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CENTROSTUDICALITRANI - Il Calitrano - Benvenuto! serie/IL_CALITRANO_60.pdf · clami” con tono...

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IL CALITRANO ANNO XXXIV - NUMERO 60 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2015 CENTRO STUDI CALITRANI Via Pietro Nenni,1 - 83045 Calitri (AV) www.ilcalitrano.it IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto,storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ISSN 1720-5638
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IL CALITRANOANNO XXXIV - NUMERO 60 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2015

CENTRO STUDI CALITRANIVia Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV)

www.ilcalitrano.it

IL CALITRANOperiodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1

ISSN 1720-5638

Calitri,23.08.2015FestadeiQuarantennipressol’agriturismo“ValleOfanto”.Inalto

dasinistra:AntonioMaffucci,FrancescoCialeo,VitoCestone,Berardino

Maffucci,LuciaProtano,GiuseppePasqualicchio,SilvanaCubelli,GiovanniAcocella,AntonioNappo,MarilùFastiggi,AlbaCianci,GiuseppeZarrilli,TeresaGalgano,

TeresaCesta,GiuseppinaDiMaioeNicolinaCianci.A

terrada

sinistra:GiovanniDiMilia,LeonardoDiMaio,GiuseppeLucrezia,VincenzoCerreta,CanioDi

Cecca,EugenioPaolantonio,MicheleCarusoeVincenzoDiMilia.

N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015 IL CALITRANO

R E Q U I E S C A N T I N P A C E

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IL CALITRANOANNO XXXIV - N. 60 n.s.

Periodico quadrimestraledi ambiente - dialetto - storia e tradizionidell’Associazione Culturale “Caletra”

Fondato nel 1981

Sito Internet:www.ilcalitrano.it

E-mail:[email protected]

Creato e aggiornato gratuitamenteda ITACA www.itacamedia.it

Direttoredott.ssa Angela Toglia

Direttore ResponsabileA. Raffaele Salvante

SegreteriaMichela Salvante

Direzione, Redazione,Amministrazione

83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1Tel. 328 1756103

Poste Italiane S.p.A. Spedizione inabbonamento postale 70% DCB Firenze 1

C. C. P. n. 11384500IBAN IT 85 S 076 010 28 000 000 113 845 00

La collaborazione è aperta a tutti,ma in nessun caso instaura un rapportodi lavoro ed è sempre da intendersi

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Chiuso in stampa il 16 novembre 2015

BUON NATALEE BUON ANNO

Richiamaci o signore a noi

stessi perché noi non sappiamo

più raccoglierci, meditare,

non sappiamo più pregare,

non sappiamo più pensare

a chi sta peggio di noi.

IN COPERTINA:Calitri,in località Pagliarola,vicino alle pro-prietà della Famiglia Berrilli.Metà anni '60Da sinistra:GiuseppaRobucci (25.09.1881† 10.03.1979),nonna paterna di GaetanoCaruso, Gaetano Caruso (13.01.1928†19.11.1988), Maria Bozza (sauzicchij -01.09.1932),moglie di Gaetano Caruso.

(Foto La Redazione)

IN QUESTO NUMERO

Le ideologie non servonodi A. Raffaele Salvante 3

Una farmacia calitranadel Settecentodi Emilio Ricciardi 4

Sapori di un tempoda riscopriredi Concetta Zarrilli 7

La bacchetta magicadi Angela Toglia 9

Raglio di luna.L’economia dei siensidi Alfonso Nannariello 11

Personaggi:Michele Cerretadi Rosa Galgano 13

La Cooperativa Agricola“Verde Irpinia” di CalitridiVincenzo Di Milia 14

La diaspora verso l’altrodi Marco Bozza 16

A proposito di SponzFestdi Raffaele Tuozzolo 16

Calitri città della pietradi Roberto Bianconi 17

DIALETTO E CULTURA POPOLARE 20

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22

REQUIESCANT IN PACE 23

Vincenza Martiniello20.11.1927 - †24.09.2015

Dedicò la sua vita terrenaalla famiglia e al lavoro.Provata da una lungasofferenza vide giungerela morte e la attese conanimo sereno, lasciandoa tutti esempio ammirevoledi fede, coraggioe rassegnazione.

Giovanni Gervasi, nato 24 agosto 1936 a Ca-litri,figlio di Michele e di CialeoAngela,parte gio-vanissimo dal paese per arruolarsi nei Carabi-nieri; dopo alcuni trasferimenti viene assegnatoalla Caserma Carabinieri di Lucinico provinciadi Gorizia.Le ronde a piedi attraverso il paese lofanno incontrare con la casellante del locale pas-saggio ferroviarioElisabettaDiNuzzo,nata 2aprile 1943 a Cervino provincia di Caserta,emi-grata nel 1956 con la famiglia a Monfalcone pro-vincia di Gorizia.Convogliano a nozze il 9 otto-bre del 1965 aMonfalcone (GO).Durante questi50 anni di vita insieme hanno sempre trovato unpo’ di tempo da trascorrere a Calitri per fareuno “struscio“ con parenti e amici. E allora la fi-gliaTiziana conAlessandro, i familiari e gli amici,vicini e lontani, porgono i loro migliori auguridalle pagine di questo giornale.

Maria Antonietta Stanco10.11.1962 - †07.09.2015Carissima amica, purtroppo ilnostro affetto e la nostra amicizianon sono bastati ad alleviare le tuesofferenze. Le innumerevoli provea cui la vita ti ha sottoposta cihanno fatto apprezzare la splendidapersona che sei stata. Ci hailasciato troppo presto e sarai connoi ogni volta che ci ritroveremotutti insieme. I tuoi amici

Giuseppe Zarrilli04.11.1957 - †19.08.2015

Consolatevi con me voitutti che mi eravate tantocari. Io lascio un mondodi dolori per un regnodi pace.

Ricordatemi sempre così.

Antonietta Margotta07.07.1944 - †27.07.2015

Pittrice, scultrice,restauratrice di grandevalore. Con i suoi dipintipartecipò a diverse mostree concorsi sia in Italia cheall’estero, vincendo premie riconoscimenti. Restaurògratuitamente, a titolovotivo, la Madonna dellaForesta, le statue della

madonna delle Grazie edell’ImmacolataConcezione. “Ci hailasciato in eredità tantibei ricordi materiali e,soprattutto, morali;generosità e altruismo.Adesso potrai disegnaredal vivo. La terra ha persoun’artista, il cielo l’haritrovata”.

Il nipote Vincenzo.

Scoca Donato29.09.1931 - †20.06.2015

Un faro sulla nostra strada, una luce sul nostrocammino, grazie per la tua…grande forza di volontà.Sei sempre con noi… e danoi… ciao.

Michele Di Mattia30.03.1918 - †17.11.2013

Concedi a lui, o BuonPastore, di vedereil Tuo volto nella gloriadei cieli.

Giovanni Nicolais30.06.1931 - †29.07.2012

Il tempo scorre veloce, inesorabile;sembra impossibile, ma, sono giàtre anni; trascorsi senza di te, senzala tua presenza. Il suono della tuavoce sembra ancora risuonareintorno a noi. Questo adimostrazione di quanto vivo siaancora il tuo ricordo e l‘immensobene che ti abbiamo voluto e ancorati vogliamo, Papà... Ascoltaci da

lassù e prendi a piene mani tutto ilnostro amore. Quell’amore che nonmuore, o meglio che non terminacon la fine della vita terrena. Cristol’ha pienamente dimostrato;continua a vivere nei cuori di chi loama: lui è vivo e presente più chemai in tutte le sue creature: così, seitu per noi più vivo e presente chemai, nonostante non sia più fra noi.

I tuoi figliAngela, Maria , Dino e i tuoi nipoti

uniti a tua moglie Lina.

Antonio Mastrullo12.8.25 - †19.11.2004

Le mani dei giusti sononelle mani del SignoreSapienza, III-1

Andrea Galgano09.10.24 - †29.01.1996

Il timore del Signore ègloria e vanto, allegrezza ecorona di festaSiracide I-9

Angela Di Cecca30.03.1905 - †01.05.1980

È il Signore che miriempie di forzaSalmo XVII-33

Michelantonio Codella18.07.1901†25.12.1979

Ma tu, Signore, nonstartene lontano, mia forza,vieni presto in mio aiuto

Salmo XXI-20

Filomena Codella02.9.1901 - †21.05.1976

Come renderò al Signoretutto il bene che mi hafatto?Salmo CXV-6

Vincenzo Galgano11.6.1894 - †21.04.1974

Non fare il male e il malenon tiprenderàSiracide VII-1

Francesco Cestone04.01.1905 - †11.10.1965

A te giunga la miapreghiera, prestal’orecchio al mio lamentoSalmo LXXXVII-3

Maria Nicolais25.09.1921 - † 05.12.2010

Giuseppe Cicoira26.06.1918 - † 28.07.1980

Con perenne e accorato rimpianto i figli custodisconoil ricordo dei propri cari

Vincenza Zarrilli ved.Gautieri13.10.1925 - †Cadorago 18.07.2015A tutti coloro che la conobbero,affinchè rimanga vivo il suoricordo.

Angela Senerchia01.11.1936 - †15.05.2006

Insegnami, Signore, la tuavia, conducimi per stradesicura Salmo, XXVI-11

N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015 IL CALITRANO

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I l nostro paese, come sempre purtroppo,ha una straordinaria capacità di farsi ma-

le da solo. Infatti di fronte alla malafede dicertuni, divenuti oggi, purissimi difensoridelle libertà, è bene che le cose siano det-te con la massima chiarezza e semplicità,senza accusare nessuno, ma col sincero,concreto intento di perseguire il bene deicittadini e del paese. Anzitutto la stragran-de maggioranza dei nostri concittadini nonè a conoscenza che dopo le ultime elezio-ni il Comune è stato escluso dalla Giuntadella Comunità Montana che pure nel no-stro paese ha la sua sede, perché?...A noisembra un fatto molto grave.Da oltre 35anni andiamo scrivendo e dicendo su que-sto giornale, che, soltanto se liberi da qual-siasi condizionamento, potremo costruireun futuro per il paese e per i suoi abitanticon una corale, partecipata e fattiva colla-borazione di tutti, rottamando gelosie e be-ghe personali, ma, purtroppo, ci sembra diparlare al vento, perché ognuno si arroccanella sua posizione nella caparbia volontàdi annientare l’avversario, non solo, ma ad-dirittura con un manifesto del 28.10.2015si è giunti ad una vera e propria dichiara-zione di guerra (basta leggere le ultime duerighe), manifestando, inoltre, un profondodisprezzo per la dignità dei cittadini che“concordemente” vogliono l’acquisizionedi concreti obiettivi da raggiungere senzaalcuna confusione e disorientamento ge-nerato ad arte. Per noi è stato un vero e vio-lento pugno in faccia. Nel 2015, di frontead esiziali problemi che fanno tremare ipolsi, dinanzi ad una infinita serie di pro-blematiche da affrontare, ci sono ancorapersone che si dilettano a scrivere dei “pro-clami” con tono freddo, tagliente quasi mi-naccioso ? Ma chi credono di essere ? deiPadreterni, degli infallibili, dei primi del-la classe ? i più bei fichi del bigoncio ? Me-glio sarebbe stato fare una onesta, dovero-sa analisi della cocente e dura sconfittaelettorale, vi pare ? Anziché uscire con unfoglio che oltre ad alzare ulteriori barrieredi contrapposizione è l’espressione piùchiara di una incapacità a capire e ad af-frontare i numerosi e complicati problemiin cui affoga il paese con i suoi abitanti.Così non si va da nessuna parte: la stes-sa Politica, ad ogni livello, sta cambiando,percorre strade nuove; le dure e inutili con-trapposizioni appartengono ad un tempo

che fu ed hanno avuto la bocciatura dellaStoria, occorre cambiare metodo., se nonsi vuole che la cittadinanza si allontani dal-la politica, non partecipa, si astiene da ognischieramento. Certamente l’opposizione“deve” fare il suo compito, ma c’è modo emodo di operare c’è lo scontro frontale, mac’è anche la diplomazia costruttiva; allagente non interessa un fico secco delle

lotte partitiche, vogliono risultati tangi-bili; o preferite stare con le mani in manoa criticare, a mettere il bastone fra le ruo-te e non impegnarvi in prima persona? Se-condo noi è una mancanza di rispetto ver-so i cittadini, ma contenti voi!....Invece emerge prepotentemente la neces-sità del dialogo se si vuole approdare aqualche risultato positivo; un dialogo sen-za furbizie, senza secondi fini, che si mi-sura sui fatti e non sulle minacce, tanto me-no sui litigi che purtroppo lacerano ognipossibile seria e feconda intesa, produ-cendo soltanto macerie. Per entrare poi inmerito ai due argomenti riportati nel ma-nifesto, ci piace iniziare da quello che ciriguarda direttamente IL CALITRANO,bisogna subito precisare che l’anno scor-so ci sono stati tre incontri col sindaco chenon hanno avuto alcun esito positivo, ma

siamo stati semplicemente presi in giro ecosì’ l’Amministrazione Comunale che damolti è ritenuta, indebitamente, animatri-ce del giornale non ha contribuito affattoalle spese sempre più pesanti. Dopo l’in-sediamento della nuova amministrazione,abbiamo scritto subito una lettera di ri-chiesta al Sindaco ed è arrivato un contri-buto, quale segno di interessamento al pro-sieguo della stampa. Ora siccome ambeduele forze politiche in campo, durante la cam-pagna elettorale, avevano sostenuto che eraquanto meno doveroso contribuire allastampa del giornale da parte dell’Ammi-nistrazione Comunale, ci sembra vera-mente esagerato, fare una guerra per un pu-ro e semplice formalismo burocratico. Perquanto riguarda il secondo punto preso inconsiderazione, facciamo doverosamentepresente che in alcuni numeri precedentidel giornale avevamo fatto cenno alla si-tuazione insostenibile da parte delle fami-glie che abitano di fronte all’ex edificioscolastico e su loro pressione ne avevamopubblicamente parlato. Per cui appena ab-biamo visto l’inizio dei lavori siamo ritor-nati presso queste famiglie, non per farcibello, ma per rallegrarci con loro perchéfinalmente dopo tre/quattro anni, con lasomma già stanziata a suo tempo, si met-tesse mano ai lavori-In parole povere la po-litica è anche questo, operare con solleci-tudine e non attendere che “maturino lenespole”, perché i cittadini troppo spessosono vittime di una perniciosa burocrazia-Certamente occorrono altri lavori, ma è si-curamente troppo semplicistico parlare di“fumo negli occhi”, in questo caso si staoperando senza badare a formalismi di sor-ta, pur importanti ma non essenziali. Al dila di ogni diatriba, ci piace insistere nelpensare ad una vita cittadina che si riapraalla speranza, con l’impegno motivato edentusiasta di tutti, che non è ingenua atte-sa di impossibili migliori futuri, e da que-sta stessa speranza si faccia incoraggiare,superando ogni paura; tutto ciò esige gra-dualità e necessita di essere a misura dellepersone, perché ogni rapporto avviene pergradi e a tappe. “Che si volti pagina! E’arrivato il tempo di sradicare pregiudizi se-colari, preconcetti e reciproche diffidenzeche spesso sono alla base della discrimi-nazione, del razzismo e della xenofobia”.

A.Raffaele Salvante

IL SERVIZIO NON È MAI IDEOLOGICO, DAL MOMENTO CHE NON SERVE IDEE, MA PERSONE.

“LE IDEOLOGIE NON SERVONO”Chi non vive per servire, non serve per vivere, chi vuol essere grande,

serva gli altri e non si serva degli altri (Papa Francesco)

Mario Cestone

23.06.1939 - †22.10.2015

Carissimo amico Mario, tu ci hai semplice-mente preceduto nella casa del Padre. Con pro-messa di preghiera, riposa in pace.

