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IL CALITRANO ANNO XXII - NUMERO 19 (nuova serie) GENNAIO-APRILE 2002 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze
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IL CALITRANOANNO XXII - NUMERO 19 (nuova serie) GENNAIO-APRILE 2002

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936

IL CALITRANOperiodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni

Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze

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IL CALITRANOANNO XXII - N. 19 n.s.

Periodico quadrimestraledi ambiente - dialetto - storia e tradizioni

dell’Associazione Culturale “Caletra”

Fondato nel 1981

Sito Internet: www.ilcalitrano.itE-mail: [email protected]

DirettoreRaffaella Salvante

Direttore ResponsabileA. Raffaele Salvante

SegreteriaMartina Salvante

Direzione, Redazione, Amministrazione50142 Firenze - Via A. Canova, 78

Tel. 055/78.39.36

Spedizione in abbonamento postale,art. 2 comma 20/C Legge 662/96, Firenze

C. C. P. n. 11384500

La collaborazione è aperta a tutti,ma in nessun caso instaura un rapporto

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Stampa: Polistampa - Firenze

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Il Foro competente per ogni controversia èquello di Firenze.

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Chiuso in stampa il 6 maggio 2002

IN COPERTINA:

Palazzo Berrilli in via S.Antuono, una volta “via delVerdescone”. Il palazzo si fa ammirare per la sua log-gia di 10 arcate sorrette da colonne in pietra. Nel1749 i fratelli Giovanni (arciprete), Canio, e France-sco Berrilli lo acquistarono dalla Congregazione delSS. Redentore della Chiesa di Materdomini in Capo-sele, cui era pervenuto per donazione del padre Re-dentorista Francesco Maria Margotta di Calitri.Proprio accompagnando costui nelle sue visite aCalitri, ospite della famiglia Berrilli, San GerardoMaiella avrebbe compiuto alcuni miracoli nelle cu-cine di questo palazzo negli anni ’50 del ’700.Trasformato da residenza in casa di abitazione plu-rifamiliare già da tempo, il palazzo da poco restau-rato conserva numerosi ambienti ed elementi diparticolare interesse architettonico (androne del-l’ingresso, cantine, scalone di accesso, portale mo-numentale ecc.).Notizie forniteci dal preside Michele Cerreta chevi ha abitato da giovane.

Foto Flash

INQUESTO NUMERO

Il sud resta una provocazionedi Raffaele Salvante 3

Consorzio ceramica eterracotta di Calitridi Giovanni Polestra 4

Giuseppe Germanoil medico italianodi Giovanni Fierravanti 5

Le residenze dei Signoridi Calitridi Emilio Ricciardi 6

I quarant’anni del LiceoScientificodi Pietro Cerreta 9

Fontanarosadi Vannalucy Di Cecca 11

LE FOTO NEL CASSETTO 14

LA NOSTRA BIBLIOTECA 17

DIALETTO E CULTURAPOPOLARE 19

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20

ERBE DI CASA NOSTRA 21

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22

REQUIESCANT IN PACE 23COME A TOCCARE ITUOI CIELI

Come a toccare i tuoi cielicol fiato che ti sollevae i ritmi della tua danzae le immaginidei tuoi sorrisi.E quando avvolgigiovinezza nei veli,l’incantevole,ti esalti alloranel tuo nostalgicoe cogli felicità,ma fiorita di nottedei cantie nelle tue movenze,hai vissuto la gioiasognando,ed ora la danzadell’ultimo volocol bianco visoin un azzurro,e come un soffio di serale tue stelle.

Manfredi Del Donno

INNO ALL’AMORE

Chi ama è pazientee premuroso.Chi ama non è gelosonon si vantanon si gonfia di orgoglio.Chi ama è rispettoso,non va in cercadel proprio interesse,non conosce la colleradimentica i torti.Chi ama rifiuta l’ingiustizia:la verità è la gioia.Chi ama scusa tuttodi tutti ha fiduciatutto sopportanon perde mai la speranza.L’amore mai tramonterà.

San Paolo (Cor. 13-4/8)

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N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002 IL CALITRANO

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Mirando a una presa di coscienza col-lettiva dei numerosi problemi che

affliggono da sempre il Mezzogiorno, eal fine di stimolare un impegno di svi-luppo autonomo e integrale, vogliamo ri-cordare quanto il papa, sintetizzando inmodo chiaro ed inequivocabile il proble-ma del Sud d’Italia, aveva detto nel mag-gio del 1989: “L’Italia in questo decen-nio ha fatto molti progressi nel camminodello sviluppo e, talvolta, del cosiddetto‘supersviluppo’ di stampo consumistico,ma sopravvivono, pure, disuguaglianzegravi e aree nelle quali specialmente aigiovani è troppo difficile trovare valide eoneste possibilità di lavoro”.

Parole chiare, precise, decise che ta-gliano come un affilatissimo bisturi, mache dopo i primi flebili entusiasmi sonofinite nel soffitto delle anticaglie ricoper-te della polvere del tempo, senza avere ilcoraggio di elaborare analisi e strategiecome una capacità imprenditoriale nuova,un’inventiva nella cooperazione, una in-telligente utilizzazione delle non pocheenergie e riserve naturali e così via.

Purtroppo, senza generalizzare, il no-stro Mezzogiorno sembra incapace di li-berarsi dalle ragioni della rassegnazionee della paura, facendo vincere – ancorauna volta – la criminalità di stampo ma-fioso, l’arrivismo, il protagonisma, il bie-co individualismo che distrugge ogniforma di solidarietà, tutto si fa per il Diodenaro, per la posizione di potere con-dannando i più deboli ad un’esistenzameno libera e meno dignitosa; ecco per-ché il Sud non deve soltanto attendere oaccogliere, ma deve farsi “soggetto”del suo sviluppo, con una coscienza at-tiva di voler costruire la propria storia,recuperando ed educando alla partecipa-zione, alla responsabilità nella vita so-ciale, formando una coscienza civica,personale e collettiva.

La storia oggi è in accelerazione; siparla moltissimo sui vari problemi, senza

mai definirli con radicalità e profondità,spesso ci si perde nel parziale, nell’em-pirico e, purtroppo, nel deprecabile tatti-cismo politico; mentre occorre un mo-dello di esame di una questione riferitaall’uomo come tale, alla sua interiorità,alla sua totalità, ad un’esigenza di etica,di conversione, perché se non cambia ilcuore dell’uomo ogni cosa è alla mercèdel puro tornaconto personale, infatti lasola ricerca del profitto o del predominioeconomico, agganciata o peggio ancorain opposizione al servizio all’uomo, èpuramente immorale.

Certamente esistono alcune tensioni econtrapposizioni che sembrano ostaco-lare piuttosto che favorire la costruzionedi un insieme armonico, ci riferiamo inparticolare alla tensione esistente traNord e Sud, strettamente legata a molte-plici cause sociali, culturali, economichee politiche che assumono valenze pecu-liari, per vicende storiche e fasi diversedi sviluppo che hanno creato aree diffe-renziate all’interno delle stesse regioni,sia di sviluppo come di emarginazione,che snaturano il “problema” Mezzogior-no come globalità, ma ne spostano i ter-mini e, quindi, li complicano, anzichéaprirlo a soluzione.

Il problema del lavoro che è la chia-ve essenziale di tutta la questione sociale,è drammaticamente serio, perché la man-canza di lavoro ha causato in questi ulti-mi anni un impressionante “esodo” sulpiano migratorio interno ed esterno po-nendo i giovani in una seria crisi di spe-ranza; emergente è anche la disoccupa-zione femminile . Non esiste una vera,seria progettualità, un piano di sviluppoche nella salvaguardia della propria iden-tità, ponga il Sud in un dinamismo dicrescita, anzi gli attuali ritmi dell’eco-nomia di mercato, aperta a dimensionieuropee e mondiali, situano le “aree de-boli” del Meridione in una crescenteemarginazione e dipendenza che troppo

spesso finisce per essere l’humus di tantadelinquenza emergente.

Lo sviluppo del Sud non è solamenteincompiuto, ma è anche distorto,dipen-dente e frammentato, perché il consumi-smo, la cultura della massificazione sonopassati in modo prepotente dando una par-venza di modernità senza un autentico svi-luppo umano, economico e sociale, pro-ducendo un processo di disgregazione edi disuguaglianza dei modelli culturalipropri delle regioni meridionali, che hannoimportato modelli di organizzazione indu-striale senza sufficiente attenzione allerealtà locali, per cui hanno provocato l’am-bivalenza di un tipo di sviluppo in cui imodelli economici importati non si sonointegrati in quelli socio-culturali del Sud.

Il peso assunto dai rapporti di poterepolitico hanno favorito l’instaurarsi di rap-porti di dipendenza verticali verso le isti-tuzioni, con una grave crisi di sviluppodella società civile e delle autonomie lo-cali; la politica è degenerata in assisten-zialismo o clientelismo portando allo sna-turamento del potere come servizio e ac-crescendo l’arbitrio, l’illegalità; cioè si ècreata una presunta “modernità” senzaprogresso, un assistenzialismo senza ma-turazione dell’uomo e crescita di libertà, èsoltanto “gestione di potere” senza cre-scita civile, mentre ogni vero, serio pro-cesso di rinnovamento non arriva mai daldi fuori, ma si matura nella coscienza diun popolo sconfiggendo quel terribile ma-le del nostro tempo che è l’indifferenza.

È evidente che tutte queste proble-matiche le riferiamo in particolare al no-stro amato paese che in un’abulia or-mai stantia non riesce ad uscire dal tun-nel asfittico in cui si trova da anni e cosìl’esodo di famiglie è quasi normale comela chiusura di attività commerciali, men-tre il paese, abitato essenzialmente dapersone anziane “muore” lentamente,inesorabilmente…

Raffaele Salvante

C’È MOLTA SUPERFICIALITÀ DI ANALISI E DI IMPEGNO

IL SUD RESTA UNAPROVOCAZIONE

È provocazione perché ancora non è stato capace, come popolo, di uscire dalla passività,dalla rassegnazione, dalla gratificazione individualistica, e immettersi, sbloccando tante

potenzialità inibite o deviate, verso un cammino di liberazione per crescere, con le sue energie, versoun protagonismo non parolaio, enfatico, populistico, ma in una pista di valori e di umanizzazione.

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Il “Consorzio Ceramica e Terracotta diCalitri” nasce nel settembre del 2001

per iniziativa della Ceramica Antica diCalitri, della Ceramica Grafio, della Ce-ramica Cestone, della Ceramica La Tarta-ruga e di La Giara S.n.c. Terrecotte fatte amano, imprese già operative in Calitri.

L’obiettivo principale del Consorzio è“La tutela e la valorizzazione della Ce-ramica e Terracotta di Calitri”. Questotipo di produzione parte da molto lonta-no, probabilmente si effettua da più se-coli, ma stranamente si è sempre parlatodella ceramica del singolo artigiano equasi mai della ceramica di Calitri.

Artigiani che operano in altre areed’Italia e che producono articoli similiai nostri, operano da tempo in modo uni-tario, con obiettivi comuni e soprattuttosono riusciti a costruire una solida im-magine commerciale. La nascita delConsorzio è un primo passo importantein questa direzione, direi una pietra mi-liare in questo settore, un nuovo punto dipartenza per un’attività così importanteper Calitri, come la ceramica e la terra-cotta, che con i suoi alti e bassi ha carat-terizzato profondamente la vita del no-stro paese. La Ceramica e la terracottadi Calitri sono una tradizione, una tradi-zione dalla quale creeremo il nostro fu-turo. Questo è il nostro slogan.

Il nostro è un paese che da sempreoffre gli elementi fondamentali e caratte-rizzanti per queste attività:– tantissima argilla;– un Istituto d’Arte con sezione ceramica;– maestri d’arte;– manodopera specializzata e competente;– aziende che operano nel campo dellaceramica e della terracotta.

Ed allora perché la Ceramica e Terra-cotta di Calitri non trovano riscontri suun mercato più ampio quale potrebbe es-sere quello nazionale?

Visitando i vari artigiani di Calitri miconvinco sempre più che i nostri prodottinon sfigurano come qualità e come ma-nifattura rispetto a simili costruiti in altrearee italiane. Le nostre ceramiche sonobelle e noi tutti, calitrani e non, le con-

serviamo gelosamente nelle nostre cre-denze, i cui vetri, da tempo offuscati eoscurati, dovranno essere ripuliti per dareorigine ad interessanti sviluppi economi-ci e culturali. In occasione dell’inaugura-zione in Calitri nel dicembre 2001 dellaprima sede espositiva temporanea delConsorzio, si è ideato un percorso espo-sitivo che partiva dalle nostre origini, dauna abitazione tipica di Calitri del secoloscorso, dove si sono inserito dei pezzi diceramica e di terracotta prodotti con tec-niche antiche e mani sapienti.

Il colore dominante era il blu che è iltipico colore della ceramica calitrana, edil decoro maggiormente utilizzato eranole tre rose, simbolo di Calitri, che saràutilizzato in una versione opportunamen-te stilizzata come simbolo del Consorzio.

Ed in futuro? In futuro proveremo apulire i vetri delle credenze di altri cit-tadini del mondo, mettendoci almeno unprodotto della ceramica e della terracottadi Calitri. Ma ci rendiamo anche conto cheper creare una visibilità a livello nazionale,un’immagine vincente sul mercato, peravere delle vendite costanti nel tempo, lastrada è lunga e difficile da percorrere, edè tutta in salita, anche perché al momentonon esiste nessun tipo di supporto, nem-meno un catalogo, che permette di far ve-dere ad altri i prodotti del Consorzio.

Un marketing adeguato potrà rilan-ciare sicuramente la Ceramica e la Ter-

racotta di Calitri e la realizzazione di uncatalogo del Consorzio, cartaceo e non,di un sito internet, permetteranno di farconoscere i nostri prodotti e di averestrumenti di comunicazione migliori ri-spetto a quelli attuali. Sicuramente espor-remo in fiere settoriali, porteremo i nostriprodotti direttamente nelle case di po-tenziali clienti. Cosa dire… ci stiamoprovando, si intravede qualche buonaprospettiva, una unità di intenti, ma so-prattutto una grande volontà e determi-nazione nel conquistare il nostro futuro.

Un passo fondamentale sarà sicura-mente quello di costruire la storia dellaceramica e della terracotta di Calitri, unadelle pedine fondamentali per il ricono-scimento di CERAMICA ARTISTICATRADIZIONALE così come disciplinatodalla Legge 188/90. Attualmente nellaRegione Campania esistono 3 poli chesi fregiano di questo marchio e sono :Capodimonte, Vietri sul Mare e CerretoSannito-Lorenzello. Il Consorzio chie-derà il riconoscimento di CERAMICAARTISTICA TRADIZIONALE per leaziende e quindi la filiera che opera inCalitri all’Ente Ceramica Nazionale cheha sede presso il Ministero dell’Industria.

Cosa comporta avere il Marchio diCeramica Artistica Tradizionale? Sicu-ramente dei vincoli che sono legati al ti-po di materia prima utilizzata, alle pro-cedure ed alle fasi di produzione, che perquelle che sono le tradizioni delle lavo-razioni in Calitri, con qualche piccola lo-ro correzione rientriamo in quelli che so-no i parametri dettati dall’Ente Naziona-le Ceramica. Il vantaggio di tutto questoè che sicuramente in un ambito Europeose non mondiale il Marchio garantiscela qualità e l’origine del prodotto rispettoad una ceramica e terracotta comune chea volte siamo abituati a vedere come po-trebbe essere quella dei paesi asiatici. Inquesto modo il segmento di mercato acui ci si potrà riferire senza nessun ti-more sarà sicuramente medio-alto.

