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Informedil n° 5

Date post: 08-Apr-2016
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Numero 5 della rivista INF
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www.formedilbari.it Impresa/Lavoro/Progetto/Territorio NUMEROCINQUE MAGAZINE FORMEDIL BARI dicembre duemila10 Stati di crisi Imprese e Sindacati in piazza a chiedere alla Politica interventi urgenti per uscire dalla grave crisi che attanaglia il settore delle costruzioni
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www.formedilbari.it

I m p r e s a / L a v o r o / P r o g e t t o / T e r r i t o r i o

NUMEROCINQUE

MAGAZINE FORMEDIL BARI

dicembre duemila10

Statidi crisiImprese e Sindacati in piazza a chiedere alla Politicainterventi urgenti per usciredalla grave crisi che attanaglia il settore delle costruzioni

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Formedil-BariTrav. al n. 364 di via Napoli, 270123 BariTel. 080 5351311Fax 080 [email protected]. formedilbari.it

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“C’era un architetto molto ingegnoso che aveva escogitato un nuovo metodo per costruire case, cominciando dal tetto, e lavorando all’ingiu’ fino alle fondamenta”. L’antico e intramontabile paradosso di Jonathan Swift, il papà di Gulliver, in qualche modo si lega agli “Stati di crisi” che attraversano il nostro paese e in particolare il settore delle costruzioni, sempre più drammaticamente immobilizzato da storici e mai domi nemici: lentocrazia, tagli governativi, mancanza di investimenti.

Nemici che, comunque, fino a qualche tempo fa, apparivano lillipuziani di fronte al gigante dell’edilizia italiana. E se oggi i rapporti di forza si sono invertiti, e se per la prima volta – come riportano cronache e commenti pubblicati nei servizi d’apertura in “Forme Edili” – imprenditori e lavoratori sono scesi in piazza fianco a fianco per rivendicare il diritto al lavoro e all’esercizio d’impresa, vuol dire che uno scenario socio-economico già livido, rischia di rabbuiarsi del tutto. Con conseguenze difficilmente immaginabili. Imprese e parti sociali sanno bene che non si possono costruire case dal tetto. Gli Stati Generali, dunque, rappre-sentano il tentativo di ripristinare condizioni minime di sopravvivenza, chiamando la politica, tutta la politica, ad un necessario ed indifferibile sforzo di responsabilità.

Le meraviglie del mondo, comunque vada, non saranno più sette. In questo quinto numero di INF, la sezione “Edilizia So-stenibile” è dedicata ai grandi progetti urbanistici e architettonici che vedranno la luce nei quattro angoli del mondo: in Siberia, in California, sul Pacifico, nel deserto arabico. Strutture avveniristiche e iperfuturiste. Tutte rigorosamente a zero impatto am-bientale.Intanto, alle nostre latitudini, si sta ancora discutendo se e come variare regolamenti urbanistici talmente vecchi e ingessati che vietano case con più di dieci piani. Al punto che – come sostengono autorevoli professionisti – qualsiasi lottizzazione venga autorizzata, 9 progettisti su 10 costruirebbero lo stesso identico edificio.

Dall’archeologia, alla prevenzione in cantiere. Dalle proficue sinergie con il Politecnico di Bari, alla formazione dei dirigenti della Pubblica Amministrazione. Nella sezione “Saper Fare”, il caleidoscopico bilancio 2010 delle attività del Formedil Bari. Si chiude un anno gravido di iniziative, progetti, idee. Se ne sta per aprire un altro minacciato da oscuri presagi. In giorni così tesi e convulsi, INF augura (e si augura) che il prossimo anno sia davvero all’altezza delle aspettative di ciascuno. Buona lettura e prospero 2011.

Sommario

Periodico del Formedil-BariAnno 01Numero 05 – Dicembre 2010Registrato presso il Tribunale di Bari n. 511/2010

Direttore responsabileErio Fumai

Redazione41 Agenzia Tvc/o Tecnopolis, Valenzano (Ba)

MarketingProgetto graficoGabriele & D’Accolti

Impaginazione graficaGiulio Castellani

FotografieArchivio Formedil-BariArchivio 41 Agenzia Tv

SESSANTA GIORNINewsHanno detto

FORME EDILI La crisi dell’ediliziaStati contro Stato“Scelta di piazza”

Il nuovo vicepresidente del For-medil-Puglia Salvatore BevilacquaRitardi, ribassi, infortuni“Edilizia in caduta libera”

Opere pubbliche 21 miliardi di cartaFronte unico di imprenditori e sindacati sulle inadempienze del Governo

A Bari un workshop Non scusate il ritardo

Avviso ai naviganti la burrasca non passeràCostruzioni: in 4 anni persi 29 miliardi di euro

EDILIZIA SOSTENIBILELa Città Digitale 2.0Un sogno possibile

Dai diamanti non nasce niente?In Siberia spunta una eco-city

Impianti superavveniristici ed ecocompatibili ai Mondiali del 2022 in Qatar.I nuovi templi del pallone?Astronavi a energia solare

La mela è sempre più verdeEcosostenibile, a zero emissioni e high tech: ecco la nuova sede Apple

Sos fa rima con business Frane e abusivismo minacciano le nostre coste. Così Regione e Politecnico pensano a un piano di freno

MATERIA GRIGIAIl dibattito sulla qualità dell’architetturaBella, alta e snella: è sempre la Bari dei sogni

Punta PeròDopo 18 anni di sentenze, abbattimenti, polemiche, il caso del complesso edilizio a sud di Bari sembrava si dovesse chiudere con la revoca della confisca e la restituzione dei suoli. Però…

Cambiare regolamento edilizio e varare il nuovo “Piano regolatore”Quaroni bye byeIl futuro si chiama Dpp

SCATOLA APERTAI segreti dei “Compagnons”Formedil Bari e Politecnico in Francia visitano l’associazione francese dei mestieri tradizionali

Dal 1990 ad oggi, alla facoltà di Bari, 1863 laureati in

architettura e design industrialeArchitettura, la vita ricomincia a 20 anni in una nuova casa. Utile, salda e bella

SAPER FAREPubblico e privatoLa formazione in ComuneCorsi di aggiornamento del Formedil-Bari per i funzionari delle Amministrazioni della Bat

Chiuso il corso di scavo archeologico a EgnaziaIo, speriamo che me la cavo

Perché è utile avvalersi del corso, che è possibile seguire al Formedil Bari Prima di lavorareconta fino a 16

Il convegno annuale Fondimpresa a RomaLa crisi? Forma che ti passa

Il quinto volume della collana “La nuova edilizia a Bari”Là dove c’era (solo) l’erbaLe strutture di fabbrica che cambiarono il volto della città dando vita anche alla zona industriale

IN CHIUSURAEdilizia, avanti popL’housing sociale offrirebbe nuove possibilità di acquistare casa per giovani coppie e anziani

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Sessanta giorni

Hanno detton Emma Marcegaglia, presidente Confindustria«Il settore dell’edilizia deve tornare a essere tra le prio-rità dell’agenda politica e trovare risposte adeguate. Garantire i pagamenti alle imprese per i lavori esegui-ti, utilizzare le risorse disponibili per realizzare le infrastrutture che ser-vono al paese, puntare su processi di semplificazione amministrativa rafforzando i controlli di sicurezza e regolarità: sono obiettivi che come Confindustria condividiamo e che me ritano adeguate risposte da parte del governo».

n Paolo Buzzetti, presidente Ance‘’Il governo dovrebbe rimettere al centro l’ediliza. Ci rendiamo con-to della situazione, ma chiediamo all’esecutivo di mettere a disposizio-ne le risorse che ci aveva promesso. È necessario inoltre un allentamen-to del patto di stabilità per i comuni perché non si possono far fallire le imprese per non far fallire uno Stato,

che non paga. Con questo immobilismo non si può andare avanti. Quello di cui il settore avrebbe bisogno – argomenta il presidente dell’Ance – è una ‘’svolta’’ sui ‘’vecchi mali del setto-re – la burocrazia, il cattivo

funzionamento del sistema, le regole degli appalti – a cui si è aggiunta la crisi con risorse limitate’’.

n Pierluigi Bersani, segretario nazionale Pd“È la prima volta che si vede una cosa del genere, imprenditori e lavoratori che manifestano insie-me, una manifestazione inedita ma ben motivata visto che in questi due anni con la più grave recessio-ne dal dopoguerra il governo ha diminuito gli investimenti e li ha trasformati in spesa corrente pro-curando guai seri. Non è vero che il governo ha gestito questa crisi. Si è bloccato tutto, il circuito dei paga-menti non gira, così le imprese non hanno fiato per andare avanti e si perde occupazione. Questo è un

circolo vizioso perciò fanno bene a protestare”.

n Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente“È una richiesta legittima quella che il comparto edilizio fa al Governo. Tutto il settore merita più attenzione ma so-prattutto provvedimenti davvero utili, che rispondano ai reali bisogni del Pa-ese e non fantomatici piani casa, capaci solo d’incrementare il consumo di suo-lo, l’abusivismo e il lavoro nero senza portare soluzioni al fortissimo disagio abitativo vissuto da migliaia di famiglie, soprattutto nelle grandi città dove ci sono più di un milione di case vuote. Il terreno su cui rilanciare l’edilizia italiana è il recupero del patrimonio edilizioe il miglioramento delle prestazioni ener-getiche del parco immobiliare esisten-te, smettendo di favorire l’aumento indiscriminato di brutti edifici, arretrati dal punto di vista tecnologico. Invece di cancellare o ridurre l’ecobonus del 55% per gli interventi di efficienza – conclude Cogliati Dezza – si dovrebbe metterlo a regime e dare così certezza agli imprenditori».

n Sicurezza sul lavoro, Formedil Pescara si affida ai calciatoriSono i calciatori del Pescara i protagonisti del calendario Formedil 2011. Il progetto ha l’obiettivo di promuovere la cultura della sicurezza in edilizia e l’adozione delle buone prassi facendo leva sulla forza di attrazione del calcio. Slo-gan dell’iniziativa “La sicurezza è un gioco di squadra”. Il calendario è stato presentato, questa mattina, a Pescara, da Antonio D’Intino, presidente del Formedil (Formazio-ne e sicurezza nell’edilizia), e dai rappresentanti dell’Inail Abruzzo, Antonio Di Marino e Paola Durastante. Presenti anche l’allenatore del Pescara Eusebio Di Francesco e alcu-ni giocatori. I rappresentanti del Formedil e dell’Inail han-no sottolineato l’importanza della prevenzione sui luoghi di lavoro.

n Emissioni. In Italia -30% grazie all’eco-ediliziaL’Italia è in grado di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra che le ha assegnato l’Unione europea (-17% entro il 2010) e, anzi, può puntare anche a un target più ambizioso (fino al 30%). Lo sostiene uno

studio realizzato dall’istituto Ambiente Italia e presenta-to a Roma nell’ambito di un convegno promosso da Az-zeroCo2, Legambiente e Kyoto Club. Secondo il dossier, opportune politiche in materia di edilizia eco-efficiente e mobilità sostenibile potrebbero ridurre i consumi energe-tici nazionali di ben 9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), tagliando le emissioni di Co2 di 28 milioni di tonnellate entro il 2020. Un beneficio ambientale enor-me, al quale di andrebbe ad aggiungere il sollievo per le casse dello stato. Lo studio, infatti, fa anche una stima dei costi e dei benefici economici legati agli interventi “taglia-Co2”, concludendo che il saldo positivo per le casse dello stato sarebbe di 16 miliardi di euro.

n Case Popolari, in serie A solo Bolzano e FirenzeConsumano 5 volte meno che una casa normale. “In Italia, dopo Bolzano, siamo i primi a fare case popolari in classe A, il top della sostenibilità ambientale”, dice il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha consegnato le chiavi agli in-quilini di 20 alloggi ad affitto. Si tratta di 20 alloggi già asse-gnati sulla base di un bando pubblico che saranno affittati

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a cifre piuttosto basse (450 euro al mese circa per 65-70 metri quadri): intercettano la fascia cosiddetta “grigia”, chi non ha i soldi per un affitto a prezzi di mercato e però gua-dagna troppo per un casa popolare. Sono realizzati con criteri di edilizia sostenibile, appartengono alla cosiddetta classe A: consumano meno di 30 kw ora al metro quadro ogni anno, 5 volte meno che un appartamento comune. Hanno il solare termico, il fotovoltaico, gli infissi con doppi vetri riempiti di gas argon e la struttura è fatta in modo tale da evitare al massimo le dispersioni di calore.

n La sostenibilità, un volano per uscire dalla crisiLa congiuntura economica negativa sta creando non po-chi problemi al settore delle costruzioni che “segna” una contrazione delle domanda di mercato e la riduzione degli investimenti. A rendere più eloquen-te il quadro ci pensano i dati diffusi da sindacati e associazioni di imprese del comparto: in quattro anni, (2008-2011), l’edilizia ha perso 29 miliardi di euro di fatturato, con un calo dei po-sti di lavoro di quasi 300 mila unità. A pesare di più è stato sicuramente il comparto abitazioni di nuova pro-gettazione, che in quattro anni ha perso il 34,2%, con il solo 2010 che ha già registrato -12,4%. Unico risultato positivo, gli investimenti nel recupe-ro abitativo, nel 2010 (+0,5%). E così il mondo delle costruzioni è sceso in piazza per far sentire la propria voce e chiedere al governo un sostegno al settore. In attesa di risposte, un fronte sul quale agire per una ripresa è sicu-ramente l’efficienza energetica e l’utilizzo di materiali bio-compatibili.

n Edilizia, incentivi per chi assume disoccupatiL’Inps ha definito le modalità di fruizione degli incentivi economici previsti per i datori di lavoro che assumono lavo-ratori titolari dell’indennità di disoccupazione ordinaria con requisiti normali o dell`indennità speciale di disoccupazio-ne edile, di cui al Decreto Interministeriale n. 53344/10, at-tuativo dell`art. 2, comma 151, della legge n. 191/09.

Ha confermato che la presentazione della domanda per l’accesso ai benefici economici può avvenire solo in via telematica, utilizzando il servizio on line per le Aziende e i Consulenti “Dichiarazioni di Responsabilità del Commit-tente”. In virtù di tale specifica ed in analogia a quanto già disposto dal decreto interministeriale n. 53343/10, anche con riferimento al decreto interministeriale n. 53344/10, re-lativamente ai contratti di assunzione stipulati prima della pubblicazione delle istruzioni Inps, la domanda di accesso agli incentivi economici può essere presentata entro il mese successivo alla pubblicazione delle suddette istruzioni.

n Edilizia sostenibile: nuovo standard di certificazione LeedValutare in maniera univoca gli edifici ai fini della sosteni-bilità. È questo l’obiettivo del nuovo standard Leed (Lea-dership in Energy and Environmental Design), presentato a Milano presso l’Haworth Creative Center durante il wor-kshop “La certificazione Leed: una guida alla progettazio-ne, costruzione e gestione di edifici sostenibili”. Nell’incontro sono state analizzate le nuove modalità per la certificazione di edifici nuovi ed esistenti sotto il profilo dell’impatto ambientale.Oltre 150 sono stati i partecipanti. Ad aprire il workshop è stato il presidente del Green Building Council Italia, Mario Zoccatelli, che ha illustrato l’importanza e le caratteristi-che della certificazione Leed, portando alcuni esempi di Paesi che lo hanno adottato, tra cui la Cina ed il Brasile. Anche in America lo standard ha preso campo. Lo ha assi-

curato il direttore di Habitech Thomas Miorin, che ha spiegato in che modo vengono valutati gli edifici: “Il merca-to internazionale riconosce agli edifi-ci certificati Leed un sovraprezzo sia nella vendita, fino al 16%, che nelle locazioni, dal 3% al 6%”.

n Presto il Piano Nazionale di Prevenzione in EdiliziaNel quadro del Piano Nazionale di Prevenzione in Edilizia, un importante strumento di raccolta di materiali ed informazioni rivolte a datori di lavoro, esperti del settore e lavoratori. Nel contesto del Piano si inserisce anche la

Campagna di Informazione sul valore sociale della salute e sicurezza nello specifico settore, Campagna che vede con-giuntamente impegnati e coinvolti il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero della Salute, l’INAIL, le Regioni e Province Autonome, con la collaborazione delle Parti Sociali. La Campagna nazionale di informazione, che si articolerà in ogni territorio regionale, è sostanzialmente mirata a sostenere il Piano, a polarizzarvi una diffusa at-tenzione e a realizzare la più ampia acquisizione di cono-scenze finalizzate ad incidere sui comportamenti di tutti i soggetti coinvolti, diffondendo a tutti i livelli la cultura della sicurezza e della regolarità sul lavoro.

