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Innovazione e politiche ambientali nei sistemi produttivi locali e nei distretti industriali: GLI...

Date post: 01-May-2015
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Innovazione e politiche ambientali nei sistemi produttivi locali e nei distretti industriali: GLI ECO-DISTRETTI
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Page 1: Innovazione e politiche ambientali nei sistemi produttivi locali e nei distretti industriali: GLI ECO-DISTRETTI.

Innovazione e politiche ambientali nei sistemi

produttivi locali e nei distretti industriali:

GLI ECO-DISTRETTI

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I distretti industriali in Italia

Fonte: Club dei Distretti Italiani2

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Definizione

“Quando si parla di distretto industriale si fa riferimento ad un’entità socioeconomica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza”.

Alfred Marshall

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Ecodistretti e la Rete CartesioNel 2009 è uscito il nuovo rapporto Ecodistretti.

Rassegna delle buone pratiche realizzate in materia di politiche ambientali nei distretti industriali e nei SPL in Italia.

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Autori

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Coordinamento scientifico di Ambiente Italia e di Rete Cartesio.

Si tratta di una iniziativa che vede coinvolte le Regioni Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna

e Toscana.

Il termine Cartesio riassume il concetto di Cluster, ARee TErritoriali e Sistemi d’Impresa Omogenei e richiama l’esigenza di “fare sistema”.

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Il contesto

In Italia sono circa 200 i sistemi produttivi locali o distretti industriali;

I dati relativi al manifatturiero dicono che i distretti industriali hanno fornito negli ultimi 10 anni occupazione a circa 2 milioni di lavoratori,

pari a circa il 40% degli addetti del manifatturiero del nostro paese e a

circa il60% dell’occupazione complessiva del cosiddetto “Made in Italy”.

L’indagine ne ha selezionati 54 (nella edizione del 2003 erano 93).

Sono localizzati in 14 regioni e rappresentano 18 comparti di produzione;63% nel Nord, 26% nel Centro, 11% nel Sud e Isole

Non solo manifatturiero.Estensione alle esperienze dell’agroalimentare e dei prodotti tipici, dei servizi portuali, dei sistemi turistici.

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Ambiti produttivi e impatto ambientale La concentrazione di imprese nelle aree territoriali citate in precedenza ha

rappresentato un fattore di successo economico e un elemento di criticità ambientale per i territori nei quali le imprese si sono localizzate. Considerando alcuni dati aggregati e settoriali, quasi tutti gli aspetti e impatti ambientali generati dai settori interessati alla ricerca peggiorano negli ultimi 15 anni.

Consumi di energiaI consumi di energia dei settori industriali,che rappresentano il 43,8% del totale degli usi finali nazionali (in riduzione rispetto agli anni 90), mostrano dei valori di intensità energetica (tep/valore aggiunto) peggiorati nel corso di questi ultimi anni.Per citare alcuni dei settori presenti nei sistemi produttivi oggetto di indagine, il tessile passa da 74,2 tep/va del 1990 a 112,9 tep/va del 2005 (+52%), i materiali da costruzione, vetro e ceramica da 683,9 a 721,1 (+5%), l’agroalimentare da 106,3 a 178,3 (+68%), il cartario e grafico da 152,2 a 212,3 (+40%).

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I comparti maggiormente idroesigenti sono localizzati in alcuni degli ambititerritoriali dove operano i settori più importanti del Made in Italy:la lavorazioni delle pelli, il tessile e l’agroalimentare.

Quello dell’uso della risorsa idrica è un tema legato ai distretti agroindustriali. Molto spesso le risorse prelevate derivano dalle falde sotterranee ocomunque da bacini in aree con forti fenomeni di siccità, rendendo quindi menodisponibile la risorsa per le generazioni future.

Il tema delle risorse idriche è anche connesso a quello della qualità dei corsi d’acqua superficiali che attraversano gli ambiti produttivi espresso attraverso l’IBE (indice biotico esteso).