La nostra organizzazione commer-ciale sui mercati più importanti comeItalia, Francia, Germania, Inghilterra e

IL CALITRANO N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002

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GIOVANNI POLESTRA

CONSORZIO CERAMICA ETERRACOTTA DI CALITRI

Dalla tradizione creeremo il nostro futuro

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Stati Uniti, raggiunge il cliente finale re-lazionandosi in termini di contrattazio-ne diretta, ed è in fase di costruzione unarete di agenti di commercio e di distribu-tori. La nostra produzione sarà costitui-ta sia da prodotti tradizionali che da pro-dotti che assecondano le nuove tendenzedel mercato. Questo orientamento pro-duttivo originerà la comparsa nei variConsorziati di nuove figure professiona-li, come esperti di marketing di prodottoe designer, che avranno il compito di in-dagare le tendenze generali del mercato e

di ideare e sviluppare nuovi prodotti.Di conseguenza questa nuova impo-

stazione produttiva comporterà una mag-giore frequenza nel rinnovamento dei co-lori, dei disegni e delle forme dando vitamutuando le specificità della moda a ve-re e proprie collezioni annuali. Ci stiamoquindi avviando verso un processo di di-versificazione che, spaziando a giro d’o-rizzonte, ci porterà ad un’offerta globaledi prodotti innovativi.

In definitiva il Consorzio Ceramicae Terracotta di Calitri nasce dall’esigenza

di indirizzare, in modo costante e meto-dico, le aziende associate. Fondamentalein tal senso è il ruolo della promozione.Una promozione mirata, che renda ri-conoscibile e presente sul mercato ilmarchio del Consorzio e le forze crea-tive al suo interno, valorizzandone l’i-dentità senza sostituirsi ad esse.

Consorzio Ceramica e Terracotta di CalitriIl Presidente Ing. Giovanni Palestra

Tel. 339/26.16.889 Fax 178.220.6852E mail: giovanni polestra*tiscalinet.it

N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002 IL CALITRANO

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“Sono una persona che crede nel suolavoro e lo svolge con impegno” e

ancora “sono rimasto quello che ero, unuomo semplice. Uno dei sentimenti chesempre mi ha accompagnato è la memo-ria delle mie origini e mi ricorda che nel-la vita non bisogna mai montarsi la te-sta”, così ama definirsi e dire di se ildott. Germano che da anni riscuoteespressioni di stima e d’amicizia da

quanti lo conoscono e dai tanti che han-no avuto modo di apprezzare le sue qua-lità professionali e umane.

Venne in Germania, nomen est omen,- il nome è presagio – nel lontano 1958.Agli inizi lavorò come operaio in fabbri-ca e l’anno successivo si iscrisse al corsodi medicina presso l’Università di Fri-burgo, poi la laurea “Cum Magna Lau-de” nel 1966 e poi i corsi di specializza-zione in ginecologia e chirurgia.

Conseguita l’abilitazione all’eserciziodella professione si trasferì a Siegen e co-minciò ad esercitare presso l’ospedale lo-cale come primo assistente del reparto di gi-necologia. Nel contempo conobbe la gra-ziosa e gentile “Fraulein Ulrike”, che di-venne sua moglie e che gli ha regalato duefigli: Canio, laureando in medicina e Mario,commissario della “deutschen Polizei”.

Dal 1976 ha esercitato a Bad Breisich,amena cittadina termale sul Reno, nei pres-si di Colonia, e dal 1990, oltre ad attendereal proprio studio, è stato primario dell’o-spedale di Remagen; dallo scorso 1° aprile,per raggiunti limiti d’età, è in quiescenza.

Il dottor Germano è stato una figuradi medico di altri tempi, si è dedicatogiorno e notte alle sue malate dalle qualiveniva affabilmente additato come “ilmedico italiano”, appellativo che non glidispiaceva affatto, anzi ne era e ne è giu-stamente molto fiero, perché l’origine

italiana non ha soltanto una valenza dicultura diversa, ma rappresenta soprat-tutto una garanzia di laboriosità, di one-stà e determinazione a crescere con leproprie forze e il proprio impegno

Il dottor Germano è un uomo straor-dinario, con una mente curiosa e duttile,capace di assimilare ciò che vede eascolta, sempre gentile e disponibile, le-gatissimo agli affetti familiari,, all’ami-cizia; di grande dignità e solidarietà, dalvolto buono, sempre indulgente, a volte,se necessario, duro e deciso, con quellaschiettezza di chi non sa mentire, di chidice le cose che veramente sente, mai ar-tificioso o banale, ma profondo nel pen-siero e chiaro nelle idee.

A dispetto di tanti anni d’emigrazio-ne non ha dimenticato le sue origini. Ca-litri l’ha nel sangue e stando lontano haimparato, a conoscere meglio il nostropatrimonio culturale con varie letture, dicui se fosse rimasto in paese, forse, nonavrebbe mai sentito la necessità e che glihanno fatto apprezzare la storia del pas-sato della nostra terra. Molto ancora cisarebbe da dire, ma lo spazio è limitatoper cui non ci resta che l’augurio piùsentito e sincero, al quale si unisce laRedazione del giornale, ad multos annose i migliori auguri per un felice futuro.Alles Gute.

Giovanni Fierravanti

DALLA GERMANIA

GIUSEPPE GERMANOIL MEDICO ITALIANO

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IL CALITRANO N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002

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Nei secoli passati Calitri era un feudopregiato, che veniva concesso in be-

neficio solo a famiglie di antica nobiltà edi provata fedeltà al sovrano. I signoridi Calitri, come era d’uso, oltre ai ca-stelli e ai palazzi baronali che sorgevanonei loro feudi, possedevano anche in Na-poli case e palazzi, nei quali usavano ri-siedere quando i loro affari li conduce-vano nella capitale del Regno. A partiredal XVI secolo, le agevolazioni fiscaliconcesse dal governo spagnolo e la vici-nanza della corte vicereale incoraggia-rono il trasferimento di molti baroni nel-la capitale, circostanza che permise aiviceré di esercitare un maggior controllosulla nobiltà del Regno, considerata daisovrani riottosa e poco affidabile.

Alcuni dei palazzi appartenuti ai si-gnori di Calitri esistono tuttora e possonoessere annoverati tra i più belli della città.

I palazzi dei feudatari antichi

I del Balzo, che furono signori di Cali-tri tra il 1299 e il 1304, possedevano unpalazzo in piazza San Domenico Maggio-re; l’edificio era stato costruito tra la finedel XIV e l’inizio del XV secolo, mentre ilportale marmoreo che si apre sulla faccia-ta fu realizzato intorno al 1460. Alla finedel XV secolo il palazzo divenne proprietàdi Antonello Petrucci, segretario del reFerrante d’Aragona. Avendo partecipatoalla congiura ordita da alcuni baroni delRegno contro il sovrano, Petrucci fu fattodecapitare per ordine dello stesso Ferrante,e il suo corpo fu sepolto in un’arca nellasacrestia di San Domenico Maggiore, do-ve tuttora si conserva. Il palazzo subì no-tevoli modifiche nel XVII secolo, quandofurono eliminate le finestre a ogiva dellaprimitiva struttura gotica. Della forma an-tica restano il portale e le logge del cortile,inquadrate da archi su colonne secondo ilgusto rinascimentale1.

Sempre in piazza San Domenico, difronte al palazzo del Balzo, si trovaval’abitazione dei Gesualdo, che furono

feudatari di Calitri per quasi tre secoli.L’edificio fu commissionato nel XVI se-colo da Fabrizio de Sangro, duca di Tor-remaggiore, allo scultore e architettoGiovanni Merliani da Nola, che ne ela-borò il disegno. È il palazzo nel qualeavvenne la famosa tragedia che portò al-l’estinzione della casa Gesualdo; qui, nel1590, il principe Carlo Gesualdo uccisela moglie, Maria d’Avalos, e l’amante dilei, il duca d’Andria Fabrizio Carafa.L’edificio oggi appare nella veste che gliconferì un profondo restauro, ultimatonel XVIII secolo, ma conserva alcunestrutture cinquecentesche, tra cui la scalaa chiocciola utilizzata dal principe e daisuoi uomini per raggiungere di nascostol’appartamento nobile e prendere di sor-presa i due amanti2. Estintasi nel 1613la famiglia con la morte di Carlo e delprimogenito Emanuele, la casa rimase aide Sangro; nel XVIII secolo vi abitò Rai-mondo de Sangro, principe di Sansevero,

che promosse il restauro del palazzo edella cappella di famiglia.

Dopo la breve parentesi dei feudataridi casa Ludovisi, dei quali restano in Na-poli alcune tombe nella chiesa di SanPietro all’Ospedaletto3, Calitri venne inpossesso della famiglia Mirelli.

I palazzi dei Mirelli

Nel 1676 Giovan Battista Ludovisi,oberato di debiti, fu costretto a venderetutti i suoi possedimenti in Campania.Più che di una vendita si trattò di unasvendita, visto che i feudi furono aliena-ti a meno di metà del loro valore. In par-ticolare la città di Conza, le terre di Cali-tri e di Teora e le giurisdizioni criminalidi S. Andrea e Santomenna, valutatecomplessivamente più di 100.000 ducati,furono vendute per 45.200 ducati4 aFrancesco Mirelli, che il canonico Do-

EMILIO RICCIARDI

LE RESIDENZE DEI SIGNORIDI CALITRI

Calitri 4 aprile 1967, matrimonio di Maria Scoca (sargend’) e Vincenzo Zabatta (p’rtosa) da si-nistra:Vittorio Zabatta, Margherita Scoca, Maria Lo Buono,Antonio Zabatta, padre dello spo-so,Antonietta Metallo, gli sposi, Salvatore Metallo (baccalaj),Antonia Delli Liuni (lu giacchett’)Maria Giuseppa Germano (sckattosa) con i capelli bianchi,Vito Zabatta (p’rtosa), Lucia Za-batta, i ragazzi Mauro Metallo, Maria Rosaria Lo Buono,Antonio Metallo.

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natantonio Castellano, segretario dell’ar-civescovo di Conza, nella sua CronicaConzana descriveva come una persona“di bassissimi natali, che, in tempo dellerevolutioni populari (…) nel Regno diNapoli dal capopopolo per li meriti dellesue indignità fu eletto Giodice di Vicaria,ma hoggidì ha avuto una fortuna cospi-cua in moltiplicar denaro5”.

Probabilmente il giudizio di Castel-lano, in conflitto con i Mirelli per le giu-risdizioni criminali di S. Andrea e Santo-menna, era troppo severo e di parte, ma lepoche carte conservate nell’Archivio diStato di Napoli non aiutano certo a di-mostrare l’antichità della famiglia, comeha concluso anche Gerardo Cioffari. L’ar-chivio privato dei Mirelli si compone og-gi di pochi incartamenti, dei quali il piùinteressante sembra il numero 6, che recasulla copertina il seguente titolo: Fami-glia Mirella / de’Principi di Teora / Con-ti di Consa e Marchesi di Calitri / Diplo-mi / Angioini Aragonesi ed Austriaci /tratti / dal Grande Archivio di Napoli.Secondo quanto si afferma in questo vo-lume, i Mirelli, originari di Genova, sa-rebbero giunti nel Regno di Napoli al se-guito di Carlo I, nel 1265. In sostegno diquanto dichiarato il documento cita i re-gistri angioini, nei quali a partire dal 1283si trovano notizie sulla famiglia, e alcunicronisti secenteschi, come Cesare d’En-genio e Giovan Battista Pacichelli, chenelle loro opere citano brevemente una

famiglia Mirella Scannasorice, ascritta alseggio di Portanova dal 1297. I Mirelli,continua il documento, “Possedettero di-ciotto Baronie, e, per conseguente, di-ciotto bellissimi Feudi, che furon questi:Consa, Calitri, Castiglione, Teora, Cala-britto, Castelnuovo, Pescara, Buoninven-tre, S. Ilarione, S. Antimo, Friano, S. An-drea, S. Menna, S. Vitale, S. M. in Elice,Castelfranco, Maschito, e Paterno, oltrela Polla […] e furon padroni di sessanta-mila Vassalli”; ebbero inoltre altri piccolifeudi in Molise.

Per provare le notizie fornite, il ma-noscritto fa riferimento ad alcuni diplo-mi, affermando che le copie dei docu-menti citati erano conservate nel GrandeArchivio di Napoli, e che “la famiglia diTeora ne conservava gli originali nel suoCastello di Calitri, con le armature de’nobilissimi Guerrieri di Lei […] Que’diplomi, quelle armature, le dipinte im-magini di que’ Guerrieri, i drappi, gliargenti, l’oro, le gemme e mille altre ric-chezze; e, per tremenda sventura, le per-sone tutte di casa Mirella, tranne il Mar-chese Carlo, lontano, furono sepellitenelle ruine del Castel di Calitri, quandoil terribile terremoto del 1694 distrussequel Castello e la Terra6”.

La prima residenza conosciuta deiMirelli fu quella situata al Purgatorio adArco, all’angolo tra via Nilo (vico Impi-si) e via Tribunali (via Arco), di frontealla chiesa della Pietrasanta7. La casa,costruita nel XV secolo, era appartenutaal famoso letterato Giovanni Pontano econfinava col palazzo Spinelli di Lauri-no, il cui ingresso si apre lungo via Tri-bunali. I Mirelli avevano acquistato l’e-dificio proprio da alcuni membri dellafamiglia Spinelli.

Una breve citazione di un altro pa-lazzo della famiglia “Mirelli di Calitri”,situato “nei pressi della chiesa di S. Gi-rolamo”, si trova in una cronaca secente-sca. Tuttavia l’indicazione è troppo vagaper identificare con certezza la zona e diconseguenza l’abitazione8.

Alla fine del XVII secolo, mentreNapoli si apriva verso occidente, le fa-miglie più facoltose, come quelle dei no-bili e dei magistrati, scelsero per le loronuove residenze il lungomare di Chiaia9.All’estremità del litorale, poco lontanodalla chiesa di Santa Maria della Neve, inuovi marchesi di Calitri acquistaronoben due palazzi. Il primo di essi apparte-neva in origine a Prospero Guevara, ducadi Bovino, mentre il secondo era statofatto costruire intorno al 1630 da Gio-van Angelo Barile (1579-1651), duca diCaivano e segretario del Regno. In se-guito ne divenne proprietario il principeSpinelli di Sant’Arcangelo, che a sua

volta lo vendette ai Mirelli. I cronisticontemporanei descrissero un edificioricco di portici e statue e circondato dauno splendido giardino; alla costruzioneparteciparono architetti famosi, comeCosimo Fanzago10, che forse progettò ilpalazzo, e Ferdinando Sanfelice, al qualepotrebbero essere ascritti i capitelli delleparaste che ornano la facciata11.

Al principio del Settecento i nuovi pro-prietari ristrutturarono i due palazzi e licollegarono attraverso una terrazza, tra-sformata da Giovan Battista Nauclerio inun corridoio coperto che fu chiamato l’ar-co Mirelli12. Estintasi la casa Mirelli nel-l’Ottocento, i palazzi furono alienati e l’ar-co scomparve. Il palazzo di Prospero Gue-vara, acquistato dalla famiglia Candriano,rifatto e decorato con un elegante bugnato,conserva ancora sui balconi del piano no-bile le insegne in marmo dei Mirelli13.

ASN, Notai 600, 660/6, f. 64v [1693]

Partitum pro Illustre Marchione Mi-rella die decima quarta mensis martij1693 Neapoli prop. in domibus solitaehabitationis infrascripti Marchionis con-stituto in presentia nostra l’illustre signorDon Carlo Mirella Marchese di Calitri,& Avvocato fiscale della Regia Cameradella Summaria agente le cose infrascrit-te per se da una parte.

E mastro Ovidio Ferraro fabricatore

N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002 IL CALITRANO

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Montecatini Terme 2001, al cav. Pietro d’Ar-conso viene solennemente consegnato ildiploma di fedeltà, per aver frequentato confiducia le Terme di Montecatini per ben 30anni consecutivi, ospite dell’albergo Letizia.