Matteo Renzi, sindaco di Firenze

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Anche la Puglia si unisce al grido d’allar-me di tutta la filiera delle costruzioni e prende parte alla manifestazione nazio-nale indetta dall’Ance insieme a tutte le associazioni imprenditoriali del settore e alle organizzazioni sindacali a Piazza Montecitorio a Roma. L’obiettivo è quello di richiamare l’atten-zione del governo, del parlamento e di tutte le forze politiche sulla crisi che sta interessando il comparto delle costruzio-ni e che richiede interventi immeditati e concreti per rilanciare lo sviluppo di un settore determinante per la ripresa eco-nomica del Paese. Oltre 250.000 sono infatti i posti di lavoro persi a livello na-zionale mentre si registra, negli ultimi 4 anni, un calo di circa 30 miliardi negli in-vestimenti in costruzioni e una preoccu-pante impennata delle chiusure delle im-prese per effetto della carenza di lavori e dei gravissimi ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. La situazione è altrettanto al-larmante in Puglia dove il comparto delle costruzioni, che rappresenta il 10% del PIL regionale, registra solo nell’ulti-mo anno 1.500 imprese e 20.000 posti di lavoro in meno.Numerose sono le azioni che imprese e lavoratori del set-tore richiedono da tempo per uscire dalla crisi. «Riteniamo prioritario – spiega Salvatore Matarrese, presi-dente Ance Puglia – che si sblocchino i pagamenti dovuti dalle P.A. alle imprese per i lavori eseguiti e che si consenta

alle regioni di poter disporre immediatamente dei fondi FAS e delle risorse destinate dal CIPE alle priorità infra-strutturali. Risulta paradossale che le regioni abbiamo la disponibilità economica per corrispondere il cofinanzia-mento richiesto dai fondi comunitari ma non possano far-lo per effetto delle regole imposte dal Patto di Stabilità. Questa circostanza vanifica di fatto la programmazione degli investimenti nella nostra regione, una delle più fi-nanziate in quanto facente parte delle aree sottosviluppa-te, e sottrae occasioni di lavoro alle imprese penalizzando

ulteriormente l’occupazione nel settore. Per questo abbiamo richiesto che sia ap-provato in Parlamento e inserito nel dise-gno di “Legge di Stabilità 2011” l’emenda-mento che consente di “nettizzare” i fondi europei escludendo dai vincoli del Patto di Stabilità le spese di co-finanziamento statale e regionale dei fondi».Altro problema da risolvere riguarda la macchina amministrativa. «È inammissi-bile – sottolinea il presidente dell’associa-zione pugliese dei costruttori - che gli im-prenditori, in un momento di crisi come quello attuale, debbano attendere anni per la realizzazione di opere sia pubbli-che che private. È per questo che chiedia-mo una decisa accelerazione nelle proce-dure di spesa e un intervento legislativo per semplificare le norme che regolano gli iter per l’ottenimento dei permessi di costruire e la realizzazione di opere pub-bliche. Bisognerebbe, inoltre, eliminare le penalizzanti distorsioni fiscali esistenti

nel settore nell’ambito di una riforma del fisco orientata allo sviluppo e più equa per lavoratori, imprese e cittadi-ni. L’attuale stato di crisi rende poi necessaria l’estensione degli ammortizzatori sociali destinati all’industria anche al settore delle costruzioni considerando che è quello che garantisce le maggiori contribuzioni previdenziali».Unanime la partecipazione alla manifestazione delle as-sociazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali del settore, intenzionate a ribadire la necessità di inter-

PER LA PRIMA VOLTA FIANCO A FIANCO, IMPRESE E LAVORATORI. ANCHE DALLA PUGLIA AGLI STATI GENERALI INDETTI DALLA FILIERA DELLE COSTRUZIONI A ROMA PER RICHIEDERE AZIONI IMMEDIATE ALLA POLITICA PER FRONTEGGIARE LA CRISI DEL SETTORE

LA CRISI DELL’EDILIZIA

STATI CONTRO STATO“SCELTA DI PIAZZA”

Salvatore Matarrese

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venti urgenti e indifferibili per sbloccare la situazione di stallo che ormai da tempo attanaglia il comparto delle costruzioni.«Le imprese del sistema delle costruzioni aderenti a Con-fartigianato Puglia – specifica Francesco Sgherza, presi-dente regionale Confartigianato Puglia – saranno mas-sicciamente presenti alla manifestazione di Roma. Sono troppi mesi che si annunciano interventi ma all’annuncio non fa seguito nessuna azione concreta. Poiché è difficile far ripartire la domanda delle famiglie in un contesto di prolungata contrazione dei consumi, è vitale per le impre-se e per i lavoratori del settore lo sblocco degli interventi pubblici, sia in sede locale che in ambito nazionale. La ma-nifestazione unitaria dovrà essere uno stimolo importan-te per il Governo e per il Parlamento ad attivarsi per dare risposte nella direzione richiesta dalle imprese».«Seppur con profondo rammarico – continua Angelo Con-tessa, presidente di CNA Costruzioni Puglia – dobbiamo prendere atto che, a distanza di circa due anni dagli Stati generali delle costruzioni, le imprese si trovano a dover denunciare il perdurare della crisi del settore che ha regi-strato pesanti perdite in termini economici e occupazio-nali. Nel corso di questi mesi CNA Costruzioni Puglia non ha mai smesso di rivendicare tutta una serie di politiche a sostegno del comparto che rappresenta cercando costan-temente un dialogo costruttivo e concretamente fattivo con il Governo, le amministrazioni pubbliche e le parti so-ciali».«La riduzione degli investimenti unitamente a una ridotta disponibilità finanziaria degli enti locali – conferma Enzo Gallo, segretario generale Filca Cisl Puglia – ha causato perdita di posti di lavoro, riduzione del reddito disponi-bile dei lavoratori e conseguente riduzione dei consumi. Le stesse imprese per effetto del patto di stabilità interno

hanno riscosso in ritardo i pagamenti per lavori già effet-tuati costringendoli ad una interruzione forzata delle at-tività con notevole danno per le imprese, per i lavoratori e per la stessa economia pugliese. Una diversa politica economica si impone, accanto ad una riforma fiscale che premi il lavoro nella sua accezione generale. Tutta la Se-greteria regionale è stata presente alla manifestazione al fine di rivendicare un nuovo modello di sviluppo utile a superare la crisi dell’edilizia in Puglia».«In definitiva – conclude Matarrese – il settore richiede al governo quell’attenzione sinora disattesa, affinché si con-certino insieme azioni di sistema che mettano il comparto in grado di garantire il suo effetto anticiclico. Bisognerebbe seguire l’esempio di alcuni paesi europei, oltre che di USA e Australia, dove sono state sviluppate azioni concrete a favore del settore delle costruzioni nella consapevolezza che quest’ultimo, coinvolgendo una filiera di 15/20 settori industriali, è in grado di incidere rapidamente sull’econo-mia e sull’occupazione».

CON LA LEGGE FINANZIARIAIL GOVERNO ALLENTAIL PATTO DI STABILITÀUn primo effetto, la manifestazione degli stati generali di Roma, lo ha già ottenuto. Il governo, infatti, ha varato un allentamento del patto di stabilità interno per i comuni. La legge di stabilità appena approvata ha istituito un fondo da 60 milioni di euro per il 2011 per il pagamento degli interessi passivi maturati dai comuni a causa del ritardato pagamento dei fornitori. Nel 2011 gli effetti negativi sull’indebitamento netto non possono supe-rare i 480 milioni.Il Ministro dell’interno individuerà i comuni virtuosi che potran-no accedere al fondo. Il Presidente del Consiglio dei ministri, di intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, con la Con-ferenza Stato-città e le autonomie locali, potrà stabilire misure correttive del patto di stabilità.Per la verifica del rispetto del patto di stabilità, nel saldo finan-ziario non saranno considerate le risorse provenienti dallo Sta-to e le spese di parte corrente e in conto capitale sostenute da province e comuni a seguito delle dichiarazioni dello stato di emergenza. Saranno esclusi dal patto di stabilità anche i fondi europei, le spese sostenute per censimenti.

Alcuni momenti degli Stati generali a Roma

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«Mai come questa volta, gli intenti di organizzazioni sinda-cali e associazioni imprenditoriali del settore convergono nel condividere le motivazioni che hanno mosso gli stati generali dell’edilizia: le regole imposte dal patto di stabi-lità, combinate con la formula del massimo ribasso e con i ritardi nelle procedure di spesa, rischiano di mettere al palo il settore delle costruzioni, settore che ha registrato nell’ultimo anno una considerevole diminuzione di ore di lavoro e un’allarmante perdita di posti di lavoro».Salvatore Bevilacqua segretario generale Feneal Puglia, nuovo vicepresidente del Formedil Bari, l’organismo regio-nale di coordinamento e indirizzo delle scuole edili, torna dalla grande manifestazione di Roma con una certezza in più. La certezza che a condividere la trincea dell’edilizia bombardata dalla lentocrazia, asfissiata dall’azzeramento degli investimenti, bersagliata dal blocco del patto di sta-bilità, insieme ai lavoratori ci sono anche le imprese.“È la prima volta che si scende in piazza, fianco a fianco, sindacati e associazioni datoriali. C’è un interesse comune a voltare pagina e a rilanciare il comparto delle costruzio-ni”, commenta Bevilacqua.“Sono due i punti alla base delle nostre comuni rivendi-cazioni. Il primo riguarda le risposte che attendiamo dalla

pubblica amministrazione rispetto ai ritardi, ormai insop-portabili, nei pagamenti di opere già realizzate. Natural-mente ci si riferisce al passato, ma anche al futuro, ovvero che la pubblica amministrazione assuma impegni certi rispetto alla congruità dei tempi di pagamento.Secondo punto: è necessario che vengano adottate poli-tiche di lungo respiro, ad esempio rispetto alla messa in sicurezza del territorio”.Non è tutto. Bevilacqua ribadisce l’intento comune di met-tere fine, una volta per tutte, al criterio del massimo ribas-so nell’assegnazione degli appalti. “Un criterio – spiega – che ha prodotto quasi sempre opere incompiute. E poi, dentro la logica del massimo ribasso, si consolida sempre più anche la pratica del ribasso anomalo. Purtroppo, spes-so, dietro questa pratica si nascondono situazioni quanto-meno poco trasparenti, dal punto di vista dei capitali ma anche della sicurezza del lavoro. Con margini così esigui, spesso al di sotto del costo effettivo dell’opera che si va a realizzare, come si può garantire un posto di lavoro con standard di sicurezza adeguati?”E proprio in merito al tema della sicurezza del lavoro, c’è un ulteriore aspetto che Bevilacqua tiene a rimarcare, an-che in qualità di vicepresidente delle scuole edili pugliesi (impegnate da tempo in attività di formazione professio-nale e dirigenziale sulla sicurezza): “Sì, è vero che i dati più recenti dell’Inail dicono che nel 2010 gli infortuni mortali sul lavoro sono diminuiti, ma è anche vero che negli ulti-mi mesi, e in tutto il 2010, sono oltre duecentomila i posti di lavoro persi nel comparto dell’edilizia. Se si calcolasse il numero degli infortuni rispetto al numero dei lavorato-ri attivi, ci si renderebbe conto che in realtà gli infortuni sono drammaticamente aumentati”.

Ritardi, ribassi, infortuni“Edilizia in caduta libera”

Salvatore Bevilacqua

IL NUOVO VICEPRESIDENTE DEL FORMEDIL-BARI SALVATORE BEVILACQUA

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Associazioni di imprese gran di e piccole, imprendi-tori, sindacati, cooperative, ma anche società di proget-tazione, fornitori e imprese di servizi. È la prima volta che tutta la filiera dell’edili-zia scende in piazza insieme senza distinzioni corporative per portare l’attenzione del Paese sul difficile momento nel quale versa il settore, re-capitando al contempo una lista di richieste al governo.La manifestazione nazionale ha visto infatti riunite le 14 sigle promotrici degli Stati generali delle costruzioni – dall’Ance alle cooperative, da Confartigianato alla filie-ra dell’indotto riunita in Fe-dercostruzioni e i sindacati, Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil – fondati proprio l’anno scorso per la gravità della cri-si. Migliaia di partecipanti e un’unica voce per protesta-re contro la mancanza di una forte azione politica per la tutela e lo sviluppo di un intero settore che rappresenta l’11% del Pil e impiega circa 3 milioni di addetti.“Una situazione difficile – ha sottolineato il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti –, resa drammatica dal danno causato dai ritardi dei pagamenti della Pubblica ammi-nistrazione, con punte anche di 24 mesi. Non si possono far fallire le imprese per non far fallire uno Stato che non paga. Chiediamo che il Governo e la politica rimettano al centro l’edilizia e le costruzioni”.

Tra le richieste presentate all’Esecutivo, oltre alla velociz-zazione dei pagamenti, richiamata anche da una recente direttiva europea, gli Stati generali chiedono che le ope-re pubbliche vengano sbloccate e che il Governo metta a disposizione le risorse che aveva promesso, come quelle

decise dall’ultima delibe-ra del Cipe che ha visto lo stanziamento di 21 miliardi di carta e solo 276 milioni di euro in contanti, per aprire cantieri.“È ora di dire basta – dice Walter Schiavella (Fillea Cgil) – contano solo i fatti, e sui fatti finora il governo ha fallito. Un governo assente, renitente ad ogni confronto, in un anno e mezzo ci ha in-contrati una sola volta; inef-ficace, quando raramente è intervenuto; contradditto-rio, come ancora dimostra-no le cronache parlamentari di ieri, con l’emendamento proposto da esponenti della maggioranza, e poi ritirato perché scoperti “con il sor-cio in bocca” si dice a Roma, all’articolo 7 del Decreto Si-

curezza che proponeva di escludere la voce “dipenden-ti” dalla tracciabilità dei pagamenti... un regalo di Natale prestigioso a chi utilizza lavoro nero”.Sul palco, un furgone parcheggiato sotto l’obelisco di piazza Montecitorio, si sono alternati i rappresentan-ti delle varie sigle. Tutti rigorosamente con il casco in testa e la rete di protezione dei cantieri indossata alla stregua della fascia tricolore dei Sindaci. A scuotere la piazza ci ha pensato Domenico Pesenti, segretario generale della Filca: “La grande opera fa solo notizia, sarebbe più saggio sbloccare il Patto di stabilità per-mettendo così agli Enti Locali di avviare tutte le opere

Opere pubbliche 21 miliardi di cartaFRONTE UNICO DI IMPRENDITORI E SINDACATI SULLE INADEMPIENZE DEL GOVERNO E DELLA POLITICA

Paolo Buzzetti

Forme edili

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medio-piccole. Bisognerebbe puntare sulla riconver-sione energetica degli edifici e invece si riducono gli incentivi dedicati: è stato un grave errore – ha accusa-to – non aver usato l’edilizia come volano economico.

Inoltre il Patto di stabilità è troppo stringente per gli Enti locali, impedendo di fatto i nuovi appalti e addirit-tura rendendo difficile il pagamento alle imprese. Con conseguenze nefaste per imprenditori e lavoratori”, ha concluso. Secondo Antonio Correale, leader della Feneal-Uil, “Se il Paese frana, come sta franando, il conto non lo pos-sono pagare le imprese, i lavoratori, i cittadini. Quel conto deve essere onorato fino in fondo da Governo e partiti. Un conto salato: pensate allo stato del territorio e del nostro patrimonio artistico: un danno enorme sul piano economico e sociale, ma anche uno spot pub-blicitario suicida per il nostro turismo, per l’immagine complessiva dell’Italia nel mondo. Ecco perché noi insi-stiamo con tenacia nel proporre un piano decennale di interventi di prevenzione e manutenzione, svincolati da polemiche politiche ma bipartisan, con progetti condi-visi, risorse davvero spendibili e tempi certi di attuazio-ne. Noi chiediamo – ha concluso il segretario – che il Governo dia un segnale preciso: anticipi interventi che allentino la morsa del fisco, recuperino effettivamente evasione ed elusione fiscale, ma che anche permetta-no di rendere più agevole il cambiamento qualitativo del nostro ambiente e delle nostre città, usando anche l’incentivazione fiscale.”

