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La Voce - 6/2014

Date post: 06-Apr-2016
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delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, Opera Femminile Don Guanella
100
Bollettino bimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Anno LVIII • Novembre-Dicembre n. 6/2014 delle Figlie di S. Maria della Provvidenza Opera Femminile Don Guanella
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Page 1: La Voce - 6/2014

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Anno LVIII • Novembre-Dicembre • n. 6/2014

delle Figlie di S. Maria della ProvvidenzaOpera Femminile Don Guanella

Page 2: La Voce - 6/2014

In 4a di copertina

Foto inviata da suor FrancaVendramin fsmp.

In 1a di copertina

Mount St. Joseph (Ill. - USA).Presepe e foto di suor AnnaMaria Bilotta fsmp.

Periodico bimestraledelle Figlie di S. Maria della Provvidenza

Opera Femminile Don Guanella

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••CASA GENERALIZIA DELLA CONGREGAZIONEDELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 RomaTel. 06.58.82.082 - Fax 06.58.16.392 - www.cgfsmp.org

Direzione: Suor GIUSTINA VALICENTI

Amministrazione: Suor LETIZIA [email protected]

Redazione: Suor MARIA TERESA NOCELLATel. 06.58.09.361 - 06.58.99.043 - [email protected]

Con approvazione ecclesiastica

«LA VOCE» viene inviata ai componenti la Famiglia guanellia-na, agli amici e ai sostenitori delle Opere di Don Guanella.Eventuali altre richieste vanno inoltrate alla Redazione.

Ogni contributo sarà gradito e servirà a sostenere e migliorarequesta nostra rivista.

Potrete inviarlo tramite il nostro ccp N. 54079009 intestando a:ISTITUTO FIGLIE S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 Roma

Direttore responsabile: MARIO CARRERA

Autorizzazioni: Tribunale di Como n. 82 del 26-3-1957 Tribunale di Roma n. 17573 del 24-2-1979

Associato all’Unione Stampa Periodici Italiani

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••AVVISO AI LETTORINel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 196/2003, concernen-te la “privacy” dei dati personali dei lettori, garantiamo la riserva-tezza di tali dati, che fanno parte dell’archivio elettronico di que-sto periodico, gestito dalla Congregazione delle Figlie di S. Mariadella Provvidenza, ente proprietario.• I vostri dati, pertanto, non saranno oggetto di comunicazione o

diffusione a terzi.• In qualsiasi momento si desiderasse apportare modifiche

o cancellazione, si potrà farlo scrivendo alla Redazione della rivista.

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••Consulenza grafica: Giovanni Maccari

Fotocomposizione, selezioni e stampa: 3F PHOTOPRESS SNCdi Fantasticini S. & F.lli - Viale di Valle Aurelia, 105 - 00167 Roma

Finito di stampare nel mese di dicembre 2014

ANNO LVIII - N. 6 NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

Madre Serena Ciserani 1 In comunione per la pace 2 Oroscopo guanelliano 2015

CHIESA NOSTRA MADREPapa Francesco 3 Un bambino il segno dato da Dio 5 La Persona di GesùPapa Francesco 6 La fede di MariaDon Luigi Romanò sdc 9 Trasfigurazione di Paolo VIMonache benedettine 12 «Nulla anteporre all’amore di Cristo»

FAMIGLIA GUANELLIANA

Don Attilio Beria sdc 15 Don Guanella e santa Teresa d’AvilaSergio Todeschini 16 ... e don Guanella va da don BoscoCarlo Laudazi ocd 20 Seguendo la beata Chiara Bosatta. Il pregare di ChiaraP. Alfonso Crippa sdc 22 Un Centenario... come un cantiere di lavoro

FINESTRE SUL MONDOVittore Mariani 24 Alla ricerca dell’umanoGianni Moralli 26 Una storia da riscoprireFrancesco Sapio 29 Solenne riapertura della Basilica-Cattedrale di Gaeta

VOCI DAL SILENZIOGilda Mori 32 Ora va’...

VIVERE LA FESTAA cura di suor M.T. Nocella 33 Guanelliane «in cammino» sul Camino

de Santiago

TESTIMONIANZEA cura di Rita Sberna 55 «Il mio cuore canta». Intervista esclusiva al cantautore Roberto Bignoli

VOCE FAMIGLIAMons. Enrico dal Covolo 59 Il vero amore è quando uno vuole più bene all’altro che a se stessoPapa Francesco 61 Famiglia mai attaccata come oggiOsvaldo Rinaldi 64 L’amore per i nonni 66 Per i più piccoli da colorare. La nascita di Gesù 67 Adozioni a distanzaPiero Bargellini 68 La pagina dei ragazzi. Il pastore

PROPOSTE GIOVANIFabio Arduino 69 Laura VicuñaM2G Centro Sud Italia 73 Le attività del Movimento Giovanile Guanel-

liano Centro-Sud

VITA GUANELLIANAProfessioni perpetue FSMP 2014: 74 • Gaeta: 75 • Fraciscio e Gallivaggio (Son-drio): 76 • Belgioioso (Casa S. Giuseppe):77 • Mondo guanelliano: 80 • Barzio (CasaSant’Antonio): 83 • Brasile (Cedro - Comuni-tà Apostolica Cristo Rei): 83 • Como (S. Cuo-re): 84 • Mondo guanelliano: 85 • Roma (Casa S. Rosa): 86 • Cosenza: 88 • Livraga(Casa S. Teresa): 89 • Brenta (Scuola del -l’Infanzia Aurora e Antonietta Cerini): 90 •Saronno (Casa Sant’Agnese): 91-92 • Verdel-lo (Casa B. Luigi Guanella): 93

NELLA CASA DEL PADRE Suor Gianna Maddalena Spizzirri: 95 • SuorAnna Zanellato: 96

Sommario

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1La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2014 1

Sono stata al passo dello Stelvio, crocevia fra tre nazioni, Italia,Svizzera e Austria... Come è noto, questo paesaggio, ora cosìsereno ed elevante, fu teatro di terribili battaglie nella Prima

Guerra Mondiale (1914-1918). Pensando agli episodi di guerraavvenuti in questi luoghi e alle innumerevoli

vittime colpite a morte nelle gole diqueste montagne, sconvolte dall’odio

e dalla violenza, si sente una profondaangoscia per la sorte di tanti uomini

(figli, mariti, padri), in balia deicrudeli sconvolgimenti della storia.

Il mio pensiero è andato a tute le vittimedella guerra, alle loro famiglie. Ma il miopensiero va in questo momento anche allevittime di tutto il mondo. Papa Francescocontinuamente lancia appelli per la pace.

Ci ricorda che «tutto si perde con laguerra, nulla si perde con la pace».

Noi desideriamo, non soltanto la pacecome assenza di armi, in questo momento,tremendo, ma anche la pace interiore degli

animi, che è frutto della retta coscienza.Accogliamo il grido del Papa.

Viviamo, nella fede,la consapevolezza che la salvezza

del mondo non dipende daigrandi che lo maneggiano con illoro potere, ma dalle persone che

si immolano nel silenzio e nelnascondimento. Non è l’attività umana che ci può

salvare, ma solo la passione di Cristo! Avremo un’attenzioneparticolare nella cura della nostra pace interiore e relazionale, nel

riconoscere e nel rispettare il sacro che è presente in ogni persona, compresi noi stessi. Impariamoa riconoscere e a rinunciare alla nostra stessa violenza. Continueremo ad impegnarci in una

assidua preghiera, anche unendoci, nella diversità di modalità a comunità, movimenti,monasteri... impegnati per la pace. Il nostro Fondatore, Don Guanella è e rimane un esempio

luminoso di come si possa volere bene e fare del bene in modo pratico, guardando chiunque comeun fratello o come una sorella. Questa è una bella pace, reale, che dovremmo perseguire. Sapervedere nel volto delle persone il volto di Gesù: ecco il segreto della pace. Soprattutto la pace del

cuore, una pace come armonia interiore, come armonia con il creato, con la natura, come armonianelle relazioni con il prossimo. Nel pregare per la pace avremo un pensiero per le persone:

bambini, anziani, disabili, giovani per i quali ci sentiamo responsabili nel nostro quotidiano.Gesù, il Principe della Pace, ci doni la sua Pace.

Madre Serena CiseraniSuperiora generale

In comunione per la PACE

Ai lettori

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dagli scritti di san Luigi Guanella

Oroscopo guanelliano 2015

Amore

Confidenza e amore,ecco due buone regole.Noi siamo i figli del Signore,gli siamo cari.Con il suo amoreil nostro cuore riposatranquillo.Ma l’amiamosinceramenteil Signore?

Augurio

Eccol’augurio:amateil Signore.Amatelo,perché eglici amò findall’eternitàe ha pietà dellenostre fragilitàper salvarci.

Felicità

Spera in Dio e vivi in letizia.Il tuo maggior conforto quaggiùè guardare a Dioe chiamarlo: «Padre! Padre!».Felici gli uomini che si raccomandanoa Maria ss.ma.

Futuro

Noi siamo come i pulcinisotto le ali della divina Provvidenza Madre.

Confidiamo nell’alto,perché l’uomo che guarda a Dio

è figlio benedetto.Salvo è il figlio che, chiamando,

grida al Padre.

Ricchezza

La Grazia di Diodeve essere

tutto il tesorodel nostro cuore.

Egli è ricco,i cieli sono suoi,

la terra è sua.Egli possiedetutti i tesoripossibili...

Abbi tu affettoper il Signore

ed eglisi prenderà cura

di te.Lavora,

prega Dioe poi

alla Provvidenza divina

il soccorrerti.

Viaggi

Siamo sulla stradache dalla terra

conduce al paradiso...Intanto operiamo con rettitudine.

Chi cammina con Dioviaggia lieto.

Affidati alla potenza di Dio,alla sapienza di Dio,

alla bontà di Dio.

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 20142

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migliora, il mondo è più umano.Dio oggi ripete anche a noi, uomi-ni e donne del XXI secolo: «Que-sto per voi il segno», cercate ilbambino...Il Bambino di Betlemme è fragile,come tutti i neonati. Non sa parla-re, eppure è la Parola che si è fattacarne, venuta a cambiare il cuoree la vita degli uomini. Quel Bam-bino, come ogni bambino, è debo-le e ha bisogno di essere aiutato eprotetto. Anche oggi i bambinihanno bisogno di essere accolti edifesi, fin dal grembo materno.

CHIESA NOSTRA MADRE

Papa Francesco

UN BAMBINOil segno

dato da Dio

«Questo per voi il segno:troverete un bambino

avvolto in fasce,adagiato in una mangiatoia»

(Lc 2, 12)

una famiglia, di una società, delmondo intero. Quando i bambinisono accolti, amati, custoditi, tu-telati, la famiglia è sana, la società

IAnche oggi i bambinisono un segno

l Bambino Gesù, nato a Be-tlemme, è il segno dato da Dioa chi attendeva la salvezza, erimane per sempre il segnodella tenerezza di Dio e della

sua presenza nel mondo. L’angelodice ai pastori: «Questo per voiil segno: troverete un bambino...».Anche oggi i bambini sono un se-gno. Segno di speranza, segno divita, ma anche segno «diagnosti-co» per capire lo stato di salute di

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Purtroppo, in questo mondo cheha sviluppato le tecnologie più so-fisticate, ci sono ancora tantibambini in condizioni disumane,che vivono ai margini della socie-tà, nelle periferie delle grandi cittào nelle zone rurali. Tanti bambinisono ancora oggi sfruttati, mal-trattati, schiavizzati, oggetto diviolenza e di traffici illeciti. Troppibambini oggi sono profughi, rifu-giati, a volte affondati nei mari,specialmente nelle acque del Me-diterraneo. Di tutto questo noi civergogniamo oggi davanti a Dio, aDio che si è fatto Bambino.

Anche oggi piangono i bambini

E ci domandiamo: chi siamo noidavanti a Gesù Bambino? Chi sia-mo noi davanti ai bambini di og-gi? Siamo come Maria e Giusep-pe, che accolgono Gesù e se neprendono cura con amore mater-no e paterno? O siamo come Ero-de, che vuole eliminarlo? Siamocome i pastori, che vanno in fret-ta, si inginocchiano per adorarlo eoffrono i loro umili doni? Oppuresiamo indifferenti? Siamo forseretorici e pietisti, persone chesfruttano le immagini dei bambinipoveri a scopo di lucro? Siamo ca-

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Gloria a te, o Padre,che manifesti la tua grandezzain un piccolo Bambinoe inviti gli umili e i poveria vedere e udirele cose meraviglioseche tu compinel silenzio della notte,lontano dal tumultodei superbie dalle loro opere.Gloria a te, o Padre,che per nutrire di vera mannagli affamatiponi il Figlio tuo, l’Unigenito,come fieno in una mangiatoiae lo doniquale cibo di vita eterna:Sacramento di salvezzae di pace. Amen.

Anna Maria Cànopi

GLORIA A TE,O PADRE

paci di stare accanto a loro, di«perdere tempo» con loro? Sap-piamo ascoltarli, custodirli, prega-re per loro e con loro? O li trascu-riamo, per occuparci dei nostri in-teressi?«Questo per noi il segno: trovereteun bambino...». Forse quel bambi-no piange. Piange perché ha fame,perché ha freddo, perché vuolestare in braccio... Anche oggipiangono i bambini, piangonomolto, e il loro pianto ci interpel-la. In un mondo che scarta ognigiorno tonnellate di cibo e di far-maci, ci sono bambini che piango-no invano per la fame e per malat-tie facilmente curabili. In un tem-po che proclama la tutela dei mi-nori, si commerciano armi che fi-niscono tra le mani di bambini-soldato; si commerciano prodotticonfezionati da piccoli lavoratori-schiavi. Il loro pianto è soffocato:il pianto di questi bambini è soffo-cato! Devono combattere, devono

lavorare, non possono piangere!Ma piangono per loro le madri,odierne Rachele: piangono i lorofigli, e non vogliono essere conso-late (cfr. Mt 2, 18).«Questo per voi il segno»: trovere-te un bambino. Il Bambino Gesùnato a Betlemme, ogni bambinoche nasce e cresce in ogni partedel mondo, è segno diagnostico,che ci permette di verificare lostato di salute della nostra fami-glia, della nostra comunità, dellanostra nazione. Da questa diagno-si schietta e onesta, può scaturireuno stile nuovo di vita, dove i rap-porti non siano più di conflitto, disopraffazione, di consumismo,ma siano rapporti di fraternità, diperdono e riconciliazione, di con-divisione e di amore.

O Maria, Madre di Gesù,tu che hai accolto, insegnaci ad

accogliere;tu che hai adorato, insegnaci ad

adorare;tu che hai seguito, insegnaci a

seguire. Amen.

Betlemme, 25 maggio 2014

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bo si è fatto uomo vero, completodi anima e di corpo.(N.B. de Gli scritti: il Concilio hadefinito anche l’unica sostanza, ingreco ousia, di Dio e le tre perso-ne, in greco ipostasi, del Padre, delFiglio e dello Spirito Santo. Il Cre-do niceno-costantinopolitano noncontiene queste espressioni, maesse erano presenti nel Tomusconciliare, che è andato perduto,come risulta dalle formulazioni ri-petute in un documento dell’annosuccessivo, il 382 d.C.; su questovedi CCC 251-252).

Concilio di Efeso (431)Il Concilio di Efeso, dell’anno431, rifiuta la dottrina nestoriana,secondo cui in Cristo ci sarebberodue soggetti, uniti moralmente: ilVerbo e l’uomo Gesù. Afferma cheil Verbo non ha unito a sé la per-sona di un uomo, ma si è fattouomo e nella sua umanità è natoda Maria, ha sofferto, è risorto;

perciò una sola persona, un solo emedesimo Figlio di Dio è veroDio e vero uomo, e Maria è veramadre di Dio.

Concilio di Calcedonia (451)Il Concilio di Calcedonia, dell’an-no 451, condanna i monofisiti, iquali sostengono che nell’incarna-zione la natura umana viene as-sorbita in quella divina e quindiammettono in Cristo una umanitàsolo apparente. Il Concilio formu-la una professione di fede, moltoprecisa nel linguaggio e destinataad avere una grande importanzastorica: «Noi insegniamo a confes-sare un solo e medesimo Figlio, ilSignore nostro Gesù Cristo, perfettonella sua divinità e perfetto nellasua umanità, vero Dio e vero uo-mo, [composto] di anima razionalee di corpo, consustanziale al Padreper la divinità e consustanziale anoi per l’umanità, simile in tutto anoi, fuorché nel peccato, generato

La Personadi GESÙI primi sette Concili ecumenicidifendono e spieganole verità centrali della federiguardo a Dio e a Cristo.Ancora oggi il loro insegnamentoè patrimonio comunedi quasi tutti i cristiani, d’orientee d’occidente.Le definizioni conciliarinon dicono tutto su Gesù,però fanno conoscere come la Chiesa,sotto la guida dello Spirito Santosia condotta verso la veritàtutta intera (Gv 16, 13)e all’unità della fede in Cristo Gesù.Icona di dom Giuseppe Pegoraro, benedettino.

IConcilio di Nicea (325)

l primo Concilio di Nicea, ce-lebrato nell’anno 325, procla-ma che Gesù Cristo è il Fi-glio unigenito di Dio, genera-to non creato, consustanziale

al Padre, eterno e immutabile. Re-spinge l’arianesimo, la dottrina se-condo cui il Verbo sarebbe la pri-ma e più perfetta delle creature,strumento per la creazione di tut-te le altre.

Concilio di Costantinopoli I(381)Il primo Concilio di Costantinopo-li, dell’anno 381, condanna glipneumatòmachi, che negano ladivinità dello Spirito Santo, e gliapollinaristi, che non riconosconoin Gesù un’anima umana, inquanto al suo posto ci sarebbe ilVerbo. Insegna che lo Spirito San-to è persona divina, consustanzia-le al Padre e al Figlio, e che il Ver-

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dal Padre prima dei secoli secondola divinità, e in questi ultimi tempiper noi e per la nostra salvezza daMaria Vergine e Madre di Dio, se-condo l’umanità, uno e medesimoCristo Figlio Signore unigenito; dariconoscersi in due nature, senzaconfusione, immutabili, indivise,inseparabili, non essendo venutameno la differenza delle nature acausa della loro unione, ma essen-do stata, anzi, salvaguardata la pro-prietà di ciascuna natura, e concor-rendo a formare una sola persona eipòstasi; egli non è diviso o separa-to in due persone, ma è un unico emedesimo Figlio unigenito, Dio,Verbo e Signore Gesù Cristo». [...]Conferme e precisazioni a questaformula sono venute già nell’anti-chità dai tre Concili successivi.

Concilio di Costantinopoli II(553)Il secondo Concilio di Costantino-poli, dell’anno 553, ribadisce lacondanna di alcune interpretazio-ni dualiste, vicine a quella nesto-riana.

Concilio di Costantinopoli III(680-681)Il terzo Concilio di Costantinopo-li, degli anni 680-681, condanna ilmonoenergismo e il monotelismo,ultimi rigurgiti del monofisismo,che pongono in Cristo una sola at-tività e una sola volontà; ricono-sce invece l’esistenza di due attivi-tà naturali, divina e umana, e inparticolare due volontà in armo-nia tra loro.

Concilio di Nicea II (787)Il secondo Concilio di Nicea, del -l’anno 787, definisce che è confor-me alla verità dell’incarnazioneraffigurare il Cristo nelle opered’arte e tributare culto alle sacreimmagini, perché l’onore in defi-nitiva è rivolto alla persona rap-presentata.

Dal Catechismo degli adulti,La verità vi farà liberi, nn. 307-311

sce alla mamma o al papà, po-tremmo dire che si forma un pic-colo «nodo». Questo succede se ilbambino agisce rendendosi con-to di ciò che fa, specialmente sec’è di mezzo una bugia; in quelmomento non si fida della mam-ma e del papà.Voi sapete quante volte succedequesto! Allora la relazione con igenitori ha bisogno di essere pu-lita da questa mancanza e, infat-ti, si chiede scusa, perché ci siadi nuovo armonia e fiducia.Qualcosa di simile avviene nelnostro rapporto con Dio.Quando noi non lo ascoltiamo,non seguiamo la sua volontà,compiamo delle azioni concretein cui mostriamo mancanza di fi-ducia in Lui – e questo è il pecca-to –, si forma come un nodo nel-la nostra interiorità.E questi nodi ci tolgono la pace ela serenità. Sono pericolosi, per-ché da più nodi può venire ungroviglio, che è sempre più dolo-roso e sempre più difficile dasciogliere.Ma alla misericordia di Dio – lo

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La fede di MARIAPapa Francesco

Maria sempre ci portaa Gesù. È una donnadi fede, una vera cre-dente. Possiamo do-mandarci: come è

stata la fede di Maria?

Maria scioglie il nododel peccato

1. Il primo elemento della sua fe-de è questo: la fede di Maria scio-glie il nodo del peccato (cfr. Con.Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumengentium, 56). Che cosa significa? IPadri conciliari [del Vaticano II]hanno ripreso una espressione disant’Ireneo che dice: «Il nodo del-la disobbedienza di Eva ha avutola sua soluzione con l’obbedienzadi Maria; ciò che la vergine Evaaveva legato con la sua increduli-tà, la vergine Maria l’ha scioltocon la sua fede» (Adversus Haere-ses III, 22, 4).Ecco, il «nodo» della disobbe-dienza, il «nodo» dell’incredulità.Quando un bambino disobbedi-

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sappiamo – nulla è impossibile!Anche i nodi più intricati si sciol-gono con la sua grazia. E Maria,che con il suo «sì» ha aperto laporta a Dio per sciogliere il nododell’antica disobbedienza, è lamadre che con pazienza e tene-rezza ci porta a Dio perché Eglisciolga i nodi della nostra animacon la sua misericordia di Padre.Ognuno di noi ne ha alcuni, epossiamo chiederci dentro al no-stro cuore: quali nodi ci sononella mia vita? «Padre, i mieinon si possono sciogliere!».Ma, questo è uno sbaglio! Tutti inodi del cuore, tutti i nodi dellacoscienza possono essere sciolti.Chiedo a Maria che mi aiuti adavere fiducia nella misericordiadi Dio, per scioglierli, per cam-biare? Lei, donna di fede, di sicu-ro ci dirà: «Vai avanti, vai dal Si-gnore: Lui ti capisce».E lei ci porta per mano, Madre,Madre, all’abbraccio del Padre,del Padre della misericordia.

Dio prende dimora in coloroche lo amano

2. Secondo elemento: la fede diMaria dà carne umana a Gesù.Dice il Concilio: «Per la sua fedee la sua obbedienza Ella generòsulla terra lo stesso Figlio del Pa-dre, senza conoscere uomo, masotto l’ombra dello Spirito San-to» (Cost. dog. Lumen gentium,63). Questo è un punto su cui iPadri della Chiesa hanno moltoinsistito: Maria ha concepito Ge-sù nella fede e poi nella carne,quando ha detto «sì» all’annun-cio che Dio le ha rivolto median-te l’Angelo.Che cosa vuol dire questo? CheDio non ha voluto farsi uomoignorando la nostra libertà, havoluto passare attraverso il liberoassenso di Maria, attraverso ilsuo «sì». Le ha chiesto: «Sei di-sposta a questo?». E lei ha detto:«Sì».Ma quello che è avvenuto nellaVergine Madre in modo unico,accade a livello spirituale anchein noi quando accogliamo la Pa-

rola di Dio con cuore buono esincero e la mettiamo in pratica.Succede come se Dio prendessecarne in noi, Egli viene ad abita-re in noi, perché prende dimorain coloro che lo amano e osserva-no la sua Parola. Non è facile ca-pire questo, ma, sì, è facile sen-tirlo nel cuore.

Pensiamo che l’incarnazione diGesù sia un fatto solo del passa-to, che non ci coinvolge perso-nalmente? Credere in Gesù signi-fica offrirgli la nostra carne, conl’umiltà e il coraggio di Maria,perché Lui possa continuare adabitare in mezzo agli uomini; si-gnifica offrirgli le nostre mani

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La fede di MARIA

Maria ha sciolto il nodo dell’incredulità di Eva con la sua fede (S. Ireneo).

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per accarezzare i piccoli e i pove-ri; i nostri piedi per camminareincontro ai fratelli; le nostrebraccia per sostenere chi è debo-le e lavorare nella vigna del Si-gnore; la nostra mente per pen-sare e fare progetti alla luce delVangelo; e, soprattutto, offrire ilnostro cuore per amare e prende-re decisioni secondo la volontà diDio. Tutto questo avviene grazieall’azione dello Spirito Santo. Ecosì, siamo gli strumenti di Dioperché Gesù agisca nel mondoattraverso di noi.

La fede di Maria:un cammino

3. E l’ultimo elemento è la fededi Maria come cammino: il Con-cilio afferma che Maria «ha cam-minato nel pellegrinaggio dellafede» (ibid., 58). Per questo Lei ciprecede in questo pellegrinaggio,ci accompagna, ci sostiene.In che senso la fede di Maria èstata un cammino? Nel senso chetutta la sua vita è stata seguire ilsuo Figlio: Lui – Lui, Gesù – è lavia, Lui è il cammino! Progredirenella fede, avanzare in questopellegrinaggio spirituale che è lafede, non è altro che seguire Ge-sù; ascoltarlo, lasciarsi guidaredalle sue parole; vedere come Luisi comporta e mettere i nostri

piedi nelle sue orme, avere i suoistessi sentimenti e atteggiamenti.E quali sono, i sentimenti e gliatteggiamenti di Gesù? Umiltà,misericordia, vicinanza, ma an-che fermo rifiuto dell’ipocrisia,della doppiezza, dell’idolatria. Lavia di Gesù è quella dell’amorefedele fino alla fine, fino al sacri-ficio della vita, è la via della cro-ce. Per questo il cammino dellafede passa attraverso la croce eMaria l’ha capito fin dall’inizio,quando Erode voleva uccidereGesù appena nato.Ma poi questa croce è diventatapiù profonda, quando Gesù è sta-to rifiutato: Maria sempre eracon Gesù, seguiva Gesù in mezzoal popolo, e sentiva le chiacchie-re, le odiosità di quelli che nonvolevano bene al Signore.E questa croce, Lei l’ha portata!Allora la fede di Maria ha affron-tato l’incomprensione e il di-sprezzo.Quando è arrivata l’«ora» di Ge-sù, cioè l’ora della passione: allo-ra la fede di Maria è stata lafiammella nella notte, quellafiammella in piena notte.Nella notte del sabato santo Ma-ria ha vegliato. La sua fiammella,

piccola ma chiara, è stata accesafino all’alba della Risurrezione; equando le è giunta la voce che ilsepolcro era vuoto, nel suo cuoreè dilagata la gioia della fede, lafede cristiana nella morte e risur-rezione di Gesù Cristo.Perché sempre la fede ci porta al-la gioia, e Lei è la Madre dellagioia: che ci insegni ad andareper questa strada della gioia e vi-vere questa gioia! Questo è ilpunto culminante – questa gioia,questo incontro di Gesù e Maria,ma immaginiamo come è stato...Questo incontro è il punto culmi-nante del cammino della fede diMaria e di tutta la Chiesa.Com’è la nostra fede? La teniamoaccesa, come Maria, anche neimomenti difficili, i momenti dibuio? Ho sentito la gioia della fede?Questa sera, Madre, ti ringrazia-mo per la tua fede, di donna for-te e umile; rinnoviamo il nostroaffidamento a te, Madre della no-stra fede. Amen.

Piazza San PietroSabato, 12 ottobre 2013

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Credere in Gesù significa offrirgli la nostra carne, con l’umiltà e il coraggio diMaria, perché Lui possa continuare ad abitare in mezzo agli uomini; significaoffrirgli le nostre mani per accarezzare i piccoli e i poveri; i nostri piedi percamminare incontro ai fratelli (Papa Francesco).

Tela«Presentazione di Gesù al Tempio»

(1987, Greg K. Olsen).

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tà e di abbandono nelle bracciadi Dio.Tutta la vita di Papa Montini èstata limpida e luminosa comeun cielo terso, illuminata da unafede e vivificata da una caritàimmensa, come quella dei suoipatroni Pietro e Paolo e consu-mata dal fuoco del dolore in unlento incruento martirio. Ma lasua morte ne fu l’epilogo che lacircondò di dignità papale e

l’esaltò all’ammirazione davantia tutto il mondo. Allora anche itardi di cuore e d’intelletto apri-rono gli occhi e intesero PapaPaolo e ne scoprirono la figuragigantesca, la personalità inti-ma, la ricchezza interiore, la sta-tura spirituale e intellettuale e siinchinarono nella maestà dellamorte.Noi non abbiamo aspettato l’ulti-mo giorno a capire il Papa. Lopossiamo affermare davanti aDio e alla nostra coscienza chesempre l’abbiamo circondato distima e di affetto, non solo per leprerogative che la fede ci fa scor-gere in lui, ma anche perché ab-biamo seguito la sua diuturna einstancabile opera di padre, mae-stro e pastore insuperabile inquesti quindici anni di pontifica-to, collocati in un momento ditravaglio per la Chiesa senza pre-cedenti. Grazie, o Padre santo, ditutto il bene che ci hai fatto. Tipromettiamo che custodiremonell’intimo del cuore la tua me-moria, la tua dolce immagine e

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2014

Trasfigurazione diPAOLO VI

Don Luigi Romanò sdcdi venerata memoriaQ Siamo andate a rileggere

le pagine de LA VOCE del 1978,che richiamavano

il ricordo di Paolo VI.Tra le altre, ci sono sembrate

degne di memoriaquelle scritte dal confratello

don Luigi Romanò,che desideriamo riproporreall’attenzione dei lettori

per il loro contenuto profeticoe lungimirante.

Roma, Piazza S. Pietro,19 ottobre 2014.Paolo VIdichiarato beatoda Papa Francesco.

uando nel tardo ve-spro del 6 agosto ci fuannunciata la mortedi Paolo VI, un sensodi profondo sgomentoc’incolse, sia perché

inattesa e rapida, sia perché co-gliemmo subito la dimensionedella perdita del S. Padre. Era lafesta della Trasfigurazione del Si-gnore e ci venne pure subitospontaneo l’accostamento tra ilmistero di Cristo e del suo Vica-rio. Il passaggio dalla vita terre-na a quella celeste del S. Padreapparve a tutto il mondo comeuna trasfigurazione avvolta in unalone di pace e di serenità, un fi-ducioso ingresso nella luce del-l’Eterno, per cui ci sentimmoconfortati e certi che l’amatoPontefice sia stato accolto in unanicchia di gloria, non solo per unpo’ di tempo come chiedeva ilsuo primo predecessore sul Ta-bor, ma per sempre negli eternitabernacoli.Santa morte di Paolo VI! Che su-blime spettacolo di fede, di umil-

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soprattutto ci sforzeremo di ri-cordare i tuoi esempi e i tuoi in-segnamenti.

A quale prezzo!

Non abbiamo la pretesa con lanostra umile «Voce» di illustrarela figura e l’opera di un tantoPontefice, che dopo morte ingi-ganteggia ognor più. Davvero Id-dio lo va esaltando tanto piùquanto egli cercò di umiliarsi an-che dopo morte. Abbiamo segui-to con piacere l’omaggio univer-sale che il mondo gli ha tributa-to, forse tardo riconoscimento daparte di tanti, della dedizioneeroica con cui ha sempre servitoe amato la Chiesa e il mondo.Però anche noi vogliamo fare ecoal coro possente che ancora sieleva, perché nonostante la no-stra povertà e piccolezza, Egli ciconosceva e ci amava e lo ricor-deremo sempre come il Papa cheha innalzato agli onori degli alta-ri il nostro Fondatore e ha sem-pre guardato all’umile nostraOpera con fiducia e simpatia. So-prattutto lo ricorderemo perquello che ha fatto per la Chiesae tutta la Famiglia umana.Dopo la parentesi giovannea e lenovità apertesi con facile entu-siasmo, Papa Paolo si trovò al ti-mone della nave di Pietro in unmare difficile e spesso procello-so, specie nel periodo storico del

postconcilio con tutti i problemiche ne sono sorti. Ma ha rettocon mano ferma e l’ha portataavanti nell’assoluta fedeltà almandato ricevuto da Cristo e nel-lo stesso tempo nell’ascolto pre-muroso e attento di tutte le istan-ze della Chiesa, in un mondo intravolgente evoluzione e pre-gnante di problemi.Fu davvero il Papa della Provvi-

denza per il magistero inegua-gliabile della sua parola, per l’at-tenzione delicata alle necessitàspirituali e temporali, per l’intel-ligente apertura al dialogo contutti gli uomini, per lo zelo paoli-no che lo spinse per tutte le viedel mondo a portare il messaggiodi Cristo Salvatore. Ma a qualeprezzo! La passione è la nota ca-ratteristica del pontificato diPaolo VI. Egli stesso l’arguì dalprimo giorno del suo ministeroapostolico, allorché esclamò conumiltà: «Sia ben chiaro che Cri-sto mi ha scelto non perché laChiesa ha bisogno di me, ma per-ché io soffra per la Chiesa». Tan-te belle definizioni si dicono diPaolo VI, ma la più verace è: fuun Papa crocifisso.Ma giunto al termine della sualaboriosa giornata, stanco e op-presso da tante pene che gli ama-reggiarono gli ultimi giorni, po-teva con tranquilla coscienza af-fermare come il suo modelloPaolo: «Ho terminato la mia cor-sa, ho combattuto la buona bat-taglia, ho conservato la fede». Id-dio gli doni la corona di gloria!

Il cuore che egli ebbe

E dopo la sollecitudine ecclesia-le, l’ansia della paternità univer-sale. Egli si sentiva padre di tuttal’umanità e tutte le istanze delmondo affluivano al suo cuore

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Saronno. Don Luigi Romanò,il Servo della Carità autore

dell’articolo, porta la Corona d’orodel miracoloso Crocifisso di Como.

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come le onde del mare alla spiag-gia. S’immerse nella vita del no-stro tempo per comprendere, perconfortare, per soccorrere, peroperare nell’amore. Tutto il cari-co di angoscia gravava sul suocuore e scavava ogni giorno piùin profondo ferite inguaribili. So-lo così si spiega il tormento e latristezza che tradiva talvolta ilsuo volto. Chi tra i grandi dellaterra ha sofferto più di lui per lapace, la giustizia sociale e il pro-gresso dei popoli?Ma c’è un aspetto ancora ine-splorato del mistero di questoUomo, che auguriamo venga sco-perto, perché il mondo conosca ilcuore che egli ebbe: la bontà,una bontà nascosta, immensa,fatta di piccole cose, di cortesie,di attenzioni, di compassione edi partecipazione all’altrui trava-glio, che sono il profumo dellacarità. All’ombra dei grandi gesti,quelli che si chiamano storici, ri-posano piccoli gesti quotidiani,da pochi conosciuti, ma che han-no la loro importanza, perché ri-velano la delicatezza, la nobiltàdella sua anima, così ricca diumanità, così carica di tenerez-za, così rispettosa di valori uma-ni, come la cortesia, l’amicizia el’attenzione verso gli altri.Disse molto bene il Card. Colom-bo nella commemorazione nelDuomo di Milano: «Quelli che loconoscono da lontano o solo persentito dire o attraverso il prisma

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spesso alterato della stampa, nonpossono neppure immaginarequale forza e quale tenerezzad’amore paterno si raccogliessenel cuore di questo Papa. Unadomanda è spesso spuntata den-tro di me: se in Giovanni B. Mon-tini sia maggiore l’acume dellamente o la sensibilità del cuore».Ne abbiamo visto spesso le mani-festazioni, specie con i bambini,i giovani, gli ammalati, i poveri.