Calitri 30.04.2001, Angelomaria Di Milia eSalvatore Nivone festeggiano il loro 50° an-no di matrimonio con gli auguri più vividella nostra Redazione.

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presente similmente alle cose infrascritteper se dall’altra parte.

Esso mastro Ovidio è venuto à con-venzione con detto signor Marchese invigore della quale esso mastro Ovidio hàpromesso, e si è obligato fare nel palazzodi detto signor Marchese sito à Chiaiacomprato dall’Ill.re Principe di S. Arcan-gelo l’infrascritte fatiche, et fabrica cioè

Si obliga esso mastro Ovidio cuoprireuna loggia, che have l’affacciata alla Ma-rina, e dentro al vico, che và al Vomero,che separa la casa grande, e piccola didetto signor Marchese, che prima posse-deva, nella quale loggia esso mastro Ovi-dio s’obliga di fare un lamia à vela colquadro in mezzo come parerà ad esso si-gnor Marchese, e secondo il disegno, lisarà dato dal signor Gio. Battista Anacle-rio, & al miglior modo, che potrà venire àtutta sodisfattione di detto signor Mar-chese appogiandola à quattro archi duedi fronte, e due collaterali, però non deb-bia detto signor Marchese diminuire cosaalcuna dell’infrascritto prezzo, in casonon volesse fare li due archi collateraliad elettione di detto signor marchese, ac-cioche non diano à buttare le mura delli

due palazzi facendo i pilastri per farla amodo di loggia coverta incominciandodà basso, e dove bisognarà, e piacerà àdetto signor Marchese, e dove bisognarà,che bisognarà detto signor Gio. BattistaAnaclerio, acciò dalla prospettiva dellamarina faccino i cantoni eguali con quel-lo, dove sono li piperni, e marmi, & adetto arco di fuori la marina v’habbia dafare il cornicione rustico con lasciarci an-co le pietre per farci attorno attorno dettoarco il cornicione di stucco iusta il dise-gno, li darà detto magnifico Anaclerio,dovendoci fare l’astrico sopra detta lamiaà paro dell’altri astrichi, dovendo poi in-tonacare tutta dà dentro così la lamia, co-me le mura, e mostre, dovendo poneredue tavoloni di piperno, che tirino d’un-dici palmi l’uno, e larchi quattro incircaall’affacciata della marina sopra gattonidi ferro, quali li debba ponere lui, confor-me quelli, che stanno nel Palazzo del-l’Ill.re signor. Principe di Belvedere àChiaia, et bisognandovi fare mastarcosotto, lo debbia fare & mantenere di ta-voloni, debbia ponere le ferreate alli bal-coni dell’una, e l’altra parte, si anco ilgrado di piperno, che entra dall’altro pa-lazzo piccolo, sfrattare tutta la robba cheesce da detta fabrica alla marina, et biso-gnando rinforzare le mura collaterali restià carico di detto mastro Ovidio, acciò nonsucceda danno, di sorte che debbia faretutta l’opera di magistero, che bisognaperfettionare detta loggia, e fabrica, giu-sta il disegno, che se li consegnarà daldetto signor Marchese. Però se li debbia-no consignare tutte le pietre vi bisogna-ranno, calce, rapillo; e la pozzolana lapossa pigliare da detto il cortile di dettopalazzo, e li legnami, et mancandovi le-gname, lo debbia ponere detto mastroOvidio, et accomodare pezze d’astrico interra di detta loggia per quel che biso-gna, e quagliare il portone, con farci lesue pertose & ponerlo, et per li legnami,che bisognaranno per tutta detta lamia,& archi, si possa servire delli legnami,che stanno nel palazzo di detto signorMarchese, però non li possa tagliare, el’altri vadano à carico suo di ponerli.

E questo frà il termine di un mesedal di, si principiarà detta opera ad elet-tione di detto signor Marchese. Per laquale opera, e fatiche detto signor Mar-chese hà promesso pagare a detto ma-stro Ovidio D. quaranta, cioè ducatiquattro prontamente, et li restanti ducati36 promette pagarne carlini due il giornoà ciascuno mastro fabricatore, seu Par-rella, e compita detta opera promette pa-garne il compimento.

E si è convenuto che in caso dettoOvidio non facesse detta opera d’ogniperfettione, et in conformità del conve-

nuto ut supra e servata la forma del dise-gno da darseli dà detto magnifico Ana-clerio, in tal caso possa detto signor Mar-chese quella far fare dà altri à tutti dannispese, & inter. di detto mastro Ovidio.Pro quibus etc. (…)

NOTE

1 Cfr. C. Celano, Notizie del bello, dell’anticoe del curioso della città di Napoli [1692], ediz.con aggiunte di G. B. Chiarini, III, Napoli 1859,pp. 439-440; L. Catalani, I Palazzi di Napoli[1845], Napoli 1969, pp. 26-28.

2 Cfr. C. Celano, op. cit., III, pp. 442-443; L.Catalani, op. cit., pp. 45-46.

3 Cfr. E. Catello, Francesco Solimena e lascultura del suo tempo, in “Ricerche sul ‘600 na-poletano” 2000, pp. 7-17.

4 Per la precisione nel 1635 Calitri era stato va-lutato 68.166 ducati, Teora 13.715 ducati, 2 tarì e 10carlini, Conza 13.761 ducati, 2 tarì e16 carlini e ledue giurisdizioni criminali di S. Andrea e Santomen-na 4420 ducati, per un totale di 100.003 ducati, 5tarì e 6 carlini. ASN, Archivio Caracciolo di Torella,inc. 222, n. 14 [1635]; Ivi, inc. 193, n. 2 [1717].

5 Curia arcivescovile di Sant’Angelo dei Lom-bardi, ms. del 1691, D. A. Castellano, Cronica con-zana, libro II, discorso primo, capitolo secondo, f.45.

6 ASN, Carte Mirelli, VI, ff. 1-3. Una copia diquesto documento è stata ritrovata e pubblicata dap. Gerardo Cioffari. Cfr. G. Cioffari, La polemicasui marchesi di Calitri, in “Il Calitrano”, n.s., 16(2001), pp. 8-10.

7 Una citazione della casa al Purgatorio ad Ar-co è in ASN, Carte Mirelli, VII [1642]. Cfr. ancheC. Celano, op. cit., III/2, pp. 258-259, e L. Catalani,op. cit., pp. 45-46.

8 Cfr. D. Confuorto, Giornali di Napoli dalMDCLXXIX AL MDCIC, a cura di N. Nicolini, Na-poli 1930, p. 161.

9 Cfr. E. Ricciardi, Il quartiere degli avvocati.Palazzi di togati a Napoli in età vicereale, in “Ri-cerche sul ‘600 napoletano” 1999, pp. 90-110. Trai magistrati che nel XVII secolo scelsero la rivieradi Chiaia per le loro abitazioni vi fu anche GiulioMastrilli, duca di Gallo, che fece costruire la suacasa in un suolo poco distante dalla chiesa di S.Maria in Portico. In seguito l’edificio fu acquistatoda una ricca famiglia calitrana, la famiglia Zampa-glione, i cui discendenti abitano ancora alcuni ap-partamenti del palazzo.

10 Cfr. G. Cantone, Napoli barocca e CosimoFanzago, Napoli 1984, pp. 325-326. I due edifici sitrovano ai numeri civici 66 e 72 della riviera diChiaia.

11 Cfr. A. Gambardella, Cultura architettonicaa Napoli dal viceregno austriaco al 1750, in Ba-rocco napoletano, a cura di G. Cantone, Roma1987, pp. 137-155.

12 ASN, Notai del XVII secolo, scheda 660,prot. 6, f. 66v [1693].

13 Diversi atti notarili relativi alla famiglia Mi-relli sono conservati in ASN, Notai del XVII secolo,scheda 660, prott. 6 (lavori all’Arco Mirelli e peri-zia del tavolario Chianelli su Calitri) e 7 (vendita diCalitri e Teora) e in ASN, Summ. Certif. 168 [1735]– Reg. Quint. 167 f. 95 (Privilegio del regio assen-so del conte di Santisteban alla vendita di Calitri,ceduta da Francesco Mirelli al nipote FrancescoMaria “con castello, seù fortellezza & Ragioni dipatronato di Chiese et Abbadie”. L’atto di venditareca la data 13 agosto 1694; l’8 settembre dellostesso anno il terremoto rase al suolo Calitri e il suocastello).

IL CALITRANO N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002

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Calitri 1954, Mariantonia Di Milia (urt’lan’)e Donato Cestone (cap’r’paglia).

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N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002 IL CALITRANO

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Il Liceo Scientifico di Calitri fu istituitoverso la metà dell’ottobre del 1961.

Non conosco i particolari della procedu-ra amministrativa che nel giro di pocotempo determinò la sua nascita, ma soche essa fu guidata da Salvatore Scoca,ex Parlamentare, ex Ministro e – in quel-l’epoca – Avvocato Generale dello Stato.Negli anni precedenti egli si era interes-sato già perché a Calitri ci fosse l’IstitutoTecnico e l’Istituto d’Arte. Spingendo inquel momento per l’istituzione anche diun Liceo Scientifico, egli completava, secosì si può dire, il suo disegno di fornireai giovani del suo piccolo paese le stesseopportunità di progresso culturale, so-ciale ed economico che avevano i gio-vani delle città.

La notizia dell’apertura della nuovaScuola si diffuse presto nel paese. Leprospettive aperte dagli studi liceali di-ventarono argomento di discussione nel-le famiglie in cui c’erano ragazzi cheavevano appena conseguito il Diplomadi Terza Media. L’anno scolastico, però,era già iniziato e gran parte di questi ra-gazzi aveva cominciato a frequentare l’I-stituto Tecnico Commerciale, l’unicascuola superiore di Calitri e del circon-dario, fino a quel momento. Chi avessevoluto iscriversi al Liceo doveva chiede-re l’autorizzazione – in termini burocra-tici, il «nulla osta» – al Preside dell’Isti-tuto Tecnico Commerciale. L’atto in sénon richiedeva un particolare sforzo, maimplicava la spiacevole rottura di queldelicato legame di fiducia che si stabili-sce, fin dall’inizio, tra la famiglia dell’a-lunno e la Scuola. I passaggi al Liceofurono, dunque, anche momenti di frat-tura all’interno della comunità calitrana.Io, che fui l’ultimo a compiere quel pas-so, attraversai per intero la tensione chesi era venuta a creare.

Quando mi decisi, andai a presentarela domanda d’iscrizione al Comune, chefungeva da segreteria provvisoria, e ilgiorno successivo fui ammesso in classe.Non ricordo con precisione quando ciòavvenne, ma fu certamente uno degli ul-timi giorni di ottobre. Ero il diciassette-simo alunno. Del mio ingresso nel Li-

ceo di Calitri ricordo l’aula illuminatadal sole. Non c’era ancora un banco perme; fui fatto accomodare su una sediaaccanto alla cattedra, a pochi centimetridal professore. Mi sentii osservato da tut-ti e fui molto imbarazzato per questo,ma nei giorni successivi mi trovai subitoa mio agio.

L’aula era una stanza di un piccoloappartamento, affittato al Comune daprivati, oggi al numero 6 di via Marco-ni. L’appartamento si trova a metà stra-da dall’Edificio Scolastico di via F. Te-desco, che all’epoca ospitava la ScuolaMedia, la Scuola di Avviamento Profes-sionale e l’Istituto Tecnico Commercia-le, e la sede dell’Acquedotto Pugliese.La stanza era all’incirca 20 metri qua-drati e prendeva la luce dall’esterno at-traverso un balcone rivolto verso sud,sulla via Francesco Tedesco. Ci sono

tornato qualche giorno fa, ma quel bal-cone non c’è più perché all’edificio esi-stente ai tempi di cui scrivo è stato ag-giunto un avancorpo. Si accedeva al-l’aula attraversando un piccolo corri-doio che era in comune con un apparta-mento contiguo, nel quale di lì a pocovenne ad abitare una coppia di sposi.Completavano l’appartamento una stan-zetta che fungeva da sala dei professori,un bagno e – se non ricordo male –un’altra stanzetta che veniva usata comesegreteria.

La Scuola nascente non aveva ancoraautonomia giuridica, pertanto era uffi-cialmente denominata Sezione Staccatadel Liceo Scientifico “P.S. Mancini” diAvellino. Il Capo d’Istituto era la presideCostanza Convenevole, una ex insegnan-te di scienze naturali.

Il docente di matematica era il pro-

PIETRO CERRETA

I QUARANT’ANNIDEL LICEO SCIENTIFICO

Calitri 1961, primo anno scolastico del liceo scientifico, da sinistra in piedi: Angela DiMilia, Maria Gottardi, Silvana Triburzio, Enzo Toglia, prof.ssa Maria Tufano, PietrantonioBruno, Berardino Codella, Michele Pignone, Salvatore Cicenia, Enza Basile, Pietro Cer-reta, Giuseppe Angelomaria Nicolais,Vincenzo Zampaglione, Elio Codella, Francesco Sa-gliocco.

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fessore Michele Cicoira, un giovane in-segnante che circa trent’anni dopo di-ventò preside di tutte le scuole supe-riori di Calitri, la docente d’inglese erala professoressa Giuseppina Cucciniel-lo, il docente di educazione fisica era ilprofessore Orazio De Rosa, tutti e tre diCalitri. Don Raffaele Gentile, origina-rio di Rocchetta Sant’Antonio ma resi-dente a Calitri perché ne era il parroco,era l’insegnante di religione. La pro-fessoressa Maria Tufano insegnava ita-liano, latino, storia e geografia e venivada Napoli. Dell’insegnante di disegno,che era di Avellino, non ricordo il no-me.

La gran parte di noi alunni era di Ca-litri: Enza Basile, Pietro Cerreta, Berar-dino Codella, Elio Codella, Angela DiMilia, Vitantonio Di Milia, Vito Maffuc-ci, Vito Muoio, Giuseppe AngelomariaNicolais, Michele Pignone, FrancescoSagliocco, Enzo Toglia e Vincenzo Zam-paglione. Pietrantonio Bruno era di Pe-scopagano. Salvatore Cicenia, MariaGottardi e Silvana Tribuzio di Sant’An-drea di Conza. Eravamo quasi tutti dimodesta condizione economica, i nostrigenitori erano contadini e artigiani, soloil padre di Enzo Toglia era laureato e fa-ceva il maestro.

Ricordo che le attrezzature didatti-che erano ridotte all’osso, ma nessunodi noi si lamentava per questo. Il profes-sore Cicoira, addirittura, fu costretto aportare da casa sua una piccola lavagna,perché non è possibile insegnare la ma-tematica senza una lavagna. Nonostantele difficoltà iniziali, la nostra piccola co-munità era solidale. Si respirava quell’a-ria di pionieri che sostiene sempre coloroche stanno intraprendendo un’impresapiù grande di loro. Il professore Cicoirasi sentiva più responsabile degli altri econservò questo atteggiamento anche ne-gli anni successivi. Le fondamenta dellascuola furono irrobustite da questa suadedizione.

Anche se frequentavamo un LiceoScientifico, il maggior numero di ore dilezioni del primo anno erano assorbitedall’insegnamento di lettere. In altri ter-mini, trascorrevamo molto tempo insie-me alla professoressa Tufano, a volte an-che oltre l’orario scolastico. Da lei ebbianche un prezioso incoraggiamento euna premonizione che si è avverata. Nonso se lei si ricorda di quelle parole, dopoquarant’anni.