Agli Stati Generali delle Costruzioni di Roma è stata massiccia la parteci-pazione di tutte le Associazioni im-prenditoriali e delle Organizzazioni sindacali del l’in tera filiera delle co-struzioni, con ANAEPA-Confartigia-nato in prima fila.“Dopo mesi di malcontento da parte di tutti noi imprenditori del settore, speranze disilluse dai non risultati prodotti dal Piano casa, con il quale si millantava una rapida ripresa del comparto, siamo arrivati alla resa dei conti: dobbiamo essere uniti, per dimostrare che siamo una grande forza, che siamo il settore più forte dell’intero sistema produttivo” così il Presidente provinciale degli edili dell’UPSA, Se ba stiano Macinagros-sa. “Dobbiamo seguire faticosi iter burocratici, stringenti normative in materia di sicurezza sul lavoro e di

lotta alla mafia, subia-mo una ritenuta del 10% sui compensi per lavori di ristrutturazione e risparmio energetico, dobbiamo competere contro la concorrenza sleale di imprese fanta-sma, ribassare i prezzi negli appalti pubblici fino a non coprire i costi sostenuti, dobbiamo at-tendere mesi per essere pagati, ma versare puntualmente i contributi altrimentI niente DURC. È tempo di farsi sentire”.“Durante tutti questi mesi – continua Macinagrossa –, di fronte all’insuf-ficiente politica industriale a soste-gno del settore, imprese, sindacati, cooperative, artigiani e tutti gli attori della lunga filiera dell’edilizia hanno

denunciato più volte – a livello nazionale e su tutto il territorio – lo sta-to di grande difficoltà del settore, ricercando un costante dialogo con il governo e le ammini-strazioni pubbliche, sol-lecitando un confronto, avanzando proposte concrete che hanno in-contrato spesso il favo-

re bipartisan delle forze politiche. Ma a questa azione, responsabile e propositiva, del mondo dell’edilizia non ha ancora corrisposto un’effica-ce azione del Governo”.Alla manifestazione nazionale ha partecipato una nutrita delegazio-ne di imprese di Confartigianato dai Centri UPSA di Bari, Altamura, Gravi-na e Molfetta.

Walter Schiavella

IL PRESIDENTE PROVINCIALE UPSA BARI, MACINAGROSSA

“SIAMO ALLA RESA DEI CONTI”

Se ba stiano Macinagrossa

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La lentezza nelle procedure di spesa e i complessi iter per l’ottenimento di per-messi di costruire rendono, in questo momento di crisi, troppo lunghi i tem-pi di realizzazione di opere pubbliche e private. A questo si aggiungono mecca-nismi di contabilità complessi ed ecces-sivamente burocratici che rallentano i pagamenti delle pubbliche amministra-zioni alle imprese. Queste inefficienze sono lo specchio di una pubblica am-ministrazione italiana poco attenta alle direttive dell’Unione Europea che im-pongono puntualità nei pagamenti e bu-rocrazie snelle, a danno dell’attività delle piccole e medie imprese.Sono stati questi i temi al centro del wor-kshop “Cittadinanza europea all’impresa” tenutosi in Confindustria Bari e Barletta Andria Trani promosso dai gruppi Giovani imprendito-ri di ANCE Puglia e di Confindustria Puglia anche alla presenza dell’europarlamentare Raffaele Baldassarre, la deputata PD Margherita Mastromauro e il senatore PdL Giorgio Costa.Dario Polignano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Puglia nei saluti introduttivi ha sottolineato come «questa iniziativa dei giovani imprenditori puglie-si, da sempre attenti a cogliere le esigenze delle piccole e medie imprese, rappresenta un’ importante occasione per sensibilizzare gli enti pubblici ad accelerare le procedure

di spesa e contrastare i ritardi nei pagamenti, divenuti or-mai intollerabili».L’Unione Europea, attraverso diversi provvedimenti, in particolare lo Small Business Act (SBA), riconosce il ruo-lo principale di protagonista dello sviluppo alla piccola e media impresa e mira a creare condizioni favorevoli alla concorrenzialità e alla competitività di quest’ultima. Affer-mazione che spesso in Italia è smentita da provvedimenti e comportamenti. L’Italia, infatti, è agli ultimi posti in Euro-pa nel favorire lo sviluppo e la competitività delle impre-se a causa di norme confuse e incerte e di una burocrazia lenta e farraginosa. «Il sistema legislativo nazionale – ha commentato Salva-tore Matarrese, presidente ANCE Puglia – deve adeguar-si velocemente alle direttive europee che impongono di rispettare i tempi di pagamento alle imprese per i lavori eseguiti. È inoltre inammissibile che in un momento di cri-si come quello attuale i tempi di realizzazione delle opere pubbliche siano in Italia di gran lunga più lenti rispetto agli altri paesi europei, comportando per le imprese costi significativi e oneri finanziari aggiuntivi, riducendo le pos-sibilità d’investimento e pregiudicandone la competitività e la crescita».Si inserisce nel solco tracciato dallo Small Business Act la direttiva europea, il cui relatore al Parlamento europeo è il deputato Raffaele Baldassarre, “contro i ritardi dei pa-

gamenti nelle transazioni commerciali”: la norma – che deve essere recepita da tutti i Paesi membri dell’Unione Europea entro 24 mesi – stabilisce che la pubblica amministrazione dovrà pagare i suoi for-nitori entro 30 giorni, che potranno arri-vare a 60 per il solo settore sanitario o in casi eccezionali. «L’Italia – ha chiarito Baldassarre – ha avuto finora un atteggiamento pubblico, culturale e politico non sempre vicino al mondo delle imprese. Questo sistema, che ha portato molte imprese al fallimen-to, non è più tollerabile. Molte sono le ini-ziative che l’Unione Europea sta adottan-do per venire incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese, un comparto che in Italia e in Europa rappresenta il 99% del totale. Una di queste è la diret-tiva contro i ritardi nei pagamenti delle

pubbliche amministrazioni alle imprese creditrici: è inam-missibile il divario temporale dei pagamenti, che varia dai 30-60 giorni dei paesi virtuosi ai 180 di paesi come l’Italia. Un termine assolutamente non sostenibile. La direttiva impone tempi certi attraverso sanzioni efficaci: in caso di ritardi infatti scatterà automaticamente l’obbligo di paga-re interessi di mora dell’8%, maggiorati del tasso di riferi-mento della BCE. Il provvedimento dovrà essere recepito dagli Stati membri entro 24 mesi, un tempo assai lungo per le aziende italiane che hanno estremo bisogno di li-quidità per poter investire e per uscire dalla crisi. Occorre

Forme edili

A BARI UN WORKSHOP PROMOSSO DAI GRUPPI GIOVANI IMPRENDITORI DI ANCE PUGLIA E DI CONFINDUSTRIA PUGLIA

Non scusate il ritardoGLI INTERMINABILI ITER PER LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE E I RITARDI NEI PAGAMENTI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI PREGIUDICANO LA COMPETITIVITÀ DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Margherita Mastromauro

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quindi sollecitare il governo italiano a recepire in tempi rapidi rapidissimi la norma europea».«Esprimo soddisfazione – ha dichiarato Piero Montinari, presidente Confindustria Puglia – per la recente diretti-va europea che va incontro all’esigenza più importante dell’impresa, che è quella di salvare la liquidità azienda-le. Le imprese infatti possono resistere anche a periodi prolungati di bilanci negativi purché i flussi di cassa siano positivi. Non è vero il contrario: le imprese falliscono per mancanza di liquidità ».«Gli stati membri – ha specificato Massimiliano Dell’Anna, presidente del Gruppo giovani di ANCE Puglia – sono chiamati a dare piena e rapida at-tuazione ai principi e alle misure contenuti nello Small Business Act: questa iniziativa mira a creare condizioni favorevoli alla concorrenzialità e alla competitività delle piccole e medie imprese per cui le politiche comunitarie e nazionali dovranno sempre più tener conto del contributo di queste ultime– all’economia e alla creazione di posti di lavoro. Si muove in questa direzione la proposta di legge italiana 2754 “Norme per la tutela della libertà d’impresa. Statuto delle imprese” che, so-stanziando l’art. 41 della Costituzione, contiene norme volte a semplificare e agevolare le attività delle piccole e medie imprese, a fissare reciprocità di doveri con la pubblica amministrazione, a contrastare e superare ritardi e inefficienze di quest’ultima, presenti soprattutto nel Mezzogiorno».«Vanno rilanciate due fondamentali priorità – ha aggiunto la deputata PD Margherita Mastromanuro – per lo svilup-po del nostro paese: la modernizzazione imprenditoriale, infrastrutturale, aziendale e il potenziamento della forma-zione, della professionalità e della competitività. SI tratta di due priorità utili alla crescita, mai come ora rilevantissi-ma per il futuro dell’Italia e dell’Europa intera».

Piero Montinari

L’UE VUOLE PENSARE IN PICCOLONASCE LO SMALL BUSINESS ACTCon direttiva del Presidente del Consiglio del 4 maggio 2010 il Governo italiano ha dato attuazione alla comunicazione della Commissione U.E. del 25 giugno 2008, recante: «Pensare anzi-tutto in piccolo» Uno «Small Business Act» per l’Europa.Lo Small Business Act individua orientamenti e proposte di azioni politiche da attuare sia a livello europeo sia degli Stati membri, quali ad esempio interventi di semplificazione, di ri-duzione degli oneri amministrativi, di apertura dei mercati, allo scopo di dare nuovo impulso alle Piccole e medie imprese eu-ropee (Pmi) valorizzando le loro potenzialità di crescita sosteni-bile nel medio-lungo periodo.La direttiva, e le linee di intervento in essa indicate, sono frutto del lavoro del “Tavolo d’iniziativa per le piccole e medie impre-se” istituito dal Ministro dello sviluppo economico il 18 marzo 2009 e al quale hanno partecipato le diverse associazioni di categoria delle PMI, i rappresentanti della Presidenza del Consi-glio dei Ministri e delle Amministrazioni centrali maggiormen-te coinvolte, la Conferenza delle Regioni, le rappresentanze di Province, Comuni, Camere di commercio, del sistema bancario e del Comitato economico e sociale dell’U.E.Nella duplice prospettiva di affrontare l’emergenza economica, da un lato, e di individuare obiettivi di medio termine in un’ot-tica prevalente di sviluppo del sistema delle P.M.I., dall’altro, i lavori sono stati organizzati con la costituzione, all’interno del Tavolo tecnico, di sei tavoli tematici: l 1. Credito, tempi di pagamento, usura e capitalizzazione delle imprese; l 2. Strumenti ed azioni per la crisi di impresa; l 3. Politiche per l’innovazione, l’energia e la sostenibilità ambientale; l 4. Strumenti per la crescita dimensionale, l’aggregazione, la trasmissione di impresa; l 5. Politiche e strumenti per l’internazionalizzazione; l 6. Semplificazione e raccordo tra i livelli di governo nei confronti delle imprese).

Il Ministero dello Sviluppo Economico, il 17 agosto 2010, ha in-viato alla Commissione UE il documento di consultazione sul riesame dello “SBA - Small Business Act”. Nell’elaborato la Dire-zione generale piccole e medie imprese del Ministero tra l’altro ha prospettato la creazione di “SBA regionali”, date le peculia-rità territoriali delle PMI non solo in Italia ma in tutta Europa; e l’introduzione di un ”Contratto di Rete Europeo”, sul modello italiano, per favorire le relazioni tra le PMI dell’Unione Europea e diffondere la “cultura della rete” presso le piccole imprese ed imprese artigiane, in quanto permane il problema di tipo cultu-rale e di percezione di convenienza a partecipare ad una rete da parte di una piccola impresa.

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Forme edili

È ancora forte la crisi nel settore delle costruzioni. Dai prin-cipali risultati dell’Osservatorio congiunturale dell’Ance emerge infatti una situazione ancora critica, che non si esaurirà nel 2010 ma i suoi effetti si manifesteranno an-che nel 2011.Se a questo si aggiungono i risultati negativi del 2009 (-7,7%) e del 2008 (-2,8%) si arriva a un calo complessi-vo, dal 2008 al 2011, del 17,8%, pari a circa 29 miliardi di euro.L’indagine condotta sulle imprese Ance evidenzia che la

stretta creditizia al settore delle costruzioni permane. Un imprenditore su tre dichiara forti difficoltà ad accedere ai finanziamenti. Nel Sud e nelle Regioni si raggiungono pic-chi del 50% di imprenditori che denunciano un freno al credito. Inoltre, a soffrire di più sono le piccole imprese, con un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro.Il problema di liquidità sconta anche la difficoltà di ve-dere soddisfatti i propri crediti verso la pubblica ammi-nistrazione. Il ritardo nei pagamenti ha sottratto liquidità alle imprese di costruzione impegnate nella realizzazione delle opere pubbliche. Quasi la metà delle imprese Ance denuncia ritardi medi che superano i 4 mesi oltre i termini contrattuali, con punte di ritardo che toccano i 2 anni.Per i lavori pubblici, l’Ance stima un calo degli investi-menti del 32% nell’arco di sette anni, dal 2004 al 2011. A gravare sullo stato di salute del comparto contribuisce il giudizio espresso dalle imprese: oltre il 40% delle asso-ciate Ance dichiara di operare in una fase di forte reces-sione e il 32,2% si aspetta una ulteriore riduzione delle commesse nel 2011.

Avviso ai naviganti la burrasca non passeràCOSTRUZIONI: IN 4 ANNI PERSI 29 MILIARDI DI EURO. SECONDO L’ANCE NEL 2010 GLI INVESTIMENTI DIMINUIRANNO DEL 6,4% E UN’ULTERIORE FLESSIONE, PARI AL 2,4%, È PREVISTA PER IL 2011

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Gli effetti sul fronte dell’occupazione si traducono in 250.000 posti di lavoro in meno nella filiera costruzioni dall’inizio della crisi a oggi e nel 2011 si prevede che di-venteranno 290.000.Le previsioni dell’Ance sugli investimenti nel 2011 sono orientate verso un’ulteriore flessione, pari al 2,4%. Il set-tore abitativo registrerà un calo dell’1,2%, ma a scendere saranno soprattutto le nuove abitazioni (-4%) mentre si registrerà un lieve aumento delle ristrutturazioni (+0,5%).Il rapporto illustra poi altre tematiche, tra cui le dinamiche del mercato immobiliare e del credito, il problema dei ri-tardati pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni, i bandi di gara per i lavori pubblici.A soffrire di più è il settore della nuova edilizia abitativa che, nei quattro anni considerati, arriverà a una perdita del 34,2%. Nel solo 2010 la riduzione di investimenti nel nuovo raggiunge il 12,4%. A mitigare questo effetto il ri-sultato degli investimenti nel recupero abitativo, che sono aumentati dello 0,5%, facendo segnare per il comparto, nel suo complesso, un -4,9% nel 2010.La riqualificazione degli immobili esisten-ti ha giocato un ruolo importante, grazie anche alle agevolazioni fiscali (36% e 55%) previste per tali interventi, che hanno in-fluito in maniera positiva sulla tenuta dei livelli di attività.Dopo aver perso circa il 28% tra il 2007 e il 2009, il mercato immobiliare residenziale interrompe la lunga serie di segni meno e nel prime semestre del 2010 torna a cresce-re con un +4,4%. Ciononostante il livello delle compraven-dite è comunque inferiore a quello di dieci anni fa.La crescita più cospicua è nei comuni capoluogo, dove il tasso di crescita sfiora il 9%, mentre negli altri centri – in cui si concentra il 70% degli scambi – rimane nell’ordine del 2,5%. A fronte della diminuzione del numero delle compravendite non è corrisposta una diminuzione dei prezzi medi delle abitazioni che sono rimasti sostanzial-mente invariati (-0,3%).Un altro elemento di difficoltà segnalato dall’Associazione è il calo di risorse stanziate dallo Stato per la realizzazione di nuove infrastrutture. Dall’analisi del disegno di legge di stabilità 2011 emerge una riduzione del 14% rispetto all’anno precedente, un calo pesante che si somma a quelli altrettanto significativi registrati nel 2009 (-13,4%) e 2010 (-9,8%). Complessivamente le risorse per nuove infrastrut-ture sono diminuite del 30% nel triennio 2009-2011.Inoltre, la diminuzione degli stanziamenti per nuove in-frastrutture a livello nazionale si accompagna a una pro-gressiva riduzione degli investimenti locali. Risultano fortemente ridotti i trasferimenti a Regioni (10 miliardi di euro nel biennio 2011-2012), Province e Comuni e si re-gistra inoltre un forte irrigidimento del Patto di stabilità interno, che secondo le valutazioni dell’Anci provocherà una riduzione di circa 3,3 miliardi di euro di investimenti dei Comuni.