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T ra i protocolli del notaio Antonio Ber-rilli si conserva un atto relativo alla ven-

dita di una intera “speziaria”, completa disostanze medicinali, vasellame e strumentidi laboratorio, elencati distintamente nel-l’inventario allegato al documento; ilc0ntratto fu sottoscritto il 24 settembre1722 tra il magnifico Salvatore Lupone diCalitri e il magnifico Giuseppe AntonioCammisa di Lucera, abitante e spo sato inFoggia1. Entrambi i contraenti erano “professores a -ro ma tariae”, cioè farmacisti. Il venditore,Salvatore Lupone, esercitava la professio-ne in Calitri, paese nel quale la sua fami-glia, origina ria di Vitulano, si era sta bilitacirca un se colo prima. Egli era nato intor-no al 1680 e nel 1701 aveva sposato Brigi-da Balascio, dalla quale aveva avuto una fi-glia, Teresa. Nel 1712, morta la moglie,Lupone sposò Teresa Simone (m. 1714),dalla quale ebbe un figlio maschio, Dona-to; poi, rimasto di nuovo vedovo, nel 1719prese in moglie Caterina Monaco, una gen-tildonna originaria di Troia, dalla quale eb-be i figli Giovanni e Antonio. Dopo la mor-te della terza moglie, nel 1725, Lupone sirisposò con Agata Sequino, anche lei origi-naria di Troia, e si trasferì a Vitulano; man-tenne tuttavia case e proprietà in Calitri eogni tanto ri tor nava in paese, dove viveva-no i figli. Nel 1738, durante uno di questiviaggi, fu ucciso da un suo co lono a Fog-giano, vicino Melfi, e nel 1739 i suoi beni,tra cui la casa sotto il monastero del l’An -nunziata, furono divisi tra gli eredi2.Tra i testimoni presenti alla vendita dellafarmacia c’erano lo speziale Donato Rinal-di e due medici del paese, il “dottor fisico”Filippo Ciaffa e il suo collega Salvatore Cio-glia, che aiutarono i contraenti a compilarel’inventario degli oggetti presenti nella bot-tega, dal bancone in legno di noce lavoratoallo “stiglio con le frontiere di noce … convetriate” che accoglieva nelle sue scaffala-ture decine di medicamenti “non meno sem-plici, che composti”, conservati in recipientidi vetro e di “fajenza fina” preziosamentedecorati, testimonianza della ricchezza e delprestigio del proprietario.

L’arte degli speziali e degli “aromatarii”consisteva nel “ben comporre li medica-menti, per potersi conservare in sanità, conl’ajuto d’essi, e ricuperarla avendola per-sa”3 ed era molto remunerativa, poiché leleggi assicuravano allo speziale il monopo-lio sulla vendita delle medicine e gli per-mettevano di fissarne il costo, che andavadal doppio del prezzo d’acquisto per i me-dicamenti semplici fino al quadruplo perquelli composti, per i quali era richiesta unapreparazione più complessa. In questo mo-do, col passare dei secoli, una categoria con-siderata in origine “in bilico tra ciarlatane-ria e professionalità” aveva miglioratosensibilmente la propria posizione sociale4. Fin dall’epoca di Federico II la professioneera stata regolamentata da una serie di nor-me, la più importante delle quali era il di-vieto di associarsi con i medici, pena la per-dita della licenza e dei beni; a loro volta imedici non potevano possedere in propriofarmacie, né ricevere provvigioni o salari dialcun tipo dagli speziali. Altre regole disci-plinavano le modalità di confezione e con-servazione dei medicinali, mentre nei cen-tri più grandi l’attività di medici, chirurghie speziali, così come quella di barbieri, ve-terinari e ostetriche, era sottoposta al con-trollo di un funzionario chiamato protome-dico, al quale spettava vigilare su frodi eabusi.Il valore complessivo della farmacia cali-trana fu stabilito in 328 ducati, da pagarsiin tre rate annuali. Dal documento non sicapisce se l’acquirente portò con sé le me-dicine e gli strumenti a Foggia o se invecescelse di trasferirsi in Calitri. In quest’ulti-mo caso potrebbe essere lui uno dei due“speziali di medicina” che nel 1737 eranopresenti nel nostro paese5.

La farmaciaLa lingua in cui è redatto l’inventario è unsingolare impasto di latino e dialetto, di ter-mini scienti fi ci e nomi suggestivi derivantisia dalla medicina popolare sia dalla tradi-zione alchimistica medievale. Molti medi-camenti venivano preparati secondo ricetteantichissime; nel documento si possono leg-

gere, accanto alle specialità da essi ideate, inomi del medico arabo Mesué (Yu han na alMesawayah), vissuto nell’VIII secolo, delsalernitano Nicolò, che nel XII secolo diri-geva la celebre scuola medica della sua città,di Giovanni da Procida, medico e diploma-tico vissuto alla corte di Federico II di Sve-via, e di Paracelso, controversa figura di me-dico-alchimista del XIV secolo. Sono citatianche personaggi moderni, dal romano Pie-tro Castelli (1570-1661), fondatore del-l’Orto botanico di Messina, al bolognesePietro Poterio (1587-1640), autore del laFar ma co paea spagirica, al granduca Fer-dinando II de Medici (1610-1670), scien-ziato dilettante e fonda tore del l’Ac ca de miadel Cimento, che annoverava tra i suoi iscrit-ti il famoso medico Francesco Redi. Per conoscere la consistenza della farma-cia calitrana, l’inventario è stato messo aconfronto con quello di u na spezieria sici-liana pubblicato alcuni anni fa, con il Tea-tro farmaceutico di Tommaso e GiuseppeDonzelli (un trattato che ebbe numerose edi-zioni e nel quale sono descritti quasi tut ti imedicamenti presenti nella bottega calitra-na) e con l’elenco dei farmaci indispensa-bili elaborato nel 1564 dal protomedico si-ciliano Giovan Filippo Ingrassia.Quest’ultimo nelle sue Constitutiones, unaraccolta di norme che regolavano l’attivitàdi medici, farmacisti e altri operatori sani-tari, aveva fornito una lista dei rimedi cheogni speziale era obbligato a conservare inbottega, in modo che i medici potessero re-perire senza difficoltà le sostanze di cui ne-cessitavano quotidianamente per la loro pro-fessione. L’obbligo valeva sia per gli spezialiche operavano nei centri principali sia perquelli dei centri minori, che però potevanodetenere quantità più piccole dei medica-menti richiesti. L’elenco di Ingrassia, cheebbe larga diffusione e fu utilizzato fino al-l’Ot to cen to, divideva i farmaci in quattor-dici categorie (sciroppi, solutivi, pillole, lo-ch, elettuari, oppiati, conserve, trocisci,polveri, unguenti, empiastri, oli, acque di-stillate e sief) per un totale di 179 specialità6. L’inventario della farmacia calitrana enu-mera in tutto 234 sostanze, elencandole al-

UNA FARMACIA CALITRANA DEL SETTECENTOdi Emilio Ricciardi

Questo lavoro è dedicato al prof. Raffaele Di Carlo, al quale in una sera dell’estate appena trascorsa avevoanticipato il contenuto dell’articolo. Purtroppo non ha fatto in tempo a leggerlo. Mi mancherà.

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la rinfusa ma specificandone le quantità conle unità di misura appropriate (rotoli, lib-bre, once, quarte). Nell’e len co prevalgonole essenze vegetali, molte delle quali anco-ra in uso, come l’a loe, la cassia, la china, laliquirizia, il sambuco, l’iperico e il corian-dolo. Quelle più comuni sono indicate datermini dialettali, come “anasi” per l’anicee “papagno” per il papavero da oppio; lastorpiatura del nome è ancora più evidenteper l’assenzio, che nel documento diventa“na scenzo”, quasi fosse un nome proprio dipersona. Tra le sostanze più curiose ci sono gli “oc-chi di granchio”, il “sangue d’irco” e le“ugne della gran bestia”, un termine che inautori diversi indicava gli zoccoli di alceoppure il corno di rinoceronte, usato comeantiepilettico. Quelle con le denominazio-ni più suggestive sono il “sangue di dra go”,una resina ros sa ricavata dalla Dracaenacinnabaris, considerata una panacea per lesue proprie tà emostatiche, an tifebbrili e a -strin genti, ma usata anche dagli ebanisti perlaccare i mobili e dai liutai per verniciare glistrumenti, e il “legno santo”, nome che de-signava l’albero di Dyospiros lo tus, la co-mune pian ta di cachi, dal quale, secondo latradizione, era stato ricavato il legno per lacroce di Cristo. Un altro farmaco molto comune era il cor-no di cervo, usato come antisettico, vermi-fugo ed emostatico, ma soprattutto comeantidoto per il veleno delle vipere. Nel l’Ot -to cento alcuni scienziati ipotizzarono che lasua efficacia terapeutica fosse dovuta al car-bonato di ammonio che conteneva e neglistessi anni un medico calitrano, GiovanniCioglia, riportò il suo maggiore suc ces soprofessionale spe ri men tan do contro i mor-si di vipera una terapia a base di car bo natodi ammonio con la quale riuscì a guarire unragazzo di 15 anni e una donna di 407.Il medicinale più usato dagli antichi spe-ziali era la “triaca”, un rimedio polivalenteche veniva pre pa rato mettendo insieme piùdi sessanta componenti secondo una pro-cedura molto elaborata e diversa da luogoa luogo. Nella bottega calitrana si ritrovanomolti ingredienti della triaca, come il cro-co, la mirra, la cannella, il benzoino, la gen-ziana, il mastice, la gomma arabica, il ca-storeo, la trementina e il rabarbaro, maanche notevoli quantità di farmaco già pron-to sotto forma di “teriaca”, di “sale teriaca-le” e di “acqua theriacale di Pietro Salio”8.Ricordo alcuni anziani calitrani che usava-no l’e spres sio ne “acqua triacale” in sensodispregiativo per indicare un intruglio.

Nell’elenco compaiono ancora il borace, ilcremore di tartaro (ricavato da una sostan-za che si deposita sul fondo delle botti di vi-no), le “cerusse di stibio” (un precipitatobianco di carbonato di antimonio), diversicom posti del pi ombo e dello zolfo e nume-rose pietre preziose tra cui lo smeraldo, il ru-bino, il topazio, la “pietra lazula” (lapislaz-zulo), il corallo rosso e quello bianco, a volteindossate come amuleti, altre volte ingeri-te sotto forma di polveri molto fini, i cosid-detti “magisterii”, preparati dallo stesso spe -ziale. Nella farmacia calitrana erano presentimagisterii di perle, di madreperla, di coral-lo e perfino “di cranio umano”.

Altrettanto numerosi erano gli oli (di cera,di anice, di menta, di origano, “oglio filo-sofico” e “oglio del Gran Duca”, preparatosecondo una ricetta del granduca Ferdinan-do II de Medici); gli sciroppi (di cicoria, diassenzio, di malva, di “capelli Venere” (ca-pelvenere), di arancio dolce, di “scorze dicetro” e di “papagni rossi”); le oleoresine,indicate col termine improprio di “gomme”(gomma arabica, gomma adragante, gom-ma “d’anime”, “di legno santo” e “di Tac-co Macco”, ricavata dall’albero di Tacama-ca); le confetture e le conserve, come quelledi rose rosse, di “rose persiche”, di fiori diborragine, di giacinti e di alchermes. Com-pletano l’elenco alcuni tipi di “giulebbi”(sciroppi a base di zucchero bollito) e di per-le (capsule con contenuto liquido o gelati-noso), oltre al l’im man ca bi le “gialappa”(Ipomoea purga, una pianta proveniente daJalaba, in Messico, dalla qua le si ricavavaun efficace lassativo).Di molte preparazioni sono specificate leproprietà farmacologiche: “stomatici” per

curare le affe zioni della bocca, “cordiali” e“confortativi” per rimettere in forze i con-valescenti, “solutivi” e “car mi nativi” per re-golare la motilità intestinale. È interessan-te anche l’esame delle diverse formefarma ceutiche, che comprendevano, ac-canto a quelle tuttora in uso come polveri,tinture, unguenti e sciroppi, preparazionicome gli “elettuari” (miscele di principi at-tivi addolcite con miele o zucchero), i “tro-cisci” (cilindretti di varie sostanze arrotolatia formare una pastiglia disco i da le), gli “em-piastri” (preparazioni a base di caucciù daapplicare sulla pelle, una via di mezzo tra ice rotti e le pomate), i “fomenti” (preparatiper inalazioni) e i tanti tipi di acque e viniaromatizzati con farmaci. Una citazione aparte meritano le pillole, una volta consi-derate il “medicamento princi pe” tra tuttiquelli presenti nella bottega di uno spezia-le e oggi abbandonate a favore delle più pra-tiche compresse e capsule, che permettonoun dosag gio più preciso dei principi attivinelle preparazioni industriali9.I vasi di ceramica usati per conservare lesostanze rappresentavano più di un terzodel valore com ples sivo della farmacia. L’in-ventario ne conta più di seicento, precisan-done forme e dimensioni, che variavano aseconda del contenu to: “Langelloni, alva-roni, mezzi alvaroni, terzi alvaroni, fusilli,mezzi fusilli, vasetti da con fettione, vasi dimedicina, carrafoni, carrafine, vasi da pi-lole, zocchetti, sargioli grandi e piccoli”.Non sappiamo da quale manifattura prove-nissero: anche se a Calitri esistevano due“fornaciai in cuocer creta”10, è possibile chei vasi della farmacia fossero stati acquista-ti a Cerreto Sannita, che in quegli anni erauno dei centri più rinomati per la produzio-ne di ceramiche decorate. Gli strumenti per preparare i medicinalicomprendevano invece recipienti di vetro,storte grandi e piccole per la distillazione,bilance di varie dimensioni, setacci, “sfu-maturi” di creta e di ve tro, “fornacelle”,“me sco le”, “cocchiaroni”, “un stainatogrande” e un “pozinetto”, oltre a “tre mor -ta ri di bronzo con li loro pistoni” e a “unmortaro di pietra immisca” per triturare lesostanze. Ultimo particolare da rilevare è lamancanza di li bri e trattati di farmacia; nel-l’inventario è citata solo una “guida chimi-ca”, probabilmente una specie di ma nualedi laboratorio. È possibile che Lupo ne aves-se deciso di conservare per sé i testi neces-sari per l’e ser cizio della sua professione. Resta da stabilire dove fosse situata la bot-tega. Se anche a Calitri era valida la norma

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che prescriveva che la spe zieria e il labora-torio fossero annessi all’abitazione del ti-tolare, questi dovevano trovarsi sotto il mo-naste ro del l’An nunziata, in via Tozzoli.Infatti la casa di Salvatore Lupone, che cor-risponde alla parte orientale del l’attuale pa-lazzo Tozzoli, è facilmente riconoscibile perla presenza di una “loggetta coverta” cheesiste tuttora e che è descritta nell’atto dicompravendita con cui nel 1744 DonatoTuozzolo (Tozzoli) acquistò per 616 duca-ti l’edificio dagli eredi dello speziale11.I discendenti di Salvatore Lupone conti-nuarono ad abitare in Calitri; alcuni di lorosono ricordati nel catasto del 1753, mentrenei registri parrocchiali il cognome della fa-miglia compare fino alla metà dell’Ot to cen -to, epoca in cui cessò definitivamente di esi-stere nel nostro paese.