Nella foto, la professoressa è al cen-tro del nostro gruppo ed è riconoscibiledal foulard. Guardandola adesso, non mipare molto più anziana di noi. La foto èstata scattata all’ingresso della pensionedella signora Pastore, presso la quale lei

alloggiava. Questa foto è venuta fuoricasualmente dalle mie carte, giorni fa, eha provocato in me i ricordi che sto scri-vendo. Purtroppo non possiedo altre fotodi quel primo anno in cui siano presentigli altri professori.

In essa mancano tre compagni, Vi-tantonio Di Milia, Vito Maffucci e VitoMuoio; forse quel giorno erano assenti.Potete notare la spontaneità del nostrostare insieme. Facce da ragazzini, soloqualcuna è di giovanotto. Alcuni di noihanno le espressioni timide che poi han-no conservato anche in seguito, mentrealtri sembrano più sicuri, ma non sfac-ciati. Eravamo ragazzi come altri, fidu-ciosi del futuro che ci veniva prospettatoe desiderosi di farci strada. Non avevamol’alterigia che qualcuno presto volle at-tribuirci.

È vero, ci chiedevano di distinguerci,di essere studenti esemplari, cioè di di-mostrare di essere degni di frequentare ilLiceo. Ciò però non voleva dire che do-vevamo sentirci superiori ai nostri coeta-nei, come fu interpretato da altri con ma-lignità. Voleva soltanto indicarci una li-nea di comportamento che fosse confor-me all’idea di quell’epoca, secondo laquale chi andava a scuola doveva averecompiti morali più elevati di chi non viandava: il privilegio di studiare obbligavaa dar prova di educazione. Questa con-cezione pedagogica era vigorosamenteespressa dalla preside Convenevole econdivisa senza eccezioni da tutto il cor-po docente.

Ricordare non vuol dire celebrare.Non nascondo però che mi farebbe pia-cere che qualcuno, all’infuori di me, siincaricasse di dare ufficialità al ricordodei quarant’anni dalla fondazione del Li-ceo Scientifico di Calitri. Le varie gene-razioni di giovani che si sono succedutee i loro insegnanti avrebbero modo direinterpretare eventi e ristabilire quellasuccessione di rapporti che fa del ricordoanche la spiegazione della genesi cultu-rale di se stessi. Quel che sto cercando difare per me, in questo momento.

Ritornando al primo anno scolastico,sul finire di esso, a maggio, ero nel barPicchio in Piazza, quando la radio comu-nicò l’improvvisa scomparsa di Scoca.Calitri perdeva il suo sostegno politico. IlLiceo di Calitri, però, aveva già superatola sua primissima fase d’esistenza e nonaveva bisogno di altro che di continuarecosì come aveva cominciato.

La sua sede cambiò più volte neglianni successivi. Cambiarono molti do-centi. Approdarono nuovi ragazzi. Aquesti ultimi lascio volentieri il compitodi riempire con i loro ricordi gli spazidella memoria che io ho aperto.

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LETTERA AL DIRETTORE

Sono una persona di una certa età ericordando com’era Calitri una voltae come la vedo oggi mi si rattrista ilcuore, non pensavo mai che si arri-vasse così in basso. Il ricordo partedalla spensierata giovinezza, quan-do si giocava per i vicoletti, oggi glistessi posti sono abbandonati all’in-vadenza della sterpaglia e viene ilpianto a vedere certi spettacoli di to-tale abbandono.Eppure si viveva insieme agli anima-li nelle case, ma la gente era diversa,c’era più umanità, rispetto verso glianziani, amore per l’altro, oggi è tut-to un altro mondo, buongiorno e buo-nasera e poi ognuno per conto suonel più egoistico interesse personale.Non c’era pane ma soltanto fatica,buona parte dell’anno la trascorreva-mo in campagna a lavorare, ma conuna gioia ed una serenità che ti facevastare bene, si lavorava e a sera nono-stante la stanchezza ci si riuniva e sicantava, si stava insieme in allegria.Col terremoto è stata scombussolatala stessa vita paesana, l’uomo è cam-biato in peggio, è ossessionato dai sol-di e per i soldi farebbe qualsiasi cosa,anche la peggiore; c’è stata una corsaper creare fabbriche che hanno preso icontributi per miliardi e sono sparite,soltanto i tecnici, geometri, ingegneri,architetti hanno fatto man bassa, ar-ricchendosi. Il nostro paese è semprestato uno dei più importanti della zo-na, ma oggi ci stanno portando viaquasi tutto senza che si levi una solavoce per contrastare questo assurdostato di cose. Il terreno espropriatoper costruire i prefabbricati si trovaoggi nel più sconcertante abbandono;non ci sono idee, non ci sono progetti,non c’è amore per il proprio paese,tutti se ne lavano le mani. Eppure il nostro paese ha avuto unastoria ed una importanza non secon-daria in tutta l’Irpinia, ma oggi pur-troppo è uno degli ultimi: ci hannoportato via la Pretura, sembra ci por-tino via anche la Scuola D’Arte, l’Ac-quedotto ecc. senza che alcuno, diquelli che si illudono di contare, fac-cia qualcosa, protesti, difenda, chiamia raccolta i più che si sentono defrau-dati e turlupinati su ogni cosa; nonparliamo poi della difesa della salutedel cittadino! Siamo nella più assolutaparanoia, con grosse responsabilitàche mai nessuno pagherà.Lo sconforto più nero colpisce i citta-dini, ma l’apatia, il menefreghismosono davvero enormi e coprono ogniflebile tentativo di legittima reazione.

Vittorio Cirminiello

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Qualche tempo fa ebbi modo di legge-re su questo periodico un interessan-

te suggerimento del preside Altieri circaun suggestivo itinerario turistico nelle vi-cine cittadine di Melfi e di Venosa, nel-l’intento di offrire, a tutti, i tesori nasco-sti, o quantomeno sconosciuti della no-stra terra. In attesa di leggere altri lavori,mi sono proposta di offrire, ai cortesi let-tori e ai cultori delle cose di casa nostra,il mio personale contributo con un arti-colo su Fontanarosa.

Il paese, situato a mezza costa su unacollina che degrada dolcemente verso lapiana del cimitero di S. Angelo all’Esca,nella parte alta annovera le più recenticostruzioni che si fanno ammirare per leloro linee agili, graziose e civettuole; nel-la parte bassa è collocata la parte più an-tica del paese e qui sono situate le abita-zioni più antiche e la maggior parte degliedifici di culto, le cui costruzioni risal-gono, quasi tutte, ai primi secoli del pri-mo millennio.

L’etimologia dell’agglomerato urbanosi perde nelle nebbie del tempo : chi par-la di un unica fontana capace di soddisfa-re i bisogni idrici del paese; chi parla diuna fontana appartenente alla famigliaRosa, mentre la più attendibile assegne-rebbe il nome al fatto che il paese possie-de, notoriamente, miriadi di fontane eperciò “paese ricco di fontane”. Infatticome un uomo ricco di denari viene defi-nito danaroso, così il paese, ricco di fon-tane, sarebbe stato appellato fontanaro-so, donde il nome Fontanarosa. Il paesenon dispone, purtroppo, di guide specia-lizzate, e secondo la mia occasionale gui-da, la cosa migliore è rivolgersi al parro-co o a qualche dotto sacerdote, per cuiinizio la visita dalla Chiesa madre, dettaChiesa di San Nicola Maggiore, per di-stinguerla dalla più antica chiesa di SanNicola, detta poi Piccolo, costruita nelrecinto delle antiche mura all’imbocco divia Murillo, la cui costruzione si fa risali-re ai primi secoli del primo millennio.

L’antica chiesa di San Nicola Piccoloè oggi trasformata in garage, ma sull’ar-chitrave si legge una iscrizione che recita:“SACELLUM AB IMIS HOC ABBAS CONDI AC

DIVI/PETRUCIUS GLORIAM NICOLAI COMITER

IUSSIT/ QUOD DOTE DECORAVIT NON EXI-GUA/ANNO DOMINI MCCCCLXXXVIII” (L’a-bate Petrucio di buon grado dispose chefosse costruito dalle fondamenta questotempietto e dedicato a San Nicola, dotan-dolo di una tutt’altro che esigua rendita,nell’anno del Signore 1488).

La Chiesa madre, solenne e maesto-sa, si affaccia su una piazza del paese evi si accede mediante una imponentescalinata, si notano diversi rifacimenti eampliamenti, effettuati nei secoli succes-sivi, l’ultimo è avvenuto nel corso diquesto secolo (dal 1931 sino al 1962);la facciata severa e ieratica rappresental’apoteosi di un pregiato marmo locale,vale a dire della pietra di Fontanarosa“per la prima volta utilizzata in un ar-monioso complesso artistico”, come scri-ve il rev.do don Nicola Gambino nel suovolume “Fontanarosa e la Madonna del-la Misericordia”, pregevole guida per chisi accinge a visitare la graziosa cittadina.

La facciata monumentale reca sulla

porta principale un bassorilievo di grandeefficacia artistica che rappresenta l’ulti-ma cena; l’ingresso è sormontato da unastruttura che intende raffigurare un’im-maginaria facciata di un etereo tempio,sul cui frontone si legge: Venite ad meomnes. Su in alto troneggia una impo-nente statua del Cristo Redentore. L’in-terno, a tre navate, è a croce latina con lenavate impreziosite da una serie di altari;si ammirano, sul lato destro di chi entra,la statua dell’Addolorata col Cristo mor-to, gli altari della Madonna del Rosario,di San Francesco d’Assisi, della Madon-na con i santi; sul lato sinistro, dopo ilfonte battesimale, l’altare della Madonnadel Carmine, l’altare di San Nicola, l’al-tare dell’Ultima cena e di San Giuseppe.Nel tempio di possono ammirare prezio-se tele, come quella di San Rocco.

I rifacimenti portarono alla fattura diun soffitto a volta e sulla crociera fu ele-vato un’agile ed elegante cupola che irra-dia quasi mistica luce nell’interno del

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VANNALUCY DI CECCA

FONTANAROSAUn angolo irpino di incommensurabile valore artistico culturale

Pescopagano, 08.01.1955, matrimonio fra Salvatore Sansone e Lorenzina Papasso, dall’ultimafila da sinistra:Vincenzo Di Cecca (nghian’), Eugenio De Rosa, professore forestiero, MicheleSavanella, Salvatore Frucci (br’scon’), Mario Melaccio, Berardino Di Cecca si vede appena, Sal-vatore Sansone lo sposo, Michele Capuano, Raffaele Farese,Arturo Di Maio (lu Rre), Miche-le Di Maio, Pasquale Salvatore Di Napoli (tor’ tor’).

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tempio. Don Nicola Gambino nel suo ci-tato volume afferma con orgoglio “…sipuò ben dire che (questo tempio) è il mo-numento più bello che l’artigianato fon-tanarosano abbia saputo esprimere eporre in opera come testimonianza dellecapacità e della fede di un popolo”.Quindi mi avvio per una serie di stradic-ciole, a volte ampie e spaziose, a volteanguste, ma sempre linde e ordinate, eammiro una serie di portali o di architraviopera degli artigiani locali e che sonoespressione di autentica e genuina arte.

In via Dogana Vecchia c’è un elegan-te portale del 1606, su cui leggo: “Nico-laus Caserta hoc opus in mense februariA.D. 1606 sumptibus suis (Nicola Caser-ta, a proprie spese, fece quest’opera nelmese di febbraio dell’anno del Signore1606), che richiama alla mente le struttu-re rinascimentali; due portali, uno ad arcoa tutto sesto in via Murillo, con fantasiosie boccacceschi rilievi sulla base dei pilo-ni verticali; un altro in via Avvisati; unelegantissimo e maestoso portale allespalle della Chiesa di Santa Maria dellaMisericordia che dà accesso al palazzosettecentesco della famiglia Bianchi.Quanto mai significativa ed eminente-mente didascalica appare la seguentescritta posta sul frontespizio della Cap-pella dedicata alle Anime del Purgatorio:“PONE MISER FASTUM DUM CONSPICIS OSSA

PARENTUM ET SI MORS NUNC ILLIS, CRAS

TIBI DIRA MANET (Deponi, o misero, latua superbia mentre contempli le ossa de-gli antenati e se per essi c’è ora la morte,domani (sarà) anche per te funesta).

In via Bastione ho potuto ammirareuna classicheggiante loggetta, di proprietàdella famiglia Avisati; in prossimità delcimitero noto eretta una bellissima stelelitica, sormontata da una croce, nella qua-le si possono ammirare quattro meravi-gliosi bassorilievi: l’Orazione di Gesùnell’orto, la Flagellazione di Gesù, la Co-ronazione di spine e la Caduta sotto lacroce; una iscrizione ci dichiara che talestele fu voluta dal “SINDICO PIETRO COLU-CIELLO/ANNO DOMINI 1621”.

Attraversando le vie e i vicoli del pae-se, mi trovo a passare dinanzi a quelloche resta dell’antico castello; la mia guidami suggerisce che tutto l’agglomerato ur-bano, nei secoli addietro era concentratonelle mura di difesa attorno al castello;poi, con il passare del tempo, con la ca-duta della cinta muraria, il castello è an-dato in rovina e della struttura non è ri-masto quasi niente, ad eccezione di qual-che vano tuttora adibito ad abitazione.

Visito poi la Chiesa della Confrater-nita dell’Annunziata. La mia guida miinforma che nel 1706, un padre predica-tore, durante una missione tenuta in Fon-

tanarosa, suggerì l’istituzione di una Sa-cra Congregazione per incentivare la reli-giosità degli uomini, che subito realizzataprese il titolo “della Santissima Annun-ziata” che ebbe come sede – per tre anni– una chiesetta dedicata alla Madonnadell’Annunziata, che si trovava alle spal-le di un’altra rinomata chiesa detta di S.Maria a Corte, fino a che nel 1707, con legenerose offerte dei confratelli, si potècostruire la Nuova Chiesa che fu appuntodetta “Chiesa dell’Annunziata”, mentrela chiesetta, che aveva ospitato la Con-fraternita sino ad allora, fu denominatadal popolo “Chiesa della Nunziatella”.

Naturalmente col trascorrere degli anni,la costruzione subì vari rifacimenti resisinecessari per riparare le ingiurie del tempo,infatti, sul finire dell’800 era una costru-

zione ad una sola navata, con l’altare postoal centro dei due archi; la parte dietro l’al-tare era occupata dall’organo, la sacrestiaera costituita dal cappellone posto al latodell’altare, nel soffitto v’era un quadro raf-figurante San Giovanni Battista nell’atto dibattezzare Gesù; ai suoi quattro angoli era-no raffigurate le quattro Sibille e negli ova-li v’erano raffigurati i quattro evangelisti.Le pareti dell’oratorio erano adornate constucco dorato, nel coretto v’era raffigurata laNascita di Gesù e lungo le pareti v’erano iquadri della fuga di S. Giuseppe in Egitto,della Presentazione di Gesù al Tempio, del-la visita di Maria a S. Elisabetta e la pre-sentazione di Maria al Tempio.

Oggi il Tempietto è abbondantemen-te risistemato e ampliato: la vecchia sa-crestia è divenuta la Cappella di SanGiovanni Battista e vi troneggia una me-ravigliosa statua dell’epoca; la sacrestia,invece, è stata portata in un locale sito al-le spalle dell’altare, dove sono riunitipreziosi ed interessanti manufatti, quali :uno stipone dipinto, dei fanali in ottonefinemente lavorato e una cornice impre-ziosita da un intarsio floreale. Sull’altarecampeggia una meravigliosa stata del-l’Annunziata, fata scolpire da una devotanel 1818 e che sostituì il quadro del-l’Annunziata che era issato sull’altare.

