa dei nuovi tagli decisi dalla Regione. La suastrategia è nota: inasprire le divisioni provinciali, depaupe-rare Gorizia fino a cancellare la sua Provincia, affinchéMonfalcone si possa gettare liberamente tra le braccia diTrieste. Tanta fatica per farsi stritolare tra le spire di Trie-ste, invece che restare partner di Gorizia? Ne vale davve-ro la pena?

Questo disegno politico va combattuto costruendo neifatti e non nei proclami l’unità provinciale attraverso l’impe-gno di tutte le forze politiche dell’Isontino.

Certamente Fasola interviene oggi anche in vista delleprossime elezioni comunali di Monfalcone. Tra le righesuggerisce l’identikit del Sindaco da lui auspicato: unoscudiero della guerra tra poveri Monfalcone-Gorizia, chefavorisca finalmente l’autoannientamento provinciale.

due mezzi ospedali

declassatiGiuseppe Cingolani, segretario del PD di Gorizia

Il biglietto da visita di Fasola

IL FASOLA PENSIERO

L’Ospedale S.Giovanni di Dio è sovradimensionatoLa Provincia di Gorizia non ha più senso, bisogna

procedere all’accorpamento con TriesteIl Fondo Gorizia ha privilegiato troppo il capoluogo e

comunque i soldi sono stati spesi maleNon esiste nessun comune di 35.000 abitanti che

abbia tutte le strutture pubbliche di GoriziaGorizia è la capitale della spesa pubblica improdutti-

va, destinando le briciole al restoGorizia è un capoluogo capace di guardare solo al

proprio ombelico

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4 - goriziaeuropa n. 1/10

Qual è stata l’attività del forum provinciale del PD

per la sanità?

Come referente del forum ho cercato nell’ultimo annoe mezzo di portare avanti alcuni importanti indirizzi per lasalvaguardia della nostra sanità e dei servizi sociali.Grazie anche all’apporto dei segretari di circolo e delsegretario provinciale Omar Greco, con una squadra dicollaboratori preparati e soprattutto disponibili, è statopresentato il Documento programmatico del PD il 29aprile 2009. Sostanzialmente, in esso si ribadiva lanecessità di mantenere inalterati i livelli di assistenzanella nostra provincia e di implementare l’offerta su dellearee tipicamente rappresentative delle nostre necessità(es. centro per le malattie correlate all’amianto aMonfalcone e avvio della collaborazione transfrontalieracon la vicina Slovenia). Inoltre, si è cercato di dareall’Assessore Kosic, alla luce della tanto decantata ope-razione “libro verde”, tutto un insieme di informazionisulla nostra realtà.

E il nuovo Piano socio sanitario presentato

dall’Assessore in che misura ha tenuto conto delle

istanze proposte?

E’ ormai a conoscenza di tutti, che il Piano non ha inalcuna misura tenuto conto delle nostre istanze, anzi,come è avvenuto anche per altre realtà in regione, c’èstato un palese disinteresse nell’ascolto del territorio. Neè emerso un piano disastroso, che se portato a termine,determinerebbe il definitivo crollo della nostra Sanità. Maciò che ci ha maggiormente colpito, è stata la dimostra-zione di una scarsa conoscenza dei bisogni di salute edei mezzi, strategie, che su di essi devono fare riferimen-to. Non parliamo poi, della palese disparità di trattamentotra i grandi centri di costo (Trieste, Udine, Pordenone) ele aziende minori, come la nostra.

E allora come vi siete mossi?

Bisognava fare assolutamente qualcosa di efficace esoprattutto “Istituzionalmente forte” e cioè, con il coinvol-gimento di Amministratori e stakeholders (portatori diinteresse), all’interno di un livello istituzionale in grado dirapportarsi con l’Assessorato regionale alla Salute.Ovviamente il primo pensiero è andato alla Conferenzadei Sindaci dell’Isontino, che già in altre occasioni su sol-lecitazione del PD si era fatta carico di istanze relativealla Sanità. Nasce così l’idea di comporre dueCommissioni, una rappresentativa del territorio e unadell’ospedale. Si è dato vita ad una serie di incontri all’in-terno del partito, finalizzati alla presentazione del proget-to e alla sua approvazione. Quindi, si è puntato alla crea-zione di sinergie: si è costruita una trasversalità mai vis-suta nell’isontino, laddove la convergenza dei partitiandava di pari passo con quella dei “campanili” (Gorizia

e Monfalcone più che mai consapevoli dell’importanzadel momento).

E con quali risultati?

Alla fine ne è scaturito un modello, non senza difficol-tà, che prevedeva che le due Commissioni fossero com-poste al loro interno da tecnici da noi individuati, attraver-so l’indicatore del ruolo dagli stessi assunto all’interno deiservizi (es. direttori sanitari di ospedale, capi dipartimen-to, capi distretto, ecc…) e da amministratori, Sindaci oloro delegati (tre per commissione). A questo grupposono stati aggiunti due rappresentanti “politici” dei rispet-tivi comuni di Gorizia e Monfalcone ( dott. LeonardoZappalà e Barbara Zilli). Ogni Commissione è retta da unCoordinatore : la territoriale dal dott. Giuseppe Latella(Assessore alla sanità del Comune di Gradisca nonchémembro del gruppo ristretto della Conferenza deiSindaci) e la ospedaliera dall’Assessore alla sanità delComune di Gorizia Silvana Romano. Il sottoscritto, idea-tore del progetto, è stato delegato dalla stessaConferenza a fungere da garante per tutte due leCommissioni, rispetto alla metodologia e alle finalità.

Quali gli obiettivi delle due Commissioni?

L’obiettivo principale è quello di presentare allaRegione un Piano alternativo a quello proposto, congruocon le nostre esigenze, la nostra storia e le legislazioni inatto. Obiettivi altrettanto importanti, “esplosi” nel corsodei lavori, sono stati i seguenti :

Avere un monitoraggio reale della situazione socio-sanitaria.

Creare maggior sinergia tra politici e tecnici Definire al nostro interno (provincia di Gorizia) le prio-

rità su cui dedicare maggior attenzione.Far partecipare a questo tavolo tutti i portatori di inte-

resse accreditati (associazioni, sindacati, ecc.)Si è iniziato a dicembre con un programma di audizio-

ni che prevedeva la presenza di tutti i responsabili di fun-zioni all’interno del territorio e degli ospedali. La parteci-pazione dei tecnici è stata garantita dal Direttore genera-le dell’ASS ed è sempre stata rispettata. Anzi, alla luce didue mesi di lavoro possiamo dire con soddisfazione, chegli effetti prodotti vanno al di là delle aspettative: si staricreando un senso di appartenenza che si era perso neltempo, dopo tanti anni di aspettative disattese e di “nonascolto”. Tutti, compresi tecnici e Sindaci, si stannoaccorgendo di quanto è importante “sapere” e “conosce-re” tutto il sistema, sia per poter gestire che governare.Per la prima volta non ci sono filtri di alcun tipo e si ha lasensazione di aver dato vita ad un percorso innovativo,tanto che il sottoscritto proporrà alla Conferenza deiSindaci la permanenza di tali tavoli, anche dopo questavertenza.

sanità: al lavoro

le due commissioni

Nostra intervista al dott. Silvano Ceccotti delegato dalla Conferenza dei Sindaci a garante

per le Commissioni

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Al termine delle audizioni le due Commissioni

come dovranno operare?

Dovranno comporre una relazione comprensiva dellesingole esperienze, presentare dati e dare una rappre-sentazione reale del rapporto offerta–bisogni allaConferenza dei Sindaci. A questa competerà la stesura diun piano dell’isontino da presentare all’Assessore allaSalute.

Riuscirete a modificare qualcosa all’interno del

Piano socio-sanitario?

Credo di si, pur non facendomi mai grandi illusioni suconcreti stravolgimenti dello stesso. I primi risultati evi-denziano come la nostra offerta di salute sia a ottimi livel-li, pur non avendo le risorse di altre realtà. Emerge lapossibilità di “ottimizzare” alcune situazioni, sottol’aspetto organizzativo, creando alternative gestionaliche non penalizzerebbero il sistema e l’offerta. Bisogna

che si superi il blocco effettuato sul turn over, altrimentiqualsiasi iniziativa di miglioramento risulterebbe vana.

A mio avviso dovremo presentare, a lavori ultimati, unsistema di offerte che veda la piena complementarietà trale due sedi ospedaliere e soprattutto tra queste e il terri-torio, al momento il più penalizzato. Su questo aspetto ènecessario raggiungere quanto prima dei risultati, allaluce della sofferenza storica delle famiglie e dell’accen-tuarsi del disagio economico-sociale. Potremo averedegli ospedali forti e in grado di dare delle risposte diqualità solamente se avremo un territorio forte, favoren-do quindi, l’alta integrazione.

Concludendo, questa esperienza ci ha dato ulterior-mente la prova della capacità del PD e del centro sinistraisontino di esprimere delle progettualità nell’unico stileche conosciamo, quello democratico, mettendo sempreal centro del nostro interesse la “Persona” e non le logi-che di potere.

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I tempi sono maturi: nuove feconde prospettive si pos-sono aprire per il nostro punto nascite e per tutta la sanitàisontina attraverso la collaborazione con il vicino ospeda-le sloveno di San Pietro. È quanto abbiamo verificato inun nostro recente incontro con Saksida, il direttore del-l’ospedale sloveno, che si è detto disponibile ad avviareimmediatamente un dialogo fattivo e concreto con gliinterlocutori istituzionali italiani.

A San Pietro c’è un punto nascite che ospita quasinovecento parti all’anno, con un servizio di pediatria euno di anestesia attivi 24 ore su 24, e quindi la possibilitàdel parto indolore in qualsiasi momento. È persino pre-sente un servizio di neonatologia di primo livello, capacedi affrontare anche chirurgicamente le complicazioni e leemergenze che insorgano per il bambino durante o subi-to dopo il parto.

I punti nascita di Gorizia e San Pietro sono quindi permolti aspetti complementari. Noi infatti non abbiamo laneonatologia e l’anestesista per 24 ore, ma offriamo lapossibilità del parto in acqua e dei corsi pre-parto in pisci-na, che mancano a San Pietro. Nel nosocomio sloveno èmolto alto il numero di nascite, ma il personale medicoscarseggia, al contrario di quanto avviene da noi.Considerato tutto ciò, lo stesso Saksida sostiene che ciguadagneremmo tutti da una piena integrazione di pre-stazioni e di personale tra le due realtà: i punti nascitainsieme garantirebbero 1.200 parti all’anno, un ottimonumero per gli standard internazionali, anche per quantoriguarda la sicurezza. Tutto sarebbe facilitato dal fattoche l’80% del personale di San Pietro parla italiano.

La collaborazione, tra l’altro, favorirebbe quella econo-mia di scala tanto auspicata dalla nostra Regione: miglio-ramento della qualità, razionalizzazione e riduzione dellespese.

Il direttore sloveno ha citato alcuni esempi tra le nume-rose opportunità d’integrazione fra i due ospedali: ipazienti sloveni potrebbero venire a Gorizia ad effettuaregli interventi alle paratiroidi, risparmiandosi il viaggio e lapermanenza a Lubiana; dall’Isontino potremmo recarci a

San Pietro per la microchirurgia della mano, evitando diandare a Pordenone.

Collaborazioni come queste sono oggi valorizzate eincentivate dall’Unione Europea, proprio perché miranoad elevare la qualità di vita dei cittadini, aumentando l’ac-cessibilità dei servizi sanitari ed evitando spostamentiche spesso creano notevoli difficoltà alle famiglie e aipazienti, specie se anziani.

Le opportunità concrete di collaborazione tra gli ospe-dali di Gorizia, Monfalcone e San Pietro riguardano variambiti, anche in continuità con gli ultimi progetti Interregrealizzati: pronto soccorso-emergenza, cardiologia, riani-mazione, neurologia, odontostomatologia, ortopedia, dia-lisi...

Per rendere possibili gli scambi di prestazioni sarebbenecessario un accordo che coinvolga il Ministero slove-no, dato che i loro ospedali dipendono direttamente daLubiana. Ma Saksida si è detto molto fiducioso sulladisponibilità del Ministero a questo riguardo.

avviare il dialogo per l’integrazione

fra gli ospedali di Gorizia e San PietroGiuseppe Cingolani, segretario del PD di Gorizia

Incontro del PD con il Direttore dell’ospedale di San Pietro Saksida

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Alla fine degli anni ‘90 Darko Bratina diceva di Gorizia“non più città, non ancora paese”.

A distanza di più di dieci anni la situazione non èmutata. Ancora città per la sua struttura urbana e per iservizi di area vasta che ancora è in grado di offrire,Gorizia lo è però sempre meno per quanto riguarda lacapacità di essere riferimento, economico, sociale, cul-turale, amministrativo, per il suo naturale bacino territo-riale:

-non per la Sinistra Isonzo, che ha combattuto, e quasisempre vinto, le sue battaglie per affrancarsi dalCapoluogo;

-non più nemmeno per la Destra Isonzo, che la disat-tenzione delle nostre classi dirigenti, accanto alla mag-gior mobilità della popolazione ed alla scarsa efficienzadei collegamenti ha avvicinato sempre di più ad Udine;

-non, infine, per la fascia confinaria slovena, che dopol’indipendenza ha accresciuto rapidamente il proprioPIL, e quindi la propria capacità di spesa, abbandonan-do da un lato il tradizionale sistema commerciale tran-sfrontaliero del Centro storico (che oggi, infatti, nonregge più) e migliorando dall’altro la qualità della propriaofferta commerciale, a sua volta divenuta attrattivaanche per i goriziani.

Il tutto accelerato da almeno dieci anni di politicheregionali e nazionali che, in nome della razionalizzazio-ne e del contenimento dei costi, hanno contribuitopesantemente a spogliare Gorizia di funzioni indispen-sabili ad esercitare il ruolo di “città” a favore delle logichedi valorizzazione di Trieste come unico referente del-l’area vasta isontino-giuliana.

Occorre quindi chiedersi se, e in che misura, questiprocessi di “degenerazione” siano reversibili e, ammes-so che lo siano, quali azioni possano innescare una verainversione di tendenza.

Negli ultimi anni il sistema Gorizia, inteso come l’insie-me delle rappresentanze politiche, economiche e socia-

li, ha reagito a questi fenomeni con azioni quasi esclusi-vamente di difesa, senza alcun risultato apprezzabile.Oggi che non c’è più quasi niente da difendere, occorreche tutta la città cambi atteggiamento e che le si offrauna classe dirigente in grado di interpretare i cambia-menti e di offrire soluzioni innovative. Se crediamo anco-ra alla possibilità per Gorizia di essere “città”, l’obiettivoprimario deve essere quello di ricostruire una credibilitàverso il suo territorio che le consenta di recuperare unnaturale e riconosciuto ruolo di riferimento.

Accanto alle indispensabili azioni per ricucire la reteoggi sfilacciata di relazioni con le forze politiche e le rap-presentanze istituzionali dell’Isontino e per costruire rap-porti “utili” con la nuova Segreteria regionale del partito,il recupero del ruolo di capoluogo, o quantomeno di rife-rimento per un’area che si espanda quanto più possibileoltre i confini comunali, passa anche per la capacità diridiventare un polo di attrazione.

Tema centrale della proposta per Gorizia deve alloraessere il lavoro. Non solo perchè resta il tema centraledel recente dibattito politico dentro e fuori il PD, maanche perchè creare nuove occasioni lavorative aGorizia significa mantenervi i giovani, consolidare i rap-porti con le altre aree provinciali, attrarre nuova cittadi-nanza, favorire la crescita demografica, consolidare iservizi, sostenere il commercio e l’economia generale.

Fino a qualche anno fa ci eravamo illusi di poter reg-gere con il terziario, nella diffusa convinzione che“Gorizia non sia una città industriale”. Oggi questa pro-spettiva mostra la corda, dopo il forte ridimensionamen-to determinato dalle solite logiche di razionalizzazione-risparmio-accentramento dei grandi servizi.