AGEVOLAZIONI ED ESENZIONILE NOVITÀ NELLA FINANZIARIA

Saranno detraibili in dieci rate annuali, anziché cin-que, le spese per la riqualificazione energetica degli edifici sostenute nel 2011. L’agevolazione scadrà il 31 dicembre 2011.Sono alcune delle novità per la detrazione del 55% introdotte dalla Legge di Stabilità per il 2011, appro-vata in via definitiva dal Parlamento. Non variano in-vece i tetti di spesa, le percentuali di detrazione e gli interventi ammessi. Ecco, in sintesi, le novità.n Spese agevolabili.Interventi di riqualificazione globale su edifici esi-stenti, fino ad un massimo di 100.000 euro, pari al 55% di 181.818,18 euro.

Interventi sugli involucri degli edi-fici (strutture opache e infissi), fino ad un massimo di 60.000 euro, pari al 55% di 109.090,90 euro.Installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, fino ad un massimo di 60.000 euro, pari al 55% di 109.090,90 euro.Sostituzione di impianti di clima-tizzazione invernale, fino ad un massimo di 30.000 euro, pari al 55% di 54.545,45 euro.n Riqualificazione energeticaA differenza di quella per le ri-

strutturazioni, riservata ai soli edifici residenziali – l’agevolazione per la riqualificazione energetica interessa i fabbricati esistenti di tutte le categorie catastali, anche rurali, compresi quelli strumentali.Destinatari della detrazione sono, analogamente agli anni precedenti, le persone fisiche, le società di persone e le società di capitali, le associazioni tra professionisti e gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale.n Esenzione Iva sugli immobili Passa da 4 a 5 anni l’esenzione dal pagamento dell’Iva per le cessioni di fabbricati diversi da quelli strumentali, che per le loro caratteristiche non pos-sono essere utilizzati a fini diversi senza implicare radicali trasformazioni, effettuate dalle imprese co-struttrici o da quelle che hanno eseguito interventi di ristrutturazione edilizia.n Edilizia sanitariaPer il 2012 la legge finanziaria assegna all’edilizia sa-nitaria pubblica una quota dei fondi Fas pari a 1,5 miliardi di euro. Restano ferme le quote per la ri-partizione in base alle quali l’85% delle risorse deve essere assegnato al Sud. Il restante 15% sarà invece suddiviso tra Centro e Nord Italia.

Giulio Tremonti

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Edilizia sostenibile

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In un mondo reso più piccolo dalla globalizzazione, ma an-che più veloce dall’innovazione tecnologica e percorso da im-portanti cambiamenti, nasce il sogno possibile della “Città Digitale 2.0”: è stato illustrato a Bari, nell’ambito del Festival dell’Innovazione, il modello di città intelligente, dove i cittadini si fanno fruitori attivi ed interattivi di una grande rete di informazioni e servizi.A presentarlo, i promotori di questa sfida, il Gruppo Ex-privia, azienda pugliese tra i principali player IT italiani, in partnership con la multinazionale Cisco, leader mondiale del networking, convinti che servire il cittadino all’insegna dell’innovazione sia l’imperativo per un futuro eco-soste-nibile delle nostre città. “Combinare competitività e sviluppo urbano sostenibile è diventata una necessità che tutte le città devono affronta-re – ha spiegato Domenico Favuzzi, presidente ed ammi-nistratore delegato di Exprivia –. La partnership fra Expri-via e Cisco nasce proprio dalla condivisione delle sfide e delle opportunità derivanti da questa visione innovativa delle aree metropolitane, viste come ecosistemi urbani, con un sistema nervoso informatico e wireless che allinei e distribuisca in tempo reale le informazioni e i servizi del-la città, e che grazie all’uso pervasivo di dispositivi mobili lasci il cittadino al centro del sistema. Il cittadino diventa così non solo fruitore, ma anche fornitore di informazioni. In un mondo futuro di sensori e reti, il sensore principale diventa l’uomo. È questa la nostra visione “2.0” della Città Digitale.”Il primo passo deve essere quello di mettere in comunio-ne le reti già presenti. L’altro passo da compiere riguarda la creazione di una regia unificata a carico delle ammini-strazioni locali, che facciano sistema con le aziende.

“Rendere più efficienti e collaborative le pubbliche am-ministrazioni – ha sottolineato Paolo Delgrosso, Direttore Operazioni Commercial di Cisco Italia – è uno dei punti fondamentali affinché i cittadini possano avere accesso a tutte le informazioni disponibili sul territorio in modo semplice e veloce, in tempo reale e in mobility”.Servizi a misura di cittadino, quindi, in tutti i settori, sanità, infomobilità, turismo, servizi pubblici, ambiente, banche,

in cui la rete di utilità può servi-re ad ottimizzare le prestazioni. In particolare, dell’innovazione che la Città Digitale apporte-rebbe in tema di servizi sanitari hanno parlato Stefano Ferrara e Roberto Carletto. Il primo, Di-rettore Business Unit Sanità ed Enti locali di Exprivia, è partito dalla decennale esperienza nel

settore sanitario di Exprivia, in materia di gestione delle informazioni dal punto di vista amministrativo e clinico: “Stiamo lavorando a soluzioni innovative, ad esempio smartphone, utili a fornire assistenza sanitaria mobile e ad accorciare le distanze tra sistema sanitario e cittadino”. Carletto, Business Development Manager di Cisco, ha in-vece puntato l’attenzione sulla generale necessità di tra-sformare i sistemi sanitari in Europa per rispondere con un ventaglio più ricco di servizi all’accresciuta richiesta di be-nessere: “Le popolazioni in Europa stanno invecchiando e la loro prima esigenza è quella di invecchiare bene, quindi di puntare sulla prevenzione”.Un invito a raccordarsi con le altre regioni e il governo centrale è venuto dall’assessore alle Politiche della Salute della Regione Puglia, Tommaso Fiore, che passando in ras-segna le iniziative portate avanti dalla Regione nell’ambi-to dell’informatizzazione del sistema sanitario a partire dal Piano per la sanità elettronica del 2006, ha concluso: “Il no-stro obiettivo deve essere quello di arrivare alla creazione di un’azienda-regione che impari a governare le informa-zioni, a tenerne conto nelle scelte politiche, ancorandole a dati concreti e verificabili.”La proposta che è stata infine lanciata è quella di avvia-re un tavolo di lavoro strategico per servizi mobili alla cittadinanza, che coinvolga tutti gli attori sul territorio, cominciando con sperimentazioni in aree cittadine se-lezionate.

LA CITTÀ DIGITALE 2.0UN SOGNO POSSIBILESERVIZI A MISURA DI CITTADINO, ABITAZIONI “ECO”, PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI SNELLE. PROGETTO RIVOLUZIONARIO PRESENTATO AL FESTIVAL DELL’INNOVAZIONE DI BARI

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Edilizia sostenibile

Viste dall’alto, sembreranno giganteschi gi-gli d’acqua, ma saranno vere e proprie città fluttuanti dominati dalle tecnologie verdi e dove i gas serra che vengono emessi dalle metropoli terrestri dei nostri giorni saranno abbattuti del 40 per cento; galleggeranno

sull’Oceano Pacifico e potranno ospitare da 10.000 a 50.000 persone. Ad ideare questa città da sogno ci ha pensato la società giapponese Shimizu che l’ha chia-mata Green Float. Ogni città sarà una cellula a sé stante che sarà libera di navigare sull’Oce-ano Pacifico in prossimità dell’equatore, dove non si formano gli uragani, ma potrà unirsi anche ad altre cellule-città via via più grandi. Secondo un’idea futuristica – e fantapolitica – quando una città avrà raggiunto una certa dimensione potrà trasformarsi in un vero e proprio Paese con una propria costituzione, tale da rendersi indipendente da ogni Stato posto sulla terraferma.Il cuore di ogni singola città sarà un gratta-cielo che svetterà per circa mille metri dal li-vello del mare, ma molte persone abiteranno tutt’attorno ad esso. Una serie di pianure e di boschi daranno modo di coltivare e alle-vare gli animali che offriranno tutto ciò che è necessario alla sopravvivenza dei cittadini. La città verrà costruita su un’isola artificiale

in lattice a forma di nido d’ape, del peso di 7.000 tonnellate. Anche la grande torre cen-trale non necessiterà della terraferma per essere costruita in quanto essa sarà compo-sta da leghe di magnesio i cui componenti verranno estratti dall’acqua di mare. Anche i vari elementi che assemblati daranno vita alla città verranno costruiti direttamente in mare aperto. Ogni città fluttuante riciclerà interamente i propri rifiuti, ma non solo: navigando per l’oceano potrebbero fare propria la sporcizia oggi presente e trasformarla in energia per l’isola stessa. Per difendere persone, animali ed edifici da grandi ondate, ad esempio, sono state pen-sate membrane elastiche che si troveranno in prossimità di lagune poste a 30 metri d’al-tezza. Inoltre mura da 100 m attornieranno le parti più importanti dell’isola fluttuante. La Shimizu vuole sperimentare la prima città fluttuante entro il 2025 e sembra che gli ac-quirenti non manchino già ora.

GRATTACIELI E PARCHI GALLEGGIANTI

MI FACCIO UNA CASA SUL MARE. ANZI UNA CITTÀ

IN PUGLIA SCIENZIATI E IMPRESE FANNO RETEMettere in rete scienziati e imprenditori, crea-re sinergie fra enti di ricerca pubblica e strut-ture produttive private, studiare i rapporti tra ambiente e salute, promuovere indagini epidemiologiche e divulgare stili di vita eco-compatibili, contribuire a realizzare città eco-compatibili e cercare di costruire un’econo-

mia verde con l’innovazione tecnologica.Sono alcuni degli obiettivi su cui nasce la Fondazione Ambiente Puglia, la cui sede le-gale è a Taranto, ma che intende ampliare il suo raggio d’azione a tutta la regione.La scelta del capoluogo ionico non è certa-mente casuale: l’approvazione della legge sulla diossina, i monitoraggi dell’Arpa (l’agen-zia regionale per l’Ambiente) per le immissio-ne nocive in atmosfera, l’inaugurazione dei primi impatti per ridurre l’impatto ambienta-

le del polo siderurgico, sono anche il frutto della mobilitazione della città di Taranto, del-le istituzioni locali e delle forze intellettuali e industriali.La Fondazione, dunque, si pone proprio l’obiettivo di sensibilizzare persone e sog-getti istituzionali e politici ad un maggiore rispetto per l’ambiente nei vari ambiti pos-sibili. Alla Fondazione hanno aderito, tra gli altri, le università di Bari e del Salento, l’Arpa Puglia, Confindustria e Confapi.

IL PIANO AVVENIRISTICO DI UNA SOCIETÀ GIAPPONESE. NUCLEI DA 10-50 MILA ABITANTI COSTRUITI INTORNO A TORRI INTERAMENTE EDIFICATE SULL’ACQUA.

Rendering del progetto di città galleggiante

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Si chiama Eco-City 2020, un luogo che ancora non esiste ma che già fa parlare di sé. Una città sottoterra per 100mila abitanti, al centro del nulla nella Siberia sterminata, là dove fino a qualche anno fa i minatori estraevano diamanti dalle viscere. L’inizio dei lavori non è ancora deci-so, per ora su internet circolano solo modellini, foto, descrizioni tecni-che: una città tutta verticale, ricoperta da una enorme cupola di vetro adatta per riparare dalle temperature proibitive della zona e per porta-re all’interno energia dalla luce. Sebbene si tratti solo di un progetto la cui realizzazione non ha certezza, i progettisti russi hanno studiato la vita della comunità sotterranea su tre sezioni che si sviluppano in ver-ticale. Previste fattorie, foreste e coltivazioni costruite in altezza, spazi ricreativi per la socializzazione della comunità, aree con le abitazioni costruite su terrazzamenti. La città si potrà spingere fino a 525 metri sotto terra, tanto quanto è profonda oggi la miniera, e allargarsi per tutto il diametro della cava, oggi di 1.200 metri.Lo spazio della miniera a cielo aperto di Mir, oggi in disuso e ufficial-mente chiuso già nel 2001, è il secondo “buco” scavato nella terra più

grande al mondo (il primo è una cava di rame nello Utah). Qui e nelle aree della repubblica siberiana di Jacuzia, dove d’inverno si raggiungo-no i 25 gradi sotto lo zero, opera Alrosa, la società in mano al governo russo e oggi in fase di privatizzazione per via dei suoi debiti miliardari che detiene di fatto il monopolio per l’estrazione dei diamanti e che ne produce il 40 per cento a livello mondiale. Intorno all’estrazione mine-raria (diamanti, ma anche oro) sono nati piccoli villaggi dove si sono insediati gli operai russi ucraini e nativi del luogo, soprattutto giovani, che sfidano il clima rigido e che oggi potrebbero divenire i primi abi-tanti della città del futuro.Un passo in avanti verso la fantascienza immaginata dalla letteratura e dalla cinematografia: dalla eco-città orbitante di 2001 Odissea nello spazio, all’allegra cittadina racchiusa sotto una campana di vetro di The Truman Show o la sua parodia nel lungometraggio dei Simpson. L’ulti-mo romanzo di Stephen King, The dome, racconta, per esempio, di una cittadina ricoperta da una cupola e il prossimo anno diverrà una serie televisiva prodotta da Stephen Spielberg.

Dai diaman ti non nasce niente?In Siberia spunta una eco-city

UNA CITTÀ SOTTOTERRA NELLA EX MINIERA

A Doha sapevano di avere la vittoria in tasca. Gli altri sfidanti, Australia, Giappone, Corea del Sud e USA, sono stati sbaraglia-

ti da Qatar 2022. La sfida per aggiudicarsi i mondiali di calcio del 2022, non é stata solo sportiva ma si è combattuta con ogni mezzo tecnologico, per rivoluzionare il calcio nella

regione desertica sul Golfo Arabo – dove in estate il caldo tocca i 55 gradi centigradi – e portarci i Mondiali. Accanto al Khalifa International Stadium altri 11 stadi costruiti di sana pianta letteralmente sulla sabbia, sfrutteranno avanzati “cooling system” per consentire a giocatori e spettato-ri di avere la meglio su caldo torrido e umi-ditá. Il Sole fornirà l’energia elettrica necessaria agli impianti di condizionamento in tutti gli stadi, dei veri gioielli eco-compatibili. Capacitá dai 40mila a circa 70mila spettatori, alla fine dei Mondiali le calotte superiori di nove di questi impianti ultra tecnologici lasceranno il Qatar per diventare stadi in paesi emergenti dove mancano infrastrutture calcistiche.

Dopo il grande Cetriolo a Londra (la torre “The Gherkin” sede della Swiss Re), la città del futuro Masdar City ad Abu Dhabi, l’aeroporto di Pechino e mastodontiche e avveniristiche opere in tutti i continenti, è il fondatore della Apple in persona, Steve Jobs ad ingaggiare uno degli architetti più famosi e richiesti al mondo, Norman Foster. E lo fa non per una

faraonica opera d’interesse mon-diale, bensì per curare il suo nuo-vo e sempre più esteso campus in quel di Cupertino, contea di San-ta Clara, California, dove l’azienda informatica, ha da sempre la sua sede principale (era il 1977 quan-do Jobs e il suo socio Steve Woz-niak, abbandonarono il garage per spostarsi nel cuore della Bay Area). Secondo quanto svelato da una testata eco-nomica spagnola e ripresa dai giornali califor-niani e di tutto il mondo, il progetto prevede un campus basato sul concetto di emissioni zero, ecologico e attento ai materiali usati, ai consumi, al verde, anche se – naturalmente – ultratecnologico. In tutto circa 60 ettari, pronti a diventare il nuovo cuore pulsante della Mela.Per ora sono solo le prime indiscrezioni, nes-

suno ha avuto modo di vedere i disegni, ma qualcosa è comunque trapelato. Si tratta di una cittadel-la votata al rispetto dell’ambien-te, che userà energie rinnovabili, avrà edifici costruiti con materiali naturali a basso impatto ecologi-co, mentre il sistema di trasporti

sarà principalmente sotterraneo, affinché in superficie resti molta vegetazione e poco asfalto alla vista. Non è ancora chia-ro se un ulteriore tunnel collegherà anche la nuova area ai vecchi uffici. Il modello a emis-sioni zero di questo campus per ricercatori e ingegneri sarà quello di Masdar City, il vil-laggio per 50mila abitanti progettato dallo stesso Foster nei dintorni di Abu Dhabi, in pieno deserto arabico, perla di tecnologia e di energie alternative tra centri di ricerca e aziende hi-tech.