Uscendo dalla Chiesa dell’Annunziata,la guida mi dice di essere giunto il momen-to di visitare il “tempio per eccellenza”, laChiesa più prestigiosa, più insigne e più fa-

stosa di cui Fontanarosa, a ragione, menavanto; e nell’approssimarci alla Chiesa laguida me ne narra la storia: il popolo chia-ma questa Chiesa “Chiesa di Santa Maria”ed è la Chiesa per antonomasia; ma sicco-me al momento dell’edificazione di questotempio esisteva ancora la chiesa del castelloanch’essa intitolata a Santa Maria, si resenecessario dare una diversa denominazionealla nuova chiesa che perciò fu detta “Chie-sa di Santa Maria della Misericordia”.

La mia guida mi ricorda che ci sonodue tradizioni sull’origine di questa Basi-lica: secondo la prima, un giorno una ra-gazza vide in un orto, nei pressi di un poz-zo, su un grosso sambuco una maestosaimmagine della Madonna; stupita dallavisione si affrettò ad avvertire l’arcipreteche recatosi sul posto con un folto seguitodi fedeli, decise di trasferire la statua al-l’interno della chiesa parrocchiale.

L’indomani, però, la statua non c’erapiù in chiesa, ma si era riportata sulsambuco e l’arciprete con i fedeli la ri-portò per la seconda volta in chiesa; maall’indomani del terzo giorno la statua siera riportata sul sambuco; solo allora ilsacerdote e i fedeli capirono che la Ver-gine voleva rimanere in quel sito e che lìoccorreva costruire una chiesa, cosa chefu fatta con l’erezione di un tempietto dimodeste dimensioni accanto al sambu-co e al pozzo.

Dopo alcuni anni l’albero seccò ed ilpozzo fu interrato, le sue acque, però, fu-rono incanalate fuori del tempietto e rac-colte in una vasca molto più in basso perconsentire ai fedeli, che attribuivano virtùmiracolose a quell’acqua, di potersi im-mergere in essa; al di sopra venne edifi-cata una piccola edicola con l’immaginedella Madonna e a quel sito venne dato ilnome di “Acqua della Madonna”.

Secondo l’altra tradizione “a queitempi c’era una lotta per combattere ilmoltiplicarsi e il diffondersi delle sacreimmagini, lotta che fu detta iconoclasta; ifedeli, per non veder distrutta la statuadella Madonna, che essi veneravano datempi immemorabili, la nascosero in unpozzo in un piccolo abitacolo ricavato aldi sopra del livello dell’acqua. Allorchéfu ritrovata, dopo che se ne era persaogni memoria, i fedeli vollero la costru-zione del tempio per meglio venerarla.

Nel frattempo arriviamo al tempio ela guida mi porta a visitare il pozzo checontiene acqua che defluisce verso alcu-ne vasche, nelle quali certamente si im-mergevano i fedeli per devozione o perchiedere grazie; nel fondo della grottac’è un simulacro di altarino e subito so-pra una specie di nicchia, dove è collo-cata un’effige della Madonna.

Finalmente entriamo nel tempio e re-

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Solo i poveri donanospontaneamente,

ai ricchi si deve chiederecon insistenza.

(L. Bloy)

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sto ammirata e stupita da così splendidae stupenda bellezza e abbagliata da tantosplendore, nella nicchia sull’altare cam-peggia una statua della Vergine che lamia guida mi dice “essere la statua dellaMadonna della Misericordia ritrovatanel pozzo e perciò detta anche Madonnadel Pozzo, è una statua pesantissima mafragile, fatta di stucco, vale a dire con unmisto di calce e sabbia finissima, forsepozzolana; la sua fattura si fa risaliread un’epoca tra il 1100 e il 1300, richia-ma lo stile romanico e con figurazioniche sono tipiche dello stile bizantino; ca-ratteristica del simulacro è la fissità deipersonaggi Gesù e Maria.

La chiesa attuale – mi dice la guida –è tutta diversa da quella originaria, comediverso ne era l’orientamento, tanto chel’ingresso era collocato di fronte al cam-panile; molti sono stati i rifacimenti, irestauri e le ristrutturazioni attraverso isecoli, sia a causa dei sismi che hannocostantemente martoriato queste zone,sia per volontà dei fedeli che, in adempi-mento di qualche voto o in ringrazia-mento di grazie ottenute dalla Vergine,volevano rendere sempre più bello e piùricco il suo tempio. I primi restauri, leprime ristrutturazioni si fanno risalire al1500, ma si può affermare che sono staticontinui sino ai nostri giorni.

Nel 1706 fu aperta la nuova porta(l’attuale), nel 1726 si volle dare maggio-re decoro all’altare, conferendogli una im-ponenza e una monumentalità che si puòancora oggi ammirare; nel 1884 la Chiesasi arricchì di pregevolissimi lavori e cosìla nicchia fu resa sontuosa, assumendo laforma di un tempietto e fu ornata di mar-mi pregiati; verso il 1903/1904 l’artistaDe Lisio si accinse ad eseguire ben 12quadri pittorici, tra i quali il grande qua-dro centrale del soffitto raffigurante laVergine che viene assunta in cielo e,ascendendo tra un nugolo di angeli, fa ca-dere rose sulla cittadina. Anche negli annisuccessivi lo stesso artista volle insignireil tempio di altri suoi due lavori: uno col-locato nei pressi dell’altare, rappresentalo sposalizio della Beata Vergine, l’altro,collocato nei pressi dell’organo rappre-senta la Vergine Maria con Santa Elisa-betta, Gesù e San Giovanni Battista. Nellanavata di destra, al centro del soffitto, c’èla Purificazione di Maria Vergine e sullaparete di fondo la Natività di Gesù; nellanavata di sinistra al centro del soffitto ladisputa di Gesù con i dottori nel tempio esulla parete di fondo la Fuga in Egitto, unultimo dipinto, raffigurante la Crocifissio-ne, fu collocato sul terzo altare della na-vata di destra, in sostituzione di un altrodipinto malandato.

Cominciando dalla navata di sinistra,

troviamo tre altari di epoca molto recen-te e bisogna riconoscere che non possonoessere additati come espressione di su-blime arte; anche le raffigurazioni e lestatue che ornano questi altari sono ap-prossimative e non presentano alcunchédi artistico; al centro c’è l’altare dellaVergine del Rosario con statua che risaleal 1632, gli altri due altari sono dedicatia santa Filomena e a sant’Alfonso.

Ben diversi sono gli altari collocatilungo la navata di destra, autentici capo-lavori d’arte che fanno sì che questoTempio, a ragione, venga definito un ve-ro museo d’arte religiosa; il primo altareè detto di S. Maria di Costantinopoli e fueretto nel 1620, il dipinto, invece, che ri-sale al 1625 rappresenta effigiata la Ma-donna che porge il Bambino a S. Anto-nio alla presenza di S. Giuseppe; bellis-sime colonne di marmo fanno ornamentoal quadro e l’assieme è una stupendaespressione di arte e di bellezza.

Il terzo altare è quello della Crocifis-sione, vi figura il dipinto della Crocifis-sione del De Lisio. Anch’esso è degno dirilievo, originariamente l’altare era statodedicato alla madonna degli Angeli, co-me attesta un’iscrizione. Il secondo al-tare è il capolavoro dei capolavori, quan-do mi appare dinanzi agli occhi, rimangoabbagliata ed estasiata dall’eleganza del-le linee, dalla ricchezza degli abbelli-menti, dalla dovizia degli ori; si può ave-re un’idea della bellezza di tale altare,tenendo davanti agli occhi l’altare del-l’Immacolata Concezione di Calitri,quello di Fontanarosa è infinitamente piùbello e più ricco. Nell’altare sono statecreate tre sontuosissime e bellissime nic-chie: in quella centrale c’è la Madonnadetta della Misericordia, nelle laterali ci

sono, a sinistra la statua di S. Biagio, adestra quella di S. Antonio. Le strutturelignee che lo adornano sono sfarzosa-mente e divinamente cesellate con moti-vi floreali e dipinte di oro; in alto, nelriquadro, c’è una tela che raffigura il Pa-dre Celeste benedicente; sembra che l’al-tare sia stato eretto per volere dei princi-pi di Gesualdo; tutta la Chiesa è ricca dipregevoli stucchi e di affreschi.

Fuori della Chiesa ammiro lo svet-tante campanile e, al lato, in una speciedi giardino una ricca serie di bassorilieviriproducenti personaggi e fatti dell’anticoe nuovo testamento; attorno ad un minu-scolo altare, collocato in una cappellina,ci sono ragguardevoli affreschi, riprodu-centi scene della passione di Cristo, del-l’Orazione di Gesù nell’Orto, della Cro-cifissione e della Deposizione.

Nella stradina che si apre alle spalledella Chiesa della Misericordia c’è il pa-lazzo del dottor Pasquale Bianchi che ciospita con grande cortesia nel salotto,ricco di stucchi e di motivi ornamentali;nell’elegante e civettuolo giardino unbassorilievo posto al di sopra di una fon-tanella e sul quale è scalfito un beneau-gurate invito a godere la frescura del-l’acqua e dell’amenità del sito; il dottorBianche ci guida nel suo studio dove in-sieme a preziose tele risalenti al 600/700,si ammira una serie di manoscritti anti-chissimi.

È tardi quando intraprendo la via delritorno, ma posso assicurare che ho tra-scorso una piacevolissima e istruttivamattinata; ho appreso così che, in fon-do, non bisogna allontanarsi molto dallenostre zone, per ammirare bellezze arti-stiche, che sembrano poter essere vantosolo dei paesi del Nord.

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INFORMARESenza allarmare

Già sul n. 37 di questo giornale risalente al natale del 1993 e successivamente conun articolo di uno stimato professionista era stato lanciato un accorato grido diallarme per i troppi frequenti casi di tiroide – e di tumori in genere – verificati-si a Calitri, ma, come sempre, il tempo passa e niente, ci risulta, sia stato fatto sullato ricerca e prevenzione. Ad una nostra indagine, fatta con mezzi elementari,risulta che ormai i casi di persone operate di tiroide sono numerosissimi, mentre– ci sembra – che il disinteresse assoluto regna sulle cause di questo triste feno-meno che sta colpendo interi nuclei familiari.Al di la di penose riflessioni, sulla colpevole indifferenza e sulla totale apatia del-le autorità competenti, non ci resta che invitare i cittadini ad una più attenta evigile tutela della propria salute, costringendo i responsabili a monitorare variezone del paese anche sulla “radioattività” che risulterebbe fuori della norma. Ci rattrista, inoltre, che nulla si stia facendo per istruire i cittadini, che hannocostruito la propria abitazione col tufo, sulla pericolosità di detto materiale cheproduce il “radon” pericoloso alla salute e sulle precauzioni da prendere per evi-tare mali peggiori.

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LE FOTO NEL CASSETTO

Calitri 28.04.1941, via Strettole, oggi via Francesco Tedesco con la signora Maria Fastiggi As-sunta e Fortunato Rabasca, in un bel prato verde dove oggi c’è il diruto edificio scolastico, infondo una fila di case i cui primi proprietari furono da destra a sinistra: Luigi Marrese, GaetanoTrofa,Vito Zampaglione (mand’les’), Raffaele Di Cecca (scatozza), Leonardo Codella (curella),Canio Cestone (lu zuopp’)Tommaso Tamburo (la ciummara), Giuseppe Toglia (P’pp’niell’).

Venezuela, Turen 25.12.1968, Enza e M.Concetta Cicoira figlie di Rina Parlotto eVincenzo Cicoira.

Calitri, scuola elementare anno scolastico 1935/36, nel Parco della Rimembranza, in piedida sinistra: Giuseppina Gentile (figlia del daziere), Francesca Tetta (cangiariegghj), FrancescaDi Guglielmo (m’ron’), Antonietta Del Cogliano, Grazia Di Napoli (caca alerta), MariaNicolais (camp’sandar’); sedute: Antonietta Rubino, Gaetana Pastore, Vincenza Rinaldi(cummessa),Antonietta Stanco (r’ss’liegghj), Concettina Fastiggi (fiacca),Antonietta Simone(jonz’); prima fila: Antonietta Panniello, Vincenza Cialeo, Antonietta Basile (aniell’), MariaGautieri (sacchett’),Vincenza Zabatta (pasqualett’)

Calitri 29 marzo 1903, da sinistra Canio DiCarlo (saccon’) nato a Calitri il 05.01.1895e deceduto negli USA il 09.03.1967, Ma-riantonia Galgano madre dei bambini, nata aCalitri il 17.06.1863, coniugata con Giusep-pe Maria Di Carlo il 30.12.1880 e decedutail 02.02.1940, Michelantonio Di Carlo natoil 27.10.1892, Vincenza Di Carlo nata il05.06.1898 e deceduta il 20.01.1971.

Questi piccoli rettangoli di carta, che sono le foto, veri inventori antropologici dell’essere e “dell’esistere” rappresentano il ricordo. Il ritrovare in qualche modo, nel-la foto, una traccia delle persone della propria infanzia. La fotografia rimembra il passato. L’effetto che esso produce non è quello di restituire ciò che è aboli-to dal tempo, ma sono tappe della nostra vita.

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Calitri 1959, il giovane Raffaele Tuozzolo in bicicletta nella piazza del paese, in fondo si vedonoi due chioschi, il primo del giornalaio Russo e il secondo di Angelo Iannella.

Calitri 1947/48, il dentista dott. GiuseppeQuaranta scatta questa foto, da sinistra ElisaDe Rosa,Anna De Rosa, Mery Maffucci,An-gela De Rosa, Francesca Salvante, Enza Aba-te in Ricciardi, Enza Simone.

Calitri 1941 da sinistra: Canio Galgano(ghianna),Mariantonia Fastiggi moglie di Gal-gano,Mariantonia Cantarella (la nghiana),Ca-nio Fastiggi (Iucc’ lu fr’ggiar’), seduti: MariaMichela Di Cecca (chela r’ scatozza),DonatoGalgano (mast’ R’nat’ lu marmista), AngeloFastiggi (Lilin’ r’ lu nghian’) noleggiatore, figliodi Canio e di Mariantonia Cantarella,Giusep-pe Galgano (popen’), Angelo Fastiggi (ang’-lon’) e la piccola Michelina Fastiggi, moglie r’Zall’tiegghj’ residenti in Toscana.

Luogosano 1916/17, l’avvocato Luigi Buononato il 23.01.1898 e deceduto ad Avellino il20.01.1993, giovane ufficiale della I guerramondiale.

Brooklyn, NY 1948 circa da sinistra sedute:Rosa Galgano, Giuseppina Nannariello So-limene, Bernardo Galgano; in piedi MariaMaddalena Lampariello, Concetta Toglia afianco alla nonna Angelina Martiniello Co-della; dietro di loro: Josephine Galgano eMarie Della Badia; al centro destra: HelenDella Badia,Tommy Metallo,Agnes Cicoira,quasi nascoste sono Angela Cicoira e Tere-sa Metallo; poi Margherita Del Re Lampa-riello, Maria Cerreta Codella,Vincenza DiNapoli Della Badia, Francesca Metallo conla bambina Rosalie e Assunta ArmientoGalgano.

Calitri 03.02.1951, 50° anniversario di ma-trimonio fra Lucia Maffucci (t’mprin’) e Gio-vanni Di Maio (chi sap’ fa tutt’) ai quali vannoi più sinceri e sentiti auguri della Redazione.

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Il Consiglio Comunale di Calitri con delibera n. 14 del25.03.2002 ha costituito una commissione per la celebrazionedel quarantennale della morte di S.E. l’avv. Salvatore Scoca, didetta commissione ne fanno parte: l’avv. Marcello Buono, ilpreside Michele Cerreta, il dott. Giuseppe Di Milia, il geom.Giuseppe Ricciardi, l’avv. Donato Pennetta, il prof. GiovanniAcocella, il preside Vito Alfredo Cerreta, il preside Antonio DeGianni, il rag. Giovanni Maffucci, il prof. Donato Lucev, il rag.Franco Di Guglielmo. Il quarantennale è il 10 maggio 2002, maanche durante tutto l’anno ci saranno delle manifestazioni.