Nella luce che lo trasfigura

Per l’Angelus Domini della dome-nica il S. Padre aveva preparatoil solito discorsino. Resosi contoche non avrebbe potuto leggerlocome di consueto dal balcone diCastelgandolfo, lo fece pervenirealla stampa. «Fratelli e figli caris-simi, la Trasfigurazione del Si-gnore getta una luce abbagliantesulla nostra vita quotidiana e cifa rivolgere la mente al destinoimmortale che quel fatto in séadombra. Cristo sul Tabor disve-la per qualche istante lo splendo-re della sua divinità, ma fa vede-re anche il trascendente destinodella nostra natura umana desti-nata anch’essa a partecipare allapienezza della vita, alla sorte deisanti nella luce. Quella luce chelo inonda è e sarà anche la no-stra parte di eredità e di splendo-

re. Una sorte incomparabile ciattende, se avremo fatto onorealla nostra vocazione cristiana,se saremo vissuti nella logicaconsequenzialità di parole e dicomportamento che gli impegnidel nostro battesimo ci impongo-no».Parole profetiche, parole nonpronunciate, ma vissute. Vissutecon l’anima per una vita intera,vissute con la morte, con quellamorte umile e maestosa, che se-gnò la sera del 6 agosto una nuo-va Trasfigurazione. Per la Trasfi-gurazione del 1978 l’Eletto fu luie la sua morte fu la nube lumino-sa che l’ha tolto ai nostri sguardie l’ha trasportato sul Tabor eter-no.È dentro tale immagine di «lietofine» scrive L. Santucci, che anostra consolazione noi voglia-mo conservarlo; in quel sudariodella memoria, per usare una suameravigliosa espressione, chenon è oggi un sepolcrale lenzuo-lo, ma un lino festoso, candido eallegro come la tunica color nevedi cui Cristo si travestì sul Tabor,per mostrare chi veramente fos-se.E in questa luce immortale noi losentiamo ancora vivo, lo ascoltia-mo, lo seguiamo in piena comu-nione di fede e di amore con ilsuo amabile successore GiovanniPaolo I. n

27 febbraio 1966.Paolo VI fra noi, in Casa S. Pio Xdi Roma.

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vita religiosa, si rivelava sempreilare, generosa. Donna PlacidaNardone, allora maestra delle No-vizie, accolse questa cara figliuolacon cuore materno; con le pre-ghiere e sante comunicazioni sep-pe formare questo carattere vivacee intelligente. Mostrandole la bel-lezza delle virtù monastiche, glielefece amare, desiderare e praticarecon generosità. La giovane si dedi-cò tutta allo studio del divino Uffi-cio della sacra Liturgia, e ogniprova, ogni sacrificio le favorivadi più l’attrazione e l’unione conlo sposo Gesù. L’ubbidienza leprocurò grandi lotte e rinunzie,che imparò a superare con sorrisogioviale, perché amava l’essereformata secondo lo spirito bene-

Monache Benedettinedi S. Scolastica, Cassino

Testimonianza della breveed edificante vita monastica

di Donna Flavia Forte,monaca benedettina

scuola, furono preparate conve-nientemente alla Prima Comunio-ne e quel felice giorno irradiòl’anima della piccola Francesca diuna luce divina e fu tale l’attratti-va che sentì verso Gesù, che deci-se in cuor suo di farsi religiosa.Completati gli studi, che com-prendevano anche la musica e ilricamo, le due giovinette furonoritirate in casa e i genitori, scor-gendo in entrambe il desideriodella vita monastica, le lasciaronolibere nelle loro sante decisioni.Insieme Rosalia e Francesca fece-ro domanda e furono accettate nelMonastero Benedettino di S. Sco-lastica, in Cassino, il 26 maggio1923.Francesca, nei primi passi della

«Nulla anteporreall’amore

di CRISTO»(San Benedetto abate)

NI fratelli di Donna Flavia Forte: da sinistra, Attilio, Peppino, Giovannino, Antonio.

Mancano le due sorelle Rosalia e Gilda.

el 1900 il 1o gennaio, fe-sta della Circoncisionedel Signore, nasceva inFormia da pii e distintigenitori, Salvatore For-

te e Maddalena Tallini, una figlio-letta che allietava fin dalla nascitail focolare domestico. I genitorivollero subito portarla al fontebattesimale e, con le acque rigene-ratrici, ricevette il nome di Fran-cesca. I fratellini Giovanni e Giu-seppe con la sorella Rosalia salu-tarono questa loro sorellina contanto affetto e la colmarono di ba-ci e di carezze. La bimba crescevacarina e intelligente, con cuore af-fettuoso e sensibile, la saggia ma-dre dolcemente cominciò a volge-re quel cuoricino verso il Signore.Mostrava un carattere forte e unpo’ capriccioso, ma questa incli-nazione ella saprà man mano vin-cere e dominare completamente,lavorando se stessa con volontàferma, costante ed energica.Passati i primi anni d’infanzia tradiversivi e giochi innocenti, i geni-tori affidarono le due figliuole Ro-salia e Francesca alle suore Pallot-tine, così con l’istruzione poteva-no ricevere un’educazione retta ereligiosa. Le due sorelle, che fre-quentavano volentieri questa

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dettino. Era dotata di una sempli-cità infantile, tanto che si aprivafacilmente alla guida della Mae-stra di Noviziato, e questa ne go-deva per formare quel cuore erenderlo generoso e forte.La nostra Francesca si impegnavaa preparare a Gesù un cuore libe-ro da ogni affetto e da ogni incli-nazione al male, per poterglielooffrire caldo d’amore. L’espertasua Maestra, vedendola di buoncarattere e con le disposizioni ri-chieste dalla S. Regola, la proposealla Comunità perché fosse am-messa alla vestizione monastica.

Francesca vi si preparò insiemecon la sorella Rosalia e altre con-sorelle. Il giorno 10 gennaio 1924ricevette l’abito dal Padre DomGregorio Diamare, Abate Ordina-rio di Montecassino e le fu dato ilnome di Donna Flavia.Emula della grande martire, suaprotettrice, desiderava il martiriodell’amore, del sacrificio e delcompleto abbandono di sé nellemani del Signore e dei Superiori.Ben presto Gesù accettò gli ardoridi questa vergine consacrata a Luie la sottopose a dure prove perprovare la fedeltà della sua sposa.

Intanto la sorella Rosalia si am-malò e dovette uscire dal Mona-stero per curarsi la salute. Questaprova fu dolorosissima per la no-stra Donna Flavia, perché tantoamava la sorella che le era statacompagna nella sua vocazione re-ligiosa, ma con la grazia del Si-gnore superò coraggiosamente laprova. Gesù la voleva sola, solacon Lui e, dopo questa separazio-ne, sentiva più forte l’attrattivadello Sposo e il vivo desiderio diaprire sempre più il suo cuore allaMadre Maestra, per ricevere lucee forza, sostegno e coraggio. Piùvolte ha confessato: «Mi sentomolto sollevata da quelle materneparole e mi basta un sì o un noper rendere in pace l’anima mia».Era laboriosa, zelante, pronta aqualunque umiliazione, manife-standosi idonea alla vita religiosa.Intanto l’anno Noviziale volgeva altermine e si avvicinava il tempo incui ardentemente si poteva uniree legare allo Sposo mediante i Votimonastici di castità, povertà e ob-bedienza. Li emise il 23 febbraio1925, alla presenza dello stessoPadre Abate Dom Gregorio Dia-mare e di tutta la Comunità, cheaccolse la giovane suora a far par-te della Famiglia benedettina. Inquel giorno Gesù, accettando ilsuo generoso «Suscipe me, Domi-ne (Eccomi, Signore)», certamentele ha detto come alla sposa delCantico dei Cantici 8, 6: «Pone meut signaculum super cor tuum, su-per brachium tuum (Mettimi comesigillo sul tuo cuore, come sigillosul tuo braccio)». È l’invito delloSposo alle anime che con genero-sità vogliono seguire Gesù sullavia della Croce, per poi aver partecon Lui alla gioia della risurrezio-ne. Come rileva san Benedetto, èun cammino angusto nei suoi ini-zi, ma che poi si percorre di grancuore e con incredibile dolcezzadi affetto. Così fu anche per que-sta ardente religiosa che si studia-va di regolare e formare la sua vi-ta e il suo carattere secondo i pre-cetti del santo Patriarca. Desidera-va ardentemente potersi legare aGesù solennemente e, trascorsi itre anni dei Voti semplici, il Si-gnore le fece la grazia di potere

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«Le virtù ordinarieo eroichedi un’animahanno luce e forzaper la partecipazioneavuta ai meritidello Sposo divino,e ogni cosache viene dall’altoè luce, bellezzae vita».

Donna Flavia(al secolo Francesca) Forte,monaca corista benedettina(1900-1933).

I genitori di Francesca:Salvatore Forte e Maddalea Tallini.

Formia (Latina). Una bella immagine del paese natio di Donna Flavia.

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emettere i Voti solenni, con pienaadesione di tutta la Comunità.Otto giorni di silenzio e di pre-ghiera la prepararono alla Profes-sione solenne del 23 febbraio1928. Nel suo cuore risuonaval’invito del profeta Osea 2, 16:«Ducam te in solitudine et loquarad cor tuum» (Ti condurrò nellasolitudine e parlerò al tuo cuore).Ma chi potrà ridire ciò che la suaanima provò in quei preziosi mo-menti? Solo chi ha già gustatequelle ore, può comprendere lagrandezza, la dolcezza di questaimmolazione che unisce l’offertadella propria vita a quella di Gesù.Il Padre Abate Dom Gregorio Dia-mare ricevette l’oblazione vergina-le di donna Flavia, alla presenzadella Madre Badessa e della co-munità.Compiuta questa intera donazio-ne di sé allo sposo Gesù, questosposalizio intimo tra l’anima eDio, con gioia esprimeva la sua vi-ta monastica mostrando al Signo-re il suo amore, la sua gratitudinenella preghiera e nel lavoro,nell’«Ora et Labora» del carismabenedettino. Donna Flavia conti-nuò la sua vita con la fedele osser-vanza della S. Regola e nel -l’impegno delle virtù evangeliche,cercando sempre di vincere sé

stessa, per «non anteporre nullaall’amore di Cristo Gesù» (s. Be-nedetto).Sapeva nascondere la ricchezzadella sua vita interiore nell’umiltàe nel lavoro. Sempre allegra, pa-ziente, distaccata dalle vanità,esprimeva nella sua vita l’interaoblazione di sé stessa: «Laeta ob-tuli universa». Amava molto ilcanto, la musica e impiegava iltempo libero a preparare sonatinea Gesù. Dopo alcuni anni di vir-tuosa vita monastica, il Signorevolle provarla con la malattia. Siintervenne con cure appropriate eper qualche anno fu superata...Ma poi si riprensentò, refrattariaa qualunque cura. Donna Flaviaseppe affrontarla con coraggio.Brevi mesi di sofferenze e di lottaal male le procurarono una pienatranquillità alla divina volontà.Passava questo tempo in santoraccoglimento e desiderando l’in-contro e le nozze eterne con loSposo divino.Si avvicinava la Pasqua, precedutada due settimane di contempla-zione della Passione del Signore.Donna Flavia si compiaceva di po-tersi unire ai dolori di Gesù, offri-re a lui i suoi dolori, immolarsicon lui sulla stessa Croce. Le con-sorelle la circondarono con affet-to, procurandole i sollievi e i con-forti necessari; correvano al suocapezzale per rapirle qualche edi-ficante esortazione. Sebbene acca-sciata dalle sue penose sofferenze,

sapeva rivolgere indistintamente atutte uno sguardo, un sorriso, unricordo che ciascuna ha serbatonel cuore come testamento spiri-tuale. Fu assistita nei giorni dellasua malattia dal padre confessore,che la confortò con i sacramentidella Penitenza e del santo Viaticoe le amministrò l’Unzione degli in-fermi alla presenza della comuni-tà, che ardentemente pregava perl’inferma affinché il Signore l’ac-cogliesse in Paradiso, ricca di san-tità. Con piena cognizione e conardore angelico emise lo spirito aDio, invocando i nomi di Gesù,Maria e Giuseppe... Questa dolceinvocazione era stato il suo con-forto nei giorni prima del trapassoe furono le sue ultime parole, isuoi ultimi sospiri.Era il 18 aprile 1933, martedì diPasqua, ore 9,30. Gesù risorto larendeva partecipe della sua gloriae della sua gioia, come lo era statadella sua passione.

v  v  v

O amata nostra consorella, pregaper noi il Signore, affinché anchenoi siamo ripiene di quello Spiritod’amore che tanto consumava iltuo cuore per lo sposo Gesù emanda sulla tua famiglia e su noi,che pur tanto ti amiamo, le piùelette grazie celesti e la grazia dipoter vivere e morire pronuncian-do i dolci nomi di Gesù, di Mariae di Giuseppe. n

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Montecassino (Frosinone).Statua di santa Scolastica, sorella

di san Benedetto abatee fondatrice delle monache benedettine.

Monache benedettinedel Monasterodi S. Scolastica di Cassino.Al centro, dopo la prima fila, si notail visino di Donna Flavia.

Monache benedettinedel Monasterodi S. Scolastica di Cassino.Al centro, dopo la prima fila, si notail visino di Donna Flavia.

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AVETE UNA MAESTRA IN S. TERESAS. Luigi Guanella alle FSMP

Nel Regolamento 1911 che il Fondatore ci halasciato, leggiamo scritto – con parole che poisi sono rivelate profetiche (infatti chiama Tere-sa dottore della Chiesa!) – quanto segue.

«S. Teresa, interrogata sulle vie dello spirito, ri-spose che c’è bisogno di maestri molto esperi-mentati. Ed il Signore, che da lei stessa, Tere-sa, voleva cavarne una maestra esimia nelcammino della perfezione, il Signore la volleumiliata e confusa per tanti anni, finché impa-rasse a stare come si conviene alla scuola diDio ed a praticarne gli insegnamenti. Teresa ingenere di devozione e di vita spirituale è insi-gnita dalla stessa santa Chiesa del grado su-blime di dottore. Voi dunque avete anche inuna del vostro sesso, la madre S. Teresa, unamaestra di spirito insigne, una direttrice spiri-tuale per eccellenza grande».

Cfr. Reg. FSMP 1911, vol. IV, p. 562, manoscritto

P

Don Guanellae santa Teresa d’Avila

«Vedevovicino a me, dal lato

sinistro,un angelo

in forma corporea.(...) Gli vedevo

nelle mani un lungodardo d’oro che

sulla punta di ferromi sembrava avesse

un po’ di fuoco.Pareva che

me lo configgessea più riprese

nel cuore,così profondamente

che mi giungevafino alle viscere,

e quando lo estraevasembrava

portarselo via,lasciandomi

tutta infiammatadi grande amoredi Dio» (Vita 29).

Negretti Jacopo, detto Palma il Giovane.Trasverberazione di S. Teresa d’Avila (1615).

Basilica di S. Pancrazio - Sec. V

Le consorelle che hanno conosciutodon Guanella, erano solite dirci che egliha scritto parte del nostro Regolamento 1911davanti a questa sacra immagine,nella basilica di S. Pancrazio.

Storia Spiritualità CarismaF AMIGLIA GUANELLIANA

Si ispirava a santa Teresa

er me è sempre rimasto un punto oscuro il perchédon Guanella fosse così appassionato di s. Teresad’Avila. È un perché che mi sono sempre chiesto eadesso, dietro questa partitura, ho trovato la spie-

gazione. Quando alla fine del 1882 don Guanella finalmen-te ebbe il permesso di entrare nell’ospizio di Pianello e diesserne il direttore spirituale, si è preoccupato di farsi delleletture che gli potessero servire per dare alle suore delle so-stanze solide. È stato in quel periodo – lo dice 1ui – che èpassato a santa Teresa d’Avila. Capite a che miniera è anda-to a ricorrere? Doveva dirigere quelle povere suore di Pia-nello e noi diciamo: – beh! Anime semplici, bastava il pen-sierino del parroco –. Beh! niente! Si è appassionato e si èletto in quel periodo tutta l’Autobiografia e le Fondazioni,due delle principali opere della santa di Avila. Abbiamo inmano i suoi quaderni: sono quattro quaderni che non sonomai stati stampati, sono gli appunti che egli faceva mentreleggeva, con le sue riflessioni. Anche questo si dovrebbe co-municare perché ne uscirebbe un commento dell’Autobio-grafia di santa Teresa e del libro sulle Fondazioni. Pensatedunque, lo ribadisco, a chi è ricorso: a santa Teresa! Il mo-do con cui santa Teresa racconta le fondazioni dei nuoviCarmeli: guardate a quali modelli si ispirava... Don Gua-nella ha preso il passo giusto per le sue fondazioni, il mo-do, lo stile di farle di santa Teresa d’Avila e di san France-sco di Sales: i suoi due maestri. Questi particolari fannodunque pensare a tutta una conoscenza. (...)

Don Attilio Beria sdc

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Sergio Todeschini

A minoranza – ma non perciò me-no influente – secondo la corren-te detta liberale. Segno evidentedi decadenza, e insieme fattopauroso per l’avvenire della dio-cesi, appariva la scarsezza deichierici nei seminari e dei sacer-doti che, anno per anno, occupa-vano i posti vacanti nelle parroc-chie. Le 519 parrocchie della dio-

cesi di Como, che allora com-prendeva anche 192 parrocchienel territorio svizzero, non pote-vano neppure aver tutte almenoun sacerdote.

... e don GUANELLAva da don BOSCO

L’anno 2015sarà un anno importante

per la Famiglia Gunelliana,perché vengono celebrati

i primi cento anni dalla mortedel nostro Fondatoresan Luigi Guanella.

Per l’occasionesi stanno preparando convegni

che ne ricordanolo spessore storico e spirituale

e che celebrano le figureche fecero la storia

della nostra Congregazione.Ma anche per i Salesiani

sarà un anno molto importante,perché verranno ricordati

i duecento anni dalla nascitadi don Bosco, 31 gennaio 1815.Felice coincidenza; straordinaria,

se si pensa all’amiciziache vi era tra i due santi,ora uniti anche in Cielo.

«La Voce», da alcuni numeri,riporta già articoli che ricordanoepisodi della vita di don Bosco;

continuerà a farloanche sui prossimi numeri,

perché vuole celebrarea suo modo

il prossimo importanteanniversario e sottolineare

la vicinanza che legala Famiglia Guanelliana

a quella Salesiana.

Don Giovanni Bosco e don LuigiGuanella: l’incontro di due Santi(tavola di A. Sardiello).

ppena preso il possessodella diocesi di Como,monsignor Carsana siaccorse dello stato di de-

solazione religiosa causato dallaforzata assenza dei Pastori, dalleguerre, dalle lotte politiche e dal-la discordia, perfino tra il clero,diviso in maggioranza dietro lacorrente detta intransigente, in

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17La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2014

Che tempi!

La stampa si permetteva offeseche don Guanella stesso rilevòscrivendo: «In un libretto, stam-pato dai carbonari col titolo: LaChiesa romana in faccia alla rivo-luzione, trovate lettere d’inferno eparole di satanasso; giacché sonsempre sul dire e ridire, che i socidella frammassoneria devonoconsacrare tutti i momenti dellaloro vita alla grand’opera dellacorruzione dei cuori e che devonopenetrare nei seminari per perver-tirvi i giovani studiosi; finchéuscendo sacerdoti cattivi, giunga-no poi questi alla lor volta a cor-rompere popoli interi. Né qui ètutto; ma lo schifosissimo librosegue a dire, che i preti soprattut-to, e più ancora quelli posti in al-to, bisogna schiacciarli colloscherno e colla calunnia, affinchénessun cristiano più creda a loro.Che se, dopo tutto questo (conclu-de il libercolaccio), rimarrannoancor cattolici in questa terra, al-lora e da far l’ultimo sforzo colmassacrarli tutti insieme, e inmancanza di corda, come scrissegià Diderot, s’adopreranno le inte-stine dell’ultimo prete per strozza-re l’ultimo dei re». L’aria che lagioventù respirava non era dun-que la migliore per irrobustire levocazioni; e Como, non meno dialtre diocesi, ne risentì, fino a do-versene preoccupare seriamente ilVescovo. Per questo monsignorCarsana rivolse un appello al cle-ro e ai fedeli, raccomandando dipreparare anime fanciulle, conogni premura, affinché potesserodiventare un giorno fiori per glialtari. Don Guanella scrisse al Ve-scovo, che per aderire agli invitidi quella sua circolare, riguardan-te le vocazioni, egli già aveva rac-colto quattro giovinetti, ma tantopoveri e incapaci di provvedereanche alle prime spese; chiedevaperciò alcune facilitazioni finan-ziarie, per impartire ad essi la pri-ma istruzione. Alla domanda ilVescovo diede risposta affermati-va. Germogliavano così gli inizidell’opera sperata? Nella suamente si; nella realtà gli ostacolila soffocavano. Le ostilità si ag-

gravarono man mano, fino a farcomprendere che anche quellascoletta, che egli teneva in casasua per i quattro giovinetti desti-nati al seminario, era considerataun pericolo: anch’essa sotto so-spetto!

Non placet!

Comprese allora di trovarsi inuna situazione insostenibile a Sa-vogno. Pensò che in un altro pae-se, come parroco, si sarebbe tro-vato svincolato dalle prevenzionia suo riguardo, più libero di at-tendere alla sua scuola e al soc-corso dei miserabili. Perciò si pre-

ventasse parroco; se l’avesse la-sciato nominare dal popolo a Ca-spano, si sarebbe dovuto urtarecol popolo stesso, negandogli ilplacet: perciò lo si persuase a noninsistere per quella parrocchia, alasciarla volontariamente in di-sparte. Quando si trattò di asse-gnarli Torre Santa Maria, ecco ti-rar fuori, per negargliela, la proi-bizione dell’autorità politica.

Da don Bosco

Pa’ Lorenzo l’aveva lasciato per ilparadiso, nel 1874, a 74 anni. Conla piccola porzione d’eredità pa-terna, aiutato da beneficenze e da

Nel 1875, don Guanella, dopo sette anni di ministero parrocchiale a Savogno,si sente ispirato a chiedere di raggiungere don Bosco, a Torino. Egli dirà poi chegli anni passati accanto a don Bosco sono stati per lui una vera e propriapreparazione alla missione che lo attendeva.

sentò al concorso per le parroc-chie vacanti di Caspano e TorreSanta Maria in Val Malenco, deci-so di lasciare la posizione provvi-soria di vicario e di mettersi nellaposizione stabile di parroco, pa-store d’un gregge tutto e per sem-pre suo. Le prove riuscirono sod-disfacenti per gli esaminatori; manella destinazione del luogo, gli sicambiarono le carte in mano.L’autorità politica non voleva, adogni costo, che don Guanella di-

amici – oh ne aveva di amici chel’amavano e lo stimavano, special-mente per la santità di vita! –avrebbe potuto dar principio adun’istituzione. A diventar parroconon poteva, non doveva pensarpiù. Quale istituzione? Per i mise-rabili? Gli arrideva l’idea. Per lagioventù? Anche questa l’affasci-nava, nonostante le prove passate.Si decise: parlò col Vescovo, gliespose come, specialmente in vi-sta delle future vocazioni, ritene-

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va provvidenziale un’opera di donBosco nella diocesi di Como. Nonsi poteva chiamare in qualchepaese, o in città, quel prodigio dioperosità, che riempiva l’Italiacon la sua fama? Il vescovo oppo-se reciso rifiuto. Don Guanella fe-ce allora al suo Vescovo un’altraproposta: lo lasciasse andare dadon Bosco, per un breve periododi tempo: egli avrebbe fatto espe-rienza alla scuola di tanto mae-stro: nel frattempo si sarebbe po-tuto prendere, con maggior pon-derazione, una decisione: o donBosco sarebbe venuto a Comocon una sua istituzione, o donGuanella avrebbe, a suo tempo,fatto a Como, di sua iniziativa,un’opera simile a quella di donBosco. Il vescovo acconsentì.

Varie mansioni

«Una sera del gennaio 1875 – èdon Guanella che parla – m’inchi-navo a baciare la destra di donBosco, che aveva appena termina-to una conferenza del ConsiglioSuperiore, dove si era conchiusauna spedizione in America, e misalutò dicendomi: – Andiamo inAmerica? –». L’indomani ebbel’incarico da don Bosco di scrive-re comunicazioni per l’apertura diun Collegio nella Repubblica Ar-gentina. Man mano assunse gliuffici affidatigli; al posto di donMichele Rua, prese la direzionedell’oratorio «San Luigi», fre-quentato da oltre settecento gio-vanetti. Don Bosco aveva caro di-scorrere con lui, anche di interes-si della sua già grandiosa opera,avendolo trovato sacerdote diesperienza e di consiglio. Nell’ot-tobre dello stesso anno, ebbe ladirezione del nuovo collegio nelpaese di Trinità di Mondovì. Lotenne assai caro il vescovo diquella diocesi, che sovente e vo-lentieri se ne servì per la predica-zione nei seminari. Viaggiandocon don Bosco in visita a numero-se istituzioni, il discorso caddeuna volta intorno alle vocazioniecclesiastiche, troppo inferiori dinumero in rapporto ai crescenti

bisogni. «Ricorra alle vocazionidegli adulti», gli suggerì don Gua-nella. Fu probabilmente quel con-siglio che decise don Bosco ad at-tuare l’opera dei «Figli di MariaAusiliatrice» destinata a racco-gliere vocazioni di adulti, di cuidon Guanella per il primo ebbel’incarico di Direttore.

Per un triennio

A Torino, presso i Salesiani, donGuanella doveva rimanere solotemporaneamente, come s’è detto,o per persuadere don Bosco adaprire una sua Casa in diocesi diComo – ma il vescovo non vollemai concederlo – o per fare espe-rienza onde costituire egli stessoun’opera corrispondente ai biso-gni della sua diocesi – ciò che ilvescovo gli aveva concesso, oltreche con parole d’incoraggiamen-to, col fatto stesso di lasciarlo par-tire temporaneamente da Savo-gno. Don Bosco aveva voluto – po-tremmo dire, imposto – che si fer-

masse per un periodo di almenotre anni, facendo regolari voti co-me religioso della Congregazione,in cui viveva e lavorava, sperandodi averlo poi sempre. Le trattativeper avvicinare don Bosco a Comostavano già per raggiungere esitofelice, mediante l’apertura di uncollegio a Mendrisio, allora in dio-cesi di Como e territorio svizzero;ma le speranze fallirono, per man-canza di un titolare di nazionalitàsvizzera, che, secondo le leggi lo-cali, potesse assumere la respon-sabilità, la direzione e la gestionedell’istituto. Non rimaneva a donGuanella che la prospettiva di ac-cingersi colle sue forze a una fon-dazione. Ma come la pensava, aquesto proposito, il vescovo? Sol-lecitava il ritorno in diocesi, maper riprendere il suo posto a Savo-gno o per dar mano all’opera so-spirata? Il vescovo, in data 28maggio 1878, fece conoscere ilsuo desiderio che tornasse a Savo-gno, pregandolo di liberarsi daogni vincolo che con don Boscoaveva contratto.

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201418

BEATIFICATA MADRE GIOVANNINA FRANCHI

Il 20 settembre scorso, nel-la cattedrale di Como, si èsvolto il rito di beatifica-zione di Madre GiovanninaFranchi, fondatrice dellaCongregazione delle SuoreInfermiere del l’Addolorata.Nata a Como il 24 giungo1807, vi morì nell’assisten-za alle persone colpite davaiolo nero. Contagiata in-fatti ella stessa, offrì lasua vita perché la città fosse liberata dall’epi demia.Ci rallegriamo con le Suore di Valduce – particolarmente conla Superiora generale suor Emanuela Bianchini, sorella dellanostra consorella missionaria in Usa, di venerata memoria,suor Olga – per questo grande dono: la glorificazione della loro fondatrice si riversi come torrente di grazia sulla loro Famiglia religiosa.

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«Obbedisco al Vescovo»

Don Bosco, desideroso che donGuanella si fermasse, e conosciu-ta la sua situazione, avvicinando-si lo scadere dei voti triennali,emessi secondo le regole, gliscrisse in data 2 giugno 1878:«Adesso non si occupi, non parli,non scriva di altro, fino a che siaterminato il suo triennio. In que-sto tempo parli con Gesù Croci-

fisso, e lo preghi di farle conosce-re quello che lo accontenterà piùal punto della morte». Poi lo sup-plicava, con la sua autorevole be-nevolenza: «Caro don Luigi, miaiuti a salvare anime. L’Europa el’America chiamano evangelicioperai. Non mi abbandoni in bat-taglia, anzi combatta da forte, edavrà assicurata la corona di glo-ria». E tornava don Bosco al -l’assalto, con altra lettera del 13

luglio 1878: «Il Santo Padre hadato ordine che per quest’anno sifaccia una spedizione di missio-nari a San Domingo, dove si trat-ta di prendere la direzione delpiccolo e del grande Seminario,della Cattedrale e della Universi-tà. Si sentirebbe, caro don Luigi,di far parte di questa nuova spe-dizione e missione di nuovo ge-nere? Credo che questa sia per leioccasione provvidenziale». Senti-va forte la lotta, agitata nel suoanimo, tra il dovere di tornare indiocesi, l’affetto che lo legava adon Bosco, il desiderio di partireper le missioni e l’aspirazione auna sua istituzione, di cui giornoper giorno veniva formando piùchiara l’idea. Diede ferma la suadecisione: obbedire al suo Vesco-vo. Il distacco fu doloroso: eglistesso confessava «di non averpatito tanto alla morte del padree della madre... quanto nel lascia-re don Bosco». E a lungo conser-vò viva in cuore la nostalgia per iltempo passato nella vita salesia-na: «Ivi avevo l’esempio di tantevirtù e la direzione di coscienzadi don Bosco, che faceva sì granbene a tutti. Il cuore di Don Bo-sco era calamita che traeva; e lasua parola parca e misurataspandeva nelle menti bagliori diluce. Sia eterna la gratitudine adon Bosco e alle case sue». n

19La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2014

«Conviene incoraggiare sempre, avvilire giammai» (don Guanella).

Nel 1878don Guanella,

chiamatodal Vescovo,

fa ritorno a Como.Sulle rive

del suo lago,comincerà

la missionedi fondatoree di Servo

della Carità.

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Dio, del perfezionare le operazionidell’anima propria. Non mai unmoto di stizza, non mai un sensodi malumore la disturbava da que-sto fortunato spirito di contempla-zione e di unione con Dio».

Il pregare di Chiara aveva il sensodella conoscenza reciproca tra lei eDio: «Chi poté tener dietro ai passidi suor Chiara vedeva in lei unamente tersa come specchio per laquale ella guardava a Dio come inuno specchio e Dio si faceva cono-scere da lei». Sulla centralità del-

l’orazione contemplativa nella vitadi suor Chiara, don Guanella ne dàtestimonianza nella sessione sestadel processo di beatificazione, incui dichiara quanto segue:

«Quanto allo spirito di orazioneposso dichiarare che per tutto iltempo ch’io l’ebbi in pratica, ne lariconobbi sempre così provvistada vederla quasi sempre in atto dipreghiera; ho pure rilevato da par-ticolari miei scandagli e da quelche seppi anche da altre personeche essa godeva d’uno spirito dicontemplazione abituale, virtualee attuale, e ciò fino dalla sua fan-ciullezza».

La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201420

D

Seguendo la beata Chiara Bosatta

Il pregare di CHIARACarlo Laudazi ocd

a quanto si legge negliscritti (di don) Guanella, sipuò affermare, con certez-za, che la preghiera è stata

la fiamma che ha riscaldato tuttala vita e le azioni di suor Chiara.Tanto che, non è per nulla esagera-to dichiarare che la preghiera dellabeata Bosatta si è fatta vita, e chela sua vita è stata una preghiera vi-vente. Ciò autorizza ad affermareche il percorso spirituale della no-stra si sia svolto in un costante at-teggiamento contemplativo.L’aspetto contemplativo, infatti, èciò che ha caratterizzato la sua vitaspirituale. È lo stesso don Guanel-la, infatti, a dire che suor Chiara haavuto il «dono di contemplazione».Nel processo di beatificazione,(san Luigi Guanella) dichiara che il«dono dell’orazione fu in lei fin dafanciulla e che poi crebbe semprepiù fino ad essere la sua vita unacontinua preghiera», nella stessadichiarazione afferma che ebbe il«dono della contemplazione». Nel-la sessione IV conferma che era «inmaniera speciale inclinata allacontemplazione».Ciò fa ritenere che la preghiera-orazione-contemplativa ha avutoun ruolo essenziale nella crescita eprogresso della sua vita spirituale.È attraverso il modo di pregare e laqualità dell’orazione, infatti, che sirivela l’atteggiamento e lo spiritocontemplativo di suor Chiara. Ilsuo pregare, infatti, non era fatto diparole o di formule ma di slanciche sgorgavano dal cuore, fino asfociare nella contemplazione. DonGuanella dichiara che la Bosattaaveva bisogno della preghiera piùche del cibo e del riposo del corpo:

«La preghiera per suor Chiara eraun bisogno per l’anima propria piùche non sentisse il bisogno dimangiare o di riposare nel corpo.Cominciava dall’orazione vocale equesta accendeva in lei il desideriodella meditazione, e se ne stava làimmobile fissa nei misteri della vi-ta, passione, risurrezione di GesùCristo Signore. Lungo la giornataera in continua contemplazionede’ suoi doveri del conversare con

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Nella nona sessione offre la se-guente testimonianza:«La Serva di Dio si teneva costan-temente alla divina presenza, sem-pre elevandosi per il suo spirito difede nella contemplazione dellamaestà infinita di Dio. Attestoche..., né io saprei come spiegaretanta sua ascensione di spirito evivezza di opere di fede e di pietànon che di pazienza nei disagi,senza riconoscere nella Serva diDio uno spirito di alta e incessantecontemplazione».La forza unitiva della preghieraera alimentata e sostenuta dal-l’amore per l’eucaristia. Il Guanel-la rivela che «il centro della suacarità era la santa Messa, il San-tissimo Sacramento, la Comunio-ne augustissima». Il Guanella ri-corda il «soliloquio» che la beata,consumata dalla malattia, faceva,dal suo letto di sofferenza, nel ve-dere entrare nella sua stanza il Si-gnore eucaristico:

«Entrava in soliloquio con Dio co-sì: “Quanto buono il Signore Id-dio! Ci ha amati fino a dare sestesso nel corpo, nel sangue, nel-l’anima, nella divinità di Gesù Cri-sto benedetto. E si dà ancora ame! A me che sono un impasto dimiserie... a me [...]. O venga... ver-rà ancor domattina Gesù Cristonella santissima Comunione... en-trerà in questa cameretta, io spor-gerò il labbro mio e spalancheròle porte del mio cuore. Gesù saràtutto mio! O Gesù, fate che io siatutta vostra... vostra a qualsiasitormentoso costo [...], fate che ilmio cuore sia tutto e solo pervoi”». n

Urna della beata Chiara a Como,Santuario S. Cuore.

ANIME INNAMORATE DEL CELESTE BAMBINO

Fra poco udremo l’eco dell’inno ar-monioso che gli angioli cantaronosulla capanna di Betlem. Oh, diqual gioia, di quale felicità non fa-rà egli palpitare i cuori delle animeinnamorate del celeste Bambino!Oh, felice, o caro giorno!Sii tu apportatore, a cotesto drap-pello di anime elette, della paceche annunziarono gli angioli, e ditutte quelle grazie celesti che sono necessarie, onde camminare corag-giose sulla via della croce che sola guida al cielo.Voglia questo amabile Pargoletto regalare a tutte un’occhiatina amoro-sa, che basti ad infondere nel cuore di ciascuna forza e coraggio per ab-bracciare con generosità tutte le croci che a Dio piacerà porgere e rima-nere sempre costanti nelle prove che rimangono. Sparga altresì unaspeciale benedizione sui temporali bisogni di cotesta umile casetta,sicché possa continuare l’opera incominciata.

Suor Chiara a suor MarcellinaGravedona - Natale 1881

Urna della beata Chiara a Como,Santuario S. Cuore.

b. Chiara Bosattab. Chiara Bosatta

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Un Centenario...come un cantiere di lavoro

larlo e viverlo con rinnovata fe -deltà alla vocazione che ci è statadata.Ripercorrendo il suo cammino difede, capace di superare ogni ge-nere di avversità, anche noi sare-mo illuminati e stimolati a realiz-zare, con passione e con fermavolontà, la nostra vocazione allasantità e a rafforzare il nostro spi-rito per superare le difficoltà delpresente.Come espressione simbolica dellanostra attenzione alla sua santitàci sentiremo tutti rappresentati,in spirito, nella lampada che ardedurante tutto quest’anno davantiall’urna benedetta del Fondatore,quasi a indicare che il fuoco dellasua ardente carità è ancora vivoin noi.Dopo cento anni dalla sua nascitaal cielo, le opere da Lui iniziatesono andate crescendo e diffon-dendosi in varie nazioni, segnodella benedizione del Signore edella sua intercessione, che anco-ra dovremo implorare per esserecapaci di mantenere vivo il suospirito e l’entusiasmo per la mis-

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Padre Alfonso Crippa sdcSuperiore generale

P

Roma, TeatroS. Giuseppeal Trionfale.Convegnoin apertura

del Centenario didon Guanella.