LA MELA È SEMPRE PIÙ VERDEECOSOSTENIBILE, A ZERO EMISSIONI E HI-TECH: ECCO LA NUOVA SEDE APPLE IN CALIFORNIA

I NUOVI TEMPLI DEL PALLONE? ASTRONAVI A ENERGIA SOLARE IMPIANTI SUPERAVVENIRISTICI ED ECOCOMPATIBILI AI MONDIALI DEL 2022 IN QATAR

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Edilizia sostenibile

Sos Puglia: la fragilità ambientale da un lato, l’abusivismo edilizio dall’altro, mettono co-stantemente in crisi il territorio regionale, in particolare le aree a ridosso delle coste, dal Gargano alla punta del Salento. Uno studio per la definizione e la perimetrazione delle aree a pericolosità geomorfologia in ambito costiero è stato presentato a Bari dall’asses-sore alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati e dai tecnici dell’Autorità di Ba-cino della Puglia, alla presenza degli assessori regionali al Bilancio e all’Ambiente Michele Pelillo e Lorenzo Nicastro, oltre ai rappresen-tanti delle sei province pugliesi e dei 55 comuni interes-sati. La finalità dell’“Atto di indirizzo” presentato è quella di indicare una procedura operativa per individuare la pericolosità geomorfologica dei siti costieri del territorio di competenza dell’Autorità di Bacino della Puglia (AdB), in modo da rendere evidenti le metodologie con le quali l’AdB procede agli studi volti alla definizione delle perico-losità geomorfologiche costiere.

“In questa maniera, anche l’imprenditore – ha spiegato Amati – che nello svolgimento della sua attività, è dispo-sto a far fronte alle problematiche del territorio, avrà ora la possibilità di conoscere esattamente che tipo di inter-vento attivare”Tali procedure si basano su analisi analitiche di grande dettaglio, sulla base di nuovi dati conoscitivi quali modelli altimetrici del terreno, ricognizioni prospettiche di tutta la costa pugliese, dati geologici aggiornati ed uniformi, e approfondimenti locali derivanti da sopralluoghi. In tal modo, sono rese del tutto trasparenti le modalità di studio e le procedure di concertazione tra la stessa Autorità e i diversi soggetti pubblici e privati all’atto dell’applicazio-ne degli artt. 24 e 25 delle norme tecniche di attuazione del PAI vigente. L’ Atto di indirizzo predisposto si applica in particolare alle casistiche delle coste classificate come “non erodibili”, oppure “erodibili” e ai sistemi dunari co-stieri. A seguito dell’applicazione delle metodologie pre-disposte, si perverrà, in tempi ragionevolmente brevi, ad una completa e puntuale definizione delle pericolosità costiere dei diversi comuni del territorio pugliese, prope-deutica alle necessarie azioni di tutela della pubblica in-columità, fruizione compatibile dei litorali e programma-zione degli interventi di riqualificazione e valorizzazione integrata delle aree costiere pugliesi. “Lo studio – ha detto Amati – ci permette di conoscere per ogni unità fisiogra-fica qual è la situazione attuale e quali sono gli interventi necessari da compiere. Questo ci permetterà di attivare una programmazione finanziaria precisa diretta a specifi-che opere di messa in sicurezza, il tutto naturalmente in collaborazione con le province, i comuni e i privati, che avranno così la possibilità di eseguire interventi utili e mirati. Il prossimo passo sarà quello di portare in Giunta regionale le linee guida degli interventi utili a cui daremo efficacia e cogenza. Lo studio rappresenta un’occasio-

ne per trasformare gli argomenti del dissesto idrogeologico e dell’erosione delle coste in priorità delle priorità a cui dedicarsi fin da ora e non solo in prossimità della stagione estiva. Non intendiamo infatti fare spot elettorali - ha concluso - ma agire nei tempi e nelle modalità corretti allo scopo di eseguire interventi real-mente utili e risolutivi”. “Abbiamo ritenuto di invitare tutti i comuni e le province – ha detto Amati – perché anche loro sappiano con precisione scientifica qual è la situazione delle coste. Lo studio, consegna-to dal Politecnico di Bari all’Autorità di bacino della Puglia, sarà presto portato in Giunta af-

finchè le linee guida tracciate dal lavoro eseguito, diven-tino prescrizioni. La trasposizione in precetto delle linee guida sarà utile per dire ai comuni e agli operatori quali sono le opere compatibili; crediamo che la pubblica am-ministrazione abbia il dovere di dare un orientamento e tracciare il solco entro cui lavorare. Lo studio ci permetterà inoltre di conoscere anche i criteri di approvazione della programmazione finanziaria delle opere, emancipandoci

Fabiano Amati

FRANE E ABUSIVISMO MINACCIANO LE NOSTRE COSTE. COSÌ REGIONE E POLITECNICO PENSANO A UN PIANO PER PORVI UN FRENO. DA FINANZIARE ANCHE CON CAPITALI PRIVATI. L’ASSESSORE AMATI: “È UN’OCCASIONE PER GLI IMPRENDITORI CHE INVESTONO SUL TERRITORIO, ANCHE PER ARRICCHIRSI”

Sosfa rimacon business

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da “interventi-spot” o da sorte e scaltrezza dei singoli ope-ratori. Abbiamo bisogno di avere uno sguardo più ampio anche per poter meglio chiedere al Governo nazionale e all’Unione europea le risorse utili a corrispondere alle giu-ste esigenze del territorio. Attraverso una completa analisi

dello stato delle coste inoltre ci apriamo anche ad un’altra possibilità, in grado di sedurci enormemente: le coste bas-se sono fonte di reddito e secondo noi chi investe capitale e lavora ha il giusto diritto non solo di star bene ma anche di arricchirsi”.

“La conservazione della natura è una priorità”, non ha avuto esitazioni nel sostenere la cau-sa ambientalista il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, nell’avviare i lavori del convegno nazionale sul risanamento del-le cavità naturali e artificiali, organizzato ad Altamura dalla sezione pugliese della Società italiana di Geologia Ambientale (Sigea). Amministratori, tecnici ed esperti si sono confrontati sugli studi ed interventi per il risanamento delle cavità antropiche e naturali, prendendo in esame gli aspetti geologici, geotecnici e sismici. Le voragi-ni, infatti, rappresentano un pericolo per le popolazioni e le infrastrutture quanto

le frane e le alluvioni e creano situazioni di dis-sesto idrogeologico che interessano l’intero ter-ritorio nazionale, se pur in misura diversa. Co-stituiscono fattori di ri-schio molto elevato, ca-ratterizzate come sono, nella maggior parte dei casi, da “eventi paros-sistici in rapida evolu-zione”, che sempre più spesso interessano aree urbanizzate e infrastrut-ture causando vittime e danni ingenti.Dall’antichità la Puglia è stata interessata da crolli per cavità naturali ed antropiche, con pre-occupante frequenza negli ultimi anni a Ca-nosa, Altamura, Barletta, Alliste, Cutrofiano, Gallipoli, Lesina, Ginosa. Gli aspetti sociali ed economici legati a questo tipo di dissesto idrogeologico richiedono un’attenta analisi geologica dei luoghi a supporto della piani-ficazione territoriale, finalizzata alle soluzioni progettuali per il risanamento statico del sot-tosuolo e la valorizzazione delle cavità, par-tendo dalla messa in sicurezza dei luoghi.

“Fenomeni di dissesto idro-geologico affliggono tutto il Paese e riguardano anche l’intera Puglia – ha rilevato Introna – l’attività di cava e di estrazione di materiali dal sottosuolo è stata per secoli una delle intraprese caratteristiche dal Nord al Sud della nostra regione. L’industria estrattiva ha se-gnato un netto incremento per diversi decenni dell’ulti-mo secolo, con scarsa o nes-suna attenzione all’impatto sul territorio e alle lacera-zioni che potevano essere inferte”.“Il resto – ha aggiunto il pre-

sidente del Consiglio regionale – lo ha fatto la particolare natura carsica, col risultato che tra azione dell’uomo e natura geologica, il cedi-mento del suolo e la creazione di voragini in superficie ha segnato diffusamente la Puglia. E lo ha fatto fin da tempi remoti, come dimo-strano il “Pulo di Molfetta, il “Pulo del Gurgo” di Andria, le “Spunnulate” sottomarine di Serra Cicora a Nardò, tutte doline da crollo, subsidenze di vaste dimensioni, censite nel Catasto regionale delle aree carsiche”.

CONSERVATORI PER NATURAI GEOLOGI PUGLIESI LANCIANO L’ALLARME SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO. INTRONA: “È UNA PRIORITÀ”

Onofrio Introna

Litorale salentino soggetto a erosione

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Materia grigia

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Non sempre la fame aguzza l’ingegno. Anzi, parlando di architettura e di urbanistica, avviene spesso il contrario: la necessità di ottenere profitti nella farraginosità dei re-golamenti edilizi, mortifica la creatività del progettista.Così Beppe Fragasso, apprezzato architetto barese, vice presidente dell’Ance Bari e pre-sidente regionale delle scuole edili, sposta il dibattito sulla qualità dell’architettura, sollevata dall’assessore regionale all’asset-to del territorio, nonché madre delle rivo-luzionarie leggi sull’abitare sostenibile e sui Pirp, Angela Barbanente, sul piano della concretezza e del realismo.“Il poco coraggio dei professionisti dell’edi-lizia che l’assessore Barbanente rileva – dice Fragasso – è certamente condivisibile, ma è altrettanto vero che la politica non si è assunta le proprie responsabilità. Rimango-no ancora oggi alcune sacche di incertezza che inducono l’operatore economico in errore. Le imprese temono di fare operazioni che, nel giro di pochi giorni, possano es-sere bloccate dalla magistratura e nel peggiore dei casi demolite. Da noi le lottizzazioni si arrestano anche solo per 50 cm come è avvenuto, per esempio, per le aree in prossimità dell’aeroporto”.Secondo Fragasso, la qualità dell’edilizia è inevitabilmente frutto di un’accurata progettazione. Tale qualità, tuttavia, non può prescindere da criteri oggettivi: la cubatura, l’in-dice di fabbricabilità, la distanza dai confini, l’applicazio-ne degli standard. “Se tutto questo, – spiega – dev’essere coniugato con la massima ottimizzazione dei suoli, allora può succedere che progettisti diversi, su uno stesso suolo, progettino lo stesso edificio”.Insomma, con la rigidità dei regolamenti edilizi e con la fame di profitti (sempre più risicati, come confermano gli

ultimi dati sul mercato dell’edilizia privata e residenzia-le), il progettista finisce per diventare poco più che un arredatore.“Vige sempre il massimo profitto – obietta Fragasso – e la forma dell’architettura è determinata dalla forma del lot-to. All’architetto non rimane che il rivestimento esterno.

Sicuramente è una maniera rozza di proget-tare che non esiste in altri Paesi dove il pub-blico prima fa la lottizzazione e, poi, vende ai privati dopo aver predisposto un disegno ordinatore”.Tutto ciò, naturalmente, demolisce il ca-stello di buone intenzioni innalzato proprio dalla Barbanente con l’edilizia ecososte-nibile: “Se, per esempio, si prevede, come prescritto dalle leggi regionali sull’edilizia sostenibile, un particolare orientamento dell’edificio che porta inevitabilmente ad una perdita di volumetrie, si dovrebbe ma-gari, andare in deroga alle distanze o alle altezze che in alcuni casi non darebbero fa-stidio al contesto. Perché a Bari la massima altezza deve essere quella della torre della Provincia o del campanile di San Sabino? In periferia si potrebbero avere trenta piani se non vigesse una maniera asfittica di vede-re l’architettura, propria di un regolamento

edilizio vecchio di sessant’anni”.Tuttavia, sull’ opportunità che l’amministrazione comuna-le voglia e tempo di cambiare, Fragasso è ottimista: “Stia-mo discutendo con il Comune – aggiunge – la possibilità di modificare il regolamento del 1930 che non lascia libe-ra la matita del progettista e che si ferma all’esigenza del committente di realizzare la massima volumetria possibile, cosa del tutto legittima dato il costo dei suoli. Confidando nell’intelligenza della nostra amministrazione locale, mi auguro che si prenda la strada di una maggiore duttilità della legislazione. Penso – continua Fragasso – a Punta Pe-rotti, una ferita non sanata che la sentenza di Strasburgo ha in qualche modo riaperto e penso anche che i grandi architetti non siano mancati. Come nel caso di Ottavio Di Blasi che per i Matarrese, prima della demolizione, aveva proposto, proprio per Punta Perotti un’operazione di auto-recupero di grande qualità progettuale”.

Bella, alta e snella: è sempre la Bari dei sogniFRAGASSO: “CON GLI ATTUALI REGOLAMENTI EDILIZI, A DECIDERE NON È IL PROGETTISTA, MA LA FORMA DEL LOTTO. LA POLITICA COMPIA UN GESTO DI CORAGGIO”

Beppe Fragasso, architetto, barese, è amministratore unico dell’Impre-sa Garibaldi costruzioni & restauri, vice presidente dell’ANCE Bari e BAT e consigliere di amministrazio-ne del Formedil-Bari.

IL DIBATTITO SULLA QUALITÀ DELL’ARCHITETTURA

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Dalla prima alla cosiddetta seconda repub-blica. Due sindaci (Di Cagno Abbrescia ed Emiliano). Tre presidenti di Regione (Distaso, Fitto e Vendola). Decine di campagne eletto-rali locali, nazionali ed europee. Tutti i gradi di giudizio, dalla Procura della Repubblica alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Ep-pure, tutto ciò – in 18 anni di scontri, polemi-che, dibattiti, campagne di stampa – non è bastato per porre fine alla vicenda di Punta Perotti. Non è bastato, perché quel-lo che sembrava l’ultimo atto (cioè la revoca della confisca dei suoli e la restituzione ai legittimi proprietari, ordinate dal Gip), è stato impugnato dal Comune di Bari che ha presenta-to ricorso in Cassazione pochi giorni fa.Così, il dibattito su Punta Perotti continua a lacerare opinione pubblica, politica ed imprenditoria. Come del resto dimostra-no alcune opinioni raccolte da INF tra esponenti del mondo del lavoro e dell’impresa (rispettando la legittima scelta del “no comment” da parte dei diretti interessati).

Domenico De Bartolomeo, imprenditore edile.L’ultima sentenza su Punta Perotti rappresenta un passaggio molto importante, perché in qualche modo ristabilisce la certezza del diritto. Un principio fondamentale per la libertà d’impresa. dunque, al di là di ogni valutazione giuridica – e occorrerebbe conosce a fondo le carte processuali per espri-mersi – da imprenditore credo che la revoca della confisca dei suoli, apra prospettive positive: sapere che una sentenza del tribunale restituisce un diritto a chi lo aveva legittimamente

ottenuto, è un fatto confortante. Entrando nel merito del “che succederà ora”, ritengo che le soluzioni ipotizzabili siano più di una. La più immediata sarebbe quella del risarcimento in denaro. Tuttavia, penso che si possano individuare soluzioni condivise tra pubblico e privato, ad esempio attraverso un piano di riqualificazione dell’intera area a Sud di Bari, magari fino a San Giorgio.