NOTE

1 Avellino, Archivio di Stato (ASAv), Notai deldistretto di Sant’Angelo dei Lombardi (NSAL),551, 21 (1722). Bilancio, che si fa alla speziaria

del signor Salvatore Lupone in Calitro per lamedesima venderla a Giuseppe Antonio Cam-misa in Foggia a di 22 7mbre 1722. Una brevecitazione dell’inventario è in A. Nannariello,Rosso inverso, Melfi 2011, 74.2ASAV, NSAL, 555, 36 (1739). L’atto di mortedi Salvatore Lupone è in Calitri, Archivio par-rocchiale (APC), Registri antichi, VI, Defunti,25 (1738). Quelli di Teresa Simone e di Cateri-na Monaco sono in ivi, V, Defunti, 8 (1714) e 31(1725).3 D. Auda, Pratica de’ speziali, dove per mododi dialogo si insegna a ben conoscere le droghe,e comporre ogni medicamento secondo le rego-le dell’Arte …, Venezia 1736.4 Cfr. D. Santoro, Lo speziale siciliano tra con-tinuità e innovazione: capitoli e costituzioni dalXIV al XVI secolo, in “Mediterranea. Studi stori-ci”, 8 (2006), 465-484.5 Napoli, Archivio di Stato (ASNa), Commis-sione feudale. Processi, 460/2696, 4-11 (1737),in V. Acocella, Storia di Calitri, II ed., Napoli1950, 102.6 Cfr. G.F. Ingrassia, Constitutiones et capitu-la, necnon et iurisditiones regii protomedica-tus officii, cum pandectis eius dem, reformataeac in pluribus renovatae atque elucidatae aIoanne Philippo Ingrassia huius Siciliae Regni,insu lamque coadiacentium regio protomedico

anno suae possessionis primo, Palermo 1564;G. Donzelli, Teatro farmaceu tico dogmaticospagirico del dottor Giuseppe Donzelli napoli-tano, ba rone di Dogliola; abbellito, e arric-chito di molte aggiunte in diversi luoghi fatte-vi da Tommaso Donzelli medico-fisico,figliuolo, e registrate dal medico pratico Nic-colò Ferrara-Ausilio, XXII ediz., Venezia1743; M.C. Calabrese, Una spezieria sicilianadel XVII secolo, in “Me di ter ranea. Studi stori-ci”, 19 (2010), 349-368. Per un’informazionegenerale sulle specialità medicinali antiche èutile an che M. Fuma gal li, Dizionario dialchimia e di chimica farmaceutica antiquar-ia: dalla ricerca dell’oro filosofale al l’ar te spa-girica di Paracelso, Roma 2000.7 Cfr. G. Cioglia, Efficacité du carbonate d’am-moniaque dans la morsure de la vipère, in “Os-servatore medico”, 3 (1829), riportato in “Bul-letin des sciences médicales”, XIX (1829), 316. 8 Pietro Salio Diverso, un medico vissuto nelXVI secolo, autore tra l’altro del De febre pesti-lenti tractatus, pubblicato a Bologna nel 1684.9 Cfr. V. Sironi, Ospedali e medicamenti. Sto-ria del farmacista ospedaliero, Roma-Bari2007, 34.10 ASNa, Commissione feudale. Processi,460/2696, 4-11 (1737), in Acocella, Storia, 102.11ASAv, NSAL, 556, 40 (1744).

L a cultura di un paese, di una civiltà simisura nella capacità di saper es-

primere e valorizzare i propri talenti,affinché ogni sforzo possa essere un bar-lume di speranza e di progresso. Lo sportè un motore potente, un’aggregazione vis-cerale in cui il collettivo o l’individualitàpremiano sacrificio, sudore e voglia dimigliorarsi. Lo sport, però, non è solo cal-cio, ma anche la sfaccettatura dell’im-pronta di chi domina una pista di atletica;di chi in pochi metri, allo scadere di ogniframmento infinitesimale di tempo, in-veste una preparazione di mesi, se non dianni; di chi per migliorare i propri risul-tati e inseguire il sogno di una medaglia,fa della disciplina e dell’allenamento unostile di vita come base della propria vitto-ria. Nel nostro piccolo, chi si è messo ingioco su una linea abbondantemente pro-fessionistica, è Emilio Di Maio. La suapassione per lo sport l’ha portato a vivereun dedizione profonda nella distanza dei100m e soprattutto dei 200m, grazie adun team capace e preparato, la LibertasOrvieto, e alla volontà di dare il massimoper avere il massimo. Cosa già avvenuta

nell’ottenimento di diversi risultati: a liv-ello italiano nella categoria M35 è stato ar-gento nei 100m e bronzo nei 200m, cen-trando la finale in tutti i campionati in cuiha partecipato. A livello internazionale haindossato ben tredici volte la maglia az-zurra con due quattordicesimi posti (Eu-ropei indoor San Sebástian, Mondiali in-door Budapest). A Budapest ha guidatoda capitano la 4x200 azzurra portandolaal settimo posto mondiale lo scorso anno.Sempre nel 2014, ad Izmir in Turchia, haraggiunto la finale degli Europei outdoornei 200mt piazzandosi sesto, e la semifi-nale sui 100m con un nono posto. La suadeterminazione però, l’ha accompagnatoanche in momenti non proprio felici, in-fatti, nonostante fosse convalescente daun infortunio, lo scorso anno è riuscito acorrere i mondiali di Lyon in Francia, doveper soli dieci centesimi non ha agguanta-to la semifinale. La stagione 2016, perEmilio, si apre con un grande sogno:partecipare ai campionati mondiali diatletica a Perth in Australia, che potreb-bero vederlo protagonista come testimoneed esempio per una comunità, quale quel-

la calitrana, necessitante di una maggiorevitalità sportiva, culturale e sociale. L’im-pegno di Emilio dovrebbe fungere da sti-molo per le nuove generazioni, spesso at-tentate dalla semplice e banalesedentarietà multimediale che con-tribuisce ad un’anatomia pachidermica, odalla passione spasmodica per un pallonerotolante su un’erba, ove la traiettoria del-la palla è spesso decisa a tavolino, con ladelusione che rende cerei visi illusi, men-tre le sciarpe si snodano lentamente lun-go il pavimento. Vai Emilio, trova nellavelocità la scia dei tuoi sogni e la spintadel decollo, Perth ti aspetta.

Marco Bozza

La scia di Emilio

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N ella Calitri di qualche anno ad-dietro i preparativi iniziavano

presto, alla Vigilia di Natale. L’ariafrizzante e secca, asciugata dalle fo-late della bora nei vicoli, non scorag-giava ad uscire, e anche solo un rag-gio di sole sparuto bastava atrasformare il più freddo dei giorni inun lieto momento, scaldando i cuorigià in festa che aspettavano la nasci-ta di Gesù Bambino, appuntamentomagico che ritornava ogni anno, e im-poneva a tutti di essere più buoni ecordiali. Ci si recava a prenotare ilturno al forno, e poi dalla commara fi-data, che nel vicinato custodiva “u’crscend”, il lievito madre, nascostonel fondo degli “mbastapan”, tra se-tacci, sacchetti di farina di grano e dimais, palette di tutte le misure, il fer-ro con le iniziali da imprimere sulle“sckanate” quando si portavano acuocere, per non confonderle conquelle delle altre massaie. Quando sisollevava il coperchio di quel grandemobile dalla forma della bocca di unenorme tritatutto a manovella, neusciva un odore di pizza cruda, chesovente si mescolava a quello un po’rancido delle salsicce essiccate e con-servate nella sugna o sott’olio nei va-setti di ceramica decorati con le rosecalitrane e con i sing sing blu o ver-di, accuratamente riposti negli stipiinferiori; lì, fra le varie conserve, c’e-ra sempre qualche sorpresa per i pic-coli di casa: delle noci, un vasetto dimarmellata, qualche mandarino, deiconfetti. Il “crescend” era conserva-to in un particolare vasetto di cera-mica dalla bocca polilobata, con ilmanico; come per magia, da un pu-gnetto che vi si metteva impastato conacqua e farina, ne trovavi dopo qual-che giorno una quantità che traboc-cava soffice soffice, con gli alveolipieni d’aria, pronta per essere impa-stata e dare vita a pani, pizze, pizze

col pomodoro, bambole di pizza perle femminucce e cavallucci per i ma-schietti … e a Natale alle “scarpeg-ghjie”, le buonissime frittelle calitra-ne. Disposta a fontana la farina, alcentro si faceva un fosso, dove insie-me all’acqua calda si impastava unpugno di lievito madre; continuandoad impastare vigorosamente si for-mava la pizza, che veniva messa a ri-posare in una grande spasa di cera-mica o in un bacile, coperta da uncanovaccio di lana tessuto a mano, la“cup’rtegghia”; dopo un po’ la pizzacresceva fino a raddoppiare quasi divolume. Alla luce fioca di una lam-padina sotto l’arco delle fornacelle,una nonna circondata dai nipotini simetteva all’opera; all’immancabiledomanda “perché si chiamano scar-pegghjie?” la risposta era una storiadolcissima, che ti conduceva diretta-mente nel presepe, rimandando alladonna che portò in dono a Gesù Bam-bino le scarpine di lana, perché eranato povero in una mangiatoia, e nonaveva vestiti da indossare per difen-dersi dal freddo; le frittelle avevano laforma di babbucce di lana, con la pun-ta verso l’alto, il “picciolo” con cui lesi prendeva dopo aver dato loro la for-ma, per immergerle nell’olio bollen-te, dove friggevano formando unacrosticina dorata e croccante, morbi-dissime all’interno. Scolate sulla car-ta del pane o dei maccheroni (quan-do i maccheroni si vendevano sfusi)venivano poi passate nello zucchero,o nel miele, o nel vino cotto, e divo-rate all’istante, ancora calde. Oggi illievito di birra ha preso il posto dellievito madre perché fa lievitare pri-ma l’impasto, e le scarpegghjie non siscolano più sulla carta del pane, ben-sì sulla carta scottex, ma piaccionoancora tanto, sia ai grandi che ai bam-bini, i quali, a loro volta, forse nonsentono più raccontare la storia delle

scarpette di Gesù Bambino. Un altropiatto tipico della tradizione nataliziacalitrana è il “baccalà arrahanat”, ar-raganato. Per prepararlo servono pez-zi di baccalà già ammollato, delle no-ci tritate grossolanamente, uva messaa seccare appena vendemmiata, mol-lica di pane raffermo sbriciolata,aglio, origano e prezzemolo, pepe eformaggio grattugiato; dopo aver ri-sciacquato più volte il baccalà, lo sisistema in un grande tegame da for-no, “u’ ruot”, unto internamente diolio; sul baccalà vanno cosparsi tuttigli ingredienti mischiati fra di loro, edopo aver irrorato la pietanza con l’o-lio di oliva, si mette il tegame a cuo-cere in forno, inizialmente coperto,poi scoperto, fino a quando tutta lasuperficie non sarà ben dorata. Mol-ti anni fa ancora non c’era il fornoelettrico in tutte le case calitrane; inalcune c’era un piccolo forno nellefornacelle, dagli anni Cinquanta inpoi cominciarono a diffondersi le stu-fe-cucina a legna, dotate di forno; pri-ma di allora la maggior parte delledonne portava il ruoto a cuocere alforno pubblico dove di solito si cuo-ceva il pane, dopo aver prenotato ilturno, cosa che avveniva anche perl’agnello con le patate a Pasqua, o al-tre pietanze, approfittando della cir-costanza anche per scambiare duechiacchiere con le vicine nell’attesa.Il pane raffermo e le noci sono ingre-dienti comuni ad un’altra ricetta tipi-ca della Vigilia di Natale: i “paparul’chin”, ossia i peperoni ripieni. Già daottobre si usava mettere sotto aceto lepepicelle più rosse e belle (non do-vevano avere nemmeno un’ammac-catura, altrimenti marcivano), e dopola vendemmia il succo d’uva che ri-maneva in fondo ai tini, dopo esserestato filtrato, veniva messo a bollirein un pentolone con una mela coto-gna a fette, finchè il liquido non si ri-

SAPORI DI UN TEMPO DA RISCOPRIREdi Concetta Zarrilli

duceva ad un quinto (ad esempio dadieci litri doveva restringersi a due li-tri); dopo aver tolto le fette di mela,lo si lasciava raffreddare, poi lo si tra-vasava in un contenitore di vetro o diceramica, pronto per essere utilizza-to in più ricette durante l’anno. An-cora oggi, alla vigilia di Natale, dopoaver lasciato le pepicelle sott’acetoun po’ di tempo nell’acqua perchéperdessero l’acre di troppo, si togliead ognuna la calotta con tutti i semi,in modo da trasformarle in una spe-cie di contenitori; il contenuto con cuiimbottirle è un impasto di mollica dipane, vino cotto, aglio a pezzetti, sa-le, origano, noci tritate, olio extra-vergine di oliva, uva secca (qualcunogradisce anche pezzetti di alici sottosale). Dopo aver riempito le pepicel-

le, bisogna sistemarle in una pirofilaunta d’olio per poi cuocerle in fornoper poco più di un’ora, irrorandoleogni tanto con il fondo di cottura, l’o-lio extravergine di oliva e il vino cot-to. Mentre le pietanze cuocevano, sipreparava anche il ragù e si cavavanoi “cingul” per il pranzo del giorno do-po … ma questo sarà spiegato in unaltro numero del giornale. Questa vol-ta ci siamo occupati solo della Vigi-lia di Natale, che abbiamo immagi-nato in una cucina e in un ambientedomestico come oggi non ce ne sonoquasi più, con tutta la famiglia riuni-ta di sera, a scandire il tempo dell’at-tesa con semplici pietanze che sa-ziassero il digiuno del giorno, acominciare dagli spaghetti conditicon soffritto di aglio, olio e acciughe,

per continuare con il baccalà arraga-nato ( o semplicemente infarinato efritto), a seguire i paparul chin, chiu-dendo con le scarpegghjie accompa-gnate da frutta secca e mandarini. Unavolta non c’era l’esperto sommelier aconsigliare il vino raffinato, e anchein una cena a base di pesce, di con-certo con la rusticità della semplicecucina calitrana, si beveva volentieril’aglianico, a Calitri detto “trignarul”,che, secondo gli intenditori di unavolta, non è ottimo se non macchia inmaniera indelebile la tovaglia su cuisi mangia. Così si celebrava la festa atavola, senza dimenticare le famigliepiù povere, con cui sovente si divide-va il cibo con spirito di solidarietà epace, e non solo nelle ricorrenze piùimportanti dell’anno.

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DOTTORATOIl 30 ottobre 2014

presso la Pontificia Università Lateranense,Istituto pastorale Redemptor Hominis

ha conseguito il titolo di Dottore in Sacra Teologia(magna cum laude)

Enzo CIANCI

Discutendo la tesi con il relatorechiar.mo prof. Denis Biju-Duval, dal titolo:

RESPIRARE LA FEDE. Una catechesi sperimentalein contesto di nuova evangelizzazione a partire

dal dato concreto-simbolico del respiro.

Auguri da parenti, amici e dalla Redazione.

Inoltre è di prossima uscita la sua prima fatica musicalecome cantautore-arrangiatore con un concept album:“Troppo Lento”(Geco Sound Italia) e il video ufficiale

https://www.youtube.com/watch?v=UxboE_9YqMk

LAUREAIl 07 luglio 2015

presso l'Università per Stranieri di Siena

Giulia ZARRILLI

inMediazione Linguistica e Culturalecon votazione 110 e lode

discutendo la tesi:

"Il diplomatico Cesare Nerazzini. Il carteggio dalla Cina".Alla neo dottoressa vanno gli auguri dei genitori, Tonino eAntonella, della nonna R'sina Ru Ciampan e dello zio

Riccardo, di tutti i parenti e della Redazione.