Il coro«Chors Harmonica».

ri su cui fondiamo la nostra vita,le nostre comunità e le nostreopere.L’anno centenario è occasioneprovvidenziale per fare memoria,ancora una volta, dei doni di Diofatti a noi nella vita e nella santitàdel Fondatore, una memoria viva,capace di interpellare e animare ilpresente e orientare il futuro».Innanzitutto, in questo anno, ciimpegneremo ad approfondiremaggiormente il cammino di san-tità e il carisma che don Luigi haricevuto dallo Spirito per assimi-

rendo spunto da una im-magine con cui don MarcoGrega, su Agenda di Fami-glia, presentava la celebra-

zione del Centenario dalla mortedel Fondatore: «Sarebbe bello im-maginare questo anno Centenariocome un cantiere di lavoro, se-gnalato da un cartello che, para-frasando, indichi “valori in corso”.Un anno per riscoprire il nostrocarisma e ri-gustarlo con tutti co-loro coi quali condividiamo la no-stra missione, un anno in cui ridi-re con forza ed entusiasmo i valo-

Platea di partecipanti al convegnodell’anno centenario, che ci vuole indicare

i nostri «valori in corso».

Platea di partecipanti al convegnodell’anno centenario, che ci vuole indicare

i nostri «valori in corso».

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sione che ci è stata affidata comesua preziosa eredità.Con la proclamazione della santi-tà del Fondatore abbiamo assuntoun impegno ancora maggiore,non solo di seguirne le orme, ma

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Roma. Apertura del Centenario della morte di s. Luigi Guanella. Concelebrazionea S. Giuseppe al Trionfale, presieduta dal card. João Braz de Aviz.

anche di promuovere la cono-scenza della sua spiritualità tra ilpopolo di Dio, incominciando conle persone che condividono connoi la stessa sensibilità carismati-ca e la stessa missione di carità.

A questo riguardo abbiamo degliimpegni concreti da realizzare aconclusione di questo nostro an-no centenario: l’organizzazione alivello mondiale dell’Associazionedei Cooperatori guanelliani e unforte incremento del MovimentoLaicale Guanelliano nel mondointero.Il secondo seminario di studio,dedicato quest’anno ad approfon-dire la conoscenza del Fondatoreattraverso la testimonianza disuor Marcellina Bosatta e di donLeonardo Mazzucchi, ci ha avvici-nati maggiormente a sentire ilFondatore come vivo ispiratoredella nostra storia nei momentiimportanti del consolidamentodella nostra Opera. È nostro im-pegno continuare nello studio del-le nostre origini e anche racco-gliere quanto di bene il Signore ciha permesso di fare in questi cen-to anni di storia. Abbiamo davan-ti a noi un anno di intenso signifi-cato. Tocca a noi viverlo con quel-lo spirito che renda ciascuno dinoi testimone della vitalità e fe-condità del nostro carisma. n

Como - Cattedrale

APERTURA ANNO CENTENARIO SAN LUIGI GUANELLA

Venerdì 24 ottobre a Como, con la S. Messa presiedu-ta dal vescovo Diego Coletti, si sono aperte ufficial-mente le celebrazioni per l’anno del centenario dellamorte di S. Luigi Guanella (1915-2015).

Don Marco Grega, Superiore provinciale dei Servi del-la Carità (Provincia S. Cuore), ci spiega il senso diquesto centenario: «Papa Francesco, durante il suo re-cente viaggio in Corea, ha ricordato ai Vescovi di quelpaese, ma anche a tutti noi, che “essere custodi dellamemoria significa qualcosa di più che ricordare e faretesoro delle grazie del passato.Significa anche trarne le risorse spirituali per affronta-re con lungimiranza e determinazione le speranze, lepromesse e le sfide del futuro”.Quindi vogliamo ricordare il centenario della mortedel nostro Santo non per una vuota retorica autocele-brazione, ma perché siamo convinti che fare memoriadel passato serva ad alimentare e dare vigore al pre-sente.Questo anno centenario rappresenta dunque una pre-

ziosa occasione per riscoprire i valori su cui don Gua-nella ha fondato la propria vita, e chiederci se sonoancora “valori in corso”, presenti nella nostra vita per-sonale e comunitaria». Auguri e benedizioni divine atutta la grande Famiglia Guanelliana!

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Alla ricerca dell’umano

FINESTRE SUL MONDO

guanelliane, proprio per non so-vrapporci e saturare certi conte-sti, abbiamo preferito uscire daiconfini, per così dire, come nellostile proprio del Movimento, nonescludendo, dopo valutazioniconclusive del percorso, negli an-ni successivi riedizioni in altriluoghi e cominciando anche amettere in cantiere una pubblica-zione promossa dal MLG conEditrice Nuove Frontiere.Conduttori dell’itinerario, il cuiprogramma (e relative modalitàdi svolgimento) viene pubblicatoin questo numero, sono il sotto-scritto e l’amico filosofo Lamber-to Bianchini, lucido pensatoredel nostro tempo, già conosciuto

T

Il prof. Vittore Mariani,Presidente nazionale del Movimento

Laicale Guanelliano.

Lineamenti organizzativi

Iniziativa: itinerario culturale.Finalità: per affrontare la vita con rinnovata consapevo-

lezza esistenzialePartecipanti: aperto a tutti (gratuito).Giorno della settimana e orario: lunedì dalle ore 20,45

alle ore 23,00.Periodicità: incontri mensili, da settembre a giugno.Luogo: Centro Mamma Rita, via Lario 45 Monza

(parcheggio interno).Conduttori: Prof. Lamberto Bianchini, filosofo

(incontri 1, 2, 7, 8 e 9);Prof. Vittore Mariani, pedagogista (3, 4, 5, 6 e 9).

Coordinatrice incontri: Dott.ssa Arianna Maffei,pedagogista.

Progettazione e organizzazione: a cura del MLG(Movimento Laicale Guanelliano).

Possibile rilascio finale di attestato di partecipazione.

Incontri: tematiche e date

1o La riscoperta della contemplazione - 22 settembre2014

2o Gli equivoci del libero arbitrio - 20 ottobre 20143o Vincitori e vinti - 17 novembre 20144o Progettualità di vita oltre il disagio, i fallimenti,

la sofferenza, la disperazione - 15 dicembre 20145o Per una sessualità umana - 19 gennaio 20156o La via della condivisione e della comunione

23 febbraio 20157o Uno sguardo critico

sulla modernità23 marzo 2015

8o Giustizia e poterenella politica20 aprile 2015

9o Sintesi dell’itinerarioe prospettive18 maggio 2015

Alla ricerca dell’umanoRiflessioni e proposte per vivere in tempo di crisi

La Vice presidentenazionale MLG Arianna Maffei.

ra le tantissime iniziativedel vasto e vario mondoguanelliano..., si inseri-sce questa novità propo-sta direttamente dal Mo-

vimento Laicale Guanelliano, ra-tificata all’unanimità dal Consi-glio Direttivo nazionale nell’in-contro di programmazione plu-riennale del 1° e 2 febbraio 2014e che parte nel settembre 2014:l’itinerario culturale «Alla ricercadell’umano».Abbiamo scelto come località nel2014-15 Monza, il capoluogo del-la Brianza, la mia terra e anchedi alcuni religiosi guanelliani.Nel 2015, già così ricco di impor-tanti eventi nelle classiche sedi

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La riscopertadella contemplazione

nel mondo guanelliano per qual-che intervento nelle scuole al ca-risma promosse per anni dallaProvincia Sacro Cuore, interventiriportati nelle belle pubblicazionidell’Editrice Nuove Frontierenella collana «I dinamismi dellacarità».È previsto il coordinamento degliincontri da parte della Vice Presi-dente nazionale MLG AriannaMaffei, con i suoi entusiasmi, ca-pacità di coinvolgimento attivo,stimoli all’approfondimento.Significativo il sottotitolo cheracchiude le motivazioni dellaproposta, «Riflessioni e proposteper vivere in tempo di crisi», mo-tivazioni da una parte connessead elementi negativi e dall’altra apositivi.

Elementi negativi:

1. disorientamento esistenziale;2. confusione valoriale;3. superficialità razionale;4. sconnessione di emozioni e

sentimenti dalla progettualità;5. oblio dell’essenziale.

Elementi positivi:

1. riscoperta di ciò che è vera-mente importante nella vita;

2. ricerca delle cause della crisidel nostro tempo;

3. sviluppo della capacità critica;4. promozione di una ragione al-

ternativa aperta al trascenden-te;

5. rilancio di una Cultura con laC maiuscola.

Ci aiuta ulteriormente a com-prendere il possibile valore del-l’itinerario il seguente brano illu-minante del monaco di Bose Lu-ciano Manicardi, tratto dal volu-me «L’umano soffrire» (EdizioniQiqajon, Magnano, 2006, pp.14-15).«Vi è la possibilità di un’umanitàdisumana: l’uomo non è natural-mente umano e umanizzato, cosìcome non è naturalmente libero.L’umanità e la libertà sono con-quiste per cui si lotta e doni allacui accoglienza occorre aprirsi.Si verificano spesso disumanità

(...) L’uomo contemporaneo ha persola capacità di contemplare preso dal-la fretta che genera la cancellazionedel presente, ha scambiato il benes-sere con la felicità, chiuso in se stes-so, e così inesorabilmente destinatoalla disperazione, dilagante in que-sto tempo di relativismo, in una civil-tà che lascia l’essere umano in un pe-renne stato adolescenziale, egocen-

trico, nel rifiuto delle decisioni, delle scelte definitive, della fedeltà,della serietà della vita, sostanzialmente incosciente, inquieto. L’uomocontemporaneo è ripiegato su se stesso, chiuso nei suoi schemi men-tali, non apre lo sguardo, non vede l’altro per quello che è ma per co-me ce lo ha in mente con relative aspettative indebite. È preda dellepassioni che lo travolgono, in balia degli eventi. Certo l’inquietudine,il senso di fragilità e anche il fallimento possono diventare positivi se(ri)aprono l’essere umano al guardare, alla meraviglia, alla conoscen-za, alle relazioni autentiche, a Dio, e dunque in un atteggiamentocontemplativo, oltre le domande e le giustificazioni.

P.S. Il filmato delle serate apparirà su youtube.

Pensieri estratti dal primo incontro, sul tema: «La riscoperta della contemplazione», del prof. Lamberto Bianchini

Il 1° incontro dell’itinerario culturale«Alla ricerca dell’umano»

«La contemplazione è...fondamentale per l’essere umano,nelle relazioni tra personee tra esseri umani con Dio»

Parco della città di Monza, localitàscelta come sede dell’itinerarioculturale «Alla ricerca dell’umano»promosso dal MLG per il 2014-15.

Il filosofoLamberto Bianchini.

Parco della città di Monza, localitàscelta come sede dell’itinerarioculturale «Alla ricerca dell’umano»promosso dal MLG per il 2014-15.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201426

mentre gli alpini... si stringono lamano. E poi c’è una tradotta inpartenza da Torino «e la va direttaal Piave», mentre sul monte Ortigara risuona l’eco di lugubri«ta-pum/ta-pum/tapum»...È vero che ai nostri giorni l’Italiasta perdendo la voglia di cantare;basta guardare i karaoke di primaserata, ma ancora tanti, tra singolie cori, tramandano viva la tradizio-ne delle canzoni popolari e che noifacciamo risalire alla 1a GrandeGuerra Mondiale.Se il periodo 1915-18 fu un «even-to» di popolo lo troviamo scritto

Gianni MoralliÈ

nella Chiesa, nelle relazioni fra-terne comunitarie, così come neirapporti familiari, tra marito emoglie, tra genitori e figli, tra an-ziani e giovani, e poi nelle rela-zioni sociali e politiche, così co-me nelle relazioni più personali eintime, nelle relazioni sessuali,nell’amore (o in ciò che chiamia-mo tale).Quante volte dobbiamo constata-re che il nemico è l’amico, è il vi-cino, il familiare, il confratello...Dovremmo imparare pertanto aconsiderarci ospiti dell’umanoche è in noi.Ospiti, non padroni. Così po-tremmo imparare anche ad avercura dell’umano che è in noi e aessere solleciti verso l’umano sof-ferente che è nell’altro.Forse, l’umano che è in noi èesattamente il luogo della nostraimmagine e somiglianza con Dio(cfr. Gen 1, 26-27).Si comprende come il divenireumano sia per il cristiano l’operadella fede e implichi l’obbedienzaalla parola del Dio creatore cheha detto: “Facciamo l’uomo”(Gen 1, 26). Anche noi, anche gliuomini, sono implicati in quel“facciamo”!L’uomo è chiamato a collaborarecon Dio affinché cresca in luiquell’umanità che è il vero rifles-so della luce divina nel mondo, èil luogo di Dio nel mondo, luogoche – come l’azione dello Spirito– va ben oltre le confessioni cri-stiane e gli spazi ecclesiali! Uma-nità che non può essere elimina-ta neppure dalla più devastantesofferenza.E la sofferenza, nei suoi molte-plici volti, è oramai appello alcredente perché risvegli la pro-pria umanità rendendola semprepiù conforme a quella di Cristo».

Vittore Mariani

Foto inerenti la guerra dei 1915-18.

Una storia da riscopriregià trascorso un secolo dal-lo scoppio della 1a GuerraMondiale, un avvenimentotutto da riscoprire nei suoiparticolari che ci ricorda-

no i nostri gloriosi alpini, nonni,genitori, al fine che simili tragedienon si ripetano più.

La 1a Grande Guerra Mondiale haappena varcato un secolo di storiain quanto per la nostra Nazionel’entrata in guerra è il 24 maggio1915, ma i due blocchi contrappo-sti Francia-Inghilterra contro l’Im-pero asburgico-prussiano iniziaro-no le operazioni belliche nel 1914:cento anni fa.L’accorato appello di Papa Bene-detto XV non venne recepito el’Europa fu teatro della «inutilestrage fratricida» con milioni divittime innocenti.Ancora popolarissimo, nonostanteil passare degli anni, il repertoriomusicale delle trincee che noi ra-gazzi cantavamo a scuola, contentipur nella tragedia vissuta dai no-stri padri e nonni.Il PIAVE mormora da cento annied il BRENTA non fa che scorreresotto il Ponte di Bassano... proprio

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Il Piave, il fiume italiano protagonista della grande Guerra:«... e il Piave mormorò...».

Ammalappena che s’è fatto giornoe er Bambinello s’è guardato intorno.Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara?Che freddo, mamma mia! Chi m’ariscalla?Fijo, la legna è diventata rarae costa troppo cara pè compralla...E l’asinello mio dov’è finito?Trasporta la mitraja sur campo de battaja:è requisito. Er bove? – Pure quello...fu mannato ar macello.Ma li Re Maggi arriveno? – È impossibileperché nun c’è la stella che li guida;la stella nun vò uscì: poco se fidapè paura de quarche diriggibbile...Er Bambinello ha chiesto: – Indove stannotutti li campagnoli che l’antr’annoportaveno la robba ne la grotta?Nun c’è neppuro un sacco de polenta,nemmanco una frocella de ricotta...Fijo, li campagnoli stanno in guerra,tutti ar campo e combatteno. La manoche seminava er granoe che serviva pè vangà la terraadesso viè addoprata unicamente per ammazzà la gente...Guarda, laggiù, li lampi de li bombardamenti!Li senti, Dio ce scampi, li quattrocentoventiche spaccheno li campi? –Ner dì così la Madre der Signores’è stretta er Fijo ar coree s’è asciugata l’occhi cò le fasce.Una lagrima amara pè chi nasce,una lagrima dòrce pè chi more...

Trilussa

Natale de guera

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nei canti alpini, come: «Sul cappel-lo» - «Sul pajon» - «BombardanoCortina» - «Era una notte che pio-veva»..., anche se scopriamo chetante di queste canzoni non sononate al ritmo del cannone del Car-so e dell’Adamello, ma si riferisco-no a ben più antiche battaglie, op-pure scritte a tavolino come opera«d’autore», come il compositore di-lettante E. A. Mario «E le stelletteche noi portiamo» o «La leggendadel Piave»..., di cui ci sembra anco-ra di sentire il suo mormorio.Ad esempio «Ta-pum» tramanda-vano il rumore dei fucili sì, ma an-cor prima quelli del traforo del SanGottardo, dove dal 1872 al 1880 vilavorarono i minatori trentini.Ed ancora «Monte Nero», così fu-nereo nel suo scorrere, è una can-zone ottocentesca che ricorda unbrigante milanese detto «Il Nero».Ed ancora «Addio, mia bella ad-dio» è una vera marcia risorgimen-tale cantata da volontari a Curtato-ne e Montanara nel 1848.Ed ancora, il celebre versetto «nonpassa lo straniero!» venne cantatoper la prima volta con accompa-gnamento di mandolino nel giugno1918..., quando si intravedevanospiragli di pace del terribile flagel-lo.Ed ancora «Il testamento del Capi-tano» lo si fa risalire ad una ballatadedicata al marchese di Saluzzo erisalente al ’500.Questo «riuso» testimonia la deri-vazione genuinamente popolare diqueste canzoni ed i vertici dei Co-mandi Superiori Militari scopriro-no la valenza psicologica del cantoper attutire e tenere alto il moraledella truppa.Nell’autunno del 1918 per l’Inno

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... la guerra è una follia.Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamatia collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciòche Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tut-to, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di svilup-po è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere... sono motivi chespingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giu-stificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distor-to. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’èla risposta di Caino: «A me che importa?». «Sono forse io il custode dimio fratello?» (Gen 4, 9). La guerra non guarda in faccia a nessuno:vecchi, bambini, mamme, papà... «A me che importa?»...Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, for-se si può parlare di una terza guerra combattuta «a pezzi», con crimini,massacri, distruzioni...Anche oggi le vittime sono tante... Come è possibile questo? È possibi-le perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopoliti-ci, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembraessere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi orga-nizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hannoscritto nel cuore: «A me che importa?». ... Gli affaristi della guerra forseguadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità dipian gere.Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tuttinoi la conversione del cuore: passare da «A me che importa?», al pian-to. Per tutti i caduti della «inutile strage», per tutte le vittime della fol-lia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisognodi piangere, e questa è l’ora del pianto.

Dall’Omelia di papa Francesco nella Messa al Sacrario Militare di Redipuglia, 13 settembre 2014

della Terza armata venne indettoun concorso pubblico con ben 62partecipanti, dove risalta il tonotrionfalistico del conflitto e benlontano dal realismo vissuto sullapelle dei soldati. Va pure ricordatoche nei repertori della 1a GrandeGuerra troviamo anche una sottileironia, un sorridente distacco versoi generali che mandavano a morirecome carne da macello i figli deipoveri contatini e quando si canta-va «Dove sei stato, mio bell’alpi-no», oppure «Monte Canino» era laribellione antimilitare, unita allaparodia, come quella «Il generalCadorna davvero è un gran porten-to / con undici avanzate ha preso ilTagliamento»; oppure «Il battaglio-ne Edolo sta sempre sulle cime / e

quando scende a valle el roba legalline». Un momento di sfogo e diribellione, ma sempre pronti adubbidire in silenzio sia sulle «pie-traie» del Carso o nel «fango» diCaporetto.Ad un secolo da questi tragici avve-nimenti, il riproporre i Canti dellaPrima Grande Guerra Mondiale in-segna alle nuove generazioni unmomento di come si viveva in trin-cea ed il ricordo deve sfociare nelgrido di «mai più la guerra!». Leg-giamo nel sito di uno del Coro Al-pino Orobica, uno dei più vivacid’Italia, «Il canto alpino è un “uni-cum” italiano, che non ha paragoninemmeno nelle altre nazioni vici-ne, e – lo si voglia o no – è stato edè tuttora un cemento nazionale». n

«A me che importa?»

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dare la struttura indussero (nel1792) a ridistribuire le navate e ainglobare nel cemento le restanticolonne.Ancora, nel 1952 si dovetteroeseguire lavori urgenti per cer -care di rimediare all’ultima offe-sa arrecata da una bomba du-ran te l’ultimo conflitto mondialeed è in questa nuova «veste» chela Cattedrale ha accolto in pre -ghiera Papa Giovanni Paolo II il5 giugno del 1989.Ma nel corso della sua lunga sto-ria, già altri 10 Papi si erano in-ginocchiati dinanzi all’altare diquesta Cattedrale.

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Sul prato appena fuori della se-conda cinta di mura dell’antico«castrum», erette a protezionedalle scorrerie longobarde primae saracene poi, originariamenteera stata costruita una cappelladedicata alla Madonna del Parco;successivamente, nel 1106, sullavecchia chiesa venne eretta laCattedrale a tre navate che, di-strutta da un terremoto, fu riedi-ficata a sette navate.Ulteriori interventi tesi a consoli-

Solenne riaperturadella BASILICA-CATTEDRALE di Gaeta

I Francesco Sapiol 27 settembre, nonostante lacittà si fosse pressoché svuo-tata delle consuete distrattefolle di villeggianti estivi, levie del rione storico di Gaeta

si sono riempite fino all’inverosi-mile di fedeli desiderosi e ansiosidi partecipare alla solenne conce-lebrazione eucaristica con Dedi-cazione della Basilica-Cattedrale,intitolata a Santa Maria Assunta.Il Santo Padre, Papa Francesco,ha fatto pervenire la sua Benedi-zione Apostolica e il Capo delloStato, Giorgio Napolitano, haconferito la Medaglia del Presi-dente della Repubblica.

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Dopo circa cinquanta anni, però,appariva improcrastinabile unpiù adeguato recupero non sol-tanto per sopperire alla vetustàdel fabbricato, ma anche per l’av-vertita esigenza di restituire altempio parte della sua antica fi-sionomia risalente al XIII secolo.Eccoci, pertanto, al «fine lavori»durati quasi un decennio e allasolenne riapertura alla quale lapopolazione di Gaeta non ha vo-luta mancare, stretta intorno al -l’Arcivescovo Fabio BernardoD’Onorio.La cerimonia ha preso l’avvio dal

Santuario della SS. Annunziatacon una solenne processione cheha accompagnato le reliquie deisanti protettori Erasmo e Mar-ciano, le quali facevano ritornonella Cattedrale dopo un «esilio»durato troppo a lungo.Per l’evento si è mobilitato unfolto Clero pervenuto anche daaltre Diocesi, nonché numerosepersonalità civili e militari: ilSindaco della Città Cosmo Mitra-

no, il Senatore Claudio Moscar-delli, il Consigliere regionaleGiuseppe Simeone, il Prefetto diLatina Antonio D’Acunto, il Que-store Giuseppe De Matteis, non-ché numerosi Sindaci dei Comu-ni limitrofi.All’arrivo del corteo, il portaledella Cattedrale è stato apertoper accogliere le reliquie e dare,così, inizio alla solenne Concele-brazione eucaristica con Dedica-zione della Basilica Cattedrale.Il numeroso pubblico che nonaveva possibilità di accedere altempio ha potuto comodamenteseguire il rito attraverso grandischermi, posti in zone apposita-mente attrezzate.L’intera cerimonia si è svolta albuio, proprio per celebrare il ritofinale della luce che ha conclusola Dedicazione e ha consentitoagli astanti di esternare un coraleohhhh!!! di meraviglia all’illumi-narsi di così tanta bellezza:– in primis lo splendido Crocifis-so che campeggia sospeso sull’al-tare maggiore, opera di Giovannida Gaeta (altro illustre figlio diquesta città che ha preceduto diappena un secolo Scipione Pul-zone, XVI secolo, autore della ce-lebre effigie della Madonna delladivina Provvidenza);– molte delle antiche colonneche in occasione dei lavori del1792 erano state inglobate in pi-lastri di cemento sono state sco-perte, conferendo più che un’ideadi quella che era l’armonica svet-tante bellezza originaria;

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Concelebrazione eucaristica per la riapertura della Cattedrale.

Sarcofagi dei martiriErasmo, Probo, Innocenzo, Casto,

Secondino ed Eupuria.

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– i due gruppi di splendide formellescolpite in duesingoli blocchiche delimitanoil presbiterio eche facevanoparte del l’antica chie-sa di Santa Caterina;– il prezioso «cero pasquale»posto bene in risalto alla destradell’altare maggiore;– antichi sarcofagi con i resti dimartiri cristiani nonché tante altrepreziosità che meritano un’attenta emeditata scoperta.Suggestiva la cerimonia stessa che,come evidenziato dall’Arcivescovo,ha richiamato alla mente di tutti laconsacrazione del Tempio di Salo-mone (1o libro dei Re).A conclusione, dopo che don LuigiMancini e l’arch. Dario Del Bufalohanno brevemente ricordato i «tra-scorsi» della Basilica e illustrato ilavori eseguiti, il concerto «QuarterAnton Ebrel», a cura dell’Associa-zione Musicale San Giovanni a Ma-re, ha aperto il repertorio con la sui-te n. 3 di Bach.

A conclusione della giornata: almolo Santa Maria, concerto del-

la banda dellaPolizia di Sta-to e spettaco-lo pirotecnico.Per i giorni a

seguire, in program-ma: Pontificale dell’Arci-

vescovo, Apertura dell’Anno Pa-storale con conferimento delmandato agli Operatori e confe-renza del prof. Vittorio Sgarbi.Orgogliosi del fiero appartenerea un popolo antico, i gaetani sa-pranno certamente far tesoro diquesto grande regalo che è statofatto loro dall’Arcivescovo FabioBernardo che, come confermatodall’architetto Del Bufalo che haeseguito i lavori, ha seguito pun-tigliosamente l’esecuzione del-l’opera con la competenza che gliriviene dall’essere Presidente del-la Commissione per l’Edilizia Sa-cra e Beni Culturali della Confe-renza Episcopale del Lazio.

Roma, 8 ottobre 2014

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Lo splendido Crocifissodi Giovanni da Gaeta,

illustre pittore figlio di questa terra.

La preziosacolonna porta/cero

pasquale.

Presbiterio e altare (foto a sinistra). Cattedra.

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Qui ti poso,quasi in preghiera!Si stanno abbrunandoi colori delle rose,ma estate e invernimai smorzerannoi battiti del tuo cuore.

Ora va’...,ove il Ventovuole portarti,per donare a tuttiil tuo profumo di zagare.

Con le ginocchia pronesul muschio argentatoche ti copre,io sto ad aspettarti.

Gilda23 luglio 2001

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VOCI DAL SILENZIO

ORA VA’...

Giardino di casa Moricon l’Agnus castus in piena fioritura.

Troppe schegge di ghiacciosui suoi petali stellatihanno dato ferite di ricordiche stringo fra le dita.

Magnolia?Biancorosadi primaveracon te vissuta e perduta.... Diventa struggenteal vederla.

Melograno?Fiori purpurei,ma non frutti di vitaad estateci hanno donato.

Agnus castus?Protettoda quercia rigogliosa,ha spighecolor lavanda,protese verso il cielocome dita odoranti.

Vorrei tu riposassiin eternoai piedi di un mango,accantoalle sue radici,

per donare ancorala tua linfa ad altri.

Vorrei tu riposassiin eternonel nostro prato-giardino,ora per mesenza albe e tramonti,in un giorno senza fine.

È rimasto soloil tempo passato,lieve, breve, ma eterno,per ritrovarciai piedi di un albero.

In attesa silenteaccarezzando il muschio,che si fa tappeto,vicino al calincatus?

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VIVERE LA FESTAa cura di suor Maria Teresa Nocella

GUANELLIANE«IN CAMMINO»

SUL CAMINO DE SANTIAGO

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sua protezione è uno stimolo enorme in quelleprove durissime. E tutto questo ha un riverberosull’Europa cristiana, che già nel X secolo inizia ipellegrinaggi a Compostela. Ciò che attrae nonsono le antiche, incontrollabili tradizioni sul san-to in Spagna, ma l’appassionata realtà di quellafede, di quella speranza tra il pianto, di cui il luo-go resta da allora affascinante simbolo. Nel 1989hanno fatto il «Cammino di Compostela» Gio-vanni Paolo II e migliaia di giovani da tutto ilmondo. Domenico Agasso

da «Santi e Beati»

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È

SAN GIACOMOil maggiore

detto «Maggiore» per distinguerlo dal-l’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo.Lui e suo fratello Giovanni sono figli diZebedeo, pescatore in Betsaida, sul lago

di Tiberiade. Chiamati da Gesù (che ha già consé i fratelli Simone e Andrea) anch’essi lo seguo-no (Matteo, 4). Nasce poi il collegio apostolico:«(Gesù) ne costituì Dodici che stessero con lui:(...) Simone, al quale impose il nome di Pietro,poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello diGiacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes,cioè figli del tuono» (Marco, 3). Con Pietro sa-ranno testimoni della Trasfigurazione,della risurrezione della figlia di Giairo edella notte al Getsemani. Conosciamo an-che la loro madre Salome, tra le cui virtùnon sovrabbonda il tatto. Chiede infatti a Gesùposti speciali nel suo regno per i figli, che si di-cono pronti a bere il calice che egli berrà. Così,ecco l’incidente: «Gli altri dieci, udito questo, sisdegnarono». E Gesù spiega che il Figlio dell’uo-mo «è venuto non per essere servito, ma per ser-vire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mat-teo, 20).E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolomartire, nella primavera dell’anno 42. «Il re Ero-de cominciò a perseguitare alcuni membri dellaChiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratellodi Giovanni» (Atti, 12). Questo Erode è Agrippa I,a cui suo nonno Erode il Grande ha fatto uccide-re il padre (e anche la nonna). A Roma è poicompagno di baldorie del giovane Caligola, chenel 37 sale al trono e lo manda in Palestina comere. Un re detestato, perché straniero e corrotto,che cerca popolarità colpendo i cristiani. L’ulti-ma notizia del Nuovo Testamento su Giacomo ilMaggiore è appunto questa: il suo martirio.Secoli dopo, nascono su di lui tradizioni e leg-gende. Si dice che avrebbe predicato il Vangeloin Spagna. Quando poi quel Paese cade in manoaraba (sec. IX), si afferma che il corpo di sanGiacomo (Santiago, in spagnolo) è stato prodi-giosamente portato nel nord-ovest spagnolo eseppellito nel luogo poi notissimo come Santiagode Compostela. Nell’angoscia dell’occupazione,gli si tributa un culto fiducioso e appassionato,facendo di lui il sostegno degli oppressi e addirit-tura un combattente invincibile, ben lontano dalGiacomo evangelico (a volte lo si mescola all’al-tro apostolo, Giacomo di Alfeo). La fede nella

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A

GUANELLIANE «IN CAMMINO»

sul Camino de Santiago

ndando alla ricerca di un cappello perquesto articolo, abbiamo trovato unabella riflessione di un pellegrino che cipuò aiutare a prendere una visione ge-

nerale del CAMINO. E poi abbiamo cercato dimeditare e riflettere sui segni che incontriamolungo il camino.

Il Camino

Il «Camino de Santiago de Compostela» è un’an-tichissima via di pellegrinaggio, battuta da quan-do nell’813 fu scoperta nel «Campo di stelle»(Compostela) la tomba di Giacomo (Santiago inspagnolo), uno dei discepoli più vicini a Gesù.Da allora centinaia di migliaia di uomini e donnesi sono messi in cammino (partendo da ognipunto d’Europa) per raggiungere la cattedrale diSantiago.Nel Medioevo la devozione a questo Santo eracosì importante che la sua Chiesa godeva dellastessa importanza di quelle di Roma e di Gerusa-lemme. Ed infatti i tre percorsi di pellegrinaggio«classici» puntavano su queste tre direttrici. Ilsenso del «cammino» aveva certamente ben altrosignificato nei secoli passati, quando la condizio-ne di «pellegrino» era forse costitutiva delle con-dizioni di vita della gente. Per noi moderni il ter-mine ha assunto un significato quasi spregiativoed è difficile capire il valore del camminare sullastrada per raggiungere una mèta pur ricca di si-gnificati. Oggi si assiste, comunque, ad una ri-presa di questa tradizione.

I pellegrini

Sono davvero molti quelli che si mettono in marcia (percorrendo chi più chi meno 100 chilo-metri).Pellegrini provenienti da ogni parte del mondo,ogni anno si mettono in marcia per Santiago deCompostela. Vanno a piedi, o in bici, o a cavalloe qualcuno ha l’auto di appoggio. Si parla di al-cune migliaia di persone ogni giorno e si arriva a200 mila nelle annate giubilari. La maggior partesono spagnoli, poi ci sono francesi, tedeschi, co-

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reani, brasiliani, inglesi... Quello italiano, nume-ricamente, è il quarto gruppo; seguono pratica-mente tutte le altre nazioni del mondo. Il Cami-no francese (il più conosciuto) comprende gli«ultimi» 800 km di un pellegrinaggio che battevale strade di ogni angolo d’Europa. Si cominciaconvenzionalmente in Francia, ai Piedi dei Pire-nei, nel paesino di Saint Jean Pied de Port (an-che se si può partire molto prima, da Parigi o da

Lion) e si arriva fino alla città di San Giacomo,in Galizia, vicino alla costa dell’oceano Atlantico.A farlo tutto in una sola volta ci si impiega più diun mese.

Perché si parte

Cosa muove il pellegrino dei nostri giorni? È dif-ficile spiegarlo. C’è qualcosa che si «sente» den-tro, che ti fa decidere e ti spinge a partire. Senzadubbio c’è un senso di sfida, a te stesso. E il cuo-re più che la gamba, che ti porta a Compostela!Poi c’è la volontà di sfuggire al tran tran, un mi-surarsi fuori dagli schemi, un voler provare a sta-re in una dimensione non scontata. Può essereuna sfida alla propria pigrizia, alle sicurezze fa-cili, alla quotidianità rassicurante. Un altro moti-vo è il valore della strada, del cammino, dell’an-dare. È ricerca di libertà, è voglia di scoprire escoprirsi, è desiderio di crescere, di non «seder-si», di umanità, di Vita. Il camminare fisicamen-te è segno del cammino interiore, della ricerca,del crescere dentro e di trovare «Qualcuno» conchi camminare sicuro.

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Suggestioni sul cammino

Sono molte le suggestioni del Camino. La piùforte è certamente l’opportunità di incontraretante persone, da ogni parte del mondo, con cuisi condivide un pezzo di strada. Si confrontanomotivazioni ed attese, si scambiano esperienze eidee, si conoscono realtà e mondi diversi. Poi c’èquello che si vede. Il Camino è la terra dell’arteromanica, tra chiese, ponti, castelli, ospizi, mu-ra, fortificazioni, ricoveri...La visione di questi monumenti non è solo godi-bile in se stessa, ma riesce anche a rimandare al-la visione del mondo, dell’uomo, di Dio che ave-vano coloro che li hanno costruiti.Molto forte è il sentirsi dentro una «storia» mil-lenaria di fede, di umanità, di avventura, di moti-vazioni e significati. Lo si «sente» e lo si rivivenella vestigia che si incontrano ma ancora di piùlo si percepisce quando si calpestano le stradepercorse da milioni di persone prima di te. Ilcontatto con la natura costituisce un altro ele-mento significativo di questa esperienza.Il cielo, il vento, il sole, il bosco, i prati, la terra...ci si immerge, ci si sente abbracciati, ci si perdenegli elementi. Un senso di libertà lo si gode neipanorami, nelle albe, nelle prospettive, negliscorci, in tutto ciò che ci si trova davanti. È bellovedere tante cose e lasciarsi coinvolgere. L’azzur-ro del cielo è un abbraccio che ti accompagnatutto il giorno. Infine, il camminare. Per noi oc-cidentali motorizzati il camminare è un semplicespostarsi da un punto ad un altro, con una tecni-ca lenta e sostanzialmente inefficiente. Abbiamodimenticato che camminare, in realtà, è un mo-do per stare nel mondo, per regolare la nostra vi-ta su ritmi umani, per vedere e conoscere la real-tà, per assaporare, comprendere, condividere. Ladimensione prettamente religiosa è presenteovunque, ma in modo molto rispettoso, sana-mente laico, senza forzature.La libertà è massima, sul Camino: ciò fa sì cheanche i non credenti possano «respirare» un’ariache è, per forza di cose, intrisa di spiritualità. Ilfare la strada «passo dopo passo», portando consé il minimo indispensabile, aiuta a ricercareuna dimensione di autenticità, a puntare all’es-senziale, a vivere il proprio presente con vera li-bertà.