La Comunità Montana Alta Irpinia ha aperto i cantieri fo-restali, come previsto nel Piano di Forestazione per cui circa200 operai del comprensorio verranno impegnati nella puliziadel sottobosco e, soprattutto, nel far fronte agli incendi.

Domenica 10 marzo 2002, alle ore 17.00, nel centro storicodi Lanciano (CH) ha avuto luogo la Via Crucis Quaresimaledelle Confraternite d’Italia, organizzata dalla locale Arcicon-fraternita della Morte ed Orazione. Al Pio-esercizio hanno par-tecipato i Fratelli dell’Immacolata Concezione di Calitri, vestiticon il camice bianco e il cappuccio con sopra la corona di spi-ne, per rinsaldare i vincoli di fratellanza che ci legano e cispingono a tramandare ai giovani le tradizioni religiose dellenostre genti.

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Quattordici coppie di giovani vestiti con i costumi cali-trani, le donne “cu lu p’zzill” e gli uomini “cu la giacchetta, lacamm’sola, li cauzun’ r’ v’ll’tin’ e lu cappiegghJ” hanno for-mato il gruppo folcloristico denominato “I uagliun’ ru uaffj” sisono esibiti il pomeriggio dell’ultimo di Carnevale per le stradeprincipali di Calitri, il 12 febbraio 2002. La sfilata è partita daPiazza Macello, via Pittoli, corso Garibaldi, corso Matteottifino a Piazza della Repubblica. Al ritorno si sono fermati inpiazza S. Scoca a ballare la “quatriglia calitrana” comandata daCarmine Iannece “u corean”, circondati da un cordone di bam-bini vestiti da maschere e dalle mamme, mentre gli anzianiguardavano appoggiati sul sagrato della chiesa di san Canio. Lafesta si è conclusa coinvolgendo negli ultimi giri di quadrigliatutti i presenti.

Con il patrocinio della Civica Amministrazione, i cerami-sti di Calitri hanno costituito il “Consorzio per la tutela e la va-lorizzazione della ceramica e della terracotta di Calitri”. Han-no eletto Presidente l’Ing. Giovanni Polestra, sede legale Con-trada Carcatondo - 83045 Calitri (AV) Italia- tel. 3392616889 -3392811304 - 3393012250 - fax 1782206852.

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Per la XVII “Giornata mondiale della gioventù” l’Arci-diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia hariunito a Calitri, il pomeriggio di Domenica 24.03.2002 nelpiazzale dell’ex macello, i giovani della Diocesi, nonostante ilfreddo e la neve. In cammino insieme all’Arcivescovo P. Sal-vatore Nunnari, il Sindaco prof. Vito Marchitto, i sacerdoti e igiovani, con gli striscioni e le palme hanno raggiunto la ChiesaMadre.

I giovani irpini hanno consegnato la croce di San Damianoa quelli della diocesi di Potenza. Dopo la liturgia della parolal’Arcivescovo ha ricevuto il documento conclusivo del Sinododiocesano. La festa si è conclusa con il concerto di AmedeoMinghi nella chiesa di San Canio.

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L’Arcivescovo diocesano Padre Salvatore Nunnari faràla prima Visita pastorale alla Comunità di Calitri dal 14 al 19maggio 2002 “Domenica di Pentecoste”.

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Sua Eminenza J. Ratzinger dietro ad una sua foto ha con-segnato al Sig. Michelangelo Armiento questa dedica olografa:Alla venerabile Confraternita dell’Immacolata Concezione diCalitri (AV) tanti auguri nel comune amore per la Madre delnostro Signore Gesù Cristo, che è anche Madre nostra. + JosefCard. Ratzinger 23 gennaio 2002 (Timbro tondo con stemma escritta Congregatio Pro Doctrina Fidei*).

Il 26 febbraio 2002 è deceduto, nella Casa di Riposo diCava dei Tirreni, il frate Cappuccino Padre Basilio Di Maio(c’cch’llin’) al secolo Vincenzo, nato a Calitri il 1920. È statoseppellito a Salerno. Domenica 14.04.2002, alle ore 9 i Fratel-li della Congrega Immacolata Concezione lo hanno ricordatonella preghiera comunitaria con la recita dell’Uffizio e laS. Messa di suffragio.

Vita Calitrana

Calitri 5.01.2001, una magnifica riunione di famiglia dei discendenti di AngelaBavosa e Giovanni Cerreta (ricca recca, lu cacciator’), mancano ben 19 perso-ne che sono lontano per ragioni di lavoro, prima fila da sinistra: Giovanni Maf-fucci (silla), Clara Cicoria (mastron’),Angela Cerreta (ricca recca), Chiara Za-batta,Anna Russomanno (giachess’), Giuseppina Russomanno (giachess’), Lu-ciana Cerreta, Canio Russomanno (giachess’), Giovanni Cicoira (mastron’);seconda fila: Giovanni Cerreta (ricca recca), Filomena Codella (carpat’), Luciet-ta Delli Liuni (giacchett’), Giuseppe Cicoira (mastron’),Angela Cerreta (riccarecca),Antonio Cerreta, Matilde Maffucci (silla),Angela Cerreta (ricca recca),Canio Cerreta (tutto fare), Colomba Fastiggi (cangh’ion’), Rosa Antonia Cerreta(ricca recca); ultima fila: Michelina Cerreta (ricca recca),Antonio Cerreta (riccarecca), Vincenzo Rabasca (zucquaron’/pupett’), Michele Rubino (cap’zappa),Giuseppe Maffucci (silla), Pietro Maffucci (silla), Maria Rosaria Lo Buono,An-tonio Maffucci (silla), Antonio Rubino, Pietro Zabatta con occhiali, MartinaZabatta la piccola, Antonietta Avella (ndulin’), Francesco Cerreta con baffi(ricca recca).

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IL PRINCIPE DEMETRIO di Gian PaoloTozzoli – Lampidi Stampa – Libuk – Milano 2001

Èsempre con vivo piacere che ci onoriamo di portare a cono-scenza dei nostri lettori un’altra fatica letteraria del nostro di-

stinto ed amato compaesano, che cimentandosi con acume,studio e raffinatezza è riuscito ancora una volta a darci un’operache per l’intreccio, la trama, la presentazione scorrevole e deli-cata, ci rapisce nella lettura e ci fa gustare una piacevole pagina. “Per uno di quei tanti casi della vita Demetrio, a causa di un in-cidente ferroviario, batte la testa sulle rotaie, ne riporta un trau-ma e perde la memoria. Ricoverato in una clinica fiorentina,con l’aiuto di cure mediche e ingegnosi esperimenti, riacquistavia via la lucidità senza avere tuttavia le prove certe della suaorigine, controllata e non virtuale.Tutto ciò che lo circonda gli sembra confuso o frutto d’imma-ginazione: persino i dati essenziali che risultano dai documen-ti trovatigli in tasca potrebbero essere falsi. La sua presunta ap-partenenza a una nobile casata principesca desta sospetti: po-trebbe essere inventata per mascherare una discendenza da fa-miglia di razza perseguitata. La ricostruzione della memoria di-venta così per il principe Demetrio una ricerca defaticante deipropri veri connotati. Nel riconoscersi Demetrio è costretto adaccettarsi per quel che era anche se sarà doloroso scoprire leproprie sconfitte, gli errori commessi, le ambizioni fallite, ilmale compiuto.La perdita della memoria poteva dunque esserestata una fuga da responsabilità inconfessabili”.

(dalla quarta di copertina)

LA STORIA OPERAIA DI MUGNANO DEL CARDINA-LE (1881-1896) di Pasquale Colucci – Amministrazione Co-munale Mugnano del Cardinale 2001

Anche se bisogna smuovere ancora tanta polvere ed aprireancora tanti fascicoli per inquadrare nelle loro poliedricità

episodi solo accennati, in questa nuova, pregevole ricerca di Pa-squale Colucci, gli aspetti del nostro mondo “paesano” si deli-neano nella loro complessità, evidenziando quelle cronichecontrapposizioni che ancora oggi caratterizzano Mugnano delCardinale, realtà vigile ed attenta alle novità ma debole per leforti divisioni intestine.Spesso si tratta solo di contrapposizione di famiglie non di dia-lettica politica e culturale, pertanto sorge il dubbio che la nostracomunità non sia derivata da una solo etnìa, ma, data l’ubica-zione geografica, sia il frutto di una fusione di gruppi diversi,dagli usi, costumi e mentalità varie, che malgrado la apparentefusione sociale e politica, inconsciamente si sentono sempredistinti e contrapposti. Il ruolo di S. Pietro a Cesarano è semprecondizionante: dalla sua cultura e dal suo riferimento muoveogni azione. Anche in questo caso un gruppo di studenti fondaun circolo culturale ed organizza una Società Operaia.Dove studiano questi studenti, da dove provengono se non da S.Pietro a Cesarano? Nella navigazione della vita politica e so-ciale si fa sempre riferimento all’unico faro di ricerca più avan-zato esistente sul territorio. I protagonisti della Società Operaia

sono i rappresentanti delle famiglie più agiate del paese, certa-mente studenti presso il ginnasio “Alessandro Manzoni” di S.Pietro a Cesarano.Da una corrispondenza sulla “Favilla” si deduce la caratteriz-zazione politica di due gruppi: uno repubblicano, l’altro più nu-meroso ed intraprendente ad indirizzo liberale. Due gruppi, gliembrioni di due partiti, di due culture che nell’evoluzione cro-nologica si contrapporranno sempre, a volte in maniera ancheviolenta. Il capitolo della Società Operaia si inserisce nella no-stra complicata tradizione ed anticipa i movimenti dell’iniziodel XX secolo che si diffonderanno nella nostra area con gran-de vigore e tensione sociale ed avranno come protagonisti glistessi rappresentanti delle famiglie già incontrate.L’opera di ricerca di Pasquale Colucci testimonia la serietà e la de-terminazione di evidenziare il continuo tentativo di collegarsi al-l’evoluzione politica e sociale nazionale per non rimanere emar-ginati nella delicata fase della formazione del nuovo Stato unitario. L’Amministazione Comunale di Mugnano del Cardinale è, co-me sempre, ben lieta di contribuire alla riscoperta di una pagi-na del passato, nella consapevolezza che per ogni collettività laconoscenza della propria vicenda storica è un problema non so-lo culturale.

Dalla presentazione del prof. Giovanni ColucciSindaco di Mugnano del Cardinale

ANDREA PERCIATO, In cammino lungo le montagne delsilenzio – 16 itinerari escursionistici tra i Monti Alburni,Edizioni Paci Postiglione, Salerno 200 1, pp. 156

Il titolo si mostra immediatamente di grande suggestione per illettore che sulla copertina lo inquadra in un colpo d’occhiocome sospeso sull’immagine della catena alburnina, che si sta-glia con i suoi picchi e come baluardo naturale, quasi rispettatonella sua imponenza e maestà dai pochi paesi che, come sud-diti, sorgono alle sue pendici. È giustamente il regno del silen-zio, nemmeno sfiorato dal frastuono dei nostri tempi e dai ritmifrenetici che quotidianamente vengono a ratificarsi sui vicinipercorsi autostradali.La pace che fin dai tempi più antichi vi regnava insieme al co-lor bianco della neve che, insieme all’altezza delle cime, ne hadefinito il nome, tanto più oggi ci suggerisce il rifugio in un’oa-si che ritempra dalla convulsa vita, dettata dall’odierna societàin balia di ritmi non ordinati dall’armonia con il creato madalla tecnologia e dalla scienza, che rischia di annichilire i va-lori più intimi dell’uomo, quelli spirituali, il cui recupero ne-cessiti di una strategia di riappacificazione psicofisica in unambiente ove egli può ascoltare se stesso, in connubio con loscorrere naturale della natura, di cui egli è creatura, non dellascienza asservita al cosiddetto progresso di tipo economico.Ed il Perciato ce lo suggerisce con una formula che non può ri-fiutarsi, lui che fin da giovane ha seguito il CAI salernitano ed ilsuo presidente onorario, l’ing. Michele Cicchiello, che gli firmala presentazione del volume, delineando in semplici ma efficaciosservazioni l’entusiasmo di una condizione dell’animo nonsolo giovanile, dettato dal desiderio di conoscere, giustamentedefinito “ineffabile”, per l’impossibilità di esprimerlo a parole,dallo spirito di avventura, teso ad una «conquista – ci piace ri-petere con il presentatore – che appaga lo spirito e le cui realtàdiventano esperienza di vita e di verità perché restituiscono giu-ste dimensioni alle persone, alle aspirazioni ed alle umane me-schinità. E, soprattutto, hai la capacità di riuscire a far riscopri-re l’autentico significato umano di esse, ancestrali luoghi dove sirifugiano i sogni, le illusioni, le speranze che alimentano il no-

LALA NOSTRANOSTRABIBLIOTECABIBLIOTECA

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stro spirito, mentre le bellezze e i profondi silenzi parlano all’a-nimo e ti fanno lodare il Creatore», o, comunque, la perfezionedella creazione se si vuol essere laici, aggiungiamo noi.Il silenzio degli Alburni non vuol, comunque, essere una di-mensione di incomunicabilità; lo sa chi vi parla, come studiosoappassionato degli Alburni, ma anche dei paesaggi altrettantosuggestivi e caratteristici del Cilento. E lo stesso Perciato, cheunisce all’entusiasmo dell’ambientalista la familiarità quotidia-na della disciplina della storia nel suo lavoro all’Archivio diStato di Salerno, dichiara, sempre per gli Alburni, l’intento divolerne descrivere «semplicemente la “MAGIA”», «quella par-ticolare magia – egli ci confida con una sensibilità non scevra dipoesia – che mi ha offerto questa straordinaria montagna facen-domi, di volta in volta, “ascoltare la sua voce attraverso le fola-te improvvise del vento che s’intrecciano e si avvinghiano lungoi tetri canaloni calcareo-dolomitici; oppure la “magia” del raggiodi sole che esce da un cumulo di nubi e bagna, improvviso, diluce fulgida il sottobosco più intenso; oppure ancora la paura delfulmine che cade, improvviso, a poche decine di metri, scuo-tendo il corpo in balia della potenza della montagna».E questa la giusta predisposizione per seguire uno degli itinerariconsigliati; ma non sono da sottovalutare i rischi che perven-gono dalla situazione oggettiva del momento né quelli che at-tengono la nostra forma fisica. Nel primo caso, l’Autore ciconsiglia, con il conforto di una esperienza pluriennale, che«bisogna imparare ad accettare la paura in montagna, perché lapaura non è mancanza di coraggio: la paura è l’altra metà delcoraggio! E quando la montagna respinge, bisogna capirlo su-bito, senza esitare, che questa volta non è il caso…».Nella premessa sui “Luoghi e paesi”, Perciato fa bene ad av-vertire i lettori che si sono presi in esame i Comuni, che tecni-camente e logisticamente si presentano più idonei sia per leascensioni alle vette sia per le escursioni lungo le creste e gli al-tipiani. Questi, di cui si illustra la possibilità di raggiungerli tra-mite autostrada, treni, autoservizi da Salerno, formano il puntodi partenza o di arrivo dei tracciati, per i quali si indicano i po-sti, ove, ad esempio, poter bivaccare o piantare la tenda.Ad iniziare dalla stele dell’«Antece», il Dio gnerriero lucano,spiegato come “Antico” o come “colui che sta innanzi”, seguonobrevi note introduttive sui Comuni interessati (Polla, Penosa,Petina, Sicignano con le sue frazioni, Postiglione,Controne,Ca-stelcivita,Ottati, S. Angelo a Fasanella, Corleto Monforte, Ro-scigno e Sacco), talora con la necessità di maggiori precisazionied approfondimenti, mancando, ad esesmpio, qualche datazionedi chiese, ed aggiornamenti di natura archeologica o storiografi-ca, che potrebbero essere seguiti da studiosi di tali discipline.Ciò non toglie la validità della trattazione , di cui si nota la pre-cisione nell’indicazione puntuale dei percorsi, in cui al sugge-stivo titolo si aggiunge una scheda tecnica che include 7 vocimolto utili per la verifica delle possibilità individuali di intra-prenderli senza correre inutili rischi. Se prendiamo ad esempioil 1’itinerario, intitolato «La Via delle Taverne» – titolo chechi vi parla ha già dato ad una ricerca da cui è scaturita una mo-stra nell’agosto del 1992 – l’escursionista viene a sapere che lapartenza si attua dalla nota “Fontana della Regina”, situatapresso la stazione ferroviaria di Petina, mentre l’arrivo è fissa-to al «Ponte sul fiume Sele presso la “chiusa”». La difficoltà inquesto caso è la T, cioè turistica, i dislivelli da superare oscil-lano soltanto tra i 250 ed i 398 m.s.m.; quanto all’approvvigio-namento idrico si segnalano “varie fontane lungo il percorso”.Lo sviluppo del percorso è di circa 24 Km., i tempi; «un’interagiornata di cammino (effettuabile anche in MTB)».Interessanti anche le cartine accluse, con l’indicazione di fon-tane, taverne, chiesette, torri, ponti, l’una, con le altimetrie deivari tratti, l’altra. Ben più difficili altri itinerari, come «La lun-