Il lavoro non può allora essere garantito solo dal terzosettore, ma bisogna analizzare le possibilita di favorirenuovi insediamenti industriali e artigianali ad alta tecno-logìa nei settori innovativi (energìa e ambiente) oltre chedi consolidare quello legato a produzioni tradizionali

una strategia

per Gorizia capoluogoBruno Crocetti

….Se crediamo ancora alla possibilità perGorizia di essere “città”, l’obiettivo pri-mario deve essere quello di ricostruire

una credibilità verso il suo territorio chele consenta di recuperare un naturale e

riconosciuto ruolo di riferimento….

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(dolciario, tessile industriale), in una logica di distrettodove concorrano le politiche sulla formazione e la ricer-ca, le infrastrutture e la logistica. Interrogandosi, senzapregiudizi, sull’opportunità o meno di ampliare l’offerta diaree industriali; su come favorire, anche con provvedi-menti di azione locale (ICI, oneri urbanistici ecc.), i nuoviinsediamenti; su come integrare, anche a livello digovernance, le aree industriali con la piattaforma logisti-ca della SDAG; su quali infrastrutture, materiali e imma-teriali, investire; se sostenere, anche con una dirigenzaadeguata, il Consorzio per la Zona Industriale dandogliun preciso mandato sulla direzione da prendere e suiservizi avanzati da offrire sia agli operatori sia agli altriComuni, ovvero se sposare l’ipotesi di accorpamentocon quello monfalconese.

Un distretto industriale basato sulla green economy, incui concorrano produzione, formazione e ricerca,potrebbe inoltre ridare fiato alla presenza universitaria aGorizia, oggi in forte crisi, e rilanciare una creatura nataa Gorizia, ma ormai sempre meno goriziana, come ilC.E.T.A..

Le recenti iniziative Unicredit sulla piattaforma logisti-co-portuale Alto Adriatico, poi, ci impongono un’altrariflessione collettiva: la gestione separata dei porti edelle infrastrutture di interscambio è ormai anacronisticaed è probabile, in un futuro non troppo lontano, cheTrieste, Monfalcone e Porto Nogaro ricadranno sottoun’unica autority (quasi certamente triestina). Il poten-ziamento dei terminali portuali pone il problema dellaloro connessione con le piattaforme logistiche e c’è dascommettere che, a breve,tornerà di attualità la vecchiaproposta Sonego di riconver-tire i 150.000 mq dell’Areo -porto Duca d’Aosta in retro-porto per Monfalcone.Ammesso che sia economi-camente sostenibile unaterza rottura di carico per lemerci (tra l’altro, non contai-nerizzate vista l’ipotesi che loscalo container venga cen-tralizzato a Trieste mentre a Monfalcone sbarchinomerci sfuse), è il caso che la politica isontina affronti untema chiave: come controbilanciare gli effetti negativi

che deriverebbero per Gorizia da un enorme sovraccari-co del trasporto merci su ruota, già oggi critico per lecaratteristiche della bretella autostradale, con effetti vir-tuosi sul piano dello sviluppo produttivo legato ad attivitàdi trasformazione e commercializzazione di quelle stes-se merci.

La portata di queste que-stioni impone che vengarapidamente rivisitato lostrumento del PattoTerritoriale, per attribuirglimaggiore cogenza program-matoria e vera capacità dicoordinamento delle azionidei diversi Enti e Istituzioniche si occupano, a variolivello, di economia locale. Eche si definiscano in manie-

ra puntuale le iniziative transfrontaliere da attivare nel-l’ambito dell’atteso GECT.

Resta poi aperto un tema che sarebbe tempo diaffrontare uscendo dalla retorica: il cosiddetto“ruolo internazionale” di Gorizia. Siamo tutti con-vinti che, per le ragioni che ci siamo detti per anni,Gorizia abbia, in sè, una qualche vocazione all’in-ternazionalità; ma perchè la vocazione si convertain azione bisogna esplorare fino in fondo quali equante siano le possibilità che questo ruolo civenga riconosciuto. Ciò significa costruire rapportipolitico-istituzionali con lo Stato, con leOrganizzazioni internazionali, con i sistemi forma-tivi extraregionali; rimettere al centro del dibattitola questione dell’Euroregione, o almenodell’Europrovincia, utilizzando al meglio in que-st’ottica gli Istituti goriziani che si occupano delsettore (ISIG, ICM ecc.), innestati assieme adINFORMEST, le Università, l’Area Scient Parkecc. in una logica di sistema, anche per costruireprogetti di cooperazione.

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Tema centrale della proposta per Goriziadeve allora essere il lavoro … perchècreare nuove occasioni lavorative a

Gorizia significa mantenervi i giovani,consolidare i rapporti con le altre areeprovinciali, attrarre nuova cittadinanza,

favorire la crescita demografica, consoli-dare i servizi, sostenere il commercio e

l’economia generale.

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Accolta la proposta del PD

VIGILI IN BICICLETTA

Daniele Orzan

Approvato in Consiglio Comunale l’emendamentodel PD al Bilancio di previsione che prevede la speri-mentazione del servizio dei vigili in bici. Il contenutodella proposta è che la bicicletta venga aggiunta aisistemi di mobilità motorizzato e pedonale già previstiper gli spostamenti dei vigili in ambito urbano. L’emen-damento, già presentato l’anno scorso, ma respinto,quest’anno ha avuto esito differente. Una certa sorpre-sa è normale quando a distanza di un solo anno lostesso documento riceve una valutazione tanto diver-sa. Evidentemente il centrodestra in un anno una rifles-sione l’avrà fatta. Credo che argomenti come la qualitàdell’aria che respiriamo e la sicurezza stradale sianoargomenti di interesse generale. Se a questi si aggiun-ge anche la possibilità di risparmiare un po’ di soldi deicittadini sicuramente non guasta. La proposta di dota-re alcuni vigili della bicicletta, con costi molto ridotticonsentirebbe ad agenti, che ora svolgono il servizioappiedati, di coprire nello stesso tempo una superficiedella città molto più estesa. Contemporaneamente, seper questi agenti l’uso della bicicletta diviene sostitutivodell’automobile ci sarà sicuramente un risparmio neiconsumi di carburante e nei costi di manutenzione deimezzi. Va anche aggiunto che i vigili in bici possanorappresentare un esempio educativo per promuoverein città la mobilità ciclabile, che è l’unica forma di mobi-lità assieme a quella pedonale ad inquinamento zero.Forti sono state le resistenze della maggioranza, inparticolare da parte del assessore Gentile, che è arri-vato a dipingere la bicicletta come un mezzo pericolosoper gli agenti stessi. Ad ogni modo il voto compatto delcentrosinistra ed il sostegno di pochi, ma illustri espo-nenti della maggioranza, ha portato all’approvazionedella proposta. Vedremo mai i vigili andare in bici perGorizia? Perchè cose tanto comuni in Europa, qui ven-gono giudicate folli? Per fortuna qualche timido segna-le di modernità arriva, ma quanta fatica per una propo-sta di così banale buonsenso…

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Sul Bilancio di previsione 2010, il voto del gruppo con-siliare del PD non è stato un voto preconcetto.

Siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà cheha incontrato la Giunta a far quadrare i conti. Tuttavia,come abbiamo argomentato nei tre giorni di intensodibattito in consiglio, la maggioranza ha completamente“toppato” nel definire priorità e strategie. Un dibattito,peraltro, da cui si è sottratta proprio la maggioranza.

La Giunta Romoli ha praticamente rinunciato ad inter-venire nella discussione. Siamo giunti ormai a metà man-dato ed è incredibile che il sindaco non espliciti qualisiano i suoi programmi da qui al 2012. Anche per questo,ed il fatto è politicamente significativo, alcuni consiglieridi maggioranza non hanno partecipato al voto... e solo 3quartieri su 10 hanno dato parere positivo al bilancio.

Un primo dato, quindi, è la mancanza di un progetto.Ma questa, purtroppo, non è una novità

Analizzando invece la ponderosa documentazione delbilancio, sono diversi i motivi per i quali abbiamo ritenutodi votare contro la manovra 2010.

Si riducono di 672.000 i servizi resi dalla casa di riposoperchè si afferma di non avere sufficienti risorse? In com-penso aumentano di 222.000 euro le spese per spettaco-li, di 256.000 quelle per gli impianti sportivi, di 70.000euro per il teatro, di 90.000 euro per il Castello. E sipotrebbe continuare...

Ma la critica politicamente più significativa è un’altra: difronte alla peggiore crisi economica e sociale dal dopo-guerra, che sta mettendo in ginocchio famiglie e lavora-tori, la giunta Romoli non ha assunto questa come priori-tà. Ed ha presentato invece un Bilancio di assoluta con-tinuità, quasi fossimo ancora nel 2008.

Il programma del welfare, in particolare, andava com-pletamente riscritto per poter rispondere alle necessitàed ai bisogni dei cittadini. Sull’edilizia scolastica, poi,abbiamo due scuole comunali a rischio sismico ormaicertificato e la Giunta non ha previsto un euro per la lorosistemazione. Il programma della opere pubbliche, poi, èirrealizzabile anche perché non finanziato.

…il silenzio in aula della Giunta …la maggioranza siè sottratta al dibattito …alcuni consiglieri di maggioran-za non hanno partecipato al voto... solo 3 quartieri su10 hanno dato parere positivo al bilancio….

Si limiteranno, quindi, a portare finalmente a termine leopere di riqualificazione in centro progettate e finanziatedalla Giunta Brancati. E completeranno la Piazza Vittoriaconcepita e progettata addirittura dalla Giunta Valenti.

Sui contenuti, gran pare nostre proposte migliorativesono state respinte. Come già successo l’anno scorso.

Ma il giudizio negativo, nel complesso, ha anche un’al-tra motivazione. Romoli e la sua Giunta non hanno sapu-to indicare obiettivi, programmi, strategie da qui al 2012.Ma forse ne comprendiamo il motivo: siamo arrivati a

metà mandato e questo bilancio segna uno spartiacque.Rileggere oggi le promesse della campagna elettorale, econstatare che nessuno degli obiettivi sarà raggiunto,sarebbe stato troppo imbarazzante per questa giunta.Anche per questo motivo in due anni hanno perso oltresei punti di consenso e non sono più maggioranza incittà. Si limiteranno quindi, per i due anni e mezzo chemancano, a vivere alla giornata rilanciando promesseirrealizzabili. Ma la città non se lo può permettere.

solo ordinaria

amministrazioneFederico Portelli capogruppo del PD

ignorate le vere priorità di fronte alla crisi

bilancio 2010 bilancio 2010

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goriziaeuropa n. 1/10 - 9

EMENDAMENTO PD

MODIFICARE L’ORDINANZA DI CHIU-

SURA DEI LOCALI PUBBLICI ….il servizio di vigilanza urbana sia svolto anche la

notte fino alla chiusura dei locali. E’ l'unica misura

adeguata ed efficace che contempera le esigenze di

tutti. La soluzione non può essere la serrata indiscri-

minata…...

Durante le sedute di bilancio di quest'anno il PD haposto al centro del dibattito anche la drammatica situa-zione del commercio cittadino. In particolare il PD ha ten-tato di correggere l'ordinanza n.40/2008 della GiuntaRomoli che prevede la chiusura dei bar del centro.

Le conseguenze negative di quella scelta, che si sonosommate alla crisi dei consumi, sono ormai sotto gli occhidi tutti: il centro città è tornato triste e buio, come giàdurante la giunta Valenti. Non solo i posti di lavoro persisoprattutto tra i giovani (banconieri, esercenti, distributo-ri...), non solo la contrazione dei fatturati, ma anche tuttol'indotto è stato investito da quella decisione.

Giovani ed universitari, goriziani e non, se ne vanno aspendere i loro soldi a Nova Gorica ed il settore degliesercizi pubblici, uno dei pochi che tirava, è sul lastrico.L'indotto pure: sigarette e benzina, shopping pomeridia-no e serale, aperitivi e ristorazione, senza l'attrazioneesercitata dagli esercizi pubblici, hanno dovuto rinuncia-re alle centinaia di clienti che ora non frequentano più ilcentro città. Il lavoro e l'avviamento di anni, teso a ravvi-vare il centro, è andato in fumo. E non è certo questionedi concorrenza sleale da parte slovena: Nova Gorica hasaputo attrarre molti dei clienti che gravitavano di qua delconfine. E' conseguenza invece, cantieri a parte, della

Come già l’anno scorso, il gruppo del PD ha presentatoun atto di indirizzo a margine dell’approvazione del BilancioPreventivo 2010 delle farmacie comunali. Nel 2008 e nel2009 un analogo documento fu respinto, anche se perpochi voti. Quest’anno, finalmente, la maggioranza harinunciato alla logica del muro contro muro ed ha sposatopienamente quanto caparbiamente proponevamo alConsiglio.

In questo periodo di crisi servono misure straordinarie,più coraggiose rispetto al passato, di reale discontinuità. Lacrisi sociale ed economica morde sempre più. Di conse-guenza abbiamo espresso l’indirizzo che il CdA delleFarmacie comunali, nella formazione del prossimo bilancio,faccia in modo di destinare al sociale quanto ora finisce inimposte. In sostanza, le Farmacie comunali potranno svol-gere in modo diretto alcuni servizi, a prezzi calmierati, per lefasce più deboli della popolazione.

Il mandato al CdA presieduto dal dott. Ceccarello parlachiaro: l’Azienda Farmaceutica, invece di produrre utili chepoi se ne vanno in tasse per 66.000 euro, soldi persi per ilterritorio, deve invece “reinvestire” direttamente nella pro-pria gestione tali risorse per servizi alla cittadinanza. Deve

adottare, in particolare, una politica dei prezzi bassi per iprodotti della prima infanzia, come ad esempio per latteartificiale e pannolini. In caso di famiglie in difficoltà, da cer-tificare ISEE, i prodotti devono essere venduti a prezzo dicosto, rinunciando a fare utili sui cittadini in stato di neces-sità.

Gli utili serviranno anche all’acquisto di defibrillatori con iquali dotare tutte le palestre comunali. I tristi fatti recenti,con la morte di un cestista al Palazzetto, hanno posto l’at-tenzione su questo delicato tema che ci sembravadoveroso affrontare. Inoltre vi sarà l’impegno da partedell’Azienda di promuovere campagne di informazionenelle scuole sulla contraccezione e sull’educazione ses-suale consapevole.

Un occhio di riguardo, infine, per giovani coppie ed anzia-ni: per i primi è previsto il noleggio, a prezzi sociali dietropresentazione di certificazione ISEE, di seggiolini auto perbebè, sconti su latte in polvere, la promozione di speciali kitdi eco-pannolini. Per i secondi la possibilità di noleggiare aprezzi sociali carrozzelle, stampelle ed altre attrezzature.

La soddisfazione per l’approvazione del nostro ODG èstata grande, anche perché il Consiglio comunale tutto, al dilà delle logiche di schieramento preconcette, ha saputoriappropriarsi del proprio ruolo. Spetta infatti ai consiglieriemanare direttive per il raggiungimento degli obiettivi diinteresse collettivo che l’Azienda deve raggiungere, anchecome presidio socio-sanitario diretto a disposizione delComune con cui erogare anche servizi sociali ai cittadini. Suquesto, come su altri temi, il PD continuerà ad incalzare laGiunta. (f.p.)

miopia della giunta Romoli.Come abbiamo più volte sostenuto, se c'era un proble-

ma di schiamazzi notturni esso andava risolto con altrimezzi. Si doveva agire con il bisturi ed invece si è volutasganciare una bomba atomica che ha raso al suolo l'uni-co settore economico che ancora tirava, quello funziona-le al divertimento dei giovani universitari a all'indottogenerato.

La nostra proposta partiva da una premessa: le esigen-ze di tutela della quiete pubblica devono essere salva-guardate, anche in presenza di pochi avventori maledu-cati. Ma questo non può certo produrre l’indiscriminatachiusura dei locali del centro. Semmai, la denuncia deisingoli avventori.