Segni del Camino

In questo periodo che ci troviamo ad Arzúa (LaCoruña) sul Camino di san Giacomo, ci vienespontanea una riflessione: «Peregrinare non è

soltanto andare per strade diverse, sconosciute,verso un santuario ma significa diventare mi-gliori ogni giorno». Tanti sono i segni del cami-no perché questo camino è proprio la metaforadella vita: salite e discese, incontri e non in -contri, un passo dietro l’altro, solitudine e amici-zia, ciascuno porta i suoi pesi, solidarietà, con-forto, consolazione...; infine i segni per ciascunosono unici, ma ci sono alcuni segni in comune eora facciamo una descrizione dei segni che sonocomuni e che indicano tanto e ci fanno capiretanto.

La Provvidenza Divina. Siamo proprio fortunateperché la Provvidenza ci fa toccare con mano lasua presenza. La provvidenza è essere state scel-te da Dio e dalla Congregazione per essere qui eper vivere questa esperienza proprio nell’annoche si ricordano gli 800 anni del cammino per-corso da San Francesco verso Santiago. Poi laProvvidenzza che arriva sotto tutti gli aspetti:con molti volti. Il viso del pellegrino con la gioiadi incontrarci e la voglia di arrivare, le personedel posto che ci regalano «il pane quotidiano»,dei confratelli e delle consorelle che ci sostengo-no nella missione. «Tutto è provvidenza. Come èbello vivere sotto le ali della divina Provviden-za» (san Luigi Guanella). Le parole, i pensieri, le

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Vesciche, ferite, slogature... Quanto fanno male!Nessuno è libero dal dolore del cammino, primao poi arriva. Non è possibile camminare per gior-ni, per chilometri senza che il corpo ne risenta. Èimportante saper ascoltare il grido silenzioso delcorpo e, con attenzione, modificare il ritmo. Sen-za dolore non c’è gloria, il cammino non è lostesso senza il dolore. Lungo il cammino le feritevanno guarendo, si impara a curarle diversamen-te. Ci poniamo delle domande: Come imparare acamminare con ciò che ci ferisce nella vita? Lemie ferite stanno guarendo o me le porto dietroaperte?

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riflessioni, le persone, i vicini, i pellegrini tuttiche ci vogliono così bene senza conoscerci. Negliabbracci che ci scambiamo sembra sentire DioPadre che ci abbraccia.

Le frecce gialle. Ci indicano la direzione del ca-mino. Se non fosse per loro, a volte il pellegrinonon troverebbe il sentiero giusto. Incontrandolesi trova la fiducia di sapere che si va nella giustadirezione. Una semplice freccia gialla, però chedice tanto. Tante volte sembra che non ci sianofrecce gialle, e che fare, dove andare senza di es-se? Spesso nella vita ci sentiamo come persi, per-ché non riusciamo a trovare il sentiero e neppureindicazioni. È proprio in questi momenti che ciassalgono le paure, ci produciamo le ferite. Chebello sapere che nel sentiero qualcuno si è preoc-cupato di pitturare frecce gialle! Possiamo chie-derci: lungo il cammino che frecce seguiamo?C’è per caso qualcuno che pittura le frecce perpoterci orientare senza perderci? Sono domandeche lungo il cammino ci si può fare. La nostrapresenza sul camino è una freccia che sconvolgee orienta, provoca domande e ci porta a rivolgereil pensiero e la vita a Dio.

Uno zaino. Tutti lungo il cammino della vita por-tiamo uno zaino dietro le spalle. A volte aggiun-giamo volontariamente degli oggetti, in altre oc-casioni cerchiamo delle cose solo perché siamoabituati a farlo.Però arriva il momento in cui tanto peso non losi può sopportare se equivale al dieci per centodel tuo peso e mai più e tante volte non si può ar-rivare alla fine con tanto peso. Si va lasciandolungo il cammino tutto ciò che non è necessario.Si porta soltanto lo strettamente necessario. Pos-siamo tante volte chiederci: di chi e di che mifaccio carico nella mia vita? Come posso distin-guere cio che è veramente necessario da ciò chenon lo è? Cosa devo togliere dal mio zaino perrenderlo più leggero?

Il bastone. Serve per appoggiarsi, è uno stru-mento molto necessario soprattutto quando legambe hanno già percorso molti chilometri. Dia-moci un tempo per pensare alle persone sullequali ci appoggiamo quando siamo stanchi, checi ricordano le ragioni per cui camminiamo.Lungo il cammino è bello incontrare veri compa-gni di viaggio.

La conchiglia. Il Pellegrino nel corso dei secoliha da sempre raccolto sulle spiagge galiziane esulla costa di Finis Terrae le conchiglie di SanGiacomo di Compostela. La conchiglia di SanGiacomo doveva essere cucita sul mantello o sulcappello ed era l’indicazione o il simbolo da mo-strare a tutti che il Pellegrino aveva raggiunto evisitato la tomba di San Giacomo nella lontanis-sima e verdeggiante regione della Galizia nellapenisola iberica. La conchiglia di San Giacomonel medioevo e nei secoli successivi diventavanodelle testimonianze e delle certificazioni simili adei documenti con sigillo dell’avvenuto pellegri-naggio nella città di Santiago de Compostela edella visita alla tomba dell’apostolo di Gesù. Leconchiglie di San Giacomo, trasportate e custo-dite con molto rispetto, servivano come certifica-

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zione da mostrare alle autorità preposte una vol-ta rientrati nella città o paese natale per ottenereesenzioni dalle tasse o dal pagamento di pedaggilungo il viaggio di ritorno. E nella vita che «con-chiglie» faccio vedere agli altri?

Ma cosa fanno le guanellianesul Camino?

Durante i mesi di luglio e agosto 2014, le Figliedi S. Maria della Provvidenza sono ritornate, an-cora una volta, sul «Camino de Santiago», aven-do all’orizzonte ormai la prossima presenza fissadi una comunità ad Arzúa (La Coruña) a 36 Kmda Santiago.Siamo inviate al «Camino per regalare lo spiritodi san Luigi Guanella» ai pellegrini di tutto ilmondo, che camminano verso la tomba dell’Apo-stolo alla ricerca di qualche «cosa» che va al di làdel comune perché invisibile, che scuote interior-mente, che sana, trasforma... in definitiva alla ri-cerca di Dio.È questa un’esperienza voluta, aspettatta, prepa-rata con amore, e che richiede il sostegno di tut-te attraverso la preghiera, l’affetto, la disponibili-tà ecc...Per le sorelle che vi partecipano in prima linea eper la prima volta, sarà una esperienza unica eindimenticabile. Si tratta semplicente di porsidavanti al pellegrino come una pellegrina della vi-ta e della FEDE, e diventare così trasparenza di

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Dio Padre providente e misericordioso, gioiosa-mente accoglienti, con capacità di fare sintesi delVangelo: brevi, dirette, incisive, GUANELLIANE.La nostra missione è quella di mostrare il più belvolto della vita religiosa con semplicità. Una vitareligiosa che è in se stessa proposta e provoca-zione.Siamo proprio nel cammino davanti alla nostrapiccola e semplice Casa, testimoniando quell’af-fetto e quell’amore che abbiamo ricevuto nellenostre famiglie; molti pellegrini si commuovonoquando ci vedono e riflettono dicendo: «Quantoamore!».Non andiamo in nome proprio, ma a nome dellaCongregazione, per «fare un po’ di bene», per of-frire il nostro contributo ai pellegrini, ascoltan-do, pregando con loro e per loro, animando lesante Messe, adorazione, Vespri, Rosario...La nuova evangelizzazione ci porta sul Camminodi Santiago, «percorso da tanti santi», con il de-siderio di lasciarci evangelizzare anche noi.Ringraziamo la Congregazione, la Provincia Ita-liana San Luigi Guanella, la Provincia Brasilia-na, la Casa Santa Teresa di Madrid per il lavorofatto finora perché l’esperienza riesca bene e per-ché porti frutti abbondanti di vocazioni al Cristodella Vita e dell’Amore e tutto questo sarà possi-bile se lasciamo spazio a Dio. A noi tocca solopreparare il «solco» perché Lui possa seminare.Dio benedica quest’esperienza accolta con gene-rosità, amore e spirito di servizio.

Suor Luisa Maria, suor Elisete, suor Giovanna, suor Beatrice e suor Loyola (primo gruppo di Sorelle sul Camino, 2014)

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Quale missione?

Quella dell’accoglienza dei pellegrini, ai quali do-nare un sorriso, un pensiero spirituale, una buo-na parola di incoraggiamento, l’immagine dellanostra Madonna della Provvidenza, qualche li-bretto di san Luigi Guanella, un piccolo segnosimbolico e materiale vario. Il Signore ci conce-de così di far conoscere a tante persone il nostroFondatore e la nostra Congregazione e nello stes-so tempo possiamo attuare una piccola evange-lizzazione spicciola, cercando di suscitare in tut-ti il desiderio di seguire Gesù e in alcuni giovanidi consacrarsi al Signore, a Dio piacendo.Come i pellegrini hanno la meta di raggiungerela cattedrale di Santiago che conserva la tombadi san Giacomo Apostolo, anche noi, pellegrineun po’ diverse, siamo andate subito il giorno do-po il nostro arrivo, domenica, a pregare sulla suatomba. Infatti don Fabio concludeva il camminocompiuto con i giovani con la celebrazione dellaS. Messa nella cappella che conserva la pietra do-ve è stato posto il corpo di san Giacomo e l’urnache conserva le sue spoglie.Con grande gioia abbiamo così iniziato con lapreghiera la nostra permanena in Galizia; ma ciaspettava un’altra bella sorpresa: siamo state in-vitate ad andare con i giovani a Finisterre, il luo-go che un tempo si credeva fosse il limite delmondo allora conosciuto, per assistere al tra-monto del sole sull’Oceano. Ci è stato quindiconcesso di contemplare uno spettacolo stupen-do, in silenzio, meditando, mentre l’ultimo spic-chio di sole scompariva nell’Atlantico e le ultimeluci rendevano iridescenti le sue acque. A questemeditazioni personali si è aggiunta la preghieradella Via Crucis, a conclusione delle meditazioni

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PELLEGRINE TRA I PELLEGRINI

l cammino di Santiago è un pellegrinaggiospirituale un po’ speciale e tanti sono attrattidal fascino di questo continuo camminareper chilometri e chilomentri tra verdi prati e

boschi di eucaliptus, allo scopo di giungere a unatomba con le spoglie mortali di un apostolo diCristo, che ha vissuto in intimità con Lui alcunimomenti tra i più importanti e caratteristici del-la sua esistenza e che per Lui ha dato la vita.Non vogliamo però parlarvi di questo cammino,a volte faticoso, che alcune nostre sorelle hannofatto con i giovani, ma presentarvi la nostra atti-vità di accoglienza cristiana che, in questo mesedi agosto, pellegrine dall’Italia, abbiamo offerto atutti i pellegrini che abbiamo incontrato.Siamo sorelle giunte all’aeroporto di Santiago il2 agosto, provenienti da comunità diverse: suorRosa Lippolis da Roma «San Pio X», suor Anto-nella Pulella da San Vincenzo la Costa, suor Ma-riateresa Martinoli da Roma «Santa Maria». Adesse si è aggiunta suor Tecla Damiani, arrivataalcuni giorni prima in Spagna per partecipare al«camino de Santiago» e il 12 agosto suor LuisaMaria ha dato il cambio a suor Elisete, che è tor-nata a Madrid.Siamo state accolte calorosamente da suor Elise-te, che ci ha portate ad Arzua nella casa, sempli-ce e povera, offerta dalla Provvidenza, circon-dandoci di premure e di affetto. Ci siamo sentitesubito sorelle inviate a compiere questa nuovamissione che il Signore, in nome delle Superiore,ci ha invitate a compiere.

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sulla Passione di Gesù, che i giovani avevano fat-to lungo il cammino, secondo l’usanza degli anti-chi pellegrini.Con negli occhi ancora le immagini stupende cheavevamo contemplato e nel cuore tanti sentimen-ti di riconoscenza al Signore, siamo ritornate acasa e soltanto molto tardi abbiamo potuto ab-bandonarci al sonno.

Il nostro servizio ai pellegrini

Ha poi subito inizio la nostra attività. Al mattinoattendiamo i pellegrini sul sentiero del camminodi Santiago che passa davanti alla casa: alcuniposter all’incrocio offrono a chi passa un pensie-ro e delle immagini che inducono a riflettere. Ades.: Il cammino è come la nostra vita: ci suggerisce

l’Irlanda, dal Brasile, dall’Argentina, dal Sudafri-ca. Vengono soli, in coppia o a gruppi, a volte so-no famiglie intere con i loro bambini. Noi siamopresenti e li salutiamo con un sorriso e l’auguriodi «Buon Cammino». Molti si fermano per avereil «sello» come viene chiamato il timbro sullacredenziale, che serve a dimostrare che hannofatto il cammino e così si instaura un dialogoche può essere breve, oppure, il più delle volte sidilunga in una conversazione che si concludecon una foto e con lo scambio di indirizzi di po-sta elettronica.Il pellegrino ha il desiderio di una buona parola,di raccontare il percorso fatto, di parlare dei suoimali, delle caviglie slogate, delle ginocchia dolo-ranti, a volte dei suoi problemi personali, chie-dendo preghiere; c’è chi esprime apertamente ilsuo motivo di sofferenza e chi invece si abbando-na sulla spalla piangendo senza dir nulla.La nostra attività non si ferma però a questi in-contri: due sorelle, suor Mariateresa e suor Anto-nella vanno a Santiago, dove in cattedrale, nellacappella del Cristo di Burgos, alle ore 10 un no-stro confratello tiene una catechesi per i pellegri-ni italiani, cui fa seguito la S. Messa animata dal-le suore. Anche qui si incontrano tanti italianicoi quali intavolare un discorso, invitandoli aleggere le letture o a portare il pane e il vino al-l’Offertorio. Alcuni si fermano a parlare sia pri-ma che dopo la celebrazione eucaristica.Nel pomeriggio ancora suor Antonella, suor Ma-riateresa e suor Tecla, nella chiesa di S. Eulaliaad Arca, animano la S. Messa degli italiani alleore 18 e quella degli spagnoli alle ore 19. Anchequi i gruppi sono numerosi, specialmente quellispagnoli, accompagnati a volte dai loro sacerdo-ti, che concelebrano con i nostri confratelli; haconcelebrato anche un vescovo del Canada cheavevamo conosciuto già l’anno scorso e il Vesco-vo di Cadice.Nello stesso tempo le altre sorelle, suor Rosa esuor Luisa, nella chiesa di Arzua dopo un’ora diadorazione pubblica, celebrano i Vespri e il Ro-sario con i fedeli e animano la S. Messa delle ore20, anche questa frequentata da moltissimi pelle-grini.

Pellegrinisul «Camino de Santiago»

Il numero delle persone incontrate è veramenteinnumerevole e ci ha permesso di instaurare unrapporto che in alcuni casi può continuare e per-mette di esercitare un’azione positiva su personeche si sono aperte con noi o sono in ricerca. Col-

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qualcosa ad ogni passo. Oppure con l’immaginedi Cristo: Io sono il cammino, la verità e la vita.È con noi e partecipa all’accoglienza dei pellegri-ni una giovane volontaria della casa di Madrid,Andrea, molto buona e disponibile, che è digrande aiuto a noi suore italiane per il fatto dipossedere la lingua del posto, e quindi ci aiuta aintavolare un discorso con pellegrini di linguaspagnola. Purtroppo ci lascerà dopo quindicigiorni.Sono tantissimi i pellegrini provenienti da ogniparte del mondo: vengono dall’Australia, dagliStati Uniti, dalla Corea, dalla Lettonia, dalla Li-tuania, dalla Danimarca, dalla Germania, dallaSvizzera, dal Belgio, dall’Austria, dall’Inghilterra,dalla Svezia, dalla Polonia, dalla Romania, dal-

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pisce il fatto che ci vedono con piacere, ci saluta-no con affetto, una famiglia è ritornata per avereil timbro con l’immagine della nostra Madonna,altri apprezzano quanto facciamo, altri ci ringra-ziano per questo nostro servizio, perché si la-mentano di aver trovato lungo il cammino tantechiese chiuse e poca assistenza religiosa.Ogni persona ha un suo mondo interiore, unasua storia intima che a volte rivela, a volte na-sconde. Per chi fa il cammino per ottenere unagrazia o per il desiderio di un rinnovamento spi-rituale, l’incontro con noi suore è motivo di con-forto e di una ripresa più coraggiosa, ma ancheper chi cammina un po’ per sport, la nostra pre-senza induce a riflettere. Infatti il loro camminoè accompagnato dalla nostra preghiera, che cul-mina nell’adorazione quotidiana sia ad Arca siaad Arzua. Ogni uomo sulla terra è un pellegrinoche cammina ed è molto importante che abbiaben chiara la meta, a noi il compito di indicarlacon umiltà e carità.Siamo convinte che il Signore è con noi e ci ac-compagna passo passo, nonostante le nostre de-bolezze e difficoltà. Si è formata una bella comu-nità di cinque sorelle che, per un disegno parti-colare della Provvidenza, si sono ritrovate insie-me per vivere l’ideale di parlare del Signore Ge-sù, di annunciare il Vangelo ai pellegrini. C’è chiè riuscita ad avere un contatto più diretto con lepersone e chi, anche per la difficoltà della lingua,ha offerto soprattutto la sua presenza, il suo sor-riso, il suo abbraccio. Ci ritroviamo insieme perla preghiera, ma non mancano momenti di con-divisione e di racconti allegri che suscitano gio-iose risate. Se la nebbia, cioè il fumo, il freddo, ifastidi non sono mancati, non è venuta mai me-no la carità degli abitanti di Arzua, che ci man-tengono ogni giorno in tutto, pane, latte, carne e

verdura in gran quantità. La casa di Arzua è unvero dono della Provvidenza.Ci sentiamo tanto riconoscenti verso le Superio-re, Madre Serena, suor Teresa, suor Marisa checi hanno offerto la possibilità di effettuare ad Ar-zua questa particolare esperienza, molto bella,che ci ha permesso di avvicinare tante persone edi poter così comunicare il nostro carisma.Il nostro grazie va anche a suor Elisete e suorLuisa, che ci sono state vicine con tanta pazienzae bontà; abbiamo potuto così vivere questo mesein un clima di vera fraternità per i rapporti cor-diali e sereni che si sono creati fra noi. Tuttoquesto, al ritorno nelle nostre comunita, saràmotivo di condivisione e ci aiuterà a vivere conpiù consapevolezza e con più gioia la nostra con-sacrazione.Mentre l’automobile ci porterà all’aeroporto e sa-luteremo con lo sguardo i verdi prati e i folti bo-schi della terra di Galizia, dal cuore salirà al cie-lo una preghiera perché nella terra di Spagna fio-risca sempre più il carisma di san Luigi Guanellaper il bene della Chiesa e della Congregazione.

Suor Rosa, suor Antonella, suor Mariateresa,suor Tecla, suor Luisa Maria

(secondo gruppo di Sorelle sul Camino, 2014)

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I ragazzi raccontanoIL CAMMINODI SANTIAGO

La passione del Cammino

uante sono le ragioni che possono spin-gere un giovane ad incamminarsi versola tomba di un apostolo del Cristo? Nelcuore dell’estate del 2014 mi sono getta-to anch’io in questo fiume di chilome-

tri... Perché? Per arricchire il mio discernimentovocazionale... per approfondire la mia fede... perrinvigorire le mie speranze...Ma la più grande scoperta del mio Cammino perSantiago de Compostela va oltre: il senso di uncammino non posso costruirmelo io a priori... lavera ispirazione del camminare la si scopre cam-minando... sino alla meta! E la meta, qui, non èaltro che il sarcofago del primo apostolo che fuucciso per testimoniare la salvezza degli uomini.Non una preziosa statua, non un grande incen-siere e nemmeno una galattica cattedrale. Nonmateria, ma cuore! Sì, perché al centro di tuttoc’è il cuore...E il centro del Cammino non si ferma alla me-moria di un uomo che ha vissuto mirabilmentela propria fede. Infatti, san Giacomo non ha do-nato la sua vita per glorificarsi, ma per glorifica-re il nome del Figlio di Dio vivente: siamo riman-dati a Gesù.Ciò che muove tutto, dunque, è la passione: ditappa in tappa, così, aumenta l’ardore di accele-rare il passo perché una grande gioia sta allar-gando il mio cuore... e scopro che non sono ioche cammino ma è l’Altissimo che mi sta rag-giungendo e mi sta svelando il suo progettod’amore...Grazie anche agli organizzatori e agli accompa-gnatori, alle religiose e ai religiosi guanelliani, al-la sapiente guida umana e spirituale: l’estenuan-te esercizio fisico è divenuto il grembo di provvi-denziali esercizi spirituali e un cammino di me-ditazione sulla Passione dell’Unigenito Figlio diDio, è divenuto occasione propizia, come per gliantichi pellegrini, di ridestare la passione delcammino.Un cammino di conversione continua e di gioiaeterna. Un camminare insieme nel cammino universale: il cammino grande della vita. Quellavera.

Domenico (Domingo) Ariano

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Fare il Cammino è «fare» la vita di ogni giorno

Il Cammino di Santiago, una delle settimane piùintense vissute nella mia vita... camminare, farefatica, provare dolore fisico, grandi emozioni...Camminare, da soli ma insieme, per una stradapercorsa da millenni da migliaia di pellegrini chesi mettevano in viaggio con grande fede anche arischio della propria vita, condividere gioie e do-lori per arrivare a una meta... una tomba... Apensarci bene non è una cosa da persone «sane»di mente..., ma è una scelta, credere o non crede-re, «esserci» o non «esserci» per se stessi, per glialtri, per Qualcuno.È condividere un «pezzo» di strada sentendocipartecipi della Passione di Nostro Signore GesùCristo. Le parole di don Fabio ci hanno portatoad essere «lì» con Lui, a vivere attimo per attimo

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la gloria, l’odio, l’amore, la prova, il tradimento,la morte, il Paradiso.Fare il Cammino è «fare» la vita di ogni giornoda uomini e donne, da uomini liberi, da cristiani,da persone «straordinarie» nell’ordinario, da uo-mini e donne miti che portano Pace, che sannodi essere amati perché figli di Dio.E allora «arrivare» a Santiago ogni giorno sarà«incarnarsi» in quell’Ultima Cena e saremo capa-ci di prendere, ringraziare, spezzare, dare.La nostra vita, il nostro cammino è «tutto» qui!Camminare ognuno con il suo passo, con il suo«zaino» di storia, con le sue «vesciche» doloran-ti, ma con la certezza che non si è soli, che si puòcondividere il cammino e affidarsi a un AmoreGrande e Provvidente che ci guida e ci conduce auna tomba, ma solo da quella Tomba può nasce-re il Paradiso.Noi abbiamo camminato fino a Santiago... e da lìsiamo «ripartiti»...Buen Camino!

Betta

Mondi senza confini

Mondi senza confini, giorni privi di orari, emo-zioni esenti da negatività, panorami senza fine,sensazioni dapprima cariche di passato e poi fi-duciose nel futuro: tutto questo è stato il miocammino per Santiago.Una scoperta nella scoperta.Che meraviglioso viaggio totalmente inaspettato!Inaspettato perché mi è stato proposto casual-mente e senza pensarci ho deciso di parteciparvi.Inaspettato perché mai avrei potuto immaginaredi poter vivere così intensamente il contatto conla natura, dove ho ritrovato la genuinità, la bel-lezza primordiale della terra, del cielo, del soleed i sapori intensi di essi.Un viaggio in cui l’incontro con la natura è avve-nuto con molte e differenti persone che mi han-

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no permesso di entrare in contatto con esperien-ze di vita intense, difficili, cariche di speranze edi progetti.Quante sfaccettature, grazie a queste persone,sono emerse del mio carattere e con quanti mieilimiti mi sono dovuta confrontare!Se penso ai miei compagni di viaggio mi rendoconto che il confronto con loro mi ha messo allaprova, mi ha fatta crescere e credo mi abbia mi-gliorata.Ho aperto il mio cuore e la mia anima a questaesperienza nuova che, come un regalo meravi-glioso, Dio mi ha posto dinanzi e ne sono stataripagata in un modo incredibile.Non è mancato nulla nel mio viaggio per Santia-go: risate fragorose, pianti liberatori, meditazio-ni intense, ringraziamenti ripetuti.Se dovessi dipingere (cosa che purtroppo sonototalmente incapace di fare) un quadro che rap-presentasse il viaggio verso San Giacomo, sicura-mente userei tutti i colori disponibili: il blu per imomenti di riflessione, il giallo per il calore delsole, il rosso della passione per la vita, il verdeper la speranza riposta per i miei desideri, ilbianco pensando alla vita oltre alla morte.Tutto questo sino a Santiago.Lì, una volta arrivata, ho quasi vissuto un po’ ditristezza pensando che ormai tutto era finitoma questa sensazione è stata spazzata via quan-do, la domenica mattina, finalmente ho avutoun po’ di tempo per stare da sola sulla tomba diSantiago.Silenzio, energia, forza, commozione: un incon-tro con me stessa e la mia spiritualità che nonpotrò mai scordare per il resto della mia vita.Il viaggio mi ha permesso di porre un puntoesclamativo in questo momento della mia vita,mi ha permesso di fare luce su ciò che ho vissutoe che non sono più e ciò che voglio diventare.Non potrò mai ringraziare a sufficienza tutti co-loro che hanno organizzato il viaggio e che cihanno accompagnato lungo il cammino, sempre

disponibili al dialogo, ad un sorriso, ad una«pacca sulla spalla».E lo stesso per il gruppo di ragazzi che ho incon-trato e che come me hanno voluto condividere lapropria vita con gli altri, permettendo così che lapropria anima venisse toccata ed espansa.GRAZIE!

Elena Scotton

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ge e Gonzalo un giovanissimo seminarista. Que-ste persone sono diventate in quei giorni di per-manenza la mia famiglia: insieme abbiamo riso,scherzato, affrontato conversazioni importanti,condiviso i pasti, la Santa Messa e tanto altro an-cora... A loro va il mio grazie per tutto quello chehanno fatto per me in quelle 3 settimane, com-preso l’insegnamento dello spagnolo porteño.

Il sacerdozio di Gaston

Ma il mio arrivo in Argentina era segnato da unmomento veramente importante, il sacerdozio diGaston... I preparativi per questo evento hannocoinvolto davvero tante persone. Dopo la primasettimana, in cui ero praticamente l’unica «intru-sa» nel seminario, piano piano la gente è comin-ciata ad aumentare e sono arrivati altri italiani(Fabio, che aveva fatto il cammino di Santiagocon me, Chiara di Roma e Miriam sua cugina ca-labrese) con cui da subito si è creato un bel lega-me di amicizia, persone di Tucùman, Pergamino,La Rioja, Santa Fe e dal Paraguay... Eravamo

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davvero tantissimi ed era davvero stupendo...Dovunque Padre Gaston fosse stato durante ilsuo percorso in seminario ora, le stesse personeavevano deciso di stargli vicino e di condividerequesto momento così importante per lui. Quantagrazia Dio ha trasmesso in questi luoghi graziealla presenza di Padre Gaston e di tanti semina-risti come lui. I tre giorni prima dell’Ordinazionesacerdotale sono stati scanditi da tre serate spe-ciali: la recita del santo Rosario, la spiegazione e

Francesca e Fabio un anno dopo

il «Camino 2013»

Sii felice in Cristo, Gaston!

redo che il 5 agosto sarà un giorno che ri-marrà impresso nella mia vita per molto,molto tempo... e insieme a quel giornotutti quelli che, a seguire, si sono succe-

duti in un intercorrersi di eventi emozionanti,inaspettati e profondamente gioiosi.– Ma... facciamo un passo indietro.

Ad un annodal Camino di Santiago

Reduce dalla bellissima esperienza sul Camminodi Santiago con i padri e le suore Guanelliane,quando Gaston, un amico seminarista guanellia-no con cui avevo vissuto il Cammino, mi propo-ne di andare in Argentina per il suo sacerdozionon posso proprio dire di no! Non potevo perdue motivi: il primo era la profonda amiciziache, come con il resto del gruppo, ci teneva unitinonostante la distanza e, secondariamente, la vo-glia di mettere alla prova il mio temperamentonell’affrontare un viaggio così lungo e, soprattut-to, completamente da sola. E così eccomi il 5agosto all’aeroporto di Milano, diretta per quellache sarà l’esperienza più importante di tutta lamia vita.Atterro a Buenos Aires due giorni dopo e ad ac-cogliermi trovo tutto il calore, l’affetto e l’amici-zia che mi legano a Gaston e ad una parte dellasua splendida famiglia, che io già avevo cono-sciuto a Roma per il suo diaconato. Quello cheavevo imparato, sia attraverso Gaston sia dairacconti di molti amici, era la profonda gioia eospitalità che caratterizza questo popolo; quelloche ancora non sapevo era che, sebbene fossi ar-rivata dalla mia bella Italia sola soletta, sarei tor-nata con tanta, tantissima gente nel cuore. Dopoi saluti iniziali, mi accompagnano nel seminarioguanelliano di Tapiales, che mi ospiterà per granparte della mia permanenza qui. Ad attendermic’è Padre Sebastian, con il quale subito riesco aparlare perché, avendo studiato a Roma, conosceperfettamente l’italiano; insieme a lui ci sono Pa-dre Diego, Padre Carlos, Padre Cesar, Padre Jor-

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la benedizione degli ornamenti sacri e l’adorazio-ne eucaristica. Tutti momenti veramente moltointensi ed emozionanti. Il 15 agosto, giornodell’Assunzione di Maria, Gaston, per mano delvescovo di Buenos Aires, è diventato Padre Ga-ston! Una cerimonia molto intensa in cui non so-no mancate lacrime di gioia, ovviamente, perquesto grande amico che realizzava un sogno co-sì bello e importante. Dopo l’Ordinazione, tuttiinsieme siamo andati ad una festa in onore delsacerdote novello, per dimostrare a lui tutto l’af-fetto e la gioia per il dono appena ricevuto. Ilgiorno dopo nella cappella del seminario PadreGaston, davanti a tanta, tantissima gente tra cuigli «abuelos» del l’hogar dove i padri guanellianioperano, ha celebrato con forte emozione mistaa immensa gioia la sua Prima Messa, terminatacon un ringraziamento a tutte le persone che conlui hanno percorso un pezzo del suo camminoverso il sacerdozio. Anche al termine di questacelebrazione nel vicino salone della Casa per An-ziani abbiamo festeggiato nuovamente! La do-menica Padre Gaston ha celebrato la sua «secon-da Prima Messa» nella Basilica dedicata alla Vir-gen de Lujan, patrona di tutta l’Argentina... Laraffigurazione di Maria in questa basilica è dav-vero bellissima, credo fra tutte sia la rappresen-tazione più bella della Vergine Maria e la storiache racchiude mi ha molto colpito... La Messa èterminata con un fragoroso «applauso alla Vir-gen» voluto da un emozionato Padre Gaston che,

anche in questa situazione, ha dimostrato comefosse importante per lui essere in quella Basilicaper celebrare la Santa Messa. Mi è parso come sein quell’istante chiunque stesse scattando foto ocamminando, si fermasse per applaudire Mariaed elevarle un ringraziamento o una preghiera.Padre Gaston non finirà mai di stupirmi per lasua spontaneità anche in questi piccoli ma im-portanti gesti.E con questo si chiude la prima parte di questamia esperienza, ricca di emozioni, di conoscenzeimportanti, soprattutto per la mia crescita perso-nale e spirituale.

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Foto del Camino 2013 con Gaston ancora seminarista.

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Girovagando per l’Argentina

Il 19 agosto, prima ancora dell’alba, siamo partitiper il Nord dell’Argentina in un viaggio verso leopere Guanelliane del Nord...Eravamo in 8: Padre Gaston, Padre Matìas, Ro-que un amico di P. Gaston, Belen la sorella diP. Gaston, Chiara, Miriam, Fabio ed io. Un belgruppo con cui si è instaurato un bellissimo cli-ma di condivisione e amicizia.La prima tappa è stata Oran; Oran credo che tratutte sarà quella che mi rimarrà più nel cuore, gli sguardi di quei bambini, il cono gelato e la lorocontentezza quando l’hanno ricevuto, i sorrisi,gli abbracci e la S. Messa condivisa con loro so-no solo alcuni dei momenti che non se ne an-dranno mai dal mio cuore.Dopo un paio di giorni a Oran e una tappa dimezzo pomeriggio in Bolivia ci siamo diretti alnostro secondo punto: La Rioja; di questa sostacredo che il pezzo più emozionante sia stato sen-za dubbio la giornata a Los Molinos, dove ho po-tuto scoprire per l’ennesima volta quanto potentepossa essere l’amicizia tra persone che non si ve-dono da tanto tempo ma restano unite nella pre-ghiera...Dopo l’esperienza forte a Los Molinos, il pome-riggio siamo andati alla Cañada, dove si festeg-giava il Dio del niño e c’erano tantissimi bambinia giocare. Anche qui, l’ospitalità della gente hafatto in modo che concludessimo la giornata conuna cena tutti insieme.L’ultima tappa prima del rientro è stata a SantaFe... Per raggiungere questa regione abbiamofatto sosta a Tucuman, dove siamo stati ospitatia pranzo da alcuni amici conosciuti durante i fe-steggiamenti per il sacerdozio di Padre Gaston,anche loro hanno voluto portarci a visitare il luo-go dove si trovano con i bambini per fare le atti-vità...; anche in questo paese la povertà è eviden-te ma l’ospitalità e la semplicità di queste perso-ne è veramente notevole.Arrivati poi a Santa Fe, siamo stati ospitati an-che qui nell’Hogar degli abuelos; io, ho potutopartecipare ad una Santa Messa con le suore diClausura e nel pomeriggio Roque e la sua bellis-sima e ospitale famiglia ci hanno invitato a pran-zo e ci hanno portato a visitare un po’ il paese lasera...Dopo Santa Fe siamo tornati a Tapiales dove adattenderci c’erano i sacerdoti del seminario e tut-ta la famiglia di Padre Gaston. Con loro abbiamopassato i nostri ultimi momenti prima di tornarein Italia.

Una indimenticabile esperienza

A distanza di un mese circa da quando sono tor-nata, posso con certezza dire che questo viaggioin Argentina per me ha significato molto, mi hamesso davanti una nuova Francesca con tantiprogetti e tanti sogni da realizzare per essere feli-ce, mi ha dimostrato il lato bello e autenticodell’amore gratuito, mi ha aiutata a capire checerte amicizie possono durare tanto tempo nono-stante la distanza sia davvero tanta...Gli Argentini mi hanno insegnato il valore del-l’accoglienza, della gioia di credere in Dio e del-l’importanza che ha condividere le proprie emo-zioni e vissuti personali.Se fossi costretta a racchiudere in tre parole que-sta esperienza direi AMICIZIA, GIOIA e GRATIS.Amicizia perché veramente sono tantissime lepersone che porto nel cuore dopo questo viaggio,perché ognuna di esse mi ha lasciato un pezzoimportante di se stessa; Gioia perché ogni mo-mento, anche il più difficile, era scandito dallagioia: gioia nello stare insieme, gioia di condivi-dere, gioia per tutto quanto di bello avevamo vis-suto; Gratis perché dopo tre settimane l’ultimogiorno ho preso la piena consapevolezza di quan-do sia bello donarsi agli altri gratuitamente,quanto sia bello l’amore gratuito di Gesù e quan-to sia importante e prezioso decidersi ad «esserefelici in Cristo».Credo, in ultimo che siano necessari alcuni rin-graziamenti importantissimi: grazie a Fabio,Chiara, Miriam, Padre Matìas, Roque, Belen peraver vissuto con me questa indimenticabile espe-rienza al Nord; grazie a tutta la famiglia di PadreGaston per avermi coinvolto nelle vostre giornate

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Buenos Aires, 15 agosto 2014,don Gaston sacerdote.