ga “Via degli Altipiani”», tra le vicinanze di Petina e Posti-glione, di 20-21 Knv, posizionata tra più di 1472 m. e meno di1536 m.; o «“L’alta Via delle Creste”», tra Controne e Petina, dicirca 30 lan., che si snodano con difficoltà E.E.A., si può direriservata ad escursionisti esperti attrezzati.Alla storia, oltre che alla natura, ci riporta il 60 itinerario,«Lungo il “Cammino degli Elfi”», che partendo dai Pozzi diCerabona, comune di Corleto, giunge dopo 4 ore circa al Vali-co Passo della Sentinella, punto obbligatorio di passaggio dal-l’antichità tra gli Alburni ed il Cilento ed il Vallo di Diano;escursionistica per esperti è anche il 20 itinerario, «“Quella-vecchiaferrovia”», in cui della linea Sicignano-Lagonegro,aperta il 30 dicembre 1886 e chiusa nel 1987, in quanto supe-rata ormai dall’autostrada Salerno-Reggio C., se ne ripercorre iltracciato tra i caselli di Petina e Polla, per circa 14 km, con laraccomandazione di provvedersi d’acqua prima della partenza.Con il 160 itinerario, «Lungo il “Sentiero Natura”», relativa al-l’Oasi di Persano, si chiude la trattazione. Ma rimane, comunque,a latere, la serie di problemi ancora, in vario modo, irrisolti nel-l’ambito dell’approccio alla natura locale ed alle sue risorse più

genuine. Mancano, oltre alla segnaletica, che illustri nei luoghi diarrivo e di partenza gli itinerari, guide ambientalistiche per l’ac-compagnamento di gruppi, agenzie o negozi di riferimento chemettano a disposizione dell’escursionista materiale artigianale ti-pico, prodotti dell’economia locale. ad esempio liquori a base dierbe, guide dei percorsi ed altre indicazioni utili anche a scoprirepeculiarità locali che possano integrare l’escursione con la visita,ad esempio di chiese e castelli, o far assaporare l’enogastronomiaalburnina negli agriturismi selezionati già presenti sul posto; ocreare intrattenimenti ludici per famiglie che prediligano un ap-proccio meno difficoltoso alla montagna.Perché si attui tutto questo occorre una politica turistica che nonprivilegi soltanto le coste ma anche l’interno, inserendoli in ununico discorso di itinerari e di pacchetti di visita, programmati aseconda dei luoghi e delle stagioni. Ma questo impegno nonpossiamo che proporlo e delegarlo ad una sana programmazione,di cui attendiamo l’attuazione, nonostante i lunghi decenni di di-battiti. In un secondo momento, se, come dovrebbe, la pubblica-zione che si presenta sarà accolta pienamente dai lettori e dallasocietà, si potrà pensare ad un CDrom in cui la suggestione del-le pagine si unisca adeguatamente a quella delle immagini.Il che vale anche per il vicino Cilento, anche se non mancano in-teressanti tentativi isolati, come il trekking di Magliano fino a Fe-litto, interessante anche il ponte sul Calore, che almeno da epocamedievale poneva in contatto la valle di quel fiume e l’altra, quel-la dell’Alento, intimamente connessa con Velia e la già acclarata“Costa dei miti”, per la quale, rinnoviamo il concetto, si augura danoi un matrimonio ideale con gli altrettanti “mitici” Alburni, i cuiboschi e le cui balze non lasciarono indifferenti grandi scrittori la-tini, come Virgilio, se vogliamo fermarci all’antichità.

Antonio Capano

LAUREA

Presso l’Università di Pisa, con 110 e lode, si è brillante-mente laureata in ingegneria civile - Indirizzo Strutture

Maria, Leonarda GIRARDIDiscutendo la tesi: “Progetto di un ponte ad arco in ce-mento armato di grande luce con studio e confronto di di-verse tecniche esecutive”. Alla neo ingegnere ed ai suoigenitori Clorinda e Peppino i nostri più fervidi auguri.

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MODI DI DIRE

Acciomba na bona vota = stai fermo una buona voltaBona vespra = buona seraChe mang’ pan’ r’ sierp’! = detto di una persona che non ingrassaEia liegg’ r per’ = è svelto di piedeEia fera moscia = è un fatto, avvenimento poco entusiasmanteHav’ fatt’ la mort’ cazzuta = è morto da fessoFacim’ na cosa r’ juorn’ = facciamo un lavoro alla sveltaHamm’ fatt’ nu viagg’ e dduj s’rvizzij = abbiamo fatto un viaggio e due serviziL’agg’ rat’ lu stigl’ = gli ho dato un mestiereM’hav’ fatt’ annalbagisc’ = mi ha fatto imbestialire

R’AUSANZ’ R’ NA VOTA’

A Sand’ Livardin’ng’eia lu r’mit’,sona lu fratocchj’a r’ quatt’ r’ lu matin’.

Subb’t’ m’ so’ auzat’la zappa agg’ p’gliat’,lu ciucc’ agg’ carr’cat’a li Chian’ vogl’ scì.

A r’ cost’ r’ Curtin’agg’ affr’ndat’ Cap’zappa,lu bbr’iend’ ngimma a r’ spagghj’e r’ mman’ ndo r’ sacch’.

A li Chian’ so’ arr’vat’s’era fatt’ miezz’juorn,m’ so’ v’tat’ attuorn’ attuorn’n’ sacc’ ra ndov’ accumm’nzà.

Sul’ chi ng’ pens’m’ ven’ a malincunìa,quann’ era ggiovan’cu n’ora facìa quegghia via.

Mo’ so’ fatt’ vecchj’manch’ la zappa mman’ sacc’ t’nè,specie quann’ vach’ p’ l’auzàngimma r’ scarp’ la vaj a dà.

Ringrazzij lu Patratern’ nostr’ Signor’lu preh’ cu l’an’ma e cu tutt’ lu cor’Ddij mij t’ uard’ e fazz’ la croc’mal’rich’ chi t’hav’ puost’ ncroc’.

Cav. Ciro Cerreta(da Avellino)

USANZE DEL PASSATO

A Santo Berardinoc’è l’eremitasuona la campanaalle quattro del mattino.Subito mi sono alzatola zappa ho presol’asino ho caricatoai Chiani voglio andare.Alle coste di Cortinoho incontrato Capozappala zappa sulle spallee le mani in tasca.Ai Chiani sono arrivatosi era fatto mezzogiornomi sono voltato intornonon so da dove incominciare.Soltanto che ci pensomi viene la malinconiaquando ero giovane in un’ora facevo quella strada.Ringrazio il Padreterno nostro Signorelo prego con l’anima e con tutto il cuoreDio mio ti guardo e faccio la crocemaledico chi ti ha posto in croce.

DIALETTO E CULTURA POPOLARE

A CURA DI RAFFAELE SALVANTE

Calitri 30.04.1934, matrimonio fra Angela De Nicola e GiuseppeCerreta.

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SSOOLLIIDDAARRIIEETTÀÀ CCOOLL GGIIOORRNNAALLEE

DA CALITRI

Euro 5: Calabrese Giuseppe 5 –Nicoletta Angelo 5 – Euro 7:Di Maio Giovanni – Euro 10: Maffucci Canio, via Tedesco163 – Caputo Vincenza – Cerreta Vito – Del Cogliano Antonia –Cestone Raffaele – Di Cecca Maria – Lungarno Canio – GalganoFrancesca – Iannella Angelo Maria 10,33 – Senerchia/Di Maio11 – Romano Marianna 12 – Russo Angelo 15 – Ramundo Mi-chelina 20 – Senerchia Francesco 20 – Girardi Peppino e Clo-rinda 25 – Nicolais Salvatore 50 10.000: Maffucci Angelo Mario15.000: Vallario Lorenzo via De Sanctis 83 – Codella GiuseppeC.da Difesette 5 – Cialeo Francesco via Pittoli 21 20.000: Zarrilli Lucia in Fierravanti – Corazzelli Francesco –Maffucci Di Maio Benedetta – Zarrilli Vittorio – Delli Liuni MariaCarmela – Zarrilli Giuseppe via Sottomacello 12 – Zarrilli Gio-vanna in Marra – Nannariello Migliorina – Simone Maria Do-nata in Margotta – Fierravanti Pietro – Merola Giuseppina –Rainone Michele Antonio – Maffucci Maria – Lopriore Antonio –Di Milia Giuseppe – Gautieri Michele – Armiento Michelangelo– Cerreta Mariannina25.000: Zarrilli Giovanna – Di Milia Di Napoli Giuseppe,Contrada Caccia – Lettieri Angelo30.000: Caputo Vincenzo via Di Muro – Di Cairano Giuseppe– Panniello Giovanni – Maffucci Berardino – Cerreta Angelo-maria parrucchiere – Galgano Addolorata – Cestone Assunta35.000: Di Roma Giuseppe40.000: Russo Piaggio Center50.000: Sansone Lorenzina – Ristorante “Il Sambuco” – Pao-lantonio Francesco – Di Napoli Salvatore C.da Sambuco100.000: Di Napoli Giulio

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE

Euro: Mesiano Eugenio (Contesse) 5,50 – Euro 10: RicciardiFernando (Conegliano) - Lovecchio Paolo (Brindisi) – Gallo Vito(Treggiaia) - Galgano Vincenzo (Riccione) – Di Cecca Canio(Poggibonsi) - Galgano Vincenzo ( Monza) – Margotta Angelo(Ancona) – Acocella Marilena (Reggio Emilia) – Marchese An-tonio (Cervinara) – Messina Mario (Ozzano Emilia) – SaudaRoberto (Roma) - Scoca Antonio (Montenero di Bisaccia) - Sca-rano Consolato (Lucrezia) 10,33 – Minichino Enza (Arese) 10,33- La Manna Pasquale (S.Andrea di Conza) 10.33– Abate Giu-seppe Nicola (Avellino) 12.20 Perrone don Camillo (S. SeverinoLucano) 12.91 – Euro 15: Zarrilli Vito (Roma) – Cianci Salva-tore (Candela) - Caniglia Costanza (Napoli) – Donatiello Gio-vanni (Velate) – Scoca Francesca (Ponte Tresa) - Cianci Salvatore(Candela) – Zarrilli Maria Concetta (Poggio a Caiano) 15,49 –Euro 20/25 : Nicolais Luigi (Como) 20 – Vallario Giuseppe (Fi-renze) 20 - Zabatta Vito (Capergnanica) 25 – Salvante Renato

(Granarolo) 25 – Galgano Vincenzo (Como) 25 – LamparielloFranchino (Garbagnate M.se) 25 - Galgano Giuseppe (Ancona)25 – Di Carlo Alfredo (Avellino) 25 - Lampariello Franchino(Garbagnate M.se) 25 – Gastaldi Cerreta Giovanna (Prato) 25 -Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) 25.82 – Acocella Crescenzo(Lentate S.S.) 25.82 – Maffucci Donato (Mariano C.se) 25,82 -Codella Michele (Tirano) 26 – Nappi gaetana (Bergamasco)26 – Pasolini Italo (Napoli) 26 – Euro 50: Di Cairano Giovan-ni (Siena) 50 – Zabatta Michele (S. Giorgio a Cremano) 50 –Cestone Vincenzina (Melfi) 51,65.5.000: Iuliano Rita (Cetara)10.000: De Nicola Rosa (Avellino) – Rabasca Teresa (Milano) –Sepulcri Nina e Giovanni (Roma) – Maffucci Canio (Napoli) –Zabatta Pasquale (Camnago di Lentate) – D’Onofrio Giuseppe(Castellammare di Stabia) – Zarrilli Luigi (Poggibonsi) – SepulcriGaetanina Scilimpaglia (Roma) – Colucci Pasquale (Sirignano) –Galgano Vincenzo (Lentate S.S.) – Di Napoli Antonio (Rho) – Co-della Vincenzo (Firenze) – Pignata Rosa (Contursi Terme) – Di Na-poli Lucia (Pioltello) 15.000: Ciampa Mario (Ostia Lido) – Zarrilli Lina (Giussano) –Di Napoli Mario (Bollate) – Araneo Vincenzo (Mariano C.se) –Ardolino Marianna (Baronissi) – Romano Sabato (Bellizzi) – Za-batta Francesco (Roma) – Cerreta Rosa Maria (Nova M.se) – Lan-dolfi Antonio (Salerno) – De Felice Michele (Avellino)20.000: D’Alessandro Pasqualicchio Vincenzo (Mariano Co-mense) – Di Carlo Maria (Cambiano) – Cerreta Michele (Carra-ra) – Fastiggi Michele (Salerno) – Di Napoli Teresa (Calco) – Fa-tone Giuseppe (Roma) – Di Cosmo Michele (Poggibonsi) – Gau-tieri Vito (Moncalieri) – Margotta Franchino (Olgiate Comasco) –Famiglie Cestone/Metallo (Bergamo) – Codella Luigina (Poggi-bonsi) – Rabasca Italo (Avellino) – D’Auria Canio (Taranto) – Leo-ne Giovanni (Milano) – Ardolino Francesco (Maddaloni) – AlfieriLiliana ved. Frucci (Napoli) – Del Prete Angelo (Procida) – Maf-fucci Vito (Milano) – Di Napoli Vincenzo (Bologna) – Luiso Vito(Mariano C.se) Di Carlo Maria Antonietta (Buccinasco) – Di Mi-lia Vincenzo (Pescara) – Giuliano Angela (Casalgrande) – Cu-belli Lucia (Bologna) – Rubino Canio (Brioso) – Pastore Canio(Riccione) – Scoca Vincenzo (Perticato) – Maffucci Tonino (LentateS.S.) – Zabatta Canio (Lentate S.S.) – Cantarella Maria (Genova)– Vallario Lorenzo (Milano) – Abate Gaetano (Salerno) – PastoreVincenzo (Fornaci di Barga) – Corcione Achille (Caserta) – Maf-fucci Edoardo (Moncalieri) – Gautieri Canio (Mariano C.se) –Scoca Giuseppe (Roma) – Metallo Vincenzo (S. Giovanni Val-darno) – Cristiani Michelina (Mirandolo Terme) – Cristiani Gra-ziella (Mirandolo Terme) – Caprio Donato (Quarto) – Di MuroFranca Maria (Bologna) – Mazziotti Francesca (Roma) – NicolaisElena (Roma) – Cianci Michele (Mariano C.se) – Cerreta Vin-cenzo (Camnago) – Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) – GautieriCanio (Novate M.se) – Mastronicola Vittorio (Frosinone) – Di Na-poli Gallucci Maria Filomena (Acqui Terme) – Gautieri Vito (Ac-qui Terme) – Forgione Stanco Angela (Lentate S.S.).