Chiedevamo perciò la messa in atto di soluzioni ammi-nistrativamente efficaci e proporzionate tali da portare alritiro dell’ordinanza. Chiedevamo di contemperare le esi-genze dei titolari degli esercizi pubblici, dei cittadini, degliavventori. Chiedevamo che fosse aggiornato e ripropo-sto un protocollo d’intesa tra ASCOM e Comune di Gori-zia in merito alla gestione degli esercizi pubblici e la tute-la della vivibilità urbana.

Ma la maggioranza ha continuato a non sentir ragioni el'emendamento da noi presentato sul ritiro dell'ordinanzaè stato respinto. Anche se il Sindaco non ha voluto sentirragioni...

Rimaniamo convinti che la prima cosa da fare, per tute-lare il diritto al sonno dei cittadini, sia quella di fare inmodo che il servizio di vigilanza urbana sia effettivamen-te svolto anche la notte fino alla chiusura dei locali. Que-sta sarebbe l'unica misura adeguata ed efficace che con-tempera le esigenze di tutti. La soluzione non può esse-re, invece, la serrata indiscriminata. (f.p.)

bilancio 2010 bilancio 2010

Le Farmacie comunali potranno svol-

gere servizi, a prezzi calmierati, per

le fasce più deboli della popolazione.

approvato l’ordine del giorno del PD

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Il futuro dei Consigli di quartiere si fa sempre più incer-to. La doccia fredda è arrivata nel gennaio del 2008: conl’articolo 2 della legge finanziaria è stata, infatti, decisa lasoppressione delle circoscrizioni in tutte le città con unapopolazione inferiore ai 100.000 abitanti, stabilendo che iConsigli di quartiere dovessero restare in vita solo finoalle successive elezioni. Uno spiraglio per Gorizia è statoaperto chiamando in causa le leggi 38 e 482, facendoleva sul fatto che i quartieri cittadini sono espressione sto-riche, culturali e sociali di rilevante significato per cui l’uni-ca soluzione sarebbe la richiesta di una deroga, fermorestando che spetta alla Regione il compito di decidere inmerito. A poco meno di due anni dalla fine naturale deiConsigli di quartiere, da più parti sono arrivate sollecita-zioni a discutere del futuro e le proposte per salvaguarda-re i Consigli di quartiere si sono susseguite nelle ultimesettimane, anche alla luce del drastico taglio di fondimessi a loro disposizione (vedi tabella) che si prefiguracome un vero e proprio strangolamento. Il PD che hasempre difeso il ruolo dei Consigli di quartiere ha organiz-zato un apposito convegno promosso dal gruppo di lavoro“Democrazia attiva” da cui sono emerse una serie diinteressanti proposte di cui riproduciamo una sintesi deldocumento finale.

Circoscrizioni ridotte di numero, eliminando le retribu-zioni dei consiglieri e riducendo la burocrazia, oppuretrasformate in associazioni. Sono queste le due possibi-lità emerse dalla relazione di Marino Marin in un recenteincontro del Gruppo “Democrazia Attiva” che sintetizza-va il percorso svolto finora dal gruppo del PD di Gorizia.Marin ha collocato le proposte operative un ampio qua-dro storico, cul-turale e legislati-vo, col risultatodi una approfon-dita relazionedall’alto profilopolitico-ammini-strativo.

Il punto di par-tenza condivisoè la necessità dinon buttare amare l’esperien-za dei Consigli diq u a r t i e r e ,e s p r e s s i o n edella storia edella cultura cit-tadine oltre chepunto di riferi-mento per tanti

goriziani. Ora le proposte saranno ulteriormente elabo-rate, e quindi portate all’attenzione del Direttivo del PD,per poi essere presentate al Comune.

Le Circoscrizioni sono previste dallo Statuto comuna-le, rientrano quindi nell’ambito dell’autonomia ricono-sciuta ai Comuni dalla stessa Costituzione. Perciò laloro bizzarra eliminazione attraverso una legge finan-ziaria crea numerosi problemi.

Che cosa intende fare l’amministrazione comunaleper risolvere questa contraddizione?

La relazione di Marino Marin prospetta due possibili-tà, che devono essere limate e perfezionate.

Qualora si decida di mantenere le circoscrizioni, que-ste possono essere ridotte a sei o sette procedendo adaccorpamenti in base alle aree degli ex Comuni. Inoltresi può prevedere la gratuità dei consiglieri e lo snelli-mento delle pratiche. È anche possibile dare peso aun’Assemblea dei Presidenti delle Circoscrizioni che siriunisca con regolarità, in modo da farne il vero punto diunione tra le strutture del decentramento e l’amministra-zione comunale. Si potrebbe pensare a una elezionediretta dei Presidenti, per conferire loro maggiore auto-revolezza.

In questo modo sarebbe salvaguardato il principio dipartecipazione dei cittadini, garantendo il loro coinvolgi-mento nelle scelte che riguardano il territorio. Per l’ero-gazione dei finanziamenti ci sarebbero due vie: da unaparte il sostegno alle attività ordinarie delleCircoscrizioni, con l’eventuale istituzione della figura diun segretario; dall’altra i finanziamenti ad hoc per i pro-getti specifici presentati dalla Circoscrizione, garanten-do così l’efficacia e l’efficienza.

Se invece sidecidesse di nonmantenere i quar-tieri con il pesoattuale, si potrebbe-ro costituire delleassociazioni territo-riali, situate nellearee corrispondentia quelle delle circo-scrizioni. Il ruolo ditali associazionidovrebbe esserericonosciuto dalloStatuto comunale,che peraltro giàprevede e valorizzale associazionicome strumento dipartecipazione ecoinvolgimento deicittadini.

salvare

i quartieri

iniziativa del PD

SOMME DA RIPARTIRE 2010 2009 differenza

Lucinico 5.904 10.620 -4.716

Piuma-S.Mauro-Oslavia 3.496 6.344 -2.848

Straccis 2.063 3.681 -1.618

Piedimonte 2.600 4.756 -2.156

Madonnina 1.592 2.940 -1.348

Campagnuzza 1.910 3.284 -1.374

Sant’Andrea 3.166 5.863 -2.697

Centro cittadino 3.415 5.919 -2.504

S.Rocco-S.Anna 3.379 5.791 -2.412

Monte Santo-Piazzutta 2.984 5.304 -2.320

totale 30.509 54.502 -23.993

-44,00%

BILANCIO 2010: TAGLIO DEL 44% AI QUARTIERI

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goriziaeuropa n. 1/10 - 11

Fra un mese circa si terranno le elezioni in 13 importanti Regioni,i candidati e le alleanze sono state definite e la campagna elettoraleè in pieno svolgimento. E’ evidente che il test elettorale assumerà rile-vanza nazionale, vista la posta in gioco e il numero delle Regioni chevanno al rinnovo.

Il centrosinistra nel 2005 riuscì a fare un risultato elettorale moltoimportante, affermandosi in 11 delle 13 Regioni che stanno perandare al voto. Sono passati solo cinque anni ma in realtà politica-mente sembra sia passato un secolo. Infatti, proprio in quei mesi sistavano ponendo le basi per la nascita de L’Unione, guidata daRomano Prodi, che poi avrebbe vinto le politiche ed il GovernoBerlusconi stava cominciando ad arrancare in molti settori dellasocietà.

Quella vittoria fu solo l’antipasto dell’affermazione del 2006. Il restoè storia recente; le difficoltà a tenere insieme la maggioranza di Prodiportarono nel 2008 alla caduta di quella esperienza di Governo.Quasi contemporaneamente (fine 2007) la nascita del PD e lo scio-glimento dei DS e della Margherita infusero nuova speranza alpopolo di centrosinistra, scosso dalla nuova avanzata del berlusco-nismo.

Oggi le condizioni sono nettamente diverse rispetto a quelmomento, eppure le ragioni per costruire una reale alternativa all’at-tuale Governo sono le stesse di allora.

Sappiamo che ripetere il risultato di cinque anni fa è difficile, masappiamo anche che si cominciano ad intravedere le prime crepenel blocco sociale ed economico della destra, che non solo si è dimo-strata ancora una volta inadeguata a risolvere i gravi problemi del

Paese, ma per di più rischia di essere travolta dagli scandali legatiall’uso personale e discrezionale del potere da parte dei suoi corti-giani.

Attorno a questo e sfruttando la buona qualità dei candidati cheabbiamo messo in campo, penso che sia ragionevole prevedereuna buona performance del PD e delle coalizioni progressiste che sisono formate nelle Regioni. Nessuno si illude di dare spallate alGoverno, del resto gli italiani hanno ampiamente dimostrato di saperscegliere i vari appuntamenti elettorali e votare secondo il livellorichiesto, però è evidente come un’affermazione del centrosinistra inquesto contesto significherebbe rafforzare il cammino che il PD dopoil congresso ha intrapreso.

Ora, per quanto ci riguarda, si tratta di avviarci velocemente versolo svolgimento dei Congressi di Circolo e di quello provinciale, proprioper chiudere definitivamente quella fase e preparaci concretamentealle importantissime scadenze elettorali del prossimo anno che inte-resseranno la Provincia di Gorizia e Comuni importanti comeMonfalcone, Ronchi dei Legionari, S. Pier d’Isonzo, Romansd’Isonzo e Villesse.

Per quel che concerne il congresso, ricordo che avranno diritto alvoto coloro i quali si sono iscritti al PD entro il 21 luglio 2009 (la plateacongressuale che ha eletto Bersani quindi rimane invariata) e cherinnoveranno la tessera nel 2010 prima dello svolgimento dei con-gressi locali.

Guardiamo avanti con fiducia quindi, consapevoli delle difficoltàche ci aspettano ma anche che le risorse umane e politiche di cuipossiamo disporre sono all’altezza delle sfide che abbiamo davanti.

il PD verso i congressi

di circolo e provincialeOMAR GRECO Segretario provinciale PD

Le iniziative del Partito Democratico di GoriziaQUALE FUTURO PER LO SVILUPPO DI GORIZIA

Relatore Bruno CrocettiMercoledì

15 dicembre

L’ISTITUZIONE DEL GECT TRA I COMUNI DI GORIZIA, NOVA GORICA, SEMPETER-VRTOJBA

Moderatore Federico Portelli , introduzione di Marco Marincic, relazione di Giorgio Tessarolo, in collabo-razione con le forze del centro-sinistra di Gorizia

Mercoledì 20 gennaio

ECONOMIA E LAVORO A GORIZIA E NELLA PROVINCIA

Relatori i segretari provinciali della CGIL Paolo Liva e della CISL Umberto BruscianoVenerdì

29 gennaio

DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER LE ATTIVITA’ CULTURALI DEL PD

Presentazione di Hans KitzmullerMartedì

2 febbraio

IL FUTURO DELLE CIRCOSCRIZIONI A GORIZIA

Relatore Marino Marin già Difensore civico e Walter Klajnscek coord.gruppo di lavoro “democrazia attiva”Martedì

9 febbraio

IMMIGRAZIONE TRA PAURA E INTEGRAZIONE

Relatore Jean-Leonard Touadi deputato PD , con la partecipazione di don Pierluigi Di Piazza delCentro Balducci di Zuliano (UD)

Venerdì 12 febbraio

DISTRETTO PER L’ENERGIA E AMBIENTE A GORIZIA - SCUOLA SUPERIORE DI PUBLICA AMMI-

NISTRAZIONE A GORIZIA - L’ISONTINO NEL SISTEMA REGIONALE

Documenti presentati al Direttivo di Circolo da Bruno Crocetti

Giovedì 25 febbraio

IL LAVORO NELLA PROVINCIA DI GORIZIA: LETTURA DELLA SITUAZIONE E PROPOSTE

Relatore Alfredo Pascolin Assessore provinciale al lavoroVenerdì 5 marzo

LA SCUOLA DOPO LA RIFORMA GELMINI Giovedì

11 marzoL’ISONTINO E L’EUROPA

Relatori Debora Serracchiani Europarlamentare, Segretaria regionale del PD e Demetrio Volcic giorna-lista, già Europarlamentare

Giovedì 26 oLunedì 29 marzo

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Premessa

La necessità del rinnovamento della politica, di unaaggiornata evoluzione culturale, l’adeguamento deglistrumenti critici e del linguaggio sono una via obbligatache il PD deve percorrere. L’impegno per la cultura sirivela primario. La riflessione sulla cultura nel Partito èappena avviata e lungo appare il cammino da percorre-re.

Le iniziative e le attività culturali promosse e sostenutedal PD dovranno prefiggersi in linea prioritaria un atteg-giamento nuovo nella promozione della conoscenzadella realtà ambientale, storica, sociale e artistica, conun approccio critico aggiornato rispetto ai progressi avve-nuti nel campo della ricerca antropologica, storiografica,umanistica e socio-economica.

Questa impostazione va applicata ad ogni aspettodella conoscenza del territorio provinciale, e deve esserecaratterizzata dalla forte ambizione a creare, favorire,promuovere, sollecitare, nei suoi abitanti una maggioreconsapevolezza delle sue specificità , dei suoi caratterie delle sue problematiche. Allo stesso tempo, tali attivitàdovranno far conoscere meglio e valorizzare l’Isontinoanche al di fuori dei suoi confini.

Ambito territoriale

Il carattere peculiare del territorio della Provincia diGorizia si contraddistingue per la sua singolare originali-tà, derivante dalla presenza di una particolare concentra-zione di varietà paesaggistiche, culturali e linguistiche inun’area geografica di limitata estensione. Adegua -tamente valorizzate, tali varietà possono rivelarsi di gran-de interesse, non solo a livello regionale e nazionale maanche internazionale.

Le caratteristiche della attuale realtà della Provinciaderivano dal sovrapporsi di vicende storiche che nehanno plasmato l’identità culturale, sia durante i secoli incui essa comprendeva la valle dell’Isonzo , quella delVipacco, l’area di Aquileia e il cervignanese, sia succes-sivamente, nel XX secolo, con i tragici eventi connessi aidue conflitti mondiali, all’era fascista e alla divisionedell’Europa nel secondo dopoguerra.

Nonostante il ridimensionamento territoriale dellaregione goriziana storica, l’attuale estensione denomina-ta Isontino comprende entro i propri confini varietàambientali molto diverse fra loro e uniche, come le zonedel Collio, del Carso, della Pianura isontina, della Bassa,della Bisiacherìa, della laguna e della fascia costiera.Queste differenti zone hanno saputo esprimere risultatid’eccellenza riconosciuti in tutto il mondo, per quantoriguarda la viticoltura e la gastronomia, l’agricoltura e l’in-

dustria, la cantieristica e il turismo balneare e naturalisti-co.

A questa affermazione estremamente lusinghiera dialcuni comparti dell’economia, non corrispondono peròancora risultati di rilievo per quanto riguarda la valorizza-zione dei beni culturali e del patrimonio storico, artisticoe letterario. Poco conosciuta a livello nazionale è anchela sua composita struttura, dovuta alla presenza di zonecon lingue e idiomi locali diversi, sloveno, italiano, friula-no, bisiaco e gradese, parlate locali molto vive che hannoespresso una prestigiosa letteratura.

Molto scarsa risulta inoltre in generale la conoscenzaa livello nazionale delle vicende storiche che hannocaratterizzato questa regione. Gorizia e l’Isontino infattivengono generalmente associati alle battaglie nellaprima guerra mondiale e al suo status di zona di confinecon l’est europeo.

Istituzioni e associazioni locali svolgono da tempo uneccellente lavoro culturale, i cui risultati non sono peròstati coordinati e divulgati sinora in maniera adeguata enon sono riusciti a promuovere una più attraente imma-gine di Gorizia e della sua provincia.

La realtà culturale del Goriziano richiede approcciinnovativi e più efficaci nell’affrontare problematicheancora esistenti e condizionate fortemente da visioni einterpretazioni opposte e conflittuali.