Il fiume Po mantiene dal 2004 la classe 3 (inquinato) sia a valle di Torino che a valle di Parma. Il fiume Adige a valle di Verona passa da classe 3 a classe 4(molto inquinato). Il fiume Arno a valle di Firenze passa a classe 4 nel 2006.

Consumi di risorse idriche

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La produzione di rifiuti speciali

La produzione di rifiuti speciali nei distretti del manifatturiero è in crescita negli ultimi anni.

Il settore della produzione dei metalli e quello della loro lavorazione, concentrati per lo più nei distretti industriali, determina una produzione superiore a 11 milioni di tonn di rifiuti speciali e circa 1 milione di tonn di rifiuti pericolosi.

L’industria del legno, carta e stampa generano circa 4 milioni di tonn di rifiuti speciali a cui aggiungere circa 3,8 milioni di tonn di rifiuti non pericolosi derivanti dalla produzione

di mobili e arredamento (oltre a circa 1,5 milioni di tonn di pericolosi).

L’industria alimentare contribuisce con più di 13 milioni di tonn.

I comparti del tessile, abbigliamento e concia producono circa 1,8 milioni di rifiuti non pericolosi.

Anche le produzioni agricole, che si considerano nel rapporto uno dei settori chiave per le produzioni tipiche nei territori, sono produttori di rifiuti speciali.

Rapporto Rifiuti pubblicato da ISPRA (2008).

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SPL oggetto

dell’indagine

Gli ambiti produttivi che sono stati selezionati per il

fatto di aver messo a punto politiche e strumenti

di eco-innovazione. I comparti maggiormente presenti come numerosità

sono mobili/legno, agroalimentare, tessile,

metalmeccanico e calzaturiero.

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Indicatori per l’indagine

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Risultati:classifica dei migliori SPL

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Analisi di alcuni risultati

Prestazioni abbastanza differenti tra i vari SPL in merito a 4 indicatori: la diffusione delle certificazioni ambientali, le politiche di prodotto, le BAT e i progetti di innovazione ambientale.

Per quanto riguarda le politiche ambientali di prodotto è il sistema produttivo locale del parmigiano reggiano di Parma-Reggio Emilia quello che ottiene il migliore risultato, per l’ottenimento del marchio biologico, la presenza del marchio DOP e per la sua diffusione presso un numero significativo di aziende coinvolte.Le altre due posizioni importanti vengono raggiunte da Capannori e Sassuolo, per l’utilizzo e la diffusione del marchio europeo Eco-Label sui prodotti dei due distretti, che coinvolgono circa 10 aziende per ogni distretto epiù di 70 prodotti.

Importante è l’impegno per tecnologie ambientali connesse all’efficienza energetica: il 17% dei distretti utilizzano tecnologie legate a fonti rinnovabili di energia, il 15% la cogenerazione.

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Sugli aspetti ambientali

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2003

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Politiche ambientali di prodotto: Marchi ed Etichette ECOLABEL

DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO

SASSUOLO (ceramica)PESARO (mobili)ARZIGNANO (pelli bovine finite - solo PCR)

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Marchi settoriali che contengono anche requisitiambientali:

DOP/IGP AGRICOLTURA BIOLOGICA

FOREST STEWARDSHIP COUNCIL OEKO-tex

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Page 28: Innovazione e politiche ambientali nei sistemi produttivi locali e nei distretti industriali: GLI ECO-DISTRETTI.

La proposta: MADE GREEN ITALYRealizzare uno schema per la qualificazione

ambientale al fine di rafforzare la competitività

del sistema produttivo grazie un più alto livello

di sostenibilità del Made in Italy

creazione del logo

Made Green in Italy

3 livelli:

Stesura di un regolamento nazionale

Creazione di un disciplinare a livello locale

Iter di qualificazione a livello aziendale

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