Francesco De Fazio, imprenditore edileDavvero non so quello che può succedere ancora. Posso

Materia grigia

PuntaPerò

UNA STORIA INFINITA18 ANNI NON BASTANOn 11 maggio 1992 il Consiglio Comunale di Bari approva i pia-ni di lottizzazione proposti da Andidero, Matarrese e Quistelli per la realizzazione del complesso immobiliare ‘Punta Perotti’. n 19 gennaio 1995 viene infine rilasciata la concessione edili-zia per la realizzazione dei blocchi A, B (residenza) ed N (terzia-rio): iniziano i lavori.n 22 marzo 1997 la Procura di Bari ordina l’apposizione dei sigilli sul complesso residenziale: otto indagati.n Novembre 1997 la Cassazione dispone il dissequestro dei suoli e dei cantieri.n 10 febbraio 1999 il gup Maria Mitola ordina la confisca del complesso edilizio, ritenendo la costruzione abusiva, mentre assolve gli otto imputati “perché il fatto non costituisce reato”.n Giugno 2000 la Corte di Appello di Bari assolve gli imputati da tutti i reati loro ascritti perché il fatto non sussiste e revoca il provvedimento di confisca.n Ottobre 2000 il Procuratore Generale presso la Corte d’Ap-pello propone ricorso per Cassazione contro la sentenza di ap-pello.n 29 gennaio 2001 la Cassazione dispone il ripristino della confisca del complesso e dei suoli. I costruttori preannunciano un ricorso per risarcimento danni contro il Comune di Bari.n Settembre 2002 le tre imprese costruttrici notificano a Co-mune di Bari, Regione Puglia e Soprintendenza ai beni ambien-tali e culturali di Bari una formale richiesta di risarcimento dei danni, materiali e d’immagine pari a 363 milioni di euro.n Maggio 2004: i costruttori pignorano l’edificion Ottobre 2004, il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Bari Scoditti sospende il pignoramento ma conferma anche che i palazzi di Punta Perotti non possono essere toccati sino a quan-

do non vi sarà una sentenza definitiva (Cassa-zione) sul pignoramento.n Novembre 2004 avviato un tavolo di con-fronto tra il Comune di Bari (sindaco Emiliano, assessori Abbaticchio e Maugeri) e i rappresen-tanti delle tre imprese costruttrici.n Ottobre 2005 Il Comune di Bari aggiudica la gara per la demolizione di Punta Perotti alla General Smontaggi di Novara. n Gennaio 2006 Le società Sudfondi S.r.l. (Gruppo Matarrese) e Mabar S.r.l. (Gruppo Andi-

dero), chiedono un risarcimento danni ammon-tante complessivamente a 570 milioni di Euro.n Aprile 2006. Folla di fotografi e tv da tutta Italia davanti a Pun-ta Perotti: i palazzi vengono abbattuti con cariche esplosive.n 15 marzo 2008 L’area di Punta Perotti diventa un parco.n Gennaio 2009 Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo la confisca è avvenuta in violazione del diritto della protezione della proprietà privata e della Convenzione dei diritti dell’uomo n Novembre 2010: il Gip del Tribunale di Bari Lovecchio revo-ca la confisca dei suoli, su cui sorgevano gli edifici, restituendoli ai costruttori legittimi proprietari.n Dicembre 2010 Il Comune di Bari fa ricorso in Cassazione per ottenere che i suoli tornino pubblici.

DOPO 18 ANNI DI SENTENZE, ABBATTIMENTI, POLEMICHE, IL CASO DEL COMPLESSO EDILIZIO A SUD DI BARI SEMBRAVA SI DOVESSE CHIUDERE CON LA REVOCA DELLA CONFISCA E LA RESTITUZIONE DEI SUOLI. PERÒ…

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“Dobbiamo essere consapevoli che puntare sulla qualità è un vantaggio per tutti”, con questa dichiarazione, divenuta sostan-zialmente un impegno programmatico, dalle colonne del “Cor-riere del Mezzogiorno”, l’assessore all’urbanistica del Comune di Bari Elio Sannicandro, rivendica proprio sull’argomento una sorta di primogenitura dopo le polemiche degli ultimi giorni sulla qualità progettuale in città.A riguardo, Sannicandro sostiene di aver convocato un tavo-lo tecnico con tutte le categorie interessate, gli ordini profes-sionali, il Politecnico, gli imprenditori. E di aver affrontato tali questioni nel forum pubblico dedicato alla presentazione del Documento Programmatico Preliminare (Dpp).La revisione del regolamento comunale edilizio, che risale al 1930 sarebbe stato già approntato per l’approvazione della giunta e, poi del Consiglio. Operazioni che, senza intoppi politi-ci, si concretizzerebbero nel nuovo anno.L’altro elemento su cui il Comune di Bari punta per una svolta nella qualità dell’edilizia, è il nuovo Piano regolatore, strumento urbanistico che incrementerebbe la qualità urbana attraverso un rinnovato approccio, culturalmente diverso rispetto al pas-sato, quando – in ossequio all’ormai famigerato Piano Quaroni – si prevedeva di costruire una città multicentrica da 7-800mila abitanti. “Il Dpp, che è in corso di definitiva approvazione, – afferma Sannicandro – non si fonda né sullo zoning né sulla rendita fondiaria, ma su un interesse pubblico che guarda ad una tra-sformazione urbana costruita intorno alla realizzazione di servi-zi. Bisogna ribadire che la città non muta con la valorizzazione delle aree, ma solo se si migliora la qualità di vita dei cittadini con i servizi legati alla mobilità e alla rete ecologica. Abbiamo

capito in questi anni – spiega ancora Sanni-candro – che una città necessita anche della riqualificazione della propria vita culturale e della conservazione di tutto ciò che, a livello ambientale e soprattutto a storico, determina la sua identità”.

CHI ERA LUDOVICO QUARONI, L’AUTORE DEL PRG DI BARIIL ROMANO CHE NEL ’68 IDEÒLA “CITTÀ DELLE PERIFERIE”«Vorrei sapere come riesce un medico, un chirurgo, a diventare esperto nel suo cam-po senza sperimentazione continua. Il caso dell’urbanista o dell’architetto è identico. Senza la possibilità di sperimentare, di eser-citare lavorando per conto delle regioni,dei comuni o degli enti statali, non è possibile

fare niente. Anzi, tutto si riduce ad una pura esercitazione verbale ».Così Ludovico Quaroni, urbanista e architetto romano, scomparso nel 1987 a 76 anni. Come urbanista, oltre che per aver firmato nel 1968 il Piano regolatore di Bari con i suoi grandi quartieri periferici, è noto anche per la realizzazione del villaggio contadino di La Martella, a Matera nel 1951; per il piano re-golatore del comune di Ivrea del 1952; per

il progetto del quartiere delle Barene di San Giuliano a Mestre nel 1960, in collaborazio-ne.Un’altra opera sicuramente importante ed eseguita come capogruppo assieme a Ma-rio Ridolfi è la progettazione e realizzazione del quartiere Tiburtino a Roma, per conto dell’INA-Casa, anch’esso nei primi anni cin-quanta. Nel 1956 ottenne il premio Olivetti per l’urbanistica. Come architetto è noto particolarmente per la chiesa di Francavilla al Mare del 1948 e per la chiesa del villaggio contadino di La Martella, a Matera, anch’esso d’impronta neorealista. Anche opera sua è stato l’insediamento residenziale della legge 167 al quartiere Casilino di Roma, in collabo-razione con Esposito e Maestro.A lui è stata intitolata la facoltà “A” di Architet-tura dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Ludovico Quaroni

GLI IMPEGNI DELL’ASSESSORE SANNICANDRO: CAMBIARE REGOLAMENTO EDILIZIO E VARARE IL NUOVO “PIANO REGOLATORE”

Quaroni bye byeIl futuro si chiama Dpp

commentare quello che non doveva accedere. Ovvero, che imprese che avevano titolo a costruire, si sono viste private del loro diritto. Ecco cosa è mancata: la certezza del diritto. Un ufficio delegato a determinate attività, quale appunto quella di concedere autorizzazioni all’interno di un quadro normativo, non è sovrano nelle sue determinazioni. E questo non va bene.

Gianni Nicastri, Fillea Cgil PugliaPur rispettando la legittimità degli interessi e dei diritti privati, ritengo che in democrazia occorre tener conto degli interessi pubblici. A parità di diritti, a mio giudizio gli interessi pubblici devono prevalere. Questo significa che è giusto restituire ai costruttori il diritto a costruire, ma non in quel luogo che è stato consegnato alla collettività. Quei suoli sono diventati pubblici e tali devono restare. Ai privati possono essere con-cessi altri suoli sui quali costruire.

Beppe Fragasso, imprenditore, Ance BariDopo tutti i pronunciamenti nei vari gradi di giudizio, a que-sto punto va solo stabilito l’equo indennizzo nei confronti delle imprese. Non ritengo opportuno procedere attraverso forme di compensazione volumetrica, o di altro tipo. Restitui-re i suoli di Punta Perotti alle imprese non avrebbe senso, per-ché adesso non sono più edificabili. A mio parere, la cosa più sensata sarebbe quella di trovare un accordo tra le parti, sog-getti pubblici e privati, e procedere ad un equo indennizzo. Basterebbe un collegio arbitrale per dirimere la questione.

Crescenzio Gallo, Filca CislRideterminare il destino di quei suoli che oggi sono diventati un parco non sarebbe rispettoso per il territorio. Ritengo che la situazione si potrebbe sanare individuando suoli diversi sui quali concedere volumetrie ai costruttori. Magari in aree da riqualificare, raccordando i pezzi della città. Penso ai Pirp, ad esempio: potrebbero essere inserite lì le volumetrie; oppure nell’area dell’ex Fibro-nit. In realtà, il problema è politico. E come tale va risolto una volta per tutte.

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Scatola aperta

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di Luigi Aprile*

Formedil-Bari e Politecni-co di Bari hanno fatto visi-ta, lo scorso novembre, ai “Compagnons du Devoir et du Tour de France”, antica e nobile associazione dei mestieri tradizionali france-se. Il Presidente Matarrese e il Professor D’Amato Guer-rieri hanno guidato una delegazione con lo scopo di scoprire, conoscere ap-profonditamente e avviare possibili iniziative di par-tenariato con questa par-ticolarissima struttura che, da oltre sei secoli, trasmette ai giovani i segreti e le tec-niche professionali di 25 mestieri riconducibili ai settori delle costruzioni, della metallurgia, del legno, in una lo-gica affiliativa e con una filosofia per cui il sapere tecnico non può esistere, non ha senso né fondamento, se non è basato su solidi valori morali (fedeltà, fiducia, onestà, al-truismo). Carpentieri e pasticcieri, ebanisti e tornitori, scalpellini e mutatori, da secoli trovano in questa scuola l’eccellenza formativa, una ramificata presenza sul territorio, centinaia di laboratori e cantieri/scuola dove i giovani apprendisti imparano un mestiere e conoscono il loro paese, lavorano e studiano (davvero!) contemporaneamente, e infine sono avviati con buone chances verso un futuro lavorativo di-gnitoso e promettente.

Il meccanismo è, tutto sommato, semplice e, almeno sulla carta, non molto diverso dal nostro. Le imprese possono scegliere di versare il contributo obbligatorio per la forma-zione a questa o quella associazione (anche in Italia esiste, ma finanzia solo la formazione continua per gli occupati, mentre in Francia finanzia soprattutto l’apprendistato, cioè l’accesso al lavoro); con tali risorse e con altri contributi

pubblici gli enti di forma-zione garantiscono un ap-prendistato vero e rigoro-so: due anni durante i quali una ferrea alternanza tra lavoro (cinque settimane) e studio/laboratorio presso il centro (due settimane) porta all’apprendimento di un mestiere e un accesso al lavoro abbastanza sicuro, per via della consolidata fi-delizzazione tra imprese e strutture formative.Dopo, se si vuole continua-re fino a diventare “Compa-gnon”, cioè maestro, artigia-no specializzato, si studia/lavora per altri tre anni nel cosiddetto “Tour de Fran-ce”, cioè con permanenze

di sei mesi presso le varie sedi territoriali (Maisons) della Compagnie, perché per loro è fondamentale acquisire tec-niche ma anche conoscere il paese, il mondo, le culture, le diversità territoriali, persone con cui relazionarsi e restare in contatto.Affascinante ed esotico mondo, da cui noi formatori ita-liani e meridionali ci ripromettiamo di recepire spunti e suggerimenti di carattere tecnico ed organizzativo, ma soprattutto stimoli a migliorare radicalmente il circui-to di conoscenza, fiducia, scambio e investimento tra sistema delle imprese e sistema della istruzione e for-mazione professionale, vero punto debole del nostro mercato del lavoro.

* Direttore Formedil-Bari

I SEGRETI DEI “COMPAGNONS”FORMEDIL BARI E POLITECNICO FANNO VISITA ALLA ANTICA E NOBILE ASSOCIAZIONE FRANCESE DEI MESTIERI TRADIZIONALI CHE DA OLTRE 6 SECOLI TRAMANDA AI PROPRI GIOVANI ARTI E SAPERI

La delegazione di Politecnico e Formedil-Bari

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Scatola aperta

di Antonella Ardito

Avere vent’anni è una ricchezza e una sfida. E per la Facoltà di Architettura di Bari il ventesimo anniversario dell’attività accademica coincide con una nuova ricchezza e l’inizio di mille nuove sfide: l’inaugurazione della nuova sede all’in-terno del Campus universitario barese. Sette aule per di-segno e lezioni frontali, sette laboratori, un’aula magna da 220 posti e poi sale lettura, biblioteche, un centro stampa e la volontà di creare un bookshop, oltre a 14 atelier, vera innovazione a livello nazionale, dedicati ai laureandi, dove gli studenti divisi in gruppi da sei fanno ricerca, mettono

insieme esperienze e rilievi sul campo e sperimentano in prima persona seguiti da un minimo di tre docenti, l’im-portanza del lavoro di gruppo. In tutto la nuova sede della Facoltà di Architettura di Bari dispone di quattro piani per uno sviluppo di 11 mila metri quadri, costati in totale 12 milioni di euro. Luoghi dove poter dare sicurezza alla didattica, riferimenti precisi agli studenti e permettere ai docenti di avere spa-zi appropriati anche per seguire la ricerca e i dottorandi. Linee semplici e spazi funzionali per il nuovo plesso, che ricalcano i segni distintivi della scuola di architettura bare-se, che si basa ancora oggi sulla triade Vitruviana: “In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo la so-lidità, l’utilità, e la bellezza” scriveva Marco Vitruvio Pollione nel 25 avanti Cristo per raccontare i principi della costruzio-ne degli antichi romani. Nel 2010 questi principi valgono ancora per i 200 studenti che ogni anno si immatricolano, “una doverosa selezione all’ingresso”, l’ha definita il presi-de della facoltà di architettura, Claudio D’Amato Guerrieri, “perché la scuola di architettura barese non vuole formare

DAL 1990 AD OGGI 1863 LAUREATI, ARCHITETTI E DESIGNER INDUSTRIALI

Architettura, la vita ricomincia a 20 anni in una nuova casa. Utile, salda e bellaINAUGURATA LA NUOVA SEDE ALL’INTERNO DEL POLITECNICO DI BARI DAL PRESIDE CLAUDIO D’AMATO GUERRIERI E DAL RETTORE NICOLA COSTANTINO

La conferenza stampa di presentazione della nuova sede

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Archistar, si orienta da quando è nata su una formazione generalista. La specializzazione deve avvenire in seguito”. 150 sono gli iscritti annuali al corso di laurea specialistica a ciclo unico in architettura, 50 invece per il percorso trien-nale in disegno industriale, che in collaborazione con le aziende del territorio studiano anche la progettazione di elementi di arredo per la nautica di lusso e off-shore. Il dialogo con le realtà esterne al mondo accademico è una prerogativa della Facoltà di Architettura: non ci sono solo gli scambi con i paesi della riva opposta dell’Adriati-co, le ricerche a Kos, Creta e Leptis Magna nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Progettazione architettonica per i paesi del Mediterraneo, ma anche il contatto diretto con gli enti di formazione del territo-rio barese. La collaborazione con il Formedil, la Scuola Provinciale per la Formazione Pro-fessionale in Edilizia della Provincia di Bari ha dato vita in particolare lo scorso febbraio al progetto Santi Quattro Coronati, durante il quale 150 studenti del primo anno della Facoltà di Architettura hanno costruito in collaborazione con gli operatori del Forme-dil strutture in pietra e materiali edili tipici della tradizione pugliese, senza l’utilizzo del cemento armato. Al progetto hanno parte-cipato anche i rappresentanti francesi delle Compagnon de Devoir, nate nel 1300 duran-te la costruzione delle cattedrali gotiche e che da corporazioni si sono trasformate in associazioni di apprendistato e di rivalutazione di antichi materiali. Un re-cupero del passato funzionale al moderno, cifra stilistica della Facoltà di Architettura, pronta ad essere come Argo la nave della conoscenza per gli artefici delle città e degli spazi di vita del domani, a Bari e nel mondo.