Il PD vede nella realtà culturale della Provincia diGorizia un proficuo terreno di ricerca e un laboratorio disperimentazione tendente alla valorizzazione della multi-

documento di indirizzo per

le attività culturali del PD isontinoa cura di Hans Kitzmueller, Barbara Macor, Angiola

Restaino, Franco Miccoli

Forum provinciale per la Cultura e l’Istruzione

PD PROVINCIALE

Sabato 6 marzo

Sala del Consiglio provinciale

di Gorizia ore 10.00

INIZIATIVA PUBBLICA

SUL TEMA DELLA

GIUSTIZIAParteciperanno

Riccardo Cattarini Avvocato, Presidente della Camera penale di Gorizia

Alessandro Maran DeputatoDebora Serracchiani Europarlamentare,

Segretario regionale del PD

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1. cultura del paesaggio e dell’ambiente urbano

Con essa non s’intende solo la loro protezionesecondo principi ecologici, ma la conoscenza piùapprofondita del paesaggio naturale, agricolo e urba-no (ovvero dei paesaggi ‘umanizzati’ secondo la ter-minologia invalsa nella geografia umana);

La promozione della lettura e dell’ interpretazionedel paesaggio favorirà una migliore coscienza del-l’originalità del territorio e una consapevolezza piùcritica della sua realtà, attraverso la riflessione sulletracce e sui segni diversi che essa ha lasciato sia neisuoi paesaggi naturali, che agricoli , urbani e indu-striali. Questo tipo di cultura del paesaggio favori-rebbe inoltre un suo uso diverso e più attento ancheai fini di una più adeguata fruizione turistica eambientale.

2. storia di Gorizia e della sua provincia.

Una vistosa lacuna nella storiografia sia austriacache italiana sono gli studi sul passato austriaco diGorizia e del territorio della sua contea. Non esistenessun altro caso di città che abbia trascurato unaspetto analogo della propria storia. Il recupero diconoscenza richiede un approccio storico sovra-nazionale. La messa in luce del passato austriacodella città contribuirebbe a valorizzarne la identitàstorica multiculturale, simbolicamente anticipatrice diquell’ Europa oggi senza confini nella nostra regionealpino-adriatica .

Un diverso approccio critico al tema della GrandeGuerra, che nel Goriziano continua a dominare comeaspetto storico più caratterizzante, si impone anchealla luce della contraddizione tra i valori della demo-crazia e dell’antifascismo della nostra Costituzionerepubblicana e istituzioni culturali come il Museodella Guerra o le celebrazioni del Ventennio fascista.

Il Novecento ha segnato nel profondo questaterra, relegandola ad un ruolo di zona di frontiera condivisioni e contrapposizioni che hanno lasciato feriteancora oggi aperte. Più che altrove, lo scontro fraopposti orientamenti politici viene alimentato ancheda faziose interpretazioni delle vicende del passato .

Nel PD deve proseguire la riflessione e la discus-sione sulla identità culturale e una approfondita

conoscenza e analisi critica della storia.

3. Conoscenza della cultura slovena

La caduta del confine con la Slovenia ha avuto rile-vanti conseguenze economiche e culturali. È nota tut-tavia la persistenza di preclusioni e separazioni fra lacomunità’ slovena e la maggioranza italiana. Il supe-ramento di questa situazione deve passare ancheattraverso una rilettura della storia locale nel contestodi una storia generale dell’Europa.

Un obiettivo della politica culturale del PD dovreb-be perciò essere quello di ‘restituire Goriziaall’Europa’.

Un’azione molto significativa e importante deveessere quella di sostenere la candidatura di Gorizia- Nova Gorica (integrate allo scopo) come capoluogodell’ Euroregione alpino-adriatica .

La marginalità nella quale Gorizia è stata costrettae abbandonata merita questo riscatto.

4. valorizzazione delle varietà linguistiche e dialettali

Sono da sostenere con maggiore intensità e condiversa qualità, tanto lo studio e l’approfondimento diogni aspetto del passato, quanto una diversa valoriz-zazione delle varietà linguistiche e dialettali dellevarie componenti etniche e linguistiche del territorio ela valorizzazione di ogni espressione artistica e lette-raria di ieri e di oggi . Le attività culturali promosse esostenute dal PD dovranno trovare anche il modo distimolare la loro fruizione da parte dei cittadini di ori-gine straniera e degli immigrati, anche con la finalitàdi favorire la comunicazione interculturale e l’integra-zione.

Si ritiene questo punto non solo non meno urgentee importante dei precedenti, ma anche qualificanteper la politica culturale del PD. Un nuovo coordina-mento delle attività culturali nella provincia è l’unicavia percorribile per una loro efficacia. L’esempio delConsorzio Culturale per il Monfalconese dovrebbefare scuola e suggerire la creazione di strutture similiper l’area della Destra Isonzo, con la creazione di unanalogo Consorzio italo-sloveno , attraverso il coordi-namento della Provincia.

goriziaeuropa n. 1/10 - 13

aree tematiche

culturalità .

Priorità e motivazioni

Il Forum provinciale per la Cultura del PD individuanelle seguenti aree tematiche le priorità nella promozionedella cultura:

> cultura del paesaggio e dell’ambiente urbano> storia di Gorizia e della sua provincia> conoscenza della cultura slovena> valorizzazione delle varietà linguistiche e dialettali

Si ritiene infine che un’attenta ulteriore riflessione sugliaspetti generali connessi al settore delle attività culturalinella provincia di Gorizia possa fornire indicazioni moltoimportanti per il consolidamento del PD nella nostraProvincia.

Questo documento si propone come una serie di spun-ti di riflessione su alcune urgenze nel settore delle attivitàculturali nella provincia di Gorizia, che il dibattito all’inter-no del PD potrà ulteriormente completare e precisare.

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La crisi della Carraro con i suoi lavoratori in cassa inte-grazione fino a fine 2010 (seguita da vicino anche dal PDdi Gorizia che nell’ottobre scorso incontrò le RSU dellostabilimento di Straccis) e la crisi del terziario come èemerso nel convegno organizzato dall’Ascom provincia-le, hanno riaperto il dibattito sulle prospettive future del-l’economia cittadina.

Nel corso del 2009 il lavoro della segreteria cittadina edei gruppi di lavoro del PD cittadino, ha comportato l’au-dizione di sindacati, imprenditori e categorie economi-che. Ne è emerso un quadro conluci ed ombre, dove non manca-no le opportunità che attendonodi essere sfruttate. E l’elementocomune a tutte le categorieascoltate è stato l’interesse perlo sviluppo della cooperazionetransfrontaliera.

Per decenni il confine è stato ilgeneratore di un’economia “dro-gata” da condizioni anomale incui i posti di lavoro derivanti dalla presenza di dogane,autoporto e logistica legata al trasporto merci internazio-nale, hanno generato un certo diffuso benessere. Ec’era (e in parte sopravvive) anche un tessuto imprendi-toriale alimentato dalla Zona franca.

Ma ridurre tutto ciò solo ad “economia assistita” sareb-be riduttivo. Certamente c’è stata la presenza di assi-stenzialismo ma come sintomo soprattutto della scarsadinamicità di un tessuto economico caratterizzato dal“vivacchiare” di aziende poco innovative e in cui lenuove iniziative scarseggiano. È invece più giusto dire,forse, che Gorizia per decenni ha beneficiato di una pro-grammazione pubblica che, in considerazione delleoggettive difficoltà della localizzazione della città, su unconfine “difficile” e orfana del proprio naturale retroterra,richiedeva un intervento per evitare un precoce declinoeconomico con tutte le sue conseguenze sociali.Autoporto e Consorzio industriale sono i segni più tangi-bili, oggi, di quella politica di sviluppo.

Cos’è rimasto oggi però dell’economia di confine?Divenuta la frontiera un confi-ne “aperto”, quasi virtuale,quali prospettive si stannosviluppando?

Sui due lati del confine, leeconomie sono sempre piùinterdipendenti. Facciamo unesempio. L’attività deglialberghi di Gorizia dipendemolto dall’attività del casinòdella Hit a Nova Gorica. Iconsumatori poi se ne sono

accorti già da un pezzo, e fare la spesa oltre confine èdivenuta un abitudine, sia per gli italiani che per gli slove-ni. Per non parlare del fatto che l’Università di NovaGorica ha una sua sede... a Gorizia.

Uno dei principali problemi, però, è ancora oggi la “flui-dità” del mercato del lavoro. Durante il recente incontroorganizzato dal PD di Gorizia con i segretari di CGIL eCISL, lo scorso 29 gennaio, è emerso che ogni giornocirca mille sloveni attraversano il confine per lavorare inprovincia di Gorizia, ma anche che altrettanti italiani

vadano a lavorare in Slovenia. Iltutto lasciato alla spontanea ricer-ca individuale di un’occasione dilavoro oltre confine. Un’iniziativadella Provincia in collaborazionecon l’Istituto di collocamento slo-veno della regione Primorska,dovrebbe ora portare alla realizza-zione di uno sportello congiuntoche permetta di proporre il propriocurriculum su entrambe i versanti

del confine. L’assessore provinciale Alfredo Pascolin nonha peraltro escluso l’apertura in futuro di un centro perl’impiego transfrontaliero.

Di certo c’è che già oggi il tessuto economico, di quae di là del confine, è piuttosto simile: piccole impresemanifatturiere con una certa presenza di quelle high-tech, ed un terziario diffuso.

Se lo scenario è questo, è ovvio pensare che il coordi-namento delle politiche di sviluppo dovrebbe essere ilprossimo passo.

Gorizia, con l’attuale amministrazione comunale dicentrodestra, stenta però ad avere un ruolo di rilievo neiprogetti di cooperazione transfrontaliera che potrebberoinvece portare risorse ingenti proprio a Gorizia. Ben piùrilevante, fino ad oggi, è stato il ruolo della Provincia.

Le cose potrebbero cambiare con il GECT, la cui isti-tuzione è stata da poco approvata dal Consiglio comuna-le con il voto favorevole del PD. Finora tuttavia l’opera-zione del centrodestra, va detto, è sembrata assai malgestita e piuttosto raffazzonata, più un’operazione di

marketing politico cheuna scelta lungimirante:da parte del PD non èmancato peraltro, anchein questa occasione, l’in-tento di intervenire insenso migliorativo,incontrando come diconsueto l’indisponibilitàdel centrodestra. Vaperaltro detto che pro-prio il PD comunale, nel

L’azienda COVEME prevede di realizzare impianti fotovoltaici

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crisi: si comincia a pensare

a come ripartireMarco Rossi

Le categorie economiche

concordi sulla ricetta per

far ripartire lo sviluppo:

programmazione degli

interventi e cooperazione

transfrontaliera.

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maggio scorso, durante la campagna elettorale per leEuropee, propose pubblicamente il GECT come stru-mento per rilanciare la cooperazione transfrontaliera.Vedremo dunque che evoluzioni avrà la vicenda, nel frat-tempo è opportuno sottolineare che tra gli ambiti di inter-vento ai quali il PD ha proposto di allargare questo istitu-to di cooperazione transfrontaliera, vi è proprio la coesio-ne economica e sociale.

Oltre alla cooperazione transfrontaliera, l’altro punto sucui le categorie economiche insistono è la programma-zione. Non a caso il presidente provinciale dell’ASCOM,Pio Traini, ha parlato nel convegno del 26 gennaio di“improrogabile necessità di individuare strategie di cam-biamento e costruire una solida progettualità” e di“costruire il futuro della città all’insegna di un principiofondamentale: la programmazione”.

Va detto che, fino ad oggi, sia a livello locale che regio-nale il PD ha insistito con coerenza su un’ottica di medio-lungo periodo, considerata come l’unico orizzonte tem-porale capace di portare la città su un percorso di svilup-po: da qui l’attenzione alle infrastrutture (la richiesta diliberalizzazione dell’autostrada da Villesse al Lisert; ilrilancio dell’aeroporto Duca d’Aosta), all’università (conl’ordine del giorno approvato in Consiglio regionale su ini-ziativa PD nel 2008 per maggiori finanziamenti alla sededistaccata, e la proposta di portare a Gorizia la facoltà diArchitettura, avanzata per primi proprio dal PD nell’au-tunno 2008), alla cooperazione transfrontaliera (ilGECT proposto nel maggio 2009, e la fiscalità agevolataper le aree di frontiera, proposta ribadita più volte dalsegretario regionale ed europarlamentare Serracchiani,e che ha visto un ordine del giorno presentato dal PD eapprovato dal Consiglio provinciale nella seduta del 18gennaio scorso).

Il segretario CISL Umberto Brusciano, nell’incontro conil PD del 29 gennaio scorso, ha sottolineato che servefare scelte strategiche: individuare un settore su cui pun-tare, e sviluppare sia l’economia sia l’università di coe-renza.

Qual è il settore su cui puntare? Ad oggi l’unica indu-stria cittadina che continua a viaggiare a gonfie vele èquella dolciaria. Un distretto dolciario potrebbe non esse-re un’idea peregrina. E poi c’è la green economy. DallaCOVEME alla SDAG sono diverse le aziende che si stan-no dotando di impianti fotovoltaici con l’obiettivo di creareanche un surplus da rivendere sulla rete elettrica nazio-nale. E poi c’è l’impianto a biomasse che Energia Pulita

Spa avvierà a breve. Aggiungiamo poi il parco tecnologi-co E-cube che vede coinvolta proprio la nuova Facoltà diArchitettura dell’ateneo triestino che quest’anno haavviato i suoi corsi a Gorizia. Fra l’altro, proprio l’univer-sità di Trieste afferma che la scelta di collocare l’ecopark“E-cube” a Gorizia deriva dal fatto che si tratta della“sede ideale per avviare rapporti di collaborazione conimprenditori e laboratori sloveni”. Mentre non va dimenti-cato l’insediamento a Gorizia anche di una sede di AreaScience Park.

Il quadro sembra completo. Che l’economia verdepossa rappresentare il futuro di Gorizia?

A dispetto quindi della crisi e della perdurante instabili-tà del mercato del lavoro (nel terzo trimestre 2009l’84,5% dei nuovi contratti di lavoro sono stati a tempodeterminato) si sono moltiplicate nell’ultimo anno le ini-ziative che hanno il proprio epicentro a Gorizia e chepossono costituire quella “scelta strategica” la cui neces-sità è stata ribadita anche da Brusciano. Iniziative che, inmancanza di imprenditori locali con le necessarie dispo-nibilità, vedono come protagonisti aziende qui insediatesi(COVEME), l’Università (a conferma della strategicità perGorizia del rafforzamento della presenza universitaria) ela ricerca pubblica. Lla posizione geografica sembraessere, ancora una volta, la principale “carta” che Goriziasi può giocare per il proprio futuro. Il passo successivo èquello di un’azione di programmazione pubblica che raf-forzi e accompagni queste iniziative, soprattutto perattrarre investimenti privati e creare occupazione.

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Per saperne di più:

La relazione del presidente provinciale dell’Ascomal convegno “Gorizia domani e il terziario in città”organizzato dall’Ascom lo scorso 26 gennaio, è sca-ricabile dal sito dell’Ascom: www.asgo.it

Il patto per lo sviluppo della provincia di Gorizia èconsultabile sul sito web dedicato: www.pattoper-losviluppo.it

L’osservatorio lavoro-economia della provincia:l’indagine relativa al III trimestre 2009 con i dati sul-l’occupazione a livello provinciale è disponibile sulsito web della Provincia all’indirizzo:http://www.provincia.gorizia.it/lavoro/

Sul progetto E-cube si può leggere la presentazio-ne sul n.1 della rivista “Units for business” pubblicatadall’Università di Ttrieste

Immagine del parco E-cube (tratto dalla rivista “Units for business”)

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In queste ultime settimane siamo stati travolti dai datipubblicati da alcuni istituti e organizzazioni sulla preoccu-pante situazione che sta vivendo l’economia del nostropaese. Social Watch (una coalizione di ONG che misurai progressi nella lotta alla povertà del mondo) degradal’Italia al 74° posto della sua classifica, spiegando che ciòè dovuto, non solo alla crisi economica che ha attanaglia-to il globo di recente, ma anche a “politiche miopi, debolie discriminatorie”. Il tasso di disoccupazione è schizzatoal 7,4% nei primi mesi del nuovo decennio. A questaorganizzazione fa eco l’ultimo rapporto ISTAT che stimail calo della produzione al 17,4% rispetto al 2008. Il piùforte dal 1991. Lo tsunami che si è abbattutto sul mondodel lavoro è una conseguenza diretta della gravità dellacrisi. Una crisi manifesta, evidente agli occhi di tutti, maallo stesso tempo dissimulata dal governo secondo ilquale si tratta di una crisi che non c’è e che qualora cifosse stata è sicuramente acqua passata.