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D a tempo ormai c’è una fitta corri-spondenza di e-mail fra il nostro

giornale e Mario Toglia. Lui, figlio dicalitrani emigrati in America, è una per-sonalità che merita la mia stima e il miopiù profondo rispetto per il suo impe-gno e per il suo operato. Dall’altro ca-po del mondo nutre e cura il sentimen-to che lo lega alle sue radici. Cerca,censisce, indaga. La storia dei calitraniemigrati negli States è tutta raccolta neisuoi due libri. È una sorta di storia pa-rallela alla nostra, perché anche se par-titi con la valigia di cartone, i nostricompaesani vivevano nello stesso mo-

do, come se si trovassero ancora a Ca-litri. Ora, tra numerosissime foto chesono pervenute nella nostra redazione,alcune hanno attirato la mia attenzione.Fra loro un volto in particolare: Gerar-do Metallo. Imbarcatosi da Napoli, sulla nave si di-chiarò “scultore” e arrivò nel porto diNew York nel febbraio del 1900. Giun-se nel Connecticut dal fratello e lì ini-ziò a lavorare. Nel tempo libero fu par-te di un gruppo teatrale amatoriale, il“Circolo Filodrammatico”1 e in una rap-

presentazione -Le Novantanove disgra-zie di Pulcinella- ne fu addirittura il pro-tagonista. Ed è proprio sul palco, fra lu-strini, luci, ombre, cambi di scena,pathos e meraviglia, che ebbe la sua vo-cazione. Tornò a Calitri per sposarsi nel 1909 conRosa Maria Margotta, ma all’imbarcoquesta volta si qualificò “juggler”, pre-stigiatore. Si stabilì a Providence2, nelRhode Island e definitivamente aStamford. Ci fu la Prima Guerra Mondiale e Ge-rardo venne arruolato come interpretenell’esercito italiano. Sappiamo che in-trattenne le truppe alleate in Lombardiasotto gli auspici della YMCA3.Nel 1920 si unì a una compagnia tea-trale itinerante di artisti, il cui esponenteera un cinese: Met-ako (nome d’arte)per l’intera durata del tour, 14 mesi.Jerry, aveva iniziato precocemente lasua carriera di illusionista con il CircoBarnum4. Cosa mai potrebbe accomu-nare Marc Chagall e Gerardo Metallo?Il Circo, appunto! Per l’uno e l’altroquesto mondo era fonte d’ ispirazione.Il primo ritraeva in alcuni suoi dipintil’impulso vitale, la fantasia e la libertàdei personaggi circensi attraverso co-lori esplosivi; l’altro concretizzava l’at-mosfera di quell’ambiente nei suoi spet-tacoli. Bisognava dare la giustacollocazione a quell’ espressività, aquella forza astrattiva che risiedeva inlui, in quell’ IO modulare che è la men-te, dove razionale e irrazionale convi-vevano soggetti alla complessa rappre-sentazione della realtà che locircondava, probabilmente anche l’e-sperienza bellica fece la sua parte.Da qui in poi la magia divenne la sua pro-fessione. Jerry era noto a Stamford e din-torni, incantava il suo pubblico con i suoitrucchi e le sue illusioni, finanche nelNew England e Westchester. Le date deisuoi spettacoli venivano annunciate sulgiornale L’Eco Calitrana. “ I Calitranidi New Rochelle e paesi vicini sono cor-dialmente invitati ad assistere ad una del-

le serate di rappresentazioni magicheche il nostro caro amico, Gerardo Me-tallo, avrà nelle serate di giovedì 26 evenerdì 27 ottobrenella North Italy Hall,New Rochelle, NY. Siamo sicuri che nes-suno dei nostri compaesani si farà sfug-gire questa bella occasione ed andremoad assistere ad una notte di misteri oveil Metallo si riprodurrà nei più compli-cati giochi di prestigio e illusionismo. Èda immaginare che il nostro Metallo, co-me per il passato, ci farà godere un paiod’ore di divertimento, dimenticando al-meno per quell’istante le vicende dellavita che oggi soffre quasi tutta l’uma-

nità5”. Le sue illusioni venivano esegui-te con grande maestria, sempre nuove,tanto da far strabiliare il pubblico che loseguiva nelle varie tappe dei suoi tour. Isuoi numeri più famosi, Rose bush (il ce-spuglio di rose che sbocciano), la levita-zione, il Rope tie (nodo con la corda) elo scheletro parlante, gli fecero guada-gnare molta fama. Confezionato nel suofrac, con incredibile destrezza manualee sorriso sornione, mise in atto la magia.Durante un suo spettacolo prese dal pub-blico due ospiti, li bloccò in un camion,

LA BACCHETTA MAGICAdi Angela Toglia

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e in pochi minuti uno di loro ne fu libe-ro. Da un altro spettatore si fece conse-gnare il cilindro e da esso ne estrasse pri-ma molte cianfrusaglie, poi la bandieraitaliana. I giornali scrivevano di lui co-me un tizio che aveva a che fare col dia-volo. Ma Jerry Metallo non era solo questo.Egli non aveva abbandonato del tutto lasua precedente professione. La sua per-sonalità si espandeva oltre. Evidente-mente avvertiva l’esigenza di unirsi ognivolta con l’arte, in tutte le sue forme.Amava dipingere, amava il legno, ama-va esternare il suo essere attraverso lacreatività. Le sue tele ad olio sono visi-bili in tutte le chiese del New England6,anche le decorazioni. Addirittura com-pose un libricino con formule pirotec-niche da lui studiate ed elaborate; eb-bene adorava anche i fuochi d’artificio. Ebbe riconoscimenti nel suo ambito,tant’è che si meritò l’appellativo Illu-sionista europeo, da parte dell’ Ameri-can Society of Magicians, di cui ne eramembro. Suo figlio Vincent divennemago a pieno diritto. Sua figlia Maryera famosa come “la più grande veg-gente del XX secolo”. Questa è la traccia terrena lasciata daJerry, morto suicida a 63 anni.Questo è quanto fu in grado di compie-re Gerardo che esule della sua terra na-tia ebbe la sua opportunità, la sua pos-sibilità di trovare un posto nel mondo. Poco importa se era il 1900, poco im-porta se “(e)migrante” si confonde con

“rifugiato di guerra”, poco importa dav-vero, perché ebbe la fortuna di arrivarein una terra sconosciuta ma ospitale. Luice l’ha fatta. Lui. Avrebbe voluto farce-la anche il piccolo Aylen.7

NOTE

1 Ve ne facevano parte molti altri calitrani, irpi-ni e lucani. Misero in scena “Il biricchino di Pa-rigi”, “Primo Maggio” di Dori, nella vecchiaTown Hall e continuando al Pitt’s Block. Pur-troppo per ragioni economiche il Circolo dovet-te chiudere.2 Qui nacquero i primi suoi due figli, Vincent eMary. L’ultima, Josephine, nacque a Calitri men-tre lui era in guerra.3 YMCA, acronimo di Young Men’s ChristianAssociation. È un’organizzazione cristiana ecu-menica che forniva assistenza materiale e mora-le alle truppe e ai prigionieri.

4Questo circo ospitava esseri umani con parti-colari mutazioni genetiche, difetti fisici e ma-lattie, trasformandoli di fatto in fenomeni da ba-raccone. Aveva tre piste e quattro palcoscenicie riusciva ad ospitare fino a 20.ooo spettatori, IlCirco Barnum, dal suo fondatore Phineas TylorBarnum (1810-1891), venne unito a quello di Ja-mes Anthony Bailey. Poi nel 1919 divenne Bar-num, Ringling and Bailey. Ci lavoravano oltremille persone, artisti e non, trenta elefanti, mol-tissimi leoni e cavalli.5 Tratto da L’Eco Calitrana n.49 del 1933, annoIII, nov,2.6 Un suo parente, tal Alfonso Metallo, è l’auto-re dei tre dipinti collocati all’interno della chie-sa dell’Immacolata Concezione di Calitri. An-drebbe fatto uno studio a parte per via dei moltielementi stilistici che accomunano i dipinti diuno e dell’altro.7 Il bambino siriano trovato annegato sulla spiag-gia di Bodrum, nei primi giorni di settembre. Lafoto del suo corpicino riverso ha fatto il giro delmondo.

Calitri, 30.08.2014. Gli sposi Valeria Capossela e Canio Codella con una parte degli amici. Da sinistrain piedi: Adriano Cubelli, Michele Araneo, Antonio Margotta (con fisarmonica), Vincenzo Caputo, Vin-cenzo Gautieri, gli sposi, Pasqualino Margotta, Valentina Codella, Luciano Malanga, Emma Del Coglia-no, Leo Coppola, Francesco Margotta, Mariangela Zabatta e Agostino Di Salvo. A terra: Francesco Maf-fucci, Antonio Margotta, Emanuele Zabatta, Davide Roselli e Filomena Arminio.

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C he ha a che fare lo Sponz Fest conl’Urlo di Munch? Quest’anno

molto più delle edizioni scorse, e nonperché in questo 2015 si siano celebratidue compleanni, il Qu’Art de Siècle diVinicio Capossela, ideatore e diretto-re artistico delle tre edizioni, e quellodei 130 dell’opera dell’artista norve-gese. Più profondi, perciò meno visi-bili, sono stati i legami.Quarant’anni fa, nel 1972, I limiti del-lo sviluppo di Meadows, Jørgen Ran-ders e William W. Behrens III, ripetél’Urlo che Munch una novantina d’an-ni prima aveva sentito attraversare lanatura e pervaderla. L’urlo di sangue ele lingue di fuoco che l’artista norve-gese vide e sentì dal cielo sulla città so-no ancora quelle della Terra che, spe-rimentando i propri limiti fisici,cominciava a dar segni inquietanti delproprio malessere.Dallo studio, che mise in crisi il mitodello ‘sviluppo costante’, si iniziò aparlare di ‘sviluppo sostenibile’. Il con-cetto di ‘sostenibilità’ è fatto proprio eribadito da 2052, scenari globali per iprossimi quarant’anni (Edizioni Am-biente) da cui risulta evidente che l’i-nerzia dei sistemi economici e delleidee blocca uno sviluppo a dimensio-ne umana compatibile con i limiti delnostro pianeta. Nella crisi di fede nel-lo ‘sviluppo costante’ divennero legit-timi i �piccoli racconti’ frutto dell’im-maginazione inventiva, dello spirito,che trasformano in modo radicale l’ap-proccio al sapere.Da allora una nuova sensibilità ha ge-nerato filosofie e dottrine economichericonducibili per lo più a quella galas-sia variegata comunemente conosciu-ta come ‘popolo di Seattle’, la cui pa-

rola d’ordine è ‘sviluppo sostenibile’. Al momento il cambio di mentalità, iltraghettamento da uno stile di vita al-l’altro, dall’economia delle multina-zionali a un’economia rispettosa dellepeculiarità locali e delle condizioni deilavoratori, è promossa dal basso. Pochima significativi i casi la cui eccezio-nalità in termini di risultati equivale alconcetto di miracolo in ambito teolo-gico. Uno di questi è stato lo Sponz Fe-st, quest’anno titolato Raglio di luna.Ideato quasi alle falde di Monticchiodall’Efesto, dal vulcanico Vinicio Ca-possela, è stato momento aggregantesia perché ha fornito momenti di ri-flessione sul buon uso dei beni comu-ni, sia perché soprattutto è stato labo-ratorio che ha attuato, incarnato, quelleriflessioni. In un cammino di sette giorni (24-30agosto), in un crescendo di luna, lun-go i sentieri del gallo turco, del granoe del raccolto, dei miti, dell’eco delleculture, una comunità economica e cul-turale in forma di carovana di asini emuli, di musica e musicanti, ha segui-to la stella cometa: una trebbiatricevolante, che si è fermata di aia in aia,aiutando a rimpossessarci della gioiadi vivere da uomini, rimarginando leferite inferte al pianeta da una tecnicaasservita a un’economia fondata sullosfruttamento delle sue risorse.Lo Sponz Fest 2015 è stato la rispostaa quell’Urlo, è stato recupero dei Sien-si perduti e laboratorio di “economiacreativa” che, suggerendo modelli diriorganizzazione economica e sociale,ha consentito di reimpostare la propriavita in relazione alla natura pensata,sentita e trattata come emeglio di noi.Come divinità. Come Natura.

Questo Sponz Fest, questo raglio dimula che ha dato voce alla luna,quest’anno, più degli altri scorsi, è sta-to il luogo esemplare della gioia di vi-vere da uomini. Da uomini di questotempo che, come gli altri che ci hannopreceduti, recuperati i Siensi, incro-ciano i mosconi dell’intelletto e dellospirito, integrano uomo e natura nelmetaluogo erotico, dionisiaco, orgias-tico, che è la vita, vita che è, perciò stes-so, luogo della ri-creazione del mondoe di sé.L’appuntamento sulla resilienza haesplicitato la volontà di questa edizio-ne di agganciare i movimenti no glo-bal, mentre la presenza di Alex Zano-telli ha dichiarato la prossimità amovimenti no global a carattere reli-gioso, Teologia della liberazione in pri-mo luogo, realizzando un singolare pa-rallelo tra l’azione di papa Bergoglio,Francesco, che riprende i temi dellaTeologia della liberazione, svuotando-la della necessità della lotta armata, equella di Vinicio che, con questo suoFest rigetta la protesta violenta deiBlack Bloc. Allo Sponz di Vinicio nonsi è devastato, non si è stati ‘anarchi-ci’. Qui, nel suo Sponz, si è sentito ilbuon odore che Francesco vorrebbe sisentisse addosso ai vescovi cattolici: ilbuon odore di paglia, di grano, di ter-ra e di stalla. Qui, allo Sponz, si sonocuciti gli strappi del mondo, provandoa riportarlo alla bellezza che aveva al-l’origine, en arché, ma non a quellapreistorica, arcaica.Poiché si è dato questo fondamentoideologico, lo Sponz Fest da quest’an-no è diventato adulto, è diventato ma-turo. Fatto grande può lasciare la casadove fino ad ora ha vissuto, Calitri, e

SPONZ FEST 2015

RAGLIO DI LUNAL’economia dei Siensi. Non solo miti e tradizioni

di Alfonso Nannariello

IL CALITRANO N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015

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andarsene in giro ad annunciare il suo‘verbo’ (sulla via francigena, sul per-corso dell’orient-express, su quello del-la transiberiana, sul tracciato della fer-rovia da Londra a Istanbul, sulle viedell’emigrazione e delle migrazioni diieri e di oggi…) come già quest’annoha cominciato a fare, muovendo i suoipassi dai luoghi più densi del mondo,quelli più marginali, quelli scartati (al-tra potente e non trascurabile vicinan-za ai valori di papa Francesco): dallequerce dell’Òcchino ad Andretta, dal-l’altura del Formicoso alla grande quer-cia di san Vito ad Aquilonia, dal vallo-ne della Cupa di Calitri a una stazioneda cui più non si parte e si arriva, dal-l’area archeologica di Conza fino allarupe di Cairano dalla quale la trebbia-

trice volante ha spiccato il volo che,sottraendola alla nostra vista, come ilCristo asceso, ci induce a cercarla dicielo in cielo, di paese in paese annun-ciando ciò che in questi sette giorni ab-biamo toccato, visto e udito.Da questo Raglio di luna, diventanoforti le esigenze di un’economia deiSiensi che abbisogna di essere piùesplicita e dichiarata. Da questa edi-zione lo Sponz non credo voglia piùsolo recuperare e celebrare miti e tra-dizioni. Non credo voglia più esseresolo Fest, ma anche impegno sociale epolitico. Non credo s’accontenti piùsolo di sponzare col ballo occasionale,ma col lavoro costante e feriale, quel-lo che fa gustare in pienezza la gioiadel giorno di festa. Quest’anno lo

Sponz si è dato, perciò, un’indicazio-ne: durare tutto l’anno, con il lavoro dieventi sommessi e minori, non per que-sto, però, meno importanti. Anzi! Sen-za questa dimensione quotidiana e fe-riale non ci sarebbe il gusto che portala gioia, non avrebbe pienezza la festaper la quale tutti viviamo e alla qualetutti vogliamo partecipare. Quella del-l’unità del genere umano gioioso di in-dossare l’abito bello delle nuove rela-zioni tra gli uomini sotto il cielo di unnuovo creato. Questo è stato il mira-colo anche quest’anno. Quest’anno,come gli altri due scorsi, siamo stati fe-lici di stare insieme, di sentire, tocca-re, vedere e odorare la polpa della Ter-ra di mezzo, dai più tristi di noi dettaancora dell’osso.