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nella settimana prima del sacerdozio e per aver-mi fatto sentire parte della vostra famiglia.Grazie ai tanti amici che ho conosciuto in Argen-tina e con i quali ho vissuto emozioni meravi-gliose; grazie a tutte le persone incontrate duran-te il viaggio al Nord, ai sacerdoti, ai bambini e aivolontari di Oran, La Rioja, Tucuman e Santa Fe;grazie per la meravigliosa accoglienza e le tantis-sime emozioni vissute a tutti gli amici di LosMolinos.Grazie a Padre Gaston, per aver organizzato allaperfezione questo viaggio al Nord e questa per-manenza a Buenos Aires, grazie per aver sceltodi donare la sua vita a servizio di Dio come Ser-vo della Carità.Grazie alla mia famiglia, ai miei amici, ai mieicompagni del Cammino di Santiago e a tuttequelle persone che durante questa mia esperien-za hanno pregato per me e si sono sempre infor-mati su quanto stessi vivendo.In ultimo, il grazie più importante va a Dio peraver messo i Sacerdoti Guanelliani e le Figlie diSanta Maria della Provvidenza sul mio camminodi vita..., perché grazie a loro ho scoperto il Cam-mino di Santiago e, indirettamente, grazie a lorosono partita per l’Argentina.Sono in Italia con la consapevolezza di aver la-sciato un pezzo di cuore in Argentina, tra quellesplendide persone con cui si è instaurato un le-game importante che non si esaurirà con la di-stanza...So che, prima o poi, tornerò per rivivere questeemozioni e per riabbracciare amici che, nono-stante tutto, so che sono con me sempre.Gracias, Argentina! Hasta Luego!

Fran

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Arca (Spagna), paese cui è stato inviato don Gastondai Superiori.

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Buenos Aires, 15 agosto 2014

CARO SAN GIACOMO

i scrivo a distanza di un anno e di un ocea-no, l’Atlantico, che ammiravo per la primavolta a Finisterre, il 5 agosto 2013, e final-mente ho sorvolato per raggiungere un

mio coetaneo che incontravo per la prima volta aSarria, il 29 luglio 2013.E per riannodare con forza, qualora ce ne fossemai stato bisogno, il filo di una relazione vera,anche con Dio, ho partecipato stasera alla primavolta da sacerdote di un amico e condiviso l’an-nuncio della sua prima volta da parroco ad Arca.L’ultima volta, ti salutavo con «Adios, per le stra-de del mondo..., Santiago» mentre questa voltavoglio pregarti di augurare, sotto il tuo sguardo,«Buen camino» a don Gaston, che ritorna lì perincominciare un’altra volta, per la prima volta.Ed io?Grazie per avermi insegnato il segreto della vita,rinascere sempre.

Tuo Fabio

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Dedicate a P. Gaston e alla sua meravigliosaTerra argentina

AL MISMO TIEMPOEs mas cerca en el tiempoel primero capullo de rosa y su floracíonque Buenos Aires con mi tierra.Falta poco para el día de salidapero falta aún menos el dia de regreso,es casi la hora para el mundo nuevoes la época de la revolucíon.Pronto me reuniré contigo, Dios,en la sonrisa amplia como el mundo de Gastony a los ojos, desconocido y familiar,de los argentinos que, como dijo Borges,«Son italianos que hablan espanol,se visten como el inglésy piensan como los franceses»;de verdad, podría ser ahorasi lo conocí aquí, en mi casa,en todas partes y al mismo tiempono me perdería nada, siempre.

ALLO STESSO TEMPOManca poco al primo bocciolo di rosae manca anche meno alla sua (s)fioritura,manca poco alla data della partenzae manca anche meno al giorno del ritorno,manca poco all’ora del nuovo mondoe manca anche meno all’attimo della rivoluzione,manca poco a rincontrar Dionel sorriso di Gastone mancherebbe ancora menose lo incontrassi qui,in casa mia, dovunquee allo stesso tempo(non) mancherebbe (più) nulla.

CAMINO HACÍA LUJÁN

Las floresde los lapachosme recuerdana la meta del viaje:blancas como tu piel,rojas como tu corazon,amarillas como tu luz.Y, en el camino,el perfume de las floresdel naranjoaunque no las cortariaa menos quesean para ti.Mientras estosinmensos camposde cana de azúcarhacen larga la distancia

y, al mismo tiempo, dulce el regreso.Las corrientes de los rios estan muy cansadaspara transportarme,entonces atraviezo los puentesporque tengo el don de volar hacia ti,con la poesia de mi vida.

IN VIAGGIO VERSO LUJÁNI fiori dei lapachosmi ricordano la meta del viaggio:candidi come la tua pelle, rossi come il tuo cuore,gialli come la tua luce.E il profumo dei fiori d’arancio, lungo la strada,perché non ne colga tranne che per donarteli.Intanto queste immense distese di canne da zuccherorendono lunga la distanza ma dolce il ritorno.Le correnti dei rii sono troppo stancheper seguirle così attraverso i pontiperché mi è dato di volare da te,con la poesia della mia vita.

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P. Gaston e Fabioa Buenos Aires.

Don Gaston, Fabioe amici di Pergamino.

Vergine di Luján.

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¿COMO ESTAS?¡ENAMORADO!Si lloro tengo que reírSi me río tengo que llorarSi escribo tengo que leerSi leo tengo que escribir,Si parto tengo que volverSi vuelvo tengo que repartirSi muero tengo que vivirSi vivo tengo que morir.Sólo si amo tengo que amar mucho mas.

COME STAI? INNAMORATO!Se piango mi viene da riderese rido mi viene da piangerese scrivo mi viene da leggerese leggo mi viene da scrivere,se parto mi viene da ritornarese torno mi viene da ripartirese muoio mi viene da viverese vivo mi viene da morire.Solamente se amo mi viene da amare.

Fabio Luparelli

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A PERGAMINOLlegando despues de la tardecery saliendo antes del amanecer,todo aquello que he vistoes un cielo estrelladoen mi corazon. No deseo masestrellas fugaces.Adios chicos.

A PERGAMINOArrivando dopo il tramontoe partendo prima dell’alba,tutto quello che ho vistoè un cielo stellatonel mio cuore. Non desidero piùstelle cadenti.Adios chicos.

A-DIOS(scritta con Belén Aquino)

Este sol es como una tibia cariciapara mi almache, asciugando le lacrime,cancella le nubi dal cielo dei miei occhie la tua voce, fredda come la verità,temo e spero sul mio visoper ricominciar.¿Hacia dónde voy? No lo sépero camino seguropues tu abrazo,piccolo come due bracciae grande come l’infinito,me da paz,piccola come il mondoe grande come due bracciaperché è quello che sentoda quando respirola polvere delle mie scarpe.Me miras desde el horizontey comprendo que mi viajerecien empieza.

Fabio Luparelli

Vedi i siti:

www.donguanellaxte.comwww.guanellianisantiago.it

www.cgfsmp.orgwww.guanelliani.org

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201452

«T

hghghgIn appendice

ROMA, IL DESERTONELLA CITTÀVolontariato pressoCasa S. Maria della Provvidenza(6-17 agosto 2014)

utte le strade portano a Roma...» e così cisiamo ritrovate proprio nel cuore dellacittà eterna per vivere un’esperienza diservizio con le ragazze disabili di Santa

Maria... Don Guanella chiama e noi abbiamo ri-sposto: Eccomi! Sì perché il nostro essere insie-me non era un caso ma una chiamata. Dieci gior-ni belli segnati dalla gioia e dall’impegno, dal -l’attenzione ai bisogni di chi ci stava accanto e aisegnali profondi del nostro cuore.A conclusione di questa stupenda avventura,suor Anna ci ha proposto un’insolita iniziativa: ilDESERTO nella CITTÀ! Apparentemente puòsembrare contraddittorio parlare di «deserto» inuna città rumorosa come Roma. La parola deser-to solitamente evoca immagini di terre aride, in-fruttifere e desolate. Il nostro deserto, invece,non è stato per nulla vuoto ma pieno, pieno di...silenzio! Ci siamo messe in ascolto delle inten-zioni più profonde del nostro cuore guidate dalbrano del giovane ricco (Mt 19, 16-22) e dal di-scorso di Papa Francesco ai giovani molisani edabruzzesi. Alla luce di tali parole sono emerse al-cune domande che hanno interrogato il nostrocuore su cosa realmente gli manchi per esseredavvero felice. Tutti noi quotidianamente cer-chiamo di completare il puzzle del nostro vivere,ma spesso non riusciamo a trovare quel piccolopezzo che ci permette di sentirci soddisfatti ecompleti dentro. Per il giovane ricco l’ostacolopiù grande alla felicità è l’incapacità ad abbando-nare le sue ricchezze, la paura di intraprendereuna nuova vita senza ciò che ha ritenuto essen-ziale fino all’incontro con Gesù.Quali sono, invece, le nostre paure? Probabil-mente non riusciamo a raggiungere la felicitàperché abbiamo troppa paura di cercarla! Pauradi sbagliare, paura di crescere, paura del giudi-zio altrui, paura di abbandonare i porti sicuri...Nell’attuale mondo virtuale abbiamo paura dicoinvolgerci, di essere protagonisti attivi, di met-terci non solo la faccia ma tutto il nostro essere esentirci responsabili del nostro agire. Paura discegliere una direzione e percorrerla. Il silenzioha generato una catena di domande a cui provvi-

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denzialmente le risposte sono giunte... dal Van-gelo! Gesù ci offre un piccolo ma potente sugge-rimento per essere felici: AMARE!Amare non solo chi ci ama (questo ci riesce piut-tosto spontaneo) ma tutti... INCONDIZIONATA-MENTE! Amare quell’amica che ci ha tradito,quel genitore anche se ci fa arrabbiare, amare an-che quando siamo stanchi, quando non vediamovia di uscita... Ecco così che la nostra esperienzadi «deserto» ci ha fatto riscoprire ciò che è essen-ziale nella vita: l’Amore! In questa avventuradell’amore non siamo soli: se ci rendessimo real-mente conto che Gesù ci attende in ogni istantelungo il ciglio della strada allora sì che saremmoENTUSIASTI di camminare! Il nostro deserto in-teriore non ha fatto che confermare quanto ab-biamo potuto vivere in questa esperienza di vo-lontariato. Le ragazze sono così essenziali, cosìprive di maschere e paure inutili che ci hannofatto riscoprire la vera vita fatta di sofferenza, li-miti ma anche di tanto amore e tanta gioia.Tutto in questi giorni ci ha parlato d’amore: i sor-risi, gli abbracci, i canti ed i balli delle ragazze!L’amore nelle cure profuse dalle suore e da tuttigli operatori che si dedicano alle ragazze! La bel-lezza indescrivibile della Madonna della DivinaProvvidenza, l’ascolto dell’Angelus a San Pietro,la rinnovazione della nostra fede presso le Cata-combe, i nostri pranzi e le cene trascorsi tra tan-te risate! Così siamo ritornate a casa con un cuo-re rinnovato e convinte che in realtà è Gesù, ri-flesso in ciò che ci circonda, che cerchiamoquando sogniamo la felicità!

Marta, Corinna, Arianna,Elisabetta, Lucrezia

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C’era il caldo, c’erano i sorrisi, c’era il saporedei veri frutti della terra che sapevano di ge-nuino, di fresco. C’era quella stanchezza sanache sapeva di fatica, ma quella fatica buona,quella che aveva addosso gli abbracci dei bam-bini, il carico delle sedie, i mobili, la pasta cheavevamo scaricato, lo spingere le carrozzinedegli anziani, il pellegrinaggio alle 6 del matti-no, la visita delle famiglie. Ma soprattutto laconsapevolezza che ogni nostro passo non eramai solo, Qualcuno dava una luce diversa adogni esperienza, ogni avventura, ogni momen-to di difficoltà. E quello che mi sono ripromes-sa di portarmi dietro è proprio quella Luce,quella forza nuova.

Denise Zecchin

... Ciò che rende la Romania così speciale è lasua ESSENZIALITÀ e UMILTÀ nelle piccole egrandi cose, l’ACCOGLIENZA presente in ognicasa, la FEDE in ogni volto, la FAMIGLIA dicui senza rendersene conto fai parte anche tue l’AMORE che si può vedere in ogni piccologesto! Un GRAZIE va alle mie compagne diviaggio Denise, Vittoria, Denisa, suor Cristinae a tutte le suore che ci hanno accolto.

Debora Bergomi

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G

della casa di riposo San Giuseppe, a Iasi, e l’amoreche mi hanno dimostrato i bambini di Ciucani,dove abbiamo trascorso appena tre giorni, orga-nizzando un breve ma intenso campo estivo conloro. E ancora: le testimonianze di vita delle suoremi hanno rivelato come davvero sia forte e presen-te l’amore di Dio. Ma anche le famiglie che ci han-no accolte o che abbiamo visitato mi sono stated’esempio: ho visto l’amore di un padre di famigliaverso i propri figli e verso noi ospiti, come anchel’amore e le attenzioni di una sorella verso il fratel-lino più piccolo. Tutto ciò accompagnato da unasemplicità sorprendente. Inoltre mi ha sorpresol’amore che mi ha unito alle altre due ragazze par-tite con me dall’Italia e a ciascuna delle ragazzerumene che ha partecipato all’esperienza. Sentodavvero tutte le persone conosciute in questi dodi-ci giorni molto più vicine a me di quanto possanoessere amiche di vecchia data. E, dato che «Dio èamore» e che io ho trovato il filo conduttore di tut-ta l’esperienza nell’amore, posso solo concluderedicendo che ho sempre sentito Dio accanto a me.Non è poco! Ma la cosa più bella è che, non certoper merito mio, continuo a portare dentro me que-sto Amore ancora adesso, tornata a casa e di nuo-vo impegnata nelle solite attività di una comuneragazza di 18 anni. Prego affinché tutte le personea me care sperimentino questo «fuoco ardente» eincontenibile.

Vittoria Pollastri

... E QUALCHE «WHATSAPP»dal campo-lavoro in Romania(8-20 agosto 2014)

razie. Grazie a Dio per avermi condotto inRomania e grazie alla Famiglia Guanellia-na che lì ho conosciuto e che ha accolto noitre ragazze italiane con un amore a me pri-

ma sconosciuto. Sì, in effetti posso provare a sinte-tizzare l’intera esperienza in una parola sola: amo-re. L’amore che ho trovato negli occhi degli ospiti

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TESTIMONIANZE

A cura di Rita Sberna

4 Roberto, perché il tuo cuore canta?

La risposta più scontata? Perché sono un can-tautore di musica cristiana, ma in verità cantola gioia e la bellezza di un incontro speciale.Un incontro che ti mette in discussione e tifa apprezzare la bellezza della vita quando ri -scopri in te la fede, dono che si rivela fonte digrazia.Un canto straordinario e contagioso che ti por-ta ad incontrare le persone, sia quelle sereneche quelle in difficoltà, con difficoltà esisten-ziali o problemi particolari, che attraverso lanarrazione di alcuni passaggi della mia vita ele mie canzoni scoprono che c’è ancora spe-ranza, ancora tempo per cambiare, che nulla èperso e si può ricominciare.Certamente non ho la bacchetta magica, maracconto con onestà la mia vita partendo dalladisabilità, successivamente le disavventure le-gate alla mia infanzia, l’anarchia, il girovagare,l’abbandono a me stesso, alla droga, al carceree crescendo alla militanza politica, la violenzae anche il desiderio di realizzare un sogno nelcassetto: la musica.I fallimenti della mia vita, ad un certo punto,grazie all’incontro con Maria, si tramutano inqualcosa di nuovo e diverso, forte e coinvol-gente che ha lasciato un segno profondo e tan-ta pace nel mio cuore.Era il 1984 e partii per la ex-Jugoslavia, un pel-legrinaggio estremamente semplice fatto piùper curiosità, che per altre ragioni, con degliamici: a Medjugorje.Senza accorgermene mi sono ritrovato a tu pertu con me stesso, con la mia vita, e ho capitoche mi si stava presentando una realtà piùgrande di me, così mi lasciai guidare e condur-re, come rapito da una sorta di nuova musica,

«IL MIO CUORECANTA»Intervista esclusivaal cantautoreRoberto Bignoli

Il 26 agosto in tutte le librerie d’Italiadi catena (Feltrinelli, Giunti, Mondadori, ecc.)è uscito il nuovo libro autobiograficodel cantautore internazionaledi ispirazione cristiana Roberto Bignoli:«Il mio cuore cantaMedjugorje e la musica di Dio,edizione Piemme Incontri».È un libro scritto in collaborazionecon il giovane giornalista e scrittoreAndrea Pagninie sotto la super visione della moglie Paola.A seguire, ecco l’intervista esclusivache ci ha rilasciato Roberto.

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direi un nuovo pentagramma:l’immenso della vita che permet-te alle note di comporsi e crearel’armonia: un nuovo cuore.Ecco che la gioia entra e diventaun canto di ringraziamento, per-ché scopri che la tua disabilità ela tua vita passata, attraversatada sofferenze e determinate espe-rienze per quanto amare, dure esofferte, ti ha poi fortificato eaiutato nella crescita, ma soprat-tutto ha permesso al mio cuoredi voler incontrare e conoscereuna mamma, Maria; ella, attra-verso la semplicità e l’umiltà, haconquistato il mio cuore e suc-cessivamente il mio canto, fino afarmi diventare un annunciatoredel suo Amore, perché ho com-preso che l’arte e la musica eranoun dono gratuito del Signore,che poteva diventare strumentoper il bene.

4 Leggendo il tuo libro, ho lettopiù volte questa frase «non

sono un convertito». Perché?

Ritengo la parola «conversione»molto grande e direi anche senzauna fine, la fine forse sta nellaSantità. Credo che ogni giorno èun’occasione per scoprire la bel-lezza di un cammino, di un in-contro, la fede ti mette ogni gior-no in gioco e in discussione, e laParola, il Vangelo, sono la guida.Ecco che ogni giorno è un buonmotivo per la conversione, quin-di, perché dire «sono un converti-to»? Sarebbe come dire «ho rag-giunto il settimo cielo e mi siedosul trono ammirando questa san-tità!». Che in realtà non ho rag-giunto e non mi appartiene.

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Trent’anni fa ho incontrato il Si-gnore per mezzo di Maria e stoancora camminando, ho moltoancora da apprendere, da ascol-tare e da interiorizzare, da forti-ficare e da far crescere nella fe-de, ancora molto per la Santità,quindi ripeto che ogni giornopuò essere un’occasione di cam-biamento e di approfondimentodi questa piccola e grande parolache è «conversione».Affermo spesso questo, perchéquando incontro le persone, vo-glio far capire che al di là dellamia storia e del mio cambiamen-to, sono una persona normalissi-ma, come tutte le altre.Indipendentemente dal fatto chesalgo sul palcoscenico o chiascolta pende dalle mie labbra,non voglio che le persone miguardino o ascoltino come unasorta di «Dio vivente» o idolo.Desidero che mi vedano perquello che sono, cioè come tutti,in discussione con me stesso eche se sto su quel palco è percondivisione, per fare un pezzodi strada insieme, non per essereuna star, e incontro le personeche la provvidenza mette sulcammino della mia vita.

Cerco, come molti, di seguire eraggiungere ciò che Maria ci diceattraverso i suoi messaggi, chenon sono altro, che un richiamocontinuo a vivere il Vangelo nellanostra vita.Raggiungere l’obiettivo non è fa-cile, direi che è molto faticoso, lastrada è lunga e stretta, ma ap-partiene a tutti e il traguardo è lasantità.Ma non dobbiamo temere perchése siamo uniti alla Chiesa e ai sa-cramenti riceviamo anche la for-za e la grazia per proseguire ilcammino e superare gli intoppidati dal peccato, dalle nostre in-coerenze e debolezze.

4 Ormai è da tantissimi anniche sei cantautore di musica

cristiana. Perché hai deciso proprioadesso di scrivere un libro in cui rac-conti tutta la tua vita nel dettaglio?

Devo dire che è stata la provvi-denza che ha portato verso di mequesta proposta editoriale.A casa mia, grazie a degli ami -ci, si è presentata l’Editor dellaPiemme, la quale mi ha fatto laproposta del libro, e di conse-

Roberto Bignoli in concerto.

UN DISCODEDICATO ALLA MADONNA

Roberto Bignoli, cantautore di 30anni, ha cambiato vita e musica gra-zie «all’incontro» con la Regina del-la Pace a Medju gorje. Roberto, do-po un’esperienza di vita drammati-ca dovuta alla difficile situazioneeconomica familiare, alla malattiadella poliomielite avuta da bambi-no, al dramma della droga e del car-cere (a causa della droga che avevaper sé) accompagnati da una setedi successo e da una posizione poli-tica rivoluzionaria, è riuscito a ritro-vare nella fede la dimensione giu-sta di vita; quindi, passando dacanzoni rivoluzionarie e d’amore,oggi canta, con pace, armonia eamore ciò che la fede gli ha donato

e testimonia, gratuitamente, la gran -dezza dell’amore divino attraverso ilcanto e l’apostolato.Ecco che questa nuova esperienzalo porta all’esigenza di dedicare undisco alla Vergine Maria in gratifica-zione del dono ricevuto, che gli hapermesso di dimenticare il passatoe vivere il presente donando amoree conforto al prossimo.Il disco dedicato alla Madonna, Ma-dre della Chiesa, consiste in alcunepreghiere rivolte all’amore grande epuro di Maria, sotto forma anche dicantico, con musiche altamente pro-fessionali e giovanili, proprio perrendere più facile il messaggio al-l’ascolto e più vicino alla gioventù.Il messaggio del disco è semplice emette in risalto la figura della Ma-donna e l’Amore che porta nel suocuore per l’umanità.

René Laurentin

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guenza io ho dato il mio consenso.Chiaramente con tutte le mie ri-serve perché, non essendo il co-siddetto «VIP o BIG», trovavo unpo’ strana e bizzarra questa ri-chiesta. Infatti, la casa editricePiemme, associata alla Monda-dori, è una grande casa editriceper un piccolo artista come me,quindi ho accettato questa speciedi scommessa, come dono dellaprovvidenza e come seme di spe-ranza da poter divulgare... ades-so vedremo come andrà a finire eche cosa succederà... Chiedo solola grazia di rimanere il più possi-bile coerente e umile.

4 Nel libro fai riferimento a Med-jugorje, non come luogo di fe-

nomeni soprannaturali (il sole, i se-gni nel cielo), ma come luogo in cuiil cuore entra a stretto contatto con

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Certo ho incontrato Maria, Ma-ria è questa Madre straordinariache sta cercando di risvegliaretutte le nostre coscienze. Sta cer-cando di indicarci la strada, dicorreggerla e farci capire il valo-re della carità, della solidarietà, ilvalore della preghiera e del Van-gelo, tutti quei valori che noi ab-biamo perso o stiamo perdendo.Maria l’ho incontrata nella pre-ghiera, nella confessione, nellaMessa, nei volti delle persone,nelle lacrime e nei sorrisi, nellestrette di mano, nella solidarietà,nella carità, nell’amore, nella pa-ce, nello scoprire che è in mezzoa noi in ogni momento.Molto spesso ci facciamo un van-gelo a nostra immagine e somi-glianza che si discosta da quellache è la vera indicazione di Ma-ria, la vera centralità: dobbiamoveramente capire che il centro èCristo: l’Eucaristia, stare davantiall’Eucaristia e pregare ti fortifi-ca, ti cambia, vivere i sacramentiti rinnova, questo è un percorsoinevitabile.È una scuola, o forse una sortadi palestra, che giorno dopo gior-no, esperienza dopo esperienza,acquisisci e impari ed arricchiscela tua esistenza, e una volta cheentra nel tuo cuore, non puoi na-sconderla o tenerla per te, masenti che devi annunciarla, testi-moniarla e donarla.La cosa importante è camminareinsieme perché è attraverso ilcammino insieme che si è comu-nità, quindi credibili e vincenti. Dasoli non si va da nessuna parte.La condivisione poi diventa an-che una ricchezza per te che sco-pri attraverso le esperienze altruinuovi punti di vista o intuizioni.

4 C’è un tema molto importanteche hai affrontato nel corso

delle pagine: la famiglia. Oggi cisono le cosiddette «famiglie allar-gate». Qual è il segreto per tenereunita la famiglia?

Credo che il segreto sia l’amore.Quando viene a mancare l’amoresi annulla tutto e di conseguenzatutto si divide, si perde e si di-

Dio e parli soprattutto della bellezzadi Maria. Cos’è che ti piace di Lei?

Ho cercato, come hai detto tu, dinon evidenziare quelli che sono isegni soprannaturali che spessosono racconti di migliaia di per-sone, alle quali non tolgo la gioiadi un’emozione o di un incontropersonale e intimo. A mio parerei segni non sono così importanticome è importante invece laChiesa e il grande richiamo allaconfessione che si sente in quelluogo.La Chiesa ti offre e ti dona deglistrumenti per cui tu incontri ve-ramente il Signore e Maria, timetti in gioco e approfondisci iltuo cammino di fede o cerchi tramille difficoltà, contraddizioni efatiche, di capire cosa la Madon-na vuole quando ti chiama inquella terra.

Roberto Bignoli con la moglie Paola e le figlie Maria Stella e Maria Chiara.

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che nessuno vorrebbe ma nelmomento che viene accettata peramore di Gesù, in modo straordi-nario diventa leggera, diventa co-me un segno di amore, di ringra-ziamento e di appartenenza.D’altronde ogni cristiano nonpuò dimenticare le parole di Ge-sù: «Se qualcuno vuol venire die-tro a me, rinneghi se stesso,prenda la sua croce e mi segua»(Mt 16, 24) che si traduce in: «Setu vuoi seguire le mie orme, sulletue spalle porta il peso della tuacroce, vieni e seguimi e insiemecamminiamo verso la salvezza ela speranza».Ecco che la croce diventa unagrande grazia. La mia disabilitàpuò essere parte di quella croceche oggi mi rende più sereno epiù felice e più uomo rispetto aquando non l’accettavo.

4 Grazie, Roberto, per quest’in-tervista. Invito tutti a leggere

questo bellissimo libro perché è sta-to scritto col cuore. «Il mio cuorecanta. Medjugorje e la Musica diDio» di Roberto Bignoli.

Sono io che ringrazio te, per tut-to quello che stai facendo e sonocontento del successo che staiavendo perché stai rendendo an-che tu un grande servizio allaChiesa, grazie al tuo programma:Testimonianze di fede, on linesu internet, e sui vari social net-works come facebook, youtubeecc., o portali come Gloria TV,Papaboys, ecc.Che Maria ti benedica e ti dia laforza di continuare a portareavanti quanto stai facendo.Grazie, Rita. n

strugge. Quando due persone siuniscono in Chiesa, davanti a Dioe agli uomini, questa unione di-venta un sì, che prevede momentidi gioia e festa ma anche la con-sapevolezza che in quel sì, ci pos-sono essere anche dei momentidi smarrimento, di delusione, disofferenza, di contraddizione, maè la forza dell’amore di Cristo cheti aiuta a superarli e a vincerli, setu rimani nella grazia del sacra-mento, l’Amore non muore.Senza quell’amore tra me e miamoglie, la famiglia non sarebbecredibile anche se spesso amo di-re che non esiste la famiglia del«Mulino Bianco».Nelle famiglie ogni giorno ci so-no difficoltà, gioie, momenti dicontraddizione e tanti imprevisti,ma c’è sempre la possibilità disuperare tutto, tenendo semprepresente che è la fede nel Signoreche fa tutto, e quindi questa fedeva domandata in continuazione,perché noi siamo deboli. Questoci permette sempre di guardareprima all’altro che a noi stessi, equindi ci ricorda che abbiamounito le nostre vite, ma che ci so-no anche quelle dei nostri figli eche ne siamo responsabili, per-tanto non possiamo dimenticaredi far crescere l’amore dentro lenostre famiglie.Il sacramento del Matrimonio èun dono di Dio, per poterlo com-prendere possiamo prendere co-me esempio la Sacra Famiglia; il

Signore, infatti, ciha dato un modelloda imitare, un qua-dro a cui dobbiamofar riferimento, purvivendo umanamen-te.Gli strumenti indi-spensabili per vince-re le debolezze uma-ne, sono la SantaMessa, l’adorazioneEucaristica, la con-fessione, la penitenza, la recitadel rosario, che ci permettono dirafforzare e tenere salda la no-stra famiglia. La famiglia è comeuna piccola chiesa che va curataperché non si spenga la luce chene esce e che l’alimenta, quandoviene a mancare tutto questo, lafamiglia spesso perde la suaidentità e si allarga al mondo.

4 In questo scritto, hai riportatoi testi di alcune tue canzoni.

Qual è la canzone che ti rappresen-ta di più?

Non c’è una canzone che mi rap-presenta più di un’altra, ognicanzone è il riflesso di una partedel mio vissuto, di vita, di pre-ghiera, di incontri, certamentequello che desidero trasmettere èun messaggio di speranza, di lu-ce e credo fermamente che lacroce, di cui spesso nelle miecanzoni si parla, è quella croce

Rita Sbernae Roberto Bignoli.

RobertoBignoli

con sanGiovanniPaolo II.

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ma bello, sano e robusto. Possedeva un orologio, che gli aveva regalato il papà, alquale era stato regalato dal nonno, e al nonno dal bisnonno. Lo conservava in tasca,e quando, alla sera, stanca, la moglie glichiedeva l’ora, lui ci metteva un po’ di tempo a dirgliela, perché l’orologio non aveva la catena...Un orologio senza catena!

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VOCE FAMIGLIA

D

IL VERO AMOREè quando uno vuole più bene all’altro

che a se stessoMons. Enrico dal Covolo

ue ragazzi boemi si erano sposati, purnon possedendo nulla. Avevano, però,un grande amore l’uno per l’altra.Vivevano in una capanna, alla pe -

riferia della città. La sera accendevano il fuoco e si scaldavano in silenzio.Lei era bellissima: aveva dei lunghi capellid’oro. Quando li scioglieva arrivavano quasifino a terra. Anche il ragazzo era povero,

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201460

Arriva il Natale, e lui desidera tanto fare un rega-lo alla moglie. Lascia la casupola e va in città,dove c’è un rigattiere, uno che se ne intende: glivende l’orologio, e con il denaro si reca in un ne-gozio, dove vede dei bellissimi pettini in osso diBoemia, veramente degni dei capelli della suabella moglie. Chiede il costo, e vede che ce la faad acquistarne uno.Lo fa incartare ben bene, prima di tornare a casa.Bussa, e viene ad aprire la sua donna... Ma – sor-presa! – i bellissimi capelli sono diventati corticorti...Che cosa era successo?Anche lei desiderava fare un regalo al marito,

ma, non avendo i soldi, aveva pensato di tagliarsii capelli. Li aveva venduti, e aveva comperatouna catena per l’orologio...Così adesso non servivano più né il prezioso pet-tine di Boemia, né la bella catena per l’orologio!La storia finisce così: che i due giovani sposi siguardarono negli occhi, scoppiarono a ridere di-vertiti, si abbracciarono... E poi vissero a lungo,felici e contenti.Ecco che cosa sa combinare l’amore vero: quan-do cioè uno vuole più bene all’altra persona chea se stesso...

7 settembre 2014, in «Ascolta si fa sera» di Rai Radio 1

C’è una profezia di suor Lucia dos Santos, laveggente di Fatima, per la quale è in corso ilprocesso di beatificazione, che riguarda lo scon-tro finale tra il Signore e il regno di Satana. E ilcampo di battaglia è la famiglia. Vita e famiglia.«Sì, ho scritto a suor Lucia di Fatima, chiedevosolo preghiere, invece mi arrivò dopo pochigiorni una lunghissima lettera autografa – oranegli archivi del Pontificio Istituto per Studi suMatrimonio e Famiglia voluto da san GiovanniPaolo II. In questa lettera è scritto: lo scontro fi-nale tra il Signore e il regno di Satana sarà sullafamiglia e sul matrimonio.Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunquelavora per la santità del matrimonio e della fa-miglia sarà sempre combattuto e avversato in

«LO SCONTRO FINALE TRA IL SIGNORE ESATANA SARÀ SULLA FAMIGLIA» (suor Lucia di Fatima)

Sabato 29 novembre si è tenuta una grande ve-glia di preghiera nella basilica di Santa MariaMaggiore; domenica 30, è stata celebrata unasolenne Messa in San Pietro. Con queste cele-brazioni ha preso il via l’Anno della Vita Con -sacrata, voluta da papa Francesco per fare an-che memoria del 50o anniversario della Costitu-zione dogmatica Lumen Gentium e del DecretoPerfectae caritatis. Un’impronta fortemente mariana ha caratteriz-zato i due momenti di preghiera: «Alla Madre di

L’ANNO DELLA VITA CONSACRATA

tutti i modi, perché questo è il punto decisivo.Poi suor Lucia concludeva: ma la Madonna gli hagià schiacciato la testa.Anche parlando con Giovanni Paolo II, si avver-tiva che questo era il nodo, perché si toccava lacolonna portante della creazione, la verità fral’uomo e la donna e fra le generazioni. Se sitocca la colonna portante crolla tutto l’edificio equesto adesso noi lo vediamo perché siamo aquesto punto.E mi commuovo, leggendo le biografie più sicu-re di Padre Pio, di come quest’uomo fosse at-tento alla santità del matrimonio, alla santitàdegli sposi, anche con giusto rigore più di unavolta».

Card. Carlo Caffarra

Dio, modello e patrona di ogni vita consacrata,si affida la vita consacrata nelle sue diverse for-me: Istituti religiosi, Istituti secolari, Ordo Virgi-num, Società di vita apostolica, nuovi Istituti».L’augurio è che tutte le persone consacrate sap-piano essere «segno di Dio nei diversi ambientidi vita, lievito per la crescita di una società piùgiusta e fraterna, profezia di condivisione con ipiccoli e i poveri». Così da essere come ci vuoleil Signore: un dono di Dio alla Chiesa, un donodi Dio al suo Popolo in cammino.

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del Matrimonio. In questo momento, da un pun-to di vista sociologico e dal punto di vista dei va-lori umani, come appunto del Sacramento catto-lico, del Sacramento cristiano, c’è una crisi dellafamiglia, crisi perché la bastonano da tutte leparti e che la lasciano molto ferita!Quindi la tua domanda: «Che possiamo fare?».«Sì, possiamo fare un bel discorso, delle dichia-razioni di principio... Questo bisogna farlo, cer-to! Con le idee chiare: “Guardate, quello chestanno proponendo non è un matrimonio! È unaassociazione. Ma non è matrimonio! È necessa-rio, a volte, dire le cose molto chiare e questodobbiamo dirlo! La pastorale aiuta, ma in questoè necessario che sia “corpo a corpo”».

«Accompagnare...per curare... per insegnare»

Quindi accompagnare. E questo significa ancheperdere il tempo. Il più grande maestro del per-dere il tempo è Gesù! Ha perso il tempo accom-pagnando, per far maturare la coscienza, per cu-

FAMIGLIAmai attaccata come oggi

A

* Risposta alla prima domanda rivoltaglidal Movimento Cattolico Internazionale Schoenstattil 25.10.2014

ll’interno del problema che voi toccatenel fare le domande, c’è una cosa moltotriste, molto dolorosa... Penso che la fa-miglia cristiana, la famiglia, il matrimo-

nio, non siano mai stato tanto attaccati come inquesto momento. Attaccati direttamente o attac-cati di fatto.Può essere che mi sbagli... Gli studiosi dellaChiesa ce lo potranno dire. Ma che la famigliasia colpita, che la famiglia venga colpita e che lafamiglia venga imbastardita, come un’associa -zione...