Su queste problematiche i coordinatori del Gruppolavoro Alessandro Chiarion e Nando De Sarno hannoaperto l’incontro promosso da PD di Gorizia sul tema“Economia e lavoro a Gorizia e nella provincia: let-

tura della situazione e proposte”, E’ proprio stigmatiz-zando questa disinformazione cronica che il Segretarioprovinciale CGIL, Paolo Liva, ha affermato: «Così facen-do il lavoratore si autoconvince che la sua perdita dellavoro sia l’esito di un destino infausto». La conseguenzadi tutto questo è la mancanza di una diffusa percezioneche la crisi colpisce tutti i lavoratori. Ciò disincentiva unapossibile risposta attiva degli stessi. Invece la crisi c’è, edè più viva che mai. Il segretario CGIL riconduce la stessaa scelte avventate del recente passato «precarizzando,flessibilizzando il lavoro si è creduto che saremmo statipiù preparati ad affrontare l’instabilità, ma la crisi è statacome una mannaia per i lavoratori dipendenti». «Il siste-ma degli ammortizzatori sociali - aggiunge UmbertoBrusciano, segretario provinciale CISL - era datato giàprima della crisi e le disuguaglianze erano in aumento giàallora. Nel settore del commercio e dei servizi, a preva-lente occupazione femminile, gli ammortizzatori socialisono quasi nulli, con la conseguenza che la crisi colpiscesoprattutto le donne».

Ma veniamo alla realtà locale, sommersa da mille puntiinterrogativi. Anche dal punto di vista economico il nostroterritorio è diviso in due. Per Gorizia e la destra Isonzola situazione è estremamente pesante. La crisi di fabbri-che come la Carraro e la Eaton rasenta l’irreversibilitàper quello che riguarda la ripresa e il riassorbimento dimanodopera. Ma con la Carraro Gorizia perderebbe l’ul-tima vera azienda mentre la Eaton è solo una delle imp-rese del Monfalconese. Solo in quest’area vi è un barlu-me di speranza grazie agli investimenti che società come

Beneteau e Seaways prevedono di fare nella città por-tuale. Bisogna però constatare come la provincia diGorizia sia cantiere-dipendente, visto che l’industria diFincantieri rappresenta il 50% del PIL con i suoi 3000dipendenti e questo potrebbe rappresentare una bombaa orologeria in caso di crisi della cantieristica.

Mezzo essenziale per superare queste contingenze èsicuramente la cooperazione, spesso assente, tra lediverse parti dell’isontino. Ma anche cooperazionetransfrontaliera: «Ogni giorno - sottolinea Riva - 1000lavoratori dall’Italia vanno in Slovenia e altri 1000 effet-tuano il percorso inverso».

Brusciano pone la questione anche da un’altraprospettiva: «Bisogna iniziare ad avere maggiorechiarezza per perseguire gli obiettivi necessari allaripresa. Un cambio di mentalità è necessario. Il Patto diSviluppo può rappresentare un input per il rilancio eco-nomico». «E’ necessario - prosegue Brusciano - operarescelte strategiche e decidere su quale settore investire edispiegare le dovute energie per una forte azione di mar-keting territoriale». Tutto questo può fungere da calamitaper gli imprenditori e i loro investimenti.

Anche Brusciano, come Riva, evidenzia la mancanzadi armonia tra le varie aree della provincia, mettendo inrilievo la necessità di un concerto provinciale di tutti gliattori che concorrono alla formazione delle politiche lavo-rative. Il segretario CISL continua sottolineando la “pre-senza controproducente di due consorzi industriali (Gori-zia e Monfalcone) i quali proseguono in direzioni oppo-ste, le cui politiche non sono in sintonia tra loro”. Il cam-panilismo tra queste due aree resta quindi un altro puntodi debolezza dell’isontino. Ma per superare questiantiche contrapposizioni e raggiungere l’obiettivo dell’u-nità della provincia, la politica deve assumere un ruolocruciale.

Emerge infine nell’intervento di Brusciano anche ilproblema dell’evasione fiscale, il cui peso delle tasse siripercuote inevitabilmente sui lavoratori dipendenti,impossibilitati all’evasione. I problemi insomma sonotanti, come pure le soluzioni proposte, su tutte l’isti-tuzione di un consorzio industriale unico e la specializza-zione industriale. Una cosa è certa: bisogna superare ledifferenze e iniziare a collaborare. Solo in questo modo èpossibile uscire dalla crisi.

i sindacati: “... superare i campanilismi

tra Gorizia e Monfalcone...”Alberto Zaccaro

PD: Incontro con i sindacati a Gorizia

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Il GECT è cosa fatta. Lo Statuto e la Convenzione concor-dati fra i tre Comuni interessati sono stati approvati dai rispet-tivi Consigli comunali. E’ iniziato così il lungo iter proceduraleche si concluderà tra qualche mese con la piena operativitàdel nuovo, rivoluzionario Ente di diritto pubblico comunitariodenominato “Gruppo Europeo Coope razione Territoriale

Area Metropolitana Gorizia - Nova Gorica - Sempeter

Vrtojba - città d’Europa”, abilitato ad operare nei settoriinfrastrutture, sistemi e servizi di tra-sporto, mobilità e logistica, risorseenergetiche (con facoltà di elabora-re un piano energetico metropolita-no), ma anche in altri settori chemirino al rafforzamento della coe-sione economica e sociale comequelli urbanistico, turistico, culturalee di promozione del benessere edella qualità di vita dei cittadini.

Un passo avanti decisivo è stato dunque compiuto perportare la politica transfrontaliera goriziana a livelli ben piùalti di quelli raggiunti in passato con il Protocollo di collabo-razione transfrontaliero firmato nel luglio 1998, sviluppatosipoi nel patto EureGo dell’aprile 2004, rimasti inefficaci per lamancanza di poteri effettivi che ora invece la legislazioneeuropea, almeno potenzialmente, assicura.

Le opposizioni goriziane hanno affrontato il problemaGECT in ordine sparso. Il Forum e l’Italia dei Valori si sonoastenuti perché, hanno dichiarato, si doveva dimensionarela programmazione strategica in una “più opportuna dimen-sione d’area vasta”, a tal fine utilizzando l’esistente“Protocollo di collaborazione, unico strumento già ufficial-mente riconosciuto dai due governi nazionali” che dovrebbepertanto “essere rilanciato e dotato di un’efficace strutturaoperativa”.

Un giudizio pefettamente sovrapponibile a quello del PD.Anche per il Segretario comunale del PD, Cingolani,

occorrerebbe infatti guardare al Protocollo di collaborazione“strumento già esistente che riunisce un ampio numero diEnti della fascia confinaria, tra cui la Provincia.” Ora è impro-dutivo e bisogna rivitalizzarlo; “il GECT potrebbe essere losbocco operativo migliore”.

Nonostante il giudizio di fondo sostanzialmente comune,nel voto le posizioni si sono differenziate. Forum e Idv aste-nuti, PD favorevole.

Facciamo un passo indietro. Al momento della firma di EureGo, nel 2004, Giorgio

Brandolin, allora Presidente della Provincia che lo avevapromosso, prefigurò in un’intervista una collaborazione tran-sfrontaliera basata su tre livelli (dall’intevista Brandolin –Notizie Novice n. 3/2004)::

“1) quello intercomunale nell’area urbana di Gorizia-NovaGorica;

2) quello interprovinciale che con EureGo promuove l’in-

tegrazione in tutto l’omogeneo territorio goriziano;3) quello interregionale dove si affermano gli interessi

comuni d’area vasta.”Bene ha fatto perciò il PD (insieme a Bianchini di Sinistra

e Libertà) a votare a favore di un atto che permette di rende-re operativo il primo dei tre livelli indicati.

Un rinvio, che avrebbe potuto diventare sine die, avrebbeinfatti comportato il pericolo reale di un affossamento forse

definitivo (visto lo scarso entusia-smo di molta parte della nostradestra) della strategia transfronta-liera con il conseguente scivola-mento inarrestabile di Goriziaverso l’irrilevanza.

“Fatta la scatola, ora bisognametterci dentro i contenuti” hadetto però il capogruppo del PDFederico Portelli. Ciò che si mette-

rà nella “scatola vuota” sarà dunque il tema delle prossimebattaglie.

Un primo obiettivo importante potrebbe essere la redazio-ne di un unico piano regolatore o, meglio, di quello che l’al-lora assessore regionale Sonego definì nel gennaio 2007“Piano Strutturale congiunto Gorizia - Nova Gorica” e chel’assessore Baresi ha definito “obiettivo di primaria impor-tanza” (bisogna prenderlo sul serio!).

Il GECT “urbano” può già consentire, come si vede, unlivello incisivo di cooperazione transfrontaliera, permettereimportanti, positivi risultati vincendo riserve mentali e ostilitàlatenti. Ma è indubbio che si tratta di un livello poco adatto adaffrontare la problematica complessa che ostacola il decollodella nostra zona, sia al di qua che al di là del confine.

Occorre battersi perciò, rendendo protagonisti questavolta le forze politiche, economiche, culturali, sociali e i citta-dini, per superare al più presto il “livello intercomunale” infavore di quel “livello interprovinciale” del GECT già prefigu-rato nell’EureGo (valli dell’Isonzo e del Vipacco (Goriska),Isontino, Cervignanese). Lo strumento operativo esiste già.Nel preambolo della Convenzione i tre Comuni esprimonoinfatti l’intenzione di “coinvolgere, in un secondo tempo,anche le municipalità limitrofe … con la possibilità della loropiena integrazione” e l’articolo 14 dello Statuto prevede laprocedura per le modifiche statutarie, comprese dunquequelle riguardanti il numero dei componenti e l’ambito geo-grafico del GECT.

Solo al livello interprovinciale potranno essere affrontatiinfatti problemi decisivi per il futuro della città e della provin-cia (quello sanitario, per fare solo un esempio) e solo a que-sto livello potranno essere fatte efficaciemente emergere efatte valere, superando le rispettive debolezze, le grandipotenzialità insite nella posizione geopolitica dell’Isontino edella Goriska, ossia del territorio storicamente unitario del-l’antica Contea goriziana.

cooperazione transfrontaliera:

nasce il GECTItalico Chiarion

Ed ora avviare subito i progetti

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Che il commercio goriziano sia in profonda crisi è cosasotto gli occhi di tutti. Basta fare una passeggiata per le viedel centro cittadino per rendersi conto di quante attivitàsiano chiuse e di quante siano in procinto di chiudere.Inquietante è il numero dei cartelli “vendesi –affittasi” chetristemente colorano le vetrine dei negozi.

Per rendersi conto delle dimensioni di questa crisi e deidanni che ha provocato alla piccola impresa della provin-cia di Gorizia, si pensi che solo nell’ultimo anno – su untotale di circa seimila imprese – seicento hanno chiuso ibattenti: un preoccupante 10%. E la percentuale di “mor-talità” si conferma a livello comunale, anzi in città le cosevanno ancora peggio.

Le cause sono molteplici e diversi sono i responsabili. Al di là infatti della congiuntura a livello mondiale (che

ha rimesso in discussione un certo modello di economia),per capire la crisi del commercio goriziano bisognerebbeconsiderare un insieme variegato e complesso di fattori.

Tra questi va annoverata la nuova politica commercialedella vicina Slovenia che, oltre ad avere un apparato buro-cratico più snello (e che quindi meglio si attanaglia ai tempidell’impresa), può accedere ancora a diversi e maggioricontributi comunitari. Tale area, un tempo bacino di utenzae domanda, ha visto nascere negli ultimi anni un’offertacommerciale sempre più concorrenziale rispetto a quellaitaliana: i flussi sono ora bi-direzionali con la conseguenzanon solo di una diminuzione della clientela slovena in città,ma anche di quella italiana.

Certo è che i soldi per crescere, Gorizia li ha avuti, spe-cie negli anni sessanta e settanta (vedasi “Fondo Gorizia”e “Zona Franca”), ma quelle risorse – con tutta evidenza –non sono state ottimizzate e a goderne sono stati pochisingoli più che l’intero tessuto economico cittadino.

Altro fattore determinante è stato il treno perso dellagrande distribuzione: Gorizia, ad oggi, non ha ancora uncentro commerciale, nonostante i suoi negozi subiscanocomunque la concorrenza di quelli regionali e sloveni.

È passato talmente tanto tempo da quando si sarebbedovuto cominciare ad investire in quella direzione, cheoggi la valutazione sulla opportunità di realizzarne nonappare più così scontata ed alcune riflessioni si impongo-no in ordine a grandezza e ubicazione degli stessi (oltreche alle contromisure necessarie per non affossare defini-tivamente i negozi del centro città).

Che spetti principalmente agli imprenditori – come sin-goli e nelle loro forme associative di rappresentanza – vin-cere la sfida del rilancio del commercio cittadino è indub-bio, ma, perché ciò accada, una classe politica, quandoamministra un territorio, può e deve crearne le condizioni.

Un’Amministrazione attenta dovrebbe, ad esempio, pro-muovere il territorio con un’adeguata strategia di marke-ting, curare l’arredo urbano, programmare un calendario“grandi eventi” e quant’altro sia necessario a rendere il ter-

ritorio più attrattivo, oltre che, in un periodo di forte crisi,attuare tutte le politiche di sgravio fiscale possibili. Il tuttoperché una città come Gorizia, dove la grande impresalatita, non può prescindere dalla sopravvivenza del settoreterziario!

Certo è che ciò che non si muove ne progredisce, o perlo meno non si radica o caratterizza è, per la legge delmercato, destinato a sparire.

E ora la nostra città sta pagando il prezzo dell’immobili-smo delle classi politiche che si sono succedute negli ulti-mi vent’anni, troppo preoccupate a “non scontentare” nes-suno.

Anche infatti la “politica delle scelte e del fare”, coraggio-samente intrapresa dalla giunta di centro-sinistra nel 2002,sembra essere stata abbandonata dalla giunta Romoli.

Il centro-destra cittadino, privo di un’idea di sviluppo perla città, ora si limita – e in malo modo – a portare avanti itanti progetti della giunta Brancati, peraltro già finanziati(per citarne alcuni P.zza Vittoria e Via Garibaldi), nonché ariproporre per lo più gli eventi nati durante il quinquienniodel governo di centro-sinistra.

Del resto, chi non ricorda la rivitalizzazione ed il presti-gio portati con manifestazioni del calibro di “Gusti diFrontiera” e “La Storia in Testa” ovvero la nutrita partecipa-zione agli eventi oganizzati nelle vie cittadine per le festenatalizie e i veglioni di capodanno?!

A fronte di tutto ciò si staglia l’ordinanza “anti-schiamaz-zi” del sindaco Romoli che ha portato al ridimensionamen-to, quando non alla chiusura, di numerosi locali gorizianied alla sparizione dell’unica discoteca della zona (il “Fly”),frequentata da giovani provenienti da tutta la Regione.Rilevante anche in termini di indotto il danno provocato(tabaccherie, pizzerie, distributori di benzina, negozi ecc.).

In tutto questo pare davvero troppo poco pensare dirisolvere le problematiche che affliggono i commerciantiistituendo un “gruppo di lavoro”. Ha troppo il sapore di undemagogico contentino per placare le polemiche e il cre-scente malcontento nei confronti di una giunta che si stadimostrando incapace di fronteggiare la crisi.