LAUREAIl 16 luglio 2015

presso la Facoltà di Ingegneria Meccanica di Modena si è laureato con il massimo dei voti

Vasco GERVASI

È mia intenzione rivolgere un ringraziamento sentito a tutti gli inse-gnanti che hanno accompagnato il percorso didattico di mio figlio, neolaureato. La dedizione di queste persone, insieme all’impegno di ognistudente, fa sì, ogni giorno, che i nostri ragazzi raggiungano traguardiimportanti per il loro futuro. In particolare il mio ringraziamento va almaestro Enzo De Rosa, alle maestre Giuliana Zarra e Eugenia. Rin-grazio inoltre i professori del Liceo Scientifico, in particolare il miticoEnzo Luongo, la bravissima professoressa Maria Rosaria Di Napoli, l’a-mabile professor Nannariello Alfonso e il professor Di Carlo Erber-to, già in pensione ma sempre prof! Saluto tutti loro con affetto. UnSaluto particolare alla maestra Zabatta Lucia ed il prof. Zarrilli Dona-to (ZD) con un pizzico di nostalgia per la bella Calitri.

Angelo GervasiAuguri da parenti, amici e dalla Redazione.

LAUREAIl 09.10.2015

presso l’Università degli Studi “L’Orientale” di Napolisi è brillantemente laureata in Lingue e Culture Comparate

Melissa DI ROMA

discutendo la tesiin Letteratura inglese dal titolo:

“Cross-dressing sulla scena shakespeariana”.

Alla neolaureata vanno gli auguri più sinceri dei genitori,parenti, amici e dalla Redazione.

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“ La terra appartienea chi la rende migliore”

B. Brecht

I l 24 luglio 2015, Michele Cerreta con-cludeva la sua esistenza terrena.

In un mondo che appare sempre più pro-penso a privilegiare l’apparenza, l’este-riorità e la velocità, c’è ancora spazio perfigure che, ad un primo sguardo, sembra-no appartenere ad un tempo ormai lonta-no e superato? Uomo schivo, riservato eper nulla amante della ribalta, ma al con-trario acuto, solido e concreto, MicheleCerreta ha compiuto il suo percorso di for-mazione non perdendo mai di vista le ra-dici, le sue origini contadine, coltivandocon dedizione la vocazione per la terra eper tutti gli esseri viventi che la abitano.Gli studi di Agraria a Portici, la puntualeconoscenza del territorio di Calitri, ap-profondita nelle lunghe passeggiate con icani, andando a caccia con l’amico Do-nato e il figlio Aldo Tuozzolo, l’alleva-mento delle api, la cura della vigna, degliulivi e del frutteto sono stati la sua perso-nale declinazione delle parole casa, fami-glia e lavoro. Dapprima Direttore dellaScuola di Avviamento, per l’insegnamen-to di arti e mestieri, e poi Preside della na-scente Scuola Media, Michele Cerreta haguidato con competenza, buonsenso e fer-mezza docenti ed alunni, indirizzando tan-te generazioni al lavoro o agli studi supe-riori, individuando caratteristiche e dotipersonali da valorizzare, dimostrandosempre grande attenzione e rispetto per lapersona. Punto di riferimento per la co-munità non solo scolastica, Michele haformato la sua famiglia unendosi alla “vul-canica” Cenzina Acocella, che ne ha con-diviso interessi e passioni, entrando, peramor suo, in un territorio fino ad allora perlei sconosciuto. La loro unione ha favori-to l’ulteriore arricchimento personale, in-sieme alla possibilità di allargare i propri

orizzonti culturali e spirituali, in un cam-mino di apertura e condivisione recipro-co. La nascita del primogenito Vito, se-guita dopo pochi anni da quella di Rosa,completa il quadro della famiglia, inseri-ta sempre di più nel tessuto sociale e cul-turale del paese. Sono anni di lavoro ap-passionato ed intenso da parte dei genitori,e di crescita e maturazione progressiva peri due figli, che assimilano modelli e rego-le di vita dall’esempio dei genitori più chedalle parole, che pure non mancano. Ci sialza presto, per sfruttare al meglio tutte leenergie e le potenzialità delle prime oredel mattino e si arriva a scuola prima di do-centi ed alunni, per controllare che tuttosia in ordine e predisporre le diverse atti-vità quotidiane. Molti, ancora oggi, ricor-dano distintamente la figura imponentedel Preside che li accoglieva con un sor-riso all’ingresso dell’edificio scolastico,ogni mattino, a garanzia della sollecita epremurosa attenzione dell’Istituzione neiconfronti degli adolescenti a lei affidati.Il culto per l’ambiente naturale e l’impe-gno per la conoscenza e la conservazionedelle testimonianze della tradizione con-tadina alimentano la ricerca instancabiledi attrezzi, utensili e oggetti di uso quoti-diano, che andranno a costituire il primonucleo della raccolta etnografica, allesti-ta presso i locali della Scuola Media e am-pliata nel corso degli anni. Ogni reperto ècatalogato e corredato di cartoncino conil nome in dialetto e in italiano dell’og-getto recuperato. Quello che sarebbe do-vuto diventare un Museo, è rimasto unaraccolta relegata per alcuni anni in qual-che locale della scuola e mai pienamentevalorizzata. Si confida nella possibilità dipoter ricostituire la raccolta e di darle unaadeguata collocazione, per dare compi-mento al lavoro intrapreso anni fa. Moltidi quegli oggetti, ormai introvabili, sonostati consegnati nelle mani del Preside dal-le persone che li possedevano per tra-smissione familiare: è stato il loro un attodi generosità e di fiducia nei confronti del-la sua persona.Conclusa l’esperienza lavorativa nellaScuola, Michele Cerreta non ha tuttaviamai smesso di studiare, di coltivare i pro-pri interessi, di svolgere con puntualità le

attività a cui si è dedicato, nonostante lavita non gli abbia risparmiato la prova piùdura e dolorosa per un genitore, la malat-tia e la perdita dell’amato figlio Vito. An-che da quella sofferenza è scaturita unainiziativa che esprime amore per la vita eper i giovani: nel nome di Vito, venne isti-tuita una borsa di studio per studenti me-ritevoli dell’Istituto Professionale, indi-rizzo elettronico. Da diversi anni ormai, aCalitri, il Professionale non esiste più, econ esso è scomparsa anche quella ini-ziativa. In anni più recenti, l’attività di ricerca diMichele si è concentrata sulla parlata lo-cale, in particolare sulla preservazione del-la memoria del dialetto calitrano. Pren-dendo le mosse da testi già noti, MicheleCerreta ha arricchito il dizionario con in-tegrazioni, indicazioni etimologiche, do-ve possibile, dal greco e dal latino, unitead aneddoti di storia e costume. Ad ago-sto 2014, il volume, pubblicato a cura deIl Calitrano, è stato presentato nei localiex ECA, alla presenza di familiari, amicie di numerosi cittadini. Tangibile ed una-nime è stato il sentimento di gratitudineper il lavoro svolto, sentimento espressoda coloro che hanno illustrato le caratte-ristiche ed i pregi dell’opera, delineando,al tempo stesso, i tratti salienti della per-sonalità dell’autore, uomo e studioso.Quello è stato l’ultimo evento pubblico acui ha partecipato Michele Cerreta, che,con la semplicità e l’essenzialità che lohanno sempre contraddistinto, ha ringra-ziato tutti con un sorriso bonario, senzaaggiungere altro.Oltre alla sua opera, il Preside ha lasciatouna ricca eredità di affetti e tanti insegna-menti trasmessi con l’efficacia derivantedalla coerenza di vita. In un mondo spes-so distratto e stordito da un incessante ru-more di fondo, angosciato dalla comples-sità del reale e da un’apparente mancanzadi senso, può essere utile ed incoraggian-te guardare a chi ha vissuto la sua esistenzacon autenticità, umiltà e coerenza.

“Il solo amore vero è quello che ti obbli-ga a diventare il meglio di ciò che puoi di-ventare”

Rainer Maria Rilke

PERSONAGGI

MICHELE CERRETA, presidedi Rosa Galgano

L a società cooperativa si distingue dal-la società di persone o di capitali per-

ché persegue finalità di tipo mutualisti-co e non di lucro. Essa è finalizzata afavorire l’interesse dei soci per la frui-zione di beni e/o servizi a condizionipiù vantaggiose. Per queste ragioni lalegge riconosce alla cooperativa sia in-centivi diretti, con finanziamenti age-volati, che fiscali. Consapevoli di que-sto quadro normativo, nel lontano 1968,anche su impulso dell’Ente di Svilup-po di Avellino, circa 30 agricoltori diCalitri si unirono in società per costi-tuire la Cooperativa Agricola “Verde Ir-pinia”. Nel 1973 la totalità degli agri-coltori calitrani aveva aderito allasuddetta cooperativa fino a raggiunge-re il numero di 140 soci. In quegli an-ni, la sede legale era ubicata in Via F.Tedesco presso gli uffici dell’Ente diSviluppo che offriva gratuitamente lasede, l’assistenza tecnica, la tenuta deilibri sociali e della contabilità di primanota, mentre la contabilità fiscale eracurata dallo studio Ciliberti di Avelli-no, anch’esso retribuito direttamentedall’Ente di Sviluppo di Avellino. I duedipendenti dell’Ente che seguivano, tral’altro, l’attività della cooperativa era-no Giuseppe Ricciardi (don Peppe) ePetretta, entrambi agronomi. Nel 1973il Sig. Petretta fu trasferito ad Avellinoper cui l’allora Consiglio di Ammini-strazione della cooperativa, presiedutodal Sig. Nicola Tuozzolo, mi incaricòdi proseguire il lavoro di Petretta. Nelmarzo 1974 fui assunto alle dipenden-ze della cooperativa con le mansioni diragioniere e vi rimasi fino al gennaio1976. La cooperativa, dopo un lungoperiodo caratterizzato da intense atti-vità sociali, negli ultimi anni ha persoslancio e spirito d’iniziativa; infatti, ilterremoto del 1980 e il trascorrere de-

gli anni hanno determinato lo scolla-mento societario al punto tale da ren-derne l’attività quasi irrilevante. Que-st’articolo non vuole avere lapresunzione di fornire ricette o solu-zioni alla scarsa attività della coopera-tiva ma vuol fungere da stimolo nei con-fronti dell’imprenditoria agricola diCalitri affinché apra una seria discus-sione volta alla individuazione di nuo-ve attività associative valorizzando laCooperativa “Verde Irpinia” che, a giu-dizio di molti, ha caratterizzato positi-vamente l’economia agricola calitrananegli anni settanta.

Ritengo che per costruire il futuro siautile e importante conoscere il passato;pertanto, esporrò di seguito e nel modopiù sintetico possibile le diverse attività

sviluppate dalla cooperativa negli anni‘70.

Le attività svolteIl periodo che va dal 1973 al 1976 ven-ne caratterizzato da numerose iniziati-ve sociali a tal punto che anche alcuniagricoltori di Rapone e di Pescopaga-no (PZ) chiesero di associarsi; pur-troppo, per statuto, le richieste non fu-rono accolte. In quegli anni, siavvicendarono i seguenti presidenti:Nicola Tuozzolo (Tuozz’l), VincenzoCodella (u’ carpat) e Lorenzo Cestone(ciannill). Attualmente la cooperativaè presieduta da Antonio Margotta (u’scitt).Le attività espletate in quegli anni dal-la suddetta cooperativa erano le se-guenti.Fino al 1973 la principale attività erarappresentata dalla raccolta quotidianadel latte fresco presso le aziende dei so-ci. A tal fine, il territorio di Calitri erastato suddiviso in quattro macro zonee la cooperativa, per ognuna di essa,aveva incaricato un raccoglitore il qua-le, ogni mattina, di buon’ora e col pro-prio automezzo, provvedeva a ritirareil latte presso le aziende dei 140 sociper poi consegnarlo al caseificio di SanMichele di Serino che con la propriaautobotte ne curava il ritiro a Calitri.Un’altra attività, anche se non molto ri-corrente, era quella degli acquisti col-lettivi di mangimi e fertilizzanti checonsentivano ai soci la riduzione deicosti aziendali. Questi acquisti funge-vano anche da deterrente per calmiera-re i prezzi praticati dagli omologhi com-mercianti calitrani, i quali non semprevedevano di buon occhio la cooperati-va e chi l’amministrava.Un servizio molto importante e impe-gnativo riguardava la commercializza-

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LA COOPERATIVA AGRICOLA

“Verde irpinia” di Calitridi Vincenzo Di Milia

A don Peppe e alla sua famiglia (la moglie En-za Abate e i figli Rosa, Marina ed Emilio) variconosciuta la rettitudine e la correttezza siaumana che professionale. Per me, GiuseppeRicciardi, unitamente alla prof.ssa Vincenzi-na Acocella (moglie del preside Michele Cer-reta) e l’avv. Antonio Acocella (zi ‘toton), so-no stati “maestri di vita”. Per le suddettepersone e per le loro famiglie, a me partico-larmente care, la dignità, l’onestà, la profes-sionalità, l’altruismo, la correttezza e l’uma-nità erano valori non negoziabili. I loro comportamenti mi sono stati sempre diesempio.

zione dei bovini, ovini e caprini, sia vi-vi e sia macellati. Quest’attività sorsenel 1974 perché diversi soci, l’anno pri-ma, ebbero grosse difficoltà nel vende-re i vitelli pronti per la macellazione at-teso che anche a Calitri e nei comunilimitrofi iniziò la vendita della carned’importazione. La mancata vendita co-stituiva un grosso danno economico pergli agricoltori sia perché il bestiamepronto per la vendita pur consumandocibo non aumentava di peso e sia per-ché il fatto in sé creava grosse difficoltàfinanziarie nel far fronte ai pagamenti.Pertanto, nel gennaio 1974, 40 soci su140 aprirono la macelleria sociale, i cuilocali, in affitto, erano ubicati in viaFrancesco De Sanctis. I primi due di-pendenti furono: Salvatore Vallario (tortor) e Vincenzo Di Cairano (‘pint).Suc-cessivamente fu assunto Michele Tor-nillo (‘pstier) come apprendista macel-laio e la rag. Teresa Di Cairano, (figliadi pianoverde), svolse, anche se per unbreve periodo, le funzioni di cassiera. Icalitrani erano anch’essi entusiasti del-l’iniziativa e di tutta l’organizzazioneper cui, in breve tempo, la stragrandemaggioranza di essi divennero clientifissi della macelleria. Inoltre, la cooperativa aiutava i sociin stato di necessità finanziaria anti-cipando, a quelli che ne facevano ri-chiesta, modeste somme di denaroper fronteggiare i pagamenti urgentie/o imprevisti. Colgo l’occasione per evidenziare chenel 1975 l’Ente di Sviluppo di Avelli-no, su specifico interessamento e insi-stenza di Giuseppe Ricciardi, decise diinvestire a Calitri importanti risorse fi-nanziarie per la realizzazione di un im-pianto destinato all’allevamento dimaiali ma l’assemblea dei 140 soci de-cise, a maggioranza, di non accoglierel’offerta dell’Ente. Forse fu persa l’oc-casione per creare nuova occupazionee valorizzare, sin da allora, il salame diCalitri. Nel 1976 decisi di tornare a stu-diare per partecipare ai concorsi pub-blici e il 1° aprile 1977 fui assunto pres-so la Dogana di Ponte Tresa (VA) esuccessivamente trasferito a Pescara.In quell’occasione, l’allora consiglio di