IL PRESIDE CLAUDIO D’AMATO GUERRIERI“UN ALBERO CHE HA MESSO RADICI”“Questa facoltà ha attecchito, è un albero che ha messo radici”. È la conclusione di Claudio D’Amato Guerrieri, preside della Fa-coltà di Architettura di Bari in occasione dell’inaugurazione del nuovo plesso e dei vent’anni di lavoro a Bari. “Qui vale il criterio del merito, non ci sono figli di professori o figli dei ricchi che diventano a loro volta docenti mentre agli studenti che hanno protestato per i 120 euro da versare per la tesi di laurea io ricor-do che la Facoltà mette loro a disposizione gli atelier, luoghi at-

trezzati per la ricerca che diventano la loro casa. Per 12 mesi si ribalta il rapporto con i docenti perché sono loro che vanno dai ragazzi per mo-nitorare il lavoro di tesi. I 120 euro richiesti ai laureandi altro non sono che 10 euro mensili di concorso alle spese”. D’Amato Guerrieri poi difende l’impostazione della didattica: “Volutamente non abbiamo i se-mestri, li ritengo un imbroglio. Ci sono materie come analisi matematica, fisica, progettazione che hanno bisogno di un approfondimento concreto, gli studenti si devono relazionare in maniera continua con i docenti, non devono essere polli in batteria pronti a far gli esami quando serve”. “Uno dei pilastri sui quali si basa questa scuola è il rapporto tra architettura e costruzione – ha sottolineato D’Amato Guerrie-ri – bisogna sapere e saper fare. Noi speriamo di contribuire a un cambiamento positivo della città nel senso della sua forma fisica e alla cre-

scita di una sensibilità verso l’ambiente e verso il paesaggio. Il nostro mestiere ha la sua specificità, fare stare bene le persone. Siamo leader nella progettazione di case energetiche e a bas-so consumo senza dimenticare il lavoro sulla pietra. La nostra è un’architettura tradizionale ma rinnovata all’insegna delle mo-derne tecnologie”. Ma dopo la laurea in Architettura a Bari cosa possono fare gli studenti? “Ci sono gli spin-off, incubatori di impresa per i giova-ni – conclude il preside - non mi piace vedere i giovani laureati sfruttati senza stipendio negli studi. Preferisco che si applichino su un’impresa come progettisti e realizzatori dell’opera”.

UNA GIORNATA INDIMENTICABILETRA I BRUNELLESCHI E I DELORME 24 novembre 2010: una giornata che sarà ricordata per sempre. Si è svolta l’inaugurazione della nuova sede della Facoltà di Ar-chitettura: i corridoi tra le aule e i laboratori sono stati dedicati ad architetti e artisti del passato come Brunelleschi, Schinkel, Delorme e Borromini, ma tutta la nuova grafica, le indicazioni ai piani, sono state curate dal Preside D’Amato Guerrieri e dai dottorandi. Nelle gallerie hanno trovato posto le realizzazioni pratiche degli studenti, i disegni geometrici ai plastici e i mi-gliori progetti di laurea degli ultimi anni, dai quali tanti studenti hanno preso spunto per nuove tesi. Come ricordato anche da Michele Beccu, docente di progettazione architettonica, la fa-coltà conserva memoria cartacea a digitale delle tesi, che ge-nerano sempre nuovi approfondimenti. Nel pomeriggio Nicola Costantino, Rettore del Politecnico di Bari ha aperto la cerimo-nia ufficiale della giornata inaugurale, durante la quale ci sono stati gli interventi del preside Guerrieri e degli studenti e la lec-tio magistralis di Romano Burelli dall’Università di Udine su un tema cruciale per i futuri architetti: “È l’architettura ancora inse-gnabile? Sul declino dell’arte del costruire”.

Claudio D’Amato

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Saper fare

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di Francesca Sorricaro *

La formazione e l’aggior-namento dei tecnici delle pubbliche amministrazioni rappresentano uno degli obiettivi del Formedil-Bari. E’ in corso di svolgimento a Bar-letta un percorso formativo sui temi della progettazione urbanistica ed edilizia soste-nibile, al quale partecipano oltre che funzionari delle PA anche liberi professionisti.L’interesse per le tematiche relative lo sviluppo sosteni-bile ambientale, territoriale ed edilizio ha portato i trenta corsisti a seguire lezioni che affrontano sia dal punto di vista teorico che pratico, at-traverso la presentazione di best practice, la progettazio-ne di quartieri residenziali e industriali, il comportamento energetico e le caratteristiche prestazionali degli edifici. Conoscere il percorso metodologico e alcune nozioni di base appare oggi indispensabile per affrontare in modo innovativo realizzazioni di qualità, che sfruttino le caratte-ristiche ambientali per riscaldare e raffrescare, che utiliz-zino materiali locali e ecocompatibili, che siano attenti ai consumi energetici e alla salute degli abitanti.La sostenibilità è ormai una delle principali priorità del-le politiche della Regione Puglia, è inserita come finalità strategica in tutti i bandi di finanziamento, è il live motive delle campagne pubblicitarie dei prodotti per l’edilizia, è

uno dei criteri adottato dagli acquirenti per scegliere tra prodotti equivalenti.Non si tratta di inventare nulla, ma in primo luogo di met-tere in atto un nuovo “approccio progettuale”, un percorso che tenga conto di molteplici fattori e che soprattutto si faccia carico di apporti multidisciplinari: la sostenibilità deve essere affrontata nelle sue mille sfaccettature, mai in modo integralista, ricercando in ciascun progetto quel

mix di criteri in grado di rag-giungere un equilibrio anche dal punto di vista economico e sociale.L’attenzione per queste te-matiche ha superato la fase della semplice curiosità pro-fessionale, raggiungendo quella “del fare”, del mostrare che si può: i partecipanti in-fatti si fanno promotori per organizzare nei propri co-muni convegni allo scopo di sensibilizzare in primo luogo la classe politica, per ricerca-re fonti di finanziamento, per realizzare opere pilota, per individuare i diversi soggetti che possono essere coinvol-ti in una potenziale filiera

dell’edilizia sostenibile.Alcuni tasselli infatti sono ancora mancanti, soprattutto nel mondo della produzione e della vendita di materiali: non sono presenti in regione rivendite specializzate dove poter trovare i diversi componenti o tecnologie e le azien-de produttrici sono presenti solo per alcune tipologie di prodotto. Si rende pertanto necessario attivare campagne informative e azioni per formare nuove figure professio-nali in grado di ricoprire i ruoli mancanti: saranno questi infatti i prossimi percorsi formativi che il Formedil- Bari ini-zierà a promuovere il prossimo anno.

*Architetto

Pubblico e privatoLa formazione in ComuneCORSI DI AGGIORNAMENTO DEL FORMEDIL-BARI PER I FUNZIONARI DELLE AMMINISTRAZIONI DELLA BAT

Francesca Sorricaro

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Saper fare

l Alessandro Torzulli (Diploma di Geo-metra, in cerca di nuova occupazione) Il corso, parlando da profano che si avvi-cina alla materia, è stato davvero illumi-nante, grazie agli insegnanti a mio parere estremamente competenti ed empatici.Ho affrontato il mese di stage ad Egnazia in modo tranquillo grazie alle garanzie della Formedil ed alla serietà del personale logi-

stico dello scavo, che ha permesso una integrazione degli stagisti, in cui sono incluso, pres-sochè completa, facendo risultare importante e di forte supporto il lavoro che ogni giorno noi stagi-sti svolgevamo.

Le capacità acquisite nelle due settimane di teoria e sperimentazione pratica nella sede della Formedil sono state fruttuose al punto da riuscire a preparare personale in grado di essere subito operativo.Il mio voto sul corso è un 9!Le ultime tre settimane di pratica cantie-ristica hanno dato una marcia in più alla nostra figura di operai di scavo archeolo-

gico. Ci sono state utili per riuscire a capire come proteggere eventuali situazioni ar-cheologiche interessanti e delicate, grazie ad una infarinatura sostanziosa su mura-ture, calcestruzzi armati e strutture di sup-porto in legno, conoscenze che possono scongiurare il rischio, ad esempio, di per-dere dati per collasso o scarsa protezione dei reperti!

l Michele Dianora (Iscritto al Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche) Purtroppo, o per fortuna, il corso è arriva-to al suo termine. Dico “purtroppo” perché l’esperienza dello stage ad Egnazia è stata indimenticabile. Stare a contatto 24 ore su 24 con altri ragazzi conosciuti poche set-timane prima a Bari e vivere cercando di

ritrovare e studiare oggetti millenari è sta-to fantastico, la fatica stentava a farsi sen-tire. “Per fortuna”, lo dico a titolo persona-le poiché ho potuto far coincidere la fine del corso con l’inizio di una nuova strada: l’Università.Per quanto possa essere stato utile questo corso, ritengo che il tipo di qualifica che ac-quisiremo la potremo spendere in periodi ben determinati dell’anno e non sempre come un lavoro stabile come quello per cui sto studiando all’Università.Durante il periodo di permanenza presso la Formedil, il Geometra e i vari ingegne-ri sono stati bravissimi nello stimolarci ad apprendere le conoscenze basilari su mu-rature e carpenteria. Un corso che rifarei se ce ne fosse l’opportunità.Ringrazio tutti, dal tutor Piepoli ai vari in-segnanti, al geometra Rafaschieri e ai vari dirigenti della Formedil sempre a dispo-sizione affinchè tutto l’iter del corso fosse rispettato.

l Paolo Pansitta (licenza media; in cerca di nuova occupazione)L’Ente formativo “Formedil” mi ha dato la possibilità di acquisire competenze profes-sionali e specifiche nel settore dell’archeo-logia, il cui ambito operativo mi ha da sem-

CHIUSO IL CORSO DI SCAVO ARCHEOLOGICO A EGNAZIA

Io, speriamo che me la cavo“LO RIFAREI”. “HO IMPARATO TANTO”. “BELLA ESPERIENZA”. “VORREI LAVORARE COSÌ”. NELLE TESTIMONIANZE DEI RAGAZZI, IL GIUDIZIO SU UN’INIZIATIVA INEDITA, ENTUSIASMANTE E CON INTERESSANTI PROSPETTIVE PER IL FUTURO

Riscoprire i tesori dei Peucezi e dei Messapi, respirando l’aria del mare e della grande storia ad Egnazia, antico por-to greco e romano 50 chilometri a Sud di Bari. È l’esperien-za vissuta da 11 corsisti (studenti, laureati, giovani in cerca d’occupazione) che hanno partecipato allo stage forma-tivo per operatori edili di scavo archeologico promosso da Formedil Bari, la scuola provinciale per la formazione in edilizia. Un’esperienza, per molti, inedita, irripetibile ed entusiasmante. Così come del resto risulta inequivocabil-mente dalle testimonianze di alcuni di loro, raccolte a fine corso.

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pre affascinato, sia per la possibilità di partecipare a far emergere il pa-trimonio artistico ed archeologico del nostro Paese, sia per la tipologia qualitativa del la-voro in sè.Tutto si è svolto in

una prospettiva di collaborazione con il gruppo di lavoro, condividendo le piccole emozioni che si avvertono durante il ritro-vamento di un reperto storico, anche del più piccolo.Mi sarebbe piaciuto approfondire la par-te tecnico-pratica degli scavi, al fine di comprendere meglio la stratigrafia del terreno.Spero che tutto quanto appreso durante il corso non resti solo una esperienza for-mativa, anche se bella e interessante, ma che mi possa dare quella occasione lavo-rativa e professionale che da tempo atten-do e che, credo, ogni persona ha diritto di ricevere da uno splendido Paese pieno di risorse come il nostro.Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato questa possibilità: organizzatori, docenti e tutor e coloro che hanno permesso che questo si realizzasse in un clima di cordiali-tà, amicizia e rispetto reciproco.

l Costantino Buonsante (Elettricista e impiantista di cantieri, in cerca di nuova oc-cupazione) Le cose che capitano per caso, sono quelle che lasciano più il segno e offrono mag-giori emozioni. Così è successo per corso per “Operatore edile di scavo archeologi-co”. Fui subito affascinato dalla proposta, tanto che non ho esitato ad iscrivermi. Le prime due settimane le abbiamo passate

in aula appren-dendo le nozioni basilari dell’arche-ologia, in modo tale da non an-dare allo stage sprovvisti di infor-mazioni su come operare e su dove mettere mano in uno scavo. Le al-tre 5 settimane le abbiamo passate

negli scavi ad Egnazia, facendo uno stage di lavoro. Un’esperienza incredibile con ragazzi dell’Università di Bari; gente fanta-stica, pronta ad aiutarti e a mettersi a com-pleta disposizione. Un’esperienza vissuta

intensamente e con grande entusiasmo, apprendendo molte cose di cui ignoravo l’esistenza. Ora sinceramente, spero di tro-vare lavoro come operatore edile di scavo archeologico. Durante le ultime tre set-timane, passate in aula alla Formedil, ab-biamo toccato con mano la parte più “edi-le”. Siamo stati in grado di costruire muri, pilastri a faccia vista, pilastri in cemento armato e addirittura un arco! Un’esperien-za tutta da rifare! La consiglio a chiunque come occasione per crescere e conoscere persone splendide.

l Francesco Semeraro (titolare di una dit-ta edile)Sebbene la mia attività lavorativa mi abbia già dato in passato la possibilità di ope-rare in ambito archeologico, in particola-re a supporto di un’èquipe di ricercatori dell’Università di Bari guidati dalla Prof.ssa Cassano, e quindi di maturare una espe-rienza pluriennale in tale campo, ritengo che il corso per “Operatore di scavo ar-cheologico” organizzato da Formedil-Bari abbia costituito per me una novità molto importante dal punto di vista professio-nale. Da un lato infatti ho potuto appren-dere nuove conoscenze relative a questo ambito, dall’altro sono entrato in possesso

di un titolo spendibile in ambito professio-nale soprattutto ora che è stata approvata definitivamente la legge sull’Archeologia Preventiva.

l Bart Federico Filannino (Laureato in Beni Culturali)È stata un’esperienza che mi ha fatto riflet-tere dinnanzi alla cronaca di questi giorni che ci informa della caduta della Domus dei gladiatori di Pompei, riflettere su cosa si intenda per archeologia preventiva dato che di prevenzione ne vedo ben poca. Da molto tempo gli archeologi direttamente impegnati sul cam-po si sono posti il problema di con-ciliare le esigenze di tutela di un pa-trimonio – e quel-lo italiano è come

è noto tra i più rilevanti del mondo – con le esigenze operative delle attività che com-portano lavori di scavo, da quelle edilizie a quelle estrattive fino alle grandi opere infrastrutturali. È dunque ormai prassi cor-rente, da parte delle soprintendenze per i Beni archeologici, coordinare interventi di scavo finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche e private. Tali interventi, gesti-ti dalle soprintendenze indirettamente e sotto diverse forme ma con committen-za esterna, rappresentano la stragrande maggioranza degli scavi archeologici con-dotti oggi in Italia. Il recente crollo nel sito di Canne della Battaglia di un tratto della cortina muraria esterna che si affaccia sul corridoio panoramico intorno all’Acropoli, conferma la cattiva gestione dei fondi in Campania come in Puglia. Bisognerebbe allora chiedersi a chi ci si è affidati per i re-stauri nel 2009 a Pompei e nel’98 a Canne della Battaglia. Perciò ritengo avanguardi-stica l’esperienza da me appena conclusa e l’iniziativa della Formedil-Bari nel voler fondere pratiche di stampo archeologico a quelle di stampo edile, fondamentali quest’ultime anche per studenti di arche-ologia, in modo che si abbiano delle cono-scenze anche di tipo strutturale di vitale importanza nel caso di restauro di elevati storici tendenti a crollo e per formare delle abilità che evitino in futuro tali scempi.

l Luciano Piepoli (archeologo, tutor del corso)Il corso appena concluso costituisce un’im-portante novità sia per il mondo edile che per quello archeologico. La recente norma-tiva sulla cosiddetta “archeologia preven-tiva” che stabilisce la possibilità da parte delle Soprintendenze di far intraprendere delle verifiche sul potenziale archeologico in occasione di lavori pubblici o privati a carico delle ditte edili appaltatrici infatti determina la necessità di stretta collabo-razione tra i due ambiti.Il corso per “Ope-ratore edile di sca-vo archeologico” pertanto, organiz-zato da Formedil-Bari e che ha visto il coinvolgimento d e l l ’ U n i ve r s i t à degli Studi di Bari (équipe della Prof.ssa Raffaella Cassano ) oltre che di giovani e qualificati archeologi in qualità di docenti, ha fornito ai corsisti tutti gli strumenti professionali necessari per porre le basi per una proficua collabo-razione futura tra i due ambiti.