Gorizia:

vendesi-offresiStefano Podlipnik

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L’educazione e l’istruzione sono così funzionali ai valoriche le maggioranze intendono controllare, che nessungoverno dell’Italia repubblicana ha resistito alla volontà dimetter mano al sistema scolastico.

I governi Berlusconi lo hanno fatto con un comporta-mento tra i più autoritari, seguendo un solo imperativo: iltaglio delle risorse, la diminuzione del personale, la ridu-zione delle opportunità formative: dal maestro unico delleelementari, alla riduzione di orario delle medie, alla totaleriorganizzazione dell’intero percorso di istruzione superio-re che stravolge e riduce drasticamente tipologie, indirizzi,materie, orari e sbocchi professionali. Gli indirizzi tradizio-nali e le sperimentazioni sono stati azzerati.

Esisteranno solo 6 tipologie di liceo, 2 di istituto tecnico,2 macro-settori professionali.

E’ lasciata la possibilità alle singole scuole di incremen-tare e variare orari e materie “ con le risorse disponibili ” ,ma si tratta di possibilità ben poco praticabile in mancan-za di soldi.

La realtà è che le spese di funzionamento sono ridotte azero , i finanziamenti dovuti non arrivano, non si riesce adacquistare i normali beni di consumo ed a svolgere attivitàintegrative se non ricorrendo a contributi dei genitori.

Quanto al personale della scuola, è in atto il più gravelicenziamento di massa nella storia della Repubblica.Nell’estate del 2008 , con la famigerata legge 133, è statadecretata la riduzione del 17% della consistenza numericadel personale nel triennio 2009 -11. La stessa legge pre-vede un risparmio delle spese destinate all’istruzione noninferiore a 7.632 milioni di euro dal 2009 al 2012. Risparmiche non vengono reimpiegati certo per migliorare la quali-tà dell’ esistente.

Il ricambio del personale in conseguenza dei pensiona-menti è bloccato.

Le scuole di specializzazione per la formazione degliinsegnanti ( SISSA) sono state eliminate.

Gli edifici scolastici sono in grande maggioranza fuorinorma, anche nelle zone sismiche; nella gran maggioran-za dei casi, purtroppo anche nel nostro territorio, funzio-nano senza aver hanno mai ricevuto le certificazioni diagibilità e di sicurezza .

E’ inevitabile chiedersi : quale è stato il disegno sottesoa tutto ciò.

Si vuole una cittadinanza di ignoranti? Si vuole punireuna parte di cittadini , i docenti, ancora libera, capace dicritica, non asservita ? Con i cattivi esempi e con le leggi,in quale paese si vuole trasformare l’Italia?

Forse il senso è questo: indebolire, minare, anche trami-te l’indebolimento del sistema d’istruzione pubblica, le basistesse della convivenza civile, il patrimonio culturale, idiritti sanciti dalla Costituzione democratica.

Anche in questo caso, la parola d’ordine deve essere:opporsi.

la scuola

a pezziAngiola Restaino

come distruggere la scuola pubblica

Ronde, armi ai vigili urbani, telecamere ovunque,…..eppure non basta, non basta ancora, occorre qualcosadi più. Ed ecco che alcune tra le più brillanti menti dellaLega Nord hanno colmato il vuoto inventando la pennaal pepe! Una penna che scrive normalmente ma che incaso di necessità spruzza ad oltre due metri un velenoal peperoncino fortemente urticante che immobilizzal’aggressore con la chiusura degli occhi, irritazione dellemucose, respirazione affannosa. Insomma una vera epropria arma. Provare per credere! Infatti il Consigliereregionale Narduzzi ha detto a “Il Piccolo” che “un nostromilitante, militare di professione, ha testato la pennanella cucina di casa: non l’ha usato contro nessuno mail risultato è stato che lui e la moglie, per due o tre ore,non riuscivano a smettere di tossire”.

Ovviamente la penna è griffata con il logo della LegaNord ed è stata pensata per le donne cui verrà offertanel corso di una serie di iniziative che si svolgeranno inregione il 7 marzo. Nel presentare la penna, l’assessoreSeganti, sempre della Lega Nord, ha detto “vogliamodare un segnale politico” probabilmente riferendosi allanecessità di militarizzare per quanto possibile l’interasocietà regionale di fronte alla violenza che avanza datutte le parti. Alcuni l’hanno definita, citando Fantozzi,“una boiata pazzesca” altri “una carnevalata padana”.Debora Serracchiani l’ha definita “l’ennesima trovatacon cui la Lega Nord vuol far credere di occuparsi dellasicurezza della popolazione mentre fa solo mediocrepropaganda di se stessa. E’ noto che la maggior partedelle violenze e delle molestie sono subite dalle donnenel chiuso delle case dove lo spray urticante non puònulla. Piuttosto la Giunta regionale dovrebbe stanziarepiù risorse per i centri antiviolenza e per la prevenzionee l’educazione al rispetto della dignità femminile invecedi lasciare campo libero ai Leghisti”.

Insomma la penna al pepe è diventata un po’ l’emble-ma di come la Lega nord affronta i problemi sociali delpaese. Sul tema della sicurezza la Lega crea insicurez-za, alimenta la paura, mantiene alta la tensione. Per poiparlare alla pancia della gente offrendo ricette di questolivello. Probabilmente ciò rende sul piano elettoraleimmediato Ma la Lega appare piuttosto afflitta da unanevrosi che la spinge a disegnare un clima di aggressio-ne diffuso e continuo ben lontano dalla realtà e che nonpotrà durare all’infinto. E il giocattolo della paura e del-l’insicurezza potrebbe sgonfiarsi nelle sue mani comeuna penna che esaurisce il peperoncino, pardon, l’in-

chiostro.

DONNE!

una penna al pepe vi salverà

come la Lega Nord pensa alla sicurezza delle donne

“ … scuola disperata, scuola mai amata, scuola messa in croce…”

( da accompagnare con le note di “Amore disperato” diLucio Dalla)

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incontro con Jean-Leonard Touadi

Una sala gremita all’Hotel Entourage accoglie il deputatodel PD Jean-Leonard Touadi, oggi unico parlamentare dicolore in Italia e già assessore a Roma nella giunta Veltroni.“Immigrazione, tra paura e integrazione” è il titolo delconvegno promosso dal PD cittadino e introdotto dal segre-tario comunale Cingolani. Il tema è caldo e Touadi (nato inCongo, in Italia dal ’78 e oggi docente universitario), decidedi aprire il dibattito fornendo un po’ di dati sul fenomeno, persmentire alcuni punti cardine della politica di centrodestra.Nel 2005 gli immigrati residenti nel nostro paese erano circadue milioni e quattrocento mila, oggi si arriva quasi a quattromilioni ma si tratta pur sempre di appena il 7% della popo-lazione. Molti si pongono una domanda: sono forse troppi?NO! se si considera che queste cifre non sono altro che ilriflesso di un dato fisiologico, di un trend che accomunal’Europa intera. “L’immigrazione non è più un fenomeno effi-mero, ma è divenuto stabile, organico e rappresenta unadelle questioni fondamentali del nostro tempo”. È sulleregioni del Nord Italia che si riversa in misura maggiore ilflusso migratorio, con il 62% del totale. Questo è riconduci-bile alla natura del tessuto produttivo che necessita conti-nuamente di manodopera e che non potrebbe sopravviveresenza gli immigrati. “Una manodopera complementare, enon concorrenziale, visto che si tratta di segmenti produttividisertati dagli autoctoni. Chi dice che ci rubano il lavoromente sapendo di mentire” spiega Touadi.

E prosegue additando l’inefficienza legislativa come unadelle cause dell’immigrazione irregolare.”Già l’applicazionedella legge Turco-Napolitano si era rivelata problematica”.Quest’ultima prevedeva la fissazione di quote immigrazio-ne, ma proprio il centrodestra ha ripetutamente fissatoquote che risultavano inferiori al reale fabbisogno delleeconomie locali. “E’ proprio il divario tra fabbisogno e quoteprefissate che permette l’infiltrazione del lavoro nero e del-l’immigrazione irregolare”, afferma il deputato PD. È intuitivocapire come questi provvedimenti non tengano conto dellasituazione reale.

Touadi invita anche a riconsiderare le procedure per laconcessione della cittadinanza a chi è in Italia da molti anni.Le acquisizioni della cittadinanza italiana (40 mila all’anno)sono quadruplicate nel 2008 (rispetto al 2000), a dimostra-zione del fatto che la “non coincidenza tra gens italiana bio-logica e cittadinanza volontaria impone il passaggio dallojus sanguini allo jus soli”.

Non è possibile neppure ignorare l’apporto, in terminidemografici, degli immigrati, i quali hanno inciso sulle nasci-te in misura del 12,6%. In un paese dove l’invecchiamentodella popolazione procede a passo spedito “gli immigratifanno quello che gli italiani non fanno” scherza Touadi.

L’incontro ha visto anche l’intervento di don Pierluigi Di

Piazza, del centro Balducci di Zugliano (UD), che si riallac-cia subito al discorso di Touadi: “La legge Bossi-Fini è inu-mana:gli immigrati che lavorano da dieci anni in Italia, dopo

soli sei mesi dallaperdita del lavorodiventano irregola-ri!”. Forte dell’espe-rienza che ha crea-to (il centro Balduc-ci di Zugliano ospi-ta attualmente 54immigrati) don DiPiazza criticaaspra mente leaffer mazioni di alcuni esponenti del centrodestra secondo iquali le case popolari sono assegnate solo agli stranieri.“Non è vero -ha affermato- le assegnazioni hanno riguarda-to una percentuale irrisoria, solamente il 3% del totale”.

Intenso il dibattito con una serie di quesiti che il pubblicopropone come spunto di riflessione, prontamente affrontatida Touadi. L’educazione all’interculturalità può essere unasoluzione? “Sì se si tralascia un approccio folkloristico allacultura straniera e si accompagnano i territori verso questoprocesso, dando vigore alla composizione armonica di tutti gliinteressi”. Intercultura significa fungere da elemento di medi-azione per permettere l’impollinazione culturale. Riguardoall’integrazione dell’Islam: “L’islamofobia diffusa è un male esi tende a dimenticare che l’Islam non ha un unico referente.Se l’Islam accetta i pilastri su cui la nostra civiltà poggia, valea dire la separazione tra Stato e Chiesa, l’integrità fisica dellapersona, l’autodeterminazione delle persone e la paritàuomo-donna, allora l’integrazione è possibile”.

Il Presidente della Provincia Gherghetta porta alla luce iltema del tetto del 30% alla presenza di alunni stranieri nellescuole, definendolo inammissibile: ci sono classi in cui glistudenti stranieri sono anche il 60%. Dove andranno? Il cri-terio per l’ammissione di uno studente straniero ad unaclasse, risponde Touadi, dev’essere l’italofonia e non lanazionalità. “I momenti aggregativi sono quelli più importantiin termini di crescita dell’individuo”.

Per quello che riguarda il pacchetto sicurezza, quest’ulti-mo, stigmatizza Touadi, sancisce l’entrata del paese in unregime di apartheid. “Con il reato di immigrazione clandes-tina si giunge ad una disproporzione tra il bene giuridico datutelare e la pena da comminare: si punisce l’immigrato nonper quello che ha fatto, ma per quello che è”. Ma il fenom-eno migratorio è inarrestabile ed è uno dei grandi fenomenidel nostro tempo. “La questione va affrontata individuandosoluzioni efficaci. Bisogna prevedere e programmare”

Parlando con Touadi si resta colpiti d’innanzi alla suasensibilità e al suo spessore umano, culturale e intellettivo.È in queste occasioni che riusciamo ad accorgerci della pre-senza di queste persone. È su queste persone che il PDdeve puntare. Per far sì che la normalità, rappresentata daun insieme di valori universali, riacquisti il suo legittimoposto nella politica e, di conseguenza, nella società.

PREVEDERE E

PROGRAMMARE L’IMMIGRAZIONEdi Alberto Zaccaro

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Quando molti perdono il lavoro o vanno in cassa inte-grazione, quando molte famiglie sentono sulla propriapelle i morsi di una crisi economica con pochi precedenti,i politici dovrebbero avere il pudore di non aumentarsi leentrate. Abbiamo ancora negli occhi la scena di queilavoratori che, per far sentire le proprie ragioni, si sonoaccampati sul tetto di uno stabilimento, per una settima-na e a otto gradi sotto zero. Conseguentemente bisognaevitare scelte e situazioni che possano creare sconcertoai cittadini

Lo scorso settembre, durante il Congresso di Circolo,gli iscritti del PD di Gorizia hanno approvato all’unanimitàun ordine del giorno che chiedeva la “drastica riduzionedelle indennità di parlamentari e consiglieri regionali, ilridimensionamento dei loro privilegi e l’eliminazione deiloro benefit e vitalizi”. Questo per “ricucire il rapporto difiducia tra i cittadini e le istituzioni, tenuto conto anchedella difficile congiuntura economica, e per riavvicinaregli eletti alla condizione di tutti i lavoratori”.

Due le questioni che ne derivano:

Aumento dei rimborsi per il vitto e i viaggi dei Consi-

glieri regionali

Mette a disagio lo spettacolo dei politici che da soli siaumentano i rimborsi di qualche centinaio di euro mensi-li, senza bisogno di negoziati né di trattative sindacali.Crediamo si sia trattato di un errore, anche se l’aumentodei rimborsi per il vitto e i viaggi è legato alla previsionedi allungare fino al venerdì il tempo di lavoro in Aula o incommissione nel 2010. È lodevole il fatto che nel 2009 iconsiglieri abbiano accresciuto la loro produttività del40%, dimostrando impegno e passione per il propriolavoro. Ma non ci pare che avessero bisogno di unaumento per condurre un vita dignitosa. I loro compensisono anzi già altissimi, tanto che da tempo molti ritengo-no opportuno tagliarli.Assegno vitalizio dei consiglieri regionali e indennità

di fine mandato.

Nessuno vuole, ovviamente, che gli anni passati inConsiglio regionale siano ignorati ai fini della pensione.Semplicemente non si vede il motivo per cui, dopo soli 5anni di mandato regionale, i consiglieri debbano ricevereun vitalizio che è più del doppio della pensione mediapercepita dagli italiani dopo una vita di lavoro.

La richiesta di una maggiore sobrietà non ha nulla diantipolitico. Al contrario: ad alimentare il distacco e la sfi-ducia dei cittadini nei confronti della politica sono proprioi privilegi dei politici e gli auto-aumenti di diaria decisi daiconsiglieri regionali proprio nel mezzo della crisi econo-mica.

La speranza è che i Consiglieri regionali dimostrinobuon senso e saggezza, e decidano autonomamente ladiminuzione delle loro entrate. Un gesto di questo genere

sarebbe oltremodo opportuno, anche perché l’attualeindennità da loro percepita pare incompatibile con lostesso Statuto regionale.

Lo Statuto, infatti, prevede che i Consiglieri percepi-scano solo “un’indennità di presenza per i giorni di sedu-ta dell’Assemblea e delle Commissioni”, ovvero un getto-ne per ogni volta che sono presenti ai lavori delConsiglio. Le successive Leggi regionali, invece, hannointrodotto l’indennità forfetaria e costante: uno stipendiomensile fisso che viene diminuito di un trentesimo perogni giorno di assenza ingiustificata dalle sedute di lavo-ro. Il principio del gettone di presenza è abbondantemen-te tradito, anche perché sono molti i giorni in cui nonsono previsti lavori. Dato che lo Statuto ha valore diLegge costituzionale, superiore rispetto alle leggi regio-nali ordinarie, l’attuale indennità forfetaria costante non ègiustificabile. Ovviamente per rimediare basterebbe rifor-mare lo Statuto, ma anche in quel caso resterebbe inal-terato il motivo fondamentale per tagliare gli emolumenti,che è di ordine etico.Conclusioni

Uno dei compiti più urgenti che abbiamo davanti èquello di elevare il livello etico dell’intera vita pubblica ita-liana. Chi s’impegna in politica deve farlo perché spintoda un’autentica passione per il bene comune, non per farcarriera o arricchirsi. Uno degli strumenti concreti per farsì che ciò avvenga è proprio la riduzione dei guadagnidei politici, in particolare dei consiglieri regionali e deiparlamentari.

ridurre gli emolumenti

dei consiglieri regionaliGiuseppe Cingolani

Per elevare il livello etico della vita pubblica

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Fino ad oggi a Gorizia il multimediale non ha avutomolta fortuna, almeno dal lato pubblico. Certo, istituzioniprivate dedicate al cinema e alla musica esistono e con laloro programmazione danno lustro alla attività culturaledella città.