amministrazione, presieduto da Lo-renzo Cestone, decise di affidare la con-tabilità e l’intera gestione delle attivitàsociali al commercialista Franco Pao-lantonio; presso il suo Studio ne fu tra-sferita anche la sede legale e forse an-che per questo motivo la cooperativauscì lentamente dall’assistenza del-l’Ente di Sviluppo di Avellino. Dopopoco tempo, anche Giuseppe Ricciar-di allentò i rapporti con la Cooperativa“Verde Irpinia” in cui aveva tanto cre-duto. Tutti riconoscono che il maggiorimpulso alla Cooperativa “Verde Irpi-nia” di Calitri fu dato dal compiantoGiuseppe Ricciardi (don Peppe) il qua-le, in tutte le circostanze, la sostennecon autorevolezza, decisione, compe-tenza, passione e assoluta dedizione.Egli credeva moltissimo nell’associa-zionismo e non passava giorno che noninvogliasse gli agricoltori a intrapren-dere nuove iniziative sociali perché ciòavrebbe favorito la loro crescita eco-nomica e sociale. Non va sottaciuto ilfatto che egli generò una rivoluzioneculturale per gli agricoltori di Calitri iquali soffrivano, tra l’altro, di troppadisinformazione e di poca dignità.Giuseppe Ricciardi (don Peppe)ConclusioniNello scusarmi per aver rievocato il pas-sato che forse ad alcuni interessa in mo-do marginale, voglio invitare gli attua-li operatori del settore agricolo, dalquale anch’io provengo, ad effettuareun serio ripensamento dell’utilizzo del-la cooperazione per fare qualcosa dinuovo e di interessante sia per sè che pergli altri. Ritengo che oggi a Calitri cisiano tutte le condizioni e le energie perdare una nuova prospettiva di vita as-sociativa da legare alle diverse attivitàdell’imprenditoria agricola. Ovviamente, rispetto al passato, il tut-to va ripensato e ridisegnato in consi-derazione dell’attuale realtà locale, deinuovi mercati sempre più globalizzatie di quelli di nicchia, che ogni giornosono apprezzati sempre di più dai con-sumatori. Si potrebbe pensare, tra l’al-tro, di valorizzare ulteriormente i pro-dotti tipici calitrani somministrandolisoprattutto nelle città, sfruttando anche

gli “street food”. Si potrebbe pensare aimpiantare nuove forme di colture. Sipotrebbe pensare anche a una coopera-tiva non solo di servizi ma anche di pro-duzione e/o di conservazione.Occorrono idee, operatività e concre-tezza e non chiacchiere insensate e in-concludenti che provocano solo un no-tevole dispendio di tempo e di energie. Mi rifiuto di pensare che, oggi, i giovanirimasti ancorati al mondo dell’agricol-tura (produzione e/o commercializza-zione dei prodotti agricoli), che hannoun buon grado d’istruzione, hanno ac-cesso a numerosi mezzi d’informazio-ne (internet, giornali, associazioni dicategoria, ecc.), hanno la possibilità diottenere aiuti regionali, nazionali e co-munitari, non abbiano la volontà, la giu-sta determinazione, lo stesso orgoglioed entusiasmo dei genitori che li han-no preceduti. Essi devono avere la con-sapevolezza che la cooperazione, se benstrutturata e organizzata, può consenti-re il salto di qualità non solo degli as-sociati ma dell’intera comunità calitra-na; senza sottovalutare che anchel’indotto potrebbe generare altra ric-chezza sia occupazionale che econo-mica. L’unione fa la forza; i piccoli im-prenditori, col tempo, sono destinati ascomparire.I tantissimi calitrani sparsi nel mondopotrebbero segnalare le esperienze dicooperazione che si sono sviluppate po-sitivamente nel luogo in cui vivono; conquesto atteggiamento propositivo ren-derebbero un utilissimo servizio allanobile terra che ha dato loro i natali. Glieventuali contributi di idee potranno es-sere trasmessi all’attuale sede della coo-perativa che è domiciliata presso lo Stu-dioAssociato “Abaco” di Calitri – ViaPittoli n. 67 – tel. 0827.34784 – [email protected] mio auspicio, unitamente a quelloprecedentemente esposto, è che a Ca-litri nascano nuove attività produttivesu iniziativa dei privati per evitare ilcontinuo declino dell’economia citta-dina che non riesce a trattenere le gio-vani generazioni.

Un forte abbraccio a tutti i lettori.

N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015 IL CALITRANO

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IL CALITRANO N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015

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I l giorno e la notte hanno cambiato pel-le sul territorio calitrano. La luce diur-

na e il canto del buio notturno, oltre lapaesaggistica visione, stanno immorta-lando in peggio la vita delle persone, mu-tando serenità e momenti lieti in angoscee perdute speranze. L’ascesa rapida ver-so la vetta celeste di umane esistenze chedall’oggi al domani assumono una posi-zione capolvolta rispetto ai normali equi-libri di vita, lascia ammutoliti. Giovani emeno giovani, che nell’attimo del lorocammino, vedono i propri momenti piùdecisivi opacizzarsi, con una diagnosi chenon lascia scampo se non all’apertura se-polcrale temporanea, per chiuderne poila bocca con marmorea consistenza. E’davvero impressionante il martirio che lapiccola comunità calitrana sta subendo. Ilmale del secolo, nella sua aggressione sot-tocutanea e dalle cause sconosciute, met-te a nudo la nostra fragilità, rendendoci deibirilli pronti al colpo di grazia, il cui so-lo motivo che evita la caduta è la rinun-

cia del giocatore a non lanciare la pallacon veemenza affinché lo strike ne san-zioni la vincita. Il tumore non fa rumore.Il rumore lo fa quando non c’è più scam-po se non quello della campana, ultimacolonna sonora di una vita svanita. No.Non va. Non va perché l’incidenza dimorti in questi territori è altissima. Nonva perché non c’è più differenza tra la sa-lute erculea di un giovane e i malanni diun meno giovane, entrambi piegati vio-lentemente dalla bora come fili d’erba pri-ma (attraverso il calvario della malattia),spezzati chiudendo per sempre gli occhipoi.Bisogna fare qualcosa. Sembra sem-plice, ma non lo è. Nessuno dice che losia ma bisogna fare qualcosa per capire oavanzare ipotesi che allignino un pensie-ro più o meno omogeneo su forme di pro-tezione o prevenzione da adottare. Se l’u-nica arma è la prevenzione medica, lastessa sembra non bastare più. Non si puòvivere nell’ipocondria, ma al contempo,non si può sapere di essere attenzionati

dalla bestia feroce, solo quando ha giàiniziato a mordere e non ti lascia piùscampo. Cosa potrebbe scatenare que-sto sterminio di massa? L’alimentazio-ne? L’aria contaminata? Il sottosuoloinquinato? I campi elettromagnetici? Lacomponente tufacea del territorio? Tut-to e il contrario di tutto, ma nel tutto bi-sogna mettere l’occhio, guardare a fon-do e cercare di individuare il punto piùluminoso in una patina di assoluta oscu-rità. Bisogna che la competenza medi-co-scientifica scenda in campo, vengasul campo, analizzi il campo senza se esenza ma. Quest’articolo oltre ad esse-re una forma di esortazione, appello,chiamatelo come volete, è una sorta digrido d’aiuto che non può cadere nelvuoto. Non può cadere perché ad esse-re esposti al fuoco nemico siamo tutti,nessuno escluso. Del domani non v’ècertezza, se non la continua diasporaverso l’alto, che va ridimensionata neilimiti di ogni possibile sforzo.

LA DIASPORA VERSO L’ALTOdi Marco Bozza

A proposito di SponzFest di Raffaele Tuozzolo

Se ricordo bene, nella passata primavera 2015, si è tenuta nel-la sala Ex Eca, una riunione preliminare servita a capire l’umoredei partecipanti affinchè ci fosse la volontà al prosieguo dellaterza edizione dello SponzFest. Fra comuni cittadini, operato-ri commerciali dei vari settori, ci fu una notevole partecipazio-ne e da lì si capì che il progetto poteva andare avanti; dopoun’ampia discussione ed interventi vari le parti si aggiornaro-no a qualche tempo dopo. Nel pomeriggio di una domenica delperiodo successivo, il 03 maggio (ndr), ci fu il secondo incon-tro con altrettanta massiccia presenza di cittadini e da lì nac-que l’idea della formazione di una associazione pro-festivalSponzFest (Sponziamoci, ndr) allo scopo di unire le forze ma-teriali e idee ripartite fra tutti coloro che avrebbero sottoscrit-to l’adesione a formare il direttivo. Ma ben presto i presuppo-sti per una proficua collaborazione sono stati disattesi perchéil cerchio si è subito ristretto a pochi, senza mai coinvolgere ef-fettivamente se non tutti, almeno la gran parte degli iscritti. Noncredo che fra queste 150/160 adesioni non ci sia stata gente ca-pace di dare anche un minimo contributo che non sia stato so-lamente quello finanziario, anche se modesto. Il mio pensieroè quello di non desistere e vanificare questa splendida realtà del-

lo SponzFest. Un evento di questa portata va estremamente so-stenuto e gli organizzatori con i mezzi informatici di oggi, pre-vedendo quasi con esattezza il numero delle presenze, devonoessere preparati a rispondere alla domanda con un’offerta su-periore a quella di previsione e mai inferiore per non restarespiazzati ed incorrere in situazioni imbarazzanti. Si deve met-tere in conto che qualche volta ci si può anche rimettere qual-cosa ma sicuramente vi sarà ripagata anche con gli interessidelle successive edizioni della manifestazione; altrimenti an-diamo ad avallare la famosa frase “dal minimo consumo al mas-simo rendimento”. Se mi permetto di fare delle riflessioni dinatura organizzativa è perché se ne sono imparate di cose in unarco di tempo che va dal 1974 al 2014, in quanto ho avuto l’op-portunità a far parte e ad organizzare innumerevoli eventi nel-la vita ricreativa del paese (feste della Pentolaccia della Poli-sportiva Calitri, festa della Mimosa in un circolo ricreativo eculturale, Comitati di feste patronali) il tutto con professiona-lità, che al di fuori dei confini comunali ne riconoscevano e neinvidiavano e tenendo in conto le dovute proporzioni nel ge-stire migliaia di persone contro le centinaia, la sostanza è lastessa.

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E state di caldo eccezionale quest’annoe decidendo di lavorare nella parente-

si estiva del mio periodo dedicato que-st’anno alla Cina, sono sceso al sud perapprofondire il tema a me tanto caro del-le città della pietra.Il progetto che sto studiando da anni di unpercorso che unisce la Scozia e attraver-so la Palestina si allunga verso la via del-la seta più orientale, prevede lo studio ditutte quelle civitas che fondano la loro sto-ria sulla costruzione dentro e con manu-fatti in pietra.Quello che unisce certe città del sud Ita-lia alle città dell’Anatolia orientale ma an-che a città più famose come Petra in Gior-dania e poi via via che si scende versoOriente in Iran, India e Sud Est Asiatico.Ecco che pensando di visitare Matera eavendo in Calitri un gruppo di amici ca-rissimi sono capitato al Calitrano, unluogo affascinante e con persone spe-ciali come speciali sono tutti i Calitranicon la loro meravigliosa capacità di ac-cogliere, con i loro sorrisi e il saluto sem-pre pronto. Calitri è un esempio classico delle cittàdel sud costruite su delle rocche in pietra,dove le grotte, primi insediamenti umanidiventano successivamente il primo im-pianto costruttivo per il villaggio e con-seguentemente proprio nel caso di Calitridi una vera città.

Mi ha stupito visitare alcune case inter-namente, con le mura interamente di pie-tra e il soffitto con i classici mummoli, chenon avevo ancora mai avuto modo di co-noscere non essendo stato mai per lunghiperiodi in questo meraviglioso angolo d’I-talia. Il mio progetto delle città della pietra na-sce dalla mia lunga esperienza nel setto-re dell’architettura con i marmi e le pie-tre e deriva dalla mia attività di consulenteper la fiera di Verona la mia città in que-sto settore che la vede primeggiare perquesto settore nel mondo.Mi incuriosiscono a Calitri certi angolidove la pietra è ancora presente anche nel-le pavimentazioni come certamente erapresente in passato in ogni angolo dellacittà e nelle case, mi incuriosiscono alcu-ni dettagli costruttivi nei portali delle ca-se che segnano ancora la storia di questacittadina dal passato giocondo e ricco distoria. Il mio progetto Le città della pietra pren-derà piede dal prossimo anno e coinvol-gerà appunto Matera ed alcune altre cittàdel sud collegandole con un circuito chepartendo da Verona che è il centro del-l’attività del settore architettura con la pie-tra si collegherà costantemente in un pro-getto di rete con tutte quelle cittàche vantano storia e tradizione nell’Euro-pa prima e poi dall’Europa verso oriente.

Il momento clou della prima fase del pro-getto sarà appunto il 2019 con l’appunta-mento che vede Matera Capitale Europeadella Cultura e credo che potrebbe esserequesto anche per Calitri e altre cittadineche vantano questa storica tradizione dicollegarsi per diventare meta di un per-corso di rete. Studiosi e ricercatori arrivano da 50 annia Verona e Carrara per queste tematiche ecome consulente di Veronafiere ho potu-to costruire dei rapporti con le eccellenzedegli istituti universitari di tutto il mondoper analizzare il tema e mettere in campoun progetto che vedrà sicuramente dellericadute felici anche per il sud.Operatori che potranno venire per brevi elunghi periodi per studiare le città dellapietra e i sistemi costruttivi locali, per go-dere del territorio e sicuramente innamo-rarsene e parlarne sempre più spesso alloro rientro nel paese d’origine.Calitri è stato per me quest’anno comeuna brezza estiva che allieta dal calore edall’arsura, ma è stata anche un’espe-rienza ricca di belle persone e di una gen-tilezza oramai scomparsa al nord. Unagentilezza d’animo che dichiara la purez-za di una terra che oltre al grano produceancora sorrisi.http://lessinia.info/index.htmlhttp://www.officinacontemporanea.org/2006/09/08/283/

CALITRI, CITTÀ DELLA PIETRAdi Roberto Bianconi

Paolo Miele 15.06.1973 - † 08.04.2015

Il “buon samaritano” Paolo Miele di 42 anni da Bregnano (CO), originario di Calitri (AV) erasceso dal camion per soccorrere un automobilista uscita di strada, una BMW che sopraggiun-geva li ha centrati in pieno uccidendoli. Paolo è deceduto poco dopo il ricovero all’ospedale diLegnano. La sua scomparsa ha colpito tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo perla sua grande generosità, la sua gentile cortesia, disponibilità che lo avevano fatto soprannomi-nare “il gigante buono”. Un uomo immensamente buono, capace di farsi volere davvero bene; isuoi genitori e i parenti tutti lo piangono e ne conservano gelosamente l’imperituro ricordo.

L’AMORE NON SVANISCE MAI. La morte non è niente, io sono solo andato nella stanza ac-canto. Io sono io. Voi siete voi. Ciò che ero per voi lo sono sempre. Parlatemi come mi avete sempre parlato. Non usate un tono di-verso. Non abbiate l’aria solenne o triste. Continuate a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme. Sorridete, pensate a me, pregateper me. Che il mio nome sia pronunciato in casa come lo è sempre stato. Senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra di tristezza. Lavita ha il significato di sempre. Il filo non è spezzato. Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri? Semplicemente perché sonofuori dalla vostra vita! Io non sono lontano, sono solo dall’altro lato del cammino.

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New Rochelle, USA, 19.04.2015. 65° Anniversario di matrimonio di Ma-ria Concetta Gautieri (sacchetta) e Giuseppe Cianci (ngappauciegghij). Inpiedi da sinistra: Claudia, Gianluca (pronipote), Michele, Vincenzo, Ma-rio (figli), Daniela, Alan, Sabrina e i nipoti Alex, Andrew e Liliana. Seduti:i festeggiati e Maria Zabatta (moglie del primo figlio Vincenzo).

Calitri, 30 agosto 2015, i coniugi Mauro Avella (‘ndulin ) e Marianna Maffucci( maffucc’) hanno festeggiato il loro 40° anniversario di matrimonio, insie-me ai figli, il genero, la nuora e i nipoti. Nella foto da sinistra il piccolo AvellaMauro (in braccio), Antonio Avella, Lucia Paolantonio, Fabiana Toscano, i fe-steggiati, Franca Avella, Giovanni Toscano e Tiziano Toscano ( avanti).