«Non tuttosi può chiamare famiglia»

Si può chiamare famiglia tutto? No! Quante fa-miglie sono ferite, quanti matrimoni rotti, quan-to relativismo nella concezione del Sacramento

Papa Francesco*Traduzione di lavoro della Radio Vaticana • Sottotitoli a cura della nostra RedazionePapa Francesco*Traduzione di lavoro della Radio Vaticana • Sottotitoli a cura della nostra Redazione

Domenica 14 settembre 2014. Il papa con gli sposi in San Pietro.«Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale e non è una fiction!È sacramento dell’amore di Cristo e della Cheisa» ha detto nell’omelia.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201462

rare le ferite, per insegnare... Accompagnare è fa-re un cammino insieme. Evidentemente è statosvalutato il Sacramento del Matrimonio e dal Sa-cramento si sta passando al rito: la riduzione delSacramento ad un rito! Quindi si fa del Sacra-mento un fatto sociale: sì religioso, certo devonoessere battezzati, ma il forte è il rito...Quante volte ho incontrato nella vita pastorale,gente che convive: «Perché non vi sposate?»;«No! Bisogna fare la festa, non abbiamo soldi...».Il sociale copre la cosa fondamentale, che èl’unione con Dio. In Buenos Aires mi ricordo chead un parroco venne l’idea di celebrare il matri-monio a qualsiasi ora: perché normalmente si fail giovedì, il venerdì il matrimonio civile e il sa-bato il matrimonio sacramentale... Chiaro chenon si poteva far fronte ad entrambi i momenti:c’era, per esempio, un festeggiamento nel pri-mo... E molti, molti religiosi, per favorirli (eranodisponibili a qualunque ora). Così, terminata lacerimonia civile, passavano per la parrocchia peril matrimonio ecclesiastico...È un esempio di facilitare. Facilitare la prepara-zione, perché non si può preparare fidanzati almatrimonio con due incontri, con due conferen-ze... Questo è un peccato di omissione da partenostra, dei sacerdoti e dei laici che normalmentesiamo interessati a salvare la famiglia. La prepa-razione al matrimonio deve essere più lenta, bi-sogna accompagnare i fidanziati a questo «corpoa corpo» e prepararli, facendo loro comprenderequello che stanno facendo.Molti non sanno quello che fanno! Si sposanosenza sapere cosa significhino le cose che pro-mettono: «Sì, sì! Tutto va bene!».Ma non hanno presa coscienza che è «per sem-pre»... Questo metterlo in alto. Questa culturadel provvisorio, che stiamo vivendo non solo nel-la famiglia, ma anche tra i sacerdoti...Mi diceva un vescovo che gli si presentò un ra-gazzo eccellente che gli disse: «Vorrei essere unsacerdote, ma solo per 10 anni. E poi vorrei...». Èla cultura del provvisorio. È a tempo! Il «persempre» è come se si dimenticasse! È necessariorecuperare molte cose nelle famiglie ferite di og-gi. Molte cose! Ma non bisogna scandalizzarsi diciò che avviene in famiglia, di niente... Drammifamiliari, distruzione delle famiglie, i bambini...

Nuove forme di convivenzedistruttive

Nel Sinodo, un vescovo si è fatto questa doman-da: «Sono coscienti i sacerdoti di quello che sof-fre un bambino quando i genitori si separano?».

Sono le prime vittime! Accompagnare i bambinie i figli dei separati; aiutarli, affinché i genitoriche si separano non usino come ostaggi i bambi-ni! Quante psicologie pseudo patologiche vengo-no dall’essere stati educati da un papà che parlamale della mamma e da una mamma che parlamale del padre.Sono cose alle quali bisogna avvicinarsi e accom-pagnare le famiglie. Che abbiano coscienza diquello che fanno.Ci sono situazioni diverse oggi, no? Non si sposa-no, prendono la loro casa, hanno il loro fidanza-to, la loro fidanzata ma non si sposano...Una mamma mi chiedeva: «Padre, cosa posso fa-re perché mio figlio che ha 32 anni si sposi?»;«Prima di tutto che abbia una fidanzata, signo-ra!»; «Sì, sì! Ha una fidanzata, però non si spo-sa!»; «Allora, signora, se ha una fidanzata e nonsi sposa, non gli stiri mai la camicia! Vedrà checosì si sposa!».Quanti non si sposano; quanti convivono com-pletamente, o – come ho visto nella mia stessafamiglia – convivenze part-time, da lunedì a ve-nerdì con la mia fidanzata e da venerdì a dome-nica con la mia famiglia...Sono nuove forme, totalmente distruttive e limi-tative della grandezza dell’amore del matrimo-nio. Ci sono tante convivenze, separazioni e di-vorzi: per questo la chiave di come aiutare è«corpo a corpo», accompagnando e non facendoproselitismo, perché questo non porta ad alcunorisultato.Accompagnare con pazienza, pazienza; una pa-rola oggi, una domani... Vi suggerisco questo. n

«L’amore tende per sua natura ad essere per sempre,fino a dare la vita per la persona che si ama»

(cfr. Gv 15,13) (tavola di Jovito Andres).

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Tu che tutto sai e puoie conosci le attese di ciascuno di noi,anche per questo annuale anniversario

della tua venuta tra noi,fa’ nascere nel cuore di tutti gli uomini

della terraun solo raggio della tua infinita caritàe della tua bontà illimitata.

Non permettere, Gesù, Figlio dell’Uomo,che nessun bambino, giovane, adulto

ed anzianodel Pianeta Terra continui a soffrire a causadella cattiveria che si annida nel cuore

di tanta gente.

Fa’ di tanti cuori segnati dall’odio e dalla mortecuori capaci di amare e di perdonarecome tu hai perdonato alla Maddalena,ai tuoi crocifissori ed al buon ladronemorto in croce accanto a te sul Golgota.

Dalla capanna di Betlemmeanche quest’anno si irradi in tutto il mondola luce del tuo Natale, che è sempremotivo di speranza e di pace

per l’intera umanità. Amen.

Padre Antonio Rungi

PREGHIERA DELLA FAMIGLIA AL VERBO INCARNATO

Sacra Famiglia.Bangalore (India)Echo-Centrefor JuvenileJusticeConvent Road.

V erbo Incarnato, che nuovamentecondividi con noi il tuo Natale,insegnaci a condividere con gli altrii nostri progetti di pace e solidarietà.

Tu che nella Grotta di Betlemmehai proposto agli uomini di ogni tempoun itinerario di amore e riconciliazione,illumina l’umanità di oggi a ritrovarela strada che porta ad incontrare l’altronel dialogo, nell’amore e nel rispetto profondo.

Piccolo grande Dio, che nell’umiltà più sentitahai indicato in te la via maestra che porta

alla verità,aiutaci ad eliminare da questa terra l’orgoglio,la falsità e la menzogna, cause direttedel male del mondo moderno.

Tu che leggi nel profondo di ogni cuoretrasforma i nostri personali risentimentiin atteggiamenti e comportamenti fraterni,gli unici che danno gioia vera etrasformano il Natale in festa vera.

Messia atteso da secolie giunto nella pienezza dei tempi,guida l’umanità del terzo millennioverso mete di giustizia più certeper ogni uomo di questa Terra.

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201464

(...) Gli anziani hanno sempre rappresentato unarisorsa vitale per la vita della famiglia, perchéerano considerati i saggi della casa. Qualunquequestione delicata per la vita della famiglia, qua-lunque decisione per il futuro dei giovani, venivasottoposta al parere dell’anziano, il quale valuta-va la questione in virtù della sua esperienza di vi-ta e del discernimento frutto del suo cammino difede.L’autorità della famiglia passava sicuramente dal-la figura paterna, ma era coaudivata dalla saggez-za dei nonni. I nonni non possedevano una di-screta pensione con cui mantenere tutta la fami-glia, ma erano depositari di una saggezza per il-luminare, accompagnare e sostenere le giovanigenerazioni.Oggi questa collaborazione tra nonno e padre, etra nonna e madre, per l’educazione dei figli è an-data sempre più perdendosi a causa della divisio-ne delle famiglie. Assistiamo molto frequente-mente a mariti e mogli che sono diventati genito-ri, ma hanno mantenuto giudizi e rancori verso illoro padre o la loro madre. Questo distacco tragenitori e figli si riflette automaticamente nelrapporto tra nonni e nipoti. Se un figlio vedefreddezza e disinteresse del proprio padre verso il

L’AMORE PER I NONNIOsvaldo Rinaldi

D

Giuseppe Barison(1853-1930),«La visita dellanonna», CollezioneSandro Bentivegna.

al 2005 si festeggiano i nonni nella primadomenica di ottobre, la domenica più vicinaalla festa degli angeli custodi.Nonni angeli custodi dunque, che vegliano

amorevolmente sui nipoti.Papa Francesco, in occasione della scorsagiornata Mondiale della Gioventù, ha sottolineato lacentralità di queste figure«nella vita della famiglia, per comunicarquel patrimonio di umanità e di fede che èessenziale per ogni società.E come è importante l’incontro tra le generazioni...questo rapporto, questo dialogo è un tesoroda conservare e alimentare». l 28 settembre scorso ha incontrato in San Pietro an-ziane e anziani venuti da ogni doveper un incontro intitolato «La benedizionedella lunga vita».La giornata partiva dal presupposto che l’anzianitànon è un naufragio, ma una vocazionee che va ripensata la vecchiaia, e l’impegnodegli anziani nel mondo e nella Chiesa:trasmettere la fede, aiutare i genitori nella crescita deifigli, pregare, comunicare il Vangelo,a imitazione della profetessa Anna di cui parlail Vangelo di Luca.

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suo nonno, egli sarà condotto quasi naturalmentead avere gli stessi tiepidi sentimenti verso il suononno.L’amore per i nonni non è qualcosa di innato, ma sisviluppa e si comunica attraverso la testimonianzadei genitori. Altre sono le situazioni in cui la vitafrenetica e le migrazioni conducono quasi a di-menticarsi dei genitori. Vi sono tante situazioninelle quali i ritmi lavorativi e gli impegni familiarisottraggono tempo alla relazione con i familiari an-ziani. Vi è una eccessiva attenzione verso i figli, an-che laddove non sempre vi sia una necessità ogget-tiva, e sempre una maggiore trascuratezza verso glian ziani.Questo non vuole dire che bisogna trascurare i figliper occuparsi dei genitori, ma sicuramente unagiusta misura ed un nuovo equilibrio deve essereritrovato. La riconoscenza di un figlio verso un pa-dre, la gratitudine di un nipote verso il nonno, sonoun amore che devono e possono superare le barrie-re del tempo (...).Una persona anziana dovrebbe alloggiare ad unavicinanza dalla casa del figlio proporzionale al suostato di salute e alla sua capacità motoria e cogniti-va. Laddove è possibile, un familiare non comple-tamente autonomo deve essere accolto nella casadi un figlio e vivere la comunione familiare. Quan-to preziose sono queste famiglie per la vita e lamissione della Chiesa: i figli che accolgano nella lo-ro casa una mamma e un papà non autosufficienti,rendono una luminosa testimonianza ai loro figli.

La fede non si comunica a parole, ma con i gestidella dedizione, del servizio e dell’accoglienza. Edanche se poco pubblicizzata, questa forma di amo-re viene percepita anche all’esterno della vita fami-liare, assumendo una chiara testimonianza di fede.Accogliere un anziano significa riconoscere la sa-cralità della vita umana, destinata all’eternità perl’amore infinito di Dio. Una persona anziana e ma-lata diventa un’occasione da sfruttare per servire lavita anche quando questa apparentemente non hapiù nulla da dare. E quanta gioia, pace e forza do-na il servizio ai familiari malati. Al contrario quan-ta angoscia, inquietudine e rammarico porta a tra-scurare gli anziani.(...) La vita conserva il suo valore anche quandoperde l’efficientismo, la capacità di produrre, la for-za di muoversi, di parlare e di ascoltare. Un sorri-so, una stretta di mano, sono gesti percepibili adogni essere vivente, perché la sola presenza affet-tuosa e silenziosa costituisce una testimonianza diamore. n

Accogliere un anziano significa riconoscere la sacralitàdella vita umana, destinata all’eternità per l’amoreinfinito di Dio.

Beati i nonniche hanno compreso la vita

come un dono preziosoe conservano il gusto di vivere.

Beati i nonniche nel susseguirsi degli annihanno accumulato sapienza

e la offrono con amore.

Beati i nonniche sanno fare della vita

un dono per gli altrie sono sempre disponibili a porgere aiuto.

Beati i nonniche alimentano le risorse della loro vita

con la lettura, la preghierae la fede in Dio che dà senso alla vita.

Beati i nonniche sanno guadagnarsi l’affetto dei nipotini

e sostengono i passi dei giovaniproponendo loro valori forti.

Beati i nonniche quando non ci saranno piùsaranno ricordati con nostalgia

dai figli e dai nipoti.

L. Guidetti

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A GESÙ BAMBINO

Suona campana, suona festosa!Nato è il Bambino, dorme e riposaMa nella grotta c’è freddo e ventoe poca paglia lo copre a stento.

Oh, se potessi Gesù Bambino,farti dormire nel mio lettino,da questa grotta portarti vialà nel calduccio di casa mia!

Ma la maestra mi ha detto a scuolache tu domandi una cosa sola:non la mia casa, non il mio letto,ma solo un cuore pieno di affetto.

Se questo chiedi, questo ti dono,con la promessa di esser buono.Dormi tranquillo: col suo caloresaprà scaldarti questo mio cuore.

E tu concedi a mamma e papàamore, pace e felicità.

Don Rodolfo Atzeni

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per i più piccoli da colorare

LA NASCITA DI GESÙ

PREGHIERADI UN BIMBO

Gesù Bambino,con il tuo ditinoposa un fioresul mio cuoricino,il fiore azzurro della bontàe benedicimamma e papà.

LA BUONANOVELLA

Splendete più belle,dolcissime stelle!Sull’ali dorateun angelo santoci porta Gesù.È nuovo il suo canto:«Sia pace quaggiù!».

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Chi accoglie uno di questibambini accoglie me.

Gesù

Se stai cercando un modo concreto di fare il bene e di aiutare

qualcuno che ne abbia veramente bisogno,

le Figlie di S. Maria della Provvidenza ti offrono il Progetto:

* Adozioni a distanza *

Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMATel. 06.588.20.82 / 06.583.59.75 - Fax 06.581.63.92E-Mail: [email protected]

Il vostro contributo potrete inviarlo tramite:• il nostro conto corrente postale n. 56048093,intestando aFIGLIE S. MARIA DELLA PROVVIDENZA “Progetti”Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 Romaspecificando: Per adozione di...

• Conto bancario per Adozioni a distanza: Banca Prossima - Piazza della Libertà, 13 -00192 RomaIBAN: IT48 P033 5901 6001 0000 0001 546

Sono bambini/e, ragazzi/e che fanno partedelle nostre case o che vengono a contattocon le suore guanelliane che lavoranoin Romania, in India, nelle Filippine,in America Latina.

Se sei interessato/a o se volessi sapere qualcosadi più, rivolgiti a:

Suor SARA SÁNCHEZ (collaboratrice)Casa «S. Pio X» - Via Guido Rangoni, 5331016 CORDIGNANO (TV)Tel. 0438.99.90.34 - Fax 0438.99.50.93E-Mail: [email protected]

Suor FAUSTA DELLA TORRE (responsabile)Casa Generalizia

Ecco tre foto di una famiglia rumena:Petru e Nicoleta sono i genitori di 6 bambini, il più piccolo, David, ha due anni,

la più grande, Nicoleta ne ha 12 anni. Non hanno un lavoro stabile. Li vediamo fotografati davanti alla nostraCasa Providentei e davanti alla baracca dove vivono e ad una costruenda casetta. Aiutiamoli in questo loro sforzo

di dare alla famiglia una dimora più idonea. Dio benedica il vostro gesto di solidarietà. Grazie.Le Suore guanelliane di Iasi

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Lì vicino, sulla costa della collina, erano scavatealcune grotte, che servivano da stalla. Avevanola mangiatoia formata di terra dura. Se il Salva-tore si trovava in una mangiatoia, voleva direche era nato in una di quelle povere grotte.Infatti trovammo, come ci aveva detto l’Angelo,un Bambino fasciato, in mezzo a due animali, unbove e un asino. L’asino vi era giunto coi geni-tori del Bambino.Sul basto sedeva il padre, pensieroso. Presso lamangiatoia, si trovava inginocchiata la madre,in adorazione del suo nato.Guardai quel Bambino e il mio cuore s’intenerì.Sono un povero pastore, ma ogni volta che ve-do un agnellino mi commuovo. E quel Bambinomi parve il più tenero, il più innocente degliagnelli.Non so dire altro. Posso solo aggiungere chenon ho più provato in vita mia una dolcezza si-mile a quella provata dinanzi a quel Bambino.Anche ora che ci ripenso, mi torna la tenerezzaper quell’Agnello innocente e gentile.Sono un povero pastore. Perdonatemi se lochiamo così. È per me il nome più dolce e piùcaro. n

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la pagina dei ragazzi

IL PASTORECUn racconto di Piero Bargellini

he freddo quella notte! Le stelle bucavano ilcielo come punte di diamante. Il gelo induri-va la terra. Sulla collina di Betlem tutte le lu-ci erano spente, ma nella vallata ardevano,

rossi, i nostri fuochi.Le pecore, ammassate dentro gli stazzi, si addossa-vano le une sulle altre, col muso nascosto nei velli.Noi di guardia invidiavamo le bestie che potevanodifendersi così bene dal freddo. Si stava attorno aifuochi che ci cocevano da una parte, mentre dall’al-tra si gelava.Sulla mezzanotte il fuoco cominciò a crepitare come sequalcuno vi avesse gettato un fascio di pruni secchi.Nello stazzo, le pecore si misero a tramenare. Alza-vano i musi in aria, e belavano.– Sentono il lupo, – pensai.Cercai a tasto il bastone e mi alzai. I cani giravanosu se stessi e uggiolavano.– Hanno paura anche loro, – pensai.Intanto anche i compagni si erano levati da terra.Facemmo gruppo scrutando la campagna.Non era più freddo. Il cuore, invece di battere per lapaura, sussultava quasi di gioia. Era d’inverno, e cisentivamo allegri come se fosse stata primavera.Era di notte, e si vedeva luce come di giorno.Sembrava che l’aria fosse diventata polvere lumino-sa. E in quella polvere, a un tratto, prese figura unacreatura così bella che ne provammo sgomento.– Non temete, – disse l’apparizione. – Io vi annunziouna grande gioia destinata a tutto il popolo. Oggivi è nato un Salvatore, nella città di David. E questosia per voi il segnale: troverete un bambino avvoltoin fasce e coricato in una mangiatoia.Non aveva finito di parlare, che da ogni parte delcielo apparvero Angeli luminosi, e cantavano:– Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terraagli uomini di buona volontà.Poi tornò la notte, e noi restammo come ciechi nellavalle piena di oscurità. I fuochi si erano spenti. Le pe-core tacevano. I cani s’erano acciambellati per terra.– Abbiamo sognato! – pensammo. Ma eravamo introppi a fare lo stesso sogno.

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Dal Cile all’Argentina

Laura del Carmen Vicuña, questoil suo nome completo, nacque nel-la capitale cilena, Santiago, il 5aprile 1981, primogenita di JoséDomingo e di Mercedes Pino. Lacittà era attraversata da tensionipolitiche e militari ed a causa diciò fu necessario attendere quasi

due mesi per procedere alla cele-brazione del suo battesimo, cheebbe luogo il 24 maggio successi-vo. Tra gli antenati di Laura figu-ravano parecchi personaggi illu-stri e per tal motivo la rivoluzioneimperante si scagliò anche sullafamiglia di Laura. Il padre fu for-zatamente costretto all’esilio e do-vette trasferirsi verso sud, alla

69La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 2014

Laura Vicuña

Fabio Arduino in Santi e Beati

C

Una giovanemartire diquesti tempi

PROPOSTE GIOVANI

ento anni fa,il 5 aprile 1891,nasceva Laura Vicuñaa Santiago del Cile.Rimasta orfana di padre

all’età di due anni, sitrasferì con la mamma in Argentina,dove frequentava il collegiodelle Suore Salesiane.Morì giovanissima il 22 gennaio 1904,dopo essere diventatala bambina più generosa e simpaticadi tutta la scuola. Simpaticama anche energica, quanto bastòper fronteggiare con coraggiole insidie violente che il «compagno»della madre le tendeva. La sua figuraimpressiona per la straordinariadeterminazione che questabambina sapeva esprimere,pronunziando con fermezza il suoproposito: «La morte ma non peccati».È un invito a riflettere comei bambini sappiano talora essereradicali nelle loro scelte, e comein particolare la bambine custodiscanotesori spesso ignorati.Laura fu beatificata da Giovanni PaoloII il 3 settembre 1988sul Colle Don Bosco.La sua memoria si celebra nella Chiesail 22 gennaio.La sua salma è veneratanella cappella delle Figlie di MariaAusiliatrice a Bahía Blanca,in Argentina. Era infattiuna loro alunna e per l’educazionericevuta nel loro collegio di Junínde Los andes, Laura è divenutaun fiore,il «fiore delle Ande Patagoniche».

La Redazione

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frontiera con l’Argentina, sulle An-de. L’intera famiglia traslocò dun-que a Temuco. La famiglia si ri-trovò repentinamente in una tristesituazione di precarietà a seguitodella morte del padre avvenuta nel1893. Alcuni mesi dopo, l’annosuccessivo, nacque una secondabambina, Giulia Amanda. La ma-dre si ritrovò così sola con due fi-glie a dover vincere la fame e ladisperazione.Nel 1899 il residuo nucleo familiaresi trasferì nella vicina regione ar-gentina del Neuquén. La madrepoté così trovare lavoro nella tenutaagricola di Manuel Mora, uno deitanti colonizzatori che avevano in-trapreso lo sfruttamento dei terreniincolti della Patagonia. In seguitoa pressioni subite dal datore di la-voro, ne divenne la compagna. Ciòconseguentemente influì purtrop -po negativamente sull’educazionedelle due bambine. Laura, seppurancora piccola, si rese conto dellaprecarietà e dell’irregolarità dalpunto di vista religioso dellamamma, che in tal modo non po-teva essere ammessa ai sacramenti.Nonostante ciò, la mamma nonabbandonò mai completamente lefiglie e tentò nei limiti del possi -bile di educarle anche religiosa-mente. Al fine di assicurare loroun’istruzione adeguata e conti-nua, le affidò nel gennaio 1900 adun piccolo collegio missionario te-

nuto dalle Figlie di Maria Ausilia-trice, situato a Junín de los Andes,ai confini con il Cile, patria natiadi Laura. Di quest’ultima, nel con-segnarla alla superiora, la madreassicurò: «Non mi ha mai dato di-spiaceri. Fin dall’infanzia è statasempre obbediente e sottomessa».

Con le Figlie di Maria Ausiliatrice

Repentinamente catapultata inquesto nuovo ambiente, Laura sitrovò comunque subito a proprioagio. Il suo animo fu tempestiva-mente conquistato dalle veritàevangeliche infusele mediante lacatechesi e ciò la portò a rendersimaggiormente conto della contra-rietà della situazione di convivenzadella madre rispetto alla legge di-vina. Il 2 giugno 1901 poté riceverela prima Comunione, ma in talgiorno divenne ancor più profondala sua sofferenza nel vedere lamamma non accostarsi ai sacra-menti. Non poté dunque astenersidal pregare intensamente per la pa-

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La beata Laura Vicuña (1891-1904),alunna delle Figlie di Maria Ausiliatrice

nel Collegio Missione di Junínde los Andes (Argentina).

Vera fotografia di Laura Vicuña.

La mamma di Laura nel 1920 con la figlia Giulia Amanda e i due nipoti. Laura si è offertavittima per la conversione della sua mamma convivente.

COME MARIA GORETTI

Laura, coetanea di Maria Goretti, ha saputo come lei rendere testimo-nianza di una vita tradotta nella difesa della propria dignità umana edella propria fede cristiana. Ambedue sono state capaci di fare scelteincredibili per la loro età, respingendo gli attacchi di uomini depravatiper conservare l’integrità del corpo e l’innocenza dell’anima. A Mariet-ta questo rifiuto costò la vita, e Laurita ha dovuto sopportare aggres-sioni e umiliazioni inenarrabili. Quello che le rende modelli da imitareè l’amore portato fino al sacrificio totale di sé, che nel caso di Lauraaveva come scopo la conversione della mamma, la quale per sfamarele sue bambine, aveva accettato di convivere con il proprietario di unaestancia (fattoria). Prima di spirare confiderà alla mamma il suo gran-de segreto: aveva offerto tutte le sue sofferenze e la vita stessa per-ché lasciasse per sempre quell’uomo. E mamma Mercedes, in lacrime,giurò che l’avrebbe fatto. Il 22 gen naio 1904 Lauretta moriva con lacertezza di aver riportato la mamma sulla retta via.

Don Pasqual Chavez, salesiano

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tendo mortificarmi in tutto ciò chemi allontanerebbe da te. Propongodi fare quanto so e posso perché tusia conosciuto e amato, e per ripa-rare le offese che ricevi ogni giornodagli uomini, specialmente dallepersone della mia famiglia. MioDio, dammi una vita di amore, dimortificazione, di sacrificio».Con questi propositi Laura si ab-bandonò totalmente al Signorepur di ottenere la conversione disua madre e le Figlie di Maria Au-siliatrice non tardarono a com-prendere di trovarsi dinnanzi aduna bambina eccezionale.Sin dal suo primo anno di perma-nenza nel collegio si distinse perla volenterosa applicazione nellostudio e per l’intensità della suavita interiore. Dall’8 dicembre1900 si iscrisse alla Pia Unionedelle Figlie di Maria.

A Quilquihué, la dimora del falco

Nel secondo anno le sorelle Vicu-ña furono mandate in vacanzadalla madre, ma Laura restò nega-tivamente scossa dall’impatto conil suo convivente. Era sofferentefin nel più profondo della sua inti-mità, ma ciò non traspariva senon nei momenti di maggioreamarezza. Una di queste occasio-ni fu per esempio la mancata par-tecipazione della mamma allamissione popolare che fu predica-ta a Junín de los Andes. L’annosuccessivo le due sorelle raggiun-sero nuovamente la mamma aQuilquihué (casa del falco), nelperiodo delle vacanze. Mora ester-nò un eccessivo interesse nei con-fronti di Laura, la quale se ne ac-corse prontamente e si cinse comedi una corazza di ferro per com-batterne i malvagi propositi. Que-sti reagì crudelmente e si vendicòrifiutandosi di pagare la retta delcollegio. Mossa da pietà e com-prensione la direttrice accolseugualmente le due bambine.Il 29 marzo 1902 le due sorelline ri-cevettero la Cresima, presente lamadre, che però perseverò nel-l’astensione dai sacramenti. In taleoccasione Laura fece richiesta di po-ter essere ammessa tra le postulantidelle Figlie di Maria Ausiliatrice, ma

ottenne una risposta negativa acausa della situazione familiare. Dovette dunque rassegnarsi, sen -za però desistere dal suo intento.Il mese successivo, infatti, emiseprivatamente i voti di castità, po-vertà ed obbedienza, consacran-dosi così a Gesù ed offrendogli lapropria vita. Verso fine anno ini-ziò a manifestarsi in Laura un leg-gero deperimento fisico.Trascorse l’intero anno successivorinchiusa nel collegio e nel set-tembre 1903 non riuscì neppure aprendere parte agli esercizi spiri-tuali, tanto era diventata cagione-

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cifica conclusione di tale relazione.Purtroppo la sua speranza nonebbe compimento, ma ciò non to-glie che questa esperienza fu deci-siva nel provocare una grandesvolta nella sua vita, che fu così de-scritta: «Notammo in lei da quelgiorno un vero e solido progresso».Il giorno della prima Comunionescrisse alcuni propositi, molto si-mili a quelli del santo allievo di donBosco, Domenico Savio: «O mioDio, voglio amarti e servirti pertutta la vita; perciò ti dono la miaanima, il mio cuore, tutto il mio es-sere. Voglio morire piuttosto cheoffenderti col peccato; perciò in-

Panorama di Junín de los Andes con lo sfondo delle Cordiglieree del vulcano Lanín.

Cile, Santiago, Santuario della beataLaura Vicuña.

San Cristobal.Statua della beata Laura Vicuña.

Preghiera dellagiovane alla beataLaura Vicuña

Ci rivolgiamo a te, Laura Vicuña,che la Chiesa ci propone comemodello di adolescente, corag-giosa testimone di Cristo.Tu che sei stata docile allo Spiri-to Santo e ti sei nutrita di Eucari-stia, concedici la grazia che confiducia ti domandiamo...Ottienici fede coerente, purezzacoraggiosa, fedeltà al doverequotidiano, fortezza nel vincere leinsidie dell’egoismo e del male.Fa’ che anche la nostra vita, co-me la tua, sia totalmente apertaalla presenza di Dio, alla fiduciain Maria e all’amore forte e ge-neroso verso gli altri. Amen.

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LAURAil giglio delle Ande

patagoniche

Nell’atmosfera profondamente cri-stiana (del collegio di Junin de LosAndes delle Suore Salesiane di sanGiovanni Bosco) visse e si perfezio-nò la giovane Laura Vicuña, «fioreeucaristico di Junín de Los Andes, lacui vita fu un poema di purezza, disacrificio, di amore filiale», come silegge sulla sua tomba. Orfana di pa-dre, militare di grande bontà e valo-re, esule da Santiago del Cile a Te-muco, venne ad abitare con la ma-dre e la sorella nel villaggio di Quil-quihué, nel territorio argentino diNeuquén. L’ambiente purtroppo – adetta degli storici – era moralmenteinquinato; la stragrande maggioran-za delle unioni coniugali era irrego-

lare, anche perché, mescolati agli in-digeni, vivevano avventurieri, evasie fuoriusciti. La stessa madre dellapiccola Laura, entrata a servizio diun «estanciero», era commiseratasia per la sua infelice convivenza siaper la ferocia dell’uomo a cui si eralegata. La piccola Laura trovò benpresto un rifugio spirituale... Qui ellasi preparò alla prima Comunione edalla Cresima; e qui si accese di ardo-re per Gesù, tanto da decidere diconsacrare a lui la sua vita nell’Istitu-to di don Bosco, tra quelle suore chetanto l’amavano e l’aiutavano. Al-l’età di dieci anni, ad imitazione diDomenico Savio, di cui aveva sentitoparlare, volle formulare tre propositi:«1) Mio Dio, voglio amarvi e servirviper tutta la vita; perciò vi dono lamia anima, il mio cuore, tutto il mioessere; 2) Voglio morire piuttostoche offendervi con il peccato; perciòintendo mortificarmi in tutto ciò che

mi allontanerebbe da voi! 3) Propon-go di fare quanto so e posso perchévoi siate conosciuto e amato, e perriparare le offese che ricevete ognigiorno dagli uomini, specialmentedalle persone della mia famiglia».Nella sua giovane età Laura Vicuñaaveva perfettamente compreso cheil senso della vita sta nel conoscereed amare Cristo... Laura aveva com-preso che ciò che conta è la vitaeterna e che tutto ciò che è nel mon-do e del mondo passa inesorabil-mente. Seguendo poi le spiegazionidel catechismo, comprese la perico-losa situazione in cui si trovava suamadre e, sentendo un giorno dalVangelo che il vero amore giunge adare la vita per la persona che siama, offrì la sua vita al Signore perla salvezza della mamma.

San Giovanni Paolo IIdall’Omelia alla beatificazione di Laura

vole la sua salute. Tentò un cam-biamento climatico, tornando dal-la madre, ma ciò non si rivelò al-quanto salutare. Allora tornò a Ju-nín e vi si trasferì anche la madre,

alloggiando però privatamente.Nel gennaio 1904 giunse in visita ilMora, con il proposito di trascor-rere la notte nella medesima abita-zione. «Se egli si ferma qui, io mene vado in collegio dalle suore»,minacciò Laura scandalizzata, ecosì dovette fare seppur stravoltadal male. Mora la inseguì e, rag-giuntala, la percosse violente -mente lasciandola traumatizzata.Giunta poi in collegio si confessòdal suo direttore spirituale, rinno-vando l’offerta della propria vitaper la conversione della madre.

La sua vita per la conversione della mamma

Il 22 gennaio ricevette il Viatico equella sera fece chiamare la madreper trasmetterle il suo grande so-gno: «Mamma, io muoio! Io stessal’ho chiesto a Gesù. Sono quasidue anni che gli ho offerto la vitaper te, per ottenere la grazia deltuo ritorno alla fede. Mamma, pri-ma della morte non avrò la gioiadi vederti pentita?». Questa le pro-mise allora di cambiare completa-

mente vita. Laura poté allora spi-rare serenamente dopo aver pro-nunciato queste ultime gioiose pa-role: «Grazie, Gesù! Grazie, Maria!Ora muoio contenta!» In occasio-ne del funerale la mamma tornòad accostarsi ai sacramenti dellaRiconciliazione e dell’Eucaristia.La tomba di Laura è collocata nel-la cappella del Collegio Maria Au-siliatrice di Bahia Blanca, in Ar-gentina, dove è meta di pellegri-naggi in particolare per le popola-zioni cilena ed argentina.Venerata fin dalla sua morte,l’apertura della sua causa di cano-nizzazione avvenne solo il 19 set-tembre 1955, portando al ricono-scimento delle virtù eroiche ed alconferimento del titolo di «vene-rabile» il 5 giugno 1986.A seguito del riconoscimento uffi-ciale di un miracolo avvenuto persua intercessione, Laura del Car-men Vicuña, poema di candore, diamore filiale e di sacrificio, fubeatificata dal Sommo PonteficeGiovanni Paolo II il 3 settembre1988 sul Colle delle beatitudinigiovanili, presso Castelnuovo DonBosco. La Chiesa ne celebra lamemoria il 22 gennaio, giornodella sua nascita al Cielo. n

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Luogo dove riposano i resti mortalidi Laura Vicuña (cappella del CollegioMaria Ausiliatrice di Bahía Bianca

Buenos Aires, Argentina).

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Le attività delMOVIMENTOGIOVANILE

GUANELLIANO CENTRO-SUD

Cari giovani, animatori, religiosee religiosi, ben trovati!Un caloroso augurio per l’iniziodell’anno pastorale. Vi immagi-niamo, infatti, alle prese con lariapertura delle varie attività nellevostre comunità.Riprendendo il cammino di gio-vani guanelliani vogliamo metter-ci insieme «dietro i passi di Lui»,poiché l’anno che iniziamo è cer-tamente un tempo speciale siaper l’evento del centenario dellamorte di don Luigi (1915-2015)che vivremo in comunione contutta la famiglia guanelliana, siaper i trent’anni di Movimento dalprimo Convegno giovani di Roma(1985).A breve vi giungerà il sussidio for-mativo dal tema: «Dietro i passidi lui...».In questo particolare anno, abbia-mo scelto di approfondire anco-ra una volta la figura di san Lui-gi, partendo da alcuni punti car-dine che saranno messi in lucenelle varie unità del sussidio. Inquesto modo, il giovane guanel-liano potrà far suoi questi aspettiche furono di don Guanella.Vi incoraggiamo e vi sproniamo ariprendere personalmente e ingruppo l’identikit del giovane gua-nelliano, il Manifesto della spiri-tualità guanelliana, ed a cercaredi stuzzicare nei giovani il deside-rio di conoscere sempre megliodon Guanella.La scelta di questa proposta for-mativa parte dalla convinzioneche per essere portatori della mis-sione guanelliana occorra abbeve-rarsi sempre più alla figura delFondatore, e conoscerlo special-mente attraverso la sua vita, isuoi scritti e la sua pedagogia.Vi incoraggiamo anche affinché siincrementino, nelle realtà locali, imomenti di preghiera in comunee quelli di servizio.Come ogni anno, ci sono degli ap-puntamenti particolari che ci ve-dranno tutti coinvolti.Innanzitutto gli Incontragiovanidi zona che quest’anno si arric-chiscono di alcune tinte partico -lari!