La Biblioteca Statale Isontina ha garantito, in linea conla sua tradizione di biblioteca generale e di conservazione,il necessario supporto bibliografico agli studi di cinemato-grafia e di musica: ma è pur vero che in questi settori, oltrea libri e periodici, è necessario possedere anche la produ-zione primaria, cioè dischi e film. Una fonoteca, negli anniSessanta, era stata allestita all’interno della BibliotecaStatale Isontina, ma non hamai raggiunto sensibili risultatiattestandosi su un patrimoniodi 1441 “33 giri” prevalente-mente di musica classica (cheora possono essere conside-rati di interesse quasi antiqua-rio). Nulla di simile è invecesuccesso per il cinema, pro-babilmente per evitare le sec-che successive ai primi fuochi di interesse che, per esem-pio, hanno presto inaridito quella che era stata chiamata –con generosa passione – Fonoteca Isontina.

Il cinema a Gorizia, dove è nato il Premio SergioAmidei e dove ha sede principale il DAMS dell’AteneoFriulano, non poteva essere goduto a livello professionale(ossia per motivi di studio o di interesse specifico, un inte-resse che va oltre lo spettacolo serale).

A Trieste è stata fondata oltre quarant’anni fa laCappella Underground, poi venne Pordenone con ilCinema Zero e Udine con il Visionario. Pur senza un pianoprestabilito in ogni provincia nasceva, sempre per lavolontà di appassionati poi sostenuta da qualche finanzia-mento pubblico, un centro per lo studio e la conservazionedel materiale cinematografico, almeno di quello che per unqualche motivo era di interesse locale.

La legge regionale n. 21 del 2006, scritta dalConsigliere regionale Colussi, ha messo in rete le media-teche esistenti configurandole come biblioteche pubblichespecializzate nel cinema e più in generale in tutti i settoridell’audiovisivo. La catalogazione partecipata dei patrimo-ni audiovisivi e librari connessi permetterà ad ogni utentedi effettuare un’unica ricerca on line di film e libri, verifican-do la disponibilità degli stessi nelle mediateche aderenti alsistema (purtroppo il sistema scelto non è il ServizioBibliotecario Nazionale e questo per l’utente non facilita laricerca oltre che rallentare il lavoro per ilcatalogatore).Inoltre la tessera (che è gratuita) di iscrizio-ne ad una mediateca abiliterà automaticamente gli utential prestito.

Gorizia, come dicevo, non aveva una mediateca e la

legge regionale è quindi servita a sanare questa assenza,invero assai anomala.

La consistente biblioteca del critico cinematograficoUgo Casiraghi (1921 – 2006), che da milanese si era fattogoriziano, donata alla Biblioteca Statale Isontina nel mag-gio 2009 ha costituito il necessario bagaglio storico (datoche sarà depositata in Mediateca, dopo essere stata cata-logata nel SBN) e ha probabilmente accelerato i tempi per-ché anche Gorizia avesse la sua Mediateca, una esigenza

insopprimibile per la cultura dioggi.

Da gennaio 2007 è ufficial-mente nata a Gorizia, al n. 41 dipiazza Vittoria, la Mediateca pro-vinciale “Ugo Casiraghi” per l’im-pulso della Provincia di Gorizia,dell’Associazione Kinoatelje, delDams Cinema dell’Università diUdine, di Transmedia spa e

dell’Associazione di cultura cinematografica “S. Amidei”.Questi soggetti hanno costituito l’Associazione Palazzodel Cinema – Hiša filma, che provvede alla gestione dellaMediateca. La Provincia di Gorizia ha riconosciuto – conun atto di convenzione – alla Mediateca un compito impor-tante e cioè la ricerca, la produzione, la valorizzazione e lapromozione della cultura audiovisiva anche in chiave tran-sfrontaliera.

La Mediateca occuperà uno spazio al piano terra delPalazzo del Cinema di circa 400 mq (prima adibito a nego-zio) appositamente ristrutturato dall’architetto DimitriWaltritsch e offrirà da subito, insieme alla biblioteca pro-fessionale di Casiraghi di cui si è detto, altri 2000 volumiceduti dalla Cineteca di Bologna, 1300 DVD, 2000 VHS,22 abbonamenti a periodici del settore (molti dei quali giàpresenti nella biblioteca Casiraghi), una trentina di posti asedere e otto postazioni video e soprattutto una aperturagraduata su un orario che si ritiene più vicino alle esigenzedei frequentatori potenziali, e quindi apertura nelle orepomeridiane e serali.

Proprio per sottolineare che la ricerca non è estraneaall’essere mediateca (così come avviene per le bibliote-che), la Mediateca sarà editore di una collana di studi, ilcui primo numero è il saggio al quale Casiraghi attendevada tempo e che purtroppo non è riuscito a pubblicare:“NAZISKINO” (a cura di Lorenzo Pellizzari).

E così, sull’asse che da via Mameli porta a piazzadella Vittoria c’è prima la Biblioteca storica per Gorizia (ecioè la BSI) e dopo un moderno centro dedicato alle tec-nologie nate dopo la stampa di Gutenberg!

L’apertura è prevista per il prossimo maggio.

la mediateca provinciale

“Ugo Casiraghi”Marco Menato

Aprirà il prossimo maggio

La Mediateca, gestitadall’Associazione Palazzo del Cinema- Hiša filma, occuperà uno spazio alpiano terra del Palazzo del Cinema dicirca 400 mq (prima adibito a negozio)appositamente ristrutturato al n. 41 di

piazza Vittoria.

LA MEDIATECA IN CIFRE100 metri lineari di libri del Fondo Casiraghi3.500 Dvd2.000 films in Vhs100.000 fotografie20.000 diapositiveconsultazione di libri40 periodiciricerca scientifica per la valorizzazione del Fondotessera di accesso gratuitaaccesso alle altre mediatecheotto postazioni video22 abbonamenti a periodici di settoreeditore di una collana di studi

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Alcuni interventi dell’assessore comunale alla culturaAntonio Devetag sulla stampa locale, intesi a criticare lasinistra goriziana sugli eterni problemi del confine e sulmodo di viverlo e di intenderlo, sollecitano alcune conside-razioni.

Anzitutto va dato atto all’assessoreDevetag di un atteggiamento riflessi-vo, che si distacca dalla rituale invetti-va politica - o meglio, partitica - pertoccare i nodi esistenziali del nostromodo di essere cittadini, di destra o disinistra, in questo singolare e tribolatoluogo (o non luogo) fortemente con-trassegnato dal confine e dalla storiadel Novecento.

“La caduta del muro - egli sostiene- ha destabilizzato la sinistra”. Invecela sinistra, a mio parere, non ha mai coltivato rapporti ide-ologici con la realtà politica d’oltre frontiera, nemmeno aitempi del comunismo togliattiano, duramente contrappo-sto, anzi, a quello anticominformista jugoslavo. In questosenso la caduta del confine non ha cambiato nulla ed haanzi fatto toccare con mano la sostanziale diversità di duecomunità che sembrano camminare a velocità diverse eincomunicabili.

L’aspirazione della sinistra goriziana è semplicementequella di spianare la strada verso la conoscenza, la colla-borazione, almeno la curiosità per un’area geografica, cul-turale e umana con cui si possano condividere comuniobiettivi di crescita e di sviluppo, convinti come siamo cheè in quella direzione, verso quegli spazi che può proiettarsiil futuro della nostra città, ferma restando, ben s’intende, lasua identità e la sua integrità storica, culturale e nazionale.

Un’aspirazione che incontra ancora grossi ostacoli,diversamente da quanto sostiene l’assessore Devetag,proprio in quel “muro in testa” non ancora scaduto astereotipo, che alligna in molti concittadini, fatto di repul-sione irragionevole e irriducibile verso il mondo d’oltre fron-tiera, ciò che tronca sul nascere, a mio avviso, ogni auspi-cabile iniziativa intesa ad allargare le frontiere di una fattivacooperazione, anche in campo economico, urbanistico,infrastrutturale e sanitario. Direi addirittura, al limite, che senon si superano quei pregiudizi e quei solchi non si riuscirànemmeno a sanare la semisecolare piaga del TorrenteCorno o a mettere a frutto l’occasione del GECT la cui idea,non a caso, non è nata qui, come avrebbe dovuto, tra ledue realtà transfrontaliere, ma giunge da fuori, da un Rego-lamento comunitario del 2006, fatto proprio dall’Ordina-mento giuridico italiano con la legge 88 del 2009.

Fra i molti spunti che il discorso dell’assessore Devetagoffre, ne toccherò ancora uno soltanto, per brevità. L’as-sessore dice che la sinistra locale ama credere che la sto-ria goriziana cominci nel Novecento, oscurando il percorsomillenario che va invece ricomposto nella sua interezza.

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Nulla di più giusto. Una citazione per tutte: lo scrittore estorico friulano Tito Maniacco, recentemente scomparso, inuna intervista di qualche anno fa osservò: “Gorizia è la cittàdel conte tedesco che nel Cinquecento passa agli Asburgo.

Gorizia ha una storia diversa rispettoal Friuli. Parliamoci chiaro: i gorizianifin dalla nascita della loro città e fino al1918 sono Impero, e lo sono tuttorapsicologicamente perché sono diversidal friulano d’oltre Judrio”.

C’è di che andare fieri del nostropassato! Ma “fino al 1918” dice Mani-acco, ed è come se lì finisse la storiadi Gorizia. Se ci occupiamo con fer-vore della storia del Novecento è pro-prio per comprendere le cause delladissipazione e della lacerazione di un

tessuto civile e sociale forse non esaltante, ma condivisoper secoli a livello sia signorile che popolare. Seguirà poi ilregime fascista, la politica razziale e di snazionalizzazionepropria del fascismo di frontiera, le guerre di aggressione ilcui esito metterà a repentaglio la stessa appartenenzanazionale di Gorizia poichè come emerge da nuove ricer-che archivistiche, se al tavolo della Conferenza di Parigil’Unione Sovietica avesse insistito ancora per qualche ora,la Jugoslavia avrebbe potuto facilmente avere Gorizia; maa quel punto, a sorpresa, il ministro sovietico Molotov feceintendere di non appoggiare più le tesi jugoslave.

Ma di tutto ciò non possono essere incolpate la minoran-za consiliare e la sinistra goriziana.

qualche risposta

all’assessore DevetagCarlo Michelutti

10 febbraio

Perchè la storia del Novecento. ….L’aspirazione della sinistra

goriziana è semplicemente quel-la di spianare la strada verso laconoscenza, la collaborazione,almeno la curiosità per un’areageografica, culturale e umanacon cui si possano condividerecomuni obiettivi di crescita e di

sviluppo …..

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Nel 1973 l’Organizzazione Mondiale della Sanità desi-gnò Trieste (dove operava Franco Basaglia, cacciato 5anni prima da Gorizia), “zona pilota per l’Italia nella ricer-ca dell’OMS sui servizi di salute mentale in Europa”.

Questo altissimo riconoscimento sarebbe toccato aGorizia se la miopia e l’arretratezza culturale delle forzepolitiche locali di governo non avesse costretto nel 1968Basaglia alle dimissioni dal suo incarico di direttore delnostro Ospedale Psichiatrico e nel 1972 alle dimissioni ditutta la sua equipe rimasta a Gorizia.

Si son dovuti attendere 30 anni perché Gorizia ricono-scesse la sua responsabilità storica e tentasse di pagareil debito contratto nei confronti della cultura psichiatricabasagliana che aveva fatto conoscere la nostra città intutto il mondo.

Il merito va alla prima amministrazione comunale dicentro-sinistra di Vittorio Brancati che nel 2005 intitolò aFranco Basaglia il parco che insiste intorno al vecchiomanicomio e nel 2007 conferì, con voto quasi unanimedel consiglio comunale (32 SI su 34 presenti), la cittadi-nanza onoraria “all’equipe del prof. Franco Basaglia nellepersone del dott. Agostino Pirella, del dott. AntonioSlavich, del dott. Giovanni Jervis e del dott. DomenicoCasagrande” (Basaglia era deceduto ormai da 27 anni).La relativa pergamena fu consegnata il 7 maggio 2007nel corso di una seduta solenne del Consiglio, presentiPirella, Slavich e Casagrande ed una folla numerosa chetrasformò la manifestazione, scrisse “Il Piccolo”, “in

momento di riflessio-ne su quarant’anni distoria della città”.

Una riflessione,aggiungiamo noi, chedeve essere ripropo-sta nel momento incui tutta l’Italia demo-cratica commemora(con scritti, convegni econ l’enorme succes-so -5 milioni e mezzodi spettatori- del filmTV “C’era una volta lacittà dei matti”) il30mo anniversariodella morte di FrancoBasaglia (Venezia 29agosto 1980) ed èschierata a difesadella più importanteeredità lasciataci dalui, quella legge n. 180che ha rivoluzionato,partendo proprio daGorizia, la psichiatria mondiale e che ora subisce l’attac-co della destra che governa il nostro Paese.

Un attacco pesante lanciato da Berlusconi che già nelsuo programma elettorale del 2008 preannunciò l’inten-zione di tornare al “trattamento sanitario obbligatorio deidisturbati psichici”, ossia di voler colpire il punto centraledella riforma basagliana.

L’ideologia che sottende quella scelta emerge in tuttaevidenza da alcune dichiarazioni di parlamentari didestra firmatari di proposte di legge di revisione presen-tate nel 2009. La 180, ha dichiarato uno di essi, è una

legge “non riformabile che in questi anniha provocato almeno 3.500 assassinati e180.000 feriti” e che va pertanto “cancel-lata”. Ed un altro ha definito la 180 una“legge criminale e criminogena” (“Libero”del 9 gennaio 2009).

Ernesto Venturini (uno degli psichiatriche lavorò a Gorizia con DomenicoCasagrande) ha sottolineato che tuttequelle proposte prevedono la reintrodu-zione del “meccanismo coattivo con tuttala sua portata negativa (stigma)” e “ilconcetto di irresponsabilità del paziente,che deve essere garantito nei suoi dirittidal giudice”. Sottendono cioè una filoso-fia “psichiatrocentrica che misconoscetotalmente la capacità del paziente di

a trent’anni

dalla morte di BasagliaItalico Chiarion

La difesa della legge n. 180 che ha rivoluzio-nato, partendo proprio da Gorizia, la psichia-

tria mondiale di fronte alle proposte di legge diparlamentari di destra per il ritorno alla psi-

chiatria coercitiva e segregante

seduta solenne del Consiglio comunale di Gorizia (7 maggio 2007) per il conferi-mento della cittadinanza onoraria all’equipe basagliana (da sinistra, DomenicoCasagrande, Agostino Pirella e Antonio Slavich).

Basaglia a Trieste

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esprimere i propri bisogni” e perseguono il ritorno ai det-tami dell’antica psichiatria coercitiva e segregante cheBasaglia combattè aspramente, ossia il ritorno più omeno edulcorato al vecchio manicomio.

Se questo è il disegno, cosa possono e devono fare idemocratici goriziani per contrastarlo? Intanto occorrefare molta attenzione alle manovre in atto intorno alnostro Centro per la Salute Mentale, sottoposto ad unattacco subdolo ma non per questo meno pericoloso e,più in generale, rilanciare il movimento per la difesa e losviluppo coerente, nel goriziano, della civiltà psichiatricaqui introdotta dalla rivoluzione culturale basagliana.