Il sarto Giuseppe Codella (curella) che per an-ni ha svolto il suo lavoro con maestria, umiltàe grande professionalità.

22.12.1990 Antonietta Di Luzio e Antonio Me-tallo nel giorno del loro matrimonio. Oggi fe-steggiano le nozze d’argento. Auguri da parenti,amici e dalla Redazione.

Bologna, 20.12.2014. Agnese Germano e Giu-seppe Gautieri festeggiano le nozze d’oro. Au-guri sinceri dalla famiglia, parenti e dalla Reda-zione.

Agosto 2015 Durante la carovana dei muli delloSponz Fest, Antonietta Zarrilli.

Calitri, 16.07.2015. Lucia Buglione festeggia isuoi 93 anni. Qui con sua cugina Lucia Maffuc-ci (silla) di 70anni.

Caracas, Venezuela, 10.08. 2015. I gemellini Fa-bio e Alessandro Pavelic, di Arnaldo e Alisia DiCarlo festeggiano il loro sesto compleanno.

28.09.2015. I coniugi Armiento -Angela MariaBorea nata il 15.07.1934 e Giuseppe Armien-to /caram’zzett’, nato il 20.03.1928- festeggia-no i loro 62 anni di matrimonio. Auguri dalla Re-dazione, da amici e dai parenti tutti.

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Calitri, 27 agosto 2015, barberia musicale presso il salone di Giovanni Si-curanza. Da sinistra: Michele Del Cogliano (massara), Canio Maffucci fuMichele, Canio Maffucci fu Giuseppe (spaccac’pogghj), Giuseppe Leone(pista pista), con occhiali da sole,Antonio Buldo (bulda),Giovanni Sicu-ranza (La russa, barbiere detto il veloce),Vito Metallo (ndrand’la), GirolamoCaruso (G’lorm’), Giovanni Coppola (cupp’licchj), Vito Capossela (pacchjpacchj) padre di Vinicio, Antonio Russo (prendi una pasta) giovane musi-cista, promessa per il futuro.

Roma, 30.09. 2015. 80° compleanno di Natale Ungherese. Qui con tutta la famiglia. Auguri dai nipoti, parenti e amici e dalla Redazione.

Calitri, 1930 famiglia Scoca (piscia p’r-tiegghij). Canio Scoca (03.02.1900-07.08.1979) con la moglie CodellaMaria Giuseppa (23.10.1902-12.08.1976) e i figli Giuseppe(26.10.1922-05.05.1988), Michele(08.01.1930-30.06.2013), Vito, Vin-cenzo e Mario. Davide Fastiggi da Mariano C.se.

Calitri, 16.10.2015 la signora Giuseppina Cestone (vedova Cicoira) fe-steggia i suoi 100 anni. Da sinistra in piedi: il sindaco Michele Di Maio,il figlio Vincenzo, il genero Vincenzo Codella, la figlia Antonietta. Seduti:la nuora Francesca Rabasca, don Pasquale Riccio, la festeggiata e la figliaLivia. Auguri vivissimi da parenti, amici e dalla Redazione.

Calitri, 1989 alla Ruspa. Matrimonio di Maria De Luca (di Rapone) e VitantonioLeone. Da sinistra:Vincenzo Maffucci (mammacenza), Giuseppe De Nicola (sar-tana), Antonio Di Milia (paglier’), Salvatore Sanacore, Michele Cerreta (t’bbiuol),Mario Angelo Cianci (napulitan’), Giuseppe Leone (pista pista), Antonio Galgano(mbaccator). A terra: Canio Lopriore (p’zzar’), Angelo Giarla (fra’ diavolo), Salva-tore Iannolillo (agn’lill’) e Angelo Di Cosmo (zì zì). Agosto 2015. Durante la carovana dei muli dello Sponz Fest, Antonietta Zarrilli.

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A cura di Giovanni Sicuranza

DIALETTO E CULTURA POPOLARE

Chi ten’ mala cap’ adda t’né buon’ per’Chi dimentica, deve avere piedi veloci

A chiov’ e a r’ cacà a Crist’ n’ lu pr’hàPer la pioggia e per le esigenze corporali non c’è bisognodi pregare

Can’ cuott’ ra l’acqua fredda fusc’Quando uno ha preso una fregatura sta attento

Chi vol’ vaj e n’ vol’ mmannaQuando una cosa sta veramente a cuore uno si impegna dipersona

Quiss’ v’nd’leia ndov’ mena lu viend’Detto di persona che cerca soltanto il proprio tornaconto

Casa nghiana tras’n’ puorc’ e can’Casa a pian terreno è frequentata da tutti

V’cin’ mij, sp’cchial’ mijIl tuo vicino può esserti d’aiuto

Lu cap’ tuost’ lu ruma la Cort’Chi è duro e prepotente lo doma la Corte

S’menda nterra, sp’ranza nciel’Se hai un lavoro, hai anche la speranza di essere pagato

Trippa chiena canda e cammisa mova noCon la pancia sazia hai voglia di cantare,con la camicianuova no.

Maria De Rosa12.05.1955 - † Badesi 27.07.2015

Il giusto (chiama) anche se muore vivrà.(dal libro della Sapienza)

Il silenzio è un tempo di riflessione e rispetto. Si dice dinon rompere mai il silenzio se non per un motivo più im-portante del silenzio stesso. Il motivo più grande c’è, ed

è l’Amore che non muore. È l’essenza indispensabile sia per la vita terrena cheper la vita eterna. Nei tuoi riguardi, Maria, questa essenza ha evidenziato il tuoentusiasmo in ogni circostanza, perché in te splendeva la luce dell’amore cheviene dall’Alto. Tutti siamo una scintilla d’Amore, ma tu comprendevi l’im-portanza dell’attimo che dà il soffio nelle narici e l’attimo che lo ritrae senza chie-dere il consenso di nessuno. L’amore per la vita ti ha consentito di vivere l’atti-mo gioioso dei giorni vissuti. Poi, in un turbine è caduto il silenzio. Il filo è statoreciso in un attimo e il vuoto sarebbe diventato abissale se tu non brillassi di las-sù con il tuo naturale splendore destinato alle “stelle”. Chi ti è vissuto accanto(tuo marito Antonio), ti ha qualificata brillantemente come “una fabbrica d’a-more”. In fondo hai sempre donato l’amore che volevi ed era come un faro nel

mare in tempesta della tua vita. Adesso resti fra noi con la speranza che mai de-lude: l’incontro nell’Anima del mondo. Tutto ciò a testimonianza per tutti co-loro che ti hanno veramente amata. Vivrai nel ricordo dei tuoi cari.

Caterina MieleCarissima amica mia,come il chicco di grano non muore e continua la su avita, così tu sarai sempre inmezzo a noi, la culla da dondolare nella nostra mente. Questa partenza eterna co-sì prematura ha sconvolto tutti, grazie per l’amore e la bontà che ci ha regalata.Davi tanta felicità nel poterti incontrare ogni volta (anche in questo periodo tiaspettavo). Ci consola il pensiero che lassù hai trovato l’amore che ci hai saputodimostrare. Si considera valore l’uso del verbo AMARE e l’ipotesi che esiste uncreatore è quello che ci hai dimostrato in questa tua breve vita terrena. Per tuttele cose che ci hai insegnato come amica di sempre resterai nel cuore e nella men-te, non ti dimenticheremo mai. Non rattristiamoci di averla perduta, ma ringra-ziamo Dio per averti avuta: non riusciremo mai a capire e rassegnarci alla perdi-ta di una persona a noi cara ma in fondo la morte è uno dei grandi misteri, riuscirea comprendere quando siamo stati fortunati ad averti avuta nella nostra vita pro-prio la persona allieva la sofferenza. Infine la vita è un sogno, la morte è la realtà.Dai tanta forza alla tua famiglia che ci tenevi tanto.Un caloroso abbraccio La tua amica Lucia e altre

Il liceo artistico di Calitri corre oltre i confini della provinciae guarda sempre più all'Europa. Il viaggio degli studenti del Li-ceo Aristico di Calitri che hanno esportato le loro esperien-ze artistiche dei vicoli dei nostri paesi a Roma-il 04.11.2015-nella bellissima Villa Doria Pamphili, sede di rappresentanzaufficiale della presidenza del consiglio dei ministri, un viaggioche porterà i lavori degli studenti in un’esposizione a Bruxel-les alla comunità Europea.nella foto da sinistra: Fausto Caturano, Tour Operator, Prof.Francesco Custode, Addetto stampa di Palazzo Chi-gii,Presidente dei parchi letterari, Sindaco di Calitri Miche-le Di Maio, (in basso) Gerardo Capozza Capo ufficio Vica-rio, Ilva Sapora Capo Ufficio del Cerimoniale di Stato, MarioCipriano Segretario Scolastico,Prof. Antonio Vella,GerardoVespucci Dirigente Scolastico dell'I. S. A.M. Maffucci,Luca Za-batta,Prof. Vito Natale,Cristian Custode,Giovanni Cirminiel-lo,Stefania Urbano,Prof. Antonio Iannece,Mariangela De Ni-cola,Maria Briuolo,Gerarda Lotrecchiano,Daria Zabatta,Marilina Cicoira, Matteo Sarni,Michele Vella Dipendente del-la Comunità Montana dell'Alta Irpinia.

(Francesco Custode)

N. 59 n.s. – ;aggio-Agosto 2015 IL CALITRANO

212121

SSOOLLIIDDAARRIIEETTÀÀ CCOOLL GGIIOORRNNAALLEE

DA CALITRI

ITACA di A. Marco Del Cogliano: rinnovo dominio sito inter-net per IL CALITRANO. Euro 5: Di Luzio Silvia,Euro 10: Mastronicola Angela in Nicolais, Russomanno Canio e Cer-reta Angela, Scoca Rosa Zarrilli, Cialeo Maria, Acocella Michele (mec-ca), Cerreta Rosa Antonia, Cestone Assunta, Leone Giuseppe, Di Cai-rano Gaetano, Margotta Concetta, Maffucci Rosario e Russo Lucia,Tancredi Filomena, Maffucci Lucia ved. Di Milia, Polestra Vincenzo viaTedesco161, Rinaldi Francesco, Zarrilli Vittorio e Fierravanti Micheli-na, Cianci Michele e Cialeo Carmina Maria, Di Tore Vincenza, Maffuc-ci, Cerreta Giuseppe, Tancredi Giuseppe,Euro 15: Fierravanti Maria Rosa,Zarrilli Luigia, Rubino Celeste, Tuoz-zolo Raffaele e Rosamaria, Cioffari Elvira, Fatone Michelina, Scoca Vin-cenzo e Cestone Maria, Cerreta Maretta, Gautieri Vincenzo,Euro 20: Tornillo Michelangelo, Cioffari Umberto, Maffucci Maria ved.Di Muro, Zabatta Vittorio e Scoca Margherita, D’Ascoli Valente, MieleAntonio (Montecaruso), Acocella Maria Antonietta, Maffucci Micheli-na in Zabatta, Cardinale Raffaele, Maffucci Canio Luciano, Zarrilli Giu-seppe via Sotto Macello 10, Di Cosmo Jessica, Lucia Rubinetti, Capu-to Giuseppe, Cicoira Giuseppe, Zarrilli Antonietta via Largo Croce 17,Cestone Giuseppe Via F. Tedesco 25, Galgano Benedetta,Bottega delpane di De Nicola Agnese, Cestone Pasqualina, Petrozzino Angela Pao-lantonio, Galgano Angelina, Cerreta Maria, Cianci Vincenzo, Basile Fran-cesco Vincenzo, Zabatta Lucia via Manzoni, Sena Anna, Festa dei Qua-rantenni, Fiordellisi Franco, Codella Giuseppe via Torre 11, Di MaioVitoNicola, Cialeo Benedetto Luigi, Tabaccheria Di Cairano Antoniet-ta, prof.Canio Nigro, Miele Giuseppe, Rossi Olivio e Santoro Angioli-na, Galgano Vito e Benedetta, Metallo Antonio e Di Luzio Antonietta,Metallo Colomba, Stanco Canio Vincenzo, Buglione Lucia, Salvante Mi-chele, Cirminiello Vittorio, Avella Antonio, Capossela Michele e ScocaRosa, Armiento Assunta. Di Maio Emilio, Euro 25: Buldo Giovanni, De Re Michele, Euro 30: Di Milia Pasquale, Di Salvo Giovanni, Tornillo MichelangeloRestauro Mobili, Bar New Poldo’s, Zarrilli Donato & Zabatta Lucia, Ni-gro Giuseppe e Rosania Anna,Melaccio Giovanni, Bovio Cosi-mo,Gautieri Vincenzo e Fastiggi M. Francesca, Pasqualicchio Vincenzoe Miele Caterina, Polestra Giovanni, Scoca Canio, Mastrullo Giuseppe, Euro 35: Di Roma Iolanda,Euro 40: Borea Antonio,Euro 50: Emilia Maffucci, Piero Cerreta, Sansone Lorenzina,De NicolaCanio, Gioielleria Grazina, Zabatta Emilio, Maffucci Maria in Di Muro,Donato Lucev, Anonimo, Euro 70:Armiento Giuseppe, Festa dei settantenni nati nel 1945.Euro 995: Amministrazione Comunale di Calitri.

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE

Euro 10: Cestone Franco (Rocca San Felice), Cerreta Giuseppe (Cam-biano), Maffucci Mauro (Roma), Armiento Michelina (Alessandria), Sco-ca Canio (Valmorea), Di Cairano Antonio (Quidonia), Di Cosmo Mi-chele (Poggibonsi), Fastiggi Vittorio (Mariano C.se), PolestraPasquale………Maffucci Vincenzo (Acilia), Russo Donato (Torino), Del-li Liuni Rosa Maria (Poggibonsi), Zarrilli Antonio (Poggibonsi), Canta-rella Francesco (Brescia), Cafazzo Filomena (Bisaccia), Romano Saba-to (Bellizzi), Forgione Giuseppa (Lentate S.S.),Caprio Donato (Quarto),Maffucci Maria (Savona), Lantella Salvatore (Torino), Bavosa Anna (Pog-gibonsi), Del Buono Angelina (Lurate Caccivio), Cesta Anna (Bologna),Tancredi Canio (Modena), Euro 15: Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi), Di Milia Michele (Castel-franco Veneto), Cicoira Giuseppe Raffaele (Melfi), Nappo Lucia e Pe-

cora Angelo (Capriglia Irpina), Ruggiero Angela (Giussano), Di Caira-no Scoca Francesca (Ponte Tresa), Lotito e Nesta (Foggia), Cerreta Vin-cenzo (Carrara), Rubino Filomena (Ancona), Galgano Daniela (No-nantola), Canio Galgano (Lentate Sul Seveso), Acocella Ada(Castelfranci),Euro 18,50: Gautieri Vito (Cadorago),Euro 20: Maffucci Concetta (Ariano Irpino), Cappello Raffaele (San-topadre), Maffucci Eduardo (Torino), Nunziata Luca (Alessandria), Bo-rea Vincenzo (Macerata), Galgano Vincenzo (Como), Cestone Angelo(Roma), Cestone Pasquale (Busto Arsizio), Gautieri Antonio (MarianoComense), Codella Michele (Tirano), Galgano Antonio (Braganzola),Maria Zabatta (Livorno), Cestone Pasquale (Bologna), Fastiggi Miche-le (Salerno), Buldo Vincenza (Gallarate), Russo Luigina (Piacenza), DiMaio Giuseppe (Besano), Gallucci Donato (Ancona),Di Cecca Vincen-zo (Mariano C.se), Di Milia Rocco (Avellino), Rinaldi Canio (Ponte Tre-sa), Lops Antonio (Besano), Cianci Michele (Brescia), Di Milia Iolanda(Pontedera), Zabatta Mario (Cantù),Vallario Giuseppe (Grugliasco),Ricigliano Giuseppe (Giussano), Toglia Canio (Poggibonsi), Leone Er-berto (Briosco), Pastore Canio (Como), Corcione Rabasca (Caser-ta),Galgano Anna (Milano),Scoca Mauro (Arese), Cantarella Maria (Ge-nova), Vincenzo Di Milia (Pescara), Gautieri Pasquale (Bollate), Di MiliaLucia (Corsico), Euro 25: Metallo Vincenzo (Roma),Cerreta Canio (Firenze),TornilloGaetano (Roma), Gautieri Vito (Bollate), Cestone Antonio (Pavia), Ma-strodomenico Caterina (Napoli), Euro 27: Della Valva Vito (Bollate),Cestone Giuseppina (Torino),Euro 30: Ungherese Nicola (Firenze), Di Maio Giovanna (Roma), Ce-stone Canio e Infante Debora (Potenza), Maffucci Giuseppe (Portici),Cestone Canio (Roma), Metallo Mauro (Brescia), Pastore Elio (Faen-za), Pirri Lucio (Toritto), Galgano Franca (Bergamo), Lo Buono MariaRosaria (Rimini), Rabasca Angelomaria (Cervinara), Cianci Angela (Al-tavilla Silentina),Euro 40: Metallo Cesare (S. Giorgio a Cremano),Euro 50: Bennici Marco (Livorno),Tornillo Mario (Poggio Mirte-to),Acocella Vincenzo (Bologna), Nicolais Luigi (Como), Forgione An-gelo e Stanco Angela (Lentate sul Seveso),Cestone Mario e Pasquale(Brescia),Di Napoli Pasquale (Milano), Tetta Antonio (Napoli), Codel-la Michele via Valdinievole (Roma), Messina Giuseppe (Roma), Di Mi-lia Giuseppe (Milano), Cestone Gerardo (Cava de’Tirreni), Euro 60: Codella Gerardo (Cellatica), Euro 80: Cicoira Lucia (Napoli), Euro 100 : Cicoira Antonio (Roma),