Il primo Incontragiovani si svolgerànelle zone Lazio-Campania-Puglia,Calabria, Sicilia orientativamentenel mese di novembre.Il secondo si svolgerà invece nellezone Lazio-Campania, Puglia, Cala-bria, Sicilia.Quali saranno le novità quest’anno?• Nel primo incontro che vorrem-mo far ruotare attorno al tema«Don Guanella, cittadino del mon-do», sottolineandone il suo fecondoapostolato sociale, oltre all’aspettoformativo, vorremmo si vivesse unmomento di contatto con una real-tà di impegno sociale e ove possibi-le un servizio vero e proprio di cit-tadinanza attiva, sulla scia di donLuigi.• Per il secondo incontro vi invitia-mo a vivere l’esperienza del pelle-grinaggio in un luogo scelto libera-mente dalle realtà che si incontre-ranno, salvaguardando alcuniaspetti come il cammino a piedi, laRiconciliazione, l’Eucarestia e ilmomento di fraternità e festa.Anche quest’anno festeggeremo in-sieme il nuovo anno con l’esperien-za del Capodanno con i buoni figlia Roma - Casa San Giuseppe, dallasera del 28 dicembre al pranzo del1o gennaio 2015 per i giovani dai 17anni in su.Esperienza forte per fare silenziodentro e fuori di noi lasciando po-sto a Dio, sarà il Weekend di spiri-tualità, in programma dal 27 feb-braio al 1o marzo, presso il Semina-

rio Teologico Guanelliano di Ro-ma. Quest’esperienza è aperta aigiovani che hanno compiuto i 18anni di età.30 anni dopo il primo Convegnodei giovani guanelliani ci ritrove-remo a Roma, grazie alla realtàlocale di san Giuseppe al Trionfa-le, per il Meeting che si terrà dal30 aprile al 3 maggio 2015. Met-tete in agenda e non prendete im-pegni!Dal 12 al 14 giugno 2015 si svol-gerà, a Bari, l’Assemblea genera-le dell’M2G Centro-Sud, convo-cata ogni tre anni per l’elezionedella nuova équipe di coordina-mento e per progettare insieme ilcammino del Movimento. Le mo-dalità di svolgimento e di parteci-pazione a questo importantissimomomento vi verranno comunicatesuccessivamente.Il nostro cammino di quest’annoavrà poi il suo culmine dal 3 al 9agosto 2015 con il Camminoguanelliano «Dietro i passi diLui», nei luoghi in cui è nato edha vissuto il Fondatore. Saràun’esperienza intensa con lunghecamminate e momenti di rifles-sione e fraternità!Intanto, in occasione dell’annotrentennale dell’M2G, come Équi-pe di Coordinamento vorremmorafforzare sempre più il senso diappartenenza al movimento, so-prattutto attraverso il direttocoinvolgimento dei giovani.Anche per questo abbiamo indet-to un concorso grafico per la rea-lizzazione del nuovo logo del Mo-vimento Giovanile Guanelliano,di cui inviamo il bando insiemealla presente.L’équipe di Coordinamento conti-nuerà il suo tour tra le realtà loca-li del Movimento e rimane a di-sposizione per qualsiasi vostra ri-chiesta o suggerimento.San Luigi ci guidi e ci aiuti a con-cretizzare tutti i nostri propositidi bene.In attesa di incontrarci, auguri dibuon cammino a tutti!

M2G Centro Sud Italia2 ottobre 2014

Santi Angeli Custodi

[email protected]

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Suor Claudia Andrea Leiva Mellanella Parrocchia Cristo Rein Llo Lleo, Cile, nelle manidella Superiora provincialesuor Irene Gimenez,il 19 dicembre.

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Professioni perpetueFSMP 2014

«Levo gli occhi e le manial Cielo e benedico voi e i vostri cari»

San Luigi Guanella

Suor Florentina Bordasnella Cattedrale di Iasi,

Romania, nelle manidella Superiora generale,

il 26 ottobre.

Suor Maria NativitadeFerreiranella cattedraledi Itapipoca, Brasile,nelle manidella Superiora provincialesuor Neuza Giordani,il 12 novembre.

Suor Gregoria Perez Herrerae suor Maria Clara Rojas Lopeznella Parrocchia Corpus Christi

in Messico City, Messico,nelle mani

della Superiora provincialesuor Rita Butler, il 22 novembre.

Suor Roselyne Taneo nellaParrocchia Santo Spiritoin Quezon City, Filippine,

nelle manidella Superiora provinciale

suor Rita Butler,il giorno 8 dicembre.

Professioni perpetueFSMP 2014

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VITA GUANELLIANA

Suor Maria

ri, è stata imbarcata suun motopeschereccio cheha navigato lungo tutto ilgolfo fino a spingersi alargo dove, dopo unapreghiera collettiva per icaduti in mare di tutti itempi e la benedizioneimpartita da sua ecc.zamons. Fabio Bernardo,Arcivescovo della Dioce-si, è stato lasciato caderein mare un serto di fiori.Il momento è stato ac-compagnato dal gioiososuono delle sirene deitanti battelli che, comeogni anno, fanno a garaper acompagnare la Ma-donna nostra (come con-fidenzialmente la chiamail popolo) in questo suonavigare lungo le costegremite del suo popolofestante.

Dicevamo che la festaviene ripetuta ogni annoed è sempre piuttostosuggestiva e molto parte-cipata, ma non sfugge – achi ha ricordi di infanziaremoti – come sia variatoil «popolo» che segue laprocessione per mare.Un tempo non c’era goz-zo o motobarca o paran-za del golfo che non for-masse ali festanti o lungacoda del corteo galleg-giante, ognuno cercandodi navigare quanto piùdappresso alla barca sucui era stata imbarcata lastatua, quasi a non per-derla di vista. Ogni na-tante era carico fino al-l’inverosimile di fedeli eil numero di imbarcatiera lasciato alla discre-zione del proprietarioche ben conosceva i limi-ti di «sopportazione» del-la propria barca. Ora, in-vece, non soltanto stretteregole di navigazione im-pongono un numero li-mitato di occupanti ogninatante, ma è cambiataproprio «la fauna» del se-guito: tante barche da di-

porto con vacanzieri de-cisi a non perdere un’al-tra occasione e poco se-guito di operatori delmare.A suor Maria non sareb-be sfuggito...Dal cimitero dove riposail mare non dista chequalche centinaio di me-tri, ma non è visibile co-me invece lo era dalla ca-sa del fratello Giovanniche l’accoglieva per po-chi giorni d’estate quan-do, libera da impegni,trovava il suo meritato ri-poso e riabbracciava isuoi cari.La semplice cappellina difamiglia, dove riposanole sue spoglie mortali, in-globa un piccolo altarecon una lucina sempreaccesa e tanti fioriIn alto, dalla seconda la-pide, suor Maria sorridecon la dolcezza di sem-pre, inconfondibile e chel’ha caratterizzata duran-te il suo intero apostola-to: mitezza, fede e deter-minazione.Ritornando a Gaeta, co-me sua abitudine, Lucia

GAETA

G

Gaeta, festa della Madonnadi Porto Salvo.

Suor Maria (al centro)a Gerusalemme.

aeta è la città cheha dato i natali aMaria Miele.Gaeta custodisce

le spoglie mortali di que-sta sua figlia, divenutasuor Maria Miele delleFiglie di Santa Maria del-la Provvidenza (Guanel-liane) nel giugno del1962.In Gaeta, proprio in que-sti giorni di agosto, comeogni anno, si sono svolti ifesteggiamenti della Ma-donna di Porto Salvo: fe-sta grande con funzionireligiose svolte nellachiesa degli Scalzi e so-lenne processione per levie cittadine per conti-nuare, nei giorni seguen-ti, con un festante corteodi barche. La statua dellaVergine, accompagnatadal Clero e «scortata» dalsindaco dr. Cosmo Mitra-no e dai suoi collaborato-

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non poteva mancare direcarsi a fare visita allasua Amica e ieri, 12 ago-sto 2014, ha approfittatodella presenza in città didon Gennaro Perucatti,suo fratello Salesiano,per coinvolgerlo in unapreghiera comunitarianella piccola cappella: èstata celebrata la Messa eci siamo comunicati conl’animo teso verso il Si-gnore e la sua intercedi-trice suor Maria, che ècertamente in Paradisoma continua la sua operafra noi. Per la preghieradei fedeli abbiamo letto

quella riportata a pag. 23dell’opuscolo «In ricordodi suor Maria Miele», nelquale le sue consorellehanno voluto raccoglieree diffondere gli attestatipervenuti da ogni partedel mondo, appena avu-tasi notizia della suamorte il 29 gennaio 2013.Istanti intensi di parteci-pazione spirituale.Serenità di cuore «allamaniera» di suor Maria.Pace interiore nel ricordodel suo «credo».Proponimenti di concre-ta fattività memori dellasua opera.

Momenti bellie pregni diumani ricordi.Il prossimo ap-puntamento?A presto! Ciao,suor Maria.

FrancescoSapioGaeta,

14 agosto 2014

Incontri:dono e ricchezza

FRACISCIO e GALLIVAGGIO (Sondrio)

Fraciscio. Suor Maria con le suore giovani sul Rabbiosa,il torrente di Fraciscio.

I progetto che si sta realiz-zando a Gallivaggio volu-to dalla Madonna: la«Clinica dell’anima»,presso la Piccola Casadella Provvidenza; cosìhanno voluto denominar-la la nuova Associazionecomposta da numerosefamiglie desiderose diaiutare la Madonna e chesi affidano a lei, Regina

stessa mi sono provvi-denzialmente incontratacon Rossella, un’ex ra-gazza che le frequentava,ora sposa e madre di duefigli. Meraviglia, gioiadell’incontro, saluti velo-ci, poiché era in partenzaper Brenta dopo tre gior-ni trascorsi nella nostraCasa con altre coppie disposi seguiti da don Wla-dimiro; saluti veloci dun-que ma accompagnati dauna promessa: «Suora, insettimana tornerò con al-tri amici a trovarti». Ecosì è stato.Attraverso la testimo-nianza di Rossella, delmarito e di altre coppiedi sposi, ho conosciuto il

delle famiglie. Quandol’Opera sarà terminata,accoglierà persone chedesiderano avvicinarsi econfidare in Dio e in Ma-ria unicamente attraver-so la preghiera. Ho visi-tato la Casa in via di ri-strutturazione e ho sapu-to che tutti i lavori sonoaffidati alla divina Prov-videnza, che non mancadi mandare mani e cuorigenerosi che in vario mo-do contribuiscono.Tutto è ancora da termi-nare, ma il «Padrone dicasa», come direbbe donGuanella, ha già il suoposto ed è presente perl’adorazione, la lode e ilringraziamento.

Fraciscio.Suor Marianella cameretta-cappelladi Casa Guanella.

Fraciscio (Sondrio). Casa Guanella.

l 17 agosto sera sonoarrivata nella nostraCasa Alpina a Fraci-scio (Sondrio).

Quanti ricordi...! Infattiqui ho trascorso molteestati, accompagnandogruppi di ragazze con inostri confratelli guanel-liani per trascorrere «Va-canze impegnate», così lechiamavamo. La sera

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Perché sono giunta aFraciscio? Sicuramenteper accogliere ed ac -compagnare i pellegrini evisitatori della casa nata-le del nostro caro donLuigi.«Buongiorno, benvenu-ti!». È il primo saluto diaccoglienza che con en-tusiasmo rivolgo ai visi-tatori. Poi seguono lepresentazioni e alcunevolte scopro persone chemi hanno conosciuta oche abitavano nei paesidove ho svolto il mioapostolato.La prima tappa è pressoil bellissimo monumentoesterno, che riassume erappresenta l’espansionedella carità che parte dal-la famiglia e raggiunge ilmondo intero. Infattidon Guanella diceva:«Tutto il mondo è Patriavostra», e lui ha realmen-te realizzato questo desi-derio di Dio, prestando-gli il suo generoso cuore.La casa dalla facciatasorridente, perché abbel-lita da stupendi geranirossi posti sulle piccolefinestre, rispecchiava ivalori e la fede della fa-miglia che vi abitava. In-fatti sul muro si poteva-no ammirare due effigidella Madonna; una volu-ta da pa’ Lorenzo e unadipinta da don Luigi.All’interno poi tutto ri-

corda la storia e la vitadel nostro fondatore: dal-la stua calda e accoglien-te alla piccola camera daletto dei genitori, sacra-rio dell’amore e della vi-ta, al museo con i ricordisignificativi del santo –arricchito dalla visione diun bellissimo dvd reliz-zato con gusto e intelli-genza – fino ad arrivarealla camera dal soffittostellato, dipinto dal semi-narista Luigi. In questacameretta ora c’è il «Pa-radiso in terra» che ènostro Signore Gesù nel-l’Eucarestia, che ci invi-ta a guardare in alto,avere desideri di cielo eintravvedere, pregustaree desiderare continua-mente la Felicità che ciattende.Ho accompagnato i visi-tatori con gioia, sapendodi trasmettere l’ombradella vita di un santo; enei momenti liberi horiempito gli occhi, lamente e il cuore dellemeraviglie della naturache mi circondavano, so-prattutto quando eranobaciate dal sole.Durante questa esperien-za mi ha tenuto compa-gnia la preziosa e simpa-tica suor Addolorata, cheringrazio di vero cuore.Tutto è Provvidenza!

Suor MariucciaDonati fsmp

È sempre gioiaBELGIOIOSO•Casa S.GiuseppeGallivaggio (Sondrio),

Santuario presso cuiè la «Clinicadello spirito».

U

stretta, chiusa ai lati dacase di corte, ristruttura-te ed abbellite che fannopensare a tempi lontani.In fondo, dopo il passag-gio a livello della ferroviadove inizia il cosiddetto«Cantone», breve trattodi strada chiusa, sorgeun’edicola dedicata allaMadonna Assunta, dettaanche «Madonna delCantone», che risale allaprima metà del XVIII se-colo.La statua della Vergine èscolpita in legno di gelsoed è conservata in unanicchia posta sulla paretefrontale sopra un piccoloaltare.È il pomeriggio del 22settembre; il cielo è ter-so, il sole caldo.Alcune ospiti partonocon Dante, il nostro edu-catore diacono; con le al-tre ci sono le animatrici,

Madonna del Cantone.

Madre Santa,patrona del Raggiolo,porta al cuore di Diole nostre attese.

Il tuo sguardo maternoaccompagnii nostri passie proteggale nostre case.

La luce della tua fedediradi le tenebredel nostro spirito;

il calore della tua caritàinfiammi il nostro cuore;

le tue virtù prendanoil postodei nostri peccati;

i tuoi meriti sianoil nostro ornamentopresso il Signore.Amen!

Preghierascritta da don Tino

giugno 2013

Alla Madonnadel Cantone

na lapide di mar-mo sulla facciatadella Casa SanGiuseppe ricorda

la visita di Garibaldi al-l’amico Pietro Strambioed al fratello che si eranodistinti nella Spedizionedei Mille e lì risiedevano.Ecco il motivo per cui ilportone dell’edificio siapre su Via Garibaldi e,al di là di questa, si im-bocca direttamente ViaStrambio che i Belgioio-sini amano chiamare an-che «il Roggiolo», dalpiccolo corso d’acquache l’attraversa.Si tratta di una strada

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alcune cooperatrici, duesignore del rione Roggio-lo: una è Maria RosaBottani, detta Rosella,che conosce bene le tra-dizioni locali e sa tradur-le in dialetto.Per questo le ospiti ascol-tano volentieri i suoi rac-conti e dialogano conpiacere con lei.Si cammina cercandol’ombra. Oltre la ferrovia,vicino alla cappellina del-la Madonna, ci aspettanoalcuni abitanti della viache hanno già fatto spa-zio per le carrozzine e di-sposto le sedie lungo lasiepe.L’accoglienza è calorosa.Dopo il saluto, la pre-ghiera: cinque anziane sidedicano alla recita delSanto Rosario che si con-clude con un canto e labenedizione.

Ballandocon la “PanarotHurchestra”

Giovedì 2 ottobre, sul ca-lendario troviamo: Ss.Angeli custodi.Le ospiti della Casa SanGiuseppe conoscono be-ne e recitano la preghieraall’Angelo custode, l’han-no insegnata ai loro figlied ai loro nipoti. Ora ilcontesto sociale è profon-damente cambiato: quan-ti bimbi si ricorderannodi chiedere la protezionedel loro angioletto?In concomitanza conquesta ricorrenza, vengo-no festeggiati i nonni, cu-stodi dei nipoti che con

generosità si adoperanoper loro.Alla Casa ce ne sono dinonne, perciò è subito fe-sta. Una festa rinnovataperché ad animarla ven-gono per la prima voltagli amici del Roggiolo,rione per il quale la mu-sica è una tradizione: al-cuni abitanti hanno fattoo fanno parte del CorpoBandistico; in passato fradi loro c’era un costrutto-re di organi pregiati, unamante del pianoforte edella fisarmonica.Lo scorso anno alcunihanno formato un grup-po musicale rionale, la«Panarot Hurchestra»(panarot = scarafaggi,pare che nel rione un

E... arriva il momentodell’agape fraterna, contanta attenzione per leospiti.Si avverte che ci sonoBelgioiosini che sannocondividere i loro mo-menti di gioia e di diffi-coltà, in sintonia con gliusi tramandati dai lorocari e sicuramente desi-derano smentire il detto«i vicini ora non si cono-scono più».È un clima che fa sentiretutti in famiglia, anche leanziane lo avvertono tan-to che qualcuna si com-muove.Prima del commiato vie-ne distribuita l’immagi-netta della Madonna, cheporta sul retro la pre-ghiera scritta dal nostroparroco: la recitiamo in-sieme.Un applauso ed un graziea quanti hanno organiz-zato questo piacevole po-meriggio, con la promes-sa di tornare il prossimoanno senza perderci divista e... si ritorna.

Belgioioso, facciatadella Casa S. Giuseppe,che si apresu Via Garibaldi.

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Rimessi a nuovo

Mercoledì 23 ottobre laCasa S. Giuseppe ha so-lennizzato la festa liturgi-ca di san Luigi Guanellae l’apertura del centena-rio dalla morte del nostroSanto con una S. Messaconcelebrata e conl’inaugurazione del rin-novato monumento alFondatore. In particolaresono stati ripuliti e luci-dati sia il busto di donGuanella, sia i pannelliraffiguranti la vita diSanta Marcellina, operadello scultore Alfredo Vi-smara, che lo ornano.Per l’occasione è stataanche realizzata unanuova sistemazione deipannelli stessi che con-sente di circondarli difiori e di godere maggior-mente della loro bellezzaartistica. Realizzati inbronzo con la tecnicadello sbalzo, i pannellierano stati collocati esat-tamente 30 anni fa, il28 ottobre 1984, con unabella concelebrazione,presieduta dal Vescovomons. Angioni; fece me-moria anche del 50o dellamorte di Madre Marcelli-na. Anche allora era una

bella giornata di sole au-tunnale, come si leggenella cronistoria dellaCasa.Centro della festa attuale,la concelebrazione euca-ristica. Interesssante il ri-chiamo ad un messaggiodi don Umberto Brugno-ni nell’omelia del parrocodon Tino Baini. Don Um-berto indicava cinquequalità del carisma gua-nelliano: benevolenza,cuore misericordioso, te-nerezza, paternità, predi-lezione per gli ultimi.Don Tino ha paragonatoqueste ultime ai cinquesassi con cui Davidesconfisse Golia. «Questequalità – ha proseguitodon Tino – da più di unsecolo combattono con-tro il gigante dell’egoi-smo e dell’indifferenza,ma l’attualità di questomessaggio sta anche nel-la sconfitta delle angosce,delle paure, delle depres-sioni, vere piaghe ed epi-demie del nostro tempo...il servizio ai poveri, checi insegna don Guanella,apre il nostro cuore. Così,facendo spazio agli altri,facciamo spazio al Signo-re e doniamo il meglio dinoi stessi».

Rosella

tempo ce ne fossero molti).Sono le ore 15 ed iniziaun concerto davvero uni-co: si apre con «L’Innodal Rusò». Al microfonoc’è Paolo, vincitore diuna puntata de «La Cor-rida», che sorprende tutticon la sua voce potente emelodiosa. Il resto dellaBand agli strumenti èuna cornice perfetta adanimare musica di can-zoni per lo più dialettalicreate con tanta estrosi-tà.Il salone è gremito, l’en-tusiasmo alle stelle; lavoglia di condividere unmomento di allegria èdavvero tanta. Le signoredel Roggiolo collaboranoa far divertire le anzianeche amano il ballo: c’è unbel gruppo in movimen-to; le altre ascoltano in-sieme al restante pubbli-co, mostrando un vivaceinteresse ed applaudonosempre calorosamente.Per la merenda i Coope-ratori servono una caldapizza profumata ma lacosa, oggi pomeriggio,

sembra poco importante.Si concedono tempi sup-plementari all’orchestra etutti restano fino all’ulti-mo, anzi alla fine qual-che nonna prende postoin sedie d’angolo per ve-dere quei simpatici amiciriporre i loro strumentiprima di andarsene.La musica è molto amatae suscita, ogni volta,grande interesse nelle an-ziane perché risveglia inloro piacevoli ricordi, main questa occasione è an-cora più apprezzata per-ché nata dalla generositàdi persone che desidera-no far rivivere con tuttoil cuore le loro tradizioni.Un grazie sincero quindialla «Panarot Hurche-stra» e a tutti gli amiciche con la loro cordialitàhanno trasformato que-sto pomeriggio in qual-cosa di veramente spe-ciale.

Pinuccia MazziPer i Cooperatori

di Belgioioso

v  v  v

Il busto di don Guanella, ripulito e lucidato perl’inaugurazione del Centenario della morte del nostro Santo.

Le nostre care signorecon il diacono

don Dante, educatore.

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pace con il quale conti-nuamente si manifesta esi rinnova l’amore di Dioverso l’umanità. Fare ilpresepio è un gesto diamore che porta pace esperanza. E qui sta pro-prio la novità: attraversoil presepio, segno umano,possiamo entrare nel mi-stero divino e riscoprire ilgrande annuncio di sal-vezza che esso contiene

Padre Giuseppe Cellucci, omi

La preghiera del pastoreGesù, i pastori non sonosoltanto i primi «abusi-

vi», «non aventi diritto», gli «esclusi»,da Te accolti e considerati.Appartengono anche alla razza delle«creature di movimento» che Tuprediligi.Io, purtroppo, ho maturato lavocazione del sedentario.Continuo a stare accovacciatoaccanto al mio focherello,custodendo il gregge delle mieplacide abitudini.Sonnecchio al teporerassicurante di quello che so,di ciò che ho letto sui libri.Nessuna musica diangeli riesce a svegliarmi,scuotermi, mettermi inpiedi. Una vita senzaslanci, senza sussulti,niente sorprese. Nonamo il movimento.Gesù, vorrei che ilTuo Natale fossel’occasione perrecuperare il gusto dicamminare per«andare a vedere»,come hanno fattoi pastori, coni miei occhi,Qualcosa chepuò trasformarela mia esistenza.

NATALEnelle Case guanelliane

MONDO GUANELLIANO

In preghiera davanti al presepio

N

ROMA

Il presepio:segno di pace

atale è il tempo del-la gioia e della con-templazione, du-

rante il quale ci raccoglia-mo intorno al presepio emeditiamo il mistero diun Dio che si fa uomo;dell’Eterno che entra nellabrevità e caducità dei no-stri giorni, dell’Invisibileche diviene visibile. Iltempo del Natale diventail tempo della gioia vera:che non vuol dire «nonavere problemi», ma vienedalla consapevolezza chel’a mo re di Dio si è reso vi-sibile in Gesù.Il presepio è un segno di

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Nelle foto:ROMA - in Casa S. Pio XRecital natalizio,Presepe viventee Concerto del 2 gennaio 2013del coro della parrocchiaS. Filippo Neri.

BRASILE - Natalea Rio de Janeiro.

USA - Natalein Casa Mount St. Joseph (Ill.).

BRASILE

USA

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La preghiera della pecora

Caro Gesù, anche se glielogi nei confronti dellapecora si sprecano, Tu saiche questo animale non èimmune da difetti.Come quello di scartare,deviare, sbandare, sottrar-si allo sguardo del pasto-re, allontanarsi magari al-la chetichella dal gregge, evagare per proprio conto,fino a smarrirsi.Anch’io mi riconosco fa-cilmente in questa ten-denza. Troppe volte, purriconoscendo la voce delPastore, mi lascio incan-tare da altre voci, più sua-denti.Seguo personaggi che mipropongono pascoli piùallettanti.Oppure ho la pretesa diinventarmi una mia stra-da, che è quasi sempre

una strada di facilità, di-vergente da quella – piùaspra – che Tu vuoi farmipercorrere.Oggi sono qui davanti aTe, ho l’impressione diaverti trovato. Ma chissàquante volte, in seguito,dovrai venirmi a cercarenei luoghi più impensati.Non Ti prometto di staresempre con Te.Vorrei soltanto provaresempre la gioia di saper-mi cercato da Te e avere ilcoraggio di lasciarmi tro-vare.

Preghiere liberamenteadattate da

La novena di Nataledavanti al presepe

di A. Pronzato

SPAGNA

Natale in Spagna(Madrid, Casa S. Teresa).

La rosa1. Partire con il tovagliolo completamente a perto.2. Prendere ogni angolo e portare la punta al centro, ot-tenendo un rombo.

3. Di nuovo, prendere ogni angolo del rombo e portarela punta al centro, ottenendo un nuovo quadrato.

4. Tenere con una mano le pieghe fatte e girare a faccia ingiù il quadrato, vedendo dunque la parte liscia. Quindiprendere ogni angolo e portare la punta al centro.

5. Otterrete un nuovo rombo.6. Tenendo una mano al centro, alzare una punta per vol-ta e tirare fuori da sotto le falde corrispondenti. Inquesto modo gli angoli saranno i petali della rosa egli angoli sotto la base che permette di tenerli alzati.Estrarre da sotto anche le quattro falde situate tra ipetali. Sistemare il tutto dando una bella forma.

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Feste guanellianeBRASILE•Cedro - Comunità Apostolica Cristo Rei

È NataleEsulti il tuo cuore perché in Betlemme è natoil Salvatore.Festeggiamolo in casa il Santo Natale, pregando in canti, adorando Gesù Bambinoe confortando i poveri, delizia del Cuore divino.

San Luigi Guanella

Sopra: Festa a san Luigi Guanella:«I pargoli, i poveri, i derelitti sono i beniamini

della Provvidenza».Sotto: Festa della Madonna della Provvidenza:

«Noi siamo come pulcini sotto le alidella divina Provvidenza Madre (san Luigi Guanella).

BARZIO•Casa Sant’Antonio

Come piegare i tovaglioliper la tavola di Natale

Se seguite le istruzioni e le figure, vi accorgerete che èmolto più semplice farlo che spiegarlo. Si consiglia di uti-lizzare dei tovaglioli inamidati e stirati, in modo che ten-gano bene la forma che volete dar loro.Se volete, potete facilitare il lavoro stirando le pieghe dimano in mano che le fate, ad ogni passaggio.Utilizzate tovaglioli a tinta unita, magari bianchi o rossi,in modo da poter aggiungere qualche decorazione dora-ta o verde, che aggiungeranno un tocco di raffinatezzanatalizia alla vostra tavola. Buon lavoro e buon Natale!

Il cigno1. Partire con il tovagliolo completamente a perto.2. Piegarlo a metà, ottenendo un rettangolo.3. Piegarlo di nuovo a metà ottenendo un quadrato.4. Piegarlo lungo la diagonale, ottenendo un triangolo,e posizionarlo con il lato più lungo come base e lapunta verso l’alto.

5. Prendere i due angoli della base e piegarli in giù, lun-go l’altezza centrale, ottenendo una forma a dia -mante.

6. Piegare in sotto le punte inferiori, ottenendo un nuo-vo triangolo.

7. Piegare a metà lungo la riga in mezzo e fermare il tut-to aiutandosi con una molletta.

8. Tirare in su le quattro punte, come testa e ali del cigno, e sistemarle.

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NuoviCooperatori guanelliani

COMO•Sacro Cuore

C

riparo, calore e affetto gliabbandonati, i soli, glisconfitti dalla vita, matanto preziosi agli occhidel Padre. Grazie.

Suor Franca Vendramine don Angelo Gottardi(Delegati dei Cooperatori)

Como, Sacro Cuore.Foto di gruppo dei 21

neo Cooperatori Guanelliani.Auguri e benvenuti fra noi,carissimi fratelli e sorelle!

on gioia e gratitu-dine alla divinaProvvidenza vi se-gnaliamo un

evento di particolare gra-zia. Domenica 12 ottobrescorso, nel Santuario delSacro Cuore in Como,dopo un intenso camminodi preparazione, un grup-po di 21 laici ha emesso laPromessa che ha consen-tito loro di far parte, inmodo ufficiale, dell’Asso-ciazione dei CooperatoriGuanelliani. Vi chiediamodi avere un ricordo spe-ciale nella preghiera perciascuno di loro e perchiedere al Signore chebenedica questo terzo ra-mo della nostra Famigliareligiosa. Il Signore conti-nui a suscitare in molti al-tri cuori generosi, un «sì»così da allargare la tendadella carità dove trovano

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Neve a Fraciscio

MONDO GUANELLIANOPoesia inviata dal comuneamico e nostro collaboratoredott. Gianni Moralli.Egli ci confida la grandepassione dell’autoreRocco Longa, di Livigno,per la montagna,della quale non finirebbemai di parlare;il papà di Rocco,signor Teo, ricorda che così era ancheil nostro don Guanella.Grazie per la bellissimapoesia e per avercifatto conoscereun altro aspetto del nostrrosanto Fondatore.

Il Montanaro (di Rocco Longa)

l’alba e nel cielo il sole sta sorgendoun nuovo giorno pian piano sta nascendo.Che pace, che quiete tra i miei monti

solo qua e là un mormorio di fonti.Tra il verde si schiude ogni fiorequale armonia di vita e di colore.Su un ramo di pino un uccello si posail montanaro al fresco si riposae una lode sincera eleva al Signore.Grazie per quanto mi è dato vedere.Grazie per quanto posso godere.Grazie per l’amore che porti per me!Il montanaro riprende il suo cammino,calano le ombre, al piano lui scende!Ma lascia con nostalgia e con un sorrisoquest’angolo di Paradiso.A sera si chiude ogni fiore,svanisce ogni colore.Solo la luna sorride a quell’uomoche tutto porta nel cuore.

È Foto di Fraciscioe dei suoi monti innevati,

inviateci dall’amicoAurelio Levi di Campodolcino.

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ze positive non solo perle ragazze ma anche perchi le segue, come rac-conta Claudio Pellegrini,psicologo e direttore del-la casa. Perché non qui,allora? Lo dimostranoanche gli «artisti» esterniche curano parte dei ter-reni liberi della Casa perproprio consumo. Le ra-gazze, in base alle loroattitudini, vengono gui-date ad imparare le basi-lari attività di cura di unorto: ripulire la terra dal-

nificate, dal lavoro discelta e acquisto dellepiante fino al valutarequali piante sono pronteper la raccolta. Per ades-so il mercato è solo inter-no: lo sforzo di chi lavoracon le ragazze è che lacomunità possa entraresempre più a parteciparealla vita dell’«istituzio-ne»: non solo creandoopportunità per entrarvi,come per gli ortisti, maanche per uscirne, maga-ri riuscendo presto adaprire un banco nel qua-le esporre e vendere laproduzione. Questa do-vrà essere ben avviata esostanziosa... il percorsosarà un po’ lungo masperiamo arrivi ad unapiena realizzazione. Ilcompletamento della fi-liera produttiva potrebbevoler dire molto per so-stenere e motivare losforzo delle ragazze. An-che per questo è statacreata Terra d’orto onlusche sostiene e organizzaattività a favore di perso-ne disabili e con proble-matiche di disagio; inol-tre promuove iniziativedi supporto alle famiglieche vivono quotidiana-

mente la disabilità ed ildisagio, nonché progettivolti a favorire esperien-ze di socializzazione edintegrazione per il supe-ramento delle barriereculturali e dello stigmanei confronti della disa-bilità. Infatti alla curadell’orto partecipano an-che un gruppo di ragazzidel Municipio di zonaper tre pomeriggi a setti-mana. Tra le prossime at-tività previste, un corsoteorico pratico per edu-catori e ragazze tenutoda un agronomo per ap-profondire alcune com-petenze necessarie per lacura degli orti.

Nei laboratori

A volte però il tempo nonconsente lavori all’ester-no oppure non tutte leragazze hanno le medesi-me disposizioni di carat-tere, fisico o attitudinaleper il lavoro con la terra.Vari laboratori/gruppi dilavoro riescono a rispon-dere alle esigenze diversee a impegnare le ragazzein lavori artistici e co-

Artiste nell’orto

A

ROMA•Casa S. Rosa

ti del Parco Archeologicodel l’Appia Antica, contanto terreno e verde dicui godere. In una splen-dida giornata di sole ab-biamo incontrato uno deigruppi che si avvicenda-no insieme ai loro educa-tori ed educatrici nellacura di uno di questi orti,aperti e in serra. Non èfacile prendersi cura diun orto: le competenzenecessarie non sono af-fatto scontate soprattuttoai nostri giorni. Eppurela riscoperta della terra èuna realtà ormai assoda-ta, con tutte le sue valen-

le infestanti, arricchire econcimare il terreno (conle «produzioni» di dueasinelli – Giuditta e Pe-dalino, compagni di av-ventura e parte di unprogramma di terapiaper la cura dell’animale –e con il composto pro-dotto in loco), fare solchidiritti seguendo un filo,praticare buchi nel terre-no a distanze regolari,piantare piccole pianti-celle, innaffiare accurata-mente... e questo solonella mezz’ora che ci sia-mo trattenuti nella serra.Tutte le attività sono pia-

lla Casa Santa Ro -sa – Opera Fem-minile Don Gua-nella – vivono cir-

ca 45 ragazze (e altret-tante frequentano il cen-tro diurno), donne convari tipi di disabilitàmentale, che sperimenta-no quasi ogni giorno laricchezza dell’ambientenel quale sono inserite.La Casa è infatti immer-sa in un contesto natura-le straordinario per unacittà come Roma: ai limi-

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struttivi. Da Profumi eBalocchi all’Albero dellaVita, a Piccole Donne...questi i nomi di alcunidei laboratori che abbia-mo visitato, calorosa-mente guidati da uno de-gli educatori. E gioiosa-mente accolti da tutti gli

altri. In ognuno di questiseguiti da un’educatrice,un operatore sanitariospecializzato e un assi-stente, le ragazze sonoguidate per la creazionedi oggetti: abbiamo vistosciarpe colorate moltotrendy, saponette realiz-

zate completamente incasa, aromatizzate neimodi più vari e inconsue-ti ma piacevoli, prepara-re le decorazioni per ilcarnevale, visto il perio-do dell’anno. Ognuno fala sua piccola parte inuna specie di catena dimontaggio nella qualeognuna delle ragazze sce-glie – ed è aiutata a sce-gliere – l’attività più adat-ta a sé. In uno dei labora-tori si cerca invece disvolgere attività sensoria-li, in grado di mantenereil più a lungo possibile lecapacità delle ragazzecon problematiche piùgravi.Una festa annuale vede lavendita dei prodotti rea-lizzati i cui proventi van-no per il finanziamentodei laboratori e del mate-riale necessario e per lasoddisfazione, che bello,di qualche «sfizio» perso-nale.Ogni persona ha bisogno

di essere e sentirsi utile,di avere un ruolo adultoriconosciuto all’internodella società.Questo sembra essere unobiettivo di chi lavoranella Casa S. Rosa; al suointerno sarebbe facile ri-nunciarvi, in fondo, perdedicarsi ad attività me-no impegnative. Crederecomunque nella personae in ciò che essa è in gra-do di dare, qualsiasi tipodi handicap abbia... nonè, di nuovo, affatto scon-tato.Speriamo che anche lacomunità, le famiglie, gliamici, le parrocchie e lescuole, la città... vicini arealtà «istituzionali» co-me queste, si sentanosempre più coinvolti at-tivamente nella crescitadi questi «orti» che, infin dei conti, noi tuttisiamo...

A cura diCristina Tersigni

e Matteo Cinti

Inizia il nostro impegno, la nostra attenta cura per i germogli.

Vedete che rigoglio! Siamo state brave, vero?Vedete che rigoglio! Siamo state brave, vero?