Al momento di chiudere l’articolo, la stampa ha datonotizia delle conclusioni del Convegno mondiale sullasalute mentale svoltosi a Trieste dal 9 al 13 febbraio(oltre 1.000 partecipanti di 40 paesi. A proposito, Goriziac’era ? Dai resoconti di stampa ciò non appare, a dimo-strazione del fatto che su questo tema contiamo ormaipoco o niente). E’ nata la “Conferenza mondiale perma-nente sulla salute mentale” della quale Trieste sarà luogodi riferimento, il “modello Trieste” è stato indicato daldirettore dell’Oms come modello “da esportare a livellomondiale”, sono stati avviati progetti di collaborazionecon molti paesi ed altro ancora. Il Piccolo ha titolato cosìil significato del Convegno: “Trieste rilancia la rivoluzionebasagliana” … “ la città che è stata la protagonista delcambiamento, della rivoluzione basagliana, che haabbattuto i muri dei manicomi, si conferma ancora unavolta essere il centro per lo sviluppo e la nascita di siste-mi territoriali di salute di comunità.”

Pensando che al posto del nome “Trieste” si sarebbepotuto leggere “Gorizia” viene da piangere. Piange (eimpreca) infatti “Il Piccolo” del 13 febbraio: “Ci siamolasciati rubare Basaglia. Ora Gorizia gli dedichi almenouna via”. Purtroppo, va detto, nessuna ci ha “rubato”Basaglia. L’ha cacciato la nostra classe dirigente di allo-ra, per insipienza.

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Primo Convegno nazionale diPsichiatria Democratica(Gorizia, sala Ginnastica, 22-23 giugno 1974). Gli Atti delConvegno e il tavolo dellaPresidenza.

il periodo goriziano

a lato: foto del periodo goriziano: (dall’alto verso il basso)

L’equipe in riunione all’OPPL’assemblea degli ammalati

Il bar gestito dai pazientiGli ammalati al lavoro

I malati escono dall’OPP per una passeggiata

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Ero stato da pochi giorni eletto Presidente delConsorzio Universitario quando venni informato dallaCCIAA che era giunta una lettera da parte della RegioneFVG che, a fronte del finanziamento approvato dallaComunità Europea per il Conference per procedere nel-l’iter bisognava confermare il futuro gestore dell’operauna volta realizzata. Ci fu subito un incontro tra i soci delConsorzio per decidere nel merito; così avvenne pochigiorni dopo in Comune, nell’ufficio del Sindaco Brancatieletto da meno di un anno. Il Presidente della Camera dicommercio Sgarlata informò i presenti della situazione.Dopo una indispensabile serie di incontri e approfondi-menti ho proposto, in estrema sintesi, che:

“Conference” si potesse realizzare accorpato al com-plesso di via Alviano, riducendo la costruzione “nuova” alminimo indispensabile e ristrutturando per quanto possi-bile l’edificio esistente;

“la gestione” potesse essere assunta dal Consorzioper le attività precipue del Conference lasciandoall’Università l’utilizzo eventuale nei periodi rimanenti.

La proposta venne condivisa con l’unica riserva (scon-tatissima quanto doverosa) di verificare se una talenuova ipotesi fosse percorribile, stanti anche precisi estretti limiti di tempo imposti dal finanziamento; le riservemaggiori venivano ovviamente dalla CCIAA che dovevaonorare l’impegno assunto di realizzare l’opera. Iniziòquindi il confronto tra Consorzio, CCIAA, Università diTrieste e Regione FVG, tanto che, in alcuni mesi diincontri, tanta corrispondenza e non poche difficoltà,venne riscontrata la fattibilità della “nuova” soluzione cheriproponeva di fatto l’originale previsione urbanistica for-mulata dall’allora Presidente della CCIAA EnzoBevilacqua (il “padellone” realizzato dove infatti adessoc’è).

Il Consorzio approvò quindi la nuova relazione a soste-gno della nuova ipotesi di realizzazione e funzione dellastruttura, ivi compreso l’impegno ad assumere l’onerederivante dalla gestione nei termini suddetti; dalConsorzio lascelta passò co -me dovuto alvaglio ed allaappro vazione ditutti gli altri sog-getti coinvolti,c o m p r e s aCCIAA e Uni -versità di Triestee pertanto laRegione FVG(era nel frattem-po stata eletta laGiunta Illy)

approvò la nuova soluzione dando il via alla realizzazio-ne del Conference Centre.

Correva l’anno 2004 e mentre la CCIAA svolgeva ilcomplesso compito di avviare le gare professionali, laprogettazione, l’appalto e l’esecuzione dell’opera neiristretti tempi prescritti, il Consorzio, riassumendo in segli Enti Locali e come deputato a soggetto gestore dellastruttura, preparava la strada in vista della disponibilità ditale importante infrastruttura in due direzioni.

1 - L’Istituto Ricerche Negoziato.La prima e più importante iniziativa, merito soprattutto

dell’intuizione del prof. Gabassi (nel frattempo nominatoPreside del Corso di Laurea in Scienze Internazionali eDiplomatiche) e della preziosa collaborazione e disponi-bilità del Presidente della Fondazione CARIGO, avv.Obizzi, è stata la creazione di questo Istituto che ha vistola partecipazione, con assunzione di responsabilità digestione e di rappresentanza, di numerose personalitàitaliane di grandissimo rilievo internazionale, in diversisettori coinvolti nel Negoziato internazionale.

L’Istituto, con il suo Comitato Scientifico ed il program-ma di attività finanziato dalla Fondazione CARIGO(master, pubblicazioni, eventi) è stato creato proprio percontribuire al possibile nuovo ruolo goriziano e regionalenel campo della diplomazia e del negoziato, valorizzandoimplicitamente anche la già presente e qualificata realtàuniversitaria nel campo delle relazioni internazionali,svolta principalmente in tal senso dall’Università diTrieste.

2 - Preparare la gestione e l’attività.Il Consorzio ha svolto una ricerca sulle caratteristiche

più adeguate dei soggetti professionali in grado di potersvolgere tutti i compiti collegati con la gestione di eventidi grande (o meno) portata degli eventi: dalla comunica-zione all’ospitalità, dalla traduzione simultanea alla logi-stica, in vista della eventuale gara di appalto continuativadi tali complesse funzioni.

Infine, a cominciare dalla metà del 2008, sempre ilC o n s o r z i o ,assieme agliEnti Consortilie su sollecita-zione soprat-tutto dell’Uni -versità di Trie -ste e dell’Isti -tuto RicercheN e g o z i a t o ,avviava la re -da zione di unfascicolo pro-m o z i o n a l eche, previe

c’è un futuro?

Nicolò Fornasir

Consorzio universitario e Conference:

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alcune riunioni con gli Enti stessi, venne condiviso equindi stampato e diffuso (a cura e spese del Consorzio)in qualche migliaio di copie a tutte le principali istituzionilocali, nazionali ed internazionali aventi possibile interes-se in materia (era l’estate 2008).

Le sollecitazioni sopra richiamate si riferivano sia adiniziative in itinere, sia agli autorevoli impegni apparsisulla stampa locale da parte di diversi esponenti politici,in primo luogo l’on. Frattini, che nel corso di sopralluoghicon il Sindaco Romoli alla struttura (dei quali l Consorzionon era mai stato avvisato e tanto meno invitato) aveva-no espresso il loro compiacimento assieme all’impegnodi valorizzare il ruolo internazionale della nuova infra-struttura.

Si veniva anche a sapere (sempre dalla stampa locale)che Comune e CCIAA stavano organizzando importantieventi internazionali, coinvolgendo soggetti provenientida altri Paesi: eventi che poi in buona parte sono svanitinel nulla.

Mentre dunque si sarebbe dovuto “fare sistema” neiconfronti del Governo Nazionale anzitutto al fine di avereimpegni sostanziali per la valorizzazione del Conference,era ormai del tutto evidente che il Consorzio UniversitarioGoriziano non aveva più il ruolo di coordinamento degliEnti Locali su questa materia; in particolare dall’avventodella Giunta Romoli, il Consorzio non era interlocutoredel Comune di Gorizia che intendeva chiaramente assu-mere il ruolo di principale (se non esclusivo) protagonistain materia universitaria e attività ad essa collegate.

La brochure di presentazione del Conference si eratenuta “prudente” sui tempi di inizio delle attività e quindidella piena disponibilità del Conference spostando ladata dal Gennaio 2009 come quasi garantito dalla CCIAAalla primavera dello stesso anno; adesso siamo a febbra-io 2010 e si parla di marzo: speriamo che sia vero e chein tale occasione si possa constatare l’assunzione nonsolo di promesse ma di impegni formali e sottoscritti daparte delle Istituzioni competenti, a cominciare dalGoverno Italiano – Ministero degli Esteri.

L’INIZIO DELLA STORIAil progetto era stato avviato congiuntamente, pur nei

diversi ruoli, dal Sindaco Valenti, dalla prof. Pagnini(allora Preside del Corso di Laurea in ScienzeInternazionali e Diplomatiche dell’Università diTrieste), dal vice presidente del ConsorzioUniversitario Geromin e dalla CCIAA in qualità digestore del Fondo Gorizia;

il finanziamento era stato approvato dalla ComunitàEuropea (80% del costo complessivo preventivato incirca 8,0 miliardi allora di lire, convertiti in circa 4,2milioni di Euro),

un progetto preliminare venne redatto dallo studio degliarchitetti Vanello e Bonanno che prevedeva unanuova struttura da costruire in sommità della collina divia Alviano, ad un centinaio di metri dall’ex SeminarioMinore; tale struttura era composta da due “conferen-ce centre”, uno “grande” per i grandi negoziati e uno“piccolo” per quelli minori. Il tutto dotato di tutti i servi-zi necessari allo scopo;

la relazione redatta da un docente universitario cheaccompagnava tale progetto prevedeva l’utilizzo isti-tuzionale di 160 giorni all’anno;

la Regione FVG (Giunta Centro Destra, Romoli asses-sore Finanze), al pari della Comunità Europea, avevaapprovato tale progetto con quelle previsioni, com-presa la scelta (regionale) di realizzare l’opera aGorizia rispetto alla candidatura di Trieste e di farlarealizzare dalla CCIAA di Gorizia che aveva messo adisposizione il 20% del suo costo con il FondoGorizia;

la CCIAA escludeva tassativamente di poter assumereil compito di gestore;

il costo reale aggiornato del complesso come approva-to e finanziato non era più di 4,2 milioni di Euro ma dinon meno di 7,0;

la CCIA escludeva qualsiasi possibilità di finanziare conil Fondo Gorizia anche la rilevante differenza dei costireali previsti per la costruzione dell’opera.

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Qualche osservazione finale:Trovo perlomeno sconcertanti le dichiarazioni apparse

sulla stampa del Sindaco Romoli, improntate sostanzial-mente al disimpegno ed a profondo scetticismo “fin dal-l’inizio” della vicenda, da Assessore alle finanze che hadato il via a quello che, sotto l’aspetto politico locale, pos-siamo chiamare il “progetto Valenti”. Disimpegno e scet-ticismo che ovviamente lasciano aperte due strade: siaquella della non-responsabilità a fronte di un eventuale“fallimento” della struttura, nel senso della sua inutilità edinutilizzo per lo scopo fondamentale per il quale è statorealizzato, sia quella del “miracolo” del centro destra nelcaso in cui, come è fortemente auspicabile, il GovernoItaliano e quello regionale trovino, con il coinvolgimentodell’Unione Europea, risorse e attività consone all’investi-mento effettuato.

Sperando ed auspicando che sia così non per singoleoccasioni “spot” ma stabili e continuative.

Ribadisco infine, come più volte detto a quanti mihanno fatto analoga domanda, che non so proprio qualesia il futuro del Consorzio Universitario, sia sulConference (del quale dovrebbe essere il gestore comeda impegno sottoscritto) sia più in generale sul sistemauniversitario goriziano.

So invece bene quale potrebbe essere, se si vuole.

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scuole, come ilD’annunzio aGorizia ed il Liceo el’Alberghiero aM o n f a l c o n e .Complessivamente,in due anni, solo peri progetti redatti dai singoli istituti superiori, la provinciaha investito cinquantamila euro.

A ciò, sempre nei due anni passati vanno aggiunti altrisessantamila euro che la scuole hanno ottenuto dallaProvincia e che potevano spendere a proprio agio per lepiccole manutenzioni e per il proprio migliore funziona-mento.

E’ un fatto comunque che l’offerta educativa dellascuola dell’Isontino è qualitativamente elevata e che diquesto va dato merito ai docenti e a chi supporta il lorolavoro. Questo non deve essere mai dimenticato.Tuttavia siamo in presenza, e non da oggi, di un vero eproprio attacco alla scuola pubblica, che dobbiamosventare in tutti i modi per mantenere un alto livello nellatrasmissione del sapere ai nostri ragazzi, che hannobisogno di una scuola d’eccellenza per affrontare lesfide del mondo globalizzato.

Pertanto l’Amministrazione provinciale intende conti-nuare ad entrare nel merito di questa sfida con le propriedecisioni e proposte. E così come ha erogato finora unamole cospicua di finanziamenti, si prevedono nel prossi-mo bilancio 2010 a conferma del proprio ruolo nel gover-no della scuola e più in generale della società dellaconoscenza, stanziamenti per cinque milioni di euro cuiandranno ad aggiungersi più di un milione di euro inapplicazione delle leggi regionali.

Credo che a volte, come nel nostro caso, sia bene ser-virsi delle nude cifre soprattutto quando dimostranomeglio delle intenzioni dichiarate a chi e quanto stia acuore il destino del nostro sistema scolastico.

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Da sempre il sostegno alla scuola pubblica risulta frale priorità dell’Amministrazione provinciale guidata daEnrico Gherghetta. Lo dimostrano i fatti e il continuo rap-porto costruttivo fra assessorato all’istruzione, dirigentiscolastici e operatori che a vario titolo agiscono in ambi-to formativo.

I progetti messi in campo dalla Provincia hannodimensioni consistenti.

Sessantamila euro, ad esempio, destinati per metàalle dotazioni informatiche di hardware per la didatticanelle scuole superiori e per metà all’e-learning, allacostruzione del portale scolastico provinciale e ai sitidelle scuole d’ogni ordine e grado. Protagonisti di questeiniziative, che fino ad ora hanno avuto cadenza annualesono stati i tecnici presenti nella scuola stessa, in parti-colare negli istituti Galilei e Einaudi, che hanno concre-tizzato il programma promosso dall’Amministrazioneprovinciale.

Così pure altri trentamila euro vengono trasferiti com-plessivamente ogni anno a tutte le scuole che sul territo-rio aderiscono al progetto dedicato allo studio su diversipiani dell’acqua e più in generale dell’ambiente.L’elaborazione delle azioni che le singole scuole vannocompiendo viene eseguita direttamente dagli insegnantiinteressati e si conclude con la presentazione del lavororealizzato la sua verifica in ambito provinciale.

Ma lo sforzo per favorire l’attuazione di ogni proget-tualità didattica curricolare od extracurricolare si manife-sta anche attraverso il sostegno alle specifiche iniziativeche nascono all’interno dei collegi dei docenti o dei con-sigli di classe.

Soltanto negli ultimi due anni per esempio il Liceo diGorizia è stato finanziato con novemilanovecento europerchè potesse attivare corsi di cinese e russo e altreattività formative per i propri allievi. Questo in particolareha consentito a questa scuola di partecipare al progettonazionale il Milione, che vede coinvolte anche altre

Provincia: cinque milioni

di euro per la scuolaMaurizio Salomoni, Assessore provinciale all’istruzione

PRINCIPALI INTERVENTI DELLA PROVINCIA euro

per interventi e manutenzioni di edilizia scolastica 4.500.000

per progetti educativi diversi 170.000

per interventi straordinari a tutela della scuola pubblica 45.000

per l'informatizzazione 80.000

per l'educazione degli adulti 46.000

in applicazione delle leggi regionali

per il diritto allo studio degli alunni della scuola pubblica 640.000

per sostegno al pagamento rette agli alunni della scuola privata 400.000

per trasferimenti diretti alle scuole parificate 32.000


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