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Un’impresa di costruzioni ha almeno tre buoni motivi per richiedere e utilizzare le 16 ore di formazione prima dell’as-sunzione.Primo: utilizzare le “16 ore” è una buona pratica che qualifi-ca l’impresa che è sicura di essere in regola con la legge fin dal primo minuto di assunzione. L’Attestato che la Scuola Edile territoriale rilascia al termine delle 16 ore (e che il la-voratore consegnerà all’impresa all’atto del primo ingressoin cantiere) permette all’impresa di dimostrare di aver adempiuto a quanto prescrive:n La Legge (art. 37 del D.lgs 81/2008 Testo Unico)n Il Contratto Collettivo Nazio-nale di Lavoro (artt. 91 e 110).Secondo: nessun costo e molti vantaggi. Non ha alcun costo di alcun tipo: né economico, né or-ganizzativo. Quando sta frequen-tando il corso la persona da assu-mere non è ancora un dipendente in forza all’impresa.Terzo motivo: per cominciare fin da subito a lavorare come si deve. L’impresa può disporre di nuovo assunto con un minimo di cono-scenza pratica del cantiere. Il corso di formazione di 16 ore (due gior-nate consecutive) si svolge in un laboratorio attrezzato della Scuo-la Edile ed ha un carattere assolu-tamente pratico-applicativo. Ha lo scopo di insegnare a svolgere nel

modo giusto e in sicurezza le mansioni che normalmente vengono assegnate in cantiere ad un nuovo assunto senza esperienza di lavoro in edilizia.Il Corso delle 16 ore consente ai lavoratori senza precedenti esperienze nel settore edile, l’acquisizione di un minimo di competenze professionali, formandosi “in sicurezza”. Sotto la guida dello Staff tecnico del Formedil-Bari i nuovi assunti potranno apprendere procedure e modalità tecniche di un cantiere edile, operando in sicurezza.

Saper fare

FORMAZIONE LAVOROISTRUZIONI PER L’USOEcco un utile memorandum sul programma del corso “16 ore prima” dedicato alla sicurezza sul lavoro e alla legalità.

Che cosa sonoLe 16 ore sono un’importante innovazione contrattuale intro-dotta nei Contratti Collettivo di Lavoro (Edili Industria, Edili Artigiani, Edili PMI, Edili Cooperative) sottoscritti nel periodo giugno-luglio 2008.

Come funzionanoCon decorrenza dal 1° gennaio 2009, ciascun lavoratore al pri-mo ingresso nel settore deve, primadell’assunzione in impresa, ricevere una formazione professio-nale e alla sicurezza di 16 ore presso la locale Scuola Edile.Prima del 1° gennaio 2009 ciascuna impresa riceverà dalla pro-pria Scuola edile:n il CALENDARIO DEI CORSI FORMATIVI 16 ore (almeno un cor-so di formazione a settimana)n una SCHEDA INFORMATIVA con le informazioni indispen-sabili per il lavoratore per la frequenza del corso (sede, come arrivare, orari)n un modello di COMUNICAZIONE DI ASSUNZIONE

Come fare in praticaOgni volta che l’impresa decide di procedere all’assunzione di un nuovo lavoratore, senza precedenti espe-rienze di assunzione nel settore delle costruzioni, dovrà:n 1) consegnare all’assumendo la COMUNICAZIONE DI ASSUNZIONE dopo averla compilata indicando: le date in cui dovrà frequentare il corso, dopo averle scelte sul CALENDARIO DEI CORSI FORMATIVI 16 ore; e il gior-no da cui decorrerà l’assunzione e la sede del cantieren 2) consegnare all’assumendo una SCHEDA INFORMATIVA con le infor-mazioni indispensabili per il lavora-tore per la frequenza del corso (sede, come arrivare, orari)n 3) inviare immediatamente via fax o posta elettronica copia della CO-MUNICAZIONE DI ASSUNZIONE alla Cassa Edile e alla Scuola Edile del ter-ritorio, rispettando l’anticipo di alme-no tre giorni rispetto al giorno di de-correnza dell’assunzione, così come previsto dalla norma contrattuale.n 4) richiedere al lavoratore, all’atto dell’ingresso in cantiere per l’inizio del lavoro, l’Attestato di Formazione che la Scuola Edile avrà rilasciato a fine corso.

PERCHÉ È UTILE AVVALERSI DEL CORSO, CHE È POSSIBILE SEGUIRE AL FORMEDIL BARI

Prima di lavorareconta fino a 16

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La formazione è fattore essenziale di svilup-po. In questa fase di grave crisi, è fattore de-terminante per cogliere le opportunità della ripresa. A questo tema Fondimpresa ha de-dicato un forte impegno tra 2009 e 2010, ed a questo tema ha dedicato il convegno annuale.Un milione di lavoratori formati dal 2007 di cui 680 mila nel periodo 2009-2010, cioè ne-gli anni della crisi; oltre 33 mila aziende che hanno partecipato ad attività formative a stragrande maggioranza piccole e medie im-prese, il 23% degli obbiettivi formativi con-centrati sull’innovazione, 240 mila persone formate su salute e sicurezza sul lavoro. Sono questi i risultati illustrati da Fondimpresa nel corso del convegno annuale del fondo in-terprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, dal titolo “La ripresa parte dalla formazione”. Fin dall’inizio della recessione, Fondimpresa ha predispo-sto strumenti per la formazione dei cassinte-grati, con stanziamenti per un totale, finora di 27 mln di euro. “In questi due anni così difficili – ha spiegato il presidente di Fondimpresa, Giorgio Fossa, presentando i risultati del lavoro svolto nel convegno “La ripresa parte dalla forma-zione” – è aumentata la domanda di formazione delle im-prese: a fronte di una disponibilità iniziale di 142 milioni di piani settoriali e territoriali sono arrivate richieste per 355 milioni di euro, due volte e mezza il budget. Con un forte impegno, il Fondo ha portato gli stanziamenti a 198 mi-lioni ma è chiaro che il contributo dello 0,30% non basta

più a coprire tutta la domanda di formazione che abbia-mo contribuito a far emergere, determinante per il futuro delle imprese italiane”.‘’Fondimpresa è decollata, è uno strumento delle parti so-ciali per rendere le persone sempre più qualificate e quindi occupabili mobilitando le risorse prelevate dalle imprese’’. Cosi’ il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha commen-tato l’azione di Fondimprese, il Fondo interprofessionale per la formazione continua, a margine del convegno su “La ripresa parte dalla formazione”. E ha aggiunto: ’’È impor-tante che Fondimpresa abbia voluto operare soprattutto per i lavoratori in cassa integrazione, in mobilita’, costrettiall’inattivita”.Occorre dunque che le parti sociali siano libere di darsi le regole più idonee per il raggiungimento degli obbiettivi di piena diffusione della formazione continua. “Questo periodo – ha detto ancora Fossa – ha portato molti im-prenditori a scoprire che la formazione fa diventare piu’ competitivi e questa consapevolezza non verrà meno con il declinare della fase critica. La domanda di formazione e’ matura, crescerà ancora, e questo sistema di autofinanzia-mento deve essere messo in condizioni di poter risponde-re efficacemente ai propri bisogni. Si tratta di una modifica

normativa. Basta poco, e la formazione per i lavoratori sara’ in grado di seguire l’evoluzio-ne dei fabbisogni delle imprese”.

L’APPELLO DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIAMARCEGAGLIA: “COINVOLGEREIMPRESE SOTTRATTE ALLA MAFIA”Prevedere corsi di formazione anche per i lavora-tori di imprese confiscate alla mafia per evitare che pensino “si stava meglio prima” quando si ritrova-no senza lavoro. È la proposta della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “Bisogna ragio-nare – ha spiegato intervenendo al convegno di Fondimpresa “La ripresa parte dalla formazione” – per fare un’attività di formazione all’interno di quelle imprese che sono state confiscate alla cri-minalita’ organizzata e che oggi, grazie al lavoro importate delle forze dell’ordine e del ministro Maroni, può cominciare a essere un patrimonio significativo”. La criminalità organizzata non di-spone solo di “soldi e proprietà immobiliari ma, in alcuni casi, anche di imprese. Bisogna fare uno

sforzo per formare i lavoratori di queste imprese: poter gestire queste imprese è essenziale perché altrimenti si fa uno straor-dinario lavoro come forze dell’ordine e come Paese per seque-strare i beni alla mafia ma poi la gente che lavora in quelle im-prese, drammaticamente, può pensare, se non lavora più, che si stava meglio prima”. Secondo Marcegaglia, “bisogna comin-ciare a lavorare perche si capisca che” le imprese confiscate alla criminalità organizzata “possono stare in piedi anche se non in mano alla mafia. Servono manager che possano gestire queste imprese e noi, come Confindustria, stiamo collaborando con il ministero dell’Interno in questo senso”.

IL CONVEGNO ANNUALE FONDIMPRESA A ROMA

La crisi? Forma che ti passaDAL 2007 OLTRE UN MILIONE DI LAVORATORI COINVOLTI IN PIANI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE. PLAUSO DEL MINISTRO SACCONI. LA DOMANDA CRESCERÀ ANCORA.

Giorgio Fossa

Maurizio Sacconi

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La collana “La nuova edilizia a Bari”, voluta dal Formedil-Bari è al suo quinto anno di vita.Iniziata nel 2006 nelle pubblicazioni della casa editrice barese Adda, con il primo volume dedicato giusto agli esordi dell’architettura nuova del Novecento, la collana ha proseguito la sua vita presentando puntualmente, anno dopo anno, i suoi volumi che sono stati dedicati all’archi-tettura del consenso, all’architettura dell’edilizia delle città trasformate del secondo dopoguerra italiano, passando attraverso lo studio delle periferie.Nella scansione dei volumi si è profilata una storia del-la crescita edilizia di Bari che, erede del sistema definito nell’Ottocento con il borgo murattiano, si è perfettamente adeguata alle esigenze dell’economia del nascente capita-lismo mercantile e industriale. Costantemente si è cercato di guardare al lavoro di ingegneri, architetti, maestranze

impegnate a vario titolo nella costruzione della “città nuo-va”. In particolare, nelle sezioni in cui ogni volume si arti-cola, specialisti e tecnici, – l’architetto francese Mele per il primo, l’architetto Mario Spinelli del Politecnico di Bari per i successivi, l’architetto Giuseppe Fragasso in tutti i volumi –, hanno offerto illuminanti contributi. Il tema dell’architettura contemporanea nelle periferie è oggi, fulcro del più avanzato dibattito culturale europeo. L’interesse sul tema “antico e nuovo” è iniziato da qualche decennio quando, superata la polemica antitradizionale del razionalismo, per vari e complessi motivi si cominciò a rivedere il rapporto fra architettura moderna e tradiziona-le in ottica sociale.“In questo quinto volume – spiega il presidente del For-medil Michele Matarrese – analizziamo gli edifici indu-striali maggiormente caratterizzanti il nostro territorio da quelli storici degli esordi novecenteschi (ex macello, ex frigorifero) agli anni del boom (Fonderie Meridionali, Brid-gestone, Isotta Fraschini, Officine Calabrese) ai più recenti, alcuni dei quali ormai orientati verso la commercializza-zione delle industrie automobilistiche (Volkswagen, Mari-no Automobili)” Matarrese ha voluto dedicare un pensiero all’amico ingegnere Giuseppe Garibaldi che è venuto a mancare in questo anno e al quale è dedicato un piccolo ma affettuoso frammento nel ricordo di lui professionista e imprenditore.“Questo testo – spiega Livia Semerari docente all’Univerità di Foggia e curatrice dell’opera – ben lungi dal voler esse-re trattazione di archeologia industriale, si propone al pari dei precedenti di indagare i caratteri formali e strutturali di una produzione edile, in particolare, quella industriale. Il volume al pari degli altri si avvale nella sezione “Testimo-nianze” di contributi di autori, specialisti, e studiosi che dai vari punti di vista affrontano il tema.

Saper fare

Là dove c’era(solo) l’erba

IL QUINTO VOLUME DELLA COLLANA “LA NUOVA EDILIZIA A BARI”

LE STRUTTURE DI FABBRICA CHE CAMBIARONO IL VOLTO DELLA CITTÀ DANDO VITA ANCHE ALLA ZONA INDUSTRIALE

Stabilimento Oleario della Dentamaro S.r.l.

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Edificio Albergo, studio di illuminazione notturna.

Metropolitana Bari-San Paolo, Stazione Tesoro

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Si chiama housing sociale e viene considerato un equiva-lente delle “vecchie” case popolari e in questa fase rappre-senta uno straordinario punto di incontro tra le esigenze di mondi diversi tra loro come il disagio sociale e l’inizia-tiva economica privata. In realtà non è corretto definire l’housing sociale case popolari. La traduzione letterale di social housing è edilizia privata sociale, si tratta di una pratica nata in Olanda e in Inghil-terra e si differenzia dalle case popolari perché quest’ulti-me vengono realizzate grazie a contributi pubblici a fon-do perduto (almeno dell’80%) e poi cedute in affitto a un canone molto basso, in media 100 euro al mese.L’housing sociale si rivolge invece a quella fascia di popo-lazione che non è abbastanza povera da chiedere l’asse-gnazione di case popolari e che nello stesso tempo non riuscirebbe a pagare i prezzi di mercato. Il canone medio dell’housing sociale su una piazza come Milano si aggira sui 500 euro al mese, sen-sibilmente meno degli affitti standard.L’unico contributo pubblico di cui si gio-va la nuova edilizia sociale sono le aree che in genere i Comuni concedono a costo zero, magari dentro un quadro di programmazione urbanistica negoziata in cui chi realizza le nuove abitazioni si prende carico di alcune richieste dei sin-daci.I primi esempi in Italia si housing sociale si concretizzeranno in Emilia, Lombardia e Veneto con quasi 300 milioni di inve-stimenti in alloggi sociali. Il via libera è arrivato a dicembre dal maxi fondo per l’housing sociale della Cassa depositi, con la disponibilità a investire fino a 118

milioni in due programmi che prevedono appunto una spesa complessiva di quasi 300 milioni (295). Il principale beneficiario è il fondo “Abitare sociale 1” pro-mosso dalla fondazione Cariplo e gestito da Polaris Sgr, che potrà essere sottoscritto da Cdp (Cassa depositi e prestiti) fino a un massimo di 88 milioni. Altri 30 milioni andranno al fondo “Real Quercia housing sociale”, gestito da Est Capital. Il primo investimento nell’edilizia sociale privata con 25 milioni nel fondo “Parma social house” (gestito da Polaris), che prevede un investimento di circa 140 milioni per 850 alloggi nella città emiliana.l sistema dei fondi immobiliari per l’edilizia economica, frutto della sintonia tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, co-mincia ad avere la sua massa critica, a circa due anni e mezzo dal suo concepimento normativo, nel giugno del 2008.Naturalmente c’è ancora spazio per molti investimenti. Il “Fai-Fondo investimenti per l’abitare” avviato da Cassa depositi e prestiti è finora arrivato a 1,67 miliardi, con le sottoscrizioni di banche (Unicredit e Intesa-Sanpaolo), assicurazioni (Generali e Allianz) e della stessa Cdp. E con l’ingresso ormai prossimo delle casse di previdenza priva-te e del ministero delle Infrastrutture si sfioreranno i due miliardi.

In chiusura

LE AVVERTENZE DEGLI IMPRENDITORILEGGERE BENE PRIMA DELL’USO:SUOLI GRATIS E NIENTE VARIANTIL’housing sociale rappresenta un’interessante prospettiva di svi-luppo del mercato delle costruzioni anche in Puglia. Ed è stato oggetto di un confronto tra l’assessore regionale all’assetto del territorio Angela Barbanente e il presidente di Ance Puglia Sal-vatore Matarrese nell’ambito dell’Assemblea che annualmente si svolge a Lecce.E fu proprio Matarrese, cogliendo la disponibilità della Barba-

nente, porre alcune questioni dirimenti. Quat-tro in particolare.Prima: il costo delle aree. È necessario, cioè, prevederne una riduzione del costo. Seconda: il mix edilizia residenziale e libera. Ovvero la possibilità di stabilire nel progetto che il fondo debba gestire, un giusto mix che non può es-sere certamente paritario tra edilizia residen-ziale a canoni accessibili e di edilizia libera. Se i vincoli, ad esempio, sono troppo sbilanciati a favore delle case a basso costo, l’impresa non trova più vantaggi nell’avviare l’operazione.Terza questione: la premialità volumetrica in alternativa al finanziamento monetario da parte della Pubblica Amministrazione.Quarta e decisiva questione: il no alla varian-te urbanistica. Se è vero che l’housing sociale rappresenta un servizio alla comunità, l’attri-buzione di diritti edificatori aggiuntivi non deve più richiedere la variante al piano urba-nistico generale, che genera enormi lungaggi-ni burocratiche.

Edilizia,avanti popL’HOUSING SOCIALE OFFRIREBBE NUOVE POSSIBILITÀ DI ACQUISTARE CASA PER GIOVANI COPPIE E ANZIANI. MA ANCHE OPPORTUNITÀ DI RIPRESA PER UN SETTORE DELLE COSTRUZIONI SEMPRE PIÙ DRAMMATICAMENTE IMMOBILIZZATO DALLA CRISI.

Housing Sociale

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