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Gruppo di Cosenza cisiamo ritrovati tutti in-sieme, lieti della presen-za della nostra suor Car-melina Galasso, sul sa-grato della chiesa, in unabella mattinata di soleche sembrava volerci da-re il benvenuto e guidarcinella testimonianza.Davvero un partecipebenvenuto ci ha riservatotutta l’assemblea dei fe-deli che affollava la chie-sa della Ss. Annunziata,per la celebrazione dellafesta di San Pietro e Pao-lo e per il Battesimo diun nuovo piccolo fedeledella comunità di questoridente paese della pro-vincia cosentina.Molto seguita tutta la ce-lebrazione e la bella ome-lia del parroco don Pom-peo, il quale con grandedisponibilità ci ha lascia-to la parola, a conclusio-ne della S. Messa, dopoaverci presentati, ricor-dando i suoi anni d’infan-

zia vissuti nell’amiciziacon don Guanella.È toccata a me l’emozio-ne di partecipare all’As-semblea l’impegno di noilaici nelle Case guanellia-ne e nella quotidianitàdella vita di quanti si so-no sentiti e si sentonocoinvolti dal messaggiodi carità fraterna nell’ac-coglienza agli ultimi, ve-ro filo conduttore dellavita e delle opere di LuigiGuanella.

Giovane e santo sacerdo-te, attivo ed intrepidomontanaro, dovette lotta-re e penare fin oltre iquarant’anni per far ac-cettare il suo amore per ipoveri, i più derelitti nelcorpo e nello spirito, ipiù diseredati socialmen-te, con perseverante e to-tale abbandono a Dio Pa-dre, quel Padre che ab-braccia tutti nella suaProvvidenza fatta di te-nerezza e misericordiosasenza limiti.Carisma portato avanti,oggi, con fedeltà, pur nel-l’accettazione dei tempi edei bisogni che cambia-no, dalle Congregazionidei Servi della Carità edelle Figlie di Santa Ma-ria della Provvidenza, in-sieme al ramo laico deiCooperatori Guanelliani.

La «nostra»Giornata del Cooperatore

D

COSENZA

Suor Carmelina,don Pompeo

e i Cooperatori.

È a questo ramo laicoche noi Cooperatori diCosenza, d’Italia e delMondo apparteniamo innome del Carisma delFondatore San Luigi, chela solidarietà dei laiciseppe sempre cercarlae valorizzarla sin daquel lontano 1895, annoin cui fondò il primo nu-cleo dell’Associazione deiCooperatori, intitolan -dola significativamente«L’Amicizia».

omenica 29 giu-gno 2014, noiCooperatori del

gruppo di Cosenza, dibuon mattino, siamo par-titi alla volta di MaranoPrincipato dove vive lasua missione pastorale ilgiovane parroco donPompeo Rizzo, nostraguida spirituale e nostrosprone nel dialogo di ap-profondimento del per-corso di carità e fede nel-la Provvidenza di Dio,sulle orme di don Gua-nella, oggi venerato San-to.Percorso di fiducia eamore per il prossimo,alimento vitale nel nostroimpegno di Cooperatori,ramo laico della famigliaguanelliana, oggi consoli-data presenza in quasitutti i Continenti, sulleorme del Fondatore chesapeva coinvolgere ognibuon cristiano nell’amo-re fraterno ai più piccolidi ogni angolo della ter-ra, perché «tutto il mon-do è patria nostra».La patria del bisogno e deibisognosi, dei deboli, diquelli che non ce la fannoper limiti fisici, psichici,sociali; di quelli che sonoi nostri veri «tesori» daprivilegiare e accompa-gnare nel loro percorso divita che, se sorretto, gui-dato e soccorso nelle pre-rogative di diversità di cia-scuno, riesce a faremergere quel «seme dinobiltà», proprio di cia-scun essere umano, inso-stituibile nella sua dignitàe unicità irripetibile.È questa la vera identitàdei Cooperatori; e noi del

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È a Lui che chiediamo diguidarci e renderci con-sapevoli dell’impegnoche annualmente rinno-viamo con la Promessadi fedeltà al nostro Statu-to, pregno del Carismadel Santo che seppe in-namorarsi dei «buoni fi-gli», i tanti mortificatidalla vita, per regalare lo-ro carità fraterna ed ac-coglienza sorridente, sco-prendo in ciascuno unabellezza intima, più dol-ce e più bella di qualsiasibellezza fisica esteriore.Ci ha gratificato l’atten-zione e la simpatia uma-na regalataci da tuttal’Assemblea, che ha par-tecipato con generositàal Progetto annuale diCarità, attivato da noiCooperatori per consen-tire la realizzazione diesigenze specifiche di Ca-se guanelliane, che vivo-no realtà territoriali più arischio.Quindi, in seguito, è sta-to nostro piacevole com-pito poter essere solidalicon i nostri amici diMessina e dare un contri-buto alla realizzazionedel loro ORATORIO, nel-la zona più difficile dellabella città sullo Stretto,punto di richiamo e d’ac-coglienza, di guida a ra-gazzi che la strada puòfuorviare e penalizzare.Significativa la distribu-zione di materiale divul-gativo sul nostro Santo,avvalorata anche dallagrazia di alcuni bambinidi una Casa-Famigliadell’Istituto delle Figlie diSanta Maria della Provvi-denza, nostro punto di ri-trovo per attività e for-mazione.Interessante, nella varie-tà della mattinata, la lun-ga intervista rilasciatasulla presenza attiva deiCooperatori Guanelliania Cosenza, insieme aicenni informativi sullavicenda terrena di San

Luigi; davvero incorag-giante poi, per noi tutti,la richiesta di alcune per-sone di voler essere par-tecipi di una conoscenzaformativa del Carisma diSan Luigi per un impe-gno di carità nelle case-famiglie, dove bambini,anche di pochi mesi, so-no ospitati con le loromamme e vivono in sere-nità, insieme a ragazzi eragazze impegnate nellostudio, tutti seguiti ed ac-cuditi dalle suore, prodi-ghe di tenerezza e sorri-dente sollecitudine.A conclusione della coin-volgente mattinata, cisiamo ritrovati tutti da«Ciccino», per assapora-re specialità locali e brin-dare alla chiusura del no-stro primo anno socialein compagnia di donPompeo ed augurarci, in-sieme a suor Carmelina,una serena pausa estivaper ricominciare, poi,con rinnovata sintonia evoglia di esserci, nel sol-co di quella Carità cosìspeciale: la Carità gua-nelliana!

Angela Maria Bruni

bero impossibili da elen-care tutte, quindi faròuna breve sintesi... Gra-zie a tutte quante (so-prattutto alle nonnine incarrozzina) che sono sta-te molto pazienti con mei primi giorni quandonon sapevo ancora pilo-tare le loro «automobili»(la sig.ra Francesca S. selo ricorderà sicuramentemolto bene), grazie peravermi insegnato a diretutto il S. Rosario, so-prattutto a Gina che èsempre stata molto pa-ziente nell’insegnarmelo,grazie per le risate, per lebellissime storie che miavete raccontato, per ipiccoli, ma utilissimiconsigli, che ogni tantomi date e che accetto vo-lentieri... e non so cos’al-tro scrivere perché since-ramente mi stanno ve-nendo i lacrimoni! Gra-

Carissime nonnedella Casa S.Teresa

E

LIVRAGA•Casa S.Teresa

Le nonne dell’anno...siamo noi: le nonne

di Casa S. Teresa (in alto).Ecco i bambini

della Scuola dell’infanziache ci hanno festeggiate

ed elettenonne dell’anno!

Prega assaidi cuore.Prega

e confida.San Luigi Guanella

cco a voi lalettera di unnostro vo-lontario, Cri-

stian, che è rimastocon noi per tuttal’estate e ha decisodi trascorrere le suevacanze in CasaS. Teresa. Con ilsuo carattere alle-gro, dolce e disponibile hadavvero conquistato lanostra compagnia... Ci di-spiace che adesso ci ve-diamo un po’ meno, masappiamo che è impegna-to con gli studi, ma siamocontente perché appena èlibero passa da noi a salu-tarci! Cogliamo l’occasio-ne per ringraziare tutti inostri volontari di CasaS. Teresa, che ci aiutanoin diverse maniere per far-ci stare bene...

Carissime nonne dellaCasa S. Teresa,devo confessarvi che perme non è facile lasciarviquesto messaggio senzafarmi prendere dalla ma-linconia... Purtroppoquesti tre mesi passatiinsieme sono volati! Vor-rei brevemente ringra-ziarvi tutte quante per unsacco di cose, che sareb-

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zie soprattutto per aver-mi insegnato che è me-glio dare che ricevere, eche un sorriso ricambia-to è uno dei doni più bel-li che si possano fare alprossimo. Naturalmentequesto non è un addio,

strocche di Maria R., chealla fine mi facevanosempre saltare dallo spa-vento! Un immenso gra-zie alle mie amiche mol-to speciali del gruppo delpomeriggio, Teresa C.,Teresa D., Iris, Maddale-na, Luisanna, Pina D. ...grazie per i momenti spe-ciali che abbiamo passa-to insieme. Ultimo, manon per importanza, ungrande GRAZIE a tuttolo staff della Casa S. Te-resa, che mi ha sempretrattato benissimo e aiu-tato in qualsiasi momen-to... Valeria, Valentinache mi hanno insegnatodi tutto e di più, suor An-gela che mi ha accoltonella Casa, suor Vanda,che mi ha dato preziosiconsigli, suor Gina e suorLuigina, tutti gli OSS, leragazze della cucina allequali voglio un gran be-ne... Grazie. Grazie a tut-ti. Mi avete reso una per-sona migliore.

Cristian

municipale, biblioteca eufficio postale; e, in se-guito, nel nuovo edificiodove un tempo sorgevauna piccola colonia elio-terapica, sono stati ricor-dati il giorno 26 ottobrescorso con una Messa so-lenne, presieduta dal car-dinal Riccardo Ezzati,presente in paese dopo lasua partecipazione al Si-nodo dei Vescovi tenutoa Roma. Concelebravano

diciamo, piuttosto, un ar-rivederci... tornerò sicu-ramente a trovarvi dopola scuola, magari a Mes-sa, nel pomeriggio... Miavete aiutato tutte quan-te a crescere in un modoo nell’altro e, in più, ci hoanche guadagnato; peresempio con Teresa D.che mi ha insegnato aballare, con la supervi-sione di Gina B. che midiceva sempre «Passi pic-coli ma svelti! Ricordate-lo sempre!»... Quante ri-sate che ho fatto insiemea Voi... Oppure con Gra-zia e Maria Br., che era-no sempre in prima lineaa cantare... Vi ricordatequando facevamo le garedi canto? Io avevo parte-cipato con Maddalena eavevamo fatto il figlio ela nonna di Albano! Cheridere! Tutti i nostri labo-ratori, con Angela, la no-stra pittrice, che bei ri-cordi! La tombola, la gin-nastica... E poi comeposso non ricordare tuttii bellissimi aneddoti diEnrica, Lina, Gianna,Rosa, Maria B. ... le fila-

Cara nonna, prendimiper mano.

Celebrati gli 80 annidi presenza delleSuore guanelliane

P

BRENTA•Scuola dell’Infanzia Aurorae Antonietta Cerini

I bambini di allora,oggi genitori e nonni.

il parroco don DanieleMaola, don DomenicoClivio, che è stato parro-co di Brenta per 30 annie da due diaconi. Eranopresenti anche alcunesuore che negli anni sisono avvicendate persvolgere il loro servizionel paese, accompagnatedalla loro Superiora pro-vinciale suor Teresa Gat-ti. Presente anche l’auto-rità civile e il Presidentedella Scuola dell’Infan-zia.

er i brentesi la fi-gura di don Gua-nella è stata acco-stata a quella delle

suore presenti per diversidecenni nell’asilo delpaese. Gli ottant’anni delloro operato, che ha vistodiverse generazioni dibambini passare primanei locali dell’asilo, collo-cato nella vecchia e seve-ra sede, un tempo scuoleelementari e ora palazzo

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Al termine della celebra-zione le nostre religiosesi sono portate con i cele-branti presso l’affrescoraffigurante san LuigiGuanella e la beata suorChiara Bosatta, per rice-vere un piccolo omaggioa ricordo dell’anniversa-rio. Poi, le autorità, il cle-ro e tutti i numerosissimipartecipanti. È seguitoun rinfresco e la visitadella piccola mostra foto-grafica, che documenta-va questi 80 anni di pre-senza delle suore.Vangando nel passato enelle memorie di un tem-po è presente nei ricordidi molti brentesi il vec-chio asilo, con la sua gio-strina collocata nell’atrio,il salone del teatrino, chevedeva partecipi dellerappresentazioni anche ibambini; ma soprattuttola figura di alcune suoremai dimenticate. La loropresenza ha anche susci-tato alcune vocazioni frale giovani brentesi. Inparticolare è da ricordareMadre Rosa Costantini,che è stata superiora ge-nerale delle Figlie diS. Maria della Provviden-za dal 1970 fino alla suamorte improvvisa, avve-nuta nel dicembre 1985.Le bambine di allora, oranonne, ricordano con te-

nerezza il loro oratoriodomenicale posto nei lo-cali dell’asilo, le lezionidi cucito, la grande alta-lena sempre in movimen-to, il vecchio piano, lestringhe di liquirizia chesapevano di liquirizia, ilecca-lecca e i gommoni.I giochi e le lezioni di ca-techismo; la gioiositàdelle suore e la serenitàdi quell’ambiente educa-tivo. Oggi le religioseguanelliane continuano illoro operato sia nellascuola d’infanzia che nel-l’oratorio del paese; nellacatechesi e nel consigliopastorale. Una presenzapreziosa che tutti vorreb-bero continuativa neglianni a seguire.Al termine di questo arti-coletto è giusto riportarele parole di ringrazia-mento rivolte alle religio-se da parte della comuni-tà di Brenta, contenutenel biglietto distribuito aipartecipanti alla festa:

1934-2014,Grazie a tutte le Suoredella Congregazione Figliedi Santa Maria della Prov-videnza, che si sono suc-cedute nella nostra comu-nità di Brenta, quale testi-monianza viva del Cari-sma Guanelliano e del-l’amore provvidente diDio, sotto lo sguardo tene-ro e materno di Maria.

Sergio Todeschini

socializzazione ed inse-gna a lavorare in gruppo.Un altro aspetto positivodi questa terapia «verde»è che invoglia al movi-mento ed è quindi di sti-molo per le persone conlimitata capacità fisica.L’ortoterapia non ha con-troindicazioni né effetticollaterali.La nostra esperienza ini-zia con l’allestimento diuna piccola area del giar-dino, vede coinvolte più

Il giardino dei ricordil’ortoterapianella Casa S. Agnese

N

SARONNO•Casa Sant’Agnese

Foto di gruppo al terminedella celebrazione.

all’aperto. Ma di cosa sitratta? È una terapia al-ternativa capace di mi-gliorare lo stato di benes-sere psicofisico; com-prende mansioni di giar-dinaggio, coltivazioni dipiante e ortaggi.

Il contatto con la terra,l’osservazione dei vegeta-li e delle loro forme e co-lori, il prendersi cura dimateriale «vivente» èun’opportunità terapeuti-ca nella cura dell’ansia,aiuta a ritrovare fiduciain se stessi, rende dibuon umore, facilita la

figure professionali (edu-catrice, fisioterapisti,operaio) e 14 ospiti dellanostra Casa. Le ospitiche hanno partecipato al-l’attività sono: le signoreNatalina O., GiuseppinaD., Maria C. Luigia B.,Graziella T., Luisa G.,Marisa B., Cesarina F.,Giuseppina M., Rosa G.,Teresa L., Rosa C., MariaL. e Angela V.Dopo aver allestito ingiardino il gazebo condue tavoli e sedie, leospiti, divise in due grup-pi, si sono alternate du-rante la fase iniziale checomprendeva il riempi-mento dei vasi messi adisposizione. Si sonoriempiti otto vasi grandicon terriccio adatto allamessa a dimora di pian-

asce ad aprilel’attività «Il giar-dino dei ricordi:l’ortoterapia nel-

la Casa Sant’Agnese», inuno spazio attrezzato

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te, sono state scelte insie-me alle ospiti le seguenti:erbe aromatiche (timo,menta, rosmarino, basili-co, maggiorana, erba ci-pollina e salvia), pomo-dori, insalata, fragole, ge-rani, begonie e girasoli.Alternativamente i duegruppi si sono presi curadel verde, grande è statala soddisfazione sui lorovolti nell’innaffiare, vede-re crescere le piantine eripulirle dalle foglie sec-che, ma il momento dimaggiore gratificazione èstata la raccolta e la con-segna dei prodotti dell’or-to al personale della cuci-na e ai vari reparti.Durante tutto il percorsoche va dal mese di aprileal mese di ottobre, leospiti sono state seguitedall’educatrice e dal fisio-terapista impegnandosimolto, mostrando atten-zione alle indicazioni da-te, svolgendo il lavorosempre con precisione ecollaborando tra di loro,nel rispetto delle regole edelle altre ospiti senzavoler prevaricare tra loro.Oltre alle varie fasi dellacoltivazione hanno con-diviso i ricordi del passa-to, quando il sostenta-mento familiare proveni-va dall’agricoltura, scam-biandosi conoscenze ac-quisite e ricette di cucinanelle quali utilizzavano leerbe coltivate nel nostroorto. Nasce da qui l’ideadi raccogliere in un libri-cino tutti i loro ricordi diquando erano ragazze o«padrone della loro casa»e si dilettavano a prepa-rare pranzi semplici mabuoni.

Sono state scattate dellefoto durante tutte le fasidell’attività che testimo-niano non solo il loro im-pegno, ma anche l’atteg-giamento spensierato, ilsorriso e la gioia dellostare insieme all’aperto.Alla conclusione del pro-getto c’è stata l’esposizio-ne delle foto che mostra-vano, a chi non l’ha vis-

suto in prima persona, ilpercorso fatto dalle no-stre ospiti e la gioia di-pinta sui loro volti.Si ringrazia la Superioradella nostra Casa suorGabriella, per aver credu-to e sostenuto l’attuazio-ne di questa iniziativa etutte le persone che han-no contribuito alla suarealizzazione.

L’educatrice Stefania e la fisioterapista Alda

ta alla relazione, ci per-mette di «crescere anco-ra» come persone cheamano la bellezza e lemeraviglie che ci circon-dano. È bello credere checi sono ovunque dei cuo-ri buoni... scoprire il be-ne presente negli altri etrovare in esso motivo diincontro e di unità, e chein ogni persona e in ognipopolo, sono presentigrandi valori morali espirituali.Le ospiti che ci sono ve-nute a far visita sono: lesignore Piera, Anna, Sal-vatrice, e il signor Bruno,accompagnate dai loroeducatori Mario e Mauri-

Interscambiotra le Case di riposodel territorio

M

SARONNO•Casa Sant’Agnese

zio e da tre volontari Ni-no, Antonio e Giovanna,in un clima sereno e digioiosità hanno salutatocon una stretta di manoe un bacio tutte le nostrenonnine presenti nel sa-lone per accoglierle, pre-sentandosi con tanta dol-cezza.Mario, Maurizio, Anto-nio, Nino e Giovannahanno allietato il pome-riggio con musica e cantiportando nella nostra Ca-sa tanta allegria e simpa-tia, dedicandoci una can-

Pane eParadiso, o Signore!

San Luigi Guanella

ercoledì 9 luglio2014 nella CasaSant’Agnese diSaronno c’è sta-

to un INTERSCAMBIO traRSA. Le ospiti della CasaSandro Pertini di Garba-gnate Milanese sono ve-nute a trovare le nostreospiti accompagnate dailoro educatori e da trevolontari.Questo momento è statoorganizzato dagli educa-tori di entrambe le case,per riscoprire INSIEME labellezza dell’incontro conpersone che, meraviglia-te, entrano nella nostracasa e, nel rispetto dellastoria di ciascuno, si «ce-lebra» l’accoglienza.Dall’incontro nascono re-lazioni che ci permettonodi condividere gioie eprogetti straordinari. Leesperienze vissute dagliabitanti della Casa rac-contate e condivise conle ospiti della Casa San-dro Pertini, ci dimostra-no che è bello INCONTRA-RE L’ALTRO!Ogni età della vita, aper-

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zone «AMICI MIEI» chehanno scritto insieme al-le ospiti della loro Casaapposta per noi.Per tutti noi è stato unbel pomeriggio durante ilquale le ospiti e gli ope-ratori di entrambe le Ca-se hanno condiviso canti,balli, come se fossimoappartenuti non a dueCase separate, ma bensìtutti ad un’unica grandefamiglia.A conclusione del bel po-meriggio trascorso insie-me, la nostra signoraFranca ha consegnato unbiglietto fatto durantel’attività di laboratorio adognuno di loro per rin-graziarli di essere venuteda noi con la promessache anche noi saremmoandate a trovarli.Promessa che abbiamomantenuto.Martedì 28 ottobre 2014l’educatrice Stefania in-sieme alla signora Lucia(oss della nostra casa) e atre volontarie dell’asso-ciazione Avulss presentinella nostra casa, Marisa,Pinuccia e Marisa, ha

portato un gruppo di set-te ospiti a far visita allaCasa Sandro Pertini diGarbagnate; a rappresen-tare la nostra Casa sonostate le signore CesarinaF., Giuseppina M., Gesui-na G., Giovanna M., Ma-ria P., Marisa B. e Roset-ta G., che con entusia-smo hanno accettato laproposta di questa uscitasul territorio.Al nostro arrivo presso laCasa S. Pertini siamo sta-ti accolti molto calorosa-mente sia dagli educatoriche dalle signore Piera eSalvatrice, che ci aspetta-vano all’ingresso del salo-ne molto contente di ri-vederci.Per l’occasione le nostrenonnine hanno prepara-to la lettura di una fila-strocca che poi davanti atutti gli ospiti presentinel salone dell’altra Casahanno recitato superan-do così la timidezza ini-ziale, e tra un ballo e l’al-tro, tra un canto e l’altro,tutti insieme abbiamotrascorso un bel pome-riggio.Vi mostriamo di seguitoalcune immagini dei varimomenti passati insiemee ringraziamo la nostraSuperiora suor Gabriellache ha appoggiato questoprogetto permettendo co-sì alle nostre ospiti di vi-vere un’esperienza parti-colare.

L’educatricedella Casa Sant’Agnese

cio (la nazionale) che arri-va in finale del campiona-to del mondo di calcio... eguarda caso le squadre fi-naliste sono la nazionaleitaliana e la nazionalebrasiliana. Ma tutto ter-

QMa che bel finale!

VERDELLO•Casa B.Luigi Guanella

gli educatori di laborato-rio e dei nostri amici diPolar TV. Le riprese si so-no svolte nella nostra bel-la Casa e poi siamo andatipresso le scuole medie e lescuole elementari, e an-che al campo sportivopresso l’oratorio San Gio-vanni Bosco di Verdello.La trama del film raccon-ta il sogno di un allenato-re di una squadra di cal-

mina con il suono dellasveglia che lo riporta allarealtà.Che bello sognare! Anchenoi abbiamo sognato du-rante l’estate e una telefo-nata ci ha comunicatoche il nostro film era in fi-nale.Che festa, che gioia!Pupi Avati, il famoso regi-sta di bellissimi e famosis-simi films, ha visto il no-

uest’anno ungruppo di noiospiti di Casa B.Luigi Guanella

di Verdello abbiamo idea-to e realizzato un corto-metraggio con l’aiuto de-

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201494

stro e altri cortometraggie i più significativi e bellisono arrivati alle serate fi-nali.Giovedì 16 ottobre a Gor-gonzola presso il teatroArgentia è stato proiettatoil nostro capolavoro inti-tolato «Ma che finale!».Ci siamo emozionatequando il nostro film èstato proiettato applaudi-

to da tutti gli spettatoripresenti in sala.Peccato che come Cene-rentola anche noi siamodovute rientrare quasi su-bito, così non abbiamopotuto vedere gli altri fi-nalisti e applaudire altriattori bravi tanto quantonoi.Sabato sera 18 ottobre asorpresa siamo stati pre-

miati e tutti siamo salitisul palco a ricevere il pre-mio «Speranza».Grandi applausi e tantagioia abbiamo provato inqueste sere.Ci siamo sentite impor-tanti e orgogliose del no-stro lavoro.E chi si aspettava un fina-le così? Abbiamo cono-sciuto Franz, il comico di

Zelig, e la presentatriceEmanuela Foliero, i qualici hanno fatto i compli-menti e abbiamo anchefatto con loro una bellafoto.Ma lo sapete che ci hannofatto vedere anche in tele-visione sul canale televisi-vo Iris.

Gli attori e le attrici

E dopo tanta fatica, un bel piatto di:

SPAGHETTI ALLA CONTADINAIngredienti (per 4 persone)

• 400 g di spaghetti • Aglio • Un cucchiaio di cap-peri sotto sale • 5 cucchiai di olio extra vergined’oliva • 100 g di olive di Gaeta denocciolate •Peperoncino rosso • 500 g di polpa di pomodoro •Basilico • Sale

Preparazione

In una padella capiente versate l’olio d’oliva e fatesoffriggere l’aglio.Aggiungete nella padella le olive di Gaeta e i capperie fate cuocere per qualche minuto a fuoco vivace.Aggiungete quindi la polpa di pomodoro e lasciatecuocere per poco meno di un quarto d’ora a fuocolento.Aggiungete il sale e il basilico.Appena la pasta è pronta aggiungetela al sugo e fate saltare per pochi secondi.

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Nata a S. Vincenzo La Costa (Cosenza) il 7 settembre 1929.

Si è consacrata al Signore tra le Figlie

di S. Maria dellaProvvidenza

il 5 gennaio 1953.Ha svolto la sua attivitànelle Case di Loreto,Roma «S. Pio X», Fratta Polesine, Como-Lora.

Dal 1977 in USA:Springfield, Elverson,Mount St. Joseph,Queen of Peace.

È deceduta nella Casa di Queen of Peace,

Lake Zurich, Illinois, il 15 ottobre 2014.In attesa della

risurrezione, riposa nel cimitero di Mount

St. Joseph, Lake Zurich,Ill. USA.

SuorGIANNA

MADDALENASPIZZIRRI

Un messaggio per noi

Suor Gianna è nata aS. Vincenzo La Costa,Cosenza, Italia, il 7 set-tembre 1929, una dei cin-que figli (4 femmine e 1maschio) nati a Concettae Giovanni Spizzirri.È entrata tra le Figlie diS. Maria della Provviden-za il 9 giugno 1950 e nelNoviziato il 5 gennaio1951. Ha emesso la pri-ma professione religiosail 5 gennaio 1958.È arrivata negli Stati Uniticon un gruppo di conso-relle missionarie destinateper l’America nel 1977. Hasvolto il suo primo servizionella scuola «Don Gua-nella» per i ragazzi disa-bili, in Pennsylvania. In se-guito ha prestato il suoservizio, sempre in Pen-nsylvania, nella Casa S.Maria della Provvidenza aElverson e nel VillaggioDivina Provvidenza aSpringfield. Nel 1991 è an-data a Mount San Giu-seppe in Lake Zurich, Illi-nois, dove è rimasta finoa quando il Signore l’hachiamata a sé. In tutti que-sti anni ha dato sempre ilmeglio di se stessa, met-tendo a servizio – concuore indiviso – delle sue«ragazze» e delle conso-relle i suoi doni e talenti.Suor Gianna era semprepronta a fare qualunquesacrificio per il bene altrui.Aveva una maniera gentilenel trattare con gli altri,un linguaggio d’amorecosì ricca, ma allo stessotempo così semplice, chetutti potevano compren-derla, anche se non sem-pre capivano quando par-lava in italiano.Suor Gianna era un’ani-ma di preghiera, devota

NELLA CASA DEL PADRE

della Madonna, sempretrovava il tempo per pre-gare un Rosario in più,specialmente quando eraa Mount San Giuseppe.Abitualmente portavafiori alla Grotta della Ma-donna e anche alla Ma-donna che aveva in came-ra sua. Aveva sempre unpensiero particolarmentebello per i benefattori, iricami fatti da lei stessa.Viveva fedelmente gli in-segnamenti di don Gua-nella e il suo pensiero erasempre rivolto prima aglialtri poi a se stessa, davasempre il megli agli altrie teneva la seconda sceltaper se stessa.

Sono tante le cose daraccontare di lei, ma quinon c’è lo spazio per con-tenere neanche un picco-lo sguardo su una vitacosì riempita di bontà, diamore e di servizio versoi piccoli del Signore.Carissima suor Gianna,desideriamo salutarti conle parole stesse del no-stro Signore e Salvatore:«Bene, serva buona e fe-dele, prendi parte allagioia del tuo Signore!». Esicuramente accanto alFiglio di Dio sarà la suaMadre ad accoglierti!

Le sorelle della tua comunità

LA CLINICA DEL SIGNORESono stato nella clinica del Signore per farmi dei controlli diroutine perché qui, in quest’oasi un po’ straordinaria, anchese ti pizzica una zanzara, scatta subito l’allarme del «prontosoccorso».Purtroppo, però, devo dire che ho constatato di essere proprioammalato. Difatti, quando il Signore mi ha misurato la pres-sione, ho visto che avevo «la tenerezza bassa». Nel misurarmila temperatura, il termometro ha registrato 40° di ansietà.Mi ha fatto un elettrocardiogramma e la diagnosi è statachiara: ho bisogno di diversi by-pass di amore perché le miearterie sono bloccate dalla solitudine e non irrorano il miocuore vuoto.Sono andato poi in ortopedia, dato che non potevo cammi-nare a fianco del mio prossimo e non riuscivo più a darglineppure un abbraccio fraterno, poiché inciampando nell’invi-dia, mi sono fratturato un braccio.Il Signore mi ha riscontrato anche una forte miopia; difattinon riesco a vedere al di là delle cose negative del mioprossimo. Quando poi gli ho detto di essere sordo, la dia-gnosi è stata chiara: «quasi assenza di ascolto della sua Vo-ce» (della voce del Signore).Il Signore, però, nella sua infinita bontà, mi ha fatto una consulenza gratuita e, grazie alla sua misericordia, gli ho pro-messo che, uscendo da questa clinica, prenderò solamente lemedicine naturali che mi ha prescritto proprio di suo pugno:• al mattino, appena alzato dal letto, bere un bicchiere di

Riconoscenza. Eh, ci vuole!... Io questa mattina ho apertogli occhi al sole che fa nuove tutte le cose...

• Ad ogni ora una compressa di pazienza e una coppa diumiltà e poi... tanta e tanta generosità.

• Prima di ogni incontro con il prossimo, prenderò una dosedi amore.

• A sera, prima di andare a dormire, 2 capsule di coscienzaserena e tranquilla.

Con questa cura sono certo di ritornare una persona equili-brata, matura, serena, pacificata con me stessa e con gli al-tri. Insomma, una persona autentica

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La Voce • n. 6 - novembre-dicembre 201496

Carissima suor Anna,quest’anno hai voluto ce-lebrare la festa della Ma-donna della Provvidenzain Paradiso, accanto alei. Ora sarai felice di es-sere arrivata nella Casadel Padre, dopo 50 annidi Professione religiosa,che proprio pochi mesifa abbiamo ricordato,tutte insieme nella nostrachiesa. Ora, anche se tisappiamo più vicina spi-ritualmente, sentiamo lanostalgia di te e ci sentia-mo più sole senza la tuapresenza fisica.Il tuo lavoro, a favore deifratelli più sfortunati ebisognosi, è stato ungrande dono, di cui rin-graziamo il Signore eringraziamo anche te perquel «sì» generoso chehai pronunciato ognigiorno della tua vita.Ora riposi accanto al tuoamatissimo fratello ge-mello, che ti ha precedu-to nella Pace del Signoree che tu portavi semprenel cuore. Ogni volta chene parlavi non potevi fa-re a meno di commuo-verti.Le nonne chiedevanosempre tue notizie du-rante la tua degenza al-l’ospedale e dicevano:«Speriamo che suor An-na torni presto». Ora seiritornata ma solo per po-co, poi il tuo sposo Gesùti ha voluta con Sé persempre.Ci sono di conforto le pa-role che don Costantiniha pronunciato nell’ome-lia dei tuoi funerali: «Lamorte è solo un distaccoapparente, che pur cirende tristi; ma noi sia-mo certi che la nostra vi-

Un messaggio per noi

Ricordiamo alle vostre preghiere i familiari dellenostre Consorelle:

◆ Sig. Manuel, fratello di suor Arlete Alves (SanPaolo - Brasile).

◆ Sig.ra Juana Jimenez Rosas, mamma di suorGabriela Car bajal (Messico).

◆ Sig.ra Lisa, sorella di suor Ines Capriotti.◆ Sig. Sebastian, papà di suor Josephine Bonifa-

cia (India).◆ Sig. Moises, papà di suor Gregoria Perez Her-

rera (Messico).

Alle nostre Consorelle e a tutti i familiari dei caridefunti giunga la voce del nostro affetto e la soli-darietà della nostra preghiera.

Nata a Contarina(Rovigo)

l’8 ottobre 1943.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria dellaProvvidenza

il 21 giugno 1964.Ha svolto la sua attività

nelle Case di Como-Lora, Canonica di Cuveglio, Como-Lorae Como «S. Marcellina»,

Aguilar de Campoo(Spagna), Verdello,Roma «S. Pio X»,ancora Como-Lora,Menaggio, Berbenno,

Genova.È deceduta a Genova,ospedale S. Martino, il 10 novembre 2014.

In attesa della risurrezione,riposa nel cimitero di Rivalta (Torino).

SuorANNA

ZANELLATO

ta continua nell’Amoreche non ha confini e chelega Cielo e terra».Ciao, suor Anna, un gior-no ci ritroveremo tutteinsieme lassù. Ti preghia-mo di continuare a ve-gliare su questa Casa chesan Luigi Guanella ha

voluto e dove tu hai lavo-rato, pregato e amato perdiversi anni.

Consorelle, ospiti e personale

della Casa S. Luigi Guanella di Genova

NON TEMEREQuando sarò abbattuto, per tristezza o timore, spe-ranze deluse o vane attese, la tua voce, Signore,consolerà il mo cuore: «Non temere, sono io!».Se, atterrito da sventura improvvisa, avrò pensierid’impazienza o rivolta, sarà la tua parola balsamoalla mia ferita: «Non temere, sono io!». Quando ri-suonerà forte lo squillo del giudizio che io senta ri-petere «è il Cristo che viene a salvarti».

Beato J. Henry Newman

NON SI PUÒSi può andare in cielo,senza la salute e senza la ricchezza;senza una posizione e senza la celebrità;senza sapere molte cose e senza grandi guadagni;senza una cultura e senza la bellezza;senza gli amici e senza tante altre cose,

ma non si può mai andare in cielo senza Gesù.

da un’iscrizione ritrovata nel cimitero di York - Gran Bretagna

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La Congregazionedelle Figlie di S. Maria

della DivinaProvvidenza,

Opera femminileDon Guanella,si può aiutare in tanti modi:

con la preghieracon le offerte

col far conoscere l’Istituzione

a persone buonee benefiche

le quali possano cooperare

al bene che compie.

Come si può aiutarel’Opera Femminile Don Guanella

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 29 Luglio 1937, n. 1663, registrato alla Cortedei Conti il 21-9-1937 al Registro n. 389, foglio 88);

può quindi ricevere:DONAZIONI E LASCITI TESTAMENTARI

Per evitare possibili contestazioni si consiglia:

• Per le DONAZIONI di denaro o di beni mobili e immobili: rivolgersi direttamente alla Curia Generalizia della CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMA Tel. 06.5882082 - Fax 06.5816392

• Per i TESTAMENTI: se trattasi di LEGATI si può usare la seguente formula:

«Lascio alla Congregazione delle Figlie di S. Mariadella Divina Provvidenza - Opere Femminili Don Luigi Guanella

a titolo di LEGATO, la somma di € ........................................ o l’immobile oppure gli immobili ............................................ siti in Via .........................................................................................................».

• Se si vuole nominare la Congregazione EREDE UNIVERSALE, scrivere: «Annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - OPERE FEMMINILI DON LUIGI GUANELLA».

N.B. Si consiglia che il testamento venga depositato presso un notaio di loro fiducia.

Page 100: La Voce - 6/2014

Cima del Pizzo Stella(Sondrio)

«Tutto il mondoè patria vostra»

s.l.g.


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