DALL’ESTERO

ARGENTINA: Euro 50 Cioffari Buldo Pina,BELGIO: Euro 20 Rubino Donato, Rubino Vincenzo,Di Carlo Raf-faela,CANADA: Euro 25 Quaglietta Giovanni, FRANCIA: Euro 50 Cestone CanioGERMANIA: euro 20 Strollo Giuseppe, Briuolo Antonio, GalganoFilomena Angelina, INGHILTERRA: euro 140 Brattesani De Rosa Angela SVEZIA: euro 25Armiento Michelangelo.SVIZZERA: Euro 450 Associazione Calitrani in Svizzera, euro 20Di Maio Vito, Galgano Antonio; Russo Giuseppe, Di Carlo Maria; euro30 Maffucci Giovannino, Scoca Crescenzio, Galano Camillo,U.S.A.: Euro 50 Maffucci Leonardo e Maffucci Fenizia, Gautieri Mi-chelina, Abate Maretta e Michele, Fastiggi Mario, euro 20 Frucci Bru-no, Zarrilli Enzo, euro 30 Iannolillo Luigi, $ 30 Di Milia Giovanni e Ma-ria, Margotta Leonardo, $ 50 Capossela Franco, Cerreta John, VENEZUELA: Euro 50 Di Carlo Vincenzo, Donatiello Giuseppe euro 15

IL CALITRANO N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015

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MOVIMENTO DEMOGRAFICORubrica a cura di Anna Rosania

I dati relativi al periodo dal 1 luglio al 31 ottobre 2015sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri

NATI

Lapenna Sara di Francesco e Santoro Rosalba 13.01.2015D’Andrea Eros di Antonio e di Bavosa Giuseppina 18.07.2015Zarrilli Antonella di Pietro e di Di Milia Angela 13.08.2015Borea Martina di Michele Ivan e di Celetti Alessandra 20.08.2015Martiniello Alessia di Michele e di Galgano Francesca 21.08.2015Metallo Marialaura di Vito e di Di Milia Francesca 27.08.2015Bozga Lorenzo di Dragos Claudio

e di Schettino Alessandra Viviane 24.09.2015Zola Alessia di Carlo e di Margotta Grazia 13.10.2015Zola Andrea di Carlo e di Margotta Grazia 13.10.2015Di Mattia Giulia di Giuseppe e di Fatone Francesca 14.10.2015Lettieri Futura di Angelo e di Altieri Giovanna 19.10.2015

MATRIMONI

Cialeo Gioseph e Russo Giuseppina 13.06.2015Galgano Vincenzo e Colatrella liliana Maria 20.06.2015Vodola Sabino e Di Napoli Antonella 19.07.2015Santoro Orazio e Cestone Pina 10.08.2015Margotta Vincenzo e Isernia Lina 10.08.2015Senerchia Giuseppe e Barnum Glinda Joyce 20.08.2015Suozzi Gianni e Di Cecca Lucrezia Michelina 22.08.2015Zarrilli Vito e Nigro Vanessa 29.08.2015Marriott Andrew Stewart e Ciano Luisa 04.09.2015Lucrezia Angelomaria e Buldo Vittoria 12.09.2015Vodola Giancarmine e Fastiggi Rosa 13.09.2015Di Milia Benedetto e Palladino Eleonora 03.10.2015

DECESSI

Galamaga Oleg 18.02.1966 - † 24.02.2015Acocella Rosa 07.08.1975 - † 18.06.2015Mazzeo Maria Pompea 15.09.1924 - † 27.06.2015Lopriore Antonio 18.12.1925 - † 07.07.2015Del Cogliano Antonia 11.11.1925 - † 19.07.2015Parisi Maria 01.10.1927 - † 19.07.2015Caruso Luigi 12.05.1923 - † 22.07.2015Tornillo Marino 08.09.1925 - † 22.07.2015Cerreta Michele 06.01.1928 - † 24.07.2015Balascio Antonio 12.02.1927 - † 08.08.2015Caruso Rosina 21.03.1949 - † 08.08.2015Diasparra Salvatore 18.11.1958 - † 16.08.2015Zarrilli Giuseppe 04.11.1957 - † 19.08.2015Stanco Maria Antonia 10.11.1962 - † 07.09.2015Di Guglielmo Vito 16.03.1936 - † 11.09.2015Cubelli Umberto 11.03.1934 - † 19.09.2015Caruso Girolamo 04.05.1937 - † 05.10.2015Santoro Angiolina 18.01.1931 - † 05.10.2015Vallario Lorenzo 10.07.1926 - † 05.10.2015Zarrilli Concetta 22.04.1925 - † 05.10.2015Cialeo Angela 22.02.1921 - † 06.10.2015Acquaviva Fiammetta 16.06.1993 - † 06.10.2015

Astone Gaetano 12.10.1939 - † 18.10.2015

Di Napoli Canio 24.09.1922 - † 09.06.2015Di Maio Giuseppe 04.09.1925 - † 14.06.2015Cerreta Teresa 05.06.1929 - † 03.06.2015Di Muro Gaetana 22.02.1937 - † 20.06.2015

Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore.

La signora Zarrilli Marianna nata il24.07.1915 festeggia i suoi 100 anni.Auguri dai figli Pasquale ed AngeloScilimpaglia, dalle nuore Rosetta e Sil-via e dai nipoti Andrea, Giuseppe,Laura, Marianna e Massimo. Vivissimiauguri per questo notevole traguar-do dalla Redazione.

Agosto 2015 il sindaco Michele Di Maio, An-tonio Briuolo e Pasqualino Polestra.

Riccione, 1965. Colonia Materdei. Da sinistra:Lucia Pastore (m’rcand’), Antonio Maffucci (sa-cr’stan’), Giuseppe Farina (capp’cciegghij) e Giu-seppe Mastrullo (spavar’) con l’accompagnato-re Raffaele Pastore.

N. 60 n.s. – Settembre-Dicembre 2015 IL CALITRANO

R E Q U I E S C A N T I N P A C E

23

IL CALITRANOANNO XXXIV - N. 60 n.s.

Periodico quadrimestraledi ambiente - dialetto - storia e tradizionidell’Associazione Culturale “Caletra”

Fondato nel 1981

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Chiuso in stampa il 16 novembre 2015

BUON NATALEE BUON ANNO

Richiamaci o signore a noi

stessi perché noi non sappiamo

più raccoglierci, meditare,

non sappiamo più pregare,

non sappiamo più pensare

a chi sta peggio di noi.

IN COPERTINA:Calitri,in località Pagliarola,vicino alle pro-prietà della Famiglia Berrilli.Metà anni '60Da sinistra:GiuseppaRobucci (25.09.1881† 10.03.1979),nonna paterna di GaetanoCaruso, Gaetano Caruso (13.01.1928†19.11.1988), Maria Bozza (sauzicchij -01.09.1932),moglie di Gaetano Caruso.

(Foto La Redazione)

IN QUESTO NUMERO

Le ideologie non servonodi A. Raffaele Salvante 3

Una farmacia calitranadel Settecentodi Emilio Ricciardi 4

Sapori di un tempoda riscopriredi Concetta Zarrilli 7

La bacchetta magicadi Angela Toglia 9

Raglio di luna.L’economia dei siensidi Alfonso Nannariello 11

Personaggi:Michele Cerretadi Rosa Galgano 13

La Cooperativa Agricola“Verde Irpinia” di CalitridiVincenzo Di Milia 14

La diaspora verso l’altrodi Marco Bozza 16

A proposito di SponzFestdi Raffaele Tuozzolo 16

Calitri città della pietradi Roberto Bianconi 17

DIALETTO E CULTURA POPOLARE 20

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22

REQUIESCANT IN PACE 23

Vincenza Martiniello20.11.1927 - †24.09.2015

Dedicò la sua vita terrenaalla famiglia e al lavoro.Provata da una lungasofferenza vide giungerela morte e la attese conanimo sereno, lasciandoa tutti esempio ammirevoledi fede, coraggioe rassegnazione.

Giovanni Gervasi, nato 24 agosto 1936 a Ca-litri,figlio di Michele e di CialeoAngela,parte gio-vanissimo dal paese per arruolarsi nei Carabi-nieri; dopo alcuni trasferimenti viene assegnatoalla Caserma Carabinieri di Lucinico provinciadi Gorizia.Le ronde a piedi attraverso il paese lofanno incontrare con la casellante del locale pas-saggio ferroviarioElisabettaDiNuzzo,nata 2aprile 1943 a Cervino provincia di Caserta,emi-grata nel 1956 con la famiglia a Monfalcone pro-vincia di Gorizia.Convogliano a nozze il 9 otto-bre del 1965 aMonfalcone (GO).Durante questi50 anni di vita insieme hanno sempre trovato unpo’ di tempo da trascorrere a Calitri per fareuno “struscio“ con parenti e amici. E allora la fi-gliaTiziana conAlessandro, i familiari e gli amici,vicini e lontani, porgono i loro migliori auguridalle pagine di questo giornale.

Maria Antonietta Stanco10.11.1962 - †07.09.2015Carissima amica, purtroppo ilnostro affetto e la nostra amicizianon sono bastati ad alleviare le tuesofferenze. Le innumerevoli provea cui la vita ti ha sottoposta cihanno fatto apprezzare la splendidapersona che sei stata. Ci hailasciato troppo presto e sarai connoi ogni volta che ci ritroveremotutti insieme. I tuoi amici

Giuseppe Zarrilli04.11.1957 - †19.08.2015

Consolatevi con me voitutti che mi eravate tantocari. Io lascio un mondodi dolori per un regnodi pace.

Ricordatemi sempre così.

Antonietta Margotta07.07.1944 - †27.07.2015

Pittrice, scultrice,restauratrice di grandevalore. Con i suoi dipintipartecipò a diverse mostree concorsi sia in Italia cheall’estero, vincendo premie riconoscimenti. Restaurògratuitamente, a titolovotivo, la Madonna dellaForesta, le statue della

madonna delle Grazie edell’ImmacolataConcezione. “Ci hailasciato in eredità tantibei ricordi materiali e,soprattutto, morali;generosità e altruismo.Adesso potrai disegnaredal vivo. La terra ha persoun’artista, il cielo l’haritrovata”.

Il nipote Vincenzo.

Scoca Donato29.09.1931 - †20.06.2015

Un faro sulla nostra strada, una luce sul nostrocammino, grazie per la tua…grande forza di volontà.Sei sempre con noi… e danoi… ciao.

Michele Di Mattia30.03.1918 - †17.11.2013

Concedi a lui, o BuonPastore, di vedereil Tuo volto nella gloriadei cieli.

Giovanni Nicolais30.06.1931 - †29.07.2012

Il tempo scorre veloce, inesorabile;sembra impossibile, ma, sono giàtre anni; trascorsi senza di te, senzala tua presenza. Il suono della tuavoce sembra ancora risuonareintorno a noi. Questo adimostrazione di quanto vivo siaancora il tuo ricordo e l‘immensobene che ti abbiamo voluto e ancorati vogliamo, Papà... Ascoltaci da

lassù e prendi a piene mani tutto ilnostro amore. Quell’amore che nonmuore, o meglio che non terminacon la fine della vita terrena. Cristol’ha pienamente dimostrato;continua a vivere nei cuori di chi loama: lui è vivo e presente più chemai in tutte le sue creature: così, seitu per noi più vivo e presente chemai, nonostante non sia più fra noi.

I tuoi figliAngela, Maria , Dino e i tuoi nipoti

uniti a tua moglie Lina.

Antonio Mastrullo12.8.25 - †19.11.2004

Le mani dei giusti sononelle mani del SignoreSapienza, III-1

Andrea Galgano09.10.24 - †29.01.1996

Il timore del Signore ègloria e vanto, allegrezza ecorona di festaSiracide I-9

Angela Di Cecca30.03.1905 - †01.05.1980

È il Signore che miriempie di forzaSalmo XVII-33

Michelantonio Codella18.07.1901†25.12.1979

Ma tu, Signore, nonstartene lontano, mia forza,vieni presto in mio aiuto

Salmo XXI-20

Filomena Codella02.9.1901 - †21.05.1976

Come renderò al Signoretutto il bene che mi hafatto?Salmo CXV-6

Vincenzo Galgano11.6.1894 - †21.04.1974

Non fare il male e il malenon tiprenderàSiracide VII-1

Francesco Cestone04.01.1905 - †11.10.1965

A te giunga la miapreghiera, prestal’orecchio al mio lamentoSalmo LXXXVII-3

Maria Nicolais25.09.1921 - † 05.12.2010

Giuseppe Cicoira26.06.1918 - † 28.07.1980

Con perenne e accorato rimpianto i figli custodisconoil ricordo dei propri cari

Vincenza Zarrilli ved.Gautieri13.10.1925 - †Cadorago 18.07.2015A tutti coloro che la conobbero,affinchè rimanga vivo il suoricordo.

Angela Senerchia01.11.1936 - †15.05.2006

Insegnami, Signore, la tuavia, conducimi per stradesicura Salmo, XXVI-11

In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMPper la restituzione al mittente previo pagamento resi

IL CALITRANOANNO XXXIV - NUMERO 60 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2015

CENTRO STUDI CALITRANIVia Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV)

www.ilcalitrano.it

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ISSN 1720-5638

Calitri,23.08.2015FestadeiQuarantennipressol’agriturismo“ValleOfanto”.Inalto

dasinistra:AntonioMaffucci,FrancescoCialeo,VitoCestone,Berardino

Maffucci,LuciaProtano,GiuseppePasqualicchio,SilvanaCubelli,GiovanniAcocella,AntonioNappo,MarilùFastiggi,AlbaCianci,GiuseppeZarrilli,TeresaGalgano,

TeresaCesta,GiuseppinaDiMaioeNicolinaCianci.A

terrada

sinistra:GiovanniDiMilia,LeonardoDiMaio,GiuseppeLucrezia,VincenzoCerreta,CanioDi

Cecca,EugenioPaolantonio,MicheleCarusoeVincenzoDiMilia.


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