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25.000: Cestone Giuseppe (Poggibonsi) – Margotta Di Milia Teo-dora (Poggibonsi) – Paoletta Erminio (Portici) – Buldo Antonia(Varallo Pombia) – Ricciardi Giacinta Sansone (Torino) – ScocaAntonio (Trento) – Cerreta Orazio (Caselle) – Codella Vitantonio(Castel S. Niccolò) – Cerreta Clorinda (Roma) –Zabatta Antonio(Nova M.se) – Maffucci Antonio (Roma) – Margotta Canio (Meda)29.050: Gervasi Gerardo (Olgiate C.sco)30.000: Pasqualicchio Luigi (Figino Serenza) – Zabatta Salva-tore (Milano) – Buldo Cesare Giovanni (Varese) – Armiento Vin-cenzo (Casalgrande) – Del Cogliano Antonio (Salerno) – Cubel-li P. Francesco (Pistoia) – Nicolais Maria (Latina) – Di Napoli donValentino (Castelfranci) – Zarrilli Michele (Roma) – GalganoGiannino (Livorno) – Cianci Michelina in Maffucci (Pisa) – Ci-coira Giuseppe (Melfi) – De Vito Antonietta (Roma) – Di NapoliVincenzo (Bollate) – Rainone Vincenzo (Lentate S.S.) – ZabattaEmilio (Lentate S.S.) – Paradiso Gaetano (Lioni) – Armiento Giu-seppina (Castellabate) – Cantarella Giuseppina (Ponte Tresa) –Maffucci Giovanni (Mariano C.se) – Carucci Giuseppe (Cag-giano) – Di Milia Angela in Marino (Nova M.se) – Senerchia Vin-cenzo (Casalgrande) – Colucci Galante (Atripalda) – MazziottiGrazia (Tione di Trento) – Del Cogliano Concettina (Leccio) –Maffucci M. Antonietta (Palombara S.) – Armiento Michelina(Alessandria) – Abate Michele (Roma) – Nannariello Rosellina(Genova) – Di Muro Marina (Milano)34.852: Maffucci Giuseppe (Milano)35.000: Cioffari Drago Anna (Genova)40.000: De Nicola Vincenzo (Pavia) – Di Napoli Angelomaria(Poto Torres) – Mazziotti Grazia (Tione di Trento) – Della BadiaAngelo (Napoli) – Zabatta Riccardo (Como). 49.000: Zarrilli Leonardo (Termoli)

50.000: Vultaggio Claudia (Napoli) – Di Napoli Francesco(Biella) – Ricciardi Francesco (Roma) – Fenu Luigi (Uta) – De Ro-sa Carlo (Belluno) – Chirico Ettore e Di Milia Angela (Teora) –Rella Giovanna (Pescopagano) – Maffucci Giuseppe (Portici) –Lorenzo Maria (Poggio a Caiano) – Di Cosmo Michelino (OlivetoCitra) – Lucrezia Antonio (Scarperia) – Galgano Vincenzo (Mel-fi) – Tozzoli Giovanni Paolo (Roma) – Di Maio Michele Arcan-gelo (Napoli) – Galgano Antonio (Novara) – De Matteo Ersilia DiMaio (Roma) – Ciampolillo Giuseppe (S. Benedetto del Tronto) –Galgano Anna (Milano) – Bazzani Paolo (Barberino Val D’Elsa)– Di Maio Gaetano (Trento) – Di Cairano Giuseppe (Milano) –Zabatta Mario (Cantù) – Vallario Giuseppe Nicola (S.MiniatoBasso) – Losasso Rocco (Avellino) – De Rosa Luciana (Roma) –Acocella Francesca (Napoli) – Della Valva Francesco (Bollate) –Tornillo Vito (Viareggio) – Vitamore Maria Filomena (Roma) 100.000: Del Cogliano Maria Michela (Caserta) – NannarielloVincenzo (Piacenza) – Montagnani Roberto (Bagno a Ripoli) –Tetta Antonio (Napoli) – Berrilli Giovanni (Roma) – Marra Raf-faele (Caserta) – Maffucci Antonio (Poggio A Caiano)

DALL’ESTERO

GERMANIA: Koschmierder Klaus e Giuseppina 25 euroU.S.A.: Vallario Lorenzo A. $ 25VENEZUELA: Di Carlo Vincenzo 50.000

Chiediamo scusa e comprensioneper qualsiasi involontaria omissione

IL NOCEIl noce è un albero elegante ed ombroso,proviene dai paesi caldi dell’Asia Cen-trale ed Occidentale, per la sua foltachioma, ha una disposizione naturale al-la solitudine, non ama i vicini ed intra-prende una vera guerra chimica con lepiante limitrofe.Nei periodi piovosi, si libera di un com-posto chimico che, penetrando nel terre-no lo ossida impedendo la nascita dellavegetazione; per questo inconveniente,in passato i contadini solevano porrequesti alberi sul bordo dei campi; l’in-treccio delle radici si sviluppa orizzon-

talmente occupando un’area più estesadella stessa chioma.Preferisce terreni profondi e soffici, benarieggiati, caldi e ricchi di humus; i fiorisono poco appariscenti e si avvalgono diuna impollinazione anemofila: i fiori ma-schili e i fiori femminili sono separatisulla stessa pianta, sbocciano nel mese dimaggio e sono autofertili, quindi ancheun albero isolato riesce a fruttificare. Ilfrutto, la noce, è ricoperta di un involu-cro verde e carnoso detto “mallo”, che sistacca con facilità quando è maturo. Il guscio è di forma ovale con consisten-za legnosa, presenta una cordonaturacentrale che ne favorisce l’apertura; ledue parti perfettamente identiche con-

tengono “il gheriglio”, un piccolo scri-gno, dove è raccolta la polpa di saporedolce amarognolo. La noce è ricca diolio e di principi attivi ed è preziosa daun punto di vista nutrizionale; nel perio-do medievale i religiosi, da questo frutto,estraevano “l’olio di noce” e distillavanoun liquore aromatico e genuino (il noci-no) Secondo alcune credenze, le noci aveva-no una certa somiglianza con il cervelloumano e per questo motivo, venivanoimpiegate a scopo terapeutico contro ildolore di testa e le malattie mentali.

Alba Algeri(da Ritortolo)

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IL CALITRANO N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002

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MOVIMENTO DEMOGRAFICORubrica a cura di Anna Rosania

I dati, relativi al periodo dal 4 luglio 2001 al 7 marzo 2002,sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.

NATIMaffucci Antonio di Mario Rosario e di Marrese Carmen 03.07.2001Corazzelli Ilaria di Vincenzo e Cappello Maria Margherita 08.12.2001Corazzelli Davide di Vincenzo e di Cappiello maria Margherita 08.12.2001De Gianni Antonio di Michele e Cucciniello Lucia Rita - Avellino 14.01.2002Guglielmo Michele Donato di Antonio e Tuozzolo Filomena 14.01.2002Zazzarino Simona di Pasquale e Margotta Donatina 22.01.2002Sibilia Alice di Pasquale Leonardo e Tornillo Giuseppina 26.01.2002Zabatta Roberta di Antonio e Brescia Gerardina 01.02.2002Maffucci Lucrezia di Antonio e Russo Michelina 23.02.2002Paolantonio Francesco di Vito Lucio e Di Milia Raffaella 28.02.2002Gautieri Riccardo di Pasquale e Donatiello Giovanna 08.03.2002Di Salvo Maria Grazia di Agostino Antonio e Dragone Angela 15.03.2002Zarrilli Andrea di Canio e Rainone Nina 16.03.2002Galgano Aurora di Canio e Cianci Albina 22.03.2002De Nicola Cristina di Luigi e Galgano Irma Loredana 27.03.2002

MATRIMONIMargotta Antonio e Arminio Filomena 08.10.2001Zarrilli Antonio e Di Milia Lucia 31.10.2001Pennella Antonio e Cozzolino Antonietta 22.12.2001Di Guglielmo Franco e Donatiello Tiziana 29.12.2001Di Muro Vincenzo e Codella Tiziana 05.03.2002Caputo Pietro e Rainone Gaetanina 11.03.2002

MORTICestone Marianna 11.08.1927 - † 04.07.2001Cianci Antonio 28.02.1911 - † 22.10.2001Di Cecca M. Luigia 06.08..1941 - † 26.10.2001Cestone Gaetano 17.03.1927 - † 28.10.2001Borea Vincenza 26.01.1928 - † 31.10.2001Galgano Giuseppe 03.01.1921 - † 04.11.2001Martiniello Michelantonio 02.01.1910 - † 06.11.2001Galgano Canio 16.08.1915 - † 18.11.2001Zarrilli Vito 16.09.1914 - † 19.11.2001Cerreta Michele 17.02.1925 - † 25.11.2001Galgano Vito 27.04.1912 - † 25.11.2001Pasqualicchio Vincenzo 26.08.1928 - † 02.12.2001Zarrilli Lucia 10.03.1921 - † 04.12.2001Leone Angela 04.12.1932 - † 14.12.2001Di Maio Vincenza 01.04.1933 - † 14.12.2001Bozza Vincenzo 09.12.1926 - † 16.12.2001Zarrilli M. Flavia 14.11.1919 - † 19.12.2001Fischetti M. Vincenza 18.06.1905 - † 25.12.2001Zabatta Grazia 24.06.1911 - † 01.01.2002Zarrilli Michele 30.05.1928 - † 04.01.2002Senerchia Antonio 10.12.1927 - † 05.01.2002Buldo Cesare 25.08.1941 - † 09.01.2002Caputo Canio Vincenzo 04.07.1938 - † 15.01.2002Del Moro Giuseppina 19.03.1926 - † 16.01.2002Rella Canio 06.09.1919 - † 17.01.2002Caruso Salvatore 13.01.1920 - † 25.01.2002Di Napoli Francesca 24.08.1947 - † 02.02.2002Lucrezia Antonio 24.04.1926 - † 06.02.2002Rainone M. Rosolina 06.05.1913 - † 14.02.2002Lantella Salvatore 04.01.1917 - † 14.02.2002Tateo Antonio 15.12.1913 - † 15.02.2002Codella Giovanni 24.10.1926 - † 22.02.2002Zabatta Filomena 11.04.1918 - † 22.02.2002Lettieri Flavia 19.03.1924 - † 02.03.2002Cestone Benedetto 02.08.1937 - † 07.03.2002Di Maio Filomena 01.06.1916 - † 10.03.2002Zarrilli Rosa 04.10.1922 - † 13.03.2002Codella Maria 10.10.1902 - † 13.03.2002Di Carlo Giambattista 31.01.1928 - † 22.03.2002Zarrilli Vito Michele 02.02.1924 - † 27.03.2002

AddioAmico Vincenzo

Vincenzo Cicoira, nato a Calitri il27.01.1935, dove crebbe fino all’etàdi vent’anni, prima di tentare la for-tuna emigrando nel Venezuela il19.03.1955, dove onestamente con-dusse una dura, lunga vita di lavoro esacrifici, coronando il suo sogno d’a-more a Turen il 16.05.1965 sposandoRina Carlotto nativa di Bordo SanMichele Latina.La vita dei coniugi, pur fra impegni,lavori, interessi vari è stata allietatadalla nascita di tre figli: Maria Con-cetta, Enza e Pasqual Miquel che so-no stati la gioia dei genitori, e ricordoancora con quanta felicita e gioia mene parlava Vincenzo negli sporadiciincontri avuti in Venezuela e a Calitri,erano davvero i gioielli della fami-glia di cui lui e la moglie andavanogiustamente fieri.Dopo la malattia, il dolore ha visitatola casa del nostro amico Vincenzo,che purificato da una lunga sofferen-za si è avviato al sereno trapasso ver-so il cielo, accompagnato dal com-pianto di tutti coloro che lo conosce-vano e lo stimavano per la sua serietàe onestà, e lasciando un vuoto incol-mabile nella sua famiglia.Caro amico Vincenzo, la tua scom-parsa ci ha umanamente sconvolti,ma la certezza della fede ci fa sperareche dal tuo mondo di pace, puoi ve-gliare, sui tuoi, e su noi tutti comesempre.La redazione col suo collaboratore aCalitri Pelon.

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N. 19 n.s. – Gennaio-Aprile 2002 IL CALITRANO

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R E Q U I E S C A N T I N P A C E

Antonio Senerchia10.12.1927 † 05.01.2002

Sei uscito dalla vitasilenziosamente,

profondamente amato invita, profondamente

rimpianto nella morte.

Vincenza Di Maio01.04.1933 † 14.12.2001

Umile e semplice,continua a vivere nei

nostri cuori, con l’amoredi sempre.

Michele Cerreta17.02.1925 † 25.11.2001

Vivrai per sempre neicuori

di quelli chehai lasciato. I tuoi cari.

Pasquale Di CosmoCalitri - Poggibonsi31.10.1926 † 24.10.2001La moglie Antonietta,i figli, le nuore e inipoti lo ricordano aquanti lo conobbero.

Gaetano Cestone17.03.1927 † 28.10.2001L’amico degli amici,oggi lo ricordano i parenti e gli amici tutti.Prega per noi.

Vito Zarrilli11.09.1901 † 22.03.1984Il tempo non hacancellato il tuoricordo dai nostri cuori,che vive come una fiaccolaperenne.

Canio VincenzoVallario26.05.1858 † 14.03.1949I tuoi cari e chi ticonobbe, conservano nel cuore la tua dolcememoria.

Michele Lampariello03.03.1920 † 07.01.2000

Lo ricordano, conl’amore di sempre,la moglie e i figli.

Giuseppe Marino26.06.1950 † 14.03.2000

La moglie MariaAntonietta e i figliRosa Maria Dina,

Franca Maria,Donatina, Gianfranco e

Donato lo ricordano con

l’affetto di sempre.

Maria AlessandraRubinetti

05.05.1908 † 23.04.2001Nessuno muore nel

cuore di chiresta. Il tuo ricordo

è il conforto del nostro dolore

Ferdinando Marra23.10.1930 † 30.09.2001Vivrai sempre nell’animodei tuoicari che non tidimenticano.

Canio Pastore14.10.1915 † Dispersoil Libia durantela battaglia di TobrukLe sabbie ardenti dellaLibia ti rapironoalla famiglia, ma il tuoricordo è rimastovivo come allora.Il figlio e i parenti tutti.

Francesco SchiavoContursi - Bergamo26.12.1951 † 22.06.2001Siste hospes sisteinsignis pietate vir et humanis litterisversatus,professor contursinus.A circa un anno dal suoarrivoall’approdo eterno.

Canio Rainone30.10.1908 † 24.03.1990

Dodici anni non hannocancellato il ricordo vivoche hai lasciato, non solocome serio ed indiscusso

professionista dellafotografia, ma come

uomo.

Maria Angela Codella22.01.1898 † 13.03.1984

Sarai sempre viva neicuori di coloro che

ti hanno amata econosciuta.

Sisina Salvante 01.08.1933 † 15.04.1997Nel quinto anniversario

della scomparsa i fratelliRaffaele e Fernando e la

sorella Franceschinala ricordano, a quanti laconobbero e l’amarono.

Pietro Galgano21.02.1925 † 24.02.1952Ti portò lontano lamorte, ma non ti separòdai parenti e dagli amiciche serbano un ricordoindelebile.

Lucia Cestone Michelantonio Rainone12.12.1884 † 23.03.1967 - 07.05.1884 † 20.01.1925 Voi che ora siete nell’Eterno, riempite di pace coloroche vi hanno tanto amato

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In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenzeper la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.

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